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di serpensortia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Step - Delete ***
Capitolo 2: *** One more bear ***
Capitolo 3: *** Traitor Heart ***
Capitolo 4: *** Find always the strength to try again ***
Capitolo 5: *** Did you forget? ***
Capitolo 6: *** A selfish kind of love ***
Capitolo 7: *** It's okay not to be okay ***



Capitolo 1
*** First Step - Delete ***


                                    

We were both young, when I first saw you, I close my eyes and the flashback starts,
I'm standing there, on a balcony in summer air. 

(tayly swift - love story)



È strano come il mondo a volte sembri cambiato. Come le strade che conosci benissimo all'improvviso ti sembrino più scure... Più fredde. Come il silenzio diventi estremamente inquietante. Come tutti gli occhi sembrino scrutare soltanto te. E ad un certo punto cominci a sospettare che non sia il mondo ad essere cambiato... Forse sei cambiata tu.

La ragazza dai capelli biondo grano camminava per le strade di Londra; le sembrava così strano ritornare lì, ritornare dai suoi amici, ritornare da lui. Dopotutto sapeva che l’estate non sarebbe durata per sempre, ma quei due mesi erano passati troppo velocemente per lei. Le strade della città erano stranamente deserte, e fu piuttosto piacevole passeggiare dopo un volo di otto ore. Aveva passato l’estate a New York, sua città natale, assieme al padre e alla sua sorellina di sette anni; Charlotte. Svoltò in una via, che era solita percorrere quando ripensava a lei, ultimamente molto spesso. Il peggio era passato, questo sì, ormai era passato un anno da quando sua madre Emmeline era morta a causa di un tumore al seno. Nelle prime settimane non era riuscita ad accettarlo, e poi semplicemente si era rifiutata di crederlo. Non era riuscita a riprendersi del tutto, in più quello che le aveva fatto Louis, non migliorava di certo le cose. Voleva solo tornare indietro, ma sapeva che era del tutto impossibile. Senza badare gran chè alla direzione che conosceva a memoria, si ritrovò a dirigersi verso l’appartamento, che ormai da un anno condivideva con il suo migliore amico da sempre; Harry. Entrò mentre il ragazzo ancora dormiva, come biasimarlo? Erano le due e mezzo del mattino e quella era l’unica cosa che anche lei voleva fare: dormire, per l’appunto. Aprì la porta della sua stanza e si buttò sul letto, senza neanche cambiarsi i vestiti e sprofondò in un sonno che tanto aveva aspettato.


Juliet si svegliò tardi, ancora piuttosto assonnata e si diresse in cucina, dopo essersi finalmente cambiata; passò da dei jeans corti e una canottiera ad una maglietta a maniche corte e dei pantaloni della tuta.
« JULIET EMMELINE COLLINS STO PER UCCIDERTI »
« Sì Harry, mi sembra un buon modo di accogliere la tua migliore amica dopo che ha passato tutta l’estate dall’altra parte dell’ oceano atlantico » convenne la bionda assumendo un’ espressione strana. 
« Bah sai com’è ti ritrovo una mattina nella nostra cucina senza che tu mi abbia avvertito del tuo arrivo » rispose Harry cercando di sembrare serio, « vieni qui brutto idiota » Juliet lo strette in un forte abbraccio, tanto da fargli quasi mancare l’aria. In quel momento entrò la persona che più aveva sperato di non incontrare; Louis. Non era cambiato per niente; stesso tagli di capelli, stessi occhi magnetici, stesso comportamento da bambino di cinque anni.
« Amoruccio scusa per il ritardo, ma Niall mi ha fatto arrivare tardi »
« Non è vero! » si giustificò il biondo comparendo dalle spalle del ragazzo, Louis gli tirò un coppino e poi spostò l’attenzione sulla ragazza che lo fissava e di cui ancora non aveva notato la presenza. Deglutì e ebbe una specie di stretta al cuore: era tornata. Sì Juliet era tornata, la ragazza che amava e che aveva tradito era tornata. Come aveva fatto ad essere così stupido? Lui l’amava accidenti, l’amava! 
« Juliet...» 
« Louis » nel suo tono non c’era nè tristezza, nè si poteva percepire rabbia, nè ovviamente felicità, nulla, non traspariva niente. Avrebbe dovuto parlare? Probabilmente. Avrebbe avuto il coraggio di farlo? No. O almeno non in quel momento. Stetterò tutti e quattro in silenzio, quando Niall per ‘allentare’ un po’ l’attenzione propose di mangiare qualcosa. Che strano, Niall ha fame. Questo è probabilmento quello che i tre pensarono in quel momento, Louis si avvicinò a Juliet e cercando di essere il più naturale possibile incominciò a parlare. Non appena il ragazzo aprì bocca, però la bionda si alzò dallo sgabello su cui era seduta. « Vado a fare un giro »
« Vengo con te! » Propose Louis, raggiungendola, ma il suo sguardò gli fece intuire che la sua compagnia non era gradita, o almeno non ancora. « Sei arrabbiata con me ?» 
« No, sono veramente felice che tu mi abbia spezzato il cuore e ferita, Louis » e detto ciò chiuse con forza la porta, immergendosi nel traffico londinese. 
« Juliet! Non potrai scappare per sempre » la ragazza si spaventò quasi sentendo la voce del suo migliore amico che la raggiunse prima di perderla di vista. 
« Non sto scappando, sto semplicemente evitando di ucciderlo subito,voglio aspettare ancora un po’ prima di farlo »
« No, tu non vuoi ucciderlo, tu stai soffrendo e vederlo ti fa stare peggio »
« E anche se fosse? »
« Juliet... »
« Juliet cosa? Devo ricordati cosa mi ha fatto Harry? Secondo te qual’è uno dei motivi per cui me ne sono andata via da questa fottuta città per tutta l’estate? Lasciami sola, ho bisogno di stare un po’ sola »
« Come vuoi » Harry si voltò e si avviò verso l’edificio un po’ deluso, non voleva trattarlo così, lui fra tutti era stato quello che più le era stato accanto, c’era sempre stato per lei ed era in grado di capirla sempre e l’avrebbe, di certo, fatto anche questa volta.
Aprì il cellulare; non era uno di quei telefonini all’ultima moda, con ogni genere di applicazione, no era semplice, con poche funzionalità, ma che a lei si addattava benissimo. Lui la prendeva sempre in giro dicendo che il suo era un cellulare preistorico e che sua nonna ne aveva uno più evoluto del suo, ma a lei non interessava. Aprì quella foto che ancora non aveva cancellato e chissà se l’avrebbe mai fatto. Ritrava lei e Louis, cinque mesi prima, quando per il compleanno di June, migliore amica di quest’ultimo erano andati tutti quanti per qualche giorno in Scozia. Sullo sfondo vi era una cascata, avevano impiegato circa venti minuti per scattare quella foto; il vento che soffiava dalla parte opposta, Juliet che continuava a starnutire a causa del raffreddore che si era beccata, lui che non riusciva a fare una faccia decente e a rimanere serio. Un sorriso triste misto ad un po’ di nostalgia si stampò sulla bocca della ragazza. La cosa migliore di una foto è che non cambia mai, anche quando le persone lo fanno. Ma, a volte è necessario rimuovere alcune persone dalla tua vita. Forse in quel momento la cosa giusta da fare era proprio quella di andare avanti; si diresse alla fermata del bus e controllò l’orario. Poco più in là, appoggiato ad un muro c’era un ragazzo; abbastanza alto, biondo, con una pettinatura alla Zac Efron, con addosso una maglietta che metteva in risalto il suo corpo perfettamente scolpito. Alzò lo sguardo notando che il ragazzo la fissava, le sorrise e lei ricambiò il sorriso. Dopo pochi secondi riprese il cellulare, selezionò quella foto e premette il pulsante con la scritta ‘cancella’.

 


Ed eccomi qui con una nuova ff *w*
Questo prologo non mi piace molto, ma credo che i prossimi capitoli siano più interessanti (?)
Grazie a tutti quelli che leggeranno questa ff in anticipo, spero che riscuoterà lo stesso successo dell'altra.
Un bacio,
cole.

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Capitolo 2
*** One more bear ***


I see the lights; see the party, the ball gowns. I see you make your way through the crowd,
You say hello, little did I know.
(taylor swift - love story)

   

La paura ha la capacità di distorcere le cose che vediamo, ma quello che ci può sembrare un ostacolo può rivelarsi invece un'opportunità... il trucco è avere fiducia in se stessi e non mollare.


28 Ottobre - Londra, Inghilterra.

« Harry! Perché non mi hai svegliata? »
« Ti ho messo la sveglia »
« Sì ma la sveglia smette di suonare quando la sbatto al muro e mi da il tempo di riaddormentarmi, tu invece gridi come un pazzo se ti sbatto al muro così sono sicura di svegliarmi »
Il riccio scoppiò a ridere e si recò in cucina per preparare la colazione; l’unica cosa che sapeva fare. Aveva provato a cucinare qualche volta, era partito con una semplice pasta al pomodoro, ma constatò di non essere un grande cuoco, dopo essersi subito le grida di Juliet nel trovare la cucina completamente allagata (non si è mai capito come abbia fatto). 
Fatta la colazione, la ragazza si cambiò in fretta e furia e uscì di casa dirigendosi a scuola; erano passato più di un mese dal suo ritorno a Londra e ormai Novembre era alle porte. Erano cambiate tante, forse troppe cose, l’unica cosa che di certo non era cambiata era il suo rapporto con Louis, che più che amore-odio-odio-amore sembrava rimanere da troppo tempo sulla casella ‘odio’. 
« Buongiorno signorina »
Carter era lì al solito posto che l’aspettava, porgendole un caffè fumante, indossava una giacca nera, che metteva in risalto i suoi capelli biondo grano e con un rapido bacio la salutò. Mentre si dirigevano verso l’edificio, incrociarono un ragazzo dai capelli castani, fiancheggiato da uno con i capelli neri, a lei fin troppo famigliare. 
« Julieet! » 
« Ciao Zayn » salutò il ragazzo con un ampio sorriso, mentre il caffè le riscaldava un po’ le mani, da quanto era caldo. Louis rimase in silenzio fissando semplicemente i due, con un pizzico di invidia e un pizzico di rimorso, cercando però di non far trasparire nulla. 
« Sei di turno stasera? »
« Affermativo »
« Allora io e ragazzi faremo un salto a salutarti, ora scappo, a stasera » e, dopo averle stampato un bacio sulla guancia se ne andò seguito dal moro, lasciando Juliet e Carter da soli. La ragazza lavorava da qualche mese come cameriera in un bar, per pagare l’affitto e le varie bollette, non le piaceva per niente quel lavoro, ma per ora, era l’unica cosa che poteva fare per rimanere a Londra. Suo padre era stato chiaro: sarebbe potuta restare lì dopo il trasloco solo se si fosse arrangiata e così aveva fatto. Aveva cercato un modesto appartamente da dividere con il suo migliore amico e ci era andata a vivere. All’inizio sembrava impossibile riuscire a vivere così, ma poi facendoci l’abitudine era diventato tutto più semplice .
« Ci vediamo più tardi? »
« Certamente! Ora scappo che ho chimica alla prima ora » e così dicendo si diresse verso la scuola correndo, perché ovviamente, era in ritardo. Stranamente la giornata passò abbastanza velocemente e senza neanche accorgersene si fecero le sette, Juliet si alzò dal divano, dopo aver passato metà del pomeriggio a guardare la televisione assieme ad Harry e si recò al locale. Non era uno dei bar più popolati di Londra, ma riscuoteva abbastanza successo, era anche abbastanza tranquillo, tralasciando gli ubriaconi che ogni tanto alzavano le mani o che infastidivano le cameriere, ma di quello se ne occupava Henry, il co-proprietario. 


