And I go back to us

di songbird_landslide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Note prima di iniziare: si tratta di una traduzione autorizzata di un autrice spagnola. Io cercherò di essere il più possibile fedele nel mio compito e rapida nel postare i capitoli.
Qui il link della storia originale per chi sa lo spagnolo:
http://www.fanfiction.net/s/7364073/1/And_I_go_back_to_us
Espero que os guste!
 
 
CAPITOLO 1
 
Il commesso gli porse la piccola scatola celeste* dalla parte opposta del banco. Quando la prese non riuscì a evitare di sorridere mentre la stringeva tra le sue dita, non poteva credere a quanto si sentisse felice, finalmente poteva proporle matrimonio. Finalmente poteva iniziare la sua vera vita, e poteva esistere un luogo migliore che New York per iniziare una nuova vita con la persona che si ama?
Uscì da Tiffany con un enorme sorriso, aveva tanta voglia di arrivare a casa. L’aveva comprata qualche mese prima ma solo da pochi giorni aveva convinto  Brittany a trasferirsi da Lima. Aveva ordinato l’anello lo stesso giorno che aveva comprato l’appartamento a New York, ma, solo il fatto di tenerlo in quel preciso momento tra le mani, lo rendeva suo davvero. Questo pensiero lo fece sorridere ancora di più.
All’improvviso, mentre girava l’angolo, totalmente immerso nel pensiero del futuro che quell’anello gli apriva, il destino volle che andasse a sbattere contro una donna che arrivava in direzione contraria. Non fu un colpo violento ma l’altra sembrava essersi fatta male a un piede.
-Sono desolato, mi dispiace.- disse cercando di conservare l’anello per concentrarsi nella ragazza che aveva appena investito.
-Non si preoccupi.- rispose lei sollevando il volto e sorridendo. Quella ragazza aveva qualcosa di familiare. Improvvisamente lei spalancò i suoi occhi scuri, pieni di sorpresa. – Artie? Artie Abrams?
Il ragazzo nella sedia a rotelle aprì la bocca di colpo. Non poteva credere a quello che vedeva. No poteva credere a chi stava guardando.
-Santana? Sei davvero tu?
-O Dio, certo! Non ti vedevo dalla cerimonia di diploma! Cosa fai qui?
-L’Ohio alla fine è piccolo! E da sempre mi piace New York!
Santana sorrise, si rallegrava di rivedere un vecchio compagno del liceo in quella città. I due erano cambiati dall’ultima volta che si erano visti. Santana aveva perso ogni segno dell’adolescenza sul suo volto, che si era definito, i suoi occhi mostravano una maturità nuova, i suoi capelli erano più corti ma continuavano a cadere a cascata sulle sue spalle. Ma era comunque lei, Santana Lopez.
Anche Artie era diverso. Il ragazzo portava un taglio di capelli più moderno, in realtà sembrava quasi che non si fosse pettinato, non nascondeva i suoi occhi azzurri dietro a spesse lenti di occhiali e questo gli dava una nuova brillantezza. Si intravedeva l’ombra della barba appena tagliata e indossava abiti più informali.
-Si immagino che anche se abbiamo perso le Nazionali quell’anno ci siamo innamorati tutti di New York.- rispose Santana.
-Cosa ti è successo? Dal giorno successivo alla cerimonia nessuno ha più saputo niente di te!
Il sorriso sparì dal volto della ragazza. Artie capì che aveva sbagliato a chiederlo e si maledisse.
-Preferisco non parlarne. Ma dimmi di te, cosa ti porta a New York?
La paura apparve nel volto di Artie. Cosa doveva fare? Era Santana Lopez. Santana Lopez! Lui aveva appena comprato un anello di fidanzamento per qualcuno che sempre aveva sentito sentimenti molto forti per la donna che aveva davanti. Come poteva dirle che aveva portato Brittany a New York?
-Sai com’è, vorrei iniziare una nuova vita.
-Bene, buona fortuna allora. Adesso devo proprio andare, spero di vederti presto.
-Si anch’io. – disse sorridendo anche se tra se pregava per non vederla mai più in tutta la sua vita.- A presto, è stato un piacere vederti di nuovo!
Spinse le ruote per proseguire sulla sua strada.
-Artie, frena! – la voce di Santana lo fermò. Si girò e la vide avvicinarsi a lui con qualcosa nella mano.- Ti è caduto questo! – gli disse mentre gli porgeva la piccola scatola celeste di Tiffany e sorrideva.- Quindi inizi una nuova vita, però non mi hai detto che lo farai con qualcuno! Chi è?
-Brittany.
Il nome uscì dalle sue labbra togliendoli un peso da dosso. Prese la scatola e la conservò nella tasca. Guardò Santana, non voleva farle male ma era contento che lo sapesse. Lei mosse la testa riprendendosi dallo shock iniziale, gli rivolse il sorriso più amaro che Artie avesse mai visto.
-Mi fa piacere per voi.
Artie sorrise e la salutò di nuovo, ma Santana lo fermò.
-Posso chiederti un favore?
-Immagino di si- rispose un po’ insicuro.
-Non dirle che mi hai visto.
-Mi capirai se ti dico che non avevo intenzione di farlo?
Santana assentì senza sollevare la vista dai suoi piedi, poi si voltò e si perse tra la folla.
 
 
 
 
*piccola nota di traduzione: nella versione originale la scatola è nera ma Tiffany vende i suoi prodotti in scatole dal caratteristico colore celeste o verde acqua, per questo l’ho cambiato!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Ecco il secondo capitolo, qui il link della storia originale:
http://www.fanfiction.net/s/7364073/2/And_I_go_back_to_us
                                 
Vorrei ringraziare locisvu82 per aver recensito il primo capitolo!
 
 
CAPITOLO 2
 
Brittany sistemò le ultime cose nell’armadio. Finalmente. Aveva passato l’intera giornata svuotando tutte le valigie che lei e Artie avevano portato da Lima e si sentiva distrutta. Si mise le mani sui fianchi e sospirò, ora poteva riposare.
Uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina. Guardava la sua nuova casa con meraviglia, era così bella, così luminosa, così perfetta, quanto aveva speso Artie per quell’appartamento? Inoltre non era un appartamento comune bensì un attico. Ancora non poteva crederlo! All’inizio non le piaceva l’idea di cambiare città ma, dopo aver scoperto le meraviglie di New York, niente l’avrebbe potuta far tornare indietro. Sorrise mentre entrava nella sua nuova cucina. Passò la mano sul marmo freddo, le piaceva quel contatto, poi iniziò ad aprire tutti i cassetti per vedere cosa c’era dentro. Non ci poteva credere, tutto era perfetto, Artie doveva aver lavorato molto per quell’attico. Prese una padella e controllò nella dispensa, rendendosi conto che era piena. Durante gli ultimi anni aveva imparato a cucinare grazie alle lezioni di sua madre, così decise di mettersi a lavoro per la cena. Per ringraziare Artie di tutti i suoi sforzi avrebbe preparato gli spaghetti e li avrebbero mangiati come in “Lilli e il Vagabondo”. Adorava quel film.
Qualcuno suonò alla porta mentre finiva di cucinare la pasta, così corse ad aprire.
-Artie- disse gettandogli le braccia al collo- Amo questa casa!
-Ciao tesoro!- rispose lui mentre la baciava – Sei sicura? Possiamo tornare a Lima quando vuoi!
-No, assolutamente! Non dirlo nemmeno per scherzo! Andiamo, vai a provare la vasca e vieni a cena che è quasi pronto. O preferisci che ti lavi io?
-Credo che posso riuscirci da solo, per questa volta.- rispose sorridendo, aveva bisogno di pensare tranquillamente.- Hai preparato la cena?
-Era il minimo che potessi fare! Questa casa è bellissima!
Artie sorrise, non poteva evitarlo, lei era così felice, così dolce, così innocente. Era bello vederla sorridere dopo tutto quello che avevano passato. Si diresse nella sua stanza nascondendo l’anello nel suo comodino. Guardare quella scatola gli riportò alla mente l’incontro con Santana. Con lei li era giusto rimanere a New York?
 
Brittany giocava con una ciocca di capelli mentre guardava Artie che le sorrideva. Avevano appena finito di cenare e tutto stava andando a meraviglia. Stavano insieme da sette anni e gli sembrava che fossero sempre più innamorati, finalmente erano andati a vivere insieme.
-Sei una gran cuoca Brittany!- le disse prendendole una mano- Sei sicura che vuoi rimanere a vivere qui? Sai che se me lo chiedessi ti porterei da qualunque altra parte.
-No! Questo posto è perfetto! Non potresti dirmi niente che mi faccia cambiare idea!
Artie rise, era il momento giusto, doveva farlo adesso.
-Brit devo chiederti una cosa. - annunciò guardandola negli occhi. Lei sorrise annuendo, aspettando che lui continuasse. Artie prese dalla sua tasca la piccola scatola e l’ avvicinò a lei. Brittany si bloccò di colpo, fissava quell’oggetto senza riuscire a proferire parola.
-Lo so che dovrei inginocchiarmi e lo farei se potessi, ma non mi sembra il caso! Brittany Susan Pierce, vuoi sposarmi?
I suoi occhi si riempirono di lacrime mentre guardava l’anello d’oro. Ma il suo sguardo corse alla sua mano destra e accarezzò il dito anulare dove c’era una piccola fede in oro bianco.
 
Sette anni prima.
 
-San! Aspetta!
Brittany correva, con la tunica da neo-diplomata ancora addosso, mentre cercava di raggiungere la latina. Era andata via senza dire niente dopo aver ricevuto il suo diploma, cosa che fece preoccupare la bionda.
-Cosa fai qui, Brit? Perché non sei con gli altri?
-Dove vai?
Santana notò la preoccupazione negli occhi dell’altra e le si avvicinò prendendole una mano. Appoggiò la sua fronte in quella di Britt e sorrise. Quell’anno era riuscita a superare le sue paure per poter stare con la persona che amava.
-Non preoccuparti. Non vado da nessuna parte.- le sussurrò, accorgendosi che l’altra si rilassava a quelle parole.
-Non andartene mai più senza prima avvisarmi! Mi hai spaventata!
Santana l’accompagnò verso una panchina vicina. Una volta che sedute Brittany appoggiò la testa sulla spalla dell’altra.
-Di cosa hai paura, Britt?
-Ho paura di voltarmi e di non averti vicina. Ho paura di stare sola. Non voglio che mi lasci mai!
Santana poteva sentire la paura della bionda quando lei le strinse la mano e l’abbracciò cercando di scacciare quella sensazione. Rimasero così alcuni minuti. Non volevano staccarsi da quel contatto, non volevano separarsi. Per Santana quelle braccia erano l’unico posto che avrebbe mai potuto chiamare “casa”, lì avrebbe voluto vivere tutti i suoi giorni.
-Non ti lascerò mai sola, Britt! Ho qualcosa per te.
Santana si sfilò una piccola fede in oro bianco che aveva al dito. Quell’anello l’accompagnava da quando aveva dieci anni e Brittany non si ricordava di averla mai vista senza. Un brivido l’attraversò quando la latina le prese la mano destra per poterle far indossare quell’anello lasciandola a bocca aperta.
-San, che fai?
-Vorrei farti sapere una cosa. Abbiamo finito il liceo e non siamo più ragazzine che non sanno cosa fare con le proprie vite. So cosa voglio, so come voglio vivere la mia vita. Soprattutto so con chi voglio viverla. – sollevò lo sguardo per accorgersi che Brittany stava piangendo, le asciugò le lacrime prima di continuare.- Ti amo e voglio passare la mia vita con te. Voglio avere figli con te o adottarli o lo que sea! Possiamo avere cani, gatti, paperi, qualunque cosa tu voglia! Solo voglio che tu sappia che mai ti lascerei da sola perché non riesco a immaginare una vita per me che non sia al tuo fianco.
Brittany le prese le mani e se le portò sul viso continuando a piangere. Santana la avvolse con le sue braccia e la strinse a se. Non riuscì a evitarlo e pianse anche lei, non trovava un altro modo per lasciar uscire tutte quelle emozioni.
-Ti amo San!
-Questo vuol dire che, tra qualche anno, ti sposerai con me?
La bionda scoppiò a ridere prima di baciarla.
-Davvero pensi di dovermelo chiedere?
 
 
Al ricordo di quella sera gli occhi di Brittany si riempirono di lacrime, impossibili da trattenere. Per fortuna la situazione le permetteva piangere senza che Artie sospettasse a cosa stesse pensando. Erano passati sette anni da quelle parole, da quando le aveva fatto quella promessa che non aveva mantenuto. E adesso si trovava nella stessa situazione, diverse parole ma la stessa promessa.
Doveva dimenticarsi di quel ricordo. Santana se n’era andata senza darle spiegazioni. Artie, invece, era sempre stato con lei, l’aveva aiutata a superare quell’abbandono e ad andare avanti. Lui era sempre stato li mentre lei piangeva, si era preso cura di lei incitandola ad andare avanti e a non arrendersi. Era arrivato il momento di voltar pagina, di cancellare Santana e il suo ricordo dalla sua vita.
Sorrise mentre sfilava quella piccola fede che si trovava nel suo anulare destro da tanto tempo che, quando la tolse, le diede una sensazione di vuoto. Sentì freddo ma, soprattutto, si sentì libera. Ce l’aveva fatta. Non c’era più niente che la legava a lei.
Lasciò quell’anello sul tavolo per prendere quello che Artie le stava porgendo. La sensazione quando andò ad occupare il posto che era appartenuto all’altro gioiello era totalmente differente. Sollevò lo sguardo cercando di non pensarci.
-Certo che si! Mi sposerò con te!
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Note: come sempre il link alla storia nella sua versione originale:
http://www.fanfiction.net/s/7364073/3/And_I_go_back_to_us
Grazie a chi ha recensito e a tutti quelli che leggono.
Piccola nota di traduzione: ho lasciato la parola cariño in spagnolo, vuol dire semplicemente “tesoro” ma suona meglio in lingua originale!
 
CAPITOLO 3
 
Santana aprì gli occhi sentendo di nuovo dei colpi sulla porta della sua stanza. Nascose la faccia nel cuscino ed emise un lamento mentre cercava di far sparire qualunque suono. Aveva bisogno di silenzio. Voleva dimenticarsi di tutto ciò che aveva intorno, ma quei colpi sulla sua porta non sembravano voler smettere. Si era chiusa li dentro per tutto il giorno, voleva stare da sola, era così difficile da capire?
-Santana Lopez!- Natalie gridava dall’altro lato senza smettere di colpire il legno. –Se non apri la portati giuro che la butto giù! Uno! Due! Tre!
Niente. Santana non poté evitare di sorridere: sapeva che Natalie non avrebbe mai potuto sfondare la porta. Sentì come si sedeva per terra.
-Santana per favore esci.- disse con più calma. – Ti ho preparato tacos, so quanto ti piacciono!
Silenzio. Le due ragazze stettero ferme per alcuni minuti finché la porta si aprì. Natalie si alzò guardandola con tristezza. Poteva vedere le occhiaie marcate e i segni evidenti del pianto.
Le prese la mano per accompagnarla nel bagno e aiutarla a pulire il suo volto.
-Cosa ti è successo cariño?
L’altra sembrava non voler parlare, in realtà non voleva nemmeno pensare. L’unica cosa che voleva era dormire per dimenticarsi del mondo. Sapeva che non era giusto comportarsi così con sua cugina, in fondo lei l’aveva accolta nella sua casa quando non sapeva dove andare. Si era presa cura di lei per tutti questi anni e l’aveva aiutata nella sua nuova vita a New York.
-E’ qui.
Natalie sospirò e l’abbracciò mentre sentiva la testa dell’altra che riposava sulla sua spalla.
-Di questo parliamo dopo. Adesso fatti una doccia e poi a tavola.
-Mi hai fatto davvero i tacos?
-Da quando so cucinare? Era solo una scusa per farti uscire!
Entrambe risero, poi Natalie la lasciò sola nel bagno mentre prendeva il telefono per ordinare la cena. Finalmente era riuscita a farla uscire da quella stanza, adesso doveva solo aspettare che le raccontasse cos’era successo esattamente.
Quando Santana uscì dalla doccia trovò il tavolo della cucina già apparecchiato che l’aspettava.
-Hai visto? Alla fine si che ci sono tacos per cena!- disse Natalie ricevendo un sorriso in cambio.
Santana si ricordò che non aveva mangiato niente nelle ultime 24 ore e si buttò sul piatto.
-Vai piano o ti sentirai male! Sembri una bambina piccola!
-E tu sembri mia madre!
Dopo la cena Natalie lavò i piatti mentre Santana si accomodava nel divano del salotto pensando a quanto stesse meglio adesso con lo stomaco pieno. Quando l’altra si sedette al suo lato ne approfittò per stendere le gambe e portarle su quelle della cugina.
-Vuoi raccontarmi cosa ti ha spinto a questo sciopero della fame e di contatto umano?
-Te l’ho detto! Lei è qui, a New York!
-Capisco. Cosa ti ha detto?
-In realtà non l’ho vista. Ho incontrato un vecchio compagno del liceo che si sposerà con lei. – disse mentre sentiva le lacrime che le pizzicavano gli occhi. –Si sposano capisci?
Natalie si inginocchiò per stringerla e farle sentire che non era sola.
-Non piangere cariño, per favore. Santana, sono passati sette anni.
-Lo so, però…
-No, nessun però! So che quello che ti sto per dire ti farà male, ma devi ascoltarmi! Sono passati sette anni da quando hai deciso di andar via da Lima. Sette anni da quando hai deciso di separarti da lei e devi accettarlo. Lo so cosa sentivi per Brittany e so che non l’hai superato. Ma pensa per un attimo a quanto deve aver sofferto lei quando te ne sei andata. Come credi che si deve essere sentita quando si è accorta che l’avevi abbandonata?
-Non provare a dirlo di nuovo!- rispose con rabbia mentre si allontanava.- Proprio tu che sai cos’è successo! Sai perché ho fatto quello che ho fatto!
-Si ma lei non lo sa! Non sa niente! L’unica cosa che sa è che sei sparita! Credi che non abbia pianto? Credi che non si sia chiusa nella sua stanza evitando tutti sinché la fame non le ha impedito di stare chiusa più a lungo?
-Lo so, conosco Brittany, so quanto sia stata male, però..
-Però cosa? Santana è stato difficile per lei. Devi pensare alla sua felicità! Non ricordi perché hai deciso di venire qui? Dovresti essere felice per lei, perché si è ripresa ed è andata avanti diventando più forte! Devi lasciare che sia felice!
-Potrebbe essere ugualmente felice con me! O di più!
-Si, ma è tardi! Magari dovevi pensarci sette anni fa!
Natalie le porse un fazzoletto e le accarezzò una guancia guardandola negli occhi. Santana aveva ereditato i lineamenti latini della famiglia, lei, al contrario, sembrava non avere nessuna parentela. Aveva capelli castani con riflessi dorati naturali, la pelle era di una tonalità più chiara e i suoi occhi erano di un profondo verde scuro. Anche caratterialmente erano differenti, Santana era passionale e impulsiva tanto quanto sua cugina era calma e riflessiva. Per questo le piaceva stare con lei, perché sempre l’aiutava quando il suo istinto la portava a sbagliare.
-Lo sai che odio il fatto che hai sempre ragione, Natalie?
-Si! Ma a volte devi smettere di fare la dura e lasciarti proteggere da chi ti sta intorno!
-Si, immagino che tu abbia ragione.
Suonò il campanello e Santana sobbalzò asciugandosi le lacrime. Natalie si alzò per dirigersi ad aprire. Dal divano la latina sentiva come l’altra si scusava con la persona che era arrivata mentre gli chiedeva di andare via. Poi tornò in soggiorno e abbracciò Santana.
-Era Ryan?
-Come l’hai capito?
-Perché da quando hai detto “mi dispiace” a quando hai chiuso la porta è passato abbastanza tempo per dargli un bacio.
-Ecco il super detective!
-Perché non sei andata con lui? I venerdì andate a teatro!
-Possiamo andare domani, adesso hai bisogno di me! Mettiamo un film e passiamo la serata insieme. Domani devi lavorare?
-No, nello studio non c’era molto lavoro e comunque mi coprono gli altri avvocati. Inoltre ho promesso alla vicina che mi sarei occupata della piccola Hannah.
-Quella bambina è meravigliosa! E si è affezionata moltissimo a te. Come ti chiama? Zia Santi?
-Zia Tana!- rispose ridendo.
Passarono il resto della serata in silenzio e guardando un film. Quando finì, Natalie si rese conto che Santana si era addormentata. Le dispiaceva svegliarla, sembrava così piccola e indifesa, ma avrebbe riposato meglio nel suo letto. Sorrise con tristezza mentre le accarezzava i capelli e poi si bloccò quando le sentì pronunciare il nome di Brittany nel sonno. Decise di svegliarla.
-Devi andare a letto! Andiamo, ti accompagno.
La sollevò dolcemente aiutandola a camminare.
-Davvero, mi ricordi sempre più mia madre!
L’altra la mise a letto e la coprì mentre le sussurrava:
-Lo supererai, so che ci riuscirai. Sei una persona forte.
Santana solo annuì mentre le dava la buona notte. Chiuse gli occhi cercando di non pensare a niente. Le aveva detto che l’avrebbe superato, ma come poteva riuscirci sapendo che Brittany si trovava a New York?
  
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


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CAPITOLO 4
 
-Hannah! Se provi ad allontanarti più di due metri da me senza chiedermi il permesso ti farò desiderare non essere uscita di casa!
La bambina si voltò sorridendo a Santana. Era una giornata meravigliosa e il sole rendeva i suoi capelli più dorati del solito. Aveva solo sei anni e un viso angelico, ma Santana sapeva benissimo che era capace di combinare guai in qualunque momento. Quella bambina le piaceva anche perché le ricordava com’era lei a quell’età.
-Non preoccuparti zia Tana! Vado a giocare con quei bambini! – poi si voltò e iniziò a correre verso il gruppo che aveva indicato senza aspettare una risposta.
-Va bene, ma se ti allontani devi avvisarmi!
Santana si sedette nel prato mentre guardava la bambina che correva con i suoi nuovi amici. Si sentiva meglio. Dopo aver riposato non c’era niente di meglio che respirare aria fresca a Central Park. Natalie, dopo essersi assicurata che stesse bene, era andata da Ryan per passare il sabato con lui. Le piaceva che si prendesse cura di lei, ma non voleva che si preoccupasse troppo, così aveva passato la mattinata a sorridere per cercare di convincerla che tutto fosse perfetto.
-Zia Tana! Zia Tana!
-Cosa succede piccola?
-Gli altri bambini vanno a vedere le papere! Posso andare?
-Ma lo stagno è lontano!
-Andiamo con la mamma di Lindsay!
-Con chi?
-La mia nuova amica. –disse con fare ovvio sollevando le spalle.
-No piccola, non la conosco, non puoi andare con lei!
-Ma sono papere! Voglio vederle e c’è sempre qualcuno che gli dà da mangiare!
-Va bene! Ti porto io! Ma se ti bagni ti porto dritta a casa!- le rispose cercando di sopprimere il terribile deja-vù che l’assalì a sentire parlare di papere.
La bambina saltava felice mentre Santana si alzava. Le afferrò la mano e iniziò a correre, trascinandola dietro di se. Appena arrivò allo stagno la lasciò andare per raggiungere gli altri bambini, mentre la latina si sedette di nuovo sull’erba senza avvicinarsi troppo. Vide Hannah che cercava di accarezzare le papere senza spaventarle e sorrise. Diede un’occhiata distratta alla bambina che si avvicinò a una donna che stava dando da mangiare agli animali e che le diede un po’ di pane perché l’aiutasse. Dopo qualche tempo Hannah corse da lei.
-Zia Tana, ho dato da mangiare alle papere! Guarda, quella signora mi ha aiutata!
Santana seguì la linea che il dito della bambina indicava e vide la figura della donna di prima ancora di spalle. Questa volta la guardò più attentamente e aggrottò le sopraciglia, le sembrava familiare. La ragazza si girò appena, ma fu sufficiente per vederla in viso. Santana spalancò immediatamente gli occhi e smise di respirare.
Hannah corse verso quella donna bionda.
-Aspetta! Ferma!
Ma era troppo tardi, la bambina tirò la maglietta dell’altra donna che si voltò inginocchiandosi per parlarle. Poi si accorse della presenza di Santana e si alzò di nuovo sollevando lo sguardo. Sul suo volto si dipinse un’espressione di sorpresa.
-Santana?
Brittany non poteva credere a quello che stava succedendo. Non poteva proprio essere vero. Era li, cambiata certo, ma era lei. Lo stesso sguardo che le era tanto mancato, lo stesso sorriso e quelle labbra che tante notti aveva sognato di baciare di nuovo. Poi pensò che non era giusto. Il destino non poteva giocare così con lei! Com’era possibile che apparisse dopo tanti anni proprio quando aveva finalmente deciso di ricominciare da capo?
Santana sorrideva timidamente senza sapere cosa fare. Tante volte aveva sognato quel momento, tante volte si era preparata per quello che le avrebbe voluto dire. E allora perché adesso non sapeva cosa dirle? Improvvisamente sentì le braccia dell’altra che la stringevano con forza, Brittany non era riuscita a controllarsi. Dopo un primo momento di confusione ricambiò la stretta. Il suo cuore accelerò i battiti e sentì di nuovo dopo tanto tempo quella sensazione di casa che le era mancata.
Poi Brittany si separò di colpo, non le diede il tempo di reagire, che la sua mano andò a colpire la guancia di Santana. La latina sobbalzò andando a toccare la parte colpita che le bruciava. Da quando era così forte? Improvvisamente vide arrivare un altro schiaffo indirizzato verso l’altra guancia ma, questa volta, riuscì ad afferrarle il polso prima del colpo.
-Che cazzo succede, Brit?
Solo allora si rese conto che l’altra stava piangendo. Vide le sue guance arrossate per la rabbia e coperte dalle lacrime. Quella vista le strinse il cuore. La strinse di nuovo. La bionda all’inizio cercò di allontanarsi ma poi desistette.
-Me l’avevi promesso. Mi avevi promesso che non mi avresti mai abbandonata.
Una lacrima cadde anche dagli occhi di Santana, mentre immergeva il suo viso in quei capelli biondi e la stringeva con più forza.
-Zia Tana? Non piangere anche tu, per favore.
Santana trovò dolce il modo in cui la bambina si preoccupava vedendola piangere e non riuscì ad evitare una breve risata. Si separò cercando di asciugare le lacrime e respirando profondamente per calmarsi.
-Ascolta Hannah, qui c’è dell’altro pane. Hai voglia di dare da mangiare alle papere che ancora hanno fame?- le disse Brittany sorridendole.
La bambina lo prese e corse verso il laghetto.
-Quando mi ha detto che voleva venire a vedere le papere dovevo immaginare che ti avrei potuta trovare qui!
-Ma non sapevi che mi sono trasferita a New York!
Santana sollevò lo sguardo fissandolo nella sua vecchia amica. Notò come non era cambiata molto fisicamente ma nei suoi occhi vide una maturità sconosciuta. Non era più una bambina che aveva bisogno di essere protetta. Ripensò a quello che aveva detto Natalie la notte prima e si accorse che aveva ragione: era diventata una persona forte.
-Si che lo sapevo. – disse semplicemente mentre notava la rabbia nello sguardo dell’altra, tanto che dovette distogliere lo sguardo. – Ho incontrato Artie per caso quando ha comprato il tuo anello di fidanzamento.
Automaticamente lo sguardo di Brittany corse alla mano destra per guardare il gioiello.
-Sei felice? Sei felice con lui?
L’altra sollevò lo sguardo reagendo a quella domanda. Per un attimo si perse in quegli occhi scuri rendendosi conto di quanto le erano mancati.
-Si San, sono felice.
Santana le sorrise. Poi il suo sguardo cadde sull’anello e ricordò l’ultima volta che l’aveva vista e la promessa che le aveva fatto sigillandola con un altro anello. Sentiva come se le stesse crollando il mondo addosso.
-Sono felice per te. Io devo andare, devo portare Hannah a casa.- fece per girarsi ma sentì che le afferrava il polso.
-Aspetta per favore. – non poteva lasciare che se ne andasse così, aveva bisogno di sapere.- Perché l’hai fatto?
Santana si liberò di quella stretta e iniziò ad allontanarsi. Mentre andava via sentì la voce di Brittany.
-Me lo devi Santana! Mi devi almeno una risposta!
 
