Was it a dream?

di GiuliaD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Closer to the edge. ***
Capitolo 2: *** Search ***
Capitolo 3: *** And destroy ***
Capitolo 4: *** Kings and Queens. ***
Capitolo 5: *** Did you ever believe? ***



Capitolo 1
*** Closer to the edge. ***


“Is this the only evidence that proves it, a photograph of you and I, was it a dream? Was it a dream?”
“A photograph of you and I, a photograph of you and I… in love”
Kathryn sorrise sentendo gli applausi scroscianti che riempivano la sala. Cantava, non sapeva fare altro. Il suo sogno non era di certo cantare in un pub gremito di americani che bevevano per dimenticare, lei sognava di esibirsi su un vero palco, davanti a qualcuno capace di apprezzare il suo talento, ma doveva pagare l’affitto e non aveva nessuno che l’aiutasse economicamente.
Ogni volta che guardava il suo pubblico questi pensieri le riempivano la  mente.
Quella era l’ultima canzone della serata, poi sarebbe arrivato il dj facendo partire quelle canzoni che non meritavano di essere chiamate tali. Intanto lei avrebbe servito ai tavoli, come ogni sera.
 
“Quante volte ti ho detto di non cantare questa roba?!- disse Mark, il proprietario del locale- ti permetto di scegliere la musica con cui esibirti a condizione che non porti questo!”
“Ma mi hanno applaudito, sono piaciuta!”
“Kathryn, queste persone vengono qui per ubriacarsi e ballare, non per ascoltare la tua vocina, e ora metti il grembiule”
“Si Mark”. Era tutto ciò che poteva dire se non voleva perdere il lavoro. Odiava Mark, quello stupido uomo che non si rendeva conto di quanto fossero importanti per lei le canzoni con cui si esibiva,di quanto fossero importanti per lei i 30 seconds to Mars. Loro le davano la forza di andare avanti, con la loro musica, che le avvolgeva il cuore.
 
“Mi spieghi perché devo venire io in quel locale con te?” chiese Jared al fratello.
“Perché Antoine stasera non può ed io devo dare sfogo al mio istinto animale!” disse Shannon
“Sei un cretino” rispose Jared scherzando affettuosamente.
 
Arrivati, vennero subito accecati dalle luci, Shannon era abituato e andò al bar a sedersi, Jared lo seguì, già intontito da quell’atmosfera.
“Perché non c’è musica?! Vogliamo la musica!” gridò una voce dalla sala.
 
Dopo qualche secondo Kathryn fu scaraventata sul palco da Mark, il dj era in ritardo. Le note di “Closer to the edge” risuonarono nel locale.
I fratelli si girarono verso il palco divertiti, era strano sentire quelle parole cantate da una donna. Shannon non vi diede molta importanza e tornò al suo drink, Jared invece ne era rimasto incantato e fissava quella figura poco definita che cantava con tutta la sua voce, con una passione rara da trovare.
Il brano era terminato e la ragazza stava indietreggiando lentamente, Jared era deciso ad andare verso di lei e dirle qualcosa, non sapeva bene cosa, voleva dare un volto a quella voce, a quell’ombra che l’aveva ammaliato.
 
Si alzò, ma proprio mentre stava per incamminarsi verso il palco gli passarono davanti cinque tecnici che trasportavano delle casse e una console per il dj, erano seguiti da un uomo vestito in maniera appariscente con gli occhiali da sole e le cuffie attorno al collo, appena entrato nel locale gli andò incontro un altro uomo in giacca e cravatta che lo rimproverava per il ritardo.
Quando finalmente Jared ebbe la possibilità di andare verso quella ragazza, lei non c’era più, il palco era vuoto e nonostante si guardasse attorno, non sapeva come identificarla perché non conosceva il volto di quella voce straordinaria.
 
Kathryn tornò a servire ai tavoli dopo quell’improvvisazione, inconsapevole di tutto.
 
