Pretty Young Thing;

di gm19961
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** I hate you, Mr. Lennon! ***
Capitolo 3: *** Come with me; ***
Capitolo 4: *** You're my dream; ***
Capitolo 5: *** Goodbye Cosetta; ***
Capitolo 6: *** One day, we'll have our happy ending; ***
Capitolo 7: *** Let it be; ***
Capitolo 8: *** A normal life; ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


 

 


Well she was just seventeen
You know what I mean
And the way she looked
Was way beyond compare
So how could I dance with another,
Oh, when I saw her standing there”

 

10 Giugno 1966, stanza da letto Royal Lodge.

Chiuse la porta, anche questa giornata a finita. Serrò gli occhi e si concentrò sulle sue emozioni, su ciò che stava provando dentro. Ma vuoto, black out. Riusciva solo a sentire il rumore della pioggia, le sue estenuanti gocce battere sui vetri dell’enorme vetrata della camera, sentire l’ondata di freddo che pian piano prevaleva intorno a lei. L’Inghilterra era famosa per il suo continuo e assiduo freddo, per il Big Bang e per la gente estremamente rigida e sobria e il rock. E quanto avrebbe voluto vederle tute queste cose; sebbene fosse lì non poteva andarci, perché era chiusa in una immensa reggia da cui non poteva uscire. Era diversa, fuori luogo, appartenente ad un altro posto, ad un’altra nazione; non lì, non in quella casa, non in quelle strada, non i quei giardini. Una totale estranea, fuori dal mondo, stralunata, svogliata di continuare a vivere così. Era sempre stata la più piccola, la più scontrosa, la più buffa; e per questo sua sorella la invidiava. Era sempre stata dannatamente la più bella e la migliore in tutto, ma perché? Perché lei? Cosa aveva fatto di male? Dopotutto stava solo vivendo un sogno, quasi ogni ragazza sul pianeta sognava almeno una volta di essere come lei, ma la ragazza non voleva essere quello che era. Intrappolata in una gabbia d’oro, e non poter volare via libera. No, lei doveva rimanere lì, compiacere tutti e soprattutto, la regola era una: non vivere. Se non riuscivi ad accettare questo principio, dovevi fare solo una cosa: accettarlo volente o nolente. Si sentiva inerme, ecco. Quella sensazione in cui tu vorresti far tutto ma la semplice realtà è che tu non puoi fare assolutamente nulla. Aprì finalmente gli occhi e a passo lento, moderato, cercando di mantenere la calma, si avvicinò al giradischi e prese un disco e-non a caso-posizionò il suo album preferito, uscito un anno prima dal celeberrimo gruppo Liverpooliano, i Beatles. Solo loro la potevano farla rilassare, solo loro la potevano farla sfogare, la musica era il suo vero campo; e se non fosse stato per i suoi doveri sarebbe uscita da quel palazzo e non sarebbe mai più tornata indietro. Si sarebbe messa a girare il mondo con la sua chitarra e vedere, capire, come fossero davvero le persone normali. Lei, infatti, era speciale. Non era una ragazza qualsiasi, era una principessa. La più piccolina, la seconda figlia di Giorgio VI, deceduto un mese orsono. In teoria, la prima erede destinata al trono era sua sorella Elisabetta II, che aveva sempre nutrito un certo astio per le qualità che la sorella minore aveva; e sicuramente il fatto che pur essendo la prima l’erede diretta, sua sorella sarebbe dovuta diventare regina d’Inghilterra, aveva sicuramente peggiorato il già precario equilibrio con il suo rapporto.  Ma chi era questa donna che non è mia stata nominata? Questa donna che tutti devono forzatamente dimenticare? Questa donna che ha creato la storia che noi tutti conosciamo? Era la principessa Valerie Elizabeth Rachel VI, ma se preferite, chiamatela Valerie. Si tolse i tacchi bianchi delle ennesime scarpe firmate e si sdraiò sul letto a baldacchino, ricoperto dalle più fini e costose lenzuola e iniziò a muovere i piedi a ritmo di musica; e ovviamente, iniziò a cantarla sotto voce, non poteva farsi sentire. Le note di “Help!”erano così travolgenti, spassose, perfette e così, senza perché, inspiegabilmente, iniziò a sorridere.

Per ricercare la tranquillità assoluta, si tolse le forcine dai capelli e li lasciò cadere sulla schiena; erano lunghi, biondi, ricci e quanto adorava tenerli così. E nemmeno questo poteva; non poteva portare i capelli come più le garbava, o semplicemente ascoltare la musica che voleva… non era da protocollo, non era adatto ad una principessa del suo rango, non poteva farlo, ecco. Non era permesso dalla futura Regina inglese. Finchè, improvvisamente, sentì qualcuno bussare alla porta. Con uno scatto si alzò dal letto e corse verso il giradischi, fermandolo e rimettendo al suo posto il suo prezioso album, nascondendolo nella libreria, piena di libri di legge, costituzione inglese, e tante altre cose terribilmente noiose. Prese la vestaglia, si tirò due ciocche dietro le orecchie, e con un tono calmo, aprì bocca.-Sì, avanti.-

Entrò sua madre, vestita con una camicia da notte e con i capelli corti perfetti, senza nemmeno una ciocca fuori posto.-Disturbo, Valerie?-la principessa scosse la testa e inchinandosi baciò la mano alla madre; e con un cenno con la mano indicò di sedersi sulla poltrona, accanto a lei.-Cosa la porta qui?-chiese lei sorridendo forzatamente, facendo risplendere i suoi denti bianchi, quasi perfetti.-Ti vedo taciturna, è sempre quel fatto? Pensavo che l’avessi superato, come ha fatto tua sorella.-chiese lei accarezzandole la testa. Lei scosse la testa.-No, cioè sì. Io lo adoravo, anche se non abbiamo passato tanto tempo insieme… ma no, non è questo-

-Allora cos’è? Mi duole vederti così, e lo sai. Sei sempre così solare, così birbante e fai ridere tutto il regno. Mentre ti sei spenta nell’ultimo mese. Non è comportamento da…-la figlia la interruppe.-..da futura Regina d’Inghilterra. Sì lo so. Ma madre, io non voglio, perché non lo può diventare Elisabetta? Sarebbe una sovrana perfetta.-disse lei sospirando pesantemente.-Valerie, io ho istruito te ed Elisabetta in due modi differenti, è vero. Lei è stata istruita con uno statuto ancor più rigido del tuo, e ora non sei abituata a prendere il suo posto. Ma era nelle volontà del tuo defunto padre a volere questo. E tutto ciò che il Re dice, per me, per tutti è legge. E così deve essere anche per te. Anche questo tuo modo di interrompermi, non è regale, non potrai mai farlo, e nonostante questo, sarai una Regina splendida, e lo so per certo.-la ragazza si morse il labbro e con la testa bassa annuì,.-Grazie delle parole, adesso preferirei rimanere sola.-

-Sono venuta qui anche per conferirti una notizia. Ascoltami, mia diletta.-non accennava a diminuire il suo perfetto sorriso e questo Valerie non lo sopportava. Era così irritante, le dava soggezione.-Io, anzi tuo padre sapeva quanto fossi attaccata alla musica. E anche se sono riluttante a dirtelo, aveva organizzato un incontro, di domani pomeriggio precisamente, con un gruppo molto famoso che suonerà alla festa di domani. E tu forse sai chi.-Valerie alzò la testa, nascondendo le lacrime, e iniziò a respirare ancora più pesantemente.-Chi?-la madre si alzò, e con le braccia conserte si avvicinò allo scaffale pieno di libri; guardò sua figlia e annuì.-Come sa che lì dentro ci sono..?-

-Figlia mia, sarò vecchia ma non sorda. E so anche io che queste persone ti conferiscono emozioni o quello che è. E tuo padre, visto che ti adorava, voleva farti tornare il sorriso con questa notizia. Ora scusami, sono molto stanca, domani ti voglio perfetta e raggiante. Buonanotte.-la principessa si alzò in piedi e si inchinò alla madre-Buonanotte, madre.- e non si alzò finchè non si dileguò dalla stanza. Rimase accovacciata a terra, iniziando a piangere di gioia e dolore. Dolore per la perdita del suo amato padre perché la fonte della sua gioia sarebbe arrivata lì, loro, i Beatles. Forse la sua Beatlefobia era l’unica cosa che la legava alle ragazze della sua età. E non avrebbe perso l’occasione di incontrarli.

11 Giugno, 1966. Royal Lodge.

La principessa si alzò dal letto energica come non mai, i suoi dispiaceri per quella giornata dovevano dissolversi, sì, perché quel giorno avrebbe incontrato non persone qualsiasi ma bensì i Beatles, il gruppo più famoso, più sparlato e più popolare. Come era di sua consuetudine per una buona giornata, c’era solo una cosa da fare: scappare. Dopo aver pettinato i suoi lunghi capelli ricci, e dopo essersi messa addosso un vezzoso abitino estivo, bianco con dei piccolini fiorellini marroni, e degli stivaletti marroni con le stringhe, era pronta. Senza farsi sentire, aprì la porta di camera sua e la chiuse senza far rumore. Iniziò a camminare in punta di piedi, cercando da non farsi vedere dalle domestiche e maggiordomi vari. Beh tutti eccetto uno. Si avvicinò all’ufficio isolato del palazzo e bussò lentamente.-Ronald.. Rooon aprì, sono io! Dammi i documenti falsi, sbrigati!-la porta si aprì improvvisamente e un uomo, sui trent’anni, tutore della principessina. Si inchinò a lei.-Ah piantala di farmi gli inchini e dammi le cose!-l’uomo ridacchiò e si avvicinò al cassetto della scrivania.-Ma come siamo tenere, principessa!-lei sorrise e lo incitò a sbrigarsi.-Impegni  oggi?-lui scosse la testa.-Nessuno, eccetto che devi essere qui tra due ora esatte, visto che sono le sei del mattino precise. Alle otto la colazione con la sua famiglia, alle dieci lezioni mattutine. In seguito pranzo e alle ore due e mezza passeggiata con sua sorella. E poi alle quattro il suo momento di gloria, principessa. I Fab Four, con il Paul McCarntney che tanto ama.-disse ironico.-Io non amo Paul McCartney, io li amo tutti e quattro!-disse sorridendo e facendogli l’occhiolino.-Bene, questo è un documento falso, e la sua macchina fotografica, non vorrebbe mai che qualcuno la riconoscesse. Alle otto nelle scuderie, mi raccomando.-la ragazza lo abbracciò forte e poi gli sfilo il documento dalle mani-Ti adoro Ronald, ci vediamo dopo!-la ragazza sfrecciò giù per le interminabili scale e passò per l’immenso giardino, colmo di fontane, panchine, fiori e aiuole. Le scuderie avevano un passaggio segreto di cui ne era conoscenza solo alla famiglia Reale, in caso di pericolo. Uscì finalmente da quella reggia di cui veramente non ne poteva più, e tagliò per i campi  lì vicino. Li collegava alla strada principale, piena di negozi, alberghi, strade e tutto ciò che il mondo aveva da offrire. Si fermò ad osservare una bancarella di frutta, fuori da un negozietto di alimentari. Iniziò a scattare qualche foto, e nel frattempo qualcuno si stava avvicinando. Quattro ragazzi mattinieri, a quanto pare.

