Stella... Stellina!

di 1rebeccam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sparita... ***
Capitolo 2: *** Kick, Beck e Pufpuf... ***
Capitolo 3: *** Acqua in bocca e croce sul cuore! ***
Capitolo 4: *** Lo sproloquio di Martha... ***
Capitolo 5: *** Dolore! ***
Capitolo 6: *** Jeremy... ***
Capitolo 7: *** Un Cuore Buono... ***
Capitolo 8: *** Ciao Stellina! ***
Capitolo 9: *** Il Dubbio... ***
Capitolo 10: *** Il segreto di Pufpuf ***
Capitolo 11: *** La Tremenda Verità! ***
Capitolo 12: *** Scrittore o...Attore!!! ***
Capitolo 13: *** Boomerang ***
Capitolo 14: *** Odio Profondo! ***
Capitolo 15: *** La Confessione... ***
Capitolo 16: *** Martha e Muriel... ***
Capitolo 17: *** Il lupo è ancora in agguato! ***
Capitolo 18: *** Niente Segreti ***
Capitolo 19: *** Ferrari o Familiare... ***
Capitolo 20: *** Il Calore del Bacio della Mamma ***
Capitolo 21: *** ... E' Stella che ha scelto voi! ***
Capitolo 22: *** E adesso...tutti a nanna! ***
Capitolo 23: *** Uno sguardo splendente come il sole ***
Capitolo 24: *** Fidarsi è bene, ma... ***
Capitolo 25: *** Il Plaza dei Poveri ***
Capitolo 26: *** La Ciliegina sulla Torta ***
Capitolo 27: *** ...Come Piccole Luci Brillanti nel Cielo! ***
Capitolo 28: *** Cuore di Donna! ***



Capitolo 1
*** Sparita... ***






*
Sparita

*
1 capitolo


Chiusa nella camera da letto continua a dondolarsi sul pavimento stringendo un fagotto tra le braccia.
Oh... ti prego… ti prego!
Sussurra così piano da fare sembrare la sua preghiera solo un pensiero…
Ma la preghiera non viene ascoltata, la porta d’ingresso si apre di botto e lei ha la consapevolezza che lui è ormai dentro casa… e vuole ucciderla!
Si avvicina strisciando all’armadio, nasconde dentro il fagotto e richiude con cura per non fare rumore, poi sospira e va verso il suo destino, incontro a quell’uomo, che dopo avere scalciato contro la porta del suo appartamento, urlando di aprirgli, ora è lì a due passi da lei.
Non gli permetterà di entrare in camera da letto. Vuole lei, solo lei… 
Non mi sfuggirai maledetta  puttana, non pensare di poterti liberare di me così facilmente, sgualdrina!
Esce dalla camera  tentando di aggirarlo per correre in strada, ma lui afferratala per i capelli,  le sbatte la testa sul pavimento lasciando una chiazza rossa, e abbassandosi al suo orecchio, sussurra tra i denti un sibilo simile a quello di un serpente… sei morta!
 
 
                              


-Si può sapere che stai facendo?-
-Colazione!-   Le risponde mordicchiandole il lato del labbro sporco di panna.
-Colazione?-
-Si, nel mio caffè, la panna l’idiota non ce l’ha messa, così mi servo da solo!-
-Sei irrecuperabile!-
-Ma se fossi recuperabile, tu non mi ameresti alla follia, sarei uno fra tanti, sarei noioso, sarei…-
-Saresti sopportabile!-   Sorride lei mentre, sempre con le labbra gli offre un altro fiocchetto di panna.
Questi sono quelli che lui chiama  i 10 minuti al caffèppppanna tutti per noi, (è risaputo che qualunque cosa deve avere il suo nome), ed è un rito che si svolge tutte le mattine, ormai da quasi 6 mesi.
Vi state chiedendo di chi sto parlando? Ma come di chi? Devo proprio dirvi tutto!
Ma di Beckett e Castle!
Anzi no, di Kate e Richard, che sono ormai una coppia a tutti gli effetti da ben sei mesi.
Lei  si è  trasferita nell’appartamento di Castle, un paio di mesi dopo la chiusura del caso del Narciso Bianco.
Ha avuto un po’ di tentennamenti all’inizio,  non tanto per la convivenza con Martha e Alexis, vuole loro un mondo di bene, ma perché non voleva invadere il loro spazio.
Però non ha messo in conto che anche loro la adorano, perciò alla fine, la somma di Castle al quadrato, più una Rodgers all’estremo, ha dato come totale… indovina chi viene a vivere con noi?
Rick è sempre lo stesso, non è cambiato di una virgola, un bambino di 8/9 anni per buona parte della giornata, fa intravedere un barlume di uomo abbastanza adulto una volta ogni tanto, a sprazzi, e la notte… beh, la notte diventa un uomo, un uomo vero, che però invece di fare il macho, lascia uscire di volta in volta  un’adolescente alla sua prima, grande ed emozionante passione.
Ma soprattutto è felice come non lo è mai stato, cammina a 50 centimetri da terra, insomma è più alto!
E lei?
Lei,  Katherine Beckett, detective della squadra omicidi della polizia di New York,  ha smesso di sopravvivere ed ha cominciato finalmente a vivere!
Il bambino Castle, le riscalda il cuore alimentandole la vita. Dal cuore la sua vita si espande ai polmoni, perciò respira meglio, poi sale al cervello e così ragiona con maggiore lucidità.
Almeno fino a quando l’uomo Richard, non la guarda fisso, com’è suo solito fare e a quel punto la lucidità si annebbia improvvisamente e non riesce più a ragionare. Ma questa è tutta un’altra storia!
Non è cambiata nemmeno lei, solo che adesso si lascia andare come una bambina, sicuramente più matura di Rick, ma quando fa venire fuori la donna adulta che realmente è, lo fa con il sorriso sulle labbra, con gli occhi felici,  col viso disteso, senza l’alone di malinconia che si è portata dietro per anni.
L’assassinio di sua madre l’aveva imprigionata in una corazza, dove nessuno sarebbe mai più entrato, né per farla soffrire, né per soffrire con lei… nessuno, fino al nessuno Richard Castle!
 
… Probabile scasso con aggressione al 25 Upper Est Side… si richiedono rinforzi…
Beckett molla la panna a Castle e risponde alla chiamata.
-Detective Beckett, 12°, mi trovo ad un isolato, 2 minuti e sono sul posto.-
-Non è omicidio. E’ un’aggressione, che c’entriamo noi?- chiede lui mentre cerca di non uscire dal parabrezza per la guida adottata da Kate.
-Noi Castle? Sbaglio o come sempre il poliziotto sono solo io?-
-Ahhh, adoro quando mi chiami ancora Castle, con quella punta di rabbia repressa.-
Lei sorride e parcheggia di sbieco davanti alla casa.
Altri colleghi in divisa sono già dentro la recinzione del giardino e dall’altra parte della strada, tenuti a distanza, un gruppetto di curiosi.
-Tu non ti muovere.-
Lui alza le mani come per dire  non ci penso neanche!
Da quando ha rischiato di morire qualche mese prima, per mano di uno psicopatico con il lancia fiamme, lei ha ottenuto un po’ di disciplina e ogni tanto resta buono in macchina.
E sottolineo 'ogni tanto'!
-Detective Beckett, omicidi.-  comunica all’agente davanti a lei,  impugnando la pistola.
-Agente Clark, 19°… detective lei è la più alta in grado, adesso è il capo. La telefonata è partita da un cellulare in questa casa. Una donna ha detto che qualcuno stava cercando di entrare, ma la chiamata si è interrotta subito dopo. Dentro non si sente niente e la porta è socchiusa.-
-Ok… entriamo!- ordina Beckett.
Clark  spalanca del tutto la porta con un calcio, ed entra seguito da Beckett e altri tre agenti.
Ognuno controlla le diverse stanze della casa e ognuno dice  -Libero!-
Abbassano le armi e si guardano attorno. La stanza è completamente sottosopra.
Sedie rovesciate, piatti e bicchieri rotti, quadri staccati dalle pareti, lo specchio dell’entrata in frantumi, piattini e bicchieri di carta con la faccia di Hallo Kitty stampata sopra sparsi per tutto il pavimento.
-Più che un’aggressione sembra volessero distruggere ogni cosa,  dice l’agente Clark rivolgendosi a Beckett,  la donna che abita qui si chiama Hellen Parker, ma di lei nessuna traccia.-
Un altro agente è chino a terra  -Qui c’è del sangue.-
-Beh, detective Beckett,  non c’è nessun cadavere, ma questo sangue non fa presagire niente di buono.-
Beckett annuisce.
-Intanto facciamo venire la scientifica e interroghiamo i vicini. Chiamo i miei ragazzi, il suo capo potrebbe avere qualcosa in contrario agente Clark?-
-Siamo sommersi di lavoro e se qualcuno ci dà una mano, visto che non sappiamo cosa sia realmente successo, è il benvenuto.-
Sta per chiamare la sua squadra, quando un rumore proveniente dalla camera da letto li blocca. Dall’armadio esattamente.
Puntano la pistola e, ad un cenno di Beckett,  Clark apre l’anta con un colpo secco.
Un attimo di silenzio,  rotto improvvisamente da uno strillo e un pianto disperato.
-Misericordia… è… è…-  
Esordisce Clark,  ma è Beckett che termina la frase.
-Una bambina!-
In quel momento guardandosi attorno, nota le fotografie.
Ritraggono una bella donna sui 25 anni, capelli castani e occhi azzurri, gli stessi colori della bambina che mostra orgogliosa all’obiettivo.
-L’avrà nascosta lì dentro per proteggerla, si è appena svegliata ed è terrorizzata, povera piccola!-
Sussurra Kate mentre guarda le foto.
L’agente Clark la prende tra le braccia cercando di calmarla, ma la piccola continua a strillare disperata, stringendo nelle manine un paperottolo di peluche. Gli altri agenti si mettono intorno e cominciano a fare degli strani versi con il viso e con la voce per calmarla,  ma il risultato è che la piccola urla ancora più forte, le manca perfino il respiro.
Beckett sta per prendere in mano la situazione, quando Castle fa il suo ingresso.
-Ma chi state scannando? Le forze dell'ordine non dovrebbero aiutare invece di provocare sofferenza?-
-Meno male che abbiamo fatto un patto.- Lo ammonisce lei.
-Non ho sentito sparare! E poi è uscito un agente dicendo che non c’è nessuno. Ma chi strilla così?-
Si avvicina al raduno degli agenti che, a suo avviso, hanno espressioni e voci abbastanza stupide per dei poliziotti in servizio, guarda oltre le loro spalle e resta senza parole…
-Ma buon Dio che state facendo? Così la terrorizzate!-
L’agente Clark si volta, sudato e molto provato dalla situazione.
-E lei chi diavolo è?-
Ma Castle non lo calcola per niente.
-Intanto non circondatela così, sennò pensa che vogliate arrestarla!-
Beckett sorride, si mette a braccia conserte e aspetta tranquilla il seguito.
-La sieda qui sul divano. Avanti faccia come le ho detto.-
Clark guarda Beckett, con gli occhi sbarrati e Kate gli fa cenno con la testa di fare come dice.
Così la sistema sul divano e si allontana, mentre la piccola continua a piangere, guardando intorno tutte quelle facce sconosciute. E l’essersi risvegliata improvvisamente dentro l’armadio completamente al buio, di sicuro non l’ha aiutata.
Castle si inginocchia alla sua altezza e tra le urla, con molta calma, comincia quello che secondo lui dovrebbe essere un discorso, ma che risulterà solo un monologo, visto che è improbabile che la piccola gli risponda.
-Bene signorina, è assodato che c’è un problema. Però se si calma solo un pochino, magari riusciamo a capire qual è, così, per cercare di trovare una soluzione. Che ne pensa?-
Gli agenti lo guardano come il matto di turno, mentre la piccola continua ad urlare, Beckett sorride ancora più compiaciuta e lui continua imperterrito.
-Insomma signorina, davvero la disperazione non porta da nessuna parte e poi non glielo ha mai detto nessuno che piangere così fa venire le rughe? Un visino così carino… sarebbe un peccato! La calma fa vedere le cose in un’altra prospettiva, mi creda!-
Man mano che parla, le urla si trasformano in singhiozzi, i singhiozzi cominciano a diminuire e Castle inclina la testa sorridendo.
E’ deliziosa con quei riccioli castani morbidi e spettinati che le arrivano al collo, e piano piano la bambina resta in silenzio.
Lo guarda seria, tirando su col naso rosso come un pomodorino e i lacrimoni che ancora scendono dagli occhi azzurri sul visetto paffuto.
Beckett alza gli occhi al cielo.
-Ecco, l’ha ipnotizzata!-
mentre  gli agenti lo guardano straniti.
-Brava stellina… ora che ci siamo calmati, mi vuole per cortesia esporre il suo problema?-
La piccola continua a guardarlo seria, con il musetto stretto a cuoricino, che trema ancora per i singhiozzi e all’improvviso… sorride!
L’espressione disperata si trasforma in uno splendido sorriso, che mostra otto deliziosi dentini, quattro sopra e quattro  sotto.
-Mamma mia, quanto è affascinante questa stellina quando sorride!-
Continua  Castle ridendo a sua volta e la bambina tende le braccia verso di lui.
-Oh! Tutto qui? Era questo il problema? Vuole solo farmi l’onore di venire tra le mie braccia! Ma prego…- e prima di prenderla le fa un piccolo inchino.
Beckett è estasiata.
-Ecco. Amore a prima vista. Anche quelle alte meno di un metro sono affascinate dal tuo sguardo. L’hai stregata solo con la voce!-
-Gelosa detective?-  la stringe a sé, quel tanto da farle capire che è al sicuro e lei accoccola il suo visino accanto a quello di quel signore così gentile.
-Beh, a questo punto credo che possiamo anche darci del tu, che dici stellina?-
Le asciuga le lacrime e si volta a guardare Beckett, ancora persa in quella meraviglia.
-Allora?-
Si risveglia di botto.
-Allora cosa?-
-Chi è la piccola?-
 
-Jeremy basta. Non gridare, svegli la bambina!
Gli dice esasperata. 
E’ in casa sua ormai da mezz’ora e da mezz’ora vaneggia e grida che ha bisogno di lei.
-Lo so che ho sbagliato ad abbandonarti, ma posso cambiare!-
-Jeremy, te ne devi andare, solo questo. Tu non hai sbagliato ad abbandonarci, tu hai sbagliato a cominciare a bucarti. Questo ci ha allontanati e questo non ci riavvicinerà. Tu ormai non fai più parte della mia vita.-
-Hellen devo fartelo capire con le cattive che ti rivoglio con me?-
-Non mi spaventi Jeremy, io devo pensare a mia figlia e tu non devi fare parte della sua vita. Tieni, ho solo 70 dollari in casa, prendili e sparisci!-
-Me ne vado… ma non ti libererai di me così facilmente!-
 
-Allora Beckett chi è questa meraviglia?-
Una voce alle loro spalle li interrompe.
-E’ la figlia di Hellen.-
Si voltano a guardare la donna che ha risposto e Kate le mostra il distintivo.
-Detective Beckett polizia di NY, lei è?-
-Mi chiamo Debby Doyle. Abito qui accanto. Sta bene?- chiede accarezzando la bambina e Castle fa cenno di si con la testa.
-Dov’è Hellen, che le è successo?
-Possiamo parlare a casa sua? La donna annuisce e Beckett continua, agente Clark, chiami il 12°, chieda del capitano Montgomery e gli dica quello che è successo. Lui sa cosa fare. Intanto non toccate niente e aspettate qui la scientifica, io torno subito. Castle vieni?-
Seguono la donna nel giardino della villetta accanto.
-Signora Doyle da quanto conosce la signora Parker?-
-Hellen è venuta a stare qui 8 mesi fa.  Abbiamo subito fatto amicizia, sa due donne sole e poi Hellen è davvero un tesoro.-
Castle anticipa la domanda della sua detective.
 -La signora Parker non ha un marito, o un compagno?-
-Stella ha un padre naturalmente, ma solo biologico. Le ha abbandonate prima che lei nascesse, ma da un po’ è tornato.-
Kate sorride meravigliata.
-Aspetti un attimo. Si chiama Stella? La bambina si chiama proprio Stella?-
-Si, perché che c’è di strano?-
-No, niente…-
Coincidenza? 
Colpo di fulmine? 
Quei due sembrano fatti l’uno per l’altra! 
A guardarli bene si somigliano pure, stesso colore di occhi e capelli e la stessa espressione monella sul muso!
-Non ci posso credere, ti chiami davvero Stellina!-
Le dice Castle accarezzandole il nasino, mentre Kate riprende l’interrogatorio.
-Tornato in che senso?-
-La perseguita.  Da un paio di mesi, si presenta a casa sua a qualunque ora chiedendole soldi. Lui è un drogato cronico, almeno da quello che mi ha raccontato Hellen, io non ci ho mai parlato.-
-Le cercava dei soldi, Hellen se la passa bene economicamente?-
-Non è ricca, la villetta l’ha ereditata alla morte dei genitori, lavora per uno studio medico privato, si occupa dell’amministrazione. Guadagna bene, ma niente di più.-
-E cosa ha visto?-
-Niente. Sono andata a fare la spesa e quando sono rientrata, la porta di casa sua era socchiusa, così l’ho chiamata e sono entrata, ma ho visto tutto quel macello. Stavo per chiamarvi, ma nello stesso istante sono arrivati i suoi colleghi, che mi hanno detto di aspettare qui a casa mia.-
-Sa il nome di quest’uomo, dove abita?-
-Jeremy, ma il cognome non me lo ha mai detto. Non sono sposati. Non so molto di lui, solo che Hellen è stanca di averlo intorno, soprattutto per la bambina.-
Si copre il viso con le mani. -Santo cielo, che può esserle successo, se solo fossi stata qui magari…-
-Magari avrebbe fatto del male anche a lei. E poi non sappiamo ancora cos’è successo realmente,  Beckett le appoggia una mano sulla gamba, non sa di altri parenti?-
-No. Che io sappia Hellen non ha più nessuno, dopo la morte dei suoi genitori è rimasta completamente sola e al di fuori dell’ufficio, non vede nessuno, tranne me e qualche altra vicina. Vive solo per la sua Stella!-
Castle guarda quell’esserino indifeso che, avvolta nel suo caldo abbraccio, si è addormentata con il ditino in bocca.
-Quanto ha la piccola, un anno?-
-Undici mesi. Compie un anno il prossimo 18 giugno. Hellen le vuole fare una festa, ha cominciato a pensarci già da ora.-
-Già. I piattini e i bicchieri di Hallo Kitty sparsi sul pavimento!- il viso di Castle si rabbuia e la stringe più forte.
Beckett lo guarda con tutto l’amore che può provare nel suo cuore. E anche se non fosse perdutamente innamorata di lui, in quel momento sarebbe impossibile non amarlo!
-Debby, con chi resta la piccola quando Hellen è al lavoro?-
-La mattina la porta al nido, per farla stare in compagnia di altri bambini e il pomeriggio fino alle 18.00 ha una babysitter,  Amy Carter,  Stella le è molto affezionata!-
-Sa dove possiamo trovarla?-
-Ho il suo cellulare e il numero di casa dei suoi genitori, Hellen me li ha lasciati in caso di bisogno. Oggi non è andata al lavoro perché voleva portare Stella fuori città, non so dove, ma la voleva lasciare a qualcuno per rimanere da sola un paio di giorni.-
Si alzano e Debby Doyle scatta dalla sedia come una molla. -Credete... credete che Hellen…-
-Al momento non crediamo niente, faremo solo il possibile per trovarla. Grazie Debby.-
-Detective, mi scusi… e Stella?-
Se non ci sono parenti prossimi, dovremo chiamare i servizi sociali, le farò sapere. Grazie ancora.
 
-Dott. Stewart, avrei bisogno di un permesso per domani-”
-Che succede Hellen, tutto a posto?-
-Si, devo solo sbrigare una cosa per la mia bambina, niente di particolare.-
-Nessun problema, per domani ci organizziamo, magari lasci disposizioni a Carla se c’è qualcosa di importante.-
-D’accordo, grazie dott. Stewart.-
  


Continua...



Angolo di Rebecca:

Ciao a tutte, eccomi all'appello dopo un pò...
Che ne pensate di questo inizio?
In questa storia troverete, sentimento, ilarità, dolcezza, tristezza e niente psicopatici...
ma molta, molta, molta cattiveria!
Spero sarà di vostro gradimento...
Buona lettura!

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Capitolo 2
*** Kick, Beck e Pufpuf... ***


 

Stella...Stellina!
*
Kick, Beck e Pufpuf...

*
2 capitolo


 

Lasciata casa Doyle, usciti  in giardino, Rick si avvicina all'orecchio di Kate, parlando sottovoce.
-Come i servizi sociali?-
-Rick non guardarmi a quel modo. Sai che dobbiamo farlo.-
-Ma non possiamo…-
Non ha il tempo il tempo di elaborare la domanda, che una donna piccoletta e con gli occhiali spessi,  si piazza  davanti alla porta di casa Parker,  proprio  mentre la squadra della scientifica fa il suo ingresso per iniziare i rilievi.
Sulla cinquantina, bruna e riccia, nell’insieme una bella donna, se non portasse quegli orribili occhiali.
-Janett Jackson, assistente sociale. Sono qui per la bambina.- Fa segno con la testa verso la piccola, che dorme accucciata sulla spalla di Castle.
-Janett… Jackson? Lei si chiama davvero così? Insomma non è uno scherzo…-
-Secondo lei sto ridendo,  signor?-
Beckett gli dà una gomitata nello stomaco.
-Detective Beckett, signora Jackson…-
-Signorina, prego.-
-Mmmhhh… andiamo bene!!!- sibila Castle tra i denti.
Altra gomitata.
-Signorina Jackson. Come fa ad essere già qui?-
-Un certo agente Clark ha chiamato il nostro ufficio.-
Si girano a guardarlo fulminandolo e lui imbarazzato, si giustifica  -Beh, è il regolamento!-
-Lo so che è il regolamento agente Clark, ma forse prima dovremmo appurare cosa è successo alla madre, non crede?-
Lo ammonisce Beckett, Clark abbassa la testa dispiaciuto e la signorina Jackson continua.
-Qualunque cosa sia successa, la bambina al momento non ha nessuno, perciò è sotto la tutela del tribunale. Mi dispiace, ma devo portarla con me!-
Allunga le braccia per prenderla ma Castle si divincola.
-Mi sembra di averle già chiesto lei chi è, ma non mi ha risposto.-
-Non vede che dorme?-
-Oh! Insomma si può sapere lei chi diavolo è?-
-Richard Castle!- risponde impettito come una donnetta.
Lei lo guarda con fare minaccioso.  -Quel… Richard Castle?-
-L’unico e inimitabile Richard Castle, come unico e inimitabile è il mio nome!-
Ogni riferimento è puramente casuale!!!
La donna continua a guardarlo male e anche Beckett lo guarda storto.
-Insomma, non può portarla via così… diglielo tu che non può!-
-Certo che posso.-
-No che non può!-
-Certo che può!- ringhia esasperata Beckett.
La signorina Jackson si spazientisce, afferra la bambina e la prende di forza.
La piccola apre gli occhi assonnata, si guarda intorno e quando vede il viso di Castle sorride, ma per quanto piccola, si rende conto che se lui è di fronte, lei è tra le  braccia di qualcun altro, guarda l’altro viso e… ricomincia ad urlare…
-Visto? L’ha terrorizzata! Che brutto risveglio povera anima innocente!-
-Che vorrebbe dire?-
La signorina Jackson è diventata di mille colori, mentre Stella urla come un’ossessa e Castle cerca di toglierla dalle sue grinfie.
Beckett perde la pazienza.
-Ok, adesso smettetela, tutti e due! Signorina Jackson dia la bambina al signor Castle!-
-Non ci penso neanche!-
-Ohhh! Solo un momento, finché  si calma. Ci creda o no, ne è capacissimo.-
La  Jackson si convince e finalmente gliela mette tra le braccia.
-Oh, eccoci qua Stellina. E’ tutto a posto, non è successo niente!-
La piccola lo guarda, tirando su col nasino come poco prima e si lascia coccolare dal suo abbraccio.
-Scusate devo fare una telefonata…-  e si allontana con Stella in braccio.
A quelle parole Beckett sente un brivido che le fa accapponare la pelle. Una telefonata. Così è cominciato il suo incubo, con una telefonata!
Si gira a guardarlo, mentre parla concitato e si ritrova a sorridere… in effetti così è cominciata la più bella avventura della sua vita!
Castle chiude la chiamata.
-Non preoccuparti Stellina, il brutto anatroccolo non ti avrà!-
La piccola ride arricciando il nasino, come se avesse capito esattamente a cosa si riferisse.
-Bene signor Castle, devo darle atto che con i bambini ci fare. Ora però me la consegni, devo portarla via.-
-Me la consegni? Cos’è un pacco regalo?-
-Castle! Per favore…-
-Non mi costringa a farlo con la forza, così la spaventiamo di nuovo.-
-La spaventiamo? E’ lei che la spaventa… Lei non la porta da nessuna parte.-
-Ahssiii, e chi lo dice, lei inimitabile signor Richard Castle?- risponde la donna molto sarcasticamente, mentre le squilla il cellulare.
-No, non io, signorina Janett Jackson. Non mi permetterei mai! Perché non risponde al telefono, può essere importante!- ribatte lui con lo stesso tono.
Non è solo un bambino, ma anche una diva stizzosa.
Beckett sospira e alza gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
-La prego, risponda al telefono.-
-Pronto? Chi è? Si… certo e io sono Merylin Monroe… si… si… ohhh, ma certo signore… mi scusi signore io… io non… cosa? Ma signore non è da regolamento… si signore… va bene signore…-
Castle la guarda sorridendo e Beckett non può fare a meno di pensare che è incredibile. Molto irritante, ma incredibile. Ha l’aria di un bambino che è riuscito a farsi fare il regalo di natale ad agosto.
-Pare che le sia stata concessa una fulminea custodia temporanea, fino a che non sapremo che fine ha fatto la madre! Dove posso portarle i documenti che deve firmare?-
-Al 12° distretto di polizia andrà benissimo.-
-Li avrà tra un’ora. Comunque io non sono d’accordo con questa cosa, non è un bene per la piccola.-  
Non lo dice con cattiveria, ma seriamente preoccupata. Si volta sui tacchi e sparisce.
Beckett sospira!
-Chi hai chiamato stavolta, il sindaco? Il governatore?-
-Il giudice Wonswart.-
-Wonswart? Quello della Corte Suprema?! Giochi a poker anche con lui?-
-E lo lascio vincere ogni volta, sennò si arrabbia!-
-Castle, lo sai che odio tutto questo! Quella donna sta facendo solo il suo lavoro e non è giusto scavalcarla così!-
-L’ho fatto per una buona causa. Andiamo guardala, davvero credi che un istituto è quello che le serve?-
Avvicina il suo viso a quello di Stella e fa la stessa espressione imbronciata della bambina.
Santo cielo, si somigliano davvero! 
Gli dà un bacio, lì davanti a tutti e mentre è in servizio, lasciandolo di stucco!
-Quando fai quell’espressione da cucciolo non so resistere. Non più!-
Si dirige verso la casa, per dare disposizioni a tutti i presenti e Castle guarda Stella con un enorme sorriso.
-Mi adora… fino a qualche mese fa non mi avrebbe mai baciato sul lavoro… e adora anche te, sembra una tutta d’un pezzo, rigida, mummificata, ma se le togli il distintivo e le fai lo sguardo da cucciolo smarrito, diventa una bomba ad orologeria! E puoi aspettarti qualunque cosa… wohhhh, mi vengono i brividi solo a pensarci!-  
Si rende conto di avere fatto un’allusione impropria per una bimba di undici mesi.
-Nel senso buono del termine, però!-
 
-Pronto?-
-Suor Mary? Sono Hellen.-
-Hellen tesoro, come stai? E la piccola Stella?-
-La chiamo appunto per lei.-
-Che c’è Hellen, non sta bene?-
-No, suor Mary, Stella è fiore mi creda, però mi serve un favore. Devo sbrigare una faccenda importante e ho bisogno che qualcuno la tenga lontana da casa per un paio giorni e non so a chi rivolgermi, se non a lei. Mi chiedevo se posso  portarla al convento.-
-Tesoro sai che questa è casa tua, sarà un piacere avere la bambina con noi, ma mi sembri preoccupata.-

-No, davvero. E’ tutto a posto. Ve la porto domani, sarò da voi prima delle 10.00, va bene?-
-Certo Hellen, le sorelle saranno felici di coccolare la piccola. Ti aspetto cara.-
-Grazie!-
Stella sta gattonando per tutta la stanza e lei la guarda sorridendo. Poi l’acchiappa all’improvviso facendola ridere e gridare.
-Tesoro ascoltami bene, domani mamma ti porta a fare una gita, andiamo da suor Mary, è la donna più buona del mondo. Era con me quando sei nata, con lei   starai bene… e al sicuro. Mi mancherai tanto, ma sarà solo per pochi giorni, se Dio vuole!-
Stella la guarda sorridendo, mostrandole il paperottolo.
Certo che puoi portare anche lui, dove va Stella va anche Pufpuf. Lo dai un bacio alla mamma?-
La piccola  si porta la manina alle labbra, stampa un bacino e poi soffia verso la madre.
-Wahooo, è arrivato fortissimo piccola mia!- 
La stringe forte facendola roteare in aria tra le sue urla di gioia.
 
Ryan ed Esposito mostrano un’aria molto divertita, dopo avere assistito alla scena dell’assistente sociale.
-Beh? Che avete da sghignazzare voi due… al lavoro!-
Li rimprovera Beckett e loro scattano immediatamente, ma ritornano subito indietro.
-Se magari ci aggiorni prima, so che Lanie non è stata chiamata quindi niente cadavere, allora noi che ci stiamo a fare?- chiede Esposito.
-E’ scomparsa una donna, Hellen Parker,  fa cenno verso la bambina, la mamma della piccola. Da quello che sappiamo potrebbe essere stato il suo ex, un certo Jeremy… e basta. Scoprite il cognome, l’indirizzo, un eventuale lavoro, se ha un’auto e perfino se porta gli slip o i boxer. E’ tossico dipendente, quindi chiedete notizie anche all'antidroga, magari lo conoscono. Trovatelo e passate in rassegna tutti i vicini. Dentro ci sono le foto della donna, diramatele a tutti i distretti e fate cominciare le ricerche nei dintorni.-
-Si, ma che c’entriamo noi?-
-Ho risposto alla chiamata come rinforzo, dentro c’è del sangue e quella bambina al momento è sola al modo. Se possiamo dare una mano e per una volta non c’è il cadavere non ci trovo niente di sbagliato! Specie se riusciamo a trovarla ancora viva.-
I colleghi annuiscono e si avviano, ma Ryan fa la sua solita espressione da svanito.
-Oh, a proposito, veramente quella piccoletta si chiama Janett Jackson?-
Beckett lo fulmina con lo sguardo e Ryan gira su sé stesso e sparisce.
 
Castle è seduto sulle scale con Stella, che traballa sulle sue ginocchia in un Hop Hop Cavalluccio, ridendo divertita.
Kate si siede accanto a loro.
-Ok, Rick. E adesso?-
-Adesso cosa?-
-Cosa facciamo con Stella?-
-La facciamo partecipare alle indagini, vero Stellina?-  le fa il solletico nel pancino mentre le rivolge la domanda.
-Rick! Non scherzare. Sua madre è scomparsa, forse per mano di suo padre. Chi si occuperà di lei?-
Lui la guarda come se quella domanda non lo avesse sfiorato nemmeno per un momento. In effetti è così. Non lo ha sfiorato per niente. Ha preso il regalo, ma ora non sa come giocarci…
-Beh… noi!-
-Noi?-
-Io?!- non si capisce esattamente se la sua sia un’affermazione o più una domanda.
-Infatti Castle, TU. Perché io devo occuparmi del caso.-
-Noi, ci dobbiamo occupare del caso!-
-No Castle, tu devi occuparti di Stella.-
-Ma…-
-Niente ma, voglio andare allo studio medico. Tu resti in macchina con la bambina e poi ci organizziamo.-
Mentre si avviano Stella allunga il ditino verso l’interno di casa sua.
-Mamma?- Dice guardando Rick.
Lui diventa serio e cerca aiuto negli occhi di Kate, che le prende la manina.
-La mamma torna presto, ora tu, io e Rick ce ne andiamo a spasso, sei d’accordo?-
Lei  resta immobile. Poi si gira verso il suo nuovo amico e punta il ditino sul suo naso.
-Kick?- sussurra…
Lui le sorride  -No tesoro, Rick, ripeti Riiiiick.-
E lei  -Kiiiiick!-
-Giusto, esattamente come dici tu Stellina!-
E si avviano con il cuore stretto in una morsa per le sorti di Hellen Parker, legate indissolubilmente alle sorti di quell’angioletto.
 
Lo studio medico privato Stewart & Bellows, è situato all’interno di un bellissimo palazzo nella zona residenziale dell’ East Reaver, zona da gente per bene.
La ragazza che ha di fronte si chiama Carla Shepard.
Quando si è presentata come una detective della polizia di New York, è balzata in piedi come se la sedia si fosse mossa da sola e l’avesse fatta rimbalzare e alla richiesta di poter parlare con i titolari dello studio, ha risposto che il dott. Stewart non era ancora arrivato, perché il suo primo appuntamento nella mattinata era per le 10.30, mentre il dott. Bellows era sulla clinica mobile.
-Clinica mobile?- chiede Beckett.
-Si, il nostro studio fa parte di un’associazione di volontariato per i senza tetto. Noi mettiamo a disposizione un camper munito di tutto il necessario per pronto soccorso e analisi cliniche. Il camper si posiziona in una determinata zona e per tutto il giorno i senzatetto vanno a farsi controllare gratuitamente, succede 2 volte al mese.-
-Capisco. Posso fare qualche domanda a lei mentre aspetto il dott. Stewart?-
-Domanda su cosa?-
-Hellen Parker…-
-Hellen? Cos’è successo? Il suo distintivo porta la dicitura squadra omicidi!-
Beckett ignora la domanda e continua.
-Abbiamo saputo che ha chiesto un permesso per stamattina. Sa per caso il perché?-
-No, non l’ha detto. Insomma che le è successo? Si tratta del suo ex?-
Comincia ad essere realmente spaventata, ma ancora una volta Beckett risponde con un’altra domanda.
-Cosa sa di lui?-
-L’ha mollata mentre era incinta, ma da un paio di mesi è tornato a farsi vivo. Una sera si è presentato qui all’ora di chiusura, eravamo sole e lui era completamente fatto. Urlava frasi sconnesse ed Hellen pur di mandarlo via gli ha messo una banconota da 50 dollari in mano e  se ne è andato. Era mortificata, si è vergognata tanto che mi ha chiesto scusa. Ma di cosa le ho risposto, le ho anche detto che doveva denunciarlo, mi ha risposto che era pur sempre il padre di sua figlia. Insomma cosa le è successo, per favore non mi faccia spaventare.-
-Ancora non lo sappiamo. Abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto, ma quando siamo arrivati l’appartamento era sottosopra e di lei nessuna traccia.-
-Di chi non c’è traccia?-
Una voce maschile, calda e cadenzata le arriva alle spalle e quando si volta, l’uomo le fa un cenno di saluto.
Sui 45 anni, brizzolato, occhi grigi e un’espressione rassicurante sul viso. Carla l’anticipa nella risposta.
-Dott. Stewart, Hellen è sparita. La signora è della polizia!-
-Sparita? Che significa?-
-Detective Beckett, dott. Stewart.  Buongiorno.- gli dice porgendolgli la mano.
-Allora, che vuol dire sparita?-
-Dottore, lei sa perché Hellen avesse chiesto il giorno libero oggi?-
-No. Doveva sbrigare una faccenda riguardante la figlia ha detto! Da quando lavora per noi non ha mai chiesto un giorno libero fuori dalle ferie o per la maternità.-
-E da quanto lavora qui?-
-Ormai sono quasi tre anni, tranquilla e affidabile, praticamente lo studio lo manda avanti lei, amministrativamente parlando. Non capisco cosa possa essere successo.-
-Conosce il suo ex?-
-Mai visto, ma ne ho sentito parlare.-
-Posso vedere il suo ufficio?-
-Naturalmente, mi segua. Carla se dovesse arrivare la signora Lewis, falla attendere per favore.-
L’ufficio di Hellen è piccolo, ma luminoso. Ordinato e profumato da una piccola piantina di gardenie sulla scrivania. In primo piano una foto di Stella con una splendida risata a due dentini, sicuramente di un paio di mesi prima e Beckett si ritrova a sorridere e ad accarezzare istintivamente la cornice.
-Quando sarà possibile vorrei fare quattro  chiacchiere anche con il dott. Bellows.-
-Le dirà quello che le abbiamo detto noi, e non credo che sarà importante per trovare Hellen. Ma siete sicuri che sia stata rapita, magari è andata via spontaneamente, per dare un’altra possibilità al suo ex?-
-Dall’aspetto della casa,  non direi proprio. No dott.Stewart, Hellen è in pericolo, e voglio sperare che sia solo questo.-
Si avviano alla reception.
-Grazie della disponibilità dottore e anche a lei Carla. Se vi venisse in mente qualche particolare…-
Gli porge un bigliettino da visita e si congeda.
 
Castle è sceso dalla macchina, il caldo comincia a farsi sentire e tenere ferma una bimba di quell’età in auto, è un’impresa, così passeggia, mostrandole con molto impegno, tutte le auto più lussuose parcheggiate lì vicino. E lei con molto impegno lo ascolta attenta.
Si accorge di Kate e torna verso la macchina.
-Ehi, è tornata Beckett!-
“Beeek.- Ripete Stella puntando il dito e lei sorride baciandoglielo.
-Fantastico, io sono Kick e tu sei Beck… Kick e Beck sembrano i nomi di due super eroi?-
-Sembrano i nomi di due comici Castle, sai stile Stanlio e Ollio.-
-Oh… rovina sempre tutto, non ha fantasia. Sai Stellina quando le parlo degli alieni, mi prende in giro.-
Kate sospira e si rivolge alla piccola.
-Di un po’ tesoro, come si chiama il tuo amico?- riferendosi al paperottolo giallo, che non ha mollato nemmeno per un secondo da quando hanno lasciato la sua casa. Stella lo solleva verso di lei   -Pufpuf.-  balbetta.
-Beh!  Stella, è davvero un bel nome. Visto Rick ora abbiamo anche la spalla… Kick, Beck e Puf Puf… più che altro sembriamo un cartone animato!-
 
-Mamma mia che faccia, si vede che non ho chiuso occhio tutta la notte, se suor Mary mi vede così mi farà un mucchio di domande, devo darmi una bella sistemata!-
Hellen si guarda allo specchio, non è riuscita a dormire e tenere Stella con lei nel letto, non l’ha aiutata a rilassarsi. Anzi guardava sua figlia e l’ansia l’attanagliava ancora di più.
Dà un occhio all’orologio, sono già le 8.00, sarà meglio svegliare la piccola e prepararla, o avrebbero fatto tardi.
I colpi improvvisi alla porta di casa la fanno sussultare, guarda Stella, non ha sentito, dorme ancora.
Ai colpi si uniscono le urla. Qualcuno le sta intimando di aprire e anche con parole poco pulite.
Afferra Stella, cercando di non svegliarla. Non ha via di scampo. 
-Che stupida avrei  dovuto partire ieri sera, subito…-
Ora è  in trappola. Deve proteggere sua figlia.
Digita il 911, riesce a dire qualche parola, ma lui apre la porta.
Striscia verso l’armadio, ci mette dentro Stella e con le lacrime agli occhi chiude piano lo sportello.
-Non gli permetterò di farti  del male, anima mia, è me che vuole. Ti adoro piccola,  perdonami. Non avrei mai dovuto mettermi in questo guaio!-



Continua...



Angolo di Rebecca:
Hellen Parker, è sparita da un paio di ore
e ancora non si ha nessuna notizia di lei...
Stella sarà anche piccola, ma comincia a chiedere della mamma...
Che sarà successo?

Grazie come sempre dell'attenzione e dell'affetto che mi riservate.
Al prossimo.

 

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Capitolo 3
*** Acqua in bocca e croce sul cuore! ***


 
Stella...Stellina!

*
Acqua in bocca e croce sul cuore


*
3 capitolo



Tornati al distretto, prima di entrare, Kate lo blocca.
-No, tu resti qui con lei.-
-Ma…-
-Niente ma Rick, non so cosa hanno scoperto, non voglio che veda o senta nulla di sbagliato. Se è tutto a posto ti faccio uno squillo e vieni su, d’accordo?-
-Hai ragione Kate. Io e Stellina facciamo un giro qui intorno.-
Controlla che Beckett sia salita in ascensore, e si avvia con un passo simile a quello della pantera rosa, come se stesse tramando qualcosa.
Non come… sta proprio tramando qualcosa…
Si ferma davanti alla vetrina di un negozio dietro l’angolo, guarda attentamente un oggetto in particolare, poi fa un sospiro e mette la mano sulla maniglia della porta.
-Stellina, adesso tu mi dai una mano, d’accordo? Però acqua in bocca con Beckett,  prima di entrare la guarda serio, non azzardarti a spifferare quello che stiamo per fare? Ho bisogno di una complice e tu sei perfetta!-
La piccola lo guarda divertita… Questo Kick è proprio simpatico!
-E poi andiamo a cercarti qualcosa da metterti addosso, questo pagliaccetto per la notte comincia a essere stanco, visto che sono 11.00 del mattino!-
Entra in un negozio molto elegante e chiede alla gentile commessa di poter vedere un oggetto che si trova in vetrina.
La donna glielo prende e Castle lo ammira in silenzio, anche Stella è zitta e attenta nell’osservare Kick, che osserva quello strano oggetto, e pare che lo trovi molto bello.
-Mi chiedevo quando si sarebbe deciso ad entrare.-  Gli dice sorridente la commessa.
-Perchè?-
-Ho notato che passa a guardarlo quasi ogni giorno,  e da parecchio tempo ormai. Si figuri che ho cambiato la vetrina, ma questo non l’ho tolto. Ho come avuto la sensazione che, ripassando e non vedendolo, ci sarebbe rimasto male!-
-Lei è davvero molto gentile. Non ero sicuro che andasse bene, mi serviva un’opinione e oggi sono venuto con un’esperta. Allora Stellina, che ne pensi? Tu che ormai hai inquadrato Beck, secondo te va bene? Non è né vistoso, né troppo piccolo. 
La bambina ride arricciando il nasino e lasciando vedere i dentini.
-
Come dici? Hai ragione Stella, è sobrio ed essenziale come lei. Le piacerà sicuramente!-
Lo porge sorridendo alla commessa.
-Lo prendiamo, grazie, a Stella è piaciuto!-
-La sua bambina ha buon gusto… e quanto è bella, le somiglia sa? Avete gli stessi occhi.-
-Veramente non… Stella non è mi…-
Ma la commessa è già sparita sul retro a preparare il pacchetto.
-Beh, che dire Stella, se hai gli occhi come i miei, significa solo che anch’io ho degli occhi splendidi!-
Quando escono dal negozio Rick ribadisce alla piccola.
-Non una parola con Beck, croce sul cuore, va bene? Sshhhh…-
La piccola si posa il ditino sulle labbra -Sssshhhh.-
-Perfetto tesoro, vedo che noi due ce la intendiamo proprio.
Guarda il pacchetto e lo mette in tasca.
-Si le piacerà sicuramente, quando e se avrò mai il coraggio di darglielo!  Ora andiamo a fare spese per te.-
 
-Allora Beckett, dallo studio medico quali notizie?- chiede il capitano Montgomery.
-Hanno confermato che la signora Parker  ha chiesto un giorno libero per oggi, doveva sbrigare qualcosa riguardante  la figlia, ma né il dottor Stewart, né la segretaria Carla Shepard, sanno esattamente cosa dovesse fare. Sul lavoro, ragazza affidabile e precisa. Anche la Shepard mi ha parlato del suo ex, che oltre ad infastidirla a casa, è anche andato allo studio una sera a fare una scenata. Per il resto non abbiamo altre notizie.-
Esposito prende in taccuino e continua.  
-I vicini hanno detto tutti la stessa cosa. Hellen Parker è una ragazza deliziosa, tutta lavoro e bambina. Mai avuto problemi con nessuno. In molti hanno notato un tizio che, da un paio di mesi arriva puntualmente a casa sua, fa casino e poi se va. Per quello che riguarda oggi, hanno sentito delle urla e qualcuno che ha avuto la compiacenza di affacciarsi, ha visto un pick up verde metallizzato schizzare via come un fulmine. Amy Carter, la babysitter, ha il cellulare staccato, il padre ha detto che è all’università e farà in modo di avvertirla che la cerchiamo, al più presto. Nient’altro.-
-Tutte le tracce portano a questo Jeremy, non sappiamo ancora niente di lui?- chiede Montgomery.
-Ryan sta…-
Esposito non riesce a formulare la frase, che il collega gli si presenta alle spalle facendolo sussultare.
-Eccomi.  Jeremy Walsh, 28 anni. Guida un pick up verde metallizzato. Non ha attualmente un lavoro e all’ultimo indirizzo conosciuto, lo hanno buttato fuori perché non pagava l’affitto. Il suo hobby preferito è farsi dalla mattina alla sera, quando è abbastanza sobrio da riuscirci. Per quanto riguarda la biancheria intima, non ho scoperto niente.-
Montgomery ed Esposito lo guardano con una strana espressione e Beckett rotea gli occhi.
-Ti sei preso l’onere di sostituire Castle nei buchi neri che gli riempiono il cervello, quando lui non c’è?-
Ryan risponde con l’aria innocente. -Volevi saperlo tu se porta i box…-
-RYAN!!!-
Lui alza le mani in segno di resa.
-Ok, i colleghi del 19° stanno rastrellando la zona del vecchio indirizzo, se scoprono qualcosa ci chiamano.-
 
Per la terza volta Kate telefona a Rick per dirgli che può salire in ufficio, ma gli squilli vanno a vuoto.
Mi piacerebbe sapere dove si è cacciato!
Le porte dell’ascensore si aprono e la sua voce rimbomba intorno.
-Ehi TESOROOOOOO …-
La parola va scemando sulle sue labbra quando lei alza gli occhi e lo fulmina all’istante.
Sul lavoro niente tesoro, niente amore, niente puccipucci, niente Kate… ma lui puntualmente se ne scorda, tra le risatine compiaciute dei due colleghi. Fa finta di niente e solleva il braccio pieno di buste e pacchetti vari.
-Ehi Beckett. Siamo tornati. Aiutami, prendi la piccola.-  dice mettendole Stella in braccio.
-Si può sapere dove sei stato? Ti ho chiamato tre volte.-
-Hai mai notato quel delizioso negozietto per bambini che c’è in fondo alla strada?-
Perché quando gli faccio una domanda, lui risponde con un’altra domanda riferita a tutt’altro… non lo sopporto!
Guarda le buste e i pacchetti che ha posato sulla sua scrivania.
-Vedo che tu lo hai notato!-
-Abbiamo fatto solo un po’ di spese!-
Ryan, Esposito e perfino Montgomery si avvicinano a guardare, Stella in braccio  a Beckett li osserva tranquilla, anche se sono facce nuove si sente al sicuro, i suoi due nuovi amici sono lì con lei, e quando Kate la mette seduta sulla scrivania,  elargisce sorrisi a tutti, facendoli innamorare.
Cominciano a fargli sorrisetti e a dire paroline dolci, con una strana vocina stridula.
-Guardate che è una bambina! Non c’è bisogno che le parliate con quel tono, è solo una persona piccola, non stupida!-
Castle è divertito dal loro comportamento. Uomini armati che davanti ad un angioletto così, si rincretiniscono.
-Castle, piantala. Sappiamo benissimo che non è stupida… piuttosto, perché non ci mostri cos’hai in quei pacchetti?- Tuona Montgomery punto sul vivo.
-Beh, anche se per qualche giorno, Stella ha bisogno di un mucchio di cose e casa sua per adesso è off limits, giusto?-
-E perché  hai svaligiato il negozio?- lo ammonisce Beckett.
-Oh, qualche vestitino, un paio di pigiamini, qualche tutina per stare comoda a casa, un paio di giochini, pannolini a volontà… l’indispensabile!-
-Per un paio di mesi!-
-Tu non hai idea di quanta roba sporcano i bambini. Ricordo che Alexis, quando era piccola era capace di farsi cambiare  anche quattro volte in un giorno dalla testa ai piedi.-
Kate nota anche un paio di pantofoline da camera con sopra il volto di Hallo Kitty.
-Beh, visto che ancora non cammina da sola, devo dire che queste sono proprio indispensabili!-
Gli dice, prendendole in mano e sorridendo.
-Vuoi vedere Beckett, che ti ha caricato in macchina anche la culla?- la prende in giro Esposito.
-Ho quella di Alexis in soffitta!- risponde lui serio.
Lo guarda divertita, quando la esaspera si chiede perché si è innamorata di lui… ma la sua è una domanda retorica. Il perché è lì davanti a lei.
Dolce, entusiasta e piccolo come Stella, se lo mangerebbe a morsi….
Accidenti perché non siamo  a casa! Scuote la testa… Ma che diavolo vado a pensare?
-Tutto a posto Beckett?- chiede Montgomery notando l’aria stranita della detective.
-Certo signore, tutto… a posto!- risponde senza guardarlo negli occhi per la vergogna, come se potesse leggergli nella mente.
Rick la guarda malizioso. Conosce ogni espressione del suo viso, sa parola per parola cosa sta pensando… e vorrebbe essere a casa anche lui!
 
-Hellen, non mi hai detto quanti giorni deve stare via Stella, non so se questa roba basterà,  devo metterci dentro altri ricambi?-
-Non preoccuparti Amy, quelli basteranno.-
-Ma perché vuoi portarla via, lo sai che puoi lasciarmela anche la notte se hai da fare, o non ti fidi più di me?-
-Della miglior babysitter che potessi trovare per mia figlia? No Amy, io mi fido di te e ti voglio bene come te ne vuole Stella. Solo che è meglio che stia lontana, mentre io sbrigo questa cosa importante.-
-Ma cos’è questa cosa importante?-
Hellen risponde dandole le spalle.
-Meglio che tu non lo sappia! Sei libera per tutta la settimana.-
-Ma Hellen che significa…-
-Niente ma. Ora tornatene a casa e divertiti un po’ prima di ricominciare a studiare.-

 
L’unica rivolta verso l’ascensore è Stella e appena le porte si aprono, comincia a battere le manine e a urlare.
-Mimmi… Mimmiiii.-
Si voltano tutti di scatto, mentre Mimmi si fionda sulla piccola abbracciandola e sbaciucchiandola.
-Stella, tesoro stai bene? Si. Stai bene?-
La bambina ha l’espressione felice e le mostra il paperottolo, come se fosse un gioco che fanno sempre.
-Oh, buongiorno Pufpuf, hai avuto buona cura della nostra Stella? Si? Bravissimo!-  e gli stampa un bacio sulla testa piumata.
Avrà si e no vent’anni, viso pulito, occhi verdi, capelli biondi in un taglio sbarazzino… e Stella l’adora, su questo non ci sono dubbi!
Per un attimo non si accorge di nessuno tranne della bambina che stringe tra le braccia.
-Scusatemi, sono così felice che Stella stia bene! Quando i miei genitori mi hanno chiamata per dirmi che la polizia voleva parlare con me di Hellen, io… io… oh grazie a Dio sta bene!-  la stringe ancora più forte.
-Lei è Amy Carter?- chiede Beckett.
La ragazza annuisce e Stella punta il dito verso di loro.
-Kiiick,  Beeeck.-
-Incredibile! Sta facendo le presentazioni,  ride Castle, salve io sono Kick… mhhh… scusi, volevo dire Rick, e lei è il detective Beckett.-
Kate presenta il resto della squadra.
-Cos’è successo ad Hellen?-
-Stiamo cercando di scoprirlo. E’ sparita!- risponde Beckett.
-Come sparita?-
-A casa sua ci sono segni di colluttazione e… tracce di sangue.-
Amy chiude gli occhi stringendosi alla bambina e Beckett continua.
-Abbiamo trovato Stella chiusa dentro l’armadio e nient’altro. Lei sa perché oggi ha preso un giorno libero al lavoro?-
-So solo che voleva portare Stella da qualche parte, ma non so né dove, né perchè. Meglio che tu non lo sappia, mi ha detto, ma voleva portarla via per qualche giorno, ho preparato io stessa un borsone con la roba della bambina.-
-Solo per Stella?-
-Si, credo avesse intenzione di lasciarla e tornare subito. Mi ha detto che ero libera per tutta la settimana.-
Beckett fa segno con gli occhi a Castle, che capisce al volo.
Stellina, che ne pensi se facciamo lo spuntino di metà mattinata, è indispensabile per una linea da modella! Si rivolge ad Amy, Stella non ha nessuna allergia? Può mangiare di tutto?-
Beckett continua  a stupirsi,  stupidamente. Come fa a pensare a tutto, a lei non sarebbe venuta in mente una domanda del genere.
-Mangia di tutto, vuole assaggiare tutto e le piace sperimentare.-  risponde Amy e Castle sorride compiaciuto.
-Oh bene, allora andremo d’accordo! Prima o poi ti farò assaggiare una delle mie omelette speciali!-
Prende la piccola e la porta in sala ristorazione.
-Aveva paura del suo ex?- riprende Beckett.
-Jeremy? No. Non lo so! Insomma veniva praticamente tutti i giorni da due mesi a questa parte, ma lei non ne era spaventata. Scocciata ed esasperata questo si, ma non spaventata. Da un paio di giorni però era nervosa, ma non posso affermare che fosse per Jeremy. Pensate davvero che le abbia fatto del male?-
Gli occhi di Amy si riempiono di lacrime.
-Non posso crederci, non sembra il tipo. Insomma è uno che grida, scalcia. Ma Hellen aveva il potere di calmarlo, quando lo accarezzava, lui si sedeva buono sul divano e stava zitto per un po’, come se volesse ricaricarsi, poi così come era venuto se ne andava!-
-Anche quando era ubriaco o fatto?-
-Era sempre ubriaco o fatto… sempre! Questo li ha fatti rompere.-
Mentre le risponde, guarda Castle e Stella in sala ristorazione, le sta dando da mangiare uno yogurt alla frutta.
-Il suo collega ci sa fare con i bambini!-
-Castle non è un poliziotto. E si, ci sa fare!- le risponde sorridendo.
-Castle? Intende Richard Castle, lo scrittore? Come ho fatto a non riconoscerlo! Quando Stella dorme e io non ho tanto da studiare, leggo lui… voglio dire i suoi libri.-
Poi la guarda stupita.  -E lei è Nikki Heat?-
Beckett sorride, non si sarebbe mai abituata all’espressione delle persone, che dopo aver sentito il suo nome, si rendono conto all’improvviso che lei  è  la musa.
-Rick ha ottenuto dal giudice di tenere Stella finchè non troviamo Hellen, così non dovrà andare in istituto, almeno per il momento.-
-Sono contenta. Stella fa capire subito se qualcuno le va a genio. E il signor Castle le piace. Ora mi spiego tutta quella roba sulla scrivania!-
-Già! Castle tende ad esagerare un po’!-
-Stella è adorabile… come sua madre. Detective la prego trovatela. Quella bambina non ha nessun altro al mondo.-
Castle torna in ufficio mentre pulisce il musetto di Stella, Amy la prende in braccio, le dà un bacio e la piccola le attorciglia le braccia al collo.
-Ora io vado via e tu rimani qui con il signor Castle, va bene?-
-Kick?- risponde lei.
-Si, con lui e Pufpuf. Ti voglio bene piccolina!-
-Sembra che questo paperottolo sia vitale per lei.- le dice Castle.
-Hellen glielo ha portato quando aveva un paio di mesi e non se ne separa mai. Qualche mese fa, ha mostrato il papero alla mamma e ha mormorato PufPuf, da quel giorno è il suo nome. Mi raccomando, non riesce ad addormentarsi se non lo ha tra le mani. Se aveste bisogno ancora di me sapete dove trovarmi, anche solo per stare con lei. Vi prego fatemi sapere!-


Quando riapre gli occhi è accucciata tra il sedile e il cruscotto del pic up, si tocca la fronte e le dita si colorano di rosso.
-Dove mi stai portando? Perché sono qui… dove stiamo andando?-
-Chiudi il becco!- la voce le risponde secca e irritata.
-Perché non la facciamo finita?-
Lui non risponde.
Si guarda attorno, la vista è offuscata, la botta in fronte è stata fortissima. Però si rende conto di essere sul pick up di Jeremy. La andava a prendere con quel pick up quando si sono conosciuti. Lui se ne vergognava perché era vecchiotto, ma a lei non importava. Jeremy era così dolce allora. L’amava…
Poi ha saputo di Stella… e tutto è cambiato! Se solo avesse avuto il coraggio di vederla nascere, si sarebbe innamorato di lei e non avrebbe avuto più paura.