Jared era deciso a trovare la cantante, pensò di chiedere all’uomo in giacca e cravatta che si era innervosito con il dj, probabilmente era il proprietario.
“Scusi? Scusi?”
Mark si girò “Che cosa vuole?”
Era un uomo così ignorante che non aveva la più pallida idea di chi avesse davanti.
“Mi potrebbe dire il nome della ragazza che ha cantato?”
“Mi dispiace ma non diffondiamo informazioni del genere.” Parlava con un tono seccato estremamente fastidioso.
“Ma…lei sa chi sono io?!” La sua personalità da diva era emersa.
“E lei sa chi sono io?”
“Una di quelle persone che sarebbero a dir poco onorate di potermi lavare la macchina. Ora mi dica il nome della cantante.”
Prima di poter finire la frase Mark aveva già chiamato la sicurezza e aveva fatto sbattere fuori Jared e anche il povero Shannon, confuso e un po’ brillo.

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Capitolo 2
*** Search ***


La mattina dopo entrambi vennero svegliati da una voce familiare che chiedeva “Cos’è questa storia?”. Era Tomo, che ormai aveva anche le chiavi di casa Leto, stringeva nella mano destra un giornale con una foto della sera precedente in prima pagina.
 “Chiedilo alla grande star che mi ha rovinato la serata senza darmi neanche una spiegazione” rispose Shannon.
 “Oh no, guarda Jay, sei in prima pagina con i capelli scompigliati!” Tomo adorava prenderlo in giro per la sua maniaca attenzione all’aspetto.
“Non mi interessa, devo alzarmi, devo uscire e andare a cercarla.” Disse Jared frettolosamente mentre s’infilava una maglietta a caso.
“Di cosa stai parlando fratello?”
“Non ho tempo di parlare, devo trovarla.”
 Uscì dalla stanza e pochi minuti dopo Shan e Tomo sentirono la porta di casa che si chiudeva, si guardarono con aria interrogativa, riflettendo su quello strano comportamento e sulla sera precedente.
 
 Non c’era che quella ragazza nei pensieri di Jared. L’aveva sognata e si era svegliato con l’unico desiderio di trovarla. Non era da lui fare cose del genere per una donna, ma non riusciva a togliersi dalla testa quella voce, che risuonava nella sua mente ancora e ancora. Non sapeva dove cercare, il locale era di certo chiuso di mattina, ma ci sarebbe andato quella sera, se avesse resistito.
 
 Kathryn in realtà era già al pub, Mark l’aveva chiamata per parlarle.
 “Oh sei tu, entra, muoviti.”
“Ciao Mark, come mai mi hai chiamata a quest’ora?”
“Dunque, devo parlarti: sai, il tipo di persone che viene qui vuole ballare, bere e divertirsi, se volessero ascoltare un concertino di voci bianche andrebbero in chiesa…”
“Cosa stai cercando di dirmi Mark?”
“Ok, vuoi che vada al sodo? Bene, niente più canzoncine per te, ti limiterai a fare la cameriera.”
Kathryn era rimasta a bocca aperta. Le cresceva sempre più odio dentro.
“Non preoccuparti, la paga sarà uguale. Ora puoi andare.”
Se non avesse avuto bisogno dei soldi, si sarebbe licenziata immediatamente. Tornò a casa, arrabbiata e ascoltò i 30 seconds to Mars per ore, loro, solo loro riuscivano a farla sentire meglio.
 
Jared era entrato nei negozi e aveva fermato la gente per strada, chiedendo se conoscessero “la ragazza che canta nel locale qui vicino”, ma non ebbe nessuna risposta esauriente. Decise di tornare a casa, in serata avrebbe ricominciato le ricerche.
“Ehi Jay, eccoti qui, che fine avevi fatto?” chiese Shannon.
“Ero andato a cercarla ma non l’ho trovata…”.
“Possiamo sapere di cosa stai parlando?” Si aggiunse Tomo.
“Parlo di lei, la cantante del pub di ieri sera…”
Jared spiegò tutto ai compagni, come faceva sempre perché sapeva di potersi fidare di loro.
“Ti aiuteremo noi a ritrovarla!”
“Sì, basterà tornare in quel locale.”
Ora ne era sicuro, l’avrebbe ritrovata. 

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Capitolo 3
*** And destroy ***


“Sei pronto brò?”
“Un momento, aspetta un momento!”
Era sempre stato lento a prepararsi, ma questa volta lo era particolarmente, voleva essere perfetto per il suo grande incontro. Shannon e Tomo stavano aspettando vicino alla porta con impazienza.
Jared era vestito in modo sobrio, con una giacca nera e una camicia bianca, i capelli castani perfettamente in piega e quegli occhi glaciali che farebbero impazzire chiunque.
 
