Savin'me

di Karyon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Savin'me ***
Capitolo 2: *** Symposium ***
Capitolo 3: *** Wildflower ***
Capitolo 4: *** Pioggia ***
Capitolo 5: *** Save me ***



Capitolo 1
*** Savin'me ***


La raccolta ha partecipato al “Flash mini drabble Contest” indetto da Fabi Fabi, che ringrazio. Faccio i miei complimenti anche a tutti i partecipanti!
Qui i risultati, la raccolta si è classificata quinta.
 
Autore: Karyon.
Titolo: Savin’me.
Genere: Introspettivo, sentimentale, malinconico, triste.
Avvertimenti: What if…?, raccolta di double drabble.
Personaggi: Sirius Black, Andromeda Black, famiglia Black.
Introduzione: E’ una raccolta che mi è venuta in mente all’improvviso. E’ una specie di “SiriusxAndromeda”; una specie, perché quello di Sirius non è vero amore, forse, forse solo la sensazione che lei è l’unica viva, l’univa vera, che ancora non si è dissolta nel niente; l’unica che può salvarlo o che, forse, è salva come lui… Andromeda non la si conosce bene, quindi in parte il carattere è modellato solo ed esclusivamente da me.
NdA/Desclaimer: ogni foto appartiene ai rispettivi autori su DeviantArt, pertanto non mi appartengono. Idem per i personaggi della storia (©Joanne Rowling). La canzone è dei Nicklback, traduzione a fine raccolta. Ogni drabble si ispira alle cinque foto che ho scelto:
  • Radiate – la foto mi ha subito dato una sensazione di raccoglimento, ma anche di sogno, racconto e illusione. La lampada ha ispirato l’idea del racconto nel Giardino Grande e l’inizio della storia.
  • J2 – Semplicemente: l’autunno. Una stagione per me importante, perché mi trasmette una sensazione di malinconia frammista a tristezza sottile. Una sensazione che fa pensare molto, troppo, a tutto. In quel momento, Andromeda è già una figura bella ed eterea, quasi lontana, tra e sotto le foglie.
  • Apple Genes Spliced – Il mito di Platone e della mela. Anime gemelle in continua e perpetua ricerca, forse destinata a non compiersi, forse destinata a far soffrire per sempre.
  • Smoke –L’inizio della fine in un solo, semplice, regalo.
  • Where soul takes to – L’ultima confessione di un’anima sospesa, tra I desideri che strappano l’anima e il retaggio di un’eredità pesante.
Piccola nota: Andromeda è nata nel 1953, Sirius nel 1959/60, quindi i due hanno 5 o 6 anni di differenza.
Ah, tutta la raccolta è pensata vagamente come scandita in modo cronologico: nella prima Sirius ha nove anni, Dromeda quattordici; nella seconda ho immaginato un Sirius ai primi anni di Hogwarts, con Dromeda al sesto o settimo, quando ha appena conosciuto Ted (quindi una leggera infatuazione). Nella terza ho immaginato l’estate immediatamente successiva, quando Dromeda  e Ted già si frequentano, quindi il regalo fa capire a Sirius tutto ciò che c’è da capire.
Nella quarta ho immaginato un Sirius più grande e un Andromeda già fuori Hogwarts, dilaniata dalla voglia di scappare con Ted e il dovere verso la famiglia. Nell’ultima, Dromeda è già cancellata, già lontana da un Sirius indeciso tra l’odiarla e il continuare a sperare.
Numero di parole: Scritte all’inizio di ogni drabble, con contaparole word.