Perché è su quel pick up? Perchè godere della sua paura?
Questo sta facendo, sta prolungando la sua agonia, visto che la fine sarà una sola…
-Come ho fatto a cacciarmi in questa storia?-

Chiude gli occhi e vede il visino sorridente della sua bambina, la sua vita, quella vita che presto, ne è ormai sicura, lui le avrebbe strappato… e piomba di nuovo nel buio!


Continua...




Angolo di Rebecca:

E' quasi l'ora di pranzo e di Hellen Parker ancora nessuna traccia
Beckett brancola ancora nel buio...
Non sa dove cercarla...che può esserle successo?
E la piccola Stella?
Tenera, indifesa e così piccola...

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Capitolo 4
*** Lo sproloquio di Martha... ***


 

Stella...Stellina!
*
Lo Sproloquio di Martha

*
4 capitolo

 

-Dott. Bellows, ben tornato. Già finito per oggi?-
-Non c’era molta gente, ho lasciato Andy e un infermiere, per oggi sono previsti solo prelievi. Il dottor Stewart  sta ancora visitando?-
-Si… dottor Bellows è stata qui la polizia…-
Bellows la guarda stupito.
-La polizia? E perché?-
-Hellen è scomparsa. Pare che qualcuno sia entrato a casa sua e dopo averla messa a soqquadro, l’ha rapita!-
Mentre parla si stritola le dita con energia.
-Rapita?!-
-Allora ci vediamo tra un paio di settimane signora Lewis, Carla le fisserà un appuntamento.-
-Thomas, Carla mi stava dicendo di Hellen!-
-Si, vieni nel mio studio.-
Il dottor Anthony Bellows  è più giovane del collega, sulla quarantina forse, biondo, occhi castani e una faccia, che se Castle lo avesse visto, lo avrebbe definito viscido come una biscia.
Continua ad avere la stessa espressione sorpresa che ha mostrato davanti a Carla.
-Allora Thomas, che è successo?-
-Non lo so. E’ stata qui una detective della omicidi.-
-Omicidi? Ma non è solo sparita?-
-Non lo so ti ho detto. Mi ha fatto domande su Hellen e sul suo ex, credono che l’abbia rapita lui.-
-Mmhhh… mi dispiacerebbe se le fosse successo qualcosa, ma a te di più, non è vero socio?-
Lo strano ghigno che si forma sul suo viso fa sbottare Stewart.
-Che vorrebbe dire questa battuta, a mio avviso anche fuori luogo?-
-Oh andiamo Thomas, si vede lontano un miglio che sei innamorato di lei, e non c’è niente di male credimi. Hellen è deliziosa!-
-Smettila Anthony. Una giovane donna è sparita e potrebbe anche essere… non riesce a formulare la frase … E tu te esci con queste sparate! A volte non ti sopporto!-
-Thomas, Thomas… sei troppo sensibile e suscettibile amico mio! Non prenderti sulle spalle i problemi del mondo, non è auspicabile con il  lavoro che facciamo!-
La sua voce è tagliente e fastidiosa, specie mentre pronuncia la parola lavoro, Stewart lo guarda e deglutisce.
-Io non ho altri appuntamenti per oggi. Vado a casa!-
-D’accordo Thomas. Riposati e rilassati. Vedrai che la tua Hellen tornerà presto!-
 
-Hanno trovato il cellulare di Hellen,  Ryan  mostra il telefono entrando di corsa, ho già fatto scaricare la memoria per avere i tabulati. Era dentro l’armadio, scarico. Quando lo abbiamo attivato sono arrivati 5 messaggi di chiamate non risposte e provengono tutte da un numero che Hellen ha chiamato ieri sera alle 22.07.-
-E sappiamo  di chi è il numero?-
-No, ma se lo componiamo possiamo parlarci direttamente!- risponde posando il telefono sulla scrivania.
-Ryan, la tua arguzia mi stupisce, quando non fai l’idiota 2, la vendetta, sei anche intelligente!-
Lui fa l’offeso, mentre Esposito si gira di spalle per poter sghignazzare liberamente, e Beckett compone il numero.
-Hellen finalmente, ma che fine hai fatto, sono ore che ti chiamo. Mi hai fatto stare in pensiero!-
La voce sinceramente preoccupata di una donna le arriva all’orecchio al primo squillo.
-Signora, mi scusi… non sono Hellen.-
Silenzio…
-Signora, sono il detective Beckett, polizia di New Yo…-
A questo punto la voce all'altro capo del telefono non le lascia finire la frase.
-Polizia!? Oddio Santissimo, cosa è successo?-
-Posso sapere il suo nome signora?-
Ancora silenzio… -Signora?-
-Sono suor Mary Pine. Cosa è successo a Hellen, perché avete il suo telefono?-
-Suor Mary Pine? ripete Beckett, guardando Castle stupita, Hellen sarebbe dovuta venire da lei stamattina?-
-Si. Mi ha chiamata ieri sera, voleva lasciare la bambina da noi all’istituto per qualche giorno.-
-Istituto?-
-Sono la direttrice dell’istituto Saint Clare, a Ellis Island, Hellen ha frequentato le scuole da noi ed è sempre rimasta in contatto. Si rifugia sempre qui quando è un po’ giù, dice che questo posto è come casa sua! E’ rimasta da noi per un paio di mesi anche quando è nata la sua bambina. Ma che è successo?-
La donna ha la voce rotta dalla preoccupazione.
-Purtroppo non lo sappiamo ancora. E’ scomparsa, ma stiamo indagando.-
-E Stella, la bambina è scomparsa anche lei?-
-No, Stella sta bene, è sotto la nostra custodia al momento. Perché doveva venire da lei?-
-Voleva lasciarmi la bambina per qualche giorno.-
-Le ha detto il perché?-
-Per una faccenda da sbrigare in tranquillità, non ha specificato. Ma se devo dirle la verità ho avuto l’impressione che fosse spaventata. Speravo di farla parlare una volta arrivata qui. Potrei venire in città, per stare vicino alla bambina.-
-La piccola sta bene, mi creda. E’ stata affidata ad una persona di fiducia, finchè non troveremo la signora Parker. Ma se vuole venire a controllare di persona!-
-Oggi purtroppo non mi posso muovere, da noi è l’ultimo giorno di scuola e molti dei bambini lasciano il convitto, ma domani mattina verrò sicuramente, nel frattempo potrebbe tenermi informata?-
-Naturalmente sorella, ma per Stella può stare tranquilla davvero.-
-Mi fido, grazie infinite.-
 
Kate si gira a guardare la lavagna. E’ vuota. Solo foto di Hellen, da sola o con la figlia e qualche informazione su Jeremy Walsh. Un paio di foto che lo ritraggono con Hellen prima della nascita di Stella, in qualcuna mentre gioca a baseball, con la mazza in mano… niente di più.
Non è un caso come gli altri. Non c’è un corpo e spera ardentemente che continui ad essere così.
Una donna tranquilla che deve aver sofferto parecchio sola con una bimba da crescere, ma coraggiosa e determinata, con un uomo che da un po’ le sta col fiato sul collo.
Aggiunge alle conoscenze di Hellen anche il nome di suor Mary Pine, e toglie il punto interrogativo sul dove volesse portare Stella quella mattina, scrivendo il nome e l’indirizzo dell’istituto. Ma la situazione non cambia,  non sa niente di più. Voleva mettere la bambina al sicuro prima di sbrigare una cosa importante. Ma questa cosa da sbrigare era Jeremy Walsh? Ha capito che stava diventando pericoloso e invece di chiedere aiuto, ha pensato prima di portare via Stella?  Sembrerebbe un caso risolto… se solo sapesse dov’è! Ormai sono  passate quasi 5 ore da quando sono stati a casa di Hellen Parker e il fatto che non abbia nessuna traccia su dove possa essere le blocca lo stomaco, soprattutto se pensa alla bambina.
Castle la distoglie dalle sue congetture.
-Stella ha bisogno di essere cambiata.-
-Certo, e poi è tardi. Sarà anche stanca e tra un po’ dovrà mangiare. Andiamo a casa. Ragazzi per qualunque cosa anche inutile, chiamatemi immediatamente.-
 
-Eccoci qua Stella, siamo arrivati. Ti piacerà stare qui vedrai.-
-Richard!-
-Oh! ciao mamma, non credevo fossi a casa!-
-Le prove sono terminate prima, naturalmente perché sono troppo brava!-
-Ohh, si Stella, lei è troppo brava! Cerca di darle sempre ragione e ci andrai d’accordo. Oppure tappati le orecchie e fingi di ascoltarla.-
Dice all’orecchio della piccola divertito.
-C… cos’è? Balbetta Martha additando la bambina tra le braccia di Rick.
-E’ una bambina, non la vedi?-
-Non sono né cieca, né stupida, lo vedo da me che è una bambina!-
-Ma allora che domande fai?-
Guarda attentamente la piccola e si blocca all’improvviso come se avesse avuto un’illuminazione.
-Santo cielo Richard, ma che hai combinato?-
-Che ho combinato?!- risponde guardandosi intorno, cercando di capire a cosa si riferisce Martha.
-E Kate lo sa?-
-Cosa?!- continua a guardarsi intorno strabuzzando gli occhi smarrito.
-E Alexis? Hai pensato ad Alexis? Avresti almeno potuto parlarle prima?-
-Parlarle prima?! Ma di cosa? Che stai dicendo?-
-Ciao papà, siete tornati finalmente! Ehi chi è questa bella bambina?
-Lo sapevo, non le hai detto niente!- continua Martha imperterrita.
-Detto cosa?- chiede Alexis.
-Già, cosa. Di che parli mamma?-
-Di tua figlia!- sbotta Martha con fare minaccioso.
-Di Alexis?!-
-Di me?-
-No, della piccola!-  continua Martha additando Stella.
-Della piccola!?- Rick passa lo sguardo sempre smarrito da Stella a sua madre.
-La piccola… è tua figlia, papà?!-
-Hai dei dubbi? Guardala, le somiglia più di te! Due gocce d’acqua!- insiste Martha.
Rick e Alexis hanno la stessa espressione e nella stanza cala il silenzio.
-Rick, non dovevi scendere a darmi una mano con i pacchetti?-
Castle si riscuote sentendo la voce di Kate dall’ascensore.
-Si, scusa tesoro, è solo che mia madre vaneggia e delira come al solito. Alexis potresti tenere Stella un momento?-
Mentre gliela mette tra le braccia, la sua espressione diventa seria.
-Non guardarmi così, non è mia figlia!-
-Oh, peccato! E’ così carina!- risponde lei sorridendo e Castle la guarda stranito, non capisce se dice sul serio o lo sta prendendo in giro.
Aiuta Kate a portare i pacchetti in casa e chiude la porta.
-Mamma, ma si può sapere che vai farneticando?-
-Rick, che succede? Le urla si sentono dall’atrio!- chiede Kate che ha sentito le voci concitate dalle scale.
-La nonna mi ha detto che questa bambina, è figlia di papà.- 
Risponde Alexis abbastanza divertita dalla situazione.
-Già, la madre chi è quella sciacquetta con cui sei uscito un paio di anni fa, che meno male è sparita molto in fretta?-
-Adesso basta mamma.-
-La sciacquetta di due anni fa mi sfugge.-  Kate lo guarda storto.
-Oh, è durata solo un paio di giorni amore, non valeva la pena neanche menzionarla. Ma che sto facendo. Mi sto giustificando per cosa?-
-Per una figlia, frutto del peccato,  povera cara!- aggiunge Martha.
-Mamma adesso basta, sto davvero perdendo la pazienza, è stata una giornata lunghissima e Stella è stanca…-
Non finisce lo sproloquio perché guarda Kate dietro di lui che si tiene lo stomaco dalle risate, mentre Martha continua con la sua espressione indignata e Alexis guarda tutti esasperata.
-Che hai tanto da ridere?-
-Niente, scusami… è solo che… oh, Martha sei fantastica e tu più di lei perché le dai corda. Non è più semplice dire che non è tua figlia e basta?-
-Come non è tua figlia?- chiede Martha perplessa.
-Non è mia figlia! Di grazia mamma, perché hai pensato che fossi suo padre?-
-Guardala. Ha i tuoi stessi occhi, i capelli e il musetto imbronciato che facevi da bambino.-
Castle corruccia la fronte.
-Così sarei  il padre di ogni bambino che ha gli occhi splendidamente azzurri e i capelli castani!-
-E non dimenticare il musetto imbronciato papà! Quello lo fai anche adesso…-
-Alexis ti prego, non ti ci mettere pure tu!-
-Beh, non ha tutti i torti. Anch’io ho pensato che vi somigliate quando stamattina hai appoggiato la faccia al suo visino.-
-Kate, per favore!-
-Ma allora chi è?- finalmente Martha fa l’unica domanda che avrebbe dovuto fare  prima di sproloquiare.
-Kate glielo racconti tu, io sono troppo nervoso. Preferisco occuparmi di Stella. Vieni tesoro che Rick adesso ti fa il bagnetto e poi la pappa.-
Lei gli tende le braccia e sorride.  -Kick… Pufpuf.-
-Certo Stellina ci portiamo anche Pufpuf, non lo lascerei nella stanza con queste megere per niente al mondo, povero papero!-
…e sparisce sulle scale.
Alexis guarda le due donne che nel frattempo si sono accomodate sul divano.
-Pufpuf? Come ha fatto a capire cosa ha detto?-
-Non farci caso Alexis, è stato amore a prima vista, si capiscono al volo!-
Racconta per filo e per segno gli avvenimenti della mattinata riguardanti la piccola Stella, notando le diverse espressioni di Martha, man mano che va avanti.
Una mezz’oretta dopo Castle scende con Stella lavata, stirata e pettinata.
-Richard, scusami per la mia sparata di prima. Povera piccola! Hai fatto bene a convincere il giudice a tenerla con noi.-
-Va bene mamma, ti perdono per aver pensato che sono uno sciupa femmine che semina figli di qua e di là. Preparo qualcosa da mangiare, si è fatto tardi, così poi ci rimettiamo al lavoro.-
Beckett sta per dirgli che lei soltanto si rimetterà al lavoro, ma il telefono la blocca.
-Beckett…Va bene, vengo subito!-
Chiude la chiamata e si rabbuia in viso.
-Che c’è Kate?-
-Ha chiamato l’agente Clark. Hanno trovato il pick up.-
-Solo il pick up?-
-Non lo so, devo andare.-
Rick fa per andarle dietro, ma lei lo blocca mettendogli una mano sul petto.
-No Rick. Tu rimani qui. Devi restare con lei. Ti chiamo appena ho qualche altra notizia.-
 
Sente qualcosa di freddo sul viso, riapre gli occhi a fatica, la testa le fa un male cane, lui è lì che la guarda con gli occhi stralunati, mentre appoggia la lama del coltello sulle sue labbra.
-Ti prego… per favore fammi tornare a casa… nessuno lo saprà… sparirò, lo giuro… ti… prego…-
Lui continua a ridere e a passarle la lama dal viso, al collo, alle braccia, che lei tiene sollevate per difendersi dai tagli che bruciano, continuando a chiedere 'per favore'!
La risata continua, il ghigno diventa duro.
-Avresti dovuto pensarci prima, piccola stronzetta!-
All’inizio sente solo una strana sensazione alla bocca dello stomaco, poi si rende conto che la lama è dentro al suo petto, proprio in centro. Sgrana gli occhi, lui non ride più! Stella invece si, ride ancora mostrando i suoi deliziosi dentini, con quei riccioli ribelli che non ne vogliono sapere di restare in ordine, né con i fermaglietti, nè con gli elastici nelle due codine che le danno un’aria da grande!

-Stella!-  è l’unica cosa che riesce a dire, mentre l’ultima lacrima lascia per sempre i suoi occhi!


Continua...

 

Angolo di Rebecca:

Ebbene si. Hanno trovato Hellen.
La mamma di Stella è stata barbaramente uccisa
e Beckett rivivrà il suo dolore assieme alla piccola.

Vi aspetto al prossimo capitolo se vi và!
Grazie.

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Capitolo 5
*** Dolore! ***


Stella...Stellina!
*
Dolore!
*
5 capitolo 



 
 
 

 

-Beckett…-
-Sono Ryan, ha chiamato l’agente Clark… hanno trovato il pick up di Jeremy Walsh. Aspettano noi, non hanno toccato niente… c’è una donna dentro, ma non è ancora stata identificata…-
-Va bene, vengo subito!-


Mentre si dirige al posto indicato, non può fare a meno di sentire la voce di Ryan come un eco, c’è una donna dentro, ma non è ancora stata identificata.
A che serviva identificarla. Il corpo di una donna morta dentro ad un pick up verde metallizzato! Sa già che una volta lì, si sarebbe trovata davanti al cadavere di una giovane donna di 25 anni, si sarebbe trovata davanti al corpo senza vita della mamma di Stella. Chiude gli occhi e sospira. Quella mattina, lei e Rick erano sulla stessa auto, a scambiarsi tenerezze al caffè. La risposta ad una chiamata, che non le competeva neanche, aveva cambiato l’andamento di quella mattina…
No… aveva cambiato completamente l’andamento di tutta la giornata. Stella ha reso Hellen Parker, non un caso, un fascicolo, ma una persona di famiglia. E questo non è né un bene, né professionale. Non era nemmeno riuscita a dire a Rick, che dentro al pick up c’era il corpo di una donna.
Una volta arrivata sospira ancora, indossa per bene la maschera Beckett e scende dall’auto guardando verso il pick up. Ryan le va incontro.
-E’ Hellen Parker. Le ha dato una coltellata al petto, comunica guardando a terra, lui lo abbiamo  trovato seduto vicino al corpo, con il coltello ancora in mano e completamente andato.-
-Cioè?-
-Drogato fino al midollo. C’erano una siringa e della cocaina a terra. Deve essere crollato dopo averla uccisa. Non siamo riusciti a svegliarlo e i paramedici dicono che dormirà fino a domani mattina.-
-Piantonatelo senza sosta. Appena si sveglia ed è in grado anche solo di respirare lo voglio al distretto.-
Senza aspettare risposta si dirige da Lanie.
Non dice niente e comincia a girare attorno al pick up. Ci sono macchie di sangue all’interno della portiera di sinistra. Il finestrino è abbassato  e sporgendosi all’interno, il sangue è ovunque. Il sedile ne è pieno, si vede la traccia dove stava seduto Jeremy Walsh e inevitabilmente deve guardare lei.
Hellen Parker è riversa sul sedile con la testa appoggiata allo sportello, la mano destra a penzoloni verso il cruscotto. Gli occhi chiusi. Le braccia, il collo e anche il viso mostrano un paio di sottili tagli, segno che le ha passato il coltello sulla pelle,  forse per spaventarla ancora di più di quanto non fosse già.
Una chiazza enorme rossa ricopre quasi tutto il davanti della camicetta gialla. Chiude gli occhi e sospira. Finalmente guarda oltre il finestrino e di fronte, vicino al viso di Hellen, c’è Lanie.
-Le ha usato qualche altro tipo di violenza?-
-No. E’ ancora vestita. L’ha soltanto accoltellata.-
-Soltanto?!-
-Javier mi ha detto che aveva una bambina piccola e che ora è da voi.-
-Si, ha quasi un anno. Ora non ha più nessuno.-
-Oltre ad un padre assassino?!-
Fa segno ai colleghi che possono rimuovere il corpo e Beckett dà disposizione perché il pick up venga controllato da cima a fondo.
-Detective?-
-Agente Clark, mi dica?-
-Volevo solo scusarmi per stamattina. Mi è venuto spontaneo chiamare i servizi sociali, io…-
-Non importa davvero, lei ha fatto solo il suo dovere.-
-Come sta la piccola?-
-Bene, anche se da adesso non sarà facile!-
-Già!  Perché vuole fare controllare il pikc up? Il caso è già risolto. L’assassino ce l’abbiamo!-
-Lo so, ma questa è la procedura e io la porterò avanti fino in fondo.-
 
-Sooonoooo il lupo cattiiivoooooo… e adesso ti prendo e ti mangio… gnammm!-
La voce del lupo arriva da dietro al divano e Stella gattona, correndo e ridendo verso Alexis per farsi proteggere, ma il lupo la raggiunge e fa il solletico a tutt’e due.
La piccola ride e strilla felice. Poi torna seria, guarda il lupo e dice  -Ancoaaa-
-Ancora? Ma non hai paura di questo brutto lupo piccola delinquentella?-
Le chiede Alexis continuando a farle il solletico.
-Ehi come sarebbe a dire brutto lupo? Io non sono brutto.-
-E’ risaputo che ogni lupo che si rispetti è brutto papà! Papà mi ascolti?-
-Cosa? Si io…-
-Sono già le sei del pomeriggio e Kate non si è fatta ancora sentire.-
-L’ho anche chiamata, ma non mi ha risposto. Purtroppo ho un bruttissimo presentimento.-
-Ancoa, upo.- Ripete Stella riscuotendolo dal suo brutto pensiero.
-Ahssi, vuoi il lupo? Allora comincia a scappare… soooooonoooooo il luuupo cattiiiivooooo… e adesso ti prendo e ti mangio… gnam gnam gnam…
Kate entra in casa e si ritrova davanti Rick a quattro zampe, che sbaciucchia  Stella sul pancino, la quale appena la vede, le si para davanti sedendosi a terra. 
Fa segno con il dito verso Rick  -Upo, upo!-
Lei la prende in braccio, le dà un bacio e sorride.
-C’è in casa un lupo che vuole mangiarti?-
La piccola sorride e annuisce, compiaciuta di essere stata chiara.
-Che dici, diamo un paio di mazzate a questo lupo brutto e cattivo?-
-Anche tu? Non sono brutto e nemmeno cattivo!-
Si alza e gli basta guardarla negli occhi per capire che il suo brutto presentimento era reale.
-Alexis, porteresti Stella in camera per favore?-
-Certo papà?-
Mentre prende la bambina guarda Kate, le sta chiedendo silenziosamente se hanno trovato la mamma di Stella e lei risponde in silenzio solo con un cenno della testa. Gli occhi della ragazzina si riempiono di lacrime.
-Scusate…- e scappa di sopra con Stella.
-Perché non mi hai chiamato?-
-Perché  non volevo dirtelo per telefono. E poi ti saresti precipitato sulla scena del crimine… e non era il caso. Abbiamo passato le ultime 3 ore a fare rilievi e accertamenti,  misurazioni,  prelievi di impronte.-
-Abbiamo?-
-Si, anch’io. Non sono riuscita ad andarmene. Ho supervisionato tutto.-
Si siede sul divano. E’ davvero stanca, come se avesse scalato una montagna con un quintale di peso sulle spalle.  Rick rimane in piedi impietrito. Ha sperato davvero che si trattasse solo di un momento di follia e che potessero ritrovarla viva, lo ha sperato per quella bambina che gli ha rubato il cuore.
La voce di Kate lo riscuote dai suoi pensieri.
-Le ha dato una coltellata nel petto e l’ha lasciata dissanguarsi, mentre lui le stava seduto accanto a guardarsi lo spettacolo. Probabilmente non si ricorda nemmeno quello che ha fatto. Non ho potuto nemmeno interrogarlo. Era così fatto che dormirà fino a domani.-
Le si siede accanto circondandole le spalle con il braccio e lei si appoggia addosso a lui.
-Avrei voglia… io vorrei solo…-
-Non c’è niente di male a lasciarsi andare, qui ci sono solo io!-
Le risponde con la voce rotta, perché continua a deglutire e lei alza gli occhi sui suoi, sono lucidi.
-Vale anche per te, omone grande e grosso?! Lo bacia sugli occhi, vedi perché non dovremmo lasciarci coinvolgere? Sono solo sollevata dal fatto che non sarò costretta a guardare Stella negli occhi, per dirle che sua madre è stata assassinata! Non lo sopporterei!-
Si stringono forte e Kate si lascia andare ai suoi brutti ricordi. Ai ricordi di una figlia a cui hanno strappato la madre nello stesso modo, ricordi orribili che adesso sopporta grazie all’abbraccio del suo uomo. Ricordi che Stella, grazie al cielo, nell’inconsapevolezza della sua ingenuità, non sarà costretta a portarsi dietro.
-Che succederà adesso? A Stella intendo?-
-Andrà in istituto e quando il giudice appurerà che non ha nessun consanguineo vivente, la dichiarerà adottabile. Porta il nome di sua madre, anche se Jeremy Walsh non fosse un assassino, nessun giudice gliel’affiderebbe. E poi c’è sempre suor Mary, per Hellen era come una madre, non lascerebbe mai Stella da sola.-
Restano abbracciati e in silenzio per qualche minuto, e Kate si lascia andare finalmente alle lacrime, aggrappandosi alla camicia di Rick, che la stringe più forte appoggiando il mento sulla sua testa.
-Si, sono  davvero contenta che Stella non sia consapevole di cosa è realmente successo, sarà già difficile per lei, da grande, sapere che sua madre è stata uccisa, e soprattutto che è stata uccisa da suo padre!
 
Rick ci ha messo un bel po’ ad addormentarsi, dopo aver messo Stella nella culla, ma ora finalmente è crollato.
Kate invece, continua a tenere gli occhi fissi al soffitto, non riesce a pensare alla fine di Hellen Parker.
Nessuna morte violenta ha mai un perché originale, ma Hellen è l’ennesima vittima di un raptus assurdo. E questo è ancora peggio, perché senza senso! E cosa più importante era una mamma.
Le sembra di sentire un rumore dalla stanzetta di fronte, si alza cercando di non svegliare Rick e guarda attraverso la porta socchiusa. Nota subito Pufpuf a terra vicino alla culla, apre la porta un po’ di più e la vede. Seduta dritta, con gli occhi fissi sul papero lontano da lei. Qualunque bambino avrebbe urlato e pianto per farsi prendere quel pupazzo, invece lei se ne sta lì, con gli occhi fissi e due scintille che traballano dentro gli occhi pronte a scendere sulle guance e sussurra impercettibilmente mamma!
Mentre dormiva, Pufpuf deve esserle scivolato dalle mani finendo per terra, ed è come se questa cosa le avesse fatto sentire l’improvvisa assenza della madre. Il suo migliore amico la guarda ad un paio di passi da lei, ma non ha nessuna intenzione di tornare tra le sue braccia, proprio come la sua mamma.
Il dolore silenzioso di quell’esserino indifeso è come una lama dentro l’anima.
Come può capire alla sua tenera età, il peso di quell’enorme macigno che si sta sistemando comodo sul suo piccolo cuore… eppure lo capisce.
E’ stata tutto il giorno con gente simpatica, protetta e al sicuro e anche amata, ma ora dentro quella stanza, alla fioca luce rosata della lampada di Barbie, l’unica cosa che vuole e che non ha, è l’abbraccio caldo della sua mamma.
La piccola si accorge di Kate e mentre sospira stringendo il musetto, quei due luccichini crollano sulle guance e fa segno verso il papero a terra.
Lei si avvicina, prende Pufpuf, lo mette dentro la culla e Stella lo afferra immediatamente stringendoselo sotto il collo.
-Vuoi fare la nanna con me?-
Stella sorride e allunga le braccia. Quando la prende lei le ripete, mamma?
Kate ha gli occhi lucidi, si avvicina alla finestra e guarda il cielo. E’ una serata splendida, le stelle luccicano diventando un tutt’uno con lo scintillio delle luci dell’intera città.
-La mamma è diventata una stella, le dice facendo segno verso il cielo, una bellissima stella che ti proteggerà sempre!-
E’ consapevole del fatto che la bambina non può capirlo, ma come avrebbe potuto? Qualunque cosa le avesse detto, non avrebbe capito. E’ già difficile capirlo da adulti, ma alla sua età!
Stella allunga il dito verso il cielo, mamma?
No, il senso di sicuro non l’ha capito, ma il vuoto che avrà d’ora in poi dentro l’anima, lo ha capito eccome!
-Non so quale ninna nanna ti cantava la mamma, però so quella che mi cantava la mia.-
Stella appoggia la testa sulla sua spalla. E’ incredibile come capisca ogni parola e ora le sta dicendo che vuole ascoltare la sua ninna nanna.
Kate la stringe a sé, chiude gli occhi e comincia a cullarla…
 
Dormi mio gioiellino, dormi e crescerai.
Nel nido l’uccellino, fa la nanna ormai…
e lo ninna il vento come ninno te…
tutto il firmamento canterà per te…
na na na na na…
canterà per te,
… la la la la la, canterà per te!

 
Sente un fruscio e quando si volta Rick è accanto alla porta, gli occhi lucidi, Stella si è addormentata stringendo nella manina il suo Pufpuf.
-Mi spiace, non volevo svegliarti.-
-Lo sai che sento subito la tua assenza.-
Le circonda tutt’e due in un abbraccio e sispira.
-I bambini sono esseri superiori, reagiscono a pelle. Capiscono più di quanto dovrebbero, in maniera  amplificata. E lo dimostrano con gli occhi, con le manine, con le lacrime, con il silenzio! Non avremmo dovuto lasciarla sola a dormire in questa stanza! Sono stato un idiota!-
Sussurra, arrabbiato con sé stesso per il dolore della bambina, come se fosse l’artefice di quello che sta provando. E Kate non riesce a capire come ha fatto tanto tempo ad avere dubbi, ad avere paura di quel meraviglioso sentimento. Come ha fatto a sopportare di non farsi abbracciare da lui, accarezzare da lui o anche solo guardare da lui.
-Portiamola nel lettone con noi.-
Le mette la mano sulla schiena e tornano in camera da letto. Si sistemano vicini e stretti con Stella tra di loro.
-Rick, avresti mai pensato a noi così?-
-Ho pensato a noi così dal terzo giorno che ti ho conosciuta!-
-Bugiardo. Il terzo giorno pensavi ancora a come portarmi a letto per poi sparire!-
-Confesso, forse il terzo giorno no, ma dopo la chiusura del caso sapevo già che eri parte di me, dovevo solo riuscire a convincerti.-
-Ribadisco. Volevi solo portarmi a letto.-
-Non è vero! Le risponde serio. Piuttosto quella ninna nanna è dolcissima, come fai a ricordarla ancora dopo tanti anni?-
-Me la ricordo da sempre, per me non era una vera e propria ninna nanna, ma la voce di mia madre che mi consolava. Quando qualcosa mi turbava, anche quando sono diventata più grande, lei si sedeva vicino a me tenendomi stretta e mentre cantava quelle parole, il mio cuore tornava sereno. Io ricordo tutto di lei. All’inizio faceva male, poi i ricordi sono diventati dolci, adesso sorrido, anche grazie a te. Stella è troppo piccola. Tra qualche mese non ricorderà niente di sua madre, il sorriso, il calore di una sua carezza, la sua voce, la sua ninna nanna, e questo non è giusto né per lei, né per Hellen che le ha dato la vita amandola più di sé stessa. Il vuoto che avrà dentro non lo potrà colmare nemmeno con il ricordo della dolcezza di un profumo lontano!-
Mentre parla, guarda Stella, così piccola e così tenera con il pollice in bocca e le lacrime si fermano sul cuscino.
Rick avrebbe voluto stringerle insieme fino a far loro male, se solo questo avesse potuto lenire il dolore di quelle due bambine accanto a lui. Perché in quel momento Kate è una bambina che soffre come Stella, ancora troppo piccola per capire che quello che sta assaporando, ha un nome ben preciso… DOLORE! 



Continua... 


 



Angolo di Rebecca:

Eccoci alla svolta della storia.
Volevo accomunare il dolore inconsapevole di una bimba piccola,
(che capisce solo la mancanza della mamma, ma non il perchè)
e il dolore rivissuto da Kate...
spero di averlo reso bene e che vi abbia emozionato,
almeno la metà di quanto ha emozionato me mentre lo scrivevo.

Grazie e al prossimo.

 

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Capitolo 6
*** Jeremy... ***


 


Stella...Stellina!
*
J e r e m y ...
*
6 capitolo

 

 

La mattina dopo, al distretto c’è anche Rick. Non ha voluto sentire ragioni. Voleva vedere e sentire quell’animale e Alexis si è offerta di badare a Stella.
Jeremy Walsh non è ancora arrivato, così si dirigono all’obitorio da Lanie.
-Ragazzi, ciao.-
Ha evitato di proposito di salutarli con un buon giorno.
Il corpo della giovane donna che ha esaminato dall’alba di quella mattina, non fa pensare per niente ad un buon giorno!
-Ciao Lanie, allora?-
-Niente di nuovo. Nessuna violenza oltre i tagli e la botta sulla fronte. La traccia di sangue a casa sua coincide con la ferita, deve averla afferrata per i capelli sbattendola a terra. Lei deve aver perso i sensi e l’ha caricata sul pick up... e un paio di ore dopo le ha piantato una lama da quindici centimetri nel cuore!-
Dice l’ultima frase con rabbia. Nel suo lavoro deve assolutamente essere distaccata, ma il pensiero che una creatura di un anno sia rimasta sola al mondo per un niente, la manda in bestia!
-La ferita è obliqua da destra, praticamente gli stava sopra e l’ha colpita dall’alto con il polso inclinato, non perpendicolarmente.-
Lanie accompagna le parole con il movimento del suo braccio destro, come a mimare la mossa dell’assassino, ma  Castle non la guarda, ha lo sguardo fisso sul viso di Hellen. Vedi perché non dovremmo lasciarci coinvolgere… gli aveva detto Kate la sera prima, ed aveva ragione. Su quel tavolo di acciaio freddo, non c’è un cadavere, c’è il corpo senza vita della mamma di Stella e questo è peggio che essere coinvolti. E’ avere un legame con lei. Le poggia due dita sulla guancia con gli occhi lucidi.
-Stella le somiglia tanto, sono due gocce d’acqua!-
Continuando a guardare a terra, esce dalla stanza in silenzio, mentre Lanie si ferma per un momento e Kate lo segue con lo sguardo fino a quando sparisce oltre la porta. Poi si rivolge di nuovo all’amica.
-Lanie, l’esame tossicologico?-
-E’ pulita, non l’ha drogata. La botta in testa è stata forte e deve averla tramortita parecchio, perciò non può essersi difesa più di tanto.-
-D’accordo Lanie grazie, se trovi altro fammi sapere.-
-Quel bastardo finirà in prigione vero? Voglio dire, non è che si aggrapperà al cavillo che al momento non era in grado di intendere e di volere, perché si meriterebbe veramente la pena di morte.-
Beckett non risponde nulla, le fa un cenno di saluto silenzioso e va via.
Castle è fuori dall’ edificio, le mani in tasca, lo sguardo rivolto verso il nulla, così assorto che sussulta quando lei gli mette la mano sulla spalla.
-Vuoi davvero assistere all’interrogatorio?-
-E tu vuoi davvero interrogarlo?- risponde lui con  un filo di voce.
-Hai ragione. Non sempre quello che facciamo ci piace, ma dobbiamo farlo. Però non ti voglio dentro la stanza con  me. Assisterai dall’anticamera, d’accordo?-
-Come vuoi tu detective!-
Le squilla il telefono e la sua espressione si adombra.
-Qualcosa non va?-
-Cosa? No… è Lanie, forse deve dirmi qualcos’altro. Tu comincia ad andare, ti raggiungo subito.-
 
Dal vetro dell’anticamera sembra di guardare lo schermo fisso di un televisore messo su pausa.
Jeremy Walsh è seduto con le mani intrecciate sullo stomaco e un’espressione vaga. I suoi occhi stanno aperti per miracolo, la testa appena inclinata, la faccia è bianca. La notte in ospedale lo ha rimesso diciamo così in piedi, ma di sicuro non lo ha svegliato più di tanto. Ed è così immobile che sembra non respiri.
Kate entra risoluta, si siede di fronte a lui, che non si scompone, come se non l’avesse né vista né sentita.
Lei batte la mano sul tavolo e lui si ridesta sgranando gli occhi e guardandosi intorno, come se avesse realizzato solo in quel momento di essere seduto da qualche parte.
-Sono il detective Beckett, della polizia di NY. Sa perché si trova qui signor Walsh?-
Lui riprende la stessa espressione vaga e resta in silenzio.
-So che i colleghi le hanno letto i suoi diritti, vorrei essere sicura che li abbia capiti.-
Stessa espressione, stesso silenzio.
Batte di nuovo la mano sul tavolo con più forza, lui alza gli occhi e finalmente la guarda.
-Allora signor Walsh, ha capito perché si trova qui?-
-Mi hanno detto che ho ucciso qualcuno, ma non è vero. Io non ho ucciso nessuno.-
Risponde finalmente strascicando le parole, come se la frase che gli hanno detto non fosse importante.
-E che mi dice di Hellen Parker? Conosce Hellen vero?-
-Certo che conosco Hellen, è la mia ragazza.-
-A quanto ne so, non lo era più da parecchi mesi ormai, ma lei ha continuato a tormentarla e infastidirla, fino a quando ha deciso che era meglio ucciderla.-
-Hellen è solo arrabbiata con me, ma mi vuole bene. Prima o poi torneremo insieme.-
-Forse se non fosse morta, sarebbe anche potuto essere così.-
Beckett continua a fissarlo, non gli ha tolto gli occhi di dosso nemmeno un attimo. E nota che all’improvviso le pupille del giovane ritornano normali. Lo sguardo non è più vacuo ma dritto su di lei, come se fino a quel momento lei avesse parlato un’altra lingua e lui avesse compreso il senso delle parole solo in quell’istante.
-Che c’è signor Walsh, ho detto qualcosa che l’ha turbata?-
-Cosa significa, se non fosse morta? Chi è morta?-
-Hellen.  Hellen Parker è morta ieri pomeriggio.-
Jeremy continua a guardarla, la sua aria interrogativa si trasforma in stupore, poi in paura…
-Morta? Hellen è morta? Ma che dice? Non è vero!-
-Mi creda Jeremy, non ho nessuna voglia di scherzare. Non solo Hellen Parker è morta, ma è stato lei ad ucciderla.-
-No. Lo sta facendo per cattiveria a dirmi questa cosa. Hellen forse si è stancata di vedermi e lo ha detto a voi della polizia e lei sta cercando di spaventarmi. Mi dice che è morta così non la infastidisco più. E’ così non è vero?-
-Hellen è morta e l’unica cosa che voglio sapere è, perché?-
-No, non può essere morta.-
Beckett si alza di scatto, facendo cadere la sedia dietro di lei e sbatte ancora una volta la mano sul tavolo.
-Voglio sapere perché l’hai uccisa, Jeremy.-
Urla mentre lui la guarda in faccia.
-Io? -
C’è un attimo assoluto di silenzio. Beckett continua ad osservarlo. Fino a quel momento lui si è fermato alla frase Hellen è morta. Ma improvvisamente ha registrato quella più importante, perché l’hai uccisa?
Che significa perché l’ho uccisa, io non ho ucciso nessuno!
E’ sicuro di averlo urlato, ma è successo solo nella sua testa, perché la poliziotta davanti a lui sta ancora aspettando una risposta.
-Io… non… io non l’ho uccisa, non avrei… potuto… io… Hellen è l’unica cosa bella della mia vita. E’ vero sono stato un idiota con lei, ma mi vuole bene. Io non l’ho uccisa. La prego mi dica che non è morta, che vuole solo mettermi paura. Mi dica che non è vero e io sparirò per sempre, davvero non mi vedrà più, ma mi dica che è tutto uno scherzo!-
Continua a parlare di Hellen al presente e l’ultima frase la butta lì tutta d’un fiato e comincia a singhiozzare.
Beckett rimette la sedia a posto ed esce dalla stanza.
-Che ne pensi? chiede Montgomery, potrebbe non avere una pena durissima se gli danno l’attenuante dello stato in cui trovava al momento del delitto  e se continua così… ci serve una confessione per mandarlo all’ergastolo.-
-Non so se riusciremo ad averla, è naturale che non ricordi.-
Prende una bottiglietta di acqua e rientra, la mette davanti a lui e batte la mano sul tavolo per attirare la sua attenzione. Jeremy sta ancora piangendo.
-Bevi Jeremy, ti sentirai meglio.-
Lui beve un sorso, ma subito dopo si attacca alla bottiglietta, bevendo il mezzo litro tutto insieme, come se si fosse reso conto all’improvviso di essere prosciugato fino a dentro l’anima.
Quando posa la bottiglia vuota sul tavolo, guarda la poliziotta di fronte a lui.
-E’… morta davvero?-
-Si Jeremy, è morta, sul tuo pick up. Gli parla con calma e un tono neutrale. Gli hai piantato una lama da quindici centimetri dentro al petto e poi sei rimasto seduto accanto a lei a guardarla morire, mentre si dissanguava. E non ci credo che non lo ricordi.-
-Io posso essere un bastardo tossico, ma non l’ho uccisa.-
Lo dice con un tono risoluto, calmo e serio, come se  l’acqua che ha bevuto lo avesse riportato alla realtà.
-Jeremy, ieri sei andato a casa sua, hai messo sottosopra l’appartamento, l’hai portata via e poi l’hai accoltellata. I colleghi ti hanno trovato seduto accanto a lei, con il coltello in mano e completamente imbrattato di sangue.-
Lui scuote la testa.
-Non è possibile!-
A questo punto Beckett mette sul tavolo delle foto e gliele mostra una per una.
-Questo è il coltello che hai usato. E questa è Hellen. Guardala attentamente Jeremy, dimmi se ti sembra uno scherzo.-
Il giovane guarda la foto di Hellen e la tocca con la mano tremante, scuotendo la testa, allora Beckett cambia discorso.
-L’amavi Jeremy?-
Lui solleva di scatto la testa e abbozza un mezzo sorriso.
-Hellen era la mia vita! Prima di Stella eravamo felici. Quando mi ha detto che era incinta, ho avuto paura. Lei era così contenta. Io invece ero terrorizzato e… ho cominciato a bere, e quando lei lo ha capito ha cercato in ogni modo di aiutarmi. Ma io sono andato sempre più giù e quando ho cominciato anche a bucarmi mi ha detto che, o la smettevo o mi avrebbe lasciato… e io sono stato tanto stupido da non risponderle. Ho solo preso quelle quattro cianfrusaglie che avevo e me ne sono andato. Era incinta di 4 mesi. Ma non l’ho mai dimenticata. Volevo uscirne, per questo l’ho cercata. Lei era l’unica che avrebbe potuto aiutarmi. Ora mi dite che è morta e io sono finito. Non ho più motivo di tornare a vivere.-
-Perché Jeremy? chiede ancora Beckett, perché hai ucciso la madre di tua figlia?-
-Non avrei potuto mai farle del male!-
Beckett fa segno verso le fotografie.
-Dimmi che non l’hai ridotta tu così. Dimmi che non hai ammazzato la madre di una bambina di un anno che oltretutto è TUA figlia, si avvicina e a 5 cm dalla sua faccia sussurra, dimmi che non l’hai uccisa tu e soprattutto, perché dovrei crederti!-
Lui la guarda pietrificato, come annientato da quello che ha sentito.
-Non… l’ho uccisa io… io non avrei potuto… io… non lo so… ohssignore!-
Si copre il viso con le mani e ricomincia a singhiozzare, mentre Beckett raccoglie le foto ed esce dicendo all’agente di custodia che può riportarlo in cella.
Nell’anticamera Montgomery, Esposito e Ryan sono scuri in viso. Continuando così, l’unica pena che avrebbe avuto sarebbe stata quella di essere  rinchiuso in una clinica per la disintossicazione e qualche anno di prigione, ma niente di più.
-Dov’è Castle?-
-E’ uscito prima dell’ultima domanda, l’ha presa davvero male.- risponde Esposito.
-La stampa darà la notizia prima di mezzo giorno, sarà meglio avvertire suor Mary e le altre amiche di Hellen prima che lo sappiano dalla tv.-
 
Castle è seduto sulla scrivania di Beckett, i piedi sulla sedia davanti a lui, lo sguardo fisso sulla lavagna e il pennarello in mano che picchietta sulle labbra.
-Non ci posso credere, va bene che si completano le frasi a vicenda, lo fanno da sempre, ma ora anche le stesse espressioni e movimenti… è davvero troppo!-
Esposito è proprio sorpreso da quell’immagine.
-Che ci vuoi fare amico, risponde Ryan mettendogli una mano sulla spalla, stanno insieme ventiquattro ore su ventiquattro, è naturale che siano in simbiosi, come gemelli siamesi nella stessa cellula uovo!-
Una manata dietro la nuca li fa voltare di scatto tutti e due.
-Ehi, Beckett, ma che ti prende?-
Scatta Ryan sempre con quella sua espressione da ' io non ho fatto niente perché te la prendi con me!' Mentre lei lo incenerisce con lo sguardo truce.
-Ok, va bene, stiamo solo dicendo che è strano. Insomma guardalo, è inquietante, sembra la parte maschile di te!-
-Su questo hai ragione. E’, la parte maschile di me. Tutti hanno una parte opposta, anche voi due avete una parte femminile, solo che le vostre non si chiamano Jenny o Lanie, ma chiacchiera e curiosità!
Li lascia fermi sulla porta e si avvicina alla sua metà maschile.
E’ davvero fermo e fisso davanti alla lavagna, tanto da non accorgersi né della discussione avvenuta alle sue spalle, né della presenza di Kate accanto a lui.
-Che c’è?-
-Perché?-  si gira di scatto a guardarla.
-Sei perso davanti alla mia lavagna, qualcosa deve esserci per forza!-
-Niente segreti per te, vero?-
-Beh, se ricordi bene, davanti ad un cesto di ciliegie e un sorso di vino rosso ti ho esplicitamente detto 'niente segreti Castle nella vita di Beckett'!-
Sorridono e gli dà un bacio accarezzandogli i capelli, poi lui guarda ancora davanti a sé.
-Non c’è una cosa in particolare, è che non ho voglia di andare da quel tizio e spaccargli la faccia, come avevo intenzione di fare prima dell’interrogatorio.-
-E questo è un problema?-
Anche lei ora fissa la lavagna e Ryan ed Esposito si mettono davanti a loro, ai due lati, per ascoltare meglio.
-Si, perché l’unica cosa che sento non è rabbia, ma un nodo alla gola che non riesco a mandare giù. Come se su quella lavagna il dipinto fosse finito, ma…-
E mentre lei osserva la stessa cosa continua la frase come al solito.
-Ma a guardarlo bene invece…-
-Ti rendi conto che nell’angolino in basso…-
-Manca proprio la pennellata più importante…-
-La firma!- finisce lui.
Restano a guardarsi occhi negli occhi.
-Ossanto cielo cominciano a diventare insopportabili.-
Esclama Esposito e Ryan lo segue a ruota.
-Scusate, questo pensiero una mente e due voci, cosa vorrebbe significare?-
-Che vi sta passando nel cervello…-
-L’idea che quel bastardo di Jeremy Walsh…-
-Non ha ucciso Hellen Parker?...-
Castle e Beckett li guardano divertiti. Anche loro si completano le frasi a vicenda.
-Ehi, i piccioncini cominciano a ragionare con una mente e due voci!-  comincia Beckett.
Ryan ed Esposito si guardano e sbuffano.
-Che c’è ragazzi, vi sentite presi poco poco presi per i fondelli…- continua Castle.
-E la cosa vi infastidisce un tantino…-
-Perché? E’ solo un piccolo scherzo, siete una così bella coppia!-
-Ok, va bene. Ricevuto! dice Esposito con un gesto stizzito della mano, ma la domanda rimane. Davvero avete dei dubbi?-
-No, è solo un groppo in gola!-
-Allora basta un bicchiere d’acqua per mandarlo giù Castle, ruggisce Montgomery alle loro spalle, sono arrivati gli esami dell’arma e del furgone. Le impronte sono solo della Parker e di Walsh. Domani il giudice confermerà l’arresto, dopo di che il caso è chiuso! Voi due piccioncini, mi riferisco a quelli che tengono la lavagna per paura che scappi, andate al traghetto, Suor Mary Pine arriverà tra una ventina di minuti… e piantatela di imitare Beckett e Castle!-
Gira sui tacchi e sparisce.
-Piccioncini?... Imitare mamma e papà?-
Si guardano seri e poi finalmente, da quando è iniziata quella terribile mattinata, esplodono in una fragorosa risata.
 
-Hellen è tardi, tu non vieni?-
-Devo finire di catalogare le analisi della clinica mobile, ne avrò per un’altra mezz’ora.-
-Se vuoi resto a darti una mano.-
-No Carla, grazie, non è necessario. Va pure ci vediamo domani.-

-Va bene, a domani allora.-
E’ rimasta bloccata ancora una volta per quelle analisi.
C’è di nuovo un errore di battitura nella trascrizione dei gruppi sanguigni, dai tabulati manuali a quelli sulle schede del pc.

Una volta può anche succedere, due si può sorvolare, ma tre sono troppe.  Un gruppo sanguigno sbagliato può portare alla morte. Per essere sicura dell’incongruenza che ha notato, deve controllare tutte le cartelle dei pazienti, una per una…


Continua...

 



Angolo di rebecca:

Perchè Castle e Beckett, si fissano sulla lavagna,
sentono che manca "la firma"...
Quel nodo alla gola, dopo l'interrogatorio di Jeremy Walsh...
cos'è...un dubbio?
(Anche voi avete espresso dei dubbi, brave detectives!)
Vi aspetto al prossimo!

...E permettetemi di ringraziarvi ancora, per l'attenzione affettuosa che rivolgete alle mie storie, e di conseguenza a me.
Grazie! 
:)))

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Capitolo 7
*** Un Cuore Buono... ***



Stella...Stellina!

*

Un Cuore Buono...

*
7 capitolo 
 
 


Mentre Ryan ed Esposito obbediscono agli ordini del capo, Castle e Beckett restano ancora davanti alla lavagna, abbracciati stretti.
Sul lavoro niente coccole, è vero ed è giusto, ma questo non è un caso come tutti gli altri. La vittima è una sconosciuta, ma loro hanno imparato a conoscerla attraverso gli occhi di Stella, attraverso i suoi movimenti, i suoi sorrisi, i suoi modi di fare. I bambini riflettono il mondo degli adulti in cui vivono e crescono, e se Stella è sempre sorridente, piena di vita, dai modi dolci e affettuosi, se è così adorabile, è perché Hellen Parker era altrettanto adorabile. L’ha cresciuta da sola, con amore, senza farle sentire la mancanza di un papà. Stella è serena e questo significa che la sua mamma era presente, non solo di persona, ma col cuore.
In un giorno Hellen Parker era diventata una di famiglia. Non si sono nemmeno resi conto che mentre la cercavano, parlavano di lei chiamandola per nome. E questo non doveva accadere, perché adesso brucia, fa male… per Stella!
Rick si scosta e le dà un bacio, al quale lei risponde con passione.
Ne hanno un impellente bisogno, per ricaricarsi, per riempire i polmoni e potere respirare aria pulita. Poi la bacia sulla fronte.
-E tu, cosa devi dirmi?-
-A che proposito?-
-Poco fa all’obitorio, hai ricevuto una telefonata. Non era Lanie, giusto?-
-Nemmeno per te niente segreti?-
-Beh, niente segreti Beckett nella vita di Castle… mi sembra equo.-
Le passa ancora il braccio sulla spalla e lei appoggia di nuovo la testa sotto al collo.
-Era la signorina Jackson.-
Rick chiude gli occhi e per un paio di secondi non parlano.
-Domani mattina verrà a prendere Stella, qui in ufficio e mi ha pregato di dirti di non telefonare a nessuno, perché sarebbe inutile!-
-Non lo avrei fatto comunque.- sussurra lui.
-Davvero?-
-Davvero! Non ho intenzione di giocare con la vita di quella bambina.-
Castle cerca di parare il colpo, ma gli riesce difficile. La verità è che non ha messo in conto che potessero ritrovare Hellen cadavere. La mattina precedente, quando è entrato in quella stanza, ha solo pensato che Stella non doveva andare in istituto e che poteva occuparsene lui, il tempo necessario che la sua mamma tornasse a casa, come un amico di famiglia che si offre di prendersene cura per uno o due giorni. Davvero il suo cervello non ha pensato nemmeno per un momento che la vita di quell’angioletto sarebbe finita con una tragedia. Se ci avesse pensato forse, non avrebbe chiamato il giudice Woswarth, non avrebbe scavalcato la signorina Janette Jackson. Non sono d’accordo, gli ha detto, e forse aveva ragione.
Lei era riuscita a pensare in maniera professionale alla situazione di Stella, in un’ottica più ampia, pensando anche al peggio, lui no. Non era preparato. Per questo ha insistito per andare all’obitorio e assistere all’interrogatorio, per farsene una ragione. Per riuscire a convincersi che quella bambina non c’entra niente con lui, con Kate…
Stella Parker è solo un caso… e la mattina seguente la signorina Jackson, l’avrebbe fatta diventare un caso chiuso.
 
