Un'altra vita

di nefastia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Il tappeto cinese ***
Capitolo 2: *** Rose bianche, mirto e alloro ***
Capitolo 3: *** Almeno potessi prendere un the! ***
Capitolo 4: *** Benvenuta a casa mia, Bellatrix Lestrange ***
Capitolo 5: *** Lei non conta niente ***
Capitolo 6: *** Sorprese ***
Capitolo 7: *** Finché morte non ci ha separati ***
Capitolo 8: *** Non è così che si fa ***
Capitolo 9: *** Gli anni ***
Capitolo 10: *** La sicurezza è una falsa Dea ***
Capitolo 11: *** Nel vento - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo - Il tappeto cinese ***


Prologo
 
Chi mai avrebbe potuto prevederlo?
Non io, certo.
Ho temuto per anni di morire.
Poi ho saputo.

A un certo punto della mia vita, mentre tutto andava a catafascio nella mia casa e nella mia famiglia, sono stata sicura che sarei morta presto.

E ho smesso di avere paura, per quanto l’incertezza e la preoccupazione fossero sempre presenti come una sottile ansia che mi consumava.
 
A volte, nelle notti insonni, immaginavo la mia morte. Un colpo di pugnale al petto, un Avada Kedavra, veleno forse. Aveva poca importanza. Anche se avessi dovuto soffrire non sarebbe stato per molto.
 
Immaginavo il mio cadavere, bellissimo, composto in un feretro candido…
No, che orrore. Il bianco mi stava malissimo, mi faceva sembrare un fantasma. Verde? O viola? Qualsiasi colore era meglio del bianco e del nero!
Immaginavo le mani amorevoli di Lucius che si occupavano del mio corpo mentre dai suoi occhi cadevano lacrime di rimpianto e nostalgia.
 
Quando i miei rapporti con Lucius erano cambiati in peggio a causa delle molte stupide mosse compiute, ognuna per riparare l’ultimo errore, le mani amorevoli che sognavo affaccendate attorno al mio cadavere erano diventate quelle di Draco.
Oh, cielo! Ma che mi veniva in mente? Non avrei certo voluto che mio figlio svestisse il mio corpo ormai freddo dell’abito sporco di sangue! No, mai! L’avrebbero fatto gli Elfi, lui avrebbe solo scelto il più bello dei miei completi per rivestirmi: calze velate, scarpe abbinate, una collana, orecchini raffinati, una pochette per riporre la bacchetta, un’acconciatura elegante.
 
Questi pensieri stavano diventando un po’ ossessivi. Ogni volta cambiava l’abito, i colori del feretro, i fiori, la camera ardente era collocata ogni volta in un luogo diverso. Prima o poi avrei compiuto una scelta in proposito e avrei comunicato a Draco i miei desideri.
 
Poi mi soffermavo a immaginare le condizioni “esterne”. Quando ero serena pensavo che Draco se la sarebbe cavata in ogni caso, che Lucius sarebbe rinsavito di colpo e si sarebbe occupato di lui come non aveva mai fatto, o almeno non abbastanza secondo me.
 
Quando ero depressa immaginavo gli scenari più terribili: Lucius che impazziva dal dolore, Draco in balìa del Signore Oscuro che lo cruciava per convincerlo a uccidere i suoi professori e i suoi compagni di scuola.
 
Quando è successo, ho provato quasi sollievo.
Draco era a Hogwarts, ero ragionevolmente certa che avrebbe fatto la cosa giusta e che l’Ordine della Fenice lo avrebbe protetto. Harry Potter aveva un debito con me, l’avrebbe difeso e aiutato ad uscire dai guai.
Lucius era stato catturato. Sarebbe finito ad Azkaban. Se l’era cercata.
Solo dopo aver fatto il punto della situazione famigliare sono passata ad esaminare la MIA situazione.
In quel momento l’indignazione mi ha travolta.
Quel piccolo lurido verme strisciante di Carrow! Dopo essere stato nostro ospite, non certo gradito, ma sempre trattato con educazione, non ha avuto il minimo rispetto, nemmeno la delicatezza di lasciare integro il mio corpo.
Sectumsempra!
A ME!
 
 
 
 
Capitolo 1°
Il tappeto cinese
 
Il mio corpo è orrendamente sfigurato da tre lunghe e profonde ferite, di cui una deforma la mia guancia sinistra e il mio collo, un’altra mostra, attraverso lo squarcio della veste, non il mio seno, ancora bellissimo, ma le due parti di uno dei miei seni, separate da rossi argini e, più in basso, costole tranciate e una materia scura che immagino sia il mio fegato. L’ultima taglia quasi di netto il mio braccio sinistro e affonda schifosamente tra le mie viscere finendo con una cesura sfrangiata sulla coscia destra.
 
Nemmeno la posizione è dignitosa. Era quasi impossibile sorprendermi in una posa meno che aggraziata, eppure quel maledetto c’è riuscito. Mi ha colto mentre mi stavo alzando dal divano, sono caduta su un fianco, con le gambe piegate, la veste sollevata a scoprire troppo le cosce. Un braccio, quasi staccato dal busto, poggia con il gomito in alto in una posizione scomposta, l’altro è sotto di me. Il sangue della ferita sulla guancia ha invaso tutto il viso, cola dalla punta del naso e riempie la bocca semiaperta.
 
Uno spettacolo deprimente.
 
Nessuno, vedendomi in quello stato, potrebbe mai immaginare che un tempo ero stata bella, elegante, sempre composta, fiera del mio portamento.
 
Che resta a una donna bella se le togli la bellezza?
Di fronte a questo passa in secondo piano perfino l’avermi tolto la vita.
 
In tutto questo mi è sfuggito l’ultimo affronto: il tappeto cinese!
 
Il disastro di carne e sangue che un tempo è stato il mio corpo giace sul mio prezioso tappeto, il rosso scuro del mio sangue purissimo imbratta il disegno rosa pallido e azzurro lacca esattamente come farebbe del volgare sangue babbano, allargandosi e inzuppando la seta antica.
 
Lo sapevano tutti che quel tappeto è il mio preferito. Sapevano quanto ci tenessi.
È un insulto, uno sfregio, un’offesa deliberata.
 
Non ho mai stimato né apprezzato nessuna di quelle anime servili. Tuttavia la mia educazione mi imponeva di trattarli con il massimo della cura, nessun mago nobile si poteva permettere di ignorare gli obblighi dell’ospitalità.
Non solo hanno mangiato alla mia tavola e dormito nelle mie stanze, approfittato dei miei Elfi per ogni più piccola necessità o desiderio, goduto del lusso e del comfort di una condizione che apparteneva a ben pochi di loro, ma sono stati trattati da amici, hanno avuto nella mia casa ogni libertà, buona compagnia, feste e svaghi che non sempre hanno incontrato i miei gusti.
Mai li ho infastiditi con un rimprovero, un’espressione corrucciata, una conversazione meno che piacevole, mai ho mancato nei loro riguardi, nemmeno quando gli “ospiti” erano impresentabili rifiuti, al di fuori di ogni umano consorzio.
 
Fenrir Greyback. Anche quell’orrendo licantropo ho sopportato col sorriso sulle labbra.  
 
E adesso il mio amato tappeto cinese è da buttare, inzuppato di sangue e incrostato di materia organica sull’origine della quale preferisco non indagare.
 
***
 
Dopo la battaglia della scuola, indecorosamente persa, sono tornata a casa senza tentare di portare con me Draco, per fortuna. Ho intuito che sarebbe stato maggiormente al sicuro dove si trovava e ho pensato che sarei andata a prenderlo una volta certa che non avrebbe corso rischi.
Ho trovato il castello invaso dai nostri “ospiti” che radunavano i loro bagagli tanto frettolosamente che “per errore” si stavano portando via anche alcune cose che non erano di loro proprietà.
Non ho rivolto loro più di un’occhiata, cosa vuoi che m’importi di quattro cianfrusaglie quando, finalmente, mi stavo liberando della marmaglia che, ormai da troppo tempo, ha invaso la mia casa e la mia esistenza.
Come topi che abbandonano la nave che affonda si muovevano velocemente nei corridoi e per le scale trascinando bauli e fagotti. Mi hanno provocato un discreto mal di testa con il loro rumore e la loro agitazione.
 
Ho chiesto il the al primo Elfo di passaggio, offrendolo a nessuno in particolare. Mi sono seduta aspettando che tutti se ne andassero e il caos cessasse, finalmente.
Quando ho visto avvicinarsi i Carrow ho immaginato che volessero salutarmi, mi sono quasi ricreduta sulla loro buona educazione.
 
Che sciocca.
 
La morte mi ha colto così, con un garbato sorriso sul volto.
Come ho vissuto.  
 
***
 
Alcuni Auror del Ministero, guidati da un paio di membri dell’Ordine della Fenice, hanno trovato il mio corpo, poche ore dopo. Avrei dovuto immaginare che sarebbero venuti, in fondo casa mia è stato l’ultimo covo di quel mezzosangue dall’ego ipertrofico che ha rovinato la mia famiglia.
 
Quando questi mi ha spedita a controllare che Potter fosse morto davvero, ho pensato che il suo cervello avesse fatto la fine del suo naso.
Come immaginava che qualcuno potesse sopravvivere all’Avada Kedavra? È chiamato “l’anatema che uccide”, non “che ferisce gravemente”, o “che FORSE uccide”.
In quel caso mi sbagliavo io, per fortuna. Non avevo fatto i conti con le protezioni di cui il Prescelto godeva.
Quando mi sono resa conto che non era morto, l’unica cosa che mi è venuta in mente è stato che Lily Potter era riuscita a salvare suo figlio. E io? Amavo forse meno di lei il mio unico figlio?
 
Non ci ho pensato nemmeno un attimo. Ho chiesto a Potter se Draco fosse al castello e, ricevuta la conferma che era vivo, capii che l’unica cosa che potevo fare per lui era mantenere vivo l’unico, a quanto si diceva, che avesse una chance di uccidere il Signore Oscuro. Possibilmente prima che questi mettesse in atto il suo piano scellerato, che avrebbe portato alla morte una spaventosa quantità di persone, tra le quali avrebbe potuto facilmente trovarsi mio figlio, e creato un mondo nel quale non avrei voluto vivere.
 
Ammetto, ora, che nelle dieci ore residue, la mia vita non avrebbe risentito granché dell’eventuale insediamento del Mezzosangue come Signore della nazione magica, o re, o qualunque altra cosa gli avesse suggerito la sua fantasia. Tuttavia, anche da morta, non riesco a nascondere la soddisfazione per essere riuscita a salvare la vita di Harry Potter, e quella di Draco, attraverso quella piccola bugia. Forse anche tutto il mondo magico da un triste destino.  
Che ne dici Lily Potter? Non sono una madre tanto peggiore di te!
 
***
 
Gi Auror si sono rivelati più rispettosi di quanto avrei mai immaginato.
Hanno guardato lo scempio compiuto sul mio corpo con pietà e si sono affrettati a ricoprirlo con una tovaglia. Non il massimo ma meglio di niente.
Molto meglio di niente, mi sono detta, quando ho sentito la voce di Draco gridare forte, probabilmente contro gli Auror che volevano impedirgli l’accesso. Poi, di colpo, il silenzio.
È entrato, accompagnato da uno di loro. Ha guardato il tappeto, il sangue che lo inzuppava, la tovaglia macchiata. Si è avvicinato per scostarla ma quell’enorme Kingsley Shacklebolt lo ha trattenuto, sollevandolo quasi di peso, e l’ha guardato scuotendo tristemente il capo.
 
«Chi è stato?» la voce di Draco era irriconoscibile. Era dolore allo stato puro.
Mio figlio. L’unica persona viva a cui tenga, sta soffrendo per me, per la mia morte.
Credevo che sarei stata felice di avere questa prova del suo amore, invece in questo momento vorrei avere un cuore per sentirlo spezzarsi, un respiro da mozzare, qualcosa che renda reale quello che sto provando. Invece sono fatta d’aria o forse di nulla. Non posso nemmeno consolarlo maternamente. Se non fossi morta, ora morirei.
«Non sappiamo chi è stato.» La voce profonda del gigante che ancora lo trattiene per le spalle. «Si può ipotizzare che uno dei Mangiamorte che hanno vissuto qui nell’ultimo periodo l’abbia uccisa nel timore che fornisse informazioni. Aveva parlato con Andromeda Tonks, di recente. Abbiamo motivo di credere che non fosse del tutto convinta delle idee di Voldemort, ha parlato di ricatti e torture usate per costringere gli indecisi. Forse a questo punto avrebbe collaborato. Non lo sapremo mai.»
«Madre…» Un silenzio troppo lungo, lacrime a stento trattenute. Infine un respiro forte, come per riprendere il proprio autocontrollo. «Sarò arrestato?»
«Sei un Mangiamorte, giovane Malfoy, certo che sarai arrestato. Dovrai anche rendere conto del tentato omicidio di Albus Silente, anche se, a questo proposito Harry ha detto di avere informazioni che avrebbero cambiato radicalmente la prospettiva. Non so di che si tratti, al momento quello che posso dirti è che se non hai ucciso nessuno la tua condanna sarà relativamente mite e se ti rendi utile potresti perfino essere assolto o avere una sospensione della pena. In ogni caso dovrai venire con noi. Se, come credo, l’assassino di tua madre è uno di quelli che hanno soggiornato qui nell’ultimo periodo, dovremo proteggerti, oltre che trattenerti.»
Perfetto. Lo proteggeranno. Non mi ero sbagliata. L’eccesso di correttezza di questa fazione farà i miei interessi, che ora sono quelli di mio figlio. Spero che faccia tutto quello che è in suo potere per essere libero al più presto.
«Se è vero quello che dici, se mia madre è stata uccisa da quelli che avrebbero dovuto solo onorarla e ringraziarla… Se questo è vero, userò la mia intera vita per fare in modo che abbiano la punizione adeguata. Considerala una promessa, e sappi che un Malfoy non promette invano.»
L’omone ride tristemente. «Vedremo, giovanotto, vedremo.»
Non è male questo tipo. Sembra intelligente, se non altro ha capito subito quello che mi è successo. E sembra anche ben disposto nei confronti di Draco. Non ha certo l’aria del soldato semplice, probabilmente ha un ruolo di comando, o lo avrà.
 
Hanno accompagnato fuori Draco non appena è arrivato il medimago con la sua assistente, una ragazza giovane. Come fa a sopportare questo spettacolo? C’è abituata? Il suo sguardo non è intimorito, né indifferente come quello del suo capo, è triste, compassionevole. Nondimeno scatta foto e sposta il cadavere secondo le istruzioni senza mostrare alcun timore o ribrezzo.
Dopo le foto, hanno esaminato il cadavere con la bacchetta e preso un sacco di appunti, sul tipo di maledizione usata, sulle ferite e su altre cose che non mi sembra possano avere importanza. Tuttavia è il loro mestiere, che ne posso sapere io?
Infine il medimago, con un incantesimo, ha richiuso le ferite e mi ha restituito un aspetto non certo gradevole ma almeno umano. Ha ordinato alla sua assistente di chiedere a Draco di ordinare agli Elfi di occuparsi della faccenda.
C’era davvero bisogno di tutta questa catena di comando!
 
 

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Capitolo 2
*** Rose bianche, mirto e alloro ***


Capitolo 2°
Rose bianche, mirto e alloro
 
Ora le cose incominciano ad andare meglio, non proprio come avevo immaginato, ma meglio.
Gli Elfi mi hanno trattato con tutto il rispetto a cui sono abituata, mi hanno trasportato in un bagno dove hanno lavato, asciugato e profumato il mio corpo, mi hanno spazzolato i capelli e ricoperto con un telo candido.

Draco ha scelto per me un completo da strega, veste e sopravveste di due diverse gradazioni di azzurro pervinca, uno dei miei colori preferiti, molto appropriato, calze velate, scarpe abbinate, pochi gioielli in argento. Ha ordinato alla più abile delle mie Elfe di truccarmi e acconciare i miei capelli. Ha riposto la mia bacchetta in una pochette e l’ha posta sotto la mia mano.
Mi ha circondato di un’accettabile quantità di fiori ben disposti: rose bianche, rami di mirto e alloro, agapanti, qualche digitale.
Di gusto un po’ maschile ma elegante.
 
È rimasto a guardarmi per tutta la notte, seduto su uno dei divani del salotto di rappresentanza al centro del quale è stato posto il mio feretro. Non piange più. La faccia è immobile. Solo io so che quello è il suo modo di affrontare il dolore. È la faccia di quando Lucius gli infliggeva delle punizioni corporali, da bambino.
 
Intorno, sugli altri divani, bivaccano alcuni Auror, riposando o parlando sottovoce. Si danno il cambio ogni poche ore, continuano a frugare le stanze e tutti gli angoli del castello che riescono a raggiungere. Non credo che saranno capaci di accedere alle segrete, né al laboratorio di pozioni.
 
All’alba Draco ha fatto trasportare il mio corpo in giardino e con le sue mani ha incendiato la pira su cui l’ha fatto deporre.
 
Guardiamo insieme il fuoco consumare le mie spoglie mortali.
 
Alle nostre spalle Shacklebolt e un paio di Auror non perdono di vista mio figlio, mentre gli altri, con Dedalus Lux, completano la perquisizione del maniero, o almeno così credono.
 
Lo so, è logico che lo sorveglino, era un Mangiamorte anche lui, ma mi fa stare male vedere Draco trattato come un criminale. Lui non mi vede, quindi capisco di non essere nemmeno un fantasma.
 
Non ho modo di comunicare con lui.
 
Ho tante cose da dirgli.
 
So che è intelligente ma è troppo giovane, è impulsivo. Sarà capace di trattare con i vincitori? Non si arroccherà sulle posizioni di suo padre? Sarebbe una rovina!
Ha sempre subìto il fascino di Lucius e non si è mai sentito alla sua altezza.
 
Che strano, mi accorgo adesso di quanto devo alzare gli occhi per guardarlo in faccia: è più alto di Lucius. E più bello. Sono sicura che le ragazze lo adorino, potrà scegliere…
 
No, non “scegliere”. È il verbo sbagliato.
 
Sbagliato per noi purosangue, per noi componenti delle antiche famiglie. Noi non possiamo scegliere.
Tra i nostri privilegi quello non è compreso. Come non è compreso l’amore. Amore e scelte appartengono ai babbani, ai poveri, ai mezzosangue.
Noi non abbiamo diritto all’amore, né a scegliere.
 
Draco sposerà la piccola Greengrass. Quell’ochetta ipocrita, allevata solo per sedurre un purosangue ricco. Se pure avesse un cervello lo userebbe per ingannare.
Nessuno lo sa meglio di me. Quella povera, sciocca bambina furba è com’ero io alla sua età.
 
Dunque niente cambierà?
La nuova Narcissa si chiamerà Astoria e Draco diventerà come Lucius?
A quest’idea lo stomaco che non ho più si contrae fastidiosamente.
 
C’è stata una guerra e per fortuna l’abbiamo persa! Non è servito a niente?
Quanti morti occorrono perché un purosangue possa scegliere? Cosa bisogna distruggere per consentire a Draco di amare? Sono sempre più triste, arrivo a pensare che se fosse un babbano o un mezzosangue sarebbe più felice.
 
Perché non ho sposato un babbano? Mia sorella lo ha fatto ed è stata così felice! Anche sua figlia sarà felice con il suo licantropo e con quel suo strano bambino che cambia colore degli occhi e dei capelli continuamente. Merlino! Se Lucius sapesse che l’ho visto…
 
Harry Potter sarà felice, tutti i Weasley saranno felici… no, loro no.
Ho sentito uno di quelli che abitavano qui dire a un altro di aver ammazzato uno dei ragazzi Weasley. Ho pietà per quella povera madre, ma gli altri supereranno il dolore e avranno la loro dose di amore e felicità.
 
Solo mio figlio dovrà sposare una sciocchina che non ama e generare un figlio che non amerà.
 Perché? Non è giusto.
Il dolore non ci è risparmiato e l’amore non ci è concesso. In che consiste dunque la nostra superiorità? Qual è il nostro privilegio?
Continuo a girare intorno agli stessi pensieri che si confondono in una nebbia sempre più indistinta.
Le parole si intrecciano e le immagini tremolano. Sarà colpa del fuoco.
Il fuoco ardente che consuma il mio corpo e torce l’aria spingendola in alto, muovendola in furiose onde trasparenti, alle quali mi sento sempre più affine.  
 
Leggera.
Sento il desiderio di ballare in quel tumulto e in esso disperdermi.
 
Distratta.
Dimentico dove mi trovo e chi è accanto a me.
 
Un disturbo alla mia destra richiama la mia attenzione. Gli Auror hanno afferrato Draco e lo trascinano via senza gentilezza, malgrado egli non opponga alcuna resistenza.
 