Buona lettura


Show me what it’s like| to be the last one standing,
And teach me wrong from right| And I’ll show you what I can be.
Say it for me| Say it to me,
And I’ll leave this life behind me|
Say it if it’s worth saving me…
 
Savin’ me
 
Flames in the darkness [Radiate – 218 parole - Foto]
 
Anche quando era Primavera e le scure mura del maniero venivano inzuppate nella delicata aura dorata dell’alba, gli immensi saloni e le maestose scalinate giacevano divorati dall’oscurità che invariabilmente li affliggevano. 
Forse era la stessa anima dei Black che, anno dopo anno, aveva eroso persino la luce, soffocando ogni guizzo luminoso che gettava i suoi raggi attraverso qualche antica fessura tra le pareti.
«Questo posto è muto» diceva Andromeda, poi li portava nel Giardino Grande – quello che in Primavera profumava di fiori, ma brancolava tra le erbacce incolte.
La maggior parte delle volte, Regulus scappava in casa, annoiato dal ronzio degli insetti e lagnandosi del terriccio umido che sapeva di pioggia.
Sirius, invece, restava lì: a bersi quelle parole melodiose portate via dal vento fresco, mentre il cielo vibrava al blu cobalto della sera. E guardava Andromeda, con i lunghi capelli sparsi a onde sulla copertina a righe e il viso di porcellana rischiarato dal tremolante fuoco che sfrigolava nel piccolo braciere a forma di ciotola.
Le storie che raccontava erano leggere e delicate, gli accarezzavano la mente come nient’altro al mondo. Sirius, al tempo, aveva nove anni e guardava quegli occhi scuri e le labbra sottili da quattordicenne come a qualcosa che gli metteva in subbuglio l’anima.
Una fiammella nelle calde sere di Primavera, che rischiarava l’oscurità.


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Capitolo 2
*** Symposium ***


Symposium [Apple Genes Spliced – 225 parole – Foto]
 
Le vacanze invernali sembravano attirare l’aria gelida del Nord, che finiva per impregnare poi ogni angolo di Grimmauld Place; una densa cappa grigia avvolgeva ogni cosa e il sole faticava a mostrarsi tra le coltri color del ferro.
Nonostante tutto, Sirius aveva amato tornare a casa nel periodo natalizio: l’atmosfera di entusiasmo che avrebbe dovuto trasudare dai salotti altezzosi, era catalizzata dall’oasi di una sola stanza, ultimo bastione di una festività ormai vuota.
In quei momenti, la camera di Sirius si trasformava in un trionfo d’ allori e gingilli colorati.
E Andromeda era lì, con un buffo copricapo con corna di renna in testa.
Anche allora gli raccontava delle storie e, sebbene per il resto del mondo lui si considerasse un adulto, per lei continuava a il solito ragazzino esaltato – e lo sarebbe stato per sempre.
Con una calma che non gli apparteneva più da tempo, Sirius si sdraiava ad ascoltare quella voce melodiosa che avrebbe riconosciuto tra mille.
Quella volta raccontava di mele e anime gemelle, miti venuti da un mondo babbano che lei non avrebbe dovuto conoscere.
Sirius la spiava di sottecchi, mentre parlava degli dèi gelosi che condannavano l’uomo a cercare per sempre l’altra metà della mela, e provava a capire… un rossore da nulla – leggero e impalpabile – sulle guance della cugina, lo feriva più di quella casa fredda come il ghiaccio.
 

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Capitolo 3
*** Wildflower ***


Wildflower [Smoke – 219 parole –Foto]
 
L’estate, quando arrivava, aveva la prepotente capacità di infilarsi ovunque, dalle pieghe della pelle ai recessi più profondi dell’animo; Sirius quell’anno si sentiva stranamente in armonia con quella stagione così leggera, mentre attraversava il portone di Grimmauld Place. In un angolo del Giardino Grande, le sue cugine aiutavano a coltivare fiori di campo – nuova moda tra i Purosangue annoiati.
Andromeda, col suo svolazzante vestito a fiori, sorrideva, irradiata dal sole.
Nonostante le svariate storie di cui si era contornato a Hogwarts, nulla riusciva a distogliere la sua parte più profonda da lei, l’unica che riusciva a salvarlo in qualsiasi modo conoscesse.
Con un saluto allegro che era solo per lei, Sirius attraversò il sentiero che tagliava in due il giardino, fece un passo, poi si arrestò: lo sguardo di Dromeda si posò su di lui e qualcosa d’impercettibile sul suo viso cambiò; sorrideva come sempre, eppure qualche linea dell’espressione cambiò.
Andromeda rifuggiva il suo sguardo, approfittando del chiacchiericcio insulso di Narcissa, mentre Sirius continuava a guardare, bloccato sul posto.
Colpevole, sembrava colpevole.
Appeso al collo sottile, lungo abbastanza da sfiorare quella parte del corpo cui Sirius non riusciva a non pensare, nonostante l’imbarazzo che di solito non gli apparteneva, un ciondolo: un cuore dorato i cui ghirigori brillavano sotto il sole.
Fu un lampo, poi Andromeda scappò verso casa.
 

