Savin'me di Karyon (/viewuser.php?uid=44967)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Savin'me ***
Capitolo 2: *** Symposium ***
Capitolo 3: *** Wildflower ***
Capitolo 4: *** Pioggia ***
Capitolo 5: *** Save me ***
Capitolo 1 *** Savin'me ***
La
raccolta ha partecipato al “Flash
mini
drabble Contest” indetto da Fabi Fabi, che
ringrazio. Faccio i miei
complimenti anche a tutti i partecipanti!
Qui
i risultati,
la raccolta si è classificata quinta.
Autore: Karyon.
Titolo: Savin’me.
Genere: Introspettivo,
sentimentale, malinconico,
triste.
Avvertimenti: What
if…?, raccolta di double drabble.
Personaggi: Sirius Black,
Andromeda Black, famiglia
Black.
Introduzione: E’ una
raccolta che mi è venuta in mente
all’improvviso. E’ una specie di
“SiriusxAndromeda”; una specie, perché
quello
di Sirius non è vero amore, forse, forse solo la sensazione
che lei è l’unica
viva, l’univa vera, che ancora non si è dissolta
nel niente; l’unica che può
salvarlo o che, forse, è salva come lui…
Andromeda non la si conosce bene,
quindi in parte il carattere è modellato solo ed
esclusivamente da me.
NdA/Desclaimer:
ogni foto appartiene ai rispettivi
autori su DeviantArt, pertanto non mi appartengono. Idem per
i personaggi
della storia (©Joanne Rowling). La canzone è dei
Nicklback, traduzione a fine
raccolta. Ogni drabble si ispira alle cinque foto che ho scelto:
- Radiate
– la foto mi ha subito dato una sensazione di raccoglimento,
ma anche di sogno, racconto e illusione. La lampada ha ispirato
l’idea del racconto nel Giardino Grande e l’inizio
della storia.
- J2
– Semplicemente: l’autunno. Una stagione per me
importante, perché mi trasmette una sensazione di malinconia
frammista a tristezza sottile. Una sensazione che fa pensare molto, troppo, a tutto. In quel momento,
Andromeda è già una figura bella ed eterea, quasi
lontana, tra e sotto le foglie.
- Apple
Genes Spliced – Il
mito di Platone e della mela. Anime gemelle in continua e perpetua
ricerca, forse destinata a non compiersi, forse destinata a far
soffrire per sempre.
- Smoke
–L’inizio
della fine in un solo, semplice, regalo.
- Where
soul takes to – L’ultima
confessione di un’anima sospesa, tra I desideri che strappano
l’anima e il retaggio di un’eredità
pesante.
Piccola
nota: Andromeda è nata nel 1953,
Sirius nel 1959/60, quindi i due hanno 5 o 6 anni di differenza.
Ah,
tutta la raccolta è pensata vagamente come scandita in modo
cronologico: nella
prima Sirius ha nove anni, Dromeda quattordici; nella seconda ho
immaginato un
Sirius ai primi anni di Hogwarts, con Dromeda al sesto o settimo,
quando ha
appena conosciuto Ted (quindi una leggera infatuazione). Nella terza ho
immaginato l’estate immediatamente successiva, quando Dromeda e Ted già si
frequentano, quindi il regalo fa
capire a Sirius tutto ciò che c’è da
capire.
Nella
quarta ho immaginato un Sirius più grande e un Andromeda
già fuori Hogwarts,
dilaniata dalla voglia di scappare con Ted e il dovere verso la
famiglia. Nell’ultima,
Dromeda è già cancellata, già lontana
da un Sirius indeciso tra l’odiarla e il
continuare a sperare.
Numero
di
parole: Scritte all’inizio di ogni drabble, con
contaparole word.
Buona
lettura
Show
me what it’s like| to be the last one standing,
And
teach me wrong from right| And I’ll show you what I can be.
Say
it for me| Say it to me,
And
I’ll leave this life behind me|
Say
it if it’s worth saving me…
Savin’
me
Flames
in the darkness [Radiate – 218 parole - Foto]
Anche
quando era Primavera e le
scure mura del maniero venivano inzuppate nella delicata aura dorata
dell’alba,
gli immensi saloni e le maestose scalinate giacevano divorati
dall’oscurità che
invariabilmente li affliggevano.
