Ritorno al futuro

di Maricuz_M
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Disclaimer Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.



Corse giù dalle scale con quell’aggeggio a cui si dedicava da mesi nella mano destra.
I due amici, in salotto, si girarono nella sua direzione, notando come prima cosa i piedi del ragazzo che si ostacolavano da soli, rischiando di farlo sfracellare a terra non appena sceso l’ultimo scalino.
-Avevi intenzione di morire prematuramente?- chiese il più grande, voltandosi di nuovo verso il televisore e riprendendo il gioco che aveva momentaneamente fermato.
-Ok, prima cosa, grazie per l’interesse. Secondo, ce l’ho fatta!-
-Beh, buono a sapersi.- rispose la ragazza perplessa, che ancora lo stava fissando –Ma.. di cosa stai parlando?-
-Sto parlando di questo!- si avvicinò e iniziò a sventolargli il cellulare davanti al naso.
-Si ok, ma non l’hai inventato te. E’ dal 1983 che ci sono in giro i telefonini, sai?-
-Uh, hanno la mia età!- intervenne l’altro, ancora preso dal videogioco.
-Si lo so signorina so-tutto-io, ma non è il cellulare quello che conta.-
-E che è?-
-E’ che questo cellulare mi può portare in giro nel tempo.-
-Figo, stile “Ritorno al futuro”?- disse di nuovo il maggiore.
-Si, ma questa non è finzione, fratellone.-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Il maggiore si voltò scettico ancora una volta verso il fratello –Mi stai dicendo che hai inventato una macchina del tempo?-
-Proprio così.-
-..Fortuné, tu hai seri problemi.- disse secca Carlotta.
Il ragazzo sospirò roteando gli occhi –Certo, mai una volta che qualcuno mi dà retta.-
-Fratellino, quando avevi 8 anni hai affermato di saper volare, e a 11 di riuscire a teletrasportarti.-
-Che c’entra, Michael! Ero un bambino! Adesso ho 19 anni e sono pienamente convinto di aver fatto una scoperta sensazionale.-
-Si, e io ne ho 27, e sono pienamente convinto di avere un fratello completamente rincoglionito!-
Era sempre così, in casa Penniman.
I due fratelli, per la maggior parte del tempo, litigavano e si prendevano in giro, creando ogni volta una scena comica. Esasperante, per la povera Carlotta, che metteva la parola “fine” ad ogni teatrino che veniva messo su dai quei due ragazzi.
-Ragazzi, basta! La smettete?-
Li conosceva da sempre, sono stati i suoi primi amici, da quando si era trasferita a Londra.
Per essere precisi, il primo in assoluto, è stato proprio Fortuné.
Avevano 10 anni e frequentavano il penultimo anno della scuola primaria. Erano nella stessa classe, ed entrambi avevano problemi a socializzare, chi per la diversità della lingua, chi per il semplice motivo di esser sempre stato escluso per l’aria da secchione, o sfigato, che dir si voglia.
In ogni caso, i due avevano qualcosa in comune, un qualcosa che li ha portati a collaborare e diventare migliori amici, aiutandosi a vicenda.
Michael, fratello maggiore di Fortuné, ha accettato fin da subito l’entrata in scena della bambina, considerandola come una sorellina acquisita.
Era lui, infatti, che preparava loro la merenda, che li prendeva a scuola e li riportava a casa, o che ci giocava, quando era libero.
Ed era lui che, un paio di anni prima, aveva consolato Carlotta perché perdutamente innamorata di un disattento Fortuné.
-Ha iniziato lui!- gridò con tono lamentoso Michael. Incredibile come spesso prendesse la parte del bambino capriccioso sgridato dalla mamma.
-Cosa? Stai scherzando spero! Che colpa ne ho io se nessuno ha fiducia in me?-
-Fortuné, non fare il tragico, e Michael, smettila di demoralizzare tuo fratello!- sbottò la ragazza.
-Totta, però! Diglielo anche tu che è una cosa stupida!- si lagnò ancora il più grande.
Fortuné incrociò le braccia e mise il broncio, così che la ragazza addolcì lo sguardo fissandolo e gliela diede vinta, come sempre accadeva.
-Ok, Michael, chiedi scusa.-
-Cosa?? Ma..-
-Michael.-
Michael sospirò –Scusa.. Aspetta, ma è ridicolo!-
-Non è ridicolo!- guardò il fratello che lo fissava incredulo, poi sospirò –E va bene. Forse un po’ ridicolo è. Ma almeno lasciami spiegare.-
-E va bene, e va bene, spiega, su.-
Il minore sorrise soddisfatto, per poi riprendere il suo discorso iniziale –Allora. Come sapete in questi mesi mi sono messo a capofitto su questo progetto e-
-Si Fort.. Lo sappiamo.. Anche senza l’introduzione, vai al dunque- sbuffò la ragazza.
-Ok, allora passo alla conclusione: ho inventato la macchina del tempo.-
-Oh, bene! E quale altra informazione ci hai dato?- domandò scocciato Michael.
-Nessuna, ma adesso vi spiego.- con espressione seria, aprì il cellulare e lo mostrò agli altri due ragazzi –Vedete questo?- indicando un piccolo rettangolo azzurro. I due annuirono.
-Ecco, non è niente, volevo solo farvi notare il colore. Mi piace molto l’azzurro, sapete?-
-Fortuné, rischi davvero di farmi venire una crisi di nervi.- osservò il maggiore, guardandolo torvo.
-E va bene! Il quadrato accanto al cosino azzurro, quello bianco con le righine dorate, avvistato?-
Annuirono una seconda volta.
-Ecco, è lì che ho lavorato per 5 mesi.-
-No aspetta fammi capire- iniziò Michael -..Tu hai perso 5 mesi della tua vita, lavorando, armeggiando, facendo ricerche per.. questo coso di mezzo centimetro per mezzo centimetro?-
-Esatto.-
-Tu sei un cretino.-
-Michael! Fallo finire di parlare!-
-Grazie Totta.- Disse Fortuné, cercando di essere professionale.
-Dicevo, questo ci permetterà di viaggiare nel tempo.- così dicendo, richiuse il cellulare e digitò dei numeri –Basta inserire l’anno per intero.. facciamo 1994. Poi il giorno e il mese, 07, 06.-
-E’ il giorno del mio compleanno!- esclamò Carlotta sorridendo.
-Lo so! Infatti voglio vederti da piccola in quell’occasione! Chissà che carina con quegli occhioni!- ridacchiò, riferendosi al fantastico colore delle iridi della ragazza.
Arrossì, ma per fortuna Michael cercò di non farlo notare al fratello –E.. Scusa, ma come fai a sapere dove ti porterà?-
-Basta inviare un messaggio a questo numero con scritto il luogo.-
-E se ti manda tipo.. nel 1994 a.C?-
-Ottima domanda!- annuì Fortuné.
-E come si specifica?- domandò Carlotta dopo essersi ripresa dal momento di imbarazzo.
-Non ne ho idea!- constatò sistemandosi gli occhiali.
-Quindi..?-
-Quindi mi tocca tornare a lavorare, non ci tengo ad arrivare per sbaglio nell’età del bronzo.- così dicendo, sparì ancora una volta nella sua camera.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Cos’hai intenzione di fare?-
Sospirò infilandosi anche il secondo guanto di pelle –Cercherò di evitare il peggio, Ixen.-
-K.K., lei è morta. Se cambiassi le cose, sai benissimo che non ci sarebbero riscontri anche qui!-
-Lo so meglio di te, ma, chissà, qualcuno potrebbe avere un futuro migliore, grazie al mio intervento.-
-Perché pensi così tanto agli altri?-
-Perché non l’ho fatto per troppo tempo.- così dicendo, digitò delle cifre sul suo orologio.
-Non capisco cosa ci guadagni a fare l’enigmatico.-
Fece un sorriso, somigliante più ad una smorfia –Guadagno le vostre espressioni perplesse e confuse.- Sparì.
-..Sadico.- sbuffò

 
-Non può credere davvero che funzioni. E’ impossibile.- borbottò Michael spegnendo definitivamente la televisione.
La ragazza sospirò ed incrociò le gambe sul divano –Penso tu lo conosca ormai, se si mette una cosa in testa è quella, anche se davvero ha superato se stesso questa volta.-
-Ok, bene essere decisi e determinati, bene anche avere ambizioni, ma se nessuno è mai riuscito a viaggiare nel tempo, non capisco perché si ostini a provarci lui!-
-Forse non aveva niente da fare.-
-Per 5 mesi? Non sarebbe meglio si rendesse conto delle persone che ha intorno e quello che provano per lui?- riferendosi naturalmente ai sentimenti dell’amica.
Carlotta iniziò a dondolarsi da destra verso sinistra e viceversa e fece una smorfia.
Anche lei avrebbe preferito che Fortuné stesse con loro, a parlare, scherzare e passare il tempo insieme, come facevano da anni ormai.
Invece, da un giorno all’altro, sparì quasi completamente. Potevi trovare il piccolo Penniman solo ed esclusivamente in camera sua che trafficava col PC o maneggiava con dei piccoli pezzetti di plastica.
L’unica occasione in cui usciva dalla stanza, erano i pasti. Non a caso, Carlotta era sempre presente in quella mezz’oretta, che sia stata pranzo o cena. Si copriva le spalle dicendo “Non voglio lasciare solo Michael” che, anche se in parte, era la verità, veniva utilizzata come scusa per vedere il suo amato nerd.
-E poi, parlando di questioni pratiche.. Cosa se ne fa di viaggiare nel tempo?- continuò Michael utilizzando un’intonazione più acuta del normale.
-A questa domanda neanche lui saprebbe rispondere.-
-Manco avesse.. non lo so! Voglia di sapere! Sa già tutto!- continuò a lamentarsi allargando le braccia irritato dallo stupido comportamento del fratello.
-Non si finisce mai di imparare, se è per questo.- rispose lei con tono distaccato, anche se in realtà, era quella che più ne risentiva di questa situazione.
-Sono dettagli.-
Carlotta sospirò e abbassò lo sguardo –Non lo so, non so cosa dirti, non so cosa pensare. Vorrei solo che tornasse giù e accantonasse quest’idea.-
Nessuno dei due disse più niente. La ragazza si limitava a gingillare con le sue stesse mani senza alzare mai la testa, mentre il più grande la guardava con occhi compassionevoli, tristi e chissà cos’altro.
Aveva paura che un giorno o l’altro lei non avrebbe più sopportato il ruolo di semplice amica, per Fortuné. Aveva paura che il suo carattere, o più precisamente il suo orgoglio, la portasse via. Aveva una paura immensa che suo fratello, senza quella ragazza, avrebbe perso una tra le persone che più l’avevano aiutato nei momenti maggiormente difficili della sua vita.
 
Passò una settimana.
Si era ripresentata la routine dei mesi precedenti, ma un giorno, all’ora di pranzo, Fortuné non si presentò come le altre volte in cucina.
-Quello mi fa diventare matto. Adesso non mangia neanche?- si innervosì Michael mentre apparecchiava posando i piatti in tutti i modi tranne che delicatamente.
-Non ti scaldare.. Magari si era preso un po’ di pausa e si è addormentato!-
-Figurati se quello spreca 10 minuti per la “scoperta sensazionale”.-
-Beh, che ne sai. Potrebbe esser tornato normale.- affermò sarcastica la ragazza.
Michael scosse la testa –Carlotta, Carlotta.. Speranza vana.-
-Ok, ho capito. Vado a vedere cosa sta facendo..-
Dopo aver appoggiato i bicchieri sul tavolo, salì le scale. Prese un profondo respiro, prima di bussare alla porta.
Aveva una strana sensazione, ma cercò ti non farci caso mentre apriva appena sentita la voce tremante di Fortuné dire un flebile “Avanti”.




Ed è passata una settimana dalla botta di coraggio che mi ha portato a pubblicare il primo capitolo! 
Ringrazio chi ha messo la fanfic o tra le preferite (ebbene si, una pazza c'è xD) e tra le seguite!
@Tear of another world: Eh già, Fortuné in due anni non si è accorto proprio di niente, ma che vuoi farci? La maggior parte delle volte funziona così. E.. Si. Non riesco a stare COMPLETAMENTE seria neanche quando scrivo, chiedo venia!
@LexiPopUp: Non sei l'unica a stimare il pulsantino azzurro, anche la sottoscritta! xD Grazie mille per i complimenti e per esserti calata nei panni della "critica d'arte" xD mi fai sentire importante!
@Arashi no megami: Pensa sempre ad inventare, si. Hai presente quando ti prende la fissa che devi assolutamente fare qualcosa? Ecco. Lui è vittima di tutto ciò.
@AlbaChiaraLOOL: No, forse i baci no. Non ci allarghiamo! xD Grazie, comunque! E no, non ci siamo viste ieri mattina. Era domenica, geniaccia!
Mi dispiace ma.. Alla prossima settimana! xD

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


-Non ci credo..- bisbigliò fissando lo sfondo del cellulare acceso.
Un sorriso nacque sul suo volto, e gli occhi gli si illuminarono.
-Questa volta ce l’ho fatta davvero.- disse quasi prendendo in giro se stesso.
Si alzò in piedi e controllò l’orologio. Era l’ora di pranzo, e non voleva certo inciampare nelle ire del fratello. Così, con l’intento di uscire dalla stanza, si voltò verso la porta.
Si bloccò non appena il suo sguardo incrociò quello di un uomo steso tranquillamente sul suo letto, con le gambe una sopra l’altra e le mani dietro la nuca.
Si soffermò sul viso rilassato, familiare.
Un naso dritto, le labbra stirate in un sorriso e gli occhi spenti. Castani, come i capelli mossi lasciati un po’ come volevano andare. Sul sopracciglio destro e sullo zigomo sinistro, due cicatrici.
Gli ricordava qualcuno, ma non ci rifletté più di tanto. Quello di cui era certo, era che un uomo sulla trentina, di cui non sapeva niente, era davanti a lui.
-Che caz.. Chi sei?? Come hai fatto ad entrare nella mia stanza? Nella mia casa??- cacciò fuori grida acute piene di stupore.
-In teoria, questa sarebbe casa mia.- disse lo sconosciuto tirandosi su e sedendosi. Appoggiò le mani sul letto mostrando i suoi guanti bianchi.
-..Cosa..?- chiese perplesso Fortuné.
-Ho detto che è mia, ma la proprietà della casa non è il motivo per cui sono venuto qui.- rispose sempre pacatamente l’uomo.
-Ma.. Si può sapere chi sei??-
-Non è importante.-
Il ragazzo era sempre più scombussolato –Ma..-
-Allora, ce l’hai fatta Fortuné, no?-
-Si ma..-
-La macchina del tempo è pronta, quindi.-
A quel punto, capiva meno di zero. Quell’uomo era entrato nella sua stanza senza che se ne accorgesse, sapeva il suo nome e quello che era appena riuscito a fare. Sosteneva inoltre che la casa fosse sua.
Fortuné, in preda al panico, scoppiò in altre urla –Ma chi cazzo sei??-
-Ti ho già detto che non è importante. Capisco che “cazzo” rafforzi il concetto, ma non ti permetterà di ricevere risposta.- rispose con finta aria dispiaciuta, poi continuò –Il massimo che posso dirti è che sono un essere umano, e non un extraterrestre che si è materializzato in camera tua, cioè mia, insomma, questa camera.-
Decise di lasciar perdere la provenienza dell’uomo e sospirò –Ok, ok.. Cosa vuoi?-
Il volto dell’altro si fece ancora più serio di quel che già era –Avvertirti.-
Fortuné alzò un sopracciglio  -Avvertirmi? Di cosa?-
Lo sconosciuto si alzò e andò verso la scrivania. Era alto quanto il giovane, ed era strano che qualcuno raggiungesse i suoi due metri.
Afferrò il cellulare e se lo rigirò tra le mani –Di questo. Sappi che non porterà niente di buono.-
-E tu come fai a saperlo?-
-So più cose di quanto immagini, mio caro.- rispose con aria risoluta.
-..E allora sentiamo.-
Ci fu un momento di silenzio, poi con voce bassa cominciò –Se inizi a viaggiare nel tempo, non riuscirai e non potrai smettere di farlo. Non è così semplice come può sembrare inviare un messaggio e ritrovarsi magicamente in un'altra epoca.-
-In che senso..?-
-Ogni cosa ha le sue conseguenze, lo sai già questo, no?-
-Si ma cosa potrebbe succedere?-
-Siamo in guerra, Fortuné.-
-Guerra..?-
-Si, più o meno.- Scrollò le spalle.
-Che significa più o meno?!-
-Significa quello che significa. Però non ti immaginare la solita guerra: pistole con proiettili, fucili, mitragliatrici.. No.-
-E con cosa?-
-Hai presente Star Wars? Le spade laser..?-
-Si..-
-Neanche con quelle, ma esisteranno tra qualche anno.-
-Ma allora con cosa..-
-Con le pistole. Laser.-
-Ma che..-
-Hanno fatto degli studi dopo dei video dei My Chemical Romance.. Dovrebbero essere usciti in questo periodo. In che anno siamo?-
-2010..-
-Ok, si, è questo il periodo.-
Appoggiò il cellulare e si avvicinò ad uno scaffale con delle foto. Ne prese una. C’erano Fortuné, Michael e Carlotta.
Sorrise amaramente fissando la ragazza, poi riprese a parlare –E.. Potresti perdere le persone a cui tieni di più..-
Il piccolo Penniman, ammutolito dall’alone di mistero che girava intorno all’uomo, non disse niente, mentre questi sistemava la foto sospirando.
-Ora è meglio che vada. Ci vediamo, Fortuné.-
Non fece in tempo a rispondere che l’uomo scomparve nel nulla.
Rimase immobile, fino a quando non bussarono alla porta.
-Avanti..- 




Ecco qua il terzo capitolo, solo per voi!! (allora potevo anche non metterlo.)
Mi scuso per la lunghezza di questi primi chapters, vi posso dire che via via saranno sempre più lunghi.
Ah una cosa che devo dire su questo capitolo, ad un certo punto l'uomo misterioso fa riferimento ai My Chemical Romance, un gruppo americano! I video dove ci sono le pistole laser di cui parla sono "Na na na" e "Sing", se vi interessa.
@Arashi no megami: Sempre a pensare male stai. Guarda cosa faceva Fortuné! Depravata! xD Comunque mi dispiace per la lunghezza! Come ho già detto i prossimi capitoli saranno più lunghi! :)
@AlbaChiaraLOOL: Ecco qua cosa è successo in camera! =P Spero tu sia soddisfatta!
@LexiPopUp: Gvazie cava! Sono felice che ti piaccia! Eh si, la Cavlotta mi piace favla pative un po', ma ognuno avvà quello che si mevita davvevo! Chi vivvà vedvà.
Mi dispiace ma.. Alla prossima settimana! xD

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


La ragazza entrò nella stanza –Fortuné..-
-Si.. E’.. E’ pronto?- rispose cadendo dalle nuvole.
-Già.. Che succede?- chiese avvicinandosi lei, notando l’espressione quasi sconvolta dell’amico.
-No.. No niente..- Si mise una mano sui capelli respirando profondamente e pensando all’accaduto. Ancora non riusciva a capire come quello strano personaggio fosse entrato e, soprattutto, perché gli avesse consigliato di lasciar perdere. E poi, come conosceva il suo nome? Chi era? Perché fissava quella fotografia in quel modo? Come aveva fatto a sparire così misteriosamente?
Intanto, Carlotta aveva preso ad accarezzagli la guancia dolcemente –Sei pensieroso.. Il cellulare?-
-Ho finito, ce l’ho fatta.-
Lei sorrise e disse solamente –Bene-
Fortuné la guardò. Ripensò alle parole di quell’uomo.
Poi.. Potresti perdere le persone a cui tieni di più..
Teneva moltissimo a quella ragazza. Le aveva sempre voluto un bene dell’anima. Era l’unica, esclusa la sua famiglia, a conoscerlo davvero, e non come lo sfigato che pensa solo allo studio.
Forse però era vero. In quegli ultimi mesi aveva pensato solamente al suo scopo, quello della macchina del tempo, s’intende. Era veramente tantissimo che non passava del tempo con Michael e Carlotta, che ormai erano la sua compagnia fissa.
Nessun’uscita, nessun film, nessuna chiacchierata se non durante i pasti, in cui cercava di fare il più veloce possibile per tornare a lavoro.
Allora, chiunque sia colui che aveva invaso la sua camera, aveva ragione.
Aveva ragione che tutto questo non avrebbe portato a niente di buono e che avrebbe perso le persone più importanti. Sarebbe avvenuto tutto lentamente, senza che se ne accorgesse.
Ma non poteva certo abbandonare di punto in bianco il suo progetto.
Ci aveva lavorato veramente tanto, mettendoci anima e corpo. Non voleva che i suoi sacrifici e quel rischio di perdere tutto diventassero inutili.
Stava andando sempre più in confusione.
-Totta..-
-Dimmi- rispose sempre sorridendo confortante lei, che ancora non aveva allontanato la mano dal suo viso.
Deglutì –Se iniziassi a viaggiare nel tempo.. Verresti con me?-
Il sorriso sul volto della ragazza sparì, facendo largo ad un’espressione seria –Fortuné.. Credi.. Credi davvero in quello che hai fatto? Insomma.. Pensaci un momento. Credi davvero di aver creato la prima macchina del tempo?- Il tono che usava era quasi preoccupato dalla convinzione dell’amico. Se non l’avesse conosciuto bene, avrebbe sicuramente avuto dubbi sulla sua sanità mentale.
Lui abbassò lo sguardo –Non mi credi neanche tu..?-
-Penso che.. Una cosa del genere debba ricevere come minimo una dimostrazione pratica.- abbozzò un sorriso, sperando di far sparire l’espressione delusa dal volto dell’amato.
-E se funzionasse? Verresti si o no?-
La mora, perplessa e sorpresa allo stesso tempo dall’insistenza di Fortuné, aspettò alcuni secondi prima di rispondere.
-Io.. Si, si ti seguirei.- nonostante l’attesa, le parole da lei pronunciate uscirono sicure, decise. Avrebbe mai rinunciato a condividere con lui la gioia di un esperimento riuscito, ma soprattutto a vedere il suo sorriso felice? Assolutamente no.
Il ragazzo, da parte sua, si sentiva rassicurato e sentì un peso man mano svanire nel nulla. Quelle poche parole lo avevano fatto sentire meglio. L’appoggio dell’italiana era diventato fondamentale per lui in quei 9 anni trascorsi assieme.
-Però adesso scendiamo, che tuo fratello si sta agitando.- riprese Carlotta tramutando il tono determinato in scherzoso e ripensando alla furia che li aspettava al piano inferiore.
Lui sorrise ad annuì –Si, meglio andare.-
 
Si sedette pesantemente sul divano accanto al suo compagno di avventure.
-Non ci credo, il salvatore delle altre dimensioni che mi degna della sua presenza!- lo annunciò sarcastico.
-Smettila, coglione.- disse l’ultimo arrivato rubandogli di mano la lattina di coca-cola.
-Ehi, guarda che quella è l’ultima!-
-Esistono i supermercati.- rispose secco prendendone qualche sorso.
Ixen sospirò e si mandò indietro qualche ricciolo ribelle che gli era caduto sugli occhi castani.
-Quindi, come è andata?-
-Non mi darà ascolto.-
-Che ti aspettavi? Hai sempre avuto il tipico comportamento da bambino! “Non toccare lì” e tu puntualmente tocchi lì. “Non fare questo” e lo fai.- si lamentò agitando le braccia ovunque, facendo scansare con movimenti bruschi e veloci un infastidito K.K. che gli sedeva alla sinistra.
-Si, ok.- borbottò assecondandolo –Comunque, non mi hai lasciato finire. Dicevo che lui non mi darà ascolto, ma sicuramente farà più attenzione.- bevve ancora.
-Tu e la chiarezza due rette parallele.- protestò l’altro, guadagnandosi un’occhiataccia.
-Tu e la perspicacia pure.-
-Ok ok, che intendi dire?- domandò Ixen per mettere fine al botta e risposta appena iniziato.
K.K. bevve un altro sorso della bibita e si umettò le labbra fissando il muro davanti a sé, irritando l’uomo alla sua destra per il tempo impiegato nel rispondere alla sua semplice domanda. Si decise così di proferir parola.
-Intendo dire che non permetterà di far allontanare né te, né Carlotta.-




Nuova settimana, nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto!! D:
@Arashi no megami: Con calma saranno più lunghi!! L’ho già detto! xD E comunque si, spesso pensi male, e non discutere. L’omino misterioso, come lo chiami te, affascina molte persone. Vedrai.
@LexiPopUp: No, povero ragazzo. Non faceva niente di sconcio. xD E non voglio essere crudele, voglio solo garantirvi attimi di tensione. *risata malefica*
@Tear of another world: Io non rivelo niente del futuro. E comunque si, ti ho lanciato un indizio per farti capire chi è, anche se in ogni caso l’avreste scoperto tutti mooolto presto! Ebbene si, le Ray-Gun entrano in gioco! =P
Alla prossima, e grazieeee :D

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Scesero le scale tranquilli, ridendo e scherzando come facevano prima della folle idea del fratello minore. Non appena varcarono la soglia della cucina, Michael li guardò con gli occhi spalancati e un’espressione che lo faceva quasi sembrare posseduto da chissà quale demone, un po’ come il maniaco dei migliori film horror.
-Fortuné.- lo chiamò con voce terrificante.
Il giovane si raddrizzò, spaventato dalla reazione del maggiore.
-Si..?-
-Avevi intenzione di non mangiare affatto? Fortuné, parliamo seriamente, questo progetto è una gigantesca stronzata! Come puoi pensare di poter viaggiare nel tempo? E’ una cosa rid-
-Michael, ci è riuscito. Questo pomeriggio proveremo.- lo interruppe la ragazza.
-..Proveremo..? Prima persona plurale?? Noi?? Anche tu??-
-Si, anche io.-
-Cos..- non sapeva chi guardare, se l’altro ragazzo che negli ultimi mesi era completamente andato fuori di testa, o l’amica che ci stava andando in quell’esatto momento.
-E dove andrete?- chiese infine arrendendosi.
-Dove volevo andare una settimana fa! A vedere Carlotta da piccola!- con un sorrisone enorme, mise un braccio intorno alle spalle della ragazza, che sorrise timidamente abbassando lo sguardo ed accostandosi a lui.
Il ricciolo sospirò.
Nella sua situazione, voi, cosa avreste fatto? Un fratello che sostiene di aver creato un cellulare in grado di viaggiare allegramente nel tempo, e un’amica, innamorata del fratello, che gli crede, lo conforta e addirittura lo accompagna nei suoi viaggi.
Faceva questo ragionamento ogni volta che gli capitava l’occasione, ovvero quando non sapeva cosa fare, e la conclusione era sempre la solita: era una storia ridicola, inverosimile, assurda, improbabile.
Non avrebbe sicuramente fatto tutte queste sceneggiate se fosse stato un film, o un libro, una canzone. Quella è fantasia, l’immaginazione non ha limiti, e lui ne aveva davvero tanta, ma sapeva quand’era il momento di dire “Stop, adesso sto esagerando.”.
-Ehi, verrai con noi?- chiese innocente Carlotta.
Innocente si fa per dire, perché stava usando le sue “armi letali” per far abboccare il maggiore, che non resisteva ai suoi occhi chiari da cucciolo.
-Anche se volessi, è impossibile.-
Carlotta lo guardò male e decise di usare le cattive maniere, se voleva la guerra, la guerra avrebbe avuto.
-Non mi vuoi vedere da piccola?!- fece una seconda volta gli occhi dolci.
Il più grande esitò –Ma.. io..-
-Tu niente, tu.. tu non vuoi vedermi da piccola. Non ti interessa di me..- si strinse maggiormente a Fortuné istintivamente.
-No! Non è vero!-
-Si..-
-..E va bene! Vengo anche io!- strillò nervoso Michael. Se c’era una cosa che non sopportava, erano i visi tristi, specialmente se la causa era lui.
Sapeva benissimo che quella era solo una tattica utilizzata dalla ragazza, ma non riusciva proprio a resistere, era più forte di lui. Si diceva sempre “Fatti più furbo” o “Sii più menefreghista” per restarci fregato il minor numero di volte possibile, ma mai si era dato retta.
I “piccoli bastardi”, soprannome affibbiato ai diciannovenni proprio da Michael, sorrisero felici e si sedettero per incominciare il pranzo già servito.
 