-Io ODIO svegliarmi presto!-disse Paul piagnucolando e strofinandosi gli occhi con le mani.-Piantala di fare la prima donna, McCartney! Qui tutti abbiamo sonno e nessuno si sta lamentando!!-disse con un tono scocciato Lennon, camminando a fianco degli altri due compari, armato di occhiali da sole e capello.-Hai ragione John, Paul.-disse Ringo sorridendo sguaiatamente.-Io ho sempre ragione, batterista da strapazzo!-ridacchiò il cantante insieme a George.-Beh, che posto desolato.-disse George guardandosi intorno con uno sguardo perso.-Ci credo, sono le sei del mattino! Mi verranno le occhiaie oggi pomeriggio! E nessuno mi ammirerà come prima!!-disse Paul in modo eccentrico.-Ma ieri sera prima di andare a letto ti sei fatto un’iniezione di ormoni femminili?! Non ti sopporto più!-John era sempre stato famoso per il suo pungente sarcasmo e sfacciataggine.-Io non sono una donna, sono solo bello, che male c’è a vantarsene?-disse Paul facendo la vittima.-Il punto è che va bene vantarsi, ma non devi sempre fare la prima donna, Paul.-disse saggiamente Ringo stampando un altro dei suoi sguaiati sorrisi Liverpooliani.-Ringo ha ragione. E poi voi due state sempre a litigare per qualsiasi cavolata, ammette…-George mentre stava incamminando andò a sbattere contro John, che si era improvvisamente fermato davanti a lui.-John! Ma che stai guardando??-lo rimproverò il chitarrista, massaggiandosi il naso che aveva appena sbattuto.-Lennon, stai bloccando la carovana!-disse Ringo con un accento del Texas, fingendosi un cowboy. John sorrise malizioso e abbassò gli occhiali per mettere bene a fuoco la vista. C’era una ragazza a pochi metri da loro. Stava fotografando una bancarella della frutta. Era alta, magra, con degli splendidi capelli lunghi biondi, un vestito leggero e delle gambe da far paura.-La vedete quella laggiù?-disse Lennon agli altri Beatles.-Vuoi dire “Quello schianto laggiù”?-rettificò Paul sistemandosi la cravatta e sorridendo.-Sì, quella pollastra. Scommetto quello che volete che riesco a baciarla, qua, davanti a tutti.-disse con un tono ancor più di sfida e malizioso.-Impossibile, John. Non la conosci neanche!-disse saggiamente Ringo scuotendo la testa.-Non fare il piantagrane, Ringo. Fallo provare, ci possiamo divertire!-disse George sorridendo soddisfatto.-Bene Johnny, scommetto tutta la grana che hai nel portafoglio. Se ce la fai, avrai la meglio su di noi per tutto il pomeriggio, in caso contrario..-disse Paul lasciando la parola a Ringo.-.. SOLDI!-disse sorridendo un’altra volta con George.-Bene, guardate e imparate pivelli.-disse controllandosi l’alito e togliendosi gli occhiali da sole. Valerie iniziò ad incamminarsi, aveva finito di fotografare quel grazioso panorama e si sentì richiamata da una soave voce, tanto familiare e dolce.-Ehy, tu, dolcezza!-disse John sorridendole e piazzandosi davanti a lei. Valerie indietreggiò spaventata, in un primo momento non lo riconobbe.-Non avere paura, io sono John Lennon.-disse porgendole la mano. Valerie si sentì una fitta al cuore. Quegli occhi, quella bocca e quel tutto. Era davvero lui. Bastava guardarlo per capirlo.-Oh mio Dio, sei davvero tu?-disse lei sorridendo, facendo emergere il suo lato da fan sfegatata e mettendo da parte il suo charme e raffinatezza principesca.-Certo bellezza. E tu come ti chiami?-le fece l’occhiolino e le baciò la mano. In lontananza i ragazzi osservavano, facendo finta di nulla.-Io sono…Va..Valerie.-disse lei arrossendo.-Valerie, posso fare una cosa? Non odiarmi, te ne prego!-disse lui chiudendo lo spazio tra di loro con un bacio dolce sulle labbra. La principessa sbarrò gli occhi, si stava davvero baciando con John Lennon? In meno di tre minuti, lui era lì, appiccicato alle sue labbra. Era strano, e bello. Sarà stato il suo istinto principesco, ma non era ciò che sognava di fare con un Beatle, non così, per lo meno. Un impulso la portò a farlo staccare da lui. Gli tirò perfino uno schiaffo.-Anche se lei John Lennon, nessuno le da il diritto di fare così con le prime signore che le passano in parte. Il suo è un atteggiamento deplorevole e del tutto fuori luogo, e lei non sa nemmeno chi sono io!!-disse arrabbiata con uno sguardo accigliato. Gli altri tre Beatles per poco non rotolavano a terra dalle risate a vedere la scena. Aveva vinto ma contemporaneamente perso-Stronzi..-disse sottovoce, riguardando Valerie negli occhi. Non ci rimase molto bene ma sorrise comunque; era una gattina da addomesticare.-Oh andiamo, zuccherino era solo un bacio!-

-Un bacio è un qualcosa di tenero, un gesto d’amore da dare a una persona a cui si vuoi bene, non alla prima ragazza che le passa in parte. E’ una persona meschina, non pensavo che fosse capace di una cosa così socialmente scorretta.-

-Ma che ti sei mangiata? Il dizionario? Calmati, bambina.-disse ridendole in faccia. Valerie si sentì ferita. E’ proprio vero che le persone famose sono tutta un’altra persona quando le conosci personalmente. Gli pestò un piede e con una grazia invidiabile respirò profondamente e con la testa alta gli disse “Buona giornata”. Alzò i tacchi, e iniziò a camminare arrabbiata verso il campo, le aveva fatto passare la voglia di andare in giro, e per la prima volta voleva per far ritorno a casa. Quell’idiota eppure la faceva sentire dannatamente in colpa per avergli detto quelle cose; e se pensava che quel pomeriggio l’avrebbe rivisto… si sentiva ancor di più in colpa. –Valerie non sentirti in colpa, se.. se lo merita quel maiale schifoso.. così così.. adorabile, bello e con una voce sublime.-disse tre sé e sé sparendo tra le spighe alte del campo e John la guardò volatilizzarsi, sentendo una mano sulla spalla.-Ah, beh, c’est la vie!-disse Paul ridendo ancora insieme a George e Ringo. John  gli strinse così forte la mano tanto da farlo urlare.-Sei stupido? Come potrò suonare il basso così?! Mi si è slogato il polso, e ora.. ora sono rovinato!-disse drammatizzando l’accaduto il bel bassista, sotto lo sguardo pietoso dei due compagni.-Bah, che dici George? Andiamo a farci una birra di primo mattino?-il chitarrista annuì, seguendo John, ancora con le mani in tasca. Di solito le ragazze lo amavano e lo veneravano come un Dio, mentre lei no. Perché lei no? Cosa aveva sbagliato? L’approccio? Con le altre mille ragazze aveva funzionato… e cosa aveva lei di speciale? Di così infinitamente regale, maestoso, l’essere femminile più fine che avesse mai visto. Lo scoprì solo nel tardo pomeriggio.

 

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Oooooookay, è un misto tra finzione e realtà. Valerie ovviamente non esiste e ho stravolto i fatti della monarchia inglese, maaaaa… questa è la mia storia e decido io come vanno le cose u.u Spero che come inizio vi entusiasmi, lo spero proprio e se potete anche lasciare qualche commento, mi fareste davvero felice ;D

Un bacione,

gm19961

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Capitolo 2
*** I hate you, Mr. Lennon! ***


Love, love me do
You know I love you
I’ll always be true
So please love me do”

11 Giugno 1966. Royal Lodge.

-Meschino, arrogante, cattivo, inappropriato, odioso, schifoso, maiale…-la principessa, seduta sul divanetto dell’ufficio del tutore Ronald, stava sparando una rafica di insulti al povero John.-Ma quel è il problema? Milioni di ragazze pagherebbero per essere baciate da John Lennon e lei perché è arrabbiata?-chiese lui, confuso. Le aprì la bocca basita e incredula.-Ha osato posare le sue labbra sulle mie senza il mio esplicito consenso, è un gesto villano e volgare!! Ah, ma quando oggi mi mostrerò come la principessa vedrai chi guiderà le danze. Sarò IO la vincitrice!!-disse fermamente convinta, strizzando una pallina di pezza che fungeva da anti stress.-Ma che gara? Non vi conoscete nemmeno, principessa, ragioni un attimo! Magari lui non ci ha dato nemmeno peso e ora vive felice e sereno.-

-Ma lo schiaffo che gli ho dato io, credimi non era né felice né SERENO. Sono arrabbiata, non me lo aspettavo da lui, quel pazzo pervertito!!-disse sbraitando; Ronald sbarrò gli occhi e mise davanti alla bocca un dito, per indicarla di abbassare il volume della voce.-Vuole svegliare tutto il palazzo? Si contenga, lady Valerie.-la diciassettenne scosse la testa e si alzò nervosa.-Vado a prepararmi per la colazione, e cercherò di non pensare a quell’idiota!-lanciò la pallina addosso al suo tutore, e con rabbia corse verso camera sua, sbattendo la porta, fregandosene degli altri. Si tolse il vestito, rimanendo mezza nuda e si cambiò d’abito. Dei pantaloni a vita alta neri con una camicetta di leggera bianca, a maniche lunghe. I capelli li raccolse faticosamente con delle forcine, cospargendoli di lacca e lasciò che la frangetta ricadesse sulla sua fronte. Si mise i suoi tacchi neri, nascondendo gli stivali sotto il letto, e sospirò rumorosamente.-Quel Lennon io lo ammazzo. Lo ammazzo.-sentì bussare alla porta e si stampò uno dei sue mille sorrisi falsi in viso, parlando a tono basso ed elegante-Avanti.-La portà i aprì, era sua sorella Elisabetta.-Beh, scendiamo per la colazione?-la ragazza annuì e Elisabetta la fece passar per prima, così avrebbe dovuto fare visto che la sua sorellina, sarebbe dovuta diventar Regina, e che ingiustamente le aveva rubato il posto.-Mbè, perché sei silenziosa?-

-Ho fatto fatica a svegliarmi, stamattina.-disse Valerie gentilmente, incentivandola a farsi i fatti suoi. Scese le scale con grazia e i maggiordomi e le domestiche si inchinarono al suo passaggio, rimanendo in piedi invece, al passaggio di Elisabetta, la quale si innervosì non poco.-Good Morning, mother.-disse elegantemente, sedendosi a tavola, pensando costantemente al viso di John e le sue parole villane. –Buongiorno, mie care. Dormito bene?-

-Benissimo, madre.-rispose Elisabetta sorridendo.-Vale lo stesso per me.-disse Valerie con la faccia corrugata.-Beh, siete felici che oggi verranno qui da noi i Beatles?-disse la Regina con un sorriso smagliante. La principessa era tentata ad sbattere il piatto sul tavolo ed andarsene. Ma questo non era un comportamento regale e si limitò a sorridere.-Certo.-disse lei con un tono di sfida. L’avrebbe umiliato, l’avrebbe distrutto.

E il pomeriggio non tardò ad arrivare. Il giardino privato dei sovrani inglesi era immenso, e molto affollato. Maggiordomi, giardinieri, domestiche, donne di compagnia della famiglia reale; tutti tranne Valerie. Era rimasta chiusa in camera a meditare vendetta.-Valerie, sono arrivati, vieni giù!-disse Elisabetta entrando nella stanza senza bussare.-Io non vado da John Lennon!-disse lei con un tono acceso.-Ma se non fai altro che ascoltarli, sbrigati. I Beatles non aspettano solo te!-e così dicendo, si dileguò. La principessa rimase affacciata alla finestra e lì vide scendere dall’auto. I maggiordomi gli stavano scortando in giardino.-E va bene, facciamolo.-disse lei sospirando e con passo regale, avanzò verso la porta. La aprì e scese le scale con eleganza e si avvicinò alla porta del giardino. Sospirò e Ronald, colui che doveva annunciare il loro arrivo, le fece l’occhiolino. Lei scosse la testa ed Elisabetta si mise davanti a lei, in tutto il suo splendore; anche se non era per niente paragonabile alla beltà della sorellina e non mancava mai di sfacciataggine e vanità. La Regine disse ad Elisabetta di andar dietro di lei, in quanto gli ospiti erano soprattutto per  Valerie e perché lei sarebbe stata l’erede al trono da un anno a quella parte. Si mise davanti alla sorella e le porte si aprirono.

-Eccole stanno arrivando.-bisbigliò Paul agli altri, in piedi sul fondo delle scale, attendendo con fremito l’arrivo delle altezze imperiali.-Sta’ zitto, Paul.-disse George.