Sono tornata di colpo, ho ricordato tutto perfettamente e sono… non so esattamente, più salda, forse.
Mi verrebbe da dire “più consistente” ma è ridicolo, sono morta, il mio corpo è distrutto e gli Elfi si stanno occupando di riporre in un’urna la cenere mischiata del mio corpo, dei fiori, abiti, bacchetta e chissà cos’altro, bruciato assieme a me per sbaglio.
 
Tento di seguire Draco ma non è più in vista. Che si siano smaterializzati? Impossibile, nessuno si può smaterializzare all’interno delle pertinenze del Manor, a meno che non faccia parte della famiglia.
 
Più mi allontano, più sento acuirsi la sensazione di inconsistenza e smemoratezza. Sono in pericolo, devo tornare indietro.
Non posso più fare niente per lui, solo sperare.
Mi riavvicino al castello e mi sento meglio. Strano, il giardino è vuoto. Gli Elfi sono stati molto veloci a ripulire tutto. Meglio così.
 
Non è necessario essere molto intelligenti per capire: io posso esistere solo qui.
Bella fregatura. Ops! Per fortuna non mi sente nessuno. Ho pronunciato un’imperdonabile volgarità. Da viva non l’avrei mai fatto.   
 
Tutto sommato non mi è andata tanto male. Spesso i fantasmi sono legati al luogo della loro dipartita, probabilmente anche per me è così. Sono legata al Manor.
Oh, infine, sarei potuta morire in una stazione ferroviaria, sarebbe stato parecchio peggio.
Questa è casa mia, se c’è un luogo in cui avrò la possibilità di vedere ancora quelli che amo è questo. Draco tornerà. Forse perfino Lucius…
In questo momento sono così arrabbiata con Lucius che gli auguro di restare ad Azkaban tutta la vita, perché se mi dovesse capitare vicino farei tutto quello che posso per farglielo rimpiangere.
 
Che posso fare nel frattempo? Gli elfi non mi vedono, non credo di poter mangiare o bere, non posso nemmeno girare le pagine di un libro!
Intanto posso ispezionare il Manor da cima a fondo e rendermi conto dei danni e delle condizioni in cui è rimasto dopo essere stato trasformato in albergo e saccheggiato da quei deliziosi Mangiamorte, amici di mio marito.
 
Sono entrata nel salotto della famiglia quasi senza accorgermene, è il mio luogo preferito, è dove sto sempre. Ci ha pensato il tappeto cinese a svegliarmi.
Non appena l’ho visto, completamente imbrattato, mi è venuto un conato di vomito.
Un conato… ma non è possibile! Sono morta.
Io sono morta. Non posso mangiare, non posso leggere ma POSSO VOMITARE?
All’ingiustizia non c’è fine!
 
Decido, piuttosto stizzita, di iniziare la mia ispezione dalle stanze degli ospiti.
Oh!
Interessante!
Non sono più costretta a salire le scale. Ho pensato “stanze degli ospiti” e mi sono trovata in quella del Sign… di quello stupido Tom Riddle.
Beh? Morta io, morto lui, potrò pensare quello che mi pare?
 
Gli Elfi del Manor stanno pulendo accuratamente le stanze, già ripulite delle suppellettili più preziose dai miei “ospiti”.
Mi sarei aspettata saccheggi anche da parte degli Auror del Ministero e soprattutto da quelli dell’Ordine della Fenice, invece sono costretta, mio malgrado, ad ammettere che sono stati molto più educati e rispettosi di tanti nobili purosangue.
A parte l’aver portato via mio figlio come se fosse un criminale. Quello non credo che potrò perdonarlo, anche se temo non valga la pena di tramare vendetta, considerato che sono ancora  più inesistente di uno stupido fantasma.
 
Devo ammettere che gli Elfi stanno lavorando bene anche senza la mia sorveglianza. Credevo di smascherare chissà quale scorrettezza, che in ogni caso non avrei potuto punire né riferire a nessuno.
Vorrei solo poter chiedere che qualcuno provi a pulire il mio tappeto.
 
***
 
C’è qualcosa che non va.
Stavo osservando gli Elfi che pulivano le stanze degli ospiti e desiderando che qualcuno si occupasse del tappeto cinese, ma vedo che è stato già fatto.
Quando?
E perché sono nel salotto piccolo quando non ho ancora finito di esaminare le stanze al piano di sopra?
E infine, so quanto siano bravi ed efficienti i nostri Elfi, ma trovo impossibile che abbiano potuto pulire, anche se non perfettamente, un tappeto così delicato e in tali orribili condizioni, in così poco tempo.
 
Ecco. Il tempo.
 
C’è qualcosa che non va nel tempo.
 
Guardo attraverso la finestra e il giardino mi sembra ingiallito, sciupato. Ricordo il trionfo delle rose, come ogni anno a maggio, ma ora pochi fiori compaiono, sparuti, tra i molti cinorrodi rossi e arancio.
 
Un rumore mi fa voltare verso la sala d’ingresso. Mi avvio per vedere di che si tratta, probabilmente un Elfo maldestro.
 
Lo studio di Lucius, da lì viene il rumore. 
Entro e resto basita.
C’è Draco, dietro la scrivania.
Quando è tornato? Possibile che lo abbiano rilasciato prima ancora di condurlo al Ministero?  No, certo.
 
È come pensavo, il tempo non funziona più. Non per me.
 
È trasandato, ha la barba un po’ lunga e l’abito spiegazzato. Vorrei rimproverarlo ma non posso. E non sono sicura nemmeno di volerlo. Quello che vorrei fare davvero è accarezzargli i capelli e parlare con lui, cancellare la piega amara della sua bocca e le ombre attorno ai suoi occhi.
Sta scrivendo una lunga missiva. Mi sposto dietro le sue spalle per leggere, la sua calligrafia è piccola e ordinata.
Appoggio la mia mano sulla sua spalla e lui solleva un attimo il capo. Come se mi avesse sentito.
Probabilmente è un caso.
Da sopra la sua spalla leggo la lettera che sta ancora scrivendo e che non posso non approvare.
 
 
Alla Preside di Hogwarts,
Prof. Minerva McGranitt.
 
Forse sarà stupita di ricevere questa mia lettera, ma la prego di leggere fino in fondo, di darmi una possibilità, prima di gettare nel fuoco la pergamena e le mie speranze.
So che il mio comportamento passato non depone a mio favore, né intendo trovare scusanti. Posso solo affermare che il mio errore mi è stato mostrato in modo tale da non poterlo più ignorare e che mi sono comportato di conseguenza.
La morte di mia madre e del mio amato padrino, Severus Piton sono state per me la più dura delle lezioni.
Il Ministero e il Wizengamot mi hanno assolto da ogni addebito ma questo non cancella il passato, lo so, e so che la richiesta che ho intenzione di sottoporle non potrà piacerle.
Io ho attentato alla vita di Albus Silente, ignaro che sarebbe morto in ogni caso, come è emerso dai ricordi del professor Piton. Questo non diminuisce in alcun modo la mia colpa. Ho fatto entrare a Hogwarts i peggiori Mangiamorte e perfino Fenrir Greyback, rischiando le vite dei miei compagni.
Consapevole delle mie colpe verso di lei e verso questa scuola, le chiedo di potervi accedere di nuovo, per completare la mia istruzione.
Sono anche costretto ad ammettere che non posso farle promesse di sorta. Purtroppo non sono in nulla migliore di un anno fa, non più coraggioso, non più interessato al bene degli altri, solo più consapevole e amareggiato, e molto più solo.
Non chiedo la sua compassione, il mio orgoglio non me lo consente, chiedo che mi sia concessa la possibilità di proseguire dignitosamente la mia vita, che sarà essa stessa, a quanto sembra, punizione per i miei errori.
Sono certo, conoscendo la sua correttezza, che valuterà la mia richiesta con attenzione e con la coscienza libera da pregiudizi.
La prego di comunicarmi la sua decisione, qualunque essa sia.
 
Le porgo i miei ossequi
Draco Lucius Malfoy”
 
 
Oh, figlio mio! Come vorrei spianare le rughe della tua fronte!
Sono commossa dalla capacità di Draco di chiedere senza arroganza e senza umiltà. Sono positivamente colpita dalla sua scelta: tornare a Hogwarts, completare la propria istruzione. Quasi ovvio, come ho potuto non pensarlo?
Da quanto tempo riflette  sulla sua situazione? Da quanto tempo è tornato?
 
Un altro pensiero mi colpisce. Dunque anche Severus è morto.
L’avevo intuito, quando non si è presentato al fianco del… di Riddle. Ma mi ero detta che forse aveva finalmente scelto l’altro campo. Sapevo da molto che faceva il doppio gioco e non era chiaro a favore di chi.
Povero bastardo, non era stato leale verso l’Oscuro ma lo era stato con me. Lo era stato con mio figlio, l’aveva protetto e aiutato in ogni modo. E forse era stato per lui un riferimento più valido di quanto non fosse suo padre. E anche di me, forse.
 
Ero molto giovane quando è nato Draco e mi sono comportata secondo le regole e le usanze che conoscevo. Guardando indietro mi rendo conto di essere stata una madre quantomeno discutibile.
A diciassette anni, anche per una purosangue beneducata, il peso della gestione e del buon nome di una famiglia nobile è davvero troppo. E una maternità obbligata non è meno pesante.
 
Ho un debito con Severus. Un debito che non potrò ripagare.
 
 

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Capitolo 3
*** Almeno potessi prendere un the! ***


Capitolo 3°
Almeno potessi prendere un the!
 
Questa storia di perdere la memoria del tempo mi infastidisce molto. All’inizio credevo che si trattasse solo di ore, adesso è evidente che di mesi interi non ho cognizione. Dev’essere autunno, o almeno la fine di agosto. Dello stesso anno, mi auguro, ma non ne sono certa. Quanto è stato in prigione Draco?
 
Un gufo picchia sul vetro. Draco si affretta ad aprire.
 
Srotola la pergamena, inizia a leggere e un ghigno troppo simile a quello di Lucius si dipinge sul suo viso.
Una curiosità incontenibile mi prende ma Draco richiude la missiva e la appoggia sul tavolo con fare noncurante. Dovrà leggerla prima o poi!
Tranquillamente congeda il gufo, dopo averlo sfamato e abbeverato. Poi rilegge con attenzione la lettera per la McGranitt.
Si alza, si stiracchia, prende in mano il rotolo… lo posa di nuovo. Maledizione!
Possibile che passino mesi senza che io me ne accorga e questi minuti di attesa non finiscano mai?
 
Draco si avvia verso la cucina, chiama un Elfo
«Preparami qualcosa da mangiare. Vado a farmi una doccia, voglio che sia pronto per quando torno.»
«Certo signore. Desidera qualcosa in particolare?»
«Fa tu, non mi importa, Oscar.» ha già voltato le spalle, si avvia per le scale.
Torna indietro come se si fosse ricordato all’improvviso di qualcosa di importante. Entra nello studio e ne esce dopo pochi secondi arrotolando la pergamena per Hogwarts. Sale le scale correndo, verso la guferia.
 
Non l’ho seguito. So che è veloce.
Lo sa anche l’Elfo, che ha già apparecchiato la tavola. Non mi ricordo il suo nome.
 
Ecco Draco. È molto più ordinato, ha una veste pulita e si è fatto la barba.
Prima di sedere a tavola entra nello studio e prende la pergamena, finalmente!
Non avrà intenzione di leggere a tavola! Proprio così, invece. Che fine hanno fatto le regole della buona educazione?
Lucius l’avrebbe schiantato all’istante, e anch’io… se non fossi tanto impaziente di sapere chi ha scritto a Draco, se non mi uccidesse la curiosità per quel suo ghigno.
Mi posiziono di nuovo dietro di lui. Sarà di una donna? Astoria? Spero di no, la calligrafia è orribile!
 
 
“A Draco Malfoy
 
Dire che la tua missiva mi ha meravigliato è dire poco. Forse il verbo più adatto è ‘sconvolto’. Mai mi sarei aspettato dal figlio di Lucius che venisse meno in questo modo ad un impegno.  Trovo che il frutto sia caduto molto lontano dall’albero!
Inutile che ti dica che la piccola Astoria è sconvolta. Aveva accettato di sposarti anche dopo la vergogna di cui hai ricoperto la tua famiglia, tradendo i loro principi e i loro amici, segno che il suo amore per te era vero e intenso. Come hai potuto spezzarle il cuore in questo modo? E spezzarlo a noi, che ti amavamo già come un figlio. Hai forse trovato un partito migliore? Non conosco nessuna purosangue di età adeguata, che sia più ricca delle mie figlie, e, anche se lo fosse,  di certo non sarà più bella.
Per me sei morto Malfoy. A meno che non ti penta del tuo gesto insano e torni a implorare il nostro perdono.
 
T.  Greengrass
 
Che disastro! Che ha combinato quello scriteriato di mio figlio? Possibile che abbia rotto la promessa matrimoniale, come sembra da questa lettera? Avrà davvero trovato un’altra purosangue?
E quella povera Astoria…
E lui ride! Più va avanti a leggere più si diverte. Povero figlio mio, è diventato scemo. Le disgrazie alla fine hanno avuto ragione del suo fragile equilibrio.
 
Un nuovo rumore alla finestra, un altro gufo. A dire il vero sembra sempre lo stesso, che vorrà ancora Greengrass?
Draco apre la missiva e torna a sedere. Il gufo è ripartito subito.
 
“ Caro Draco
 
È andato tutto come previsto. Non so come ringraziarti! Mi hai reso la ragazza più felice del mondo. Certo non so ancora come convincerò mio padre a promettermi ad Antony, magari tu puoi darmi qualche dritta, sei così intelligente! E gentile, anche.
Sono talmente felice di non doverti sposare che… ti sposerei! Ah, ah, ah!
Quando mio padre è venuto da me come una furia chiedendomi se sapevo niente della tua lettera ho fatto come mi hai suggerito, ho letto qualche riga e sono scoppiata a piangere. Sono stata perfetta, credimi, c’è cascato con tutte le scarpe! Ha dovuto perfino consolarmi, mentre invero l’unico disperato era lui, e anche se dice che ti amava come un figlio quello che l’ha veramente distrutto è vedersi sfuggire dalle grinfie il tuo patrimonio, che si illudeva di gestire in tua vece, “data la tua giovane età.” Non ti conosce, e io ho evitato finora di aprirgli gli occhi, mi scuserai. 
Ancora mille volte grazie!
 
Astoria
 
PS: non rispondermi subito, non vorrei che mio padre intercettasse il gufo. Meglio ancora, domani ti faccio mandare il gufo di Dafne, è l’unico che non desta i suoi sospetti, lei è già alla scuola di legge. Dice che le hai promesso che quando sarà diplomata la assumerai come avvocato della famiglia, è vero?
Di nuovo
Tori”
 
Ma guarda tu! Altro che scemo, ha trovato il modo di liberarsi e liberare la sua amica e ormai ex fidanzata. Non so che pensare in proposito. Sono sconvolta dalla sua mancanza di rispetto e ammirata della sua audacia.
Mangia in fretta, la cena sarà fredda, e si avvia verso le scale. Stavolta lo seguo. Ho paura che il tempo salti via di nuovo.
Entra nella sua stanza. Sul pavimento il baule della scuola è aperto e quasi pronto.
Non ha ricevuto la risposta della Preside, perché ha già preparato il baule?
Che mi sono persa?
Mi volto e vedo un giovane uomo in boxer, che si passa una mano sul petto, poi tra i capelli. È molto sensuale.
Oh, cielo! Via!
 
Mi trovo nel salottino, sul divano, i piedi sul tappeto cinese. Salto in piedi come una molla e mi allontano di un passo.
Questa sera non è di quelle giuste.
Scopro che Draco ha rotto il contratto di matrimonio e poi che la sua fidanzata era sua complice. Vedo mio figlio mezzo nudo e lo trovo sexy, e poi questo! Trovarmi nello stesso posto e nella stessa posizione di quando mi hanno ucciso! È davvero troppo.
Almeno potessi prendere un the! Ne avrei proprio bisogno, per calmarmi.
 
Mi volto verso il camino e resto letteralmente a bocca aperta.
Sul camino, dove troneggiava un tempo l’enorme ritratto di mio suocero, uno dei troppi disseminati per il castello, adesso è appeso uno molto più piccolo, delizioso, mai visto.
Un mio ritratto.
Lo osservo attentamente, la veste è l’ultima che ho indossato, quella con cui sono stata arsa, ho in mano un serto di mirto e rose bianche, i capelli sono raccolti morbidamente, il mio viso è insieme giovane e saggio. Non potevo desiderare omaggio migliore, sono commossa.
Lo stile è un po’ decadente ma l’insieme è davvero grazioso. Mi ricorda un po’ i dipinti di Dante Gabriel Rossetti e del suo discepolo babbano Burne-Jones. Solo che i loro quadri non avevano vita, erano solo immagini su tela.
Deve averlo fatto dipingere Draco, usando qualcuna delle mie foto.
 
Il ritratto sorride e… mi guarda. Mi guarda in modo invitante!
Mi avvicino, ancora, mi avvicino di più, fino a quando guardo negli occhi la Narcissa del ritratto.
Non negli occhi, ma “con gli occhi”. Mi trovo a guardare con gli occhi della Narcissa del ritratto.
Muovo la testa, mi guardo intorno. Alla luce fioca dell’unica candela la stanza mi appare più concreta e nello stesso tempo più buia. Certo, i miei occhi di morta non hanno bisogno di luce, mentre quelli del ritratto…
«Capirai che vantaggio!»
Chi ha parlato?
«Chi ha…» mi porto le mani alla bocca. Io! Io ho parlato! E non ho nemmeno riconosciuto la mia voce.
Posso parlare! Dal ritratto posso parlare! Da morta posso svenire dalla gioia? In un ritratto posso svenire?
Perché poi dovrei svenire?
Certo, è una bella novità, potrò parlare a Draco.
Ho la tentazione di parlare ancora, solo per sentire la mia voce, ma non sarebbe opportuno, né dignitoso. Se mio figlio scendesse, disturbato dal rumore, potrebbe credere che sua madre oltre che morta è anche pazza. Non è il caso. Aspetterò domattina.
 
È mattina, all’improvviso.
Quale mattina?
 
Draco è davanti al ritratto, ha indosso il mantello, mi sta salutando e io mi sono persa le sue parole. Il baule è chiuso, ai suoi piedi.
«…Vorrei poterti scrivere, madre, e ricevere lettere da te. Sarò così solo che temo il momento in cui varcherò il portone di quella scuola. Per i vincitori sarò un Mangiamorte, per i figli dei mangiamorte sarò un traditore. Nessun amico renderà meno duro questo anno. Vorrei dire che spero passi presto, ma in verità temo anche il momento in cui non avrò più nemmeno il rifugio di quelle mura conosciute né lo scopo di concludere la mia preparazione. Che farò allora? Non ho il consiglio di nessuno, nessuno più mi ama e tiene a me.» Un doloroso sospiro. «Arrivederci, madre. Ti prometto che non dovrai vergognarti di tuo figlio.» volta le spalle, solleva con un incantesimo il baule e la gabbia del suo gufo e si avvia all’uscita.
«Draco…» dal ritratto solo un breve grido soffocato che lui non ode. Il dispiacere mi sta soffocando. Ho scoperto di poter parlare e non l’ho fatto. Ho lasciato andare mio figlio senza nemmeno la benedizione di sua madre.
 
Esco dal ritratto, guardo dalla finestra. Il giardino è coperto di neve.
È passato altro tempo.
Faccio un giro per il castello. È deserto e silenzioso. Gli Elfi sono rincantucciati nel loro stanzino freddo, dormono quasi tutto il tempo.
Mi sorprendo a pensare che è davvero una fortuna che io non abbia tutto il tempo a disposizione, diverrei pazza in questo silenzio. Decido di tornare nel ritratto, dove provo una maggiore sensazione di calore. Sento la morbidezza della veste, le foglie fresche che mi toccano la mano. Posso dormire.
È meglio della desolazione di fuori.
 

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Capitolo 4
*** Benvenuta a casa mia, Bellatrix Lestrange ***


Capitolo 4°
Benvenuta a casa mia, Bellatrix Lestrange
 
Sono sveglia all’improvviso, lucida e presente a me stessa. E angosciata.
Mi attanaglia la consapevolezza che al Manor ci sia qualcuno.
È quasi buio, guardo verso la finestra, ma non vedo nulla. Giro la testa e gli occhi più che posso ma non riesco a scorgere nulla. Mi sento impotente. Come posso fare per capire chi è arrivato?
Ah, certo, come ho fatto a non pensarci prima?
Il desiderio di essere altrove mi ha portato fuori dal quadro. Ascolto attentamente ma non odo nessun rumore.
Eppure…
Sono assolutamente sicura che più persone si trovano all’interno del castello, e questo è strano perché ci sono incantesimi di protezione che impediscono a chiunque non appartenga alla famiglia di accedere anche solo alle pertinenze di Malfoy Manor.
 