Erano tutti e tre in piedi nel centro del salotto. Fortuné stava digitando numeri e lettere, finché non si fermò. Lui era nervoso, Carlotta anche, Michael scocciato. Ancora si stava infamando da solo per esserci cascato.
Il più piccolo respirò profondamente, poi distolse lo sguardo dal cellulare per guardare la ragazza negli occhi, come in cerca di appoggio. Lei gli sorrise e annuì.
-..Premi invia.- lo incitò il maggiore. Era infastidito, si, ma curioso di sapere se quella follia fosse davvero così folle. Ormai c’era dentro, tanto vale crederci.
Solo dopo aver visto annuire una seconda volta Carlotta, il piccolo nerd inviò il messaggio.
 
Si stese sul letto sospirando. Fissava il soffitto mentre ripensava a tutto quello che era successo negli ultimi anni, come faceva sempre quando si ritrovava solo.
Il lavoro di K.K., i suoi viaggi nel tempo in completa solitudine mentre Ixen e la ragazza non sapevano cosa fare, l’addio dell’amica ormai giunta al limite.
La sua morte.
Si strofinò una mano sul viso e chiuse gli occhi. Come ogni volta, a quel pensiero, si bloccò, e come ogni volta ricacciò indietro le lacrime che premevano per uscire.
Gli faceva dannatamente male ripensare a lei. Susseguiva una sequenza di immagini che lo faceva stare ancora peggio, momenti spensierati, lontani da quelli che viveva in quell’istante.
Era cambiato tutto, nulla era più come prima da quando Fortuné, come non lo chiamava da tempo, aveva creato quella macchina infernale. Avrebbe potuto odiarlo, ma non ci era mai riuscito. Forse perché era suo fratello, o forse perché già lui stesso si odiava abbastanza per tutti e due.
Non poteva sapere, comunque, quello che sarebbe accaduto, e non era giusto fargliene una colpa.
-Ixen!- K.K. entrò nella stanza spalancando la porta ed interrompendo i suoi pensieri.
Per risposta, mugugnò qualcosa cercando ancora di contenere le lacrime.
-Stanno viaggiando.-
-Viaggiando chi?-
-Tutti e tre.- sorrise raggiante l’altro, dopo tanto tempo.




Nuova settimana, nuovo capitolo. Qui si scoprono un po’ di cose sul passato di Ixen e K.K. .
Piano piano verrà tutto a galla. buaha!
@BlueDragonfly_ Non è che ci voglia tanto a capire chi è K.K. eh! Haha! Comunque ognuno ha i suoi tempi, per capire. I tuoi piuttosto lenti, devo dire. (Io avrei fatto peggio, se non fossi stata l’autrice.)
Beh, alla prossima! :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


-Oh. Porca. Puttana!- Fortuné scandì ogni parola mettendosi una mano tra i capelli e sorridendo radioso come un bambino al Luna Park. I suoi sforzi non erano stati vani, e in quel momento non pensava neanche alle parole dell’uomo sconosciuto che aveva invaso la sua stanza la mattina stessa.
Michael voltava la testa a destra e a manca energicamente. Non riusciva a crederci, era successo ciò che non si sarebbe mai aspettato.
Non si era fidato neanche delle parole del fratello, da quanto era improbabile che tutto funzionasse alla perfezione. In ogni caso, si biasimava da solo per il suo scetticismo, anche se si sentiva un po’ in colpa.
Carlotta, invece, si guardava attorno meravigliata. Ricordava quel posto, anche se erano passati tanti anni. Non era più tornata in Italia se non un paio di estati, ma senza rivisitare la sua città Natale.
Un grande prato verde, degli alberi intorno posti ordinatamente interrotti solo da qualche panchina e una grande fontana al centro. Un paradiso, considerando anche il sole che brillava nel cielo e i cinguettii degli uccellini.
-..Totta.- la chiamò incerto Michael.
-Dimmi.- rispose lei continuando a sorridere per la felicità.
-..E’ qui che abitavi?-
Annuì, soffermando lo sguardo su un punto in particolare.
I due ragazzi si voltarono verso quella direzione e non dissero niente.
Su una delle due altalene presenti stava dondolando una bambina, capelli corti, scuri e ricci. Accanto a lei probabilmente un’amica, con le braccia incrociate ed il broncio, forse perché gli era toccato stare in piedi e rinunciare all’altalena migliore.
-Sei tu?- domandò poi il più grande.
-Quella sull’altalena, dici?- Michael annuì.
-Si, sono io.-
Fortuné, senza proferir parola, iniziò a camminare.
-Ehi! Dove vai tu?- lo seguì il fratello.
-Su quella panchina, la voglio vedere più da vicino!-
Carlotta, che era rimasta imbambolata a guardarsi, li raggiunse, per poi sedersi in mezzo ai due alti ragazzi.
La osservarono meglio, in quel suo vestitino colorato, con quelle guanciotte rosse e i grandi occhioni verdi. Sembrava quasi un bambolotto.
Michael ridacchiò dolcemente –Ciccia bella.-
La ragazza sorrise, poi si voltò verso lo “scienziato pazzo”, incantato a guardare la bambina.
L’italiana era innamorata dei suoi occhi castani, curiosi e pronti a sapere sempre di più, ma ciechi allo stesso tempo. Mai avevano notato l’adorazione che aveva lei nei suoi confronti. Mai.
Passò poi a fissare le labbra, così perfette, per lei. Le ambiva da anni, ma non aveva mai avuto abbastanza coraggio da prendergli il viso tra le mani e baciarlo, limitandosi solo a fantasticarci la sera prima di andare a dormire.
Guardò i suoi lineamenti, dolci, belli. Più lo squadrava, più capiva quanto fosse pazza di lui e meno si capacitava di come potesse aver dentro di sé un sentimento così immenso.
Lo sognava ogni notte, e dopo ogni notte si convinceva che i sogni fossero indiscutibilmente migliori della realtà.
In quel momento il ragazzo si voltò e le sorrise facendola arrossire, come spesso accadeva quando si svegliava magicamente da pensieri di quel tipo.
-Eri dolcissima!- ridacchiò lui arricciando il naso, uno dei vizi che avevano i fratelli Penniman quando ridevano.
Lei ricambiò timidamente il sorriso, e si voltò quando Michael gridò con una voce strana, o stupida, che dir si voglia –Coccolosa!-
-Grazie, ma non fate riferimenti alle guance, non potete capire che tortura quando i parenti me lo punzecchiavano. Facevano un male assurdo.- come in ricordo del dolore provato, si porto le mani sulle gote e se le massaggiò delicatamente.
-Povera piccola!- Se ne uscì Fortuné con tono sarcastico.
La ragazza lo spinse piano con la spalla, facendo ridere il più piccolo e sorridere teneramente il grande, l’unico a conoscenza di tutto.
 
Li fissavano da lontano.
Non avevano parlato per tutto il tempo. Appena K.K. lo avvertì del primo viaggio, Ixen si era alzato ed entrambi avevano inserito nei loro orologi date e coordinate che il più piccolo aveva provveduto a intercettare.
Erano troppo concentrati e pensierosi per riuscire a proferir parola.
Non era il rivedersi da giovani o il panorama mai visto ad attirare particolarmente la loro attenzione, ma la ragazza insieme agli altri due.
Da quando era successo quello che era successo, i due uomini avevano cercato di nascondere in ogni modo possibile la mancanza di Carlotta, ma era difficilissimo. Qualunque cosa vedessero scaturiva in loro un ricordo collegato a lei. Il televisore, il divano, il tappeto, il frigorifero. Tutto. Tutta la casa ricordava lei. Loro ricordavano lei.
Decisero così di mettere da parte almeno ciò che la riguardavano direttamente: le foto.
Le avevano raggruppate tutte e messe in una scatola.
Si erano ripromessi di non aprirla più. Avevano persino pensato di farla sparire del tutto, ma non ci erano riusciti. Difficile e poco rispettoso.
Non avevano mantenuto la promessa fatta a se stessi molte volte, specialmente K.K., che si sentiva enormemente in colpa. Era cambiato tantissimo, soprattutto dopo la lettera. Era cresciuto caratterialmente diventando più forte, ma il suo punto debole era e sarebbe rimasto sempre lei, un po’ come il tallone d’Achille. Sicuramente, una delle cose che aveva imparato col tempo, era quella di saper nascondere il suo stato d’animo come e quando voleva.
Per entrambi, vederla lì, spensierata con loro, fu un vero e proprio colpo al cuore.
-.. K.K. ..- lo chiamò piano il fratello.
-Dimmi..-
-Possiamo andarcene..?- sussurrò con voce tremante.
Il minore si voltò verso di lui, trovandolo con lo sguardo perso nel guardare la ragazza e gli occhi lucidi. Lo sapeva, Ixen non sapeva trattenere le emozioni come lui.
In risposta, mettendogli una mano sulla spalla quasi in segno di solidarietà, annuì.
La fissò ancora una volta, mentre era incantata a guardarlo da giovane. Cavolo, se era stato idiota. Deglutì, per poi tornarsene insieme ad un ormai stremato Ixen.
 


Eccoci al sesto capitolo. Nel prossimo ci sarà il bum. Sarà più lungo e mooolto molto serio, nonostante l’abbia scritto io. E si capiranno molte cose, soprattutto.
@BlueDragonfly_ Mi dispiace ma l’identità deve esser svelata! Che tu lo voglia o no!! E credo che a sto punto si inizi a capire, vero? :P
Alla prossima!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Siamo stesi sul mio letto a fissare i soffitto. La tua testa è appoggiata sulla mia spalla e le nostre mani si sfiorano appena.
Uno dei tanti momenti in cui stiamo senza dire una parola per la maggior parte del tempo e a pensare. Chissà a cosa, o a chi.
-Koala.- mi dici sicura, all’improvviso.
-Koala?-
-Koala.-
-Koala cosa?- giro la testa verso di te, trovandomi a pochissimi centimetri dal tuo viso.
-Tu sei un koala.-
-Perché, di grazia?- ti chiedo con il sorriso sulle labbra e alzando un sopracciglio.
-Perché, quando ti senti solo, ti attacchi a me come fa un koala con un albero. E perché sono carini.- arrossisco leggermente, alle tue parole.
-Tanti altri animali si attaccano agli alberi e sono carini.- rispondo.
-Ma ho letto su Wikipedia che loro non sono molto amichevoli.- ridi, voltandoti verso di me e guardandomi dritto negli occhi.
-Ah, grazie.- faccio l’offeso, alzando il volto di nuovo verso il soffitto. Mi baci sulla guancia.
 
Si rigirò svariate volte sul letto, mentre dormiva. Si sistemò infine supino, con le braccia sopra le coperte.
 
Torno dall’ennesimo viaggio, vado in cucina, prendo un bicchiere e lo riempio d’acqua.
Mentre bevo, rigorosamente appoggiato al tavolo, entra Michael, che si affianca subito a me.
-Bentornato..- lo guardo rimanendo perplesso per l’intonazione che ha usato.
-Grazie.. Che c’è?-
Sospira, poi ricambia il mio sguardo –C’è che ultimamente Carlotta è strana. Gli chiedo se c’è qualcosa che non va, ma l’unica risposta che ottengo è “Niente, tranquillo”.-
Annuisco –Beh se vuoi posso provare io.. Dov’è adesso?-
-E’ tornata a casa una mezz’oretta fa, non ha neanche voluto aspettarti..-
Abbasso lo sguardo –Magari dopo la chiamo..- mormoro.
 
Afferrò il lenzuolo stringendolo con le mani.
 
Mi ritrovo ansimante al centro del salotto. Mi inginocchio iniziando a tossire. Pian piano, mi accascio maggiormente al suolo.
-Michael..- tossisco ancora –Michael!-
Sento dei passi veloci avvicinarsi a me, mentre guardo impaurito le mie mani grondanti del mio stesso sangue.
-Che cosa.. Fortuné!- mio fratello entra nella stanza e corre da me, ormai sdraiato sul pavimento.
-Fort che hai fatto? Perché perdi sangue? Oddio svengo.-
-Cristo Michael, aiutami!- tossisco di nuovo –Non ho un serbatoio di sangue di riserva..-
Dopo avermi steso sul divano ed esser corso a prendere l’occorrente, inizia a curarmi –Mi spieghi perché sei conciato così? Sei andato in guerra?-
-Hanno scoperto tutto Michael..- mi vengono gli occhi lucidi.
-Chi?-
-Non lo so.. non li ho visti in faccia..-
-Racconta..- dice con un’espressione preoccupata.
-Ero a Londra.. Nel futuro. Ero curioso di sapere.. Dei tizi hanno iniziato a farmi domande sulla macchina del tempo pestandomi..-
-A sangue.- conclude lui.
-Già..-
-E hai detto qualcosa?-
-Assolutamente no, sono tornato qui prima che mi uccidessero, ma devo andarmene, anzi dobbiamo. Se riescono a rintracciarmi siamo nei guai entrambi..-
C’è un momento di silenzio, poi inizio a guardarmi intorno perplesso –Ma..Totta?-
Lui si ferma di colpo e abbassa lo sguardo, senza rispondere.
-..Dov’è?- continuo spaventato.
 
Gli occhi chiusi di K.K. si serrarono maggiormente, facendo tremare le palpebre. I pugni intorno al lenzuolo, tremolanti anch’essi, mostravano le nocche bianchissime.
 
Michael si alza sparendo in cucina, per poi tornare con una busta in mano e uno sguardo spento, che stona su quel viso da eterno bambino che si è ritrovato.
Mi porge la lettera, che scopro già esser stata aperta. Tiro fuori il foglio di carta e inizio a leggere.
“Ciao Michael, ciao Fortuné..
So che siete stupiti, o confusi. Non vi ho mai scritto una lettera in vita mia, sono sempre stata con voi e quello che avevo da dirvi ve l’ho sempre detto in faccia.
Solo una cosa ho nascosto, anche se non a tutti e due, ed è il motivo per cui vi scrivo.
Fort, io sono follemente e perdutamente innamorata di te.
Michael lo sa da tre anni, io da molto di più. So benissimo che avrei dovuto dirtelo, me lo diceva anche tuo fratello, ma non ho mai trovato il coraggio.
Ma anche se lo avessi avuto, in quest’ultimo anno, l’occasione c’è stata?
Ti rispondo io: no.
Gli ultimi mesi non facevi che partire e andartene in chissà quale dimensione, e quando riuscivamo a parlare, raccontavi dei tuo fantastici viaggi.
E’ cambiato tutto, ma non sono mai cambiati i miei sentimenti per te, e non ce la faccio più.
Ho deciso di andarmene e di tornare in Italia, almeno per un po’. Chissà, magari riuscirò a dimenticarti. Mi dispiace un sacco per te, Michael. Non c’entri niente.
Con questo non voglio scaricare la colpa su Fortuné. Anche tu, come facevi a portarmi con te se non sapevi che avrei fatto di tutto pur di starti vicino?
Sono stata una stupida a sperare che te ne accorgessi da solo.. Ma si sa, il mondo non è sempre rose e fiori, e questo l’ho sempre saputo, anche se volevo illudermi un po’.
A questo punto, non ho nient’altro di importante da dirvi.
Michael, ti voglio bene. Sei stato il miglior fratello maggiore che non ho mai avuto, spero tu non ce l’abbia con me.
Fortuné, ti amo, nonostante tu non abbia mai realizzato il mio desiderio più grande. Grazie per avermi fatto sognare. Rimarrai sempre il mio adorato Koala.
Grazie ad entrambi per avermi reso partecipe della vostra vita.
Addio
La vostra Carlotta”
 
Delle lacrime scesero dagli occhi dell’uomo ancora perso nel mondo dei sogni che si agitava, continuando ad impugnare le lenzuola con forza.
 
Hai la pistola puntata alla tempia. I tuoi occhi verdi sono pieni di lacrime e il tuo corpo trema mentre cerchi di opporre resistenza all’uomo che ti tiene ferma circondandoti il collo con un braccio.
Io e Michael siamo davanti a te, immobili. Se facessimo qualcosa sarebbe la tua fine.
-Allora, ragazzino, hai deciso?- deglutisco mentre quel mostro continua a parlare –Mi vuoi dire come hai fatto, o sparo alla tua amichetta?-
-Fortuné.. Non dire niente..- piangi e mi supplichi mormorando queste parole.
Rivolgo lentamente lo sguardo verso mio fratello, che ti sta fissando trattenendo le lacrime, poi annuisce leggermente.
Prendo un respiro e parlo. Non sopporto una pressione del genere, non l’ho mai sopportata. Preferisco perdere il lavoro di mesi piuttosto che te.
L’uomo ci fa rabbrividire con un sorriso malefico e con un perfido sguardo di ghiaccio.
-Grazie, molto gentile.- poi un rumore assordante e il tuo corpo senza vita che cade a terra.
 
Urlò, svegliandosi di colpo e mettendosi seduto. La fronte sudata, il respiro affannato, il viso bagnato dalle lacrime che continuavano a cadere. Si asciugò velocemente nonostante non servisse a niente, mentre Ixen si precipitava in camera sua.
- K ma cosa..- appena realizzò, spalancò gli occhi. Non vedeva piangere suo fratello da 10 anni, cioè dalla morte di Carlotta.
-Che è successo? Cosa..- si avvicinò a K.K. e si sedette accanto a lui.
L’altro teneva lo sguardo basso e iniziava a singhiozzare, senza avere la minima intenzione di dire ciò che avesse appena sognato.
Da tanto ormai non succedeva, e forse rivederla il giorno prima con lui e Michael aveva riportato a galla i ricordi, sia quelli belli, che quelli brutti. La sera infatti era stato molto tempo a pensare a lei prima di riuscire ad addormentarsi.
-Fort..-
-Non mi chiamare Fort.- rispose brusco, facendo indietreggiare leggermente Ixen.
Il maggiore sapeva benissimo il perché di questa reazione. Il fratello aveva deciso di cambiare nome, o meglio, di utilizzare solo un soprannome, per lasciarsi alle spalle tutto quello che era successo fino al quel fatto. Lui, per solidarietà e un po’ perché voleva “rinascere” insieme all’altro, fece lo stesso.
-Scusa.. Hai.. Hai bisogno di parlare?- chiese incerto e con la voce più rassicurante che riuscisse a fare.
-No.- K.K. si alzò ed entrò in bagno, sbattendo la porta.
 


Spero che questa volta siate rimasti soddisfatti della lunghezza del capitolo. Mi sono impegnata tanto. u_u
E’ un po’ deprimente, lo so, ma ve l’ho detto, le cose pian piano vengono a galla! xD
Anyway, nel prossimo, un dialogo tra due personaggi che ancora non si sono rivolti la parola! :P
@BlueDragonfly_ Son contenta che ti ispiri K.K. . Ispira pure me, come personaggio! Credo sia il più interessante per adesso. *faccia a schiaffi* Comunque adesso si capisce chi è! Ahahah
@LexiPopUp: Lexina! Grazie mille per il complimento e si, un capitolo serio scritto da me! Beh, almeno spero si possa definire tale! ;)
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Sospirò. Dopo essersi sciacquato il viso varie volte ed essersi fermato un po’ di tempo a fissare il suo riflesso allo specchio, decise di tornare in camera.
Ad aspettarlo un Ixen al centro del letto, gambe incrociate, sguardo rivolto alle sue mani che giochicchiavano con le lenzuola.
Si avvicinò e rimase in piedi davanti a l’altro, che alzò gli occhi per guardarlo.
-Sai che hai 39 anni e quella faccia da cane bastonato non ti dona più, vero?- chiese ironico alzando un sopracciglio.
-L’hai sognata.. è così..?-
K.K. voltò la testa verso la finestra. Stava spuntando il sole in quel momento. Non aveva fatto caso all’ora in cui si era svegliato.
-Hey..-
Respirò profondamente per poi tornare a guardare negli occhi il fratello.
-Michael.. Io.. Non ci riesco. Non ce la faccio più.- gli occhi diventarono ancora lucidi, mentre scuoteva nervosamente il capo.
-A fare cosa?-
-A vivere così.- si strofinò il viso con una mano distogliendo lo sguardo, prima di continuare –Non riesco ancora ad accettare.. Tutto quello che è successo.-
Ci fu un attimo di silenzio, poi il minore tornò a fissare l’altro, che parve capire i suoi pensieri e spalancò gli occhi.
-No.- disse solamente Ixen.
-Devo.-
-No! Non devi!-
-Cazzo Ixen! Peggio di così come potrebbe andare?!- alzò la voce e allargò le braccia, che successivamente caddero lungo i suoi fianchi.
Riprese –Lei.. Se ne è andata ed ha trovato solo la morte.- mormorò –Vorrei solamente che almeno un Fortuné Penniman in questo mondo non abbia un senso di colpa del genere.-
-K.K., capisco cosa intendi, ma.. Hai già fatto in modo che Fortuné si portasse sia Michael che Carlotta al primo viaggio, dubito non sarà così anche per i prossimi..-
-Devo esserne certo.-
-Ma..-
-Lasciami fare, per favore. Ed esci, che mi devo cambiare.-
Ixen lo guardò perplesso –Siamo fratelli.-
-Chi se ne frega! Non ho intenzione di spogliarmi davanti a te!- urlò imbarazzato.
Il maggiore scoppiò a ridere –Scusi, milady.-
 
Camminava tranquillamente per le vie di Londra con le cuffie alle orecchie e le mani in tasca. Le dita si muovevano a ritmo di musica e lo sguardo vagava da passante a passante.
Si dirigeva verso il bar dove aveva deciso la sera precedente di fare colazione insieme a Fortuné e Michael, e si ritrovò a percorrere col pensiero quello che era successo il giorno prima sorridendo leggermente, incurante di quello che avrebbe potuto pensare la gente che le passava accanto.
Se lo avesse raccontato a qualcuno, non avrebbe assolutamente creduto ad una storia simile. Insomma, da quando in qua esiste la macchina del tempo? E da quando Fortuné Penniman, lo “sfigatello”, riesce a fare una scoperta simile?
Scosse la testa. Alcune persone sono davvero ridicole e superficiali. Ancora la storia secolare del “Fortuné sfigato” non gli andava a genio. Ok, era un po’ introverso. Ok, era un po’ timido. Ok, era un po’ impacciato. Ma lei lo vedeva solo come la persona più tenera del mondo.
Improvvisamente si sentì afferrare il braccio e trascinare all’interno del vicolo che era alla sua destra. Non fece in tempo a rendersene conto o ad avere paura che si ritrovò con le spalle al muro e davanti a sé una figura che stentava a riconoscere, ma che gli era familiare.
Si tolse le cuffie e pochi secondi dopo spalancò gli occhi –Fortuné..?-
La figura non era altro che un uomo identico all’amico, solo con un’aria più adulta e un leggero velo di barba in più.
Questi sospirò e sussurrò –Chiamami K.K., per favore..-
-K.K…? Che significa?-
-Non è importante.- rispose secco.
-Come no? Se permetti vorrei sapere con chi parlo!-
-Ma che ti importa? Mi chiamo K.K., punto.-
La ragazza roteò gli occhi –Ok K.K. che vuoi da me? Perché sei uguale a Fortunè?-
-Perché sono Fortuné.-
-Cosa? E come.. Cosa..-
-Fammi spiegare.- la fermò –Sono Fortuné, ma vengo dal futuro. Non mi fare domande.- la bloccò ancora prima che dicesse qualcosa –Sono qui per chiederti di non lasciare Michael e Fortuné.-
-Che?-
-Hai capito.-
Carlotta rimase in silenzio, spiazzata dalla richiesta di quell’uomo, dalla sua provenienza e dalla sua espressione seria mentre la guardava negli occhi. Faticava a crederci, ma infondo la vicenda non era così impossibile. Sapeva ci fosse la possibilità di viaggiare nel tempo, e se lui era un Fortuné del futuro, poteva farlo certamente anche lui, magari anche da più tempo.
-Ma perché, chi se ne vuole andare?- domandò poi la ragazza confusa, ripensando alla richiesta.
-Tu, cioè.. Caspita. Te devi solo darmi retta.-
-Ma come fai a sapere che io un giorno potrò andarmene?-
-Perché vengo dal futuro, forse?- chiese sarcastico.
-Ah. Quindi..Quindi sai anche..-
-Che vai dietro a Fort? Si, lo so. Tranquilla, non glielo dirò.-
Carlotta arrossì violentemente, facendo sorridere K.K. .
-Allora, intesi?-
-Si..-
-Perfetto, allora io vado.- l’uomo fece un passo alla sua sinistra, poi si fermò quando sentì la domanda della ragazza ancora imbarazzata.
-Ehm.. Senti.. Sai anche se.. Non so.. Visto che siamo nell’argomento.. Ho possibilità con lui..?-
-Beh io ci proverei.- le fece l’occhiolino e sparì.
 