« Scusi signorina, potrei avere tre birre e un bicchiere di vodka? » La mora si girò, con un vassoio pieno di bicchieri sporchi e lo appoggiò sul tavolino per prendere l’ordinazione, prese il blocchetto e fece per scrivere, quando notò chi aveva appena notato. Liam, Harry, Niall e Zayn era seduti al tavolo e la fissavano sorridenti. Ma perché erano in quattro e non in cinque? Dov’era lui
« Arrivo subito con le birre ragazzi »
« Ma che brava cameriera, mi stai convincendo a lasciarti una buona mancia »
« Oh che carino, grazie Zayn » e dopo aver fatto un inchino si diresse verso il bancone lasciando il biglietto con le ordinazioni, scuotendo la testa. 
« Juliet sei un vero schianto stasera » disse sempre Zayn mentre passava frai tavoli, con Harry che annuiva come un demente.
« Devo ringraziare la birra  per il complimento? » 
Dopo aver servito altri cinque tavoli nel bar entrò un gruppo di ragazzi capeggiato da un certo biondo. Juliet gli andò in contro e notò con dispiacere che Carter si reggeva a malapena e barcollava. Perfetto. 
« Quanto hai bevuto idiota? »
« Una o due birrette, ma sto bene! Piuttosto perché non vieni qui da me? Un po’ più vicina su! » Il biondo posò le mani sul fondoschiena di lei, Juliet si alterò e lo trascinò fuori dal bar, accanto ad un muretto vicino all’uscita del retro. Carter continuava a ridere prendendola in giro e continuando ad avvicinarsi sempre più a lei, 
« Piantala, sei completamente sbronzo »
« E allora? Sono il tuo ragazzo splendore posso toccarti quanto voglio » e dicendo così la spinse contro il muro e le prese i fianchi, avvicinandosi per darle un bacio. Non appena le sfiorò le labbra, la ragazza alzò il braccio per spingerlo via, ma lui la bloccò, sussurrandole qualcosa all’orecchio. Le diede un bacio sforzato, mentre Juliet continuava a dimenarsi contrariata. Aveva paura, ecco cosa aveva, per la prima volta aveva paura di Carter. Era la prima volta che lo vedeva da ubriaco, come faceva il ragazzo dolce e per bene ad essersi trasformato in un porco impulsivo a causa di una bottiglia di troppo?
« Non toccarla! » Ad un certo punto non sentì più il corpo del ragazzo sul suo, Louis l’aveva appena fatto girare e gli aveva tirato un pugno. Il suo respiro non era regolare, era affannato e sapeva bene cosa significava; stava cercando di trattenersi, perché se avesse fatto un passo falso, l’avrebbe picchiato a sangue. 
« E tu cosa vuoi? » Carter si alzò da terra pulendosi con la maglia il sangue che  incominciava ad uscirgli dall’labbro, « forse non lo sai, ma il suo ragazzo sono io, tu non sei niente è roba mia »
Louis si irrigidì. Carter doveva averlo colpito nel vivo, anche se Juliet non riusciva a capire il perché. Si gettò sul biondo, facendolo cadere a terra, la ragazza cercò di farli smettere mentre i due continuavano a dibattersi a terra, finchè Carter non riuscì a liberarsi. Invece di continuare la lotta, si rialzò e corse verso il vialetto svanendo oltre il cancello. L’unico desiderio di Juliet in quel momento era di allontanarsi il più possibile da lì e rifugiarsi a casa sotto le coperte. Si precipitò da Louis, ancora a terra, e lo aitò ad alzarsi. 
« Tutto bene? »
Le guance di lei era diventate rosacee per l’agitazione, il ragazzo la guardò sembrando più serio che mai.
« Starò bene quando ti avrò portato lontano da qui » e dicendo così, la fece salire in macchina, che aveva parcheggiato poco più in là. La portò a casa sua, all’inizio Juliet era contrariata, ma poi alla fine aveva ceduto e aveva accettato. Il viaggio le sembrò incredibilmente lungo, rimasero entrambi in silenzio per tutto il tragitto, fino a che finalmente non arrivarono all’appartamento.
« Dove prendo le coperte? »
« Non ti farò dormire sul divano Juliet, potrai dormire nella mi stanza, sul divano ci dormirò io »
« No, Louis, davvero ci dormo io » si fermò un istante ad osservare il viso del ragazzo, « stai sanguinando »
Si toccò il viso e notò un graffio sulla sua guancia e il labbro tagliato, « non fa niente ».
Juliet si alzò e si diresse nel bagno, aprì l’armadietto sopra lo specchio e cercò qualcosa per disinfettare la ferita. Eppure era qui. Ormai conosceva il suo appartamento a memoria, dopo tutto ci aveva passato praticamente tutto lo scorso anno, tornare lì, era... strano.
Dopo alcuni minuti ritornò da lui e lo fece sedere sul divano; prese un dischetto e incominciò a tamponare sulla guancia di Louis, mentre lui la guardava. Le sue labbra sottili, i suoi occhi verdi da cerbiatta, fin troppo sottovalutati per lei, le sue guance che riuscivano a far trasparire ogni sorta di emozione. Quando notò che il ragazzo la stava osservando avvampò e si girò di scatto per non farsi vedere. Si era ripromessa di essere rigida e fredda con lui, così da non permettergli di ferirla di nuovo, perché quando perdi una persona, ti rimane dentro... Ti ricorda sempre quanto è facile soffrire. Ma purtroppo il cervello non può fare nulla contro il cuore. Perché il cuore è irrazionale e il suo aveva anche perso ogni dignità. 
« Vado a prendere una coperta, torno subito »
Louis uscì dal salotto ed entrò in stanza, « eccom...» Juliet si era addormentata sul divano. Si avvicinò a lei e la prese in braccio portandola nella stanza e adagiandola sul letto, cercando di non svegliarla. Le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte. Fece per uscire, ma si voltò verso di lei e si fermò sulla porta osservandola per qualche secondo ed ecco, di nuovo, quella stretta al cuore.

 


Spiegazioni varie ed eventuali:

Eccoci qui pr il secondo capitolo! Grazie grazie grazie per le numerose recensioni del capitolo precedente e grazie anche a quelle che mi sono arrivate per messaggio.
Allora, immagino che voi abbiate capito che il biondo con la pettinatura alla Zac Efron, era Carter.
Grazie ancora per chi l'ha messa tra le seguite/preferite/ricordate.
Detto questo, spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile,
un bacio,
cole.

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Capitolo 3
*** Traitor Heart ***


 



That you were Romeo, you were throwing pebbles, and my daddy said "stay away from Juliet"
And I was crying on the staircase begging you, "Please don't go..."

(Love Story - Taylor Swift) 



Juliet prese stancamente il suo cappotto, si avvolse la sciarpa attorno al collo e si apprestò ad uscire. Si ricordò di sistemarsi i capelli nello specchio all’ingresso; lui dormiva sul divano, con un’ espressione abbastanza buffa e la ragazza cercò di trattanere una risatina. Gli aveva lasciato un biglietto con un ‘grazie’ scritto frettolosamente sopra. Le dispiaceva lasciarlo così, senza neanche augurargli il buon giorno, ma era rimasta lì fin... troppo. Studiò ancora una volta il suo aspetto nella vetrina del panificio, ancora chiuso, che era situato a qualche metro dal suo appartamento. Salì le scale e infilò la chiave nella serratura, aprendo piano la porta per non svegliare Harry. Quest’ultimo si era appisolato sul divano, probabilmente, era rimasto lì per aspettare il suo ritorno, ma nel frattempo si era addormentato. Prese una coperta e lo coprì, infine si diresse in camera sua per cambiarsi. 

Louis si svegliò tardi e non si stupì di essere solo. Guardandosi attorno, intercettò subito il biglietto che dava bella mostra di sè sul tavolino accanto al divano. L’aveva scritto su un pezzo di carta che aveva trovato chissà dove, in una calligrafia frettolosa. Ma a lui non interessava tanto il messaggio, quanto la firma. Il suo sguardo corse velocemente a quel ‘baci Juliet’ che era scarabbocchiato in un angolo del foglietto. Sapeva che non sarebbe mai tornato tutto come prima, d’altronde, non poteva biasimarla, ma comunque quello poteva essere un ...inizio. Non sarebbe tutto più semplice se con un ‘possiamo tornare quello che eravamo?’ si risolvesse tutto? 
« Lou, sei in casa? »
June, entrò in salotto e non si meravigliò di trovare il ragazzo a petto nudo, con i pantaloni della tuta che girava per casa. Quest’ultimo le rivolse un rapido saluto e si diresse in cucina. June era una ragazza di bell’aspetto, aveva dei morbidi e lunghi capelli biondi che amava spesso legare in particolari acconciature o semplicemente incurvare in morbide onde che ricadevano voluminose sulle spalle. Era davvero una bella ragazza. Potrebbe rappresentare il classico stereotipo della cheerleader americana. Abbastanza alta, con un fisico perfetto e due lunghe gambe affusolate. Il suo viso era tondeggiante, la sua pelle era chiara e aveva due guance un pò paffute tinte sempre di un tenue colore rosato. Il suo sorriso era molto caloroso e innocente. La cosa che più colpiva però erano i suoi occhi cerulei, quasi color azzurro ghiaccio, contornati da folte lunghe ciglia che le conferivano un’espressione per lo più dolce. 