Mi illudo per un attimo che si tratti di Draco, solo per un attimo.
Se lui fosse qui sarebbe venuto  salutarmi e, in ogni caso si troverebbe in questa ala della casa. Invece nessuno è nelle vicinanze. Possibile che si trovino negli appartamenti degli ospiti dell’ala ovest? Da secoli non sono più abitati, tranne per un breve periodo in cui i mangiamorte che bivaccavano a casa nostra erano davvero troppi.
Desidero ardentemente scoprire dove sono queste persone, dovrebbe funzionare.
 
No. Non troppo bene, almeno.
 
Mi trovo davanti a una porta chiusa.
Dall’interno provengono grida e gemiti soffocati, come di chi sta sopportando un terribile dolore. Mi tornano in mente le maledizioni “cruciatus” che quel mezzosangue mezzo matto distribuiva con facilità.
Stanno torturando qualcuno, non c’è dubbio.
 
Oh, no, non sotto il mio tetto! NON PIÙ!
 
Con un passo attraverso la porta, nello stesso momento sento la sua voce.
 
Cantilenante, da bambina pazza, il timbro acuto, fastidioso, il tono ironico e annoiato, con strida improvvise che strappano brividi.
Come quando lei strappava le braccia alle mie bambole.
Come quando “per sbaglio” calpestò a morte il mio gattino.
 
È qui.
Di nuovo.
 
I miei occhi la cercano inevitabilmente, prima ancora di guardare le sue vittime.
Come ha fatto a tornare? Credevo davvero che Molly Weasley l’avesse uccisa.
E in ogni caso non capisco come sia potuta entrare nel castello. Possibile che gli incantesimi siano stati annullati?
 
La guardo come un topolino ipnotizzato dal serpente.
 
Gioca con la bacchetta.
 
È terribile quando gioca con la bacchetta. Quando ha avuto la bacchetta è peggiorato tutto, e lei è riuscita ancora meglio a dissimulare la sua crudeltà. Possibile che i nostri genitori non sapessero che era pazza?
Lo sapevano?
È per questo che l’hanno mollata a Lestrange prima ancora che compisse i diciassette anni?
 
«Non è divertente?» la sua voce insopportabile.
«No… non è divertente.» La voce strozzata, tremante, proviene da quella specie di mucchio di stracci abbandonato a terra. È familiare, mi provoca un brivido.
Cerco di vedere meglio.
Devono essere due persone, coperte dai mantelli, strettamente avvinghiate.
 
«A me piace… Crucio!”
 
I secondi divengono minuti. I due si contorcono a terra ma non si staccano.
Intravedo gambe femminili, capelli ricci e scuri, altri capelli, biondi, altre gambe, lunghe, seminascoste dal mantello…
 
Draco.
 
È DRACO. Quella bastarda sta torturando Draco, che Merlino la fulmini!
 
Ah, se mi sentisse mia madre!
Al diavolo! Lei è morta e sono morta anch’io!
Posso pensare che mia sorella sia una bastarda crudele e pazza e che BERRÒ IL SUO SANGUE SE NON SMETTE IMMEDIATAMENTE DI CRUCIARE MIO FIGLIO!
 
La faccia di Draco è una grigia maschera di dolore. Non grida, stringe i denti e una vena gonfia sulla sua tempia sembra quasi scoppiare. Stringe convulsamente la ragazza, le afferra i capelli.
 
Mi lancio su quella pazza di mia sorella, vorrei ucciderla.
Riesco solo ad attraversarla facendole sbattere le palpebre. Le grido tutto il mio odio, ma lei non smette. Che posso fare? Tento di afferrarle la gola anche se so che non servirà, vorrei soffocare quel mostro insensibile. Mi concentro sulla sua faccia, come se volessi entrarle in bocca.
Sembra ansimare, interrompe la maledizione.
 
«La smetti? Si può sapere che cavolo vuoi?» Draco sputa le parole con una voce stravolta dal dolore, le vomita.
«Niente, mi diverto…» di nuovo! Sta per farlo di nuovo!
Mi lancio ancora su di lei ma è come essere attraversati da un brivido, non riesco a trattenere i suoi capelli nelle mani, né a cavarle gli occhi, come vorrei.
 
Cade. Non sono stata io. Draco le ha fatto uno sgambetto.
 
«Hai ragione, è divertente!»
Sta zitto Draco! Quella è pazza, si vendicherà. Merlino! Mio figlio sembra quello sconsiderato di Sirius! A chi, sano di mente, verrebbe l’idea di prendere in giro una pazza armata di bacchetta che ti sta torturando e a cui, evidentemente non hai modo di tenere testa?
 
La pazza sta berciando, non capisco bene, concentrata come sono su Draco, lo chiama “sciocco ragazzino” e ordina qualcosa ai suoi tirapiedi. Questi afferrano entrambi con malagrazia e li trascinano nella più sordida delle stanzette di quel vecchio appartamento.
Li seguo urlando e attraversando più volte forsennatamente i due mangiamorte che trascinano mio figlio sul pavimento come un sacco di spazzatura. Lo so che non serve, lo so. Ma non riesco a trattenermi li odio!
«LEVATE LE MANI DA MIO FIGLIO SUDICI VERMI! NON VI PERMETTETE DI TOCCARLO, BESTIE SENZA CERVELLO!»
Uno di loro agita più volte una mano davanti alla faccia, come se volesse scacciare un insetto.
Dopo aver gettato mio figlio e quella che gli sta attaccata dentro la stanza, chiudono la porta con un incantesimo e se ne vanno.
 
Resto lì, interdetta, affannata come non avrei mai creduto di poter essere, così priva di muscoli e di polmoni e di cuore.
Guardo il groviglio da cui emerge finalmente la faccia di mio figlio, sconvolta.
Chi è l’altra?
Cerco di ascoltare quello che si dicono, ho bisogno di capire…
 
«Mezzosangue, hai trovato un altro modo per farmi fuori?»
Mezzosangue. Lui la chiama Mezzosangue. Dunque non è una sua pari, non è una ragazza che potrebbe interessargli. Perché allora la stringe in questo modo? O è lei che stringe lui? In ogni caso, che cambia?
«Non mi lasciare.» una voce piagnucolosa, sofferente.
«Se avessi saputo che ti saresti ammansita fino a supplicarmi, ti avrei portata prima a far visita a zia Bellatrix!»
«NON SCHERZARE! Lo sai, lei mi ha… lo sai!»
«Lo so. Ti ha torturata. C’ero anch’io. Anche quella volta. C’ero Granger. E, credimi, avrei preferito essere dovunque, piuttosto che lì. Beh, anche stavolta non c’è andata proprio leggera.»
 
Ecco chi è! So chi è adesso.
 
«Come stai?» che importa a quella sanguesporco come sta Draco?
«Come te, penso.»
«Allora uno schifo.»
«Ce la fai ad alzarti?»
«Non lo so.»
 
Lui le parla con gentilezza, come se fossero amici
Che ha a che fare Draco con lei? La Mezzosangue amica di Potter, la mente del trio. Hermione Granger. 
Se mia sorella avesse potuto consegnarla al Signore Oscuro ne sarebbe stata più che fiera e lui avrebbe apprezzato oltremodo. Ormai il Senza-Naso è più morto di me. La ucciderà solo per il proprio piacere.
 
Sono riusciti faticosamente a stendersi nel letto, sotto una coperta che ha visto tempi migliori. 
Ma perché continua ad abbracciarla? Non avrà una relazione con lei? Non è più fidanzato, adesso, è… esposto. Vulnerabile.
Se lei fosse abbastanza furba potrebbe riuscire perfino a… Merlino non voglia, a farsi sposare.
 
Ma che mi viene in mente! In ogni caso ci penserà mia sorella a risolvere il problema. Non sarebbe più lei se lasciasse vivere una sanguesporco.
 
Nel buio, dal letto, proviene una conversazione sussurrata
«Scusa.» di che si scusa la Sanguesporco? Forse di averlo messo in questa situazione. Sicuramente la colpa e di lei.
 
«Non fa niente.»
Non fa niente? Se non ci pensa Bellatrix la uccido io.
 
«Che vuole da te quella pazza?»
«Non ne ho idea.»
«Mi ucciderà?»
«Ucciderà anche me.»
 
Che stanno dicendo?
 
«Vuoi dire che questa è l’ultima notte della nostra vita?»
«Forse. Sì, potrebbe essere.» che sta dicendo?
«Sapevo che sarebbe successo. Prima o poi.» Ancora silenzio. «Non avrei pensato di poterlo dire ma, sono felice di passarla con te. Insomma, non proprio felice… Sto meglio con te.»
«A me dispiace non fare l’amore ancora una volta. Non ce la faccio, sto troppo male.»
«Quando mai abbiamo fatto l’amore noi due?»
«Che ne so? Magari ogni volta. Non riesco tanto bene a capire la differenza.»
 
Che vuol dire “ucciderà anche me”? Lo dice per consolarla, non può pensare davvero che sua zia lo potrebbe uccidere. Certo è arrabbiata, ma non potrebbe uccidere il sangue… O sì?
Lui parla dolcemente a quella babbana, parla di fare l’amore. Allora davvero hanno una relazione.
Come posso preoccuparmi di questo quando Draco sta rischiando la vita nelle mani di quella pazza di mia sorella!  Devo cercare di capire.
 
Torno nell’altra stanza.
La pazza sta dando ordini.
 
«…Svegliate gli Elfi, fatevi preparare qualcosa da mangiare e assicuratevi che non lascino il castello.»
«Dopo potremmo rinchiuderli…»
«Idiota! A che serve rinchiudere gli Elfi? LORO si possono smaterializzare quando vogliono!»
«Voi due, domattina eseguirete una completa ricognizione del castello e verificherete che tutte le parti siano accessibili. Voglio esserne sicura PRIMA di ammazzare il traditore con le mie mani. Naturalmente dopo aver torturato e ucciso sotto i suoi occhi la sua sgualdrina sanguesporco…»
«Veramente lui ha detto che non…»
«McNair, gli hai creduto!» La sua  voce dolce, quella più spaventosa. «Allora sei più scemo di quanto credessi! Mio nipote è un adolescente in calore, si scoperebbe anche un Gobelin se fosse di sesso femminile. Figurati se si ferma davanti a una sanguesporco! Certo se lei fosse stata un Gobelin avrebbe offeso il mio senso estetico. Invece è anche carina, così sarà tutto più gradevole. La loro morte sarà molto romantica.»
 
È vero.
È tutto vero. Lo ucciderà.
E non sarà servito a NIENTE. Quello che ho fatto, a NIENTE. Della mia intera vita non resterà NIENTE. Per colpa di questa stronza bastarda non resterà NIENTE, niente di buono, niente di vivo, NIENTE.
 
Urlo, mi avvento su di lei.
Vacilla.  
«Sono stanca, vado a dormire. Non disturbatemi con le vostre stupidaggini.»
 
Ora so anche quello che Draco non ha capito, so che ha usato mio figlio per poter entrare al Manor. Magari è la ragazza quella coinvolta per errore.
 
Quella maledetta intende forse utilizzare di nuovo il Manor come base per le sue malefatte. Crede di poter ancora di utilizzare il laboratorio di pozioni, la biblioteca e gli Elfi. Pensa davvero di conoscerlo, in realtà non sa niente.
 
Avrà delle brutte sorprese. Non prima, purtroppo, di aver ucciso mio figlio e cancellato me dalla memoria del mondo.
 
Si sposta in una stanza molto più decente di quella in cui ha rinchiuso Draco. Si spoglia dei suoi stracci neri e fuori moda.
È coperta di orrende cicatrici. È magra, forse malata, forse prosciugata dalle sue ossessioni. Si sdraia nel letto come se fosse in una bara. Magari fosse in una bara!
 
Maledetta!
 
Mi scaglio con odio verso il suo letto. Le coperte vibrano appena, lei si stringe le braccia e tira un po’ più su le coperte.
Non posso riuscire a farle male ma forse qualcosa posso.
Tento di nuovo verso la finestra e riesco a far vibrare sinistramente i vetri e muovere appena le tende.
Lei si volta di scatto.
Torno verso di lei e l’attraverso più volte velocemente, facendo sussultare le coperte. Lei sembra attraversata da brividi. Infine raccoglie le gambe e si abbraccia in posizione fetale, tremando, gli occhi spalancati.
 
Non dormirai stanotte sorellina e, se dipende da me, nemmeno nelle prossime notti. Non fin quando sarai tra queste mura.
 
Benvenuta a casa mia, Bellatrix Lestrange!
 
 

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Capitolo 5
*** Lei non conta niente ***


Capitolo 5°
Lei non conta niente
 
Di nuovo rumore.
 
Urla.
 
La voce di Bellatrix è stridula e furiosa.
Corrono da una porta all’altra, verso le finestre, lanciano bombarde e altri rumorosi incantesimi verso il portone, verso le finestre.
Idioti. Pensavano davvero che sarebbe stato facile uscire? Non più di quanto lo sia entrare. Almeno se non hanno qualcuno della famiglia che li accompagni.
 
Quanto tempo è passato?
 
DRACO!
Che fine ha fatto Draco?
 
Mi reco velocemente nella stanza dove ha dormito ma non vedo altro che coperte scompigliate.
Il salotto è vuoto.
 
SO che non è in questa casa, non ho idea di come ma lo so.
 
Come so che gli Elfi, spaventati, sono tutti in soffitta, stretti, sotto una vecchia coperta.
 
I mangiamorte continuano a fare l’inferno per una mezz’ora, poi, sfiniti si siedono sui divani del salone d’ingresso, sconfitti e silenziosi.
 
È allora che lo noto.
In un angolo, un cadavere scomposto, come uno straccio vecchio.
Mi sento di colpo così densa e pesante, che mi pare impossibile che non mi vedano. Mi sento liquida e informe. Mi sento infelice e triste oltre ogni morte.
Mi sento vinta.
Non ho coraggio di guardare, ma devo farlo. Forse non è Draco.
È un solo corpo. Dov’è la Sanguesporco?
Non è Draco, non devo pensare al peggio.
Gli getto un’occhiata. Non sembra proprio Draco. Inizio a convincermi che non lo sia. Me lo ripeto come un mantra.
 
Non è Draco – non è Draco – non è Draco…
 
Lo guardo più attentamente. La faccia non si vede, è quasi completamente coperto dal mantello consunto. Non è il mantello di Draco. I suoi piedi scomposti calzano scarpe dozzinali e le sue gambe sembrano troppo corte.
 
Non è Draco – non è Draco…  
 
Da un lato sporge un piccolo ciuffo di capelli grigi, indistinguibili, a una prima occhiata dalla stoffa. Non sono i capelli di Draco.
 
L’aria mi attraversa come un sospiro.
Non è Draco.
Non ho idea di chi sia e non mi importa. So solo che non è Draco.
 
Nella sala d’ingresso la scena non è cambiata: una decina di uomini male in arnese, con gli abiti neri sporchi e rovinati, sono seduti sui divani, niente affatto rilassati.
 
Solo Bella cammina avanti e indietro come una belva in gabbia. La sua pelle è grigia, gli occhi folli si muovono rapidamente, la bocca ha una piega amara e rabbiosa.
So per certo che non dorme da tre notti.
 
Che ne ha fatto di mio figlio?
 
Uno dei suoi si alza e le si rivolge rispettoso
«Perdonami Bellatrix, ma non avevi detto di aver pensato a tutto? Non mi sembra che le cose stiano andando bene.»
«Taci! Andrà tutto come previsto. Dobbiamo solo trovare il contro incantesimo giusto per liberare gli accessi.»
«Appunto, tu avevi detto che una volta dentro non ci sarebbero più stati problemi, invece non solo non riusciamo ad accedere al laboratorio di pozioni, ma non siamo in grado di uscire, gli Elfi sono spariti e le dispense vuote. Sono tre giorni che non mangiamo. E tuo nipote è sparito ancor prima degli Elfi!»
«Se non foste stati così idioti da lasciare la bacchetta alla Sanguesporco mio nipote non sarebbe fuggito!»
 
È scappato, allora! È salvo! Se avessi voce canterei!
 
«È stato Montague, lui li ha perquisiti…»
«E ha avuto quello che si meritava!»
«Questo però non ci toglie la fame!» Bellatrix si ferma davanti a lui, lo guarda indifferente.
«Avada Kedavra!» Poi, con voce suadente. «Va meglio ora?»
 
È caduto sui piedi dei due seduti sul divano, che si guardano bene dal fare la minima mossa, neanche per togliersi di dosso il cadavere del loro compagno.
Lo conosco? Mi sembra di averlo già visto ma non ricordo il nome. Erano tanti…
 
Bellatrix si posiziona davanti al portone d’ingresso. Si concentra. Tenterà di spezzare gli incantesimi di difesa, è ovvio. Come è ovvio che non ci riuscirà.
 
Sto comoda anche in piedi, non ho nessun peso da sostenere, ma preferisco sedermi. Mi godrò la scena.
 
Lei resta immobile per un po’, poi getta indietro la testa e solleva le braccia. Non è rimasto davvero molto della sua bellezza. I capelli arruffati, disseminati di fili grigi, le braccia magre e nodose, il corpo smunto. Quella sua stupida passione per il pizzo nero, che non le dona di certo…
 
Oh, Merlino! Il portone si è mosso! C’è uno spiraglio! Com’è possibile?
 
La pazza resta per un attimo paralizzata per la sorpresa, poi esulta, si lancia verso il portone, a metà strada si ferma, cauta.
I mangiamorte le si fanno intorno, si avvicinano allo spiraglio che si è aperto. A pochi passi si fermano. Che succederà se escono? L’incantesimo è davvero spezzato?
 
Il portone si spalanca di colpo e una dozzina di Auror si lanciano nel salone. Impiegano non più di cinque minuti per aver ragione dei Mangiamorte, pietrificarli e privarli della bacchetta.
 
Devo aver perso un passaggio. Cos’è successo? Come sono entrati? La prima volta, quando hanno trovato il mio corpo, i portoni erano stati lasciati spalancati, ma ora?
 
Seguo lo sguardo degli Auror girandomi verso le scale.
È lui! Draco! Bello come il sole, in forma smagliante e molto allegro! Prende i complimenti degli Auror e i loro ringraziamenti.
 
«È stato divertente! Voi non l’avete vista, stava cercando di annullare l’incantesimo di protezione, tutta concentrata!» Si avvicina alla faccia immobile di Bella. «Ciao zietta, come va? Vedi che il tuo pesciolino ha ancora qualche sorpresa? Non so se ci rivedremo, ma non credo che mi mancherai.»
«Sei sempre la solita serpe, Malfoy.»
«Naturalmente, Sfregiato, che ti aspettavi?»
«Perché sei così arrabbiato con lei?»
«Non sono arrabbiato. Siamo pari. Lei ha rapito e torturato me e la Mezzosangue, mi ha minacciato di morte, io la spedisco ad Azkaban per sempre. Sì, mi posso accontentare.»
«La Mez… Hermione? Che c’entra Hermione?»
«Eravamo insieme quando ci hanno presi. Se non fosse stato per la sua bacchetta non sarei qui a raccontarlo. Ci siamo smaterializzati ai cancelli di Hogwarts un attimo prima che la pazza mettesse in atto la sua idea di farci fuori. Piuttosto, che fine ha fatto la vostra grande amicizia?»
«È una storia lunga.»
«E io non la voglio sapere, l’ho chiesto solo per educazione.»
«Malfoy…»
«Sì lo so, lascia perdere.»
«In ogni caso, sei stato un aiuto prezioso. Hai corso un rischio smaterializzandoti dentro, avresti dovuto aprire la porta e lasciar fare a noi.»
«E perdermi tutto il divertimento? Avresti dovuto vedere la faccia di mia zia quando il portone si è aperto! E comunque se mi fossi trovato in mezzo a loro vi avrei aperto immediatamente. Con una bacchetta in mano riesco a difendermi per qualche minuto.»
«Ora direi che quasi ci siamo liberati di tutti, almeno tutti quelli più pericolosi. Grazie.»
«Non l’ho fatto certo per te, non ringraziarmi. Posso avere un momento?»
«Certo, fa pure.»
 
Draco si dirige verso il salotto piccolo. Viene a salutarmi.
Lo vedo entrare dagli occhi del ritratto. Gli sorrido.
 