Era seduto ad un tavolino del bar aspettando Carlotta. L’ora prefissata dell’incontro era passata da dieci minuti, e della ragazza ancora neanche l’ombra.
Prese il cellulare, compose il numero e aspettò che rispondesse, fin quando qualcuno non picchiettò sulla sua spalla.
-Ti mancavo così tanto?- chiese l’italiana sorridendo per sedersi poi davanti a lui.
Lui rise rimettendosi il cellulare in tasca –Non posso stare senza te.-
-Era ironico?-
-Si e no.-
Carlotta arrossì, distolse lo sguardo e decise di cambiare argomento per non trovarsi in difficoltà –E.. Michael?-
-Non sono riuscito a farlo alzare, mi ha detto solo un gentilissimo “Fanculo” e “vi raggiungo dopo”.-
-Capisco..-
-Perché hai ritardato? E’ successo qualcosa?-
La riccia abbassò lo sguardo sul tavolo riflettendo sull’accaduto, poi annuì –Ehm.. si..-
Raccontò per filo e per segno il loro dialogo, escludendo ovviamente il suo interesse nei confronti del ragazzo che la stava ascoltando senza fiatare.
-..Ma aveva due cicatrici?- chiese lui appena finì di parlare.
-Una qui- si indicò lo zigomo sinistro –sicuro.-
-Allora è il tipo strano.-
-Tipo strano? Guarda che sei tu.-
-Non sono così.-
-Non era poi tanto diverso da te.-
-Non sono così scorbutico!-
-Ah no?- alzò un sopracciglio.
-..Ok, si.-
-Quindi?-
-Quindi non lo so, appena arriva mio fratello glielo diciamo e sentiamo cosa dice.-
-E che vuoi che ti dica?-
-Non lo so, quello potrebbe dire qualunque cosa.- In quel momento, gli arrivò un messaggio proprio da parte del soggetto della discussione.
“Non ho voglia di cambiarmi, magari ci vediamo più tardi tutti insieme.”
Fortuné sorrise furbo, alzò lo sguardo su Carlotta –Pantaloni bianchi a pois rossi.-
Lei ricambiò il sorriso –Andiamo.-
 


Buooon salve!
Avete appena letto un capitolo più leggero rispetto a quello precedente! xDD
Nel prossimo ci sarà una scelta non indifferente, anticipo.
@BlueDragonfly_ Sai, il bello delle Fan Fiction è che puoi dirigere la storia a tuo piacimento, e può dipendere dalla canzone che ascolti, del tuo umore, di cosa hai fatto quel pomeriggio, ed è per questo che non ti so dire il finale di questa storia. *Faccia da schiaffi* Leggi e scopri via via. [Che risposta da Oscar.]
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Trattenendo le risate insieme a Carlotta pensando al pigiama del fratello, Fortuné aprì la porta.
A passo felpato percorsero l’ingresso, per poi raggiungere il salotto e fare capolino dalla porta.
Michael era stravaccato sul divano a guardare la tv, e, come si aspettavano i due amici, indossava il suo assurdo, ma tanto amato, pigiama.
I più piccoli si guardarono, sorrisero malefici e nel modo più silenzioso possibile, corsero in cucina. La riccia prese un bicchiere ed una tazza, mostrandoli a Fortuné.
-Quale?- sussurrò per non farsi sentire dall’altra stanza.
-Tazza, è più grande.-
La riempirono di acqua, rigorosamente fredda, per poi tornare in salotto senza far rumore.
Solo dopo un cenno d’incoraggiamento della ragazza alla sua destra, Fortuné inclinò la tazza facendo cadere l’acqua precisamente sulla testa riccioluta del maggiore, che si alzò gridando cose poco carine ai due, che se la ridevano senza un minimo di ritegno.
-VOI DUE. SIETE.. SIETE.. NON LO SO! DIO! E’ PURE FREDDA!-
Per tutta risposta, i due continuarono a ridere.
Michael li guardò in cagnesco, si tolse la maglietta e si avviò verso la sua camera per asciugarsi e cambiarsi.
Carlotta smise un attimo di ridere vedendo il dorso nudo del più grande allontanarsi. Infondo non aveva mai nascosto a nessuno il fatto che ritenesse anche lui un bel ragazzo.
Fortuné se ne accorse, sospirò sentendo una leggera punta di gelosia e parlò –Beh? Ti sei incantata?-
La ragazza si voltò verso di lui, confusa, poi capì e sorrise –Beh? Geloso?-
L’altro diventò completamente rosso e scosse la testa –Chi io? No, no. Figurati. E poi di chi? Di mio fratello? Di te? Non sono geloso.-
-No, ma.. Si vede.- cercò di non ridere lei.
-Beh se fosse, che problema c’è?- l’occhialuto andò a sedersi sul divano, che per fortuna non era stato bagnato dall’acqua caduta completamente, dalla prima all’ultima goccia, addosso all’obiettivo prefissato.
-Nessun problema..- sussurrò Carlotta seguendolo e sedendosi accanto a lui.
Poco dopo il malcapitato tornò in salotto dalle pesti e si sedette.
-Allora, siete venuti qui solo per mandare in crisi il vostro caro fratellone o dovete dirmi qualcosa di serio?-
-Qualcosa di serio.- rispose tranquilla la ragazza.
-Sparate.-
Entrambi raccontarono il loro incontro con K.K., riferendogli ogni parola, ogni particolare che ricordavano, ogni sensazione. Tutto quello che veniva loro in mente sull’accaduto, lo rivelarono al maggiore dei tre, che, alla fine di tutta la narrazione, seppe dire solo -..Wow.-
-“Wow”? Cioè noi ti diciamo che un me del futuro ci ha detto di rimanere uniti e te dici “wow”?- chiese seccato Fortuné.
-Che vi devo dire? Arrivederci e grazie, tornate a trovarmi? E’ la prima cosa che mi è venuta in mente! Fatemi argomentare!-
-Sentiamo.-
-Ok allora.- si schiarì la voce prima di cominciare –Innanzi tutto quest’uomo deve averne passate veramente tante, quindi Fort, buona fortuna. Poi.. Beh, se dice così probabilmente è perché sa cosa potrebbe accaderci, ed essendo una brutta storia, ci ha voluti avvertire.-
-Quindi?- chiese impaziente il piccolo Penniman.
-Quindi, qual era la domanda?-
-Non c’era effettivamente.- notò l’italiana –Beh.. Che si fa? Continuiamo a viaggiare o ci facciamo i cavoli nostri?-
Michael sospirò –Ormai ci siamo dentro, se davvero c’è questa guerra, tanto vale combatterla.-
-Michael non è come nei videogiochi. Se perdi non parti dall’ultimo livello. Non recuperi le vite andando in giro e ammazzando persone.-
-E cosa dovremmo fare? Stare qui a far finta che niente fosse successo? Fort è colpa tua se adesso siamo entrati in mezzo a questa versione rivisitata della seconda guerra mondiale.-
-Adesso mi dai la colpa se stiamo rischiando di morire?-
-Non ti sto dando la colpa perché stiamo rischiando di morire! Ti sto dando la colpa per esser stato tu a farci entrare in mezzo, quindi la decisione non spetta a me o a Carlotta. Assumiti le tue responsabilità.-
Carlotta, in quello scambio di “idee” dette non propriamente in modo gentile, stava zitta e alternava lo sguardo da Michael a Fortuné. Quest’ultimo sospirò –Dovrei decidere per voi? Non ci penso neanche.-
-Bene, allora si combatte!- esclamò raggiante Michael.
-No aspetta, tu hai fatto tutto questo discorso per prenderti la ragione?- urlò sconcertato il minore.
-Hai capito bene. In guerra, e in amore- lanciò un’occhiata a Carlotta –tutto è lecito.-
 
Una mezz’ora dopo, dopo essersi trasferiti in cucina, stavano ancora discutendo sul da farsi.
-Io voglio conoscere Freddie Mercury.- affermò deciso il maggiore.
-Anche a me piacerebbe, ma preferirei andare più indietro.- ragionò invece Carlotta.
-Sono d’accordo. Dove andiamo?-
-A Roma!- propose la ragazza.
-No dai, in Italia ci siamo stati ieri!-
-Che c’entra? Intendevo ai tempo dell’impero romano.-
- Prima andiamo da un’altra parte, magari alla prossima.-
-Se ci arriviamo..- borbottò Fortuné, prima di dare ragione a Michael –In Grecia?-
-No, io voglio andare in Egitto.- asserì il riccioluto battendo una mano sul tavolo e raddrizzando la schiena.
Ci furono degli attimi di silenzio. I diciannovenni fissavano il più grande con espressioni neutrali, valutando la proposta che aveva fatto.
Nello stesso istante, annuirono energicamente, facendo formare sul volto del ventisettenne un sorriso soddisfatto.
-Non male come idea.-
-Sarebbe interessante. Michael, mi stupisci!-
-Fanculo Fort.-
-Smettetela.- disse la ragazza, che continuò dopo un breve momento di pausa –A quando la partenza?-
-Adesso?-
-E’ troppo presto. Oggi pomeriggio, così mangiamo e andiamo nutriti.-
-Ma pensi sempre a mangiare?- chiese scioccato Fortuné.
-Fatti gli affari tuoi.-
 
-L’hai fatto.- Ixen entrò improvvisamente nella stanza, spaventando il minore.
-Cosa?-
-Quello che non dovevi fare.-
K.K. sospirò buttandosi sul letto –Si, l’ho fatto.-
-Cazzo K, ti avevo detto che il tuo primo intervento sarebbe bastato, perché ne hai fatto un altro?-
-Perché volevo esserne sicuro! Che problema c’è se sono tornato lì una seconda volta?!-
-Adesso anche Carlotta sa di te! Probabilmente anche Michael adesso. Sai come eravamo a quell’età! Così li sproni a combattere!-
-Fortuné avrebbe combattuto lo stesso, ti entra nella zucca questo?? Se non fossi intervenuto nella loro dimensione non sarebbe cambiato neanche il tragitto di una singola formica, Carlotta sarebbe morta ugualmente e noi due saremmo rimasti soli e obbligati a combattere per quella stupida macchina infernale!- urlò il 30enne tirandosi su a sedere. Il respiro diventò affannato e il viso si colorò leggermente di rosso.
Ixen abbassò lo sguardo, mentre il fratello riprese con tono più basso –Preferisci che rimangano soli nella lotta?-
-Non siamo soli..-
-Sai quello che intendo. Allora?-
-E se morisse lo stesso..?-
-Non lo permetterebbero, e noi li seguiremo.-
-Che?-
-Hai capito. Non possiamo lasciarli soli. Quando è iniziata la guerra io viaggiavo già da un anno, loro sono agli inizi.-
-Hai ragione..- il maggiore si morse il labbro inferiore, rivolgendo lo sguardo verso la finestra.
Dei suoni acuti interruppero il silenzio.
K.K. si alzò –Sono partiti.-




Taratattàààà ebbene si, signore e signori. I nostri cari ragazzi hanno scelto di partire nonostante rischino costantemente la vita! °ç°
Spero vi sia piaciuto il capitolo, ovviamente. Nel prossimo si svolgerà il viaggio, per il resto non dico niente. Buahahaha
@Tear of another world: Ok si, ho capito che per te ogni cosa che riguarda Fort è figa, soprattutto lui, però datti un contegno!! Ahah! Ovviamente scherzo! :P Grazie mille per la recensione!
@Arashi no megami: Chi ti dice che un giorno anche io non ti lasci con l’amaro in bocca? Mh? xD Comunque scusa se riesco a fare un discorso serio ogni tanto! Ah, e perchè non si è svegliato? Cosa pensi che abbia fatto? Tu e la tua dannatissima immaginazione. Any
GerardWay graTzia.
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


-..Fortuné?- lo chiamò scrutandolo Michael.
-Cosa?-
-Perché hai un vestito da donna addosso?-
-Non è un vestito da donna.- rispose scocciato guardandosi.
-E cos’è allora?-
-..Lo definirei abito.- disse incerto.
-Ah. Perché indossi un abito?- insisté il maggiore.
-Michael, come fa a saperlo? E’ qui da tanto quanto te.-
I due ragazzi si voltarono senza dire una parola verso la ragazza che aveva appena parlato. Indossava una veste lunga, chiarissima e molto aderente, che le fasciava il corpo ben fatto alla perfezione.
-..Che c’è?- domandò lei imbarazzata dai loro sguardi.
-..Niente.- disse solamente il più grande, lasciando a Fortuné la facoltà di non rispondere per il suo momentaneo stato di mutismo.
-Uhm.. Ok. Cos’ho in testa?-
-Beh, un animale.- disse Michael inclinando la testa.
-..E’ un avvoltoio. Una corona a forma di avvoltoio, precisamente. A quanto pare sei la regina.- informò il minore leggermente arrossito per i suoi stessi pensieri fatti sull’amica, cercando di non guardarla. Poi, come un’illuminazione, si voltò verso il fratello, che se ne stava seduto su una specie di trono e con molti gioielli sfarzosi addosso.
-Oh Cristo.- spalancò gli occhi.
-Cosa?- chiesero entrambi.
-Lui è il faraone. Tu sei la regina. Voi siete sposati!- gridacchiò scandalizzato.
-Oh.- annuì Michael, tranquillo –E te chi sei?-
-Mh.. Boh.. Credo di lavorare per te..-
-Forse il visir.- disse Carlotta, mentre camminava e si guardava attorno.
-Ma che sfiga.- protestò allora il minore.
-Perché non stai insieme a Totta?- ridacchiò l’altro.
Arrossì ancora di più, fulminandolo con lo sguardo –No, idiota.-
-Errore mio, allora.- sorrise malizioso.
 
Era passata un’oretta dal loro arrivo nell’antico Egitto, e stavano discutendo sullo scenario che si presentava loro davanti.
-Faraone..?- una voce sconosciuta richiamò l’attenzione del ventisettenne e degli altri ragazzi, che iniziarono ad ascoltare in silenzio.
-Ehm.. Si..?-
-Sono la sua concubina, il mio nome è Isis.-
Ci fu un attimo di silenzio, Michael si voltò lentamente verso i due, per poi tornare a guardare la ragazza.
-Ah.- annuì lentamente non sapendo cosa dire.
-Potrebbe raggiungermi tra poco in camera?-
Spalancò gli occhi. Non era scemo, sapeva cos’era una concubina. Era una donna con cui poteva “divertirsi”.
-..Certo.- Isis sorrise, e sparì da dove era comparsa. Era davvero bella, ora che ci faceva caso. Carnagione scura, come era normale notando quella delle altre persone che avevano visto, occhi scurissimi, come i capelli, lineamenti dolci quasi quanto il sorriso.
-Che faccio?- chiese subito agli altri due.
-Vai tigre, è il tuo momento.- lo prese in giro ridendo Carlotta.
-Ha. Ha. Simpatica. Sul serio..-
-Vai, se non hai voglia le dici di no. Sei tu che comandi.- Fortuné cercava di rimanere serio, ma proprio non ci riusciva. Adesso non invidiava più la posizione del fratello.
Michael sospirò e si alzò –Non sparite, però.-
-No no.-
Li guardò diffidente, poi si avviò verso la camera lasciando soli i due amici di vecchia data.
La ragazza ricominciò a ridere –Questa cosa di viaggiare nel tempo è incredibile!-
Fortuné sorrise, soddisfatto da quell’affermazione –Lo so. Che ne dici di un giretto turistico nel palazzo reale?-
-Ci sto!-
Dopo pochi minuti, mentre camminavano tranquillamente, qualcuno interruppe la loro chiacchierata.
-Ah, siete qui!- entrambi si voltarono. Dietro di loro due uomini: K.K. e probabilmente il Michael del futuro, data la somiglianza esagerata.
-Che ci fate qui?- domandò incredula Carlotta.
-Vi diamo un’occhiata.- rispose l’uomo con le due cicatrici sul volto, che iniziò a guardarsi intorno circospetto.
-Comunque io sono Ixen.- comunicò l’altro.
-Io sono Ca- il più grande la interruppe con voce dolce e sorriso confortante, ma con un velo di malinconia, principalmente indirizzati alla mora, dicendo –So chi siete..-
 
-Non si era mai visto un faraone che rifiuta i servizi della propria concubina.- Isis cominciò ad accarezzargli la spalla lentamente, passando poi sul petto.
Michael, a quel contatto, si irrigidì e guardò la ragazza che ricambiò il suo sguardo subito dopo.
Ormai erano un po’ di minuti che il ventisettenne rifiutava le avances dell’altra, anche se con un pizzico di fatica.
-Dovrebbe approfittarne, non crede?- la sua voce calda gli veniva sussurrata all’orecchio.
-Posso darle del tu?- chiese poi, con la stessa intonazione.
Il giovane deglutì annuendo lentamente, facendo sorridere la mora che da quel momento iniziò a baciargli sensualmente il collo.
-Isis.. Che stai..-
-Sh..- le labbra carnose avevano raggiunto la mandibola, ed il respiro di Michael si era fatto più corto. Di certo non si era aspettato questo genere di trattamento. Maledì e benedì Fortuné nello stesso istante, per la situazione in cui si era casualmente trovato.
 
-Dov’è Michael?- le presentazioni vennero bloccate da K.K., che riprese la parola.
-Ah, è con una ragazza. La.. Concubina, per essere precisi.-
-Mh, e com’è?-
-Non male.- Fortuné ricevette una spinta da Carlotta, che successivamente rivolse lo sguardo all’uomo che aveva formulato la domanda.
-Mora, leggermente più bassa di me. Occhi grandi e neri. Carnagione scura. Capelli lisci, lunghi, e neri anche loro.-
L’uomo aguzzò lo sguardo, diventato improvvisamente più attento –Come si chiama?-
-Isis.-
Cinque secondi dopo, Ixen stava porgendo a Fortuné e Carlotta due pistole.
-Cos.. Che.. Che sono queste?- chiese terrorizzato il ragazzo.
-Le pistole di cui ti ho parlato l’altro giorno. Non è difficile usarle, punti e premi il grilletto. Portateci da loro, in fretta, possibilmente.-
 
I baci della ragazza si posavano delicati e lenti sulla pelle del riccioluto. Soffici, caldi.
Chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro.
Quella scena, per lui, aveva un non so che di paradisiaco. Gli sembrava quasi di sentire delle arpe suonare per lui, in quella stanza, mentre Isis lo stava facendo stendere sul letto con una lentezza disarmante.
Senza rendersene conto, si stava abbandonando nelle mani di quella ragazza.
Improvvisamente questa si fermò, e al posto della sua calda mano, sopra il cuore, sentì qualcosa di freddo e solido.
Aprì le palpebre confuso, ma non vide gli occhi neri e angelici che l’avevano incantato poco prima, bensì due perle nere che lo fissavano con una scintilla cattiva. Il volto increspato in un sorriso maligno e una pistola puntata sul suo torace stretta nella sua mano.
-Muoviti e sei morto.-
-Cosa?- chiese spiazzato Michael.
-Non emettere suoni.- lo sguardo della ragazza era sempre più rabbioso, e la presa sull’arma più forte.
Lui respirò profondamente guardando l’indice della ragazza sul grilletto. Non aveva la minima idea di cosa fare. Fortuné e Carlotta erano in chissà quale parte della residenza e lui era lì a rischiare la vita. Decise di prendere tempo, buttando la situazione sull’ironia.
-Non sapevo che nell’Antico Egitto esistessero le pistole.- la osservò meglio –Laser, poi.-
-Chi ti ha chiesto di fare battute?- ringhiò l’altra.
-Suppongo io stesso, dato che qui siamo in due e te non sembri un tipo allegro.-
Lo guardò stupita –Come fai a scherzare in un momento come questo?!-
-Perché, che momento è?-
-Ti sto per uccidere!- strillò nervosa.
-Ah, non c’è una minaccia? Tipo, non so.. “Se non mi dici la ricetta della coca-cola ti uccido”? Nei film generalmente è così. In poche parole non ho possibilità di salvezza?-
-Mi stai innervosendo.- sentì premere maggiormente la pistola sul petto.
-Ok, allora facciamo una cosa. Io ti do il permesso di uccidermi, ma tu dammi un motivo valido.-
-..Tu sei pazzo.-
-Era un motivo?-
-No, era un’affermazione. Il motivo è perché siamo in guerra, e meno avversari abbiamo, maggiore è la probabilità di vincere.-
-Si, è un ragionamento giusto. Quindi voi avete paura di noi?-
Il ragazzo stava cercando in tutti i modi di allungarsi la vita come poteva. Nello stesso istante in cui faceva tutte quelle domande o affermazioni, pensava a tutti i suoi familiari, amici, conoscenti e sconosciuti che non aveva avuto il piacere di conoscere.
-Noi non abbiamo paura di nessuno.-
-E allora perché ti faciliti il gioco così? Non dà più soddisfazioni una battaglia alla pari?-
-Avrò più soddisfazioni quando il tuo cuore smetterà di batt- la ragazza smise di parlare spalancando gli occhi, per poi cadere esanime sul corpo di Michael.
K.K. rinfoderò la sua arma ancora fumante e si avvicinò al letto.
Il riccioluto cacciò un grido -..Ho un cadavere addosso. HO UN FOTTUTISSIMO CADAVERE ADDOSSO! LEVATEMELO. Dio, QUESTO E’ SANGUE!-
Il fratello minore del futuro lo spostò, facendo alzare Michael di scatto. Quest’ultimo, iniziò a guardarsi intorno.
Un Fortuné sulla trentina con espressione cupa e seria, uno diciannovenne che stava fissando scioccato il corpo di Isis, Carlotta che, perplessa, osservava la pistola di K.K. e.. Se stesso appoggiato al muro.
Gridò ancora un qualcosa di indefinito indicandosi e indicandolo.
-Stai calmo. Il peggio ce lo becchiamo io e Fortuné che dobbiamo sopportare due fratelli.- disse risoluto, con una sfumatura di ironia, K.K. .
-Ragazzi..- tutti si voltarono verso l’italiana, che fissando il cadavere continuò a parlare –Ma perché era sola? Non suona un po’ strano?-
-Non avevano previsto un nostro intervento. Pensavano di trovare solo voi tre, disarmati.- rispose Ixen autoritario. Capitava di rado che si comportasse o parlasse come una persona di quasi trentotto anni.
-E’ una mossa stupida.- affermò ancora Carlotta.
-Si, è vero, ma non ne faranno molte altre, puoi starne certa.- annunciò l’uomo con i suoi inseparabili guanti bianchi, prima di rivolgersi al faraone –Da quanto avevi la raygun puntata addosso?-
-Qualche minuto..-
-Come hai resistito qualche minuto?- chiese curioso Fortuné.
-Eh sai come sono quando sono teso e inizio a parlare..-
-E sei ancora vivo?- domandò scioccato, facendo sorridere tutti, compreso K.K. .
Michael sbuffò –Se vuoi mi uccido da solo!-
-Ok vi potete uccidere a vicenda un’altra volta.- li interruppe il Fortuné del futuro –Adesso torniamo a casa. Non è consigliabile restare qui.-
-Casa di chi?- domandò l’unica ragazza.
-Vostra. Dobbiamo spiegarvi delle cose.- dicendo questo, Ixen si staccò dal muro e digitò delle cifre sul suo orologio, identico a quello del fratello.
 


Se state leggendo, vuol dire che siete ancora vivi.
Beh.. Che ve ne pare? Ho faticato tanto a scriverlo, sapete?
Nel prossimo capitolo, si capiranno un po’ di cose. *annuisce* E sarà un capitolo più corto rispetto a questo. :D Beh.. Adesso le risposte alle recensioni! :D
@Kokuro: Ti ringrazio tanto per il tempo sprecato per recensire questo affare e per le tue parole! :D Sono fiera anche di dirti che, ahimè, il pigiama di Mika è proprio questo: pantaloni bianchi a pois rossi. Hanno fatto la loro magica comparsa in un video (se vuoi vederlo, basta cercare su youtube “Manic Monday Mika” e lo trova xD).
@Viyanga: mmh.. Ok. Allora passi. (per il nome e Mika a letto, intendo.) E comunque anche io sono stata a Rimini quattro giorni per il campionato e non ho visto nessun WAY! D: Ma ho visto un prof. Poi ti dirò. O.O
Alla prossima bimbi belli! (._.)