Circa mezz’ora dopo Ryan arriva al distretto con suor Mary, mentre Esposito accompagna Amy Carter e Debby Doyle.
Anche Carla Shepard e il dottor Stewart sono arrivati assieme a loro. Per legge qualcuno vicino alla vittima deve fare un riconoscimento formale.
Sono tutti seduti in silenzio. Amy singhiozza.
Quando vedono entrare il detective Beckett si alzano per salutarla.
-Mi spiace di averla fatta venire fin qui suor Mary. Ragazze, dottore, grazie anche a voi.
-Io… io non credo di farcela!- dice con un filo di voce Carla.
-Basta che lo faccia uno solo di voi.-
Suor Mary si offre come volontaria, ma Amy esprime la volontà di volerle dare un ultimo saluto.
-Se possibile, io vorrei vederla.-
-Naturalmente. Andiamo.-
Carla, Debby e il medico restano con Esposito, mentre le tre donne scendono all’obitorio.
In ascensore il silenzio li avvolge come una cappa di caldo torrido.
Quando le porte si aprono, Rick è davanti all’entrata.
-Che fai qui?- gli chiede sorpresa Beckett. Non l’aveva più visto in giro, credeva fosse tornato a casa.
Lui non risponde, fa solo spallucce e guarda Amy, che gli si avvicina.
-Come sta Stella?-
-Bene. Grazie a Dio è troppo piccola per capire l’orrore che sta vivendo, anche se sente la mancanza della mamma.-
-Suor Mary, mi permetta di presentarle Richard Castle.-
Si stringono la mano.
-Amy mi ha detto che ha richiesto l’affido temporaneo di Stella. Grazie.-
-Di cosa? Stella è adorabile, ma credo che, a questo punto, la porteranno presto in istituto.-
Lanie le fa accomodare e scopre il viso della ragazza.
Suor Mary si fa il segno della croce e recita una preghiera silenziosa tra le lacrime, Amy si avvicina e le accarezza il viso.
-Se solo mi avessi detto cos’era quella cosa importante che dovevi fare, magari avrei potuto aiutarti, magari…-
Si blocca e scoppia in singhiozzi.
Rick la prende delicatamente per le spalle e la accompagna fuori, escono anche Beckett e suor Mary.
-Cosa posso fare per Stella, detective?-
-Domani mattina l’assistente sociale verrà a prenderla, si occuperanno della sua adozione.-
-Potrei richiedere io il suo affidamento? Se non trovasse una famiglia, a Hellen farebbe piacere che restasse con noi al convento, ci sono tanti bambini, non sarebbe sola.-
-Può parlarne con la signorina Jackson, lei si occuperà di Stella. E’ una donna in gamba!-
-In giornata la chiamo di sicuro. Grazie.-
-Vi riaccompagno di sopra. Castle, tu non vieni?-
-Resto ancora un po’, tra poco arriveranno quelli delle pompe funebri.-
-Di che parli?-
-Quando sono arrivato, Lanie mi ha detto che l’autopsia è stata completata. Dovrà essere seppellita. Visto che non ha nessuno, ho chiamato un’agenzia perché se ne occupi. Voglio aspettarli e assicurarmi che sia tutto a posto.-
Parla guardando in un punto imprecisato, oltre la spalla di Beckett, non riesce a incrociare i suoi occhi e nemmeno quelli di Amy e di suor Mary, come se sentisse un peso enorme, una colpa che non ha. Probabilmente le persone che erano lì per Hellen in quel momento si sarebbero occupate della sua sepoltura, ma Rick non ha aspettato che succedesse niente, ha solo agito e lei avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo forte, perchè in quel preciso momento ne hanno un gran bisogno entrambi… ma sono in un obitorio, al lavoro…
Suor Mary gli prende la mano.
-Lei è un uomo dal cuore buono, signor Castle. Grazie ancora!-
Come se il tocco della suora gli avesse procurato un’ustione, ritira la mano di scatto, si volta e se ne và senza dire nient’altro. Non avrebbe dovuto dirglielo.
-Lo scusi, è che…-
-Che ha un cuore buono!- ripete suor Mary in lacrime.
 
Muriel Martin esce dal 25° distretto di polizia, stizzita ed esasperata. E’ la quinta volta che ci và per sporgere le sue denunce, ma nessuno vuole darle retta.
Certo, chi prende sul serio una stracciona. Credono tutti che sia matta, fuori di testa, solo perché invece di vivere secondo i canoni della gente comune, vive ai bordi della strada, accompagnata dal suo inseparabile carrello per la spesa, pieno quasi sempre di niente. Certo non lo ha deciso lei. La vita ha voluto così. Rimasta  sola, dopo la morte del suo Joe, senza lavoro, piano piano si è ritrovata ad elemosinare, poi a frugare tra l’immondizia e quando ha perso anche la casa, non ha avuto più un’identità… non per la gente per bene, non sapendo dove andare e senza un soldo, non ha avuto la forza di tornare su.
O  forse non ha voluto tornare su, forse le persone perse come lei, l’avevano accolta meglio e fatta sentire a casa. Una casa che non aveva più da tempo. Così era rimasta per strada.
Ma da un po’, nella sua zona, succedevano delle strane cose. I suoi amici andavano in giro come ogni giorno, però qualcuno non tornava...
A tutti nel vicolo sembrava una cosa strana, ma la paura fa sì che ognuno pensi agli affari propri, però lei non si dà pace. 
Non crede che Betty, Calvin, Haward e ora anche Soul, siano andati via. Non crede che abbiano cercato un altro vicolo o un'altra zona. Lei è sicura che sia successo qualcosa.
Così si reca regolarmente al distretto di polizia più vicino al suo vicolo, ma gli agenti puntualmente la mettono alla porta con un’alzata di spalle.
-Non sono stati rilevati incidenti, Muriel. Non sono stati trovati cadaveri, Muriel. I tuoi amici sono liberi come te, e se decidono di andarsene all’improvviso, non devono venire a dirlo a te!-
Certo, specie quando si tratta dei rifiuti della società. Non importa a nessuno, figuriamoci alla polizia.
 
Quando rientrano la sera, Alexis è sul divano con un libro in mano e Stella accucciata sulle sue gambe, il dito in bocca e dorme tranquilla.
Rick le posa un bacio sulla guancia.
-Ciao tesoro, come mai non l’hai messa a letto?-
-Ha saltellato di continuo e ad un tratto si è addormentata di colpo. Non volevo svegliarla, è così tenera. Com’è andata?-
Rick si siede accanto a lei senza rispondere, lo fa Kate mentre accarezza il visino di Stella.
-E’ stato doloroso… per tutti! Anche per Jeremy Walsh. Non ricorda nulla e sembrava davvero disperato!-
-Che succederà adesso?- chiede la ragazzina con un tono triste, come se conoscesse già la risposta.
Stavolta è suo padre a rispondere, solo con un sussurro.
-Domani mattina, verranno a prendere Stella al distretto.-
-Così… così presto?-
-E’ rimasta sola al mondo, e ha il diritto di avere una famiglia. Prima il giudice la dichiara adottabile, prima succederà.-
Risponde Rick con un tono di voce monotona, si alza e va verso le scale.
-Ho bisogno di una doccia. Poi vado direttamente a letto, sono esausto!-
Il silenzio è tale che possono sentire il  respiro lento e regolare della piccola.
Vorrebbero dire tante cose, ma guardando Stella, ogni pensiero, ogni parola, si blocca in gola.
Alexis osserva Kate, la dolcezza del suo sguardo mentre guarda Stella, la fa sorridere.
-Kate, posso venire con voi domani mattina?-
-Se ti fa piacere, certo.-
-Non possiamo metterla a letto così, ha bisogno di essere cambiata. Puoi pensarci tu per favore, sono stanca anch’io, davvero sfinita!-
Alexis allarga le braccia per stiracchiarsi e sbadiglia, si alza e le dà la buona notte.
Kate sorride, la piccola Castle è più furba del padre. Prende delicatamente Stella tra le braccia e la porta nella cameretta, le cambia il pannolino e la veste per la notte. La piccola si sveglia, ma resta calma e tranquilla, si lascia accarezzare, coccolare e baciare.
Quando ha finito la riprende in braccio.
-Domani comincerai una nuova vita, piccolina. Non ti devi preoccupare, devi solo fare uno dei tuoi meravigliosi sorrisi e chiunque si innamorerà di te. Stella si accuccia sulla sua spalla e le sussurra  Pufpuf...  nanna.
Kate le dà il paperottolo e la stringe a sé.
-Sarebbe impossibile  non innamorarsi di te!-
E mentre le canta la sua ninna nanna fa per andare in camera da letto, ma si ritrova Rick sulla porta.
-Ho pensato che potrebbe restare con noi anche stanotte.- gli dice guardandolo negli occhi.
-Stavo venendo a prendervi.-
Risponde lui sorridendo.
 
-Ma chi sei? Che vuoi da me?-
-Oh, andiamo calmati papà, ti sei perso di nuovo, voglio solo riportarti a casa!-
-Io non sono tuo padre, chi diavolo sei, io non ho figli.-
Il ragazzo sospira mentre la gente che gli passa vicino per strada lo guarda stranita. Un uomo si ferma e gli chiede se ha bisogno di aiuto.
-Ha l’alzaimer, non mi riconosce più ed è la 3 volta che scappa.- gli risponde sconsolato…
Quando finalmente arrivano a casa, lo infila nella vasca da bagno tra mille proteste, per strada si è davvero insozzato.
-Andiamo papà, smettila. Ora ti ripulisci per bene, ti do la medicina e ti metto a letto. Hai bisogno di riposo.-
-Io non sono tuo padre, come devo dirtelo?-

Dopo averlo ripulito, gli dà la medicina e finalmente si addormenta! 


Continua...



Angolo di Rebecca:

Eccomi qua, con un capitolo diciamo così,
di transizione, per smorzare un pò i toni,
visto che la tristezza comincia ad aleggiare perennemente
anche nel prossimo capitolo.
Qui si parla solo di sentimenti...
Tanto ormai il caso, è chiuso!

(Ma voi non ci credete...)
Appuntamento al prossimo.
Ciaooo!

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Capitolo 8
*** Ciao Stellina! ***


 

Stella...Stellina!

*

Ciao Stellina!

*
8 capitolo 
 


 

Ogni mercoledì e venerdì sera, Hellen Parker faceva la volontaria alla mensa dei poveri. Conosceva tutti in quel posto e tutti le volevano bene. La chiamavano il loro angelo. C’erano parecchi volontari che si davano il cambio durante la settimana, ma Hellen aveva qualcosa in più.
Un sorriso sincero.
Quando offriva loro il cibo, o diceva loro buona sera, o chiedeva loro come era andata la giornata, lo faceva sinceramente, con un sorriso splendido.

Quella sera Muriel non aveva toccato cibo. Se ne stava seduta in un angolino da sola, a guardare il piatto.
-Muriel, ciao. Ti ho messo da parte due porzioni di gelato, so che ne vai matta.-
-Grazie angelo, ma stasera ho lo stomaco chiuso.-
-Che c’è, non ti senti bene?-
-Mi ritengono tutti pazza. Vedi nessuno si vuole sedere accanto a me, perché dicono che porto guai.-
Hellen sorride.
-Che tipo di guai?!-
-Voglio sapere cosa è successo ai miei amici, ma nessuno vuole darmi retta.-
-Non capisco.-
-Non ti sei accorta che manca qualcuno?-
Hellen si guarda intorno spaesata e Muriel continua.
-Betty e Calvin sono spariti da più di un mese e ho sentito dire che qualcuno di noi è sparito anche da altre zone. E Soul manca da tre giorni. -
-E questo che vuol dire. Anche tu sparisci ogni tanto e poi riappari.- Le risponde sorridendo Hellen.
-Si, è vero. Ogni tanto cambiamo zona, ci facciamo per così dire una vacanza. Ma stavolta non si tratta di questo. La gente sparisce, nel nulla. Sono andata alla polizia, ma non mi credono.-
-Cosa ti fa pensare che siano in pericolo, perché è questo che stai pensando?-
-Soul non lascerebbe mai il suo vicolo. Lui vuole morire lì, nel suo cartone. Suo figlio è stato ucciso in quel vicolo, durante una rapina 10 anni fa. Per questo ha lasciato ogni cosa. Il dolore lo ha distrutto. Stava tutto il giorno seduto in quel vicolo, finché è diventato casa sua. Non se ne andrebbe mai in un altro posto. Mai.-
Finisce la frase con un groppo alla gola, non voleva piangere, ma era sicura di quello che diceva.
-Forse se andassi tu alla polizia?-
-E per dire cosa? Muriel, quello che dici può avere senso per te, ma non per loro. Non se non hai motivi validi per far credere che si trovano davvero in pericolo.-
-Chiedilo a Andy, quello che guida il camper della clinica mobile, secondo me sa qualcosa...-
Butta lì la frase come per caso, ma Hellen si sente aggrovigliare lo stomaco.
-Ma che dici Muriel? Che c’entrano Andy e la clinica mobile?-
-Quella clinica mobile è pericolosa, io non ci vado da un bel po’. Non mi fido di quel dottore, tanto meno di Andy. E’ un viscido. E l’ultima volta che hanno visto Soul, era con lui.
-Muriel ora stai davvero esagerando. In che modo potrebbe avere a che fare con le loro sparizioni.
-Che ne so, magari fanno esperimenti su cavie umane…-
-Muriel ora basta. Non dire sciocchezze.-
-Non mi credi nemmeno tu? Eppure dovresti saperlo che non sono matta!
Si alza dal tavolo arrabbiata e corre via, lasciando Hellen  pensierosa.
 
Dopo una notte semi-insonne, in cui non ha fatto altro che girarsi e rigirasi nel letto, Rick è riuscito a prendere sonno contemplando la sua musa dormire mano nella manina con Stella. Si sono addormentate subito dopo aver appoggiato la testa sul cuscino, tranquille e serene, una attaccata all’altra.
Uno strano solletico lo costringe ad aprire gli occhi, anzi ad aprirne prima uno e poi l’altro. Abbassa la testa per riuscire a capire cosa lo ha svegliato. Una massa di riccioli ribelli lo ricopre fino al mento, per non parlare del fatto che ha l’intero busto bloccato da Stella, che si è accomodata tranquillamente addosso a lui. Rimane un attimo a guardarla, cercando di capire come fosse riuscita ad arrampicarsi, dormendo, sopra di lui.
Si gira a guardare Kate, ma l’altro lato del letto è vuoto. Alza lo sguardo alla sua sinistra e lei è seduta sulla poltroncina a lato del letto, con le ginocchia rannicchiate tra le braccia, spettinata e si morde il dito sorridendo.
-Che ci fai lì, così lontano da qui?- sussurra Rick.
-Vi stavo osservando.-
-E il risultato della tua osservazione?-
-Positivo!-
-Che vuol dire, positivo?-
Kate si alza, fa il giro del letto, si inginocchia, con i gomiti appoggiati al materasso e la faccia tra le mani.
-Si, decisamente positivo. Stella è bellissima!-
-Ahhhh… Stella!-
Kate sorride, si avvicina e lo bacia.
-Anche tu sei piuttosto carino.-
-Solo carino?-
Lo bacia ancora… -Però baci da Dio!-
-Ah, beh… allora posso ritenermi soddisfatto.-
Guardano Stella nello stesso momento e tornano seri.
-Dovremmo svegliarla, o faremo tardi.-
Dice Rick, accarezzando i capelli della piccola, le passa poi la mano sul viso e lei comincia a svegliarsi strofinandosi gli occhi e il naso.
Guarda Rick e poi Kate e fa loro uno dei suoi meravigliosi sorrisi a 8 dentini.
-Buon giorno Stellina, dormito bene?-
La piccola continua a sorridere e a strofinarsi il nasino. Kate la prende tra le braccia.
-Che ne pensi se io la preparo e tu ti occupi della colazione?-

Dopo una mezz’oretta Stella è già pronta tra le braccia di Rick a bere il suo biberon.
Martha è seduta di fronte al figlio, senza dire una parola, come persa dentro pensieri silenziosi che nessuno deve conoscere. Come la sera prima, il silenzio regna sovrano.
-Mamma, che ci fai già in piedi?- le chiede Castle, mentre pulisce il musetto di Stella che ha appena terminato di mangiare.
-Mmh, avete fatto tanto baccano, una volta che mi sono svegliata, ho dovuto alzarmi per forza!-
Lo dice come se fosse irritata, ma la sua è solo scena…  Baccano?ma se non abbiamo detto una parola! Pensa Rick, che le si avvicina e le dà un bacio in fronte.
Quando si abbassa verso di lei, Stella le sorride   -Tatta…-
Martha la guarda con dolcezza.
-Oh, tesoro… hai anche imparato il mio nome!-
Rick la osserva senza dire niente, ed è sicuro di aver visto in un angolino dell’occhio destro di sua madre, una piccola goccia, che potrebbe trasformarsi in lacrima…
Kate e Alexis intanto, dentro la cameretta di Stella, stanno preparando il suo piccolo bagaglio.
-Credi che possiamo darle tutta la roba che ha comprato papà?-
-Penso di si. Parte già con un buon corredino.- Sorride Kate.
Preparano in silenzio un borsone con i vestitini e i giochi. Rick si sofferma sulla porta e mette Stella seduta a terra. 
Per un attimo sono così assorte in quello che stanno facendo e soprattutto in quello che stanno pensando, che non si accorgono di loro.
Allora lui si avvicina mettendo una mano sui capelli della figlia.
-Avete bisogno di aiuto?-
-No papà, abbiamo tutto sotto controllo…-
Mentre dice così, guarda verso Stella e sgrana gli occhi.
-Guardate!-
Si girano istintivamente e non possono fare a meno di sorridere.
Stella si è alzata in piedi e sta ferma cercando di mantenere l’equilibrio, guardando le facce stralunate dei suoi tre amici.
Rick si abbassa e allunga le braccia sorridendo.
-Avanti Stellina, vieni. Vieni da me coraggio.-
La piccola tiene le braccia in avanti, la lingua fuori dalla bocca, come ad aiutarsi a stare in equilibrio e solleva un piedino, lo mette in avanti e si ferma. Guarda Rick e sorride, poi alza l’altro piedino e sempre traballando lo mette davanti all’altro e così via, fino a fare 4 passi completi e prima di perdere l’equilibrio e arrivare a terra, Rick la stringe tra le braccia. Lei ha un sorriso smagliante, sa di aver fatto una cosa importante.
-Brava Stellina, le dà un bacio. Spero solo che tu possa affrontare con la stessa grinta, la prova più dolorosa a cui ti ha già sottoposta la vita e che ancora non riesci a capire.-
Prima di uscire Martha le si avvicina e le accarezza il viso.
-Cura questa pelle di seta, tesoro, con delle buone e costose cremine… ciao piccola!-
Le stampa le labbra rosse sulla guancia e con un movimento teatrale del braccio si ritira in camera sua.
-Sai papà, ho sentito la sveglia nella sua camera stamattina. Credo che non abbia mai puntato la sveglia alle 7.00 del mattino per niente e per nessuno.-
 
Erano ormai le 10.00 di sera e Hellen era ancora in ufficio.
Dopo aver parlato con Muriel e ritrovato di nuovo l’errore dei gruppi sanguigni, sentiva dentro una strana ansia.
Non riusciva a capire come fosse possibile, insomma se lei non avesse avuto buona memoria, quei dati insignificanti per chi non è un medico, potevano passare inosservati. Ma lei aveva una memoria fotografica e quei risultati li ricordava benissimo, e ricordava benissimo soprattutto che appartenevano alle persone di cui le aveva parlato Muriel. Poteva essere una coincidenza?
In ufficio non c’era più nessuno da ore. Doveva assolutamente controllare gli archivi personali dei suoi capi.
Fa un sospiro e alla sola luce che emana il monitor, entra di nascosto nell’archivio privato...
 
Quando arrivano al distretto, la signorina Janett Jackson è già lì.
Appena Stella la vede, si accoccola al collo di Kate, come se si ricordasse del brutto anatroccolo.
-Ci dà soltanto un momento?-  le chiede Castle.
-Naturalmente, non ho nessuna fretta.-  Risponde lei sorridendo sinceramente.
Kate si siede con Stella sulle ginocchia e Rick si abbassa alla sua altezza come la prima volta che le ha parlato.
-Allora, piccolina. Adesso noi ci dobbiamo lasciare, Stella capisce e mostra il musetto imbronciato. Ascolta Stella, la signorina Jackson… Janett, ti porterà in una casa dove ci sono tanti altri bimbi, tanti giochi, così potrai divertirti. Ti vorranno tutti un mondo di bene.-
Non è convinto di quello che dice e certo Stella non ha la capacità di capire esattamente, ma qualcosa deve dirgliela per forza, più per convincere sé stesso, che la bambina.
Stella stringe le manine sulla giacca di Kate, nascondendo il viso contro il suo petto.
Lei la bacia sui capelli più di una volta, cerca di staccarla dolcemente, ma la piccola ha una presa fortissima. Si è aggrappata a lei e non ha nessuna voglia di staccarsi. Kate sembra smarrita, riesce a tenere testa ai killer armati fino ai denti, ma non riesce a convincere una bimba a staccarsi da lei… o forse non ne ha nessuna voglia.
Rick si abbassa di nuovo vicino a lei. Ma Stella non lo guarda. Resta con la testa nascosta sulla camicetta di Kate.
-Stella, guardami. Per favore, guardami.-
Le dice accarezzandole i capelli e la piccola finalmente si stacca e guarda tutti e due. E a quello sguardo, gli muoiono le parole in gola…
Come faccio a farti capire che è giusto così? Tu sai solo che la tua mamma non è più tornata e non è importante il perché, è importante solo che lei non c’è…
Stella continua a guardarli imbronciata.
Rick nota che stringe il musetto per non piangere. In questo momento le ricorda Kate, orgogliosa e restia a mostrare le lacrime agli altri. Ma è sicuro, che quella sera, da sola nel suo nuovo lettino, in quell’istituto, avrebbe pianto tanto e in silenzio, pensando che la sua mamma l’ha abbandonata e che anche Kick e Beck l’hanno abbandonata, e si sente morire.
Kate le dà ancora un numero imprecisato di baci e poi la dà in braccio alla signorina Jackson e stranamente Stella non fa storie.
Rick si avvicina e la bacia anche lui.
-Signorina Jackson, io devo scusarmi con lei.-  
-Per cosa?-
-Per il mio comportamento dell’altro giorno. Lei stava facendo solo il suo lavoro. So che agisce per il bene dei bambini e io sono stato davvero presuntuoso. Di più, odioso. Mi dispiace.-
-Signor Castle, forse ha fatto le cose un po’ fuori dall’ordinario, ma anche lei ha agito per il bene di Stella. Non è necessario che mi chieda scusa.-
-Crede che possiamo venire a trovarla?-  chiede Alexis, che è rimasta in disparte assieme agli altri componenti della squadra.
A quel punto Rick la prende per mano.
-Mi permetta di presentarle mia figlia, Alexis.- 
La signorina Jackson le sorride.
-Se vi fa piacere, non credo che ci saranno problemi, e Stella ne sarà felice. Ora dobbiamo andare.-
Prende la borsa della piccola, saluta cordialmente e si avvia all’ascensore, mentre Stella, continua a guardarli con la stessa espressione imbronciata e il musetto tremante…
Ciao Stellina! 
Dice Rick, ma soltanto nella sua mente, gli sembra così difficile dirlo a voce alta in quel momento.
Quando le porte dell’ascensore si chiudono, restano tutti fermi e in silenzio. Gli occhi lucidi, anche quelli di Montgomery, solo Alexis non riesce a trattenersi e scappa via verso la sala relax in lacrime.
Quello scricciolo ha lasciato un vuoto. In un paio di giorni ha lasciato un vuoto grande quanto il 12° distretto.
 
Quando Soul Danton si sveglia sente uno strano odore. La vista è un po’ annebbiata ed è disorientato. Dove sono il suo amato cartone e il suo vicolo?
Ricorda un tizio che continuava a chiamarlo papà. Ed ora che è più lucido è convinto di conoscerlo.
Si rende conto che l’odore che sente è di disinfettante, come quello degli ospedali, ma più che dalla stanza proviene da sotto al suo naso. Si annusa… è lui che odora di disinfettante dalla testa ai piedi.
Si avvicina allo specchio e la faccia che vede, non se la ricorda. Sono anni che non si specchia e quelle poche volte che si è visto riflesso da qualche parte era sudicio, con la barba lunga e sporca.
Qualcuno si è preso la briga di ripulirlo e rasarlo a dovere. 
-Blaah! Sono così pulito da fare schifo…-
-Ciao papà. Finalmente ti sei svegliato!-
Si volta verso la voce, appartiene ad un ragazzo sui 30 anni, lo stesso che lo chiamava papà per strada. 
-Io non sono tuo padre, come te lo devo dire? Si può sapere chi diavolo sei tu? Non è che fai parte di una di quelle associazioni benefiche che vogliono fare buone azioni ad ogni costo? Perché se è così con me caschi male! Io non voglio essere redento, mi piace la strada, la sporcizia e anche la libertà!-
Il ragazzo lo guarda divertito, come se quella frase l’avesse sentita altre volte, come se qualcun altro gliel’avesse già detta.
-Aspetta un momento, io ti conosco, dove ti ho visto?-
-Certo che mi conosci, sono tuo figlio!-
-Non sei mio figlio. Mio figlio è morto.-
-Vieni con me, papà.-
-Insomma la pianti di chiamarmi papà? Che diavolo vuoi?-
-Niente papà. Solo te!-
Detto questo Soul Danton, dopo aver sentito un piccolo bruciore alla base del collo, vede solo il… nulla. 


Continua...



Angolo di rebecca:

Qualcuna di voi ha definito Stella
la "nostra nipotina", io non ci avevo pensato,
ma in effetti è così.
Se vi siete affezionate a lei, come me che le ho dato la vita
(io la sento più una figlia!), non potete non emozionarvi e soffrire con lei.
Sta soffrendo di nuovo.
Sarà anche piccolina, ma ha capito benissimo che la portano via da Kick e Beck...

Al prossimo e grazie dell'attenzione che riservate alla piccola Stella.



 

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Capitolo 9
*** Il Dubbio... ***


 


Stella...Stellina!
*
Il Dubbio

*
9 capitolo

 

 

Qualche ora dopo sono di nuovo tutti al lavoro.
Restare con il cervello in movimento su di un caso, è una necessità in quel momento, per tutti.
Vedere le porte dell’ascensore chiudersi sul visino imbronciato di Stella,  li ha lasciati con una strana sensazione di disagio addosso, come se tutto quello che è successo negli ultimi due giorni fosse una colpa appartenente ad ognuno di loro.
Castle continua a guardare la lavagna, che non è ancora stata cancellata.
Osserva quelle foto aspettando che una di loro gli parli e gli riveli finalmente quel qualcosa che, ne è assolutamente sicuro, è sbagliato.
Nello stesso momento Beckett sta rileggendo il rapporto autoptico di Lanie, cercando anche lei qualcosa che non sa cos’è.
Ma quella strana sensazione c’è  e il suo istinto non riesce a farsene una ragione.
Ad un tratto tutti e due…
-La mazza da baseball… / La ferita è obliqua da destra…-
Beckett affianca Castle davanti alla lavagna, poi si guardano e continuano all’unisono.
-E’ mancino!-
Ryan ed Esposito si avvicinano.
-Che state farneticando?-
Rick li guarda, facendo segno con la mano verso la lavagna.
-Jeremy  Walsh, è mancino!-
-E allora?- chiede Ryan e la risposta gli arriva da Beckett.
-Come… e allora? La ferita sul corpo di Hellen è obliqua da destra, perciò è stata inferta con la mano destra!-
-Ripeto, dice Ryan, e allora? Può avere usato la destra per depistarci!-
-Oh andiamo Ryan, non dire idiozie. Era completamente fatto, credi davvero che avrebbe potuto avere la lucidità di depistarci?-
Sbotta Castle seguito a ruota da Beckett.
-E perché poi, se si è fatto trovare accanto a lei con l’arma del delitto tra le mani?-
-Non capisco, ribadisce Esposito, state insinuando davvero che non sia stato lui?-
-Guardate le foto. Fa tutto con la sinistra. Tiene la mazza da baseball con la sinistra, accarezza Hellen con la sinistra, e quando Kate lo ha interrogato, ha preso la bottiglietta d’acqua per bere con la sinistra. Anche quando ha guardato le foto di Hellen, le ha accarezzate con la mano sinistra. E’ assolutamente mancino!-
Ribadisce Castle, sempre tallonato da Beckett.
-Abbiamo dato per scontato che fosse colpevole e non abbiamo controllato gli indizi, le minuzie.-
-Minuzie? la interrompe Esposito, ma Beckett, non è che abbiamo dato per scontato la sua colpevolezza, l’abbiamo proprio colto con le mani nel sacco, perciò…-
-Perciò niente. Questa è una cosa rilevante, un indizio importante che avremmo dovuto notare subito…-
Mentre l’aria si sta scaldando un agente li interrompe.
-Detective Beckett, c’è una donna che vorrebbe parlare con lei.-
-Sono occupata, chi è Hanson?-
Beckett è così concentrata su quell’indizio ritenuto importante che risponde senza degnarlo di uno sguardo.
-Il nome non ha voluto dirmelo, ma ha detto che si tratta dell’omicidio Parker e vuole assolutamente parlare con la detective che si sta occupando del caso.-
Kate alza lo sguardo sul giovane agente, corrucciando la fronte.
-L’omicio Parker? guarda confusa i colleghi. Falla accomodare.-
-Mmhh… si, certo!-
-Che c’è Hanson, perché hai quell’espressione?-
-Beh, ecco… la signora è un po’… come dire… sudicia.-
Beckett lo guarda sollevando un sopracciglio.
-Sudicia? Andiamo Hanson, falla passare.-
 
Muriel in effetti non sarebbe adatta a fare la pubblicità di un bagno schiuma. Entra in ufficio con un sorriso un po’ forzato, non si fida dei poliziotti, ma da quando ha saputo della morte di Hellen, non è più riuscita a dormire. E quella visita alla detective che si è occupata del caso, le era d’obbligo.
Vedendola tentennante e spaesata, Castle le va incontro e dopo essersi presentato la invita ad accomodarsi.
-Sono il detective Beckett, con chi ho il piacere?-
-Il piacere? Lei ha davvero il piacere di parlare con me?-
Beckett le sorride.
-Come si chiama.-
-Muriel. Muriel… e basta.-
-D’accordo Muriel e basta, ha qualcosa da dirmi su Hellen Parker?-
-E’ stato davvero il suo ex ad ucciderla?-
-Perché questa domanda, Muriel?-
-Perché se è stato davvero lui, io smetterò di sentirmi in colpa!-
Castle e il resto della squadra si guardano dubbiosi.
-Perché dovrebbe sentirsi in colpa?-
-Un paio di sere prima della sua morte, le ho confidato una cosa, lei ne è rimasta sconvolta… e non vorrei avesse fatto qualcosa che… ma se è stato il suo ex, allora la mia preoccupazione non ha fondamento. Forse tutto quello che penso non ha fondamento e sono solo una vecchia rimbambita!-
Castle si siede di fronte a lei.
-Perché non ci parla di queste sue preoccupazioni?-
Così Muriel racconta loro della discussione avuta con Hellen alla mensa, delle sue visite al 25° distretto, dove però nessuno l’ha presa mai sul serio e delle sue  paure sulla sparizione dei compagni.
-Da un paio di giorni manca anche Daisi Ricker.-
Dopo un attimo di silenzio per assimilare quei fatti, Beckett le risponde, cercando di essere il più sincera possibile.
-Muriel, i colleghi del 25° hanno ragione. Persone come lei, che vivono alla giornata e senza fissa dimora, è normale che un giorno siano qui e il giorno dopo spariscano da un’altra parte… e poi, le presunte sparizioni dei suoi amici, cosa avrebbero a che fare con la morte di Hellen?-
-L’ultima volta che ho visto Soul, stava andando via con quel giovanotto della clinica mobile, quello che guida il camper…-
-Intende la clinica mobile dello studio Stewart & Bellows?-  chiede Castle allarmato.
-Si, proprio quella. Erano tutti pazienti di quella clinica e qualche giorno dopo aver fatto un controllo, sono spariti. Io l’ho fatto presente ad Hellen.-
-Sta dicendo che i suoi amici spariscono dopo aver fatto i controlli medici sulla clinica mobile?-
-Io credo che quell’autista li usi per qualcosa, non so cosa, ma lui c’entra, e siccome la clinica mobile dipende dallo studio medico…-
Si guardano reciprocamente, cercando di capire dove voglia arrivare Muriel, ed è Castle che rompe il silenzio.
-Come ha reagito Hellen, quando le ha parlato dei suoi sospetti?-
-Si è arrabbiata! Mi ha detto di non dire sciocchezze.-
-Muriel, non credo che queste sparizioni, se di sparizioni si tratta, possano avere attinenza con la morte di Hellen, ma le prometto che faremo delle ricerche per scoprire dove sono finiti i suoi amici!- le dice Beckett dolcemente.
-Dice sul serio? Non mi prende in giro?-
-Non lo farei mai. Se prometto una cosa la mantengo. Lei è preoccupata perché pensa che sia successo loro qualcosa, ed è giusto fare delle indagini. Almeno una piccola ricerca gliela devo!- le stringe le mani e gli occhi di Muriel si riempiono di lacrime mentre le ritrae di scatto.
-Ohh, non mi tocchi. Sono sporca e lei è… così bella!-
Beckett arrossisce e Muriel si alza ringraziando con un cenno del capo. Castle l’accompagna all’ascensore.
-La protegga e non se la lasci sfuggire, è una donna come ce ne sono rimaste poche.-
Lui la guarda stupito.
-Come… come fa a sapere che stiamo insieme?-
-Semplice! Lei la guarda come il mio Joe guardava me… uno sguardo così non si può dimenticare, per questo io non ho più una casa!-
Entra in ascensore con un sorriso affettuoso e triste e Rick ricambia, sentendo una fitta alla bocca dello stomaco.
Quella piccola donna è l’esempio vivente che perdere l’amore della tua vita, ti porta ad una lenta morte dell’anima. Non smetti di respirare o di vivere, ma ti trascini giorno per giorno, tirandoti appresso la vita, che resta sempre a due passi dietro di te. E c’è chi non riesce più a mettersi in pari, proprio come Muriel.
Si gira a guardare Kate, sta ancora discutendo con Esposito.
Se dovesse succederle qualcosa, se dovessi perderla… nemmeno io avrei più una casa!
 
-Che ne pensi Beckett?- le chiede Montgomery, mentre Castle torna nella stanza con loro.
-Non lo so, capo. Questa rivelazione di Muriel potrebbe essere solo una fantasia e potrebbe non avere attinenza con la morte di Hellen Parker, ma…-
-Ma la scoperta che abbiamo fatto prima? Jeremy è mancino e chi ha accoltellato Hellen non lo è… il beneficio del dubbio esiste! Io sono sicuro che è così. Chiunque sia stato, ha usato Jeremy come perfetto capro espiatorio…- Risponde Castle.
- Calma, calma Castle, ribatte il capitano, non correre con la tua fantasia sfrenata. Jeremy Walsh è l’unico assassino che abbiamo, l’unico con un movente, l’unico con l’arma del delitto in mano. Il caso è ormai chiuso. E senza un indizio che ci porti su un’altra pista, non possiamo avviare un’indagine su questa clinica mobile e di rimando sullo studio medico, non ci darebbero i permessi. Comunque mi fido del tuo istinto Beckett, se vuoi fare un’indagine, diciamo così discreta, fallo. E se trovi qualcosa allora parlerò con il giudice.-
-Grazie signore. Ragazzi, intanto fatevi mandare dal 25° tutto quello che hanno su Muriel e i nomi di coloro che lei reputa scomparsi.-
 
-Yo, Beckett, esordisce Esposito dopo aver chiuso una telefonata con un agente del 25°, hanno confermato quello che Muriel ha raccontato a noi. Ma è naturale che nessuno le abbia dato retta. Le persone che lei dice scomparse, per la società non esistono da anni. Non hanno assicurazione sanitaria, documenti validi. Ognuno di loro esiste solo come essere vivente, ma non come persona giuridica, insomma per la legge non sono mai esistiti.
Ryan si inserisce nel discorso.
-Io ho fatto 4 chiacchiere con gli altri senza tetto della zona. Sono reticenti a parlare con la polizia, ma qualcuno  sembra  davvero spaventato e si è lasciato sfuggire che un paio di loro non si fa vedere da tempo.-
-Vediamo di capire che fine possano aver fatto e se la clinica mobile può avere a che fare con questo. Senza un appiglio siamo in un vicolo cieco.-
 
Quando rientrano a casa sono ormai le 11.00 passate. Kate và immediatamente sotto la doccia, mentre Rick, si sofferma davanti  alla cameretta che ha ospitato per un paio di giorni Stella e trova Alexis seduta a terra intenta a raccogliere i pupazzi.
-Tesoro, che fai ancora in piedi?-
-Volevo mettere a posto la stanza.-
Gli risponde senza guardarlo, ma dal tono di voce Rick capisce che ha pianto.
-Alexis, che succede?-
-Niente, questa stanza è un casino, non si capisce niente! Voglio togliere la culla così faccio spazio.-
-Ed è necessario rimettere a posto a quest’ora? Non possiamo farlo domani?-
-No, papà. Ora!-
Rick sorride e annuisce.
-Allora ti aiuto. Io smonto la culla, tu riporti i pupazzi in soffitta! Poi va a dormire, domani hai scuola.-
-Va bene. Credi… credi sia stupido che mi manchi?- sussurra.
-Se lo è, allora siamo stupidi in due, tesoro!-
Si alza con un mucchio di peluche tra le braccia.
-Papà, pensi che un giorno tu e Kate avrete un bambino?-
Rick resta immobile per un attimo, quella domanda a bruciapelo non se l’aspettava.
-Vorrei sapessi che… insomma ti conosco, ti faresti tante turbe mentali per parlarne prima con me, per sondare il terreno. Vorrei solo sapessi che… beh… a me farebbe piacere!-
Rick la guarda smarrito e, non ne è sicuro, ma crede di essere arrossito.
-Papà,  so da tanto come nascono i bambini, anche se tu non lo accetterai mai. Sono abbastanza grande da sapere che in camera da letto non dormite solamente, tu e la tua musa! Solo che, per la prima volta da quando ho la ragione, sono felice per te, perché Kate è la donna giusta… anche per mettere al mondo un figlio.-
A questo Rick punto non ha più dubbi. E’ proprio rosso come un peperone.
-Alexis, per favore!-
-Papà, sei così dolce quando ti imbarazzi!-
Lui abbassa lo sguardo e sorride.
-Beh, ci sono voluti 3 anni, un proiettile e un lancia fiamme per farci ammettere i nostri sentimenti, quanto pensi ci vorrà per capire se siamo pronti per un figlio?-
-Oh, papà ti prego. Datevi una mossa. Sarebbe davvero imbarazzante uscire tutti insieme con un paio di bambini per mano, uno dei quali ti chiama papà e l’altro nonno!-
Finalmente la tensione dell’intera giornata si allenta e ridono di cuore e dopo avergli dato la buonanotte, Alexis si dirige verso la soffitta, mentre Kate a metà scala, sorride mordendosi il labbro inferiore. Possibile che i Castle siano ugualmente speciali e deliziosi? E lei li adora!
Ripensa a Stella e sospira...
E facciamo pure che siamo stupidi in tre!


Continua...

 




Angolo di Rebecca:
 

Castle e Beckett, stanno finalmente tornando alla realtà.
L'aver detto Ciao a Stella, li ha ribaltati di nuovo sul lavoro,
più lucidi e razionali...
Ora hanno un dubbio...
(Dubbio che voi, da brave investigatrici, avevate già da tempo).

E allora? Cosa è realmente successo ad Hellen?






PS.:   Cutulè, questa è tutta per te.... 






"LA CLINICA MOBILE CON I LEGOOOOOOOOOOO!!!"

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Capitolo 10
*** Il segreto di Pufpuf ***


Stella...Stellina!
*
Il Segreto di PufPuf...

*
10 capitolo

 

 

-Antony, dobbiamo parlare.-
-Di cosa Thomas? Ti vedo strano in questi giorni. Sei triste per Hellen? Povera ragazza!-
-Hellen non c’entra niente. Io… io voglio farla finita.-
Dice tutto d’un fiato dopo avere finalmente trovato il coraggio.
-Vuoi farla finita? In che senso?-
Nel senso che voglio uscirne. Non sopporto più quest’ansia. Non ti servo io per continuare a fare il tuo lavoro… come lo chiami tu.-
-Non dire sciocchezze Thomas! Non farti venire strani esami di coscienza, c’è troppo in gioco. Oltre che un mucchio di denaro, anche la nostra rispettabilità e la nostra libertà! Non dimenticarlo.-
-Non lo dimentico. Tranquillo, del resto tu, Andy e quei due tuoi degni compari, siete in grado di portare avanti l’affare anche senza di me. Non vi sono mai servito materialmente!-
-Ma non ti sei mai lamentato degli utili, se non sbaglio!-
-Non mi sono mai lamentato, è vero. E non lo sto facendo nemmeno adesso. Non voglio più avere a che fare con questa storia. Vi dividerete anche la mia parte.-
-Non farmi arrabbiare Thomas. Non ci metto niente a liberarmi delle grane… anche se si tratta di te!-
-Ma che stai dicendo?-
-Dico che mi piace come vivo, e non permetterò a nessuno di cambiare le cose… del resto l’ho già fatto!-
Quest’ ultima frase gli fa accapponare la pelle. Si volta a guardarlo con gli occhi sgranati.
-Ma di cosa parli Thomas? Cosa vuoi dire con questo?-
-Che posso eliminare tutti gli ostacoli che mi si pongono davanti. Ho troppo da perdere!-
Stewart continua a guardarlo esterrefatto, perché comincia ad elaborare un’idea, che fino a quel momento, non gli era balenata per niente nel cervello… conosce Thomas. Sa di cosa è capace e in quell’istante, gli si presenta davanti agli occhi una scena raccapricciante.
-L’hai ammazzata tu!? Hai ucciso tu Hellen?-
-Io non mi sporco le mani, quando c’è qualcuno che lo fa per me.-
-Ma… ma,  tu sei… pazzo. Hellen, perché?-
-Perché ha rovistato nel mio pc, nelle mie cartelle private. La sera che è rimasta qui da sola a sistemare le analisi della giornata. L’ho capito subito la mattina dopo. Ho una chiave di sicurezza che mi avverte se il computer viene usato da altri oltre me. Ed è stata lei.-
-Non puoi esserne certo. E anche se fosse stato così? Anche se ha trovato le tabelle? Non poteva capire la situazione.-
-No. Ma quella mattina ho deciso di prenderla di petto. Così l’ho chiamata mentre tu non c’eri e le ho chiesto se avesse guardato lei nel mio pc, ride in modo sarcastico, e sai una cosa? La stupida ha avuto la sfrontatezza di dirmi di si. So che sta facendo qualcosa di illegale dott. Bellows, non so cosa, ma lo dirò alla polizia. Questo mi ha risposto.-
-Avresti potuto offrirle dei soldi. Perché ucciderla?-
-L’ho fatto! Le ho detto che, per il suo silenzio avrebbe trovato ogni mese un assegno extra nella busta paga, con una bimba da crescere, ne valeva la pena. Dapprima si è mostrata indignata, poi è cambiata all’improvviso. Con calma mi ha detto che ci potevamo mettere d’accordo, mi ha consegnato la chiavetta usb in cui aveva copiato i file ed è andata via!-
-E allora perché?-
-Perché quando ti ha chiesto un giorno libero per occuparsi di una cosa per sua figlia,  ho capito che non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere. Hellen era troppo pulita, ci avrebbe denunciato, ma prima voleva mettere al sicuro la bambina. Era da eliminare.-
-E il suo ex allora?-
-Capro espiatorio perfetto. Tutti sapevano che Jeremy la infastidiva. Andy ha fatto in modo che tutti sentissero le minacce, si è vestito come lui e l’ha portata via con il suo pick up. Jeremy era già fatto. E’ bastato fargli un’altra dose per metterlo fuori gioco. Il resto è stato facile. E il caso è chiuso. Ora tu non manderai tutto a puttane.-
-Sei un bastardo Antony. Hellen era una brava ragazza…-
-E se avesse parlato con te, le avresti spiattellato tutto e magari saresti andato alla polizia con lei. Nessuno ci può accomunare alle sparizioni di quei derelitti. Perciò piantala Thomas, o davvero ti ammazzo con le mie mani.-
 
Kate si è seduta sul divano, la stanchezza le è arrivata addosso di colpo e ha un gran mal di testa. Vorrebbe poter dormire, ma non riesce a non pensare alla storia di Muriel. Le ha detto che le presunte sparizioni dei suoi amici non c’entrano con l’omicidio di Hellen, ma ora comincia a non crederci nemmeno lei.
Qualcosa puzza e non sono certo gli abiti di Muriel.
E non riesce a non pensare a Stella, alla sua solitudine, a quelle lacrime silenziose quando Pufpuf le era caduto lontano, e quella sera sarebbe stata sola davvero, senza la mamma, senza Kick… senza di lei…
Rick si fionda giù per le scale.
-Ha dimenticato Pufpuf, dobbiamo portarglielo o non riuscirà a dormire.-
Lei lo guarda senza rispondere.
-Hai capito cosa ho detto? Stella ha dimenticato il paperottolo! Dobbiamo portarglielo.-
Kate si alza  e sorridendo cerca di calmarlo.
-Rick, è mezzanotte passata!-
-E allora? Deve esserle caduto quando siamo usciti. Lo sai che non dorme senza il suo papero.-
E’ agitato come se fosse una questione di vita o di morte.
-Non credo che all’istituto sarebbero contenti di essere disturbati a quest’ora. Rick, ormai Stella dormirà già da ore. E se così non fosse la calmeranno, tranquillo. Pufpuf glielo portiamo domani.-
Gli mette la mano sul viso e il tocco sembra calmarlo all’istante.
-Hai ragione, sono uno stupido. E’ solo un pupazzo!-
-Non sei stupido, Rick, solo non è il caso di andare lì a quest’ora! Andiamo a riposare. E’ stata una giornata lunga e pesante!-
Le dà un bacio sulla fronte.
-Và tu, io ti raggiungo tra un po’!-
Si siede sul divano, guardando il papero sconsolato.
-Manca  anche a te? Beh, tu sei fortunato. Domani ti riportiamo da lei, che ti stringerà forte sotto al suo dolcissimo collo. Sospira forte sempre più sconsolato. Promettimi che la proteggerai sempre. Promettilo Pufpuf!-
Una volta su, Kate si sofferma a guardare dentro la cameretta. Guarda oltre la finestra, le stelle brillano come le sere precedenti. Come quando Stella puntando il dito verso il cielo, chiamava la sua mamma. Gli occhi le si riempiono di lacrime, ad un tratto quella stanza è diventata enorme e spoglia!
-Sembra vuota, non è vero?-
Sussulta e si asciuga gli occhi.
-Scusami,  le dice Alexis, non volevo spaventarti, credevo mi avessi sentito arrivare. Lei scuote la testa.
-Non mi sono spaventata, solo…-
Kate la guarda stupita. Quella ragazzina è come suo padre, sa sempre cosa le passa per la testa.
-Si, sembra vuota! E’ tardi Alexis, andiamo a dormire.-
-Lo sai che la nonna è già a letto? Stasera non è uscita e alle 10.00 si è ritirata in camera. Credo le manchi Stella. Buona notte Kate.-
Le sussurra poggiandole un fugace bacio sulla guancia.
-Buona notte cara.-
 
Dopo 5 minuti Rick entra in camera da letto tutto eccitato, con il portatile e si fionda a pesce sul letto, facendola letteralmente rimbalzare.
-Beckett, devi assolutamente vedere.-
-Beckett?- ripete lei guardandolo interdetta.
-Beh, si. Si tratta di lavoro, durante il lavoro Kate si dilegua, perciò, Beckett guarda…-
-Cos’è?-
-Una pen drive!-
Lo vedo da me che è una pen drive, la mia domanda è riferita al contenuto. Cos’è?-
-Non lo so. Vedi Pufpuf…-
-Pufpuf ha scaricato qualcosa su questa pen drive?- chiede lei alzando al suo solito il sopracciglio.
-Ma no. Non lui. Lo stavo stringendo tra le mani, quando ho sentito  qualcosa di duro, così l’ho aperto, qui vedi, dove c’è la cerniera…-
-Lo so anch’io che i peluche hanno di solito una cerniera!-
-Certo! Comunque, Hellen. Deve averla nascosta lei dentro al pupazzo, perciò ci sarà sicuramente qualcosa d’importante!-
-Avanti, vediamo!- Dice lei sconsolata, sapendo che non l’avrebbe lasciata dormire finchè non avessero visto il contenuto.
Inserisce la pen drive nel portatile e  compaiono tre cartelle.
Cliccano sulla prima nominata: Soggetti Idonei.
E’ suddivisa in due sottocartelle. Entrambe contengono due liste uguali di nomi, con accanto un gruppo sanguigno.
-Perché tenere sul pc due liste identiche di pazienti, guarda i nomi sono uguali.- Dice Castle indicando sul monitor.
-Si, i nomi sono uguali, ma i gruppi sanguigni accanto no. Vedi?- gli risponde Beckett, passando da una cartella all’altra con il dito.
-Come può essere? Il gruppo sanguigno non è intercambiabile!-
Beckett alza gli occhi al cielo.
-Apri l’altra cartella.-
La seconda è nominata: Riepilogo.
Suddivisa in 5 colonne…
 

 

MAGGIO
 
NOME GRUPPO SANGUIGNO COLORE SOMMA SUPPLEMENTO
TOM KENDRICK AB POSITIVO ROSSO (2) $           300.000,00    
    BLU $           200.000,00 NO  
    GIALLO (1) $           150.000,00    
    ROSSO (1) $           150.000,00    
PETER DUCEK 0 POSITIVO BLU $           200.000,00 SI (2) $              50.000,00
    GIALLO (2) $           300.000,00    
    VERDE $           150.000,00    
BETTY CARLSON A POSITIVO ROSSO (2) $           300.000,00    
    BLU $           200.000,00    
    GIALLO (1) $           150.000,00 NO  
    VERDE $           150.000,00    
DANIEL BRIDGES AB NEGATIVO ROSSO (1) $           150.000,00    
    BLU $           200.000,00    
    GIALLO (2) $           300.000,00 NO  
    VERDE $           150.000,00    
CALVIN CONSTANTINE AB NEGATIVO ROSSO (1) $           150.000,00    
    BLU $           200.000,00    
    GIALLO (1) $           150.000,00 SI (1) $              30.000,00
    VERDE $           150.000,00    
           
SOUL DANTON AB NEGATIVO ROSSO (1) $           150.000,00    
    BLU $           200.000,00 SI (2) $              60.000,00
    GIALLO (2) $           300.000,00    
    VERDE $           150.000,00    

 
 
-Guarda Kate, i nomi evidenziati in giallo in questa tabella. Sono le persone di cui ci ha parlato Muriel, e sono anche nella prima lista.-
-Si, è vero. C’è un’altra sotto cartella qui, apri.-
La controllano con gli occhi sgranati. Kate corruccia la fronte, facendo venire fuori quell’adorabile rughetta al centro che lui ama tanto.
-In questa lista, tutti i nominativi con il gruppo sanguigno errato, spariscono all’improvviso! Non ce n’è traccia, tranne che nella tabella Riepilogo.-
-Ma poi questa tabella cos’è? Chiede Rick alzando le braccia in un gesto insofferente, cosa diavolo sono questi colori, e questo numero accanto tra parentesi?-
-Non è l’unica domanda da porci. Questa cartella si riferisce solo al mese corrente, ce ne sono a decine risalenti fino a due anni fa. Che significa?-
Rick appoggia la testa alla spalliera del letto.
-Ipotizziamo che la clinica mobile sia invischiata in qualcosa di poco pulito. Dopo aver parlato con Muriel, Hellen si insospettisce anche sullo studio medico. In fin dei conti la clinica mobile dipende da Stewart & Bellows. In qualche modo riesce a recuperare questi file, che per lei, evidentemente, hanno un senso. Ma perché non è andata subito alla polizia? Guarda la data della copia, è di due giorni prima della sua morte.-
Kate ci pensa su un momento.
-Forse aveva in mente un ricatto…-
Butta lì la frase, ma si blocca di colpo e insieme esordiscono in un naaaah!
-Non ci credo, insomma non l’abbiamo conosciuta, ma non credo ad un ricatto neanche se trovassimo le prove.-
Kate lo guarda seria.
-Voleva mettere la figlia al sicuro. Si è resa conto di avere scoperto qualcosa di grosso e pericoloso. Voleva fare la cosa giusta, lo si capisce da come ha raccolto queste prove e le ha nascoste, ma prima doveva mettere Stella al sicuro…-
-…Portandola da Suor Mary!-
Kate annuisce.
-Comincio a pensare seriamente che Jeremy Walsh non abbia ucciso nessuno.-
-Io ne sono sicuro. Hellen è stata uccisa per quello che c’è su questa pen drive e le sparizioni di queste persone cominciano davvero a preoccuparmi.-
-Niente teorie aliene Castle?-
-No, questi tizi, qualunque cosa facciano, sono in carne ed ossa… e la cosa mi preoccupa ancora di più!-
-Ok, apri l’ultima cartella.-
-Sono fotografie… però non si vede niente, sono tutte nere!-
-Domani le portiamo in laboratorio, vedrai che ne tirano fuori qualcosa. Ora sarà meglio davvero dormire. Ho un martello pneumatico dentro al cervello!-
-Beh, basta staccare la spina, così il martello si ferma… e anche il rumore…-
Lei sorride e Rick mette via il portatile,  spegne la luce, la fa sedere tra le sue gambe attaccandosi a lei e comincia a massaggiarle le tempie.
Dopo un paio di minuti è completamente rilassata. E’ strano come un tocco leggero possa calmarla e diventare un analgesico. Naturalmente solo il tocco di Castle ha questo potere! Sorride, ruota la testa e gli posa un bacio sulle labbra.
-Posso dormire così?-
Lui ricambia il bacio.
-Tu comincia a dormire, se il mio povero corpo dovesse cominciare a formicolare, ti scaravento sul tuo lato di letto.-
-Grazie tante, gentile. Sarà un dolce risveglio mio prode cavaliere.-
Le dà un altro bacio e poi stringendola forte, appoggia il viso accanto al suo.
-Notte Musa!- 


Continua...





Angolo di Rebecca:

Pufpuf ha svelato un segreto...
ma a cosa si riferisce esattamente?
L'assassino di Hellen è uscito allo scoperto,
ma come faranno a trovare delle prove concrete sullo studio medico?
...e Stellina da sola senza il suo fidato amico?

Vi aspetto al prossimo episodio..
.