« Oh grazie Tomlinson, anche io sono felice di vederti » disse, notando la scarsa attenzione del ragazzo, mentre appoggiava la sua borsa sul tavolo della cucina, per poi sedersi su di esso.
« Scusa June, sono ancora mezzo rincoglionito »
« Eh lo vedo! Allora? Novità? »
« Sì la mia vita è una merda »
« Che novità! » pigolò lei, facendo dondolare le gambe, Louis le lanciò un’occhiataccia.
« Ultimamente tutte le mie battute sembrano sottotitoli per un film cecoslovacchio. Cos’hai adesso?
« Prova ad indovinare »
« Ancora? Sei una palla Louis. Rivoglio il mio migliore amico, quello demenziale che faceva cazzate. Subito »
« Lascialo perdere dolcezza, ormai è una causa persa » Un moro sbucò dalla porta, togliendosi il cappotto.
« E tu che cosa vuoi Malik? »
« Piantala June, tanto lo so che sei follemente innamorata di me »
« Oh sì non vedi come sto sbavando alla tua vista? Voi uomini siete tutti un branco di deficienti » 
« Bah non voglio tentare di capire la mente femminile è zona minata per me » disse alzando le mani in segno di rassegnazione.
« Vedi il guaio è che non sono pazze. Sono donne e basta » affermò Louis guardandolo, June prese il cuscino e gli tirò una cuscinata in testa, Zayn ridacchiò buttandola sul divano mentre Louis si infilò una maglietta e uscì di casa.

Era una giornata d’autunno come tante, solo che il freddo iniziava a farsi sentire e passare le giornate al parco stava diventando una vera tortura. Juliet chiuse il libro, arrabbiata perché con il vento che tirava era davvero impossibile leggere in pace. Louis la scorse da lontano e si avvicinò a lei. 
« Ciao » la ragazza alzò lo sguardo e rimase un attimo in silenzio.

« Ehi... »
« Stai tornando a casa? » 
« Precisamente »
« Posso accompagnarti? »
« Se proprio vuoi » i due incominciarono ad incamminarsi verso l’appartamento, rimanendo in un silenzio, abbastanza imbarazzante. Quando ad un certo punto, Louis la guardò e cercò qualcosa da chiederle.
« Ti ricordi cosa mi chiesi qualche mese fa? Mi avevi chiesto cosa avrei voluto fare in futuro » 
« Sì me lo ricordo, mi ricordo anche che tu non mi risposi Juliet, dicesti semplicemente, che ancora non lo sapevi e che c’era tempo »
« Beh in realtà lo sapevo. Volevo fare la scrittrice. Mia madre mi ha spinta in quella direzione dal momento in cui ho imparato a leggere. Mi sosteneva, mi incoraggiava, mi ha comprato il primo diario. E poi è morta. E non riesco più a vedermi come una scrittrice ormai, era una cosa che condividevamo. So che pensi di aver portato delle cose brutte nella mia vita, ma ce n'erano già tante, io ne ero sommersa »
« Ma ti ho fatto del male, non potrò mai perdonarmelo »
« E’... passato, ormai... »
« Quindi, ti andrebbe se provassimo a tornare... amici? » 
Silenzio.
« Cer-to » rispose, improvvisando un sorriso, ormai erano arrivati a destinazione, così, salutandolo velocemente, sbucò nel vialetto di casa. Con sua sorpresa però trovò Carter, seduto sui gradini ad aspettarla. 
« Juliet! Sono tre ore e mezzo che aspetto qui fuori, Harry non mi ha fatto entrare »
« E ha fatto benissimo. Ora se non ti dispiace dovrei entrare » Carter la fermò, afferrandola per un braccio e facendola girare verso di se.
« No! Aspetta, ti prego. Mi dispiace per ieri sera, ma ero completamente ubriaco, non ero in me »
« Non mi interessa »
« Ti prego. Ti ho anche scritto... questa » tirò fuori una lettera e gliela porse, Juliet l’afferò  e incominciò a leggerla.
« Carter... »
« Mi dispiace »
Sospirò e poi accennò un sorriso « hai un’ultima, un’ultimissima possibilità » Carter sorrise tutto soddisfatto e le diede un bacio sulla guancia, « domani mi farò perdonare, promesso »
« Ti conviene » rispose lei, con un sorriso ed entrò in casa, non sapeva perché lo faceva, forse perché aveva paura di rimanere sola o di soffrire, ancora una volta. Harry era intento a giocare con  qualche videogioco assieme a Niall, mentre Liam stranamente, cucinava.
« E’ ancora lì fuori quel coglione? » chiese il riccio, senza staccare gli occhi dal televisore.
« Sì. Abbiamo charito » Harry buttò a terra il joystick e la guardò inviperito.
« Cosa?! »
« Mi ha scritto una lettera e mi ha detto che si sarebbe fatto perdonare »
« Juliet! Ti rendi conto di quello che ha fatto ieri sera? Se fossi stato in Louis l’avrei ammazzato e tu lo perdoni? »
« Piantala! Tu più di chiunque altro dovresti sapere che la cosa che più mi fa paura, adesso, è dover soffrire per un’altra delusione d’amore. Non lo sopporterei, non sopporterei il dover rivivere quell’inferno di disperazione, di fallimento, di dolore »
« Sì ma lui... »
« Forse dovrei piantarla di perdonare tutti invece. C’è un motivo per cui ho detto che sarei stata bene da sola. Non era perché pensavo che sarei stata bene da sola. Lo era perché pensavo che se avessi amato qualcuno, e poi fosse finita avrei potuto non farcela... è più facile stare da soli perché si impara di aver bisogno d'amore... per poi restarne senza. Cosa succede se ti piace... e ti appoggi ad esso? Cosa succede se plasmi la tua vita in base a quello... e poi... cade a pezzi? Puoi sopravvivere a questo tipo di dolore? Perdere l'amore è come un organo danneggiato. È come morire. L'unica differenza è che... la morte finisce lì. Mentre così... potrebbe durare per sempre »
« E tu ami Carter, Juliet? »
« Vuoi la verità? Beh in tal caso, non ne ho la più pallida idea »
Perché il mio cuore è un traditore che ancora batte quando vede Louis.


 


Ed eccomi qui con un nuovo capitolo (:
Posterò (o meglio cercherò) regolarmente ogni giovedì.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie a tutti quelli che hanno messo la ff tra le seguite/ricordate/preferite,
un grazie anche a chi recensisce <3
un bacio,
cole.

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Capitolo 4
*** Find always the strength to try again ***


When you love someone, and they break your heart 
Don’t give up on love, have faith, restart

(Hold on - Jonas Brothers)


Fin da piccoli un po’ influenzati dai telefilm e film americani, aspettiamo con ansia il nostro sedicesimo compleanno, convinti che sarà qualcosa di epico, come i compleanni di quelle ragazzine, che definirle viziate sarebbe un complimento, che fanno vedere su MTV, con la torta enorme, sedici candeline rosa, tutta la sala rosa, vestite da principesse (con magari anche il diadema in testa) e tanti invitanti e addobbi sbrillucicosi. Poi quando finalmente arriva ti rendi conto che poi non è qualcosa di così stratosferico. Passati i sedici, si proietta tutto sui diciotto; sei legalmente maggiorenne, quindi ‘adulto’, puoi decidere autonomamente eccetera, eccetera. Juliet non era mai stata una di quelle ragazze che sognavano le feste megagalattiche; per il suo sedicesimo compleanno, infatti lei ed Harry erano andati a mangiare la pizza e il top della serata fu una birra e una canzone al karaoke. 

 

« Juls? Sei sveglia? » Juliet, aprì leggermente gli occhi, un raggio di luce proveniente dalla finestra le illuminò il viso e dopo aver strizzato gli occhi prese il piumone e si coprì brontolando qualcosa. Harry si sedette accanto a lei e si avvicinò ad un punto in cui pensò si trovasse la sua faccia. 
« Se non esci subito dalle coperte incomincio a farti il solletico » la ragazza si scoprì il viso e uscì dal letto di malavoglia « sei cordialmente invitato a fotterti ».
« Buongiorno anche a te » sghignazzò il ragazzo trascinandola in cucina e le porse la fetta di torta che nascondeva dietro la schiena. 
« Tanti auguri terremoto » Juliet si morse il labbro e si buttò fra le sue braccia, sussurrandogli un ‘credevo te lo fossi dimenticato’. Prese il piattino e si diresse in salotto per gustarsi la torta comodamente seduta sul divano, che però era occupato da quattro ragazzi.
« Perché mi fissate? » chiese dopo un po’ mentre assaggiava il dolce, notando gli occhi dei ragazzi puntati su di lei, quando si accorse di essere ancora in pigiama. E per pigiama intendo una maglietta, di Harry, che le andava leggermente larga « merda ». Juliet corse in stanza avvampando per la vergogna e si mise velocemente un paio di jeans, tornò in stanza e Zayn nel vederla con addosso i pantaloni sbuffò.
« Eri più bella prima » Juliet prese un cuscino e glielo tirò addosso, « perché mi tirate tutte i cuscini? » chiese coprendosi il volto. 
« Mah fatti delle domande » rispose June entrando in quel momento, buttandosi sul divano, « che mi sono persa? ».
« Juliet in mutande » e Zayn fu colpito di nuovo da un cuscino, « dovevi aspettartelo amico » disse Niall ridacchiando e addentando una ciambella. Juliet scosse sogghignando si alzò e andò a posare il piatto in cucina, Louis decise di raggiungerla e la seguì. 
« AMOOORE! Era buona la torta? » chiese poco dopo essere entrato nella stanza, si sedette su uno sgabello e la guardò sbattendo le ciglia. La bionda non riuscì a trattenere una risata, « allora piccola Juliet, quanti anni compi? 12? » chiese facendo finta di essere entusiasta.
« Ha-ha-ha come sei spiritoso Lou »
« Ti prendo solo un po’ in giro scricciolo » sorrise amabilmente sbattendo di nuovo le ciglia.
« No ora sono offesa » incrociò le braccia e cercò di restare seria facendo una faccia imbronciata, ma poi non riuscendo a trattenersi guardò per terra.
Sentì le braccia di lui circondarla, mentre con la mano sinistra le tirava su il mento. Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Louis gli scoppiò a ridere in faccia, mentre lui rideva a sua volta guardandola. 
« Non farmi ridere. Sto cercando di essere arrabbiata con te » aveva gli occhi lucidi, e le lacrime le scendevano sulle gote che a causa delle risa erano rosse. Juliet scappò correndo in giro per la stanza, mentre lui la inseguiva. Sì erano passati due mesi da quelle sera, quella sera in cui Carter si era ubriacato e Louis l’aveva ‘difesa’, da quel giorno erano tornati ‘amici’, ma era comunque strano comportarsi con Louis ‘normalmente’, tornare a quello che erano prima della sua dichiarazione. 