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Appena arrivati a casa, le prime parole furono pronunciate da Michael –Beh.. Fate come se foste a casa vostra.- ridacchiò.
Fortuné sospirò sedendosi sul divano –Era triste, davvero triste.-
Ixen, prima di accomodarsi anche lui, diede una pacca sulla spalla del ventisettenne sghignazzando, facendogli capire che non era il solo a ridere ad una sua battuta.
Non appena furono tutti sistemati sui due divani, K.K. iniziò a parlare.
-Ok, senza girarci intorno, arrivo al nocciolo. Ormai siete destinati a combattere.- si fermò subito per osservare le espressioni dei presenti, senza vedervi paura o incertezza. Pensò che probabilmente ne avevano parlato prima di andare in Egitto, e questo lo rassicurò un po’.
Riprese –Questo significa anche dover imparare un po’ di cose del mestiere. E’ ovvio che non vi mando in giro a fare guerra senza che sappiate tenere in mano una pistola, magari rischiando pure di uccidere un compagno perché non si è capaci. Verrete con noi, nel futuro, a fare una specie di addestramento.-
-Quando?- chiesero i tre giovani contemporaneamente.
-Anche domani. Vi mostreremo la nostra sede e vi presenteremo alcune persone.-
-Possiamo sapere qualcosa in più?- domandò incerto Fortuné. Di che sede stava parlando? E quante persone erano al corrente dello scontro tra dimensioni?
Ixen iniziò a dare spiegazioni -Come immagino abbiate capito non tutti sono a conoscenza della scoperta della macchina del tempo, ma è anche vero che non potevamo combattere in 2. Così, abbiamo “arruolato”, diciamo, altre persone. E’ una specie di associazione segreta, e abbiamo anche una sede, per fare una cosa che si rispetti. Fa più serio.-
-Fammi capire, tipo degli agenti segreti?- chiese Michael con gli occhi che brillavano di curiosità.
-Si, una specie.- annuì K.K., facendo mormorare al riccioluto un “Fico”.
-Se avete domande- continuò il più grande –fatele a lui.- indicò K.K., che scosse la testa sospirando.
-Perché ci siamo ritrovati faraone, moglie e visir?-
K.K. si alzò guardando Fortuné, che aveva appena posto la sua domanda.
-Vieni e ti spiego.-
Il giovane si alzò e lo seguì, sotto gli sguardi perplessi del fratello e l’amica.
Appena entrati in camera, l’uomo si avvicinò alla scrivania e si sedette, chiedendo poi all’altro di dargli il cellulare, ovvero la macchina del tempo, per fargli apportare delle modifiche.
Iniziò poi a spiegare -Vedi, il discorso è semplice. Come hai progettato tu il cip, chiunque faccia un viaggio nel tempo si ritrova con un ruolo ben preciso nell’epoca in cui si è trovato.- collegò dei cavi al computer e iniziò a digitare cifre e lettere senza un apparente senso con la tastiera.
-Ma noi quando siamo andati in Italia per vedere Carlotta da piccola eravamo noi. Cioè, non avevamo nessun ruolo!- rifletté.
-Perché esistevate in quella dimensione, eravate già nati. Tu avevi 3 anni e Michael 11. Non possono esistere due persone uguali con lo stesso ruolo, capisci? Il computer rimane un computer, fa in automatico dei cambiamenti. - gli rivolse un’occhiata alzando un sopracciglio, per poi tornare a modificare il marchingegno.
-Ah, si. Credo di aver capito.- annuì facendo una smorfia.
-Bene.-
Ci furono degli attimi di silenzio. K.K. preso dal lavoro che stava facendo, Fortuné invece dal pensare alle domande che voleva fargli.
-Ma che significa K.K.?-
L’altro sospirò –Me lo chiedono tutti.-
-Ma non mi hai risposto.-
-E’ un acronimo.-
-Ci arrivavo da solo. Per cosa sta?-
-Se te lo dico ti metti a ridere, quindi non te lo dirò.-
-Come fai a sapere che mi metterò a ridere?-
-Perché lo farei anche io, e siamo la stessa persona.- rispose pacato l’uomo.
Il giovane sbuffò –La prima parola?-
-No.-
-La seconda?-
-Neanche.-
-Ma che ti costa?-
-Ok, ok, ho capito. Significa Koala Kid.-
-Ko..Koala Kid?- Fortuné cercò di essere il più serio possibile, ma la sua espressione divertita tradiva la sua forza di volontà.
-Si, Koala Kid.- soffiò infastidito il più grande.
-Perché Koala Kid?-
-Non ho voglia di parlartene, e non insistere. Questa volta non cedo.-
-Ok.- Fortuné alzò le mani in segno di resa –Altra domanda allora.-
-Mh- mentre aspettava che il ragazzo del presente parlasse, reinserì il cip nel cellulare.
-Dov’è la Carlotta del futuro?-
Si bloccò di colpo. Alzò lo sguardo verso il diciannovenne senza neanche ricordarsi di respirare. Non poteva dirglielo, non ancora almeno, ma sapeva benissimo che avrebbe continuato a fare domande. Un po’ come i bambini che voglio sapere tutto e subito.
-Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.-
-Non siamo mica davanti ad un giudice! Spara.-
-No.-
-Perché dopo aver visto la foto con me, Michael e Totta mi hai detto “Potresti perdere le persone a cui tieni di più”? C’entra qualcosa?-
-Ti ho detto che non rispondo.-
-Allora le cose sono collegate! Cosa cazzo le è successo?- stava diventando sempre più insistente, mentre il trentenne manteneva quella sua espressione costantemente seria e solenne. Non mostrava il minimo segno di cedimento, e questo lo stava mandando in confusione. Non riusciva a capire usando l’intuito.
-Una bella visita dall’otorino? Che ne dici?-
-K.K., è giusto che lo sappia, non ti pare?-
-No.-
-Se n’è andata?-
-Si.-
-E dove?-
-Non te lo dirò.-
-Non è finita qui.- lo guardò minacciosamente il minore dei fratelli Penniman, sedendosi sul letto.
-Lo so benissimo.-
Dopo qualche altro istante senza un briciolo di rumore, Fortuné fece l’ennesima domanda.
-E Ixen?-
-Cosa?-
-Che vuol dire?-
-Eccentrico.-
-Eccentrico?-
-Si, solo che è scritto come si pronuncia e senza la parte finale.-
-E perché eccentrico?-
K.K. sorrise leggermente –Lo capirai domani alla base.-




Ed eccoci anche alla fine dell’undicesimo capitolo! Spero vi sia piaciuto. :D
Nel prossimo, si cambia scena! ;)
@Viyanga: Grazie mille e.. no, non è troppo strambo! Era per scrivere dello sconcerto. v.v E comunque non so come mi sia venuta in mente la coca-cola. Era per scrivere qualcosa che non c’entrasse niente che salvasse il nostro Michael (a cui hai dedicato l’intera recensione, tra l’altro!)
@Kokuro: Ti ringrazio veramente tanto per il ringraziamento fatto al destino!! *-* Non sai quanto mi rendi felice con quella semplice frase!! Anche io mi sono divertita a scrivere, ma soprattutto immaginare Mika in difficoltà che temporeggia. Credo sia l’unico essere vivente, nella mia testolina almeno, che reagirebbe così! E per finire, sappi che tuo fratello è una persona veramente fortunata. ;)
@valevigi1995: Grazie anche a te! *__* Devo dire che Mika in questo capitolo ha riscosso molto successo. Anche per me, che ogni volta che rileggo per correggere eventuali errori mi metto a ridere come solo io so fare (ovvero come un’idiota). Sui viaggi futuri.. Chissà. La storia ancora non è completamente tracciata. ;)
Alla prossima bimbi (forse meglio dire “bimbe”) belli!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


-Benvenuti nel futuro!- disse con tono allegro Ixen.
Tutti e cinque erano al centro di una grande stanza. I tre nuovi arrivati si guardavano attorno spaesati, ma allo stesso tempo eccitati per quello che sarebbe accaduto da quel momento in poi. Sapevano bene che non si trattava di un gioco e che non erano lì per divertirsi. Li avevano portati lì con lo scopo di proteggerli e, visto che c’erano, allenarli per gli eventuali scontri che si sarebbero potuti verificare nei giorni successivi. Ma tutti sono felici quando hanno qualcosa di nuovo tra le mani.
I colori che avevano attorno non facevano che aumentare il loro buon umore.
Poteva sembrare tutto, tranne ovviamente che un ufficio di una base segreta, che nei film o più semplicemente nella nostra testa sono molto più sobri, così bianchi che neanche notavi l’arredamento. Invece c’era una scrivania di un celeste molto chiaro e le tipiche sedie girevoli blu scuro come i gli scaffali pieni di cartelle o porta-cd. I muri erano bianchi, ma avevano appeso dei quadri di ogni genere.
K.K. passò accanto a Fortuné per raggiungere la poltroncina dietro la scrivania –E’ stato Ixen. E si è trattenuto perché è un posto serio.-
-Oh.- disse solo il più piccolo.
-Fantastico!- scoppiò invece Michael, che ancora osservava ciò che aveva intorno a sé.
-Rilassante.- Carlotta si sedette su una delle sedie davanti a K.K. .
Ixen sorrise soddisfatto, per poi andare ad appoggiarsi alla scrivania incrociando le braccia.
I due fratelli seguirono l’esempio dell’amica sedendosi accanto a lei, prima che iniziasse la conversazione.
-Bene, adesso vi presenteremo gli altri. Vi allenerete con loro e-
-Frena.- lo interruppe Fortuné –E voi non state con noi?-
-Inizialmente vi seguiremo in ogni cosa che farete, poi sarete in grado di fare da soli come loro, che sono dei nostri da un po’ ormai. Dicevo, vi allenerete con loro e saranno le persone con cui avrete maggiori contatti, esclusi noi.-
I tre annuirono, così K.K. premette un pulsante su un telefono –Sheila, fai entrare Wayne, William e Sophie.-
-Chi è Sheila?- chiese Michael sottovoce.
-La pseudo-segretaria. Bel tipo.- annuì sornione l’altro.
-Ixen.- lo richiamò il fratello.
-Scusa.-
Bussarono alla porta, e subito dopo entrarono i tre ragazzi di cui parlavano poco prima. Michael, Fortuné e Carlotta si voltarono nella loro direzione, si alzarono e andarono a presentarsi.
Il primo, Wayne, a occhio era sicuramente il più grande. Probabilmente la stessa età di Michael. Capelli castani tirati indietro, occhi scurissimi e sguardo deciso e combattivo. Aveva un velo di barba che gli dava un qualcosa di maturo e, in più, un corpo muscoloso. Ispirava fiducia, nonostante l’aria da duro.
L’altro ragazzo era William, bello, più alto di Wayne anche se di poco, moro, capelli tenuti su dal gel, bel fisico e due occhi grandi, allegri e meravigliosamente celesti. Delle iridi così chiare che difficilmente distinguevi. Portava una bandana al collo e un piercing sul sopracciglio destro, che contrastava con il viso da bravo ragazzo che aveva.
La ragazza invece, Sophie, aveva i capelli lunghi e biondi e due dolcissimi occhi color miele. Una bellissima ragazza con dei lineamenti dolci, quasi angelici, due labbra sottili e rosee e un sorriso capace di sciogliere un ghiacciaio. I due ragazzi, presentandosi, titubarono leggermente, facendo scattare immediatamente in Carlotta un pizzico di gelosia.
Nessuno dei tre rimase sorpreso nel vedere le versioni ringiovanite di Ixen e K.K., anzi. Gli avevano precedentemente raccontato la loro storia. Sapevano del passato dei fratelli del futuro e quello che invece era successo ai nuovi arrivati.
-Wayne è con noi dall’inizio, praticamente. Sarà lui ad allenarvi nel corpo a corpo, insieme a Sophie che curerà la parte delle armi come i coltelli e roba simile.- li informò K.K. .
-Io non sono bravo a fare a botte.- sussurrò Fortuné a Michael.
-Non me ne parlare..-
-Invece, William vi aiuterà insieme a me e Ixen a usare le raygun.-
-Se loro sono riusciti ad usarle vuol dire che ci riusciremo anche noi..- ragionò a bassa voce Michael facendo annuire il fratello.
-Avete domande?- chiese infine K.K. .
-No.- dissero in coro i nuovi arrivati.
-Perfetto.- si alzò –Allora vi facciamo vedere dove vivrete.-
Uscirono dalla stanza e si trovarono in un corridoio lunghissimo pieno di porte o altri corridoi perpendicolari.
Carlotta si avvicinò maggiormente a Fortuné –Sento che mi perderò.-
-Tranquilla- si voltarono e alla sinistra della ragazza c’era William che le sorrideva –Tra un po’ di tempo avrai imparato tutto l’edificio a memoria.-
-Mh..- disse incerta lei tornando a guardare i due uomini che facevano strada.
-Ci sono altri piani?- chiese il fratello minore.
-In tutto 10, adesso siamo all’ultimo. Le abitazioni invece sono al nono.- rispose il ragazzo dagli occhi celesti.
Scesero le scale, e al terzo scalino –Ma c’è un ascensore?-
K.K. sospirò –Si Michael, ma per un piano puoi anche usare le tue gambe.-
-Dici?-
-Si.-
Percorsero un altro corridoio, incontrando anche “l’appartamento” degli altri tre, per poi raggiungere il loro.
Entrarono tutti e 8 e mostrarono le stanze ai tre giovani.
-Bene, adesso pranziamo tutti insieme qui e questo pomeriggio partono gli allenamenti.-
-Così, a freddo?-
-Michael.- Carlotta scosse la testa esasperata ma divertita dal pessimo tentativo dell’amico.
-Che ho detto?-
-Si, così a freddo. Vestiti e roba varia sono nelle camere.-
-Bene.-
 
-Ma come mai voi siete in questa “associazione”?- chiese Carlotta passando lo sguardo su Wayne, William e Sophie dopo aver bevuto un po’ d’acqua.
-Wayne era nella polizia. C’era stato uno scontro e lui ed altri poliziotti sono rimasti coinvolti, così abbiamo dovuto raccontare tutto e si sono arruolati. E’ stato un caso.- rispose Ixen.
-E i suoi colleghi?-
-Ci sono anche loro in giro per l’edificio.-
La mora annuì poi guardò gli altri due, aspettando una risposta.
-Io mi sono unita a loro insieme a mio fratello maggiore..- disse la bionda abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore –E’.. e’ morto un anno fa in un combattimento.-
Calò il silenzio, poi Carlotta parlò –Mi dispiace…-
L’altra sorrise rassicurante –Tranquilla, è andata così, non potevamo farci niente…-
-Tu invece?-
-Io.. Mi sono unito da solo.- rispose vago William.
K.K. e Ixen si lanciarono un’occhiata strana, che non sfuggì alla ragazza italiana, che finse un sorriso –Capito!-
Dopo pranzo, K.K. e gli altri lasciarono soli i nuovi arrivati nella loro abitazione con un “Vi lascio due ore per digerire, poi verremo a chiamarvi per andare ad allenarci”.
Andarono in salotto senza dire una parola. Si sedettero sul divano, si sistemarono, si guardarono un po’ intorno.
-William non ce la racconta giusta.- disse all’improvviso Carlotta.
-Cioè?-
-Avrà l’età mia e di Fort, e si è arruolato da solo. Sophie era con suo fratello maggiore, magari pure lui era un poliziotto o qualcosa del genere. Ma lui? Deve esserci qualcosa sotto.-
-Beh effettivamente sembra un po’ strano..- ragionò il fratello minore.
-Chi gli ha detto della macchina del tempo? E di questa associazione segreta? Dubito che l’abbia scoperta da solo.-
-Eccitante.- se ne uscì divertito Michael.
-Cosa?-
-Tutto! Tutti questi misteri, associazioni segrete, viaggi nel tempo.. E’ veramente fico!-
Fortuné sospirò –Si certo ma.. Qua si rischia veramente.-
La mora annuì –Le persone muoiono..-
-Tutte le persone muoiono, che sia per questo motivo o no.- si fermò, per poi riprendere –Insomma, non è più bello morire da eroi? Esser ricordati per aver combattuto per il mondo o anche per una singola persona?-
-Beh si ma..- rispose incerto Fortuné.
-Tutto questo è bello. Questa associazione segreta che lotta contro delle persone che vogliono impossessarsi di tutto senza che il tutto lo sappia. Intendo dire..- si sistemò meglio e iniziò a gesticolare –Ci sono tre gruppi. I buoni, che siamo noi, i cattivi, che sono loro, e le persone normali, che devono esser protette. Solo i buoni e i cattivi sanno di questa “guerra” per le persone normali. Mi sono spiegato?-
-Te la senti dentro questa battaglia.- osservò il fratello perplesso.
-Semplicemente trovo che sia una cosa assurda, e io amo le cose assurde.-
-Non la pensavi così quando ti parlavo della macchina del tempo..-
-Perché non sapevo funzionasse. Adesso ci siamo dentro, cavolo!-




Ta ta tààà 3 nuovi amici!! Wayne, William e Sophie! Che ne pensate, per quello che avete potuto capire in questa sottospecie di capitolo? :)
Il prossimo.. Eh.. Il prossimo. Vedrete! :P
@Viyanga: Si, la battuta era triste e anche io ho riso, tranquilla! Ahaha Sono contenta che ti piaccia K.K., effettivamente è un PERSONAGGIONE. Ah, come puoi vedere la sede non era un ritrovo per gli alcolisti anonimi o una clinica psichiatrica! :) Grazie mille!!
@valevigi1995: Grazie mille! :P Comunque si, il nostro caro Mika ne subisce di tutti i colori, ma mi piace farlo soffrire. Più che altro perchè mi diverte il modo in cui lo farei reagire, quindi.. (Si, sono un po’ sadica :D)
@Kokuro: Wow, aspetti i miei aggiornamenti? Ahaha Grazie grazie grazie!! :D Koala Kid non so come mi è venuto. Cioè in realtà lo so. Però.. E’ strano! Ci ho messo giorni per dare un nome a quei due! Grazie anche per averla messa tra le preferite! *_* e grazie per il “geniale” [Marica è in stato di adorazione.] Ps: effettivamente, se mio fratello avesse quei pantaloni lo prenderei in giro a vita..
A lunedì (salvo complicazioni) bimbe belle!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


-Non..Non ce la faccio più..- mormorò appena Fortuné.
Stavano facendo dei giri di corsa nella palestra da circa 15 minuti, la prima della fila era Carlotta, l’unica nel gruppo a mantenersi in forma in qualche modo, il secondo era Michael, ancora vivo solo grazie alla sua iperattività. L’ultimo, ansimante e sfinito, era Fortuné.
-Dai, fratellino! Siamo solo al riscaldamento!- lo incoraggiò il maggiore, nonostante fosse stanco anch’esso.
-Se, il riscaldamento.. Mi sembra di esser diventato un radiatore.-
-Non faceva ridere.-
-Smettetela di parlare! Risparmiate il fiato per correre!- li riprese severo K.K., che li guardava da una panchina dall’altra parte della sala.
-Non ce la faccio più! Ti prego!- lo supplicò l’occhialuto, che tanto occhialuto non era. Per gli allenamenti aveva deciso di mettersi le lenti a contatto. Solo in quell’occasione infatti si accorse che una delle differenze tra lui e K.K. era proprio che l’altro gli occhiali non li portava mai.
-Ancora 10 giri.- li avvisò l’uomo.
Fortuné piagnucolò un po’ prima di rassegnarsi e continuare a correre.
Sapeva che c’era un motivo per cui era sempre stato visto come uno sfigato e si era dato allo studio. L’attività fisica non era certo il suo forte. L’ultima volta che aveva corso era per inseguire Michael dopo che gli aveva svuotato sulla testa una confezione di farina. Accaduto che risaliva a 7 mesi prima, circa. No, era Natale. 8 mesi prima.
Inutile dire che Michael la passò liscia.
Ormai mancavano solo tre giri alla conclusione. Sia Carlotta che l’amico ventisettenne iniziarono a mostrare i primi segni di cedimento. La ragazza rallentò, raggiungendo Fortuné ed affiancandolo.
-Tutto bene..?- chiese col fiatone ed un pizzico di preoccupazione.
L’altro non rispose, riuscì solo a scuotere la testa. Si sentiva mancare l’aria e non sentiva più un singolo muscolo nelle gambe. Aveva come la sensazione di svenire da un momento all’altro.
-Resisti.. Manca poco..- Disse lei guardandolo, ricevendo come risposta un altro cenno con la testa.
Meno due, meno uno, stop. Non appena K.K. gridò “Fermi!”, Fortuné crollò a terra.
-Oddio è morto.- disse con occhi spalancati Michael che già aveva tra le mani una bottiglia d’acqua.
Carlotta invece si inginocchiò accanto al ragazzo e lo fece voltare, mettendolo a pancia in su.
-Fort..? Fort?- lo chiamò preoccupata. Intanto intorno a loro si erano avvicinati anche Ixen, Wayne, William e Sophie.
Il giovane aprì gli occhi e guardò la ragazza con espressione sofferente. Prese un respiro profondo, molto lentamente.
-Stai tranquilla, tra pochi minuti si sentirà meglio..- le si avvicinò Sophie, appoggiandole una mano sulla spalla per farla tranquillizzare.
-No! Non sto tranquilla!- rispose nervosa Carlotta, che accorgendosi del silenzio che aveva creato e degli sguardi sorpresi e perplessi, tentò di recuperare –Ehm.. Voglio dire, è caduto, respira male, non era mai successo e..-
-Ok, tornate tutti ad allenarvi, forza.- K.K. interruppe il pessimo tentativo della ragazza, facendo tornare la solita quiete nella palestra.
Sophie, Wayne e William si allontanarono.
L’uomo con le cicatrici studiò la situazione. Michael beveva e guardava il fratello in piedi alla destra di Carlotta, che stava osservando Fortuné e accarezzandogli leggermente il braccio. Il ragazzo era ancora steso ad occhi chiusi e stava respirando profondamente cercando di re-stabilizzarsi.
Guardò Ixen, poi di nuovo il riccioluto.
-Michael, vai con lui a fare un po’ di addominali.-
-Perché da solo?- protestò l’altro guardandolo.
-Perché sì.-
-Ma..-
-Vieni.- Ixen lo prese per il braccio e lo allontanò portandolo verso dei tappeti blu, assecondando il comando del fratello.
-Voi due, aspettate che si riprenda poi raggiungete quel rompiballe, ok?-
Carlotta annuì, mentre Fortuné tirò su debolmente il braccio e alzò il pollice.
Il diciannovenne aspettò che l’uomo se ne fosse andato, prima di prendere un respiro profondo e dire, con un leggero sorrisetto –Come inizio non c’è male..-
-Ti aspettano giorni duri, mio caro..- scherzò lei.
-Mh.. Forse..- fece una smorfia, facendo ridacchiare la mora.
-Piccioncini!- urlò da lontano Michael, impaurito –Uno psicopatico mi vuole far fare 500 addominali!-
-Comincia e zitto!- lo rimproverò Ixen dandogli uno schiaffo sulla nuca.
 
Fortuné era comodamente steso sul divano, con la testa appoggiata sulle gambe di Carlotta a farsi accarezzare dolcemente i capelli. Erano più o meno le nove di sera, si erano fatti una doccia, avevano mangiato, e adesso erano stanchissimi. Michael, infatti, stava già dormicchiando sul suo letto. Questa era una causa della sua continua iperattività. In questi casi valeva sempre il detto “Non svegliare il can che dorme”.
-..Penso di non essere adatto.- sussurrò improvvisamente Fortuné fissando il soffitto.
-Per cosa?- chiese l’altra confusa.
-Per questo. Andiamo, ho fatto un solo allenamento e ho rischiato di rimanerci secco.- aveva un’espressione scoraggiata. Si sentiva inadatto. Forza, resistenza, combattimento, pistole laser. Che ne sapeva lui? Cosa c’entrava lui in tutto questo? Iniziava a considerarsi il brutto anatroccolo della situazione. Un brutto anatroccolo che però non avrebbe avuto il suo lieto fine.
La ragazza sospirò –Fort.. Siamo solo all’inizio. Sai meglio di meglio di me che per arrivare in alto bisogna partire dal basso e superare la parte di mezzo.- non ricevette risposta, così continuò.
-E poi guarda K.K., lui è te. Se lui è diventato in quel modo, lo diventerai anche tu. Non so se hai capito..-
-Si..- disse con tono lamentoso il giovane –Scorbutico, musone e fastidiosamente misterioso.-
-E’ affascinante.-
Fortuné fulminò Carlotta con lo sguardo –Vorresti dire che lui è meglio di me?-
-Beh, difficile a dirsi dato che siete uguali.- rispose, mentre invece preferiva milioni di volte il ragazzo sistemato sopra le sue gambe.
-Chi sceglieresti tra me e lui?- insisté l’altro. Gli dava fastidio qualunque apprezzamento facesse l’amica a chiunque, ovviamente se non era lui, anche quando nel mattino William le si era avvicinato per spiegarle come era composto l’edificio.
-Fammi pensare..- disse lei per prenderlo in giro, picchiettando sul mento il dito indice.
-Totta dai!- la incitò lui ansioso, facendola ridere.
-Te, scemo.- gli accarezzò una guancia guardandolo dolcemente. Questi erano i momenti che più le piacevano in assoluto. In realtà, qualunque cosa riguardasse loro due da soli le piaceva, ma questi erano particolari.
Lui si smosse soddisfatto cercando una posizione più comoda. Aveva quasi raggiunto il suo intento quando sentirono bussare nervosamente alla porta. Si fissarono con sguardi interrogativi e si alzarono andando ad aprire.
-Ragazzi.- Ixen era davanti a loro con il fiatone che li guardava con espressione dura e seria.
-William e Sophie sono stati attaccati all’uscita del supermercato dai “cattivoni”, per interderci.- i due ragazzi annuirono spaventati.
-Io, K.K. e Wayne andiamo là, voi state qui e non vi muovete. Chiaro?- dopo l’ennesimo cenno di assenso, annuì lui stesso –Bene. A domani.-
L’uomo corse via e Fortuné, dopo aver chiuso la porta silenziosamente, guardò Carlotta.
-..Forse non sono adatto.. Però..-




Ok lo ammetto, questo FORSE è corto. Già il prossimo è il doppio però. U_U
Perdonatemi, dai. E’ un capitolo “di passaggio”. Il 14° è.. He! E’! Non vi dico cosa. Ma è.
@valevigi1995: Si, William nasconde sicuramente qualcosa. E forse hai indovinato, è collegato alla morte di Carlotta, ma non così direttamente, ecco. Non dico se è positivo o no. Sennò cosa nasconde se ve lo vengo a dire? ._. xD Comunque grazie!! :P
@Viyanga: Sono d’accordo con te. Michael è Michaeloso (?), Wayne è un duro, William nasconde qualcosa (e fin qui, tutti ci siamo arrivati. Hahaha) Comunque i viaggi mentali falli pure, così magari rimani spiazzata da quello che accadrà davvero e il mio ego raggiungerà le dimensioni di quello di Jay. :) Ahahah! Grazie milleee!
@Kokuro: Grazie tante!! :D per adesso William appare come il fascinoso ragazzo misterioso, dubito che non piaccia. Come me lo disegno nella testa, è pure bello. ._. Comunque non ti dico chi è, che segreto ha etc, perchè si scoprirà. Ti posso assicurare però, che K.K. e Ixen sono buoni davvero, anche se la tua idea era a dir poco geniale. Ahahah Comunque mi piace il fatto che i lettori provino ad immaginare quello che potrebbe succedere! *_*
Ciao bimbe belleeee! :D

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Non appena sentì bussare alla porta, si infilò velocemente il primo paio di pantaloni che, a colpo d’occhio, sembravano più comodi. Iniziò poi a cercare una maglietta, optando per quella bianca in bella vista nell’armadio, e cominciò poi a rovistare disperatamente nei cassetti alla ricerca dei calzini. Non appena li trovò un sorriso soddisfatto comparve nel suo volto, che sparì subito dopo notando la mancanza delle sue amate converse nella stanza.
Sospirò innervosito. Si ripromise di essere più ordinato e consapevole, per le prossime volte che si sarebbe levato le scarpe. Non poteva scaraventarle sempre dove capitava per poi scordarsi magicamente il luogo e il tempo in cui l’aveva fatto.
Scosse la testa e raggiunse gli altri due ragazzi, che stavano parlottando nell’ingresso con espressioni serie.
-Che state facendo lì?- chiese perplesso, mentre perlustrava il pavimento alla ricerca delle converse.
-William e Sophie sono stati attaccati da.. dai cattivi.- rispose Fortuné non sapendo come definire in modo serio l’associazione contro la loro.
-Oh. E sono andati ad aiutarli, quindi.- dedusse allora Michael.
-Già..- annuì la ragazza.
Ci fu un momento di silenzio. I diciannovenni si guardavano con aria complice mista al colpevole, cosa che incuriosì il maggiore, che incominciò a fissarli più confuso di prima.
Gli si accese, poi, la lampadina.
-Cosa state tramando voi due?- domandò aggrottando la fronte diventando serio.
-Possiamoandareanchenoiadaiutarli?- chiesero entrambi tutto d’un fiato.
-Hahaha.- Michael rise senza allegria con un sorriso sarcastico appiccicato in faccia –La domanda più esatta, cari bambini, è “Possiamo andare anche noi a farci ammazzare?” Beh, NON SE NE PARLA.- urlò il riccioluto riacquistando la sua espressione severa.
-Non ci faremo ammazzare! Eviteremo che si ammazzino loro!- si difese il giovane.
-Infatti! Scommetto che quando arriveremo ci guarderanno supplicanti per ottenere il nostro aiuto!- aggiunse Carlotta con occhi speranzosi.
-Certo. Chiederanno sicuramente aiuto ai tre ultimi arrivati, specialmente se uno dei tre è semi-svenuto nello stesso pomeriggio!- esultò ironico l’altro.
-Grazie per avermelo ricordato..- borbottò il ragazzo a cui Michael faceva ovvi riferimenti.
-Di niente. E comunque non pensateci nemmeno.-
-Beh, per quello ormai è tardi.- disse decisa Carlotta, assumendo un’aria determinata e sicura –Potremmo sempre essere l’ultima possibilità. Cazzo, Michael! Ormai ci siamo dentro, lo sai. Dobbiamo iniziare in qualche modo! E, non negare, anche tu infondo vorresti andare. So che ti mette adrenalina tutto questo! Tira fuori il Michael battagliero che c’è in te!- gridò infine, facendo sembrare il tutto una scena tipica dei film, dove un personaggio secondario incita il protagonista ad agire perchè lei crede in lui.
In quel momento, Michael vacillò. Rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sospirare rassegnato, afferrare le scarpe, infilarle e legarle.
Anche i due ragazzi non dissero una parola, guardando titubanti il più grande seduto a terra che si impegnava ad allacciarsi le converse con tanto di lingua leggermente di fuori.
Si alzò, si sistemò i pantaloni e maglietta, li fissò alzando un sopracciglio e li spiazzò con un tono contrariato –Che fate ancora qui?-
Carlotta e Fortuné si sorrisero, per poi aprire la porta dietro di loro.
-Ehi!- li richiamò Michael, facendoli girare.
-Andate disarmati? Le raygun, rompiballe!- gli disse prima di mettergli in mano le rispettive pistole date loro da K.K. e superarli uscendo dall’appartamento.
Fortuné mise una mano sulla spalla di Carlotta, si avvicinò sussurrandole all’orecchio –Sei un genio, piccola.- e le baciò la guancia.
La ragazza rimase un po’ imbambolata e arrossì, sorridendo leggermente. Uscì anche lei e si chiuse la porta alle spalle.
 