«Madre.»
«Draco. Sono felice di rivederti, come stai?»
«Molto bene, grazie.»
«So quello che ti è successo. Non ho potuto aiutarti, perdonami.»
«Non è niente, madre, non devi preoccuparti, ora è tutto a posto.»
«Ne sono davvero lieta. Non sai che pena ho provato sapendoti in pericolo.»
«Spero non ti dispiaccia troppo per tua sorella…»
«No, che dici? Ha tentato di ucciderti. L’avrei strangolata con le mie mani, se le avessi ancora.» Draco accenna una risata.
«Bene. Mi sarebbe dispiaciuto farti torto, ma capisci che non potevo lasciarla libera di minacciarci ancora.» Minacciare te… e chi altro?
«Posso chiederti, Draco, in quali rapporti sei con la Mezzosangue di cui parlavi con Potter?»
«Oh,» scuote la testa, «lei non… non conta niente, è solo l’unica con cui posso parlare a scuola. Per lo più litighiamo, è veramente insopportabile. Però, per quanto mi faccia schifo ammetterlo, abbiamo qualcosa in comune. Non so, forse è la guerra, l’aver perso le persone amate, però con lei riesco a comunicare… in qualche modo. Tra uno schiantesimo e una maledizione.»
«Dovresti evitarla, Draco. Non è la giusta compagnia per te. Poi, se mi dici che la schianti… non va bene, è comunque una ragazza…»
«No, quella non è una ragazza, è l’Ungaro Spinato. E comunque non la schianto più di quanto lei schianti me. Hai ragione, non dovrei frequentarla, e non la frequento, infatti.» Una piccola pausa dolorosa. «Il fatto è che non esiste più la compagnia adatta a me.» Alza gli occhi di nuovo. «Non ti preoccupare, madre, non conta niente. Ora devo andare.»
«Che Merlino ti accompagni, figlio.»
 
Lo seguo. Non voglio perdermi un solo istante della sua presenza
 
«Sono pronto, sfregiato. Quando posso tornare a scuola?»
«Quando ti pare. Gilligan ti accompagnerà. Arrivederci Furetto»
«Spero di no.» Rivolto all’Auror allampanato. «Andiamo.»
 
È sparito di nuovo, e dopo di lui tutti gli altri, trascinando ciascuno il  proprio prigioniero pietrificato. Il tonfo del portone richiuso segna l’inizio di una nuova stagione di solitudine.
 
“Non conta niente”, ha detto. Mi viene da ridere.
Mio figlio ha preso una sbandata per una nata babbana. Che schifo!
Potrò fare qualcosa per impedire questo…
Non lo so. Non so nemmeno io come chiamarlo. Non è quello che avrei desiderato per lui.
 
Ricordo perfettamente di aver desiderato per mio figlio la libertà di scegliere e di amare, ma non mi sarei mai immaginata una cosa del genere. Ha tante… Aveva tante amiche purosangue. Che fine hanno fatto?
 
So che fine hanno fatto, invece. Lui lo ha detto chiaramente, prima di partire per la scuola. I vincitori lo considerano un nemico, i figli di Mangiamorte un traditore. Non c’è più nessuno per Draco.
Dovrei ringraziare Merlino per quest’unica amica? Anche se è una… non riesco nemmeno a dirlo.
 
Sarà ancora importante la purezza del sangue? Che ne è stato delle nostre tradizioni?
Non ho condiviso l’estremismo di Voldemort e di quelli della sua fazione, a cominciare da mio marito. Non avrei voluto la morte di nessuno, ma non credo di essere pronta a mischiarmi con ogni sorta di… gente.
 
Com’è adesso il mondo fuori?
 
Non credo che lo saprò mai.
 

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Capitolo 6
*** Sorprese ***


Capitolo 7°
Sorprese
 
Il portone è aperto!
È Draco che torna? Guardo fuori dalla finestra. Gli alberi sono ancora spogli, non è ancora primavera. Non l’aspettavo prima di giugno, cosa è venuto a fare dopo pochi giorni?
Due voci. Non è solo.
La voce dell’Elfo, quello che lui preferisce, accidenti, non riesco mai a ricordare i loro stupidi nomi!
«Padrone! Bentornato! Mi conceda la grazia di un suo ordine.»
«Non adesso, Oscar.» Oscar! Ecco come si chiama. «Ti prego, non fare la bambina! È solo un passo. Non c’è nessuno, a parte gli Elfi.»
«Non ce la faccio! Avevi detto che non ci sarebbe stato nessun bisogno di…»
«Non ti chiedo di venirci ad abitare, solo di entrare!»
«Non credo di poterlo fare.»
C’è una ragazza con lui. Merlino, fa che non sia la Mezzosangue!
«E se dentro ci fosse Eltanin e avesse bisogno di te?»
«Ma non c’è Elt… Non c’è, vero?»
«Oh, non lo so. Didi ha detto che si sarebbe materializzata direttamente dentro il Manor. È freddo fuori, non senti?»
«Non può essere! Tu sei veramente uno stronzo! Hai fatto portare mia figlia dentro questo antro per costringermi ad entrare? Ma che ho fatto di male?»
 
Questa ragazza ha una figlia? Perché mai Draco dovrebbe costringere una madre ad entrare in casa sua? Non voglio parlare poi di come si esprime!
 
C’è del buono nell’invisibilità,  posso soddisfare la mia curiosità senza che nessuno pensi che sono indiscreta.
 
Merlino! Non potevo aspettarmi di peggio! È lei, la Mezzosangue, madre nubile, per di più. Chi vorrebbe mai sposarla, con quei capelli improponibili?
Com’è bello, invece, Draco! È possibile che sia cresciuto? In così poco tempo sembra che si sia maturato, è un uomo.
Un uomo estremamente affascinante che sta perdendo il suo tempo a convincere una Mezzosangue pazza e di facili costumi a entrare in casa, Merlino sa per quale motivo.
 
«Mezzosangue, intendi restare là fuori tutto il pomeriggio?»
«Penso di si.»
«Io entro, ho una festa da organizzare, ci sono dei lavori di restauro da fare. Poi devo parlare con gli Elfi, decidere la decorazione della sala, il menù…»
«Che c’entro io?»
«Tu c’entri sempre.»
«Perché?»
«Perché senza di te io non faccio niente, non vado da nessuna parte, non mi diverto e non sto bene!»
 
Che sciocchezze dice mio figlio?
Scende due scalini, si avvicina alla Mezzosangue, l’abbraccia e incomincia a baciarla. Lei ovviamente ci sta. Figuriamoci! Draco è di una bellezza irresistibile. Per non parlare della sua ricchezza e della posizione sociale, che sono certa non le sia sfuggita.  
 
La solleva tra le braccia, la trascina verso la porta, entra e chiude appoggiando la schiena al portone, senza smettere mai di baciare quella tipa.
«Non avere paura,» baci, «sei con me.» Altri baci. «Non importa dove, siamo insieme.»
«Furetto,» baci, «mi freghi sempre.»
«Per Fortuna!»
Sto perdendo la pazienza. Devo capire cosa sta succedendo ma MIO FIGLIO, non sembra intenzionato a salutare sua madre, preso dall’esplorazione orale di questa… signorina.
«Ti va un the, Granger?»
«Certo Malfoy.»
«Oscar!»
«Signore, cosa posso fare per il signore?»
«Questa è Hermione…»
«Oh Signore, lo so, è la signora, Puck mi ha parlato di lei, Oscar è felice di conoscere la signora, è un grande onore. Cosa può fare Oscar…»
 
Se avessi una fronte l’aggrotterei per lo sconcerto. Deve essermi sfuggito qualcosa di grosso questa volta.
 
«Un the, se non ti dispiace, puoi servirlo nel salotto piccolo.» Afferra la ragazza per la vita e la guida verso il MIO salotto. «Ti andrebbe Granger di conoscere mia madre?»
«Tua… ma non è…?»
«Certo, è morta. Il suo ritratto.»
«Oh. Ma», prende fiato. «Io non… Insomma, lo sai! Che dirà?»
«Lo scopriremo, di che ti preoccupi?»
«Non le piacerò.»
«In ogni caso non potrà metterti il veleno nella minestra, ti pare?»
 
Li vedo entrare dagli occhi del ritratto.
Lui è così coinvolto! Si vede che lei sa usare bene le sue grazie… le sue scarse grazie.
 
Eppure Draco non è privo di disciplina, non è uno sciocco che si lascia ammaliare da… da che, Morgana, fammi capire con cosa lo ha ammaliato! Non è bella, dice parolacce, si diceva che fosse molto intelligente, ma questa non è certo la dote richiesta a una buona moglie e meno che mai a un’amante. E la figlia? Esisterà davvero? Chi sarà suo padre?
 
Si sono accomodati sul divano e guardano verso di me.
«Madre, sono felice di rivederti. Ho grandi novità per te.»
«Draco, anch’io sono felice di rivederti, stai bene?»
«Benissimo, madre. Posso dire di non essere mai stato meglio.»
Sembra entusiasta.
«Allora le tue novità sono buone.»
 
Il mio tono freddo lo stupisce.
«Molto. Spero le apprezzerai come meritano.»
Ora è cauto. Probabilmente ha intuito la ragione della mia freddezza.
«Che può essere mai successo in così poco tempo?»
 
Sempre più cauto. Lascia passare qualche secondo.
«Non tanto poco, madre, è un anno che non ci vediamo.»
Un anno! È passato un anno! Ecco perché mi sembrava cambiato! Un anno… dove è stato per un anno? Fino a giugno a Hogwarts, ma poi…
«Un anno! Dove sei stato tutto questo tempo?»
Mi guarda sempre più sbalordito, come se fossi improvvisamente impazzita. Devo calmarmi. Guardo con desiderio le tazze del the appoggiate sul tavolo da fumo.
«A Londra. A dire il vero anche in Aust…»
«A Londra? E cosa facevi a Londra? Dove hai abitato?»
 
Devo calmarmi, devo riprendere il controllo. Che penserà di sua madre?
«Nell’appartamento vicino a King Cross, madre. Non mi sembra importante. Non ti interessa quello che ho da dirti?»
«Tutto quello che riguarda mio figlio mi interessa, lo sai. Ormai sei l’unico di cui mi interessi ancora.» Anche se temo di essermi fatta un’idea sulle tue meravigliose “novità”.
 
«No, non più.» Che stava dicendo? Prende fiato, come se avesse bisogno di raccogliere il coraggio per continuare. «Allora, questa ragazza la riconosci, vero? È Hermione Granger,» La guarda con tenerezza. «La mente del trio che ci ha liberati di quel pazzo furioso di Voldemort. La strega più intelligente della sua generazione. Secondo me anche la più bella.» Hermione teneva la testa bassa ed era piuttosto rossa. Sembrava imbarazzata dai complimenti di Draco. Discreta attrice, direi. «Bene, questa donna magnifica, che avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi, se solo avesse voluto, è mia moglie. Ci siamo sposati a Hogwarts, a maggio scorso.»
 
Ecco.
L’avevo previsto ma questo non mi consola affatto.
Lo sapevo che non avrebbe dovuto rompere il fidanzamento con la Greengrass, almeno sarebbe stata una del nostro ambiente.
Non sarebbe caduto tra le grinfie di una piccola arrivista, arrampicatrice sociale.
E lui gongola come se avesse trovato un diamante per strada!
 
«È un piacere conoscerla signora Malfoy», esala la mia, purtroppo, nuora.
«Il piacere è mio, cara.» Lo so che sono stata fredda, le ho risposto solo per educazione, che posso farci se la considero una disgrazia per Draco? «E anche la sorpresa, se mi concedete. Non sarebbe stato opportuno mettermi al corrente, Draco? L’avrei trovata una iniziativa di lodevole buona educazione.»
«Perdonami, madre, è stata una cosa molto improvvisa. Ho dovuto prenderla al volo prima che cambiasse idea, non sai che fatica convincerla!»
«Oh, beh, ma se non voleva…»
«Non è che proprio non volesse, lo voleva ma non sapeva di volerlo. Ma non c’era troppo tempo da perdere, quindi ho dovuto usare i metodi Serpeverde, sempre efficaci. Questa è una bella cosa ma non è tutto, se hai un attimo di pazienza, sta per arrivare Didi, che ci porterà la seconda bellissima sorpresa.»
 
Mio figlio è impazzito. Parla del suo matrimonio con una Sanguesporco come della vincita del Torneo Tremaghi. Non voglio nemmeno sapere qual è l’altra “sorpresa”, se sarà bella come la prima potrei desiderare di morire un’altra volta!   
 
Un suono ovattato di materializzazione, nell’altra stanza.
«Oh eccola!» Gli occhi di Draco si sono illuminati, si alza e si dirige alla porta. Anche la Mezzosangue solleva la testa con un’espressione felice in volto. «Ti presento Eltanin Hermione Malfoy, mia figlia!»
Ha sollevato davanti al me un’infante con gli occhi chiusi, completamente calva. Potrebbe essere la figlia di chiunque. Come può essere certo che sia sua?
La guardo senza sapere cosa dire, in che modo far fronte all’aspettativa di Draco, che ritiene di avermi sottoposto un essere prezioso, mentre io non sono affatto convinta.
 
All’improvviso la bambina spalanca gli occhi e mi guarda severa.
All’improvviso la vedo. Vedo la somiglianza sconcertante con lui bambino, i suoi stessi occhi grigi, il suo modo di aggrottare la fronte, le sue dita lunghe.
Merlino, è davvero sua figlia! Draco ha avuto una figlia, in barba alla tradizione di una famiglia che ha prodotto solo figli unici maschi da generazioni. Ed è stupenda. È mia nipote. Anche se mezzosangue.
Finalmente riesco a tirar fuori la voce.
«È molto bella.»
«Lo è. Ed è molto amata.» la stringe, la guarda con una dolcezza sconvolgente. Lucius non ha mai guardato in quel modo né me, né lui.
 
La piccola continua a fissarmi con i suoi occhi straordinariamente simili a quelli di Draco.
 
Sento il bisogno di uscire da questo ritratto, come se in questo modo potessi avvicinarmi di più, guardarla più intensamente.
 
Ora sono di nuovo aria. Invisibile. Non posso comunicare con nessuno. Ma Draco non lo sa, come non sa dei vuoti temporali. Dovrò dirglielo prima o poi.
 
Mi avvicino a lui continuando a fissare sua figlia, come lei fissa me.
Resto un attimo disorientata, mentre Draco guarda alternativamente la figlia e il ritratto, la bambina segue con gli occhi ME.
MI VEDE!
Impossibile!
 
Mi sposto, giro intorno a Draco, non capisco come sia possibile, ma lei non mi perde di vista. Quando il corpo di mio figlio si frappone tra lei e me muove la testa, mi cerca. Il suo sguardo mi bracca, sempre serio, come se volesse rimproverarmi i dubbi poco gentili di prima.
Come è possibile che una nata babbana abbia potuto generare un essere così perfetto?
 
Draco continua a parlare mentre io sono completamente persa nella contemplazione della mia prima, forse unica, nipote.
 
«L’ha fatto anche con te, vedo.» Di che parla? «Ti ha completamente conquistato. Tutti quelli che la vedono non riescono a concentrarsi su altro per un bel po’.»
Oh, è quello allora!
Dovrò dirglielo, prima o poi.
 
Lo ammetto, la bambina è una meraviglia. Capisco che lui l’ami e che sia grato alla Mezzosangue, ma possibile che non potesse avere una madre un po’ più degna per la sua erede?
Devo tornare nel ritratto, devo poterci parlare.
 
Lui porge la bambina alla Mezzosangue e mi rivolge uno sguardo intenso. I suoi occhi parlano, mi chiedono di comprendere. Mi chiedono di vedere.
 
«Anch’io mi sento amato. Sono felice, madre. Se me l’avessero detto non ci avrei creduto, Hermione è il contrario di quello che ho sempre desiderato e certo lei non desiderava me, ma non siamo stati capaci di ignorarci. Ci siamo detestati, abbiamo combattuto, ci siamo fatti male. Eppure adesso è lei che fa  di me un uomo felice. Mi ha conquistato e io ho dovuto conquistare lei, non è stato facile ma ne è valsa la pena.
Ti prego, madre. Non giudicarla usando qualche stupido criterio purosangue. Non giudicarla proprio. Amala come la amo io, amala perché mi ha reso un uomo migliore, per le notti e i giorni più belli della mia vita, per la figlia meravigliosa che mi ha dato. Perché mi ha riconciliato con il mondo.»
 
Se avessi ancora un cuore, si spezzerebbe in questo momento.
Che orribile madre sono. Ho dubitato di lui, ho pensato che fosse stato circuito e ingannato, che fosse un debole. Mi sono preoccupata della purezza del sangue, di cui oggi forse non importa più a nessuno, mentre mio figlio mi stava dicendo che ha avuto il coraggio di scegliere la sua strada, lontana da quelle che erano state tracciate per lui. Mi sta dicendo che ha conquistato con le sue sole forze il diritto di essere felice.
Devo solo essere felice per lui. Non arrogarmi il diritto di decidere quello che è bene per lui. La verità è che io non lo so. Non l’ho mai saputo.  
 
Guardo i suoi occhi, la sua faccia serena come non l’ho più vista dopo i suoi cinque anni.
È vero, lui è felice. Non so che abbia di buono questa Mezzosangue, ma fa felice mio figlio. Dovrò amarla per questo.
 
Prima o poi.
 
La bambina ha iniziato ad emettere vocalizzi, forse ha bisogno di…
Ma… che sta facendo quella sciagurata? Si apre la camicia, si scopre UN SENO, e inizia ad allattare la bambina come se fosse una balia!
 
Che ansia!
 
Mio figlio è felice, io sono felice per lui, ma siamo sicuri che devo proprio amarla questa qui?
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Finché morte non ci ha separati ***


Capitolo 7°
Finché morte non ci ha separati
 
«Verrà anche Lucius, ha ottenuto una dispensa speciale. Ovviamente sarà senza bacchetta e scortato da un Auror, ma potrà partecipare alla festa.»
Non rispondo. Non so che dire. Sono ancora molto arrabbiata con lui, tuttavia vorrei rivederlo, scoprire se provo ancora dei sentimenti per lui. O se abbia mai provato i sentimenti che mi sono raccontata.
 
Sono assolutamente certa che il nostro rapporto non è mai stato in nessun modo paragonabile a quello tra Draco e sua moglie.
E se anche lo fosse stato, per intensità, mai si sarebbe espresso nello stesso modo: non riesco più a sopportare tutto quello che mi tocca vedere, lei non ha il minimo senso delle forme, nessuna educazione. Mi meraviglio di Draco, che so capace del più ferreo autocontrollo, si comporta perfino peggio di lei, che almeno ha la scusante di non aver ricevuto alcuna educazione.
 
Sono scandalosi.
Che bisogno hanno di toccarsi continuamente? Non possono limitare le effusioni alla camera da letto? Devo proprio trovarmeli a tutte le ore appiccicati sui divani, in giardino e dovunque? Fanno arrossire gli antenati dei ritratti, scappare gli Elfi, ridere gli operai e mettono ME costantemente in imbarazzo.
 
E poi litigano! Non si limitano a discutere educatamente, no, si accapigliano come bambini, ricorrono alla bacchetta, urlano, si rincorrono.
Lo devo dire come va a finire SEMPRE? 
 
È stressante.
Credo che queste mura non abbiano mai visto niente di simile.
Potrei sempre rifugiarmi in una stanza, lontana dal trambusto, ma non voglio farlo.
Mi perderei le risate di Draco. Malgrado lo scandalo e la disapprovazione, ogni volta che sento il suono delle sue risate io sto meglio. Ne ho sentite così poche quando ero viva!
 
Lui adesso ride ogni giorno, per motivi stupidi e battute ancora più stupide, per le facce di sua moglie, per i versi di Eltanin, per le situazioni ridicole in cui si cacciano ogni tanto tra una litigata e una inevitabile sessione di baci.
Già, baci. Merlino, come adolescenti.
 
Non voglio perdere la leggerezza con cui mi lancia un saluto veloce passando davanti al ritratto. Lo sguardo intenso che rivolge a Eltanin, la dolcezza insostenibile del suo viso mentre la culla per farla addormentare.
Non mi voglio allontanare da quella piccola strega meravigliosa che, ne sono quasi certa, ha la vista di nonna Peverel.
 
Dovrò dirlo a Draco.
 
***
 
«Come sarebbe “rosso”?»
«Rosso pompeiano. Alla Granger piace.»
«Mi stai dicendo che hai fatto dipingere di rosso le pareti del MIO salone delle feste?»
«Non ti fa bene la morte, madre. Un tempo non dovevo ripeterti le cose tante volte!»
«Io non ci posso credere! La mia boiserie…»
«Era troppo rovinata!»
«Ma… rosso!»
«Con rifiniture verde ramina.»
«Sai che consolazione! Se continuerai a seguire i gusti della tua Sang…»
«Madre…»
«Sì, lo so. Scusa. Temo solo che tra un poco il Manor inizi a somigliare ad un pub, sai, uno di quei locali dove i babbani vanno ad ubriacarsi.»
Draco ride.
«Ti porterò a vedere quando sarà finito. Credo che ti piacerà.»
«Oh, non ti scomodare!» tanto ci vado da sola a vedere, e subito.
 