 
Brittany tornò a casa poco prima del tramonto. Era tornata a piedi invece che prendere un taxi perché aveva bisogno di tempo per pensare. La sua testa stava per scoppiare. Adesso! Doveva apparire proprio adesso! Inoltre non le aveva dato nessuna risposta. Davvero non immaginava quanto era stata male per lei? L’aveva lasciata senza nemmeno una parola, semplicemente un giorno non c’era più. Aveva pensato che potesse essere morta! Sentì un brivido ricordando quei giorni. E per tutto quel tempo lei era stata li, a New York! Di nuovo sentì una forte ondata di rabbia e riprese a piangere mentre entrava nella sua nuova casa.
-Brittany cosa ti è successo? Iniziavo a preoccuparmi!
Lei arrivò a grandi falcate nel salone, prese il telecomando e spense la tele attirando l’attenzione di Artie.
-Cosa? Britt, stavo guardando la partita!- poi si accorse delle lacrime e continuò. –Tesoro va tutto bene?
-Tu lo sapevi?
-Cosa?- le chiese spaventato.
-Sapevi che Santana si trova qui!
Artie aprì la bocca sorpreso.
-Si, però…
-Lo sapevi e non me l’hai detto? – gridò mentre scagliava il telecomando dall’altra parte della stanza.
-Stai tranquilla, l’ho fatto solo per proteggerti!
-Proteggermi? Mi hai nascosto che lei si trova qui! Tu più di chiunque sai quanto ho sofferto per lei!
-Per questo te lo volevo nascondere! Perché so cosa sentivi per lei!
-Ah, quindi l’hai fatto per gelosia?
-No! Calmati, l’ho fatto perché ti amo! Sapevo che se l’avessi saputo tutta la sofferenza sarebbe tornata. Non volevo vederti stare male per lei di nuovo!
Brittany camminava avanti e indietro per la stanza, cercava di pensare con calma.
-Cosa le hai detto? Devi averle detto qualcosa tu, perché sono sicura che altrimenti mi avrebbe cercato! Non posso credere che sapesse che mi trovavo nella sua stessa città e non volesse vedermi!
-E’ stata lei! Quando ha saputo che volevo chiederti di sposarmi mi ha chiesto di non dirti che l’avevo vista. Immagino che capisca che il meglio per te è andare avanti e dovresti capirlo anche tu!
Lei sospirò guardandolo negli occhi.
-E tu me l’avresti detto? Se lei non te l’avesse chiesto, me l’avresti detto?
-No! E non mi interessa se ti incazzi, ma non te l’avrei detto! L’ultima cosa che voglio è che tu sia infelice per colpa sua! Di nuovo!
-Bene, c’è da mangiare nel frigo! Mangia quello che trovi, io me ne vado a letto!
-Dove vai? La nostra stanza è dall’altra parte!
-Davvero pensi che dormirò nel tuo stesso letto stanotte? Vado nella stanza degli ospiti! Buonanotte!
Brittany sbatté la porta alle sue spalle mentre si gettava sul materasso. Abbracciò il cuscino e pianse tutte le sue lacrime. Alla fine si rese conto di una cosa: doveva vederla di nuovo! Non sapeva come ma l’avrebbe rivista. 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


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CAPITOLO 5
 
Natalie porse la tazza di caffè a Santana. Era quasi ora di pranzo ma si era alzata tardi perché non aveva dormito molto quella notte ed era crollata solo all’alba.
-Cosa ti è successo? Ieri sembravi un fantasma, non hai nemmeno cenato!
Santana sbadigliò e si portò la tazza alle labbra.
-Ah! Cazzo, Natalie! Mi ha ustionato la lingua!
-Mmm vedo che sei di buon umore!
-Vuoi che ti insegni quello che ho imparato a Lima Heights?
L’altra rise per quel commento ma poi si accorse dello sguardo assassino che le rivolgeva Santana e decise di tornare seria.
-Cosa ti è successo?
-Ieri, l’ho incontrata! –disse portandosi una mano al viso.
Natalie aprì gli occhi sorpresa.
-Ah ecco! Cos’è successo?
-Mi ha abbracciata. Poi credo che abbia avuto un attacco isterico e ha iniziato a colpirmi!
Natalie non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, ma una nuova occhiataccia la fece calmare immediatamente.
-Scusa! Ma cerca di capirmi, tu l’hai sempre descritta come una bambina che aveva sempre bisogno di essere protetta.
-Si e adesso sembra che abbia imparato a vivere da sola! Adesso mi picchia! Mi ha chiesto spiegazioni ma ho avuto paura e sono andata via.
-Almeno gli hai lasciato il tuo numero?
-Certo che no! Maledizione! Non capisci che non posso vederla? Certo che sei strana, ieri mi hai detto che devo andare avanti e dimenticarla e oggi dici che avrei dovuto darle il mio numero!
-Prova a metterti nei panni di Brittany per un attimo. Merita una spiegazione!
-Si deve sposare! Inoltre… cazzo! Si è anche tolta il nostro anello! Si è dimenticata di me, ha ricostruito la sua vita e non ha bisogno di me! Se adesso andassi da lei rovinerei tutto il suo futuro!
Natalie sollevò un sopraciglio senza dire niente, si alzò per prendere il telefono e ordinare qualcosa da mangiare. Santana si portò una mano sul viso, era arrabbiata ma sapeva di aver esagerato, non era giusto gridarle così.
-Scusami, so che stai cercando di aiutarmi.
-Tranquilla. Inoltre New York è una città enorme! Probabilmente non la rivedrai e potrai dimenticarla!
Santana l’abbracciò e si mise a ridere.
-Se non fossi mia cugina l’avrei già dimenticata!
-Non saresti comunque il mio tipo!
-Scherzi? Ma mi hai vista bene? Con questo corpo potrei rendere gay chiunque!
-Forse se fossi bionda! Andiamo, vestiti che il pranzo sarà qui a momenti!
 
 
Il fine settimana fu lunghissimo per Brittany. Aveva evitato di parlare con Artie dopo il litigio. Lui aveva provato a scusarsi in tutti i modi, in realtà non aveva fatto altro per tutto il fine settimana. Ma lei voleva solo stare sola, finalmente quel lunedì mattina riuscì ad avere un po’ d’intimità quando Artie uscì per andare a lavoro. Aveva studiato informatica e adesso lavorava per una delle più grandi compagnie degli Stati Uniti. Grazie a quel lavoro potevano permettersi quell’attico e soprattutto quell’anello che ancora portava al dito.
Brittany negò con la testa, non poteva comportarsi così: non poteva guardare male quell’anello per uno stupido litigio! Lei amava Artie, lo amava e si sarebbe sposata con lui. Non c’era niente di male nel voler rivedere Santana. Solo aveva bisogno di risposte! Lei era stata importante nella sua vita e poi improvvisamente era sparita, era naturale che avesse bisogno di risposte.
C’era solo un problema: non sapeva come trovarla! Insomma New York era una città enorme e lei non aveva nemmeno un indizio di dove potesse trovarsi. Decise di uscire perché a casa non avrebbe risolto niente. Inoltre non aveva molto da fare. Dopo il liceo non aveva avuto la forza di iscriversi in nessuna università. L’unica cosa che le piaceva era ballare e avrebbe potuto farlo ma non ci riusciva. Lei ballava quando era felice e come poteva farlo se la persona che la rendeva felice era andata via?
Così prese la borsa e uscì. Non aveva un posto preciso dove andare e decise semplicemente di camminare. Alla fine si ritrovò in un posto familiare che le riportò alla memoria una serie di ricordi. Poteva ancora vedere Rachel che annunciava di avere i biglietti per Cats, guardava quella scalinata dove si era seduta con Quinn, Mike, Puck. Sorrise perdendosi in quei ricordi. Poi un cartellone pubblicitario di Broadway attirò la sua attenzione, pubblicizzava Wicked, non l’avevano mai entusiasmata i musical, ma quello aveva come protagonista Rachel Berry. Avrebbe debuttato proprio quella sera. Tante granite in faccia, tanti insulti ma alla fine ce l’aveva fatta!
-Potresti passare stanotte.
Quella voce la sorprese, quando si voltò vide una donna, con un enorme sorriso, che riconobbe immediatamente.
-Rachel? Non posso crederci! – le disse abbracciandola.
-Ciao Brit! Cosa fai qui?
La bionda le raccontò tutta la storia con Artie, il fidanzamento e la sua nuova vita in quella città. Rachel ascoltava con attenzione ma con una strana espressione in volto, sembrava quasi che non fosse contenta di quello che sentiva.
-Cosa c’è Rachel?
-Niente, niente. –rispose in fretta. – Solo che… non è mai tornata?
Brittany abbassò lo sguardo e negò con la testa. Tutti erano rimasti colpiti dalla scomparsa improvvisa di Santana.
-In realtà vive qui. L’ho incontrata ieri.
-Davvero? Senti mi piacerebbe molto un caffè, ti andrebbe di accompagnarmi?
Brittany accettò felice. Camminarono un poco per arrivare alla caffetteria preferita di Rachel. Si sedettero in un tavolino al lato della finestra e iniziarono a parlare. Rachel le raccontò del duro lavoro che era stato arrivare a essere protagonista di un musical.
-Ho iniziato con piccoli ruoli. Dopo un paio di anni ho avuto la mia occasione con un paio di ruoli importanti in vari musical e adesso sarò la protagonista della mia opera preferita!
-Sono così contenta per te!
-Però parlami di te! Cosa è successo con Santana? Perché se n’è andata?
-Non lo so.
-Non lo sai? Ma mi hai detto che l’hai vista!
-Si, ma non mi ha voluto dare spiegazioni.
-La rivedrai?
-Non lo so! Non ho il suo numero, non so dove vive! Mi sembra difficile!
-Si è difficile! Ti ricordi cosa voleva studiare?
-Certo! Voleva fare l’avvocato!
Rachel prese il telefono dalla borsa e iniziò a navigare in internet con una faccia concentrata.
-Cosa fai?
-Vediamo se il destino è dalla nostra parte. Sto cercando avvocati a New York che si chiamano Santana Lopez! Ok, vieni con me!
Si alzò pagando i caffè e trascinò fuori Brittany facendola salire sul primo taxi disponibile. Diede un indirizzo all’autista e poi si voltò per dare spiegazioni.
-Ci sono solo due avvocati con quel nome. Uno è socio di un grande studio e non può essere lei è ancora troppo giovane per essere già socio. L’altra invece lavora in uno studio poco distante da qui! Spera solo che non abbia cambiato idea e adesso faccia la cuoca o la spogliarellista!
Arrivarono davanti a un grande edificio e Brittany sollevò la testa.
-Credi davvero che sia li dentro?
-Chiediamo! Non abbiamo niente da perdere!
Prese di nuovo la mano della bionda e la trascinò davanti alla receptionist.
-Buongiorno, dobbiamo vedere Santana Lopez.
-Non è qui. Ha preso un paio di giorni di permesso.
-Dobbiamo parlare con lei urgentemente. Potrebbe gentilmente darci il suo numero?
-Mi dispiace ma non posso. Riceve solo su appuntamento ma, in questo periodo, non ha spazio per nuovi clienti.
-Mi ascolti bene! Mi chiamo Rachel Berry, sono una stella di Broadway e lei mi vuole negare il diritto di scegliere l’avvocato che preferisco? Immagino che i suoi superiori non sarebbero contenti di sapere come sta trattando una persona del mio calibro!
La donna parve turbata, valutò per un attimo la situazione e, alla fine, cedette allungando un biglietto da visita.
-Ecco il numero che necessitava.
-Grazie mille. E venga a vedere Wicked stanotte!
Finalmente uscirono fuori dall’edificio e si abbracciarono ridendo.
-Ce l’abbiamo fatta! Tieni! Lo userai vero? Non puoi lasciare le cose così, devi parlarle!
-Questo è da matti! Non siamo nemmeno sicure che sia lei! E anche se fosse, mi devo sposare! Santana è il passato! E se la vedo e sto male di nuovo?
Prese fiato cercando di calmarsi mentre Rachel le stringeva la mano per tranquillizzarla.
-Non voglio obbligarti a fare niente se non vuoi. Ma proprio perché devi sposarti devi parlarle, non puoi iniziare una nuova vita se non chiudi quella vecchia! Ne avete bisogno entrambe.
Brittany guardò quel numero. Aveva paura. Riusciva a pensare solo a quanto fosse incredibile quella situazione. Era bastato un semplice incontro casuale a Central Park  per farle perdere tutte le sue certezze.
Adesso doveva mettere ordine nella sua testa.
 
 
Non chiamò quel numero quel giorno, né nei giorni successivi. Passava la maggior parte del tempo guardando il telefono cercando di trovare la forza per comporre quel numero. In fondo non era nemmeno sicura che si trattasse della stessa Santana Lopez, anche se qualcosa le diceva di non avere dubbi: il destino si era mosso ed era inutile cercare di fermarlo. Nonostante questo non si decideva a chiamare. Sapeva che non doveva far passare troppo tempo. Ogni volta che Artie tornava dal lavoro lei nascondeva quel biglietto, aveva appena risolto le cose con lui e non voleva che mal interpretasse.
Guardò l’anello di fidanzamento e sorrise. La notte prima erano andati a cena con i genitori del ragazzo per annunciare le nozze. Si erano divertiti, i suoi futuri suoceri la trattavano come se fosse una figlia. Avevano anche fissato la data delle nozze che, su insistenza di Artie, erano il prima possibile. Lei era stata d’accordo, avrebbe avuto due mesi per prepararsi, in fondo doveva solo scegliere il vestito, tutto il resto l’avrebbero fatto i genitori di Artie.
La porta si aprì di colpo strappandola ai suoi pensieri. Artie era tornato prima quel giorno e se lo trovò davanti mentre lei aveva ancora il telefono nella mano.
-Ciao tesoro, stai bene? Sembri un po’ tesa!
-No sto bene.
-Di chi è quel biglietto da visita? – vedendo la paura negli occhi di Brittany le prese la mano. – Andiamo, puoi dirmi tutto, non ci devono essere segreti tra noi!
Lei sospirò e gliela mostrò. Quando lui lesse il nome si gelò, la lasciò sul tavolo con un motto di stizza.
-Non l’ho chiamata!
-Si ma comunque lo farai! Vuoi farlo!
-Per piacere cerca di capirmi! – disse inginocchiandosi per poterlo guardare negli occhi. – Era una persona speciale per me. In qualche modo continua ad esserlo. Non posso perdere questa possibilità per sapere cosa è successo. Ti amo Artie, non sono più la ragazzina dell’istituto che ti ha ingannato con la sua migliore amica. So come devo comportarmi. So cosa va bene e cosa no! Ma ho bisogno di parlarle. Ho bisogno di lei.
Artie sospirò abbracciandola, nei suoi occhi c’era la paura di perderla.
-Va bene. Però per favore, fai attenzione.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


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CAPITOLO 6
 
Era già passata una settimana dal suo incontro con Brittany e, ovviamente, non l’aveva rivista. Da una parte era felice per non averla incontrata di nuovo, ma una piccola parte di lei continuava a ripeterle che doveva vederla di nuovo. Uscì dall’ufficio più tardi del solito, mentre non riusciva a pensare ad altro che a come ritrovarla. Aveva detto a Natalie che era un idea terribile ma la verità era che non sopportava l’idea di averla così vicina e non poterla vedere. D’altra parte avrebbe dovuto darle delle spiegazioni e ancora non si sentiva pronta. Non posso dirglielo, soprattutto adesso che si sposa pensava mentre apriva il portone azzurro del suo edificio.
Sospirò guardando le rampe di scale che aveva davanti, adorava il suo appartamento ma odiava il fatto che fosse al settimo piano di un edificio senza ascensore.
Quando arrivò alla porta iniziò a suonare insistentemente il campanello mentre cercava di riprendere fiato. Natalie aprì la porta violentemente e le diede un colpo scherzoso sulla nuca.
-Vuoi smetterla con quel campanello? Perché non usi le tue chiavi?
-Perché è divertente farti arrabbiare! Spostati che ho bisogno di una doccia!
-Aspetta. Hai lasciato il cellulare a casa e non ha smesso di suonare un attimo. Alla fine ho dovuto rispondere perché magari era importante. – poi si fermò senza sapere bene come continuare.
-Chi era?
-Brittany!
Santana prese il telefono e fu presa dal panico. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Guardò a Natalie aspettando che l’aiutasse, lei avrebbe saputo cosa fare, ma questa le chiese:
-Allora? Cosa vuoi fare?
-Non lo so! Speravo me lo dicessi tu!
L’altra si girò per andare in cucina e prepararsi un panino seguita a ruota da Santana che aspettava ancora una risposta.
-Non ti dirò quello che devi fare! Sei abbastanza grande da prendere queste decisioni da sola!
-Non è vero! Non so cosa fare!
-Facciamo così: dimmi cosa vuoi fare!
-Nascondermi nel buco più profondo che incontro e non uscire mai più!
-Va bene, adesso dimmi cosa hai bisogno di fare!
-Te l’ho appena detto!
-Quando capirai la differenza tra ciò che vuoi e ciò di cui hai bisogno saprai come comportarti! Prosciutto o formaggio?
-Entrambi per favore.
Natalie tornò a concentrarsi sulla cena mentre Santana si fece una rapida doccia di acqua fredda per poi tornare in cucina con addosso un comodo pigiama. Si sedettero insieme nel divano per mangiare mentre guardavano un film. Era un classico “La gatta sul tetto che scotta” uno dei film preferiti di Natalie che adorava l’interpretazione di Paul Newman. Santana non riusciva a concentrarsi sulle immagini, continuava a pensare alle parole della cugina. Qual’era la differenza tra ciò che voleva e ciò che aveva bisogno di fare, non era forse la stessa cosa? Stupida cugina filosofica pensò mentre appoggiava la testa sulla spalla di Natalie. Chiuse gli occhi per un attimo per cercare di rilassarsi. Poi le vennero in mente le parole di Paul Newman nel film, quando diceva che sentiva il bisogno di bere sinché nella sua testa non si ascoltava un click. Aveva appena ascoltato quello stesso click nella sua testa, solo che a lei non erano servite quantità enormi di alcolici. Sorrise mentre si allungava per prendere il telefono.
-Che fai San?
-L’ho capito! So di cosa ho bisogno. Devo parlarle. Ho bisogno di lei.
 
 
Artie finì la colazione il più in fretta possibile, quel giorno aveva un’importante riunione di lavoro e non voleva arrivare tardi. Anche Brittany fu rapida ma per altri motivi, voleva che il tempo passasse rapidamente.
-Britt, rilassati!
-Si scusa. Sono solo felice di poterla vedere di nuovo.
-Sono sicuro che anche lei ha voglia di vederti! – disse cercando di sorridere anche se dentro di se era molto preoccupato per questo incontro e Brittany se ne rendeva conto. – Bene, devo andare. Ci vediamo stanotte. Divertiti.
-A dopo Artie.
Finì la colazione e iniziò a prepararsi. Da quando aveva ricevuto quella telefonata non aveva fatto altro che sorridere. Era stato così incredibile. Si era rassegnata quando il suo cellulare aveva iniziato a suonare, ma lei era tanto presa in altri pensieri da non accorgersi nemmeno di chi stesse chiamando. Riconobbe la voce nervosa di Santana. Fu una conversazione normale tra amiche, si raccontarono cos’avevano fatto durante la settimana, alla fine Santana le confessò che avrebbe voluto chiamarla ma non aveva il numero. Allora Brittany si maledisse per non aver avuto il coraggio di chiamarla prima. Alla fine Santana le chiese di vedersi per bere qualcosa insieme. “Ho bisogno di vederti di nuovo” le aveva detto, quando Brittany accettò, si misero d’accordo per vedersi in una caffetteria nella stessa via dove viveva Santana. La bionda sorrise quando sentì la descrizione della casa della latina, trovò incredibile che vivesse in un settimo piano senza ascensore conoscendo il suo carattere. Poi pensò che adesso sapeva come incontrarla.
Finalmente uscì di casa per dirigersi all’appuntamento. Prese un taxi arrivando con qualche minuto d’anticipo. Prese posto in un tavolino dove poteva tenere d’occhio l’ingresso e ordinò una granita sorridendo al ricordo di quando le granite venivano usate come armi per colpire le facce dei membri del glee club.
Il tempo passava ma Santana non era ancora arrivata. Quando finì di bere si accorse che era abbastanza tardi e sospirò. Non era la prima volta che la lasciava sola.
Pagò la granita e uscì pensando di tornare a casa, poi ci ripensò. Aveva faticato per riuscire a ritrovarla e adesso non sarebbe scappata di nuovo. Percorse la strada cercando il portone azzurro che Santana le aveva descritto per telefono e, all’improvviso lo vide. Una donna anziana stava cercando di entrare con due buste della spesa nelle mani, lei si avvicinò e l’aiutò approfittando per entrare dentro. Salì i gradini correndo sino a trovarsi davanti alla porta di casa Lopez. Suonò il campanello, poi perse la pazienza e iniziò a gridare il nome di Santana.
-Non c’è!
Sentì la voce alle sue spalle e si voltò riconoscendo la bambina.
-Hannah! Sai dov’è andata?
-Mia mamma mi ha detto che è andata via con l’ambulanza.
Brittany si sentì gelare ma cercò di mantenersi tranquilla per non spaventare la bambina.
-E sai a quale ospedale andavano?
-Si, quello più vicino. Ci sono stata una volta è tre vie più giù. Posso venire con te?
-No piccola, gli ospedali non sono posti per bambini. Ma ti prometto che torneremo presto. Dove vivi?
-Al piano di sotto! Mia mamma mi ha detto di salire per farti smettere di urlare.
Brittany arrossì, poi salutò la bambina e corse verso l’ospedale, doveva essere lo stesso che aveva visto prima passandoci davanti con il taxi. In pochi minuti era li e l’odore di medicine e lattice la invase immediatamente.
Corse al bancone dell’accettazione dove c’era un infermiera.
-Scusi, sto cercando Santana Lopez. In che stanza si trova?
-Non risulta nessun paziente con quel nome.
-Può controllarlo di nuovo, è importante!
-Mi dispiace ma non c’è nessuno con quel nome!
Brittany si voltò mettendosi a sedere in una delle scomode sedie di plastica della sala d’attesa. Com’era possibile? Magari l’avevano portata in un altro ospedale. Poi una voce che riconobbe immediatamente attirò la sua attenzione.
-Lasciatemi passare! Voglio vederla! Natalie ha bisogno di me!
Santana cercava di passare mentre tre infermieri cercavano di calmarla con scarsi risultati. Brittany si precipitò al suo fianco, sollevata nel rendersi conto che stava bene. Gli infermieri la lasciarono avvicinare lasciando la latina e allontanandosi. La bionda l’abbracciò per calmarla poi si allontanò appena per asciugarle le lacrime con la sua mano.
-Sono io San, guardami.
Santana le si gettò di nuovo al collo. Sentiva come la stringeva e nascondeva il suo viso, quasi alla ricerca di un posto sicuro dove poter piangere. Brittany faceva scorrere la sua mano sulla schiena. Non l’aveva mai vista così e quella scena le stava spezzando il cuore. Cercava di consolarla e calmarla accarezzando i capelli e posandole lievi baci sulla tempia.
-Stai tranquilla.
-Non mi lasciano entrare Brit. La stanno operando.
-San, non possono farti entrare in sala operatoria, potrai vederla dopo. Per piacere non piangere. Facciamo così, adesso ti porto in bagno e puliamo il tuo viso. Poi andiamo nella caffetteria dell’ospedale e mangi qualcosa. Quando sarai più tranquilla cercheremo di vederla. Va bene?
Santana assentì mentre passava il dorso della mano sulla guancia. Si lasciò guidare dalla bionda verso il bagno. Chiuse gli occhi mentre l’altra le puliva con cura il viso aiutandosi con un fazzoletto. Brittany sorrise appena pensando che Santana tanto indifesa era la cosa più tenera che avesse mai visto nella sua vita.
Portò il palmo della mano sul volto arrossato dal pianto dell’altra e bagnò il fazzoletto in acqua fredda. Santana aprì gli occhi a quel piacevole contatto incrociando gli occhi azzurri di Brittany. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno sarebbe stata lei a piangere e la bionda a consolarla?
-Va meglio?
-Si. – riuscì a dire con un mezzo sorriso ma cercando di non guardarla negli occhi, cosa impossibile visto che l’altra cercava esattamente di fare il contrario. – Grazie Brit.
-Andiamo devi mangiare qualcosa.
Le mani di Santana si strinsero sulle sue e poi si avvicinò per abbracciarla di nuovo sentendo le labbra di Brittany che si poggiavano sui suoi capelli procurandole un brivido. Si staccò a fatica pensando che forse era meglio evitare quelle situazioni. Semplicemente sollevò il mignolo, sorridendo nel vedere come Brittany si illuminava a quel gesto.
-Mi dispiace non essere venuta all’appuntamento.
-Non dire fesserie! Non devi chiedermi scusa.
Santana strinse il mignolo mentre sorrideva. Poi si ricordò di Natalie in sala operatoria. Ma non poteva fare niente. Dovevano solo aspettare.
 