Correvano per le strade di una Londra a loro conosciuta e sconosciuta allo stesso tempo. Nonostante la stanchezza, riuscivano ad essere veloci grazie all’adrenalina che avevano dentro di sé, triplicata rispetto alle altre volte che l’avevano percepita. Non era una partita alla play station o una sfida al karaoke. Era qualcosa di più rischioso e pericoloso, addirittura letale. Proprio per questo sentivano il cuore battere forte nelle loro casse toraciche.
-Scusate ma dov’è che sono?- chiese ansimante prima di un incrocio Michael.
Gli altri due, all’angolo, si fermarono di colpo e fecero capolino. A circa cento, centoventi metri da lì c’era il supermercato nominato da Ixen una mezz’ora prima, poco più in là l’ingresso di un parcheggio. I rumori si sentivano a mala pena, ma per brevi attimi, c’erano delle luci.
-Fanno sul serio..-
-Avevi dubbi, Michael?- domandò scocciato Fortuné.
-No ma.. Lasciamo stare. Non andate?-
-Si si..- rispose con voce tremante la ragazza.
Presero tutti e tre un respiro profondo e uscirono da quella strada, correndo il più silenziosamente possibile in direzione del parcheggio.
Via via che si facevano più vicini, aumentava la paura e la voglia di buttarsi in mezzo. I rumori erano sempre più forti.
Poi un urlo.
Si fermarono di colpo e spalancarono gli occhi, riconoscendo William.
-Porca vacca.- sussurrò il maggiore, prima di aumentare la presa sulla sua pistola e continuare –Ok.. Stiamo tranquilli, ma attenti. Chiaro?-
-Chiaro..- risposero all’unisono i più piccoli.
Andarono avanti ed entrarono nel parcheggio.
William accasciato a terra con una mano sul fianco sinistro e accanto a lui Sophie che cercava di aiutarlo per metterlo al riparo. Gli altri tre, Wayne, K.K. e Ixen li stavano coprendo sparando e schivando i colpi, seppur faticando, degli avversari vestiti di nero.
Si avvicinarono ulteriormente, nascondendosi tra le poche macchine parcheggiate e approfittando della situazione.
Da quella posizione riuscivano a vedere tutto completamente senza farsi scoprire, e grazie al rumore degli spari, poterono discutere sul da farsi.
-E’ terribilmente fico.- sussurrò per primo Michael.
-E spaventoso.- aggiunse il fratello.
-E spaventoso, si.- annuì deglutendo. Prima che potessero dire altro, Carlotta richiamò la loro attenzione indicandogli una donna, alle spalle dei loro amici, con una raygun puntata alle loro spalle.
-Cazzo.- soffiò il maggiore.
Quello che successe dopo, poi, agli occhi della ragazza italiana era come se fosse più lento, rispetto al normale. Riusciva a percepire ogni emozione distintamente, e tutto le sembrava infinito, un movimento, un suono, una luce.
Durò un attimo, mentre lei si sentiva come la spettatrice di un film a rallentatore. La donna dietro K.K. e gli altri che stendeva completamente il braccio destro, aggiungendo l’appoggio del sinistro per rendere la presa più ferma. La vide aguzzare lo sguardo prendendo la mira e muovere leggermente l’indice, pronta per sparare.
Avrebbe sicuramente puntato ad uccidere uno dei cinque.
Senza neanche riflettere, si alzò, rendendosi visibile e sperando che non notassero anche i suoi due amici ancora nascosti, che la guardavano con occhi spalancati ed espressioni terrorizzate.
Tese il braccio anch’essa, prima che l’altra potesse premere il grilletto.
Sparò.
Il corpo della donna crollò a terra, mentre il rumore attirò l’attenzione di tutti i presenti.
K.K. si voltò di scatto, come gli altri, per poi dire a Ixen, che gli rispose con cenno affermativo –Coprimi.-
Si girò completamente con l’intenzione di correre verso la ragazza, ma prima che potesse anche solo fare un passo, vide arrivare un altro gruppo di uomini in nero. Ormai erano circondati.
-E questi da dove cazzo spuntano..- bisbigliò a denti stretti, prima di avvertire i suoi compagni.
Carlotta deglutì, non sapendo cosa fare. Decise di correre dalla parte opposta a Michael e Fortuné per non farli scoprire, ma dopo poco si ritrovo davanti un uomo.
Questi, con un calcio, le lanciò lontano l’arma.
-Porc..- la mora si portò la mano sinistra sul polso destro, appena colpito. Guardò in cagnesco l’altro che rise maleficamente.
-Ehi, perchè mi guardi così?- chiese inclinando la testa con il solito sorriso cattivo.
Lei fece uno scatto, nella destinazione prestabilita poco prima. Non si rese neanche conto di come si ritrovò con le spalle al muro e la raygun sulla gola.
Riprese a fissarlo negli occhi con odio, facendolo sogghignare –Se continui a dedicarmi attenzioni in questo modo mi emoziono.-
-Fanculo.-
-Sai che hai proprio dei bei occhi?- attese un attimo, poi continuò –Peccato che si chiuderanno per sempre..- guardò un altro sorriso malefico dell’uomo di fronte a lei, poi serrò le palpebre.
 
Uno sparo.
 
L’ennesimo cadavere che cadeva a terra.
 
Aprì gli occhi e vide Fortuné, anche lui sorpreso da ciò che aveva fatto e soprattutto da come avesse sparato, senza neanche sbagliare la mira. Ma aveva agito di istinto. Non era riuscito a stare fermo quando aveva visto Carlotta bloccata tra il muro e l’uomo. Aveva semplicemente preso un respiro profondo, puntato e sparato.
Abbassò il braccio, e dopo un breve momento di pausa, spostò velocemente lo sguardo sulla pistola dell’italiana alla sua sinistra. La prese velocemente e gliela riportò guardandola.
Abbozzò un sorriso, vedendo la bocca e gli occhi spalancati di lei. Era ancora appoggiata al muro, stupita dal gesto dell’occhialuto. Mai lo aveva amato così tanto.




Un po’ d’azione nella nostra storia. Che ne pensate? Vi ho fatto cagare un po’ sotto dopo lo sparo? Ditemi di si. Ahaha
@Kokuro: Michael li ha chiamati piccioncini, ma loro non ci hanno fatto caso per due motivi: 1. Fortuné era ancora mezzo morto e non avevano voglia di rispondergli. 2. Ormai ci sono abituati a lui. Mi spiace averti deluso per K.K. e Ixen, ma loro mi servono buoni. Boni. Buoni. Non fa differenza. xD Grazie comunque per aver recensito! :P
@Viyanga: Fort è coccoloso, Mika menefreghista (ma sotto sotto neanche tanto) e K.K. figo. Questo è quello che percepisco dalla tua recensione. Da Nobel. Sul serio, grazie mille per i tre applausi! Ahaha e comunque mi spiace per il “botolo”. La prossima volta fai delle prove! Ahah
@valevigi1995: Sono contenta che sia piaciuta molto la scena della corsa xD Anche perchè io stessa l’ho vissuta, peccato che non avevo un figo o qualcosa del genere ad aiutarmi. Vabè.. Comunque si, sono veramente dolci quei due, però Fort è un po’ tardo. *Scrolla le spalle con indifferenza*. Grazie tanteeee! *_*
Al prossimo capitolo, bimbe belle!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Dopo che Michael li ebbe raggiunti e un breve scambio di occhiate, capirono cos’era giusto fare. Non erano sufficientemente addestrati per iniziare uno scontro corpo a corpo e buttarsi in mezzo alla mischia che, in quel momento, non si curava di loro, così decisero di sistemarsi velocemente dietro una delle poche macchine, di nuovo, e sparare alle spalle degli avversari così da facilitare il compito agli altri.
Così fecero, e quel che accadde dopo era molto confuso nelle loro menti.
Spari, corpi che cadevano a terra, urla. Come se quel concentrato di adrenalina e paura che avevano addosso non fosse sufficiente per farli partire completamente di cervello.
L’unico momento di lucidità, fu quando sentirono i finestrini della macchina rompersi in mille pezzi dopo un colpo di pistola. Momento perso non appena anche gli ultimi frammenti toccarono terra.
-Porcaccia miseria!- gemette Michael afferrandosi il braccio destro, ferito da un vetro.
Poi, il silenzio.
Nessuno sparo, nessun rumore.
All’improvviso dei passi che si avvicinavano. Carlotta prese la mano di Fortuné e la strinse forte, sperando non sia nessuno di quegli uomini, o donne, dalla faccia poco raccomandabile vestiti di nero.
Colui che avevano davanti, li avrebbero dovuti rassicurare, se non fosse un K.K. con aria leggermente incazzata.
-Ora, con calma, ditemi cosa state facendo qui.- il tono usato dall’uomo, seccato ma con un briciolo di contegno, fece deglutire i tre ragazzi.
-..Una passeggiata..?- disse, o meglio, chiese incerto Michael.
-Non è il momento di fare il simpatico.- lo riprese il più grande, prima di guardare il suo braccio –Che hai fatto lì?-
-Il finestrino..-
-Bene. Così imparate. Alzatevi, curatevi da soli e vi aspetto domattina alle 9 in punto nell’ufficio.- lanciò un’ultima occhiata dura ai tre giovani, prima di tornare dagli altri che stavano aiutando William, ancora sanguinante, a raggiungere una macchina.
Rimasero un minuto fermi, a respirare profondamente dopo quell’interminabile apnea durata fino alla fine del primo round, nonché più semplice della sfuriata di K.K. .
-..Dite che ci licenzia?- domandò d’un tratto il fratello maggiore, ricevendo una gomitata dall’altro.
-Non è il momento di scherzare. Quello ci ammazza.-
-“Quello”, come dici tu, sei tu.-
-Non iniziamo, ragazzi.- li fermò Carlotta –Andiamo, fasciamo il braccio di Michael e a letto. Domani ci aspetta una giornata pesante.-
 
Il tragitto e il rientro nel loro appartamento fu prevalentemente silenzioso. Nessuno commentava ciò che era appena successo o ciò che sarebbe successo il giorno dopo in quell’ufficio che, secondo Michael, sarebbe diventato il loro patibolo.
Seduta sul divano insieme agli altri, Carlotta disinfettò il taglio sul braccio dell’amico, che per fortuna non era troppo profondo, poi lo bendò.
-..Fort, ma com’è che hai fatto a sparare?- il silenzio terminò, come al solito, grazie al maggiore dei tre.
-Sinceramente non lo so..-
-Ecco. A proposito..- iniziò l’italiana avvicinandosi a Fortuné imbarazzata –Io.. Beh, non ti ho neanche ringraziato.. Mi hai salvato la vita..-
In risposta, le sorrise e le prese la mano. Lei, per quel semplice contatto, venne scossa da un brivido, e quando invece si ritrovò abbracciata al suo amato, arrossì violentemente. Nonostante il disagio iniziale però, bastò sentire il calore del suo corpo e il battito del suo cuore per tranquillizzarsi. Si diede della stupida romantica, ma sapeva di non poter farci niente. Era semplicemente innamorata, e doveva abituarsi ai suoi momenti di poca razionalità.
-Non potevo certo lasciarti sparare da.. quello lì.- disse quasi infastidito dal nominarlo.
Carlotta sorrise e si strinse più a lui, prima che continuasse –E poi sai che ti voglio bene, non voglio mica perderti, io!-
Il sorriso si spense leggermente. “Ti voglio bene”. E’ bello sentirselo dire, peccato non le bastasse. Prese un profondo respiro, si staccò e lo baciò sulla guancia, come se niente fosse. Era sempre così quando, quelle poche volte, se lo sentiva dire. “Ascolta, fingi un sorriso e digli che anche tu gli vuoi bene, molto bene” era diventato quasi un motto per lei.
-Anche io ti voglio bene, koala.- rise la ragazza, facendosi seguire a ruota dall’amico.
La risata però cessò lasciando il posto ad un’espressione pressoché confusa, quando Fortuné fece due più due.
 
-Ok, ok, ho capito. Significa Koala Kid.-
-Ko..Koala Kid?-
-Si, Koala Kid.-
-Perché Koala Kid?-
-Non ho voglia di parlartene, e non insistere. Questa volta non cedo.-
 
Stava iniziando a capire il motivo per cui K.K. avesse scelto proprio quel nome. C’entrava Carlotta, ormai era chiaro. Ma che fine aveva fatto? Dov’era in quella dimensione la sua amica? Perché era diventato un argomento tabù?
-Fort..?- lo chiamò perplesso il fratello, destandolo dal suo breve ragionamento.
-Si.. No. Cioè, stavo pensando.-
-Non mi dire.-
Il piccolo Penniman sospirò alzandosi e dirigendosi verso la sua camera da letto –E’ la stanchezza. Ho rischiato la vita due volte oggi: allenamento e sparatoria.-
-Wow. La tua vita è emozionante quasi quanto quella di Ash Ketchum! Dove hai messo le medaglie? E Pikachu? E..-
-Ok, ho capito che ce l’hai ancora con me perché da piccolo ti ho rubato il Gem Boy, ma potresti anche smetterla di rinfacciarmelo!-
-Assolutamente no! Avevo quasi vinto contro Gary! Quel bastardo..- ribattè indignato Michael.
-Ok, io vado a dormire.- così dicendo, Carlotta chiuse la discussione.
 
Chiusero la porta del loro appartamento.
In quel corridoio regnava il silenzio. L’unico suono era quello dei loro passi e i sospiri di Michael, convinto di sprecare i suoi ultimi minuti di vita stando zitto senza neanche rivolgere il suo ultimo insulto al fratello.
Che poi, si diceva, non era neanche colpa sua. Erano stati loro a convincerlo, Fortuné con le sue motivazioni improvvisate e Carlotta con i suoi occhi dolci e le frasi da film. Assurdo, ma avevano avuto effetto su di lui. Scosse la testa sbuffando rumorosamente per la decima volta in venti passi, lenti e strascicati.
-La smetti di sbuffare?- sbottò l’occhialuto.
-Io sbuffo quanto mi pare, per colpa vostra sono costretto a morire!-
-Ma sentilo!- urlò scioccato l’altro –Chi è che ha chiesto “andate disarmati?”?!- rifacendogli, ovviamente, il verso.
-Non ho capito, scusa. Dovevo andare là a farmi ammazzare? Almeno mi sono allungato la vita di..- fece il conto –dodici ore!- terminò.
-Smettetela. Siete peggio di cane e gatto!- li rimproverò la ragazza, posizionata tra i due.
Dopo una breve esitazione, però -..Io sono il cane.-
I due diciannovenni spalancarono gli occhi guardando Michael, poi sospirarono esasperati.
Arrivati davanti alla porta dell’ufficio, si fermarono lanciandosi delle occhiate veloci, carichi di saluti e addii.
-Perché non ci hanno scritto “dangerous”, sulla porta?-
-Perché non ci hanno scritto “idiota”, sulla tua fronte?- domandò sarcastico l’occhialuto.
-Perché non ci hanno scritto “santa”, sulla mia?- chiese di conseguenza l’italiana, fissando adirata la superficie davanti a lei, prima di bussare.
-Avanti.- la voce era senza dubbio quella di K.K.: pacata e costantemente seria.
Entrarono, un po’ impacciati, per poi richiudersi quella dannata porta alle spalle, dopo averla guardata con un pizzico di nostalgia.
Seduto dietro la scrivania c’era il loro futuro uccisore e, appoggiato come sempre, Ixen, che li guardava con aria sinceramente dispiaciuta da “Scusate, ma è incazzato e ve lo sorbite.”
-Prego, sedetevi.- li invitò il trentenne, con tono apparentemente calmo e gentile.
Si guardarono diffidenti, poi si sedettero senza fiatare. A partire dalla sinistra di K.K.: Fortuné, Carlotta e Michael.
Lo fissarono senza emettere un singolo suono, così, come stava facendo lui.
I suoi occhi castani li osservavano, non facendo trasparire nessuna emozione. Michael pensò che, se fosse stato il gioco “Chi ride per primo”, avrebbe sicuramente vinto senza neanche impegnarsi.
Ma in una situazione come quella, chi avrebbe riso?
Tutta la scena sembrava una fotografia. Ixen che squadrava tutto, quieto e silenzioso. I ragazzi sentivano un peso sullo stomaco, impauriti da ciò che avrebbe potuto fare il loro “capo”. Questi, invece, era assolutamente impassibile. Se ne stava lì, appoggiato allo schienale ad aspettare chissà cosa.
Tutti trasformati magicamente in statue.
Poi un movimento, proprio dell’uomo con le cicatrici sul viso. Si era proteso verso di loro, staccando la schiena dalla sedia e appoggiando i gomiti sulla scrivania, incrociando le braccia.
-Ora.. Con calma e tranquillità..- iniziò, continuando a fissarli e rassicurandoli in qualche modo per il tono pacifico usato -SPIEGATEMI PERCHE’ CAZZO NON SIETE RIMASTI NELL’APPARTAMENTO.- le ultime parole famose.
Deglutirono contemporaneamente, senza distogliere lo sguardo.
-Quale parte, parola, lettera della frase “Non vi muovete” non ha recepito il vostro cervellino?-
-Forse il “non”..- tentò Michael, con la testa abbassata e la voce bassa.
K.K. lo fulminò –Pensi sia il momento adatto? Dovresti essere il più maturo. Perché ti sei fatto convincere?-
-Ecco, su questo potrei aprire una discussione.- anche il riccioluto si appoggiò alla scrivania –Vedi, io inizialmente non ero d’accordo, ma..-
-NON MI INTERESSA.- lo fece deglutire una seconda volta, spaventato.
-Per me potrebbero pure averti minacciato di rasarti i capelli a zero, voi non dovevate venire! Per fortuna alla fine non vi è successo niente, ma avete rischiato veramente tanto.-
-K.. Non per farti cambiare idea, hai perfettamente ragione ma.. Se non ci fossimo stati quella donna vi avrebbe uccisi, o almeno ferito..- si azzardò a dire Carlotta, usando intelligentemente un tono tranquillo e rispettoso.
-E questo è positivo.- intervenne Ixen, in loro aiuto.
-E’ una questione di principio. Voi non dovevate disubbidire agli ordini. Se lui vi aveva detto di non venire, evidentemente era quello che dovevate fare. Se avessimo voluto mandarvi a fare subito sparatorie e risse, non vi avremmo portato qui per fare l’addestramento.- riprese la parola K.K. .
-Ma la battaglia è anche la nostra, ci sentivamo in dovere di aiutarvi..- disse Fortuné.
K.K. sospirò e riprese un’intonazione normale –Ragazzi.. Non voglio fare la mamma rompiballe con la seguente frase, ma è per il vostro bene.-
I tre abbassarono lo sguardo, colpevoli. Sì, erano d’accordo con lui, ma rimanevano dell’idea che se fosse ricapitata l’occasione, avrebbero rifatto la stessa cosa.
-Spero di essere stato abbastanza chiaro. Andate a prepararvi, alle 10 in palestra.-
Annuirono e senza dire una parola, uscirono da quella stanza.
Rimase il silenzio, poi Ixen si sedette di fronte ad un pensieroso K.K. .
-Ciccio, ti do ragione su tutto, ma devi ammettere che senza lo sparo di Carlotta saremmo potuti morire entrambi.- disse con un sorrisetto strano sulle labbra.
-Lo so.. Ma hai visto che un minuto dopo aveva la pistola puntata alla gola?- domandò, spaventato al solo immaginare di nuovo la scena.
-E hai visto che una certa persona, chiamata Fortuné Penniman, gli ha salvato la vita sparando all’armadio a 856 ante che aveva davanti?-
Poco dopo, riprese, senza nascondere un sorriso malinconico –Mi spiace bello, ma quei tre sono un trio esplosivo. Non si tengono fermi.-
-Già..- mormorò.