Il tragitto non era molto lungo ma presero l’auto. Alla guida c’era Tomo. Jared fissava il vuoto davanti a sé, la sua gamba tremava contro la sua volontà.
“Sta calmo fratello”
“Sono calmo!”. Ovviamente mentiva, sapeva di non poter rimanere deluso da lei ma aveva paura di giungere al pub, aveva sofferto, aveva ignorato qualunque cosa si presentasse nella sua vita per cercarla e ora si sentiva a un passo dal suo obiettivo, a un passo da qualcosa di tanto affascinante quanto ignoto.
 
Tomo parcheggiò l’auto proprio davanti all’entrata. “Forza Jared” gli disse, cercando di incoraggiarlo.
 
Entrarono nel locale, ma la melodia della sera precedente era stata sostituita con una musica da discoteca. Jared andò dritto verso Mark, ricordandosi di lui e gli chiese con un filo di prepotenza: “Dov’è la cantante?”
“Ancora tu? Non farmi chiamare di nuovo la sicurezza!”
“Voglio solo sapere perché non c’è la cantante!”
“Ascolta playboy, da stasera offriremo solo questo tipo di musica, chiaro?”
 
Jared non rispose neanche. Uscì dal locale, con le lacrime agli occhi. Era tutto un sogno? Quella ragazza esisteva davvero? Non aveva bevuto ma si reggeva in piedi a malapena, la vista gli si faceva sempre più appannata mentre il ricordo di quella voce angelica continuava a rimbombargli nella testa. La sua fronte era imperlata di sudore e le sue guance rigate di lacrime. Come avrebbe fatto a ritrovarla? Mentre si poneva questa domanda sentì un tonfo e non vide altro che buio.
 
“Ehi Jared?”
Lentamente aprì gli occhi e vide il fratello in piedi davanti a lui.
“Dove sono?” chiese con voce assonnata
“All’ospedale, sei svenuto nel locale, come ti senti?” chiese Shannon premurosamente.
“Ehm... io, io ho bisogno di lei”
“Jared, ora basta, sei ossessionato da una ragazza che neanche conosci”.
“No, Shan, tu non puoi capire, io non avevo mai sentito niente del genere, devo trovarla ad ogni costo, potrei impazzire altrimenti.”
“Parli sul serio? Insomma, davvero ne hai bisogno così tanto?”
“Più di quanto tu o chiunque altro possa immaginare, lo giuro”
Shannon non rispose subito, non aveva mai visto il fratello in quello stato. Era in difficoltà, cosa avrebbe mai potuto dire per cercare di farlo sentire meglio? Assolutamente niente.
Poi un’illuminazione. “Bene, ora riposa, io vado a cercare Tomo, mi è venuta un’idea”.
 
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Era sempre stato imprevedibile ma questa volta Jared non aveva davvero idea di cosa stesse tramando, rimase incuriosito dalle parole del fratello e sperava davvero che Shannon potesse fare qualcosa per lui. In quel letto, all’ospedale, si sentiva impotente ed era una cosa che detestava, sarebbe voluto uscire e girare il mondo per trovarla. Voleva gridare, gridare al mondo quanto desiderasse quella ragazza, non mangiava più, non riusciva a dormire, stava trascurando la sua vita a causa del pensiero di lei. 

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Capitolo 4
*** Kings and Queens. ***


Jared era uscito dall’ospedale da una settimana e non aveva avuto più notizie della grande idea di Shannon, fino a quando, un sabato mattina piovoso e cupo, Tomo bussò alla porta di casa Leto e i tre si recarono in un grande teatro. Jared non aveva idea di cosa stesse succedendo, era confuso e ancora un po’ addormentato.
In realtà l’idea del fratello era davvero buona: aveva annunciato al mondo, tramite Twitter, che Jared stava cercando una ragazza dalla voce straordinaria che aveva sentito cantare nei pressi di Los Angeles e che se qualcuna pensava di essere l’introvabile cantante, sarebbe potuta venire nel teatro, in un giorno stabilito.
 
Arrivati all’entrata trovarono una fila interminabile di persone.
Quel posto era a dir poco meraviglioso, era enorme e c’erano più di duemila posti. Il palco era viscoso a causa della pece, c’erano un bellissimo pianoforte a coda e un microfono.
I due spiegarono il piano a Jared e lui iniziava a vedere di nuovo qualche speranza, in più, l’idea di poter ascoltare di nuovo quella voce lo commuoveva quasi, non perché l’avesse dimenticata, non avrebbe mai potuto, ma semplicemente perché ne era talmente attratto che quei pochi minuti nel locale gli erano parsi inimmaginabilmente intensi e significativi.
 