John ancora scosso per ciò che gli era successo con quella ragazza era cupo e spento. Proprio non si aspettava che qualcuna, una come lei lo rifiutasse. Alzò gli occhi verso le porte del giardino e le vide finalmente aprirsi. I ragazzi si guardarono e si inchinarono all’arrivo della Regina. Scese le scale seguita da Elisabetta e Valerie. La ragazza, guardò John ancora con il capo basso, era ancora inchinato. Dopo un breve attimo di silenzio, i Beatles si alzarono per poter ammirare le principesse e la Regina. John dapprima guardò Elisabetta sorridendole poi scostò lo sguardo su Valerie. Il suo sorriso scomparve. E finalmente se ne rese conto. Aveva davvero baciato il giorno prima la sua futura sovrana? Gli atri si guardarono sorridendo, solo per non scoppiare a ridere in faccia a John, che le aveva prese dalla principessa. Valerie si avvicinò emozionata a Paul, allungando la mano. Lui gliela baciò, e così fecero gli altri. John le prese la mano e la guardò negli occhi, facendole l’occhiolino. Gleila baciò delicatamente. Solo lei l’aveva fatta tremare con un semplice bacetto sulla mano. Era qualcosa di più bello che un bacio privo di sentimento che aveva ricevuto sempre da lui in strada. Gli sorrise e non vedeva nulla di più bello eccetto lui. Si sedettero tutti e sei in veranda, la Regina purtroppo doveva assentarsi. Erano solo i Beatles e le principesse.-Sa, sua Altezza, lei assomiglia molto ad una ragazza che ho incontrato poco tempo fa.-disse John sorridendole e Val si mise a braccia conserte, sorridendo.-Come puoi confondermi con altre donne, Mr.Lennon?-

-Ha ragione, mi sarò sbagliato.-si scusò lui, guardandola ancora un po’. Il suo ventre era piatto, magrissimo e il suo viso era angelico. Non aveva visto nulla di più bello.-Le posso parlare, principessa?-chiese ancora lui con uno strano sorriso sulle labbra. Valerie acconsentì.-Con permesso.-sorrise agli altri, facendo gli occhi dolci sopratutto a Paul e inziò a camminare per i giardinetti insieme al cantante.-Cosa mi voleva dire, signor Lennon?-

-Che mi dispiace di averti baciata senza il tuo consenso, sono stato stupido. Non avevo riflettuto che tu non mi volessi.-

-Vorrei precisare il fatto che mi deve dare del Lei.-disse lei fredda.-Non ci penso nemmeno. Solo perchè sei arrabbiata niente ti da il diritto di trattarmi così!-disse lui non facendo sparire il suo sorriso davvero irritante.-Non la tratto così perchè sono arrabbiata, la tratto così perchè tutti mi devono dare del Lei, compreso John Lennon.-

-Sei solo una ragazzina, ti ho squadrata sai? Io non ti ci vedo a guidare un regno, sei troppo debole, bambina.-

-Non chiamarmi così!-lui sorrise soddisfatto.-Vedi? Mi hai dato del Tu!-

-Solo per dirti di piantarla e per dirti che sei un maiale schifoso, e te l'avrei detto anche stamattina!-fece per andarsene ma John la fermò per il braccio.

-Ma non l'hai fatto!-la principessa strinse i pugni e iniziò ad innervosirsi.-Ma chi ti credi di essere?!-

-Piacere, John Lennon.-disse lui stringendole la mano.-Sei irritante!-disse lei ritirando la sua mano e mettendosi a braccia conserte, con le labbra arricciate.

-Anche tu!-

-Sei pazzo!-

-Ne sono lusingato, my lady-

-Sei un pervertito!-

-E sono queste grandi qualità che ti piacciono tanto di me!-disse lui facendole l'occhialino e baciandola veloce un'altra volta, dietro ad una siepe, senza farsi vedere. Valerie si staccò ed era pronta a tirargli un altro schiaffo quando lui le blocco i polsi e scosse la testa, sogghignando.-Non questa volta.-

-Ti sputerei in un occhio!-disse lei con l'eleganza di uno scaricatore di porto.-Eccoti, finalmente! Sono riuscito a vedere la ragazza che piace a me!-

-Ma se mi conosci da stamattina!-disse lei dimenando le braccia ma non riuscendo a staccarsi dalla sua presa. Lui si avvicinò un’altra volta con la bocca e la guardò dritta negli occhi.-Ti sbagli. Finalmente riesco a vedere una ragazza vera, non quella maschera che hai portato fino a pochi minuti fa. E devo dire che così sei molto più bella.-disse lui sorridendole e facendola deglutire rumorosamente. Era come pietrificata, quegli occhi marroni così dannatamente affascinanti, forse questa volta sarebbe stata lei a baciarlo perchè tutto quello che aveva detto era dannatamente vero.-Ci.. ci staranno aspettando, andiamocene.-lui scosse la testa e le cinse i fianchi con le braccia, posando le mano sulla sua schiena.-Non finché non mi avrai baciato tu.-lei alzò un sopracciglio e si avvicinò alle sue labbra, urlando “NON CI PENSO NEMMENO, LENNON”. Con la mano si infilò l'indice nell'orecchio stropicciando gli occhi.-Mi vuoi tirare fuori i timpani, piccola cosetta carina?-

-“Piccola cosetta carina”? Portami rispetto, Lennon!-disse lei offesa.-Rispetto, eh?-lui la caricò sulle spalle e scosse la testa.-Tesoro, non mi faccio mettere i piedi in testa da una ragazzina come te, anche se sei una principessa.-dopo aver detto delle botte leggere sul suo sedere e dopo aver riso come un pazzo diabolico si incamminò verso gli altri.-Come osi toccarmi in quel modo?!-iniziò a dimenare la gambe e tirare pugni sulla sua schiena.-John Lennon mettimi giù, che figura vuoi farmi fare?! Mettimi giù, pervertito!!-

-Assolutamente no, gattina.-

-Ti sbatto in prigione!-urlò lei cattiva.

-E' una minaccia?-disse Lennon con un tono ironico.

-No, una promessa!!-

-E che altro hai da dire?-

-Ti odio, Lennon!!-

-Ma che dolce!-

Gli altri tre erano rimasti a parlare con l'altra principessa, che si era rivelata una vera noia. Finchè si voltarono a vedere di ritorno John con qualcosa sulle spalle. Le urla di Valerie erano potenti. -Mettimi giùùùù!-

-Accontentata.-disse lui facendola cascare nell’enorme fontana lì vicina. La principessa riemerse, guardandolo ridere come un matto insieme agli altri Beatles, e anche Elisabetta rideva diabolicamente. Lei e John sarebbero stati una coppia perfetta.-Come hai osato?-disse lei sputacchiando l’acqua con tutti i vestiti bagnati, appiccicati al suo esile corpicino e i capelli bagnati. Lui si inginocchiò nel prato e le porse una mano, per aiutarla ad uscire.-Perdonami.-disse lui ridendo. Valerie sorrise e, afferrandolo saldamente per il braccio, lo spinse in acqua insieme a lei.-LENNON BAGNATO, LENNON FORTUNATO!-

Valerie offesa per i comportamenti deplorevoli del cantante camminò velocemente verso Ronald, il quale le porse subito un asciugamano.-Mi dispiace, lady Valerie.-disse nascondendo una risata. Lei lo fulminò con gli occhi, e salì le scale, lasciando cadere le gocce d'acqua da tutte le parti. Come aveva potuto farle una cosa del genere?-Io lo uccido.-disse tra sé e sé andando in camera sua.

Nel frattempo in giardino i Beatles, sopratutto John aveva ricevuto una sgridata colossale da parte della Regina, la quale era venuta a sapere dell'accaduto. Valerie si affacciò alla finestra e vide John con il capo basso. Si portò le mani in viso e sospirò. Era arrabbiata ma in pena per lui, era così.. adorabile anche quando era cattivo con lei. Corse giù per le scale senza ripensarci e raggiunse la madre, sospirando rumorosamente.-Valerie, ti sembrano questi i modi di presentarti in pubblico?-chiese la Regina allibita.-Sì.. sì, madre. Ha ragione, ma volevo chiedere scusa a John. L'ho istigato e lui si è vendicato, la colpa è.. è mia e non sua.-disse guardandolo serio negli occhi. Lui sorrise, e di sicuro non si aspettava che lei lo avesse difeso. La Regina guardò storto la figlia, ma fidandosi ciecamente di lei, con calma aprì bocca.-D'accordo, vi credo, signori. Ma che non riaccada mai, MAI più, non nelle mura di casa mia. Vogliate scusarmi.-la Regina Madre se ne andò e Elisabetta la seguì. Solo lei rimase lì con loro, la principessina.-Mi devi un grande favore, Lennon.-disse lei alzando il mento del cantante con due dita. Lui rise e le scostò la mano delicatamente.-E cosa devo fare per non rimanere in debito con sua grazia, la principessa Valerie?-

-Non lo so ancora, ma te lo farò spare al più presto. E ora, se vogliate scusarmi, vado a cambiarmi. Saremmo lieti ad avermi per cena, dimenticando questo increscioso incidente.-era tornata la donna razionale di prima, quella che John era riuscito a smontare a piccoli pezzi. Lui annuì e con gli altri venne accompagnato dalle guardie fuori dal palazzo. Salirono in macchina, con Brian furibondo per la scenata che il cantate aveva fatto alla principessa.-Guardati! Sei tutto bagnato! Ma che hai in quella bocca?! In quel tuo tanto creativo e stupido cervello?! E non ti hanno nemmeno arrestato, sei una vergogna. Stasera vedi di comportarti bene, sopratutto con la principessa Valerie, che ti ha già coperto una volta e non succederà di nuovo, babbeo!-era arrabbiato, davvero arrabbiato.-Bella mossa John, potevi farci passare nei guai tutti quanti.-disse George con tutta tranquillità.-Geo ha ragione, smettila di fare queste cazzate perché un giorno troverai quella persona che te la farà pagare.-disse Ringo dando una pacca sulle spalle a John, per dargli un minimo di conforto.-Pronto? Qui vi siete dimenticati di me!! Devo buttare la Regina in acqua per farmi notare da voi??-disse Paul con fare esibizionista, come sempre. George roteò gli occhi e Ringo scosse la testa. John era rimasto in silenzio, le piaceva quella ragazza allora perché era così incredibilmente arrogante con lei? Doveva farsi perdonare, una volta per tutte.

 

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Potevo far di meglio, ma il loro nuovo incontro potevo immaginarmelo solo così! XD

John è un cattivone e.e Grazie per le recensioni precedenti, mi scaldate il cuore, davvero! <3

Un bacio,

gm19961

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Capitolo 3
*** Come with me; ***



 



“Yeah, you've got that something 
I think you'll understand 
When I'll feel that something 
I wanna hold your hand”