Ed eccoci qua, superstiti dello sclero del tanto amato K.K. .
Che ne dite? Pensate che i ragazzi abbiano fatto bene ad intervenire? =)
@Kokuro: Grazie mille per i complimenti! :D Ebbene, Carlotta per adesso non muore! Mi spiace per averti fatto venire un colpo, ma era proprio questo il mio intento. Non per te ovviamente, ma per l’effetto che volevo dare. xD ;)
@Viyanga: Ashi! E’ un periodo che ti lasci andare con le dimostrazioni d’affetto in pubblico!! :3 Grazie di cuore! :D 1. Così mi smonti. Mi stavo gasando per quella parte e te mi dici che te l’aspettavi, ma infondo.. Tu sei tu. 3. Kick-Ass è un gran film. Taaanto amore. 5. Aspetterò che tu trovi la motivazione logica. Ps: Compatisci anche me.
@LexiPopUp: Meglio tardi che mai!! :P Grazie, soprattutto per il “figherrimo”! Molto gentile! :D Mi impegnerò e scriverò nel migliore dei modi. Sì, sì!!
Alla prossima! :D
Cicciopalla.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


-Dai ragazzi, altri 45.. 44.. 43..- Ixen faceva il conto alla rovescia degli addominali che mancavano ai tre giovani per passare all’esercizio successivo.
-Alter-Ego, dai, potresti abbonarcene una decina, su!- tentò Michael con tono sofferente rivolto al loro “allenatore”.
-No.- fu la risposta secca di quest’ultimo, detta in modo così innocente che sembrava fatta quasi di una cattiveria sarcastica, ma pensando poi all’uomo che aveva pronunciato quel monosillabo, accantonarono l’idea.
-Allora K.K. poteva direttamente ucciderci..- borbottò il riccioluto continuando a fare gli addominali.
L’uomo che li sorvegliava, scoppiò a ridere, guadagnandosi tre occhiatacce di fuoco –Non fate i tragici, cosa saranno 400 addominali?-
-Alle 10 di mattina, dopo una sgridata di toro seduto e prima di un’altra serie di esercizi da suicidio?- continuò, ancora Michael, al posto suo.
L’altro sospirò –Avete ragione.. arriviamo a 500, che ne dite?-
 
-Bravo Brontolo, davvero notevole come tentativo.- sputò acido Fortuné mentre apriva la sua fonte di salvezza: una bottiglietta d’acqua.
-Non pensavo che il me del futuro fosse così sadico.-
Il minore scosse la testa, senza rispondergli, iniziando a fissare Wayne e K.K. che parlottavano a circa quindici metri di distanza.
-Chissà cosa stanno tramando..- chiese, quasi più a se stessa che agli altri due, Carlotta.
-Per me Fortuné-da-vecchio sta chiedendo benzina e accendino.-
La ragazza continuò a fissare i due uomini, poi distolse lo sguardo e iniziò a capire, vedendo dei sacchi da boxe.
Sghignazzò immaginandosi le espressioni degli altri due quando avrebbero ricevuto quella fatidica notizia che aveva dedotto, attirando gli sguardi perplessi dei due fratelli Penniman.
Poco dopo, infatti, si avvicinarono K.K., che ancora li guardava male, e l’altro uomo.
-Mettetevi questi.- gli porsero dei guantoni, che notarono solo in quel momento.
-Andate là e iniziate a menare quei sacchi.-
-Ehm.. E come?- chiese incerto Fortuné.
-Come vi pare. Immaginate che il sacco sia qualcuno che odiate e picchiatelo.-
-Un classico..- borbottò Michael.
-Si, un classico. Prego, potete andare.- chiuse la conversazione freddamente K.K. .
Mentre si avviavano verso l’altra parte della palestra, in direzione dei sacchi, i due fratelli continuavano a lamentarsi con Carlotta, dicendo cose come “Quello ce la farà pagare cara”, “Forse dovevamo stare zitti e buoni nell’appartamento” e “Ho voglia di panino e salame”.
All’ultima frase del maggiore, gli altri due si girarono perplessi, con disegnato sulla faccia un enorme punto interrogativo.
-..Ho fame.- si giustificò allora, scrollando le spalle.
Indossarono quindi i guantoni, e incerti iniziarono a guardare quegli aggeggi appesi a mezz’aria.
Si guardarono a vicenda, aspettando che un altro facesse la prima mossa, ma dopo due minuti erano ancora lì a squadrarsi.
L’italiana sospirò –Ok, ho capito. Vado io.- e poco dopo, continuò a denti stretti –Che uomini..-
Iniziò a scaricare ogni genere di frustrazione che teneva dentro da anni su quel povero sacco, che riceveva pugni e calci.
I due ragazzi, con occhi spalancati, fissavano la loro amica demolire l’oggetto penzolante sperando di non ritrovarsi mai al suo posto.
Michael dette una pacca sulla spalla al fratello augurandogli buona fortuna, riferendosi all’amore che Carlotta riservava per lui e alle eventuali discussioni che avrebbero avuto in un futuro, ma che venne interpretata come un incoraggiamento a darle di santa ragione al sacco.
Dopo un’ora erano ancora lì, a tirar calci che li facevano quasi cadere a terra e pugni che finivano con l’apertura delle braccia e un successivo abbraccio per tenersi in piedi grazie al pungi ball.
-Qui, Quo e Qua a rapporto!- li chiamò Ixen.
Si staccarono dal loro appoggio e si diressero verso gli altri, ovvero i fratelli Penniman del futuro e Wayne.
-Allora..- iniziò K.K. –Alle 3 venite nel mio ufficio che facciamo un giretto.-
Ci fu un minuto buono di silenzio, che però, stranamente, venne interrotto da Carlotta.
-Perchè?- chiese perplessa.
-Perchè vogliamo parlare un po’ tranquillamente, senza allenamenti o sparatorie di mezzo!- rispose tranquillamente e sorridendo Ixen.
-Non è più incazzato?- domandò Michael, facendo un cenno con la testa verso l’uomo con le cicatrici, che alzò un sopracciglio.
-Potresti chiederlo direttamente a me, no?-
-Che ne so, ho paura che mi scanni.-
-No, non è più incazzato.- il sorriso di Ixen si allargò ancora di più, se possibile.
Quell’uomo, nonostante avesse 38 anni a quell’epoca, si comportava come Michael, se non peggio. Sembrava un bambino, con i suoi modi di fare, eppure, nonostante tutto, aveva un aspetto abbastanza serio.
 
Qualche ora dopo, stavano tutti camminando per le strade di Londra, William e Sophie compresi.
In 11 anni, alla fine, non erano cambiate poi molte cose. Qualche negozio, sì. Qualche ristorante che prima non c’era. Qualche bar.
Le persone camminavano tranquillamente e vivevano la propria vita: gruppi di ragazzi che scherzavano e ridevano, coppiette che si tenevano per mano scambiandosi qualche bacio ogni tanto, donne o uomini che passavano semplicemente per quella strada per andare altrove.
Michael stava in silenzio a guardarsi intorno, pensando, mentre gli altri parlavano non curandosi troppo di lui.
Sembrava impossibile, ma c’era uno scontro in questo posto. Mentre tutte quelle persone andavano ai loro appuntamenti e svolgevano la loro quotidianità all’oscuro di tutto, c’erano altre persone che combattevano anche per loro.
Iniziò a pensare anche che poco tempo prima, quando Fort non aveva ancora creato quella macchina, K.K., Ixen e gli altri, stavano già lottando.
-Oh, ma sei sordo?- alla leggera spinta del fratello, si svegliò dal momentaneo coma, e lo guardò confuso.
-A che pensavi?-
-Niente niente, dicevi?-
-Dicevo che William mi sta sulle palle.- rispose Fortuné reprimendo uno sguardo omicida.
Il riccioluto aggrottò la fronte, non capendo, poi si voltò nella direzione in cui stava guardando il ragazzo alla sua destra.
William stava parlando con Carlotta, o meglio, stava ridacchiando con lei, facendo battutine e stando forse un po’ troppo vicino, per i gusti di suo fratello.
-Fortuné.. Sei, PERCASO, geloso?- sorrise compiaciuto della reazione di Fortuné, che a quella domanda arrossì e iniziò a balbettare parole sconnesse.
-No, cioè.. L’hai visto? Poi, non mi piace quel tipo. Voglio dire..-
-No, ma infatti.- annuì Michael –Sei solo preoccupato per una SEMPLICE amica.-
-..Migliore amica..- precisò l’altro.
-Certo.. Fortuné, quand’è che aprirai gli occhi?- lo guardò, come raramente faceva, con sguardo fraterno.
-Perchè..?-
Michael scosse la testa sospirando –Niente, lascia perdere..-
Non capiva come facesse suo fratello a non accorgersi di come Carlotta gli sbavasse dietro, di come lo guardasse, o semplicemente come gli parlava. Ma come poteva, se non capiva neanche i suoi, di sentimenti?
Per quanto ne sapesse, Fortuné non si era mai innamorato. Forse qualche cotta leggera sì, ma mai niente di serio. Probabilmente era per questo motivo che non riusciva a definire con la parola giusta il suo affetto nei confronti della mora.
-Mh..- Fortuné abbassò lo sguardo e iniziò a fissarsi le scarpe.
Lui non era geloso. O almeno era quello che non voleva essere. Non poteva certo innamorarsi della sua amica d’infanzia! Sarebbe stato solo uno stupido errore, perfetto per rovinare il loro rapporto irrimediabilmente.
Aveva sempre pensato, molto oggettivamente, che Carlotta fosse una bellissima ragazza. Proprio per questo riteneva che, per lui, conquistarla era un’impresa impossibile, così cercava di bloccare i suoi eventuali sentimenti sul nascere. Avrebbe fatto sicuramente meno male così.
Poco dopo, tutti persi nei propri pensieri, tornarono alla sede e nei rispettivi appartamenti.
 
Soffiò fuori il fumo e continuando ad ascoltare ciò che gli dicevano al telefono.
-Va tutto secondo i piani, quindi.- la voce dell’uomo era profonda e apparentemente tranquilla.
-Esatto.- si portò alle labbra la sigaretta guardandosi alle spalle e assicurandosi che non ci fosse nessuno che potesse sentirlo.
-Perfetto. Sai quello che devi fare.-
L’uomo riattaccò e lui si stacco dall’orecchio il cellulare. Svuotò ancora i polmoni mentre i suoi occhi chiari fissavano lo schermo. 




Ed eccoci qui. Mika pensieroso e Fortunello pure, ma per altre cose.
Aaaah. Gli uomini.
E il pezzo finale? Secondo voi chi è a parlare al telefono? Sparate nomi e possibilità.
Ultima cosa prima delle risposte alle recensioni.
L’autrice mocamars ha utilizzato la trama di questa fan fic come trama del fumetto del protagonista della sua storia. (Si è capito, vero? xD). Siccome lei ha messo il link della mia nella sua, ricambio. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=758520&i=1
Io la seguo dall’inizio, e mi piace molto! °ç° E’ dolce. U_U
Veniamo a noi.
@mocamars: “Io ci ammazzo” mi ha uccisa (appunto) dal ridere. Non puoi dirmi queste cose!! Stavo soffocando, cactus!!! Ahahaha Comunque grazie mille!! Stai tranquilla che Michael e Fortuné litigheranno per sempre. Quanto si amano quei due! <3 LOL ahaha
@Kokuro: Grazie mille! :D Si, sono carini quando litigano, anche se in realtà lo sono sempre. Ahahah
@LexiPopUp: Mika è Mika. Fa scompisciare, ridere, piangere, sclerare, sbavare e tante altre cose! K.K. invece deve essere serioso. Mi serve così :3 Graciaaaaas!

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Il giorno successivo era arrivato, e i tre ragazzi erano alle loro postazioni, ognuno di loro assegnato ad un “esperto”.
Dal pomeriggio trascorso per le strade di Londra il giorno prima, il clima tra di loro era particolare. Il loro rapporto era caratterizzato dalla semplicità con cui parlavano, dagli scherzi affettuosi, tranne in alcuni casi che riguardavano i due fratelli, e risate, se non continue, molto frequenti.
Invece ognuno aveva qualcosa per la testa.
Fortuné pensava e ripensava alle parole di Michael, e cercava di dare un nome a quella sensazione provata dal vedere Carlotta con William. Un qualsiasi nome che non sia “gelosia”.
Michael, invece, si metteva nei panni della ragazza. Sosteneva fosse difficile, ma soprattutto snervante, avere a che fare con un tontolone come suo fratello. Cosa c’era di complicato da capire? A lei piace lui, parecchio anche, e a lui piace lei. Un bacio e via, per la strada di non ritorno chiamata “amore”.
Carlotta, a differenza degli altri due, era semplicemente confusa dal loro comportamento. Michael sembrava pensieroso ma allo stesso tempo tranquillo, mentre Fortuné sembrava turbato dai suoi stessi pensieri.
Tornando al poligono, Michael avrebbe dovuto lavorare con Ixen, Fortuné con K.K. e, infine, Carlotta con William, per la gioia dell’occhialuto.
 
-Mira il centro..- le disse, quasi dolcemente, il ragazzo.
-Adesso..- continuò –Piega un po’ il braccio sinistro.. leggermente..-
Carlotta si concentrò, fissando davanti a sé e cercando di fare ciò che le aveva detto William, senza accorgersi che si era avvicinato maggiormente. Sparò, quasi centrando il bersaglio.
-Beh, direi che i primi passi li stai muovendo molto bene.- constatò lui.
Lei accennò un sorriso, senza dire niente, messa a disagio dalla mano del ragazzo posata, anche se gentilmente, sul suo fianco sinistro.
Avrebbe preferito cento volte essere accoppiata con K.K., o ancora meglio Ixen. Certamente avrebbe potuto parlare di tutto con lui. Perchè lui sapeva tutto. Ci pensò, ed effettivamente anche l’uomo con le cicatrici e i guanti bianchi sapeva tutto, ma sarebbe stato comunque più imbarazzante.
-Riprova.- la incitò William, togliendo la mano dal suo corpo per farle prestare una maggiore attenzione al suo obiettivo.
La ragazza respirò profondamente, prima di puntare ancora una volta la pistola al bersaglio.
“La sfortuna ha un ottimo senso dell’umorismo.” Si ritrovò a pensare sarcastica, per poi proseguire il suo dialogo interiore “Si diverte proprio male. Maledetto.”
Sparò, non nascondendo un’espressione omicida. Centro.
Sospiro, rilassò le braccia e le abbassò, guardando rigorosamente davanti a sé. Ci mancava solo che si voltasse in direzione di William. Quello continuava a non convincerla, anche se il suo comportamento non faceva né aveva una piega in qualche modo negativa.
Era un semplice ragazzo: bello, gentile e anche intelligente. Ma qualcosa non quadrava.
Maledisse anche il suo sesto senso, che non faceva che farle venire paranoie inutili.
-Ok, sono inutile. Sai già sparare perfettamente. Ce l’hai nel sangue!- non si girò per verificare, ma sapeva cosa avrebbe visto. Un sorrisetto divertito, leggermente malizioso, ma anche gentile.
Sorrise anche lei –Beh..- scrollò le spalle –Evidentemente sì!-
Incrociò il suo sguardo. Grave errore.
-Il tuo ragazzo deve stare attento. Dietro il bel faccino c’è un animo da tiratore scelto.-
-Il.. mio ragazzo?- gli chiese incerta.
-Si!- annuì l’altro –Fort! Non state insieme?-
-Ehm.. no.- rispose.
“Magari.” Si disse.
-Non ci credo. Da come vi guardate.. Tu sei in continuo stato adorante. Lui ti sbava dietro.-
-Eh?- Carlotta spalancò gli occhi.
-Ho capito, siete quel tipo di persone che si piacciono ma non si dicono niente. A te piace, no? Non mi sembra tu abbia negato..-
-Si.. Si però- venne interrotta dalla parola pronunciata da William che, scuotendo con una mano i suoi capelli scuri, chiuse ufficialmente il discorso -Peccato.-
 
-Fortuné, Cristo, concentrati.- lo riprese l’uomo.
-Non ce la faccio!- si lamentò, come un bambino piccolo.
-Mi dici qual è il problema? So che sai sparare. Ti ho visto due giorni fa, sai?-
L’altro sbuffò –Non ce la faccio a concentrarmi..-
-E io infatti ti ho chiesto: qual è il problema?- ripose la domanda.
Fortuné sembrò pensare al se dirglielo o no. Dopotutto K.K. l’avrebbe capito. Insomma.. Era lui. Il fatto però era un altro. Ammetterlo prima a se stesso che a qualcun altro.
Senza rendersene conto, lanciò un’occhiata in direzione di Carlotta e William, che non sfuggì all’uomo alla sua destra.
-Ah, ho capito.- sospirò.
-Cosa?-
-Sei geloso.-
-No.-
-Bene, adesso ho capito anche perchè hai indugiato.-
Fortuné strinse i denti e non rispose. Odiava essere così trasparente con lui. Erano diversi, sì. L’altro era più maturo, sicuramente, ma era sempre lui.
-Non vuoi fartela piacere?- chiese K.K., arrivando subito al punto, ottenendo in risposta solo un borbottio.
-Questo sta a significare..?-
-Che non lo so. Torniamo a noi.-
Si rimise in posizione pronto a sparare, ma la mano dell’uomo spingeva la pistola verso il basso non glielo permise.
-No, non torniamo a noi. Sei troppo teso, non riusciresti a sparare. Dimmi quello che pensi e sfogati. Con Michael non ti mostreresti mai “debole”, e con Carlotta ancora meno.- spiegò tranquillo.
-Non c’è niente da dire.- sputò freddo, guardando il pavimento.
-Un consiglio: se vuoi mentire, fallo guardando negli occhi l’altra persona e rimanendo impassibile. Sono un esperto in queste cose.-
Fortuné alzò lo sguardo, e dopo qualche secondo di silenzio si decise –Ok, in parole povere credo di essere geloso.-
-Credi?-
-Diciamo che lo sono, ma non voglio esserlo.- riabbassò lo sguardo.
-E perchè non vorresti, di grazia?- chiese allora alzando un sopracciglio.
-Perchè è una battaglia persa in partenza.-
K.K. si lasciò sfuggire una risatina, che fu accolta da uno sguardo confuso del più piccolo.
-Scusa, e chi te lo fa credere?-
-Io.- scrollò le spalle l’altro.
K.K. sospirò, ancora col sorriso sulle labbra –Non dovresti trattenerti, secondo me.-
“E anche secondo Carlotta, se sapesse.” Continuò mentalmente.
-Perchè? Anche a te piaceva Carlotta..? Quella del futuro intendo, ovviamente.-
K.K. rimase per un attimo in silenzio. Sì, le piaceva Carlotta, ma l’aveva capito quando ormai era troppo tardi.
-..Sì.-
-E come è andata..?- domandò speranzoso l’altro.
L’uomo deglutì, distogliendo per qualche secondo lo sguardo e riflettendo su quello che era accaduto 10 anni prima.
-Non bene, avevo perso il treno.- disse quindi, tornando a fissare Fortuné.
-Che vuoi dire..?-
-Che l’ho capito troppo tardi. Più tardi di te.-
-E se l’avessi capito prima..?-
-Molte cose sarebbero andate diversamente. Più di quante tu possa immaginare.-
Il giovane fissò un po’ K.K., riflettendo sul motivo per cui questi avesse utilizzato proprio quella frase.
Più di quante tu possa immaginare.
Cosa significava? Perchè quella voce malinconica? Perchè quello sguardo fragile, nonostante un viso apparentemente tranquillo?
Non ci capiva più niente. Non che avesse mai capito qualcosa di quella situazione, ovviamente.
 
Sparò.
-Dai, ti sei avvicinato di un centimetro! Altri 10 e arrivi al centro!- lo prese in giro Ixen.
-Senti, simpaticone, se tu non mi disturbassi ogni volta che sono sul punto di premere il grilletto, forse riuscirei a beccare il cerchietto rosso, lì!-
-Non è vero, non ho fatto niente.-
-E come me la spieghi la risatina di 30 secondi fa?- chiese indignato Michael.
-Non è colpa mia. Sono Fort e Fort 2 che sono comici.-
-Chi è Fort e chi è Fort 2?-
-Fort è K.K., Fort 2 Fortuné. In ordine di età.-
-Certo. Perchè che hanno?- si voltò a guardarli.
-Fort 2 guarda William come se volesse ucciderlo, non si concentra, Fort rinuncia al farlo concentrare e ci parla indagando sul suo stato mentale.-
-E perchè non me l’hai detto prima che ridevo anche io?!- urlicchiò offeso.
-Te devi imparare a sparare. Hai la precisione di un ubriaco.-
-Ehi, non offendere!-
-Non ho offeso, ho semplicemente dato un mio parere sulla tua precisione.-
-Offendendola.-
-Dettagli. Toh, guarda, Fortuné sta sfornando tutto! Ma le piace si o no, alla fine?-
-Immagino di sì. E’ geloso da far schifo.-
-Mh.- annuì Ixen trovandosi d’accordo.
-Ma io non ho capito una cosa..- iniziò Michael -..Dov’è finita la Carlotta di questa dimensione?-
Ixen si irrigidì e deglutì –Storia lunga.- rispose con un tono privo del calore che sempre lo caratterizza.
-La sapremo mai, questa storia?- domandò serio l’altro.
-A tempo debito. Forza, riprendiamo.-
Michael lo guardo perplesso. Certo che erano proprio strani, tutti. Il passato di K.K. e Ixen dev’esser stato terribile. Iniziò a preoccuparsi per la sua incolumità e quella di suo fratello e Carlotta. Chissà cosa sarebbe accaduto loro, e chissà se la loro storia stava procedendo come quella dei fratelli del futuro.
 


Egnèèè. Eccoci al 17° capitolo. Mamma mia, panico. Non ho la minima idea di quando finirà questa cosa, né come. Ha! °ç°
So, che ne pensate? :3
@LexiPopUp: Piccino!! Certo che Mika pensa!! xDDD Graciaaas!
@mocamars: Come puoi leggere, il finale dello scorso capitolo ancora non è ritornato in mezzo, quindi te e le altre dovrete attendere per capire chi erano! xDD Comunque per quanto tu insista, i capitoli verranno postati SEMPRE il Lunedì, salvo complicazioni di forze maggiori, quindi è inutile che sprechi inchiostro virtuale. u.u xDD E grazieeee! :D
@valevigi1995: Tranquilla per le recensioni, non sono mica obbligatorie! (anche se fanno piacere, eh!) Fort una svegliata non se la darà mai. No ok, forse si, ma non si sa mai. Come ho già detto non so come finiranno le cose. Per quanto riguarda William.. vedremo. Le cose scontate ci stanno sempre, purtroppo (e non dico che William sia tra queste), ma annuncio che ci sarà un colpo di scena tra qualche capitolo. Anyway, Thanksss!
@Kokuro: D: Spero ti senta meglio adesso! Ti ringrazio per aver sfidato le tue sventure recensendomi il capitolo! :) Dankeee
Al prossimo Lunedì!
Dande gare gose. Egnè.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


-Vuoi?- William le porse il pacchetto di sigarette appena tirato fuori dalla tasca dei pantaloni.
I due ragazzi stavano passeggiando tranquillamente per una via in mezzo ad un parco delineata da alberi e prati. Era un normalissimo pomeriggio dei primi di Agosto, c’erano qualche gruppo di ragazzi qua e là, dei bambini a giocare, anziani seduti su delle panchine all’ombra e tanto, tanto caldo.
Carlotta aveva accettato l’invito di William per sfinimento. Il ragazzo non aveva la minima idea di smettere di chiederle di uscire, per un gelato, una bibita, una semplice camminata, purché siano stati insieme e soli. Ovviamente quest’ultima parte era stata omessa dal moro dagli occhi cerulei.
-Fumi?- chiese lei perplessa guardandolo.
-Già. Da.. Poco più di sei anni, suppongo.- rifletté, sorridendo sghembo.
-Ma quanti anni hai?-
-Ventuno. Tu diciannove giusto?- domandò a sua volta, mentre prendeva una sigaretta.
-Si..- William annuì, come per dirle di aver capito, portandosi alle labbra la sigaretta per poi accenderla tirando fuori un accendino da un’altra tasca.
-Beh.. Sei di poche parole!- constatò al secondo tiro il ventunenne.
-Visto che avevi tanta voglia di uscire, potevi trovare degli argomenti interessanti..-
-Siamo in vena di frecciatine?- alzò un sopracciglio continuando a sorridere.
-Diciamo di sì.-
-Con Fortuné? Progressi?-
Carlotta sospirò. Certo, di storie strane ne aveva sentite veramente tante, ma questa le pareva assurda. Will sapeva benissimo cosa provasse per l’occhialuto, eppure aveva insistito per farla uscire con lui. Per cosa? Per chiederle di lui mentre inspirava tranquillamente nicotina?
-No, nessun progresso. Chissà, magari se adesso non fossi stata qui con te..-
Il ragazzo non riuscì a trattenere una risata –Potrei anche darti ragione, ma da quello che ho capito di tutta questa storia, non avresti avuto occasioni compromettenti. Non ti sei persa niente, tranquilla.-
L’italiana gli lanciò un’occhiataccia –Mi hai chiesto di uscire per prendermi per il culo?- chiese schietta.
-Non sarebbe una brutta idea, farlo..-
Carlotta si girò di scatto sgranando gli occhi con un’espressione indignata e sorpresa.
-Credo che tu abbia recepito il doppio senso.- rise l’altro, appena osservata la sua reazione.
Per risposta, si beccò uno schiaffo e un “coglione”. Infondo, pensò, non gli era andata troppo male. La ragazza aumentò il passo per avere una certa distanza dall’altro, non accorgendosi quindi che questi aveva afferrato il cellulare e digitato qualcosa in un messaggio velocemente, prima di raggiungerla e scusarsi per la battuta di cattivo gusto e offrirle un gelato.
 