 

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Capitolo 11
*** La Tremenda Verità! ***


 


Stella...Stellina!
*
La Tremenda Verità

*
11 capitolo
 

 

La mattina dopo, prima di andare in ufficio,  passano dall’istituto per lasciare Pufpuf a Stella.
La signorina Jackson li accoglie con un sorriso.
-Ecco cosa mormorava ieri sera, diceva qualcosa, ma noi non riuscivamo a capire. Ci ha messo due ore per addormentarsi, povera cara.-
-E’ il suo migliore amico, le dice Castle porgendole il peluche, l’ha dimenticato. Possiamo darle un salutino?-
-Veramente Stella sta ancora dormendo…-
La delusione che mostra il viso di Castle, fa sorridere ancora di più la signorina Jackson.
-Se volete, possiamo andare da lei comunque!-
Beckett, mette la mano sulla sua spalla.
-Meglio di no, non sarebbe carino svegliarla, vero Rick?-
Lui annuisce e dando un’ultima pacca sulla testa del papero, si congedano.
Arrivati in macchina, Rick appoggia la testa al sedile con la stessa espressione delusa.
-Torneremo a trovarla all’ora di pranzo, magari ti danno il permesso di darle la pappa!-
Gli dice Kate accarezzandogli i capelli, lui la guarda serio e risponde qualcosa che non si sarebbe aspettata.
-Forse è meglio non tornare più!-
Volta la testa verso il finestrino, per guardare fuori verso qualcosa d’importante che non c’è, Kate ritrae la mano e mette in moto. Davvero non si aspettava che Rick dicesse una cosa del genere e una strana sensazione di delusione si posa anche sul suo cuore.
Improvvisamente sente un enorme vuoto dentro. Anche lei voleva riabbracciare Stella, perdersi nel suo sorriso e nei suoi occhi azzurri. Sentire le sue manine sul volto mentre la chiama Beck. Rick ha ragione. Tornare a trovarla, sarebbe stato doloroso, per loro e anche per la bambina.
 
Per la seconda mattina consecutiva, hanno rinunciato ai loro “10 minuti al caffè in macchina.”
Il giorno prima avevano dovuto lasciare Stella, perciò  non erano in vena, e quella mattina… beh, l’entusiasmo non era migliorato.
La scoperta della chiavetta usb tra le piume di Pufpuf li ha scombussolati, perché se è vero che Hellen Parker è stata uccisa per quello che hanno letto nelle tabelle, significa che dietro il suo assassinio, c’è qualcosa di più grosso e pericoloso di un semplice raptus omicida. Per questo avevano fretta di portare le foto al laboratorio.
Subito dopo si dirigono in ufficio a dare le ultime novità ai colleghi.
-Ma voi vi siete fatti un’idea di cosa possa essere? chiede Montgomery riferendosi alla tabella. E soprattutto avete qualche prova che quella chiavetta abbia a che fare con la morte della Parker? -
-Capitano, questi file possono provenire da qualunque computer, non è detto che sia quello dell’ufficio di Hellen. Dovremmo poter visionare i computer dello studio medico, interrogare i due dottori per poter avere delle prove. Senza un’indagine in questa direzione,  non abbiamo niente a cui appigliarci.-
Risponde Beckett.
-Non possiamo interrogare nessuno e nemmeno requisire i computer dell’ufficio. Il giudice non ci darà mai un mandato, e non possiamo nemmeno riaprire il caso, non senza delle prove concrete.-
-Lo so signore, spero che le foto ci diano degli indizi su cui lavorare.-
Ryan ed Esposito stanno controllando le liste e le tabelle, cercando di capire a cosa si possano riferire le somme di denaro elencate e cosa possono significare quei colori.
-E’ davvero un bel rompicapo. Forse Muriel non è poi così rimbambita!-  dice Esposito confuso da quello che ha davanti sullo schermo, mentre squilla il telefono.
-Beckett… perfetto grazie! Era il laboratorio, hanno inviato gli ingrandimenti.-
Ryan si mette all’opera. Tutti dietro di lui ad osservare le foto. Portano la data di tre giorni prima dell’omicidio e sono state scattate alle 23.30.
-Ingrandisci l’insegna di questo edificio.-
Dice Beckett guardando la prima foto, che ritrae una costruzione in mattoni a due piani.
L’ingrandimento mostra la scritta “Tale & Tale onoranze funebri.”
Castle corruccia la fronte e si abbassa attaccando il mento alla scrivania.
-Onoranze funebri? Hellen Parker è uscita di notte, per fotografare l’esterno di un’agenzia di onoranze funebri?-
La domanda rimane senza risposta, mentre passano alle altre foto.
Una ritrae una macchina mortuaria ferma davanti al portone centrale.
Un’altra, la sagoma di un uomo che scende dalla macchina.
Si rendono conto che c’è anche un filmino che la sera prima non hanno notato.
Nel video si vede l’uomo entrare nell’edificio ed uscirne un paio di minuti dopo. Apre il portellone posteriore dell’auto, come per controllare di non aver  dimenticato nulla, poi sale in macchina e riparte.
-Ingrandisci il viso di quel tizio.- Dice Montgomery.
Lo guardano attentamente.
-E’ un po’ sfocata, ma puoi inserirla nel data base, per vedere se è una nostra conoscenza?-
-Fatto!- risponde Ryan, ma dopo poco più di un minuto, la ricerca non porta a niente.
-Fantastico, non è schedato!-
Nel frattempo Esposito ha cercato notizie sull’agenzia e i suoi proprietari.
-Harold e Albert Tale, fratelli. Hanno l’agenzia da sempre, lavoravano con il padre e alla sua morte l’hanno ereditata, esattamente 10 anni fa. L’ultimo funerale di cui si sono occupati è stato quello di James Kuster, la settimana scorsa.-
-Sono stato a quel funerale. James era un buon amico di mia madre e un avvocato molto in vista in città. C’era anche la stampa. Se controllate bene, troverete qualche foto che ci ha immortalati. Cerimonia inappuntabile.-
-Hai visto i fratelli Tale o qualcosa di strano?- gli chiede Beckett, ma lui è silenzioso. Troppo. Quando non parla di continuo, vuol dire che i suoi neuroni sono in azione e il cervello sta elaborando i dati in suo possesso… e ad un tratto da una pacca sulla spalla di Ryan.
-Ingrandisci l’interno dell’auto!-
-Ehi, amico, calma mi hai fatto prendere un colpo!-
Si abbassano tutti insieme più vicini al monitor e Esposito chiede.
-Che hai visto Castle? Ci sono solo delle valigette!-
Castle scatta in piedi, con gli occhi sgranati.
-Oh… mio… Dio!-
Si girano a guardarlo.
-Castle, che succede? Cos’hai visto di così terribile?-
-Kate guardale bene. Quelle non sono valigette. Sono contenitori frigo sterili, di colore diverso… rosso, blu, verde e giallo!-
Continuano a guardarlo straniti, solo Beckett ha capito.
-Contenitori… per organi!- dice in un sussurro…
 
-Questo tizio era sano come un pesce! Mi stupisco di come possano avere una salute di ferro vivendo per strada e come animali.-
-Allora, la merce è pronta?- chiede il ragazzo insofferente alle parole dell’uomo col camice verde.
-Si. Su quel tavolo. Contenitore blu cuore, contenitore rosso reni, contenitore giallo polmoni, contenitore verde fegato. Puoi farli partire.-
-E questo cos’è-  chiede quando gli mostra un altro contenitore grande quanto un cubo di Rubik.
-Un supplemento! Aveva due cornee fantastiche, era un peccato lasciargliele. Sono sicuro che se spulci la tua lista in un paio di ore trovi qualcuno disposto a pagare un occhio per queste.-
 Ride di gusto alla sua sordida battuta.
-Rendi tutto questo così squallido!-
-Perché tu come lo vedi tutto questo, come un atto eroico? Fa in fretta, vedi di piazzarle prima che vadano perse. Valgono almeno 30.000 dollari, ciascuna.-
 
-Organi?-  rispondono i colleghi in coro e Castle parte in quarta.
-Organi. Trafficano in organi umani. Ogni contenitore ha un colore diverso. Ogni organo viene associato ad un colore diverso, la somma finale è il prezzo di vendita… e … e i nomi… ossignore non riesco nemmeno a pensarlo!-
Sono inorriditi e Ryan comincia a balbettare.
-Stai dicendo… che… quei poveretti vengono rapiti… svuotati… e poi…-
-E poi fatti sparire, in qualche modo!- risponde Beckett.
Castle si passa la mano tra i capelli e comincia a fare su e giù per la stanza.
-E nessuno li cerca, perché non esistono. La clinica è implicata per forza! Hellen si occupava della registrazione delle analisi fatte ai senza tetto. Deve avere notato l’incongruenza dei gruppi sanguigni, e deve avere pensato ad un errore…-
Beckett lo segue a ruota.
-Ma quando Muriel le ha parlato dei suoi sospetti, deve aver capito che quelli non erano semplici errori…-
-Ma una specie di codice. Le persone con il gruppo sanguigno sbagliato erano quelle da prelevare. E a questo pensa quel tipo nominato da Muriel, l’autista delle clinica mobile, Andy…-
-Esatto continua Beckett, così deve avere ricontrollato tutte le cartelle e si è resa conto che gli errori si prolungavano da mesi e che le persone coinvolte, all’improvviso sparivano dalle liste nelle cartelle e anche dalla circolazione, compresi gli amici di Muriel.-
-Ma com’è arrivata all’agenzia di pompe funebri quella sera?-  chiede Esposito.
-Muriel le ha detto che non si fidava di Andy, risponde immediatamente Castle. Se Hellen l’ha presa sul serio può averlo seguito. Il tizio del video, quello potrebbe essere Andy. Una volta arrivata all’agenzia, ha capito che Muriel aveva ragione. Doveva procurarsi delle prove, fotografando e filmando tutto…-
-Ma l’hanno scoperta… e uccisa. E chiunque sia stato, sapeva della sua situazione con Jeremy Walsh, che lui la tormentava e infastidiva. Con la sua dipendenza da droga e alcool, è stato il perfetto capro espiatorio.-
Finisce Beckett sbattendo il pugno sulla scrivania.
Ryan continua a balbettare.
-Ma… ma anche se fosse così, che fine fanno i cadaveri. Insomma devono pur liberarsene in qualche modo?-
-Già! prosegue Esposito, non abbiamo nessuna segnalazione di cadaveri sconosciuti e per di più privi di qualche organo. Né recenti, né passate!-
-Non possono liberarsene lasciandoli all’angolo della strada, salterebbe immediatamente agli occhi che sono cadaveri, diciamo così strani, saremmo arrivati al traffico di organi dopo un paio di ritrovamenti e…-
Castle la interrompe con un sussurro, mentre continua a guardare la foto sullo schermo del computer.
-Usano il forno crematorio!-
Lo guardano ancora più inorriditi, ma stavolta nessuno ha il coraggio di dirgli che è solo una delle sue strane teorie, buona per i libri che scrive. Quella teoria purtroppo ha delle fondamenta profonde.
-E’ un’agenzia di pompe funebri, deve per forza avere un forno crematorio. Una volta bruciati i corpi, resta solo cenere. Un mucchio di cenere…-
Continua a parlare lentamente e sussurrando, come se dirlo a voce alta, facesse sembrare il tutto ancora più terribile. Chiude gli occhi e continua a passarsi la mano tra i capelli, pensa a Muriel, ai suoi amici.
Nessuno ha più il coraggio di parlare, il pensiero di tutti è uno solo.
Esseri umani, usati come carne.
Solo carne da macello.
Prendi le parti interessanti e il resto lo bruci…
Il solo pensiero è intollerabile, ma cominciare ad avere la certezza di quel pensiero, dà loro la nausea.
 
Andy esce con i contenitori pieni, li poggia in macchina, controlla il carico ancora una volta e sparisce.
Il dott. Morte, così ama farsi chiamare Albert Tale, porta il carrello con quello che resta del corpo di Soul Danton negli scantinati. 
Il forno crematorio è alla giusta temperatura.
Infila il cadavere dentro, chiude ermeticamente e fa un saluto militare e molto riverente.
-Addio, amico. E’ stato un vero piacere! La tua misera vita, è servita almeno a qualcosa d’importante!-
Nessuno ha mai cercato Soul Danton, dopo che ha lasciato la vita umana per finire a fare il barbone. 
Nessuno avrebbe cercato adesso Soul Danton, perché nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. 

Soul Danton, per la società  bene, non è mai esistito e ora, anche per i bassi fondi di New York, sarebbe stato solo cenere… 


Continua...

 




Angolo di Rebecca:

Brave, bravissime a Evidence, Lucia e Monica...
Ci avete preso in pieno!
Tra tutte le teorie, voi siete state incredibili...
o io sono stata scontata! (Spero di no!)
Mi piace pensare di avervi dato gli indizi e di esservi divertire ad indagare.
Comunque non crediate di liberarvi di me...
Non è ancora finita!

 

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Capitolo 12
*** Scrittore o...Attore!!! ***


Stella...Stellina!
*
Scrittore o... attore!!!

*
12 capitolo

 

 

-Abbiamo bisogno di un mandato per l’agenzia di pompe funebri, capitano.- Esordisce Beckett.
-Posso provare a parlarne con il giudice, ma non c’è nessuna prova che avvalori quello che stiamo pensando.-
-Lei gli parli delle foto e del video. Gli dica dove abbiamo trovato la chiavetta e che se la Parker l’ha nascosta,  è perché si sentiva in pericolo. Gli parli anche del referto autoptico del cadavere di Hellen Parker. E’ stata uccisa da un destrorso e Walsh è evidentemente mancino, questo è un ragionevole dubbio.-
-D’accordo, questo si può fare, ma comunque, niente riconduce allo studio medico.- Montgomery si dirige verso il suo ufficio.
-Ha ragione dice Ryan, anche se otteniamo il mandato, potremmo non trovare niente che accomuni i due dottori, titolari dello studio medico con questa storia.-
-Loro c’entrano. Parte tutto da lì. La clinica è una copertura. La usano per accedere alle informazioni mediche sui senzatetto, catalogano i gruppi sanguigni e selezionano i soggetti idonei per... per….-
Rick fa fatica a reprimere la rabbia e il disgusto che prova, tanto da non riuscire a finire la frase.
-Si, ma senza uno straccio di prova non otterremo mai un mandato per perquisire lo studio, risponde Beckett più arrabbiata di lui.  Esposito, vedi di trovare Muriel, voglio la conferma che quell’uomo sia Andy…-
Non finisce la frase che Muriel fa ingresso in ufficio. Si voltano tutti a guardarla seri e la donna, sentendosi osservata, china la testa.
-Disturbo? Scusate, avevate detto che potevo venire in qualunque momento. Volevo sapere se ci sono novità… ma se siete indaffarati posso sempre tornare dopo!-
Castle la prende per mano.
-Nemmeno per idea. Ci ha letto nel pensiero, stavamo per chiamarla. Venga Muriel, guardi questa foto…-
La donna sgrana gli occhi.
-Quello è Andy, che viscido quell’uomo, io non mi farei toccare da lui neanche se stessi per morire!-
-Ne è sicura, Muriel, quello è Andy, l’autista della clinica mobile?- chiede concitato Castle e lei risponde solo con un lento assenso del capo.
-Ok, trovate qualunque cosa utile su questo tizio, sbotta Beckett.  Muriel, lei ovviamente non conosce il suo cognome?-
-No, mi dispiace. La donna abbassa la voce. I miei amici… non torneranno più, è così?-
L’assenza di risposta le fa salire le lacrime agli occhi.
-Hellen non è stata uccisa dal suo ex… se avessi tenuto la bocca chiusa… se avessi tenuto per me i sospetti… l’ho uccisa io povero angelo. E’ tutta colpa mia!-
Beckett le si avvicina.
-Muriel, lei non ha ucciso nessuno. Hellen è stata uccisa da qualcuno implicato in una brutta storia, le prende le mani e abbassa il tono di voce, ed è molto probabile purtroppo che i suoi amici… siano morti. Lei voleva solo fare chiarezza su queste sparizioni, tutto qui.-
-Sono sicura che è stato Andy, è un viscido. Sembra un bravo ragazzo, sempre con quei suoi abiti puliti e perfetti, quel sorriso affabile sul viso. Ma in realtà è cattivo. Cattivo dentro l’anima, l’ho visto nei suoi occhi!-
 
Il capitano Montgomery esce di corsa dalla sua stanza.
-Abbiamo il mandato per le pompe funebri…-
Scattano tutti, ma Beckett ferma Castle.
-No, tu riaccompagni Muriel al suo vicolo e poi torni a casa.-
-Ma…-
-Niente ma, non ammetto repliche. Tu non vieni con noi.-
Una volta in strada, le squadre vanno via di corsa lasciandolo sconsolato, così Rick chiama un taxì e assieme a Muriel si dirige verso il vicolo della 72th strada.
-Ha mantenuto la promessa… Il detective Beckett è una donna davvero in gamba! dice dolcemente Muriel, e lei è molto fortunato.-
Castle sorride senza rispondere, ma l’espressione che ha sul viso esprime tutto l’amore e l’ammirazione che prova per Kate e Muriel, che ha l’occhio lungo, sorride a sua volta… -Però anche lei è una donna fortunata!-
Una volta arrivati, Castle le apre lo sportello da gentiluomo e Muriel sfoggia un sorriso luminoso.
-Oh, signor Castle. Non lo faccia. Il tassista la sta guardando male.-
Lui le si avvicina e le posa un leggero bacio sulla guancia.
-Lo lasci guardare, Muriel… e la prego, io sono Rick, Rick… e basta!-
Le porge la mano e la aiuta a scendere.
-Se le dovesse servire qualcosa, qualunque cosa, basta che venga al distretto e chieda di me. Mi dispiace per i suoi amici Muriel, ma vedrà che Kate farà giustizia per loro e anche per Hellen. Mi raccomando, Muriel, per qualsiasi cosa…- 
-Grazie infinite signor C… Rick… e basta!- sorride inclinando la testa.
Risale in auto e saluta Muriel con la mano. Prima che la donna si allontani, sente distintamente l’indirizzo pronunciato da Castle al tassista e le vengono le palpitazioni.
Perché Richard Castle sta andando allo studio medico Stewart & Bellows?
 
Beckett, Esposito e Ryan, sono davanti al portone principale dell’agenzia di onoranze funebri Tale & Tale, un’altra decina di agenti sta già visionando il perimetro esterno e un’altro paio attende al portone secondario.
Suonano il campanello.
-Signor Tale, polizia di New York, apra, dobbiamo parlarle.- Intima Beckett.
Dopo un paio di minuti, la porta si apre lentamente e compare un omino piccolo, vestito di scuro, con un riporto terribile sulla testa, un paio di occhialini minuti sul naso e dei baffetti neri che lo fanno apparire ancora più piccolo.
-Lei è il signor Tale?-  chiede Beckett mostrando il distintivo.
-S... si, sono Harold Tale, che… che succede?-
-Signor Tale, abbiamo un mandato di perquisizione.- E senza aspettare altro, fa entrare i suoi uomini con un cenno del capo.
-Suo fratello è qui?-
-No, lui… lui è andato da un possibile cliente… ma si può sapere che succede? Questa è un’agenzia di pompe funebri…-
Beckett, non lo lascia finire di parlare.
-Signor Tale, dov’è il forno crematorio?-
A quella domanda, evidentemente inaspettata, il piccolo Harold Tale, sembra diventare ancora più piccolo, mentre i suoi occhi si spalancano talmente da ricoprire a momenti tutto il viso, fino ai baffi.
-F… forno… cre… crematorio?-
-Si, il luogo dove cremate le persone che non vogliono essere seppellite, il forno crematorio. Quello dove resta soltanto un mucchietto di cenere!-
Beckett gli dice quest’ultima frase, sussurrando vicino al suo orecchio e mentre parla con lui, si guarda attorno, controllando gli agenti che procedono alla perquisizione, nella speranza che uno di loro dica Eureka!
-Allora signor Tale, vuole rispondere o devo andare a cercarmelo da sola?-
Il signor Tale non risponde, ormai la sua bocca è serrata in una smorfia.
-D’accordo. Venga con me, lo prende per il braccio e lo trascina fuori, di sicuro, non è dentro lo stabile. Deve essere in un posto un po’ più isolato dall’arteria principale.-
Si guardano intorno e Ryan fa cenno con gli occhi di fronte a loro. C’è una radura fitta di alberi. Gli occhi di Harold Tate sono sempre sbarrati e tutti si dirigono verso il boschetto. Davanti a loro si erige una costruzione in mattoni, con una grande canna fumaria.
-E’ possibile che suo fratello sia lì dentro, signor Tale?-
-Albert non c’è, le ho già detto che non c’è…-
-Si, si… lo ha già detto!-
 
Il taxi si ferma davanti all’elegante edificio al n. 54 dell’ East Reaver, sul muro di mattoni rossi una bella targa di ottone lucido, con la scritta Studio medico Stewart & Bellows.
Castle paga la corsa, si sistema la giacca, passa ancora una volta la mano tra i capelli, fa un forte sospiro e poi sfoggia una delle sue espressioni più brillanti.
Ok Rick, andiamo!
La bella ragazza alla reception era al distretto il giorno del riconoscimento del cadavere di Hellen Parker, ma lei non lo ha visto, fortunatamente.
-Buon giorno, signore. Posso aiutarla?-
-Lo spero ardentemente, mia cara-  guarda la targhetta che la ragazza tiene attaccata sul colletto della giacca -Carla, avrei bisogno di un consulto con i dottori.-
-Mi dispiace, ma senza appuntamento, non è proprio possibile. E poi adesso sono in riunione. Se vuole le fisso un appuntamento, per… vediamo- controlla l’agenda -domani. Si, domani alle 15,00.-
-Non posso aspettare. Ascolti Carla, perché non prova a chiedere? Dica al dott. Bellows e al dott. Stewart che sono un amico dei fratelli Tale, magari trovano un minutino. E’ davvero importante e… urgente-
Pensa che usare il nome dei Tale, se i medici sono davvero implicati nella faccenda, li avrebbe perlomeno incuriositi e le sorride mesto, cercando di farle capire che è preoccupato per qualcosa… o qualcuno. Carla, si morde il labbro, ancora indecisa se disturbare o no i due medici, ma Castle continua con la sua espressione più preoccupata e alla fine si decide.
-D’accordo, ci provo, lei si accomodi qui. Torno subito.-
Bussa all’ufficio del dott. Bellows, apre di poco la porta.
-Mi scusi dottore, c’è un signore che ha urgenza di parlare con voi.-
-Carla, ti ho detto che non vogliamo essere disturbati.- le rispode Bellows in malo modo.
-Lo so dottore,  ma questo signore dice che è un amico dei fratelli Tale… e che è urgente! So che lei vuole essere subito avvertito se c’è qualcuno mandato dai signori Tale.-
Bellows guarda Stewart in cagnesco, poi si rivolge a Carla.
-Va bene, fallo passare.-
Ad un cenno affermativo di Carla, Castle fa capolino sulla porta.
-Prego si accomodi, signor?-
-Castle, Richard Castle.-
Risponde lui con un cenno del capo mentre fa il suo ingresso nell’ufficio. Carla chiude la porta e i due medici si alzano per stringergli la mano.
-Sono il dott. Anthony Bellows, il mio socio, dott. Thomas Stewart.-
-Lieto di conoscervi e grazie per avermi ricevuto senza appuntamento. Ma è davvero molto importante e soprattutto urgente.-
-Dice di essere amico dei fratelli Tale, da quanto li conosce?-
Chiede Bellows, sistemandosi sulla sua poltrona di vera pelle nera. La sua aria strafottente lo rende agli occhi di Rick già colpevole, ma è la sua faccia viscida a colpevolizzarlo ancora di più… viscido come un serpente, al contrario del socio, che ha il viso più dolce, come succube dell’altro.
-Veramente, ho parlato con loro per la prima volta solo un paio di giorni fa, al funerale di un mio caro amico. Si sono occupati della cerimonia funebre di James Kuster.-
-E cosa la porta da noi, signor Castle? Scusi se glielo chiedo, ma sono sicuro di avere già sentito il suo nome.-
Lui risponde sorridendo.
-Beh, sono uno scrittore, magari ha sentito il mio nome dai giornali o in tv, qualche volta.-
-Ma certo, che stupido! Mi scusi, è che io non ho molto tempo per leggere, lei scrive gialli, se non sbaglio. Allora, cosa possiamo fare per lei.-
-Al funerale del povero James, mia madre è stata poco bene, il signor Tale è stato così gentile da farci accomodare in un posticino tranquillo per farla riprendere. Vede, mia madre ha il cuore malato e mentre riposava ho fatto quattro  chiacchiere con i fratelli Tale sulle vostre capacità mediche.-
-E noi cosa c’entriamo signor Castle? Io sono nefrologo e il mio socio è un epatologo, non sapremmo come aiutarla. Però potrei darle il nome di un ottimo cardiochirurgo.-
-Mia madre ha già un ottimo cardiochirurgo, il problema è che avrebbe bisogno di un trapianto, ma l’abbiamo scoperto da poco, perciò nella lista non è tra le urgenze, anche perché ormai ha una certa età. Ma sa, anziana o no, per me è sempre mia madre e io non vorrei mai perderla.-
-Continuo a non capire.-
-Se vuole continuare a non capire ne ha tutto il diritto, ma io ho tutto il diritto di andare avanti con il mio discorso, visto che ormai sono qui… e mi sono esposto pericolosamente! I fratelli Tale, mi hanno lasciato capire che il vostro studio potrebbe aiutarmi per un trapianto… diciamo così… veloce.-
Il dottor Stewart, che ancora non ha aperto bocca, prende la parola.
-Il mio collega, ha ragione. Continuiamo a non capire cosa voglia dire. Certo non possiamo scavalcare le liste d’attesa.-
Castle non risponde subito. Tiene la testa bassa e si guarda in maniera indifferente le mani, poi sempre con la testa bassa prosegue nel suo discorso.
-Io sono un uomo ricco. Molto ricco. Voglio salvare la vita a mia madre e sono disposto a qualunque cosa.- Alza lo sguardo, prima su Stewart, poi su Bellows- i fratelli Tale sanno il fatto loro, non mi avrebbero indirizzato qui, se voi non foste in grado di aiutarmi. Comprendo anche che vogliate andarci con i piedi di piombo. E’ una situazione delicata… ho sentito dire che c’è un mercato nero, molto salato in questo genere di cose.- Fa un’altra pausa guardando Bellows dritto negli occhi, è lui quello che decide, Stewart è solo una pedina… e poi spara il colpo.- Un cuore può valere quanto… duecento, trecentomila dollari? Io sono disposto a pagare il doppio, l’importante è averlo al più presto. Spero vivamente che vorrete aiutarmi!-
Si alza, si abbottona la giacca, lascia un bigliettino da visita sulla scrivania e fa un cenno di saluto con la testa, dopo di che si dirige verso la porta, ma proprio mentre sta per abbassare la maniglia il dott. Bellows si schiarisce la gola.
-Aspetti un momento. Perché tanta fretta. Io non le ho ancora risposto.-
La voce di Bellows gli arriva quasi in tono smielato, disgustosamente smielato.
Rick sospira in maniera impercettibile, il cuore comincia a battere più velocemente, ma si volta con il viso impassibile, serio e torna a sedersi. 

 

Continua...




Angolo di Rebecca:

Se state pensando che Castle potrebbe mettersi nei guai...
beh, state pensando giusto!
Beckett gli ha ORDINATO di tornare a casa...
perciò lui che cosa può fare se non...
DISOBBEDIRE?!
Che dirvi...speriamo bene!

Buon ferragosto a tutte
Matte,matte, che più matte non si può!!!
IO SONO IL CAPO BANDIERA!

:)))

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Capitolo 13
*** Boomerang ***


Stella...Stellina!
*
Boomerang

*
13 capitolo


 

Dopo un minuto carico di sguardi indagatori e di silenzio, il dottor Bellows incrocia le mani sulla scrivania, protendendosi in avanti.
Castle lo guarda dritto in faccia, con una maschera di tranquillità che nemmeno lui pensava di potere esibire.
Però, il DNA non è acqua, somiglio a mia madre in maniera impressionante!
Finalmente Bellows prende la parola.
-Signor Castle, in effetti i fratelli Tale non le avrebbero consigliato di rivolgersi a noi se non potessimo realmente aiutarla e, sicuramente non le avrebbero dato ad intendere nulla, se lei non fosse un probabile buon cliente.-
Fa una pausa continuando a studiare la faccia di Castle, lui annuisce silenzioso e serio. La prossima mossa deve essere ancora di Bellows.
-Possiamo procurarle quello che le serve, ma solo la merce, perché per il montaggio…-
-Devo sbrigarmela da solo. Si,  mi è già stato fatto presente!-
Risponde sicuro, come se avesse parlato davvero della cosa con i fratelli Tale, e continua ancora a stupirsi di come gli vengano immediate le battute.
Bellows annuisce soddisfatto.
-Il prezzo dipende dall’urgenza che ha.-
-Mia madre ha difficoltà anche a fare le scale per salire in camera, faccia lei! Le ho già detto che per me il denaro non è un problema.-
-Potremmo averne uno in settimana, per 400 mila dollari. Metà subito e metà a consegna effettuata.-
-Appena esco di qui, le faccio un bonifico.-
-Niente bonifici, o pagamenti che possano lasciare qualsiasi traccia. Solo contanti, lei capisce?-
Castle sorride.
-Naturalmente!  Che stupido. Sono uno scrittore di gialli, questi particolari dovrei conoscerli. Invece nella realtà non ho la mente criminale. Mi farei arrestare immediatamente! In questo caso,  per il denaro, mi ci vorrà qualche ora.-
-Facciamo così. Avremo bisogno della cartella clinica di sua madre, per l’anamnesi e la compatibilità con l’organo. Possiamo incontrarci qui domani mattina, lei porta la cartella clinica e l’acconto. Per le 10.00 le va bene?-
-Benissimo!-
Bellows si sporge sulla scrivania per suggellare il contratto con una stretta di mano, ma si blocca quando qualcuno li interrompe bruscamente, aprendo la porta senza bussare.
 
Appena entrati nell’edificio con la canna fumaria, vengono sopraffatti immediatamente da un odore insopportabile di disinfettante e altri odori nauseabondi che non riescono a catalogare.
L’entrata è come una sala d’attesa ospedaliera, con la differenza che invece delle sedie, ci sono tre barelle sistemate accanto alle pareti.
Ryan ed Esposito, cominciano a dare un’occhiata dentro le due stanze subito alla loro destra. Niente di niente, tranne un lettino e un armadietto pieno di strumenti presumibilmente medici.
-Qui facciamo… le imbalsamazioni, sa qualcuno ancora oggi… vuole restare intatto dopo morto.-
Balbetta storcendosi le dita Harold Tale.
-Ma davvero?- gli risponde Beckett disgustata, quando vengono attirati da un rumore proveniente da sotto i loro piedi.
-Cosa c’è di sotto?-
Solo gli scantinati, non ci va nessuno da anni, saranno i topi!-  risponde Harold tutto d’un fiato. Stranamente non ha balbettato, Beckett lo guarda storto.
-Ok, ragazzi. Andiamo giù.-
La scala che porta di sotto è pulita al pari del resto dell’edificio. Più che un’onoranze funebri, sembra di essere in un ospedale, anzi è più pulito.
Di sotto la situazione è uguale, sono sì degli scantinati, ma molto puliti, suddivisi in stanze chiuse da porte di ferro ed evidentemente utilizzati. Lo stesso rumore di prima giunge dall’ultima stanza, più chiaro. Sembra il rumore di qualcosa che tintinna sopra un carrello che viene spostato. Harold sembra rimpicciolirsi minuto dopo minuto e ha cominciato a sudare copiosamente. Beckett fa segno ai colleghi di posizionarsi e aprire la porta.
La spalancano all’improvviso, Esposito entra per primo con la pistola puntata, Ryan dietro di lui.
-Fermo, metta giù quel… quel coso e alzi le mani.-  Grida Esposito, che non riesce a capire cosa sia l’arnese che tiene l’uomo che si trova davanti.
Un uomo alto, magro, con un camice da chirurgo, la mascherina davanti alla bocca lascia intravedere due occhietti neri simili a quelli del piccolo Harold, i guanti di lattice alle mani e uno strano strumento affilato che potrebbe essere un  bisturi.
-Chi diavolo siete? Non si può stare qui, è vietato.-
-Polizia-  riprende Esposito -le ho già detto di mettere giù quell’arnese, lentamente.-
-Ma io sto lavorando, devo procedere ad una imbalsamazione!- dice con molta calma.
Ryan sta dando un’occhiata in giro e trova i contenitori sterili pronti. C’è anche una cartelletta sulla scrivania vicino. Il nome è quello di Daisi Ricker.
Sotto il nome, il gruppo sanguigno e quattro caselle ancora da riempire con i diversi colori.
-E’ l’amica di Muriel che manca all’appello da un paio di giorni.-
L’uomo invece di mettere giù l’arma improvvisata,  la abbassa sulla gola della donna che è davanti a lui, sulla lettiga, coperta con un telo verde.
-Se non mettete giù le pistole, la sgozzo… non sto scherzando. Non perdo niente a farlo ormai. E’ ancora viva, l’ho appena addormentata. Ma la sgozzo, lo giuro.-
Beckett entra subito dopo sempre tenendo Harold per il braccio.
-E’ davvero sicuro di non avere niente da perdere? Insomma appena l’avrà sgozzata, noi non avremo più nessun motivo per non spararle. Ci rifletta bene! Potremmo chiuderla qui con calma, oppure potrebbe fare una mossa stupida e darmi l’occasione di piantarle un paio di proiettili nello stomaco, cosa che mi farebbe sentire estremamente soddisfatta!-
Harold trema come una foglia, è così diverso da fratello nella corporatura, ma sicuramente anche nel carattere, perché Albert non fa una piega, non mostra nessuna paura, solo stizza nei suoi confronti.
-Sei un imbecille Harold. Saresti dovuto scappare e suonare l’allarme. Sei un idiota.- Gli dice mentre abbassa il bisturi e si lascia ammanettare.
Beckett chiama un’ambulanza e si china su Daisi.
-E’ viva, grazie al cielo!-
-Grazie al cielo?- Albert fa una smorfia di disgusto -una bocca in più da sfamare per la gente per bene. Sono loro che pagano la mensa dei poveri, e questi derelitti non dicono nemmeno grazie. Noi facciamo due favori all’umanità. Uno, li togliamo di torno in maniera pulita, due, anche loro possono passare alla storia, facendo vivere chi se lo merita...-
-Tre, lei è un assassino che finirà in prigione per il resto dei suoi giorni. Anche questo è un favore all’umanità, mi creda.- Risponde Beckett in tono secco.
Uno degli agenti che si è occupato della perquisizione si avvicina a Beckett.
-Detective, niente. Non c’è nessun documento che metta questo posto in relazione con lo studio medico, però abbiamo requisito i computer, magari con un’analisi approfondita riusciamo a trovare qualcosa!-
Beckett sospira.
-Grazie, è urgente, mi raccomando. Fate analizzare i resti del forno crematorio, anche se non servirà a molto. Ci saranno milioni di composizioni di DNA…-
-Beckett- comincia Esposito -ti rendi conto che se non troviamo niente nemmeno nei computer, non possiamo collegare questo posto allo studio medico?-
-Esposito ha ragione- continua Ryan -e se avesse architettato tutto questo Andy, insieme ai fratelli Tale, all’insaputa di Stewart e Bellows?-
-No, ragazzi. I due dottori sono implicati, l’omicidio di Hellen è stato curato nei minimi particolari. Hanno fatto di tutto per fare ricadere la colpa su Jeremy e allo studio tutti sapevano di lui e delle sue follie. Albert Tale è l’artefice degli espianti, ma non della morte di Hellen Parker. Lei è stata uccisa perché la sua scoperta riguardava lo studio per cui lavorava. E’ arrivata a quest’agenzia tramite loro. Dobbiamo trovare qualcosa al più presto o la faranno franca, perché appena verranno a sapere dalla stampa dell’arresto dei fratelli Tale, smonteranno tutto e non li troveremo più!-
Sta per telefonare a Montgomery, ma lui la precede.
-Signore, stavo per chiamarla. I nostri sospetti sull’attività dell’agenzia di pompe funebri erano esatti. Abbiamo arrestato i fratelli Tale e abbiamo trovato Daisi Ricker ancora viva…-
Montgomery la interrompe, la sua voce ha un tono preoccupato.
-Non ti ho chiamata per questo. Beckett, Muriel è qui al distretto.-
-Ma ho detto a Castle di accompagnarla!-
-Lo so. E lo ha fatto, ma lei è tornata qui di corsa. Ha sentito Castle dare un indirizzo al tassista dopo averla fatta scendere dall’auto… è andato allo studio medico.-
A quelle parole Beckett chiude la telefonata senza rispondere.
-Ryan, Esposito, voi e due pattuglie con me, subito allo studio Stewart & Bellows.-
-Ma che succede?- chiedono all’unisono mentre le corrono dietro.
-Castle! E’ andato lì… magari a farsi ammazzare e se ci riesce, giuro che stavolta gli sparo!-
 
Dopo essere stato interrotto il dottor Bellows cerca di mantenere la calma.
-Quante volte devo dirti che devi bussare e aspettare prima di entrare. Siamo occupati, non te lo ha detto Carla?-
-E’ urgente dottore… le rubo solo un momento.-
Il dottor Bellows è visibilmente irritato dall’interruzione, ma il tono di voce del giovane, più che di scusa sembra autoritario e il medico si alza.
-Lo scusi, Andrew esagera sempre, quando pensa di avere un problema!-
Nell’udire quel nome, Castle si gira a guardare il giovane e lo riconosce dalle foto e dal video visti poche ore prima.
Andrew!… Andy!  
-Thomas, perché non offri qualcosa al nostro ospite?-
Continua  Bellows con tono affabile, mentre esce lasciandolo con il dottor Stewart.
-Allora, qual è questa cosa tanto importante.-
-Dovevo fermarti. Quando Carla mi ha detto chi c’era in ufficio, per poco non mi strozzavo. Richard Castle!-
-Castle, infatti. L’hanno mandato i Tale. Quell’uomo è disperato ed è ricco. Molto ricco e disposto a spendere qualsiasi cifra per un cuore nuovo.-
-Già. Quando senti la parola soldi, non capisci più niente. Ma lo sai chi è quello?-
-Uno scrittore famoso pieno di soldi!- ribadisce scocciato Bellows.
-Quello è un consulente esterno della polizia di NY. Precisamente lavora con la poliziotta che è venuta qui a fare domande sulla scomparsa di Hellen Parker.-
Bellows sbianca improvvisamente.
-Ne… sei sicuro?-
-Io li leggo i giornali e se proprio ci tieni a saperlo, da qualche mese ci va anche a letto con quella detective. Ne hanno parlato tutti un paio di mesi fa. Cosa gli hai detto?-
-Fin troppo!-
-Dobbiamo liberarci di lui, se è qui vuol dire che hanno dei sospetti, ma niente prove. Quando sono arrivato, non c’era nessuno di fuori, deve essere venuto da solo, per cercare di fregarci… e tu ci sei quasi cascato!-
-Andy, aspetta. Non possiamo liberarcene come uno qualunque. La sua scomparsa desterebbe troppo rumore. No, lascia fare a me. Vieni.-
Entrano in infermeria, Bellows traffica per un paio di minuti con delle fialette e una siringa, poi si avvia alla porta.
-Tu esci dal retro e va all’agenzia di pompe funebri. Informa i Tale che potremmo essere nei guai. Se hanno dei sospetti, ma niente prove, possiamo fare sparire ogni cosa al più presto.-
Andy annuisce e se la svigna dal retro. 



Continua...




Angolo di Rebecca:

Non avete l'impressione che il piano di Castle
gli stia tornando indietro come un boomerang?
Bellows non sembra avere buone intenzioni!
...e nemmeno Beckett!!!

Spero che restiate in ansia fino al prossimo capitolo...
Come direbbe qualcuno (in realtà tutte voi)
*me sorride malefica*!!!

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Capitolo 14
*** Odio Profondo! ***


Stella...Stellina!

*

Odio Profondo!

*
14 capitolo

 

 
Rientrando in ufficio, Bellows mostra lo stesso sorriso affabile, la stessa voce mielosa e la stessa faccia viscida di poco prima.
-Scusi ancora per l’interruzione signor Castle, spero che il dott. Stewart l’abbia intrattenuta a dovere.-
Castle annuisce senza voltarsi, aspettando che torni a sedersi davanti a lui, ma Bellows indugia alle sue spalle e quando Rick fa per voltarsi, gli infila a tradimento un ago alla base del collo.
Castle si porta istintivamente la mano alla nuca.
-Ma… cosa… cosa mi ha fatto?-
Il dottor Stewart lo guarda stupito.
-Anthony, che ti prende?-
Castle inizia a sentire delle strane fitte al petto, cerca di sbottonarsi la camicia all’altezza della gola, come se avesse improvvisamente bisogno di aria, si alza, ma barcolla e si appoggia alla scrivania.
-C… Co… sa mi… ha f… fatto?-
-Io? Io non le ho fatto niente signor Castle. E’ lei che ci deve qualche spiegazione! Ma adesso non mi sembra il caso, perché pare che lei stia poco bene. Magari ha lo stesso problema di sua madre, forse le serve un cuore nuovo.-
Stewart è allibito.
-Antony, non riesco a capire il tuo comportamento. Che succede? Cosa gli hai iniettato?-
-Solo una bella dose di digitale… Il nostro amico voleva fregarci, va a letto con la polizia, non è vero signor Castle?-
Lui  solleva lo sguardo e comincia a boccheggiare, mentre il dolore diventa insopportabile.
-Ma di che parli Anthony?-
-E’ venuto a spiarci. Lavora con la polizia! Vede signor Castle, non dovrebbe mentire. Fa male alla salute… credo che lei stia per avere un infarto!-
Si accascia lentamente in ginocchio, continuando a lamentarsi  e a  tenersi  il petto perché  non riesce a respirare.
-La chia… chiavetta… abbiamo le foto e… le tabelle.-
Cade sul fianco sinistro, continuando a tenersi il petto e il dottor Bellows si abbassa accanto a lui, gli fruga nelle tasche e trova lo Smart Phone acceso in modalità registratore.
-Signor Castle… lei è davvero un bravo attore. Ha registrato tutto! Quella maledetta di Hellen, ha fatto due copie della chiavetta! Una l’ha data a me per farmi credere che si sarebbe fatta corrompere e l’altra l’avete trovata voi. Vi ha fatto arrivare all’agenzia dei fratelli Tale, ma non potete collegarla a noi, per questo è venuto qui. Scommetto che la sua bella detective non lo sa. E’ venuto da solo per fare l’eroe! Bella mossa signor Castle.-
Cancella la registrazione davanti agli occhi sbarrati di Rick, che non riesce a rispondere, né tantomeno a recuperare abbastanza aria da poter dire che sta respirando.
-Non si preoccupi signor Castle. Appena avrà smesso di respirare e il suo cuore di battere, provvederemo a cercare di rianimarla e chiameremo l’ambulanza. Peccato che arriverà troppo tardi. Infarto fulminante!-
Rick  cerca  invano di parlare, si sforza di tirarsi su, ma ogni movimento diventa impossibile.
Il dolore lo sente ovunque, non solo al petto, e l’aria nei polmoni è ormai un ricordo.
Come ha fatto a non pensare che non è soltanto uno scrittore famoso, ma che la sua musa e ora anche la sua donna, è un poliziotto e che tutti i giornali ne hanno parlato.
Prova a concentrarsi sul viso di Kate, sul suo sorriso. Spera con tutto sé stesso che lei arrivi.
Ma nella paura e nel dolore fisico, ha la consapevolezza di non avere detto a nessuno le sue intenzioni.
Kate non sa che lui è in quello studio e se lo sapesse lo picchierebbe di sicuro.
E’ strano.
Ha la certezza che sta per morire e l’unica cosa che riesce a pensare, è che la sua detective sarà furiosa con lui quando lo troveranno cadavere. Sente un bruciore terribile, pensa che ha toccato la felicità per un istante e che ora la sta perdendo e sa che  Kate non lo perdonerà  mai  per questo.
Sempre, le ha detto decine di volte e adesso non avrebbe mantenuto la promessa, per questo lei non lo avrebbe mai perdonato!
La vocina di Stella gli rimbomba nelle orecchie, Kiiick, lo sta chiamando  e si sente morire definitivamente al pensiero di non aver detto niente a Kate, di quello che prova dentro al cuore per quella bambina.
Quello stesso cuore che adesso fa un paio di sussulti, mentre la voce di Bellows diventa ovattata e lontana.
Anche il suo viso appare lontano… e poi il buio.
-Anthony, dobbiamo fare qualcosa, sei pazzo. Ucciderlo qui allo studio?-
-Ucciderlo? Si è sentito male e ora chiamiamo aiuto. Peccato che non riusciremo a salvarlo.-
Apre la porta per cominciare la sua sceneggiata con la segretaria.
-Carla presto, chiama il 911, il signor….-
Si blocca quando la canna di una pistola si posa lentamente sulla sua fronte.
Beckett e gli altri sono entrati in silenzio, facendo mettere Carla al sicuro.
Esposito lo tiene sotto tiro.
-Polizia di NY, non si muova!-
-C’è un uomo che sta male, dobbiamo chiamare il 911!-
Sbotta Bellows alla vista dell’arma puntata proprio in mezzo agli occhi, mentre Esposito guarda dentro la stanza e vede Castle a terra.
-Beckett, qui dentro,  Ryan chiama un’ambulanza.-
Kate si affaccia dalla porta e si precipita accanto a Castle.
-Castle! Rick, santo cielo… non respira, Ryan non respira.-
Si scaglia come una furia su Bellows, che nel frattempo è stato ammanettato e messo con le spalle al muro.
-Cosa gli ha fatto? Risponda cosa gli ha fatto?- urla sventolando la pistola davanti al suo naso.
-Niente, davvero. Si è sentito male all’improvviso…-
-Ascolti bene dottore. Se non mi dice cosa gli ha fatto, le faccio un buco nello stomaco, non sto scherzando…-
Il dottor Stewart alle sue spalle sussurra.
-Gli ha dato della digitale. Una dose massiccia provoca delle aritmie, praticamente sta avendo un infarto! Possiamo provare a rianimarlo, ma se l’ambulanza non fa presto, sarà inutile!-
Ryan lo prende per il braccio e lo fa inginocchiare davanti a Castle.
-Avanti, lei faccia il massaggio cardiaco…-
Il dottor Stewart fa come gli è stato detto, mentre Ryan procede con la respirazione artificiale.
-1…2…3…4…5…- Aria
-Rick, ascoltami. Rick… lo so che mi senti. Non fare scherzi-
Beckett appoggia le labbra al suo orecchio, gli tiene la mano e lo accarezza sul viso, scuotendolo leggermente.
-1…2…3…4…5…- Aria
-Ascoltami Rick, mi hai fatto una promessa e mi hai chiesto di crederti,  di darti fiducia.-
Esposito guarda la scena con gli occhi sbarrati. Quasi non respira nemmeno lui.
-1…2…3…4…5…- Aria
-Hai detto che ci saresti stato sempre ed io ti ho creduto. Non azzardarti a lasciarmi, hai capito? Dico sul serio Rick,  non ti perdonerei, non ti perdonerei mai.-
Lo guarda fisso in faccia  e non riesce a non far scendere le lacrime, non dà segni di vita.
-Non si riprende.- sussurra il dott. Stewart e Ryan lo prende per il colletto della camicia.
-Ascoltami bene dottore, ora noi continuiamo fino a quando arriva l’ambulanza, anche a costo di romperti le mani sulle sue costole. Mi sono spiegato?-
Stewart fa cenno di si con la testa e riprende il massaggio cardiaco.
-Avanti fratello,  non mollare… dannazione Castle, vuoi respirare… accidenti-
Ogni volta che gli manda aria in bocca, Ryan ripete questa frase, come a volerlo tenere in contatto con la realtà, ma Rick, non da segni di ripresa, intanto in lontananza si sente la sirena dell'ambulanza.
-1…2…3…4…5…- Aria
-Stanno arrivando, resisti.  Rick per favore… non lasciarmi adesso… non pensare che passerò il resto della vita a piangere per te, brutto stupido di uno scrittore… avevo detto di tornare a casa…-
-1…2…3…4…5…- Aria
-MALEDIZIONE CASTLE, VUOI RESPIRARE?!-
Urla Kate, stringendogli la mano.
Il torace di Rick si solleva improvvisamente e la sua bocca si spalanca, come se stesse uscendo dalle profondità del mare e richiedesse aria dopo l’apnea.
Si fermano guardandolo increduli e Kate gli sostiene la testa con una mano, mentre con l’altra lo accarezza continuando a parlargli.
Castle apre per un momento gli occhi, guardando nel vuoto.
-Rick, sono qui. Rick, mi vedi… sono qui.-
Ruota gli occhi verso la voce che gli arriva come un eco, riesce a vederla in maniera sfocata. Vede la sua Kate, gli occhi pieni  di lacrime e il viso preoccupato, vorrebbe dirle che è tutto a posto, ma non ne ha la forza. Ci sono, sono qui e ti sento, è quello che pensa, ma non riesce a dirlo, però sente perfettamente le parole che lei continua ripetergli.
-Ti amo, non mi lasciare Rick… ti amo.-
 Poi il silenzio e… di nuovo il buio proprio mentre arrivano i paramedici.
-Che gli è successo?-
-Gli hanno iniettato una dose massiccia di digitale. Non ha respirato per alcuni minuti.-
Dice in un soffio Ryan passandosi la mano sulla fronte.
-Allora occorre un disintossicante… allerto l’ospedale. Per quanto tempo non ha respirato?-
-Non saprei- Ryan risponde ansimando -un bel po’, anche se a me è sembrata un’eternità!-
-Facciamo presto- continua il paramedico mentre gli dà l’ossigeno -ha ancora difficoltà a respirare e il cuore continua a collassare.-
Lo sistemano sulla lettiga e si dirigono all’ambulanza, mentre Beckett guarda il dottor Bellows.
Credeva di avere provato l’apice dell’odio verso l’uomo che ha ucciso sua madre, ma in quel momento, capisce che all’odio non c’è mai fine e che è semplice superare ancora la soglia. Si rende conto di provare un odio profondo per quell’essere abbietto, quell’essere per cui la vita non vale niente. Capisce che grazie a quell’odio  avrebbe anche potuto sparargli, solo per il piacere di farlo, solo per dare un senso di giustizia, sia a Rick, che a tutte quelle anime perse che Bellows aveva incenerito per sempre. E  la cosa la sconvolge, la fa rabbrividire, perché per un istante ha pensato esattamente come lui.
No… Katherine Beckett non è come te, lurido verme schifoso!
-Esposito, io vado con lui, lascio tutto in mano vostra, mi raccomando.-
-Tranquilla Beckett, tu pensa solo a Castle, qui è tutto sotto controllo. Andrà tutto bene!-
 
Mentre li portano via, il dottor Bellows ha uno strano ghigno compiaciuto sul viso.
-State facendo un errore… noi volevamo solo tenere la città più pulita!-
Esposito gli stringe le manette con forza, facendogli male di proposito.
-E’ finita dottore. E preghi per il nostro amico. Preghi che non gli succeda niente, perché sennò non le darò l’opportunità di finire in prigione.-
Bellows continua a  sorridere.
-L’omicidio non dovrebbe essere contemplato da un poliziotto.-
-Chi le dice che voglia ucciderla, potrei sempre portarla a fare un giro al vicolo della 72ma strada… le persone che abitano lì e che lei usa come carne da macello, sarebbero felici di farla a pezzettini, certo non per vendere i suoi organi… quelli sono tossici, ucciderebbero un serpente! Le piace la mia pensata, dottore?
L’espressione sorridente sul viso di Bellows si spegne all’improvviso, ed Esposito lo spinge dentro l’auto per portarlo al distretto. 


Continua...

 


Angolo di Rebecca:

Vi è mancata l'aria per un nano secondo?
A Castleluccio più di qualche secondo.
Bene che dirvi, buona lettura e al prossimo con chi resta e chi trorna.
Per chi parte, se efp non la cancella, Stellina sarà qui ad aspettarvi.
Perciò buone vacanze!!!

PS: Voglio tranquillizzare tutte le zie: Stella sta bene, è solo un pò triste
 ma tra un pò tornerà con i suoi sorrisi splendidi...
e in questo momento ha davvero bisogno di coccole amorose...
...corro a fargliele!!!

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Capitolo 15
*** La Confessione... ***


Stella...Stellina!

*

La Confessione...