È difficile riconoscere il salone, così vuoto e bianco. Polveroso, le finestre nude, il pavimento ricoperto di calcinacci e pezzi di legno. Ci sono diverse persone che lavorano in relativo silenzio. Un paio di queste, in alto, vicino al soffitto, ripuliscono le formelle in legno, che da scure, come le ho sempre viste, rivelano un legno chiaro e semplici decori in verde e rosso.
La luce è accecante.
Una strega è impegnata a tracciare sulla parete sopra la porta del giardino un grande ovale, che raggiunge quasi il soffitto.
 
Non ho motivo di restare.
È quasi buio. Non c’è più nessuno.
 
Draco non si è sognato di abitare nella dimora tradizionale della famiglia. Sta restaurando alcune stanze solo per la festa di presentazione di Eltanin. Salvo pochissime volte, la sera se ne vanno tutti, a dormire a casa. Così dice Draco.
Perché non è questa la sua casa?    
 
***
 
«A righe? Vorresti mettere delle tende a righe?»
«Perché no?»
«Granger, ma ti senti quando parli? Spero che Eltanin non erediti il tuo gusto estetico!»
«Malfoy, lo sai che non ci capisco niente, perché mi tormenti con queste stronzate?»
«L’idea del rosso pompeiano è stata buona.»
«Ah! Mi hai fatto scegliere duecento cose delle quali non mi importava un accidenti e l’unica volta che hai seguito il mio parere è stata quella. Non ti suggerisce niente?»
«Ma se non l’avessi fatto sarebbe stato un disastro! Ti rendi conto che quello che avevo in mente era un ambiente gelido e severo, ora invece è un ambiente caldo e non meno raffinato. Per le tende però… seta avorio?»
«Certo, Furetto. È sicuramente meglio.» Si gira dall’altra parte e sbuffa sonoramente.
«Sono sicuro che ti piaceranno.»
«Anch’io ne sono sicura.»
«Me lo merito un bacio?»
«No. Però sono generosa…»
 
Di nuovo! Merlino, dammi la forza!
 
Alla fine anche la storia del rosso non è andata così male. Racchiuso in grandi pannelli rettangolari bordati di color verderame che percorrono le pareti tra un’apertura e l’altra, sopra le quali la forma ovale dipinta in quel rosso spento, è circondata da due serpenti verdi con le code attorcigliate in alto e le bocche che si fronteggiano spalancate in basso.
È intelligente, Draco, e il suo gusto è inappuntabile. Ha fatto contenta la moglie salvaguardando la raffinatezza dell’ambiente e disseminando simboli della tradizione familiare. La sala è stupenda.
 
***
 
Passo sempre più tempo china sulla culla della piccola. Sarà una strega di tutto rispetto. Ormai ne sono certa, lei mi vede. La sua magia spontanea si manifesta continuamente e gli adulti non sempre se ne accorgono.
 
Continuo a pensare che sarebbe meglio assumere una balia, e ogni volta che la Mezzosangue si scopre il seno per allattare senza badare ai presenti mi viene un travaso di bile.
 
Malgrado tutto capisco. Non sono così cieca da non vedere la felicità negli occhi di quei due quando tengono in braccio la piccola, non sono così morta da non riconoscere l’amore e la sollecitudine mentre si occupano di ogni sua più piccola necessità. Draco qualche volta sembra un po’ ottuso, pretende di essere presente ad ogni pasto, abbraccia sua moglie e guarda  sua figlia come se il suo poppare fosse un miracolo da non perdere, le fa il bagno con le sue mani e le cambia perfino i pannolini puzzolenti (perdonate la volgarità).
 
Ho sospeso il giudizio.
 
Tutta questa felicità mi confonde. Un tempo sapevo perfettamente cosa fosse giusto e sbagliato. I comportamenti erano improntati a chiare regole che mio figlio e sua moglie ignorano clamorosamente. Stanno bene, certo. Non ho mai visto Draco più sereno e il mio cuore non resta certo indifferente, temo solo il prezzo che dovrà pagare per queste gioie intime. Sarà messo all’indice? Perderà, o ha già perso, il suo ruolo nella società magica? Quanto potrà danneggiarlo questa sua scelta?
 
Sta organizzando una festa.
Questa è sempre stata una prova per le famiglie magiche: la riuscita di una festa è la cartina tornasole del ruolo sociale della famiglia. Non conosco la lista degli invitati, non posso che sperare.
 
***
 
Guardo dagli occhi del ritratto e non incontro il solito divanetto rosa, il tavolo da fumo orientale, il tappeto cinese. Lo sguardo spazia nel salone dalle pareti rosse, magnificamente arredato, con divani avorio, cuscini champagne, le famose tende di seta, trionfi di fiori chiari, pochi mobili essenziali, di gusto impeccabile. Sì. Sono soddisfatta.
 
Sento delle voci maschili, adirate. Che succede?
«Tu sei scemo! Come ti è passato per la testa di cambiare tutto? Quello che era andato bene a otto generazioni di Malfoy non era abbastanza per una mezzosangue? Ti ha rincoglionito, lasciatelo dire! Non oso pensare a come avrà ridotto le camere da letto!»
 
Eccolo, avrei dovuto aspettarmelo, Lucius non è cambiato.
Sento un leggero senso di apnea. Ansia? Emozione?
«Quello non sono state toccate.»
«Mi meraviglia parecchio, ha bisogno di pareti rosse per la festa ma accetta di dormire sotto un baldacchino verde?»
«Non ci dorme.»
«Che vuol dire che non ci dorme? Ti ha costretto a cambiare stanza o già non te la dà più?»
«Che dici?»
 
Possibile che quel… mio marito debba parlare di argomenti intimi di fronte a estranei? Quello alle sue spalle deve essere l’Auror di cui Draco mi ha parlato.
«Mi esprimo meglio, tua moglie mezzosangue ti nega le sue grazie? Ti ha già estromesso dal suo letto?»
 
Draco ride di gusto, e anche a me viene da ridere. Se li avesse visti in questi giorni!
 
«Non è per fare un erede che facciamo sesso. Ti parrà strano ma a noi PIACE. Un sacco. E non se ne parla di dormire separati.»
«E dove dormite insieme, di grazia?»
«A Londra, nella casa vicina a King Cross.»
«A Londra? Mi stai dicendo che non abitate al Manor?»
«Esatto.»
«QUELLA ti ha mangiato il cervello! È questa la tua casa, come lo è stata per tutti i Malfoy prima di te e lo sarà di quelli che verranno dopo! Ammesso che la tua sposa si degni prima o poi di produrre un erede maschio!»
«Non so che farmene di eredi maschi, né del Manor! Io e lei abbiamo una figlia che adoriamo e se vorrà darmi altri figli li ameremo allo stesso modo, qualunque cosa siano. E abiteremo dove ci parrà meglio. Con questo il discorso è chiuso, riguardo alle mie scelte non hai più voce in capitolo.»
 
«Draco Malfoy, dove tenevi le palle che adesso tiri fuori?»
Ohi! Mi porto una mano alla bocca. Come ho potuto dire una simile volgarità? Di fronte a Lucius. E a Draco. E a un estraneo? Merlino, A forza di passare il tempo con questi due scatenati…
 
Lucius mi guarda per la prima volta. Non è vero che non è cambiato. È sempre bello ed elegante ma il suo viso mostra qualche ruga che prima non c’era.
Sono quasi due anni che non lo vedo. Ascolto il mio cuore, o quello che è. La sua immagine è sempre bellissima ed elegante, il suo sorriso pieno di fascino.
Non sento niente.
Lo ammiro, sono curiosa di sapere cosa fa adesso, vorrei essere ancora al suo fianco per questa festa.
 
Basta così. Nessun brivido, nessun desiderio. Sarà perché non ho più corpo? O perché il mio grande amore per lui non era poi tanto grande? Non lo saprò mai, temo.
 
Mi guarda. Sembra commosso.
Ah! Lucius Malfoy commosso! Assurdo!
«Cissy, mia cara, non credevo di poterti vedere… parlare… Sono grato a quel somaro di nostro figlio se non altro per questo, per poterti parlare di nuovo.»
Erano umidi i suoi occhi?
«Anch’io sono contenta di vederti. Ti vedo bene, non sembra davvero che tu esca da una prigione.»
Che stavo dicendo? Automaticamente avevo ripreso i miei modi educati, censurando le emozioni negative, la rabbia, l’orgoglio ferito, la delusione.
«Oh, è una lunga storia. In realtà non sono più in prigione, vivo in esilio già da un anno. Avremo modo di parlarne.»
È così? Ha trascinato la sua famiglia nel peggior guaio che si possa mai immaginare, ha ucciso e torturato, ha perso una guerra e se la cava così? In esilio, dall’aspetto non si direbbe che viva di carità o che muoia di nostalgia.
 
«Avremmo potuto parlare molto più comodamente se non fosse stato per il tuo “Amicus”»
«Di che parli?»
«Di Amicus Carrow, è chiaro. È stato così educato da farmi fuori prima di lasciare il nostro tetto. E non con un pulito Avada, con un Sectumsempra! Mi ha fatto letteralmente a pezzi!»
«Ma Amicus stava a Hogwarts, che motivo aveva…»
«Oh, veniva molto spesso, invece. Credo che avesse qualcuna, qui. O qualcuno, forse. Comunque quando è venuto a “salutarmi” era insieme a sua sorella, Alecto.»
 
Lucius si porta le mani al volto.
«Me lo sono trovato vicino cento volte, avrei potuto ucciderlo con le mie mani… se solo avessi saputo!»
«Ha importanza, ormai?»
«Cissy, non pensare mai che tu non abbia importanza per me. Sei l’unica che abbia mai amato. Sei la madre di mio figlio. Sei quella tra le cui braccia avrei voluto morire.»
«Oh, non essere così melenso! Tutta questa importanza non l’ho avuta quando si è trattato di compiere scelte a nome di tutta la famiglia. Forse se l’avessi avuta a quest’ora non avresti un Auror alle costole», rivolta all’Auror. «Mi scusi. E io non potrei parlare con te guardandoti dall’alto in basso, che come soddisfazione è davvero misera.»
«Riconosco i miei errori, Cissy. Sai che ero convinto in buona fede di fare l’interesse tuo e di Draco. Credevo che Riddle avrebbe vinto.»
«E se così fosse stato avremmo avuto l’onore di essere i suoi servi. Ti sei mai chiesto come sarebbe il mondo sotto Voldemort? Non ha mai esitato a torturare e uccidere i suoi fedeli per motivi futili. Con lui non sono mai esistiti intoccabili. Davvero avresti voluto questo per noi?»
«Cissy…»
«Puoi anche chiamarmi Narcissa, lascia perdere i vezzeggiativi. Quello poi non mi è mai piaciuto.»
«Davvero?»
«Lucius!»
«Che c’è? Sono stupito, ti ho chiamata così tutta la vita, non potevi dirmelo prima?»
«Sì, forse. Ci sono parecchie cose che credi di sapere di me. Non ti ho mai corretto, credo per gentilezza, o per pigrizia. Litigare con te non era bello.»
«E ora?» Ma è scemo? O mi sta prendendo in giro?
«Non vedo più la necessità di essere gentile, non devo litigare con te, se non voglio. Non so se l’hai capito, ma il nostro matrimonio è finito! Ti ricordi “finché morte non ci separi?” Ecco, ci ha separati. Tu sei solo il mio vedovo, non credo di doverti più niente.»
La sua faccia non sarebbe stata più stupita e offesa se l’avessi colpito con uno schiaffo.
«Ti ho amato, Cis… Narcissa.»
«Anch’io Lucius. Ma tu non mi hai mai conosciuta davvero.»
«Tu sì, invece.» Non è una domanda.
 
Il suo sguardo è pensoso, triste. Non disperato, non terribilmente addolorato. In ogni caso io sono morta, siamo separati in ogni caso. Ma forse lui ha bisogno di qualche tempo per scendere a patti con il mio nuovo modo di chiamare le cose con il loro nome. Ho smesso di ammantare la realtà di metafore splendenti per non offendere gli occhi delicati dei nostri pari.
 
«Vai a fare una passeggiata, il giardino è splendido in questa stagione.»
«Grazie, lo farò.»
 
È così che finisce? Non sento niente.
Ancora niente, nemmeno sollievo, nemmeno tristezza.

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Capitolo 8
*** Non è così che si fa ***


Capitolo 8°
Non è così che si fa
 
È tutto pronto.
Le tavole apparecchiate, lo champagne in fresco, i flute allineati, il pavimento a specchio, i barman preparano i loro strumenti ripassando con un panno cavatappi, shakers, pinze per il ghiaccio, colini e secchielli fino a farli splendere, sistemano in modo maniacale le loro bottiglie sui lunghi tavoli, i cestini pieni di agrumi, i rametti freschi di menta immersi nell’acqua.
L’orchestra sta cenando in una saletta appartata, prima di accordare gli strumenti e iniziare a suonare musiche discrete per accogliere gli ospiti.
 
Lucius è già qui, con il suo Auror annoiato a non più di due metri di distanza.
Draco non si vede ancora, Hermione è sparita da ore.
 
Chi mai dovrebbe controllare che tutto sia pronto e in ordine? Oh, lo è, intendiamoci, ma io non mi sarei mai fidata, avrei controllato tutto prima dell’arrivo degli ospiti.
È così che ho sempre fatto.
Poi risalivo le scale e attendevo che fossero arrivati quasi tutti prima di scendere, provocando immancabilmente un silenzio ammirato, ed affiancare Lucius.
 
Mentre i musicanti accordano i loro strumenti le porte si aprono, entra il primo gruppetto di ospiti. Sono giovani, non li conosco, credo.
 
Oh, cielo! Sì che li conosco! Una di loro la conosco, è Astoria Greengrass! Perché è qui? possibile che quello svitato abbia invitato la sua ex fidanzata?
Non riesco a individuare nessuno che possa essere il suo cavaliere, sembrano semplicemente un gruppo di amici. Che fine avrà fatto quel suo Antony per amore del quale ha cospirato con Draco per rompere il contratto?
Non sembra certo disperata per amore. Anzi. Se devo essere sincera sembra proprio una sciacquetta.
 
Merlino! Quando mai sono stata una tale pettegola?
Credo di essere influenzata dal fatto che, per quanto poco mi piaccia quella Granger, lei fa felice mio figlio. E non posso negare che sia intelligente. Impresentabile, sboccata, sciatta… ma intelligente. E solo Morgana sa cos’altro, continuo a non credere che gli uomini si tengano con l’intelligenza!
 
Altri arrivi.
C’era da aspettarselo, Potter e… un’orda di Weasley? Ma chi ha fatto gli inviti, la Mezzosangue?
 
Devo trovare Draco!
 
Pessima idea.
L’ho trovato.
 
E adesso sono paralizzata davanti a uno spettacolo che non avrei mai voluto vedere.
Ha le mani aggrappate ai suoi capelli, lei alla camicia di lui e… ecco, quello era uno strappo… si spinge dentro di lei con urgenza. L’abito da sera arrotolato alla vita.
Distolgo lo sguardo imbarazzata e rabbiosa.
Quei due… infanti!
Che diavolo hanno nella testa? Rischiare la riuscita della prima festa importante per una… al diavolo!
Per una scopata!
Ecco l’ho detto, e il cielo non mi ha fulminato.
Mischiato ai profumi raffinati intuisco un leggero sentore di alcool. E i bicchieri sporchi confermano il mio sospetto. Ci mancava anche questa! Non è così che si fa!
 
Che è successo a mio figlio? Ha ragione Lucius? Lei l’ha davvero rincitrullito?
Lo guardo di nuovo, cercando di evitare il… movimento. Guardo il suo viso… oh, no!
No, no! Che sta facendo quello scemo? La succhia alla base del collo, si vedrà il segno! Lei strilla, poi ride.
Sono pazzi!
Si staccano dopo vari baci e risate. Non voglio ascoltare quello che dicono, lei lo rimprovera ma ride troppo per essere presa sul serio.
Gratta e netta, una sistemata alla meglio ai vestiti e alla porta. Merlino! Non vorrà scendere con quei capelli?
Lui torna indietro come se avesse dimenticato qualcosa.
Gli smeraldi. I MIEI SMERALDI?
I miei smeraldi appoggiati disinvoltamente su un grosso, evidente succhiotto.
 
Torno nel ritratto. Non ho il coraggio di alzare gli occhi mentre scendono dallo scalone, accolti da applausi.
Eccoli là, sorridenti come se non avessero fatto altro che prepararsi per la festa, perfettamente a loro agio, malgrado il disordine degli abiti e dei capelli… non è così che… ma insomma! Come fanno?
 
La serata sta entrando nel vivo. Cerco di valutare gli ospiti.
Molti dei nostri habitués sono ad Azkaban, o in esilio, vi sono parecchi dei loro figli, però. Altri non li conosco. Molti sono giovani come loro.
Ah, Minerva, che ora è la preside di Hogwarts. Non immaginavo che fosse stata scelta come madrina. Alla fine una cosa intelligente l’hanno pur fatta.
La Mezzosangue è straordinariamente disinvolta, non l’avrei mai detto. Tutti le dimostrano simpatia e rispetto, forse più che a Draco.
Ovviamente c’è Harry Potter, con la piccola Weasley. Non più tanto piccola. Hermione li abbraccia in modo troppo confidenziale, non si fa. Anche Draco è cordiale, sembrerebbe che siano amici.
Non l’avrei mai immaginato. Che ne dici Lily Potter?       
 
Hanno annunciato il Ministro della Magia. Chi sarà? Non Caramel, certo, Scrimgeour è morto, O’Tusoe è morto e in ogni caso era un fantoccio.
Entra un enorme moro, con una veste da mago fin troppo colorata, accompagnato da un’altro dei ragazzi Weasley, direi.
 
Mi rendo conto che quella figura la conosco. Non devo sforzarmi molto, è Shackelboldt, dell’Ordine della Fenice. È quello che è venuto qui con gli Auror, la mattina che… quando sono morta.
È stato gentile con Draco. Mi ricordo di lui. E avevo ragione a pensare che non fosse uno qualunque. Difatti è Ministro della Magia.
 
Hermione gli muove incontro, perché non Draco? Lui resta dietro di lei, non è così che si fa. Il Ministro prende entrambe le mani di mia nuora e le porta alla bocca, inchinandosi leggermente. Un saluto molto affettuoso, che dice Draco?
Sorride.
No, è tutto troppo strano.
Poi mi sovviene. L’Ordine della Fenice. Ma certo, sia lei che lui c’erano dentro. Un’amicizia di vecchia data può giustificare…
Dunque, mia nuora è amica del Ministro. Lui la saluta con affetto e sembra non notare lo stato dei suoi abiti e dei suoi capelli.
Però indica il succhiotto e ride. Ridono anche lei e Draco. Lui si allontana, va a ricevere altri ospiti.
Il Ministro prende da parte Hermione e parla con lei a lungo. L’ascolta attentamente. Lei è seria, scuote leggermente la testa. Alla fine lui fa un sospiro e solleva leggermente le braccia. Parla ancora, annuisce. È come quando Lucius approfittava della festa per parlare di “affari” con qualcuno. È lei che si occupa di “affari”? di certo non è una bambolina. E il Ministro sembrava un postulante. Lucius non ha perso una sillaba, fingendo di interessarsi al suo bicchiere.
Adesso lei prende sottobraccio il Ministro e lo guida verso la sala da pranzo, seguiti da Draco che porge il braccio alla McGranitt e dagli altri ospiti. Sorridono di nuovo, con leggerezza.
   
La festa continua, un po’ seria, un po’ no. Indubbiamente un successo. Gli invitati non sono moltissimi, una cinquantina, forse pochi di più. Ma non mancano le personalità di spicco, mescolate a parecchi sconosciuti e… a mia sorella.
 
«Che bella  serata, Narcissa, la festa è stupenda. Immagino che non avrai negato i tuoi consigli a questi novellini.»
«Grazie Andromeda, in verità il loro stile si discosta un po’ dal mio. Ti diverti?»
«Molto. Tuo figlio ti somiglia molto più di quanto immaginassi e sua moglie è una ragazza meravigliosa. Ho avuto modo di conoscerla prima… era amica di Ninfadora.»
 
Perché adesso sembra che stia per piangere?
 
«Come sta tua figlia?»
«Oh, Narcissa! Mia figlia è morta lo stesso giorno… poche ore prima di te. È morta nella battaglia di Hogwarts. In un solo giorno ho perso mia figlia, mio genero e mia sorella.» Una lacrima solitaria le solca la guancia.
«Non lo sapevo, perdonami. Io non l’ho vista.»
«Non sei entrata nella sala? Non hai visto tutti i morti…»
«Li ho visti, molti erano coperti. Non sapevo che ci fosse anche lei.»
«Mi è rimasto mio nipote, dovrò allevarlo da sola. Per fortuna ci sono Hermione e Draco sono un grande aiuto per me. Sono meravigliosi. Ma non devo dirlo a te, vero?»
 
Perché non posso piangere? Mia nipote è morta, suo figlio è un orfano. Io credevo che sarebbero stati felici, invece era già morta. Quanto è grande questa voragine? Quante vite ha inghiottito?
 