Era da poco uscito un film intitolato ‘letters to Juliet’, Juliet non appena lesse il titolo del film, convinse i ragazzi ad accompagnarla a vederlo e così fecero. Louis era seduto accanto a lei e durante l’ultima scena mentre il protagonista (Charlie) faceva la sua dichiarazione alla protagonista (Sophie), preso dal momento la fece girare verso di lui, chiamandola e si avvicinò baciandola. Così Juliet si perse una delle scene più belle del film, che poi riguardarono minimo altre quaranta volte. Sempre quella sera, dicendo semplicemente ‘Juliet Collins credo di essermi innamorato di te’ si misero assieme. Il piccolo ‘flashback’ delle bionda fu interrotto da Louis che alla fine la prese e la catapultò sul letto facendole il solletico. Incominciò a dimenarsi facendo dei piccoli urletti e cercando di prendergli le mani, in quel momento squillò il telefono di casa, si alzò ancora ridendo e rispose.
« Tesoro? »
« Papà!»
« Tanti auguri piccola mia! Ancora non mi sembra vero, diciotto anni, ormai sei adulta »
« Lo so... sono di Charlotte le urla in sottofondo? » Il padre di Juliet ridacchiò cercando di zittire la piccola che gli impediva di sentire bene.
« Sì, te la passo, perché qualcosa mi dice che non smetterà di urlare finchè non riuscirà a parlare con te! »
« Juliet gli altri vogliono andare a fare colazione al bar » le comunicò Harry entrando in stanza, Louis si alzò e li raggiunse, mentre la bionda gli fece cenno di aspettare.
« Voi andate, io vi raggiungo dopo » e dicendo così finì di parlare al telefono con suo padre, dopo che sua sorella Charlotte le ebbe cantanto la canzoncina da lei inventata per farle gli auguri. Prese la sciarpa e l’avvolse al collo, fece per uscire, ma notò che Harry non era uscito con gli altri.
« Cosa ci fai ancora qui? » gli chiese guardandolo.
« Ti stavo aspettando »
« Ah... grazie » Harry le fece segno di sedersi accanto a lui sul divano e così lei lo raggiunse.
« Juliet ti conosco troppo bene, cos’hai? Mi sono accorto che sei triste. Anche quando sorridi, anche quando ridi, c’è qualcosa che non va » scosse la testa per far tornare i capelli, che Louis aveva ‘volumizzato’, al loro posto. Harry, secondo Juliet, aveva i capelli più belli del ‘gruppo’, amava quei ricci e anche se lui odiava che le persone li toccassero, lei lo faceva comunque. D’altronde, lei era l’eccezione. 
« Ogni singolo giorno succede qualcosa che vorrei poterle raccontare. Ogni tanto prendo il cellulare convinta che sia ancora qui, che sia a casa con papà e Charlotte e la chiamo. Lo so che non c’è, ormai credo di averlo superato, però... Oggi è il mio diciottesimo compleanno, Harry. Quando da piccola avevo immaginato questo giorno, non lo avevo immaginato così. Lei doveva essere qui con me, doveva svegliarmi alle quattro e mezza chiamandomi, perché ero nata a quell’ora, come ha sempre fatto, come ha fatto tutti gli anni. Io dovevo arrabbiarmi con lei perché mi aveva svegliato a quell’ora. Dovevo trovarmi i pancakes pronti in cucina e la mia torta preferita con il numero diciotto scritto sopra. Lei doveva essere qui » aveva la voce spezzata a causa dei singhiozzi che, quella volta, non era riuscita a trattenere, Harry la strette in un forte abbraccio e le diede un bacio sulla testa.
« Non è solo questo ciò che ti rende triste, però, vero? » Juliet scosse la testa rimanendo fra le braccia dell’ amico, « sei ancora cotta di Louis ».
« No Harry, non sono ‘cotta’ di Louis. Io a differenza sua l’ho amato e credimi non vorrei che fosse così, ma... credo di non averlo ancora dimenticato »
« Ti ha amato anche lui, lo sai »
« Se mi avesse amato veramente non mi avrebbe tradita, Harry »
Silenzio.
« Sai cosa mi ripeteva sempre mamma? ‘Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci’ » sorrise ripensandoci, si asciugò gli occhi con una mano e poi posò la mano su quella di Harry e alzò il viso incrociando il suo sguardo.
« Perché sei così fantastico? Un po’ stupido, quello sì, ma pur sempre fantastico. Nonostante tutto sei ancora qui, nonostante i miei scleri, le litigate, tu sei qui. Tu sei la mia famiglia Harry, tu. Non ce l’avrei mai fatta senza di te »
« Beh ci sono persone che hanno la capacità di farci correre da loro, sempre, qualunque cosa ci abbiano fatto. La chiamano amicizia » le sorrise dolce, mettendo in risalto le fossette, « e questa frase da dove l’hai tirata fuori? »
« L’avevo letta da qualche parte, mi piace » accennò un sorriso annuendo.
Di nuovo silenzio.
« Di cosa hai paura Harry? »
« Seriamente? Di perdere le persone a cui voglio bene, tu, Louis, Niall, Liam, Zayn... è per questo che non volevo, inizialmente, che tu e Louis vi metteste assieme »
« Harry tu non mi perderai mai » quest’ultimo sorrise di nuovo e le scostò una ciocca di capelli dal viso.
« E tu di che cosa hai paura? »
« Di non esserci nel momento in cui c’è bisogno di me »
« Siete due stronzi, siamo stati al bar un’ora ad aspettarvi e neanche siete venuti! » Louis entrò mettendogli il broncio interrompendoli, quando però si accorse che Juliet aveva gli occhi lucidi e che quel poco di mascara che aveva le era colato, la guardò assumendo un espressione da cucciolo bastonato. 
« No, no, tu non puoi essere triste, non oggi! Abbraccio di gruppo » Louis annuì e si buttò su di loro abbracciandoli, Niall, Zayn e Liam si unirono a loro e si misero sopra i tre cercando di abbracciarli. 
« Così però invece di consolarmi mi soffocate » Juliet ridacchiò e i quattro si spostarono, « non stare così vicina a Harry, ricordati che lui è mio » Louis annuì di nuovo e tirò Harry verso di sè stritolandolo.
« Allora Juliet me la prendo io » convenne Liam sollevandola dal divano e prendendola in braccio, lei scoppiò a ridere e si strinse a lui avendo paura di cadere.

« Chi verrà alla mia festa a sorpresa, stasera? » chiese Juliet, non appena lei e Liam si allontanarono dal resto del gruppo.
« Tu sai della ....? » lei annuì, « è stato Niall a dirtelo vero? »
« Perché incolpate sempre tutti Niall? » sogghignò, « no, diciamo che Harry è proprio anti-sgamo » rispose ironica, « tu però non dirglielo, ci rimarrebbe male, farò finta di essere sorpresa ».
« Va bene, fammi una faccia da ‘festa a sopresa’ » 
« Esiste una faccia così? » ridacchiò.
« Sì è quella che fa ogni volta Louis quando vede delle caramelle! »
Juliet rise, « okay, ho capito. Chi sarà la tua accompagnatrice? »
« Mah, per ora nessuna, sono un uomo libero! »
« Vedrai quante ragazze ti faranno la corte stasera! »
« Se lo dici tu! »
« Non ha invitato tanta gente vero? Sai che odio queste cose ».


« Harry cosa fai? » il ragazzo la prese per i fianchi e poi le mise una benda sugli occhi stando in silenzio, ma sogghignado segretamente.
« Seriamente? Dai, non ho otto anni! »
« Zitta » le sussurrò all’orecchio e ridacchiò. Le prese una mano e la fece uscire, non percorsero tanta strada, scesero dei gradini e poi dopo aver aperto la porta, le slegò la benda.


 


spiegazioni varie ed eventuali:

vi chiedo perdono per il ritardo (?) ma credo di aver riscritto questo capitolo una decina di volte,
non mi convinceva! Spero che vi sia piaciuto altrimenti mi verrà la voglia di riscriverlo di nuovo D:
un grazie gigantesco a tutti quelli che seguono la ff e l'hanno messa nelle seguite/ricordate/preferite.
un grazie enorme anche a chi recensisce è importante per me sapere cosa ne pensate <3
un bacio,
cole.

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Capitolo 5
*** Did you forget? ***


Did you forget, that I was even alive, did you forget , everything we ever had ,
did you forget, did you forget, about me 

(Don't Forget - Demi Lovato)


« Juliet? Puoi aprire gli occhi adesso »
E così fece, aprì gli occhi e osservò la stanza; era un bar, un po’ di gente ovunque, quasi tutti amici di Juliet e altri probabilmente imbucati. Si girò verso Harry con il sorriso di una bambina a cui le hanno appena regalato un lecca lecca. 
« Allora? Ti piace? »
« E’ magnifico! » la ragazza si buttò fra le braccia dell’amico stringendolo forte, poi si guardò attorno, riconobbe, Zayn che ovviamente ci stava provando spudoratamente con una ragazza, Liam e Niall che stavano mangiando e poi in fondo al bar seduto su uno sgabello, Louis. Nell’attimo in cui i loro sguardi si erano incontrati, entrambi avevano provato una strana sensazione. L’abito che Harry le aveva fatto indossare la pungeva nelle costole e le impediva di respirare. Ma forse era il nervosismo a toglierle il fiato, fece per andare da lui, ma Carter la bloccò.
« Buonasera donzella » 
« C-carter... ciao »
« Sei bellissima stasera » Juliet deglutì e improvvisò un sorriso, « oh, ehm, grazie ».
« Scusa amico, te la rubo un attimo » si voltò a vedere chi fosse il suo salvatore e vide Harry, sussurrò un ‘grazie al cielo’ e lo seguì.
« Non penserai che oltre a questo io non ti abbia fatto un regalo » ed estrasse dalla tasca una piccola scatolina e gliela porse, « aprila ». L’aprì e ne estrasse un bracciale del suo colore preferito, il verde, con due lettere sopra; una H e una J.
« E’ stupendo Harry! » sorrise e lo abbracciò nuovamente, poi si fece aiutare a metterlo e lo guardò di nuovo.