        11 Giugno 1966. Royal Lodge.
   

     Il parrucchiere se ne andò. Aveva appena finito di acconciare i capelli di entrambe le principesse.  Valerie li portava raccolti con due ciocche bionde boccolose che le ricadevano in avanti. Il vestito poi, era nero,  corto coperto da un golfino bianco e una collana vistosa intorno al suo collo candido. Non si era nemmeno truccata molto, ma voleva apaprire al meglio quella sera. L’avrebbe fatta pagare una volte per tutte a John. E aveva uno sguardò diabolico negli occhi tanto che Elisabetta...-Ma perché mi guardi così male?-chiese lei quasi spaventata.-Oh, non stavo guardando te. Stavo solo pensando.-sorrise angelicamente e uscì corse verso la finestra. Aveva sentito rumore di un auto aprirsi. Erano senz’altro loro. Si sistemo bene la scollatura dell’abito e incitò Elisabetta a scendere verso il salone.
-Che posto mozzafiato.-disse Ringo alzando la testa verso gli enormi lampadari di cristallo e i costosissimi quadri attaccati alle pareti. Paul intanto era troppo preso a specchiarsi negli innumerevoli specchi attaccati ai preziosi muri della reggia. George invece esplorava il salotto, scrutandolo da ogni punto di vista. E John eh, John se ne stava seduto sulle scale con le mani incrociate, a guardare il pavimento.-Suvvia Johnny, tirati su.-disse Paul continuando a pettinarsi i suoi favolosi capelli a caschetto.-Sto solo pensando.-
-A che cosa?-chiese George sedendosi in parte a lui.-A un modo di scappare da qui con lei senza che nessuno la scopra.-Ringo guardò John con gli occhi sbarrati e increduli.-Stai dicendo che vuoi “Prendere in prestito” la principessa e poi rimetterla al suo posto. Oh John… ma perché non puoi provarci con una un po’ più facile?-
-Perché amo le sfide, caro Rings! E voi tre mi aiuterete!- Paul sentendosi chiamato in causa guardò John.-Ma non penso proprio, qui il ragazzaccio se tu, non noi. Non correremo il rischio di andarcene in prigione perché tu possa rapire una principessa!!-si esibì in modo quasi teatrale Paul, scuotendo la testa ripetutamente.-Io non voglio rapirla, voglio solo, come ha detto Ringo, prenderla in prestito e riportarla dopo qualche oretta.-
-Ma come pensi che qui non se ne accorgono?-
-E’ facile, uno di voi la porterà in cortile, uno distrarrà le guardie e uno distrarrà le persone in sala da pranzo. Una volta in giardino la porterò in auto et voilà!-i tre si guardarono e scossero la testa contemporanemante.-Suvvia, non avete recitato nei film senza un minimo di consocenza teatrale! Mettetele in atto sto cose, andiamo!-disse John supplicandoli ma ovviamente non dicendo “per favore” o “grazie”.-Lo sai che c’è una parolina magica per tutto…-disse George guadando gli altri.
-Tette, culo, SOLDI?! No, li avete già avuti stamattina, non ho più nulla..-
-Niente di tutto ciò, vogliamo la parolina magica con la “p”.-disse Paul sorridendo smagliante al leader del gruppo; quest’ultimo si morse le labbra e riluttante disse “Per favore, aiutatemi.” Gli altri si guardarono e annuirono.-Bene, dopotutto, la prigione potrebbe essere un’esperianza affascinante!-disse Ringo strofinandosi le mani soddisfatto.-Perfetto! Allora George ti distrarrai i tizi in sala da pranzo, Rings tu distrarrai le guardie e Paulie tu la porterai in cortile. Sarò qui tra un paio d’ore o anche di meno.-John corse via nell’auto gentilemente “affittata” da Brian e aspettò che i ragazzi svolgessero il loro compito.
Ringo scuotendo il capo un paio di volte guardò le due guardie, immobili davanti alla porta d’entrata del palazzo. Le guardò  e sorrise sguiatamente. E poi fece il segno della croce, si sedette sui gradini e rotolo giù per le scale, senza farsi alcun male. Le guardie, preoccupate si mossero verso di lui per vedere come stesse il batterista. La porta era libera, e Paul vide le due principesse arrivare giù dalle scale. Deglutì quando guardò Valerie in tutto quel semplice splendore. La prese a braccetto e la portò di fuori; fece l’occhiolino a George, il quale prese a braccetto Elisabetta e la portò in sala da pranzo.-Ehm, Paul il salone è di la!-lui ridacchiò.
-Lo so, ma vorrei fare due chiacchiere con lei, se non le dispiace, principessa.-lei non obiettò e si lasciò trasportare dalla bellisima voce di Paul e il suo aspetto a dir poco favoloso. Inziò ad incamminarsi verso la porta d’entrata e Ringo ancora per terra, mentre stava per essere soccorso dalle guardie, rubo il capello di quest’ultima e corse nella porta opposta del giardino, inseguito da essi: significava il via libera. Paul la portò vicino all’auto e preoccupata Valerie gli chiese “Ma perché siamo qui?” Lui mortificato e con un sorriso dispiaciuto gli stampò un bacio sulla guancia e  le disse “Mi dispiace, non mi odi!”in quel momento la portiera si aprì e John afferrò per i fianchi la principessa-Presa!- infliandola in parte a lui nell’auto che sfrecciò via in pochi secondi.-
VAI JOHNNY, BUONA FORTUNA!-gridò Paul all’auto ormai lontana. John si girò verso di lei, mentre era al volante e le sorrise, sbattendo le ciglia. La principessa lo guardò in cagnesco e gli urlò nelle orecchie.-Riportami a casa, John!!-disse lei picchiettandogli la testa con dei pugni leggeri.
-Ehy, vuoi farmi sbandare?! Stai buona e non preoccuparti, mica ti sto rapendo!-la ragazza respirò lentamente e con calma aprì bocca.-Se non mi riporti immediatamente al castello, io ti denuncio per tentato rapimento, e so che hai anche “quelle” intenzioni!!-lui scosse la testa.-Ma che dici? Io non metto le mani addosso alle donne!-disse lui sorridendo arrogante.
-Ma comunque ti trovo molto maliziosa, principessa. Mi piaci ancora di più.-la ragazza aprì al bocca incredula e si sedette al posto del passeggero, allungando le gambe verso il sedile.-Ma che fai?!-chiese lui concentrato a guardare in avanti.-Pensa a guidare tu! Se muoio giuro che ti riporto in vita per RIUCCIDERTI.-disse lei urlando.-Mi hai anche scompigliato i capelli.-disse lei mortificata, guadandosi nello specchietto.-Dio, sei uguale a Paul. Ma com’è che i capelli sono così importanti?-disse lui ridacchiando. Lei si girò verso di lui e gli tirò una sberla sulla gamba.-Taci, Lennon!-lui tacque e dopo cinque minuti di silenzio si girò verso di lei.-Ehy, so esattamente dove stiamo andando… e posso dirti una cosa?-
-No, non puoi.-disse lei con le gambe accavallate e a braccia conserte
.-Sei perfetta con i capelli più corti, stai molto meglio così, a mio “modesto” parere.-disse lui sorridendole. Lei deglutì e non commentò.-Dove mi stai portando?-lui frenò bruscamente.-Siamo arrivati.-John sorrise. Uscirono entrambi dalla macchina e si ritrovarono in un bosco, con un torrente che sfociava in un lago a pochi metri di distanza. Gli alberi erano in fiore e c’erano pure delle barchette.-Ti piace?-non seppe che dire. Era tutto così bello e incredibile. Si limitò ad annuire. Sentì la mano di John sfiorare la sua e questa volta non lo respinse, si era infatuata della sua pazzia e della sua determinazione.-Non riesco ancora a capire che ci fa uno come te con una come me.-disse cercando di trovar un punto di dialogo.-Shh.-disse lui facendole l’occhiolino.-E’ tutto troppo perfetto per rovinarlo con le parole..-la fece sedere sulla panchina, accanto a lui e lo fissò emozionata. Forse quello sì che era un incontro con i Beatles che aveva sempre sognato. Pensava di essersi perduta negli occhi del bassista, ma evidentemente si sbagliava. John era molto di più, il suo carattere per quanto fosse rozzo o semplice l’attraeva. Il suo profumo, i suoi capelli, il suo tutto. Lo adorava, ma non era sicura di provare un qualcosa di più. John invece era sicuro di provare quella cosa che non si scorda tanto facilmente, si era proprio innamorato di lei: completamente. L’aveva amata come quando l’aveva scambiata per una ragazza normale e si era innamorato pur sapendo che il loro era praticamente un rapporto impossibile.-Quindi tu… tu ti sposerai?-le chiese lui, guardando il cielo.-Sì, tra un anno, circa qualche mese dopo i miei diciott’anni. L’Inghilterra ha bisogno di un nuovo Re e di una nuova Regina. Ma io non voglio esserlo. E’ così frustrante. Tu non puoi capire… la gente si aspetta cose da te e tu non puoi deluderle se non vuoi che la tua reputazione vada a puttane o altro.-
-Hai praticamente descritto la mia vita da Beatle.-disse lui sorridendo sereno.-
Credo che essere una principessa e un Beatle sia differente.-disse lei sarcastica.-Nah. Tutti i due per continuare a mantenere la nostra reputazione candida e immacolata siamo obbligati a fare delle cose. Solo che tu sei obbligata, io sì, lo sono anche io ma io potrei mandare come hai detto tu “ a puttane” tutto ciò che ho costruito. E poi gli impegni, non vivere la vita di una persona normale, andare al bar o al mercato come un uomo o una donna normale, ti scoccia. Ti senti come in un pesce rosso in una boccia. Al centro delle attenzioni di tutti e tutti vogliono una parte di te. Ma dopotutto di che ci dobbiamo lamentare? Abbiamo tutto, eccetto la libertà.-disse lui striacchiandosi e portando un braccio intorno alla vita della principessa. La spinse accanto a sé e Valerie appoggiò la testa sulla sua spalla.-Però, che strani che siamo. Un attimo fa ti avrei preso a testate e ora…. E ora…-
-E ora?-chiese lui curioso e spostando con una mano la ciocca dei capelli dal suo splendido occhio destro.-E ora sento che mi piaci, e sento che non potrei fare a meno di te..-disse lei fissando il vuoto.-Vale lo stesso per me, piccola cosetta carina.-le alzò lo sguardò e le bacio le labbra lentamente. Valerie con una mano accarezzò i capelli di John e lui accarezzò la sua schiena, staccandosi poi da lei con un sorriso.-Preferivi così, vero?-disse ridendo. La futura Regina sorrise e annuì.-Molto meglio.-
-Dai, andiamo a parlare alla suocera.-disse lui ridendo e prendedola per mano, accompagnandola alla macchina, e aprendole la portiera e facendola sedere dentro. –John?-chiese lei seduta in parte lui.-Che c’è?-
-Credo di essermi innamorata.- e lui sorpreso, allibito indietreggiò.-Tu.. tu mi hai tradito! Chi è questo manigoldo? Dimmelo che gli strappo il cuore!-disse con convinzione e sarcasmo.-Sei tu.-disse lei sorrendo e avvicinandosi a lui- Lui le schioccò un bacio sulle labbra e strofinò il suo naso contro il suo.-Vale lo stesso per me, cosetta.-
-Piantala di chiamarmi così!!-rispose lei infastidita.
-Ma è un nome terribilmente affascinante!-
-Lennon, taci!-
-Come vuole, sua Altezza. Anche se sei una nana.-
-OH DIO, PRIMA CHE TI PRENDA A CALCI NEL TUO BEL SEDERE, INIZIA A GUIDARE!-
-Ti piacerebbe, cosetta.-
-Ho detto di non chiamarmi più così!!-
-E se non lo faccio, cosa mi fai?-
-…-
-AHHH! Okay, non lo faccio più ma staccati dai miei capelli!!-
-Oh, finalmente.-
-Sei violenta. Peace and love, cosetta, peace and love.-
-Vuoi vedere te la voglio infilare la pace e l’amore?-
 -Amore, io non aspetto altro.-
-Inizia a guidare poi quando scendi dalla macchina vedi che ti faccio.-
-In un vicolo? E’ tutti così tremendamente coinvogente!-
-E GUIDA, PERVERTITO!-
 
---
Finalmente il mio pc ”funziona”.. e si fa per dire, sono almeno riuscita a prendere le mie ficton e trasportarle su un altro pc v.v Okay, questo è il terzo capitolo, mi scuso per il ritardo ma il mio pc rosa si sta piano piano riformattando e porta via i residui di tutto il mio lavoro negli ultimi due anni :’D
Coooomunque che capitolo TREMENDAMENTE COINVOLGENTE X°°°D
Scherzo scherzo, spero che vi sia piaciuto care le mie lettrici e lettori :)
Vi amo per il fatto che avete atteso sta storia sia nel bene che nel male ç_ç <3
Un bacione a tutti,
gm19961

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Capitolo 4
*** You're my dream; ***



 

“Close you eyes an I'll kiss you
Tomorrow I'll miss you
Remember I'll always be true”