I tre si sedettero in platea, Shannon aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, era soddisfatto della sua idea, accanto aveva Jared, con un’espressione da bambino smarrito e in preda al panico e Tomo, che cercava di non mostrare quanto fosse esaltato.
 
Entrò la prima ragazza, era davvero carina e aveva una bella voce, ma non era lei. Neanche la seconda convinse Jared. Né la terza, né la quarta. Neppure la numero 453 o la 454. E la 455 per niente.
 
“Su, Jared, non scoraggiarti, domani torneremo e ascolteremo altre voci” disse Tomo, cercando di tirarlo su di morale.
“Forse l’ho sognata”
“Ma cosa dici Jared!”
“Ascolta Jay- s’inserì Shannon- anch’io l’ho sentita, cantava ‘Was it a dream’, ma era tutto vero. E ti giuro che la troveremo. Te lo giuro sulla musica, la nostra musica”.
Raccolsero le loro cose e si avviarono verso l’uscita.
 
Pochi minuti dopo Kathryn entrò in teatro. Quella sera doveva aprire uno spettacolo di poca importanza, la recita della chiesa locale, avrebbe cantato una canzone ed era lì per fare una prova audio. Era leggermente in anticipo, infatti non c’erano ancora i tecnici, in realtà non c’era nessuno. Salì sul palco, lasciò da parte la sua borsa e iniziò a cantare, solo per se stessa.
 
“Cavolo le chiavi!-urlò Jared- devo averle dimenticate in teatro”.
“Io devo andare da Vicky, sono in ritardo” disse Tomo.
“Non preoccuparti, ci torno da solo un secondo”.
In effetti arrivò subito, spinse la porta, salì le scale.
 
“Between heaven and hell, heaven and hell…” Kathryn cantava ad occhi chiusi, per godere totalmente di quel momento.
 
Jared giunse in platea. Riconobbe le note di ‘Kings and Queens’, riconobbe quella voce unica, inimitabile, che racchiudeva la purezza di un timbro senza tempo e la sofferenza di una cantante emozionata.
“In defense of our dreams, in defense of our dreams”
Dall’oceano che Jared aveva negli occhi scendevano lacrime di commozione. L’aveva trovata e non voleva restare lì immobile. Prese coraggio e si avvicinò al palco cantando con lei. Insieme formarono un’armonia mai riprodotta prima.
“We were the kings and queens of promise, we were the victims of ourselves” le loro voci si stavano abbracciando, baciando, stavano facendo l’amore.
 
Kathryn sentì una voce maschile che cantava con la sua, era familiare, era stupenda, ma era rotta dal pianto. Stava per aprire gli occhi e zittirsi, ma percepì la magia che si era creata e continuò a cantare.
 
“We are the Kings, we are the Queens” la canzone era terminata, Jared era proprio dietro di lei. La ragazza aprì gli occhi, non vide nessuno, poi avvertì un respiro caldo sul collo e sentì una lacrima cadere sulla sua spalla, come se fosse una goccia di pioggia. Si voltò lentamente e incontrò quello sguardo. Jared Leto. Aveva duettato ‘Kings and Queens’ con Jared Leto.

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Capitolo 5
*** Did you ever believe? ***


Quando Kathryn si girò Jared le sorrise. Lei lo fissò incredula, Jared Leto era a un soffio da lei. Qualche secondo dopo indietreggiò, per guardarlo da lontano, per essere sicura che fosse davvero lui, i suoi passi facevano cigolare il palco ed era l’unico rumore che si poteva percepire in quel momento. Indossava una delle sue canotte larghe, con dei pantaloni neri a vita bassa, i capelli scompigliati, gli occhi rossi a causa delle lacrime, un sorriso timidamente accennato, ma inconfondibile. Era lui.
Anche Jared stava guardando Kathryn. Era esattamente come l’aveva immaginata, bellissima. Aveva una maglietta grigia, dei jeans e un paio di converse, i capelli castani e lisci le sfioravano il seno, le sue labbra rosse e carnose tremavano e gli occhi grigi, spalancati, guardavano Jared increduli.
“Ciao, io sono Jared” sembrava un tredicenne al suo primo appuntamento, era arrossito e si sentiva impacciato.
“Lo so” rispose Kathryn, non sapeva cosa dire, era scioccata.
“Io ti ho sentita cantare in un locale e la tua voce mi tormenta da settimane, in senso buono, cioè mi ha catturato e ti ho cercata e…eccoti.”
“O mio dio…”
“Scusami se ti ho spaventata, non volevo”
“Non… non mi hai spaventata” finalmente Kathryn riusciva a rendersi conto di ciò che stava succedendo
“Oh, bene”
“Io sono Kathryn”.
 