*
15 capitolo

 
La barella che trasporta  Rick è sparita dietro una porta del pronto soccorso ormai da 37 minuti.
37 minuti contati, secondo per secondo, da Kate che guarda l’orologio come se fosse un nemico da distruggere. Quando sono arrivati all’ospedale, c’erano già un paio di giornalisti ad aspettare. Non riusciva a capacitarsi come facessero a sapere le notizie così in fretta e con la stessa fretta farsi trovare sul posto. Erano stati più tempestivi dell’ambulanza. Così appena arrivata al pronto soccorso, ha chiamato Martha per avvertirla, prima che sentisse la notizia alla tv, ma lei e Alexis erano già state avvertite da Montgomery, ancora più tempestivo dei giornalisti.
Ora, dopo 37 lunghi e interminabili minuti, è seduta davanti a quella porta, aspettando che qualcuno le dica qualcosa… qualunque cosa!
Perché ci mettono tanto? Forse è morto e non vogliono dirmelo! No, non può essere, se fosse morto, lo saprei già…
Scuote la testa negativamente come per sottolineare le parole rivolte a sé stessa.
No, se ci mettono tanto è un buon segno, vuol dire che respira ancora e che stanno cercando di salvarlo… oppure no? 
Si passa le mani tra i capelli  e le lascia sul viso, mentre chinandosi in avanti, appoggia i gomiti alle ginocchia.
Perché quando gli do un ordine fa sempre il contrario. Forse avrei dovuto dirgli di andare allo studio medico a farsi ammazzare, così lui di rimando, sarebbe tornato a casa!
Non riesce a pensare lucidamente. Vede solo il viso di Rick immobile, con le labbra violacee.
Non ha respirato per tanti minuti… ma quanti? In questi minuti il cervello è rimasto senza ossigeno… quanto tempo un cervello può restare senza ossigeno per non subire danni irreparabili!
-Beckett!- la voce di Montgomery la fa sussultare.
-Che notizie hai?-
-Ancora nessuna signore. E’ lì dentro da più di mezz’ora!-
Si accorge che dietro di lui c’è Muriel, si storce le dita nervosa e ha negli occhi l’orrore di tutto quello che è successo! Le si avvicina.
-Muriel, abbiamo trovato la sua amica Daisi, mi hanno detto che sta bene.-
La donna annuisce guardando il pavimento.
Alexis e Martha arrivano accompagnate da Ryan ed Esposito.
-Che fate qui?- chiede ai suoi uomini mentre abbraccia Alexis -vi ho chiesto di occuparvi di Bellows e Stewart.-
-Tranquilla, solo un momento per avere notizie e poi il capitano ci ha chiesto di accompagnare loro-  Esposito fa cenno verso Martha e Alexis -visto che eravamo di strada, poi torniamo al distretto. Intanto i colleghi li stanno schedando e intrattenendo per bene.-
-Kate, come sta papà? Ne ha combinata un’altra delle sue?- le chiede spaventata Alexis, con voce tremante.
Prima che possa rispondere, esce finalmente un medico.
-Sono il dottor Low, chi di voi è della famiglia?-
Kate si guarda intorno e poi balbetta.
-Beh… noi, siamo tutti qui per lui.-
Il dottore sorride.
-Io intendevo un consanguineo- fa una pausa perché un familiare si faccia avanti, ma l’unica cosa che ottiene è lo sguardo di  tanti occhi che lo fissano con la stessa espressione - ma mi pare di capire che non fa nessuna differenza. La dose di digitale lo ha portato davvero vicinissimo all’infarto. Fortunatamente il suo cuore è forte ed  è stato rianimato tempestivamente. Ora è tranquillo.-
-Perciò sta bene?- chiede una ragazzina con i capelli rossi.
-Bene è una parola grossa, signorina. Sta meglio. Il blocco respiratorio è durato qualche minuto, non sappiamo per quanto tempo il cervello sia rimasto senza ossigeno. Se ci saranno conseguenze lo sapremo solo al suo risveglio. Cosa che per le prossime ore non succederà, perché lo abbiamo sedato a dovere. Adesso la cura migliore per lui è dormire, per dare modo all’organismo di rigenerarsi.-
-Che problemi potrebbe avere, dottore?- chiede Martha.
-Potrebbe non averne nessuno. Potrebbe semplicemente svegliarsi ed essere pronto a tornare a casa, per questo non voglio sbilanciarmi. Aspettiamo che si svegli e poi vedremo.-
Alexis gli chiede se possono andare da lui.
-Naturalmente- risponde sorridendo il dottor Low, ma poi guarda le persone che ha davanti allarmato  -non tutti insieme però!-
La ragazza tende la mano verso Martha.
-Nonna, Kate venite?-
-Andate avanti, io vengo subito.- le risponde Beckett, che si volta a guardare Muriel, rimasta in disparte.
-Muriel…-
-Il signor Castle? Oh, mi dispiace tanto, è tutta colpa mia.-
Scoppia in lacrime e Beckett le mette la mano sotto al mento sollevandole il viso. La guarda con un’immensa dolcezza, e gli occhi lucidi.
-Se lei non fosse tornata al distretto, Rick sarebbe morto. Saremmo arrivati tardi, un paio di minuti dopo e sarebbe morto. Gli ha salvato la vita Muriel. Grazie!-
-Quando ho sentito l’indirizzo, ho avuto paura. Sono tornata al distretto prima possibile…Tutti quei morti… Hellen!-
-E’ tutto finito Muriel. Purtroppo non possiamo riportarli in vita, ma grazie alla sua caparbietà e al coraggio di Hellen Parker, è tutto finito. Adesso dico a Esposito di accompagnarla. E’ stata una giornata estenuante anche per lei.-
-Le dispiace se resto qui, solo per un pò? Mi metto in un angolino, nessuno si accorgerà di me! Vorrei essere sicura che il signor Rick starà bene!-
-Mi chiede il permesso? Lei può restare quanto vuole.-
-Allora vado a fare una visitina a Daisi e poi torno qui… grazie detective Beckett.- La guarda per un attimo senza dire niente, poi deglutisce e abbassa lo sguardo -lei somiglia tanto ad Hellen, sa? Coraggiosa, gentile e sincera!-
Vuole dirle sicuramente qualche altra cosa, ma la commozione le fa morire le parole in gola e Kate la abbraccia.
Quella donna minuta, con gli abiti logori, ha qualcosa che il denaro non può comprare.
Dignità, orgoglio e un cuore enorme.
La guarda allontanarsi nel corridoio con le spalle ricurve, come se si portasse addosso il dolore degli amici che non torneranno mai più al suo vicolo.
Poi si rivolge ai colleghi.
-Notizie di Andy?-
-Nessuna-  risponde Ryan -sembra sparito nel nulla, ma ora torniamo al distretto e mettiamo il dottorino sotto torchio.-
-Lo prenderemo, tranquilla!- cerca di rassicurarla Esposito  -ora va da Castle, al resto pensiamo noi.-
Beckett guarda i suoi uomini dritto negli occhi, i suoi amici, di più. La sua famiglia.
-Grazie ragazzi. Grazie a te Kevin. Oggi mi è preso il panico e se tu non avessi preso in mano la situazione con Stewart, io non so…-
Non riesce a finire, perché i due amici insieme, fanno una cosa che mai avrebbero fatto con la vecchia Beckett. Le cingono le spalle e la tirano verso di loro, avvolgendola in uno stretto abbraccio e Ryan le sussurra all’orecchio.
-Castle è un testone, ma quando si sveglia, non picchiarlo!-
Si ritrovano a ridere, quando si staccano, visibilmente commossi e Kate fa loro lo sguardo truce…
-Se lo fate un’altra volta, metterete a posto l’archivio per i prossimi sei mesi.- Detto questo, si gira di scatto e si dirige verso la stanza di Rick.
 
Al distretto, durante l’interrogatorio, il dottor Bellows si è mostrato restio a rispondere, proprio come i due becchini killer, mentre il dottor Stewart è stato addirittura logorroico, come se non vedesse l’ora di liberarsi di un enorme peso.
Esposito e Ryan sono seduti di fronte a loro.
-Allora chi comincia?-
-A fare cosa?-  risponde sprezzante Bellows. -Non avete prove contro di noi!-
Esposito comincia davvero a non reggerlo più, se non la pianta di mostrare quel ghigno e quell’espressione da essere supremo, potrebbe anche spaccargli la faccia. Ryan se ne accorge e lo precede nella risposta.
-Forse non abbiamo prove, ma l’incriminazione per tentato omicidio ai danni del signor Richard Castle non gliela leva nessuno, visto che i testimoni sono poliziotti. Perciò se collaborate con una confessione, magari potreste evitare di passare l’ergastolo tutto in isolamento, magari potrebbero portarvi a fare l’ora d’aria, sarebbe importante, non crede dottor Bellows?-
L’uomo per la prima volta abbassa lo sguardo e Ryan si rivolge a Stewart.
-Allora, vuole cominciare lei dottor Stewart, mi sembra impaziente… cominci pure dall’inizio. Siamo tutti orecchi!-
-Anthony ed Andy sono cugini…-  inizia a sussurrare il dottor Stewart.
-Proprio non hai intenzione di tenere il becco chiuso, non è vero?-
Sbotta Bellows contro l’amico.
-Smettila Anthony, ormai è finita, grazie al cielo. Io davvero non ce la facevo più ad andare avanti così.-
-Allora si liberi la coscienza in fretta, dottor Stewart.- dice secco Esposito e il medico continua.
-E’ cominciato tutto circa tre anni fa. Lo studio navigava in cattive acque.
La clinica mobile esisteva già, facevamo analisi e visite di ogni genere per decine di senza tetto. Un giorno Anthony si ritrova tra le mani la cartella clinica di una donna e mentre catalogava le sue analisi, mi guarda in uno strano modo 'C'è qualcuno che pagherebbe qualunque cifra per avere i reni di questa donna!' Io gli chiedo di cosa parla e lui mi racconta che il padre di un suo paziente in lista per un trapianto di reni, gli ha confessato che sarebbe stato disposto a pagare  qualunque cifra, se avesse potuto trovare un canale non ufficiale per avere i reni da trapiantare al figlio. Per un momento io non sono riuscito a seguire il suo filo logico, così lui mi spiega meglio. 'Questa donna, non ha nessuno, è sola al mondo. Per l’anagrafe non esiste e per di più sporca la città. I suoi reni potrebbero salvare la vita ad un uomo di trent’anni. Un uomo rispettabile, vice presidente nell’industria del padre, che ha una montagna di soldi. Pensaci, mi dice,potremmo guadagnare una montagna di dollari in un paio di ore e rimettere a posto lo studio.' Quando gli faccio notare che quello che proponeva era omicidio, lui si fa una bella risata. 'Omicidio! Io parlerei più di pulizia della città dalla feccia, che però si redimerebbe davanti alla società, immolando la propria vita per quella degli altri.' Era davvero convinto di quello che diceva, così ripete le analisi ancora una volta comparandole con quelle del suo paziente e poi contatta il padre. Gli dice che avrebbe potuto procurargli i reni, e se fosse stato interessato alla cosa, lui lo avrebbe aiutato. Beh, quel tizio ha pagato tutto sull’unghia, in contanti. Bellows allora, contatta Albert Tale, sono stati al college assieme. Lui ha studiato medicina, ma poi è finito nell’agenzia di pompe funebri di suo padre. La odiava e Anthony sapeva che era completamente matto e che avrebbe fatto qualunque cosa per mettere da parte abbastanza soldi per sparire e bruciare quella maledetta agenzia. Quando gli espose il suo piano Tale fu felice di essere l’artefice di tutto. Ha sempre avuto delle strane manie! Lui si sarebbe occupato dell’espianto e di liberarsi del cadavere. Così Anthony chiama suo cugino Andy e lo mette al corrente del piano. Lui doveva portare la donna ai Tale, che avrebbero fatto il resto del lavoro. Consegnati gli organi, Albert si è liberato del cadavere bruciandolo nel forno crematorio, mentre per l’operazione vera e propria il cliente si è servito di un chirurgo di fiducia, suo amico. La cosa è andata talmente bene e liscia come l’olio, che Anthony e suo cugino, pensarono di mettere insieme un vero e proprio commercio. Pagamenti in contanti ed anonimi, soldi fuori dal paese e niente cadaveri…-
Esposito è così allibito da quello che ha sentito, che ci mette un paio di secondi per assimilare e riuscire a proporre un’altra domanda.
-Hellen? Chi l’ha uccisa?-
-L’ha uccisa Andy. Hellen, non so perché, ha cominciato ad avere dei sospetti e ha fatto l’errore di parlarne con Anthony… e lui l’ha fatta ammazzare, facendo ricadere la colpa sul suo ex. Ma di questo io ero all’oscuro. L’ho saputo soltanto ieri.-
Esposito tentenna nel fare l’ultima domanda.
-Quante… persone ci sono su quelle liste?-
Stewart chiude gli occhi, come se ad un tratto provasse orrore per quello che ha raccontato.
-Una sessantina circa, non so il numero esatto!-
I due colleghi escono dalla sala interrogatori esausti, non per il tempo passato a lavorare, ma perché, più il medico parlava, più loro sentivano l’aria venirgli meno.
-Una sessantina- ripete Esposito -hanno ucciso sessanta persone e venduto i loro organi all’asta… è una cosa… io non so come definirla!-
-Capitano, hanno messo su un commercio perfetto- racconta Ryan. -Avevano per clientela il fior fiore della società, solo chi si poteva permettere di pagare qualunque cifra. Reclutavano la clientela attraverso i fratelli Tale, grazie al loro lavoro avevano contatti con gli ospedali e le cliniche private. E anche dalle banche dati e le liste per i trapianti. Prendevano informazioni e poi contattavano le persone che credevano avrebbero accettato il loro aiuto. Una volta preso contatto, Andy metteva degli annunci in codice sulla pagina dei defunti, e l’interessato rispondeva, sullo stesso giornale. Avveniva tutto nella più completa riservatezza. E il fatto che poi ognuno dei clienti avesse un medico personale che si occupava del trapianto, non ci darà modo di risalire a nessuno dei trapiantatiLa trovata di incenerire i resti dei cadaveri nel forno crematorio, è stata la ciliegina sulla torta.-
Il capitano scuote la testa.
-Il caso passerà  presto all’FBI.-
-FBI? Perché signore?- chiede Esposito.
-Per essere sicuri che questo commercio non si svolga anche in altre parti del paese. Tanto il caso è stato portato a termine da noi. L’agente speciale Topper, dovrà solo estendere un’indagine fuori da NY. Non avrà nulla a che fare con il nostro ufficio. I conti alle Cayman di quelle iene sono già stati bloccati e l’unico rimasto a piede libero è Andrew Bellows. Ma anche casa sua è stata perquisita. C’erano cinquecento mila dollari in contanti. Ora è priorità assoluta trovare qust’uomo. Li abbiamo presi tutti e non ho intenzione di chiudere il caso senza l’assassino materiale di quella povera ragazza!- 



Continua...


 

Angolo di Rebecca:

Rick non è ancora del tutto fuori pericolo.
Bellows continua a non smentirsi e a dimostrarsi l'essere subdolo, cinico e senza anima che realmente è...
Un capitolo un pò così, ma dovevo dare spazio alla spiegazione del caso,
che spero sia stata chiara...

Grazie e buona lettura!

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Capitolo 16
*** Martha e Muriel... ***


 Stella...Stellina!

*

Martha e Muriel

*
15 capitolo

 

Dalla mattina e per tutto il pomeriggio, le condizioni  di Castle sono rimaste stazionarie, a parte per un attimo, in cui il monitor ha accusato delle strane aritmie, ma i medici pronti, lo hanno soccorso e stabilizzato. Il dottor Low ha perciò ritenuto opportuno continuare a tenerlo sedato.
I giornalisti finalmente sono stati allontanati, regalando a tutti un po’ di pace e un paio di agenti in divisa sono rimasti appostati all’ingresso e sul piano, per qualsiasi evenienza.
Alle 9.00 di sera la situazione non è cambiata. Rick è tranquillo e il monitoraggio del suo cuore non mostra niente di anomalo, ma continua a dormire, perciò l’ansia che Kate e gli altri sentono dentro, non accenna a diminuire. Aspettare di sapere se le funzioni cerebrali di Castle sono buone oppure no, è estenuante.
Martha non lo ha lasciato da solo nemmeno per un momento. Gli tiene la mano da ore, senza dire una parola, con lo sguardo fisso sul suo viso, pronta a registrare qualunque piccolo movimento o cambiamento dell’espressione del figlio.
Kate ha sempre avuto affetto per lei, ma da quando vivono assieme, si è resa conto di amare profondamente quella donna.
Stravagante, sempre in mostra, pronta a fare la protagonista, a mettere al primo posto tutto quello che riluce e non l’oro vero, comportamento che ha sempre, anche dentro casa, come se realmente l’unica cosa importante a questo mondo per Martha Rodger, fosse solo Martha Rodgers…
Ma se ti soffermi anche solo 5 minuti, mentre si becca con Richard o sproloquia con la nipote, non puoi fare a meno di amarla, come Rick. Sono così simili e non se ne rendono nemmeno conto.
Fa la diva… ma in realtà è una donna, una madre, una nonna.
Fiera di esserlo.
Fiera di quel figlio che ha cresciuto orgogliosamente da sola.
Fiera di quella nipote che ha contribuito ad essere meravigliosa.
Fiera di quel piccolo mondo che è la sua famiglia e che esiste grazie a lei, da quando molti anni prima ha deciso di mettere al mondo il suo Richard, da sola!
Martha alza lo sguardo e le sorride, gli stessi occhi e lo stesso sorriso di Rick, Kate le si siede vicino.
-Alexis è crollata sul divano della sala d’attesa, perché non andate a casa, resto io con lui.-
-Preferirei di no.-
-Martha,  potrebbe dormire ancora per molto, e anche quando si sveglierà- si ferma un attimo, cercando di non immaginare il peggio -potrebbe avere bisogno di assistenza. Ma se stiamo tutti qui, domani saremo  stremati e quando avrà bisogno di noi, saremo troppo stanchi per aiutarlo. Resto io stanotte, domattina mi date il cambio e se è tutto a posto, vado anch’io a farmi una bella dormita.-
Martha continua a guardare suo figlio.
-Hai ragione, non mi piace, ma hai ragione. Però se fa anche un solo movimento strano…-
-Ti telefono immediatamente! Sai che lo farò.-
Bacia il suo Richard sulla fronte, ma arrivata alla porta, si volta a guardare Kate e torna indietro.
Eccola. Adesso mi dice che è tutta colpa mia… e ha ragione!
-Credo di non averti ancora detto grazie.- Le sussurra, invece lasciandola di stucco.
-Per… per cosa?-
Martha posa lo sguardo ancora su Rick.
-E’ sempre stato tormentato da quella parte di sé che non conosce a causa mia, ci ride sopra e ormai ci ha fatto il callo, ma ha sempre avuto un grande vuoto dentro. Si è difeso dal mondo e a volte anche da me fingendosi un burlone e con il suo carattere strampalato è riuscito a superare tante paure, a essere determinato, diventando uno scrittore affermato e un uomo brillante, mostrando agli altri, e per certi versi anche a se stesso, solo Richard Castle e mai quello che realmente è… e per quanto riguarda l’amore… non è mai stato furbo. Ha sempre cercato di circondarsi di gente, di rumori, di parole, per riempire in un modo o nell’altro quel vuoto, colmato in gran parte soltanto da Alexis. Ma la maggior parte delle volte ha preso delle enormi sbandate, sbagliando di grosso e uscendone sempre malconcio, ma mai sconfitto.-
sposta lo sguardo su di lei con dolcezza.
-Quello che sto cercando di dirti è che non è mai stato tanto sereno e in pace con se stesso, come da quando state insieme. Si è sempre sentito incompleto. Ora non più… grazie a te!-
Kate cerca di ricacciare indietro le lacrime, ma non ci riesce e una le scappa sulla guancia.
-Anch’io sono completa adesso e non solo grazie a Rick!-
Le risponde abbassando lo sguardo, sperando di essere riuscita a farle capire quanto tiene a lei, visto che oltre quella frase non sarebbe riuscita a dire altro, senza fare scappare un intero diluvio.
Martha le asciuga quella lacrima sfuggita e la bacia sulla fronte, proprio come ha fatto poco prima con suo figlio e sorridendo, va via in silenzio.
Mentre Kate la segue con lo sguardo, nel suo passo fiero e morbido, ma con la testa china sui suoi pensieri, lascia che il diluvio si scateni.
Si… lei ama quella donna. Si è ritrovata ad amarla come ha amato sua madre, e si sente bene, perché da quando Johanna non c’è più, nessuno le ha mai fatto sentire lo stesso calore nel cuore e la sensazione di essere ancora a casa, in un posto sicuro dove poter sempre tornare, come quel bacio in fronte e quella stretta silenziosa di mano tra madre e figlio.
 
Si siede accanto a Rick asciugandosi le lacrime.
E’ il primo momento di solitudine che ha con lui da quella mattina. Gli passa le dita tra i capelli, sulla fronte, sulle labbra.
Chiude gli occhi e ripensa a quando erano cianotiche.
-Qualunque cosa succeda quando aprirai gli occhi, io ci sarò Rick, sempre e comunque!-
Gli sussurra all’orecchio, cercando di non piangere ancora.
Gli prende la mano e appoggia la testa sul cuscino, avvicinando il viso al collo di Rick e piano si addormenta.
Prima di mezza notte, il vibro del telefono la sveglia, leggendo sul display il nome di Ryan, le sfugge un sorriso, sono ancora in ufficio!!!
-Beckett… Come va?-
-Niente di nuovo, dorme ancora, ma sembra tranquillo. L’indagine invece?-
-Abbiamo finito finalmente, interrogare quei bastardi è stato deleterio, più parlavano e più ci veniva da vomitare.-
Esposito segue a ruota il collega.
-I tecnici hanno tirato fuori tutte le cartelle dal computer di Bellows-  fa una pausa -abbiamo avuto la conferma che ci sono 58 nomi in quasi tre anni!-
Beckett chiude gli occhi e sospira.
-Santo cielo… e Andy?-
-Ancora nessuna traccia, dopo che la stampa ha dato la notizia, si è volatilizzato. Ma sono stati congelati tutti i conti bancari a cui siamo risaliti, e a casa sua abbiamo anche requisito cinquecento mila dollari. Non ha un soldo. Prima o poi lo beccheremo.-
Ryan aspetta che il collega finisca di parlare di lavoro.
-Hanno chiamato tutti qui in ufficio, suor Mary, Amy Carter, perfino la signorina Jackson, per chiedere notizie sulla salute di Castle… quando lo saprà il suo ego farà la ruota come il pavone!-
-Hai ragione Kevin- gli risponde sorridendo Beckett - e sarà ancora più fiero di quello che ha fatto, almeno fino a quando non lo avrò picchiato.-
Dopo un attimo di silenzio i due amici dicono assieme.
-Ti serve niente?-
Sorridono guardandosi in facci e poi è Esposito a continuare.
-Magari veniamo a darti il cambio, così ti riposi un po’, Lanie purtroppo ha due autopsie urgenti e passerà tutta la notte all’obitorio a lavorare.-
-No ragazzi, grazie. Voglio restare qui. Andate a casa e domani, per prima cosa occupatevi della scarcerazione di Jeremy Walsh.-
-Come vuoi- le risponde Ryan  -se hai bisogno, fa un fischio.-
 
Ohhh! Che c’è signor Castle? Ha paura? 
Sta morendo! 
E’ normale che abbia paura… non deve vergognarsene. 
Se ha voglia di urlare lo faccia, noi non ci offendiamo, non è vero Thomas? 
Opps…dimenticavo… non può urlare. 
Non può respirare… come fa ad urlare senza respirare! 
Peccato, morirà in silenzio e la sua poliziotta personale non potrà salvarla… non la vedrà più! 
Un vero peccato… una mente così geniale come la sua… che spreco! 
Le do una buona notizia, signor Castle… lei è un uomo morto!
 
Apre gli occhi di botto, la voce del dottor Bellows è ancora dentro le sue orecchie e la sensazione di apnea lo ha paralizzato. Riesce a ruotare gli occhi alla sua destra e a intravedere un sottile tubicino trasparente che, da un punto imprecisato sopra di lui, si ferma sulla sua mano… è una flebo! Accanto, un piccolo monitor visualizza delle strisce a zigzag e un numero… finalmente riesce a fare un sospiro… sono in ospedale! Perciò sono vivo… per forza… sennò non avrei una flebo attaccata alla mano!
Sente un calore intermittente sull’altro braccio, riesce a voltare la testa. Lo fa lentamente, perché anche questo misero movimento gli è difficile al momento.
Kate sta dormendo con il viso sopra la sua mano, e il calore che sente è il suo respiro regolare. La posizione in cui si è addormentata deve essere scomodissima, cerca di muoversi, ma non ci riesce e  non vuole nemmeno disturbarla, così resta a guardarla.
Dormono insieme ormai da un po’ di tempo, ma quando gli capita di svegliarsi prima di lei, non può fare a meno di restare a guardarla dormire… è una visione, bellissima, con quelle piccole smorfie che fa di tanto in tanto con il naso e con le labbra. Resta ogni volta rapito. Guardarla gli ha sempre dato un senso di tranquillità.
Ma adesso la sua espressione è indecifrabile. Non è tranquilla. E’ sicuramente stanca e soprattutto preoccupata. Per lui!
Sospira più forte, come se avesse ancora difficoltà ad incanalare aria, Kate apre gli occhi e si perde finalmente nei suoi.
Si solleva delicatamente di più vicino al suo viso e lo accarezza.
-Ti sei svegliato, finalmente! Riesci a muoverti? A parlare? Mi vedi? Mi senti? Ti fa male da qualche parte?-
Lui la guarda senza rispondere, ma sorride.  Allora anche lei sorride.
-Ti ho fatto troppe domande, tutte insieme? Scusa! Vado a chiamare il medico.-
Ma la mano di Rick la ferma.
-Te ne vai senza neanche darmi un bacio?- sussurra lievemente.
Il fatto che risponda così e che le abbia afferrato la mano, significa che i suoi riflessi sono buoni, che ricorda, che i movimenti non sono bloccati… sta bene!
-Un bacio?- risponde lei con l’aria corrucciata, ma sottovoce e felice che Rick non corra più alcun pericolo.
-Sei arrabbiata, vero?-
-No, sono felice che tu ti metta sempre nei guai. Certo che sono arrabbiata! Ti avevo detto di tornare a casa.-
-Volevo solo che questa orribile storia finisse.-
-Infatti stava per finire… nel peggiore dei modi. Due minuti dopo e saresti morto! Dovresti avere più fiducia nelle mie capacità di poliziotto, Castle!-
-Oh, oh. Sono di nuovo in pericolo, mi hai chiamato Castle e non con una punta di rabbia repressa, ma con calma… e questo è davvero pericoloso!-
Cerca di sdrammatizzare come al suo solito, ma Kate lo fissa seria e lui non può fare a meno di distogliere gli occhi da quello sguardo.
-Come avete fatto a sapere dov’ero?-
-Muriel. Ha sentito mentre davi l’indirizzo al tassista ed è corsa subito al distretto a dare l’allarme. Ti ha salvato la vita! E’ rimasta qui fuori ad aspettare che ti svegliassi fino a un’ora fa, poi l’ho convinta ad andare a dormire. Vado a chiamare il medico.-
Durante la visita, lei approfitta per avvertire Martha che si è svegliato e che a prima vista non ha riportato nessun danno cerebrale. Chiama anche i colleghi e Lanie.
Dopo la visita, il medico le assicura che è tutto a posto, ma che la mattina dopo avrebbero fatto altre analisi e controlli per esserne certi. In linea di massima però, avrebbe solo dovuto continuare a riposare.
Quando rientra in camera, Rick la guarda sconsolato.
-Non preoccuparti. Aspetterò che tu ti riprenda completamente, prima di attaccarti in palestra al posto del sacco da boxe, voglio che tu sia in buona salute e nel pieno delle tue facoltà, per sentire meglio i pugni.-
Stavolta gli parla sorridendo, ma mentre gli si avvicina, lui continua ad avere quell’espressione sconsolata.
-Quanti ne hanno uccisi?-
Chiede secco e lei lo guarda con gli occhi lucidi… a quello sta pensando. Non al pericolo corso, ma alle vittime. Ecco perché lo ama, nonostante tutto.
-Ne parliamo domattina a mente fresca, ora devi riposare.-
-Quanti?-
Decide che è meglio rispondere, altrimenti non avrebbe più dormito, cocciuto com’è!
-Sulle schede ci sono 58 nomi, in quasi tre anni.-
Sussurra Kate e lui guarda il soffitto.
-Mio… Dio! Hanno ucciso, sventrato e cremato 58 persone! Così, come niente… come strappare fogli carta… come spegnere una sigaretta… come…-
Si porta la mano al torace lamentandosi per una fitta.
-Basta Rick, ora riposati. Ormai è finita!-
-Li avete presi tutti?-
-All’appello manca solo Andy… pensa, è il cugino del dottor Bellows.-
-Bella famiglia, non c’è che dire…-
Si interrompe vedendo un’ombra fuori dalla porta e Kate si gira d’istinto.
-Muriel! Credevo fosse andata via.-
-Sono rimasta fuori dal reparto, ho visto del movimento e mi sono spaventata… posso?-
Sul viso di Castle si disegna un enorme sorriso.
-Muriel… cara, dolce Muriel- le tende le mani e lei gliele stringe ricambiando il sorriso. .Non sarebbe dovuta restare, sarà stanca… grazie.-
I loro occhi sono lucidi e per un attimo si stringono le mani senza dire altro, finchè Castle riprende.
-Grazie Muriel… mi ha salvato la vita!-
-Mi ha fatto prendere un accidenti quando ha pronunciato quell’indirizzo. Lei è proprio un testone, scusi se glielo dico, ma ha fatto davvero una cosa molto stupida!-
-Lo dica pure Muriel- la interrompe Beckett seria, guardando storto Castle -lo dica pure e anche a voce alta, anzi domattina lo diciamo pure ai giornalisti quanto è stupido!-
-Non lo rimproveri, detective. Ha fatto una cosa stupida, ma per amore e giustizia. Vogliamo punirlo per questo?-
-Lo dica pure, Muriel- interviene Castle, guardando Beckett divertito -lo dica pure a voce alta, in modo che lei lo senta bene e lo memorizzi!-
Sorridono e Muriel si stacca dalle sue mani.
-Ora la lascio riposare. Mi raccomando, non si metta più nei guai.-
-Non vorrà andare a piedi a quest’ora di notte?- L’ammonisce Beckett  -la faccio accompagnare da uno degli agenti di guardia.-
-Non si preoccupi per me, Kate. Sono abituata ad andare in giro di notte. Nessuno farà caso ad una stracciona, i ladri di vite ormai sono stati sconfitti. Buona notte.-
Castle è visibilmente commosso, torna a guardare il soffitto sospirando.
-Potrà sembrarti una teoria aliena, ma non so perchè, Muriel mi ricorda mia madre. Sono entrambe orgogliose e dure come la roccia, ma pronte a sgretolarsi improvvisamente per un terremoto con epicentro nel cuore. Vorrei tanto riuscire a darle ancora un motivo per tornare a vivere.-  Sente gli occhi diventare pesanti. -Che ore sono?-
-Le due passate, e adesso devi proprio dormire.-
-Caspita! Ho dormito più di dodici ore, chissà perché mi sento così stanco.-
-Sei imbottito di sedativi e la digitale che ti ha iniettato Bellows ti ha quasi ucciso, è normale che l’organismo sia debilitato. Ora dormi… è un ordine Castle!-
-Obbedisco, detective…-
-Sarebbe ora!-
Sorride e finalmente gli dà quel tanto agognato bacio. 


Continua...

 


Angolo di Rebecca:

Tutto è bene quel che finisce bene...
Riccardone è a posto
(e pure io, non devo preoccuparmi di spostarmi...avete tutte una buona mira!)
Rick ha paragonato Martha a Muriel...
è strano? è davvero una teoria aliena?
No...sono due donne con vite diverse, molto diverse.
Ma nel cuore sono due Donne orgogliose e coraggiose...
con la D MAIUSCOLA!

Grazie per l'attenzione
al prossimo se si va!

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Capitolo 17
*** Il lupo è ancora in agguato! ***



Stella...Stellina!

*
Il Lupo è Ancora in Agguato


*
17 capitolo
 

 

La mattina dopo vengono svegliati dal dottor Low e da un’infermiera prima delle 7.00
Kate si è addormentata abbracciata a Rick, dopo che lui l’ha convinta a distendersi sul letto, invece di stare seduta a rompersi la schiena sulla sedia. Ormai tranquilla per la sua salute, si è lasciata andare alla stanchezza, tanto da non svegliarsi quando la luce del sole ha inondato la stanza. Così si è alzata di scatto, arrossendo imbarazzatissima, quando il dottor Low ha dato loro il buon giorno.
-Dottore, mi scusi… mi dispiace…-
Il medico la ferma sollevando la mano, sorridendole benevolmente e rivolgendosi a Rick.
-Felice di vederla sveglio, sono qui per una visita approfondita, signor Castle mi spiace per lei, ma adesso è tutto mio... mi serve il suo sangue!-
-Detta così, è un po’ macabra dottore, non le pare?- 
Rick fa una strana faccia sgranando gli occhi mentre il medico solleva la mano, in cui stringe una siringa, ricordandosi improvvisamente il ghigno di Bellows, prima che lo infilzasse. 
-A noi due signor Castle!-
 
Alle 8.30 tutte le analisi necessarie per avere una visione completa della salute di Castle erano pronte.
-E’ tutto a posto, detective Beckett. Riflessi, memoria, sensi… è stato davvero fortunato. Può riportarlo a casa in mattinata stesso, deve solo riposare per un paio di giorni- sorride guardandoli da sopra gli occhialini tondi che porta sul naso -e anche un po’ di coccole non gli farebbero male. Vado a preparare il foglio d’uscita, scusate!-
Prima di uscire, si gira a guardarli con il viso rabbuiato.
-Quello che è successo… voglio dire il traffico di organi… io non so che dire. Sono scioccato, mi vergogno di essere collega di quei mostri.-
-Non si paragoni a loro, dottor Low, quelli non sono medici, ma solo esseri senz’anima. E sottolineo esseri, perché non meritano nemmeno di essere paragonati a qualcosa di umano.- risponde Castle con una venatura d’ira nella voce, ripensando alla cattiveria di  Bellows.
-Se aveste bisogno di aiuto per i senza tetto, o per altro, contattatemi pure, sarò disponibile a qualunque cosa.-
Fa un cenno col capo ed esce dalla stanza, proprio mentre fanno il loro ingresso Ryan, Esposito e Lanie.
-Ehi amico, come va?-
Gli chiedono sorridenti e sinceramente felici di vederlo quasi in piedi.
-Ragazzi ciao! Siamo mattinieri! Sto bene grazie, tra un po’ mi buttano fuori. Hanno detto che devo riposare e che qualcuno dovrebbe farmi le coccole...- 
Guarda Beckett con lo sguardo da cucciolo.
-Sicuramente le mie donne mi terranno a letto a riposo, ma per le coccole credo che dovrò rivolgermi a voi due, visto come mi guarda Kate e come saranno arrabbiate anche mia madre e mia figlia!-
Scoppiano a ridere e Ryan solleva le spalle.
-Beh, Castle, ascolta. Mi sono già compromesso mettendo le mie labbra sulle tue per farti respirare, perciò non credere che verrò nella tua camera da letto a farti le coccole… quest’onore lo lascio a Javier…-
-Piantala di dire sciocchezze Kevin, io le coccole le faccio solo ad una certa dottoressa, molto intrapr…-
Si blocca di colpo, quando la mano della dottoressa molto intraprendente, sbatte in maniera ancora più intraprendente contro la sua testa, facendolo rimbalzare in avanti, tra le risate di tutti.
-Che storia è questa?-
Chiede Rick sorpreso e Kate gli risponde sorridendo.
-Muriel ti ha salvato dando l’allarme, ma ho dimenticato di dirti che Ryan ti ha praticato la respirazione bocca a bocca, sei vivo anche per questo.-
-Accidenti, questa me la sono persa, non è che qualcuno di voi ha fatto un video?-
Nella stanza cala il silenzio e i tre uomini si ritrovano a guardare Beckett, trattenendo il respiro, mentre sul viso di Lanie si dipinge un sorriso compiaciuto guardando l’espressione di Kate.
-Sai, ho promesso a Ryan che non ti avrei picchiato, ma mi stanno prudendo le mani…-
Inizia a dire avvicinandosi lentamente al letto, ma viene interrotta da Esposito.
-Mmhhh, noi dobbiamo proprio andare, abbiamo un mucchio di cose da fare, a dopo.-
-Ehi ragazzi, che fate abbandonate la nave?-
-Indovinato Castle, meglio svignarcela, ci dispiacerebbe vedere il tuo sangue sparso per tutta la stanza… e poi dovremmo testimoniare contro il nostro capo!-
Stanno per uscire ma Rick li richiama.
-Javier, Kevin… grazie!-
Ryan sorride e gli occhi cominciano a luccicare. Si volta di scatto per non farsi vedere e mentre esce.
-Figurati, ti dovevamo un favore per la macchinetta del caffè… ora siamo pari!-
Castle scuote la testa sorridendo.
-Mi sarebbe piaciuto averli amici anche da ragazzino, ci saremmo divertiti un mondo insieme, chissà quante ne avremmo combinate!-
-Da ragazzini? Perché ora cosa siete, vicino a te poi hanno avuto una regressione all’età infantile- gli dice Kate ruotando gli occhi. -Chiamo tua madre, così le dico che non è necessario venire, visto che ti dimettono e tra un po’ saremo a casa.-
Rick non le toglie gli occhi di dosso mentre parla sorridendo con Martha, ha la faccia stanca, un po’ scompigliata, ma adorabile comunque. Pensa che nonostante tutto le coccole le farà lui a lei.
-Che c’è? Perché mi guardi così?-
Gli chiede quando chiude la chiamata e lo sorprende imbambolato a fissarla.
-Così come?- risponde lui ridestandosi.
-Lascia stare, ti do una mano a vestirti, così appena il medico ci dà il via torniamo a casa.-
-Veramente sei più divertente quando mi aiuti a spogliarmi, detective!-
-Davvero? Invece tu non lo sei per niente, soprattutto adesso!-
Finisce la frase seria, con gli occhi bassi, aiutandolo a girarsi sul letto e a mettersi seduto.
-Kate, che c’è?-
-Niente- risponde sempre con gli occhi bassi, mentre lo aiuta ad infilare le pantofole -sono solo stanca.-
-Perdonami Kate, lo so che dire mi dispiace è facile e scontato, ma mi dispiace davvero!-
-Non importa! Ormai è tutto passato e grazie al cielo è finita bene.-
-Non è vero che non importa… perché… perché so come mi sentirei io se ti vedessi stesa a terra con le labbra cianotiche… io non riesco nemmeno a immaginarlo.-
Finalmente lei alza gli occhi e lo guarda.
-Se lo sai Rick, allora non farlo più. Non te lo sto né ordinando, né imponendo. Te lo sto chiedendo per favore. Non farmi prendere decisioni drastiche, perché se mi metti davanti ad una scelta, io sceglierò di lasciarti a casa. Definitivamente.-
E’ ferma in quello che gli sta dicendo. Rick la fa sedere accanto a lui sul letto.
-Non farò mai più niente che metta in pericolo la mia vita. E questa è una promessa vera. Te lo giuro su Alexis.-
-Non mi piacciono i giuramenti, voglio solo che resti con me. Come vedi sono soltanto egoista.-
-Allora mi ami ancora?- dice lui avvicinandosi alle sue labbra.
-Purtroppo…- sussurra lei mettendo fine all’ultimo centimetro di distanza che li separa.
Quel bacio è come un carica batterie, un secondo, un minuto, un’eternità… non ha importanza il tempo e nemmeno lo spazio. La stanchezza, la paura, l’ansia… tutto si dissolve con la carica elettrica provocata dall’unione delle loro labbra.
Subito dopo si guardano negli occhi per un istante… e parlano insieme.
-Rick / Kate…-
-Ok, prima tu / Ok, prima tu.-
Ridono perché non solo parlano assieme, ma dicono anche le stesse identiche parole. Allora Rick solleva la mano.
-Se andiamo avanti così, finisce che avremo bisogno di qualcuno che regoli il traffico, ogni volta che apriamo bocca!-
-Magari un agente della stradale.- gli risponde lei continuando a ridere.
-Prima le signore, prego. Parla tu.-
Lei abbassa lo sguardo, come se fosse impacciata e non sapesse da dove cominciare. Poi lo guarda e parte risoluta.
-Pensavo… -
Ma viene interrotta da dottor Low.
-Signor Castle, una firmetta qui, e poi dritto a casa.-
Dieci minuti dopo, sono seduti in macchina, pronti ad uscire dal parcheggio dell’ospedale.
-Allora Kate, che volevi dirmi prima?-
-Beh, ecco… pensavo…-
Questa volta è il cellulare di Kate ad interromperli e sospirando, alzano tutti e due gli occhi al cielo.
-Beckett…-
-Sono Esposito, hanno individuato Andrew Bellows vicino al parco. Noi stiamo andando…-
-Ok, lascio Castle a casa e vi raggiungo. Tenetemi al corrente.-
-Che succede?-
-Hanno individuato Andy.-
-Prendo un taxi per andare a casa, tu và.-
-Non se ne parla, ti porto…-
-Kate, sto bene. E’ più importante prendere quel bastardo, voglio che tu sia lì, quando succederà.-
Scende dall’auto, chiama il taxi che vede in lontananza e si sporge dal finestrino.
-Sta attenta, ti rivoglio a casa per pranzo e tutta intera.-
Lei sorride e annuisce.
-E tu fila subito a letto.-
-Uhhhh, quanta foga detective!-
-Castle… possibile che ogni cosa debba avere un doppio senso per te?-
-Ti sbagli tesoro, il senso è unico-
Le risponde strizzando l’occhio e Kate non può fare ameno di sorridere.
-Attento a non trovarti in una strada senza uscita, in questo senso unico, fila subito a letto!-
 
Sul taxi ripensa al giorno prima, alla cavolata che ha fatto andando nella tana del lupo, senza pensare al pericolo, al dolore che ha dato ai suoi familiari e alla sua Kate.
Ha rischiato davvero di morire e quella sensazione di mancanza d’aria gli provoca ancora i brividi. L’aria, che esce lentamente dai polmoni per non rientrarci, ti lascia il tempo di capire che non respirerai più. Perciò ti lascia il tempo di capire che stai morendo. E non è vero che ti passa tutta la vita davanti in un solo minuto, perché in quel minuto pensi solo che avresti ancora un miliardo di cose da fare e da dire alle persone che ami.  Sarebbe stato davvero stupido morire così, lasciare Alexis… e Kate, proprio adesso.
Il lupo! Quello sì che era un lupo cattivo, non come il “upo” di Stella!  Anche a lei ha pensato in quel minuto, ha perfino sentito la sua vocina che lo chiamava. Ha immaginato cosa può avere provato Hellen, quando ha capito che la sua vita sarebbe stata spezzata, pensando alla sua bambina. La sofferenza di non rivederla più deve essere stata più forte della paura stessa di morire. Come può essere successo che un frugoletto così piccolo si sia portata via un pezzo di cuore solo in un paio di giorni. Chiude gli occhi, inspira profondamente e poi sorride, pensando a quello che vuole dire a Kate quando tornerà a casa.  
E se lei volesse dirmi la stessa cosa? Non ci troverei niente di strano. Ormai parliamo assieme, diciamo le stesse cose e nello stesso momento, ci completiamo le frasi a vicenda da sempre, magari ora decidiamo perfino insieme, senza consultarci prima… 
Continua a sorridere divertito, scuotendo la testa e si accorge dallo specchietto retrovisore che il tassista lo sta guardando strano, ma non perché lo abbia riconosciuto, di sicuro non ha la più pallida idea di chi sia. No, lo guarda strano per le smorfie che fa con la faccia. Allora sfodera uno dei suoi sorrisi accattivanti.
-Le è mai capitato di morire?-
L’espressione del tassista peggiora e Rick continua il suo discorso come se la sua, fosse una domanda normale.
-Beh, a me si. Ieri sono morto… o quasi, se fossi morto davvero non potrei parlare con lei, oppure lei dovrebbe preoccuparsi perché io sarei un fantasma. Sto divagando vero? Ammetto che mi capita spesso… Comunque ieri sono quasi morto e oggi respiro, rido, parlo con lei… insomma sono vivo… e sono felice, non è una cosa fantastica!-
Nel frattempo sono arrivati, scende e pagando la corsa continua.
-Lei non è felice di essere vivo?-
-Perché non dovrei essere felice? Guido un taxi per una miseria, carico ogni giorno gente strana, strampalata, pazza e psicopatica- dicendolo, lo squadra dalla testa ai piedi -poi torno a casa e trovo 100 chili di carne traballante, nello specifico mia moglie, ad aspettarmi davanti alla porta, con i sacchetti della spazzatura da buttare. Lei che dice, sono felice? Ma tu guarda questo!-
Rimette in moto e riparte, Castle continua a sorridere…dovresti esserlo amico, anche se non ti rendi conto di quanto sei fortunato solo perché respiri! 
Quando apre la porta ed entra in casa, Alexis è seduta sul divano.
-Ciao tesoro.-
Lei non risponde, è ferma e immobile come una statua.
-Beh, nemmeno un sorriso. Capisco che sei arrabbiata per la stupidaggine che ho fatto, e non pretendo che mi butti le braccia al collo, ma nemmeno un sorrisino di ben tornato!-
Si blocca a circa un metro da lei. Non è arrabbiata, è spaventata. I suoi  occhi sono sbarrati, fissi su di lui, che per un momento resta spiazzato dalla sua espressione… poi una voce da dietro al divano lo immobilizza.
-Signor Castle! Glielo do io il ben tornato!-
Rick sgrana gli occhi.
-Andy!-
Il lupo è ancora in agguato! 



Continua...



Angolo di Rebecca:
O.O non credo di avere molto da dire per questo capitolo.
La fine parla da sola! C'è il lupo!!!
Ahhh, si una cosa sui tassisti.
Non ricordo chi, ma qualcuna di voi mi ha detto che i tassisti
dovrebbere essere inseriti nella sigla di Castle,
per come li facciamo diventare protagonisti delle nostre ff...
beh, secondo me è vero!
Buona lettura...e buona notte 


;))

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Capitolo 18
*** Niente Segreti ***


 


Stella...Stellina!
*

Niente Segreti "Castle" nella vita di Beckett!

*
18 capitolo 

 

 

-Vedo che si è ripreso subito Signor Castle. Sono  contento!-
Andrew Bellows ha una pistola in mano e la tiene puntata su Alexis, Rick  si guarda intorno.
-Stai… bene?- le sussurra e lei fa cenno di sì con la testa.
-Dov’è mia madre?-
-Oh, non si preoccupi. La signora è al sicuro dentro lo sgabuzzino lì dietro. Signora le spiacerebbe fare sentire a suo figlio che è viva e vegeta?-
Dallo sgabuzzino arrivano dei mugugni e dei colpi contro la porta.
-Grazie signora, gentilissima. Tranquillo Richard… non ti dispiace se ti chiamo Richard? Sta bene, è solo legata e imbavagliata… per sicurezza! Per quanto riguarda questa dolce ragazzina, dipende tutto da te. Mi spiacerebbe rovinare un così delizioso visino.-
-Non capisco cosa fai qui. Cosa puoi volere da me… la polizia…-
-La polizia è fuori strada. Credono che io sia nei pressi del parco, saranno fuori portata per un po’. Il tempo necessario perché  tu ed io facciamo amicizia.-
Si siede accanto ad Alexis, mettendole il braccio attorno alle spalle. Rick stringe i pugni e sente un dolore lancinante al petto. Dopo quello che è successo il giorno prima, avere la tachicardia non lo aiuta affatto.
-Che vuoi?-
-Intanto metti il tuo telefono sul tavolo, così evitiamo spiacevoli inconvenienti. Ho saputo che hai l’abitudine di registrare tutto!-
Rick fa come gli dice e lui continua.
-La tua detective e i suoi colleghi mi hanno lasciato al verde, requisendo i soldi che hanno trovato a casa mia. Non ho nessuna intenzione di andarmene a mani vuote. Visto che la colpa è della tua donna, ho pensato che tu mi devi qualcosa.-
-Non tengo molto in casa, ma puoi prenderti tutto quello che vuoi, basta che sparisci.-
-Tutto quello che voglio… generoso! Non credo che quello che hai in casa potrebbe soddisfarmi. Ora noi andiamo alla tua banca. Tu fai un considerevole prelievo, mmhhh… vediamo, magari trecento mila dollari, in contanti. Non è un problema per te, non è vero? No, perché se dovesse essere un problema, ti consiglio di pensare velocemente a come risolverlo, se non ho in mano quei soldi entro un’ora, ti mancherà la materia prima per essere ancora definito un padre!-
Punta la pistola sul viso di Alexis, come se la accarezzasse. La ragazza chiude gli occhi e Rick fa per muoversi, ma Andy lo ferma.
-Se fai anche solo mezzo passo la facciamo finita subito. Allora, ci muoviamo?-
-Va bene, andiamo, ma sarà meglio trovare una buona scusa con il direttore, perché una somma del genere di solito non la danno così su due piedi. Nemmeno a me!-
-Ecco bravo, comincia a pensare, sei tu quello che inventa le storie… ho visto che hai una Ferrari giù in garage… mi piacerebbe farci un giro.-
Si alza tirando a sé Alexis.
-Aspetta, lei possiamo lasciarla qui, legala e chiudila nello sgabuzzino, non serve che la portiamo con noi.-
-Forse non serve a te, ma a me si. Se fai un solo movimento sbagliato, lei mi serve e come! Muoviti.-
-Ma nella Ferrari non ci stiamo in tre.-
-Ohhh, Richard. Basta stringerci un pochino.-
Mentre stanno per uscire dal cellulare di Castle, rimasto sul tavolino del salotto, arrivano le note della fastidiosa musichetta che ha messo come suoneria per Beckett. Lo guardano tutti e tre, senza fiatare. Andy controlla la chiamata.
-E’ la tua detective. Devi rispondere, altrimenti si farà venire le paranoie... Dille qualcosa di sbagliato e tua figlia è morta!-
Preme il tastino verde e mette il viva voce.
-Rick…-
-Beckett. Trovato Andy?-
-Macchè, i colleghi stanno ancora controllando l’intero perimetro del parco, ma non c’è traccia di lui. Tu come stai? Alexis ti ha perdonato?-
-Sto bene, Alexis non è poi così arrabbiata con me. Ha deciso di farmi le coccole e sta preparando una sorpresa per stasera…-
-Che tipo di sorpresa?-
-Oh, quanto sei curiosa zuccherino! Hai dimenticato il nostro patto? Due menti e una voce, ma ognuno tiene i suoi segreti, passati, presenti e futuri, per sé… perciò sta al patto e non fare domande. Ci vediamo dopo, zuccherino!-
Andy chiude la chiamata e, sorridendo compiaciuto, fa uscire padre e figlia.
Kate ha ancora il telefono appoggiato all’orecchio e un’espressione strana in faccia, tanto che Esposito si preoccupa.
-Che c’è Beckett, Castle sta male? Ha avuto una ricaduta?-
-Mi… ha chiamata… zuccherino! Due volte!-
I colleghi la guardano straniti, mentre un agente si avvicina loro.
-Detective Beckett, nessuna traccia. Certo il parco è grande e potrebbe essere ovunque. Continueremo a setacciare la zona, ma a mio parere chiunque lo ha segnalato, o si è sbagliato, o si è preso gioco di noi.-
Beckett mette via il telefono.
-Per depistarci… E’con lui!-
-Chi è con chi?- chiede Ryan e lei risponde mentre già corre verso la macchina.
-Andrew Bellows, è con Castle e Alexis è sicuramente con loro. Dobbiamo correre a casa.-
-Ma come fai a saperlo?-
Il cuore ricomincia a galoppare e l’ansia fa scorrere l’adrenalina troppo velocemente, mentre il cervello comincia ad immaginare scene drammaticamente sanguinarie in casa sua.
-Lo so e basta. Dì ad una paio di pattuglie di raggiungerci. IN FRETTA!-
 
-Bene, Richard. Ora tu entri in banca con il migliore sorriso che puoi sfoggiare e convinci il direttore a darti i soldi subito.-  Guarda Alexis -non vorrei mi partisse un colpo per sbaglio, se tu dovessi tardare e io dovessi innervosirmi.-
Rick guarda sua figlia, continua ad avere la stessa espressione di mezz’ora prima sul divano di casa. E’ terrorizzata.
Lui le sorride e le mette una mano sul viso.
-Non preoccuparti, lo sai che non permetterò che ti accada nulla. Lo sai, non è vero?-
Continua a guardarla fisso, sempre sorridendo e lei abbozza una specie di smorfia, chiude gli occhi e appoggia ancora di più il viso contro la mano di suo padre.
-Ma quanto siete carini… dolcissimi… SBRIGATI!-
Fa il numero del cellulare di Castle.
-Mettilo in tasca, così posso sentire cosa dici. Se dovesse interrompersi la chiamata, lei è morta. Se dovessi dire o fare qualcosa di stupido, lei è morta. Se dovessi anche solo avere l’impressione che mi stai prendendo in giro, lei è morta. In fin dei conti, una cosa così preziosa li vale trecento mila dollari… e forse di più!-
Rick scende dall’auto.
-Ricordati che ti vedo e ti sento.-
 
Arrivati a casa Castle, Beckett e i colleghi salgono in silenzio. La porta d’entrata è chiusa, Kate apre con le sue chiavi ed entrano il più silenziosamente possibile, guardandosi intorno. Ryan sale al piano superiore. Quando riscende fa segno con la testa che di sopra non c’è nessuno. Esposito ha controllato le altre stanze. Nessuno nemmeno lì.
-Beckett, è tutto in ordine, sei sicura che Andy sia stato qui?-
-Sono sicura!-
Sentono rumori provenire dallo sgabuzzino, si posizionano e Esposito apre la porta di scatto.
Gli occhi sbarrati di Martha sono l’unica cosa che Kate riesce a vedere.
-Martha!-  Le toglie il bavaglio, la slega e l’aiuta ad alzarsi -chiama un’ambulanza Ryan!-
-No, non serve sto bene. Dovete sbrigarvi. Stanno andando in banca.-
I tre continuano a guardarla aspettando che continui.
-Vuole che Richard prelevi dei soldi dal suo conto, prima di scappare. Ucciderà Alexis, se non fa come gli dice. Sbrigatevi.-
-Da quanto sono andati via?-
-Non saprei, da mezz’ora circa.-
-Ormai sarà già arrivato. Date l’allarme, avvertite Montgomery, voglio tutte le pattuglie disponibili alla Union Bank, niente sirene, niente divise. Non deve accorgersi di noi. Dobbiamo prenderlo davanti alla banca, perché non credo che li lascerà andare una volta usciti da lì. Martha, sei sicura di stare bene?-
-Sto bene. Riportami mio figlio e mia nipote e starò in paradiso!-
-Certo che te li riporto, tranquilla. Lascio due agenti con te, fino a quando non torniamo. Andiamo.-
 
-Signor Castle, buon giorno, che bello rivederla.-
-Signorina Benton, lei un piacere per gli occhi, in questo museo che qualcuno chiama banca.-
-Oh, signor Castle, lei è sempre così gentile! Come sta? Ieri abbiamo sentito al notiziario cosa le è successo.-
-Tutto bene, sono stato fortunato. Ho bisogno di fare un piccolo prelievo.-
-Certo!-  la signorina Benton gli porge una distinta, che lui si affretta a compilare, dandola indietro alla ragazza, che una volta letta la somma strabuzza gli occhi.
-Piccolo prelievo? Signor Castle, vedo che ha abbondato con gli zeri… beh, sa che per una somma del genere ci vuole la firma del direttore!-
-Naturalmente, spero che lui ci sia.-
-Si, vuole accomodarsi nel suo ufficio?-
Rick guarda fuori dalla vetrata della banca, verso la Ferrari.
-Non serve, preferisco venga lui qui… se non le dispiace. Ho una certa fretta.-
-Va bene, lo chiamo subito.-
Castle continua a guardare fuori, il cuore non sa più cosa significhi battere in maniera naturale, inspira profondamente e l’unica cosa che vuole è vedere Alexis fuori dalla macchina. Ha la certezza che Beckett ha capito. Deve aver capito, per forza. Starà sicuramente arrivando, lui deve solo stare calmo e perdere un altro po’ di tempo. Cosa non difficile, nemmeno a lui è concesso prelevare una somma così alta in un paio di minuti. L’importante è non fare innervosire Andy.
-Richard…-
Quando il direttore della banca lo chiama da dietro lo sportello, sussulta.
-George… buongiorno.-
-Felice di vedere che sta bene, dopo ieri. Che storia orribile! Vedo che le serve una bella sommetta?-
Lui annuisce sorridendo, ma senza rispondere.
-Potrei farglieli avere per le due di oggi pomeriggio.-
-George, non me ne faccio niente per le due, mi servono adesso, o sarà inutile che li prenda.-
-Ma Richard, non posso…-
-George, ieri sono quasi andato al creatore, e oggi mi sono reso conto che devo assolutamente rimettermi in sesto in un’isoletta sperduta lontano da qui, ma c’è un problema. Ci posso andare solo se la compro. E l’asta scade tra un’ora!-
-Beh, allora posso preparale un assegno circolare, oppure può fare direttamente un bonifico…-
-George, un assegno circolare… un bonifico! Così anonimi… vuol mettere la soddisfazione di vincere l’asta e di pagare la somma contando le banconote una per una, sull’unghia, nelle mani dell’ex proprietario… oh, andiamo Geroge, lei mi conosce. Lo sa che le cose normali non mi si addicono, mi piace strafare! Sono capriccioso…-
Gli si avvicina per sussurrargli all’orecchio.
-In fondo posso permettermelo… o no?-
-Non riconoscerei Richard Castle, se non facesse i capricci. Almeno 15 minuti può aspettare?-
Annuisce sorridendo e si accomoda su una delle poltroncine della sala d’attesa.
Andy si rivolge compiaciuto ad Alexis.
-Tuo padre è un attore, oppure è capriccioso davvero? Comunque avrebbe potuto far parte della nostra organizzazione, tanto è bravo!-
-Mio padre è capriccioso, ma non ucciderebbe una mosca!-
Per la prima volta Andy sente la voce di Alexis e resta sorpreso.
-Ma guarda, allora parli! Come siamo suscettibili.-  Le accarezza ancora una volta il viso con la pistola. -Sono sicuro che, se adesso ti facessi del male, tuo padre avrebbe voglia di uccidermi…-
 



Continua...