-… E questa è la vita di un tricheco.-concluse alla fine George seduto sul divano insieme ad Elisabetta. Lei sorrise forzatamente.-Ah, è molto.. interessante, George..-il chitarrista guardò l’orologio e non attendeva altro che John tornasse con Valerie. Ringo poi, con in testa il capello della guardia, si era nascosto dietro ad un cespuglio ad attendere l’arrivo di Lennon con la macchina. E Paul… e Paul stava guardando il suo riflesso nella fontana.-Pss.. Ringo!-disse sottovoce.-Che vuoi?-
-Le guardie mi stanno ancora cercando?-
-Ma cosa ne so. Ti devo dire una cosa importante.-disse Paul serio non distogliendo lo sguardo dalla sua immagine.-Cioè??-
-Sono uno schianto.-disse con gli occhi quasi illuminati dalla felicità. Ringo lo guardò impetosito e roteò gli occhi, cercando di ruomevere dalla mente ciò che “Paulina” aveva detto.-Ehy, sento qualcosa!-disse Paul girandosi e sentendo rumore di motori.-E’ arrivato John! Grazie al cielo!-disse Ringo correndo verso di lui insieme all’altro Beatle. Vale uscì dall’auto mano nella mano con John e salutarono gli altri.-Ho fatto in fretta.-disse John baciando la nuca della principessa.-Ma George dov’è?-chiese lei curiosa.-E’ rimasto dentro con sua sorella.-disse Ringo guardandosi ancora intorno, aveva paura che le guardie l’avessero arrestato.-Oh, allora andiamo a recuperare, poverino! E vi prego, datemi del Tu.-disse lei gentilmente sorridendo a John.
-Eccolo lì! Principessa si allotani da quell’uomo, potrebbe farle del male!-disse la prima guardia saltando addosso a Ringo e ammanettandolo.-Aiutatemiii!-
-Ma come si permette? Quello è un Beatle e non ha fatto nulla di male. Lo lasci andare immediatamente altrimenti gliene farò pentire, guardia. Subito.-la guardia riluttante lo slegò immediatamente sussurrandogli nell’orecchio "Ti è andata bene, marmocchio.”il batteristà deglutì e si nascose dietro la principessa.
-Rings non far finta di aver paura per nasconderti e toccare la mia ragazza!-disse lui spingendolo via ridendo.-La tua chi?-disse lei alzando il sopracciglio.-Ops, pardon. Non ragazza, ma la mia piccola cosetta carina.-lei gli tirò uno schiaffetto sul petto e Paul leggermente schifato da quel romanticismo, si mise due dita in bocca.-Stai zitto Paulie e rientriamo, va!-
E la serata procedette nel migliore dei modi. Risero, scherzarono e suonarono perfino una canzone! E la Regina piacevoltemente sorpresa della buona condotta e per ripagarli della loro bontà, gli ospitarono al castello per la notte. Brian acconsentì, e fiero dei ragazzi, soprattutto di John, levò le tende e lasciò i ragazzi nelle rispettive camere.
-Wow che lusso!-disse Ringo buttandosi sul divano, era rimasto in mutande e maglietta.-Ringo vuoi mostrare le tue chiappe flaccide anche a noi? Non ti basta Maureen?-disse John ridendo insieme a George. Paul era rimasto in accappatoio, era appena uscito dalla doccia e prontamente, si specchiò.-Bleah, Ringo. Mettiti i pantaloni, vuoi farmi vomitare?!-disse lui schifato.-Ma che volete dal mio culo?! Tante ragazze per questo ci vanno matte!-disse lui autocompiacendosi e sorridendo sguaiatamente.-Solo Maureen, altro che tante ragazze.-disse George seduto anche lui in boxer, in una maniere più composta e leggendo il giornale.
-A proposito John, ma Valerie lo sa?-disse Ringo tornando improvvisamente serio. John alzò le spalle e con un punto interrogativo in fronte non disse nulla. Paul stupito sorrise.-Vuoi dirmi che non hai idea se lei sa che tu sei sposato con Cyn? John! Ma quella non è una ragazza normale, quella è una principessa! Non te la caverai tanto facilmente, sta volta.-disse sogghignando perfidamente.-Oh andiamo, io con Cyn nell’ultimo periodo non ci vado d’accordo. Ho solo bisogno di compagnia, la sua compagnia.-disse lui indicando il ritratto di Valerie da piccola appeso alla parete.-Sarà.. ma stai giocando con il fuoco, io te lo dico.-disse Paul sistemandosi minuziosamente la frangietta.-Non lo so, mi piace, che ci posso fare. Ma mi piace per davvero, farei follie per lei.. di tutto e di più.-
-E allora vai da lei, no?-disse George sfogliando il giornale e sorridendogli tranquillamente.-Ma che dovrei dire? Ah, mi sto compertando come un gay, santo Dio.-si portò le mani in viso e Ringo gli diede una pacca sulle spalle.-Non sei un gay, sei solo innamorato. Va da lei e parlale. Se ci tiene a te, capirà.-sorrise e John si alzò sospirando. Si mise i pantaloni e restò in camicia, e guardò gli altri tre, che con lo sguardo lo incitavano ad andare.-E va bene, vado!-disse irritato, sbattendo la porta.-Si accettano scommesse. Se non torna dopo un’ora vuol dire che se la porta già a letto.-disse Paul serio.-Secondo me tornerà con un bel due di picche.-disse George sorridendo acido.-Siete davvero stronzi! Povera principessina… e povero John. Io dico che passeranno la notte a coccolarsi e tante cose dolci.-disse lui annuendo e sorridendo. George e Paul lo guardarono storto.-Ehy, sono sposato! E’ normale fare certe cose con la propria moglie!-
-Si accettano scomesse anche sulla tua etero sessualità, Rings!-ridacchiò George.
Nel frattempo, John dovo aver vagato mezzo castello e dopo aver chiesto indicazioni alle guardie dove fossero gli appartamenti di Val si avvicinò alla porta, e dopo cinque minuti pieni di ripensamento, bussò alla porta. Valerie era seduta su una sedia, intenta a pettinarsi i suoi lunghi capelli biondi e con schirendosi la voce disse-Avanti.-
John entrò facendole un cenno con la mano.-Ehy..-lei sorrise e si alzò, avanzando timida verso di lui, chiudendosi la vestaglia con il laccio di seta bianca. Non voleva farsi vedere da lui in quelle condizioni.-Che c’è, John?-disse lei muovendo gli occhi destra e sinistra; era preoccupata.
-Niente, Cioè, sì, beh..-si grattò la testa.-Volevo essere sincero con te.-
-..Che mi vuoi dire?-disse lei sedendosi a gambe incrociate sul letto. Lui avanzò verso di lei e le posò le braccia sulle spalle.-Volevo dirti che tu mi piaci molto, e che mi hai colpito. Ma io sono sposato e dobbiamo cavarc..-lei sbarrò gli occhi e gli levò le mani dalle spalle.-Come sarebbe a dire sposato?-disse minacciosa.-..Davvero non sapevi che fossi sposato e che ho anche un figlio..?-disse lui incredulo. La principessa sospirò e si sentì davvero una cretina. Si era davvero innamorata di lui e solo ora gli rivelava queste cose che lui riteneva tanto superificiali.-Vattene.-disse lei a bassa voce.-No, senti Val..-
-Non osare parlarmi, John Lennon. E’ stata la giornata più bella della mai vita e tu me la rovini con certe bugie che potevi rivelarmi fin dall’inizio!-
-Pensavo sapessi che fossi sposato, ormai tutti sanno!-si giustificò lui.-Ma è peggio John! E’ una cosa inaudita, stai tradendo tua moglie, tuo figlio con ME. Me, cioè… non ci credo. Mi vuoi solo perché con tua moglie non ti senti soddisfatto per caso?!-gli urlò lei addosso.-No, non ti voglio per soddisfare le mie voglie, tu mi piaci davvero ma non devo certamente rendere conto a te come amare o cosa fare con mia moglie!-lei lo prese per il colletto della camicia e lo avvicinò al suo viso.-Stai tradendo tua moglie, sono più schifata per questo che per il resto. Mi fai schifo, John Lennon. Mi fai davvero schifo.-lo staccò bruscamente e lui la prese per i polsi e la fece cadere sotto di lui sul letto. Erano vicinissimi ma negli occhi della principessa regnavano le fiamme di rabbia e tristezza.-Gaurdami.-disse lui sorridendole.-Ti sto guardando!-disse lei arrabbaita e cercando di dimenarsi.-No tu non mi stai guardando. Sei solo arrabbiata, e basta. Lo so che ti piaccio, non puoi nascondermelo. Stai pensando con il cervello e non con il cuore, io lo so.-
-Lasciami andareee!!-urlò lei e lui prontamente la baciò, pressò le sue labbra contro le sue, lasciando la diciassettenne stupita, basita e lasciò che i suoi splendidi occhi cerulei splendere in quelli marroni. E per quanto ci provò, non trovò la forza di staccarsi da lui, non ci riusciva. Le piaceva troppo. Sentì la mano di John scorrere freneticamente sul suo corpo, dai capelli ai fianchi e fino alla cosce.  La sentì perfino scorrere sotto il suo pigiama, accarezzarla e sfiorarla, facendola rabbrividire.-John..-disse lei staccandosi da lui.-Per favore, smettila.-lui scosse la testa.-No, non lo farò. Voglio restare accanto a te, per sempre. Non voglio andarmene. Voglio sentirti mia, anche ora se vuoi.-
-Ma io non sono pronta ad essere definitivamente tua, John…-disse lei sedendosi a calvalcioni su di lui, che era seduto normalemente sul letto. Le cinse i fianchi con le braccia e le baciò le labbra.-Va bene, ma io non mi arrendo. Verrà un giorno in cui tu sarai mia per sempre, e il tuo cuore mi apparterrà. Sappilo.-lei annuì ironicamente.-Certo, sogna.-
-Lo sto già facendo, perché cosetta non se l’hai capito, ma tu mi fai sognare ogni volta che mi guardi.-disse lui baciandola per poi staccarsi subito.-John, noi non abbiamo futuro.-
-Ti sembro il tipo che si arrende facilmente?-
-No, ma… dobbiamo essere realisti.-disse lei stringendolo forte a sé, respirando il profumo dei suoi capelli o sentendo le sue labbra sul suo collo.
-Essere realisti vuol dire essere stupidi.-
-No, significa guardare con razionalità ciò che hai davanti.-
-Ed è qua che ti sbagli. Hai vissuto tutta la tua vita a vedere con occhi razionali, e ora abbondanati.. insieme a me.-
-Non ce lo farò mai.-
-Ti insegnerò io, allora.-
-Insegnarmi cosa?-
-Insegnare a farmi amare da te senza temere il futuro.-
-E’impossibile, John.-
-L’impossibile è solo una scusa dei perdenti per dire “abbandono la sfida”. E tu non sei una perdente, tu sei la persona più brillante che abbia mai conosciuto. Non puoi arrenderti così.-la fissò con determinazione, stringendola ancora un poì di più a lui. Sentì le sue gambe cingergli la vita e tremolare.-Allora cercherò di farcela...-disse lei baciandogli la guancia.-Ce la farai, cosetta, ne sono certo.-
Ma se c’era una cosa che John Lennon sapeva fare meglio, purtroppo quella era mentire. Sapeva che lei aveva ragione, sapeva che il suo futuro con lei non era altro che un illusione, e sebbene l’amasse con tutto il suo cuore, non voleva arrendersi, non voleva mostrarsi debole davanti a Valerie. Era troppo insicura e le mancava di ricevere quel colpo di grazia. Si sentiva in colpa; la cullò fin quando sentì il suo respiro diminuiere, si era addormentata tra le sue braccia. E forse quello era lo spettacolo più adorabile che i suoi piccoli e miopi occhi avessere visto.-Arrivederci, cosetta.-
--
Uhhhhhh siamo arrivati ad una svolta ! :D
Spero che questo capitolo vi piaccia, e grazie per le recensioni precedenti, siete fantastiche <3
Un bacio,
gm19961

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Capitolo 5
*** Goodbye Cosetta; ***


“He say "I know you, you know me" 
One thing I can tell you is you got to be free 
Come together right now over me “