   

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


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nota: vi ricordo che io solo traduco! Non sono responsabile di quello che cucina Brittany!!! :)
 
 
CAPITOLO 7
 
I minuti passavano lenti e pesanti nella sala d’attesa. Santana stava seduta con il corpo inclinato mantenendo i gomiti sulle ginocchia per poter tenere la testa tra le mani. Era nervosa e continuava a dondolare ritmicamente. Brittany le posò una mano sul ginocchio più vicino facendola sobbalzare.
-Cerca di calmarti o ti dovranno ricoverare per un attacco d’ansia. –le sussurrò.
Santana assentì stringendole la mano. Riusciva solo a pensare a come la stava trattando. L’aveva consolata, si era preoccupata che mangiasse e adesso era con lei, aiutandola nell’attesa di notizie. Si comportava come se non si fossero mai separate. Ma la cosa che più apprezzava era che non le stava facendo domande, sapeva che farla parlare dell’incidente l’avrebbe fatta crollare di nuovo. Non le aveva chiesto niente nemmeno di quello che era successo sette anni prima, Santana se l’aspettava da un momento all’altro, invece cercava solo di distrarla raccontando aneddoti della loro infanzia. Cercava solo di farla sorridere.
Appoggiò la testa sulla sua spalla. Si sentiva stanca e tutto era successo troppo in fretta. Le faceva male tutto e sentiva il desiderio di addormentarsi per dimenticare. Sentì la testa di Brittany contro la sua rendendosi conto che probabilmente anche lei era stanca. Improvvisamente arrivò un’infermiera. Santana si alzò di scatto.
-E’ viva?
-Si, ma non ancora fuori pericolo. Ha perso molto sangue e ha ricevuto un forte colpo. Adesso si trova in coma.
Santana si prese il volto tra le mani, ricominciando a piangere.
-Possiamo vederla?- chiese allora Brittany.
-Seguitemi.
Brittany strinse la vita di Santana e l’accompagnò verso la stanza dove riposava Natalie immobile sul suo letto. Santana si inginocchiò prendendole la mano.
-Natalie, sono qui cariño.
Brittany si avvicinò piano contemplando quel corpo immobile. Aveva la testa completamente bendata e si potevano vedere dei punti nel labbro inferiore e nel sopraciglio sinistro. C’era un collare che le fermava il collo e un infinità di tubicini. Sentiva curiosità per capire chi era quella donna e, soprattutto, cosa le era successo. Si sedette sulla poltrona vicino alla finestra e guardò Santana che piangeva. Pensò che fosse meglio lasciarla sfogare. Chiuse gli occhi solo un attimo ma lo stress e la stanchezza la vinsero e si addormentò. Quando aprì gli occhi si rese conto che il sole era quasi tramontato, sollevò lo sguardo accorgendosi che Santana si trovava nella stessa posizione. Andò da lei per farla alzare accorgendosi che era addormentata.
-San, svegliati.
-Che ore sono? – chiese questa con tono assonnato.
-Tardi, devi andare a casa. Lei starà bene. Adesso devi riposare. Domani potrai tornare a vederla, inoltre non credo che ti lasceranno passare qui la notte.
Santana le prese la mano e uscirono dall’ospedale, raggiunsero l’edificio dal portone azzurro e salirono a fatica le rampe di scale che le separavano dall’appartamento. Una volta dentro Santana si diresse direttamente in cucina per bere un bicchiere d’acqua per poi lasciarsi cadere pesantemente sul divano.
-Quelle scale mi uccideranno.
Brittany le sorrise appoggiata nella porta della cucina. La sua attenzione fu catturata da una serie di foto nel frigo dove si potevano vedere Santana con la ragazza che stava nell’ospedale. La latina seguì il suo sguardo e si accorse che ancora non le aveva spiegato niente.
-Si chiama Natalie, è mia cugina. Vivo con lei da quando mi sono trasferita qui.
-Cosa è successo?
-Un incidente d’auto. Stava andando a lavoro. Io la stavo guardando dalla finestra quando un’auto non si è fermata al semaforo andando a sbattere direttamente contro la macchina di Natalie.
Si portò una mano al viso incapace di proseguire, Brittany le corse accanto abbracciandola.
-Tutto si sistemerà, vedrai.
-Senza di lei non so cosa fare!
-Non dirlo nemmeno, andrà tutto bene. – le disse mentre le sistemava i capelli dietro l’orecchio e la stringeva più forte. – Hai un pigiama per me?
Santana rimase interdetta mentre assimilava la domanda, la fissò negli occhi.
-Cosa? Non puoi rimanere, Artie si preoccuperà!
-Artie lo capirà.
-Non voglio che ti senta obbligata a fermarti qui. Sto bene, davvero!
-Non mi sento in obbligo, ma non ti lascio sola quando è ovvio che non stai bene! O vuoi che vada via?
Santana negò con la testa e andò a cercare un pigiama mentre Brittany mandava un messaggio al suo fidanzato perché non si preoccupasse. Il giorno dopo gli avrebbe dato maggiori spiegazioni.
-Devo chiederti una cosa: come hai avuto il mio numero?
-Diciamo che ho avuto un aiuto da una nostra vecchia conoscenza. –rispose sorridendo.- Rachel Berry!
-Anche lei qui?
-Si lavora a Broadway.
-Quindi c’è riuscita! Vuoi farti una doccia?
Brittany assentì e si diresse verso il bagno. Una volta sola Santana cercò di tranquillizzarsi. Non sapeva come doveva comportarsi, da una parte non voleva stare sola in quello stato ma dall’altra aveva paura di dormire con lei. Aveva paura di non riuscire a controllare i suoi istinti. Non era fatta di pietra, non poteva pensare di avere davanti un piatto così saporito e pretendere che lo rifiutasse. Ma doveva farlo, doveva cercare di vederla solo come un amica.
Quando la vide uscire dal bagno si dimenticò tutto, si dimentico anche che era necessario respirare. Il suo pigiama stava decisamente meglio alla bionda che camminava verso di lei asciugandosi i capelli con un asciugamano.
-Vuoi una pizza o preferisci tacos?- le chiese sperando che l’altra non facesse caso al fatto che stava balbettando.
-Cosa? Lascia perdere, ti preparo la mia specialità!
-Sai cucinare? Questa si che è una novità!
-Ci sono molte cose di me che ti sei persa. Vai a farti una doccia.
-Cosa cucini?
Brittany si voltò verso di lei con un cucchiaio di legno in mano e le lanciò l’asciugamano.
-Diversinsalata, l’insalata divertente di Brittany Susan Pierce.
Quando Santana uscì dal bagno la cena era pronta. Si sedette a tavola e guardò il piatto. Il suo stomaco ruggì facendo ridere Brittany.
-Dai da mangiare al drago che vive nel tuo stomaco!
La latina guardò l’insalata di pasta che aveva nel piatto, si poteva dire che aveva messo tutto ciò che aveva trovato nel frigo: prosciutto cotto, mele, persino del cioccolato grattugiato!
-Questa cosa non può essere commestibile! Quello è davvero cioccolato?
-Ah bene! Così mi ringrazi? Adesso te lo mangi!
Detto ciò prese la forchetta e, dopo aver preso un po’ di pasta l’avvicinò alle labbra della latina.
-No ferma!- cercò di protestare tra le risate.
-O apri la bocca o vai a letto senza cena!
Santana finse di offendersi incrociando le braccia. Brittany sorrise avvicinando di più la forchetta e imboccandola.
-Bravissima! Adesso da sola!
-Non posso credere che questa porcheria sia buona!
-Non dire queste cose della mia insalata e non parlare con la bocca piena! Cosa direbbe tua madre?
-In questo momento sei tu mia madre!
Finirono di cenare e lasciarono i piatti, li avrebbero lavati il giorno dopo. Nessuna aveva sonno e decisero di vedere un film, Santana ne scelse uno dalla sua collezione di dvd. Brittany si sdraiò mettendo i piedi sullo stomaco dell’altra e facendole il solletico.
-Che film hai messo?
-L’unica che ho di cartoni animati, “La Sirenetta”.
-Il mio film preferito!
Per questo l’ho comprato pensò Santana senza dirle niente ma sorridendole.
Iniziarono a guardare il film ognuna a un lato del divano. Improvvisamente Brittany allungò un piede per passarlo sulla guancia di Santana.
-Toglimi questo piede dalla faccia! Che schifo!
-Andiamo San! Lasciami giocare! – le disse mentre rideva mentre l’altra proteggeva il suo viso con le mani.
-Non pensi di essere troppo grande per questi giochi?
Brittany mosse le labbra infastidita, piegò le ginocchia e ritornò a fissare la sua attenzione nel televisore. Poi sentì qualcosa che le colpiva una guancia e si accorse che era il piede dell’amica. Lo allontanò con la mano ma non si accorse dell’altro che tornava all’attacco. Li afferrò entrambi.
-Andiamo Brit! Lasciami giocare!
-Ferma! – le disse mentre cercava di difendersi.
La bionda riuscì a prendere un cuscino e a sollevarsi dal divano saltandole addosso per colpirla. Santana rise e iniziò a farle il solletico, la prese tanto di sorpresa che cadde al suolo. La latina approfittò della situazione per contrattaccare a sua volta armata di un cuscino. Brittany rideva e cercava di difendersi, alla fine riuscì a trascinare anche l’altra giù dal divano. Alla fine si trovarono entrambe al suolo, una di fianco all’altra, mentre cercavano di riprendere fiato.
-Non dicevi che ero troppo vecchia per questi giochi?
-Era solo una tattica per farti abbassare le difese!
Entrambe si appoggiarono su un gomito tirandosi su per potersi guardare negli occhi. Si sorrisero, poi Brittany arrossì abbassando lo sguardo.
-Alla fine la lotta mi ha fatto venire sonno.
-Anche a me! Ti accompagno nella tua stanza?
Brittany sembrò confusa ma si alzò per seguire Santana senza dire niente entrando nella stanza che le indicava.
-Ma questa è la tua stanza!
-Si, io dormirò in quella di Natalie.
Lo sguardo della bionda percorse la scrivania, improvvisamente prese una palla di cristallo di quelle che, quando vengono mosse, sembra che ci sia la neve dentro.
-Te l’ho regalata io! Quanti anni avevamo? Otto?
-Nove. Me l’hai portata dal tuo viaggio in Italia. Sapevi che mi sarebbe piaciuto venire con te così me l’hai presa li dicendomi che se io non potevo andare a Firenze…
-Io l’avrei portata da te. Questo è il ponte vecchio.
Brittany sorrise incrociando lo sguardo. Santana la fissò, era cambiata ma quel sorriso era sempre uguale, era il sorriso della sua Brittany. Prese delicatamente quell’oggetto per rimetterlo apposto, poi si schiarì la voce.
-Bene, buonanotte allora.
L’altra l’abbracciò per salutarla.
-A domani.
Santana uscì dalla stanza e raggiunse il letto di Natalie dove si lasciò cadere. Era un letto troppo grande per i suoi gusti. Le fece ricordare l’incidente e non riuscì ad evitare un paio di lacrime. Continuava a rigirarsi tra le lenzuola senza trovare una posizione comoda.
-San?
Sollevò lo sguardo.
-Brit? Stai bene?
Brittany giocava con le sue mani immobile sulla porta, sembrava una bambina poco prima di chiedere qualcosa quando ha paura che la risposta possa essere negativa.
-Posso?
Santana sorrise e si mosse appena per farle spazio nel letto guardandola mentre si metteva sotto le coperte al suo fianco.
-Stavi piangendo?
La latina le dava le spalle, non poteva guardarla negli occhi mentre stavano nello stesso letto, solo annuì. Sentì le mani dell’altra che le accarezzavano i capelli, un brivido le percorse la spina dorsale. Si girò su se stessa e incrociò i loro sguardi si incrociarono. Furono invase da una marea di ricordi, tutte quelle notti, tutti gli abbracci, tutti i baci. Santana sorrise con dolcezza. Poi la sua mano accarezzò l’anello di fidanzamento attirando gli sguardi di entrambe su quel punto.
-Non rendiamolo più difficile di quanto già sia. – sussurrò Santana.
Brittany abbassò lo sguardo mentre si mordeva il labbro inferiore, quando lo sollevò di nuovo i suoi occhi erano bagnati da lacrime calde. Santana le accarezzava una guancia ma si fermò quando la sentì sussurrare:
-Vorrei ritrovare la mia migliore amica.
La strinse a se portando la sua testa sul suo petto. Brittany sentì le labbra dell’altra che si posavano sulla sua fronte.  
-Non mi hai mai persa, B.

I loro corpi si rilassarono mentre godevano di quel contatto. Santana chiuse gli occhi rendendosi conto di aver finalmente trovato la posizione perfetta per poter dormire. 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


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CAPITOLO 8
 
I raggi del sole che entravano dalla finestra svegliarono Santana. Si girò per cercare di dormire di nuovo ma le fu impossibile, sentiva come se le mancasse qualcosa. Allungò il braccio cercando quel qualcosa che le avrebbe permesso di riaddormentarsi ma non trovò nessuno. Sollevò la testa domandandosi dove fosse andata.
Sentì dei rumori che provenivano dalla cucina e vi si diresse silenziosamente. Li stava Brittany con una pentola sul fuoco e preparando del caffè. Sorrise appoggiata alla porta, poi riprese ad avvicinarsi senza farsi notare approfittando del fatto che il suo chef personale fosse di spalle. La abbracciò da dietro e sorridendo nel vederla sussultare. Appoggiò la fronte nella nuca dell’altra.
-Buongiorno!
Brittany si girò senza staccarsi e appoggiando la sua fronte su quella della latina.
-Era ora! Pensavo che non ti saresti più svegliata Bella Addormentata!
-La Bella Addormentata va svegliata con un bacio. – disse accorgendosi immediatamente di aver esagerato. – Scusa, non volevo.
-Non fa niente. – le rispose dandole un bacio sulla fronte. – Spero che ti piaccia il bacon.
-Hai fatto bacon?
-Si e uova strapazzate. Ed è meglio per te che mangi tutto!
Dopo la colazione Santana si sentiva finalmente completamente sveglia. Era sabato e non doveva andare in ufficio, così sarebbe potuta andare direttamente all’ospedale. Brittany si era cambiata lasciando il pigiama sul letto.
-Vai a vedere Natalie?
-Si, credo che passerò tutto il giorno li. Magari anche la notte.
-Perché non vieni a dormire da noi?
Santana sollevò un sopraciglio guardando Brittany che annuiva anche se entrambe sapevano che non era una cosa possibile.
-Credo che hai abbastanza da fare con Artie e Lord Tubbington!
-In realtà c’è solo Artie, lord Tubbington è andato nel cielo dei gatti l’anno scorso.
-Grazie comunque per avermelo proposto. E grazie per fermarti con me stanotte.
-Sai che puoi contare su di me. So che è passato tanto tempo ma voglio che tu sappia che mi puoi chiamare in qualunque momento. Anche se hai bisogno di mangiare qualcosa che non sia pizza!
-Si credo che la tua insalata abbia qualcosa che da dipendenza! Ne vorrei un piatto anche adesso.
Non sapeva cosa la spinse a farlo, quale forza sovrumana prese il controllo del suo corpo in quel momento. L’unica cosa che Brittany sapeva era che, improvvisamente, il suo corpo si era inclinato e contemporaneamente i suoi occhi si erano chiusi mentre premeva le sue labbra contro quelle di Santana, con tutta la dolcezza di cui disponeva. Se Santana aveva sentito brividi in tutto il corpo ad ogni abbraccio della notte prima, adesso sentì una scarica elettrica che le attraversava la spina dorsale. Risentire quel sapore che non era cambiato per niente, le sue labbra continuavano a provocarle le stesse sensazioni di anni prima. Fu molto breve, durò giusto il tempo di capire cosa stessero facendo, però fu la cosà più intensa che Santana avesse provato in anni.
Le guance di Brittany erano arrossate e si portò una mano alla bocca.
-Mi dispiace, davvero. –disse cercando di scusarsi mentre afferrava la borsa dal suolo. – Io… - sollevò lo sguardo e Santana si accorse che aveva gli occhi lucidi. – Devo andare.
-Aspetta Brit!
Ma la porta si chiuse prima che riuscisse ad aggiungere altro. Si portò le dita alle labbra che ancora sentivano il bacio di prima.
-Merda.
Guardò l’ora e si diresse nella doccia. Doveva concentrarsi su Natalie.
 
 
Brittany aprì la porta cercando di non fare rumore. Probabilmente Arti stava ancora dormendo. Quando entrò nell’appartamento fu colpita da una sensazione di tranquillità, li si sentiva al sicuro. Entrò nella sua stanza e vide il ragazzo che dormiva nel letto. Sorrise mentre lo guardava pensando a quanto dovesse essersi preoccupato sapendo che stava passando la notte da Santana. Si mise sotto le coperte abbracciandolo e depositando un bacio sulla sua guancia. Artie aprì gli occhi e la strinse.
-Ciao, mi dispiace averti lasciato solo.
-Mi fido di te. So che non avresti fatto niente di cui potevi pentirti.
Brittany si strinse di più a lui appoggiando la testa sul suo petto. In realtà si pentiva di molte cose. Niente di quello che aveva fatto la notte prima era giusto. Si pentiva dei troppi abbracci dati a Santana, della lotta con i cuscini, di aver dormito con lei. Però, soprattutto non riusciva a non pensare a quello che era successo prima di andare via. Pensando a quel bacio ricordò quella sensazione, quella cascata di energia che l’aveva attraversata completamente, quelle farfalle nello stomaco che non sentiva da sette anni. Si strinse nascondendo la faccia nel collo di Artie.
-Qui è dove devo stare.- sussurrò tra se in modo che lui non potesse sentirla.
-Che ore sono?
-Tardi, devo prepararmi. Oggi viene la mia aiutante personale per aiutarmi a scegliere il vestito da sposa!
Uscì dal letto mentre lo diceva, raccolse le sue cose e andò direttamente nella doccia. Quando uscì diede un lieve bacio sulle labbra al suo futuro sposo prima di dirigersi al suo appuntamento. Doveva essere a mezzogiorno davanti alla porta della Bridal Boutique, il miglior negozio di abiti da sposa di tutta New York, ed era in ritardo. Prese il primo taxi che incontrò lasciandogli una ricca mancia quando finalmente arrivò al suo appuntamento.
-Era ora! Ti sto aspettando da più di mezz’ora!
Brittany si buttò al collo della ragazza che l’aspettava per scusarsi.
-Non sai quanto mi sei mancata Quinn! Devo raccontarti tante cose!
-Piano! Mi stai strangolando! Cos’è successo? Sei più strana del solito!
Brittany si allontanò per guardarla, erano rimaste amiche dai tempi del liceo. Le era stata sempre vicina e adesso sarebbe stata la sua dama d’onore. Non c’erano segreti tra loro.
-L’ho incontrata, vive qui!
Quinn sollevò un sopraciglio mentre sospirava.
-Dalla tua faccia immagino che ci sia dell’altro.
-Ieri sua cugina ha avuto un incidente. Era tanto indifesa, tanto fragile! Non potevo lasciarla sola.
-Hai dormito con lei?
-No! Cioè si ma non è quello che pensi. Abbiamo riso, parlato e dormito insieme ma non è successo nulla.
-Almeno le hai chiesto cosa diavolo le è successo per sparire in quel modo, vero?
Vedendo che l’altra negava con la testa, Quinn fece una smorfia indignata.
-Era così triste! Non potevo farle pressione perché mi raccontasse tutto!
-Doveva pensarci prima di sparire! Doveva pensare a tutte le persone che le volevano bene e che avevano bisogno di lei mentre stava chissà dove senza dare segni di vita!
Quinn incrociò le braccia mentre puntava lo sguardo a terra. Brittany le accarezzò un braccio, si rendeva conto che lei non era stata l’unica a soffrire. Quando Santana se n’era andata lei pensò che la sua vita fosse finita anche se tutti le stavano vicini per aiutarla ad andare avanti. Ma non era stata la sola a stare male, c’erano molte persone che erano legate a Santana.
-Bene, cosa pensi di fare?- le chiese Quinn trattenendo le lacrime che quei ricordi minacciavano di far cadere.
-Con cosa?
-Con lei! Immagino che non vuoi più sposarti con Artie.
-Cosa? Certo che mi sposo! Santana è il passato, devo girare pagina e iniziare da zero. Il fatto che l’abbia vista non vuol dire che senta le stesse cosa di prima per lei. – rispose abbassando lo sguardo perché l’amica non potesse guardarla negli occhi ed accorgersi che non era del tutto sincera.
Quinn la guardò un attimo perplessa.
-Allora andiamo a vedere questi vestiti!
 
 
Santana stringeva la mano di Natalie mentre guardava l’infermiera che le cambiava la flebo. Tutto andava bene a parte il piccolo particolare che ancora non aveva ripreso conoscenza. Stava seduta nella poltrona dove il giorno prima aveva dormito Brittany e aveva passato tutta la mattina li. Si era allontanata solo per mangiare un panino nella caffetteria.
-Natalie, devi svegliarti! Ho bisogno di te, adesso come non mai. Lo so che mi fai arrabbiare quando mi dai consigli ma è solo perché hai sempre ragione. E adesso ho assoluto bisogno dei tuoi consigli. Natalie, per favore, non lasciarmi sola.
Osservava quel corpo immobile, sperava di vedere qualunque reazione alle sue parole, ma non ci fu niente. Lasciò cadere la testa sul materasso e continuò a parlare.
-Mi ha baciata, Natalie. Lo so è stato abbastanza breve, ma è successo! So solo che è stata la cosa più dolce che mi sia successa negli ultimi anni.
Sentì un brivido pensando al bacio e a tutte le sensazioni che aveva risvegliato. Sorrise tra se pensando che quelle sensazioni non erano nuove. Le tornarono alla mente milioni di ricordi, di immagini e di suoni. Ma si concentrò in un ricordo particolare. Avevano tredici anni ed era una notte qualunque delle loro vacanze estive prima dell’inizio della scuola. Si trovavano nella casa estiva dei genitori di Brittany. E quando la invitava li era sempre perché aveva bisogno di lei. Il padre e la madre discutevano spesso, però quell’estate le cose andavano peggio del solito. Una notte mentre le ragazze erano fuori nel giardino e mangiavano un panino iniziarono a discutere violentemente. Santana portò l’amica in camera perché non vedesse quella scena e si mise nel letto con lei. La stringeva mentre continuava a parlarle per distrarla visto che Brittany non riusciva a dormire. Le raccontava favole perché era un buon modo per evitare che avesse incubi durante la notte. Mentre si trovava a metà di uno di questi racconti si udirono le voci dei genitori più chiare, dovevano aver ripreso a gridare, pensando magari che le ragazze si fossero addormentate. In quel momento litigavano per tutto il denaro che spendeva la signora Pierce, la quale rispose che era tutta colpa di quel “maledetto peso che per colpa tua ho portato in grembo”.
Santana si irrigidì a quelle parole, sapeva che Brittany non aveva capito che si riferivano a lei, era troppo innocente per farlo, ma lei aveva capito e sapeva che la sua amica non si meritava di essere trattata così.
Brittany si accorse del corpo teso dell’altra e si strinse a lei cercando un punto d’appoggio per sopportare quelle voci. Fu allora che il signor Pierce rispose “come se fosse solo colpa mia se quella stupida di tua figlia è nata. Avresti dovuto usare precauzioni.”
Santana sentì le dita di Brittany che stringevano con forza il suo braccio, quello si che l’aveva capito. Santana non poteva sopportare oltre, la strinse con tutta la forza che aveva lasciando che nascondesse il viso sul suo petto. La sentiva piangere mentre quelle grida continuavano, anzi sembrava che diventassero più forti. Non poteva credere a quello che doveva sopportare tutti i giorni, a quello che aveva sentito e alle cose che Brittany aveva dovuto ascoltare da sola. La bionda cercava disperatamente di nascondersi tra le braccia dell’amica, quasi come volesse sparire per sempre. Fu allora che sentì la voce di Santana che cantava. Era una ninna nanna spagnola, non capiva le parole ma non le importava. Si concentrò solo su quella voce, nella melodia e in quella sensazione di pace che le stava dando. Ascoltò la canzone che l’amica continuava a ripetere vicino al suo orecchio, sussurrava le parole piano, canalizzando tutto quello che sentiva per riuscire a calmare Brittany, mentre le accarezzava i capelli. Finalmente il litigio si fermò e la casa rimase avvolta nel totale silenzio, si sentiva solo la melodia sussurrata e i singhiozzi sempre più radi.
Santana smise di cantare ma non lasciò andare l’amica. Non riusciva a capire se fosse ancora sveglia, non si muoveva da un po’ di tempo. Poi Brittany la strinse un po’ più forte facendole capire che non si era addormentata. La latina si allontanò appena per spostarle i capelli dal viso e rendersi conto che era completamente bagnata dalle lacrime. Allungò la mano per prendere la sua maglietta dalla sedia vicina e usarla per pulire il viso dell’amica.
Quando le asciugò tutte le lacrime appoggiò la fronte contro quella di Brittany, lasciando che la stringesse di nuovo.
-Non è vero Brit! Gli unici stupidi sono loro. Stupidi per non accorgersi di quanto tu sia meravigliosa. – le accarezzò la guancia, voleva dirle altro ma l’orgoglio la paralizzava, non le era mai piaciuto parlare dei suoi sentimenti, poi si fece coraggio. – Sei l’unica cosa che rende il mio mondo più dolce. – Si fermò arrossendo mentre Brittany la guardava meravigliata. – Sei l’unica cosa che mi da la forza di alzarmi la mattina ed andare avanti. Se loro non lo vedono… se loro non vedono in te lo stesso che vedo io, allora sono loro gli unici stupidi. Ti voglio bene Brit, non immagini quanto. Non pensare mai di essere sola perché non lo sarai mai, io starò sempre con te. Non pensare mai che non ci sia nessuno che ti ama perché… Dio, io si lo faccio. Ti voglio così bene che mi fa male.
Brittany riprese a singhiozzare, però questa volta era diverso, non era più triste, erano lacrime di felicità. Quelle parole l’avevano fatta sorridere. Santana alla vista di quel sorriso non poté fare a meno che baciarla, non sulla fronte o sulla guancia come facevano sempre. Appoggiò le sue labbra su quelle dell’amica che chiuse gli occhi a quel contatto. Si separò e la strinse forte.
-Ti voglio bene San.
Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Brittany quella notte. Poi crollò addormentata. Quei giorni passarono sempre uguali, con Santana che le cantava la ninna nanna per non farle ascoltare le parole dei genitori che litigavano quasi tutte le notti. Non provò più a baciarla sulle labbra. Quello fu il loro primo bacio e passarono quasi un paio d’anni prima che arrivasse il secondo. Quella mattina, quando Brittany l’aveva baciata prima di scappare, Santana aveva provato le stesse emozioni del loro primo bacio. Strinse un po’ di più la mano di Natalie e sollevò la testa. Stava piangendo ma contemporaneamente sorrideva. Guardò l’orologio accorgendosi che era tardi e che presto l’avrebbero mandata via. Si alzò e si avvicinò all’orecchio di Natalie, le diede un bacio mentre le sussurrava:
-Sono innamorata di lei. – fece una pausa mentre le scappava una breve risata. – Sono ancora innamorata di lei.    