« Non ero sicuro che ti sarebbe piaciuto »
« Anche se non mi fosse piaciuto ti avrei ringraziato e ti avrei detto che era bellissimo » convenne lei sghignazzando,
« Stai dicendo che non ti piace? »
« Nono, Harry non hai capito » rise, « è bellissimo, davvero, grazie grazie grazie! »

« Liam, chi è la bionda che sta ballando con Lou? » Juliet era seduta su uno sgabello accanto a Liam, si era fatta versare un po’ di vodka e ogni tanto brandelli di conversazione le giungevano mescolati alla musica. Carter era scomparso, ancora, ma non era questo il suo problema principale, bensì una bionda che si strusciava addosso a Louis, da ormai tre canzoni. 
« Credo sia una sua amica, perché? »
« No, così... » Juliet passò dal bicchiere alla bottiglia e ne tracannò un po’, « Guardali, sembrano Barbie e Ken, ma senza macchina rosa con il telecomando » Liam non riuscì a trattenere una risata, la bionda gli tirò un colpetto, « non c’è niente da ridere! »
« Scricciolo, invece di stare qui, vai da lui, no? »
« Per dirgli cosa? Togli le mani da quella zoccola, ti meriti di più? »
« No, semplicemente, digli ‘balla con me, perchè sono gelosa di quella’ »
« Chi è che è gelosa? » Juliet sperò che Louis non avesse sentito tutta la conversazione e per sua fortuna così era stato.
« Nessuno, tornatene dalla tua biondina che ti aspetta » gli fece l’occhiolino sarcastica e si diresse verso la pista da ballo. Lui la fermò afferrandola per un braccio, la portò fuori dal bar e la guardò con un espressione strana.
« Cosa c’è? »
« Dimmi cos’hai »
« Vuoi davvero saperlo? »
« Sì, lo voglio »
« Sono gelosa, contento ora? »
« Perché? Perché sei gelosa? Non dovrebbe interessarti niente di me »
« Perché lei è bella ed io... beh, sono io. E sai, mi importa di te. Parecchio in realtà ».
La trattenne con un braccio prima che lei si avviasse verso il locale. L’attirò a sè e cominciò a baciarla, le affondò le mani tra i capelli biondo grano senza smettere di baciarla. Inizialmente Juliet ricambiò il bacio, ma poi si staccò da lui bruscamente e andò a chiamare Harry. Si fece riaccompagnare a casa senza dirgli neanche il motivo, gli avrebbe spiegato tutto il giorno dopo, ma ora no, ora l’unica cosa che voleva fare era tornare a casa. Il viaggio fu troppo lungo per i gusti di Juliet, segnato da un insopportabile silenzio. Scese dall’abitacolo e si fiondò ad aprire la porta del condominio.

24 dicembre - Londra

Era passato poco più di un mese dalla festa di compleanno per Juliet e dal bacio. I due non si erano praticamente scambiati parola da quella sera, un ciao frettoloso ogni tanto, ma niente di più. 
« Harry! Porta subito il tuo culo qui, dobbiamo andare! »
« Arrivo, un attimo! »
« Hai preso i regali, vero? »
« Sì ho tutto tranquilla, andiamo »
driing. driing. Liam andò ad aprire la porta e fece entrare i due amici infreddoliti, « dov’è il festeggiato? »
« SONO QUì AMORE! » Louis raggiunse Harry in atrio e gli saltò addosso.
« Ancora tanti auguri Lou! » perché 24 dicembre, oltre ad essere la Vigilia di Natale era anche il compleanno di Louis Tomlinson.
« Sìsì grazie, dov’è il mio regalo? » disse frettoloso ed impaziente di ricevere i suoi regali.
« Ce l’ho io » fu Juliet a parlare e il moro si fece improvvisamente serio e deglutì.
« Oh, grazie »
« Tanti auguri Louis » la bionda gli porse il regalo accennando un sorriso. Dopo qualche istante d’imbarazzo decisero di raggiungere Niall e Zayn in salotto. 
« Allora? Scartiamo i ragali? » chiese Niall impaziente, Louis era praticamente rimasto in silenzio tutta la serata, il che è era molto, molto strano.
« Liam, questo è per te » Juliet prese una scatola rossa e la porse al ragazzo dai capelli mossi, lo scartò subito ed estrasse un pupazzo, o meglio, il pupazzo. Rex di “Toy Story” che per sbaglio era finito fuori dalla finestra e poi investito da una macchina. Liam si mise a ridere e poi diede un bacio sulla testa a Juliet. 
« Proprio quello che volevo! » disse tutto entusiasta, « scommetti che ci dormirà assieme stanotte? »
Niall scoppiò, ovviamente a ridere. A turno scartarono i propri regali, Harry ricevette come regalo uno shampoo per ricci da parte di Louis, una felpa da parte di Niall e  Liam, una maglietta da parte di Zayn e un cappello da parte di Juliet. Quest’ultima invece ricevette la felpa di Harry della Hollister, di cui praticamente si era impossessata e altri ragali abbastanza demenziali. 

« Chi ha fame? » tutti e cinque i ragazzi alzarono la mano, « domanda stupida » convenne lei e andò a prendere la pizza. Sì la pizza, perché loro a differenza di tutte le ‘famiglie’ ‘normali’ a Natale mangiavano la pizza. E infondo erano proprio quello; una famiglia, un po’ strana, ma pur sempre una sorta di famiglia (con la sua buona dose di drammi ‘famigliari’). Sopra la porta, qualcuno aveva appeso un vischio, sorrise alla vista e inizialmente non notò la presenza di Louis. 
« Questo è destino però! » Juliet si girò e si ritrovò davanti il ragazzo, sorrise.
« Che cosa è destino? »
« Alza la testa e lo vedrai » e così fece, alzò la testa e vide che il vischio era proprio sulle loro teste.
« Ora dovrei baciarti »
« Non siamo a capodanno! » 
« E’ comunque un pretesto per baciarti, no? » Juliet scoppiò a ridere,  « e allora cosa aspetti a farlo? »
« Se ti baciassi in questo momento mi tireresti un pugno »
« Come mi conosci bene » annuì ridacchiando.
Silenzio.
« Non per questo non devi provarci, però! Che razza di uomo sei? »
Louis non riuscendo a resistere alla tentazione e al fatto di averla lì vicino l’attirò a sè, sentì il seno della ragazza premere contro il suo petto e l’abbracciò d’impeto in un gesto folle e quasi disperato. Le sue labbra cercarono quelle della ragazza, le dita di lui le afferrarono il mento, la mano sinistra passò tra i capelli di Juliet, mentre la sua lingua ne lambiva le labbra, per poi impossessarsene.

« Uno sbaglio? È così che lo chiami? »
« Beh ho provato a chiamarlo Porter, ma risponde solo se lo chiamo sbaglio! »
« Juliet non è il momento di scherzare, hai fatto sesso con Louis! »
Juliet rimase in silenzio, era strano dirlo ad alta voce, ma sì lo aveva fatto, anzi non ci aveva fatto ‘sesso’, ma l’amore. Sono due sinonimi è vero, ma per Juliet significavano due cose diverse. Non erano ubriachi mentre lo facevano, non l’avevano fatto controvoglia, l’avevano fatto, perché entrambi lo desideravano. 
« Harry? » chiese la bionda dopo qualche minuto di silenzio.
« Cosa c’è? »
« Dov’è Louis? Devo andare da lui, gli devo dire che lo amo e che lo perdono »

« Fammi capire: te la sei portata a letto? »
« Sì »
« E non hai avuto dei ripensamenti dopo? »
« No »
« Louis ascoltami, a livello mentale è un’adolescente, Juliet e, essendo romantica, tende all’autodistruzione, quindi per un breve momento di passione è capace di perdere completamente ogni senso della misura, sopratutto se si tratta di te »
« Quindi? »
« Quindi devi andare da lei e dirle che è stato uno sbaglio e che non succederà più »
« Liam io la amo. E sono sicuro che lei prova la stessa cosa per me »
« La ami davvero? Allora lasciala andare, se non vuoi vederla soffrire »
Louis abbastanza amareggiato andò a casa di Niall dove si trovava al momento la ragazza e con una stretta al cuore fece quello che l’amico gli aveva consigliato di fare: mentì.
« Ti devo parlare » dissero all’unisono, poi sorrisero.
« Prima tu » convenne Juliet impaziente e senza togliersi il sorriso dalle labbra. Le disse che era stato tutto uno sbaglio, che avrebbe dovuto dimenticarsi tutto quello che era successo, che avrebbe dovuto dimenticarsi di lui. Ovviamente lei, si aspettava tutto men che questo da quello che lui le avrebbe potuto dire.

Juliet si era addormentata sul divano fra le braccia di Harry venti minuti prima, venne però svegliata da un rumore proveniente dalla porta, si alzò di malavoglia e andò alla porta per vedere chi ci fosse fuori. 
« Cosa ci fai qui? » chiese guardandolo male e con l’intenzione di sbattergli la porta in faccia.
« Devo parlarti, di nuovo » il ragazzo si appoggiò alla ringhiera, cercando di stare in piedi.
« Sei ubriaco, Louis »
« E con questo? Di certo non ti metterò le mani addosso, io » questa frase le fece venire in mente Carter, come se non avesse già abbastanza problemi. Ultimamente il ragazzo si era trasformato in una sorta di sanguisuga e non la lasciava un momento sola per cercare di rimmediare a quello che aveva fatto per colpa di qualche birra di troppo.
« Perché sei venuto qui? »
Silenzio.
« Se oggi non ti avessi detto quelle cose, se non ti avessi tradita, se non avessi fatto quella gran cazzata, ora noi due staremo ancora assieme Juliet »
« La vita non si basa sui se. E non provare a dire che mi ami, che sei innamorato di me, perché sono tutte cazzate. Se fosse vero, non avresti fatto quello che hai fatto. Il mio errore più grande non è stato innamorarmi di te, ma pensare che anche tu fossi innamorato di me »
« Non ti sto chiedendo di capire, ma di ascoltare. Ricordi cos’hai provato quando ci siamo baciati per la prima volta? Quel magico momento in cui ogni cosa è cambiata? »
« Cosa centra? »
« Centra. Credi che se non fossi ancora innamorato di te, sarei qui ora? » Juliet sospirò, Louis si sedette sui gradini e poi lei fece lo stesso. 
« Due persone, due persone come noi che hanno vissuto insieme tutto questo tempo, che sono cresciute. Due persone come me e come te che si sono amate tanto, devono rendersi contro che l’unico modo di restare uniti nella vita è attraverso un ricordo d’amore »
« E se non lo accettassi? Se non accettassi tutto questo? »
« Beh, prima accetti che le cose non torneranno più come una volta e prima rincomincerai a vivere » 
Silenzio.
« Non chiedermi di rimanere amici, però. Non potrò mai essere tua amica, Louis, perché io ti amo ancora e ti amerò ancora per molto, molto tempo... perciò questa amicizia sarebbe solo una forma di tortura. L’unico modo per dimenticarti ... è non vederti più » Sospirò, Juliet cercava di trattenere le lacrime, una però riuscì a scappare e rigò il viso della ragazza. Louis, l’asciugò con il pollice, accennando un sorriso un po’ triste. 
« So che non ci credi e che questo non cambierà le cose, ma... io sono ancora innamorato di te, lo sono sempre stato. Probabilmente domani non mi ricorderò niente, ma è anche grazie all’ alcool che ti sto dicendo tutto questo »
La bionda si alzò e andò alla porta, ma prima di entrare nell’appartamento si girò un’ultima volta verso Louis, « penso che una parte di me ti aspetterà per sempre ».
È un po' terrificante quanto velocemente possa andare tutto in pezzi. A volte... ci vuole una perdita enorme per ricordarti a cosa tieni di più. A volte... di conseguenza, ti ritrovi ad essere più forte, più saggio, più preparato ad affrontare il prossimo grande disastro che succederà. A volte... ma... non sempre. Si dice che le parole degli ubriachi sono i pensieri dei sobri, forse è per questo che Juliet dopo quella sera credette davvero alle parole di Louis, ma ovviamente quello non cambiava le cose. Una volta richiusa la porta dietro di sé, esplose in un pianto implacabile.
« Juliet, che succede? » Harry ancora mezzo addormentato si era alzato e si era seduto sul divano, la ragazza si sedette accanto a lui e lo abbracciò. Odiava quei momenti appena prima di andare a letto dove sei costretto a pensare a tutte le cose che sono successe, a tutte le cose che hai provato con fatica a dimenticare. Alzò il viso, vide che Harry si era già addormentato, sorrise e appoggiò la testa sul suo petto. 
Nonostante tutto la cosa importante è non smettere mai di credere che si può sempre ricominciare... ma c'è un'altra cosa importante da ricordare: in mezzo a tanto schifo ci sono alcune cose a cui vale la pena di aggrapparsi.