Valerie si risvegliò con un sorriso dolce in viso. Nessuno era venuta a chiamarla, era Domenica e poteva dormire qualche ora in più. Le dieci del mattino. Si grattò la testa ancora assonnata e raccolse i capelli con un elastico. Si mise la sua vestaglia a righe grigie corta, e corse, noncurante del proprio aspetto, verso la camera dei Beatles. Sorrise e bussò ripetutamente alla porta.-John, aprimi!! Sono io, Valerie!-disse ridendo. Nessuna risposta. Deglutì un momento e aprì la porta. La stanza era in ordine, che avesse sbagliato appartamento? No, conosceva casa sua, era quella la stanza. Iniziò a scendere qualche lacrima dal suo viso candido e iniziò a ripetere, sottovoce e inutilmente.-John..John dove sei?!-iniziò a dirlo a bassa voce mentre rovistava negli armadi, disfava i letti, assolutamente cose inutili. La voce aumentava sempre di più.-John!!-le aveva mentito, era sparito. Scoppiò in un pianto isterico e si lasciò scivolare sul pavimento, facendo sgorgare le lacrime dalle sue perle cerulee.  Si guardò intorno, tremolando, e vide un foglietto sulla scrivania. Corse verso di esso e lo aprì.
“Ciao Valerie,
non odiarmi, ma avevi ragione tu. Questa storia non può continuare, ed è meglio averla stroncata sul nascere, no?
Ieri ho preferito non dirti nulla per farti restare tranquilla almeno quella notte. Sei speciale Valerie, sei la ragazzina più bella, dolce e intelligente che abbia mai conosciuto. Non innamorarti di uno stronzo come me. Dimenticami, lo dico solo per il tuo bene. Ma sappilo, io non ti dimenticherò mai. Sei stata la prima donna che non dimenticherò, sebbene non ti abbia portata a letto. Lo so, sono schietto ma dico le cose come stanno. Sono sicuro che sarai la Sovrana più bella che l’Inghilterra possa desiderare. Ora devo andare, devo intraprendere il finale di questo tour.. You will always be in my heart like a precious little thing.
Goodbye, cosetta.
P.S  Se non lo avessi capito, sono stato troppo codardo a dirti che ti ho amato dalla prima volta che t’ho visto.
Prese la lettera, e iniziò a stropicciarla e se la portò al petto.-Perchè..?-urlò nel vuoto, come se il mondo stesse ignorando il suo dolore. E questo colpo al cuore non era riuscita a reggerlo. La depressione si impossessò di lei, piano piano. Dal giorno in cui lo conobbe, dal giorno stesso in cui lo avesse amato, Valerie non fu mai più la stessa. Si chiuse dentro di lei, stabilì una barriera davanti a tutti coloro che amava o che aveva appena conosciuto. Non sorrise neanche più, la sua luce, colui che l’aveva fatta risvegliare, l’aveva fatta soffrire. La lettera la custodiva gelosamente nella sua scrivania, in un cassetto segreto della scrivania. Miseramente abbandonata ad uno strato di polvere, proprio come il suo cuore. Lo odiava, lo amava, provava un sentimento contrastante per John Lennon, e probabilmente lui se la stava passando con i suoi nuovi successi e con il suo Magical Mystery Tour.  Era diventato ancora più bello, con quei suoi vestiti colorati e la sua voce così potente e melodiosa, lo ascoltava ogni sera prima di dormire, immaginando che lui fosse lì a cullarla e farla sentire protetta. Passò quasi un anno dal giorno in cui conobbe i Beatles e si rese conto di quanto, giorno dopo giorno, John le mancava, la sua assenza la stava cacciando in quel baratro depressivo da cui nessuno riesce più ad uscirne. I giornali parlarono spesso di questa depressione della principessa, che provocò non pochi scandali, e nessuno seppe il vero motivo della causa della salutopsicologica della principessina. Il giorno dei suoi diciott’anni, non festeggiò. Preferì non vedere nessuno. Era stato troppo importante, nessuno l’amava veramente per quella che era, tutti la amavano perchè appunto era una principessa non perché era lei, non perché era Val. E lui arriva, le cambia la vita in 24 ore e se ne va, come quando un ciclone che ti travolge e apporta dei cambiamenti irreversibili. E non puoi fare altro che pensare se quei cambiamenti siano positivi o negativi. Il 14 aprile 1967 fu qualcosa di incredibile. Mancavano solo un paio di mesi all’imminente matrimonio ed era una giornata come tante. La Regina aveva convocato una riunione importante e degli ospiti a sorpresa. Val pensò ai soliti ministri o solite feste mondane a cui normalmente partecipava. Si vestì con dei semplici pantaloncini a vita alta e una maglietta a maniche corte, dopo si sarebbe cambiata con qualcosa di più regale. I capelli lasciati sciolti e delle scarpe in vernice costosi. Si truccò e con il solito fare spento e triste si sedette al solito posto, vicino alla fontana del giardino, o LA fontana. Guardò il suo riflesso, chi era quella donna? Non era lei. Era un demone che era entrato nel suo corpo e che non voleva più uscire. Guardò ancora un po’ il riflesso, e pian piano comparve un’altra immagine in parte a lei. Era davvero malata allora. Lo vedeva da tutte le parti, pensava di dover andare in un ospedale psichiatrico. La sua immagine però era diversa. I capelli erano molto più chiari, corti e con un bel paio di occhiali tondi. La maglietta che indossava era viola e blu, a fiori. Sorrise. Val si girò spaventata. Lui era tornato.
Alzò la mano verso il suo viso ma lei si scostò immediatamente
.-Tu non sei vero, tu sei solo nella mia t..testa, vai via!!-urlò lei chiaramente nervosa e agitata. John si preoccupò, e si avvicinò a lei dolcemente, e la prese fra le braccia.-Staccati, staccati!-urlò lei spaventata.-Valerie, calmati, ti prego, io sono vero, sono tornato.-posò le sue dolci labbra sulla nuca della principessa la quale  capì che quello non era un sogno, era tornato per davvero. Un impulso la portò a baciarlo con disperazione sulle labbra e non gliene importava chi la stesse guadando, aveva bisogno di lui, quel cattivo ragazzo che l’aveva abbandonata. Poi si staccò bruscamente, sembrava quasi impazzita e John capì che tutto quello che era successo era per causa sua.-Valerie ma cosa ti sta succedendo?-lei scosse la testa e si portò le mani in viso.-Come hai osato mentirmi in quel modo, perché te ne sei andato via John Lennon e  soprattutto perché sei tornato?! Per farmi soffrire un’altra volta?! Se è questo il tuo intento ti consiglio di andartene.-disse lei correndo via per la stradina che portava all’immenso giardino della residenza. Lui prontamente la seguì e la afferrò per il braccio e la trascinò a sé e la strinse.-Perdonami, davvero, perdonami per quello che t’ho fatto.. sono tornato solo per dirti che non ti ho mai dimenticata.-
-E ti sembra facile farlo dopo un anno? E’ facile, per te è tutto facile, giochi con il cuore delle persone e non mi hai mai fatto così schifo, esci di qui se non vuoi che ti metta le mani addosso, esci!!-gridava furibonda, ma John non aveva paura, anzi, continuava a sorridere dolcemente, forse perché la conosceva troppo bene, sapeva che le sarebbe passata e tutto ciò che stava dicendo era pura e semplice rabbia.
La passione che ci metteva Valerie in quelle parole faceva vibrare il corpo di John, il quale non rispose più di sè, la strinse ancora di più e iniziò a baciarla, e per quanto lei gli avesse urlato praticamente contro, non osò staccarsi. Lei riuscì a comporre una frase sebbene lui continuasse a premere le labbra contro le sue.
-Ti.. rendi conto che tre giorni mi sposo?-chiese lei lasciando che lui la travolgesse con la sua lingua e con il suo amore tanto atteso.-Sì, lo so.-disse lui cascando sempre più giù nel prato, attaccato alla sua schiena e ricoprendole il viso di dolci baci.
-John, che diavolo stai facendo?-disse lei con un tono duro e deciso che faceva sott’intendere un velo di dolcezza.-Sto litigando con te.-disse lui ironicamente e iniziando a spogliarle la sua maglietta bianca.-E se tu questo lo chiami litigare non oso immaginare l’opposto!-fermò le sue mani e si ritirò su la cerniera dell’abito.
-Non è così semplice. E non credere che ti abbia perdonato John Lennon.-
-Io invece penso che tu mi ami ancora.-
-Non dirlo nemmeno per scherzo..-
-Lo so che è così.-
-STAI ZITTO! Non ti ho mai amato e ora vai via dalla mia vita.-
-Sei confusa Val, ma la verità..-le mise le mani sulle sue cosce, accarezzandole dolcemente.-…E’ che tu mi ami ancora.-
--
Ciao :3
Sono tornata con sta schifezza ._.
Grazie per le belle parole dei capitoli precedenti, siete mitiche <3
Un bacio,
gm19961

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Capitolo 6
*** One day, we'll have our happy ending; ***


No need to be alone
No need to be alone
It's real love, it's Real
Yes, it's real love, it's Real”


Era vero, era proprio vero quello che aveva detto. Lei non riusciva a resistergli, starci staccata. Poteva fingere, ma invano. Tutto quello che aveva, tutto ciò che faceva l’attirava, la faceva sentire la ragazza più fortunata del mondo. Ma l’abbandono dell’anno prima, era stato qualcosa di straziante: chi lo sa, magari lui l’avrebbe rifatto, se ne sarebbe andato di nuovo.
- John, magari hai ragione, ma tu mi hai abbandonato, come posso fidarmi di nuovo di te?!-le urlò contro lei scansandoselo e alzandosi dal prato, risistemandosi la maglietta stropicciata. Lui si alzò ridendo e la ripresa tra le braccia.-Piantala, e smettila di seguirmi e tornare in continuazione! Fatti la tua vita, ciao.-disse lei scavalcando le buche del prato, andandosene con un gran nervosismo. Lui sorrise e la seguì di nuovo, e questa volta la prese in braccio, proprio come la prima volta.- John, mettimi giù! Questa volta ti sbatto in prigione per davvero!!-
-Amore, io non ti credo, non ci riusciresti! E poi io e te non abbiamo ancora finito!-disse lui portandosela sulle schiena senza fatica, mentre le si agitava nuovamente.- John, sei privo di originalità.-disse lei sorridendo di sfida.-Ah sì? Vuoi che ti butti nel fango questa volta?-sogghignò di lui.-Non osare.-
-Bene, io ti lascio andare se rispondi a questa domanda.-si fermò davanti alla pozza di fango. -Ossia?-
-Se mi dici che mi ami con sincerità non ti butto giù. Se invece mi menti, ehhh.. il marrone va di moda quest anno.-disse lui ridendo.-Sei simpatico come una spina nel fianco.-
-Allora?-disse lui impaziente, sorridendo ancora.-Mi da fastidio il fatto che tu ti goda a far soffrire le persone. Sei sempre sorridente, mi fai solo innervosire John, tu non hai un cuore, e in questo momento sì, ti amo, ma ti prenderei solo a sberle.-sospirò e si sentì essere posata a terra, in piedi, dolcemente. L’aveva lasciata andare e lui si staccò annuendo.-Sono un coglione, lo so. Io non sono bravo a fare l’innamorato, sono bravo solo a prendere in giro la gente o a portarmi a letto le donne, sono orribile, non son quello che i miei fan credono che sia. Sono un mostro e mi sorprende il fatto che tu non te ne stia già andando o che.. non mi abbia sputato addosso.-disse lui respirando rumorosamente, gli occhi stavano diventando piano piano lucidi. Non piangeva mai, ma era chiaro che era sul punto. Valerie s’impietosì. Si avvicinò a lui e gli mise la mano sulla guancia.-John i..io non volevo, mi dispiace.-disse lei mortificata abbracciandolo. Lui scosse la testa.-No, Val, hai ragione tu. Io sono così e questa storia non sa da fare. Hai ragione, contenta?-disse lui mordendosi le labbra.-Lennon, ascoltami bene, lo so che ti sembrerà impossibile, ma io credo che un giorno avremo il nostro lieto fine… non so come, non so quando,  ma avremo il nostro lieto fine. Non amerò mai nessuno quanto ho fatto con te, te lo giuro. Solo, almeno ora, amami un po’, ne ho bisogno..-disse lei con le lacrime agli occhi; si sentì stretta nuovamente da lui che posò il suo viso sulla sua spalla, e la coccolò un po’.-Lo farò, per lo meno, ora possiamo… ma poi? Poi che succederà?-
-Poi tu ti farai la tua vita e io la mia. Ecco cosa succederà.-John sorrise ironico e strofinò il suo naso contro il suo.-Sei drastica, amoruccio.-lei alzò le spalle.-Sono semplicemente realista, amore mio.-disse lei sorridendo.-Sai la Regina più bella del mondo, il mio istinto se lo sente.-
-E tu sarai la star più grande del mondo.-
-Lo sono già.-disse lui ridacchiando insieme a lei. -Eh.. uhm, lo sai che sei la prima ragazza a cui ho detto ti amo dopo non essermela scopata? Ci tenevo che lo sapessi..-disse lui sorridendole e sentendo le sue dolci labbra contro le sue.-Ora lo so e ne sono felice, John. Ma io sono una principessa e non posso.. scopare con chi mi pare, devo restare così come sono fino al matrimonio..-
-Quindi non si può?-disse lui fingendosi mortificato.-Mi sa proprio di no, caro il mio Johnny..-disse lei accarezzandogli i capelli.-Dannazione! Avrei voluto far l’amore con te!-disse lui roteando gli occhi al cielo.-Come scusa? Quindi per te questo non sarebbe stato solo.. ehm sesso?-disse lei incredula.-Quanto mostro credi che sia? Ovvio, no? Ti amo dopotutto, non sarebbe normale fare “solo sesso” con la persona che si ama, sarebbe un contro senso.-
-Lo sai che l’argomento m’imbarazza?-disse lei arrossendo e cercando di non guardarlo negli occhi. Lui sorrise  e le mise le mani in vita.-Forse perché sei ancora troppo piccola per fare una cosa del genere, no?-
-Ehy, io ho diciotto anni. Non sono piccola..-disse lei alzando un sopracciglio.
-Oh sicuro, e tu sai quanti ne ho io?-disse lui sorridendole.-Vediamo, ehm ventisette?-lui annuì. -Esattamente. Sono un po’ più maturo io di te.-
-Non direi affatto, io sono la più grande tra noi due!-confermò lei convinta.-Se lo dici te, cosetta.-
-Oh, ma la pianti di chiamarmi così?!-disse lei sbuffando. Lui si avvicinò alla sua orecchia piano piano, baciandogliela.-No, perché questo appellativo ti indica che tu sei mia e di nessun altro.-Valerie sorrise e lo prese per mano, guardandolo dalla testa ai piedi.-Da quando in qua sei diventato un hippie?-disse lei scherzando.-I Beatles sono così ora, nuovo look, un po’ più casual.. non trovi che sia ancora più bello?.. Sto diventando come Paulie.-scosse la testa divertito.
-Ma no, dai. Stai bene, però tu promettimi che non ti farai crescere troppo i capelli, e odio gli uomini con la barba. Il mio futuro marito ha i baffi, fa schifo.-disse lei arricciando le labbra e John fece spallucce.-E’ fortunato ad avere uno schianto come te al suo sfianco e poi riprendiamo il discorso di prima.-la prese per mano e iniziò ad incamminarsi di nuovo verso la solita fontana.-Cioè?-chiese lei iniziando ad oscillare le loro mani unite avanti e indietro.-Il fatto di stare che tu non possa stare insieme a te in quel senso.-
-John non si può avere tutto!-disse lei ridacchiando e lui fece spallucce.-Non è giusto, e basta. Sono per la pace a l’amore, e tutto ciò che ho fatto con te non è stata una gran pace e di sicuro non ho fatto l’amore con te, quindi ho fatto l’esatto contrario del miei principi.-disse lui fermamente convinto baciandole la mano.-Non ti facevo così.. intelligente.-
-Cosetta io sono un uomo pieno di sorprese.-lei si mise a ridere scuotendo la testa.-Ceeerto, ovviamente. Ma ora portami dai tuoi compari, sono ore che mi staranno aspettando.-
E la reazione della principessa alla vista dei restanti Beatles fu grandiosa: corse incontro ai ragazzi, abbracciandoli. Diede un bacio sulla guancia a tutti e tre e rise alle battute che Paul le aveva lanciato.-Mi siete mancati..-disse lei sorridendo, rimanendo al fianco di John. -La trovo raggiante, sua Altezza.-disse Paul inchinandosi. John gli lancia un’occhiataccia.-Oh oh, John è geloso.-disse Ringo sorridendo sguaiatamente.-Ringo! Non dire sciocchezze e .. stai benissimo con quel nuovo look! Sembri un uomo più maturo! E George, beh sei cambiato parecchio… ma in meglio!-disse lei riabbracciando entrambi. Paul si schiarì la voce per attirare l’attenzione –come sempre- su di sé.-Oh anche tu Paul, anche se non sei cambiato molto, sei sempre uguale!-
-Vuoi dire che sono monotono?! Cioè BRUTTO?-urlò lui disperato. Valerie sbarrò gli occhi.
-No, intendevo, stai bene ma sei sempre te... .-gli fece l’occhiolino e si sentì stretta la mano dalla presa ferrea di John. -Sapete mi vien da piangere al solo pensiero che tra pochi giorni sarò Regina e non vi potrò vedere più.-
-E chi lo dice? Magari ci rivedremo molto presto.. chi lo sa.-disse George sorridendole.-Non so, sarò impegnata a dirigere.,. questo paese di matti.-ci rise su ma alla fine stava piangendo dentro. John le accarezzò la mano e gliela strinse ancor di più. Si morse il labbro, tra poco dovevano andarsene, l’incontro questa volta non sarebbe durato in eterno.
-Devo parlarle un momento, aspettatemi qui.-disse lui serio, trascinandola nel giardino nuovamente, sotto un albero di pesco.-Che succede John?-disse lei preoccupata, con una gran tristezza negli occhi.-Non ce la faccio, ho cercato di contenermi, ma non ora non ce la faccio. Sarò pure uno perdente, ma ora mi metto a piangere per davvero, cosetta. Dio, piangere per una ragazza, mi ero ripromesso di non fare mai una cosa simile.-disse con gli occhi lucidi e stringendola a sé. -John, per l’amor di Dio, almeno tu.. non piangere.-disse lei  ridendo e iniziando a far scendere dei lacrimoni sulle sue guance.-Mi mancherai, stupido di un Lennon!-singhiozzò lei. Lui portò le mani sul suo viso e la baciò di nuovo, sorridendole e sospirando.-Anche tu, cosetta. Fai la brava.-disse lui staccandosi da lei e lasciandole la mano.-Ora vado, dirigi bene questo posto e .. e..- Valerie fece cascare dagli occhi nuove lacrime e le asciugò con il braccio, fingendo di esser calma.-..e ti amo, per davvero.-disse baciandole la fronte.-O..okay, tu invece non fare il cretino e fai sognare tutti con la il tuo talento, d’accordo?-lui annuì e le fece un gesto con la mano, in segno di saluto e alla fine… se ne andò. Valerie in lontananza gli altri tre Beatles con la mano e li vide salire in auto, andandosene via. John tirò giù il finestrino e si sporse con il viso. Lei era lì in piedi, a braccia conserte. Non poteva lasciarlo andare, ma doveva. L’auto si mise in moto e Valerie, senza pensarci, con i suoi pantaloncini corti e maglietta attillata iniziò a correre come una matta verso l’auto nera sempre più lontana, ma i cancelli si chiusero per evitare il passaggio ai giornalisti. Si fermò, in piedi, e si portò le mani al viso. Se ne era andato via, questa volta, per sempre. Ma per la prima volta si sentì salvata, si sentì davvero amata da lui. Era un qualcosa di impossibile, la loro storia, così bizzarra e così strana, chissà se avrebbe avuto un lieto fine..
-Mi mancherai, Valerie.-disse guardando fuori dal finestrino, chiudendo gli occhi e sospirando. Paul gli accarezzò la spalla, senza pensarci. Non lo aveva mai visto in quello stato e poi, John aveva bisogno almeno degli amici per andare avanti.-Ehy, sono sicuro che la rivedrai.-disse Paul sorridendogli. John si girò verso di lui, con uno sguardo spento e sorrise forzatamente.-No, ti sbagli. Ma dopotutto non fa male sognare, non credo che sia l’unico a sognare un qualcosa di impossibile. Ma ora non voglio più pensarci,,.-l’amico annuì e nel silenzio i Beatles ripresero i loro innumerevoli impegni e fecero sognare nuovamente il mondo con le loro travolgenti melodie. Mentre Valerie doveva compiere il passo più temuto, il passo a cui era obbligata a fare: donare il proprio corpo e anima a un uomo sconosciuto.
Fare il proprio dovere in opposizione ai propri sentimenti certe volte è il rischio più grande da correre. Lo amava ma non poteva consumare questo grande amore con John, e si sentiva triste per questo, si sentiva completamente vuota, priva di emozioni. Vedorlo fuggire per la seconda volta da lei, era la cosa che le fece sgretolare ancora di più il cuore. Ma i due avrebbero avuto il loro lieto fine, alla fine di tutto, è l'amore che vince.
 