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Capitolo 4
*** Pioggia ***


Pioggia [Where soul takes to – 218 parole – Foto]
 
La pioggia scrosciante lavava via l’afa di quei giorni, così come sembrava far scivolare quelle parole nella sua mente, gettandole in un vortice di pensieri impetuosi.
Nella sua testa il mondo era temporaneamente capovolto, con la terra a fargli da cielo denso e tenebroso per qualche attimo.
La vedeva lì: sospesa tra cielo e terra – su un confine che era labile come un’orma in quella stessa pioggia scrosciante – capovolta, come lo era il mondo nel quale si era gettata.
Andromeda era seduta sul divano ordinato di Grimmauld place, a riversargli addosso la sua vita, come un vaso colmo fino all’orlo.
Sirius era tornato dalle vacanze pasquali solo per lei e ora era lì, a sorbirsi quei discorsi sul dovere e sull’amore, quello per un Babbano, sbocciato con tenera lentezza nel suo cuore di Purosangue fallita; stava lì ad ascoltare di fughe e desideri, quando avrebbe voluto scappare lontano, con quelle parole sbavate di pianto a scavargli l’anima.
Tuttavia non poteva, inchiodato da quegli occhi scuri annegati nella pioggia; nonostante si sentisse anche lui sospeso in quel mondo al contrario, tra il dovere di cugino e il diritto di reclamare ciò che voleva.
E voleva lei, semplicemente, ma non poteva: lui era solo quell’eterno ragazzino che ascoltava qualsiasi sua storia.
Sirius sospirò e si girò, pronto ad ascoltarla ancora.
 

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Capitolo 5
*** Save me ***


Save me [J2 – 219 parole – Foto]
 
«Questo Natale resterò a Hogwarts».
 
Sirius si rigirò quella frase nella testa, come una nenia imparata a memoria; breve e diretta.
Tuttavia lui sapeva che non era mai così semplice e che, dopotutto, nulla era come sembrava.
La verità era che aveva smesso di infestare Grimmauld Place, quando il suo sole aveva deciso di oscurarsi per sempre: Andromeda era stata cancellata dagli arazzi di famiglia quell’estate stessa, pochi mesi dopo la confessione sciorinata brutalmente sotto quella maledetta pioggia incessante che ancora gli assordava le orecchie, nelle notti piovose di Hogwarts.
Eliminata con un ordinato colpo di bacchetta, via dagli occhi e dal cuore di una famiglia troppo occupata a seguire un ideale assoluto di sangue, per rendersi conto che il vero sangue era quello che scorreva nelle vene di chiunque di loro.
La immaginava lì, ancora che ballava sotto le foglie croccanti color dell’oro – nell’Autunno che tingeva il Giardino Grande di colori caldi. E quando ballava, con occhi luccicanti e naso irritato dal vento, gli parlava di libertà; gli parlava di quella salvezza che lei aveva raggiunto e lui, ora, malediva più di quella stessa famiglia.
Con un gesto di stizza chiuse gli occhi, ma fu solo un attimo: un gesto per riportare ogni cosa alla mente; di nuovo foglie cadenti, oro ovunque e lei – che ballava.
Salvami, sussurrò.
 
 
Mostrami com’è | essere l’ultimo rimasto in piedi,
e insegnami lo sbagliato dal giusto | e io ti mostrerò cosa posso essere.
Dillo per me | Dimmelo,
 Lascerò questa vita dietro di me,
dimmi se vale la pena salvarmi…
Savin’me – Nickelback.
 

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