 


spiegazioni varie ed eventuali:

aallora, come il capitolo precedente anche questo credo di averlo ri-scritto un centinaio di volte, ma vabbè.
spero che sia piaciuto çwç 
grazie di cuore a tutti quelli che hanno messo la ff nelle preferite/seguite/ricordate e un grazie anche a chi recensisce: 
è importante per me sapere cosa ne pensate!

un bacio,
cole.

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Capitolo 6
*** A selfish kind of love ***




I'm gonna teach you, teach you, teach you ,all about love girl, all about love 

sit yourself down, take a seat, all you gotta do is repeat after me 

(ABC - Jackson 5)

 

Erano passate tre settimane dall’ultima volta che Juliet aveva visto Louis e da quel giorno era rimasta chiusa in casa e, se non fosse stato per la scuola - che era iniziata  da qualche giorno - non avrebbe messo piede fuori neanche a pagamento. Come poteva un ragazzo renderla così? Semplice, non era un ragazzo, era il ragazzo. Probabilmente uscire l’avrebbe fatta stare meglio, ma a lei di certo non le importava stare meglio in quel momento, voleva solo annegare nella sua tristezza e disperazione, come continuava a ripetere a Harry o a uno dei suoi amici che ogni tanto facevano un salto a casa loro.

‘Juls vieni, andiamo a fare una passeggiata, c’è la neve!’ La neve. Juliet adorava la neve, era l’unico motivo per cui adorava così tanto l’inverno, ma niente, neanche quello riusciva a convincerla. Harry aveva provato a convincerla un centinaio di volte con ogni scusa necessaria, ma la ragazza non aveva ceduto. Chissà come starà lui. Di certo non sarà messo male come me, magari lui è veramente andato avanti e forse dovrei farlo anche io. 
« Alza il culo, andiamo da Sam » Harry era sbucato dalla porta coperto di neve, si era pulito le Timberland sul tapettino posato all’ingresso ed era entrato.
« Da Sam? Perché? » Samantha, o meglio, Sam era la cugina di Harry, l’aveva conosciuta un’estate, quando si era recata al mare assieme alla famiglia di quest’ultimo. Abitava a Hastings a 106 km da Londra e di tanto in tanto era andata assieme a suo cugino a trovarla, in macchina ci si metteva un’ora e mezza circa, ma se l’ ’autista’ era Harry ci mettevano minimo due ore. Il riccio era davvero una testa dura, sopratutto quando si trattava di guidare, doveva avere per forza ragione lui e quando si perdeva - cosa che succedeva molto spesso - continuava a negare e non accettava nessun tipo di aiuto; ecco perché invece di metterci il tempo dovuto ci mettevano minimo mezz’ora in più. Una volta arrivarono dopo tre ore; Harry non ascoltando le indicazioni di Juliet e volendo fare di testa sua invece di passare per Bromley e poi dirigersi a Tonbridge, volle fare quella che lui definì una ‘scorciatoia’ e finirono a Cantebury che è a 75 km da Hastings.
« Perché mi sono rotto di avere Juliet-io-sono-depressa-aspetta-che-vado-a-tagliarmi-le-vene come coinquilina! » Juliet parve offesa per il ‘soprannome’ che lui le affibiò.
« E come potrebbe aiutarmi, Sam? » chiese non capendo e mettendo il broncio.
« Che ne so! Siete ragazze, sapete come consolarvi »
« Nessuno puà ‘consolarmi’ » gli fece il verso, « e comunque ci sei tu qui, non sono sola e se proprio ho bisogno di un’amica, chiamo June e arriva! »
« Io ho provato in tutti i modi a farti uscire, ma tu non mi dai retta! E per quanto riguarda June, lasciala stare è sempre con Zayn, magari si rende conto che lui è cotto di lei »
« Quindi andiamo ad Hastings? »
« Sì andiamo ad Hastings » affermò lui, prendendo due borsoni che - a quanto pare - aveva già preparato.
« Guido io però! »
« Cosa? Assolutamente no! » obbiettò lui, prendendola per un braccio e costringendola ad alzarsi.

« Se ti sei perso anche questa volta, giuro che ti picchio! » lo rimproverò Juliet mentre si metteva seduta, dopo aver dormito per più di mezz’ora.
« Ti avevo detto di far guidare me Hazza! » si aggiunse Niall, che per qualche strana ragione a noi ignota si era aggiunto - assieme a Liam - al gruppo non appena aveva saputo del ‘viaggio’. 
« Vuole sempre guidare lui e poi si perde! » osservò Liam, dando ragione al biondo, che venne subito interrotto da Harry.
« Sapientoni leggete quel cartello! ‘Hastings 21,4 km’ questo vuol dire che siamo a Hurst Green, che mancano venti minuti e che io non mi sono perso uomini di poca fede! » disse con un tono soddisfatto mentre Juliet rideva, « non era donna di poca fede? »
« Donna, uomo, stessa cosa! » si giustificò continuando a guidare e continuando ad avere un sorrisino soddisfatto sulla bocca. Passarono una ventina di minuti e finalmente arrivarono ad Hastings, Harry fece alcune manovre e sbucarono in un vialetto che conducieva alla casa di Sam; non era enorme, c’era un piccolo giardino e un tavolo da pic-nick. Suonarono il campanello con la scritta ‘Styles’ sopra e una ragazza di media statura, che portava dei capelli castano chiaro venne ad aprire. I capelli le toccavano appena le spalle e li guardò con i suoi occhioni color nocciola; li analizzò un attimo per cercare di riconoscerli, quando Niall parlò.
« C’è Sam in casa? » La ragazza si girò e urlò il nome dell’amica, la quale si precipitò giu ad accoglierli. Una bambola. È così che Sam può essere descritta in una semplice parola, era abbastanza alta e magra. Aveva dei lineamenti molto dolci, la pelle era molto chiara, aveva delle piccole lentiggini sul naso, labbra rosee e un nasino delicato. I suoi occhi invece erano di un intenso marrone con il bordo vicino all'iride di verde petrolio e appena vide Harry e Juliet corse ad abbracciarli.
« Cosa ci fate voi qui? » chiese con un sorriso enorme, felice della loro visita.
« Siamo venuti a trovarti, ci fermeremo qui un paio di giorni se non ti dispiace » rispose Harry ricambiando quel sorriso caloroso. 
« Certo che non mi dispiace! Ah lei è Ronnie, la mia coinquilina, Faye invece è fuori, dovrebbe tornare a momenti » Faye. Harry la conosceva bene, era la migliore amica di Sam da ... sempre. Aveva avuto una cotta per lui per quasi tre anni; ogni volta che lo vedeva avvampava e si girava per non farsi vedere. Era una ragazza dolce e abbastanza timida, il riccio non la vedeva da quasi due anni e da quando era arrivato alla casa della cugina aveva incominciato a chiedersi se fosse cambiata e come sarebbe stato il loro ‘incontro’ dopo tanto tempo. Non aveva nulla contro di lei, ma spesso si imbarazzava mentre era assieme a Faye, per questa sua ‘cotta’ e chissà, magari col tempo le era anche passata.
« Uno di voi dovrà dormire sul divano però » disse poco dopo Sam, prendendo alcune valige, « da quando Ronnie si è unita a me e a Faye non abbiamo più tante stanze » Così, decisero di giocarsela a morra cinese, Liam perse e fu costretto a dormire sul divano.

Dopo qualche ora finalmente la porta si aprì e sbucò fuori una ragazza dai capelli castano scuro, mossi. Indossava una maglia larga e dei leggins, il trucco era abbastanza pesante e Harry guardandola meglio si accorse di averla già vista. I suoi occhi erano grandi, ma non troppo, avevano un colore molto raro, se non unico, un misto fra verde chiaro e color ghiaccio e il riccio conosceva solo una ragazza con degli occhi simili: Faye.
« Scusa il ritardo Sam, mi sono fermata a fare la spesa » mostrò le buste e si diresse in cucina non notando i ragazzi, dopo qualche secondo tornò indietro e li scrutò.
« Liam! » accennò un sorriso e si diresse verso il ragazzo, che la prese in braccio e le stampò un bacio sulle sue labbra sottili e delicate. Harry sgranò gli occhi. Liam. E Faye. Liam. E la mia Faye. No, non è proprio mia, ma... Liam! Ecco perché Liam è venuto con noi! Ora è tutto chiaro! Ma tutto quel trucco? E perché sta con Liam?!
Juliet diede una gomitata ad Harry che si era evidentemente distratto. Faye si avvicinò tornando seria, per salutare il resto del gruppo, diede un bacio sulla guancia alla bionda concedendole un sorriso sincero, ma quando venne il turno di Harry, accennò un sorriso un po’ forzato e frettoloso. 
« E voi due da quanto state assieme? » domandò curiosa Juliet alla coppia e, dopo aver sorriso per la ventesima volta da quando Faye era entrata, Liam rispose « tre mesi ».
Tre mesi? Quei due stanno assieme da tre mesi? Perché non ne sapevo niente?
Harry sembrava abbastanza turbato dalla notizia, ma cercò di non renderlo troppo visibile. Tra un discorso e l’altro si fece sera e dopo aver cenato ognuno si recò nella propria stanza, tutti, tranne Liam ovviamente, che si diresse di malavoglia verso l’apparentemente comodo divano. 
« Tieni » Sam, spuntò dalla porta con delle coperte in mano e gliele porse, « anche se dormirai vicino al camino queste ti serviranno » sorrise dolce; Sam era una ragazza dolcissima, ogni tanto un po’ impacciata e un po’ pazzoide, ma questo aveva poca importanza. Ronnie era molto simile a quest’ultima, con la differenza che lei era decisamente molto più timida e non riusciva a mascherare le sue emozioni.
« Grazie Sam » sorrise di rimando afferrandole.
« Ti va se ti faccio un po’ di compagnia? Tranquillo, Faye non sarà gelosa » sorrise, ancora esitando un attimo prima di sedersi. 
« Certo che sì! E grazie per le... coperte » 
« Figurati » abbozzò un sorriso guardando i suoi occhi marroni che emanavano fin troppa dolcezza secondo lei.