 



Angolo di Rebecca:

Riccardone è ancora in pericolo.
Però stavolta lui è andato a casa...non è colpa sua!
Se non va lui a cercarli, i guai vanno a cercare lui,
un pò come la storia di Maometto e la montagna!

Che dirvi?
Speriamo che vada tutto bene!

Stellina bacia tutte le zie
(e anche lo zio :)
Baciiiiiiiiii!!!

Ps:.  Il titolo di questo capitolo, riprende una frase
di un momento Caskett de "Il Narciso Bianco"
lo dico solo per chi non l'avesse letta, visto che si sono messi insieme
dopo la chiusura di quel caso, mi è sembrato carino riprendere
un loro, diciamo così, contenzioso finale.

 

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Capitolo 19
*** Ferrari o Familiare... ***



Stella...Stellina!

*
Ferrari o Familiare...


*
19 capitolo
 

 

Quando Castle esce dalla Union Bank con la valigetta piena di soldi, Andy si sposta al posto di guida.
-Avanti Sali.-
-Senti, qui ci sono i soldi-  appoggia la valigetta dietro ai sedili -puoi tenerti anche la macchina. Lasciaci andare…-
-Ho detto sali. Tu e tua figlia siete il mio passaporto. Mi accompagnate in Messico, che ne dite? Non vi va un bel viaggetto? Poi se tutto va bene, ti rimetti alla guida e ve ne tornate a casa.-
-Lascia andare almeno lei. Vengo solo io con te, staremo anche più comodi.-
Andy comincia a spazientirsi e punta la pistola allo stomaco di Alexis.
-Vuoi salire?-
Rick si accorge dell’arrivo di Kate. Si sta avvicinando a piedi, armata, con Ryan ed Esposito a seguito e nota anche diversi agenti in borghese intorno.
-Passare il confine con una Ferrari e trecento mila dollari in contanti, così tanto per non dare nell’occhio!-
Dice Castle sarcasticamente, per tenerlo occupato, sperando che non si giri a guardare alle sue spalle.
-Per questo devi venire con me… Richard Castle è conosciuto ovunque, un viaggio di piacere con una caterva di soldi… chiunque ci farà passare…-
Un’ombra sott’occhio lo fa girare e si accorge dei poliziotti, allora punta di scatto la pistola contro Castle, ma Alexis è velocissima e gli molla un morso sul braccio che è davanti a lei, facendogli cadere la pistola.
Andy la strattona e nello stesso momento porta la mano alla chiave di accensione, Castle si china dentro l’auto cercando di tirare fuori la figlia, ma lui è più veloce, mette in moto e sgomma all’impazzata, mentre Rick rotola a terra per non farsi travolgere dallo sportello ancora aperto.
-Ossanto cielo! Alexis…-
Beckett è già in auto.
-Sali, svelto…-
Si mette all’inseguimento, tallonata a ruota dalle auto di Ryan ed Esposito e degli altri colleghi. Guarda Rick, che tiene la mano sul torace mentre inspira ed espira lentamente.
-Stai bene?-
Annuisce senza rispondere, tenendo gli occhi fissi sull’auto rossa davanti a loro.
-Castle!-
-Sto bene! Benissimo! Kate, quella è una Ferrari, questa carretta non lo raggiungerà mai, è già solo un puntino rosso davanti a noi, nonostante il traffico.-
-Abbi un po’ di fiducia in me, dovresti sapere come guido.-
-Non si tratta di fiducia, si tratta di cavalli!-
Beckett lo guarda per un secondo.
-Rick, li prendiamo, fidati!-
Lui chiude gli occhi cercando di mantenersi seduto più stabilmente possibile e facendo delle strane smorfie per il dolore al torace provocato dagli scossoni della macchina.
-Cas’hai Rick?-
-Mi sto riposando, non si vede! Assolutamente… stagli dietro, non perderlo.-
Ryan la contatta per radio.
-Sta andando fuori città, se imbocca la statale a quella velocità non lo prendiamo più.-
-Kate, ha ragione. Se imbocca la statale…-
-Lo prendiamo ti ho detto.-
Imboccata la statale 95, con la strada praticamente rettilinea e senza nessun ostacolo davanti, la Ferrari sfreccia ad altissima velocità e per Beckett è veramente difficile starle dietro. Rick ha ragione, si  tratta di cavalli e la sua macchina al confronto è un ronzino.
Viene contattata alla radio dall’agente speciale dell’FBI Harold Topper.
-Detective Beckett, sono Topper, siamo frontali a voi. Gli tagliamo la strada.-
-Agente Topper, ha un ostaggio con sé… non sparate, ripeto non sparate.-
Due Suv neri in dotazione all’FBI gli vengono incontro ad alta velocità e si bloccano in mezzo alla strada. Quattro agenti vestiti alla man in black, scendono armati di tutto punto.
-Ma sono pazzi… Kate, che sono quelli che puntano contro la Ferrari, bazooka!-
-No, solo grosse pistole! Agente Topper, sono Beckett. Le ho già detto che ha un ostaggio. Sbarrategli la strada, ma non sparate per nessun motivo.-
-Detective, la mia priorità è fermare il sospetto, a qualunque costo. Questo è un caso federale ormai.-
Andy accelera, intenzionato a gettarsi addosso ai due suv. Alla velocità a cui va, potrebbe anche riuscire a passare. Alexis lo guarda terrorizzata.
-Ci schianteremo, ti prego fermati. Per favore…-
Ma Andy va avanti imperterrito, mentre i men in black continuano a tenerlo puntato.
-Kate, fa qualcosa. Fa qualcosa maledizione. Se Topper colpisce una delle ruote a quella velocità, non ne usciranno vivi.-
-Cosa vorresti che facessi, sono qui, non vicino a lui.-
-Sparagli, maledizione!-
Mentre dice così e si avvicinano sempre di più, notano Topper puntare alla Ferrari.
-O mio Dio, quello li ammazza.-
Il proiettile raggiunge la ruota anteriore sinistra e la Ferrari fa un salto, schiantandosi poi sull’asfalto e ribaltandosi più volte, davanti agli occhi terrorizzati di Castle e Beckett.
-NOOOOOO… ALEXIS!-
Grida lui, mentre Kate inchioda ad una decina di metri dall’auto capovolta.
Castle si fionda sulla Ferrari, seguito da Beckett, Ryan ed Esposito.
-ALEXIS!-
Si china verso l’interno dell’auto. La ragazza è priva di sensi.
-Dammi una mano Kate, la portiera è bloccata…-
Esposito, Ryan e gli altri colleghi, si aggrappano allo sportello facendo forza, e riescono a scardinarlo e aprirlo, sbloccano la cintura di sicurezza e Rick trascina Alexis fuori dalla macchina, stringendola a sé.
-Alexis, tesoro ti prego… rispondimi… per favore rispondimi.-
Le accarezza il viso, le lacrime non gli fanno vedere che Kate è accanto a lui, le sta tastando il polso.
-Rick, calmati, è viva… calmati, falle prendere aria, non scuoterla così, potrebbe avere qualcosa di rotto.-
-Alexis, svegliati… oh tesoro per favore… svegliati!-
La ragazza comincia a tossire e apre gli occhi.
-Papà!.-
Rick la abbraccia ancora più forte, la bacia per tutto il viso.
-Oddio, stai bene? Dimmi che stai bene, che è tutto a posto… oddio Alexis…-
-Se smetti… di stringermi così, in modo che possa respirare, magari ti rispondo…-
Lui allenta la presa, la guarda negli occhi continuando ad accarezzarla elei sorride.
-Sto… bene papà!-
Rick riprende l’abbraccio più forte e Kate li stringe tutti e due.
-Ok… mi sono salvata… da un terribile incidente, ma… morirò soffocata… dal troppo amore!-
Sussurra Alexis e si ritrovano a ridere tutti, anche i colleghi che stanno lì a guardarli.
Esposito, passa dall’altra parte e controlla Andy, che nell’impatto è stato sbalzato fuori dall’abitacolo.
-E’ morto!- dice guardando in cagnesco i men in black, che nel frattempo facevano di tutto, tranne che essere utili.
-Bene, come può vedere detective, avevo tutto sotto controllo!-
Esordisce con un certo orgoglio l’agente speciale Topper e Kate si alza da terra come una furia, estrae la pistola e gliela punta contro al naso.
-Lei è un idiota, lei è un uomo pericoloso, lei…-
Non riesce a finire i suoi improperi, che qualcuno da dietro, molla un destro micidiale sul naso di Topper, mandandolo dritto a terra, con il naso sanguinante.
Beckett si volta stupita.
-Rick!-
-Perché tutte quelle parole, bastava un pugno, no?-
Mentre finisce la frase chiude la mano destra e si abbassa esclamando un ahhiooooo!
-Ti sei rotto la mano!- esclama Beckett alzando gli occhi al cielo.
-Ne è valsa la pena, credimi.-
Topper lo guarda furente mentre è ancora a terra.
-La denuncio. Mi ha rotto il naso, io la denuncio. Ha picchiato un pubblico ufficiale…-
-Posso dartene un altro, visto che ho ancora una mano sana. Avresti potuto ucciderla, brutto stronzo, idiota, pomposo che non sei altro. Ecco, ora puoi anche aggiungere vilipendio a pubblico ufficiale!-
-Castle, lei verrà allontanato dal…-
Beckett lo interrompe puntandogli contro la pistola.
-Topper, chiuda il becco e ringrazi il cielo, le è andata bene, perché io stavo per spararle!-
 
Poco più tardi, la mano di Castle, che ha assunto uno strano colore violaceo, è avvolta da una benda ben stretta.
-Non è rotta.- dice il paramedico.
-Solo frantumata?- chiede Rick -no, perché dal dolore che provo, è come se Indice e Medio si stiano tenendo in piedi a vicenda, sperando che uno sconosciuto con il camice bianco, raccolga con il cucchiaino la poltiglia rimasta dei resti di Anulare e Cucciolo.-
Il paramedico corruccia la fronte.
-Cucciolo non è uno dei sette nani? Il suo dito dovrebbe chiamarsi Mignolo.-
- Mignolo, Cucciolo… una volta frantumato che differenza vuole che faccia il nome?-
Continua serio Castle, con l’espressione dolorante, sventolando di qua e di la l’altra mano, mentre il paramedico sorride.
-Non è frantumata, giuro. Ci metta sopra del ghiaccio appena arriva a casa.-
Beckett fa capolino all’interno dell’ambulanza.
-Kate, hai visto Alexis? Come…-
-Sta bene, tranquillo. Ha solo un paio di graffi e qualche livido, ma per il resto sta benissimo. E’ stata previdente a mettersi la cintura.-
-Beh, è mia figlia!-
-Perché, tu saresti previdente?- chiede Beckett con il sopracciglio alzato e un tono di rimprovero.
-Mia madre come sta? L’avete avvertita che è tutto a posto?-
-Siii, l’ha chiamata Esposito.-
-Posso andare?- chiede allo sconosciuto con il camice bianco, che annuisce salutandolo con un sorriso.
Si prendono per mano e scendono dall’ambulanza. Alexis è in piedi vicino a Ryan ed Esposito a guardare la Ferrari distrutta.
-Rick, non stritolarla quando la abbracci, è un po’ dolorante e se la stringi ancora come prima, potrebbe rompersi.-
-Va bene, zuccherino, giuro che le darò solo un bacino. Ah ahh, ho fatto anche la rima!-
-Zuccherino! Bastava che dicessi solo la frase sui nostri segreti, per capire che c’era qualcosa sotto.-
-E togliermi lo sfizio di chiamarti zuccherino senza che tu potessi spararmi? Ahhhiaa…-
-Ti fa molto male?-
-Noooo… mi sto trattenendo per non ridere.-
Come promesso Rick dà solo un bacino ad Alexis e la ragazza lo guarda con un’espressione sconsolata.
-Oh, papà! La tua bella Ferrari, se Andrew Bellows non fosse morto, meriterebbe di essere incriminato anche per il suo omicidio! L’ha uccisa senza pietà!-
Beckett sorride stringendosi a lui.
-Hai ragione Rick… è tua figlia! Nemmeno tu avresti potuto fare una battuta più bella.-
Esposito solleva il braccio e mostra la valigetta.
-Meno male che i soldi li hai recuperati, puoi andare direttamente in concessionaria a ordinarne un’altra, in contanti!-
-Perché non cambi colore papà? Bianca! Una Ferrari bianca… è più chic non trovi?-
Gli dice Alexis che finalmente ha ritrovato il suo meraviglioso sorriso, ma la mente di suo padre è in un’altra dimensione.
-Papà… Mi ascolti?-
-Io direi che potrei risparmiare qualcosina e optare per una bella familiare super accessoriata.-
-Una familiare… super accessoriata?- domandano all’unisono Alexis, Ryan ed Esposito, mentre Kate sente il cuore cominciare a correre e lo guarda sorridendo.
-Si, una familiare- risponde lui, ricambiando lo sguardo di Kate -un seggiolino non si può montare sopra una Ferrari, di qualunque colore essa sia.-
-Un seggiolino?- ripetono ancora a pappagallo tutti e tre, mentre Rick e Kate continuano a guardarsi e il sorriso di lei diventa più raggiante.
-Aspettate un momento- balbetta Esposito  -Beckett… sei incinta!-
-No!- risponde lei continuando a guardare Rick negli occhi e Ryan si gratta la testa con la sua solita espressione.
-Allora a cosa vi serve un seggiolino su una familiare?-
Alexis si illumina improvvisamente.
-Stella… state parlando di Stella? Volete adottare Stella?-
-Non lo so.-  risponde Rick rivolgendosi a Kate -vogliamo adottare Stella?-
Il sorriso di Kate ormai si estende da un orecchio all’altro.
-Oh, papà, Kate, è fantastico, ma perché non l’avete detto prima? Perchè gliel’avete lasciata portare via se avevate questa intenzione? Come siete arrivati a questa decisione? Quando lo avete deciso? - comincia a sparare domande a raffica mentre li abbraccia felice.-
-Già detective, quando lo abbiamo deciso?-
Lei non risponde, si stringe a lui e ad Alexis. Non si è mai sentita tanto felice e sicura di qualcosa in tutta la sua vita, nemmeno quando ha deciso che Castle era il bambino con cui avrebbe voluto giocare per sempre.
Lui le prende il viso tra le mani.
-Che dici di andarla a prendere e portarcela a casa! Ho un bisogno impellente di vedere quegli otto dentini che mi sorridono.-
-Rick, non credo che funzioni così. Dovremo fare una richiesta legale di affidamento, ci valuteranno per capire se siamo idonei, ci…-
-Si, si. Ho capito, tutte cose noiose e lunghe. Intanto andiamo prendercela!-
Porge la  mano ad Alexis, ma lei lo blocca.
-No papà. Io non vengo. Questa è una cosa che dovete fare voi due, solo voi due. Ryan ed Esposito mi accompagneranno a casa.-
I due amici fanno cenno di si con la testa insieme, con un sorriso da ebeti stampato sulla faccia.
-Ehi Esposito, cosa sarà per noi questa bambina, una nipotina o una sorellina?-
Esposito sta per rispondere, ma arriva a tutti e due una manata sulla nuca, si voltano pensando che Beckett li avesse sentiti e fosse tornata indietro, invece la botta è opera di Alexis, che li guarda con le mani sui fianchi.
-Sarà meglio che con Stella vi comportiate come due zii adulti e responsabili, non vi permetterò di deviarla. Ci siamo capiti?-
-Ma chi sei Beckett 2 la vendetta?-
-Potete contarci!- 





Continua...

 

Angolo di Rebecca:

Ehi ragazze IL GATTO E' MORTOOOOOOOOO!!!
scusate, questa è solo per chi la capisce...ora torno seria.

Andy è passato a miglior vita, se lo meritava,
se non altro per aver distrutto la rossa di Castle
(e non mi riferisco ad Alexis)
Quei due hanno preso una decisione finalmente
anche senza parlarne, solo col pensiero, con lo sguardo...
come dire...connection!
Ora dovranno superare un altro paio di intoppi, ma vi prometto che poi le apine arriveranno in sciame!

Buona notte

Che dite me lo merito un cornetto algida al cioccolato?
Si, me lo merito. Corro a prenderlo!
Ciaooooooooooo

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Capitolo 20
*** Il Calore del Bacio della Mamma ***



Stella...Stellina!

*
Il Calore del Bacio della Mamma


*
20 capitolo
 

 

In macchina, Rick tiene la mano destra sollevata come se salutasse chiunque in strada. In quella posizione ha la sensazione che pulsi di meno, ma gli fa veramente male. Annota mentalmente che deve imparare a chiudere nel modo giusto il pugno, prima di sferrare il colpo.
Durante il tragitto verso l’istituto, lui e Kate, non si rivolgono la parola. Si scambiano sguardi e sorrisi, ma non una parola. Non c’è niente da dire. Dopo quell’ultima mezz’ora, sono giunti alla conclusione che è inutile sprecare tempo e fiato. Perché trasformare i pensieri in parole e discussioni inutili, quando basta essere connessi mentalmente e velocizzare ogni cosa. Forse anche adesso, mentre lei guida e lui cerca di cacciare il dolore dalla sua mano, stanno elaborando la stessa teoria, perché ridono divertiti.
La signorina Jackson li accoglie con un caloroso sorriso.
-Signor Castle, sono stata in pena per lei, ieri si è davvero messo in una brutta situazione. Che storia orribile, tutta quelle persone… e la povera Hellen! Sono davvero felice di vedere che sta bene. Ma che ha fatto alla mano?-
-Niente di che, un incidente di percorso… sono un duro io.- 
Mentre lo dice fa una smorfia di dolore, sollevando la mano, Kate guarda la Jackson ruotando gli occhi e insieme ridono di cuore.
-Vogliamo accomodarci?-
Annuiscono e lei, invece di portarli nella sala ritrovo, li accompagna nel suo ufficio.
-Avrei bisogno di parlare con voi… di Stella.-
Fa loro cenno con la mano di sedersi, Castle annuisce e si accomodano sulle sedie disposte davanti all’ampia scrivania.
-Anche noi vorremmo…-
-Signor Castle, la prego. Quello che devo dirvi non mi piace, ma devo farlo e la pregherei di ascoltarmi in silenzio, perché è molto difficile per me.-
Rick e Kate si guardano allarmati e la signorina Jackson continua.
-Cercherò di essere breve e soprattutto chiara. Stella ha perso la mamma, l’unica persona che aveva al mondo, l’unico suo punto di riferimento. Sta sperimentando l’abbandono. Per lei che la madre sia morta non significa niente, lei sa solo che la mamma non c’è! E quando Hellen Parker è scomparsa, io avrei dovuto oppormi al giudice Wonswart anche a costo di perdere il lavoro e portarla qui all’istituto immediatamente. E’ stato un grosso sbaglio permettervi di portarla a casa con voi, anche se solo per due giorni.-
Abbassa lo sguardo, mentre Rick e Kate la guardano sconfortati e sempre più nervosi.
-Quello che sto cercando di dire, è che Stella ha sperimentato l’abbandono due volte in un paio di giorni. Siete state le prime persone vicine a lei subito dopo la sparizione della madre. E adesso non può capire perché dopo la mamma, anche voi non ci siete più. Da quando l’ho portata qui, non ha voluto mettere i piedi a terra per nessun motivo, si aggrappa alla maglietta di chiunque di noi abbia le braccia libere per farsi tenere in braccio. Non ha più sillabato nemmeno una parolina e sorride poco. I suoi occhi non sorridono più! Sempre e solo accompagnata dal suo papero. Non interagisce nemmeno con gli altri bambini. Per questo, è meglio che voi non veniate più a trovarla. Ecco! L’ho detto. Mi dispiace, ma è la cosa migliore per Stella. Vedervi per un’ora ogni tanto, per lei potrebbe essere deleterio. Spero che capiate.-
Rick sorride, si sporge sulla punta della sedia e appoggia la mano dolorante sulla scrivania.
-Perfetto! Perché noi non siamo venuti a vedere Stella.-
-No?!?- 
-No, noi siamo venuti per portarcela a casa.-
-In che senso, scusi.-
-Nel senso che prendiamo armi e bagagli, la infiocchettiamo per bene e ce la portiamo a casa.-
La signorina Jackson solleva un sopracciglio con fare interrogativo e Kate gli dà un calcio sulla caviglia, oltre che un’occhiata omicida.
-Rick non si è spiegato bene. Voleva dire che noi… siamo venuti… perché vorremmo sapere cosa dobbiamo fare per richiedere l’affidamento legale di Stella.-
-Voi… vorreste adottare Stella!?- chiede la Jackson sempre con l’espressione interrogativa.
Rick e Kate annuiscono e lui ha un improvviso bisogno di tenere la mano della musa nella sua.
-Perché?- continua la Jackson con un tono secco.
-Come, perché?- 
-Perché?- ripete lei nello stesso tono. -Per giungere ad una decisione importante come questa, avrete discusso sicuramente tanto  e sarete arrivati ad un perché!-
-Naturalmente!- Rick guarda Kate annuendo un paio di volte con la testa. -Ne abbiamo parlato tanto, vero tesoro?-
Kate sposta lo sguardo da Rick a Janett, annuendo anche lei in segno di complicità e cominciano una di quelle discussioni che Ryan definiscea una mente e due voci. 
-Certo… ne abbiamo parlato… tanto.-
-Si, tanto, tanto…- risponde a tappo Rick.
-Dopo che lei l’ha portata via dal distretto l’altro giorno…-
-Abbiamo subito avuto l’idea di volerla tenere con noi…-
-Si, ma poi il caso ha avuto dei risvolti…-
-Inquietanti, mooolto inquietanti…- gesticola lui.
-Ma ora che il caso è chiuso…-
-Siamo qui, pronti ad impacchettarla… mmhhh… cioè, a portarla a casa con noi!-
Riescono anche a guardarmi dritta negli occhi, mentre mentono spudoratamente. E lo fanno terminandosi le frasi a vicenda, come se si fossero messi prima d’accordo. E incredibile!
La signorina Jackson ha il viso impassibile, inespressivo, ma dentro di sé si sta divertendo come una matta. Quei due sono davvero strani, ma tenerissimi. E stanno mentendo. Non hanno parlato di Stella tra di loro nemmeno per un minuto, eppure sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Questo però, non fa di loro dei genitori e lei deve fare bene il suo lavoro, per Stella.
Così torna alla realtà imponendo professionalità anche al suo io interiore e ripone la domanda.
-Non mi avete ancora detto il perché! E vi pregherei di farlo parlando uno per volta, ognuno per conto suo.-
Restano per un attimo in silenzio, poi Rick risponde serio.
-Perché lei ha cercato di rubarci il cuore, ma la verità è che se lo è già portato via.-
La signorina Jackson non risponde, sembra in attesa di altro.
-Ascolti Janet, io sono già un papà. Sono un bambino capriccioso, giocherellone e burlone e so che lei non ha una grande opinione di me, dopo l’altro giorno, ma so cosa significa crescere un figlio. Ha conosciuto mia figlia, l’ho cresciuta praticamente da solo e, senza falsa modestia, ho fatto un buon lavoro. So che sarei un buon papà anche per Stella. La prima volta che mi ha sorriso, mostrando quei deliziosi dentini, io… non so come spiegarlo, ho provato la stessa emozione di quando ho tenuto Alexis tra le braccia per la prima volta, mi sono sentito subito legato a lei. Stella ha bisogno soprattutto di protezione e amore e, a costo di sembrare presuntuoso, so di poterla proteggere e amare senza nessuna riserva.-
-E lei Kate? Perché vorrebbe adottare Stella?-
Per un attimo non risponde, ha gli occhi posati sulla sua mano intrecciata a quella dell’uomo che ama… e che la ama…poi tranquillamente pronuncia una frase che lascia di stucco Rick.
-Mia madre è stata uccisa 13 anni fa!-
Janet Jackson la osserva in silenzio, il suo viso non lascia trapelare nessun tipo di sentimento, Rick, invece si gira di scatto a guardarla sorpreso.
Non ha mai parlato apertamente dell’omicidio di sua madre con nessuno, tranne per le indagini con i colleghi al 12°… e con lui. Sentirle dire quella frase davanti ad un’estranea, lo ha stupito. Sa quanto le costa, le stringe la mano ancora più forte e lei incrocia il suo sguardo sorridendo, è tutto a posto gli sta dicendo e lui annuisce.
-Ero già una giovane donna quando è successo. Capivo benissimo che significato hanno la morte, la mancanza, il dolore. Ma la sua morte violenta mi ha reso impossibile il distacco. E il fatto che l’assassino non sia mai stato trovato, non mi ha aiutata per niente. La mia vita è cambiata radicalmente. Ho smesso di sognare, di fare progetti, di immaginarmi un futuro. Come se non avessi più una casa dove tornare. Come se non appartenessi più ad un posto ben preciso. Non senza un perché valido al suo omicidio.-
Rick non le toglie gli occhi dosso, di tanto in tanto, mentre parla, lei gli stringe la mano un po’ di più, come se gli chiedesse coraggio per continuare.
-Ho interrotto gli studi che avevo intrapreso per passare a criminologia e sono entrata in accademia. Sono diventata un poliziotto, per dare un perché alla morte di mia madre, per dare un perché alla morte di altre persone, di altre madri, anche di Hellen Parker. Pensavo che dare la caccia agli assassini, dare giustizia alle famiglie delle vittime, mi avrebbe fatto andare avanti e mi avrebbe fatto sentire ancora il  calore di mia madre vicino. Ma questo mi ha fatto smettere di vivere veramente, come se fossi stata ibernata in una scatola di vetro a guardare la mia vita scorrere senza però partecipare attivamente. Janet, io non ho mai sentito l’istinto materno, non ho mai fatto progetti a lungo termine, almeno finché il matto che mi sta vicino non ha avuto la pazienza di starmi dietro e di spronarmi a vivere di nuovo. Non ho mai pensato a me con una nidiata di bambini intorno. Rick è un papà, e mi creda è davvero un ottimo papà, ma io non sono una mamma, non lo sono mai stata e non so nemmeno se lo sarò mai. Quando l’altro giorno ha portato via Stella, mentre lei si aggrappava alla mia camicetta, ho avuto voglia di riportarla a casa e stingerla e coccolarla, ma poi cosa avrei potuto darle di più? Niente! Proprio perché non sono una mamma! Almeno è quello che ho pensato fino a ieri sera. Ieri sera una donna, ha posato la sua mano sul mio viso-  si tocca la guancia di riflesso, proprio nel punto in cui Martha le ha asciugato la lacrima   -e mi ha dato un bacio sulla fronte-  gli occhi le si riempiono di lacrime - e per la prima volta dopo 13 anni, l’ho sentito di nuovo. Ho sentito il calore del bacio di mia madre dalle labbra di un’altra donna e mi sono sentita finalmente a casa, al sicuro! E ho ripensato a Stella, alla notte che si è accoccolata tra le mie braccia facendosi cullare dalla mia ninna nanna e si è addormenta ciucciandosi il ditino, tranquilla. Credo che abbia sentito anche lei quel calore che le mancava da tutto il giorno, qualcosa che si avvicinava al calore della sua mamma.-
Si asciuga le lacrime e sorride. Un sorriso tranquillo, luminoso, sincero e Rick vorrebbe stritolarla di baci, ma si ripropone di essere serio e irreprensibile.
-Per questo vorrei che Stella restasse con noi, per quel calore, so che posso darle solo questo, quel contatto che la farà sentire sempre nel posto giusto. A casa!-
Per un attimo nessuno dei tre dice altro, Rick guarda Kate esprimendo tutto l’orgoglio che prova al momento verso la sua donna, poi Janet appoggia le mani incrociate sulla scrivania sporgendosi in avanti.
-Decidere di adottare un bambino non significa solo provare dei sentimenti di affetto o di amore smisurato nei suoi confronti. L’arrivo di un bambino in una casa porta scompiglio, enormi cambiamenti, di vita, di orari, di lavoro. Per questo vi ho chiesto se ne avete discusso tra di voi. Per arrivare a questa decisione, bisogna sapere esattamente a cosa si va incontro, a cosa si ottiene, ma anche a cosa si rinuncia. D’altro canto anche per valutare una coppia che si propone per un’adozione, ci sono molti canoni. L’amore purtroppo, non è l’unica cosa. Voi due non siete una coppia dentro i canoni. Non è importante che non siate sposati, ma a quanto ne so fate coppia solo da poco. Non avete un rapporto così consolidato da pensare di formare una famiglia. Ma la cosa che più mi preoccupa è che lei è un poliziotto Kate, con orari impossibili, sempre sulla strada, in pericolo, come ieri e poco fa. Per non parlare del fatto che questo la tiene impegnata fuori casa per tutto il giorno e a volte anche la notte. E lei Rick, fa lo scrittore, lavora a casa, ma a quanto ho capito è ormai un consulente esterno della polizia a tutte le ore del giorno e della notte, perciò sempre in pericolo anche lei.-
Fa segno verso la sua mano completamente violacea, gonfia e dolorante e Kate sorride con una punta di amarezza.
-Ha ragione, potremmo lasciarla sola, di nuovo!- Si volta a guardare Rick sconsolata -noi non siamo adatti a Stella. IO non sono adatta per Stella, per quanto la amiamo e può sembrare ingiusto, Janet ha ragione. Con il lavoro che faccio, non sono adatta!-
Rick le guarda allibito.
-Non riesco a credere a quello che state dicendo. E se un giorno tu restassi incinta? Non ne abbiamo mai parlato, ma potrebbe sempre succedere. Se avessimo un figlio nostro? Che fai, lo rispedisci al mittente con la causale sono un poliziotto, potrei morire, quindi non sono idonea? Mai sentito niente di più stupido! Se fosse adottata da un ingegnere e un’insegnante sarebbe diverso? Loro non potrebbero morire? Chiunque può morire dall’oggi al domani, per un incidente, una malattia. Nessuno sa cosa accadrà nel giro di un’ora!- 
-Ha perfettamente ragione Rick. Per questo vi farò compilare comunque i moduli di richiesta, farò la mia relazione su voi due e la presenterò al giudice minorile che la vaglierà. Ma non  posso promettervi altro, non la priorità. Stella è piccola ed è qui solo da un paio di giorni, ma le coppie iscritte alla nostra associazione e in lista da anni per un’adozione, si faranno avanti presto. E molte di loro sarebbero perfette per lei.-
Rick prova ancora la solita fitta al torace, ma non sa se è dovuta all’arresto cardiaco del giorno prima o solo all’arresto dei battiti che sta avendo al momento.
-Vorrei solo che le fosse chiara una cosa, Janet. Non è un capriccio il mio, il nostro. Noi amiamo Stella, davvero. E se per il suo bene non dobbiamo più esistere per lei, spariremo. Ma sappia che a volte l’amore racchiuso in uno sguardo o in un sorriso, o solo in un abbraccio, è importante quanto la presunta perfezione della famiglia felice nel giardino di casa… mamma, papà e cagnolino... da pubblicità!- 
Pronuncia le ultime due parole apostrofandole con le dita.
-Per un figlio proprio sicuramente. Come ha detto poco fa, se aspettaste un figlio vostro non potreste comunque rispedirlo al mittente! Ma quando si adotta un bambino è tutto diverso. Sa quante volte è successo che al primo intoppo, al primo problema, ci hanno riportato il piccolo qui?-
-Crede davvero che la riporteremmo indietro come un pacco postale?-
-Non ho detto questo e non è questo il punto. Sono sicura che le volete bene e che credete fermamente che voi siate la soluzione migliore per lei, ma io non mi posso permettere sentimentalismi. Io devo pensare al bene di Stella e, non essendo una coppia stabile soprattutto sul lavoro, non me la sento di raccomandarvi. La bambina si è chiusa in se stessa, ed è rimasta con voi solo due giorni. Se succedesse qualcosa ad uno di voi due, come credete che reagirebbe? Avrà solo un anno, ma capisce bene la solitudine.- 
Si alza e si dirige verso la porta.
-Per andare a prendere i moduli passeremo davanti alla sala giochi. Stella si trova lì con una mia collega, se volete potete darle un’occhiata.-
-Ma,  ha detto che non è un bene che ci veda!- le dice Beckett.
-Infatti, lei non deve vedervi, ma voi avete il diritto di controllare che stia bene.-
Esce dall’ufficio, mentre Rick e Kate restano a guardarsi.
Lui le porge la mano e Kate gliela stringe. Si sente come quando quel proiettile ha colpito la ruota della Ferrari facendola cappottare e lui ha creduto per un micro secondo di avere perso Alexis… ora le parole della Jackson sono come quel proiettile… hanno colpito le orecchie e hanno fatto cappottare il cuore, dandogli la certezza di avere perso Stella, senza che fosse stata mai veramente sua. 
Kate non riesce a guardarlo, come se si sentisse in colpa per la situazione che si è venuta a creare, ma lui le dà un bacio sulla fronte, che la fa sorridere. Si fanno coraggio e  seguono la signorina Jackson nel corridoio.


Continua... 



Angolo di Rebecca:


Stella è riuscita a sciogliere Kate.
Parlare della morte di sua madre...
forse si sente legata a lei proprio da questa similitudine...però...
Ssseeee, pareva facile,
-andiamo a prendercela e ce la portiamo a casa!-
Invece...il cuore è gonfio di amarezza...
E Stellina?
Vi aspetta al prossimo capitolo.
Nel frattempo vi manda un bacio...

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Capitolo 21
*** ... E' Stella che ha scelto voi! ***


Stella...Stellina!

*

E' Stella Che Ha Scelto Voi...

*
21 capitolo



 
Janet li precede di un paio di metri.
-Bambini e ragazzi sono tutti in giardino a giocare, tranne Stella. Lei è nella sala giochi.-
-Come mai?-
Castle cerca di starle dietro. E’ piccoletta, ma ha un passo spedito.
-Quando la mia collega l’ha portata fuori e l’ha seduta sull’erba, si è messa a piangere tendendole le braccia. Non siamo riuscite a convincerla a giocare con gli altri… credo abbia paura che sparisca anche uno di noi!-
Li guarda sottecchi, senza voltarsi e nota che si tengono per mano, stringendosi tanto forte da avere le dita bianche… e sorride!
Entrano nell’anticamera della sala giochi, Stella è in un angolino con una giovane donna che le canta una filastrocca, facendo ballare il caro Pufpuf. Questo un paio di giorni prima, a casa loro, l’avrebbe fatta ridere, battendo le manine, invece in quel momento ha lo stesso musetto imbronciato di quando l’hanno lasciata andare via con la Jackson.
-Mi raccomando, non fatevi vedere.-
Rick e Kate guardano la piccola e a quell’espressione gli si stringe il cuore, sono così intenti a guardarla, che non si accorgono che alle loro spalle, Janet si sta sbracciando verso la collega, per attirare la sua attenzione. Finalmente la ragazza alza gli occhi e la donna fa segno verso la bimba perché la faccia girare.
-Tesoro guarda chi c’è?-
Le dice piano la ragazza e la bambina si gira, mentre Rick e Kate si abbassano istintivamente, nascondendosi.
-Ecco!. Sbotta Janet  -vi siete fatti scorgere.-
-Ma noi non abbiamo fatto niente, è lei che si è girata…-
-Si, si. Va bene, ormai vi ha visti, non potete non entrare, ci resterebbe troppo male. Per oggi ha già pianto abbastanza!-
Appena li vede entrare, Stella mostra uno dei suoi sorrisi più belli, gli occhi le brillano e punta il dito verso di loro… si alza in piedi e cerca di mettersi in equilibrio.
Janet, sempre alle loro spalle, sorride.
Kate sta per avvicinarsi, ma Rick la ferma.
-Aspetta, lascia che lo faccia lei.-
Si abbassano e tendono le braccia.
-Avanti Stellina vieni, non avere paura, vieni.-
La piccola continua a sorridere e a tenersi in equilibrio, con le braccine tese e Pufpuf stretto nella manina. Fa dei piccoli passetti. Perde l’equilibrio e si siede a terra, ma si rialza subito e quando arriva vicinissima a loro si ferma e traballando li chiama per nome.
-Kiiick, Beeeck…- e si butta tra le loro braccia.
La stringono tra loro per un attimo, sbaciucchiandola sul visino, mentre lei li cinge al collo tutti e due.
E’ Kate a sollevarla da terra e Stella guarda la signorina Jackson e punta ancora il dito.
-Kick, Beck.- dice ridendo soddisfatta.
Janet le va vicino.
-Si ho visto, ci sono i tuoi amici, sei contenta?-
Lei fa di si con la testa, poi fa segno verso la mano fasciata di Castle.
-Kick… bua!-
Lui le accarezza il visino.
-Ho la bua, ma non è niente di grave Stellina, grazie comunque per l’interessamento.-
Questo strappa una risata a tutti, compresa la ferrea Jackson.
-Accomodiamoci a quel tavolo, così possiamo procedere alla firma di  questi moduli.-
-No Janet- risponde Rick -non firmeremo niente. Sarebbe come lasciare una porta socchiusa, mentre invece è già sbarrata! Non possiamo competere con la famiglia perfetta del Mulino Bianco. Lei dice che per Stella è deleterio, ma mi creda, lo è anche per noi. E poi ora che ci ha visti, sarà ancora più doloroso dovere andare via. Non posso sopportare di vedere ancora il suo musetto tremare.-
-Si sieda Rick e firmi questi moduli. Farò in modo che il giudice minorile li abbia sulla sua scrivania in settimana, il tempo di redigere le mie osservazioni su voi due, accompagnate dalle mie personali raccomandazioni, così da bloccare qualunque altra richiesta.-
Si guardano perplessi, mentre Stella si è accoccolata al collo di Kate, appoggiando il visino sulla sua spalla.
-Non capisco, ha detto che non ci avrebbe raccomandato, che non rientriamo nei canoni…-
Janet la interrompe.
-Kate, il mio compito è il bene dei bambini, sempre e comunque. Quando permetti l’adozione di un bambino, non sai mai come andrà a finire, anche le famiglie perfette possono rivelarsi disastrose. E’ un’incognita. Come il matrimonio. Ci si innamora, si pensa che sia per sempre, ma la maggior parte delle volte non è vero. Però ci sono anche quelli che durano per una vita intera. Ci si guarda negli occhi e senza bisogno del consenso di nessuno, sappiamo che sarà per sempre. I rapporti tra i bambini e gli adulti è uguale. Quando si crea una famiglia senza un perché, solo a pelle, solo perché ti brillano gli occhi dall’emozione e sorridi senza motivo, è stupido dire di no! E’ raro che bambini e futuri genitori entrino in simbiosi immediatamente.-
Continuano a guardarla in silenzio, senza riuscire ancora a capire perché sembra avere cambiato idea.
-Davvero non riuscite a seguirmi? Non siete voi che volete adottare Stella… è Stella che ha scelto voi! Vi ha scelti, subito. Quando è scomparsa sua madre, in mezzo a tante persone che cercavano di calmarla, ha deciso di sorridere e tendere le braccia a lei Rick.-
-Ma… come fa a sapere…-
Balbetta Rick, ma la Jackson lo interrompe.
-So tutto di quel giorno. Mi sono informata. Io devo sapere tutto dei miei bambini. So del suo monologo a Stella, del modo in cui l’ha calmata, e anche dopo gli ordini del giudice Wansworth, vi ho tenuti d’occhio. So delle spese che avete fatto per lei, di come è stata tenuta in casa e di come l’avete protetta una volta trovato il cadavere di Hellen. Io sono sempre stata dietro di voi.-
Mentre parla, Rick si guarda intorno e solo in quel momento nota le decine di foto attaccate alle pareti della stanza. Ritratti di bambini, piccoli, grandi, ragazzi. Da soli o in compagnia di coppie, presumibilmente i genitori adottivi. Capisce improvvisamente le parole di Janet e quanta cura e amore mette nel suo lavoro.
-Ancora non capite? Allora ve lo ripeto. Stella ha scelto voi. Ha trovato in voi quel qualcosa che la avvicina alla sua mamma, come ha detto lei Kate. Per questo ho voluto che vi vedesse, per  studiare la sua reazione a distanza di due giorni. E’ contenta, no… di più, è  e-m-o-z-i-o-n-a-t-a. Si è alzata in piedi e vi corsa incontro sulle sue gambe incerte, sicura che l’avreste afferrata se fosse caduta. Si fida di voi, per usare una sua frase Kate, si sente a casa! E’  lei che vi ha scelto, e non sarò certo io a dire se è giusto o sbagliato.-
Rick non riesce a trattenersi e le stampa un bacio sulla guancia.
-Io l’amo Janet, non può immaginare quanto.-
-Rick la prego, davanti alla sua signora!- sorride lei.
Ridono commossi e Stella batte le manine. Chissà perché sono tutti contenti!
-Però non mettetevi in testa strane idee, l’affidamento è una cosa, io posso dare la mia opinione positiva e raccomandarvi, ma l’adozione definitiva è un altro paio di maniche. Lì il giudice vaglierà i risultati e poi deciderà senza accettare pressioni di alcun genere, può anche decidere negativamente.-
-Non importa. Questa è già una porta, non socchiusa, ma spalancata. Grazie!-
Risponde Rick che non sta più nella pelle.
-Quanto tempo passerà prima che possiamo portarla a casa?-
Chiede Kate e Janet li guarda con uno strano sorrisetto malizioso.
-Beh, certo! Ci sono dei tempi burocratici da rispettare, almeno una decina di giorni…-
Fa una pausa fingendo di cercare qualcosa sulla scrivania. 
-Oh accidenti, ho dimenticato qualche modulo, sapete sono una marea le cose che dovete firmare. Rick, perché mentre sono via lei non approfitta per fare quella telefonata.-
-Quale telefonata?-
-Quando è arrivato mi è sembrato avesse detto che doveva fare una telefonata urgente!-
-Io? No, si sbaglia… io non…-
Kate gli dà l’ennesimo calcio sulla caviglia. Perché quando deve essere pronto, non ci arriva.
-La telefonata Rick, ricordi, quella molto importante.-
Lui  sgrana gli occhi e Kate comincia a fare lo sguardo inceneritore.
-Ohhh la telefonaaata!- risponde finalmente Castle prima che tutto vada a fuoco.
-Bene, io torno subito con gli altri moduli da firmare.-
Quando esce, Rick continua ad avere un’espressione meravigliata.
-L’ha detto davvero? Ha detto davvero che devo telefonare?-
-Ah ah…- Kate sorride e fa cenno di si con la testa.
-E lo stai dicendo anche tu? Non ci posso credere…-
-Ohhhh Rick. Sei esasperante. Vuoi farla questa telefonata o devo spararti?-
-La faccio, ok, è solo che sei tu la prima a dire di non sopportare quando faccio queste cose, quando prendo le scorciatoie, ho l’impressione che il mondo si sia capovolto… non c’è più religione… non…-
-RIIICK!- sbotta Kate e Stella ridendo le va dappresso  -KIIIICK!-
-Ok Stellina, telefono. Ma lo faccio solo per te! Mentre compone il numero, mormora fra sé… Sto per mettermi in casa un’altra femmina, comincio a pensare che non sia una grande idea, mi sto immettendo in una strada senza uscita, povero me!-
 
Un paio di minuti dopo, Janet torna nel suo ufficio con un altro malloppone di fogli in mano, accompagnata dalla collega, che viene presentata come Angie.
-Allora, dovete mettere un paio di firme anche qui e qui.-
Segna con il dito dove firmare, mentre sente lo squillo del suo telefono.
Castle fa la faccia meravigliata.
-Opps… le squilla il telefono! Forse è importante, dovrebbe rispondere, noi possiamo aspettare.-
La signorina Jackson lancia un’occhiata al cellulare.
-Opps… ha ragione. Beh, si credo che dovrei rispondere, scusate. Pronto? Si sono io… ohhh, giudice Wonswarth! Cosa? Si, il signor Castle è qui davanti a me- dice con un tono amabilmente seccato  -si… ma signor giudice è già la seconda volta… si lo so signore, ma è contro tutti i regolamenti possibili che… si signore… va bene… avrà la documentazione domattina al massimo per le 10.00… naturalmente signore…-
Continua ad avere la faccia e il tono di voce piuttosto seccati.
-E’ inaudito! Assurdo. Pare che le abbia concesso per la seconda volta, la custodia fulminea della bambina!-
-Davvero?- risponde Castle, cercando di apparire risentito dal tono della donna.
-Si davvero! E non solo, mi ha anche ordinato di portare la documentazione da lui e non al giudice minorile. Ha detto che tratterà questo caso personalmente e il più in fretta possibile… signor Castle lei è davvero irritante!-
Castle continua a fare l’attore.
-Beh, lo prendo come un complimento.-
Kate si affretta a firmare i fogli dove le è stato indicato, mentre Rick ci mette un bel po’, visto il dolore che sente alla mano, ma non si sarebbe lasciato fermare da niente per mettere il suo nome su quei fogli.
-Angie, per favore, vuoi farmi la cortesia di portare qui la roba di Stella?-
La ragazza annuisce ed esce dalla stanza ridendo.
-Mettiamo in chiaro una cosa, mi rivolgo soprattutto a lei Kate. Dovrà ritoccare i ritmi del suo lavoro. Cercare di tornare a casa in orari normali, evitare i turni di notte quando è possibile e anche qualche straordinario. Sarà Stella adesso il vostro straordinario. Un bambino ha bisogno di cure costanti e di costante presenza. E quando si troverà in una situazione di pericolo, prima di buttarsi pensi un solo istante che a casa c’è sua figlia che la aspetta. A lei Rick non so che dire, tranne che… beh, continui così, lei e Stella avete praticamente la stessa età, perciò vi capite benissimo!-
Le due donne scoppiano a ridere e Rick fa loro una linguaccia.
-Come volevasi dimostrare.-
Kate è raggiante, continua a stringere Stella che non si è staccata da lei nemmeno per un attimo, come se avesse paura che sparisse di nuovo.
-Non si preoccupi, ho anni di ferie arretrate, e intendo mettermi in pari.-
Janet annuisce e sorridendo soddisfatta si alza per prendere in braccio la bambina.
-Allora piccolina, pare che tu stia per cominciare una nuova avventura, vuoi andare a casa con Rick e Kate?-
Stella batte le manine.
-Ale e Tatta.-
-Oh Stellina sei dolcissima, Alexis e Martha, mia figlia e mia madre. Da noi si prende tutto in blocco, Kate ne sa qualcosa! E lo ha capito anche lei.-
-Stasera chiamerò suor Mary, voglio che sappia della vostra richiesta. Dovrò venire spesso da voi nei prossimi giorni... per la mia relazione definitiva.-
-Quando, come, dove e sempre… noi saremo felici di rivederla, le risponde Rick. Janet, lei è una donna speciale per questi bambini.-
-Faccio solo il mio lavoro.-
-Non è vero, lei li ama e questo è molto di più. Grazie.-
Janet si sente arrossire, i complimenti non le piacciono, soprattutto quando cerca solo di svolgere al meglio il suo lavoro, così cerca di smorzare la sua timidezza, rispondendo maliziosamente.
-Grazie a voi, mi avete portata alla vittoria!-
-Vittoria? In che senso?- chiede Beckett.
-Ho scommesso con la mia collega quanto tempo ci avreste impiegato a venire ad impacchettare Stella per portarvela via. Lei ha detto che ci avreste messo un paio di settimane. Io ho scommesso che prima della fine della settimana lei Rick, avrebbe fatto quella telefonata!-
Si guardano allibiti.
-Fanno scommesse su di noi anche qui?- dice Rick alla sua musa.
-Già, risponde Kate, sembra sia diventata una moda! Ma se sapeva che avremmo richiesto l’affidamento, perché tutta quella sceneggiata?-
-Non era una sceneggiata. Io ho una grande responsabilità, il futuro e la vita di questi bambini. Dovevo farvi un esame e ho approfittato del momento.-
-E di grazia Janet, quanto le abbiamo fruttato?- le chiede Castle.
-Oh, solo 20 dollari. Non potevo permettermi una posta più alta.-
-Peccato, la schernisce Castle, avrebbe potuto diventare ricca. La prossima volta che scommette su noi due, le consiglio di metterci dentro tutto quello che possiede.-
Guarda Kate con Stella in braccio e gli vengono gli occhi lucidi, sono bellissime. Le abbraccia.
-Si, io scommetto tutto quello che ho su di noi…-
Dà un bacio a entrambe e Stella gli cinge il collo con il braccio.
-Oh, a proposito Janet, domani pomeriggio ci saranno i funerali di Hellen, io vorrei che Stella ci fosse, ma se lei crede che è meglio non portarcela…-
-Non vedo che problema potrebbe esserci, non può ancora capire il dolore di un funerale e alla sua mamma farà piacere averla vicina… e ci sarò anch’io, se a voi non dispiace.-
-Bene, allora a domani.-
Le stringono calorosamente la mano e Janet si toglie gli occhiali spessi per baciare la piccola Stella. Castle nota che i suoi occhi, nascosti da quelle orribili lenti, non solo sono belli, ma anche tanto dolci. Ama i suoi bambini, come li definisce lei e non deve essere facile vederli andare via di volta in volta.
-E’ una gran donna!- esclama una volta in macchina.
-Ah, non è più  il brutto anatroccolo?-
-No, e mi vergogno di averlo pensato.-
-Ecco bravo. Vergognati! Sorride guardando Stella, lo sai che Alexis non vede l’ora di riabbracciarti?-
-Ale!- ripete lei e si appoggia sul petto di Rick stringendo l’inseparabile Pufpuf, pronta per  tornare a casa.



Continua...


Angolo di Rebecca:

Ammettetelo... avanti ditelo che lo state pensando?
Vi vergognate anche voi di aver ritenuto la Jackson
il brutto anatroccolo come ha fatto Rick?
Stima immensa per questa donna?
Stella è tornata, più dolce e sorridente che mai
e insieme vi auguriamo buona notte!

 

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Capitolo 22
*** E adesso...tutti a nanna! ***


Stella...Stellina! 

*

E adesso...tutti a nanna!