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


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CAPITOLO 9
 
-Sto malissimo! – affermò Brittany mentre spostava il velo dal suo viso.
-La  maledizione degli abiti da sposa! Non c’è mai nessuno che ti piaccia davvero! Per questo ci sono io, per scegliere il migliore!- Poi Quinn si rivolse alla commessa. – Vorremmo qualcosa di più semplice, questo ha troppi dettagli.
La commessa si diresse a cercare altri modelli. Stavano cercando il vestito da quasi due settimane e non avevano ancora trovato niente che le convincesse. Quinn cercava di consolarla dicendole che avrebbero incontrato l’abito giusto per renderla la sposa più invidiata della storia.
Brittany prese un altro vestito e si diresse nel camerino per provarlo. Quando uscì vide l’amica che negava con la testa.
-Questo è uno schifo!
-Tranquilla Brit, incontreremo quello giusto! Ancora c’è molto tempo!
-No, il tempo è quello che ci manca! Mi sposo tra un mese e mezzo o meno! Vedi, non so più nemmeno quand’è il matrimonio, non so dove andrò in luna di miele! Tutto è sbagliato!
Quinn le si avvicinò per consolarla cercando di tranquillizzarla.
-Guardami. Sarai una sposa bellissima. Troveremo il vestito e ti sposerai con l’uomo che ami! Perché tu vuoi sposarti con Artie, vero?
Brittany si morse il labbro inferiore.
-Si, certo. Solo che ci sono alcune cose che mi passano per la testa. – Abbassò lo sguardo, sapeva che poteva contare sulla sua amica ma non era sicura che l’avrebbe appoggiata in quella situazione.
-Senti, lo so che stai pensando a Santana. L’hai rivista dopo quella volta? – Brittany negò. -Però hai pensato a lei vero?
-So che non dovrei farlo però c’è una cosa che non ti ho detto. L’ultima volta che l’ho vista è successa una cosa. Non volevo farlo davvero! Però l’ho baciata, non è stato niente, appena ci siamo sfiorate.
-Capisco. – le disse abbracciandola mentre sospirava. – Non devi fare niente che non vuoi. Sono tua amica e voglio solo che tu sia felice! Non devi sentirti obbligata a fare qualcosa solo perché hai accettato un anello. Dimmi solo la verità, vuoi sposarti con Artie?
-Io… Santana mi ha fatto del male sparendo così. Non sono sicura che potrei riuscire a sopportarlo se succedesse di nuovo. Artie, invece, è sempre stato con me. Gli voglio molto bene. Ma adesso che so che lei vive qui è tutto così difficile.
Quinn le diede un bacio sulla guancia. In quel momento riuscì solo a maledire Santana con tutta se stessa. Aveva passato mesi a consolare Brittany dopo che era sparita, l’aveva vista superare quei momenti difficili imparando a vivere da sola. Aveva visto come il suo rapporto con Artie cresceva facendosi forte. E adesso la vedeva piangere di nuovo per colpa di Santana.
Non è che la odiasse, anzi. Sempre le aveva voluto molto bene, più di quanto pensasse la gente, nonostante i litigi e gli insulti, per lei Brittany e Santana erano come sorelle. Quando sparì si pentì di tutto il tempo che avevano sprecato in stupide rivalità, si pentì di tutti gli sbagli che aveva commesso con lei. Si, le voleva bene, ma voleva bene anche a Brittany e voleva vederla felice e in questo momento Santana era il motivo per cui non era felice.
-Bene allora facciamo così: innanzitutto continuiamo a cercare l’abito, poi Artie se ne deve andare! – La faccia stupita dell’amica la spinse a spiegarsi meglio. – Voglio dire che vi sposate tra poco e passate tutto il tempo insieme, avete bisogno di spazio. Artie andrà dai suoi per preparare la cerimonia. Io mi trasferisco da te!
-Non suona male!
Quinn le sorrise, poi si fece seria.
-C’è un'altra cosa. Non devi rivedere Santana.
 
 
Artie accettò l’idea di prendere le distanze con poco entusiasmo. Non era sicuro di voler lasciar sola la sua fidanzata in una città come New York, ma si fidava di Quinn e sapeva che si sarebbe presa cura lei. D’altra parte l’idea gli piaceva anche perché dava un tocco romantico alle nozze.
Quinn sistemò le sue cose nella stanza degli ospiti prima di accompagnare il ragazzo all’aeroporto perché potesse prendere il volo per Lima. Quando tornò nell’appartamento trovò Brittany sul divano.
-Ho fame Brit! Andiamo a cena fuori?
-Posso preparare qualcosa io!
-No, andiamo ti offro la cena!
Presero un taxi per recarsi al ristorante.
-Sardi’s? Non è quel posto dove hanno le caricature degli attori famosi?
-Proprio quello! Andiamo Britt, entra!
La spinse dentro e si sedettero in un tavolo centrale, mentre si guardavano intorno. All’improvviso una persona conosciuta attraversò la porta.
-Rachel!
La ragazza si voltò quando sentì il suo nome e, quando la riconobbe, si scusò con gli amici che l’accompagnavano e si avvicinò a quel tavolo. Si sorprese a riconoscere la persona che accompagnava Brittany.
-Quinn, non posso crederci! Non sei cambiata per niente. Sei bellissima come sempre.- arrossì rendendosi conto di quello che aveva detto.
Brittany si mise a ridere mentre Quinn sollevò un sopraciglio incrociando le braccia.
-Ci stai provando con me Berry?- scoppiò a ridere vedendo l’espressione di Rachel a quella domanda. – Tranquilla, scherzavo! Anche tu stai benissimo!
-Grazie, l’aria di Broadway mi fa bene!
-Già, Rachel Berry è finalmente arrivata a Broadway! Complimenti davvero!
-Rachel perché non ti unisci a noi?- le chiese Brittany.
-Certo. Fammi solo avvisare i miei amici.
-Se sei già occupata non preoccuparti.- cercò di dirle Quinn.
-Scherzi? Sono colleghi, li vedo tutti i giorni! Mi piacerebbe cenare con voi!
Brittany approfittò di quei pochi minuti da sola con Quinn per provocarla.
-Sembri proprio contenta di quest’incontro!
-Certo, è una vecchia amica, perché non dovrei essere felice di averla incontrata?
Brittany non aggiunse altro solo la guardava sorridendo ironicamente.
Rachel si sedette con loro e iniziarono a parlare, soprattutto Rachel che raccontava della sua carriera e del debutto di Wicked.
-Sono ancora offesa con te perché non sei venuta alla prima! Il pubblico era in lacrime per la mia recitazione!
-Dio mio, non so perché ti ho invitata a sederti con noi!- le disse sorridendo Brittany.
-Insomma dovevi venire! Me lo dovevi per averti aiutato a trovare il numero di Santana. A proposito, hai parlato con lei? L’ho vista per caso da poco ma non mi ha riconosciuto. Sembrava un fantasma! Mi sono un po’ preoccupata.
-Stiamo cercando l’abito da sposa per Brittany, però è abbastanza difficile. – disse Quinn lanciandole un’occhiataccia per quello che aveva detto.- Perché non vieni ad aiutarci domani? Artie vorrà che la sua fidanzata sia bellissima nel gran giorno!
Rachel aggrottò le sopraciglia per la frase di Quinn ma accettò l’invito senza aggiungere altro.
Intanto arrivò il cameriere con i loro piatti.
-Adesso che siamo in tre sarà più facile trovare il vestito vero Brit?
La ragazza sollevò la testa smettendo di giocare con quello che c’era nel piatto e guardando Quinn con un espressione triste.
-Cosa? Si, si certo.
Tornò a concentrarsi sul piatto mentre ripensava alle parole di Rachel. Aveva lo stomaco chiuso e si sentiva la peggior persona del mondo. In quel momento Santana stava male, poteva perdere una persona importante, e lei si era allontanata per colpa di quel bacio. Aveva lasciato che le sue paure la separassero dalla sua amica proprio quando questa aveva più bisogno di lei.
Lasciò la forchetta e prese la borsa.
-Cosa stai facendo? – le chiese Quinn cercando di suonare autoritaria.
-Mi dispiace.
-Mi hai promesso che non l’avresti rivista. Butterai tutto all’aria.
-Ragazze? Cosa succede?- chiese Rachel che non capiva quello scambio di battute.
-Ha bisogno di me, devo andare.
Brittany uscì dal ristorante di corsa lasciando le due amiche con la bocca aperta.
-Cos’è successo?- chiese di nuovo Rachel.
-Succede che la tua abitudine di parlare più del dovuto non è cambiata! Scusa, non è colpa tua. Sono una stupida, non dovevo proibirle di vederla.
-Sta andando da Santana? Non mi sembra una cosa sbagliata!- vide la faccia preoccupata di Quinn a alle sue parole. – So che vuoi aiutarla ma non è una bambina. Lascia che scelga lei come vuole vivere.
-Lo so, solo non voglio che soffra di nuovo!
Rachel le sorrise riconoscendo il lato protettivo di Quinn. Sempre si mostrava come una donna forte e sicura, forse manipolatrice a volte, ma mai mostrava debolezze. Trovava commovente che una persona come Quinn si preoccupasse per Brittany.
-Devi avere fede, tutto succede per una ragione.
-Cosa vuoi dire?
-Semplicemente che le coincidenze non esistono! Io credo che quando due persone si incontrano non è mai per caso, dietro c’è sempre un motivo.
-E questo si può applicare anche a questo piccolo incontro?
Rachel sembrò nervosa e si affrettò a stringersi nelle spalle.
-Non lo so. Magari il destino vuole che tu ti prenda il tempo necessario per conoscermi e accorgerti che non sono la ragazza che credevi che ero alle superiori. Adesso però cosa ne dici di mangiare? Non vogliamo sprecare questa meravigliosa cena.
Quinn rise iniziando a mangiare, poi le fece una domanda.
-Cos’è successo con Finn?
-Ho cercato di convincerlo a venire con me. Ma gli piaceva troppo Lima e voleva che restassi con lui li. All’inizio pensai di farlo ma poi mi resi conto che dovevo lottare per i miei sogni. Così sono venuta a New York! E adesso eccomi qui, stella di Broadway e single più ambita!
-Single più ambita? – disse ridendo Quinn.
-Non prendermi in giro! Tu cosa mi dici? Hai sempre avuto molto successo con i ragazzi, immagino che ti sarai sposata.
-Diciamo che in questo momento non ho nessun interesse in una relazione seria. L’unica cosa che mi interessa è il matrimonio di Brittany!
-Mi sembra giusto! A proposito, a che ora ci vediamo domani?
 
 
 
Brittany sentì un brivido entrando nell’ospedale, si era diretta direttamente li. Sapeva che Santana non si sarebbe allontanata finché non l’avessero obbligata. Di nuovo fu investita da quell’odore di medicine e lattice che le diede una sensazione di paura. Non le erano mai piaciuti gli ospedali.
Salì le scale diretta al primo piano e attraversò il corridoio. Ricordava il numero della stanza e fu facile trovarla senza l’aiuto di nessuno, così non dovette perdere tempo. Quando arrivò alla porta fu invasa da dubbi. Se non era li? Se avevano portato via Natalie? Pensò che forse sarebbe dovuta passare prima per casa. Ma ormai era li e non perdeva niente a provare. Spinse la porta e vide il letto con Natalie ancora immobile, attaccata a macchine che controllavano i battiti del suo corpo emettendo un suono ritmico. Era l’unico rumore che si sentiva. Al lato del letto stava lei, seduta sulla poltrona verde, addormentata. Entrò chiudendo la porta dietro di se. I suoi occhi si abituavano alla luce tenue della stanza. Mentre si avvicinava a Santana il suo cuore batteva incontrollato. Sospirò sentendosi in colpa, si inginocchiò accorgendosi che aveva un aspetto preoccupante. Era distrutta, magra come non l’aveva mai vista, il volto stanco e, per il suo aspetto e i suoi vestiti, sembrava che avesse bisogno urgente di un bagno. Le spostò i capelli dal viso accorgendosi che si era addormentata piangendo. Per un attimo pensò di lasciarla dormire li ma si rese conto immediatamente che non era possibile. La mosse per cercare di svegliarla dolcemente, ma Santana si mosse di scatto colpendola sul naso. Brittany si portò le mani al volto, prese un fazzoletto dalla borsa accorgendosi che il colpo era stato sufficientemente forte da farla sanguinare.
-Non fa niente, tranquilla! – disse ironicamente rendendosi conto che nonostante Santana fosse sveglia non sembrava volerle chiedere scusa.
Santana in effetti aveva tutte le intenzioni di ignorarla, prese la mano di Natalie e ricominciò a piangere.
-Santana?- Brittany si avvicinò accorgendosi della presenza di una bottiglia di tequila vuota al lato della poltrona.
Le si avvicinò prendendola di sorpresa.
-Santana Lopez, hai bevuto! Ascoltami bene, so che credi che stai facendo la cosa giusta, però così non l’aiuti! Adesso vieni con me, andiamo a casa tua. Ti fai una doccia e ti preparo la cena.
-Non voglio lasciarla sola.
-Per l’amor del cielo! Guarda è meglio che la lasci sola con aria pulita che anestetizzata per il tuo odore!
Santana riprese ad ignorarla afferrando più forte la mano di Natalie. Brittany le prese l’altra rendendosi conto che non sarebbe stato facile convincerla.
-Per favore San, vieni con me. Ti prometto che starà bene. Andiamo, vieni con me.
Ci fu un silenzio che sembrò eterno, poi la mano della latina lasciò quella della cugina per stringere quella dell’amica. Quando le passò il braccio intorno alla vita si rese conto dello stato in cui si trovava. Appena riusciva a stare in piedi, i suoi occhi vagavano nervosamente senza riuscire a concentrarsi in niente. Brittany sospirò pensando alle rampe di scale che avrebbero dovuto salire per arrivare a casa.
Fu faticoso arrivare al settimo piano, una volta dentro Brittany prese un pigiama pulito dall’armadio e lo portò in bagno per riempire la vasca di acqua calda. Chiamò Santana ma non ci fu risposta, preoccupata andò a cercarla incontrandola addormentata nella camera di Natalie.
-San andiamo! Non puoi ancora dormire. Hai bisogno di un bagno, è già pronto!
L’aveva già vista ubriaca ma questa volta era completamente diverso, sembrava non riuscire a reagire a niente. Non era capace nemmeno di formulare frasi intere. La prese di peso portandola nel bagno. Sospirò profondamente e iniziò a sfilarle la maglietta.
-Mi lavi tu?
La voce di Santana la prese di sorpresa, non rispose e si limitò a sbottonarle i pantaloni sfilandoli. Ma quella non era la parte difficile. Prese un profondo respiro mentre le sfilava anche il reggiseno e sentiva la latina che rideva.
-Questo gli manca ad Artie, vero?
-Dio, Santana, quanto hai bevuto?
Sollevò la testa preoccupata per lo stato mentale in cui l’alcool l’aveva lasciata mentre finiva di spogliarla e l’aiutava a entrare nella vasca. Prese lo shampoo e iniziò a massaggiare i capelli neri dell’amica mentre questa chiudeva gli occhi. Le avvicinò la spugna perché potesse lavarsi mentre lei finiva con i capelli. Santana provò a prenderla ma non ci riuscì. Brittany sospirò e la riprese.
-Per favore, promettimi di non fare commenti per i prossimi cinque minuti!
Santana assentì lentamente mentre l’altra iniziava a percorrere le sue spalle con la spugna. Poi passò alle braccia e alle gambe, si fermò solo un attimo prima di passare al petto. Decise che bastava così e l’aiutò a sciacquarsi . La fece alzare coprendola con un asciugamano grande e facendola sedere. L’asciugò attentamente e le mise il pigiama. Santana le afferrò il polso con delicatezza per attirare la sua attenzione, spaventandola.
-Prima facevamo sempre il bagno insieme.
Brittany non riuscì a trattenere le lacrime. Non disse niente e finì di vestirla. Poi la pettinò con attenzione cercando di eliminare i nodi senza farle male. Finalmente l’accompagnò in cucina e le preparò un panino con quello che trovò nel frigo.
-Mangia. Vediamo se ti passa un po’ l’effetto dell’alcool.
Santana obbedì, ma appena finito, il suo corpo fu scosso da tremiti e corse verso il bagno dove vomitò tutto. Brittany sperò che si stesse liberando anche di tutto quello che aveva bevuto. La vide che continuava a tremare ma questa volta si rese conto che era perché stava piangendo. Decise che non le avrebbe dato da mangiare per quella notte, l’indomani le avrebbe preparato un’abbondante colazione. La portò in camera pensando che avesse bisogno di riposare e la mise a letto.
-Non piangere San.
Lo sguardo di Santana si fissò in quegli occhi azzurri, poi scese appena per guardare le labbra. Brittany sapeva cosa stava pensando e, prima che potesse succedere qualcosa di cui si sarebbe pentita, si allontanò un poco stringendole la mano. Poi la coprì con tutte le coperte che trovò.
-Buonanotte, San.
Si girò per andare via quando sentì una mano che le afferrava il polso, non riusciva a stringere perché le mancavano le forze ma Brittany non ebbe il coraggio di liberarsi di quel contatto. Così si voltò incrociando i suoi occhi spaventati.
-Non lasciarmi sola.
Brittany si paralizzò a sentire quelle parole. Non sapeva se Santana si fosse resa conto del loro significato o del modo in cui le aveva dette. Quella era la frase che le diceva sempre lei quando erano giovani. Aveva detto tante volte quella frase e adesso quelle stesse parole venivano rivolte a lei. Le accarezzò la fronte guardandola mentre chiudeva gli occhi a quel contatto.
-Vado a prendere il pigiama e torno. Tranquilla non ti lascio sola.
Prese il pigiama e tornò in camera mentre iniziava a spogliarsi per cambiarsi, non era certo la prima volta che lo faceva davanti a Santana. Quando si tolse la maglietta sentì una stretta alla mano e abbassò lo sguardo interrogativa. Santana si sollevò appena per allungare la mano verso la piccola catena d’oro al quale era attaccato un anello che pendeva dal suo collo.
-Te l’ho dato io. Credevo che l’avessi buttato!
-Come potevo farlo? Era l’unica cosa che… -non riuscì a finire la frase.
-Che?
-Era l’unica cosa che mi ricordava che non sei stata solo un bel sogno.
Brittany si avvicinò al letto, posò la sua mano sulla fronte dell’altra per essere sicura che non le fosse salita la febbre. Si sdraiò al suo lato e immediatamente fu stretta in un forte abbraccio. Lei rispose lasciando che nascondesse il volto nel suo collo.
-Mi dispiace per quello che è successo stanotte. Non volevo.
-Dormi adesso. Ne hai bisogno.
-Buonanotte.
Santana le posò un bacio sul collo prima di addormentarsi profondamente.
 
 
 
Brittany aprì un poco gli occhi. La luce del sole inondava la stanza, fuori si ascoltava il rumore del traffico. Sorrise accorgendosi che Santana dormiva ancora stretta a lei, sembrava che stesse sognando. Le accarezzò un braccio piano per non svegliarla. L’altra si mosse un poco a quel contatto e sentì che la stringeva più forte. Mosse la testa facendo ridere Brittany per il solletico che i suoi capelli le facevano al collo. Santana sollevò la testa per guardarla con gli occhi ancora semi chiusi e le sorrise.
-Buongiorno.
-Buongiorno anche a te. Devi andare a lavoro?
-Non voglio andare, ho preso qualche giorno dandomi per malata.
-Va bene, vado a preparare la colazione.
-Non andartene! – le disse mentre la stringeva anche con una gamba per evitare che si alzasse.
-Andiamo, spostati!
Santana rotolò controvoglia dall’altra parte del letto ma sentì immediatamente come Brittany le si avvicinava per sistemarle i capelli e parlarle piano nell’orecchio.
-Se fossi in te mi alzerei. Non c’è niente di peggio della colazione fredda!
Santana si sedette sul letto lanciandole un’occhiataccia mentre l’altra usciva dalla stanza per andare in cucina. La sentiva lavorare con padelle e caffè e la lasciò fare andando in bagno. Quando uscì trovò il tavolo apparecchiato, c’era un piatto di biscotti nel centro e due tazze di caffè già calde. Brittany portò anche del succo d’arancia.
-Che fame!
-Si ma cerca di mangiare piano. Non voglio che ti senta male!
-Mi dispiace per ieri. Non ti meritavi che ti dicessi quelle cose.
-Non preoccuparti! Mangia i biscotti, sono buonissimi!
Dopo la colazione Brittany si cambiò.
-Devo andare, a mezzogiorno ho un appuntamento per continuare a provare vestiti. – si morse la lingua per quello che aveva detto visto che non sapeva come potesse reagire l’altra.
-Artie sa che hai dormito qui ieri?
-Lui è tornato a Lima, vogliamo stare lontani sino al matrimonio. Ma Quinn mi ucciderà!
-Quinn Fabray?
-Si, sarà la mia testimone di nozze. Mi sta aiutando con il vestito. Mi ha chiesto di non vederti più, immagino che abbia paura che possa stare male di nuovo.
Santana abbassò la testa sentendosi in colpa.
-Si, capisco. –la sua voce dimostrava quanto le facevano male quelle parole.
-Lei ti vuole bene San. Solo che si preoccupa troppo. – le prese la mano per consolarla ricevendo un triste sorriso. Poi si diresse verso la porta e si fermò per salutarla.
-Io torno all’ospedale. Però stai tranquilla, ti prometto che mangerò e che mi farò almeno una doccia al giorno!
Brittany sorrise, si voltò per andare via ma un pensiero la fermò. Lasciò la porta per guardarla dritta negli occhi.
-Sto ancora aspettando che tu mi spieghi cosa è successo quella volta. Credo di aver sofferto abbastanza per colpa tua da meritarmi almeno una spiegazione. – vide Santana retrocedere a quelle parole. – Sono stanca! Non sopporto quello che mi stai facendo, non è giusto!
-Brit, per favore, vai via.
Santana le aprì la porta, la bionda strinse la mascella cercando di bloccare le lacrime di rabbia che sentiva bruciarle gli occhi.
-Forse Quinn aveva ragione, dovevo allontanarmi da te subito! Almeno avrei evitato tutto questo.
-Vai via.
Brittany sorrise amaramente mentre usciva. Quella era l’unica cosa che le sapeva dire? L’unica cosa che le sapeva dire in quel momento era di andarsene.
-Non sei cambiata Santana Lopez, sempre fai del male a tutti quelli che ti stanno vicini.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


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CAPITOLO 10
 
Non aveva mai avuto tanta voglia di entrare in un ospedale come quel giorno. Certo la cosa era strana, un ospedale non è certo un posto dove le persone si sentono comode e, ovviamente, aveva sempre cercato di starci il più lontano possibile. Però da quando Natalie aveva avuto l’incidente si sentiva sola e l’unico posto dove si sentiva protetta era vicino al letto dove dormiva sua cugina. Non riusciva a capire quelle sensazioni, quanto la rilassasse il suono ritmico delle macchine che controllavano le funzioni vitali di Natalie, quanto trovasse comoda quella poltrona verde. Era come se quella stanza fosse diventata una seconda casa per lei. Forse per questo, dopo aver visto Brittany andare via quasi piangendo, era corsa in quella stanza.
Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, aveva bisogno che la consolassero, aveva bisogno di sua cugina adesso più che mai. Quando entrò nella stanza trovò un'altra persona al lato del letto.
Ryan stava seduto nella sua poltrona tenendo la mano di Natalie, aveva un aria disperata e non si accorse nemmeno dell’arrivo di Santana. Quest’ultima aveva sempre apprezzato quel ragazzo biondo che era riuscito a conquistare sua cugina molti anni prima. Era la persona più intelligente che conoscesse e gli doveva molto perché l’aveva aiutata quando era arrivata a New York, anche economicamente. Inoltre non aveva mai fatto pressioni a Natalie perché andasse a vivere con lui, anche se stavano insieme da tantissimo tempo, perché sapeva che Santana aveva bisogno di lei. Finalmente lui si accorse della sua presenza e le sorrise.
-Puoi avvicinarti Santana!
-Sei qui da molto?
-Ho dormito qui a dire il vero. Sono arrivato qui ieri notte tardi e pensavo di trovarti. Come stai? Sembri sempre più stanca!
-Questa situazione mi sta distruggendo!
-Non è solo questo. Cosa ti è successo? Lo sai che puoi dirmi tutto.
Forse fu per il tono di Ryan, forse fu perché non aveva ancora riposato a sufficienza o semplicemente perché aveva bisogno del consiglio di qualcuno, ma Santana a quelle parole prese semplicemente fiato e gli raccontò tutto. Lui non intervenne mai, solo l’ascoltava tenendole la mano. Quando finì la guardò negli occhi mentre assimilava tutte quelle informazioni.
-Sei innamorata di lei?
-Ma hai sentito quello che ti ho detto? Certo che l’amo! Sono pazza di lei!
-Allora non capisco perché stai parlando con me!
-Ma mi stavi ascoltando? Non penso di ripeterti tutto da capo.
-Intendevo dire che non capisco perché stai parlando con me invece che con lei!
-Perché si deve sposare! Sarei una persona terribile se non la lasciassi essere felice!
-Volevi un consiglio vero? Ecco il mio consiglio. So che credi che stai facendo la cosa giusta ma non è così! Da quello che mi hai raccontato lei è sempre stata innamorata di te, adesso dopo sette anni ti ha rivista e prova le stesse cose. Davvero è giusto che si sposi con qualcuno di cui non è innamorata?
-Ma non so se è innamorata di me. Mi ha trattata come un’amica, non so se sono qualcosa in più per lei.
-Sai qual è il problema? Tu non vuoi un consiglio! Tu vuoi che ti dica che la tua idea di lasciarla sposare con questo Artie è giusta. Beh Santana, mi spiace ma non lo è! Vuoi farla felice? Allora pensa che sposarsi dopo che vi siete riviste la renderà infelice perché passerà la vita a domandarsi cosa sarebbe potuto succedere tra voi, rendendo infelice anche la persona con cui si deve sposare!
Santana aprì la bocca per protestare, ma la chiuse immediatamente. Abbassò lo sguardo incrociando le braccia. Ryan aveva paura di aver esagerato e che l’amica potesse reagire in modo impulsivo, in fondo aveva un caratteraccio! Ma sembrava che non ci fosse nessuna reazione. Dopo alcuni minuti che sembrarono infiniti la vide uscire dalla stanza con il sorriso più radioso degli ultimi sette anni.
 
 
 
-Questo è meraviglioso!
La voce di Rachel suonava come un costante fastidio nella testa di Brittany. Certo che le voleva bene ma quando si emozionava poteva essere insopportabile. Continuava a girarle intorno saltellando e toccando il vestito da sposa che aveva appena provato. Quinn sorrideva, le piaceva la faccia di Brittany quando si infastidiva.
-Credo che Rach non stia esagerando, è perfetto!
-Se è perfetto perché continuo a vedermi orribile?
-Almeno provaci a vederti bene! Mettici un po’ d’impegno! Prendiamo questo!
Brittany entrò dentro lo spogliatoio per cambiarsi mentre Rachel approfittava per guardare qualche abito.
-Non sei tu quella che si sposa.- la prese in giro Quinn.
-Si ma voglio essere preparata per quando lo sarò!
Quinn la vide allontanarsi e si diresse verso l’ingresso del negozio dove la sua attenzione fu attirata da una voce familiare che le diede un brivido.
-Senta, vorrei solo sapere se ha visto due ragazze bionde accompagnate da un’altra con i capelli castani nana e irritante.
-Santana? Cosa fai qui?
-Fabray, anche io sono felice di vederti!
-Non sono dell’umore per scherzare Lopez.
L’altra sospirò mentre la guardava negli occhi. Cercò di non sorridere pensando a quanto fosse felice di rivederla.
-Voglio solo parlarle.
-Si sposa San. Non c’è niente di cui parlare!
-Ti sbagli! C’è molto di cui discutere.
Cercò di superarla ma Quinn la fermò.
-Vuoi iniziare a pensare un po’ anche agli altri? Pensa alla sua felicità!
-Non ho mai smesso di farlo! Devo parlare con lei, devo sapere cosa prova per me. Tu stai pensando alla sua felicità? Ti sei chiesta se sposarsi con Artie la renderebbe davvero felice?
-Vai a casa Santana. Senti vi voglio bene, si San, a entrambe! Adesso ha bisogno di riposare e di tempo, se ti vuole vedere verrà lei.
-Non posso darle tempo, non c’è più tempo! Ogni minuto che passa l’avvicina di più a trasformarsi nella signora Abrams!
-Solo un giorno, torna domani.
Santana la guardò negli occhi e acconsentì, poi sentì come l’abbracciava e si rese conto di quanto le era mancata. Quinn a sua volta era combattuta, avrebbe voluto farle tante domande ma sapeva che sarebbe stato inutile. La vide andar via e salire sul primo taxi disponibile.
 