Nel frattempo a Londra Zayn e Louis rimasti soli, avevano deciso di ordinare una pizza e giocare a qualche videogioco. June, però, decise di andare a trovarli, rovinando così i loro ‘piani’. Trovava infatile il fatto che nonostante avessero entrambi diciannove anni giocassero ancora a quelle che lei definiva ‘cretinate che ti spappolano il cervello’.
« ‘Sera » entrò e si buttò sul divano, « prego, accomodati pure June » sbottò Louis inarcando un sopracciglio. 
« Grazie » rispose lei con un sorriso infantile, « quando arrivano le pizze? »
« Intendi le pizze mie e di Zayn? »
« Se intendi quelle che mangerò anche io, allora sì quelle! » rispose radiosa lei, andando in cucina, « una prosciutto e funghi e una margherita vero? »
« Precisamente »
« Le mie preferite » sorrise guardando i due imbronciati, « tu fai ancora il depresso per Juliet, Lou? » chiese sbuffando, « mentre tu, perché hai quella faccia? Non hai niente per cui lamentarti Malik » aggiunse rivolgendosi a Zayn.
« Sì June lo sono ancora, chiedo umilmente perdono »
« Non devi scusarti » rispose facendo spallucce, per poi sedersi accanto a loro, « dico solo che non hai una scusa valida per fare il depresso ».
« E perché no? Ti ho detto cosa è successo » si giustificò Louis non capendo.
« Sì, lo hai fatto, ma non è una scusa valida. E’ colpa tua Lou, sei un idiota, punto »
« Oh grazie mille, così sì che mi tiri su di morale! »
« Non voglio farlo, te l’ho già detto; per me sei un cretino, dovevi accorgertene prima è inutile che ora ti lagni addosso. Se veramente la ‘ami’, come dici tu dovresti fare qualcosa per riprendertela e lo stai facendo? Beep, negativo! Quindi piantala di fare l’emo-depresso, perché non ne hai motivo » Louis stette fermo per qualche istante, poi si alzò e uscì dalla porta sbattendola con forza.
« Louis? Dove stai andando? Louis! » June si diresse alla porta aprendola, « torna subito qui idiota! Louis! »
« Lascialo perdere, deve sbollire, non riuscirai a fermarlo » disse poco dopo Zayn, guardandola. 
« Sono la sua migliore amica, Malik, lo conosco, non serve che tu mi dia consigli su cosa fare con lui » sbottò la bionda lanciandogli un’occhiata gelida.
« Mi scusi sua altezza reale se mi sono permesso di darle un consiglio! » 
« E ora che hai tu? »
« Io? Nulla » sorrise falsamente alzandosi dal divano e avviandosi verso la porta.
« Dove vai? A scoparti una delle tue amichette? » 
« Forse, a te cosa interessa? »
Silenzio.
« Ci si vede, June » e detto questo uscì anche lui imitando l’amico. La ragazza si ritrovò da sola nell’appartamento di Louis, chiedendosi che cosa fosse successo a quei due.


 


spiegazioni varie ed eventuali:
beh saalve a tutti <3 
siamo arrivate a 27 seguite e a 13 preferite e sono ancora solo sei capitoli!
Quanto vi posso amare??
cccomunqe, con questo capitolo ho introdotto tre nuove ragazze: Sam, Ronnie e Faye che
avranno un ruolo abbastanza importante nella ff e sono ispirate ad alcune mie amiche (come June)
beh, posterò presto il prossimo capitolo in più posterò una OS su Faye - Harry per spiegare un po' 
cosa era successo qualche anno prima e come tema ci sarà il natale (?)
un bacio enorme e ancora grazie grazie grazie <3

cole.

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Capitolo 7
*** It's okay not to be okay ***


 



Sometimes it's hard, to follow your heart. 
Tears don't mean you're losing, everybody's bruising, 
Just be true to who you are! 

(Who You Are - Jessie J)

 

Londra, 3.07am

« Sto arrivando, sto arrivando! » stavano bussando da una decina di minuti, che equivale al tempo che Zayn ci mise per svegliarsi, Il ragazzo non faceva altro che chiedersi chi fosse, ma pensò anche  che se si fosse alzato e fosse andato alla porta avrebbe trovato la risposta alla sua domanda. Capitan Ovvio. Sì, questa sarebbe stata sicuramente una possibile affermazione di June se avesse potuto sentire i suoi pensieri e, per fortuna, non ne era in grado.  Se ne fosse stata in grado a quest’ora avrebbe capito i sentimenti che Zayn provava nei suoi confronti, possibile che fosse così cieca? Zayn non aveva una grande reputazione e il solo pensiero che a lui potesse piacere qualcuno era impensabile, questo si sapeva, ma June era l’eccezzione che confermava la regola. 
« Chi è che rompe i coglioni alle tre di mattina?! »
« MODERA IL LINGUAGGIO ZAYN! » la madre di Zayn si era svegliata ed era scesa per vedere chi fosse, quando riconobbe la ragazza si rallegrò e le regalò un sorriso sincero, « oh ciao June »
« Buongiorno signora Malik » ricambiò il sorriso, « scusi per l’orario, posso parlare un attimo con suo figlio? » lo prese per la maglia del pigiama e lo trascinò fuori dalla casa. 
« Cazzo June sto gelando! » protestò il ragazzo senza guardarla.
« Non mi interessa. Ora mi spieghi che diamine ti prende? Per favore, lo voglio sapere ».
« Ora tu mi spieghi per quale ragione sei venuta a casa mia alle tre di mattina! E poi, possibile che tu non ci sia ancora arrivata? »
« Arrivata? A cosa? » a quel punto, esasperato, le prese il volto fra le mani e la baciò. In un primo momento rimase bloccata non riuscendo a reagire, ma poi dopo una frazione di secondi ricambiò il bacio con dolcezza e desiderio. 
« Sono innamorato di te June, lo sono sempre stato, inconsapevolmente e scusami se me ne sono accorto solo ora, probabilmente se me ne fossi accorto prima le cose sarebbero andate diversamente, suppongo. Non sono bravo, quando si tratta di sentimenti, ma ti... io ti prometto che se mi darai una possibilià ci proverò, farò del mio meglio per renderti felice, dimmi solo di sì ».
Silenzio.
« Ti prego dimmi qualcosa, June, qualsiasi cosa »
« Sembra quasi che tu mi stia chiedendo di sposarti » si guardarono e scoppiarono a ridere, era proprio quello che amava di lei, diceva sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato, ma nonostante questo era meravigliosa comunque e proprio per questo lui, il ragazzo col cuore di ghiaccio, colui che non sapeva amare si era innamorato, della sua migliore amica.
« Ma se vuoi che io ti dica qualcosa di dolce, beh in tal caso, prima sono rimasta in silenzio perché dovevo solamente riprendere il respiro, prima che tu me lo togliessi di nuovo » e accennò un sorriso. 
« Hai visto? » disse dopo un po’ Zayn.
« Che cosa? »
« Si vedono le stelle » June, alzò la testa e ammirrò il cielo sorridendo, era raro riuscire a vedere le stelle a Londra, « sono proprio belle vero? »
« Sì, sono proprio belle » ripetè lei continuando a sorridere.
« E sai cosa c’è di più bello delle stelle? » 
« Cosa? »
« Me! » June scoppiò a ridere e mentre la maggior parte della popolazione londinese stava dormendo serenamente, Zayn era in maglietta e mutande in mezzo alla strada che stava congelando, ma poco importava dato che aveva la persona che amava accanto a sè. 

 

Hastings, 9.32am

« Buongiorno! » Liam aprì debolmente gli occhi e si passò una mano tra i capelli, cercò di mettere a fuoco il suo interlocutore, ma tutto quello che vide fu il corpo di una ragazza, che di sicuro non era Faye.
« Sam » mormorò mettendosi seduto, mentre si massaggiava la schiena dolorante, dopo quella notte aveva constatato che, come gli aveva preannunciato Sam, il divano era decisamente scomodo per passarci la notte.
«  Ehi, hai dormito bene? »
«  Mica tanto » un sorriso, « avevi ragione tu sai? E’ scomodissimo dormire qui sopra ».
« Oh fidati lo so » rise e nell’ascoltarla, Liam, si rese conto di quanto fosse bella e sincera quella sua risata. Non si spiegava come, ma da quando aveva messo piede in quella casa non era riuscito a togliersi dalla testa Sam. Si tirò una sberla in faccia per riprendersi, togliendosi quel sorriso da ebete che si era stampato sulle labbra. 
« Scusami, non volevo svegliarti ora, ma fra pochi minuti scenderà lo zoo e ho pensato che sarebbe stato meglio se ti avessi svegliato, io invece di loro » ed ecco un altro, perfetto e dolcissimo, sorriso. Come Sam aveva preannunciato pochi minuti più tardi scesero, Harry, Niall, Faye, Juliet e Ronnie. 
« Ronnie? »
« Sì? » la ragazza dai capelli castani si girò e guardò l’irlandese sorridendo. Doveva ammettere che era proprio un bel ragazzo, biondo, occhi azzurri, come un principe azzurro, no? 
« Mi passi i biscotti? Ho una fame! »
« Sei sempre a mangiare tu? » rise prendendo la scatola, « come fai ad essere così magro se mangi così tanto? »
« Ho i miei trucchi » rise addentando un biscotto, ne prese un altro e lo scrutò per bene, poi guardò nuovamente Ronnie, « fra quanto inizierà la festa che Sam e Faye hanno organizzato? »
« Fra qualche ora, ma dubito che l’abbia organizzata Sam, lei non è una ragazza da ‘festa’, piuttosto, credo sia opera di Faye » convenne la ragazza senza smettere di sorridere.
« E tu ci sarai, vero? » chiese dopo qualche secondo Niall.
« Beh io vivo qui, quindi direi proprio di sì » sogghignò voltandosi e tornando a vedere la televisione. Dopo una ventina di minuti si alzò e andò al piano di sopra e, quando finì di cambiarsi si rese conto che mancavano pochi minuti all’inizio della ‘festa’.
Scese le scale indossando un vestito di colore azzurro che le toccava appena le gambe, si fermò un istante davanti allo specchio posto all’ingresso per studiare il suo aspetto un ultima volta, e dopo aver lisciato il vestito raggiunse gli altri in salotto. Pian piano la casa incominciò ad affollarsi e Ronnie faticò un po’ ad individuare un certo irlandese che se ne stava seduto con aria assorta sul divano. Fece per andare da lui, ma un blocco di ragazzi che ballavano le impedì di raggiungerlo con facilità.
« Ronnie! » Niall la vide e accennò un sorriso facendole posto sul divano e si sedette accanto a lui, lo scrutò per bene; non aveva l’aria di uno che si stava divertendo. 