*
22 capitolo



 

-Mi chiedo perché non chiamano, sono via da tre ore ormai, che staranno combinando?-
Alexis è sdraiata sul divano, il dottore che l’ha medicata dopo l’incidente, si è raccomandato che stesse a riposo, senza fare movimenti bruschi almeno per un paio di giorni.
-Vedrai che stanno per tornare, non preoccuparti.-
Le risponde Martha, che senza l’ausilio di un medico, si è raccomandata da sola un paio di bicchieri di whiskey, per riprendersi dopo l’aggressione di qualche ora prima.
-Va bene, però avrebbero potuto chiamare, dirci come sta andando, se ci vuole tanto tempo per la documentazione, se gliela lasciano portare a casa subito… ohssanto cielo! E se non li ritenessero adatti per l’adozione? Non possono dare Stella ad un’altra famiglia, noi siamo perfetti, lei ci vuole bene e noi vogliamo bene a lei, non sarebbe giusto…-
Martha la blocca improvvisamente.
-Mia cara, vuoi riprendere fiato e calmarti? Certe volte ti fai venire le paranoie come tuo padre. Aspettiamo di sapere e poi ci preoccuperemo! Non farti illusioni, però. Non credo che potranno portarla via presto. L’affidamento ha dei tempi lunghi!-
-Hai ragione nonna, scusa. Ma… tu saresti contenta di avere quel frugoletto per casa?-
-Basta che non mi chiami nonna! Cosa che non dovresti fare nemmeno tu!- Sorride, beve un altro sorso di liquido ambrato e da dietro al bicchiere guarda Alexis -lo sai che prima di andarsene, mi ha chiamata Tatta?-
-Dì la verità, “Martha”… è mancata anche a te!-
Non riesce a rispondere, perché bussano alla porta.
-Chi può essere?-
Martha si alza dalla poltrona, guarda dallo spioncino, ma davanti alla porta non c’è nessuno. Apre lentamente…niente.
-Ma tu guarda che scherzi stupidi, anche dentro un palazzo con telecamere e con un portiere. Appena lo vedo quello mi sente, che fa dorme? Può entrare chiunque e lui non se ne accorge!-
Chiude la porta, ma il tempo di girarsi qualcuno bussa di nuovo. Allora anche Alexis si alza e si avvicina.
Riaprono la porta e questa volta una topolina a quattro zampe, gattona velocemente all’interno della stanza e si siede a terra davanti a loro, guardandole sorridente.
-Stella! Ma…ma…-
Guardano fuori dalla porta, ma oltre la bambina non c'è nessun altro.
-Non sarai arrivata qui da sola?-
Alexis si china verso di lei e sta al gioco, mentre la piccola fa segno con il ditino verso la porta, facendo capire che fuori c’è il resto della truppa.
La prende in braccio stringendosela addosso e Rick e Kate entrano tenendosi per mano.
-Stellina, sono così contenta che sei qui, mi sei mancata cucciolotta.-
Martha le accarezza il viso.
-Oh, ciao pelle di seta, bentornata tesoro! Ma come avete fatto a portarvela via così in fretta? Non c’è una trafila burocratica da seguire?-
-Non dirlo a nessuno mamma, piuttosto chiudi la porta presto...
La attira per il braccio si guarda intorno circospetto e lei di riflesso fa la stessa cosa, poi Rick le sussurra all’orecchio qualcosa che la spinge a fissarlo sgranando gli occhi….
-
L’abbiamo rapita!-
A quella frase Alexis si gira di scatto a guardarlo allarmata, mentre Martha e Kate lo fulminano con lo sguardo.
-Che c’è? Janet Jackson ci ha detto che non siamo idonei all’adozione, e noi…-
Fa segno con la mano da lui a Kate.
-... 
ce la siamo portata via. L’abbiamo ra-pi-ta!-
-Pufpuf!- Il silenzio che si è creato dopo l’ultima parola sillabata, è interrotto da Stella che punta il dito verso il pavimento dove è rimasto il papero quando Alexis l’ha presa in braccio. Kate ruota gli occhi, si china, prende il peluche e lo dà alla bambina.
-Castle! Quando la smetterai di fare lo stupido, non sei stanco?-
-Stanco? No dico, Kate. Ci sono cascate. Hanno quest’espressione perché ci hanno creduto davvero. Guarda serio madre e figlia, davvero pensate che potrei fare una cosa del genere?-
-Beh, figlio, detta da te, certo! Ma poi ho subito realizzato che con te c’era Kate, perciò non era fattibile.-
-Grazie! Sono sempre sorpreso della stima che hai per il tuo unico, fantastico figlio! Prima mi prendi per uno sprovveduto che semina figli in tutto il distretto di New York e adesso mi credi anche un rapitore? Datemi una pistola che vado ad ammazzare il presidente!-
Le donne davanti a lui hanno tutte la stessa espressione, la fronte corrucciata e le labbra strette in una linea sottile.
-Oh, basta papà, smettila di fare il melodrammatico. Piuttosto raccontateci tutto!-
Il resto del pomeriggio prosegue con il racconto molto elaborato e minuzioso di Rick su come si sono svolte le cose all’istituto, su come Janet si sia dimostrata, oltre che una grande professionista, anche una donna gentile e fiera del suo lavoro, e della telefonata al giudice Wonswarth. Continua con l’arrivo improvviso di Lanie, che dopo avere saputo che la bambina era già a casa Castle, si è catapultata senza invito al loft dei suoi amici, per conoscere finalmente la nuova arrivata.
-Scusami tesoro, ma non ho resistito. Sono l’unica che non conosce ancora Stella ed è ora che la piccola incontri la zia Lanie!-
-Ohhh, figurati Lanie, entra pure così ti presenti.-
Risponde Kate sorridendo ironicamente, visto che Lanie si è già accomodata sul divano strappando Stella letteralmente dalle braccia di Alexis.
-Ciao Dolcezza! Ma quanto sei bella- corruga la fronte guardandola attentamente  -e quanto somigli allo scrittore…incredibile… Castle, ma…-
-Non è mia figlia Lanie… emmhh cioè… non è mia figlia naturale, ma è mia figlia, cioè lo diventerà dopo l’adozione… cioè…-
Lanie dà una gomitata nello stomaco a Castle, che si piega su sé stesso con un lamento, a questo punto Stella, che è rimasta seria dopo che Lanie l’ha sopraffatta con la sua felicità, si scatena in una gran risata che contagia tutti.
-Brava Stellina! Questa donna fa la bua a Kick e tu te la ridi di cuore!-
La bambina continua a ridere e le mostra il suo paperottolo -Pufpuf!-
-Attenta Lanie, interviene Alexis, ti sta facendo un’esame. Se sei amica di Pufpuf, puoi far parte della parentela, sennò addio zia!-
-Ma davvero? Ohhh Dolcezza, zia Lanie adora i paperottoli piumati.-
Gli stampa un bacio sulla testa e Stella le si accoccola sulla spalla, sussurrando il suo nome.
-Tia Eni.-
-D’accordo Dolcezza, a questo punto mi hai stregata, sono tutta tua, puoi fare di me tutto quello che vuoi!-
Lanie va via con il meritato titolo di zia a sera già inoltrata, Kate e Alexis si occupano di rimontare la culla e risistemare i peluche, visto che la mano di Rick è inutilizzabile. Infine tutti a cena. Imboccare Stella e Pufpuf, un cucchiaio di minestra a te e uno a lui, e soprattutto coccolarla e guardarla zompettare per il salotto felice e sorridente, fino a quando non comincia a stropicciarsi gli occhi e a sbadigliare.
-Beh, Stella ha ragione! E’ tardi e oggi è stata una giornata veramente impegnativa. Io mi ritiro. Bonne nuit mon petit!-
Martha da una carezza alla piccola e va in camera.
Alexis sta per proporsi di aiutarli a metterla a letto, ma si sofferma sul viso di Kate mentre guarda Stella. Gli occhi le brillano e il sorriso splendido che disegna le sue labbra è nuovo, mai visto prima. Allora finge uno sbadiglio.
-Se non vi serve aiuto, andrei anch’io. Sono tutta ammaccata ed ho davvero bisogno di distendermi.-
-Certo tesoro, non preoccuparti. Finiamo noi qui.-
-Buona notte Stellina e benvenuta in famiglia.-
Le stampa un bacione sulle guanciotte e lei risponde sorridendo -Nanna… Ale.-
-Si vado a nanna, ed è ora che ci vada pure tu.-
Anche Rick si è accorto dell’espressione di Kate e ne è felice e orgoglioso.
-Pensi tu a Stella, mentre io mi occupo della lavastoviglie?-
Kate si gira verso la cucina.
-Non è una tua prerogativa il pigiamino?-
-Daaaiii, ormai mi sono messo i guanti!- Si guarda la mano fasciata e ancora violacea -beh… IL guanto! E poi con la mano ridotta così…-
Kate prende in braccio Stella e mentre sale le scale le parla sorridendo.
-Beh, ha ragione ormai si è messo i guanti! Pensa, usa i guanti perfino per mettere i piatti nella lavastoviglie. Non li sta mica lavando sai, li sta solo riponendo nella lavastoviglie, ma lui si mette i guanti… per questo ha le manine morbide, lui è così delicato!-
Rick sorride e anche Stella la ascolta attentamente, fino a quando arrivano in camera.
La mette dentro la vasca da bagno e mentre la insapona velocemente, le parla con dolcezza, raccontandole cosa l’aspetta in quella casa di matti e Stella con gli occhi fissi sulle sue labbra non fa altro che sorridere. Dopo averla asciugata, profumata e spolverizzata con il talco, le mette il pannolino e il pigiamino che le lascia le gambe scoperte. Lei scalcia felice sul letto e Kate non può fare a meno di sbaciucchiarla ovunque facendole il solletico, mentre Stella continua a gridare e ridere prendendosi tutte le coccole.
Dopo qualche minuto, Rick compare sulla porta.
-E’ così che dormi tu? Sghignazzando e ridendo?-
Kate la stringe a sé.
-Uhhh… il lupo cattivo ci ha scoperte, dobbiamo scappare!-
-Upo… upo!- grida Stella.
-Adesso vi maaaaangioooooooo!-
Il lupo si precipita sul letto, facendole traballare e ridere con il suo vocione… ma poi le povere vittime si avventano su di lui e lo mettono KO a suon di solletico.
-Va bene, va bene, basta… il lupo si arrende… auuuuuuuuuuuuu!!!-
Quando finalmente si calmano, restano per un attimo distesi sul letto a riprendere fiato, con lo sguardo rivolto al cielo stellato che si vede fuori dalla finestra.
Stella fa segno con il dito da quella parte.
-Mamma!- dice guardando Kate, che ricambia lo sguardo con un sorriso.
-Non dimentichi niente tu, vero? Ti ho detto che la tua mamma e diventata una stella e tu lo hai capito benissimo!-
Si avvicinano alla finestra e Rick fa segno verso l’alto.
-Eccola, è lì. La vedi Stella? Quella è la mamma. Guarda come brilla, è felice e ti sta mandando una bacio.-
La piccola si porta la manina alle labbra, stampa un bacio e poi ci soffia sopra e, compiaciuta, guarda Rick.
-Si tesoro, le è arrivato sicuramente. Anche lei ti sta dando la buona notte.-
Si accoccola sulla spalla di Kate.
-Beck… Pufpuf… nanna!-
Kate le dà il paperottolo e si dirige verso la cameretta cominciando a cullarla.
Stella si addormenta quasi subito. Tranquilla e serena. Pufpuf stretto in una manina e il pollice in bocca. La mettono nella culla e restano a guardarla per un po’.
-Sembra stia bene, è tranquilla, non trovi Rick?-
Lui le mette un braccio dietro la schiena.
-Certo che è tranquilla. Adesso è di nuovo a casa! Andiamo a dormire, io dovrei stare a riposo, ricordi? Sono distrutto, letteralmente!-
Si baciano e si mettono a letto, restando abbracciati in silenzio per qualche istante. Poi Kate si scosta e si girano di fianco, occhi negli occhi.
-Sappiamo davvero cosa stiamo facendo? Voglio dire non è che tutto questo è più grande di noi… cioè… di me?-
-Mi stavo chiedendo quando sarebbe tornata.-
-Chi?-
-Come chi? La razionale Beckett! E’ sparita per mezza giornata, lasciando il posto alla spontanea e meravigliosa Kate… e adesso nella penombra delle tenebre è tornata come una minaccia!-
-Ma che dici? Sto soltando pensando che in effetti…-
-In effetti cosa? Ti sei resa conto all’improvviso di non avere razionalizzato troppo su Stella?- Lei corruccia la fronte -dai… non abbiamo parlato dell’adozione per niente, l’abbiamo pensata nella nostra testa e presi dall’entusiasmo abbiamo agito- fa una pausa e solleva il sopracciglio  -ma questo è quello che di solito fa Castle, non Beckett… giusto?-
-Niente di tutto questo. Sto solo pensando che tu sai cosa ti aspetta. Io no. Io non so niente di bambini, di come si crescono, di cosa sia meglio per loro, ho solo fatto qualche volta la babysitter da ragazzina, sono sicura che farò numerosi sbagli, che qualunque cosa succeda correrà da te perché avrai sempre la risposta giusta, che…-
-Whow! Hai imparato a parlare a raffica come Alexis! Brava, bisogna avere buoni polmoni per farlo!-
Lui sorride, ma lei è seria, forse troppo. Allora Rick si sistema più vicino al suo viso, tanto da trovarsi naso contro naso.
-Kate, nessuno sa come fare il genitore. Quando è nata Alexis io ero praticamente un ragazzino. Credi davvero che sapessi cosa mi aspettava e come avrei dovuto comportarmi? Non c’è una formula. I bambini non sono dei test che devi risolvere. Sono delle persone piccole che devi aiutare a crescere. E poi Stella non è Alexis e questo significa che tutto quello che ho fatto in passato con mia figlia, può non essere giusto per lei. Ogni bambino è una persona unica e lo capisci ogni minuto che passi con lui. Quando si presentano i problemi, li affronti e cerchi di risolverli al meglio, al momento. A volte sono proprio loro stessi a darti la soluzione.-
Kate ha gli occhi incollati ai suoi, come attirata da una calamita. La voce di Rick è un sussurro caldo, tranquillo, e la sua espressione seria, man mano che lui parla, diventa sorridente.
-Perché detto da te sembra così facile?-
-Non ho detto che è facile. Anzi! Ci saranno notti insonni senza motivo, solo perché lei alle 3.00 ha deciso che è meglio canticchiare qualcosa e tu devi stare ad ascoltarla, anche se il mattino dopo avrai gli occhi da panda. Ci saranno palline di buonissimo gelato al cioccolato che arrivate vicino alla bocca, cambiano direzione e si spiaccicano prima sulla sua maglietta e dopo sul tuo bellissimo tailleur e non hai il tempo di cambiarti perchè il capo ti aspetta. Ci saranno lampade rotte, dita infilate nelle prese elettriche, ruzzoloni dalle scale… che altro… oh si… i mal d’orecchi, quelli arrivano sempre di notte e sono terribili. Si metterà le manine sulle orecchie urlando solo aiaiaiaiaia e tu devi  metterle le goccine, cercando di farle capire che le faranno passare il dolore, ma lei non ne vuole sapere e continua a gridare aiaiaiaiaia...-
Kate sta ridendo, anche perché lui mima tutto con le mani sulle orecchie e scuotendo la testa.
-Ah… e poi c’è la febbre. Quella famosa febbre che arriva all’improvviso a 39/40°. Anche quella arriva sempre di notte, o di sabato, o nei giorni di festa, così ti ritrovi a chiamare il pediatra ogni 3 minuti, fino a quando lui stremato ti manda a quel paese e stacca il telefono, e l’unica cosa che ti resta da fare e tenerla fresca con bagnoli di acqua e alcool e cercare di capire come metterle la suppostina.-
-Se stai cercando di tirarmi su e incoraggiarmi, hai preso la strada sbagliata Castle!-
-MMMA! C’è un ma, anzi ce ne sono un paio.-
-Sono tutta orecchi, Richard!-
-Non è carino da parte tua chiamarmi Richard, con quel tono, adesso. Perché ora dimentico quali sono i ma…-
-Continua Castle!- le ordina lei facendo un vocione che non è il suo.
-Così va meglio. Dov’ero rimasto? Ma!...  ma poi al mattino vai nella cameretta e lei è lì pronta con i suoi occhioni e il suo sorriso, con le braccine tese verso di te e l’unica cosa che ti viene in mente è che stai per iniziare una splendida giornata, mentre fuori c’è il diluvio, oppure la sorprendi davanti allo specchio che fa le linguacce a sé stessa, e credimi è veramente divertente… e dopo avere rotto quella famosa lampada e tu sei lì pronta a rimproverarla? Lei ti guarda come per dirti 'ti ho fatto un favore, era orribile'… oppure quando vai al parco con una bimba bianca e al rientro ti ritrovi con una bimba di colore… nero fango e pensi di doverla mettere in lavatrice assieme ai vestiti, mentre riesci a vedere solo il bianco dei suoi dentini quando ride felice perché si è divertita un mondo… sempre che il fango non l’abbia anche mangiato! E quando andrà alla scuola materna? Porterà a casa i primi lavoretti fatti con le sue manine per la festa della mamma, in realtà sai che è opera della maestra, ma ti senti orgogliosa comunque, poi…-
-Poi andrà all’università, si sposerà, avrà tanti bambini e tu diventerai nonno!-
-Noi… diventeremo nonni!-
La bacia e si avvicina ancora di più, tanto da parlare sulle sue labbra.
-Qualunque cosa farai, giusta o sbagliata, a qualunque decisione ti porterà il tuo istinto, la risposta te la sei data da sola mentre parlavi con Janet… l’unica cosa che non le faremo mai mancare, sarà un posto sicuro dove tornare… il tuo cuore e il mio… e se riusciremo in questo, avremo fatto un buon lavoro!-
Si baciano, si stringono stretti. Lui le mette la mano sotto la canotta e comincia a passarla su e giù lungo la schiena.
-Sei ancora convalescente Richard, dovresti riposare adesso. E poi non hai una mano impossibilitata?-
-Allora non dovresti chiamarmi Richard… e sempre con quel tono, una mano sola mi basta e mi posso aiutare anche con altre parti di me… e soprattutto dovresti tenere tu… le mani a posto!-
-Beh… Richard, credimi, in questo momento le mie mani sono esattamente nel posto giusto!-
Solleva la gamba e l’attorciglia a quelle di Rick.
-Allora quando chiamerai l’ambulanza, lo spieghi tu al dottor Low perché non mi sono riposato?-
L’atmosfera si è scaldata parecchio, Andy e la squadra della morte sono lontanissimi da quella camera da letto. La tensione degli ultimi due giorni si sta sciogliendo al tocco delle loro mani dappertutto sul corpo dell’altro…
-Beeeeck!-
Dalla cameretta arriva nitida e squillante una vocina, Rick e Kate si bloccano e restano ancorati con lo sguardo.
-Beeeeck!-
-Ahhhhh… ho dimenticato le interruzioni sul più bello, da ora in poi non saranno più solo prerogativa del tuo telefonino!-
Ridono e Stella chiama Kate per la terza volta, lei si scosta da Rick e fa per alzarsi, ma lui la blocca prendendole il  braccio.
-Forse si riaddormenta!-
-Andiamo Rick. E’ la sua prima notte qui, forse non riesce a dormire.-
-Nemmeno io riesco a dormire.-
Rick mette il broncio e lei ride di gusto, si divincola dalla stretta e gli dà un bacio sulla guancia.
-Dai, faccio presto, promesso.-
-Ecco, lo sapevo. Sono già passato in secondo piano, poi passerò al terzo, al quarto, fino a ritrovarmi in soffitta in compagnia delle ragnatele…-
Kate entra nella stanzetta, Stella è in piedi dentro la culla e col dito fa cenno verso il pavimento.
-Oh, Pufpuf è caduto di nuovo, dovremmo mettergli una bella recinzione, così non scappa più.-
Le porge il papero sorridendo e la bambina le tende le braccia.
-Ma lo sai che è mezza notte passata?-
Stella è ancora con le braccia allungate verso di lei e le sorride arricciando il nasino
-
Hai deciso di cantare e noi dobbiamo ascoltarti?-
La prende in braccio ed entra in camera da letto.
-Ahhhhnnò! Non se ne parla. Rimettila nella culla.-
-Dai Rick. E’ la prima sera, magari ha paura.-
-Non ha paura. E’ furba. Ti sta facendo le moine e tu ci sei cascata. Da te non me lo sarei mai aspettato, detective.-
Kate appoggia il viso a quello di Stella, facendo il broncio insieme a lei con un’espressione del tipo ti preeeeeeegoooo!
Rick solleva il sopracciglio e sorride.
-Non sei brava. Non sei capace. Non li sai fare gli occhioni da cucciolo smarrito.-
-E se facessi gli occhi da cerbiatta?-
-Allora saresti costretta a riportarla di corsa nella culla e a mettere i tappi alle sue orecchie innocenti!-
Lei ride e si mette a letto con Stella.
-Lo sai che se si abitua così, non ce la scrolliamo più dal letto?-
La piccola sorride si gira verso Rick, gli prende il naso con la manina e glielo tira di qua e di la, facendogli dondolare la testa. Poi lo lascia e si accoccola stretta a tutti e due mettendosi il pollice in bocca.
-L’ho detto prima e lo ripeto. Mi sono messo in casa un’altra femmina, devo proprio essere matto. Altro che infarto, di questo passo avrò bisogno dello psichiatra.-
-Ti amo Richard!- sussurra Kate attaccandosi alle sue labbra e sistemandosi poi sul cuscino accanto a Stella. Rick resta per un attimo senza fiato a guardare il comodino, poi scuote la testa e si mette giù. Il braccio allungato racchiude Stella e Kate in un abbraccio, mentre il sorriso delle due streghe ammaliatrici accanto a lui gli scalda il cuore, che ora finalmente, dopo quasi 48 ore ha ripreso a battere tranquillo, sereno e felice.
-Si, sono proprio matto! Buona notte ragazze!- 




Continua...



Angolo di Rebecca:

Stellina si è già impadronita di casa Castle 
:))
Questo capitolo è dedicato a Evidence, a cui ho rovinato un paio di fine settimana...
Virginia, questo capitolo coccoloso infrasettimanale vale il tuo perdono?
...e a Lucia...in mezzo a tutti quei cuori rosa non riesco a vedertiiii,
e siccome ieri hai detto che eri coccoloooooooosa, ho deciso di tenerti dolce più che posso...
così fai tornare Kate a casa a rotolarsi con...
con i cuscini...
Cosa avevate capito maliziose!
...E adesso, tutti a nanna
 :) 


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Capitolo 23
*** Uno sguardo splendente come il sole ***



Stella...Stellina! 

*
Uno sguardo splendente come il sole

*
23 capitolo



 

Il giorno dopo Stella è in prima fila al funerale della sua mamma, accoccolata al collo di Kate, strette tutte e due dall’abbraccio caldo di Rick. Attorno a lei, il resto della sua nuova famiglia, non solo Alexis e Martha, ma anche Lanie, Ryan, Esposito e il capitano Montgomery. La squadra al completo del dodicesimo distretto l’ha ormai presa sotto la sua ala protettrice. Oltre alla sua bambina, Hellen Parker è attorniata da tutti gli amici che l’hanno amata e a cui lei ha dedicato sempre un sorriso. I vicini di casa, Carla Shepard, ancora sconvolta per ciò che è accaduto. Amy Carter, suor Mary e le sorelle del convento di Saint Clare e Janet Jackson. Ma quello che salta all’occhio è la moltitudine di persone sparse qua e la per il cimitero, a debita distanza dalla bara, come fossero in incognito. Gli abitanti del vicolo della 72th strada, ci sono tutti. Tutti coloro che da lei hanno ricevuto una ciotola di cibo caldo ed uno sguardo tenero ancora più caldo, silenziosi e composti nel dolore. Il loro angelo ha perso le ali per salvarli e nessuno sarebbe mancato.
Castle vedendo Muriel in disparte, le si avvicina e la accompagna vicino a loro.
-Lei ha il diritto di stare qui, in prima fila con Stella.-
Beckett nota che dietro un albero si nasconde anche Jeremy Walsh, con le braccia conserte strette al petto, come se cercasse di reprimere una fitta tremenda allo stomaco, le lacrime agli occhi, che sposta prepotentemente dalla bara alla bambina in braccio a lei.
Sembra che anche il sole sia lì per renderle onore, splendido e lucente come i suoi occhi nella foto sulla bara.
Dopo la breve predica il parroco cede la parola a Castle, che sale sul piccolo podio davanti al leggio, guarda Stella tra le braccia di Kate e i suoi occhi, già lucidi, si riempiono di lacrime. Sospira visibilmente ricacciandole indietro.
-Ieri il parroco mi ha chiesto se avrei dedicato un pensiero a Hellen Parker dopo la predica religiosa. Gli ho risposto che un elogio funebre ci sarebbe stato sicuramente. Certo non mio. 'Perché?'  Mi ha chiesto mia figlia Alexis. 'Perché non vuoi essere tu a dire qualcosa papà?' Come perché? le ho rispostoSi può parlare di una persona che non si conosce?-
'E si può provare dolore per la morte di una persona che non si conosce?' Ha ribattuto lei. Ci ho messo un pò per metabolizzare quella frase e… aveva ragione! I poliziotti che si sono occupati del suo omicidio, la mia famiglia ed io, ci siamo ritrovati a provare dolore per la morte violenta di una donna che non abbiamo mai visto né conosciuto. Per il modo in cui è stata uccisa, per il modo in cui è stata strappata alla vita, per il modo in cui è stata strappata alla sua bambina. Ed è questo il punto attorno a cui ruota tutto. La sua bambina. Alexis mi ha sorriso e ha detto semplicemente 'non devi parlare di lei papà, forse dovresti solo parlare con lei!' E anche stavolta ha avuto ragione e quello che voglio fare adesso appunto, non è parlare di te, ma parlare con te, Hellen.
Io non ho avuto la gioia di conoscerti, ma in fondo so esattamente chi sei. Basta partire dalle indagini fatte dopo la tua scomparsa per capire chi sei, il filo conduttore è stato uno solo. Una persona pulita, generosa e innamorata della sua bambina. Basta guardare Stella per capire chi sei. Una mamma. Una giovane mamma all’apparenza fragile, ma con una capacità di amare talmente grande, da trovare la forza di crescere la sua bambina da sola. Stella è dolcissima, serena, curiosa e sempre sorridente. I modi affettuosi che la distinguono non possono non riflettere il carattere della sua mamma. Basta che mi guardi attorno oggi, per sapere chi sei. Le decine di senza tetto venuti a salutarti sono un’altra risposta. Pronta ad una parola buona per chiunque dei tuoi amici della mensa sulla 72th strada. Senza chiusure mentali né pregiudizi. Li conoscevi uno per uno e molte volte conservavi una doppia razione di qualcosa di buono da mangiare a qualcuno che aveva bisogno di qualche coccola in più. Come vedi ho saputo anche questo di te! Basta che guardi davanti a me, verso quella lapide pronta a ricevere il tuo sonno eterno, per capire chi sei. Una donna coraggiosa, che non è riuscita a chiudere gli occhi sulle atrocità che le si sono presentate davanti all’improvviso. Hai scoperto cosa succedeva nella nostra bella e pulita città e non sei riuscita a restare a guardare. Volevi denunciare la barbarie a cui stavi assistendo inaspettatamente, ma eri consapevole che, dopo averti scoperta, il dottor Bellows poteva fermarti in un solo modo, usando Stella. Dovevi prima mettere al sicuro lei. E questo ti ha portata alla morte! Pensare prima alla tua Stella! Perciò l’unico modo per permetterti di riposare tranquilla è prenderci cura di lei. Sai già che ci ha stregati e che se il giudice lo permetterà, resterà per sempre con noi. L’abbiamo portata a casa solo ieri e già qualche testata giornalistica ha malignato su di lei per fare notizia: 'Cosa non si farebbe per un po’ di pubblicità e vendere più copie. Lo scrittore si porta a casa il cucciolo smarrito!' Questo è il titolo che è apparso stamattina su un famoso quotidiano. Ma a me non importa. Stella non è un cucciolo smarrito, è un regalo caduto dalle tue braccia alle nostre e poco importa cosa pensano gli altri. La tua bambina è già la nostra bambina e ti prometto che, tra decisioni giuste ed errori, una cosa non le faremo mai mancare Kate ed io, protezione, sicurezza e lo stesso immenso amore che le hai donato tu. Il perché noi ci siamo innamorati di lei è evidente, basta guardare i suoi 8 deliziosi dentini. Il perché lei abbia scelto noi, non lo sapremo mai. La signorina Jackson ha detto che è una questione di pelle, senza un vero perché, ma Stella si fida di noi e a noi va bene così! E spero che vada bene anche per te… Siamo qui oggi per darti l’ultimo saluto, accompagnato dal nostro grazie sincero. Ed è doveroso dare l’ultimo saluto anche a tutte le vittime di questa carneficina. Vittime per cui tu, Hellen, sei diventata vittima a tua volta. E se è vero che esiste un posto lassù in cielo, dove le anime buone si ritrovano, adesso sei in loro compagnia e assieme state ascoltando pazienti le mie parole. Sono esattamente 58 i nomi sulla lista che ho davanti, 58 persone di cui non è rimasto niente, colpevoli solo di non avere una famiglia che li sorreggesse e li amasse, un lavoro che li rendesse autonomi e giusti per la nostra società così civile!-
Sospira e comincia a leggere lentamente e a voce alta i nomi scritti sui fogli che ha tra le mani. Sembra passare un tempo infinito prima di arrivare in fondo alla lista, gli ultimi nomi che scandisce appartengono agli abitanti del vicolo della 72th strada, l’ultimo nome è quello di Saul Danton.
Dopo un silenzio durato solo qualche secondo, si scatena un applauso tutto per Hellen Parker, Rick mette un giglio bianco nella manina di Stella.
-Tieni tesoro, questo è per la tua mamma.- mano nella mano la aiuta ad appoggiarlo sulla bara.
Muriel si avvicina dopo di loro e poggia una rosa bianca sopra il crocifisso che la ricopre e le sussurra… grazie!
Mentre il resto dei presenti si avvicina in una fila composta a salutare per l’ultima volta Hellen Parker, Muriel va verso Castle e Beckett.
-Grazie infinite anche a voi due, per i miei amici, per avermi dato retta, per Hellen e per questo angelo che le somiglia tanto. E’ bello che resti con voi.-
-Abbiamo fatto solo il nostro dovere, Muriel.-
-No detective. Trovare il suo assassino era vostro dovere, non occuparvi del funerale, di noi, e di Stella.-
Castle le sorride.
-Che lei ci creda o no, Muriel, Hellen è come fosse stata una di famiglia. E Stella… beh è un dono che non si può rifiutare! Come và al vicolo adesso?-
-Insomma, dobbiamo ancora digerire quello che è successo, e poi ora che hanno chiuso la mensa, sarà ancora più dura, specie d’inverno.-
-Hanno chiuso la mensa, perché?- le chiede Beckett.
-Perché dipendeva dallo studio di quei due schifosi e i benefattori, dopo quello che è successo, hanno tirato indietro i fondi. Pare che vogliano demolire lo stabile e costruire un bel grattacielo elegante, così la città sarà più pulita!- finisce la frase con una punta di amarezza.
-Mi dispiace davvero Muriel.-
-Che vuole farci Rick, non è la vita ad essere crudele, ma le persone che la vivono!-
Si salutano e Rick fa per tornare vicino agli altri, ma si ferma quando Kate invece di seguirlo, si dirige con Stella dalla parte opposta.
Jeremy è ancora dietro l’albero che lo protegge dagli sguardi di tutti e quando vede Beckett andare verso di lui, si guarda intorno come se fosse in una stanza chiusa e non avesse un posto dove nascondersi.
-Salve Jeremy.-
Beckett lo saluta con un sorriso e lui riesce solo a posare lo sguardo a terra. Spera che lei si allontani, ma la donna non si muove di un centimetro. Così si costringe ad alzare lo sguardo, incontrando gli occhi di Stella. Sua figlia lo sta guardando con curiosità. La curiosità di tutti i bambini che vedono una persona per la prima volta. Istintivamente solleva la mano e sfiora leggermente quella di Stella. La piccola sorride e appoggia la testa tra il collo e la spalla di Kate, come se si vergognasse.
-Come si può avere paura di un angelo?-
Beckett non capisce se lo sta chiedendo a lei o a se stesso.
-Sei bella come la tua mamma… e… e io ora devo proprio andare!-
Si volta di scatto e va via di corsa, ma dopo qualche passo si ferma.
-E’ contenta di stare con lei, detective. E anche Hellen è contenta, ne sono sicuro. Grazie!-
E senza voltarsi ricomincia a correre.
-Kate, tutto bene?-
La voce calda di Rick le arriva alle spalle, lei fa cenno di si con la testa asciugandosi le lacrime.
-Non so perché, ma mi fa tenerezza, sembra più piccolo e indifeso di Stella.-
-E’ rimasto solo al mondo anche lui, si è reso improvvisamente conto dei suoi errori… e con la morte di Hellen sa benissimo che non può più tornare indietro, nemmeno con sua figlia!-
-Già… l’ha guardata con tanta dolcezza, mi ha fatto pena. Non ha più nessun appiglio e andrà sempre più a fondo.-
-E noi che ci stiamo a fare? Parlerò con Janet, sono sicuro che conosce qualche associazione che si occupa dei tossicodipendenti, potremmo aiutarlo a disintossicarsi, sempre che lui sia d’accordo!-
-Sono certa che con il tuo fascino, saprai come convincerlo.-
Sorride Beckett.
-Il mio fascino? Guarda che sei tu quella autoritaria, e in casi del genere con le buone maniere non si ottiene niente.-
-Vorrà dire che lo prenderò per l’orecchio e lo convincerò!-
-Appunto!-
Castle la cinge con il braccio sorridendo e la tira a se, lei si lascia andare al suo abbraccio appoggiando la testa sulla sua spalla, pronta a tornare a casa con un po’ di tristezza in meno nel cuore per l’epilogo orribile di quel caso, per la morte di Hellen e per la sorte di Jeremy Walsh. Le parole serene e sincere di Rick, le hanno dato la certezza, per l’ennesima volta, che finalmente ha messo la sua vita nelle mani giuste. Quelle di uno scrittore squinternato, capace di sorprenderla, divertirla e amarla come mai nessuno è riuscito a fare! 



Continua...


 



Angolo di Rebecca:

Questo capitolo è un pò di passaggio.
Hellen è stata la protagonista di questa storia, assieme alle alle altre vittime.
Mi sembrava doveroso dedicarne uno interamente a lei,
e tutte le vittime...
Non preoccupatevi, un altro paio di capitoli e poi mettrò fine a questa tortura.


: D

 

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Capitolo 24
*** Fidarsi è bene, ma... ***



Stella...Stellina!
 
*
Fidarsi è bene, ma...

*
24 capitolo


 

Quando scopri di aspettare un bambino, hai nove mesi di tempo per abituarti all’idea, preparare tutto quello che occorre, organizzarti dal punto di vista casalingo e lavorativo. Ma quando il figlio ti cade tra le braccia all’improvviso allora l’organizzazione ti coglie un attimino impreparata.
Per questo motivo le ferie che Kate ha preso nelle tre settimane seguenti, non possono essere definite rilassanti e rigeneranti, né per lei, né per Rick.
Stella è una batteria ricaricabile a lunga durata, quando sembra rallentare, basta che si infili il pollice in bocca, Pufpuf abbracciato sotto al collo per mezz’ora e la ricarica riparte sempre più duratura.
Organizzare la loro vita alle sue esigenze non è facile, ma nemmeno impossibile. Solo è dura farlo in quell’unica mezz’ora in cui lei si mette sotto carica!
In una di queste mezz’ore, Rick è sdraiato sul divano, le spalle appoggiate alla spalliera, la schiena di Kate completamente attaccata al suo torace. Le mani attorcigliate tra loro davanti, sullo stomaco di lei.
Stanno cercando di rilassarsi e ricaricarsi anche loro, in vista del nuovo round con la piccola.
-Dobbiamo decidere a quale asilo nido iscriverla per settembre.-
Sussurra Rick mentre muove su e giù il naso tra i capelli di Kate assaporandone il profumo.
-Adesso?-
-Come adesso? Siamo già in ritardo. Le iscrizioni si fanno mesi prima, saranno già chiuse. Ma se decidiamo in fretta, possiamo farci mettere in lista. Posso sempre fare una telefonata!-
Dice sorridendo con un pizzico di malizia e allusione.
-E’ solo un asilo nido. Davvero è così complicato?-
-Credimi Kate. E’ complicato.-
-D’accordo. Però il problema più urgente è organizzarsi per quando torneremo al distretto fra un paio di settimane.-
-Occorre una babysitter!-
Dopo un attimo di silenzio in cui Kate ha gli occhi chiusi e si gode le carezze e i lievi bacetti di Rick sul collo, parlano ancora insieme.
-Stavo pensando./Stavo pensando.-
Sorridono, arrendendosi a loro stessi.
-Cosa stavamo pensando Richard?- 
Chiede Kate, voltando il viso per riuscire a baciarlo e lui risponde sulle sue labbra.
-Stavamo pensando… la bacia, che potremmo chiedere a Amy Carter… la bacia ancora, se vuole essere la nostra babysitter… un altro bacio, a tempo pieno.-
Lei lo guarda alzando un sopracciglio.
-Vuoi essere bebisitterato da Amy?-
-Mi sono espresso male, potremmo chiederle… bacio, se vuole essere la babysitter di Stella… bacio, a tempo pieno… bacio!-
-Ahh, adesso ti sei spiegato perfettamente.-
-Stavamo pensando questo-  ancora un bacio  -giusto detective?-
-Si. Stavamo pensando esattamente questo! Credo che sarà felice di stare ancora con Stella. Le vuole molto bene.-
Kate si gira verso di lui, intrecciando le gambe alle sue e lo bacia teneramente.
-Cercherò di uscire dal lavoro puntuale, ma se dovesse esserci un’emergenza, io che sono il poliziotto resto, mentre tu, che sei lo scrittore torni a casa. Almeno uno di noi di due ci deve essere ad una certa ora. E se ci saranno chiamate notturne, tu non verrai con me. Va bene?-
-Lo dobbiamo mettere per iscritto davanti al notaio?-
-Non è necessario, Rick. Se non dovessi essere d’accordo non mi ci vuole niente a convincerti con delle pene corporali.-
-Adoro le tue pene corporali! In questo preciso momento mi sto deliziando nelle tue torture…-
Le dice baciandole il collo.
-Sei fuori strada Castle! Non parlavo di queste pene corporali… ma di queste…-
Gli prende il naso tra le dita e glielo ruota con forza.
-Ok… ok… ho capito Beckett, pene corporali dolorose… sei stata chiarissima… Mi dispiace saperti sola di notte per strada, ma visto che con la pistola metti paura!-
Si baciano ancora, in casa non c’è nessuno, oltre Stella e Pufpuf, che al momento sono sotto carica.
-Bene, sembra che un paio di problemi li abbiamo risolti. Vogliamo goderci questi ultimi attimi di calma, prima della tempesta? Mi devi qualcosa visto che mi hai trasformato il naso in un pomodoro maturo.-
Lei non risponde, poggia invece le labbra su di lui, lasciando piccoli baci avanti e indietro dall’orecchio al collo e viceversa.
-Bene detective, lo prendo come un si…- 
Kate continua a baciarlo e gli sta sbottonando la camicia
-Hai mai notato che l’unico a non stancarsi mai è Pufpuf? Devo chiedergli che vitamine usa per riuscire a stare dietro alla pestina!-
-STA ZITTO CASTLE!-
-Uhhh… allora era proprio un siiii!-
 
La verità è che i problemi sono solo nel loro cervello, perché Stella di problemi proprio non ne ha.
Anzi, sembra abbia abitato lì con loro da sempre. Ha espresso un’immediata adorazione per Martha, le va sempre dappresso, specie quando svolazza per casa con le sue vestaglie di seta colorata. Sta seduta a terra nella sua camera e la osserva mentre si trucca e fa toletta, e nel frattempo la riempie di notizie di gossip molto importanti, che a lei pare interessino molto. Si diverte un mondo e questa cosa è diventata un motivo di preoccupazione ossessiva per Rick. Non solo, la fa partecipare alle prove dei suoi personaggi e quando finisce e fa l’inchino, lei le batte le manine tutta contenta. In una decina di giorni ha imparato a stare ben ferma sulle gambe, perciò le sue corse per casa, i suoi salti sul divano e le sue arrampicate sulle scale sono diventate estenuanti. Rick,  pronto come sempre nel ruolo di papà, si è premurato di installare due  cancelli di legno alle estremità della scala, che avrebbero impedito alla piccola peste di salire e scendere a suo piacimento ruzzolandosi per i gradini. Non solo, ha provveduto a seminare per l’intero appartamento paracolpi agli angoli dei tavoli, copri presa per evitare che si illuminasse inserendoci dentro le dita e qualunque altro oggetto ritenesse necessario per calmare le sue paranoie sui pericoli domestici. Oggetti di cui il detective Beckett, non immaginava nemmeno l’esistenza!
Anche Alexis non la molla un momento. Ha sempre desiderato una vera famiglia, non che suo padre non lo fosse, ma quello che le sta succedendo al momento è la cosa più bella che abbia mai avuto. Adora Kate e ora ha anche una sorellina. Quasi tutti i pomeriggi se ne vanno al parco e torna bambina assieme a lei. Si siedono a terra a imbrattarsi di fango, divertendosi come matte.
Durante le visite, con scadenza quasi giornaliera di Janet, la donna tiene sotto controllo Stella e Rick tiene sotto controllo lei. Stira il collo ogni volta che appunta qualcosa nella sua agenda, ma si ritrae immediatamente appena si sente fulminato dal suo sguardo.
Fa lo sguardo inceneritore come Beckett, ma il suo fa più paura dietro quegli orrendi occhiali. Devo trovare il modo di romperglieli per caso, così metterà una montatura più appropriata!
La dolce Janet però, quando nessuno la osserva, non può fare a meno di sentirsi orgogliosa di non avere sbagliato con quei due pseudo genitori, felice di vedere quanto Stella sia serena.
Come potrebbe non esserlo. Non solo si è scelta una famiglia fuori dall’ordinario, ma ha anche acquistato allo stesso prezzo, praticamente in omaggio, un’intera collezione di zii al distretto di polizia. “Eppo”, “Aian” e il “Apitano”! Il modo tutto personale che usa per chiamarli è adorabile…
E Kate… lei non riesce a capacitarsi che sia tutto vero.
Tra bagnetti, pappe, cambi di pannolino, corse per fermarla quando sta per farsi male e giochi di ogni tipo, non si è mai sentita così piena di energie. E’ distesa, luminosa… Anche suo padre glielo ha detto la sera che sono andati a cenare da lui, per presentargli la sua improvvisa nipotina. Giocherellava con Stella divertito e rapito dai suoi sorrisi, quando le ha detto… Katie, hai il viso radioso, è bello vederti finalmente felice!
Se le avessero chiesto quale fosse il significato della parola felicità, ora avrebbe saputo cosa rispondere.
La famiglia. Quella famiglia. La sua famiglia… e Rick. L’amore, la passione, la dolcezza, la serietà, l’ironia, la goffaggine, il fascino, il divertimento e tanto altro, tutto concentrato in uno stesso uomo… il suo!
Certo però, la perfezione non esiste, infatti la parte idilliaca della sua vita presenta immediatamente una piccola crepa.
Le sparizioni improvvise dell’uomo meraviglioso. Il suo!
Ogni motivo durante la giornata è buono per defilarsi, ma le scuse che accampa non sono altrettanto buone. Non per una detective della squadra omicidi.
Una volta deve andare dall’editore, una volta deve accompagnare Alexis da qualche parte… e sparisce.
Però quello che infastidisce di più Kate, è quando dice di dover accompagnare Janet all’istituto e ogni volta che succede, invece di mancare quella normale mezz’ora per andare e tornare, si perde. E quando lei gli chiede che fine ha fatto, lui se ne esce che c’era traffico, che c’è stato un incidente, che ha incontrato un amico e ha perso la cognizione del tempo. Comincia veramente a non sopportarlo più. Non per gelosia, ma perché non riesce a trovare nessun indizio su quello che sta architettando… perché qualcosa sta sicuramente architettando!
Finalmente una sera mentre sono seduti a cena, Rick semina un indizio.
-Tra un paio di giorni è il compleanno di Stella, sto preparando una cosina carina.-
Kate lo guarda incerta.
-In che senso carina, credevo che avremmo fatto una festicciola qui a casa, solo noi e magari quelli del distretto.-
-Scherzi! Compie un anno, il primo compleanno della sua vita. Dovrà ricordarselo per sempre…-
Lei posa la forchetta dentro il piatto e sospira.
-E anche noi scommetto! Ho paura a chiedertelo, ma lo farò. A cosa avresti pensato?-
-Una bella festa in un ristorante elegante, solo noi della famiglia, come hai detto tu, ma non a casa. Deve essere una cosa in grande.-
-Non avrai mica prenotato al Plaza?- chiede lei per prenderlo in giro.
Ma quando Rick non risponde, mostrando la faccia colpevole, Kate strabuzza gli occhi e Alexis non può fare a meno di ridere.
-Stai scherzando?-
Lui la guarda serio, apre la bocca… ma si ferma a riflettere.
-E’ una sorpresa, voi dovete solo farvi belle, al resto penso io. E non ammetto repliche.-
Si alza e sparisce nel suo studio.
-Alexis, davvero. Sta scherzando?-
-Non lo so Kate, conoscendolo potrebbe anche essere vero… ma di che ti preoccupi, il Plaza è elegantissimo… e poi qualunque cosa stia organizzando, sarà sicuramente fantastica e soprattutto perfetta.-
-E soprattutto abnorme!- sospira ancora Kate alzando gli occhi al cielo.
Per i due giorni seguenti, per quanto impeccabile detective, non è comunque riuscita a scoprire le sue macchinazioni. Avrebbe dovuto seguirlo, ma doveva anche stare dietro a Stella… visto che lui non c’era! Alla fine decide di lasciarsi prendere dalla sorpresa, in fin dei conti, accettando di mettere su famiglia con Rick, ha accettato di fidarsi di lui in tutto e per tutto, abbattendo ogni barriera possibile, perciò!
Alla fine che può avere inventato, un compleanno su un dirigibile? Sorride al pensiero, scuote la testa perché sa che ne sarebbe capace… e anche se così fosse, chi se ne importa! Ho sempre sognato di salire su un dirigibile! Così quando Lanie l’ha chiamata per un consiglio, non sapendo cosa indossare visto che l’occasione era per così dire al buio, è rimasta sconcertata dalla sua risposta.
-Oh, Lanie, non preoccuparti, sarai bellissima ed elegante qualunque cosa indosserai. Sii solo te stessa.-
-Non credo alle mie orecchie! Kate Beckett, il blocco allergico ai ricevimenti e agli abiti da sera, dice a me di non preoccuparmi, per una festa al buio? Kate, tu mi stupisci!
-Lanie, qualunque cosa abbia escogitato, sarà sicuramente perfetta, e comunque non potrei fermarlo, perciò ho deciso che fidarmi mi eviterà di farmi il sangue acido.-
-Dolcezza, sai qual è il tuo problema? Sei diventata mamma… e per di più una mamma innamorata… cocktail pericoloso!-



Continua...




Angolo di Rebecca:

Continua...ancora!!! ahahah...non finisce più!

Eccovi le prime settimane di prova e rodaggio
di Stella e famiglia!

Prima o poi finirà, ma posso anche andare ad oltranza...
ahhhhhhhhhhhhhh (me si mette le mani tra i capelli)

Al prossimo!

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Capitolo 25
*** Il Plaza dei Poveri ***



Stella...Stellina!
 
*
Il Plaza dei Poveri

*
25 capitolo


 

La sera della festa le donne di casa, e per donne s’intende anche l’ultima arrivata, sono intente a prepararsi con molta cura, hanno scelto abiti eleganti, ma non esagerati, sperando di non cenare veramente al Plaza.
Kate e Alexis hanno scartato l’abito lungo mentre Martha, per non smentire la sua eccentricità, è  scintillante nel suo abito di seta color oro.
E Stella? Elegantissima nel suo abitino di lino azzurro come i suoi occhi, le piccole maniche a sbuffo e il fiocco di raso legato in vita, i sandaletti color argento e i riccioli tenuti davanti da due piccoli fermagli di strass a forma di stelle. Una bambolina di porcellana che, mentre aspetta che tutti siano pronti, si rigira davanti allo specchio, facendo mille smorfie con il viso. Deliziosa!
Rick la guarda divertito, anche Alexis, da piccina, si ammirava così allo specchio.
Dicono che maschietti e femminucce, nei primissimi anni d’età si comportano allo stesso modo. Le bambine sanno fare i maschiacci e giocare con pistole e automobili telecomandate, mentre i maschietti giocano anche con bambole e peluche, senza fare distinzione tra giochi femminili o maschili. Ma ad osservarli attentamente, l’uguaglianza tra i due sessi di ferma al gioco, perché il modo di porsi agli altri, il modo di ascoltare e guardare le cose intorno a loro è sicuramente diverso. Le femminucce nascono con la consapevolezza innata del loro essere naturalmente affascinanti. Stella sorride allo specchio, allarga il vestitino con le manine e si osserva sorridente. Si piace. Le piace il vestito, le scarpe, i fermagli… un maschietto non si sarebbe mai comportato così!
-Le mie donne! Tutte perfette… e tu Stellina sei bellissima.- la piccola si lascia prendere in braccio e baciare e finalmente si incamminano.
Per mantenere la sorpresa, Rick ha dato appuntamento a tutti sotto casa sua, sarebbero andati insieme, per tenere l’indirizzo segreto fino alla fine e questo, nonostante si fidasse ciecamente, ha messo comunque un po’ di ansia alla bella detective, che afferrate le chiavi della macchina si è sistemata come al solito al suo posto… cioè alla guida!
-Oh, andiamo Kate, non sai dove devi andare, guido io. Almeno per stasera puoi farmi guidare, no?-
-Scordatelo, vuol dire che farai il navigatore… destra, sinistra, dritto… ma guido io.-
-Comprerò un’auto monoposto, giuro!- dice rivolgendosi a Stella.
-E chi ti dice che la guideresti?- risponde lei a tono e lui alza gli occhi al cielo sospirando.
Dopo aver attraversato la città, con dietro le auto di Ryan e Jenny, Esposito e Lanie, Montgomery e famiglia, si ritrovano a parcheggiare in una zona poco illuminata e leggermente deserta.
-Rick, ma dove siamo?-
-A destinazione!-
-Che significa a destinazione? Qui non ci sono ristoranti.-
-Ma guarda! E come se non bastasse è tutto buiooooo!-
Risponde lui con tono da film dell’orrore scendendo dall’auto.
-Rick, che hai combinato?-
-Che c’è? Sei delusa che non abbia prenotato al Plaza?- Le dice sorridendo, mentre lei si guarda intorno spaesata.
Ad un tratto l’intero edificio davanti a loro si illumina con la luce di numerosi, piccoli faretti posizionati per tutto il perimetro del cornicione superiore.
-Rick… è il palazzo della vecchia mensa?-
Lui annuisce sorridendo. La facciata è stata ristrutturata e ridipinta con dei meravigliosi murales. Jim Beckett apre il portone e li invita ad entrare.
Kate si meraviglia di trovare suo padre già lì  e gli amici dietro di loro mormorano di curiosità.
All’interno ci sono tutti. Da suor Mary a tutte le anime perse del vicolo della 72th strada, con a capo Muriel. La grande stanza è addobbata con festoni e palloncini, tutto rigorosamente Hallo Kitty e appena Stella li vede, comincia a battere le manine… -Kitty… Kitty…- continua a ripetere.
Esplodono tutti in un grande applauso.
-Rick, vuoi spiegarmi?-
-La società che lo voleva comprare avrebbe demolito il palazzo per costruire un grattacielo. Pensa volevano demolire l’intero isolato. Così ho deciso di comprarlo io. Hai presente i contanti che voleva Andy? Sono tutti qui dentro, e non solo quelli! Ora vieni con me.-
Le mette Stella tra le braccia, la prende per mano insieme ad Alexis e le trascina in fondo alla grande sala, dove c’è un tavolo imbandito e dietro, un tendone attaccato al muro. Batte leggermente un coltello contro un bicchiere di cristallo e richiama l’attenzione dei presenti.
-Vi ringrazio di avere accettato il mio invito. Questo giorno è importante per noi e volevamo condividerlo con tutti i nostri amici. Dopo tanto dolore, oggi finalmente abbiamo tanto da festeggiare. Prima cosa, la piccola Stella compie un anno. Il primo meraviglioso compleanno della sua vita. Un compleanno che trascorrerà senza la sua mamma purtroppo. Hellen avrebbe voluto per lei una bella festa, con le persone che riteneva importanti per la vita di sua figlia. Io ho cercato di accontentarla. Ho riunito qui i suoi amici. Lei non sarebbe stata d’accordo che questo posto andasse perduto. Questa non è solo una mensa. E’ la vita per tanta gente che vive alla giornata. Non è ancora finita, in tre settimane siamo riusciti a rimettere a posto la facciata e le sale adibite a mensa. Ma non è tutto qui. Procederemo anche alla ristrutturazione del palazzo diroccato alle spalle di questo, perciò nelle prossime settimane saranno disponibili posti letto, un ambulatorio medico e una cappella. Tutto sotto lo stretto controllo di persone fidate, scelte personalmente. Questo posto sarà aperto a tutti, a chi avrà bisogno di un pasto caldo, di cure mediche o soltanto di un po’ di compagnia. La signorina Janet Jackson si occuperà, insieme ai colleghi del suo istituto, di organizzare i turni per i pasti e per le visite ambulatoriali. A questo proposito, mi sono rivolto ad un bravo medico, che ha accettato di buon grado di spendere un po’ del suo tempo qui dentro assieme ad altri colleghi, e che mi ha fatto l’onore di partecipare alla nostra gioia stasera, il dottor Robert Low.-
Un altro applauso si leva nella sala e Kate lo guarda rapita.
Questo faceva quando spariva ore e ore durante il giorno. In sole tre settimane aveva diretto i lavori in maniera maestrale. Era un organizzatore nato. Mentre lo ascolta crede che il cuore le possa esplodere per la gioia che sta provando.
-La clinica sarà pronta entro un mese, ma la mensa sarà attiva già dalla settimana prossima. Sono riuscito a tenere tutto nascosto fino a questa sera, il palazzo è rimasto mimetizzato con le transenne e ho fatto in modo che tutti credessero fossero cominciati i lavori per la demolizione e la costruzione del grattacielo. Questo per poter passare una splendida serata con voi, in santa pace e senza curiosi. La stampa verrà messa al corrente domani stesso, e sabato prossimo ci sarà un ricevimento per una raccolta fondi. Ma questa sera è solo per noi intimi.
Un’altra cosa da festeggiare, almeno per me e Kate, è che stamattina è arrivata la tanto attesa e fulminea- schiaccia l’occhio a Janet -lettera del giudice minorile con tutti i documenti e certificati che legalizzano l’adozione di Stella.-
La guarda accarezzandole il nasino -da oggi questo gioiello è ufficialmente parte integrante della nostra vita… amici vi presento Stella Castle Parker…-
Questa volta l’applauso è accompagnato da fischi e urla di gioia.
-Perciò, quale posto più bello per festeggiare se non questo. Il posto che porterà il nome della sua mamma. Kate avvicinati alla tenda.-
Lei fa come gli dice, sempre persa nei suoi occhi e Rick mette nella manina di Stella una cordicella.
-Avanti Stellina, tira forte.-
La piccola tira la cordicella e il telone cade dolcemente a terra.
Sulla parete una grande scritta sempre stile murales  'La famiglia di  Hellen Parker' e una bellissima foto della donna.
Scoppia l’ennesimo, grande applauso e Stella fa un enorme sorriso e comincia a gridare mamma, mamma e a battere le manine anche lei.
A quel punto Kate non può più trattenere le lacrime e non solo lei. Nella foto Hellen ha quel sorriso splendido che hanno imparato a conoscere guardando sorridere la sua piccola Stella.
Martha manda a strabenedire la perfezione che si porta sempre dietro, lasciandosi andare alle lacrime e Alexis cerca di mettere insieme una frase completa, ma riesce solo a balbettare.
-Oh, papà… hai… hai fatto una cosa meravigliosa, papà… oh, papà…-
Continua a ripetere senza riuscire a dire altro per la commozione.
-Pappà.-
La vocina di Stella risuona nelle loro orecchie tra gli applausi, Rick la guarda sorpreso e lei lo dice ancora.
-Pappà.-
Si guardano meravigliati e per un attimo non riescono a dire nulla.
-Beh, sente in continuazione Alexis chiamarmi così! E’ normale che ripeta.-
Rick cerca una giustificazione, come se si sentisse in colpa per quella parola pronunciata dalla bambina e rivolta a lui. Ma i bambini sono imprevedibili e  capiscono molto più del dovuto, Stella punta il dito verso la foto e sussurra ancora la parola Mamma, poi lo punta su Kate e ripete Mamma.
Nel fragore dell’applauso quella parola giunge alle orecchie di Kate come una melodia, non riesce a dire niente e la piccola ripete ancora Mamma guardandola e poi si accuccia sulla sua spalla.
-Sapete? dice Alexis, non credo che stia ripetendo a pappagallo quello che sente, credo che stia semplicemente paragonandoti a quella foto Kate. Sei la sua mamma! E siccome tu sei il mio papà, ha capito che sei anche il suo… il cuore dei bambini è una cosa meravigliosa!-
Si abbracciano stretti e qualcuno scatta una foto.
Ryan ha gli occhi lucidi, non avendoli persi di vista un istante, lui e Jenny hanno sentito quelle meravigliose paroline pronunciate da Stella.
Quella sarebbe stata la prima foto ufficiale della famiglia Castle al completo!
Rick bacia le sue donne, tutte e tre, poi guarda gli amici con gli occhi lucidi.
-Adesso basta con le lacrime. C’è una candelina da spegnere!- 



...E dopo la torta...
Nutella per tutti!
Tuffatevi il barattolo!!!