 
Il giorno dopo Santana si trovava in ufficio. Era il primo giorno di lavoro dopo diverso tempo, ma non poteva più prendere giornate libere, nemmeno per Natalie. Alla fine della giornata si sentiva esausta anche perché si era fermata più tempo per recuperare un po’ del lavoro che le si era accumulato. Quando arrivò a casa salì i gradini due per volta ma, quando fu in cima, si bloccò sorridendo. Brittany era appoggiata alla porta, si accorse che stava dormendo, probabilmente l’aspettava da molto tempo. Le si avvicinò accarezzandola dolcemente sussurrando il suo nome perché si svegliasse. Finalmente aprì gli occhi guardandosi intorno confusa.
-Andiamo Brit, ti aiuto ad alzarti.
La bionda fece un verso strano mentre le dava la mano perché l’aiutasse ad alzarsi.
-Da quanto sei li?
-Non lo so, dopo pranzo sono andata a trovare Natalie, ma tu non c’eri. Allora sono venuta qui per aspettarti.
Santana scosse la testa all’idea di tutto il tempo che era stata li sola per aspettarla. Le prese la mano e la portò dentro.
-Non c’è niente da mangiare, ordina due pizze.
Brittany prese il telefono per obbedire mentre Santana le prendeva un pigiama.
-Inizia ad essere un’abitudine. – commentò guardando il pigiama dopo aver chiuso il telefono.
-Quinn non si è lamentata per essere stata lasciata sola?
-Me l’ha detto lei di venire qui. Comunque non starà da sola, Rachel l’ha praticamente rapita e portata a casa sua.
Santana si mise a ridere a quel racconto. La guardava e le sembrava che fosse incredibile vederla così tranquilla dopo quello che si erano dette il giorno prima.
-Posso chiederti una cosa?
-Certo San!
-Come fai a essere così tranquilla dopo quello che ti ho fatto ieri?
-Non preoccuparti, è stato uno stupido litigio. Non dovevo dirti quelle cosa. E poi Quinn mi ha detto che sei venuta a cercarmi.
Santana sorrise e ringraziò mentalmente Quinn, alla fine si stava dimostrando una buona amica dopo tutto quel tempo. Vide Brittany che si avvicinava e iniziava a pizzicarle le guance facendola scoppiare a ridere.
-Che fai? – le chiese cercando di difendersi.
-Sei strana! Ridi un po’! Quando ridi sei adorabile!
Suonarono alla porta e Brittany corse a ritirare le pizze lasciando una buona mancia al povero ragazzo che aveva dovuto fare sette piani di scale.
-Meno male, credevo che sarei morta di fame! Siediti che porto i piatti!
Santana obbedì e pochi minuti dopo entrambe stavano mangiando con appetito. Avevano quasi finito quando Brittany le passò un dito sporco di pomodoro sulla guancia ridendo come una bambina. Santana la guardò storto e fece la stessa cosa.
-Vediamo se ridi adesso!
Brittany le bloccò la mano e poi le spalmò il pezzo della pizza che stava mangiando sulla faccia, questa gridò ridendo e alzandosi per evitare che la potesse sporcare ancora. Entrambe ridevano fin quasi alle lacrime. Poi Santana prese un fazzoletto cercando di pulirsi.
-Lascia, lo faccio io! – le passò un dito sulla guancia e se lo portò alla bocca. – Mi piace di più così la pizza, potremmo crearne una nuova e chiamarla “sapore di Santana”.
-Meglio di no! Mi chiederebbe tutta New York!
Prese un altro fazzoletto e iniziò a pulire il volto di Brittany, quando i loro occhi si incrociarono si resero conto di quanto erano vicine. La bionda le prese la mano allontanandola dal suo viso, poi con la mano libera le sollevò appena il mento. Ci volle solo un attimo perché potesse annullare la poca distanza che c’era e premere le sue labbra su quelle di Santana. Era nervosa e la latina poteva sentire che era insicura, allora la spinse verso di se mentre chiudeva gli occhi. Brittany capì che poteva continuare e portò una mano tra i capelli dell’altra lasciandosi andare. Santana sentì la lingua della bionda che le accarezzava il labbro inferiore e apri lievemente le labbra per lasciarla continuare mentre la stringeva di più a se. Sentì che Brittany si lasciava sfuggire un gemito. Di nuovo poteva sentirla, quella corrente elettrica che l’attraversava, moltiplicata all’infinito. Erano passati sette anni dall’ultima volta che aveva provato quelle labbra e non era cambiato niente. Sentì una lacrima che le scivolava lenta nella guancia e si obbligò a separarsi per poter respirare. La guardò un attimo e la baciò sulla guancia, sulla mascella, sul mento. Baciò le sue labbra di nuovo sorridendo a sentirle di nuovo sue, poi iniziò a scendere baciando ogni centimetro del suo collo.
-Brit. – sussurrò cercando di controllare i suoi respiri. –Voglio dirtelo.
-Cosa? – le chiese mentre la stringeva forte e respirava il suo profumo.
-Quello che è successo sette anni fa. – sentì come Brittany si irrigidiva tra le sue braccia. – Devi sapere perché me ne sono andata.
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


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CAPITOLO 11
 
Le mani di Brittany sistemavano una ciocca di capelli dietro l’orecchio di Santana per poi depositare un lieve bacio sulla fronte.
-Sei sicura?
-Si ma andiamo a sederci.
Le prese la mano accompagnandola sul divano. Improvvisamente si sentiva impaurita, sentiva il corpo che tremava. Aveva aspettato sette anni ma adesso una parte di lei non voleva ascoltarla. Aveva paura che le avrebbe fatto male. Doveva essere successo qualcosa di grave altrimenti Santana non sarebbe sparita così, ma non sapeva se era pronta per affrontare la verità. Si sedette senza lasciarle la mano.
-Ho paura San, perché vuoi raccontarmelo improvvisamente?
-Perché adesso so che continui a provare qualcosa per me. Non posso continuare senza raccontartelo. Ho bisogno di dirtelo e tu hai bisogno di saperlo.
Gli occhi di Brittany cercavano i suoi per animarla a continuare. La mano di Santana salì verso il suo collo per accarezzare l’anello d’oro bianco che pendeva.
-Ti ricordi quando te l’ho dato? Quel giorno volevo arrivare in fretta a casa, per questo sono andata via dalla scuola prima di te. Avevo deciso che, visto che ormai lo sapevano tutti e che stavamo per iniziare l’università, dovevano saperlo anche i miei genitori. Volevo che fosse ufficiale, volevo che fosse ufficiale che ero innamorata di te.
 
Sua cugina Natalie si trovava a Lima per passare una settimana di vacanza lontana da New York, aveva appena finito il terzo anno dell’università. Il suo aereo sarebbe partito quella stessa notte perciò Santana sapeva che l’avrebbe trovata in casa. Infatti la trovò che parlava con i suoi genitori in cucina.
Santana si sentì tremare appena entrata nella stanza, mentre tutti si voltavano verso di lei, guardandola per capire perché fosse così tesa. Fu difficile ma alla fine riuscì a parlare. Confessò i suoi sentimenti e i loro piani per andare a vivere e studiare insieme. Disse che voleva stare solo con lei. Poi rimase in silenzio aspettando la reazione dei genitori, aspettando uno schiaffo o che iniziassero a gridare. Invece la madre le si avvicinò abbracciandola e dandole un bacio sulla fronte, lasciandola a bocca aperta.
-Pensavo che non ce l’avresti mai detto! Davvero pensavi che non lo sapevamo? Solo aspettavamo che fossi tu a dircelo.
Santana incrociò lo sguardo con sua cugina che le sorrideva rassicurante vicino a suo padre. Ricambiò l’abbraccio sorridendo e pensando a quanto era stata stupida a non essere sincera dall’inizio, certo che si era aspettata una reazione totalmente diversa. I genitori uscirono poco dopo lasciandola sola con Natalie a parlare di Brittany sinché non suonò il campanello. Santana aprì la porta e si stupì.
-Signora Pierce? Brittany non è qui.
-Lo so, vengo per parlare con te.
La fece accomodare dentro mentre Natalie saliva al piano di sopra.
-Cosa posso fare per lei?
I genitori di Brittany continuavano a stare insieme dopo aver superato i loro contrasti. Probabilmente avevano trovato un equilibrio e la cosa rendeva la figlia felicissima. Brittany adorava i suoi genitori, gli voleva bene come a nessun altro. Santana lo sapeva ma lei non aveva mai avuto nessun tipo di rapporto se non degli educati saluti quando si incontravano, per questo la sorprese tanto quella visita.
-Sarò chiara. Stai lontana da Brittany!
-Lo sa?
-Si, me l’ha detto involontariamente.
-Signora Pierce, io…
-Non voglio sentire niente! Non voglio che la veda mai più.
-No! No, no! Non può chiedermi questo! Non penso allontanarmi da lei.
-Io non sono disposta ad accettare l’aberrazione che state commettendo!
-Ho detto che non ho intenzione di farlo.
-Allora dovrà andare via di casa e chiudere con noi.
Santana smise di respirare per un momento.
-Cosa? E il Signor Pierce è d’accordo?
-Credimi, è meglio buttarla fuori di casa piuttosto che far agire mio marito!
-Non mi interessa! Verrà a vivere con me!
-Davvero saresti tanto crudele nei suoi confronti? Brittany non sopporterebbe di essere rifiutata da noi e lo sai bene. Immagino tutti i problemi che avete avuto quest’anno a scuola per la vostra relazione, immagina cosa succederebbe se anche sua madre la rifiutasse e le dicesse di andare via. Ti ricordi cosa è successo con Artie? Io so che ha preferito stare con lui piuttosto che con te. Cosa farà quando dovrà scegliere tra te e la sua famiglia. – fece una pausa guardando Santana che iniziava a piangere per quelle parole.- Sarai sempre la seconda scelta!
-Io la amo. – disse mentre sentiva il dolore che quelle parole le causavano.- E lei mi ama, per favore, non ci faccia questo!
-Se ti allontani lei avrà l’opportunità di continuare con la sua vita. Certo le farà male ma so che lo supererà. Si innamorerà di un ragazzo, si sposerà e avrà figli. Potrà essere felice! Ti dimenticherà e potrà avere una vita normale come tutti! Vuoi davvero che sia una emarginata per stare con te? Pensa a lei e alla sua felicità se tanto la ami!
Si voltò e si diresse verso la porta uscendo senza aspettare nessuna risposta. Santana sentì le braccia di Natalie che la stringevano ma nella sua testa rimbombavano le parole che aveva detto quell’orribile donna.
-Ho sentito tutto San! Non ascoltarla!
Chiuse gli occhi mentre le girava la testa e le sembrava di non poter pensare. Non sapeva cosa fare, se fosse rimasta con Brittany sapeva che la sua famiglia le avrebbe reso la vita impossibile in tutti i modi, primo fra tutti non le avrebbero pagato gli studi. Sapeva che sarebbe stato un duro colpo per lei e che l’avrebbe resa triste. D’altra parte non poteva nemmeno pensare di abbandonarla. Non poteva vivere senza di lei. Cosa doveva fare?
-Non posso lasciarla. Ma se non lo faccio sarà ancora peggio per lei.
Le parole della signora Pierce continuavano a girarle per la testa, le rendevano impossibile scegliere. Le lacrime continuavano a scendere mentre continuava a pensare ad un’unica frase “sempre sarai la seconda scelta”.
-Santana, so che ti piacerebbe venire a New York. Voglio solo che sappia che qualunque cosa scegli starò al tuo lato. Puoi contare su di me per qualunque cosa!
Cadde un silenzio pesante. Santana sollevò la testa guardando negli occhi la cugina.
-Vado via. Verrò con te a New York.
 
 
Santana si asciugò le lacrime che non era riuscita a trattenere mentre ricordava quei momenti. Brittany stava immobile al suo fianco con la testa bassa e in totale silenzio. Cercò di guardarla aspettando una qualunque reazione, una parola o un gesto. Vide delle lacrime nelle guance della ragazza e provò ad avvicinare la mano per asciugarle. La mano di Brittany l’allontanò bruscamente.
-Brit? Mi dispiace.- sussurrò mentre cercava di abbracciarla ma fu di nuovo rifiutata.- Non fare così ti prego! Dimmi qualcosa.
-Cosa vuoi che ti dica? Tutti, tutti dicevano che io ero quella stupida! E io ci credevo, credevo davvero di essere quella stupida mentre tu eri quella intelligente! E invece no, San! Quella stupida sei tu!
-E cosa potevo fare? Permettere che ti sbattessero fuori di casa? Far si che le nostre vite fossero un completo disastro?
-Non puoi sapere cosa sarebbe successo!
-So che avresti scelto la tua famiglia! Sono sempre stata la tua seconda scelta!
A quel grido disperato Brittany si alzò dal divano correndo verso la porta. Ma Santana le corse dietro riuscendo a stringerle un braccio per fermarla.
-Per favore, non andare. Dobbiamo parlare.
-Perché l’hai ascoltata? – gridò mentre cercava di liberarsi della stretta. – La seconda scelta? Davvero pensi che eri la mia seconda scelta? Di quanti “ti amo” avresti avuto bisogno per capire che non sei mai stata la mia seconda scelta?
Santana non sapeva cosa l’aveva spinto a farlo. Forse le lacrime di Brittany, forse il fatto che stava parlando di lei al passato. Qualunque cosa fosse non lo pensò due volte. La strinse a se e la baciò. Notò come Brittany lottava per liberarsi e opponeva resistenza. La baciò di nuovo sulla guancia e poi tornò alle labbra. Sentì che già aveva smesso di combattere per fermarla. Le ginocchia cedettero e la bionda si ritrovò al suolo mentre Santana la stringeva e lasciava che si sfogasse. Poi improvvisamente le labbra di Brittany cercarono le sue con disperazione. Sentiva che aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sentirla di nuovo con lei. Sentiva il ritmo del bacio che aumentava, sentiva le mani di Brittany che si muovevano sopra di lei, sentiva quel corpo che la chiamava.
-Brit, ho bisogno di te.
La portò verso la stanza a tentoni mentre continuava a baciarla e accarezzarla. Si ritrovarono sul letto e Santana iniziò a spogliarla in fretta. Aveva bisogno di sentire il tatto di quella pelle sulla sua, voleva cancellare il ricordo della persona che aveva occupato il suo posto per tanto tempo.
Sette anni, improvvisamente si lasciò cadere singhiozzando sul corpo di Brittany. Non aveva mai pensato che aveva lasciato che un altro la toccasse come solo lei avrebbe dovuto fare per sette anni. Non riuscì ad evitare di scoppiare a piangere. Sentì come l’altra la stringeva e la baciava sentendo il sapore salato delle sue lacrime.
-Perdonami Brit.
Brittany la obbligò a guardarla negli occhi mentre le accarezzava la guancia. Santana ricambiò quello sguardo pensando che fosse impossibile che una creatura così dolce e innocente  potesse appartenere a un mondo così crudele. Sorrise guardando quella pelle bianca illuminata dalle luci artificiali della città che penetravano dalla finestra. Pensò che forse gli angeli esistono davvero.
-Sei tu quella che deve perdonarmi. Non ho fatto abbastanza per farti capire che tu non sei mai stata una seconda scelta. Sei sempre stata la cosa più importante della mia vita.
Poi la baciò di nuovo piano, assaporando quel bacio. Non aveva mai sentito tanta dolcezza in un semplice bacio. Le mani di Brittany ripresero ad accarezzare la sua pelle facendola rabbrividire e riportandole alla mente tutte le carezze, i baci e le notti passate insieme.
Le labbra di Santana si separarono salendo lentamente verso l’orecchio, Brittany sorrise quando ascoltò quello che le stavano sussurrando:
-Ti amo.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


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CAPITOLO 12
 
Santana notò i primi raggi del sole e pensò che avrebbe dovuto abbassare le persiane. Si stiracchiò rumorosamente ma poi si accorse che Brittany, sotto di lei dormiva ancora e smise di fare rumore. La guardò arrossendo appena al ricordo della notte precedente e abbracciò quel corpo nudo con più forza. Le spostò i capelli che le coprivano il viso per poterla contemplare meglio. Le era sempre piaciuto guardarla dormire, le dava la sensazione che niente le potesse fare danno, inoltre era così dolce. Avrebbe dato qualunque cosa perché il sole sparisse per un po’ lasciandole abbracciate, dimenticando che esisteva un mondo a parte loro due. Baciò dolcemente le sue labbra e la vide sorridere. La baciò di nuovo e quel sorriso si allargò. La baciò ripetutamente sulla guancia trasformando quel sorriso in una risata cristallina. Alla fine Santana posò la sua testa sulla spalla dell’altra.
-Buon giorno!- le disse Brittany dandole un bacio sulla fronte.
-Devi fare qualcosa oggi?
-No, ho la giornata libera! Perché?
-Perché non voglio alzarmi!
-Nemmeno io!
Si strinsero scoppiando a ridere di nuovo, improvvisamente il telefono di Brittany suonò.
-Non rispondere. – le sussurrò la latina.
-Devo rispondere, potrebbe essere importante.
Si alzò per cercare la sua borsa mentre Santana si mordeva il labbro al vederla correre nuda per la stanza.
-Ciao! Si, Quinn è a casa di Rachel… diciamo che è uscita presto stamattina. – la conversazione si allungava e Santana iniziava a innervosirsi, odiava chi aveva chiamato. – Si anche io. Ciao.
Chiuse la chiamata e iniziò a vestirsi.
-Cosa fai?- le chiese Santana stupita.
-Ormai sono in piedi. Non mi va di tornare a letto. Hai caffè?
Anche l’altra si alzò e iniziò a vestirsi.
-Certo. Era Artie?
Brittany si voltò trovando lo sguardo deluso della latina.
-Cosa c’è? Non guardarmi così.
-Non ti guardo in nessun modo. Vado a fare il caffè.
Brittany la seguì guardandola preparare la colazione, si rendeva conto che l’altra non la guardava negli occhi.
-Ho fatto qualcosa di sbagliato?
-Lascia perdere Brit.
-Non lascio stare. Cosa ho fatto?
-Cosa non hai fatto vorrai dire! A cosa stai giocando? Ti ho detto quello che sento per te e abbiamo passato la notte insieme. E hai chiuso la chiamata dicendo che anche tu lo ami! Ti sposerai con lui?
-Non arrabbiarti San. Cerca di capirmi! Sono passati sette anni, non posso lasciarlo così!
-Cosa vuoi dire? Non provi niente per me? Vuoi dirmi che è stato solo sesso?
Brittany si avvicinò per cercare di tranquillizzarla.
-Certo che provo qualcosa per te! Non lo posso ignorare. Ma provo qualcosa anche per lui e non si merita di soffrire.
-No Brit, non di nuovo!
-Ho solo bisogno di un po’ di tempo.
-Non posso darti tempo! Non ne abbiamo! Manca poco più di un mese al matrimonio! Come posso darti tempo?
Brittany l’abbracciò, capiva che era difficile.
-Passiamo la giornata insieme. Non litighiamo. Ho bisogno di fare chiarezza nei miei sentimenti. Voglio stare con te per oggi. Per favore.
-Va bene, dove vuoi andare?- chiese sospirando e arrendendosi a quell’abbraccio.
 
 
-San! Corri! Devi vedere questo!
Santana arrivò a corto di fiato al lato di Brittany. Avevano passato tutta la mattina passeggiando per la città, cercando di farle conoscere tutti i posti più famosi. Per pranzo avevano preso un hot dog entrando a Central Park con l’idea di riposare, ma risultò impossibile perché Brittany si emozionò vedendo tutte quelle papere nel laghetto. Corse verso di loro e prese una busta di briciole di pane dalla borsa.
-Ti porti sempre quella busta dietro?
-Certo! – rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Iniziò a lanciare da mangiare alle papere che si avvicinavano, improvvisamente prese la mano di Santana e le diede un poco di pane. Questa sorrise mentre lo lanciava a una famigliola di papere. Brittany l’abbracciò felice. Poi si inginocchiò guardando una paperella che si era avvicinata a loro. Aprì la mano perché potesse mangiare direttamente dal suo palmo, ridendo per il solletico che le provocava.
-Prova anche tu San! Guardalo, non è la cosa più carina del mondo?
Le passò la busta con il pane e Santana lasciò che il papero mangiasse direttamente dalla sua mano, sorridendo. Per essere un animale selvaggio era fin troppo socievole. Ma chi avrebbe potuto resistere a Brittany? Poi giocarono con lui facendogli inseguire la busta del pane da una parte all’altra.
Alle fine Brittany lasciò l’animaletto per abbracciarla da dietro e darle un bacio sulla guancia.
-Dobbiamo andare Brit!
Nonostante non fosse tanto felice di andare via salutò il papero e le prese la mano dirigendosi verso l’uscita. Brittany dopo qualche metro si voltò per guardare un’ultima volta l’animale e, con sorpresa, si accorse che le stava seguendo.
-Guarda San! Crede che siamo le sue mamme!
-Devi lasciarlo qui Brit!
-Però sarà triste! Posso tenerlo?
-Oh no! No, no, no! Non ci pensare nemmeno! E non fare quella faccia perché non cambio idea.
Brittany prese la papera tra le mani e l’avvicinò alla faccia di Santana nascondendosi dietro e facendo una voce buffa disse:
-Per piacere! Non lasciarmi qui solo. Portami con te!
Santana sospirò e lo prese per poi sorridere alla bionda che le saltava intorno felice, le diede un bacio e tornarono a casa.
-Come lo vuoi chiamare Brit?
-Capitano Von Quack! Oppure Mr. Ducky!
-Poverino! Non merita questi nomi! E poi credo che sia una femmina!
-Una paperella! Allora ho il nome perfetto!
-Sorprendimi!
-Brittana! Cosa ne pensi?
Santana scoppiò a ridere.
-Non credo esista un nome migliore!
 
 
 
Una volta a casa, Santana trovò una cassa di cartone e mise dentro qualche foglio di giornale per fare una casa per Brittana.
-Come dovrei portarla a passeggiare? – chiese Santana perplessa.
-Non è un cane, non credo che tu possa portarla fuori! Farà le sue cose qui per casa e tu le pulisci!
-Devo raccogliere le porcherie di un papero?
-Di Brittana.- la corresse dolcemente.
Santana sollevò gli occhi al cielo pensando che dopo tutto questo il minimo che potesse fare Brittany era rompere il suo fidanzamento con Artie. Discutevano di come occuparsi della papera mentre lei vagava per casa. Le prepararono del pane e dell’acqua che lasciarono nella cucina vicino al frigo.
-Ho bisogno di un bagno!- disse alla fine Santana.
-Anche io!
La latina non poté evitare un sorriso malizioso mentre la guardava con un sopraciglio sollevato. Brittany captò il significato di quei gesti e le si avvicinò lentamente, le strinse la vita mentre la baciava.
-Preparo la vasca?
-Si ma chiudiamo la porta! Non voglio traumatizzare Brittana!
Santana scoppiò a ridere mentre andava verso il bagno.
-Credi che Quinn sospetti qualcosa?
-Non è stupida e ci conosce troppo bene! Sa perfettamente cosa sta succedendo.
-E la cosa non ti preoccupa?
-Quinn è mia amica, immagino che voglia il meglio per me, non credi?
-Hai ragione.
Brittany le si avvicinò aiutandola a spogliarsi e baciandola. Entrarono insieme nella vasca e la bionda si accomodò tra le gambe di Santana appoggiando la sua schiena sul suo petto, lasciandosi abbracciare da dietro.
-Ci voleva un buon bagno. – le sussurrò la latina.
-Si, è meraviglioso dopo aver passato la giornata camminando.
Si accomodò ancora di più tra quelle braccia mentre chiudeva gli occhi per rilassarsi il più possibile. Stavano ferme assaporando quel semplice contatto. Santana sorrise e iniziò ad accarezzarle il braccio, pensando a quanto le piacesse quel silenzio, non sentiva il bisogno di dire niente.
-Brit, dobbiamo uscire, l’acqua si sta raffreddando.
Assentì mentre si alzava e si asciugava. Decisero di ordinare tacos per cena visto che nessuna aveva voglia di cucinare.
Fuori dal bagno le aspettava Brittana che si lasciò prendere in braccio.
-Bene Brittana, adesso è ora di andare a letto.- disse Brittany.
-Ma dai, vuole stare con noi!
-Non iniziare a educare male la papera! – le rispose indignata.
-Dai! Solo per stanotte! Per favore!
Brittany sollevò gli occhi al cielo mentre prendeva il telefono per ordinare la cena. Quando finì la papera si era addormentata tra le braccia di Santana che le fece cenno di non fare rumore mentre la metteva nella cassa e la portava in camera.
-Non ci credo! Sei tu quella che la vizia e io quella severa?
-Ma dai, è solo un papero!
-Si ma è il nostro papero! Deve capire quando deve dormire! O vuoi farla dormire tra le tue braccia sinché non sarà adulta?
-Credevo che avremmo dovuto avere un figlio per poter avere questa conversazione!
-Quindi non lo stai trattando come un figlio?
-Un papero, Brit, è un papero!
Lo disse a voce troppo alta e l’animaletto si svegliò, Santana corse a riprenderla in braccio.
-Sarà solo un papero ma la tratti come una persona!
-Io almeno mi preoccupo per lei.- le rispose sorridendo.
Suonarono alla porta e Brittany corse a prendere la cena. Santana lasciò la papera nella stanza e andò a mettere un film in sala. L’altra la raggiunse e l’abbracciò per iniziare a baciarla ripetutamente sulla guancia. Cercò di parlare ridendo per quell’attacco di tenerezza ma le labbra di Brittany glielo impedirono.
-Mi dispiace! Abbiamo avuto la prima discussione da genitori! Non arrabbiarti!
-Non lo farò! E, la prossima volta, la portiamo a letto quando lo dirai tu!
-No, la educhiamo come vuoi tu!
-Smettila di parlare! Così non riesco a baciarti!
La baciò mentre si dirigevano in cucina. Aprirono la busta con i tacos e li misero nei piatti. Dopo la cena si sedettero sul divano per guardare un film. Stettero abbracciate per tutto il tempo, ogni tanto Santana le baciava il collo o le dava dei leggeri morsi che facevano ridere l’altra. Brittany iniziò ad accarezzarle le spalle mentre la guardava negli occhi. Aveva smesso di prestare attenzione al televisore da un po’.
-A cosa pensi Brit?
-Pensavo a noi. San, è giusto quello che stiamo facendo?
-Lo so che è difficile.
-Quando stavamo al liceo Artie si è arrabbiato per la stessa cosa che stiamo facendo adesso.
-Non è la stessa cosa. Allora non pensavi che fosse tradire. Adesso sei cosciente di quello che succede.
-Lo so, per questo è peggio!
Santana le prese il viso obbligandola a guardarla negli occhi.
-Ascoltami. Non voglio che faccia niente di cui non sei sicura. – le diede un bacio sulla guancia e avvicinò le labbra all’orecchio. – Se vuoi posso accompagnarti a casa in taxi. Se me lo chiedessi sai che mi allontanerei da te sinché non hai le cose chiare.
-No!- le disse stringendola a se. – Non voglio che ti allontani da me! Ho bisogno di te, adesso come non mai. Ho bisogno di fare chiarezza ma ho bisogno di te per riuscirci.
Santana la strinse a sua volta, ormai il film era stato completamente dimenticato, si baciarono. Brittany iniziò ad accarezzarla con maggior passione ascoltandola gemere sotto le sue mani. Iniziò a sbottonarle la camicia.
-Ferma, non qui.
Santana si alzò dal divano e le prese la mano per accompagnarla nella stanza di Natalie, visto che nella sua c’era un papero. Brittany la stese sul letto e si portò sopra di lei.
-Questa volta tocca a me dominare.
Santana sorrise all’idea e si lasciò trasportare da quelle carezze.   
 