Forse
era la stessa anima dei
Black che, anno dopo anno, aveva eroso persino la luce, soffocando ogni
guizzo
luminoso che gettava i suoi raggi attraverso qualche antica fessura tra
le
pareti.
«Questo
posto è muto»
diceva Andromeda, poi li portava
nel Giardino Grande – quello che in Primavera profumava di
fiori, ma brancolava
tra le erbacce incolte.
La
maggior parte delle volte,
Regulus scappava in casa, annoiato dal ronzio degli insetti e
lagnandosi del
terriccio umido che sapeva di pioggia.
Sirius,
invece, restava lì: a
bersi quelle parole melodiose portate via dal vento fresco, mentre il
cielo vibrava
al blu cobalto della sera. E guardava Andromeda, con i lunghi capelli
sparsi a
onde sulla copertina a righe e il viso di porcellana rischiarato dal
tremolante
fuoco che sfrigolava nel piccolo braciere a forma di ciotola.
Le
storie che raccontava erano leggere
e delicate, gli accarezzavano la mente come nient’altro al
mondo. Sirius, al
tempo, aveva nove anni e guardava quegli occhi scuri e le labbra
sottili da
quattordicenne come a qualcosa che gli metteva in subbuglio
l’anima.
Una
fiammella nelle calde sere di
Primavera, che rischiarava l’oscurità.
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Capitolo 2 *** Symposium ***
Symposium
[Apple Genes Spliced – 225 parole – Foto]
Le
vacanze invernali sembravano attirare l’aria gelida del Nord,
che finiva per
impregnare poi ogni angolo di Grimmauld Place; una densa cappa grigia
avvolgeva
ogni cosa e il sole faticava a mostrarsi tra le coltri color del ferro.
Nonostante
tutto, Sirius aveva amato tornare a casa nel periodo natalizio:
l’atmosfera di entusiasmo
che avrebbe dovuto trasudare dai salotti altezzosi, era catalizzata
dall’oasi
di una sola stanza, ultimo bastione di una festività ormai
vuota.
In
quei momenti, la camera di Sirius si trasformava in un trionfo
d’ allori e
gingilli colorati.
E
Andromeda era lì, con un buffo copricapo con corna di renna
in testa.
Anche
allora gli raccontava delle storie e, sebbene per il resto del mondo
lui si
considerasse un adulto, per lei
continuava
a il solito ragazzino esaltato – e lo sarebbe stato per
sempre.
Con
una calma che non gli apparteneva più da tempo, Sirius si
sdraiava ad ascoltare
quella voce melodiosa che avrebbe riconosciuto tra mille.
Quella
volta raccontava di mele e
anime gemelle, miti
venuti da un
mondo babbano che lei non avrebbe dovuto conoscere.
Sirius
la spiava di sottecchi,
mentre parlava degli dèi gelosi che condannavano
l’uomo a cercare per sempre l’altra
metà della mela, e provava a capire… un rossore
da nulla – leggero e impalpabile
– sulle guance della cugina, lo feriva più di
quella casa fredda come il
ghiaccio.
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Capitolo 3 *** Wildflower ***
Wildflower
[Smoke – 219 parole –Foto]
L’estate,
quando arrivava, aveva la
prepotente capacità di infilarsi ovunque, dalle pieghe della
pelle ai recessi
più profondi dell’animo; Sirius
quell’anno si sentiva stranamente in armonia con
quella stagione così leggera,
mentre
attraversava il portone di Grimmauld Place. In un angolo del Giardino
Grande,
le sue cugine aiutavano a coltivare fiori di campo – nuova
moda tra i Purosangue
annoiati.
Andromeda,
col suo svolazzante
vestito a fiori, sorrideva, irradiata dal sole.
Nonostante
le svariate storie di cui
si era contornato a Hogwarts, nulla riusciva a distogliere la sua parte
più
profonda da lei, l’unica che riusciva a salvarlo
in qualsiasi modo conoscesse.
Con
un saluto allegro che era solo
per lei, Sirius attraversò il sentiero che tagliava in due
il giardino, fece un
passo, poi si arrestò: lo sguardo di Dromeda si
posò su di lui e qualcosa d’impercettibile
sul suo viso cambiò; sorrideva come sempre, eppure qualche
linea
dell’espressione cambiò.