«Mi hanno detto che anche uno dei ragazzi Weasley…»
«Sì, uno dei gemelli, Fred. Aveva due anni più di Draco. George non è più lo stesso da allora, e Molly… lo puoi immaginare.
Ma stasera è qui, con tutti gli altri. Sai, siamo rimasti molto legati. Tutti quanti. Questo è molto bello. Questa guerra ci ha portato via tanto, ma ci ha lasciato qualche piccolo regalo, per consolarci.» Si volta verso il palchetto dell’orchestra. «Ora ti lascio, sta per cominciare la gara, vado a fare il tifo.»
«Che gara?»
«Una gara di ballo, Mangiamorte contro Auror…»
«Vuoi dirmi che a questa festa sono presenti sia mangiamorte che Auror?»
«Narcissa, questo è uno dei regali di consolazione di cui ti parlavo: si può convivere, perfino divertirsi insieme. Tuo figlio ha dato l’esempio per primo. Lui, un mangiamorte, ha sposato Hermione, esponente di spicco dell’Ordine della Fenice. E sono così felici, insieme, da essere un esempio per tutti. Non ci sono veri Mangiamorte, stasera, come non lo è tuo figlio, sono figli di famiglie fedeli all’Oscuro, ex studenti di Serpeverde. E gli Auror non sono tutti Auror, sono vecchi Grifondoro, ragazzi che hanno fatto parte dell’Ordine o semplicemente appartenenti a famiglie contrarie a tu-sai-chi. Fanno una gara di ballo, non è divertente?»
Oh, sì. Certo che è divertente. Davvero potevano stare insieme con quella leggerezza?
Perché non le era mai venuto in mente di organizzare una gara di ballo?    
 
I Potter sono tra i primi esclusi. Non avrebbero dovuto nemmeno partecipare, lui ha una gamba rigida.
I balli sono diversi, non solo il classico valzer inglese, hanno ballato il tango e uno strano ritmo, non so come si chiami ma l’ho già sentito, una cosa spagnola, credo, o americana. Le coppie si tengono per le mani, fanno passi in avanti e all’indietro, agitano il bacino e fanno delle giravolte. Non è molto fine, però divertente.
 
Ogni volta che una coppia viene esclusa c’è una specie di ovazione e una gran quantità di prese in giro. Pare che i Mangiamorte siano in netto vantaggio.
 
Ripenso alle feste educate e noiose che organizzavo io. Piccoli capannelli di persone che parlavano a bassa voce, musica classica di sottofondo. Se c’era il ballo era solo un’esibizione di grazia ed eleganza delle ragazze da parte dei genitori a caccia di un buon contratto matrimoniale.
Mi viene il sospetto che il nostro vagare, mio e di Lucius, da un capannello all’altro, più che per dimostrare attenzione agli ospiti, fosse per assicurarci che fossero ancora svegli.
 
«Non l’ho mai ringraziata, signora, non ne ho avuto modo, mi perdoni.»
Abbasso gli occhi. Potter guarda il suo bicchiere, in piedi davanti a me. Sembra imbarazzato.
«Di cosa mi dovresti ringraziare?»
«Lei sa cosa ha fatto per me, e per tutto il mondo magico.» mi viene da ridere. È ingenuo come un Grifondoro.
«Conoscevo tua madre, Potter.»
«È per questo che mi ha salvato? Per questo ha mentito a Voldemort?»
«No, Potter. Noi non eravamo amiche. La stimavo come ottima pozionista e studentessa brillante ma sai, era comunque una Sanguesporco.» Forse non è tanto chiaro. Adesso mia nuora è una Sanguesporco. «Beh, adesso non conta più molto, lo so, ma io sono stata educata in quel modo… In ogni caso, quando l’Oscuro ha tentato di ucciderti e Lily si è sacrificata per te, tutto il mondo magico l’ha acclamata come un’eroina, malgrado… sì, il suo stato di sangue. Lei è diventata la supermadre, imbattibile. Non l’ho fatto per te.»
«Non capisco cosa mi sta dicendo, ma in ogni caso il risultato non cambia. Lei mi ha salvato e mi ha dato la possibilità di sconfiggere Voldemort.»
«Ci contavo, infatti. Ma se devo essere sincera il mio solo pensiero in quel momento era Draco. Sapevo che se quel pazzo fosse sopravvissuto avrebbe finito per uccidere mio figlio. Anch’io ho protetto mio figlio, come ha fatto Lily.»
«Anche Lily credo che la ringrazierebbe se potesse. E tutto il mondo magico, che lei lo voglia o no.»
«L’unica cosa che voglio è che Draco abbia il suo posto in questo mondo. Che i nostri peccati non ricadano su di lui.»  
«Oh, non credo abbia motivo di preoccuparsi. Draco si sta facendo un nome per le sue azioni e la sua connessione ai Mangiamorte sbiadisce sempre di più nella coscienza delle persone. Non avrei mai creduto di poterlo dire, è un uomo molto in gamba, ed è mio amico. La prima cosa che mi ha convinto di lui, dopo le brutte esperienze scolastiche, è stato l’amore per Hermione. Credo che quei due si siano salvati a vicenda, erano davvero messi male. Lui è stato capace di rivedere le sue convinzioni e perfino il suo egocentrismo per amore. E io credo che chi è capace di questo per un’altra persona, non può essere tanto male.  E infatti sta lavorando davvero bene.»
«Che vuol dire che sta lavorando bene?»
«Che persegue i propri interessi curando nel contempo quelli dei suoi dipendenti e di tutta la società. Non molti lo fanno. Stiamo progettando una scuola di specializzazione in “Pozioni”.  Sarà realizzata con finanziamento misto da parte del Ministero e di Draco stesso. Lui ne manterrà il controllo, rispettando gli standard qualitativi concordati e gestirà la struttura e i laboratori incamerando le rette degli studenti. Il Ministero pagherà gli insegnanti e avrà diritto all’aggiornamento gratuito per Auror e Medimaghi.»
«Chi l’avrebbe mai detto? Mi ero fatta l’idea che oltre a scambiare effusioni con la Mez… con sua moglie non facesse altro.»
Potter ride.
«Sì, a volte dà quest’impressione.»
«Buona serata, Potter, vai a divertirti. E grazie per la chiacchierata.»
 
La gara di ballo è alla conclusione. Una sola coppia di Auror è rimasta in pista e uno scatenato rock&roll la sta mettendo a dura prova.
 
 
***
 
La serata è alla fine, l’ora sicuramente tarda.
La gara di ballo è stata estremamente divertente, le frecciate che sono volate da una parte all’altra hanno provocato solo risate. L’intera festa un gran successo.
 
Lucius su una poltrona continua a discutere. Io non ho più voglia di sentirlo. L’Auror dorme sulla poltrona vicina. Sul divano, di fronte a lui, Draco tiene tra le braccia sua moglie, di certo scomodamente, la testa di riccioli sconvolti appoggiata alla sua spalla, le gambe piegate che pendono fuori dalla seduta.
Un attimo di pausa.
«Te l’ho detto che non avresti capito!»
 
Oh, che sciocco, sta tentando di spiegare a suo padre quello che io non sono ancora riuscita a capire, avendoli sotto gli occhi per giorni e giorni. Il loro rapporto speciale, quella felicità frutto di scelte diverse dalle nostre, audaci, perché mai sperimentate, non nelle nostre famiglie, almeno.
 
Io ho smesso.
Non tento più di capire. Sono felice per lui, sono lieta di sentirlo ridere, di vederlo sereno, allegro, perfettamente soddisfatto.
Lui l’ha fatto. Ha scelto. Non posso che sentirmi fiera di lui e un po’ anche di me stessa.
Draco sceglie, ogni giorno, e difende le sue scelte. Ama, con tutto se stesso ed è amato.
Ha un prezzo tutto questo? Probabilmente sì, ma credo che valga la pena pagarlo.
 
Sono stanca come se avessi ballato tutta la notte.
Di colpo è buio. I divani sono coperti di teli bianchi.
 
Il tempo.
Di nuovo 

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Capitolo 9
*** Gli anni ***


Capitolo 9°
Gli anni
 
Tutto cambia.
 
Gli anni scorrono irregolari per me, che ne perdo ben più che la metà.
In questa esistenza senza ritmo, in cui i giorni possono susseguirsi senza la necessità di cedere alla notte, in cui le estati si appoggiano l’una all’altra come amiche ubriache, tutto quello che riesco a percepire è il cambiamento.
 
Così veloce che mi dà una vertigine. Così radicale che mi sconcerta.
 
Il Manor ha risuonato di grida e colpi per un tempo che non è in mio potere misurare ed ora brulica continuamente di vita e di voci.
Lo so. È diventato una scuola.
Lucius avrebbe qualcosa da dire in proposito. A me non importa.
 
Mio figlio è stato per ore seduto davanti al mio ritratto a spiegarmi il come e il perché di questa novità. Me ne aveva parlato Potter, la sera della festa. Non credevo però che la scuola sarebbe stata qui al Manor.
Sono quasi certa di essermi addormentata prima che arrivasse al dunque.
 
In verità non abbiamo perso nulla. La scuola occupa l’ala ovest, disabitata e inutilizzata da parecchi decenni, e buona parte dei sotterranei, trasformati in laboratori.
 
Draco lavora qui, non tutti i giorni, ma lo vedo piuttosto spesso.
A volte mi parla di cose che secondo lui dovrei già sapere ma io non le ricordo. Credevo che il non avere più un cervello mi mettesse al riparo da tali inconvenienti, invece fin troppo spesso mi rendo conto che non sempre quando Draco mi parla sono presente.
 
Non provo particolare disagio o dolore per questo, anzi, a volte le sue chiacchiere mi annoiano mortalmente. All’inizio mi sono vergognata, mi sono sentita una cattiva madre per il desiderio che sentivo di sottrarmi alla compagnia di mio figlio, ma infine, mi sono detta, lui ha la sua vita, ed è una bella vita, non ho più motivo di angosciarmi per lui. La mia è finita, avrò pure diritto al riposo!
 
Le vacanze della famiglia sono quello che non vorrei mai perdere, anche se qualche volta succede.
Loro arrivano quando si è spento il brusio dell’ala ovest, molto raramente prima. Arrivano e aprono tutte le finestre.
Arrivano e la luce invade ogni angolo, l’aria vibra al suono di voci e di risate, di strilli, di lacrime e consolazione.
Arrivano e gli attimi si colorano e prendono corpo, emergono dal letargo del tempo.
Arrivano e il vento riempie le stanze, gonfia le tende e muove le pagine del giornale lasciato sul divano la sera prima. Porta il profumo delle rose, le mie rose.
 
Ricordo la concessione che mi fece Lucius, di creare un roseto occupando una parte del prato che io trovavo eccessivo. Un’angosciante spazio vuoto e verde con al centro una fontana di pietra di pessimo gusto.
Proprio intorno alla fontana piantai le mie rose, facendo deviare i viali delle carrozze.
 
Le prime piante le interrai con le mie mani, rifiutando gli incantesimi dei giardinieri. Lucius la trovò una pessima idea. Disse che le mie mani in poco tempo sarebbero sembrate quelle di un Elfo domestico. Rabbrividii.
Accettai i giardinieri ma non gli incantesimi. Lucius non capì mai perché, né io mi applicai molto nelle spiegazioni. Come avrebbe potuto, in ogni caso, apprezzare la poetica caducità di ognuno di quei boccioli, solo per un giorno, per poche ore, portatori di una bellezza indicibile.
Mai avrebbe potuto vedere la caduta di senso del costringerli con la magia a permanere identici a se stessi oltre il loro tempo. Congelati in una non vita. Immobili.
 
Le persone che arrivano in estate sono ogni anno di più.
Mia sorella c’è sempre. Aumenta il numero dei ragazzi, amici dei nipoti, figli degli amici, a volte intere famiglie, Potter, Nott, Weasley, la Greengrass, non Astoria, per fortuna, sua sorella, con le figlie, suo marito non si vede mai. Altra gente, mai vista e di cui due minuti dopo averlo saputo ho già dimenticato il nome. In ogni caso non riuscirei mai a ricordare tutti i nomi.
 
I nipoti aumentano di numero e crescono di età. Non è ancora del tutto sfumato il fastidio per aver costatato che Severus, il primo maschio, lungi dall’ereditare il fascino e la raffinatezza di Draco, somiglia davvero troppo alla madre, che già ce n’è un altro, molto più civile nell’aspetto e nei modi.
 
Severus è davvero un ragazzo pieno di doti… grifondoro. Preoccupante.
Devo ammettere che è piuttosto bello, malgrado gli occhi scuri, i capelli indomabili, l’espressione ridanciana o furibonda, quasi senza vie di mezzo. O forse proprio per quello.
Tende ad essere ingenuo e testardo, non conosce la diplomazia e nemmeno il semplice differimento dei propri impulsi, è incapace di mantenere il controllo per un’ora di seguito. Ha sette anni. Speriamo che crescendo migliori. O romperà muri a testate fin quando la sua testa non ne incontrerà uno troppo duro.
 
Solo il secondogenito di Potter, che è il contrario di lui, sembra capace di trovare e rinchiudere le sue furie. Pare impossibile che da due Grifoni sia nato Albus. Così serio, silenzioso, riflessivo al punto che se gli fai una domanda lui si prende i suoi tempi per rispondere e non sempre sono pochi secondi!
Insieme al suo amico per la pelle e coetaneo, Severus si placa. Passano ore infinite a progettare campagne politiche per una promuovere una legge contro i precettori antipatici, rigidi e musoni, che provocano danni all’umore e all’equilibrio degli studenti, scope volanti attrezzate di motori babbani, diete per favorire la capacità di levitazione e altre meraviglie del genere.
L’assurdo è che mentre li ascolto convincono anche me, trovo possibili e ragionevoli tutte le loro idee balzane.
 
A volte fatico davvero a riconoscerli nel turbinio di ragazzini e fanciulle.
 
Prima di Hogwarts sono venuti qui, a scuola. Un paio di precettori hanno insegnato i rudimenti della cultura magica e, contro il mio parere, anche di quella babbana, a una dozzina di marmocchi, a partire dai cinque anni fino agli undici.
All’inizio mi divertiva al punto che chiesi a Draco di portare il ritratto in classe. Adesso mi annoia anche quello.
 
Eltanin, come un maschiaccio, corre dietro a quel suo amico rosso di capelli. Victoire, la più grande d’età, li insolentisce e ride di loro, salvo poi partecipare agli stessi “stupidi giochi”. Mi aspettavo che le due bambine più grandi fossero amiche, invece Eltanin preferisce Ted, il nipote di Andromeda, per le sue confidenze, e James per tutto il resto.
 
Talvolta, nella notte, scendono, Ted e Vicki, e chiacchierano a lungo alla luce del camino, a volte anche scaldando alla fiamma qualcosa infilzato su bastoncini e il cui odore zuccherino sale fino a me.
 
Lei si burla di lui. Lui le muore dietro, per quanto con una certa eleganza. In mezzo agli altri non si guardano nemmeno. Di notte inizia la schermaglia ingenua tra quello strano ragazzino che cambia forma e colore così spesso da non essere mai sicuri che sia lui e quella Weasley bionda e smorfiosa.
 
«Sei sicura di non volermi come fidanzato?»
«Più che sicura. Sono troppo giovane per precludermi le occasioni che potrebbero capitarmi.»
«Ma io ti piaccio.» voce roca.
«Dipende dal momento. A volte si, a volte no.» Avvicina il viso a quello di lui.
«Sarò come tu mi vuoi. Chi altri può fare questo per te?» quasi sulle sue lebbra.
Si sfiorano la bocca.
Merlino! Potrei mettere una lanterna rossa sul portone. Ma che casa è diventata mai questa?
Ormai hanno lasciato cadere i loro bastoncini nel fuoco e si baciano con entusiasmo degno di miglior causa. Domani la smorfiosa farà finta di niente e tutto ricomincerà come il solito.
«Sei proprio sicura Vi?»
«Certo Ted.» Ancora baci.
«Un giorno cadrai ai miei piedi, Weasley.»
«Può darsi, Lupin. Non avere fretta.»
 
Eltanin zoppica. Pare che sia per un incidente con una scopa, alcuni anni fa. Non capisco perché ora zoppichi più di prima.
Gli amici hanno fatto qualche battuta. Dopo due ore zoppicavano tutti. È davvero terribile quella ragazzina.
Quando prende il the in salotto si siede a schiena diritta e prende la tazza con gesti misurati e lenti. Beve, pone la tazza sul piattino nell’altra mano, gira appena la testa per posare tutto sul tavolo con un gesto preciso. Nessun tintinnio di porcellana, mai un cucchiaino caduto. Lo fa come se fosse un compito.
Qualche volta mi viene il dubbio che il the nemmeno le piaccia.
 
È molto sedentaria, questa estate. Non sono abituata a vederla guardare gli altri giocare a quidditch senza salire sulla scopa.
L’avvicino, in piedi all’ombra leggera delle betulle. Mi si rivolge senza staccare gli occhi dal suo Jai, che volteggia sulla scopa in mezzo agli altri.
«Nonna, mi insegneresti il portamento?»
«Ti serve per giocare a quidditch?» sorride, indulgente.
«Mi serve per Hogwarts.»
«Oh, allora…»
Non sono necessarie altre spiegazioni, il portamento è un tratto distintivo. Dice di te quello che vuoi che gli altri sappiano, nasconde quello che non vuoi  mostrare.  Il portamento è un’arma prettamente difensiva ma ha un suo ruolo anche in una strategia di attacco. Un portamento ben controllato può essere intimidatorio o accattivante, perfino lezioso. È il linguaggio di un corpo controllato dalla mente.
«Quando vuoi cominciare?»
«Subito, direi. Dove possiamo andare?»
«In biblioteca, naturalmente!»
«Perché in biblioteca?»
Io mi sono trovata subito lì e lei mi ha seguito in un secondo.
«Ti sei smaterializzata.»
«Perché in biblioteca, nonna?»
«Non è troppo presto per le materializzazioni?» ragazzina, questo è il mio gioco, non puoi battermi.
«Beh, mi riesce.»
«Così per caso?»
«Non proprio.»
«Racconta.»
Lei si guarda intorno.
«Non vorrei essere presa per pazza, nonna.»
«Perché gli altri non mi vedono?»
«Già. Tu lo sapevi.»
«Certo. Non sei pazza, hai la vista di nonna Peverel. Lo dirò a tuo padre, uno di questi giorni.»
«Ah! E com’è la vista di nonna Peverel? Io ho avuto una nonna Peverel?»
«In verità era la mia bisnonna. Da parte di madre. È un’antenata anche di Potter. Era l’ultima della sua famiglia.»
«E come funziona la vista?»
«Ma non ti interessava il portamento?»
«Mi interessa tutto, nonna. Mi dicono che sono come mia madre. Quindi ho buone possibilità di diventare anch’io una rigida stronza.» Sobbalza alle ultime parole e si porta una mano davanti alla bocca. «Scusa, nonna.» A me viene da ridere.
«Oh, beh, chi di lingua ferisce…»
«Che vuoi dire?»
«La prima cosa che ho notato di tua madre, dopo i capelli, è stato il suo modo di esprimersi un po’ troppo… spontaneo.» Eltanin ride a crepapelle
«Spontaneo! Mi stai dicendo che diceva parolacce?»
«Perché, ha smesso?»
«Beh, di fronte a noi sta molto attenta, ma io l’ho sentita tante volte “discutere” con papà. Altroché se dice parolacce! Tu però mi stai confondendo. Mi devi dire della vista.» Ottima serpe, la piccola.
«Non credo di saperne granché. Se ne parlava molto quando ero bambina, alcuni temevano che qualcuna di noi bambine l’avesse ereditata, altri ci speravano. Comunque, per quanto ne so, lei è stata l’ultima. Prima di te.»
«In che consiste questo potere?»
«Già, è questo il problema, non è affatto facile da raccontare, né da sfruttare nella vita quotidiana, per cui rischia di diventare più un fastidio che un vantaggio. Lei diceva che vedeva la trama della realtà. La realtà è tutto quello che ci circonda, visibile e invisibile, vivente e inanimato, tutte le azioni, tutte le relazioni, le intenzioni, il tempo atmosferico, le nascite, le morti, le faglie sotterranee, il passato, il presente… il reale è tutto. Come può avere una trama? Che si vede davvero? Non ho idea, credimi. Di certo riusciva a prevedere il tempo, a riconoscere, qualche volta anche a guarire, le malattie di persone e animali, l’umore delle persone e altre cose che non ricordo. Si diceva che suo marito non riuscisse a toccarla. Solo per poche volte gli aveva concesso di giacere con lei e dopo era stata malata a lungo, ogni volta. In ogni caso ha prodotto tre figli e tanto basta a una famiglia purosangue.  Ero ancora piccola quando è morta.»
«Da quando sai che ho questa “vista”?»
«Dalla prima volta che ti ho incontrata. Tu mi vedevi. Avevi due o tre mesi.»
«Non lo hai detto a nessuno?»
«Non ancora, ma lo dirò a tuo padre.»
 