-Non ci sono Sophie e Wayne?- chiese Michael, non appena Ixen e K.K. entrarono nel loro appartamento.
-No, dovevano andare al cimitero..- fu il maggiore di tutti e quattro a rispondere.
-Ah giusto.. Il fratello di Sophie.. Ma come è morto?-
-In un combattimento. Un colpo di pistola.. Se non altro è morto sul colpo e non ha sofferto.-
-Sophie come l’ha presa..?- chiese Michael, sinceramente interessato, mentre porgeva le bottiglie di birra agli altri dopo averle prese dal frigorifero.
-Bene, considerando che era suo fratello. Per fortuna è una ragazza intelligente e sapeva i rischi che c’erano, e che ci sono tutt’ora, a fare una cosa come quella che facciamo noi.- rispose pacato come sempre K.K., prendendo un sorso della bevanda.
Poi, si guardò intorno perplesso e si rivolse a Fortuné –Ma.. Carlotta?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo incupendosi, e senza guardarlo rispose alla domanda che gli era stata posta –Con William.-
-..William?- chiese conferma Ixen.
-William.- ribadì Michael.
-Che ci fa con William? Da quanto non c’è? Sono soli?- K.K. continuò a fare domande, pronunciando ogni parola con crescente agitazione.
-Frena capo.- lo bloccò, alzando entrambe le mani, una impegnata con la bottiglia, il riccioluto –Non sappiamo cosa ci faccia con William, è stato lui a chiederle di uscire. L’appuntamento era un quarto d’ora fa e sì, sono soli.- riassunse con fare tranquillo.
-Ma doveva uscire proprio con William?- sputò quasi isterico K.K. .
-Ma doveva uscire proprio?- se ne uscì Fortuné, guadagnandosi occhiate eloquenti del fratello e il suo alter-ego.
-Perchè, che ha Will?- indagò confuso il ventisettenne.
-Niente.- provò a chiudere l’argomento, troppo velocemente per essere convincente, K.K. .
-Ha ha, ok. Adesso la verità.- insisté l’altro.
K.K. sospirò. Doveva illuminarli almeno su una parte della loro realtà? L’occhiata e la scrollata di spalle del fratello, gli diedero la risposta: sì.
Così, iniziò a raccontare. Raccontò dell’associazione degli uomini in nero, e soprattutto del suo fondatore: Cedric. Lui era un uomo, più grande anche di Ixen, che non conosceva niente se non fame di potere. Per questo avrebbe fatto qualunque cosa per avere il pieno controllo del tempo, voleva regnare su tutto e tutti.
Più che un essere umano, lo avevano sempre considerato come un “robot in carne ed ossa”. Un robot sulla modalità “sarcasmo” e “ironia”, certo, ma pur sempre un robot. Era freddo, e lo si poteva capire anche solo guardandolo negli occhi. Quegli occhi che sicuramente non avrebbe mai dimenticato, da quanto erano chiari e imperturbabili. Gli stessi occhi di William, suo fratello minore.
Quattro anni prima, quando aveva soli diciassette anni, William si era presentato da loro e li aveva pregati di prenderlo con sé, dicendo che non voleva diventare come il fratello, e anche se inizialmente non si fidavano di lui, lo accettarono.
Il ragazzo, fin da subito, si impegnò allenandosi in continuazione nella palestra o al poligono, rendendosi utile il più possibile nei combattimenti e non tirandosi mai indietro, anche quando c’era di mezzo la vita. Sapeva che doveva convincerli ad aver fiducia in lui, e l’unico modo era comportarsi in quella maniera. Più il tempo passava e più si sentiva a suo agio, tra loro. I suoi occhi, sebbene fossero dello stesso colore di quelli di Cedric, quasi emanavano calore. Se lui rideva, ridevano anche loro. Se lui era felice, brillavano. Non c’era mai ombra di rancore, astio o odio nel suo sguardo. Così tanto espressivi da sembrare sinceri.
Tutto ciò aveva fatto guadagnare a William il 99% della loro fiducia, e quello era il massimo che poteva ottenere un membro della famiglia del “robot” di cui aveva parlato inizialmente.
Non raccontò però, del sussulto e dei brividi che ebbe quando vide lo sguardo ghiacciato del ragazzo supplicarlo, quel colore che gli rievocò una strana sensazione nel petto.
-Ora capisco perchè la risposta vaga di Will quando gli abbiamo chiesto come era entrato in questa associazione..- ragionò Fortuné.
-Già.. Non gli piace che le persone lo riconoscano come “il fratello di Cedric”. Non vuole averci niente a che fare.- abbozzò un sorriso Ixen, sedendosi sul piano della cucina.
-Ma vi ha mai traditi in questi quattro anni?- chiese Michael.
-Mai. Ma c’è sempre una prima volta. Ti ricordo dell’1%.- sorrise tranquillo alzando la bottiglia e facendo un’espressione stranamente euforica con le sopracciglia alzate.
-Pensate che lo farà? Oggi? Metterà il pericolo Carlotta?- Fortuné era teso. Prima era geloso, perchè la sua cara amica (che sarebbe dovuta rimanere tale per lui, si diceva) sarebbe uscita con un tipo che non gli piaceva affatto, ma che ci provava spudoratamente con lei. Per questo non gli stava simpatico. Per questo e perchè aveva possibilità di diventare qualcosa di più, di conquistarla. Lo invidiava: quel suo bel faccino, quelle labbra ben delineate, quel naso perfettamente dritto e quei maledettissimi occhi di ghiaccio. Com’era possibile che quel ghiaccio riuscisse a “riscaldare” le persone, poi? Non era un controsenso? Non lo sopportava.
In ogni caso, adesso aveva paura che William le potesse fare qualcosa. La parentela con quel tizio di cui parlava K.K., Cedric, non gli andava proprio a genio. Prima non si fidava, adesso ancora meno.
-Non metterà in pericolo Carlotta. Metterà in pericolo te. Quand’è che ti decidi ad ammettere che ti piace e glielo dirai? Aspetti che glielo confessi prima lui, che si mettano insieme, si sposino e facciano tanti bei bambini, per farlo?- lo rimproverò Michael.
-Oddio, chissà che carini poi!- mise il dito nella piaga Ixen.
K.K., invece, fece una smorfia –Io sono dalla parte di Fort.-
-Beh, ci mancherebbe.- obiettò il riccioluto confuso con la fronte aggrottata.
-Quindi? Le farà del male si o no?- Fortuné esortò a rispondere i due uomini del futuro ansioso.
Ci furono degli attimi di silenzio. Ixen bevve un sorso di birra guardandolo, l’uomo con le cicatrici si dondolava sulla sedia e lo guardava, senza realmente vederlo, pensando.
Sospirò, infine –Michael prova a chiamarla, se il telefono è spento proviamo a chiamare Will, altrimenti inventati una cazzata delle tue.-
-Signor sì, Signore!- prese il cellulare e, scorrendo la rubrica, individuò il numero denominato “Totta”. Appena avviò la chiamata, si portò il cellulare all’orecchio.
Aspettò due secondi, mentre i suoi occhi castani si spostavano da una persona all’altra presente nella stanza. Erano tutti immobili che lo fissavano, a mala pena respiravano per la tensione del momento. Avrebbe iniziato a ridere, se una voce registrata non gli avesse detto che il numero chiamato non era, al momento, raggiungibile.
Deglutì e posò il cellulare, poi mormorò –Non raggiungibile..-
Ixen balzò dal piano della cucina e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il suo telefonino e compose il numero di William.
Stava aspettando che rispondesse, ascoltando i vari “tu”, quando a K.K. venne un dubbio. Prima che qualcuno rispondesse, rubò il cellulare al fratello e se lo portò all’orecchio.
Qualcuno rispose, facendogli gelare il sangue nelle vene. Qualcuno che non era certamente William.
-Posso esserti utile, ragazzino?-
 


Allora, chi è che risponde al telefono? Si capisce un po’, eh! u.u
..L’estate si sta spegnendo. RIACCENDETELA! D: Cioè, io ricomincio gli allenamenti. A me fa strano!
Vabè, ringrazio chi segue, recensisce e preferisce! °ç°
@mocamars: I 30 secondi in mezzo ci stanno sempre! Ahaha Sono contenta che ti piacciano i dialoghi Michael/Ixen, e poi è ovvio che si smontano da soli! Il bello è questo. Prefissare dei caratteri specifici ai personaggi e immaginare una discussione, come se si parlasse con la propria coscienza. (eh?). K.K. piace, si sa. Non ho messo gli Innominati perchè in questo capitolo non ci stavano, punto. Ahahah e anche io ti adoro e ti odio <3 D: Grazie mille! :D
@Kokuro: Se ti ritieni monotona, beh, continua ad esserlo, perchè mi fa un sacco piacere leggere le tue recensioni (come quelle di tutti, ovviamente) °w° Grazie mille!
@valevigi1995: Tutti tifano per Fortuné. Beh.. Ci vuole tempo! U_U William.. Ti dico solo che è un personaggio un po’ particolare. Scoprirai il perchè, tanto. E il colpo di scena.. NON riguarda Carlotta. Non quello che sciocca maggiormente, almeno. *si sente cattiva*. Grazie milleeee :3
Al prossimo Lunedì! (Che sarà il primo Lunedì di Settembre! D: OMMIODDIO)

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Per aiutarvi a capire, le frasi scritte in corsivo sono citazioni del passato, flashback, come vi pare. xD
Buona lettura! :)
 


-Allora, ragazzino, hai deciso? Mi vuoi dire come hai fatto, o sparo alla tua amichetta?-
 
Deglutì –Cedric..-
Tutti i presenti spalancarono gli occhi e, se possibile, fecero meno rumore.
-Bingo. Da quanto tempo.. eh?- l’altro rise, fingendo un tono simpatico e allegro. Non era cambiato di una virgola.
 
-Grazie, molto gentile.- poi un rumore assordante e il suo corpo senza vita che cadeva a terra.
 
K.K. chiuse gli occhi e la sua mano, tremante, aumentò la stretta sul cellulare.
-Allora? A cosa devo questa chiamata?- continuò il robot.
-Non toccare Carlotta.- sibilò socchiudendo gli occhi, incenerendo la bottiglia di birra appoggiata al tavolo davanti a sé.
-Carlotta? Ecco chi mi ricordava! Comunque puoi stare tranquillo. Io non l’ho nemmeno sfiorata!-
L’uomo dalle cicatrici sul volto respirò profondamente, cercando di mantenere un minimo di lucidità intatto.
-Lasciatela stare.-
-Ecco, se usi il plurale, o meglio il “voi”, avremo qualche problemino.- nonostante non potesse vederlo, poté immaginare il suo ghigno sghembo. Ecco, un’altra cosa che aveva in comune con William. Il sorrisetto strafottente.
-Che volete da lei?-
-Pensi che se volessi qualcosa, te lo verrei a dire?- rispose tranquillo l’altro –Piuttosto, perchè non mi raggiungi che facciamo una rimpatriata?-
-Dove siete?- chiese brusco K.K. .
-Indovina.-
Un battito mancato –La gelateria..-
-Hai una buona memoria, amico!-
-Non sono tuo amico.-
-Lo dicono in molti film, sai? Solitamente due persone che si odiano ma che poi diventano amici! Sarebbe un’idea, no?-
L’uomo neanche gli rispose, riattaccò e lanciò il telefono sul tavolo con violenza.
Ixen lanciò un’occhiata di rimprovero, prima di riprendere il suo cellulare, per fortuna ancora funzionante, dal tavolo.
-Che c’entra Cedric?- chiese poi.
-Che c’entra Cedric?! E’ il fratello di William e ha risposto lui al cellulare. William era con Carlotta. Carlotta adesso è con quella testa di cazzo.- così dicendo, si catapultò fuori dalla cucina dirigendosi verso la porta.
-Io non ci sto capendo niente.- se ne uscì Michael, perplesso.
-Non devi capire! Seguimi e non rompere!-
Uscirono di fretta e furia dal loro appartamento e, successivamente, dall’edificio.
-Perchè non prendiamo la macchina?- chiese confuso il riccioluto, notando che K.K. continuava a correre.
-Perchè facciamo prima.-
Fortuné, durante la corsa, guardava il suo alter-ego. Aveva un sacco di “perchè” per la testa, e, come suo fratello, non riusciva a capire assolutamente niente.
-Io mi sono stufato.- disse ansimando e scuotendo la testa –Voglio sapere. Voglio sapere tutto, e non me ne fotte un cazzo se non è il momento o se non c’è tempo.-
-Dici così solo perchè non sai niente.- rispose l’uomo in cima al gruppo.
-Beh fammi sapere allora, no?- domandò ancora Fortuné a voce alta.
K.K. si fermò di scatto. Si girò e fissò gli occhi sul più piccolo, dopo aver dato un’occhiata veloce anche a Michael –Cedric ha ucciso Carlotta.- deglutì, e con voce leggermente spezzata continuò –La Carlotta di questa dimensione è morta. Per colpa mia.-
Intervenne Ixen severamente –Fo.. K- si corresse -Ti ho detto mille volte che non è colpa tua.-
-Sì, cazzo. E’ colpa mia e della macchina del tempo.- Gli occhi gli si fecero lucidi, ma si voltò prima che gli altri lo notassero. Riprese a camminare –Se succede ancora qualcosa faccio una strage.- borbottò stringendo le mani a pugno.
Fortuné e Michael erano ancora sbigottiti dalla notizia. Una parte di quella dimensione era stata scoperta, ma c’erano ancora molte domande che avrebbero voluto fare, ma forse per quello, davvero, non era il momento.
K.K. si diresse verso una gelateria, e vi entrò seguito dagli altri, nonostante sulla porta vi fosse appeso un cartello con scritto “Closed”, poi si fermò di fronte ad una porta.
Ixen deglutì, gli appoggiò una mano sulla spalla e si morse il labbro inferiore per non farsi sopraffare dalle emozioni, come spesso succedeva.
L’uomo con le cicatrici prese un respiro profondo e aprì anche la superficie davanti a lui.
Entrarono nella stanza e fecero qualche passo avanti. Era buio e non vedevano niente, il ché non era certo positivo.
All’improvviso, sentirono la porta alle loro spalle chiudersi e nello stessi istante si accese la luce. Si voltarono di scatto e si ritrovarono due occhi di ghiaccio a fissarli.
-Uno, due, tre e quattro! Quattro Penniman tutti insieme! Mi fareste un autografo?-
-Dove cazzo sono Carlotta e William?- andò al sodo K.K. .
-Woho! Ma che linguaggio scurrile!- lo rimproverò fintamente Cedric facendo una smorfia indignata.
-Adeguati e rispondi.-
-Mi adeguerò! La risposta è.. Col cazzo che te lo dico!-
-Brutto..- Ixen bloccò il fratello, che, preso dalla rabbia, stava per fiondarsi addosso al nemico.
-Brutto? Mi spiace deluderti, ma sono un uomo bello e affascinante.- sorrise soddisfatto l’altro.
-Ma se hai 35 anni per gamba?-
L’attenzione venne attirata da Michael, che proprio non ce la faceva a starsene zitto. Era più forte di lui e procedeva sempre allo stesso modo: silenzio, ascolto, frase d’effetto (che puntualmente lo metteva nei casini).
-Ricciolo-boy, dovresti frenare la lingua.- lo fulminò Cedric.
-Suscettibile..- borbottò il ventisettenne. Per sua fortuna, l’uomo non lo sentì.
-William comunque non lo rivedrete, e Carlotta.. Come si dice? Chi vivrà vedrà!- sorrise, aprì la porta e uscì, lasciando i quattro Penniman soli e confusi.
 
-Ora ci puoi gentilmente spiegare quali cavolo sono le differenze tra la nostra dimensione e la vostra?- chiese Fortuné, innervosito dall’innaturale silenzio che regnava nell’ufficio.
Erano tornati alla base, i più giovani avevano seguito K.K. e Ixen che facevano ricerche sul computer indagando sul luogo dove gli uomini in nero avrebbero portato Carlotta, Wayne li aveva raggiunti e Sophie era andata a sbollire la rabbia e la delusione per il tradimento di William.
K.K. smise di scrivere sulla tastiera del pc, ma continuò a fissare rigidamente lo schermo. Sospirò e, dopo qualche secondo, lo guardò senza spostarsi di un centimetro.
-Inizio col dire che TUTTO è uguale fino al momento in cui ti sono apparso io.-
-Cioè quando avevo appena finito di sistemare il cellulare?- chiese per confermare.
-Esatto. Per fartela breve, da me non è venuto nessuno per dirmi che c’era una guerra.-
Fortuné annuì, e aspettò che l’uomo continuasse, sempre fissandolo negli occhi.
-Ora ti racconto quello che è successo a noi.- fece un cenno con la testa in direzione di Ixen, poi riprese –Ho iniziato a viaggiare nel tempo da solo, non con Michael e Carlotta come hai fatto tu. Viaggiavo, mi piaceva e pensavo solo a quello, e da bravo coglione che ero, senza offesa ovviamente, non mi accorsi che stavo lentamente perdendo mio fratello e la mia migliore amica..- si fermò per sospirare e per voltarsi completamente verso i due ragazzi che lo stavo ascoltando attentamente, con espressione seria e braccia incrociate.
Si umettò le labbra e parlò ancora –Passarono i giorni, le settimane, i mesi, un anno. Un bel giorno in uno dei viaggi mi pestarono a sangue per sapere il segreto della macchina del tempo.- sorrise senza allegria abbassando lo sguardo sulla scrivania –Riuscii a scappare senza dire niente, ma quando tornai al posto di Carlotta c’era una lettera..-
-Cosa diceva?- lo interruppe Fortuné.
-Diceva che lei era-
-Era andata via. Era un addio.- lo fermò anche Ixen.
Nella lettera, oltre all’addio della ragazza, c’era anche la sua dichiarazione. Carlotta aveva scritto del suo amore per Fortuné. Non gli sembrava giusto dirlo così al ragazzo. Non se la loro Carlotta era ancora viva e glielo avrebbe potuto dire faccia a faccia.
-E perchè se n’era andata?- chiese allora Michael.
-Perchè.. Perchè si sentiva esclusa.- rispose K.K. .
-Esclusa?-
-Già. Qualche giorno dopo ricevemmo la chiamata di Cedric che ci diceva di raggiungere la gelateria in cui siamo stati oggi per lei, minacciandoci.- Si morse il labbro inferiore –Quando arrivammo Carlotta era intrappolata tra le sue braccia e aveva una pistola puntata alla tempia.- la sua voce si abbassò di molto, e quando riprese a parlare tremava. Chiuse gli occhi.
-“Parla e lei è salva. Mantieni il segreto e lei muore.” Questo era il compromesso. Lei.. Mi diceva di non dire niente. Lei era sempre dalla mia parte, non voleva che dessi a qualcun altro delle cose a cui avevo lavorato io con tanto impegno. Lei è sempre stata più forte di me..- sorrise tornando a pensare a lei e riaprì gli occhi.
Parlò, mentre gli altri erano rimasti stupiti dai suoi occhi lucidi e lo fissavano immobili –Ma io dissi ugualmente tutto a Cedric. Non volevo certo che morisse per colpa mia. Valeva molto più la sua vita di quella stupida macchina.-
Si bloccò e si passò una mano sui capelli per poi asciugare velocemente una lacrima che gli sfiorava la guancia destra.
Respirò profondamente –Ma le sparò lo stesso.-
-Perchè?!- urlò Fortuné.
-Perchè non prova emozioni, ecco perchè. Che cazzo vuoi che gliene importi di una ragazza di vent’anni? Che cazzo vuoi che gliene importasse, prima?- urlò anche K.K. .
Fortuné rimase in silenzio e abbassò lo sguardo.
-E’ per questo che sono venuto nella vostra dimensione. Volevo che le cose andassero diversamente almeno per una volta. Le dimensioni sono infinite. Non hanno un limite. Ogni secondo di questo fottutissimo mondo ha una dimensione diversa, e in ogni dimensione Carlotta a vent’anni morirà o è morta, Fortuné diventerà o è diventato un uomo che non sorride mai e che ha un senso di colpa che lo assale in ogni momento della giornata e Michael sarà costretto o è costretto ad aiutare il fratello a vendicare la ragazza che..- si fermò di colpo.
Durante l’ultimo discorso si era alzato e ogni parola aveva preso un tono più alto della precedente, e il suo viso era bagnato dalle lacrime trattenute per troppo tempo. Non aveva detto tutto ciò che era uscito dalla sua bocca negli ultimi cinque minuti neanche a Ixen, ed era scoppiato.
-La ragazza che..?- chiese incerto Fortuné.
-Amerà o amava.- lo fissò –O ama, nel tuo caso.-
-Io non..-
-Smettila di mentire a te stesso.- lo interruppe annoiato tornando a sedersi e asciugandosi il volto con il dorso della mano.
Ixen si schiarì la voce –Altre domande?-
-Uhm.. Quando hai scoperto di amare Carlotta?- domandò cauto Michael.
-Tardi.- rispose brusco K.K. riprendendo a fare ricerche al pc.
-Non credo di essere abbastanza per lei.- confessò Fortuné a testa bassa, centrando l’attenzione su di lui.
-E’ una questione di auto-stima adesso?- domandò K.K. lanciandogli un’occhiata.
-Se fosse? Non ho speranze, se fosse come dici tu.-
L’uomo sospirò della cocciutaggine del diciannovenne, che si ostinava a nascondere i suoi sentimenti, poi rispose chiudendo ufficialmente l’argomento.
-Ne hai sicuramente più di quante ne ho avute io.-
 


Olè. Concludiamo con K.K. che sclera e sputa fuori tutto quello che ha dentro.
Quanto mi piace quest’uomo.
@mocamars: Puoi ben capire che non ti potevo anticipare niente! Ahahah e come hai potuto notare, non era Babbo Natale al telefono. Io non ti odio. <3 Attenta con quella finestra, non sei Jared Leto. Ahimé.
@valevigi1995: bene, hai scoperto chi era al telefono e avevi ragione! Uno dei cattivi! xD Grazie per la recensione! :D
Beh.. Ci becchiamo il prossimo Lunedì! (ultimo di vacanza! D:)
DANDE GARE GOSE!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Sbuffò rigirandosi un ciuffo di capelli tra le dita e continuando a camminare su e giù per la stanza.
Un letto con una coperta a cuoricini rossi, una scrivania con fogli e penne, un bagno e una porta, ovviamente chiusa a chiave.
Non riusciva a capire. Che diamine di prigionia era quella? Gli mancava una finestra e un balconcino e poteva essere scambiata per una stanza d’hotel.
“Questa è tutta opera del sarcasmo di quello stronzo del fratello di William” pensò. Non conosceva neanche il suo nome. Non c’erano state delle presentazioni vere e proprie, però si ricordava che quando si era ritrovata bendata e con le mani bloccate, aveva sentito una voce adulta dire “Ottimo lavoro, fratellino”.
In ordine: si malediva per esser stata così stupida, poi faceva un passo, poi sbuffava, poi si malediva, poi sbuffava, poi un altro passo e infine si malediva, tanto per variare.
Lo sapeva che Will nascondeva qualcosa. Lo aveva sospettato fin da subito, eppure alla fine aveva ceduto ed era uscita con lui.
E adesso si ritrovava nella parodia delle prigioni vere.
Le sembrava una presa in giro. Le avrebbero fatto qualcosa, sicuramente. A breve qualcuno sarebbe entrato, l’avrebbe avvelenata o le avrebbero sparato. Oppure avrebbero chiesto un riscatto. Detestava tutto ciò che era successo nelle ultime due ore.
E detestava quella maledetta coperta a cuoricini.
Era Agosto, cavolo, cosa se ne faceva di una coperta? A cuoricini, poi.
Si prese la testa tra le mani, sospirò cercando di calmarsi e si sedette sul letto.
In quel momento, la porta si aprì.
-We! Totta! Come va?-
-Tu! Brutto.. mammifero su due zampe! Dove cazzo sono?!- urlò, ritirandosi subito in piedi.
William rise –Nel paese dei balocchi! La vuoi una caramella?-
-Fottiti. Tu e tuo fratello.-
-Riferirò.- il ragazzo entrò sorridendo divertito e si richiuse la porta alle spalle –Quindi? Come va?-
-Mah, ti dirò. Un leggero mal di testa e giusto un attimo di incazzatura. Come vuoi che vada? Che cazzo ci faccio qui? Che cazzo vuoi da me?-
-Cazzo qui, cazzo là. Sempre in bocca, ce l’hai. Non nel senso fisico, ovviamente..-
Carlotta respirò profondamente, cercando di non saltargli addosso e ucciderlo a morsi come avrebbe voluto.
-Ok, parliamo civilmente.-
-Va bene.-
-Mi spiegheresti che ci faccio qui?-
-Vacanza. Secondo te? Sei prigioniera, no?-
-Perchè io?-
-E chi dovevo prendere, scusa? Avrei dovuto chiedere a K.K. un appuntamento, secondo te?-
-No, decisamente no.-
-Ecco.-
-Ma perchè?-
-Non c’è bisogno che tu lo sappia adesso.-
-Allora che sei venuto a fare qui?-
-Che vuoi per cena?-
Carlotta alzò un sopracciglio confusa, fissando gli occhi ghiaccio del ragazzo davanti a lei -..Scusa?-
-Sai, sono le 20, io ho fame e immagino anche tu. Cosa vuoi per cena, che te lo porto?-
 
Fortuné sospirò. Erano ancora chiusi in quel dannato ufficio a riflettere, a fare ricerche, a interpellare altri “agenti” e a chiamare Cedric, William o Carlotta. Tutto senza un risultato positivo.
-La uccideranno..?- chiese impaurito Michael dopo qualche minuto dall’ultima frase pronunciata.
-Non credo, l’avrebbero già fatto altrimenti. Vogliono qualcosa in cambio..- ragionò K.K. .
-Soldi?- domandò scettico Fortuné.
-E che se ne fanno? No, non soldi.-
-Sanno già come viaggiare nel tempo..- disse Ixen pensieroso, braccia incrociate e sguardo fisso sul pavimento.
-..Forse vogliono ucciderla in un futuro, prossimo o remoto che sia. A quanto ho capito Cedric sa i tu.. nostri punti deboli.- tentò Fortuné.
K.K. annuì –Carlotta effettivamente è un punto debole. Questa per adesso è l’unica spiegazione.-
-O forse..- continuò però l’occhialuto, preso da un’illuminazione –Forse vogliono che noi andiamo a liberarla per intrappolarci tutti quanti!-
-Può essere anche questo.- annuì anche Ixen.
Michael fece una smorfia –Non sappiamo dove l’hanno portata però.. Non avrebbe senso..-
Il silenzio si riappropriò della stanza, ma venne subito interrotto da qualcuno, di là dalla porta, che bussava.
-Avanti.-
-K, scusa il disturbo..- una donna con degli occhiali da vista neri e i capelli mori legati in una coda, fece capolino.
-Sheila,- i ragazzi capirono che si trattava della segretaria ricordandosi il nome già pronunciato dagli altri due qualche giorno prima –dimmi pure.-
-C’è qui una ragazzina che dice di volervi vedere. “Io so chi sono loro, e anche loro sanno chi sono io, ma non adesso”, dice.- li informò la donna con un’espressione perplessa.
K.K. aggrottò la fronte –Falla entrare..-
Sheila annuì e sparì. Al suo posto, entrò una ragazzina abbastanza alta, con capelli castani e mossi e due occhi grandi blu scuro.
-Salve!- trillò allegra.
-Ciao.. Saresti?- chiese Ixen stranito dalla sua entrata in scena.
-Sono Mel! Cioè, mi chiamo Melanie, ma chiamatemi Mel. Sono qui per aiutarvi!- fece un sorrisone e poi si avvicinò a Ixen, mettendosi di fronte a lui e guardandolo negli occhi in modo strano.
L’uomo alzò un sopracciglio ricambiando lo sguardo di Melanie, poi sbottò –Beh? Che c’è?-
Mel alzò un braccio e avvicinò la mano ai ricci dell’altro. Li toccò, li guardò e sorrise ancora.
-Ehm.. Mel?- la chiamò K.K. .
-Si?- la ragazza si voltò tranquillamente, senza cambiare espressione o tono di voce.
-Chi sei? Che stai facendo a mio fratello? Lo stai spaventando. E per cosa dovresti aiutarci?-
-Sono Mel, ve l’ho già detto. E comunque stavo solo guardando i suoi capelli, mi piacciono. Sono come i miei. Vi dovrei aiutare per Carlotta, no?- chiese infine, con tono ovvio.
-..Ma..- Ixen parlò –Chi sei? Come fai a sapere di questa sede?-
-Mah, vedi un po’ tu. Mio padre è uno dei fondatori!-
-I fondatori siamo io e K.- disse duro.
-Appunto.-
Cadde il silenzio, per l’ennesima volta.
Michael si alzò, si avvicinò a Mel e la guardò attentamente. Le prese un ciuffo di capelli e lo esaminò. Poi si voltò verso K.K. e Fortuné.
E comunque stavo solo guardando i suoi capelli, mi piacciono. Sono come i miei.
K.K. e Fortuné avevano i capelli leggermente più scuri.
-Ma porca vacca.- spalancò gli occhi.
Mel sorrise raggiante –Sono figlia di Ixen. E di Michael. Cioè, vostra, ma non vostra vostra, vostra di Ixen o Michael della mia dimensione.-
-Eh?- chiese Fortuné ancora sotto shock per la rivelazione.
-Mio padre è Ixen, ma vengo dal futuro.-
Il diciannovenne si stampò la mano sul viso –Oh Cristo.-
 


SO che è molto corto, lo so, ma volevo lasciarvi con la suspense.
Sono una bastarda. Chiedo venia, vi lascio così.. male! Però il prossimo sarà più lungo e mooolto interessante. Almeno lo è stato per me.
@mocamars: Mi dispiace, ma neanche per questa settimana “dormirai” sonni tranquilli. Scusa. Comunque sai in cosa consisteva il colpo di scena! :D ASGALLA e DANDE GARE GOSE.
@Kokuro: Bentornata!! :D Anche io dovevo (ok, devo) finire i compiti. Y_Y Comunque grazie mille! We love K.K. <3
@valevigi1995: Intenso, dici? *w* Grazie! Io stessa mi sono emozionata quando K.K. è sbottato, è un personaggio così.. introverso e pieno di rancore.. vabè. Basta. William piace e non piace.. Ma è pur sempre William (e nella mia mente, un gran pezzo de gnocco).
Grazie ancora a tutte! :D
@LexiPopUp: E’ vero, non è proprio il protagonista assoluto, ma ha anche le sue parti, specie nei prossimi capitoli in cui l’azione sarà maggiore. :) Per le tue lacrime, ti capisco! D: Io stessa a volte mi sono commossa da sola. Ti anticipo che nei prossimi capitoli ci saranno scene tragiche, dolci, d’azione e boh. Però ci saranno! Quindi preparati a dirmi se ho scritto bene o no! :P Grazie mille per i complimenti e per aver letto e recensito! :D
Egnè! Alla prossima! (Se sono ancora viva dopo il rientro a scuola.)