Andromeda
rifuggiva il suo sguardo,
approfittando del chiacchiericcio insulso di Narcissa, mentre Sirius
continuava
a guardare, bloccato sul posto.
Colpevole, sembrava
colpevole.
Appeso
al collo sottile, lungo
abbastanza da sfiorare quella parte del corpo cui Sirius non riusciva a
non
pensare, nonostante l’imbarazzo che di solito non gli
apparteneva, un ciondolo: un cuore
dorato i cui
ghirigori brillavano sotto il sole.
Fu
un lampo, poi Andromeda scappò
verso casa.
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Capitolo 4 *** Pioggia ***
Pioggia
[Where soul takes to – 218 parole – Foto]
La
pioggia scrosciante lavava via
l’afa di quei giorni, così come sembrava far
scivolare quelle parole nella sua
mente, gettandole in un vortice di pensieri impetuosi.
Nella
sua testa il mondo era
temporaneamente capovolto, con la terra a fargli da cielo denso e
tenebroso per
qualche attimo.
La
vedeva lì: sospesa tra cielo e
terra – su un confine che era labile come un’orma
in quella stessa pioggia
scrosciante – capovolta, come lo era il mondo nel quale si
era gettata.
Andromeda
era seduta sul divano ordinato
di Grimmauld place, a riversargli addosso la sua vita, come un vaso
colmo fino
all’orlo.
Sirius
era tornato dalle vacanze
pasquali solo per lei e ora era lì, a sorbirsi quei discorsi
sul dovere e
sull’amore, quello per un Babbano, sbocciato con tenera
lentezza nel suo cuore
di Purosangue fallita; stava lì ad ascoltare di fughe e
desideri, quando
avrebbe voluto scappare lontano, con quelle parole sbavate di pianto a
scavargli l’anima.
Tuttavia
non poteva, inchiodato
da quegli occhi scuri annegati nella pioggia; nonostante si sentisse
anche lui
sospeso in quel mondo al contrario, tra il dovere di cugino e il
diritto di
reclamare ciò che voleva.
E
voleva lei, semplicemente, ma
non poteva: lui era solo quell’eterno ragazzino che ascoltava
qualsiasi sua
storia.
Sirius
sospirò e si girò, pronto
ad ascoltarla ancora.
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Capitolo 5 *** Save me ***
Save
me
[J2
– 219 parole – Foto]
«Questo
Natale resterò a
Hogwarts».
Sirius
si rigirò quella frase
nella testa, come una nenia imparata a memoria; breve e diretta.
Tuttavia
lui sapeva che non era
mai così semplice e che, dopotutto, nulla era come sembrava.
La
verità era che aveva smesso di
infestare Grimmauld Place, quando il suo sole aveva deciso di oscurarsi
per
sempre: Andromeda era stata cancellata dagli arazzi di famiglia
quell’estate
stessa, pochi mesi dopo la confessione
sciorinata
brutalmente sotto quella maledetta pioggia incessante che ancora gli
assordava
le orecchie, nelle notti piovose di Hogwarts.
Eliminata
con un ordinato colpo
di bacchetta, via dagli occhi e dal cuore di una famiglia troppo
occupata a
seguire un ideale assoluto di sangue, per rendersi conto che il vero sangue era
quello che scorreva
nelle vene di chiunque di loro.
La
immaginava lì, ancora che
ballava sotto le foglie croccanti color dell’oro –
nell’Autunno che tingeva il
Giardino Grande di colori caldi. E quando ballava, con occhi luccicanti
e naso irritato
dal vento, gli parlava di libertà; gli parlava di quella salvezza che lei
aveva raggiunto e lui, ora, malediva più di quella
stessa famiglia.
Con
un gesto di stizza chiuse gli
occhi, ma fu solo un attimo: un gesto per riportare ogni cosa alla
mente; di
nuovo foglie cadenti, oro ovunque e lei – che ballava.
Salvami,
sussurrò.
Mostrami
com’è | essere l’ultimo
rimasto in piedi,
e
insegnami lo sbagliato dal
giusto | e io ti mostrerò cosa posso essere.
Dillo
per me | Dimmelo,
Lascerò
questa vita dietro di me,
dimmi
se vale la pena salvarmi…
Savin’me
– Nickelback.
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