«Ora mi dici perché la biblioteca?»
«Ora mi dici perché hai imparato da sola a materializzarti? È troppo presto.»
«Non per me.»
«…»
«Ho imparato perché è una cosa che può salvarci la pelle. Ci è capitato un incidente e abbiamo rischiato davvero…»
«Tu e… ?»
«Jai.»
«Perché mai l’ho chiesto?»
«Beh, ecco, ho imparato per questo.»
«Non te la caverai così.»
«Così come?»
«Piccoletta, te l’ho già detto, questo è il mio gioco. Mi accorgo subito se tenti di sviare la mia attenzione. Provaci con un Grifondoro, non con tua nonna.»
«Pff, cosa vuoi sapere?»
«In che guaio ti sei trovata con Jai?»
«Sott’acqua. Abbiamo nuotato nel laghetto trascinando una boa, della corda graduata e i pesi. Volevamo misurare la profondità del laghetto sotto la cascata. Però quando eravamo sotto Jai è rimasto impigliato nella corda e il gancio del peso lo tirava giù. Era troppo tempo che stavamo sotto e non riuscivamo a liberarci.»
«Jai, lui non riusciva a liberarsi.»
«Non potevo mica tornare senza James!»
Perché no?
«Beh, se avessi potuto smaterializzarci sarebbe stato tutto più facile. Così ho iniziato a provare. Da sola però, James non riesce a percepirsi come faccio io.»
«Cioè?»
«In modo preciso. Lui ha un’idea approssimativa di sé, come tutti gli altri. Io invece mi sento tutta in modo preciso, cellula per cellula, capisci?»
«Quindi è per questo ci riesci anche se non hai ancora un’immagine corporea stabile.» Lei fa un cenno col capo.
«Alla fine l’ho fatto e non mi sono mai spaccata, né mai succederà. È impossibile. E so che potrò smaterializzare anche lui se sarà necessario.»
«Sì, penso che anche questo sia  dovuto alla “vista”.» Lei ci pensa un po’.
«Certo. Sarebbe bello se ci fosse una spiegazione semplice a tutta questa… diversità.»
«Ti fa soffrire?» Eltanin sembra riflettere.
«No. A volte mi mette a disagio perché gli altri mi guardano in modo strano. Per fortuna c’è James. Lui non trova niente di strano in me. Lui è il mio amico, posso contare sempre su di lui, e non ha mai niente da dire sulle mie stranezze. Non gli sembrano strane.»
 
 Eltanin.
Mia nipote. Un gioiello splendente.
A settembre andrà ad Hogwarts. Ha bisogno di lezioni di portamento.
 
«La biblioteca ci serve per i libri, che non dovrai leggere ma portare in testa, per il corridoio, che è lungo e isolato, per le cianfrusaglie tra le quali dovrai muoverti con sicurezza, senza inciampare.»
«La mia gamba…»
«Non è un problema. E se lo fosse vedremo di trasformarla in una risorsa.»
 
 

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Capitolo 10
*** La sicurezza è una falsa Dea ***


Capitolo 10°
La sicurezza è una falsa Dea
 
Cosa? Un matrimonio?
Chi si sposa?
«Io, madre.»
«Ma… cosa è successo con Hermione? Ho impiegato tanto ad abituarmi a lei, adesso…»
«Hermione c’è, sta tranquilla.»
«Merlino! Si può sapere cosa hai combinato? Non mi dire che hai fatto tre figli con una donna che non è tua moglie!»
«Sta tranquilla, ma’.» Ride sereno, come il solito.
 
Sono di nuovo qui, nella sala delle feste del Manor. Quando non ci sono eventi all’orizzonte torno nel salotto piccolo.
 
Sono passati anni da quella prima festa. Ce ne sono state altre due, per la presentazione in società degli altri miei due nipoti, Severus e Antares, alcune feste di Natale, sempre troppo informali per i miei gusti, ma ben frequentate. Nelle calde estati affollate di bambini, ora adolescenti, le feste di compleanno hanno messo a dura prova la mia pazienza. Spesso chiedevo a Draco la gentilezza di NON invitarmi.
 
Ora non è estate, fuori nevica e le stanze sono fredde. Questa sala è fredda, e difficile da scaldare, malgrado quattro enormi camini.
Mio figlio dice che la festa è per il matrimonio. Uno dei due sta impazzendo. D’accordo che il tempo è strano, per me, ma finora non è mai tornato indietro. Come fa a sposarsi se è già sposato?
 
«Non è un matrimonio normale. Si chiama “Presa d’Atto e Conferma”. È perfettamente legale.»
«Ed era necessario?»
«No, voluttuario.»
«Che vuoi dire?»
Lui si siede. Siamo soli, abbiamo tutto il tempo. E presterò attenzione questa volta, lo so. M’interessa. M’incuriosisce.
Mio figlio, più che felicemente sposato, vuole sposarsi di nuovo.
Ho capito di che cerimonia si tratta, non credevo se ne facessero ancora. Mi raccontava mia madre che veniva richiesta quando c’erano dei dissapori che rischiavano di mandare all’aria un matrimonio, o quando c’erano figli naturali che avrebbero potuto avanzare pretese, figli purosangue nati fuori del matrimonio. Insomma, era l’ultimo baluardo per arginare il disastro.
Possibile che siano a questo punto e che io non me ne sia mai accorta? Che avrà combinato mio figlio? Avrà seminato dei bastardi? Anni fa avrei potuto crederlo, lo crederei di Lucius, ma Draco…
  
«Ti ho raccontato come è andato il mio matrimonio, lei era incinta. Non è questo il problema. Il fatto è che… eravamo due ragazzini, la guerra era finita da poco, eravamo confusi, io ancora intriso delle idee di Lucius. Non sapevamo cosa stavamo facendo, abbiamo solo avuto una fortuna sfacciata.»
Che sta dicendo? Di che si giustifica ora?
«Per come vi ho visto io, penso che fosse piuttosto chiaro che vi piacevate parecchio.»
«Non è così.» Spalanco gli occhi, se la loro non era attrazione era certo un’imitazione piuttosto buona. «Ci detestavamo, eravamo sempre arrabbiati e a volte ci facevamo male. Abbiamo incominciato a fare sesso… male, con rabbia. Poi la cosa è un po’ migliorata, dopo che l’ho quasi uccisa.»
«Merlino! Non lo sapevo.»
«Beh, è stato un incidente, cioè, volevo farle male ma non così tanto. Comunque, il sesso ci piaceva, era diventato la nostra zona franca, l’unico momento in cui riuscivamo a parlare senza litigare e a rilassarci. Eravamo tanto stupidi da non vedere oltre, da non capire i segni.»
«Quali segni?»
«Fare l’amore con lei era diverso da tutte le volte che l’avevo fatto in passato, in poco tempo non potevo più farne a meno. Ero nervoso quando non la vedevo. Litigavamo, certo, ci schiantavamo continuamente, ma non potevamo stare lontani. E nessuno dei due pensava che fosse amore.
Quando è rimasta incinta ha tentato di nascondermelo. Non aveva nessuna fiducia in me, non credeva che avrei voluto occuparmi di lei e di mio figlio mezzosangue. Era quello che le avevo dimostrato fino a quel momento.» Una pausa, sembra riflettere. «Ci siamo sposati a scuola. È stata quasi una formalità, per me un laccio che le avrebbe impedito di scappare, di portarmi via mio figlio, per lei una piccola concessione, ma sempre nell'interesse del figlio. Non sapevamo quello che stavamo facendo. Abbiamo giurato senza conoscere né le conseguenze del nostro atto né noi stessi.»
 
Quanto poco ne so dell’amore! Credevo di averne dato e ricevuto, ma in verità ho dato e ricevuto quello che altri avevano deciso per me. Il fatto di averlo trovato piacevole, a volte, è stato un caso fortunato.
Non so niente del guardare da lontano una persona e pensare che ti piace, dei dubbi sui suoi sentimenti, del piacere del corteggiamento, dell’interpretazione dei “segni”.
Anche la storia di Draco è strana, forse, ma non ho nessun dubbio che sia una storia d’amore. E d’amore è ancora, sempre più grande e vasto. Non solo per il contatto fisico di cui non sembrano poter fare a meno, non solo per l’affiatamento che perseguono ostinatamente, perfino a suon di bacchette, ma per i loro figli, per come questi sono nati e nutriti dall’amore, così palese, così travolgente da toccare anche chi vi si trova accanto.
 
«Tuttavia l’avete fatto e non solo, avete tenuto fede al vostro giuramento più e meglio di molti che credono di amarsi di più. Non credere che questo sia capitato solo a te, molti si sono sposati senza averne piena consapevolezza. Anch’io l’ho fatto in questo modo, non che avesse molta importanza, allora. Non capisco cos’è successo nel frattempo, per quale motivo ritieni necessario fare questa cosa. Un tempo era l’ultimo tentativo per evitare la rovina di una famiglia.»
 
«No, non hai capito, non è per questo, non c’è nessun disastro da arginare, è il contrario. Il mio non è un matrimonio di convenienza, nessuno ce lo ha imposto.» Sembra riflettere, di nuovo. Come se non fosse facile trovare le parole.
«Io amo mia moglie.» Se mai non si fosse capito. «L’ho compreso dopo, un po’ alla volta, ma è così forte! Vivo per lei e sento che anche lei mi ama allo stesso modo. Senza lei non mi sento sicuro di niente, senza lei… non oso nemmeno pensarci, la mia non sarebbe vita. Io…
Ho bisogno di farlo di nuovo. Devo sentirle pronunciare quel giuramento ADESSO, ora che ci conosciamo, ora che non ci sono più dubbi e incomprensioni tra noi. Ho bisogno di sentire dalle sue labbra che non è nato tutto da un errore, da un caso. Voglio cancellare il caso dalla nostra vita, voglio che lei scelga me, a ragion veduta, stavolta. Come io scelgo lei.»
 
«E per questo c’è davvero bisogno di un altro matrimonio, o quello che è? Si sceglie ogni giorno di vivere insieme. Se lei un giorno non ti avesse scelto non sarebbe ancora con te.»
 
«Non ti ci mettere anche tu! Non sai quanto ho faticato per convincerla. Voglio che lo dica, ho bisogno di testimoni, e che non sia mai più contemplata la possibilità di sciogliere questo legame. Lei deve essere mia, fino all’ultimo giorno della mia vita.»
 
«Che bambino! E se muore prima?» Sembrò spiazzato, per un momento.
«È troppo intelligente per fare una cosa del genere.»
«Grazie, allora io sono stupida!»
«Madre!»
Non ho capito se ride di me o di sé.
 
***
      
Non ho potuto assistere al matrimonio, che è stato celebrato al ministero. Andromeda con le lacrime agli occhi mi ha raccontato che è stato tanto commovente, che lei ha pianto e lui riso, e che l’ha abbracciata così forte (questo non stento a crederlo) che il Ministro non sapeva più che fare.
 
Sono bellissimi, lei vestita di bianco, lui di nero. Non abiti da sposi, abiti da maghi. Ottima scelta.
Da come si guardano direi che non vedono l’ora di essere soli. Avranno fatto come l’altra volta? Alcol e sesso prima della festa?
 
***
 
È tornato Lucius.
Se non me lo avesse detto Draco non credo l’avrei riconosciuto. Il rigido, formale, fiero, sprezzante Lucius Abraxas Malfoy non c’è più.
Sotto i miei occhi uno strano personaggio elegantemente vestito, di gradevole quanto inquietante presenza, ha in comune con mio marito non più che la statura e qualche tratto somatico, confuso da vari tatuaggi. Una treccia lunga fino alla vita raccoglie i capelli ancora biondi.
Mi si fosse presentato anni fa in questa guisa avrei riso fino alle lacrime. Ora lo guardo con indulgenza distaccata.
 
Non è solo.
Dovrei sentirmi offesa? Non credo. È solo il mio vedovo, sono stata io la prima a ricordarglielo.
 
È venuto a salutarmi, prima dell’arrivo degli altri. Mi ha presentato Koru.
Quello che aveva la faccia tosta di criticare Draco per aver scelto una nata babbana, sta con una Maori, strana, piena di tatuaggi. Anche lui sembra un selvaggio.
E anche lui sembra felice.
 
Forse per me è finita troppo presto.
«Può ricominciare, se lo scegli
Chi ha parlato?
«CHI!» Una risata sommessa. «Così individualisti, voi umani
 
Mi guardo intorno. Esco dal ritratto. Koru segue le mie mosse. Mi vede.
Questo mi distrae. Non ricordo più cosa o chi stavo cercando.
Chissà se può parlare con me? La osservo attentamente. Si allontana da Lucius, si siede accanto al camino e mi fissa spudoratamente.
 
«Vieni qui. So che mi vuoi parlare.»
«Sta parlando con me, signora?» lei ride. Ha una bella risata, aperta e allegra, senza secondi fini.
«Lo sai bene che non sono una signora. Sono una strega, però. Possiamo intenderci, credo. E conosco quello che ti ha parlato.»
«Che mi ha parlato?»
«Quando ti sei sentita triste, lo Spirito del Tempo ti ha detto che puoi rientrare nel ciclo. Non è così?»
«Rientrare nel ciclo?»
 
Di che parla? Che sta dicendo questa strana donna che riesce a vedermi e che è lontana da me anni luce per i suoi modi e perfino nel suo essere strega. Non dubito delle parole di Lucius, ha detto che è una strega potente e che non usa la bacchetta. Deve avere un dono simile a quello di Eltanin, che cammina altera verso la madre con il solito Potter al seguito. Il suo portamento è un capolavoro. Sento un moto di fierezza che mi anima per un istante e mi distrae definitivamente. Quando sparisce mi volto e scopro lo sguardo di quella strega selvaggia su di me. Sussulto leggermente. Da viva non me lo sarei mai consentito.
 
«Koru. Mi chiamo Koru. Nella mia cultura è un nome importante.»
«Davvero?» chiedo con educata indolenza.
«Koru è la felce della rinascita.» Il suo sorriso è sornione e allusivo. «Te la sentiresti?»
«Cosa intendi? Vorresti dire che tu potresti farmi rinascere?»
«Non io, certo.»
«Ma come… non lo credo possibile. Il mio corpo è stato bruciato. Non vedo in che modo…»
«Non con il tuo corpo, in ogni caso. Ma vedo che è presto, per te. Sei ancora troppo attaccata a te stessa. Se è il caso si farà sentire di nuovo.»
«Chi, si farà sentire? Prima l’hai chiamato… qualcosa che ha a che fare con il tempo.»
«Lo Spirito del Tempo. Ma non è questo il suo nome. Era solo per comunicare. Non ha nome.»
 
«Oh!» Sono stupefatta. Non sono affatto sicura di quello che dovrei desiderare, il mondo, come è ora, un po’ mi spaventa. «Molte cose sono cambiate da quando ero viva. Quasi tutte in meglio. Mio figlio è felice. Ho imparato ad apprezzare sua moglie, è una donna davvero speciale.» Koru annuisce con un leggero sorriso, forse la conosce. «E i miei nipoti sono quanto di meglio potessi desiderare. Sento di non essere più… non ho più motivo di stare qui, ma non riesco a staccarmi. È come una nostalgia di quello che non ho mai avuto. C’è così tanto amore…»
 
«Per questo credo che dovresti rientrare.»
«Ma come…»
«In un altro corpo, naturalmente. Dovresti rinascere e crescere di nuovo e avere di nuovo una vita intera davanti.»
«E potrei ricordare?»
«Oh, no! Saresti come spaccata in due e la tua vita non potrebbe essere davvero nuova.»
«Come sai queste cose?»
«Tu lo sai. Anche tua nipote, Eltanin, ha una dote simile alla mia, ma è troppo giovane per utilizzarla consapevolmente. Ha già fatto cose magnifiche, però. Io e lei ci conosciamo.»
«Anche mia nipote può sentire il… lo Spirito del Tempo?»
«Non so se lei lo sente. Forse solo quando comunica con lei, forse lo sentirà in futuro, forse mai. Conoscerà sicuramente la sua potenza attraverso i suoi atti.»
 
«Non so che fare…»
«Non devi angosciarti, puoi pensarci. Direi… quattro, cinque anni, forse. Poi perderesti un’ottima occasione.»
 
Mi perdo nelle mie riflessioni e mi rendo conto troppo tardi di essermi comportata in modo maleducato, non l’ho nemmeno ringraziata.
Dovrei ringraziarla?
Lei si volta e non dà più segno di vedermi. Mi ha congedato.
 
Penso che qualcosa in ogni caso l’ho capita: i Malfoy hanno bisogno di donne forti. Più forti di loro. Più forti di quanto io sia mai stata.
 
La festa va avanti, splendida, come il solito. È strana la presenza dei bambini, che corrono e si infilano dappertutto, fanno chiasso. Già, è un matrimonio, una festa diurna, con bambini.
 
Lucius parla con Draco. Mi incanto ad ascoltarli. Come sono cambiati i rapporti tra loro! Anche Lucius è cambiato. Scherza perfino con la Mezzosangue.
Avrà altri figli, uno è in arrivo.
Non so come faccio a saperlo, ma lo so. Cerco tra i miei “sentimenti”, se mai ancora esistano, gelosia o rancore, orgoglio ferito.
Niente, non trovo niente.
Posso essere felice per lui. Lo sono.
 
Eltanin non si stacca da quel suo amico del cuore, James. Ho avuto tutto il tempo di abituarmi a lui.
Lei vede in lui qualcosa che nessun altro può vedere, qualcosa di cui ha bisogno. Ormai lo so, si sposeranno, non si separeranno mai.
Se anche non avessi mai discusso con Draco della sua decisione di non combinare matrimoni per i suoi figli, non avrei alcun dubbio che niente e nessuno potrà mai separare Eltanin da James.
In questo momento sono alti allo stesso modo. Lui è brutto, sembra una patata. È  nella fase che precede il grande salto, una veloce crescita in altezza e un paio d’anni di assestamento prima di diventare un giovane uomo, probabilmente molto bello. Lei non ha mai perso la sua grazia, nemmeno nel peggior momento della pubertà, che sta già passando.
 
Sembra avere confidenza con Koru. Chissà quanto il suo potere è davvero simile alla “vista” di nonna Peverel.
 
Dovrei dirlo a Draco. Della “vista” di Eltanin. Dovrei proprio farlo.
 
Ted non mi ha ancora salutato. È ancora molto preso dalla giovane Weasley. Lei sta diventando davvero affascinante, come sua madre. Pare sia dovuto ad antenate Veela.
Lui la fissa e cambia il colore dei suoi capelli in base agli sguardi di lei. Distratto, capelli azzurro spento. Un po’ più interessato, turchese. Seccato, viola. Un sorriso, fuxia. Una risata, rosso scarlatto, e un grande sorriso. Naso all’aria, bocca a culo di gallina (che civetta), capelli verde acido.
Alla fine le si avvicina, con capelli di un caldo castano e profondi occhi scuri, le fa un perfetto baciamano.
«Un giorno cadrai ai miei piedi, Victoire Weasley.»
Lei, con un sorriso complice
«Nei tuoi sogni Ted Lupin.»
 
Eltanin e James sono spariti già da un po’, Severus e il piccolo Potter fanno scherzi alle signore anziane, Hermione parla con Koru.
Sono tutti rilassati.
 
Si sentirà meglio Draco?
Ha ottenuto quello che desiderava?
In fondo che senso ha desiderare qualcosa che è già suo?
Temo che non sia quello. Lui desidera una sicurezza che nessuno potrà mai dargli. Non esistono formule, giuramenti, contratti, leggi e legami che possano dare la sicurezza.
Non esiste la sicurezza.
 
È una falsa dea.
Quando iniziamo a dedicarle sacrifici, siamo perduti.
 
 

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Capitolo 11
*** Nel vento - Epilogo ***


Capitolo 11°
Nel vento
 
Sono passati anni, non saprei dire quanti.
Eltanin e Severus sono a Hogwarts, vedo, a volte, Antares.
Lui mi fissa con occhi chiari e curiosi, mi rivolge milioni di domande. È l’unico a cui ancora rispondo.
Rifletto.
Ricordo.
Ripenso la mia vita.
Me ne sento tanto distaccata da non riuscire più a soffrire dei miei fallimenti, né a trovare qualcosa di bello o di buono che io sia mai riuscita a realizzare.
Non trovo più alcun motivo per essere fiera di me.
Non rimpiango nulla.
Sono stata, di volta in volta, una bambola, una merce di scambio, una fattrice per l’erede Malfoy, una madre debole e inadempiente, una moglie distaccata e acquiescente.
 
E da ultimo, peggiore di tutto, una vittima.
Si può essere più inutili di così?
 