 
 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


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CAPITOLO 13
 
Non ricordava l’ultima volta che si era sentita tanto bene nella sua vita. Da quando Brittany era apparsa magicamente, Santana si sentiva come se stesse camminando tra le nuvole, lontano dal mondo e dalle altre persone, lasciandosi trasportare dalle correnti. Mentre osservava la rilassata respirazione di Brittany che dormiva al suo fianco, pensava alle giornate meravigliose che le stava regalando. Ricordò tutto il tempo insieme, quando andarono nel negozio di animali per comprare un letto decente per Brittana, quando passavano il tempo nell’ospedale visitando ogni giorno Natalie e aspettavano che si svegliasse, pensò a tutte le notti in quell’appartamento come se volessero recuperare tutto il tempo perso.
Stava per sorgere il sole e Santana si alzò per abbassare le persiane, non voleva che Brittany fosse infastidita dai raggi del sole. Lo faceva tutte le notti, poi si rimetteva a letto e accarezzava la pelle bianca dell’altra mentre la guardava dormire. Erano quelli i momenti in cui si rendeva conto che avrebbe dato qualunque cosa per passare il resto della sua vita con lei.
Sentì dei rumori nel corridoio e sorrise guardando la papera che entrava nella camera di Natalie dove ormai dormivano ogni notte. La prese per le ali e se la portò sopra la pancia, ma scivolò svegliando Brittany che si mise a ridere per il solletico che le facevano quelle piume.
-Non metterla sul letto! Finirà che la farai dormire con noi San!
Santana non rispose ma l’avvolse con una gamba e la strinse a se per baciarla. Brittany sorrise lasciandosi trasportare da quel torrente di emozioni che sentiva ogni volta che quelle labbra percorrevano il suo collo dall’alto al basso. Brittana iniziò a starnazzare obbligando Santana a fermarsi e a voltarsi verso di lei.
-Va bene! Coccole anche per te!- disse mentre l’accarezzava.
Brittany guardò l’orologio e decise che era ora di alzarsi.
-Andiamo all’ospedale oggi?
-Si ma stasera, adesso devo andare a lavorare.
-Va bene, ricordati che pranziamo fuori. Passo a prenderti?
-Certo. Ci vediamo alle due e mezza.
Si alzò per preparare i vestiti lasciando l’animale a terra. Quando Brittany uscì dalla doccia corse dentro il bagno per non arrivare in ritardo in ufficio. Intanto la bionda preparava la colazione, diede da mangiare alla papera e giocò con lei in attesa che arrivasse Santana per mangiare insieme.
-Cosa farai mentre sono in ufficio?- le chiese una volta a tavola.
-Vado a prendere le mie cose dall’attico.
-Brit, puoi usare le mie cose tutte le volte che vuoi. Non c’è bisogno che…
Brittany sollevò la mano e Santana smise di respirare accorgendosi che non portava più l’anello che le aveva dato Artie. La guardò mentre sorrideva, poi allungò la mano per sfilare la catena d’oro dal suo collo. Prese la piccola fede e se la mise al dito.
-Così sarebbe sempre dovuto essere.
-Mi stai dicendo che…
-Che è finita con Artie. Siamo solo io e te, sempre siamo state solo noi due.
 
 
Il cameriere prese nota dell’ordine non appena si sedettero, era una delle cose che a Santana piacevano di quel ristorante, erano rapidi ed efficienti. Brittany era andata a prenderla per pranzo proprio com’erano rimaste d’accordo. In qualche modo era la prima volta che uscivano da quando stavano di nuovo insieme.
-L’hai già detto ad Artie?
-No, non posso farlo per telefono.
-Vuoi dirglielo quando torna? Ma mancano ancora due settimane!
Brittany annuì prendendole la mano per tranquillizzarla. Improvvisamente un’altra mano le strinse il braccio facendola sobbalzare, si tranquillizzò rendendosi conto che erano Quinn e Rachel.
-Ciao, cosa fate qui?
-Rachel mi ha invitata a pranzo!
-Ho un idea! Pranziamo insieme! Ah, dimenticavo, ciao Santana.- disse Rachel con entusiasmo.
-Io volevo solo il mio piatto, se avessi saputo che veniva accompagnato da voi due non l’avrei ordinato!
-Andiamo San! Ci divertiremo!- la sgridò Brittany mentre faceva accomodare le altre, poi si rivolse alle nuove arrivate.- Cosa avete fatto senza di me?
-Visto che lo chiedi Quinn ha praticamente occupato casa mia, non riesco a mandarla via dal mio appartamento.
-Scusa? Ma se sei tu che mi impedisci di andare via!
Santana sollevò un sopraciglio con espressione incuriosita.
-Fabray e Berry? Chi l’avrebbe mai detto!
-A cosa ti riferisci?- le chiese Quinn infastidita.
-Non dirmi che non state insieme!
-Santana, siamo solo normalissime amiche!- rispose Rachel.
-Ma smettetela! Se è anche apparso un arcobaleno! C’è più tensione sessuale tra voi due che in una sala di riabilitazione per malati di sesso!
Quinn si mise a ridere, seguita da Rachel che aveva un espressione strana, poi mise un braccio intorno alle spalle della mora.
-Certo! Sono pazza per Rachel Berry!
Brittany si accorse del tono ironico di Quinn che scherzava solo per dare fastidio a Santana, ma, allo stesso tempo si accorse che Rachel si era irrigidita, come se quelle parole le facessero male. Per fortuna l’arrivo del cameriere aiutò a cambiare argomento.
-Finalmente! Pensavo che sarei svenuta.- disse drammaticamente Santana.
Passarono il resto del pranzo parlando del più e del meno. Della città e delle loro vite. Quinn raccontò che lavorava come professoressa in un liceo che si trovava non molto distante da dove viveva Santana. Raccontò che stava cercando un appartamento da quelle parti per potersi trasferire il prima possibile. Nessuno voleva parlare del tema del matrimonio. Quando finirono di pranzare Santana si alzò per andare all’ospedale, disse a Brittany di fermarsi con le altre e di passare la giornata con loro. Quinn si alzò con lei e si fece accompagnare nel bagno.
-Senti, non volevo chiederlo li con Brittany, ma come vanno le cose?
-Credo che stia andando tutto molto bene.
-Non voglio che nessuna delle due stia male. Mi assicuri che non ho niente di cui preoccuparmi?
-Si, davvero!- la guardò negli occhi prima di proseguire.- Dovresti preoccuparti per qualcun altro. Stai facendo soffrire Rachel.
Quinn aggrottò le sopraciglia, sembrava confusa, Santana la salutò senza aggiungere altro e uscì dal locale. Aveva fatto solo pochi metri quando qualcuno le prese la mano.
-Credevi davvero che ti avrei lasciata sola?
-Pensavo che avresti preferito stare con loro piuttosto che in un triste ospedale!
-No, preferisco stare con te!
Arrivarono all’ospedale e trovarono Ryan nella poltrona. Ultimamente passava ancora più tempo del solito li. Si alzò per abbracciarle entrambe per poi uscire per andare a bere un caffè, lasciando Natalie con loro. Santana si avvicinò per prenderle la mano guardando come il suo aspetto esterno migliorava di giorno in giorno. Le posò un bacio sulla fronte.
-Ciao, Natalie.
Brittany si avvicinò a sua volta.
-Ciao Naty! Sono di nuovo io! Devi svegliarti presto! Insomma Santana ha portato questa papera a casa tua e sta sporcando tutto!
Santana scoppiò a ridere.
-Ebbene si, Natalie! E non è l’unica novità! Visto che non ci sei faccio l’amore con Brittany tutte le notti nel tuo letto, visto che è più grande!
-Si, e sta usando anche tutti i tuoi vestiti!
Entrambe ridevano, poi Brittany sentì la testa di Santana che si appoggiava sulla sua spalla e si voltò per baciarla.
-Dimenticavo: non possiamo più ordinare pizze perché Brittana ha spaventato il ragazzo che ce le portava!
Ryan entrò sorridendo per quel momento così tranquillo e familiare. Si avvicinò per prenderle l’altra mano e si unì a quei commenti cercando di far arrivare, in qualche modo, le loro risate a Natalie.
-Lo avete visto?
Ryan si alzò in piedi senza lasciarle la mano e guardò Santana e Brittany in attesa di una risposta. La latina lo guardava aspettando maggiori spiegazioni, ma poi notò anche lei a cosa si riferisse. Era un lieve tremolio, un movimento leggero. Le dita di Natalie si stavano muovendo. Brittany si rese conto che, Natalie, stava iniziando ad aggrottare le sopraciglia e corse verso il corridoio per chiamare un medico.
-Natalie?- sussurrò Santana con le lacrime agli occhi.- Mi senti?- le accarezzò il viso mentre la osservava cercare di aprire gli occhi e, quando finalmente ci riuscì, scoppiò a piangere.
Natalie cercò di sorridere. Un’infermiera entrò di corsa e chiese a tutti di uscire dalla stanza. Santana sembrava non voler obbedire ma alla fine fu costretta a seguire Ryan e Brittany, in fondo non importava aspettare un po’ di tempo fuori. Natalie si era risvegliata. Il sole stava quasi tramontando quando gli fu permesso di rientrare nella stanza.
-Quando potrà tornare a casa?- chiese Santana al medico.
-Dobbiamo aspettare che si riprenda del tutto. Crediamo che sarà meglio tenerla sotto controllo per le prossime due settimane. Dobbiamo escludere con certezza danni cerebrali. Naturalmente potrete continuare a visitarla ogni giorno ma cercate di farla riposare.
-Ancora?- chiese innocentemente Brittany.
Santana la trascinò via accorgendosi dell’occhiataccia del medico. Appena vide Natalie le corse vicina per poterla abbracciare, cercando di non stringerla troppo forte, e le diede un bacio sulla guancia. Brittany si manteneva lontana, appoggiata alla parete, per non disturbare quel momento privato.
Improvvisamente lo sguardo di Natalie si posò su di lei e chiese qualcosa a Santana che sorrise e allungò la mano perché si avvicinasse.
-Piacere sono Brittany.
-Quella che fa l’amore con mia cugina nel mio letto?- le disse minacciosa.
Brittany divenne immediatamente rossa mentre Santana rideva.
-Tranquilla sta solo scherzando!
-Ciao Brittany, io sono Natalie. Anche se credo che ci conosciamo già. Grazie per prenderti cura di lei in mia assenza.
-Di niente, solo cerca di non farlo più!
-Lo prometto! Bene… adesso chi di voi due vuole spiegarmi la storia del papero?
 
 
 
Erano quasi le undici quando arrivarono all’appartamento di Santana. Ryan era rimasto all’ospedale. Brittany preparò qualcosa per cena anche se non avevano molta fame. Brittana si era addormentata nel suo letto.
Dopo cena Brittany prese un pigiama dalla sacca che aveva portato dall’attico dove viveva. Aveva deciso di non portare molte cose perché quando Natalie sarebbe tornata non l’avrebbe voluta li intorno.
-Ma io voglio che tu stia qui! Inoltre non ti sposi più e l’attico è di Artie. Dove vuoi vivere?
-Quinn ha trovato un appartamento. Vivrò con lei.
Terminò di indossare il pigiama e Santana l’abbracciò da dietro, le spostò i capelli e le baciò il collo.
-Non capisco perché ti ostini a mettere il pigiama. Non fai altro che renderlo più difficile.
Brittany si girò per baciarla ma improvvisamente suonò il campanello.
-Chi sarà a quest’ora?- disse Santana infastidita.
Aprì la porta e incontrò la sua vicina, la signora Roberts con sua figlia, la piccola Hannah.
-Ciao Santana. Stavi dormendo?
La signora Roberts era una donna bassa e poco curata. Si potevano vedere delle brutte occhiaie sotto gli occhi rossi. Santana l’aveva vista poche volte, normalmente era Hannah che veniva a chiederle se poteva farle da baby sitter, però le poche volte che l’aveva vista non era mai stata così distrutta. Non sapeva molto della vita di quella donna. Il marito l’aveva abbandonata un paio d’anni prima e si dovevano arrangiare con il denaro che guadagnava nel bar dove lavorava. Era uno dei motivi per i quali Santana si prendeva cura della bambina, che aveva una vita difficile.
-No signora Roberts, prego passi pure.
-Non preoccuparti. Dovrei chiederti un grosso favore.
-Certo, mi dica pure.- disse guardando Hannah e chiedendosi perché non fosse a letto a quell’ora.
-Devo andare urgentemente in Arizona per problemi di famiglia. Ti dispiacerebbe prenderti cura di Hannah mentre sono via. So che ti adora e non posso trovare nessun’altro in così poco tempo.
-Certo!- disse immediatamente Santana preoccupata per la bambina.- Stia tranquilla me ne occuperò io.
La signora Roberts la ringraziò e se ne andò. Hannah aveva una piccola valigia e manteneva lo sguardo al suolo senza nemmeno salutare la madre. Prese la mano che Santana le porse e si lasciò condurre dentro casa. Brittany, che aveva ascoltato tutto, le si avvicinò e si inginocchiò per stare alla sua altezza.
-Ciao Hannah. Ti ricordi di me?
La bambina solo annuì, mentre Brittany guardava Santana con preoccupazione.
-Hai mangiato? Posso prepararti un panino se vuoi.- disse quest’ultima.
-Ho già cenato.
Santana le prese il volto e la guardò ancora più preoccupata quando si accorse che stava piangendo. La abbracciò sentendo come si afferrava a lei, la sollevò portandola sul divano e consolandola mentre piangeva. Quando si fu calmata Santana le chiese:
-Cosa succede piccola? Raccontami.
-Non voglio andarci! Non voglio andarci!
-Dove non vuoi andare?
-Mamma è andata in Arizona per cercare lavoro. Dice che qui non ci sono i soldi. Però dice che non mi può tenere. Non voglio andare in un orfanotrofio zia Tana.
-Non andrai in nessun orfanotrofio. Tua madre non ti lascerebbe mai.
-Ma è lei che me l’ha detto. Dice che non può occuparsi di me. Dice che avrò una nuova famiglia che si occuperà di me. Ma io non voglio!
-Piccola, devi aver capito male. Non farà mai una cosa del genere. Sono sicura che in Arizona sarete felici.
-Non voglio andare con lei.
-Ma è tua madre, Hannah.- notò come la bambina si stringeva più forte a lei a quella frase.- Cosa succede piccola?
-Da quando il mio papà è andato via è strana. Quando torna la notte cammina strana, parla in modo strano e grida tanto. Devo chiudere la porta per non ascoltarla.
Brittany si portò la mano alla bocca mentre capiva a cosa si riferisse la bambina. Santana la strinse ancora più forte a se, si sentiva in colpa per non aver visto il comportamento della vicina che tornava a casa ubriaca tutte le notti.
-Ascolta, adesso ti facciamo un bel bagno caldo e poi ci mettiamo nel divano a guardare i cartoni animati!
Prepararono la vasca e Santana iniziò a lavare i capelli della bambina con attenzione. Poi Hannah le spruzzò un po’ d’acqua facendola sobbalzare e scoppiare a ridere.
-Se non stai ferma credo che ti affogherò!
Brittany entrò nel bagno con il pigiama della bambina e contemplò quella scena. Hannah continuava a tirare acqua mentre Santana si difendeva e contrattaccava. Brittany pensò che era la cosa più tenera del mondo veder giocare Santana con quella bambina. Scoppiò a ridere anche lei attirando l’attenzione delle altre due che iniziarono a tirarle l’acqua facendola gridare. Dopo quella battaglia finirono di lavare la bambina e la portarono sul divano.
-Zia Tana?
-Dimmi piccola.
-Non puoi adottarmi tu?
Santana sospirò mentre le dava un bacio sulla guancia.
-Non parliamo di questo adesso.
-Ma vorrei che fossi mia mamma. Brittany può vivere con noi. Ci divertiamo insieme.
Brittany accarezzò la testa della bambina che le sorrise. Stettero in silenzio e, dopo un po’ Hannah si addormentò. La portarono nel letto di Santana e uscirono per lasciarla riposare andando in camera di Natalie.
-Cosa farai con lei? Non puoi lasciarla con sua madre, è orribile!
-Lo so! Però non posso fare niente, è sempre sua madre. Io non posso intervenire.
-E se la denunciamo? Possiamo chiamare i servizi sociali.
-La manderebbero comunque in un centro per minori.
-E tu non potresti…
-No Brit, no! Non è un papero è una persona!
-Però qualcuno la prenderà in affidamento prima o poi! Lei preferirebbe fossi tu!
-Non posso prendermi cura di una bambina! Non so prendermi cura nemmeno di me stessa! Insomma non so nemmeno cucinare! Non ho nemmeno una casa ufficialmente questa è a nome di Natalie! Non me la lascerebbero mai!
Brittany si irrigidì al tono aggressivo dell’altra. La lasciò per voltarsi dall’altra parte dandole le spalle. Santana sospirò e le si avvicinò per abbracciarla e sussurrarle all’orecchio.
-Mi dispiace, non avrei dovuto parlarti così. Cerca di capirmi, mi sento impotente perché voglio bene a quella bambina più che a me stessa e non posso fare niente per lei.- la voce le si spezzò mentre iniziava a piangere.- E, come se non bastasse, me la prendo con te! E mi fa male trattarti così perché… perché non so vivere senza di te. Non ho mai imparato a farlo.
Anche Brittany non riuscì a trattenere le lacrime, l’abbracciò forte lasciando che piangesse sul suo corpo. Santana si accorse anche delle sue lacrime e si sollevò per baciarla. Lo fece cercando di darle tutto l’amore che sentiva in quel momento, tutto l’amore che aveva sempre sentito.
-Ti amo Santana.
Brittany lo sussurrò quasi senza volere, notando come tutto il suo corpo si rilassava a quelle parole che aveva tenuto dentro di se durante tutto quel tempo. Non era nemmeno sicura che Santana l’avesse sentita, poi questa si mosse andando a stringersi di più a lei. Non era necessario vederla, sapeva che stava sorridendo.   
 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


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CAPITOLO 14
 
Santana si svegliò come tutte le mattine con i primi tenui raggi del sole che le colpivano il viso. Doveva alzarsi per abbassare le persiane e evitare che la luce svegliasse anche Brittany ma qualcosa non quadrava. Vide il bracciò della bionda che le stringeva la cintura ma non era l’unico. Si accorse di un altro braccio più piccolo e un altro corpo che l’abbracciava. Si girò ricordando la notte prima e strinse la bambina a se. Questa si mosse a quel contatto, era sveglia.
-Ciao.- disse Hannah sollevando la testa.
Santana si portò un dito alle labbra per indicarle che non facesse rumore mentre accarezzava la testa di Brittany. La bambina sollevò lo sguardo per guardarla e sorrise avvicinandosi per poterle accarezzare i capelli anche lei come stava facendo Santana.
-Sai che è molto bella? Credo che ti voglia molto bene.
-Ti dirò un segreto.- le disse sorridendo.- Anche io le voglio molto bene!
La bambina la guardò seria per un attimo, poi l’abbracciò e la strinse mentre rispondeva.
-Allora anche io le voglio bene.
Brittany si mosse aprendo appena le palpebre e si strinse di più a Santana senza accorgersi della presenza della bambina. Si stiracchiò facendo dei suoni strani. Santana le diede un bacio sulla testa mentre la bambina cercava di non ridere per non farsi scoprire.
-Buongiorno.- disse Brittany mentre le sorrideva e sollevava la testa per baciarla, ma Santana fu più rapida e voltò il viso facendo in modo di ricevere il bacio sulla guancia.
-Brit, tesoro, abbiamo visite!
Finalmente si accorse della bambina che intanto rideva e l’accarezzò.
-Quando sei arrivata? Ti abbiamo lasciata nell’altra stanza!
-Stamattina presto! Mi sono svegliata e non riuscivo a dormire!
-Mi stava aiutando a mantenerti addormentata. Ma il signor sole non vuole che tu dorma ancora! Avete fame?- chiese Santana mentre si alzava.
Entrambe assentirono e si alzarono, la bambina fu la prima a uscire dalla stanza. Brittany ne approfittò per trattenere Santana e baciarla. L’altra si allontano subito per appoggiare la sua fronte su quella dell’altra.
-Brit, adesso c’è una bambina in casa. In un altro momento, va bene?
Uscirono dalla stanza mentre Brittany protestava tra se e se per quello che significava quella frase. Prepararono tre tazze di cioccolata calda mentre Hannah giocava con la papera.
-Come si chiama?- chiese la bambina.
-Brittana.- risposero insieme.
-Ma non hai scuola?
-Brittany siamo al finale di Giugno! Ci sono le vacanze!- rispose Santana.
La ragazza sollevò le spalle.
-Questa città è troppo fredda, mi confondo! Andiamo allo zoo?
Hannah sollevò la testa mentre annuiva convinta. Santana sollevò gli occhi al cielo rassegnata.
-Va bene andiamo ma avete solo quindici minuti per farvi trovare pronte davanti alla porta.
 
 
Hannah passò la giornata correndo da una parte all’altra dello zoo inseguita da Brittany e Santana piuttosto preoccupate. In realtà l’unica preoccupata era la latina, Brittany sembrava semplicemente una bambina felice. Alla fine la bambina era tanto stanca che prese la mano di entrambe le sue nuove baby sitter per camminare tranquillamente con loro.
Santana decise che era ora di tornare a casa nonostante le proteste congiunte che quell’idea sollevò. Prese in braccio la bambina che si addormentò in pochi minuti. Quando finalmente arrivarono a casa le misero il pigiama senza svegliarla e la misero a letto.
-Non sarebbe stato meglio svegliarla? Non ha cenato.- chiese Brittany.
-Si sveglierà quando avrà fame. Lasciamola riposare. E poi vorrei stare da sola con te per un po’.
Brittany si avvicinò spostandole una ciocca di capelli dal viso, la abbracciò per poi poterla finalmente baciare. Si allontanò per prenderle la mano e portarla in cucina.
-Cosa vuoi per cena?
-Mi va bene tutto.- sussurrò prima di riprendere a baciarla.
-Pasta?- disse mentre si allontanava per prendere una pentola e metterla tra le mani di una confusa Santana.- Adesso riempila d’acqua.
-Cosa stai facendo, Brit?
-Ho deciso che ti insegnerò a cucinare! Quando torna Natalie non voglio che continuiate a ordinare per telefono le vostre cene!
Santana scoppiò a ridere mentre riempiva la pentola d’acqua. Brittany le stava vicina e le spiegava cosa doveva fare passo passo. Alla fine riuscirono a preparare la pasta con una semplice salsa di pomodoro. Poi prepararono la besciamella e misero il tutto nel forno perché finisse di cuocere. Mentre aspettavano Brittany accese la radio mentre apparecchiavano. Quando iniziarono a suonare le prime note di “dream a little dream of me” si avvicinò lentamente a Santana e l’abbracciò da dietro iniziando a ballare lentamente con lei.
Brittany le prese un polso e la fece voltare, trovandosi faccia a faccia. Era molto tempo che non ballava e tornare a farlo tra le braccia di Santana le sembrò magico. Nascose il viso nel collo della latina continuando a muoversi a ritmo. La strinse più forte in vita mentre la canzone arrivava alla fine, percorse con una mano il suo fianco sino ad afferrare una delle sue e fece forza per far piegare il corpo di Santana all’indietro mentre le teneva le spalle con l’altra mano. Entrambe risero, poi Santana usò la sua mano libera per avvicinare il volto di Brittany al suo e baciarlo.
Brittana nel frattempo si era avvicinata starnazzando e riportandole alla realtà. Finalmente la cena era pronta e si sedettero a tavola.
-Dovresti essere orgogliosa! Hai imparato a fare la pasta!
-Si! Ma devi insegnarmi altre ricette! Non posso vivere solo con la pasta!
-Domani andiamo all’ospedale?
-Non credo che sia il posto ideale per Hannah.
-Allora andrai tu! Io rimarrò con lei per controllarla.- poi fece una faccia triste pensando alla bambina.- Quando torna sua madre?
-Non me l’ha detto. Ti sei già affezionata a lei?
-Non è difficile volerle bene. Poi mi ricorda te: testarda ma in fondo tenera.
-Sai cosa è curioso? A me ricorda te, una bionda innocente ma con un carattere forte.
Brittany si alzò per sparecchiare senza incrociare il suo sguardo, Santana la guardò e le si avvicinò per stringerla.
-Cosa c’è Brit?
-Stavo pensando. Sei sicura di non poter fare niente per adottarla?
-Lo sai che è praticamente impossibile.
-Ma ti sto insegnando a cucinare! Questo è un punto a tuo favore!
-Non è quello Brit! Non si può, lo sai! Non ci pensare.
Improvvisamente si accorsero della presenza della bambina e si voltarono per guardarla.
-Cosa fai in piedi Hannah?
-Ho fame!- rispose sonnolenta.
Santana sorrise e le portò un piatto di pasta che Hannah mangiò rapidamente.
-Vuoi che ti porti a letto adesso?
-No! Non voglio dormire li! Mi fa paura!
Brittany guardò con occhi da cucciolo la latina che capì immediatamente cosa volesse l’altra.
-No, non ci pensare nemmeno Brit.- le sussurrò piano perché la bambina non potesse sentirle.
-Vuoi dormire con noi Hannah?- chiese a voce alta Brittany.   
 