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ehmmm...sempre che Stella ve lo permetta!



Continua...

Dolce domenica! 

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Capitolo 26
*** La Ciliegina sulla Torta ***



Stella...Stellina!
 
*
La Ciliegina sulla Torta

*
26 capitolo

 


E’passata mezza notte quando rientrano a casa e Stella è arzilla più che mai. Sarebbe stata un’impresa metterla a letto, ancora così eccitata per la festa.
Martha e Alexis si ritirano nelle loro stanze.
Kate si toglie le scarpe e si siede sul divano.
-Allora Stella, possibile che tu non sia ancora stanca?-
Lei sorride e continua a saltellare sul divano, le butta le braccia al collo e la chiama ancora mamma. Kate la stringe forte e restano così un paio di minuti.
Rick le osserva un attimo, rapito da quella scena. Dopo poco si siede accanto a loro e si intrufola nell’abbraccio.
-Devo aver fatto cose meravigliose nella mia vita precedente, per meritarmi tutto questo.-
-Stai facendo cose meravigliose anche in questa vita. E io sono fortunata perché Cupido ha sbagliato mira un paio di volte, ma non si è arreso e alla fine ha fatto centro.-
-Detective Beckett, tu mi stupisci. Non mi hai ammonito per il mio ego e in più stai dicendo che credi a Cupido?-
-Se mi perdo nei tuoi occhi, posso credere qualunque cosa, anche che sei un alieno! Meno male che poi ritrovo la lucidità e mi perdo nei meandri di quell’azzurro che appartiene ad un essere in carne ed ossa!- sta per aggiungere più in carne che ossa da un po’ di tempo, ma decide di graziarlo visto che al momento è contenta  e in vena di dolcezze.
-Io mi sono perso nei tuoi occhi da tanto e ormai sarà difficile che ritrovi la strada. -
Si baciano e Stella mette le manine sul viso di Rick ridendo e quando si staccano, ridono a loro volta.
-
Ci penso io a lei, tu va pure a letto.-
-No, dai, non sono così stanca…-
-Per una volta obbedisci tu agli ordini detective, ci penso io.-
-Va bene. Vado solo a prepararmi, poi vengo a darle il bacio della buonanotte.-
Mentre la prepara, la piccola gioca con il fidato Pufpuf, Rick la osserva e sorride. Il suo sguardo sembra arrivare lontano, quando su quel fasciatoio c’era Alexis e lui sapeva perfettamente che per il suo matrimonio non c’era futuro. Si sentiva in colpa per la sua bambina, perchè avrebbe sofferto per gli sbagli che fanno gli adulti. Ma grazie al cielo Alexis non ne aveva risentito troppo. Ora è nella stessa situazione, due occhioni azzurri lo guardano con fiducia, ma la differenza è che il suo cuore è pieno. Pieno di ogni tipo di sentimento. Amore, passione, desiderio, gioia. Adesso una cosa non esclude l’altra. E il motivo di questi sentimenti chiusi tutti insieme nel suo cuore e nella sua vita, si trova nella stanza di fronte.
-Sai una cosa tesoro? Tu ed io abbiamo una missione. E stasera la porteremo a termine… con o senza vittoria, non importa, ma il momento è arrivato. E’ stata una serata troppo importante per te e per tutti noi, e adesso dopo la tua candelina sulla torta, manca la ciliegina.-
Stella lo guarda seria, dal tono di voce capisce che Kick le sta dicendo qualcosa d’importante.
-
E tu sei una ciliegina perfetta! Adesso ti spiego cosa devi fare…-
Kate è seduta sul letto, ha tra le mani una busta da lettera e sembra assorta in un pensiero triste, quando entra Stella tutta sola, le va vicina e si appoggia alle sue gambe.
-E tu? Non dovresti essere a letto? Che fine ha fatto mister babysitter perfetto?-
La bambina ha come sempre Pufpuf tra le mani e glielo mette addosso. Kate per un attimo pensa che voglia giocare, ma quando lo prende in mano, si rende conto che dentro al suo pancino c’è qualcosa di duro.
Apre la cerniera e ne esce fuori una piccola scatolina di legno, con un bocciolo di rosa intarsiato sopra.
-E questo cos’è? Un regalo per me?-
Stella sorride e lei se la siede sulle ginocchia.
-Che ne dici  se lo apriamo insieme.-
Con la manina di Stella sulla sua, apre delicatamente la scatolina, ma solo per metà.
Intravede l’interno di velluto rosso scuro e qualcosa che riluce all’interno. Chiude gli occhi e sospira, da un bacio tra i capelli a Stella e apre del tutto la scatola. Incastrata nel morbido velluto c’è una veretta di platino e diamanti.
Lei resta di stucco. Non se lo aspettava. No, proprio non se lo aspettava.
Una doppia fascetta di piccoli diamanti da un lato e una sola fila di piccoli diamanti dall’altro, con al centro un diamante più grande, con un taglio a rosa, non troppo sollevato dal resto dell’anello. Elegante e brillante come le stelle. Splendido!
-Che fai, usi una minorenne come ricettatrice? Lo sai che c’è la prigione per questo?-
Rick fa capolino dalla porta sorridendo.
-Ho solo pensato che davanti a lei, non avresti avuto il coraggio di spararmi.- Si avvicina e continua a voce bassissima…
-Alexis sta origliando, crede che non me ne sia accorto.-
-Che significa questo Rick?- gli chiede dolcemente guardando l’anello, lui si abbassa davanti a lei e le copre le mani con le sue.
-So che per te è stato difficile cambiare e rivoluzionare la tua vita, decidendo di venire a vivere in una casa che ha OCCHI e ORECCHIE- dice a voce alta per fare sentire ad Alexis che si è accorto di lei, ma la ragazza non ha nessuna intenzione di dileguars -e di questo ti sono grato. So anche che  ho due matrimoni falliti alle spalle, e che tu li  temi. So che tremi al pensiero di essere etichettata solo come la mia musa ed ennesima, momentanea conquista, ma la tua paura più grande è che ti porti all’Empire State Bulding e davanti al mondo intero e un maxi schermo possa fare qualcosa che ti farebbe cadere la faccia a terra- lei ride scuotendo la testa -tranquilla non lo farò. Ho fatto cose megagalattiche per Meredith e Gina, ma solo perché tra di noi mancava sempre qualcosa, c’era sempre un vuoto, e l’unico modo che avevo per riempirlo era con cose futili e costose e grandiose… ma non con te. Tu riempi la mia vita in ogni senso, in ogni cellula, in ogni respiro. Tu,sei il mio Empire State Bulding! Per questo, per quello che voglio chiederti, non serve altro… solo noi due- fa cenno con la testa verso la porta -beh, solo noi due più gli occhi e le orecchie della casa!-
Kate sorride abbassando gli occhi e Alexis, fuori dalla porta, invece li alza al cielo chiedendosi quando suo padre si deciderà ad arrivare al sodo, ma Rick continua imperterrito.
-So che per te va bene così, che un’unione legale non è importante… e anche a me va bene così, davvero… però… ho guardato questo anello in vetrina per più di un mese. Quando l’ho visto la prima volta ho subito pensato che era bello ed essenziale, come te. Mi sono ripetuto giorno dopo giorno che prima o poi lo avrei comprato, ma non avevo il coraggio di farlo, perché forse non ne saresti stata contenta. Il giorno che abbiamo conosciuto Stella, non so perché una vocina dentro l’orecchio mi ha detto 'vallo a comprare stupido'. E poi a Stella è piaciuto subito. Quello che sto cercando di dire… ecco io… insomma tu… -
Kate si fa seria e guarda la bambina.
-Stella, siamo proprio nei guai, lui dovrebbe sostenerti economicamente con le parole, ma se va avanti così, dovremo contare solo sul mio stipendio!-
Rick sospira, sembra un ragazzino alla sua prima cotta, ha cominciato spedito, ma una volta arrivati al dunque, balbetta. Gli ha sempre fatto quest’effetto, ancora adesso, basta che lei lo guardi fisso negli occhi e non riesce più a parlare correttamente.
-Io sto cercando di dirti… vorrei che tu capissi… che non c’è mai stato nessuno prima di te… e nessuno ci sarà dopo. Non sarai mai la terza scelta come pensi tu, né tanto meno momentanea… io vorrei… insomma, anche se tu non volessi… mi piacerebbe comunque che portassi questo anello, come pegno di appartenenza l’uno all’altra… però stasera dopo tutte le emozioni che abbiamo provato… adesso siamo davvero mamma e papà… io devo chiedertelo…insomma io sarei felice se tu…-
-Castle!- lo interrompe bruscamente lei.
-Sssi?!- risponde lui deglutendo stupito da quell’interruzione.
-Vuoi sposarmi?- gli chiede Kate sorridendo e subito dopo si morde il labbro inferiore, stringendo Stella ancora di più a sé. Lui resta interdetto da quella richiesta rubata sul filo d’arrivo, non se lo spettava. Non da Kate, non da lei che non ha mai voluto che lui gliela facesse. Un attimo interminabile di silenzio assoluto li avvolge e all’improvviso da fuori la porta si sente urlare.
-EVVAIII, SSSIII, NONNA BATTI IL 5!-
Rick alza gli occhi al cielo e poi li posa su quelli di Kate.
-Anche con annessi e connessi… tutto in blocco?-
-Soprattutto con annessi e connessi e tutto in blocco! Sto aspettando una risposta Castle!-
-Si!-  
Le prende il viso tra le mani e appoggia le le labbra alle sue.
-Si.-
A quel punto Alexis e Martha entrano in camera applaudendo e abbracciandoli assieme.
-Detective, se mi liberassi degli annessi e connessi, quale sarebbe la pena?-
Chiede Castle fingendosi irritato, mentre sua madre gli stropiccia i capelli come se fosse un bambino.
-Silenzio e noia assoluta.- risponde lei ridendo.
-Oh, piantala Richard, volevamo solo essere sicure che arrivassi fino in fondo. Meno male che lo ha fatto Kate, aspettando te Stella avrebbe compiuto due anni, sono praticamente le 2.00 del mattino e noi vorremmo proprio riposare le nostre stanche membra.-
Lo ammonisce Martha, poi prende Stella in braccio.
-Andiamo tesoro, stasera ti mette a letto la nonna, sarai stanca. Dì buona notte a questi due tontoloni.-
Ed esce di scena con la sua solita aria da diva, seguita da una Alexis sorridente e soddisfatta, mentre Stella fa ciao ciao con la manina.
Rick si siede sul letto accanto a Kate, ha un’aria strana, il viso pensieroso.
-Perché hai quella faccia, non ci sarai rimasto male perché ho accelerato le cose?-
-No amore mio, anzi! E’ stato inaspettato e fuori da ogni logica, fantastico!-
 -Allora che ti succede Rick?-
-Ha… detto… nonna? L’hai sentita? Mia madre ha detto… la nonna ti mette a letto? Cioè… l’ha detto davvero?-
Kate sorride e gli sistema i capelli accarezzandoli.
-Si, lo ha detto, ma non preoccuparti, non è malata. Forse è solo stanca data l’ora, vedrai che dopo una bella dormita, si riavrà e le ordinerà di chiamarla Martha.-
-Tu credi?-
Si guardano seri per un attimo e poi scoppiano a ridere.
-No, Rick, non credo. Ho l’impressione che Stella si sia impossessata di tutti noi, compresa tua madre.-
Lo bacia, prima in fronte, poi sugli occhi e infine sulle labbra.
-Hai intenzione di mettermelo?- gli sussurra guardando l’anello.
Rick lo estrae dalla scatolina e con le mani che gli tremano, lo mette al dito della sua musa. Lo ha sognato per così tanto tempo e ora la realtà è infinitamente più bella del sogno.
-E’ davvero bello, Stella ha buon gusto, non troppo esagerato, sobrio…-
-Elegante e luminoso, serio. Come te!-
La stringe a sé. Kate sorride e si ritrova a pensare che negli ultimi mesi non ha fatto altro. Sorridere. Con il cuore leggero, consapevole che d’ora in avanti, qualunque pena o dolore o tristezza avrebbe dovuto affrontare, si sarebbe trovata stretta a lui, come in quel momento… sempre!
-Certe volte mi guardo indietro ed è come se fossero passati anni, tanto mi sento cambiata, invece sono solo pochi mesi.-
-Ma tu non sei cambiata, Kate. Hai solo liberato il cuore dalla paura e hai ricominciato a dargli fiducia.-
 -Come fa a dire sempre quello che voglio dire io? Non capisco come ho potuto fare a meno di te per tanto tempo. Ho sempre saputo di amarti e non so nemmeno quale reale paura avessi, in fondo ci sei sempre stato. Anche quando sei andato negli Hamptons con Gina, ho dato la colpa a te, ma io avevo la mia responsabilità. Siamo sempre stati vicini, senza incontrarci mai.-
-Forse non era il momento. Forse nonostante i nostri sentimenti, non era il nostro momento giusto. Dovevamo crescere tutti e due… e io sono cresciuto parecchio con te.-
-Non crescere troppo Castle, adoro il bambino che sei.-
-E io adoro la bambina che sei diventata.-
-Non dimenticherò mai questa sera. Sai che non mi sarebbe importato se non mi avessi mai chiesto di sposarci, ma stasera… davvero non ho più nessun dubbio, nessuna paura. E sentire Stella- si ferma un attimo con la voce rotta dall’emozione  -chiamarmi mamma! Insomma, ha guardato la foto di sua madre e mi ha chiamato come lei… io… io spero davvero di meritarlo.-
Rick la scosta da sé e la guarda negli occhi.
-Kate, tu ami quella bambina?-
-Farei qualunque cosa per quella peste.-
-Allora ti meriti di essere definita la sua mamma.-
-E tu il suo papà!-
Mentre l’abbraccia nota la busta da lettera sul comodino.
-Cos’è quella?-  
-Me l’ha data suor Mary, stasera… 



Continua...



Angolo di Rebecca:

Eccovi finalmente...
lo scatolino... che nessuna aveva dimenticato.


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Una proposta un pò insolita, visto che alla fine è stata proprio lei a farla...
(Mi sono divertita a farla dire a Kate)
e adesso cosa sarà quella busta che le ha dato suor Mary?

...mi sa che sono diventata troppo sdolcinata
...non rimproveratemi 
:)

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Capitolo 27
*** ...Come Piccole Luci Brillanti nel Cielo! ***



Stella... Stellina!
 
*
Come Piccole Luci Brillanti nel Cielo!

*
27 capitolo

 
 
-E’ una lettera che Hellen ha scritto a Stella!-
Rick la guarda sorpreso.
-Una lettera per Stella?-
Lei annuisce.
-L’ha scritta il giorno prima di essere uccisa, sapeva di essere in pericolo e ha voluto lasciarle qualcosa di lei, nel caso non fosse riuscita a salvarsi. E non ha fatto solo questo. Il giorno dopo il suo funerale, suor Mary ha ricevuto un intero plico per posta. Dentro c’erano tre buste. Una conteneva i documenti che ha scaricato sulla chiavetta usb, che incriminano i due dottori e l’agenzia di pompe funebri. Ha scritto a suor Mary, che se le fosse successo qualcosa prima che tornasse a riprendersi Stella, avrebbe dovuto consegnare tutto alla polizia. Ha anche lasciato una sua dichiarazione scritta e firmata in cui spiega per filo e per segno come sono andate le cose.
-Non posso crederci, ha pensato a tutto. Quando Bellows le ha offerto dei soldi, ha capito di essere in pericolo e ha fatto in modo che fossero fermati comunque. Li avresti arrestati lo stesso, anche se non avessimo capito che Jeremy non c’entrava niente.-
-Già, Montgomery porterà i documenti dal procuratore domani. Quei mostri non usciranno mai più di prigione.-
-E le altre due lettere?-
-Una era personale per suor Mary. Le raccomandava Stella.-
Rick la guarda allarmato.
-Aspetta, le voleva dare l’affidamento della bambina?-
-Calma Rick, non partire in quarta. Le ha scritto che le avrebbe fatto piacere che Stella avesse una vera famiglia, un papà che non ha mai avuto, una mamma e magari dei fratelli, sempre sotto la sua supervisione e approvazione. Ma se non ci fosse stato nessuno a prendersene cura, allora l’avrebbe dovuta tenere con se. In un caso o nell’altro non avrebbe dovuto occuparsene Jeremy, perché non lo riteneva in grado di farlo. Però gli ha raccomandato anche lui. Ha chiesto a suor Mary di aiutarlo a disintossicarsi, dicendole che tutti hanno diritto ad una seconda possibilità, e se lei ne avesse avuto tempo e modo gliel’avrebbe concessa.-
-Era veramente una ragazza splendida! Ma perché suor Mary non ha detto niente quando ha ricevuto il plico?-
-Perché a lei va bene che Stella abbia come papà un uomo con il cuore buono.-
Gli sorride dolcemente accarezzandogli il viso e Rick quasi si sente a disagio.
-E’ felice che Stella stia con noi!- Prende la lettera sul comodino e lo guarda egli occhi -e poi c’era questa, indirizzata a Stella. Nella lettera a Suor Mary, scrive che le farebbe piacere che un giorno possa leggerla, ma capisce benissimo che in caso di adozione, la sua nuova famiglia potrebbe non volerle rivelare nulla del suo passato. Così suor Mary mi ha presa da parte stasera e mi ha dato la lettera, dicendomi che si fida del nostro istinto e che possiamo decidere come meglio crediamo.-
Rick le stringe le mani.
-Io credo che Stella abbia il diritto di sapere chi era sua madre, per questo ho detto al giudice di redigere i documenti lasciando il suo cognome accanto al nostro.-
-Lo so e sono d’accordo! La foto di Hellen sarà sempre sul suo comodino e un giorno, quando sarà abbastanza grande da chiederci chi è la donna nella fotografia,  le racconteremo tutto, quanto l’ha amata… e come è morta…-
-Dovrà essere fiera della sua mamma- le posa un bacio sui capelli -sarà fiera di tutt’e due le sue mamme!-
Si perdono nei loro sguardi per un attimo, poi si prendono per mano, come se nello sguardo avessero letto i loro pensieri e si dirigono nella camera di Stella. Dorme tranquilla, a pancia in giù, con il pollice in bocca e l’adorato Pufpuf stretto nella manina.
Si siedono a terra appoggiati alla sponda del lettino, Kate apre la busta e prende la lettera. Guarda per un attimo quelle frasi scritte da una mamma spaventata, consapevole di essere in pericolo e che vuole assolutamente lasciare un saluto pieno d’amore e di dolcezza alla sua bambina, sapendo che forse non l’avrebbe rivista mai più. Dopo un forte sospiro comincia a leggere sottovoce…
 

Stella! Stella! Stella…
Nei mesi in cui ti aspettavo, non riuscivo a trovare un nome adatto a te. Chi mi era vicino, diceva che doveva essere un nome importante, altisonante, melodioso. Io riuscivo solo a pensare che un nome è per sempre, e deve essere quello giusto. Mentre venivi al mondo e il dolore confondeva tutto, il mio unico pensiero era che saresti stata una bimba senza nome per chissà quanti giorni. Perché non riuscivo comunque a darti un’identità. Questo mi spaventava più di tutto. Che identità avresti avuto con una mamma da sola, che non poteva darti altro che il suo amore, sicuramente non una vera famiglia. Forse stavo per darti una vita senza senso e solo per il mio egoismo, senza pensare che tu non ne saresti stata felice e ne avresti sofferto per sempre. Quando sei venuta fuori, strillavi come una matta, e io continuavo ad essere confusa, a chiedermi se mi avresti mai perdonata per averti messa al mondo senza un papà. Poi suor Mary ti ha appoggiata  addosso a me e tu invece di continuare a strillare, hai smesso di colpo e hai aperto gli occhi, tra la meraviglia di tutti. Eri splendida! Nel senso letterale del termine. Mi hai guardata e io ho guardato te, brillavi come una stella. Così ti saresti chiamata, come quelle minuscole luci brillanti nel cielo scuro, come quei piccoli scintillii che ti fanno alzare la testa e restare incantati. Stella… la mia Stella. La mia luce nel buio della notte. E niente mi avrebbe mai riportata indietro. Niente mi avrebbe mai fatto pensare che io avessi sbagliato o che tu potessi essere uno sbaglio.
Se stai leggendo queste mie parole, significa che non ci sono più da molto tempo e che qualcuno buono e gentile, che si è preso cura di te, è stato altrettanto coraggioso e altruista  da dirti chi realmente sei e da darti questa lettera. L’ho scritta sapendo di essere in pericolo e che probabilmente non avrei avuto più la possibilità stringerti tra le braccia. Desideravo che almeno ti restasse un mio ricordo. Quello che è realmente successo e le circostanze che mi hanno portato via da te, te lo racconteranno i tuoi attuali genitori, se lo riterranno opportuno. Io voglio solo farti sapere quanto sei stata importante per me e quanto mi mancherà vederti crescere.
Certe volte la notte sto a guardarti dormire per ore. Sei così bella, dolce e indifesa, ma capace di darmi una grande forza. Quando le giornate diventano pesanti, basta la tua risata sdentata per farmi tornare la forza e l’energia necessarie per andare avanti anche da sole. Tu, io e Pufpuf, insieme ce l’avremmo sempre fatta. Avrei voluto un  po’ più di tempo per stare con te, tra qualche settimana ti sarai già dimenticata di me, ma è inevitabile, sei troppo piccola per potere avere memoria della tua mamma a lunga durata. Mi sarebbe piaciuto continuare a deliziarmi con i tuoi splendidi sorrisi. Chiunque si è preso cura di te, sicuramente si è innamorato del tuo sorriso, oltre che dello splendore dei tuoi occhi. Anche se sono sicura che sei stata tu a scegliere la tua nuova famiglia. Nei tuoi pochi mesi di vita sei sempre stata selettiva con le persone. Se qualcuno ti andava a genio, facevi mille moine per farlo innamorare, ma se qualcuno non ti piaceva mettevi il broncio e non ti muovevi finchè non andava via. Perciò sono sicura che sei stata tu a scegliere. Hai scelto sicuramente qualcuno che, con il suo calore ti ha fatto sentire a casa!


A questa frase Kate si ferma, le lacrime le impediscono di continuare a leggere, la stessa cosa che ha provato lei. Sentirsi a casa.
Rick le prende la lettera dalle mani e continua…
 

 
Io ti ho amato più della mia vita, tu sei stata la mia luce, il mio respiro, la mia gioia e ora sei la gioia di qualcun altro e spero si rendano conto di quanto sono fortunati.
A voi, che amate mia figlia come fosse vostra non posso che dire grazie… per averla accettata, amata e soprattutto per averle permesso di leggere questa lettera. Ci vuole coraggio per dire al proprio figlio che è stato adottato e il perché, soprattutto in questo caso. La mia paura più grande è che lei possa avere pensato di essere stata abbandonata. Ma se sta leggendo le mie parole, non è successo e di questo vi sarò sempre grata!
Ti ho amata, tesoro. Ti amo e ti amerò sempre, anche se invisibile, anche se da lontano. Ora sarò io la tua stella, ricordati che sarò la tua luce dovunque ti troverai, come tu sei stata la mia… Stella.
Grazie, perché hai dato un senso alla mia vita!
Con il cuore pieno d’amore…
La tua mamma.


 
Quando finisce di leggere si voltano a guardare Stella che continua a dormire tranquilla. Hellen ha ragione, sono fortunati ad averla lì con loro. Sono fortunati che lei li abbia scelti e che abbia deciso di punto in bianco di chiamarli mamma e papà. E’ vero, un figlio lo cresci, non è necessario che abbia i tuoi geni, non quando ti guarda e ti sorride come Stella.
Rick ripiega la lettera e la ripone delicatamente dentro la busta. La richiude con cura, prende Kate per mano e tornano in camera da letto. Apre la piccola cassaforte a muro dietro la specchiera e la chiude dentro.
-Resterà qui, fino a quando sarà in grado di leggerla e capirla.-
Appoggia la mano allo specchio che nasconde la cassa forte.
-Grazie a te, Hellen…-
Kate gli cinge la schiena con le braccia e appoggia la testa sulle spalle.
-Deve aver passato delle ore terribili, piene di angoscia per la paura non solo di essere uccisa, ma che potessero fare del male alla sua bambina! Non è giusto… aveva tutta la vita davanti… Se solo avesse chiamato subito la polizia!-
Lui si gira e la avvolge dolcemente in un caldo abbraccio.
-Era sola e ha fatto la cosa che le sembrava giusta per Stella, ci vuole un gran coraggio per affrontare una situazione del genere e credimi Kate, per tenere al sicuro un figlio, il coraggio lo trovi per forza!-
-Spero davvero di non deluderle mai!-
-Ti ha scelto lei come mamma, perciò non deluderai né lei, ne Hellen- le sussurra con gli occhi lucidi mentre la bacia  -e poi ti conosco abbastanza da sapere, che se occorresse daresti la vita per Stella… ora andiamo a dormire, fra qualche ora la piccola peste correrà ovunque e noi saremo sfiniti a starle dietro.-
-Parla per te. Te l’ho detto che devi fare qualcosa per quella pancetta che ti fa venire il fiatone.-
-Io non ho la pancetta!- piagnucola lui mentre lei lo trascina a letto  -non avrò gli addominali scolpiti…-
-Ma la pancetta si…-
Termina lei punzecchiandolo sulla pancia, facendogli il solletico. Lo bacia e si mette a cavalcioni sopra di lui.
-Devi assolutamente fare un po’ di movimento, ho pensato che potrei aiutarti- si china a mordergli l’orecchio -magari possiamo cominciare subito!-
-Mmmhh… mi piace il tuo stile di personal trainer…-
-Dovrai impegnarti parecchio per ottenere dei risultati.-
-Sono pronto a tutto, mi rimetto nelle tue mani, fai di me ciò che vuoi, chiedimi tutto quello che vuoi!-
-Oh, a questo proposito Richard...- riprende lei con voce suadente, continuando a morderlo sul collo -voglio sposarmi su un dirigibile.-
Rick la blocca di colpo tenendola per le braccia e la guarda dritto negli occhi con la fronte corrucciata.
-Avevo sperato che ne prenotassi uno per il compleanno di Stella, fortuna che non l’hai fatto, perchè ora credo che sarebbe splendido per un matrimonio!-
Rick continua a guardarla stranito, lei è seria.
-Che c’è? L’idea del dirigibile non ti piace? Meglio un transatlantico?-
-Kate… beh… non saprei dove trovare un dirigibile, ma posso sempre informarmi!-
Risponde lui pensieroso, come se i suoi ingranaggi cerebrali fossero già in movimento per capire come e dove trovarne uno.
-E’ che non mi aspettavo una richiesta del genere, non da te, mi hai preso alla sprovvista. Davvero vorresti una cosa così enorme e appariscente per il nostro matrimonio?-
-Che c’è? Non sono all’altezza delle altre? Non mi merito qualcosa di megagalattico anche io?-
Gli dice stizzita sedendosi sul letto con le ginocchia tra le braccia.
-Ma no, tesoro, che dici? Certo che ti meriti qualunque cosa, solo che… Pensavo volessi qualcosa di meno eclatante…-
-Certo, sono  solo la terza!-
-Kate ma che stai dicendo? Io… tu non sei la terza… tu… mi spieghi come siamo arrivati a questa discussione?-
Si sente frustrato da quella situazione, come catapultato in un’altra realtà e quando Kate nota lo sguardo da cucciolo non può fare a meno di ridere a crepapelle.
-Rick,  sei così adorabile. Saresti capace di trovarlo anche in capo al mondo quel dirigibile, non è vero?-
Si avvicina a lui, gli mette la mano sul viso e continua con lo stesso tono seducente di prima della falsa lite. 
-Niente dirigibile Richard, ti stavo solo prendendo in giro, ma tu mi hai presa sul serio?-
-Certo che ti prendo sul serio Kate… perciò non vuoi…-
-Un dirigibile? Un transatlantico? Una nuvola personale nell’alto dei cieli? No Richard. Solo tu ed io!-
-Tu ed io, che cosa meravigliosa la vita! E dimmi detective che giorno e mese preferiresti, così vedo di tenermi libero!-
-Tu tieniti libero comunque e sempre… e poi… questo si chiama futuro Richard, adesso preferirei… dove eravamo rimasti prima del dirigibile?-
-Hai ragione detective, meglio pensare al presente, all’immediato presente!-


Continua... 



Angolo di Rebecca:

Salve a tutti...
Per questo capitolo non so cosa dire,
credo si commenti da solo.
Pieno di miele e d'amore sdolcinato anche questo,
ma alla fine la vita senza amore sarebbe come il mondo senza nutella!
E dopo questa perla di saggezza vi auguro assieme a Stellina un buon fine settimana
dandovi appuntamento per l'epilogo (finalmente!) dell'avventura di questa bimba che
ha rubato il cuore di Rick e Kate e non solo il loro...

: )

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Capitolo 28
*** Cuore di Donna! ***



Stella...Stellina!
 *
Cuore di Donna!
*
28 capitolo


 

Una mattina come tante, una chiamata alla radio come tante. Una chiamata che non le competeva nemmeno. Una villetta con giardino in un una zona rispettabile, la porta aperta, la casa sottosopra, nessuna traccia della proprietaria tranne una macchia di sangue sul pavimento e… una bambina dentro l’armadio.
Kate è seduta davanti alla toletta della camera da letto di un delizioso hotel di Ellis Island. Sullo specchio che riflette la sua immagine si proiettano gli ultimi tre mesi della sua vita, da quando una bambina dai morbidi riccioli castani e gli occhi azzurri, ha sorriso e teso le braccine per la prima volta all’uomo che ama. Le indagini per l’omicidio della sua mamma, la scoperta terribile del traffico di organi, il rischio corso da Rick e il rapimento di Alexis, fino ad arrivare alla decisione di non staccarsi mai più da quella bambina. 
Sorride e si toglie con grazia gli orecchini di diamanti, una piccola rosa uguale a quella dell’anello, che Stella le ha regalato con la complicità di nonno Jim, per indossarli il giorno del matrimonio, mentre Martha e Alexis, per restare in tema, le hanno regalato la collana con lo stesso bocciolo, che adesso sta riponendo con cura nell’astuccio.
Dopo la sera della festa di Stella, avevano ripreso a occupasi delle cose più pratiche e urgenti, come tenere sotto controllo la costruzione della mensa e dell’ambulatorio medico. Trovare volontari e personale qualificato. Lei e Rick erano anche tornati al distretto, più indaffarati che mai, tra omicidi, killer e psicopatici. 
Janet si era prodigata a trovare una sistemazione a Jeremy in una comunità per il recupero dei tossico dipendenti e lui aveva accettato, pieno di paure, ma convinto di doverci provare, soprattutto perché lo doveva a Hellen.
La soddisfazione più grande però, soprattutto per Castle, era stata Muriel.
Aveva scoperto che prima di finire per strada, lavorava in una mensa scolastica come capo cuoca. Dopo erano arrivati i guai. Il suo Joe si era ammalato improvvisamente ed era morto, la scuola era stata chiusa e lei si era improvvisamente ritrovata da sola e senza lavoro. Così prendendola alla sprovvista, Rick le aveva offerto la direzione della cucina alla mensa. Naturalmente non come volontaria, ma stipendiata e con vitto e alloggio. Doveva solo mettere da parte la paura e gli alterchi che aveva avuto con la vita, rifare i documenti,  mettersi in regola con le norme sanitarie e tornare a vivere. Lei aveva tentennato un po’, la cosa la spaventava, ma  alla fine si era vista costretta a capitolare. Non fosse altro per lo  sguardo da cucciolo abbandonato che le aveva mostrato Rick, ricordandole che il suo Joe sarebbe stato felice di vederla finalmente serena. E poi avrebbe potuto aiutare i suoi amici, continuando a stare loro vicino.
Dopo un paio di settimane dalla fatidica richiesta, sembrava che l’argomento matrimonio  fosse stato messo da parte e Alexis non riusciva a capire che stessero aspettando ad organizzare il tutto.
In privato  ne avevano parlato, ma non avevano ancora deciso niente e Rick non voleva metterle fretta, ormai non era più necessario. Solo una cosa era sicura per entrambi. Non ci sarebbe stato nessun dirigibile.
Kate davanti allo specchio sorride ancora, persa in quei dolci ricordi non molto lontani.
Si rivede a bordo di un traghetto con Stella e Rick, mentre attraversavano il fiume Hudson per andare a trovare Suor Mary all’istituto di Ellis Island, farle incontrare la bambina e rassicurarla su quello che sarebbe stato il suo futuro.
Il paesaggio era meraviglioso, guardava stupita la bellezza del sole luccicante sull’acqua e sulle coste. Eppure aveva preso quel traghetto un’infinità di volte, ma quel giorno era diverso, lei era diversa. Il suo non era lo sguardo della poliziotta sola, intristita dall’omicidio di sua madre e chiusa nel suo dolore, ma di una donna libera, abbracciata al suo uomo e con in braccio la loro bambina. Questo rendeva tutto diverso.
L’istituto Saint Claire era stato costruito nella parte più alta dell’isola, da lassù si vedeva praticamente mezza città e la statua della libertà si erigeva di fronte con tutta la sua imponenza.
Avevano passato la mattinata a visitare l’istituto, i cortili, i giardini interni e Stella non aveva fatto altro che correre e saltare con gli altri piccoli ospiti.
Poi suor Mary li aveva accompagnati nel giardino esterno, era un piccolo parco che racchiudeva l’intero istituto. La piccola correva davanti a loro e ad un tratto era entrata dentro la chiesa. Kate le era andata dietro per fermarla e una volta dentro si era incantata.
-Mamma, gadda!- aveva urlato Stella mostrando in alto davanti a lei con la manina.
La chiesa era piccola, senza fregi o ornamenti preziosi, le pareti spoglie. Solo l’altare presentava nella cupola, un’immensa immagine a mosaico di Gesù con la mano destra sollevata nell’atto della benedizione. Sembrava volesse toccarle, tanto erano vivi i colori e gli occhi con cui guardava l’intera navata! Rick era rimasto sulla porta con Suor Mary e nel controluce guardava Kate, che contemplava rapita quella meraviglia. Le era andato vicino cingendole col braccio le spalle e lei si era risvegliata all’improvviso.
-E’ qui che ci sposeremo, vero Kate?-
Aveva chiesto lui senza esitare, continuando a guardarla. Lei aveva appoggiato la testa nell’incavo del suo collo annuendo.
-Si Rick, è qui che ci sposeremo!-
Quella chiesa era stata la scintilla che li aveva fatti partire, si sarebbero sposati da lì a tre mesi, in settembre. Tempo mite e alberi ancora in fiore le aveva detto Rick e lei era stata d’accordo.
Sposarsi ad Ellis Island significava far prendere un battello agli invitati, potevano esserci degli intoppi, ritardi con gli orari e quant’altro, così Rick aveva deciso di noleggiare  un battello per tutto il giorno, a disposizione degli ospiti. Ma l’idea più bella l’aveva avuta Alexis.
Perché non usare lo stesso battello per festeggiare dopo il si?
-Cioè niente grande ristorante, locale alla moda o qualcosa del genere?- aveva esordito Rick quasi deluso, ma guardando sua figlia e Kate, vicine che ridevano con gli occhi sbrilluccicosi, non aveva potuto non trovarsi d’accordo.
E così era stato. Un grande battello  per l’intera serata aveva fatto la spola da una sponda all’altra, decorato da piccole lanterne bianche e rosse che pendevano giù dalla tettoia di ferro battuto, montata per l’occasione.  Tutto intorno e sui tavoli piccoli bouchet  di candide gardenie, rose rosse e lumini, mentre l’orchestra aveva accompagnato le danze fino a notte fonda.
Si toglie lentamente le forcine dello chignon, una ad una, senza distogliere lo sguardo dalla sua immagine riflessa sullo specchio. 
La sera precedente Esposito, aveva avuto da ridire sul fatto che i futuri sposi dormissero sotto lo stesso tetto la notte prima delle nozze. Così era stato deciso sempre dallo stesso Esposito, che Castle avrebbe dormito a casa sua, non prima di avere celebrato l’addio al celibato all’Old Haunt.
Kate invece era  rimasta al loft con Martha, Alexis e Stella, con loro avevano trascorso la notte Lanie e Jenny, una specie di pigiama party prematrimoniale, così che al mattino di buon ora si erano imbarcate per Ellis Island prima degli altri.
Avevano deciso che era più comodo prepararsi direttamente al Saint Claire e lì aspettare l’arrivo degli ospiti e soprattutto dello sposo e dei suoi testimoni per il primo pomeriggio. 
Avevano passato ore a truccarsi e pettinarsi in vari modi, impiastricciando di cremine e ombretti anche Stella che si ammirava allo specchio arricciando il nasino tutta contenta. Si erano divertite come delle ragazzine in gita scolastica. Poi finalmente Lanie aveva scelto il trucco adatto per la sposa e dopo aver finito, Martha si era occupata della sua acconciatura. Le aveva raccolto i capelli in uno chignon semplicissimo, ornato con boccioli di roselline bianche e qualche  ciocca trasformata in ricciolo lasciata cadere intorno al viso. 
-Kate, può sembrare una frase fatta, ma sei bellissima.-
Le aveva detto Alexis mentre usciva assieme a Stella, Lanie e Jenny per andare ad aspettarla in chiesa.
Martha invece era rimasta lì con lei per aiutarla ad abbottonare il vestitoL’avevano scelto tutte insieme…
Mentre toglie l’ultima forcina e libera i capelli districandoli con le mani, sorride ancora al pensiero di quel giorno di tortura dentro l’atelier a vedere sfilare decine di abiti.
Era convinta che ci avrebbe messo un’eternità a scegliere. Quelli che adocchiava Lanie erano troppo appariscenti, almeno per lei, Jenny aveva gusti troppo stile bomboniera, per Martha erano tutti belli o tutti brutti. Dopo due ore e un quarto passate lì dentro, era diventata insofferente. Al pensiero che avrebbe voluto scappare via, aveva alzato gli occhi e per caso li aveva posati su un vestito imbucato in un angolino, ancora con le imbastiture. Martha se ne era accorta e aveva chiesto alla commessa di farglielo provare. Una sola spallina, incrociato e pieghettato dal seno alla vita e delicati ricami di perline. La gonna diventava leggermente più ampia man mano che arrivava ai piedi, lasciando dietro un piccolo strascico. 
Guardando Kate indossare quel vestito Lanie aveva esultato.
-Signore, ecco a voi l’unico e originale modello Beckett!- 
Aveva ragione, sembrava le fosse stato cucito addosso!
Ancora  seduta davanti allo specchio, tolti i gioielli e sciolti i capelli, prende dalla toletta la catenina con l’anello di sua madre, quello che porta sempre con sé, ovunque. Anche quel pomeriggio lo aveva con lei, lo stringe tra le mani e chiude gli occhi sospirando.
-Kate, le aveva detto improvvisamente Martha dopo aver terminato di abbottonare i bottoncini dell’abito, dammi la catenina con l’anello di tua madre.- 
-L’anello di mia madre?-
-Non dirmi che non l’hai portato con te perché non ci credo.-
-Si, certo che l’ho portato, ma non mi sembra il caso di indossarlo con questo vestito, l’ho messo nel porta gioie!-
-Prendilo per favore.-
Kate fa come le dice e Martha esce dalla borsetta un piccolo sacchetto di raso bianco, ci infila dentro la catenina con l’anello e poi lo appunta con una spilla all’interno del corpetto del vestito.
-Ecco! So che tua madre è sempre con te,  ma così oggi sarà più vicina al tuo cuore.-
Kate non era riuscita a trattenere le lacrime, le aveva preso la mano e se l’era portata sulla guancia.
-E mi ha appena dato una carezza.- le aveva sussurrato.
-Oh tesoro, non lo fare ti prego. Tutto il tempo perso per truccarci. Io vado. Tuo padre è qui fuori da un pezzo ormai… ed è veramente tanto nervoso!-
Infatti mentre le porgeva il braccio, per l’emozione, Jim non era riuscito a dire molto, le aveva solo preso la mano e dato un bacio sulla fronte.
-Tua madre è fiera di te Katie, come lo sono io.-
E dopo un lungo sospiro, si erano incamminati nel parco che conduceva alla chiesa.
Rick era arrivato un’ora prima con tutti gli altri. Stranamente per tutto il viaggio era stato silenzioso. Non era da lui stare zitto più di 2 minuti e soprattutto non ridere e scherzare alle battute dei suoi amici…
Che fosse nervoso?

Ryan ed Esposito, da perfetti testimoni, rendendosi conto del suo stato, avevano pensato bene di tranquillizzarlo come solo loro avrebbero potuto fare.
-Ehi amico, sembri teso!-
Esposito soprattutto sembrava divertito dall’espressione di Castle, che teneva le mandibole serrate.
-Dovresti esserci abituato ormai, è la terza volta!-
-Non è la terza volta!-
Risponde lui sempre più nervoso.
-Si che lo è.-
Continua Ryan.
-No che non lo è. Non mi sono mai sposato con… con Lui che mi guarda a quel modo…- aveva fatto segno con gli occhi alla raffigurazione di Gesù sulla cupola -mi sento osservato!-
-Beh amico, sentiti osservato da 6 occhi allora, perché se la fai soffrire, l’ira si abbatterà su di te, dal cielo e dalla terra!-
Aveva risposto Esposito, mentre Ryan se la rideva sotto i baffi e Castle… si era sicuramente tranquillizzato all’istante!
All’entrata in chiesa al braccio del padre, Kate si era soffermata un momento. Gli invitati erano davvero pochi intimi, più i colleghi scrittori nonché compagni di poker di Castle e immancabili Janet e il mitico giudice Wonswart.
Niente giornalisti, niente fotografi. Gina era stata brava a contrattare con la stampa. Avrebbero avuto 10 minuti tutti per loro, per  articolo e foto, solo a cerimonia conclusa.
Non riusciva ancora a credere di essere realmente lì. Dopo la morte di sua madre aveva smesso di sognare, aveva allontanato l’amore dal suo cuore, costruendoci attorno un muro per proteggersi. Ma la vita è imprevedibile, a volte ti costringe a tornare sui tuoi passi,  facendoti inciampare su qualcuno che rivoluziona ogni tua certezza, sgretolando quel muro, mattone dopo mattone, con pazienza. Da lì a pochi secondi al braccio di suo padre, avrebbe attraversatola navata centrale per unire la sua vita a quella di quel qualcuno, davanti a tutti e per sempre… senza più paura! Forse perché alla fine, il suo cuore non era altro che un semplice cuore di donna, finalmente libero e innamorato.
I suoi testimoni, Lanie e il capitano Montgomery la guardavano sorridenti, mentre Rick non accennava a girarsi.
-Strano che Richard non si volti verso di te?-
Le aveva sussurrato il padre.
-Non lo farà!-
-Come fai a dirlo?-
-Lo capisco da come tiene le spalle. E’ teso come una corda di violino, anche se non immaginavo potesse esserlo… non si volterà, puoi scommetterci la testa  papà!-
Alexis davanti a lei, teneva per mano Stella che portava il cuscinetto con le fedi e una volta consegnatele al prete, non ne aveva voluto sapere di andare a sedersi con la nonna, si era invece aggrappata ai pantaloni di Rick.
-Stellina, non puoi stare qui con me!-
Ma lei continuava a stringere la manina sui pantaloni.
-No, pappà!-
Aveva protestato con il musetto imbronciato.
-La lasci pure Richard- il prete gli aveva messo la mano sulla spalla - gli angioletti hanno il diritto di stare sull’altare.-
Rick lo aveva guardato con gratitudine, la vicinanza dell’angioletto gli dava coraggio.
Così mentre Stella stritolava i suoi pantaloni, lui, come aveva scommesso Kate, non si era girato a guardarla fino all’ultimo.
-Se mi giro smetto di respirare e non mi sembra il caso!-
Continuava a ripetersi mentre la sentiva avvicinarsi passo dopo passo. Finalmente era accanto a lui. Finalmente si era girato a guardarla.
Non aveva smesso di respirare, ma non era riuscito a dirle che era splendida, le aveva solo preso la mano e lei gliel’aveva stretta forte. 
Non aveva provato niente del genere quando aveva spostato Meredith e Gina. Era emozionato, teso e felice come non mai e in quel momento la cosa importante era  prendere fiato e dire… si.
Era bastato semplicemente guardarsi  negli occhi e perdersi ancora una volta nello sguardo dell’altro,  perché quel SI venisse fuori naturalmente con la voce, con il sorriso, con le mani intrecciate tra loro. Suggellato dal dolce bacio di rito, dall’affetto degli amici che avevano sottoscritto quell’assenso con un grande applauso e con Stella abbarbicata alla gamba di Rick per tutta la cerimonia.
 
La cena sul battello era stata davvero suggestiva. Gustare l’ottimo cibo, viaggiando di continuo da una sponda all’altra, mentre le luci della città circondavano il fiume con i loro colori, rendeva tutto surreale. Dopo il taglio della torta, Rick e Kate avevano aperto le danze e poi tutti li avevano seguiti ballando per tutta la sera. Mentre Rick ballava con Alexis, Kate si era avvicinata alla balaustra contemplando il panorama. Sembrava di essere su uno di quei battelli antichi che viaggiavano sul fiume Mississippi ai tempi degli schiavi. Mancavano solo le pale a ruota che facevano muovere il battello lento e silenzioso sull’acqua.
Lanie la guardava ad un paio di passi da lei, in silenzio come se avesse paura di rompere l’incanto dei pensieri della sua migliore amica. Quando Kate se ne era accorta aveva abbassato lo sguardo sul piccolo cerchietto dorato che aveva al dito.
-L’avresti mai immaginato dottoressa Parrish?-
-Io si, l’unica che non ci voleva credere eri tu!-
-Già! E tu, quando hai intenzione di capitolare?-
Le aveva chiesto lei facendo segno verso Esposito.
-Io? non so nemmeno se è una storia seria!-
-Piantala Lanie, è innamorato. Ti è stato dietro tutta la sera come un cagnolino, ed io di cagnolini, se permetti, me ne intendo!-
-Ma sentila! Quella che non voleva ammettere i suoi sentimenti!-
-Io mi sono sposata… prima di te!-
-Colpita e affondata detective Beckett! Beh, vorrà dire che quando me lo chiederà, risponderò subito di si.-
-Chi dice che deve chiedertelo lui!-
-Ah, beh… questa poi! Ora lei ha la fede al dito e fa la saputella con le altre!!! Magari glielo accenno per vedere come reagisce!- Aveva continuato Lanie mentre si abbracciavano ridendo. -Ora pensiamo al tuo di matrimonio. Ti meriti tutta la felicità di questo mondo, tesoro.-
 
Adesso da sola, rivive i  momenti che l’hanno portata in quella stanza.
Li vede passare sullo specchio come se sfogliasse un vecchio album di fotografie in bianco e nero. Fotografie che nessuno oltre lei vedrà mai e non saranno mai attaccate sul suo album di nozze. Perché non si possono fotografare i sentimenti, non si possono fotografare le persone che hai avuto accanto per tutto il giorno, ma che non erano realmente lì con te. Non si possono fotografare i ricordi, ma solo imprimerli nel cuore e nell’anima. 
Rilegge mentalmente la lettera di Royce 'non c’è niente che faccia sentire vivo più dell’amore, l’ultima cosa che ti auguro è guardarti indietro e chiederti… se solo…' Stringe ancora l’anello di sua madre tra le mani e si alza per uscire sul terrazzo. Il buio sul fiume è interrotto dalle mille luci colorate della città di fronte a lei e dalle stelle in cielo. Alza gli occhi e quella stella più luminosa è sempre lì.
-Guidami tu Hellen. Restami vicina per crescere bene la nostra bambina. E’ a te che mi affido, tu sai cos’è bene per lei. Sii anche la mia luce!-
Rick rientra in camera con un carrellino.
-Ha richiesto lei il servizio in camera, madame?-
Lei non lo guarda e lui si accorge che si sta asciugando gli occhi, segno che sta piangendo.
-Cosa c’è Kate?-
Le chiede raggiungendola sul terrazzo.
-Niente, stavo solo ammirando quanto è bello tutto questo.-
Lui alza lo sguardo.
-E quanto è splendida Hellen!-
-Sai comincio a non sopportarlo più.-
-Cosa?-
-Questo tuo leggere dentro il mio cervello. Devo cominciare a criptare i miei pensieri.-
-Cripta pure tutto quello che vuoi, tanto io ho un decriptatore incorporato!-
Si volta a guardarlo mentre versa lo champagne, lo sorseggiano in silenzio tenendosi per mano. Quell’uomo in tanti anni l’ha irritata, innervosita e qualche volta delusa, ma ogni volta che lei si è lasciata prendere dallo sconforto, è stato lì a risollevarla.
Questo l’ha tirata fuori dal guscio, la paura dei suoi sentimenti è stata sopraffatta dalla paura di non averlo vicino.
-Mi aiuti a togliere il vestito?-
Gli sussurra mentre posa il calice sul carrello.
In silenzio comincia a sbottonarle piano, uno per uno i piccoli bottoncini dell’abito e quando la schiena resta in parte nuda, l’accarezza leggermente. Lei si volta e lo bacia mentre il vestito scivola via dal suo corpo, cadendo dolcemente ai suoi piedi.-
Non ci posso credere!- 
Sussurra lui, mentre fa scorrere delicatamente le sue mani dal viso, al collo, alle spalle.
-A cosa?-
-Ancora dopo tanto tempo, ogni volta che ti tolgo i vestiti diventi rossa, detective!
Lei abbassa la testa e si morde il labbro.
-Sarà per il modo in cui mi guardi!-
-Perché, come ti guardo?-
-Come se fossi l’unica cosa esistente al mondo.-
-Esattamente questo sei per me signora Castle!-
Lui fa per baciarla, ma lei si divincola e si volta verso il terrazzo.
-O santo cielo, a questo non avevo pensato! Sono la signora Castle adesso!-
Rick resta un attimo immobile. Se ne rende conto solo ora? Kate senza voltarsi comincia a ridere, lui sospira e la cinge da dietro baciandole il collo.
-Mi hai fatto prendere un colpo, ci sono cascato di nuovo.-
-Già! Per essere un giocherellone prendi tutto troppo sul serio. Non mi starai diventando adulto Rick?-
-Te  l’ho già detto, che se si tratta di te prendo tutto sul serio!-
-Ripetilo.-
-Se si trat…-
-Non questo Rick!-
-Ahhhh, vuoi dire signora Castle? Comincia a piacerti? Suona bene vero?-
-Mmmhhh… nveramente suonerebbe bene anche signor Beckett!-
Lui la guarda serio, la prende in braccio e la porta sul letto.
-Fa come vuoi strega. Con te potrei anche essere il signor Nessuno, l’importante è che tu faccia la parte della signora Nessuno!-
Lei si fa una sonora risata.
-Adoro sentirti ridere, signora Castle, Beckett, Nessuno, Pinco Pallino…-
Le risate di Kate risuonano per tutta la stanza, poi scende il silenzio.
L’unica luce che li avvolge è quella delle stelle in cielo.
Una di loro avrebbe brillato nella loro vita per sempre, illuminandoli per trovare in ogni momento la  strada di casa, così da tenere al sicuro il suo gioiello, perché Hellen,  anche se inconsapevolmente, aveva lasciato loro un dono meraviglioso… 
Un dono di nome Stella!



*FINE*
 




Angolo di Rebecca: L'abito scelto da Kate (attraverso me) è questo!

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Eccoci qua!
Stellina è pronta a salutarvi. Veramente ha fatto il broncio per tutto il giorno, perché le dispiace lasciarvi, ma ho cercato di spiegarle che le vorrete bene comunque e che non la dimenticherete facilmente, e lei si è tranquillizzata mostrandomi ancora una volta il suo delizioso sorriso.
Mi viene difficile pensare a quei due di nuovo separati e senza la piccola peste, per questo avevo il magone a cliccare sulla casella “completa”.
Però la dolce Stefy mi ha detto:
Dovrai essere soddisfatta quando cliccherai 'completa' nella storia :) hai regalato delle bellissime emozioni >.< Stellina rimarrà sempre nei cuori, hai creato veramente un mito con quella pupetta *-*
Addirittura!!!
Perciò non posso che essere orgogliosa e contenta, se è vero che ho regalato bellissime emozioni. Almeno lo spero!
Ho cercato di descrivere i sentimenti in tutte le loro forme, da quelli da apina, termine conosciuto qui su efp grazie a Cri, MariLena e Maria Rita. Ma anche sentimenti cattivi e crudeli, da Signore oscuro, come Fede (che poi tanto oscura non è!). 
Grazie a tutti di cuore, per l’affetto che mi avete riservato.
Primo fra tutti anche questa volta sempre lo zio Marco, soddisfatto del caso e della cattiveria, un po’ meno del miele sdolcinato alla fine, ma che ha tenuto duro seguendomi fino in fondo. J
La mia editrice LuciaSai cosa mi fa impazzire della tua storia e del tuo modo di scrivere? Rendi tutto davvero reale, i personaggi, i dialoghi veloci, le descrizioni, l'omicidio... tutto! A quando la stampa e la presentazione in libreria Lu? Fammi sapere :>
Monica, manchi da un pò… ma tu sei quella della teoria migliore La suora risolve il caso prima di Beckett e si scopre che l'assistente sociale è davvero la sorella di Michael e alla fine ballano tutti thriller. Sei sempre nei miei pensieri e ti aspetto…
Virginia, le cui considerazioni precise sui sentimenti provati, mi hanno emozionato di volta in volta, perchè ha amato Stellina nel leggerla, come l’ho amata io nell’inventarla e come se non bastasse l’ho anche plagiata. E’ diventata miele dipendente!capitolo dopo capitolo, sto scoprendo che, se preparata e "confezionata" da te, potrei sviluppare un'adorazione smisurata per la melassa, ma anche per il miele, lo zucchero e tutti i loro derivati :D
Vale, grazie per…io so, che tu sai, che lei sa…
Giorgia che sta leggendo poco per volta, ha terminato la parte inquietante e piano si ingozzerà di zuccheri anche lei.
Vorrei citarvi tutte, ma siete troppe e senza smentirmi, sto per pubblicare il 29° capitolo di questa storia da titolo “GRAZIE!”
Così per non farmi linciare e non dimenticare nessuno, basterà solo che urli…
Grazie alle matte più matte tra le fan di Castle…
LE RAGAZZE DEL CASTLE MADE OF EFP WRITERS…
e con questo ho detto tutto!

Grazie anche a chi ha letto in silenzio :>
 
Ci sono momenti in cui un pensiero scritto da chi non conosci e perciò senza secondi fini, può essere motivo di compagnia, svago e gioia per un cuoricino triste che si sente una nullità.
Questo avete fatto per me con il vostro affetto in questi mesi.
Grazie! 

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