« Ronnie per cosa sta? »
« In che senso? »
« Ronnie è un soprannome, giusto? Sta per Veronica? » chiese incuriosito.
« No, sta per Chelsea » rispose sorridendo lei.
« Chelsea? E perché ti fai chiamare Ronnie? »
« Perché detesto il nome Chelsea, non mi piace per niente, Ronnie invece è... bello » scoppiarono a ridere entrambi.
« D’ora in poi io ti chiamerò Chelsea, ma solo io potrò farlo » annuì Niall, mentre Ronnie protestava contrariata. Cercò di dire qualcosa, ma rimase in silenzio osservando le persone attorno a loro, dopo un po’ quando quel silenzio stava diventando imbarazzante, il biondo, dopo aver finito un intera bottiglia di vodka parlò.
« E’ bellissima, vero? » disse abbozzando un sorriso per lo più triste.
« Chi è bellissima? » chiese perplessa Ronnie girandosi verso di lui, lui indicò una ragazza dai capelli biondo grano che stava ballando con Liam ed Harry.
« Juliet? » domandò, lei nuovamente, un po’ stupita, Niall annuì e poi fece un sospiro, « ti... piace? » il ragazzo rise.
« Sono innamorato di lei dalla seconda media, che cosa triste, eh? » 
« Perché dovrebbe essere una cosa triste? »
« Perché sono sempre stato solo l’amico timido e divertente per lei, l’ultima ruota del carro, quello che non si calcola nessuno, mentre lei è sempre stata la ragazza bella e corteggiata da tutti. Pensa che volevo anche confessarle i miei sentimenti » rise nuovamente, « pensa che stupido. Come se questo potesse cambiare le cose. E’ follemente e inconsciamente innamorata di Louis e sempre lo sarà e in più non è alla mia portata, andiamo, mi hai visto? »
« Per me ti sottovaluti troppo Niall » convenne Ronnie continuando a guardarlo.
« Sì, come no ».


« Ciao dolcezza » Harry entrò in una stanza dove trovò Faye che si scolava bottiglie di whisky e vodkacome se fossero succhi di frutta, lei lo guardò inarcando un sopracciglio e si voltò dall’altra parte.
« Ciao idiota » fece per andarsene ma inciampò su qualcosa e cadde a terra, il riccio si catapultò da lei aiutandola ad alzarsi, ma quest’ultima si sciolse dalla sua presa, « non ho bisogno di aiuto » e detto questo cercò di mettersi in piedi da sola, con la testa che le scoppiava.
« Sì, ho notato quanto ti reggi in piedi » rise e lei roteò gli occhi avviandosi alla porta barcollando, « Faye non ti reggi in piedi, ti accompagno in stanza » convenne avvicinandosi a lei.
« Ti ho detto che non ho bisogno di aiuto! » urlò lei, « sopratutto non del tuo » e gli lanciò un’occhiata gelida. Harry si arrese e uscì dalla stanza, dopo una trentina di minuti salì le scale e sentì dei rumori provenire dal bagno, si avvicinò e vide Faye addormentata sul pavimento del bagno, il riccio si avvicinò a lei sospirando e la prese in braccio portandola in una delle stanze libere. Dopo un po’ si svegliò e vide Harry seduto accanto a lei, « che ci fai qui? » biascicò mettendosi seduta. 
« Aspettavo che tu ti svegliassi » rispose lui tranquillamente.
« E io che ci faccio qui? »
« Ti eri addormentata nel bagno e ti ho portato qui, qualcuno avrebbe potuto stuprarti »
Faye lo guardò inarcando un sopracciglio e si sdraiò di nuovo coprendosi i viso con un cuscino, mentre Harry la guardò sorridendo e si sedette anche lui sul letto. Col passare dei minuti però, gli occhi del riccio incominciarono a chiudersi e si addormentò accanto a lei.


Sam si lisciò la gonna dell’abito blu notte, le labbra carnose increspate in un lieve sorriso, lo sguardo perso oltre i vetri della finestra, fisso sul cielo stellato, appena discosto da lei, un passo indietro, quasi timidamente, Liam non distoglieva gli occhi dalla ragazza, dalla sua bocca appena socchiusa « Samantha ».
Sam si girò e lo vide, era proprio buffo da ubriaco, in più nonostante i dieci gradi che c’erano fuori, lui era senza maglietta e questo permetteva a tutte le ragazze in casa di ammirare i suoi perfetti pettorali, « quanto diamine hai bevuto? ».
« Una... due... forse sei birre » pensò assumendo un espressione strana e buffa allo stesso tempo, fece per appoggiarsi ad un mobiletto, ma scivolò finendo col sedere per terra. Sam scoppiò a ridere e poi lo aiutò ad azarsi, « forse è meglio se usciamo un attimo, così respiri un po’ di aria fresca » e detto questo uscirono dalla casa, Liam si piazzò sulla prima panchina che trovò e la ragazza gli lanciò un maglione.
« Mettitelo o ti prenderai un febbrone » disse scuotendo la testa, ma continuando a ridere, il ragazzo continuava a guardarla e a sorridere come un ebete. Ad un certo punto sentendo che il silenzio che si era creato tra di loro stava diventando imbarazzante Sam propose di tornare alla festa.
« E se non volessi? Se fossi esattamente dove voglio essere e con chi voglio essere? » chiese Liam.
« Allora resteremo qui ».
Si sentì morire, soprattutto quando vide Sam guardarlo intensamente. 
Sapeva che lo desiderava. 
Lentamente le si avvicinò, poggiando la fronte sulla sua. 
E, mentre cercava disperatamente di distogliere i pensieri da Faye, che in quel momento chissà cosa stava facendo e con chi, poggiò le labbra su quelle della mora. 
Fu un bacio forte e veemente. 
Sapeva perfettamente che stava facendo la cosa sbagliata, insomma, Sam tra l’altro era la migliore amica della sua ragazza, ma non aveva il coraggio di staccarsi da quel bacio, quel bacio che probabilmente entrambi avevano desiderato da tempo, ma quel bacio irruente lo stava uccidendo, stava eliminando le sue forze e schizzando macchie di sangue nero nella sua mente. 
Fu Sam a staccarsi dopo qualche istante, « non.... non posso Liam » e si alzò correndo via, mentre alcune lacrime incominciavano a rigarle il viso.
Liam rimase seduto su quella panchina per un bel po’ di tempo, sapeva di aver fatto una cazzata, ma di certo non ne era pentito e questo era sbagliato... molto sbagliato.


« Ehi omaccione » sentii una voce femminile provenire dalle sue spalle e vide Juliet avvicinarsi.
« Juls » sorrise e le fece segno di sedersi accanto a lui, aveva un aria distrutta e di certo il mal di testa post-sbronza che gli stava venendo non aiutava molto.
« Che hai combinato? » gli chiese scrutandolo per bene.
« Un casino » si mise le mani nei capelli con fare disperato, « un vero casino ».
Passarono alcune ore e Liam e Juliet non fecero altro che parlare e pian piano gli invitati tornarono nelle loro case, lasciando la casa un porcile.
« Forse è meglio se ora andiamo a dormire » convenne Juliet dopo un po’.
« Hai ragione » si stiracchiò, « aiutami ad alzarmi » le porse una mano e lei l’afferrò tirandolo su con un po’ di fatica, Liam non era proprio leggerissimo.
« Vieni » sorrise e il ragazzo le cinse le spalle con il braccio, entrarono in casa e lo fece sdraiare sul divano. Lo coprì con una coperta e gli diede un bacio sulla testa, « buonanotte Liam » sussurrò uscendo dalla stanza.
« ‘notte » mormorò lui poco prima di addormentarsi. 


« Niall? » lo chiamò Ronnie e lui alzò a testa per vedere chi avesse parlato, era seduto sul pavimento e continuava a strizzare gli occhi.
« Ronnie, ehi » sorrise e lei gli porse una mano, l’afferrò e si alzò in piedi un po’ traballante.
« Mi accompagni in stanza? Non credo di farcela » la ragazza sorrise e lo trascinò nella stanza che divideva con Harry, ma non trovò il riccio all’interno. Lo fece sdraiare sul letto e fece per uscire dalla stanza, « Chelsea? »
« Sì? » si voltò verso di lui infilando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
« Puoi rimanere qui, solo per questa notte? ».


 


Okay, non uccidetemi çç è passato quasi un mese dall'ultimo aggiornamento lo so, 
ma a causa di problemini tecnici (blocco dello scrittore + problemi personali vari) non sono riuscita ad aggiornare.
grazie mille a tutti quelli che recensiscono e la mettono nell seguite/preferite/ricordate, 
sono tanto tanto importanti per me le vostre recensioni, quindi ... recensite! 
No scherzo, se recensite, mi fate felice, ma non siete obbligati uu
Poi volevo chiedervi una cosa: ora che ci sono un po' di personaggi, qual'è il vostro personaggio preferito?
Sono curiosa delle vostre risposte uu

p.s se avete twitter e volete che io vi mandi il link quando posto il capitolo contattatemi su @britishstorm / @horanscoffee o scrivete il vostro nick nella recensione <3

inoltre vorrei consigliarvi due fanfiction, che a me piaciono tantissimo:




e



- cole.

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