Draco, l’unico grande amore della mia vita, è finalmente felice, ma non per merito mio. La sua famiglia è stupenda. Se fosse dipeso da me avrebbe sposato una purosangue, una di quelle che lui definisce senza tanti complimenti “gelide puttane”.
Lucius ha trovato pace, ma non con me.
 
Parlo, a volte, con quello, o quella, che Koru ha definito “Spirito del Tempo”, dicendomi anche che questa non era un’identità, ma solo un modo come un altro per comunicare. Non esiste “Lui”, non è definibile come “chi” o “che cosa”, né individuabile nello spazio o nel tempo.
Così individualisti, voi umani!” ha detto la prima volta, ridendo del mio “Chi”.
Perfino “esiste”, è un attributo restrittivo.
«Se è necessario, esisto
«Necessario per chi?» ho chiesto io. Ha riso di nuovo.
«La necessità non appartiene a qualcuno. È composta di infiniti eventi e delle loro infinite e incalcolabili conseguenze
«Perché è importante che io rientri nel ciclo?»
«Oh, soltanto perché il mondo sarà diverso se lo farai, da quello che sarebbe se non lo facessi
«Migliore?»
«Solo diverso
«Perché dovrei, allora?»
«Non devi. Puoi. È una scelta
«Posso sperare che la mia nuova vita sarà meno insulsa della precedente?»
«Chiunque può sperare
«Posso chiedere qualcosa, porre condizioni?»
«No. Puoi cercare il momento e l’essere che sarà la tua nuova individualità, ma non avrai alcun tipo di garanzia. Compirai le tue scelte, come tutti
«Avrò la possibilità di scegliere liberamente?»
«No, naturalmente. Nessuna scelta è davvero libera. Sceglierai tra quello che potrai scegliere
«Ma allora…»
 
Allora.  
 
Cosa mai potrà indurmi ad attraversare ancora l’impotenza dell’infanzia, le incertezze dell’adolescenza, a caricarmi dei doveri e delle responsabilità, soffrire i dolori, le delusioni, le perdite dell’età adulta, e ancora la morte. Infine, di nuovo, la morte. Perché dovrei?
 
«Buon giorno, nonna. Sei sveglia?»
«Certo, Antares. Come mai sei qui?»
«Vengo a scuola, qui, te l’ho già detto. A volte dimentichi le cose, nonna.»
«Davvero? E tu? Non dimentichi mai niente?» riflette per un attimo.
«Suppongo di sì. Se dovessi ricordare proprio tutto, ogni momento e ogni parola, mi scoppierebbe la testa, penso.» Una breve pausa. «Vuoi dirmi che è per questo che dimentichi le cose? Tu hai di certo tante più cose di me da ricordare.»
«Quanti anni hai?»
«Dieci, nonna. Anche questo lo sapevi già.»
«Beh, fammi tu qualche domanda, quelle che faccio io non sono per niente interessanti.»
«Mmm, c’è una domanda che vorrei farti, ma ho paura che non sia tanto educata.»
«Prova a farla. Se sarà troppo maleducata non ti risponderò.»
«Tu da quando sei morta sei stata sempre in questo ritratto, vero? E non ti annoi? E quanto tempo ancora dovrai stare li dentro?»
«Queste sono tre domande. Però non mi sembrano particolarmente maleducate. Forse dovresti evitare di farle alla gente viva.»
«Dici che non sono tanto maleducate però non hai risposto per niente!»
«No. No. Non lo so.»
«Eh?»
«Le risposte alle tue tre domande.»
«Sai nonna, stai diventando peggio di mia madre. Una volta mi raccontavi un sacco di cose buffe, a volte non tanto belle, ma interessanti. Adesso sembra sempre che tu abbia altro da pensare.»
«Se tu fossi al mio posto, dentro il ritratto, e ti dicessero che se vuoi puoi rientrare nel ciclo…»
«Cosa?»
«Rientrare… beh, vivere di nuovo, rinascere. Che faresti?»
«Non ci penserei tanto, rinascerei!»
«Ma se nella prima vita non ti fossi divertito tanto, anzi, proprio per niente, se avessi un sacco di brutti ricordi e ti rendessi conto che non sei stato una bella persona, che non hai fatto niente di buono. lo faresti lo stesso?»
Antares è un bambino molto serio e riflessivo.  Aggrotta la fronte e guarda verso sinistra, come fa sempre quando cerca la soluzione ad un problema. Si siede sul divano rosa e lascia passare vari minuti. Sospira, poi si accinge a darmi la sua risposta.
«Sei tu quella che ha la possibilità di tornare e non sa cosa fare, vero?» Non intendo rispondere, non c’è bisogno. «Io penso che tu sia una bella persona, e so di sicuro che hai fatto delle cose buone. Però so anche che quello che uno si sente dentro non lo possono sapere gli altri.
Se io mi sentissi così male come dici tu, vorrei proprio avere una seconda possibilità, perché se pensassi che avessi… no, che avrei… di aver fatto così poco di buono nella mia vita non potrei vivere bene senza po… Ah, ma tu sei morta. Ma, insomma, a che serve stare li a piangere se hai la possibilità di rifare tutto, magari stavolta non sbagli…»
Resta un attimo a bocca aperta.
«Scusa, nonna. Non… sono solo un ragazzino.»
«Sei un ragazzino in gamba. Mi sembra che tu sappia usare la testa e che sia molto maturo per la tua età.»
«Non ti sei offesa?»
«Avrei dovuto? Tu volevi offendermi?»
«No, mai!»
«Io ti ho chiesto il tuo parere e tu me l’hai dato. Ti ringrazio. Ma tu di solito non sei così timido, perché oggi non fai altro che chiedere scusa?»
«Non lo so, è che sono distratto e quando sono distratto ho sempre paura di combinare qualche guaio, di dire cose che non dovrei.»
«Più che distratto mi sembri preoccupato. C’è qualcosa che non va?»
«No, anzi, è una cosa bella, ma sai, a me non piacciono tanto i cambiamenti.»
«Cosa credi che stia cambiando?»
«Non so se posso dirlo.» Fronte aggrottata, trenta secondi di riflessione. «Sì, a te credo che posso dirlo. Avrò un altro fratello, o forse una sorella.
Non lo so com’è un bambino piccolo in casa, io sono stato l’ultimo e non mi ricordo. Adesso che sono tutti via è così tranquillo, a parte quando mamma e papà litigano o quando si fanno gli scherzi. A pensarci bene non è proprio tranquillo tranquillo, però… Insomma, non lo so. Pensi che ci riuscirò a volergli bene come a Eltanin e a Severus?»
«Penso di sì. Vedrai, non sarà tanto terribile. I bambini piccoli sono anche tanto carini e divertenti. Poi non dovrai occupartene tu, ci giocherai qualche volta, quando ne hai voglia.»
«Detto così non sembra male. Ci penserò. Grazie.»
«Posso chiederti un favore, Antares?»
«Certo, nonna, dimmi.»
«Puoi dire a tua madre che avrei piacere di parlarle? Se ne ha voglia potrebbe venire a trovarmi un giorno.»
«Glielo dirò. Ora devo andare. A presto.»
 
Posso scegliere.
Posso scegliere l’essere.
Adoro mio nipote.
 
***
 
Immagino che Hermione sia rimasta non poco meravigliata dalla mia richiesta.
I nostri rapporti nel tempo si sono fatti più distesi, all’inizio la ignoravo educatamente, e lei faceva lo stesso. Anche se non mancava mai di salutarmi per prima quando arrivava, non si intrometteva mai nelle conversazioni tra me e Draco, nemmeno quando era evidente che parlavamo di lei.
L’avevo giudicata male. Non riuscii a lungo a mantenere le mie posizioni di fronte all’amore sfacciato di cui era circondata e che elargiva a sua volta. Non rimasi indifferente al suo carattere forte e ardito, che teneva testa a mio figlio e a chiunque altro, compreso il Ministro della Magia.
Era molto diversa da come io avevo immaginato la sposa di mio figlio, ma nemmeno nelle mie più rosee speranze avrei immaginato che mio figlio potesse essere così felice e così fiero della sua famiglia. Non doverosamente fiero, ma spontaneamente, entusiasticamente e giustamente fiero.
Così avevo iniziato a ricambiare il suo saluto e poi a farlo con un sorriso. Un giorno mi aveva chiesto consiglio su una sciocchezza che di sicuro avrebbe saputo risolvere da sola. Ho apprezzato il gesto.
Adesso parliamo spesso. È una donna estremamente interessante. Siamo stati fortunati ad averla in famiglia.
Solo oggi, per la prima volta, l’ho cercata. 
 
Lo stesso pomeriggio è già qui, seduta sul divano, con una tazza di the in mano. Mi guarda in attesa, dopo il solito saluto educato.
Io non so da dove incominciare, non so quanto posso dirle.
«Non sai quanto mi manchi il the. Ogni volta che ero tesa, arrabbiata, ogni volta che rischiavo di perdere il mio aplomb, usavo il the per riprendere il controllo. Bere il the ti costringe a gesti misurati e lenti, ti consola con il suo calore e il suo sapore leggero. È stato la mia salvezza in molte occasioni.»
«Ne sono certa. Ma non penso che tu mi abbia fatto venire qui per parlare di the, sbaglio?» perché doveva essere sempre così fastidiosamente diretta?
«No, hai ragione.» Mi prendo qualche attimo. «Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.»
«Chiedi pure, se è in mio potere lo farò senz’altro.»
«Devi restituirmi alla terra.» Il suo sguardo confuso è impagabile. Non posso evitare di ridere. «Coraggio, sono morta da un bel pezzo, non sarà troppo complicato prendere le mie ceneri e spargerle sul terreno.»
«Perché vorresti una cosa del genere?»
«Credi che sia molto meglio pensarle dentro quel vaso soffocante e inutile?»
«Draco è d’accordo?»
«Non lo so, non ho intenzione di chiedergli niente. È mio figlio, non mio padre.»
«Perché non hai chiesto a lui di fare questa cosa?» Ecco, questo è il momento.
 
Ho paura di dire troppo, ho paura di non dire abbastanza. Non voglio infilarmi nelle loro vite con l’inganno, né so se sia lecito parlare con qualcuno, qualcuno vivo, intendo, di quello che sto per tentare. Ma non c’è nessuno, nessuno all’infuori di lei che mi possa legittimare in quello che voglio fare.
Lei è la madre.
Lei è la potenza femminile che mi può accettare o rifiutare, amare o distruggere.
È della sua approvazione che ho bisogno.
 
«Solo le tue mani possono restituirmi alla terra, e quindi alla vita. Non mi offenderò se indosserai dei guanti, ma devi farlo tu, con le tue mani. Se lo dirai a Draco o no non mi interessa. Mi piacerebbe finire nel roseto, l’ho amato molto, e se per te è lo stesso, in un giorno di vento.»
 
Lei mi guarda e tace. Mi guarda a lungo.
 
«Non è solo questo, vero?»
«No. Non è solo questo.»
«Perché io?»
«Chi altri? Ho sprecato un sacco di tempo a pensare che non eri la moglie ideale per Draco, adesso so che la moglie ideale sarebbe stata un disastro per lui. E per tutti noi. Scusami se mi arrogo il diritto di sentirmi parte della famiglia di cui tu sei il centro. Tu sei la moglie, l’amante, la madre. Solo tu puoi creare e distruggere. Solo da te posso avere il consenso.»
 
Ancora silenzio. Un lungo silenzio.
Le parole che non sono state dette lei le ha sentite.
Avrò la mia risposta.
 
Alza la testa, mi guarda negli occhi. Ha deciso.
«Vuoi che lo faccia ora?»
 
Non ho un cuore che possa accelerare, non ho polmoni per un sospiro di sollievo, di gioia, di paura. Come è possibile provare emozioni senza un corpo che le possa sentire?
«Siamo sole. Direi che è il momento ideale.»
«È il tramonto e si è alzato il vento. Andiamo.»
 
Hermione Granger si alza con piglio deciso, afferra l’urna contenente le mie ceneri posata sul caminetto e si avvia verso il giardino.
La seguo.
C’è ancora un po’ di sole e il cielo è animato da grasse nuvole bordate d’oro e di arancio.
Apre il vaso, tuffa dentro una mano senza pensarci un attimo, e mi lascia andare nel vento.  
 
 
 
 
 
 
Epilogo
 
Draco è rimasto decisamente spiazzato dalla strana pretesa della Granger.
Ha voluto partorire la sua quarta figlia al Manor.
 
Quando mai ha dimostrato tutto questo attaccamento al castello di famiglia? Non ci ha mai voluto abitare e la prima volta che avrebbe dovuto entrarci con le proprie gambe e non trascinata dai Ghermidori o rapita da Bellatrix e compagni, ha fatto tante di quelle storie che aveva dovuto sollevarla e portarla dentro di peso, distraendola nel frattempo a forza di baci.
 
Negli anni è scesa a patti con la sua avversione per quel posto, anche perché passarci un po’ di tempo in estate è piacevole, una vera meraviglia per i bambini, che possono giocare nel parco, tuffarsi nel laghetto, ospitare amici e godere di una libertà che a Londra non hanno nemmeno in sogno.
 
Durante la gravidanza ha passato infinite ore a parlare con Narcissa, sembrava che avessero da trasmettersi l’intero scibile umano.
 
E adesso è qui, che urla tra le sue braccia e lo insolentisce come sempre, tanto ormai la vecchia guaritrice c’è abituata.
Ha cambiato idea anche sul nome. Voleva chiamarla Jane e invece… Draco non riesce a capire cosa sia successo.
 
 
Non immaginavo una scena tanto cruenta. Il parto è terribile!
C’è sangue e grida di dolore. È estremamente violento. L’ho fatto anch’io.
Possibile? Non mi ricordo molto e mai ne ho visto un altro.
Come fa Draco a sopportarlo? Oh, lo so, non è lui che soffre, ma lei non può evitarlo in alcun modo. Perché lui sceglie di vedere tutto questo dolore e questo sangue e questo… dramma, perché?
 
Eccola, si vede la testa.
Quella che forse tra poco sarà la mia testa.
Non riesco ancora a crederci e non so se succederà davvero o cosa succederà.
Mi ha detto che il suo primo respiro sarà il mio.
Mi ha detto che in quel momento dimenticherò e di me resterà il ritratto magico con una piccolissima parte del mio spirito.
Sto per diventare la figlia di mio figlio, Hermione Granger sarà mia madre.
Sento un forte brivido, mi sento compressa e strappata via come in una materializzazione inesperta.
Sono fuori. I miei occhi sono appannati. Riesco a malapena a scorgere il viso di Draco, che si apre nel sorriso più felice che abbia mai visto. Hermione è sudata e sconvolta, appoggia la testa alla spalla di lui, che la bacia sulla tempia, le parla all’orecchio.
L’aria mi brucia nei polmoni per un attimo, poi sento quel rumore, straziante e commovente al tempo stesso.
Sorrisi.
Ancora lo stesso rumore, ancora aria bruciante nei polmoni e ancora rumore.
Sono io, sono io che sto piangendo. E respiro. E vivo.
 

Meravigliosa.
È stupenda, forse la più bella tra i suoi figli. Ha smesso quasi subito di piangere. È stata lavata, avvolta in un panno e ora se la gode appoggiata sul seno di sua madre, stretta tra le braccia di lei e tra le sue che avvolgono entrambe.
 
Forse questa è l’ultima volta che proverà questa emozione, non potranno continuare a fare figli in eterno. Forse questo piccolo fiore sarà l’ultimo del suo albero.
Come si può dire grazie di tutto questo. Esistono parole degne di esprimere quello che in questo momento prova?
 
Lo stupore che lo ammutolisce di fronte a questa meraviglia, la gratitudine inesprimibile verso la sua donna, che adesso si appoggia dolcemente al suo petto e sorride toccando quel piccolo miracolo di carne e sangue, quel gesto d’amore fatto vita. Non ci si abitua a questo.
 
«Gli altri stanno aspettando.»
«Quali altri?»
«Malfoy, sei distratto.»
«Sono stupefatto. E felice. E, sì, credo anche piuttosto tonto in questo momento.»
«Dovresti averci fatto il callo.»
«Granger, sei romantica come un cavallo da guerra! Lasciami godere ancora un attimo.»
«È bella come te.»
«E intelligente come te?»
«Speriamo!»
«Combinazione perfetta!»
«Che stronzo!»
«Ti amo.»
«Non tentare di confondermi.»
«Ti amo più di quanto tu possa immaginare. Nemmeno io riesco a capire davvero quanto. Sei dentro di me, sei le mie ossa.»
«Anche tu a romanticismo non scherzi! Sono felice di essere il tuo menisco e le tue falangette.»
«Sei tutte le mie ossa. Senza di te sarei una gelatina. Non potrei stare in piedi. E nemmeno seduto, niente. Ho bisogno di te.»
«Sì, mi sembrava…»
«Ora chi fa la stronza?»
«Abbracciami stretta.»
«Agli ordini.» Due minuti di silenzio. «Credo che dovrei presentare la signorina. Di là c’è anche il tuo capo.»
«Kingsley? E che ci fa qui?»
«Dice che si è trovato qui per caso e ha deciso di trattenersi. È in buona compagnia. Hai voglia di vedere qualcuno?»
«Solo i nostri figli adesso. Falli entrare.»
Arrivano, chiamati da un Elfo, entrano in silenzio e guardano un po’ stupiti.
«Ma’ la posso toccare?» Severus è impaziente, agile e forte, non sta mai fermo. Conosce il mondo con le mani, la sua mente è creativa, priva di pregiudizi. È un esploratore.
«Puoi accarezzarla ma ricordati che è nata oggi, è molto delicata.»
 
«Non trovo prudente toccarla. Pensi che i suoi sensi siano già attivi? Voglio dire, sarebbe capace di distinguere la mia voce da quella di… qualcun altro?» Antares è riflessivo, osserva, confronta, crea modelli mentali precisi. Sa che niente è definitivo.
 
«OH!» Eltanin.
 
Narcissa aveva finalmente detto, a Hermione, non a Draco, di nonna Peverel e della “vista”.
Lei aveva rilevato marginalmente che se esisteva una bisnonna Peverel, Draco era parente di Harry.
Aveva faticato un po’ a capire in cosa consistesse questa “vista”, dato che non portava a prevedere il futuro o a trovare cose o persone in luoghi nascosti o lontani. Narcissa le aveva detto testualmente “Lei vede la struttura della realtà, vede la sostanza del mondo”.
Oh, beh, che non fosse come gli altri si era capito dall’inizio. Niente di strano che avesse un potere difficile da comprendere.
Ma in quel preciso istante Hermione riesce a capire  qualcosa di quello strano potere. Si rende conto che lei ha visto. Non dice una parola, guarda sua madre. Lo sa.
 
Hermione teme per un attimo il giudizio della figlia. Ha fatto una scelta avventata? Avrebbe dovuto dirlo agli altri? Forse almeno a Draco.
Ma lei ha deciso di non farlo. Non vuole che lui la guardi in un modo diverso dagli altri suoi figli, anche perché Narcissa le ha assicurato che non resterà memoria alcuna della sua vita, sarà in tutto e per tutto una persona nuova.
Ma quello che sai ti cambia, non si torna indietro da una consapevolezza.
Hermione ha deciso di proteggere la sua famiglia, come sempre. TUTTA la sua famiglia.
 
Osserva Eltanin mentre guarda la nuova sorellina con occhi sgranati, la tocca delicatamente, poi si apre in un sorriso. Sorride anche a sua madre. Forse  non ne parleranno mai.
 
Dopo l’uscita dei ragazzi Draco si sdraia di nuovo accanto a sua moglie. Non vorrebbe lasciarla sola, anche se sa che ha bisogno di riposo. E una piccola orda di amici e parenti lo sta aspettando per conoscere la neonata.
 
«Porta tutti a pranzo e più tardi, quando sarò più riposata e più presentabile saluterò tutti. Prendila, presentala al mondo.»
 
Un bacio tenero. Uno sguardo che non ha bisogno di parole. Draco prende nelle sue grandi mani quella piccola creatura e si avvia verso il salotto.
 
Alle 12.20 del 6 agosto, sotto il segno del leone, è nata Charlotte Sunny Narcissa Malfoy.
Ultima figlia di Draco ed Hermione.
 
 
 
Finitus
 
 
 
GRAZIE
Alla signora Rowling, per aver inventato un mondo che non finisce mai di stimolare la fantasia di noi babbane;
A tutte le amiche e gli amici che mi hanno seguito mettendomi a parte dei loro pensieri e delle loro opinioni, aiutandomi a migliorare quanto lo consente la mia dura cocuzza;
A tutti coloro che hanno inserito le mie storie tra le loro preferite, ricordate o seguite, o addirittura ME tra gli autori preferiti (purché non facciano come una certa Roma);
A Beate, anche se …
A tutti quelli che hanno letto in silenzio;

A tutti, grazie.

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