“Buongiorno! Forza montiamo quest’attrezzatura! Kathryn, cara sei già qui, fantastico, muoviamoci, mia moglie mi ha preparato la pasta al forno per cena”. Era il tecnico dell’audio, con un tempismo perfetto.
 
Jared si sedette nel posto al centro, in prima fila, era una situazione strana per lui, accomodarsi su una di quelle poltrone verdi consumate, che gli solleticava le spalle. Ascoltò la prova come se fosse un grande concerto. Ascoltare quella voce era bellissimo, ma poter vedere anche Kathryn era assolutamente straordinario.
 
Lei cantò e cantò, guardando l’uomo che aveva sempre sognato che era lì, in contemplazione. Nonostante fosse una persona molto paranoica, decise di non pensare a nulla in quel momento, di godersi quel sogno fin quando non si fosse svegliata.
Le prove erano terminate, Kathryn scese dal palco e andò verso Jared, impaurita. Lui le sorrise, “Sei stata bravissima”
“Grazie, io…non riesco neanche a parlare, scusami. Ecco, detto da te è un gran complimento”.
“Ti va se andiamo a mangiare qualcosa insieme?”
Kathryn alzò le sopracciglia. Mai e poi mai si sarebbe aspettata una proposta del genere “Si”.
 
Quel sogno sembrava non finire, andarono al ristorante, parlarono a lungo, perdendo la concezione del tempo, risero di gusto e scoprirono di avere tante cose in comune, qualche volta l’imbarazzo li frenava e abbassavano gli occhi mentre un leggero rossore colorava le loro tenere guance e Kathryn iniziava a rendersi conto che ciò che stava succedendo era reale. Jared l’accompagnò a casa. Fu un appuntamento in piena regola, arrivati davanti alla porta si scambiarono i numeri di telefono, un bacio sarebbe stato precoce, ma gli occhi di entrambi brillavano e i loro sorrisi non mentivano, erano veri come i battiti impazziti dei loro cuori, le gote arrossite e i momenti che avevano vissuto insieme.
 
Si scambiarono i numeri di telefono e Kathryn rimase fuori casa, guardò l’auto che sfrecciò via, sollevando le foglie che erano cadute sulla strada, segno che stava per arrivare l’autunno e si sedette sulla sedia a dondolo che aveva nel portico, nonostante fosse sera tardi e l’estate volgesse al termine, faceva ancora caldo, ripensando alla serata appena trascorsa, scoprì di non credere a ciò che lei stessa aveva vissuto, si addormentò lì, senza rendersene conto, cullata da quel ricordo ovattato.
 
Anche Jared era arrivato a casa, appena fuori dall’appartamento, prese le chiavi dalla tasca e le infilò accuratamente nella serratura, cercando di non fare rumore. Quando aprì trovò Shannon e Tomo che lo aspettavano seduti sul divano, come due genitori fanno col proprio figlio.
“Dove sei stato?” chiese il fratello con tono severo.
“Ti sembra questa l’ora di rientrare?”
“Ragazzi, state scherzando?”
“Non sono mai stato più serio, Jared Joseph Leto. Sai quante volte ho provato a chiamarti?”
“Avevo il telefono scarico.”
“Mi hai fatto preoccupare!”
“Scusa Shan, scusa Tomo, non succederà più.”
“Ora fila a letto, forza.”
“Si…”
 
Jared era nella sua stanza, steso sotto le sue lenzuola bianche, non riusciva a dormire, fissava quel post-it che aveva tra le mani con il numero di Kathryn, gli piaceva la sua scrittura, era ordinata e regolare, sistemò il biglietto stropicciato sotto il cuscino e si addormentò.

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