 
Il cellulare di Santana iniziò a vibrare nel comodino. Aprì gli occhi e lo prese accorgendosi che era un messaggio di Ryan che le chiedeva di passare in ospedale perché Natalie voleva vederla. Guardò l’ora e vide che era ancora presto, così si alzò per prepararsi lasciando dormire Brittany e Hannah. Uscì poco dopo raggiungendo l’ospedale. Quando giunse dalla cugina si sedette vicino per prenderle la mano sorridendo.
-Allora, mi ha detto il tuo fidanzato che volevi vedermi!
-Volevamo dirtelo insieme ma Ryan è dovuto correre al lavoro. Mi ha chiesto di sposarlo!
Santana si portò le mani alla bocca sorpresa poi le si lanciò al collo.
-Lasciami vedere l’anello! Sono così felice, è bellissimo!
-Non è tutto, stasera passa a casa per prendere le mie cose. Andremo a vivere insieme una volta che mi liberano da questa prigione!
Santana si fermò un attimo mentre guardava il pavimento. Era felicissima per la cugina ma non poteva pensare a vivere senza di lei. Cercò di sorridere.
-Si capisco.
-Non essere triste. Ci sarebbe un’altra piccola cosa. Non voglio vendere il mio appartamento. Ci sono stata per tanto tempo ed è anche tuo. Tu sei avvocato quindi puoi aiutarmi.
-Cosa vuoi fare?
-Mi servono i documenti per cambiare il nome del proprietario.
-Certo, è facile. A chi lo vuoi lasciare?
-Come a chi? A te! Abbiamo vissuto li per sette anni, è anche casa tua. Brittany così potrà vivere con te.
Natalie vide il sorriso che spuntava nel viso dell’altra mentre si gettava tra le sue braccia.
-Mi mancherai!
-Non vado via! Verrò a visitarti e ti stancherai di avermi intorno! Quando mi recuperi i documenti?
-Più tardi ti mando qualcuno del mio ufficio. Adesso devo andare! Mi hai appena dato un’idea! Insomma è una pazzia!
-Cosa ti succede?
-Forse è arrivato il momento di aggiungere un nuovo membro alla famiglia Lopez.
 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


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CAPITOLO 15
 
Brittany continuava a chiamare Santana, preoccupata. Il sole era già tramontato e non l’aveva vista per tutto il giorno. Le aveva detto che avrebbe passato tutta la giornata in ufficio, cercando documenti, per questo sarebbe tornata tardi. L’aveva avvisata che sarebbe passato Ryan per portar via le cose di Natalie, così passò la mattinata preparando valige aiutata da Hannah. Mangiarono la pasta che era avanzata dalla notte prima e guardarono un po’ di televisione.
Il pomeriggio uscirono per fare una passeggiata e decisero di passare nell’edificio dove lavorava Santana ma la segretaria le informò che non si trovava li. Finalmente tornarono a casa e si sedettero nel tavolo della cucina mentre aspettavano che Santana rispondesse al telefono per dire quando sarebbe tornata. Improvvisamente suonò il campanello e Brittany corse ad aprire saltando al collo di Santana.
-Brit! Non mi fai respirare!
Hannah corse verso la porta per dargli il benvenuto. La presero tra le braccia perché potesse abbracciare Santana. Poi si diressero nella cucina per cenare insieme.
-Cos’hai fatto tutto il giorno?- le chiese Brittany.
Santana guardò Hannah indicando che non voleva parlare davanti a lei. Allora la portarono in camera e le misero il pigiama.
-Ma voglio dormire con voi!
-Tesoro non puoi dormire sempre con noi. Stai tranquilla ci fermiamo con te fino a quando non ti addormenti.
La bambina sorrise e chiuse gli occhi. Non ci volle molto prima che cadesse in un sonno profondo, la lasciarono sola e chiusero la porta alle loro spalle. Quando uscirono Santana spinse Brittany contro la parete baciandola mentre le passava le dita tra i capelli. Questa, dopo un attimo di sorpresa, si lasciò trasportare da quel bacio, sentiva come se fossero passati secoli dall’ultima volta, portò una mano alle spalle della latina per spingerla di più contro di lei.
Santana si allontanò appena per baciarle il collo, con la bambina in casa dovevano fare attenzione, ma era così difficile resisterle.
-Devo farti vedere una cosa Brit.
-Adesso?
Santana le prese la mano sorridendo e la portò in cucina. Prese la borsa e ne estrasse dei documenti sistemandoli sul tavolo.
-Cosa sono?
-Stai parlando con la nuova padrona di casa! E non è tutto! Guarda questo. C’è la possibilità che mi affidino Hannah. Ho bisogno che la madre firmi questi documenti e poi aspettare per vedere se li approvano! Ma sono fiduciosa!
-Davvero vuoi… - non riuscì nemmeno a finire la frase per la sorpresa.
Santana annuì e la baciò di nuovo incapace di trattenere l’entusiasmo.
-Per questo sono stata tutto il giorno fuori. Avevo bisogno di molti documenti! Ma devi farmi un favore!
-Quello che vuoi!
-Non dirle ancora niente alla bambina. Non voglio darle false speranze!
Decisero che era ora di andare a letto. Santana era distrutta dopo quella giornata.
-Ritorna domani. – sussurrò Brittany tra le braccia dell’altra.
-Chi?
-Artie. Teoricamente ci sposiamo tra una settimana.
Un brivido percorse la schiena di Santana mentre sentiva un nodo di paura che si formava in gola. Brittany sentì la tensione e l’abbracciò con più forza e la baciò sul collo per farla rilassare. La paura sparì dal corpo di Santana mentre pensava che, questa volta, aveva scelto lei, non sarebbe tornata da Artie. Le sorrise mentre chiudeva gli occhi. Aveva Brittany e presto avrebbe avuto anche Hannah, le cose stavano migliorando.
 
 
 
Gli occhi di Santana si aprirono notando come Brittany cercava di alzarsi senza fare rumore. Ovviamente non c’era riuscita. Guardò l’orologio accorgendosi che era presto.
-Cosa fai Brit?
Brittany la baciò mentre si alzava dal letto. Si diresse al bagno lasciando l’altra sola nella stanza. Santana chiuse gli occhi aspettando che tornasse, sentì i passi di Brittana e la portò sopra il materasso. La papera le diede dei piccoli colpi con il becco facendo ridere la latina. Brittany tornò dopo pochi minuti, si sdraiò di nuovo mentre accarezzava il papero.
-Devo andare. – a quelle parole Santana si voltò per guardarla e si accorse delle profonde occhiaie sul volto di Brittany, probabilmente non aveva dormito molto.
La bionda notò come l’altra le accarezzava la mano e le sorrise. Poteva vedere la paura in quegli occhi oscuri e sentì il suo cuore che si stringeva sapendo che lei era la causa di tutto. La baciò. Santana si afferrò a lei come se non volesse lasciarla andare.
-Devo andare. Tornerò, lo prometto.
Sentì Santana sospirare ma la lasciò andare. Quando sentì la porta di casa chiudersi si diresse nella stanza di Hannah dove la bambina si stava svegliando.
-Mi fai posto?
Hannah si spostò appena perché la donna potesse sdraiarsi al suo fianco e l’abbracciò.
-Cosa succede? Sembri triste.
-A volte anche io ho paura Hannah.
-Cosa ti fa paura?
-Non voglio stare sola di nuovo.- sussurrò Santana pensando che, probabilmente, non era un discorso adatto per una bambina così piccola.
-Ma tu hai me!- le rispose la bambina mentre le dava un bacio sulla guancia.
-Facciamo colazione fuori?
-Si! Voglio i waffel!
-Con tanto cioccolato!
-E panna!
-E granella di nocciole!
Hannah saltò in piedi cercando i vestiti puliti. Santana l’aiutò a vestirsi e in pochi minuti furono pronte. Andarono in un negozio di waffels vicino a un piccolo parco, ne comprarono un paio per poter fare colazione sul prato. La bambina mangiava ridendo per tutto il cioccolato che le sporcava la faccia. Santana sporcò il naso di Hannah con un po’ di panna e quando la bambina cercò di fare lo stesso fu più rapida e leccò la panna prima che potesse sporcarla.
-Che schifo!
-Oh ma come sei delicata! Andiamo, finisci di mangiare, sei lenta!
-Solo perché io mastico! Sei grassa!
-Io sarei grassa?- prese la bambina e iniziò a farle il solletico.- E questa pancia?
-Sono piccola! E’ il meta… metananolismo!
-Si dice metabolismo!
Continuarono a scherzare nel parco, andarono a giocare sulle altalene e poi sullo scivolo. Santana guardava la bambina ma il suo pensiero andava a Brittany e quello che stava facendo il quel momento. Non le piaceva l’idea che stesse con Artie anche se sapeva che era solo per rompere il fidanzamento.
Quando Hannah si stancò di giocare tornarono a casa per dare da mangiare a Brittana. Dopo una breve passeggiata arrivarono davanti al portone azzurro. Sorrise pensando che adesso quella era davvero casa sua. Aprirono la porta e fecero a gara per vedere chi arrivava prima. Santana rallentò per far vincere la bambina, ma quando la raggiunse si accorse che non era sola, la signora Roberts era ferma davanti alla porta.
-Ciao tesoro.- disse la donna rivolgendosi ad Hannah.
Santana si innervosì ricordando quello che le aveva raccontato la bambina mentre questa le stringeva forte la mano.
-Signora Roberts, vorrei parlare con lei. Entri per favore.   
Entrarono in casa e Hannah andò a portare la papera in camera sua per lasciare le due donne sole. Santana mostrò tutti i documenti.
-Cosa sono tutti questi fogli?- chiese la donna stupita.
-Hannah mi ha raccontato cosa vuole fare in Arizona. Non voglio che l’affidi ai servizi sociali.
-Questi non sono affari tuoi!
-Si che lo sono. Lei sa quanto voglio bene a quella bambina. La posso prende in affidamento io.
La signora Roberts la guardava perplessa mentre sfogliava i documenti.
-Non è necessaria la presenza di un avvocato?
-Sono avvocato. Lei solo deve compilarlo e firmarlo. Lo faccia per Hannah e per lei! Avrà meno problemi economici.
La signora Roberts non se lo fece ripetere due volte. Compilò velocemente e firmò senza batter ciglio. Santana fu sollevata e, se tutto andava bene, presto la bambina sarebbe stata affidata a lei. Sorrise pensando che Hannah sarebbe diventata in qualche modo sua figlia.
-Devo fare qualcos’altro?
-No signora, adesso me ne occupo io.
-Può restare con te sinché non avremo la risposta?
-Certo. Comunque non avrei lasciato che tornasse con lei.
La donna si alzò dalla sedia e si diresse alla porta con un breve saluto. Quando uscì Santana si appoggiò alla porta e si mise a ridere. Hannah uscì dalla stanza con aria confusa ma sorrise quando Santana la prese tra le braccia.
-Cos’è successo? Non devo andare con lei?
-No Hannah, è finita! Non tornerà! Vivrai con me!
-Mi hai adottato?
-Ancora bisogna fare delle cose perché sia ufficiale. Ma poi potrai vivere con me per sempre!
-Brittany può vivere con noi?
-Possiamo chiederlo! Vuoi che viva con noi?
-Si, è come avere una seconda mamma.
Santana le accarezzò la testa mentre sorrideva. Poi prese il cellulare e provò a chiamare Brittany ma era spento. Chiamò Ryan e gli chiese se poteva venire a controllare la bambina così da potersi avvicinare in ufficio per inviare i documenti.
Quando l’amico arrivò lo lasciò in casa per correre a lavorare. Passò il pomeriggio compilando moduli e inviarli al giudice dei minori. Quando tornò a casa era già molto tardi e aveva iniziato a piovere. Scese dal taxi e si mise a correre per arrivare al portone azzurro.
-Santana!
La voce di Brittany la fece fermare sul posto, si voltò e la vide a pochi metri sotto la pioggia battente. Santana le corse incontro e l’abbracciò.
-Ce l’abbiamo fatta! La signora Roberts ha firmato i documenti! Hannah starà con me!
Le braccia di Brittany la strinsero mentre la baciava. Fu una sensazione elettrizzante, l’unione tra l’euforia che provava e la pioggia sulla pelle era la sensazione più bella che Santana avesse mai provato. Si separò per prendere fiato e le prese la mano per portarla verso la porta. Ricordò la paura che aveva provato pensando alla bionda con Artie e sorrise rendendosi conto che era tornata da lei. Le strinse la mano più forte e guardò il suo dito anulare.
-Brit? Cosa ci fa quell’anello li? Dimmi che hai rotto il fidanzamento!
-Volevo farlo, davvero.
-Brittany!- Santana lasciò di colpo la sua mano mentre si allontanava
-Non posso, credevo di riuscirci ma quando l’ho visto… - la sua voce suonava rotta per la tensione, si sentiva la peggior persona del mondo e non sapeva come spiegare quello che sentiva. Come poteva spiegare il senso di colpa che aveva sentito quando Artie l’aveva abbracciata dopo non averla vista per un mese? Come poteva raccontarle dei dubbi che si erano impossessati di lei quando aveva baciato le sue labbra? – Non posso scegliere. Vi amo moltissimo. A entrambi.
Santana si sentì morire. La testa le girava e sentiva un dolore al petto mentre un nodo alla gola le impediva di respirare. Vide Brittany che iniziò a piangere, portò la sua mano sulla guancia della bionda e la obbligò a guardarla negli occhi.
-Brit, non puoi farmi questo. Mi hai scelta. Hai detto che eravamo solo io e te.
-Non voglio farlo soffrire, non posso!
-E a me si?
-Cosa vuoi che faccia, San? Io non so che fare!
-Non si tratta di quello che io voglio! – Santana gridò così forte che fece fare un passo indietro a Brittany, allora riprese a parlare cercando di controllarsi.- Non conta quello che voglio io. Cosa vuoi tu?
Faceva freddo, Brittany si strinse tra le sue braccia cercando di riscaldarsi.
-Non lo so, so solo che non vorrei fare del male a nessuno.
-Cosa pensi di fare allora? Ti sposi con lui e tieni me come amante? Vuoi vivere così? Io passo, mi hai già fatto abbastanza male.
-Credi di essere la sola a soffrire? Tutto quello che sta succedendo è per colpa tua! Perché sei andata via? Perché non sei rimasta allora? Se avessi lottato per noi tutto questo non sarebbe successo! Non puoi tornare dopo sette anni e pensare che tutto torni come prima! Avevo ricostruito la mia vita! Avevo imparato a vivere senza di te!
Santana sentiva come ogni parola di Brittany la colpiva con violenza, era sempre più difficile respirare. Chiuse gli occhi un momento. Nella sua testa poteva ascoltare una voce, la sua voce che diceva la più grande bugia, quel “ti amo Santana”. Invece non l’amava. Se l’avesse amata davvero tutto questo non starebbe succedendo. Avrebbe rotto il fidanzamento e avrebbe scelto lei. Invece era di nuovo la seconda scelta. Lo era stata sempre.
-Va bene, è finita Brit!- le disse aprendo gli occhi. Aveva anche smesso di piangere.- Dimenticami. Dimentica che siamo state qualcosa. Dimentica tutto quello che è successo qui. Fallo perché è quello che farò io.
-No, aspetta per favore! No!- Brittany corse verso di lei cercando abbracciarla ma fu allontanata bruscamente, perse l’equilibrio e si ritrovò al suolo mentre continuava a piangere. –Non è vero quello che ti ho detto! Non è vero! – sollevò la testa e vide Santana che entrava nell’edificio rivolgendole uno sguardo carico di dolore, delusione e angoscia. Quasi poteva sentire il cuore della latina che si rompeva in mille frammenti a causa sua.- Santana, per favore!
La porta si chiuse prima che potesse aggiungere altro. Santana salì le scale più velocemente che poteva ignorando la voce disperata di Brittany. Arrivata al settimo piano suonò il campanello più volte, voleva solo rifugiarsi in casa.
Ryan le aprì la porta preoccupato di vederla in quello stato, ma Santana gli chiese di essere lasciata sola. Appena l’amico uscì si diresse per controllare Hannah che dormiva tranquilla. Si fece un rapido bagno per riscaldarsi e si mise a letto. Appena si appoggiò sul materasso le lacrime che aveva trattenuto ripresero a cadere, liberando la frustrazione che sentiva in quel momento. Abbracciò il cuscino e vi nascose il viso. La sua memoria si impegnava a punirla ricordandole tutte le notti passate in quello stesso letto, tutti i baci, tutte le carezze, tutti i sussurri e tutte le volte che si erano svegliate abbracciate. Di nuovo ricordò quelle parole: ti amo. Solo due parole, cinque lettere di una menzogna. Tutto era stato solo un’enorme bugia. Bugie. Bugie a cui aveva deciso credere dall’inizio. Com’era potuta essere tanto cieca?
Continuò a piangere mentre il cuscino si bagnava delle sue lacrime, cercava di liberare l’agonia che la stava consumando. Ma riusciva a pensare solo che mentre lei affogava tra le lacrime, Brittany era tra le braccia di Artie. Improvvisamente sentì il peso di un altro corpo nel letto e dita che le accarezzavano i capelli. Per un attimo pensò che fossero le dita di Brittany, che tutto quello che era successo fosse solo un incubo. Ma quando aprì gli occhi, gonfi e rossi per le lacrime, vide il volto preoccupato e triste di Hannah. Cercò di sorridere mentre si asciugava le lacrime e accarezzava la guancia della bambina.
-Non è giusto che tu mi veda così.
Hannah si strinse a lei, abbracciandola dolcemente mentre sentiva come Santana le baciava i capelli per cercare di tranquillizzarla. Sapeva che tutto quel pianto doveva avere a che fare con Brittany e con il fatto che non stesse dormendo li e voleva aiutarla. Per questo era andata in quella stanza quando aveva sentito i singhiozzi.
Santana abbracciò la bambina e nascose la testa tra i suoi capelli. Non le piaceva che Hannah la vedesse in quella situazione, doveva essere forte e non piangere davanti a lei. Improvvisamente sorrise pensando che presto avrebbe avuto la custodia di quella bambina.
-Io non ti lascerò mai sola.- sussurrò Hannah prima di cadere in un sonno profondo.     
 
 

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


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CAPITOLO 16
 
Una sensazione strana al naso svegliò Santana la mattina dopo. Non sapeva bene come Brittana fosse riuscita a salire sul letto e a svegliarla. Anche Hannah si svegliò sentendo come Santana si muoveva. Non aveva voglia di fare nulla, non voleva alzarsi, non voleva andare da nessuna parte. L’unica cosa che voleva era stare li sdraiata, abbracciare la bambina e continuare a piangere. Ma sapeva che non poteva farlo, doveva essere forte anche per Hannah.
-Hai fame? – le chiese.
Hannah annuì alzandosi dal letto mentre prendeva Brittana per portarla a mangiare.
-Cosa vuoi fare oggi?
-Non lo so – rispose la bambina. – Faremo qualcosa?
-Ho un’idea. Possiamo andare a teatro. C’è uno spettacolo per bambini a mezzogiorno.
-Non sono mai andata a teatro. Mi piacerà?
-Non ci sei mai stata? Allora è deciso! Ti piacerà!
Hannah sorrise, non le era piaciuto vedere Santana triste la notte prima, e vederla sorridere la rendeva felice. Si prepararono e dopo la colazione uscirono per fare una passeggiata sino al teatro. Quel giorno c’era “Biancaneve e i sette nani” e la bambina sembrava divertirsi molto. Saltava sulla sedia ogni volta che i nani entravano in scena e si spaventò quando apparve la strega con la mela avvelenata per Biancaneve. Praticamente gridò “non mordere la mela” un centinaio di volte creando un effetto a catena che portò tutti i bambini a gridare la stessa cosa. Strinse la mano a Santana mentre guardava i nani che piangevano per Biancaneve. La latina la guardava con affetto pensando che non ci fosse niente di più adorabile nel mondo. Quando il principe baciò Biancaneve, Hannah, si portò una mano per coprirsi gli occhi mentre faceva smorfie disgustate.
-Non ti piacciono i baci? – le chiese stupita Santana.
-No, che schifo! Da grande non darò nessun bacio!
Santana si sporse e iniziò a darle baci sulla guancia facendola ridere. Alla fine le prese la mano e la portò verso l’uscita. Hannah non voleva andare via, era troppo emozionata.
-Voglio vedere i nanetti!
-Sono andati a casa per riposare, adesso non puoi vederli!
-Ma li voglio vedere!
-Ehi, io vi posso aiutare!
Santana si voltò a quelle parole e si trovò davanti Rachel Berry. Aveva dimenticato che lavorava da quelle parti. La latina l’abbracciò per sorpresa della cantante che ricambiò.
-Cosa fai qui? Dov’è Quinn?
-Adesso è a Lima. Credo che Brittany ha dormito da lei stanotte, ha deciso che non vuole vivere a New York. Stamattina sono partite per il matrimonio. Quinn tornerà dopo la festa.
-Ma voi? Si insomma state insieme?
Rachel negò con la testa mentre abbassava la testa e arrossiva.
-E tu come stai? Dopo quello che è successo con Brittany voglio dire.
-Sono stata peggio, credimi! Ma non voglio parlarne. Invece cosa succede tra te e Fabray?
-Santana! Noi non…
-Senti lascia perdere forse è meglio non parlare di queste cose davanti alla bambina.
Hannah salutò con la mano attirando l’attenzione di Rachel.
-Ciao piccola, io sono Rachel un’amica di Santana.
-Io sono Hannah, sono sua figlia!
Rachel guardò con la bocca aperta la latina aspettando una spiegazione per quello che aveva appena sentito. Ma Santana si strinse nelle spalle e sorrise per poi cambiare argomento.
-Non dovevi aiutarci?
-Certo, ho sentito che tua figlia – sorrise nel dire quella parola. – vuole conoscere i nani! Vuoi che te li presenti io?
La bambina iniziò a saltellare felice mentre seguiva le donne verso i camerini. Gli attori erano amici di Rachel e, per fortuna, indossavano ancora gli abiti di scena. Hannah pensava fossero veri nani solo un po’ più alti di come si aspettava. Dopo qualche minuto Santana decise che era davvero ora di tornare a casa.
-Grazie Rachel. Mi avvisi quando torna Quinn? Mi piacerebbe parlare con lei.
-Certo, ti chiamo appena arriva. E’ stato un piacere conoscerti Hannah Lopez!
-Vuoi smetterla con le scemenze, Berry! – la sgridò Santana.
-Ciao Berry! – la salutò la bambina mentre si allontanava.
Mentre tornavano a casa la bambina commentava entusiasta le scene che le erano piaciute di più. Il teatro le era piaciuto tanto che voleva tornarci tutti i giorni e, da grande, voleva diventare una stella del teatro come Rachel. Santana sorrideva mentre l’ascoltava, quella bambina era meravigliosa. Si fermarono per comprare qualcosa da mangiare e poi, arrivate a casa, prepararono il tavolo per il pranzo mentre Brittana gli camminava intorno.
-Sembra nervosa – disse Santana guardando incuriosita il papero.
-Sembra che stia cercando qualcosa – aggiunse Hannah.
Entrambe guardavano l’animale che correva da una parte all’altra facendole ridere. Era cresciuto, si era allungato il collo e presto avrebbe cambiato le piume. Quando Hannah terminò il pranzo andò a giocare con Brittana mentre Santana lavava i piatti. Quando finì decise di andare nel salone per riposare sul divano, ma mentre passava davanti alla porta della camera della bambina si fermò di colpo. Hannah accarezzava il papero mentre gli sussurrava:
-Manca tanto anche a me. Ma non possiamo dirlo a Santana, a lei manca di più.
Santana bussò alla porta della stanza facendo sobbalzare la bambina. Si avvicinò al letto sedendosi sul materasso, spostò appena i capelli dal viso di Hannah accorgendosi che piangeva.
-Non abbiamo bisogno di lei. Non devi essere triste.
-Tutto andava bene prima che io arrivassi! E’ andata via per colpa mia?
-No tesoro. Non è colpa tua! Non è colpa di nessuno!
Hannah l’abbracciò forte e Santana si asciugò un paio di lacrime prima che la bambina le vedesse.
-Sarò davvero tua figlia?
-Si appena arrivano i documenti.
-Come ti devo chiamare?
-Come vuoi tu!
 
 
 
La mattina dopo Santana fu svegliata da Hannah che saltava sopra il letto e gridava.
-Andiamo! Sveglia!
-Cosa succede? Sono solo le sette!
-Ma oggi arrivano i documenti!
Chiuse gli occhi cercando di fare calmare la bambina, ma questa riprese a saltare e a farle il solletico per svegliarla. Alla fine cedette e si alzò per preparare la colazione anche se Hannah non riusciva a stare calma. Santana aveva appuntamento nel suo ufficio per sapere se la domanda di affidamento era stata accettata, ma ancora era presto. Cercò di spiegarlo alla bambina ma questa continuava a correre da una parte all’altra. Alla fine, dopo un rapido bagno, decise di uscire. Magari una passeggiata l’avrebbe tranquillizzata. Finalmente giunsero nell’edificio dello studio legale dove lasciò la bambina per poter salire al quinto piano dove l’aspettava il giudice dei minori con tutta la sua documentazione. Quando l’ascensore si fermò si diresse direttamente nel suo ufficio dove già l’aspettavano. Strinse la mano all’uomo che aveva davanti, era relativamente giovane con capelli brizzolati e una barba curata. Sembrava una persona amabile e simpatica e questo tranquillizzò Santana.
-Lei deve essere Santana Lopez, giusto? Sono il giudice Stine, devo valutare il caso della custodia di Hannah Roberts. I documenti sono in ordine ma devo valutare alcuni dettagli.
-Certo – disse cercando di nascondere il nervosismo.
-Dunque non ci sono problemi per quanto riguarda i dettagli di base. Dispone di un lavoro e di casa propria, non ha precedenti penali. Inoltre ha la firma della signora Roberts. Insomma lei sarebbe la candidata perfetta. Solo dobbiamo parlare di una cosa.
-Che problema c’è? 
-Prima di tutto ha 25 anni. Quindi nessuna esperienza.
-Un momento! Questo è incoerente, nessuna madre ha esperienza al primo figlio, l’età non c’entra!
-Signorina Lopez, stia tranquilla, non mi aiuta se si innervosisce! Stiamo parlando di una bambina, non di un animale domestico. Prendersi cura di una bambina richiede molta responsabilità e molti sacrifici. Lei è sicura di essere pronta per adottare una bambina?
Santana si rilassò sulla sedia mentre sorrideva per quella domanda.
-Credo che lei sia arrivato tardi con questa domanda! Ormai è da tempo che la mia vita è legata ad Hannah.
-Buona risposta – sorrise di rimando.- Adesso parliamo di lei, risulta single, corretto?
-Si.
-Ha intenzione di sposarsi?
-Credo proprio di no.
-Non deve mal interpretare la mia domanda. Ma stiamo parlando di una bambina che non può assistere a certe scene, diciamo. Non può vedere un uomo diverso ogni notte.
-Per questo non c’è problema. Sono gay.
-Allora le chiedo scusa per la frase precedente.
-Certo. Potrebbe essere un problema? Comunque non ho intenzione di avere nessun tipo di relazione.
-Lei sa meglio di me che non è una discriminante essere omosessuale. Lei è libera di avere una relazione.
-Senta, l’unica persona che mi importa è la bambina che sta aspettando una risposta in questo momento. La madre biologica ha firmato e io ho un lavoro e una casa. Sa che sono responsabile. Adesso mi dica, posso portare a casa mia figlia?
L’uomo la guardò negli occhi mentre prendeva la penna dalla tasca della sua giacca. Firmò un paio di documenti che aveva appena preso mentre Santana tratteneva il respiro pensando di aver esagerato. Perché non le diceva cosa stava firmando? Cercò di respirare normalmente mentre il giudice le passava i documenti e la penna.
-Dovrebbe firmare qui, per favore – disse mentre si alzava dalla sedia. – Non dovrebbe fermarsi molto qua, non vorrà far aspettare sua figlia?
Santana sollevò la testa mentre sorrideva, si accorse di un paio di lacrime di felicità che solcavano le sue guancie, gli strinse la mano prima di precipitarsi fuori. Non riuscì ad aspettare l’ascensore ma scese per le scale il più rapidamente possibile. Alla fine vide Hannah che la guardava speranzosa, le corse incontro ridendo e prendendola tra le sue braccia.
-Perché hai tardato tanto?
-Il giudice mi ha fatto tante domande. Adesso andiamo!
-Dove?
-A fare acquisti, devo comprare vestiti nuovi per mia figlia!
-Posso rimanere con te per sempre?
-Si, per sempre!
In quel momento suonò il suo cellulare e lei rispose senza nemmeno guardare chi era.
-Pronto?
-Santana! Sono tornata a New York? Ti sono mancata?
-Quinn? Cosa fai qui? Il matrimonio è tra due giorni!
-Si arrangeranno senza di me! Devo vederti. Domani, alle 8 sarò a casa tua! Otto di sera ovviamente!
-Aspetta… Quinn!
Ma l’altra aveva già chiuso la chiamata prima che riuscisse ad aggiungere qualunque altra cosa. Cosa ci faceva Quinn Fabray a New York? In fondo era la testimone nello stupido matrimonio di Brittany, doveva stare li a vedere come il suo fidanzato la rendeva felice. La mano di Hannah che stringeva la sua la riportò alla realtà.
-Perché sei triste, mamma?
Santana sorrise al suono dell’ultima parola, sembrava così dolce e irreale allo stesso tempo. Avrebbe tardato un po’ ad abituarsi.
-Oggi niente può rendermi triste!
 