 
--
Non ho molto da dire, sto piangendo senza motivo X°°D
Spero solo che vi piaccia questo capitolo :’)
Dedicato alle mie Donne di EFP, a tutte, nessuna esclusa <3
Un bacio,
gm19961

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Capitolo 7
*** Let it be; ***



“And when the broken hearted people
Living in the world agree,
There will be an answer, let it be.”

Giugno 1967  cattedrale St.Paul

E i giorni passarono, esattamente come gli altri. Valerie ogni mattina guardava fuori dalla finestra e aspettava che lui ritornasse da lei, anche se sapeva che John Lennon era diventato solo una ricorrente quanto deprimente illusione. Sì, ormai era solo diventato solo un sogno, un qualcosa che non si dimentica mai, che resta sempre acceso nel cuore. Però una cosa che sapeva fare era sognare, e John, oh, il suo John nei suoi sogni l’avrebbe salvata, se lo sentiva. Era un giorno strano quello, proprio strano: Valerie avrebbe abbandonato la vita da principessa e si sarebbe dedicata alla direzione di un Paese, un Paese grande e potente. Il suo candidato, il futuro Re, Filippo, non era di certo la persona che voleva. Era buono e gentile, ma semplicemente lei non lo amava. “Con il tempo imparerai ad amarlo, esattamente come hanno fatto le tue nonne e bisnonne. Noi Regine non abbiamo una vita facile e il cuore e i sentimenti passano in secondo piano, il tuo popolo, quello, sarà l’unica cosa di cui ti dovrai preoccupare”. Le parole della madre le stavano rimbombando in testa, era tutto così dannatamente difficile. Voleva essere libera, non tenuta chiusa in uno stupido palazzo. Perché lei? Che aveva fatto di male? Le domestiche le stavano truccando e preparando, agitate anch’esse  per le imminenti nozze.–Piano con quel corsetto, non riesco a respirare.- disse lei scocciata, e le donne si scusarono con lei. Quel giorno Valerie era scontrosa in tutto, forse era l’agitazione, o la rabbia repressa; tante erano le cose, il caos regnava nella sua testa, e nessuno sembrava rendersene conto. Dopo tre ore di preparazione, e di silenzio, era pronta. Sembrava davvero una principessa, che difatti era. L’abito era in un pizzo pregiatissimo, bianco, con un velo molto lungo, esattamente come era lo strascico del vestito. Le arrivava fin sotto il mento e aveva le maniche altrettanto lunghe. Le unghie chiare e coperte da uno smalto trasparente. I capelli raccolti biondi, coperti da roselline bianche, con neanche una ciocca fuori posto. Era davvero bella, e sembrava perfino più adulta. Il suo spirito libero guardava un po’ schifata il suo abbigliamento: il vestito non le piaceva neanche un po’ e le scarpe erano scomode. Tutto non le piaceva, lei voleva solo John ed andarsene. E comunque sotto sotto ci sperava: ci sperava che lui fosse venuto a prenderla e che l’avesse portata via. –Ti prego John…salvami.-  disse a bassa voce, con le lacrime che non potevano scendere. Avrebbero rovinato il suo viso d’angelo. -Principessa, è stupenda. Filippo è un uomo fortunato.- Valerie sorrise tristemente e chiese cortesemente alle domestiche di lasciarla sola nella stanza, non voleva stare con nessuno, un’oretta da sola non le avrebbe fatto male. Appena le donne la lasciarono sola, sospirò sollevata e si guardò allo specchio. La futura Regina, eh? Non ci credeva, quel giorno era arrivato troppo presto, aveva cercato di rimandarlo con tutte le sue forze ma invano. Allora fece una cosa inaspettata, si alzò dalla sedia e a passo lento, con uno sguardo colmo di tenerezza, prese il suo album preferito “Help!”. Sorrise dolcemente e iniziò a accarezzarlo con un tocco davvero delicato, come se fosse una persona vera. Aveva davvero bisogno di quell’aiuto, quell’aiuto che solo i Beatles avrebbero saputo darle.
-Che farebbe John adesso?- si chiese tra sé e sé, guardandosi ancora un po’ allo specchio e stringendo con entrambe le braccia il vinile. –John non farebbe questo. John scapperebbe, non permetterebbe a nessuno di fargli fare quello che non vuole. Dopotutto mandar a puttane qualcosa lo divertirebbe moltissimo.- disse sorridente, guardando il suo armadio e la sua camera con le pupille dilatate. No, le lacrime no, lui l’avrebbe odiata se si fosse messa a piangere come una bambinetta. Eppure, quelle non erano le sole pupille dilatate dell’Inghilterra. Anche un’altra persona, molto lontana da lei, era attaccata ad una stupida fotografia, accarezzandola dolcemente. Era seduto per terra, mentre gli altri stavano strimpellando qualcosa nella sala d’incisione. E tutti notarono lo sguardo perso di John: era come distratto, come se suonare fosse l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.
-John, che ti prende?-disse Paul, avvicinandosi a lui, e inginocchiandosi a John, che era seduto per terra, con gli occhi nascosti dietro a degli occhiali blu scuri tondi. -Niente.- disse freddo lui, non provando nemmeno a nascondere la sua fotografia sgualcita e stropicciata. –Non ci credo. Stai ancora pensando alla principessa.- disse Paul intenerito, e richiamando l’attenzione degli altri due. Anch’essi si avvicinarono. -Dai Johnny boy, non è la fine del mondo, sapevi che sarebbe andata a finire così, dopotutto.- George sorrise insieme al sorrisone sguaiato di Ringo. John scosse la testa e si rialzò, prendendo in mano la chitarra.- Riprendiamo  suonare.- disse lui freddo, non accennando nemmeno a  un piccolo sorriso che avrebbe allietato le anime degli altri tre. -No, io non suono con una mummia.- disse Paul, mettendosi le mani sui fianchi. -Porca miseria, John. La vuoi piantare di fare il bambino piccolo!?- gli urlò contro il bassista. John rimase immobile e sbatté a terra la sua chitarra e corse fuori dallo studio, chiudendo violentemente la porta.- Certo che sei proprio scemo Paul. Non vedi che era lì con le lacrime agli occhi? Vai da lui, dai. Possiamo anche concederci una pausa.- disse George posando elegantemente la chitarra sulla scrivania e buttandosi sul divanetto. -George ha ragione… parlagli prima che faccia stupidate.- disse Ringo accendendo una sigaretta, e buttando fuori il fumo come stanco della situazione.  I tre si guardarono e Paul annuì sospirando. -E va bene.- disse correndo fuori dalla porta, e seguendo John che se ne era rimasto seduto sulle scale, con le mani in viso. Si era tolto gli occhiali e li aveva appoggiati in parte a lui. Paul a passo lento, si sedette accanto a John, sorridendo teneramente. -John..-
-Vai via.- rispose lui acido. Paul roteò gli occhi e riprese a chiamarlo. -.. John. Ma se Valerie ti vedesse così? Cosa farebbe? Rimarrebbe delusa, non è il John di cui si è innamorata.-
-E invece sì, cazzo. Sono io, un’idiota che piange per una donna che non avrò mai. Uno stupido, ecco cosa sono, Paul.- disse non accennando a togliere le mani dal volto che ad una vista accurata sembrava umido e bagnato. –E’ normale, guarda che anche John Lennon può piangere per una donna... come se fosse la fine del mondo- sospirò il bassista, con le mani incrociate. Il cantante scosse la testa. –No, io non sto piangendo. Sto solo.. pensando.- replicò lui con una voce flebile. –Ti prego, anche un cretino riuscirebbe a capire che stai piangendo.-
John si levò le mani dagli occhi e si voltò verso Paul. Gli occhi erano rossi e le guance bagnate. Si ricompose, sospirando rumorosamente, rimettendosi i suoi occhiali blu scuro. – Che cazzo devo fare, Paul? Me lo vuoi dire? E’ andata, è finita. Lei starà con lui e io rimarrò con ‘sto rimorso del cazzo.- disse brontolando e grattandosi i capelli corti castani. –Beh, nulla.- disse semplicemente il bassista. –Ah grazie, mi sei d’aiuto, idiota.- disse ridacchiando e facendo scaturire un grosso sorriso da parte di Paul. –Scherzavo, dovresti solo boh, lasciare che sia, capisci? Alla fine accade tutto per un motivo, e se il destino ha voluto così, devi lasciar correre.-
-Lasciare che sia? Che cazzata è, Paul? Io non voglio lasciare che accada questo. Io lo devo impedire.- disse convinto John, con gli occhi che pian piano stavano tornando normali, il cuore aveva ripreso a battere normalmente. -John, io so che tu quando vuoi una cosa, la ottieni. Ma ci sono cose che.. non puoi avere. Mai sentito dire che se ami davvero una persona, la devi lasciare andare?-
-Un detto stupido.-
-Un detto che invece nella tua situazione calza a pennello.- replicò il bassista.
-E’ difficile.-
-John, avrai altre mille e più ragazze, magari anche meglio di lei. Lo so che Valerie è bella, intelligente, quello che vuoi… ma è una principessa, e le principesse non hanno una vita facile, loro sono destinate a vivere senza amore e senza sentimenti. Altrimenti sarebbe qua con te, no? Devi solo capire che, lei ti amerà sempre, ma ora non puoi più farci nulla, si starà sposando ora.- disse Paul rassegnato e finalmente John annuì. –Hai ragione, per una volta. Ma lei era .. non so nemmeno come spiegarlo.- guardò nuovamente la foto che le aveva fatto mentre era addormentata. Così bella e innocente. –Paulie, non potrò mai più riaverla vero?-disse John con una strana delusione, non molto frequente nei suoi occhi.- Questa volta, non puoi, Johnny.- disse Paul intenerito e dandogli una pacca sulle spalla.-Grazie Paul.-disse alzandosi insieme a lui.- Non devi ringraziarmi ma devi fare ciò che è giusto che accada.-
-Lasciare che sia?-
-Esatto, John.-
 