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


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Può sembrarlo ma non è l’ultimo capitolo! Quello arriverà domani!
 
CAPITOLO 17
 
Hannah entrò nella stanza di Santana seguita da Brittana. Quando si era svegliata da sola aveva deciso di cercare la sua nuova madre. La vide davanti all’armadio che lo svuotava di tutto quello che conteneva, contemplò mentre lanciava alcune cose sopra il letto quasi persa dentro l’armadio. Improvvisamente incontrò un pigiama rosa con tanti orsi marroni disegnati. Hannah sapeva che era uno dei pigiami di Brittany. Ancora, se chiudeva gli occhi, poteva vedere la figura alta di Brittany con Santana, entrambe sorridenti come sempre quando stavano insieme. Adesso Santana sorrideva pochissimo, anche se ogni volta ce stava con la bambina cercava di sembrare felice, ma Hannah sapeva benissimo che era solo un modo per non farla preoccupare.
-Mamma?
Santana ci mise un attimo a capire che stavano chiamando lei, poi voltò appena la testa per guardare la bambina. Ormai era stata affidata a lei da poco più di ventiquattro ore ma ancora quel nome, rivolto verso di lei, le sembra strano. Il giorno prima appena tornate a casa erano andate a parlare con la signora Roberts che aspettava anche lei una risposta. Appena Santana la informò, semplicemente fece le valige e partì.
-Cosa succede piccola?
-Cosa fai?
-Svuoto l’armadio. Sono cose vecchie che bisogna buttare. – commentò sorridendo senza spiegarle che, in realtà erano tutti vestiti di Brittany.
Prese tutto per infilarlo in una cassa di cartone che portò vicino all’ingresso. Poi si diresse verso la stanza che adesso era diventata della bambina e si pensò che le pareti erano troppo scure.
-Hannah, qual è il tuo colore preferito?
-L’azzurro!
Santana cominciò a togliere tutti i quadri che stavano nelle pareti della camera, voleva rendere quella stanza un posto solo per la bambina.
-Ti piace dipingere?
-Non ho mai dipinto!
-Sarà divertente. – disse mentre si dirigeva verso il ripostiglio per prendere i pennelli.
Poi scese velocemente le scale per andare nel negozio più vicino dove poter comprare il colore azzurro per imbiancare la stanza. Quando tornò la bambina la guardava perplessa.
-Vuoi dipingere la parete della mia stanza?
-Si! Mettiti qualcosa di vecchio, così se si sporca lo buttiamo direttamente.
La bambina si cambiò emozionata seguita da Santana che si mise una vecchia tuta. Mossero i mobili e li coprirono, poi aprirono la finestra per far entrare luce e iniziarono a lavorare. Santana insegnò alla bambina come prendere il pennello e Hannah immediatamente copiò i suoi movimenti. Non si accorsero nemmeno del tempo che passava. Hannah si stava divertendo molto, le piaceva fare qualunque cosa insieme a Santana, quest’ultima invece sembrava essersi totalmente dimenticata dei problemi e sorrideva felice. Tenersi occupata stava diventando il modo migliore per non pensare a quella notte di pioggia e a quelle parole che l’avevano ferita, dimostrandole che tutto era stato una semplice bugia.
Quando finalmente il lavoro fu finito e decisero fare una pausa davanti a una bibita fresca, suonò il campanello. Santana aprì la porta e sorrise sorpresa abbracciando l’amica che ricambiò l’abbraccio.
-Cosa fai qui Quinn?
-Ieri ti ho chiamata per dirti che sarei passata! L’hai dimenticato?
Santana si portò una mano al viso, si era totalmente dimenticata, Quinn intanto la guardava e sorrideva.
-Ma non stare li, passa. Ti faccio un caffè!
-E questa bambina così bella chi è?
Santana abbracciò la bambina e le diede un bacio sulla guancia mentre rispondeva.
-Ti presento Hannah, mia figlia!
Quinn spalancò gli occhi mentre guardava quella bambina che le sorrideva mentre prendeva il papero in braccio.
-Oddio! Ciao Hannah, io sono Quinn, un’amica di tua madre.
-Allora mi spieghi cosa fai qui? Pensavo fossi il testimone di nozze!
-Si ma potranno farcela senza di me. Ieri ho accompagnato Brittany a casa di Artie poi le ho chiesto scusa e le ho detto che io tornavo a New York.
-E ti ha lasciato andare?
-Innanzitutto le ho un po’ mentito.
Quinn si fermò guardando la bambina senza voler continuare la storia. Santana capì al volo e inoltre non voleva che sentisse ancora parlare di Brittany, dovevano superarlo entrambe.
-Hannah, perché non porti Brittana a fare un bagno?
La bambina cercò di protestare ma, visto lo sguardo severo di Santana, rinunciò immediatamente.
-Cosa le hai detto? – chiese curiosa una volta che la bambina uscì dalla stanza.
-Ho usato Rachel come scusa. Le ho detto che dovevo assolutamente parlare con lei il prima possibile. Ha funzionato e mi ha detto di andare.
-Non dovevi farlo! Berry non mi è mai piaciuta ma non si merita di essere utilizzata così!
-A parte che ho detto che ho mentito solo un poco! Pensi che sarebbe una pazzia invitarla a cena? Come un appuntamento voglio dire.
-Non ci credo! Ma allora hai lasciato davvero il matrimonio per invitarla a uscire!
Il sorriso di Quinn sparì dal suo viso mentre incrociava lo sguardo dell’altra.
-Non ho lasciato il matrimonio per Rachel. Se fosse stato solo per quello avrei potuto benissimo aspettare un paio di giorni. Ho detto che mi serviva una scusa.
Prese il cellulare dalla borsa e iniziò a cercare qualcosa mentre faceva cenno di aspettare un attimo. Finalmente trovò quello che cercava e le porse il cellulare. Gli occhi di Santana si riempirono di dolore al vedere quella foto. Era stata scattata l’estate prima dell’ultimo anno. Erano andata in vacanza per alcuni giorni nella casa estiva di Quinn, quest’ultima aveva sempre saputo che tra le sue amiche c’era qualcosa in più che semplice amicizia ma preferiva non parlarne chiaramente. Una mattina si svegliò prima del solito e si alzò dal letto, decise di controllare se anche Santana fosse sveglia e aprì delicatamente la porta della sua stanza. Non si sorprese nel trovare Brittany nello stesso letto, evidentemente durante la notte aveva deciso di cambiare stanza. Quando le vide abbracciate e con l’espressione più rilassata e felice che avesse mai visto sul volto delle sue amiche decise di immortalare quel momento. Quando si svegliarono mostrò la foto e, per la prima volta in vita sua, vide Santana arrossire.
-E questo cosa significa?- le chiese Santana cercando di non guardarla.
-Questa foto la porto con me da allora. Vedi questo sorriso? – le chiese mentre indicava il volto di Brittany sullo schermo. – Sai quante volte l’ho visto da quando sta con Artie? Nessuna! Nemmeno una volta l’ho vista sorridere così da quando te ne sei andata. Non puoi permettere che si sposi con lui San! Si rovinerà la vita!
-Non dire così…
-Non sarà mai felice con lui! Santana, per favore, parla con lei! C’è tempo per impedire questo matrimonio!
-Stai passando troppo tempo con Rachel e la cosa influisce negativamente sulla tua mente! Senti, non siamo in un film. Non posso correre all’aeroporto per salire sul primo aereo per poi entrare in chiesa correndo quando il sacerdote dice “che parli adesso o taccia per sempre”!
-Perché no? Mi prendo cura io di Hannah! Andiamo, siete Brittany e Santana; Santana e Brittany! Non potete vivere separate! Siete… siete anime gemelle! Lo sa tutto il mondo! Davvero vuoi permettere che l’amore della tua vita si…?
-Non mi ha scelta Quinn! Poteva farlo ma alla fine è tornata con Artie! Sono sempre stata la sua seconda scelta. Anche al liceo l’ha fatto. Non posso negarti che Brittany sia “l’amore della mia vita” ma non si può dire lo stesso per lei. Se avesse provato almeno la metà di quello che io sento per lei avrebbe rotto il fidanzamento, invece ha giocato con me. – prese fiato cercando di non piangere.- Ho sempre voluto che Brittany fosse felice, più di qualunque cosa, anche a costo di sacrificare i miei sentimenti e la mia stessa felicità. Se lei è felice allora lo sarò anch’io. Né tu né tantomeno io possiamo giudicare la sua decisione, perché è lei che deve scegliere con chi è felice, non noi.
Ci fu un prolungato silenzio, Quinn cercava di assimilare quelle parole, infine alzò la testa e le chiese.
-Davvero credi che sarà felice?
-Lo sapremo con il tempo. Adesso dimmi: dove vuoi portare Rachel?
-C’è un cinema che proietta film vecchi. Oggi ne danno una di Barbra Streisand.
-Mi sembra una buona idea.
-Adesso è meglio che vada. Hannah sarà disperata chiusa dentro quel bagno! Non voglio che mi odi!
Santana l’accompagnò alla porta e la salutò con un abbraccio. Si promisero di chiamarsi tutti i giorni. Quando uscì Santana si diresse nel bagno dove Hannah asciugava il papero con l’asciugacapelli.
-Non c’è bisogno che l’asciughi! – disse alla bambina.
-Guarda mamma! Sta cambiando le piume!
Santana prese il papero osservando le piume bianche che si intravedevano sotto lo strato giallo tipico dei cuccioli. Presto Brittana sarebbe stata un adulto, sorrise e diede un bacio al papero sulla testa. In quel momento, li nel bagno con sua figlia e la sua papera decise che non poteva permettersi di essere triste, doveva essere forte. Aveva pianto abbastanza negli ultimi sette anni. Brittany aveva deciso di andare avanti con la sua vita, non sapeva se sarebbe stata felice. Però magari Artie era sempre stata la persona con la quale doveva stare. Probabilmente Brittany non l’aveva mai amata come l’amava lei. Decise che era inutile guardare ancora al passato. Le avevano sempre detto che il tempo curava tutto e lei, per sette anni, aveva pensato che il tempo era solo un cretino che non si preoccupava di curare lei. Invece adesso sapeva perfettamente che non era il tempo che non voleva curarla, era lei che non voleva essere curata. Ma adesso doveva andare avanti, aveva una figlia, non aveva bisogno d’altro per accorgersi di quanto fosse bella la vita.
Adesso era tutto finito. Adesso avrebbe lasciato che il tempo facesse il suo lavoro.   QQQhjihsd

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


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Ultimo capitolo! Grazie mille a chi ha seguito la storia! Grazie a chi ha trovato tempo per recensirla e per farmi sapere che non solo ha apprezzato la storia ma anche la traduzione!
 
CAPITOLO 18
 
Santana si sedette sull’erba e appoggiò la schiena sul tronco di un albero mentre guardava Hannah correre nel parco seguita da Brittana. Sorrise salutando la bambina da lontano. Ricordava bene quel lago e ricordava quanto era piccolo il papero quando lo raccolsero con ancora le piume gialle. Però, nonostante non volesse, la cosa che si ricordava di più erano un paio di brillanti occhi azzurri. Se si concentrava poteva rivivere quel giorno, il giorno in cui l’aveva rivista, il giorno in cui tutto era cambiato. Sentiva ancora il dolore per lo schiaffo ricevuto a causa di quell’attacco di rabbia, poteva sentire quelle braccia che la stringevano disperatamente, poteva vedere la paura di perderla che si rifletteva nei suoi occhi.
Si sorprese rendendosi conto che quei ricordi non la facevano più soffrire. Poteva finalmente pensare a lei e sorridere senza paura perché non sentiva più dolore. Da alcuni mesi aveva smesso di piangere, aveva smesso di torturarsi. Da quando aveva adottato Hannah era iniziata la sua vera vita ed era riuscita ad andare avanti per lei. Le piaceva ricordare il giorno in cui aveva portato la bambina nella casa di Ryan e Natalie e l’aveva presentata come sua figlia. La cugina era stata felicissima di quella notizia e il suo recupero procedeva a gonfie vele. Ormai mancavano pochi mesi al suo matrimonio e lei sarebbe stata la sua testimone di nozze. Si vedevano spesso e Santana le era grata per aiutarla a superare il ricordo di Brittany.
Avevano passato l’estate con Quinn e Rachel vicino al mare. Anche se non era stato facile convincerle ad accettare anche il papero. Sorrise pensando alle due ragazze e a quanto erano felici adesso insieme. Le erano state vicine in quei mesi, praticamente si vedevano tutti i giorni aiutandola anche con la bambina.
Dopo un po’ di tempo, quando fu sicura di averlo superato, chiese notizie di Brittany e Artie. Da quando Quinn aveva abbandonato le nozze non aveva più saputo niente. Avevano cercato di chiamarla ma non aveva mai risposto. L’ultima cosa che aveva saputo Rachel era che avevano venduto l’attico. Ormai era certo che si sarebbero fermati a Lima.
Santana aveva lasciato che il tempo iniziasse a curarla e le cose stavano migliorando. Osservò un gruppo di bambini che si avvicinava a Hannah, incuriositi per la presenza del papero, sorrise mentre li guardava giocare. Appoggiò la testa all’albero, si mise gli occhiali da sole e chiuse gli occhi. Sentì un venticello freddo che le mosse i capelli ma non le importava. Le piacevano quelle sensazioni. Era l’inizio di Novembre e presto avrebbe fatto davvero freddo. Voleva approfittare di quegli ultimi giorni per portare Hannah a giocare al Central Park prima che il mal tempo glielo impedisse.
Improvvisamente sentì qualcuno che si sedeva al suo fianco ma non ci fece troppo caso.
-Ciao.
La voce di Brittany era nervosa e Santana se ne accorse immediatamente. Aprì gli occhi mentre si toglieva gli occhiali per assicurarsi che non fosse solo un’allucinazione.
-Ciao – rispose alla fine con un mezzo sorriso.
Brittany cercò di sorridere nonostante il nervosismo. Il suo sguardo passava dagli occhi di Santana al suolo. Improvvisamente la sua attenzione fu captata dal gruppo di bambini che giocavano a pochi metri di distanza. I suoi occhi riconobbero una bambina bionda che cercava di proteggere un papero dagli altri bambini. Era adorabile così imbacuccata.
-Ma quella è Hannah? – chiese. – Alla fine l’hai adottata? Oddio è bellissima! – sorrise guardando Santana che annuiva. – Cosa fa con quel papero?
-Brittana, quel papero è Brittana.
-Aspetta! Davvero? Era appena uscita dall’uovo quando l’abbiamo incontrata!
Santana sorrise a sua volta ricordando quei giorni quando poteva dormire con la papera, adesso sembrava impossibile, era cresciuta troppo.
Cadde un silenzio pesante che risultò incomodo. Brittany giocava con le proprie dita senza alzare lo sguardo.
-Come stai? – chiese infine Santana mentre continuava a guardare i bambini.
-Bene, grazie. E tu come stai?
Santana si voltò piano e, per la prima volta in mesi, incrociò quegli occhi azzurri. Si lasciò sommergere da quello sguardo triste che le rivolgevano. Sorrise rendendosi conto che riusciva a guardarla senza sentire dolore. Non soffriva parlando con lei, non soffriva pensare in quello che erano state, non soffriva ad averla così vicina da poterla toccare.
-Meglio di quello che mi aspettavo, te lo posso assicurare! Brit, cosa ci fai qui?
-Ho bisogno di chiederti una cosa. – disse distogliendo lo sguardo.
-Non sono sicura che sia una buona idea – rispose sospirando.
-Per favore. Ho bisogno di saperlo.
Quel tono supplicante fece cedere Santana che annuì aspettando la domanda.
-San, cosa sarebbe…? – sentiva le parole che le morivano in gola ma un sorriso di Santana le diede coraggio. – Cosa sarebbe successo se avessi rotto il fidanzamento quella notte?
Santana sospirò. Cosa sarebbe successo? Non passava giorno che non si faceva quella stessa domanda e sempre si dava la stessa risposta. Nonostante ripetesse a se stessa che l’aveva superato. Appoggiò la fronte sulle ginocchia mentre chiudeva gli occhi.
-Sai cosa è curioso? Ti ho sempre immaginata con un abito da sposa bianco che cammini verso di me vestita con un altro stupido vestito da sposa.
Brittany abbassò la testa per nascondere le lacrime sulle sue guancie. Quelle parole erano state un duro colpo per lei. Nella sua mente rivedeva quella notte di pioggia quando tutto era finito. Sentiva ancora quel dolore e quella tristezza mentre Santana pronunciava le ultime parole. Dimenticami. Dimentica che siamo state qualcosa. Dimentica tutto quello che è successo qui. Fallo perché è quello che farò io.
Si abbracciò sola, proteggendosi dal vento freddo che soffiava su di lei, cercava di frenare le lacrime che le bruciavano dentro gli occhi al solo ricordo di quelle parole.
-Santana, ricordi le ultime cose che mi hai detto? – sentì la mano dell’altra che le stringeva la spalla come a dirle che si, le ricordava. – Mi hai dimenticata?
Brittany strinse le sue ginocchia nascondendo il viso mentre si faceva vincere dalle lacrime. Davanti a quell’immagine Santana sentì il bisogno di abbracciarla, di fare qualunque cosa perché smettesse di piangere. Ma sapeva che non poteva farlo. Se l’avesse fatto tutta la fatica che aveva fatto per superare quello che era successo sarebbe andato perduto. Non sapeva come risponderle, non voleva che continuasse a piangere. Dire che l’avrebbe dimenticata era stato facile, ma nonostante questo c’era una sola risposta a quella domanda. Un semplice “no”. Ci aveva provato giorno dopo giorno, ma era impossibile. Dimenticare è una parola troppo forte. No, non l’aveva dimenticata, non aveva dimenticato nessun momento passato insieme, nessuno sguardo, nessun sorriso.
Accarezzò i capelli di Brittany per cercare di calmarla.
-Non potrò mai dimenticarti. – le rispose.
Si voltò per spostarle i capelli che le ricadevano in viso per poterla guardare, ma Brittany le fece cenno di fermarsi. Santana si fermò guardando un punto lontano, preoccupata che Hannah potesse vedere quello che stava succedendo.
-Posso farti un’ultima domanda?
Brittany la guardò mentre si asciugava le lacrima, i suoi occhi supplicavano silenziosamente che gli fosse permessa quell’ultima domanda. Santana aprì la bocca un paio di volte, però non usciva nessun suono. Non si sentiva pronta per quell’interrogatorio, in realtà non si sentiva pronta nemmeno per rivederla. Prese una boccata d’aria e assentì.
-Certo che puoi, B.
Brittany abbassò lo sguardo sul prato mentre cercava il coraggio per fare quella domanda. Si morse il labbro inferiore mentre sceglieva le parole giuste.
-Cosa succede se ti dico che non mi sono sposata con Artie?
Santana si era accorta che aveva smesso di respirare mentre aspettava la domanda. Le afferrò la mano senza dire niente, cercava una fede o qualunque altro anello che potesse significare che era legata a qualcuno. Non c’era nulla. Nessun anello di fidanzamento, nessuna fede, niente. Il suo volto fu illuminato da un enorme sorriso, i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre sollevava lo sguardo. Brittany le strinse la mano mentre sorrideva e le lacrime scendevano sulle sue guance. Ma non le nascose, quelle lacrime non le facevano male.
-Non ti sei sposata? – la sua voce era carica d’euforia, Brittany negò con la testa. – E non pensi farlo? – di nuovo l’altra negò.
Non riuscì a trattenersi ancora, Brittany le si buttò al collo facendola cadere sul prato mentre Santana portava le mani sulla sua schiena per abbracciarla. Rideva e piangeva allo stesso tempo mentre nascondeva il suo volto nel collo della bionda e lo baciava ripetutamente. Sentiva Brittany che piangeva su di lei e la strinse per tutto il tempo di cui aveva bisogno. Poi si tirò su per tornare a sedersi, obbligandola a seguirla. Brittany si inginocchiò davanti a lei mentre le mani di Santana le asciugavano le lacrime.
-Mi dispiace, sono stata un idiota. Se penso che quasi mi…
Santana le portò un dito alle labbra per zittirla, le accarezzò il labbro inferiore per poi sporgersi e appoggiare le sue labbra dove un attimo prima c’era il suo dito. Brittany chiuse gli occhi a quel contatto, per sentire la magia che le labbra di Santana scatenavano dentro di lei. L’abbracciò di nuovo mentre assaporava quel bacio, il bacio più dolce che avesse mai ricevuto. Improvvisamente il mondo intero era sparito. Ricordò quella notte quattro mesi e tre giorni prima, quando Quinn l’aveva incontrata sotto la pioggia e l’aveva portata nel suo appartamento. L’aveva portata a Lima la mattina successiva, quel giorno l’aveva aiutata a disfare la valigia e poi l’aveva portata a casa di Artie dove l’aspettava il suo futuro sposo con i suoceri. Prima di scendere dalla macchina Quinn le aveva detto che non poteva rimanere per il matrimonio, lei l’aveva capita benissimo. Aveva passato la giornata intera cercando di non piangere, fingeva di sorridere mentre tutti intorno le parlavano solo del matrimonio e la opprimevano con i preparativi. Il giorno dopo, appena sveglia era ritornata a casa di Artie annunciando ai genitori del ragazzo che non ci sarebbe stato nessun matrimonio. Quelli cercarono di farle cambiare idea, pregandola e minacciandola, ma non ottennero niente. Dirlo ad Artie fu la cosa più dura che aveva fatto in tutta la sua vita. Voleva bene a quel ragazzo ma non l’amava come amava Santana ed era dovuta tornare a Lima per accorgersi dei suoi errori. Artie stava male ma non cercò di fermarla. Aveva sempre sperato di essere la persona con la quale dovesse stare Brittany ma, in fondo, sapeva perfettamente che quella persona non era lui.
La parte peggiore fu parlare con i suoi genitori. Ancora poteva sentire il dolore per lo schiaffo che le diede la madre per punirla quando l’ascoltò dire che aveva cancellato il matrimonio per stare con la donna che amava. Il rifiuto dei suoi genitori l’aveva aiutata. Per liberarsi di lei le diedero il denaro necessario per comprare un piccolo appartamento perché la loro “figlia degenerata”, come avevano iniziato a chiamarla, potesse vivere a New York lontano da loro. Aveva passato l’estate alla ricerca di quel piccolo appartamento e, finalmente, in ottobre l’aveva trovato. Chiamò Quinn quello stesso giorno, le raccontò tutto chiedendole di non dire niente a Santana e informandola che si sarebbe trasferita a novembre.
E adesso era li, a Central Park, abbracciata a Santana e baciandola come non l’aveva fatto mai. Dopo tanti anni, dopo tutto quello che era successo, finalmente stava con lei. Solo con lei senza nessun altro.
-Sposami! – sussurrò Brittany rompendo il contatto.
-Cosa?
Brittany prese dalla tasca un familiare anello d’oro bianco, sorrise e prese la mano di Santana che arrossì violentemente.
-Lo so che non è un vero anello di fidanzamento ma ha sempre significato tanto per me. L’ultima volta che ci siamo viste mi hai chiesto cosa volevo. Sono dovuta arrivare in Ohio per capirlo! L’unica cosa che voglio è stare con te! Con nessun altro, né Artie, né mia madre! Sei l’unica cosa che voglio e voglio stare con te fino alla fine dei miei giorni! Va bene anche con Brittana e Hannah ma loro sono incluse nel “pack Santana”!
Santana scoppiò a ridere per l’ultima frase, poi si accorse che alcune lacrime avevano ripreso a scorrere sulle sue guance. Brittany la guardò negli occhi mentre lentamente le metteva quell’anello, che era stato con lei per quasi otto anni, nell’anulare. Poi allungò la mano per asciugare quelle lacrime. Santana cercò di parlare ma una voce che si avvicinava la fece fermare.
Hannah correva verso Brittany e le si lanciò addosso facendola cadere. Si abbracciarono ridendo, poi tornarono a sedersi mentre si tenevano strette.
-Te ne andrai di nuovo?
-No Hannah. E potrai venire  a trovarmi quando vuoi nella mia casa nuova.
-No! Io voglio che tu viva con noi! – si voltò verso Santana. – Voglio che Brittany viva con noi!
Santana la prese per farla sedere sulle sue gambe, poi allungò la mano per attrarre Brittany verso di lei e baciarla mentre Hannah si copriva gli occhi, ancora non le piacevano i baci.
-Ti obbligo a venire a vivere con noi! Puoi sempre venderla la tua casa!
-Si! – gridò la bambina.
Brittany rise mentre faceva il solletico ad Hannah, prese la mano di Santana e la guardò dritto negli occhi.
-Allora accetti di passare il resto della tua vita con me?
Hannah osservava con ansia sua madre, i suoi occhi gridavano che rispondesse di si senza pensarci. Santana sorrise mentre si lasciava travolgere da quegli occhi azzurri, sentiva come tutto il suo corpo rabbrividiva. Finalmente l’aveva scelta. Adesso sapeva di non essere la seconda scelta. Finalmente erano di nuovo Santana e Brittany, Brittany e Santana, anime gemelle, come le aveva definite Quinn. Finalmente li, a Central Park con Brittana, Hannah e con Brittany di nuovo al suo fianco, Santana si rese conto che poteva iniziare la sua vera vita.
-Non posso credere che ancora devi chiederlo!
 
FINE
 
 

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