--
E allora lasciamo che sia u.u
Grazie per quelli che hanno seguito la storia, ma non è finita, lo metto in chiaro XD
Mi prendo una pausa (come se non ne avessi giù fatte .-.) per via delle vacanze di Natale.
Un bacio,
gm19961

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Capitolo 8
*** A normal life; ***




Ma Valerie non voleva lasciare che fosse. Camminando verso il tanto orribile altare, con gli occhi di tutti puntati addosso, si sentì quasi mancare. Il suo passo si fece sempre più lento, e la musica matrimoniale nella chiesa era sempre più rimbombante, quasi si sentì stordita da essa. Non voleva e non avrebbe fatto un altro passo verso la fine della sua giovinezza. Si fermò a pochi passi dall’arrivo all’altare e scosse la testa, con le lacrime agli occhi. Elisabetta e la Regina si voltarono versa la bionda, con gli occhi pieni di stupore e preoccupazione: videro Valerie far cadere a terra il bouquet e il Vescovo sgranò gli occhi, insieme agli invitati. 

– Io non voglio farlo.

Affermò convinta, guardando al contempo la madre e sorridendo. Quella era il loro sogno, non il suo, però.

– Non voglio esserlo, mi dispiace, ma non voglio che la mia vita venga rovinata da voi. Fanculo a tutto, io me ne vado.- disse lei togliendosi perfino il velo che le impediva i movimenti e corse via sotto lo sguardo incredulo di tutti. La folla fuori che sventolava le bandiere inglesi, vide le porte spalancarsi: le guardie si lanciarono all’inseguimento della principessa sott'ordine della Regina madre. Valerie fece a tempo di togliersi quei maledetti tacchi per poi correre velocemente verso la carrozza che aveva costeggiato davanti alle scale della chiesa.
E indovinate un po’ chi era il cocchiere? Ma Ronald, naturalmente. Valerie si aggrappò alla maniglia ed entrò senza ripensamenti nella carrozza che iniziò a correre velocemente. La polizia e la folla iniziarono ad inseguirla, ma ormai si era volatizzata. Vale non era una stupida, sapeva perfettamente che strada fare; le sue abituali scampagnate mattutine le avevano fatto conoscere quelle praterie abbandonate, desolate, dove nessuno avrebbe mai più potuto ritrovarla. Ronald, con un colpò secco, incitò i capelli a correre più  del vento.
E dopo qualche ora, finalmente Valerie la ebbe vinta: tagliò per i campi insieme a Ronald e gli disse di andare sempre avanti, esattamente nello stesso luogo in cui John l’aveva “rapita” e lei voleva stare sola con il suo ricordo. Si era preparata tutto, una valigia piccola con dei vestiti, soldi, la sua macchina fotografica e i suoi documenti falsi. Ronald la fece scendere dalla carrozza e sorrise.

 
 – Lo sa che mi metteranno in prigione grazie a lei?– disse lui ridendo, non curante delle conseguenze. 
– Dammi del tu, Ron. E scappa ora, non lavorare per quella gente. Rovinano solo la vita... E grazie di tutto.– le si inumidirono gli occhi e lo abbracciò dolcemente. Era ora di cavarsela da sola.
 – Stai attenta, princip..– lei lo fulminò.– Stai attenta, Valerie.– disse lui sorridendo. 
– Certamente. Ora va’.
Sembrava quasi un'ordine, il suo.  Con le lacrime agli occhi lo salutò con un cenno e il paggetto s'inchinò alla sua principessa per l'ultima volta.– Addio, Valerie.

Salì di scatto sulla carrozza e sfrecciò via, lasciandola finalmente sola, con il vestito da sposa pieno di fango. Restò a piedi nudi e corse verso la valigia: era tempo di cambiamenti. Si tolse, innanzitutto, quel corsetto che le stava distruggendo i polmoni da quanto era stretto. Subito dopo, visto che i capelli le ricadevano in avanti li legò con una fascia colorata, e dato che il clima era piuttosto afoso indossò una bella maglietta colorata, degli occhiali da sole costosi, che andavano prontamente sostituiti, e per finire, dei pantaloni lunghi di jeans strappati e una bella sciarpa che non c’entrava niente con tutto il look. Ora sì, si piaceva. Prese le sue poche cose, abbandonò il vestito da sposa nella campagna, mise delle scarpe comode e corse verso la città non molto lontana. 

Correndo per le vie di Londra, piena di persone che non facevano che parlare della principessa che era fuggita, guardò un po’ le vetrine dei negozi. C’erano tante cose belle, semplici e normali: le scoppiò un sorriso radioso quando vide un paio di occhiali tondi come quelli del suo amato John. Considerano che i soldi non le mancavano di certo, entrò subito nella bottega e li comprò senza esitazione e tanto male non le stava di certo. Passò davvero inosservata alla stazione, anche se i suoi abiti strani fecero abbastanza scalpore: sembrava una vera e propria figlia dei fiori. Camminò verso la biglietteria e comprò un biglietto per spostarsi molto più a nord. Lì si trovava il vecchio appartamento di Ronald di quando era giovane: glielo aveva ceduto volentieri e non era nemmeno mal messo; con qualche piccola modifica sarebbe diventato un bel posto accogliente per una o due persone. Ed era anche un luogo ideale per Valerie, in quanto lì vicino, direttamente al lato opposto della strada c’erano gli studi di Abbey Road, anche se Valerie, tenuta costantemente rinchiusa in quella gabbia d'orata, non aveva la minima idea che lì dentro i Beatles incidevano le loro canzoni. 
E poi lei voleva solo condurre una vita normale, e con o senza John, ci sarebbe riuscita.
 
– Dev’essere questa.
 
Dopo un’ora di viaggio guardò con volto sereno il palazzo. Era molto alto, davanti a delle strisce pedonali che conducevano prontamente al lato opposto della strada. Era un posto decisamente tranquillo: passavano persone normali e ciò era la cosa che preferiva più di tutte. 
In contemporanea, John e gli altri tre, stanchi del lavoro negli studi, avevano deciso di finire le prove e di tornarsene a casa. Prima però, Ringo e Paul si fermarono fuori per una sigaretta e restarono seduti sui gradini davanti alla strada. John guardò perso il paesaggio monotono e con stupore vide una ragazza bionda dall’altra parte della strada: sembrava un arcobaleno da quanti abiti colorati indossava. Un puntino colorato in quel mondo in cui gli unici colori consentiti erano solo il bianco e il nero. Sgranò gli occhi, già miopi, e la vide solo di schiena: stava aprendo il portone del palazzo che richiuse subito dopo. John era pensieroso, ma di certo quella poteva essere una qualunque bella ragazza bionda dell'Inghilterra.
 
– Quella ragazza.. non vi sembrava familiare?– John strattonò Paul e il bassista scosse la testa.
– John, mettici una pietra sopra! Non è lei..
– Io non ne sarei così sicuro.- disse George sorridendo, con in mano un giornale che aveva rubato a Brian al piano di sopra.
– Cioè? – chiese Ringo sgranando i suoi occhi azzurri. - Sembra che la nostra principessa sia scappata dall’altare..
John si alzò di scatto e strappò dalle mani la pagina dalla mano di George. Lesse con attenzione il contenuto e guardò subito dopo il palazzo di fronte a lui.-  Merda!
Gettò a terrà il giornale e corse per le strisce pedonali di Abbey Road senza nemmeno guardare se arrivassero auto.

*
 
Nel frattempo Valerie aveva già sistemato con cura i suoi abiti nell’armadio e aveva iniziato a dare una bella ripulita all’appartamento: c’era perfino una  scaletta che la conduceva sul tetto, dove presumibilmente doveva stendere i panni.  Valerie sorrise beata; era proprio bello stare all’ultimo piano, si poteva vedere tutto ciò che accadeva in strada senza correre troppi pericoli. E un pericolo si stava avvicinando pericolosamente alla porta d'entrata del palazzo.
John furibondo, guardò la lista dei campanelli e cercò il nome “Valerie” ma con scarsi risultati. Sbatté il pugno contro la porta principale e scosse la testa, rassegnato. Stava impazzendo, probabilmente. Quella ragazza che aveva visto prima, però, era identica a lei. 
 
– John, torna qui!- urlano gli altri tre, richiamando l’amico ancora con il viso sulla porta del palazzo. John con un ringhio feroce calcio la porta e mandò tutto il mondo gentilmente a fanculo. Si mise le mani in tasca e iniziò a camminare velocemente verso casa, sotto lo sguardo rammaricato dei compari. –E ora?- chiese Paul, scuotendo la testa. 
– Dobbiamo aiutarlo, ovvio.- rispose George sbuffando. –E come?- chiese Ringo pestando il mozzicone della sigaretta. 
– Ce la faremo, ragazzi. Gliela faremo dimenticare, è per il bene di tutti: per il suo, per quello della principessa, e per l’Inghilterra intera.

*
 
Valerie si sdraiò sul divano e guardò la sua carta d’identità. Non era più Valerie, il suo nome ora, era Rachel. E più pensava alla sua vita normale, più ripensava al suo John. Quel posto non faceva altro che peggiorare la situazione, tutto le ricordava il suo Beatle. Si alzò di scatto e corse in bagno, accendendo il lume. Prese un paio di forbici e slegò la fascia, sicura e decisa di sé. Afferò saldamente i  sui capelli e con un colpo secco gli diede un taglio netto. I suoi bei capelli biondo platino mossi ora giacevano sul pavimento; mentre i restanti le arrivavano, più o meno, alle spalle: sorrise beata e si tocco il nuovo taglio: John aveva ragione. Con i capelli corti era molto più bella.


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Non dite nulla. NON DITE NULLA. L'avevo abbandonata, e ora ho ripreso la storiaaaaH.
Se non recensite vi ammazzo, perché ho scritto per quelli che seguivano la storia (per voi, OBVIUS [?])
Bene bene bene. Addio. 
Lo faccio sopratutto per le mie donne di EFP. 
Un bacio, (e non so quando riscreverò un nuovo capitolo, abbiate solo il coraggio di aspettare LOL)
gm19961

 

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