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


-Cosa.. Cosa significa esattamente “mio padre è Ixen”?- domandò K.K. quasi spaventato dalla risposta.
-Ehi, devo venire a spiegartelo io come nascono i bambini?- Mel prese a girare per l’ufficio guardandosi intorno, catturata da ogni oggetto, mobile o granello di polvere.
Ixen era sotto shock. Non si era mai immaginato con una famiglia. Non negli ultimi undici anni, almeno. Aveva avuto altro a cui pensare. E poi chi era la madre della ragazza?
Michael invece la osservava curioso. Era sorpreso anche lui, certo, ma quella era una realtà più vicina a quella di Ixen che alla sua, perciò la prendeva più alla leggera.
-No, so come si fa, ma..-
Mel sospirò –Ok, ok. Vi racconto tutto come si deve. Posso chiedervi un favore prima?-
L’uomo con le cicatrici fece un cenno con la testa per farla parlare, e Mel sorrise –Avete una lattina di Coca-Cola, Pepsi, o un succo! Non so. Qualcosa, basta che non sia acqua!-
K.K. la guardò aggrottando la fronte, e sempre con gli occhi puntati su di lei premette un tasto sul telefono –Una lattina di Coca per la ragazzina.-
-Anche per me.-
-Ok, due, anche per Michael.- sospirò l’uomo.
-La ragazzina, oltre che figlia di Michael, è anche tua nipote.- disse indignata.
-Giusto. Ora puoi spiegare?-
-No, prima voglio da bere. Sai, ho la gola secca.- sorrise e si sedette su una sedia, avvicinandola alla scrivania e mettendosi tra Ixen e Michael.
-Allora aspettiamo..- sospirò K.K. .
Nessuno fiatò. Tutti gli occhi erano puntati su Mel, che batteva le mani sulle cosce. Il senso del ritmo l’aveva sicuramente preso dal padre.
Sheila bussò ancora una volta, e dopo aver ricevuto il permesso entrò e porse le due lattine alla ragazza e al ventisettenne, che ringraziarono con lo stesso, identico e spiccicato entusiasmo.
Melanie aprì la lattina e, sempre con molta calma bevve qualche sorso. Intanto, gli uomini, le mettevano fretta con lo sguardo.
-Ok ho capito, ora parlo.- disse, dopo aver sbuffato, Mel.
-Prego.-
-Allora.- la ragazza si sistemò meglio sulla sedia e appoggiò le braccia sulla scrivania, poi iniziò a rigirarsi la lattina tra le mani e giochicchiare con essa –Come ho già detto, sono la figlia di Michael. Sono nata il 3 Dicembre e ho 15 anni, quasi 16. In questa dimensione, in teoria, Michael e mia madre lo faranno nel Marzo prossimo. Però, per come stanno andando le cose, cioè diversamente da tutte le altre dimensioni, dubito che nascerò. Questo, mi fa anche abbastanza piacere perchè, sapete, non vivo in una condizione stupenda.-
-Chi è tua madre?- chiese Ixen.
-Non la conosci ancora, comunque si chiama Emma e.. è..- si grattò la testa, un po’ dubbiosa, non sapendo se dire chi era la madre.
-E’..?- la esortò Fortuné, preso dalla storia.
-E’ “cattiva”. Cioè lei è buona, ma fa parte dei cattivi.-
-..Dei Cedric Boys dici?- domandò Michael aggrottando la fronte.
-Esatto. O meglio, faceva parte. Quando ha scoperto di essere rimasta incinta se n’è andata. Se fosse rimasta non avrebbe potuto fare niente perchè con un mega pancione sparare e fare a botte non è proprio il massimo e se si fosse “licenziata” l’avrebbero uccisa per mantenere il segreto, quindi..-
-E’ fuggita.- concluse K.K. .
-Esatto. E’ andata in America e lì sono nata io. Sapete, io sono newyorkese!- sorrise raggiante Mel, poi riprese –Comunque, mi ha cresciuta da sola e senza dire al padre di avere una figlia e viaggiando continuamente per gli Stati Uniti.-
-Ma.. Come ci saremmo incontrati?- domandò Ixen.
-Sinceramente non lo so, ma da quanto ho capito era un odio-amore continuo e per togliervi lo sfizio per sempre.. Mi avete fatta nascere.- scrollò le spalle e bevve un sorso di coca-cola.
-Quindi tu sei cresciuta senza un padre.-
-Senza un padre, senza nonni, zii e cugini, senza una casa vera e propria e anche senza amici, per i continui viaggi.- abbassò per un secondo lo sguardo diventato leggermente malinconico, poi continuò –Per questo gradirei che tu non faccia cazzate. Per favore, la prossima volta, usa il preservativo.-
Ixen arrossì e distolse lo sguardo da quello di Mel, per posarlo su quello di Michael che stava sghignazzando, come se non c’entrasse minimamente in tutto ciò che stava raccontando la quasi sedicenne.
-E.. Quindi cosa ci faresti qui?- chiese K.K. .
-Ve l’ho detto, per aiutarvi a riprendervi Carlotta. Giusto qualche giorno fa mi sono arruolata con gli uomini in nero per-
Tutti spalancarono gli occhi e K.K. portò automaticamente una mano sulla raygun.
-Non mi avete fatto finire. Per scoprire delle cose in più sui loro progetti e qualche ora fa mi sono ritrovata a parlare con William.-
-E che ti ha detto?- Fortuné appoggiò i gomiti sulle ginocchia e fissò la ragazza.
-La vogliono dalla loro. Praticamente domani le faranno una specie di lavaggio del cervello e solo dopo vi faranno avere casualmente, almeno è quello che dovreste pensare voi, il luogo dove l’hanno portata. Loro fingeranno di esser sconfitti quando andrete a prenderla e vi faranno recuperare Totta che, però, non è più la Totta di sempre. Capite?- dopo aver gesticolato come solo lei sapeva fare, guardò sorridente tutte le altre persone presenti nella stanza.
-..Più o meno.- borbottò Michael confuso che, dopo aver guardato Mel aggrottando la fronte, bevve un sorso di bibita.
Fortuné sospirò guardando il fratello, poi annuì alla ragazza.
-E tu ci aiuterai come?- domandò ancora dubbioso Ixen.
-Io so dov’è la sede. Se noi stanotte andiamo e recuperiamo Carlotta evitiamo due cose. Uno, che una persona dimentichi tutta la sua vita e quindi anche i suoi sentimenti, tra parentesi, zio datti una smossa.- si voltò verso Fortuné, poi riprese guardando Ixen –E due, evitiamo che qualcuno s’infiltri e rovini l’associazione uccidendo persone o rubando cose che potrebbero tornare utili agli altri.-
-E pensi che ce la faremo a riprenderla?-
-Io penso di si. Non credo che l’idea di un’infiltrata li abbia sfiorati minimamente. Se attacchiamo li cogliamo alla sprovvista. Ovviamente però non possiamo andare solo noi cinque più Sophie e Wayne. Si fanno cose serie.-
-Avresti intenzione di venire anche tu?- alzò un sopracciglio Ixen.
-Certo. Non credere che sia una buona a nulla. Mi sono allenata per anni, sai? Posso far comodo.-
-Ma perchè sei venuta qui?- intervenne all’improvviso Michael, facendo una domanda piuttosto intelligente.
-Qui dove?-
-Qui in questa dimensione.-
-Perchè è l’unica dove ancora te, Fortuné e Carlotta siete insieme e combattete contro gli uomini in nero. Cedric non deve assolutamente uccidere Carlotta o farle qualcosa di strano. Non so il perchè, ma ho come il presentimento che potrebbe rivelarsi utile in un futuro.-
-Solo questo?- Michael la guardò fissa negli occhi, come a volerla studiare.
Mel, a disagio per lo sguardo riservatole dal “padre”, distolse il suo e ammise –E perchè mia madre mi ha raccontato tutto e mi ha detto di venire ad aiutarvi. Lei non poteva venire, l’avrebbero potuta riconoscere.-
Ci fu un lungo silenzio. Ognuno aveva i suoi pensieri o i suoi ragionamenti da fare.
K.K. rifletteva su ciò che avrebbero dovuto fare in quel momento, Michael e Ixen ripensavano alle parole di Mel e Fortuné.. Beh, Fortuné era in pensiero per Carlotta.
L’uomo con le cicatrici batté una mano sulla scrivania alzandosi, facendo sussultare gli altri.
-Ok, tu e tu.- disse con tono autoritario indicando i Penniman più giovani –Venite con me. Andiamo ad avvertire tutti e ci prepariamo per stanotte.-
-Scusa, e io?-
-Mel, tieni d’occhio Ixen.-
-Non dovrei essere io a tenere d’occhio lei?- protestò il trentottenne.
K.K. lo guardò e alzò l’indice, portandoselo alle labbra.
-Fai silenzio.-
Così dicendo, trascinò fuori dalla stanza Michael e Fortuné.
La scena adesso era alquanto imbarazzante.
Cosa avrebbe dovuto dirle? O meglio, avrebbe dovuto dirle qualcosa?
Mel sospirò.
Ed Ixen si schiarì la voce.
-Quindi.. Quindi tu preferiresti non nascere affatto, in questa dimensione.-
-Se le cose si devono svolgere come si sono svolte.. Sì.- finì la coca-cola, si alzò e buttò la lattina nel cestino.
Ancora in piedi, si voltò verso Ixen –Certo.. Ho visto più luoghi e so delle cose che una ragazza normale di quasi 16 anni non ha visto o non sa. Però.. Per esempio, io non so cosa voglia dire realmente “migliore amica”. Non ce l’ho. Non ho mai avuto nessuno con cui avrei potuto giocare più di una volta da piccola, o qualcuno a cui rivelare segreti, desideri.. O una cotta, magari. Ma chi l’ha mai avuta una cotta?- sorrise amaramente e abbassò gli occhi, diventati lucidi.
Ixen deglutì ma non disse niente. Sapeva che Mel avrebbe continuato a parlare, se lo sentiva.
Infatti, dopo aver preso un respiro, così fece.
-E.. Mi manca un abbraccio. Che sia da un’amica o da qualsiasi parente che non sia mia madre. Non è molto facile come vita.. Certo, amo mia madre. L’adoro, la stimo, l’ammiro. E’ perfetta.. Ma ho solo lei.- rialzò lo sguardo ma fissò la porta.
-Se non ci fosse stata questa sottospecie di guerra non sarebbe andata così. Probabilmente non sarei neanche nata, ma non sarebbe andata così. Non sarebbero successe tante cose che non dovevano succedere.- sospirò, si passò velocemente una mano sugli occhi, poi sorrise, fingendosi raggiante come qualche minuto prima.
-Scusa, dovevo sfogarmi con qualcuno.- ridacchiò imbarazzata, cercando di non scoppiare a piangere.
I contrari sono così. Da uno, si passa senza rendersene conto all’altro. Amare e odiare, pace e guerra, ridere o piangere.
Ixen la guardò. Stavolta non sapeva se stare in silenzio o dire qualcosa, ma sapeva che aveva terminato.
Si sentiva strano. Quasi colpevole, ma sapeva che lui non c’entrava niente. Non poteva migliorare in qualche modo la sua vita. Neanche loro che viaggiavano nel tempo, potevano. Il passato non si cancella. Solite frasi fatte che, però, sono vere.
Però vederla così fragile, dopo averla vista così allegra prima, con quegli occhi blu lucidi che sembravano un cielo stellato riflesso nell’acqua, dopo aver detto quelle parole.. Lo fece star male.
Si avvicinò a Mel, che lo stava guardando confusa e sorpresa del suo movimento, e senza dire niente l’abbracciò.
Sentendo che era ancora bloccata, la strinse più che poté, senza farle male.
La ragazza se ne stava lì, cercando di non lasciarsi andare al pianto, ma non resistette. Circondò il busto di Ixen con le braccia e strinse nei pugni la sua maglietta, scoppiando a piangere. La presa salda lo teneva il più vicino possibile.
Piangeva, singhiozzava, si sfogava come non aveva mai fatto con nessuno. Non ce la faceva più.
Ixen prese ad accarezzarle i capelli dolcemente. Si sentiva quasi stupido. Sentiva come il desiderio di proteggerla. Sentiva di volerle già bene. Non sapeva il perchè, dopotutto da quanto la conosceva? Neanche un’ora, eppure era così.
Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito.
Mel aveva smesso di piangere da un paio di minuti, quando gli altri tre tornarono nell’ufficio. Spalancarono gli occhi sorpresi dalla scena che si era presentata davanti a loro. Nonostante si fossero accorti della loro presenza, non si mossero. Ixen lanciò semplicemente un’occhiata agli altri, ma rimase fermo a stringerla.
Dopo poco, Mel si allontanò lentamente dal corpo dell’uomo. Si asciugò velocemente e si voltò verso gli altri schiarendosi la voce.
-Quindi?- chiese con voce fievole.
-..Quindi.. Niente. Gli altri li abbiamo avvertiti tutti.- rispose K.K. .
La ragazza sorrise –Bene. Prepariamo il piano e spacchiamo il culo a tutti.-
 


Ecco, questo capitolo è di lunghezza decente, dai! :P
So.. Ditemi, che ne pensate della cara Mel, adesso che sapete più cose su di lei?
La prossima settimana pubblicherò un capitolo piuttosto.. teso. Preparatevi. U_U
@ChocolateTemptation: Ami Will? Anche io, per quanto sia bastardo. <3 I giorni di scuola sono passati, però, e sei qui a leggere la risposta. Dai, pensa che il tempo forse passerà più velocemente e non sprecherai minuti a riflettere sulla continuazione di questa fan fic. Ora, per quanto riguarda Mel, le cose si sono spiegate, e io mi sono quasi messa a piangere scrivendo questo capitolo. ;) Grazie!!
@Kokuro: Ebbene si, il nostro caro Ixen ha una figlia! :3 La sua storia è stata pubblicata proprio adesso! :) Non volevo confonderti, e preparati che ti confonderai ancora di più, prossimamente. Grazie mille!
@valevigi1995: Io adoro Mel! :3 e William sì, è cattivo, ma già è più umano di Cedric, il fratello! :D Di Carlotta e Fortuné non anticipo niente, con quel nerd timido e con scarsa auto-stima non si sa mai.. Grazie per aver recensito! :D
@LexiPopUp: La coperta a cuoricini è orribile, sì! E Mel non è tua figlia! Hahahaha Ti odio benevolmente anche io, cara! <3 Grazie per la recensione! xD
Bene, ci becchiamo alla prossima con il capitolo teso come una corda di violino.
Tutti musicisti, orsù! :D

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


-Io entro scortata da qualcuno. Vestiti di nero mi raccomando. Poi vado da Carlotta e la porto via. Voi mi dovete coprire, però. Poi usciamo e ce ne andiamo.-
-La fai troppo facile. Se scatta un allarme?- ipotizzò K.K. .
-Appunto chiedo qualcuno che mi segua. Posso essere anche allenata, ma da sola contro.. Che ne so, una decina di uomini, è impossibile che riesca nel mio compito.- rispose Mel tranquillamente.
-..Ma se ti succede qualcosa?- chiese incerto Ixen.
Mel si voltò verso di lui e sorrise –Non ho niente da perdere, solo da conquistare.-
L’uomo sospirò e decise di lasciar perdere. Certamente non sarebbe riuscito a farle cambiare idea.
-Per me comunque il problema non è entrare nella sede e nella stanza dove è Totta.- continuò Melanie –Ma è uscire con lei, è lì la vera missione.-
L’uomo con le cicatrici annuì fissandola –Va bene.-
Erano le nove di sera passate e stavano perfezionando il piano. Alcuni, tra cui Ixen, Wayne e Sophie (che avrebbe avuto un apparecchio per informare gli altri degli spostamenti), avrebbero seguito Mel fino alla stanza dove si trovava Carlotta. K.K. sarebbe rimasto, ovviamente non da solo, nella zona più vicina all’ingresso. Michael e Fortuné fuori, pronti ad accogliere Carlotta e portarla via qualunque cosa succeda.
Altre persone sarebbero state sparse per la base avversaria.
A K.K. sfiorò l’idea che fosse un piano rischioso e che avrebbero potuto perdere molti uomini solo per salvare una ragazza, ma poi pensò che quella ragazza era Carlotta, e il dubbio sparì. Lei non meritava niente di ciò che le avrebbero fatto se non l’avrebbero salvata quella notte.
Appena concluso il tutto, andarono a prepararsi.
Tutti rigorosamente vestiti di nero.
Ognuno con le sue armi preferite e non. Pistole, tirapugni, coltelli e chi più me ha più ne metta.
Non passò neanche troppo tempo che partirono diretti alla base degli uomini in nero sotto le indicazioni precise di Melanie.
C’erano 6 macchine per portare tutti, e se avessero avuto bisogno avrebbero chiamato i rinforzi.
Scesero dall’auto in un parcheggio non molto lontano dalla loro meta ed iniziarono ad avviarsi in silenzio e senza dare nell’occhio più del dovuto.
Sempre guidati dalla ragazza dagli occhi blu, arrivarono in un parcheggio sotterraneo. Un paio di uomini si fermarono all’ingresso di esso.
Proseguirono per poi fermarsi di fronte ad una parete con una porta e un dispositivo dove inserire la password.
-Ci siamo.- disse Mel interrompendo il silenzio.
Ixen le toccò il braccio per attirare la sua attenzione, e appena ricevuta sussurrò –Sei sicura?-
La figlia sorrise rassicurante –Sicurissima.-
L’uomo annuì, prese gli occhiali da sole (che non c’era) neri e se li mise, assumendo un’espressione più seria di quella più seria che avesse mai fatto. Era piuttosto credibile.
K.K. si voltò verso Fortuné e Michael –Ok, voi state qui con loro.- indicò tre uomini e due donne alla sua sinistra –Vi aggiorneremo.-
Fortuné respirò profondamente ed annuì. Avrebbe preferito fare qualcosa di più per salvare Carlotta, anche se molto probabilmente sarebbe stato un suicidio. Solo in quel momento riuscì a capire la vera gravità della situazione. E solo allora capì che se fosse successo qualcosa alla ragazza sarebbe morta una parte di lui. “Perfetto” disse tra sé e sé “Sei fottuto”.
Mel mise la password e la seguirono. Delle scale, poi un immenso corridoio con una porta infondo, che venne aperta sempre da lei.
Un’ampia sala con qualche uomo qua e là.
-Non dovete dare nell’occhio. Se non considerate loro, loro non considerano voi.- sussurrò agli altri.
-Ok, team 1 resta qui, voi proseguite.- annunciò, sempre pacato, K.K. .
Mel s’incamminò verso l’ascensore, con dietro Ixen, Sophie, Wayne e altri uomini.
Scesero di alcuni piani e camminarono per lunghi corridoi senza incontrare nessuno, fino a quando svoltando un angolo non si trovarono di fronte William.
Si bloccarono tutti.
Sophie fece un passo verso di lui, che indietreggiò di mezzo metro allontanandosi.
Lei deglutì e scattò nella sua direzione. Lo abbracciò. William rimase sorpreso da quel gesto. “Ma che fa? Non mi insulta neanche?” pensò.
La bionda si staccò leggermente e lo guardò negli occhi. I suoi, color miele, erano lucidi e lo fissavano tristi.
Gli altri erano paralizzati. Che diamine stava facendo?
Gli si avvicinò col volto, fino a sfiorargli dolcemente le labbra con le proprie. Dopo averlo baciato per qualche secondo, con grande sorpresa degli spettatori e dello stesso William, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò con voce rotta –Tradendoci mi hai ucciso senza neanche saperlo..-
 
E fu un attimo.
 
William spalancò i suoi occhi cerulei e la bocca emettendo un urlo strozzato. Cadde a terra con un coltello conficcato nel torace, leggermente a sinistra.
-Ricambio il favore.- mormorò Sophie.
Estrasse l’arma dal corpo del ragazzo mentre una lacrima bagnava la sua pelle candida.
Il sangue si divagava sulla canottiera del ragazzo e una goccia di un rosso intenso cadeva dalla lama.
Ixen fu il primo a riprendersi dallo shock. Quella ragazza sembrava tanto dolce, ma era seriamente pericolosa. Si schiarì la voce –Procediamo.-
Sophie superò il cadavere di William velocemente, come a lasciarsi alle spalle immediatamente lui e il suo ricordo. L’aveva delusa. Aveva preso in giro anche lei.
Si portò due dita all’orecchio e premette un piccolo tasto –Nessun problema. Abbiamo incrociato William e l’ho fatto fuori.- disse cercando di utilizzare una voce ferma.
Camminarono ancora, incontrarono altre persone ma nessuno fece loro domande, non riconoscendoli.
Girarono l’ultima volta a destra. Una porta e due persone vicini ad essa.
-Salve. Abbiamo un messaggio da parte di Cedric per la ragazza.- disse seria l’agguerrita adolescente.
-Fammi vedere il tuo documento.-
Mel tirò fuori una specie di carta di identità che la riconosceva come una di loro. L’uomo annuì e digitò la password per aprire la porta.
-Ora.- disse Melanie.
Ixen prese velocemente la sua raygun e sparò due colpi senza che i nemici avessero il tempo di difendersi.
-Ottimo lavoro!- sorrise raggiante la figlia.
Entrò nella stanza e aggrottò la fronte. Sembrava una cameretta dell’Ikea.
Guardò alla sua destra, un letto e una ragazza che si stava tirando su spaventata dagli spari, probabilmente.
-Scusa, non intendevamo svegliarti in questo modo!-
-Chi cazz..- Carlotta si stropicciò gli occhi e guardò la ragazzina nella “sua” stanza.
-Sono Melanie, la figlia di Ixen.-
-Eh?- la diciannovenne spalancò gli occhi sorpresa. Mancava per neanche un giorno e Ixen aumentava la popolazione mondiale?
-No vabè, di un’altra dimensione.-
-Ah.. No, aspetta. Eh?- chiese più confusa di prima, ma comunque più tranquilla.
-Senti, te lo spiegherò dopo. Adesso vieni con me che ti portiamo via.- le tolse le coperte di mezzo e le buttò addosso dei vestiti neri e un paio di occhiali.
-Speriamo che non ti riconoscano..- borbottò da sola Mel.
-..Sssi.- Carlotta si cambio velocemente davanti alla ragazza (perchè era una ragazza, fra donne si può fare) e la seguì fuori dalla stanza.
-Ixen!- esclamò quando lo vide.
Lui sorrise –Donzella. Vuole seguirci?-
-Volentieri.-
Sophie premette ancora il tasto –Carlotta è con noi e pare sana.-
 
-Dio grazie- sospirò sollevato Fortuné appoggiandosi alla parete.
-Ora speriamo che vada bene il ritorno..- disse a bassa voce Michael.
Fortuné gli tirò un pugno sul braccio –Zitto. Andrà tutto bene. Tutto.-
Si stava auto convincendo.
 
-Oh cazzo.- se ne uscì la finezza di Mel.
Mancava solo un piano per arrivare nell’atrio e quindi per fuggire, quando suonò l’allarme.
-Probabilmente hanno trovato il cadavere di Will.- disse atona la bionda.
-Cadavere di William?- chiese scioccata Carlotta.
-L’ha ucciso lei.- Ixen fece un cenno con il capo verso Sophie, poi prese il controllo della situazione -Wayne, copri le spalle a Carlotta. Totta, stai dietro di me, ok?- le disse cercando di infonderle sicurezza, poi si voltò verso Mel, che già si stava avviando verso le scale –Dove corri?-
-Fuori?-
Sospirò e tutti la seguirono per le scale. Delle voci si fecero spazio alle loro spalle. Sophie si voltò e vide un gruppo armato venire verso di loro. Premette il tasto –Credo abbiate sentito l’allarme. Ci stanno attaccati dietro, e ci avviamo per le scale.-
Svoltarono a sinistra e salirono la rampa di scale, ma in cima c’era un’altra massa di nemici.
Ixen e Wayne iniziarono a sparare cercando di non farsi colpire e di proteggere le altre, ma Mel rimase immobile.
-Melanie?!- la chiamò il “padre”.
-Quella.. Quella donna coi capelli corti è mia madre. E’ Emma.-
Ixen la guardò. Sia lui che l’altro uomo evitarono di spararle addosso.
Appena morirono tutti i suoi compagni, Emma abbassò la pistola e le si stampò sul volto un’espressione di terrore puro. Per lei ormai era finita.
-Permesso..- Il riccioluto le si avvicinò e, guardandola, la spostò, delicatamente ma deciso, da parte, sotto il suo sguardo stupito. Mentalmente si fece i complimenti per averla conquistata, anche se in un’altra dimensione.
Mel gli sorrise riconoscente, poi riprese a correre verso l’atrio.
Si stava svolgendo il finimondo. Una vera e propria sparatoria.
-Ok.. Buttiamoci nella mischia.- sospirò la quasi sedicenne.
E così fecero, mentre Sophie avvertiva quelli all’esterno della momentanea situazione.
 
-..Porca puttana.- Fortuné camminava nervosamente avanti e indietro di fronte a Michael e agli altri presenti.
-Cristo Fortuné fermati o sparo io a te.- scoppiò nervoso il fratello.
-Si stanno ammazzando là dentro. Si stanno sparando, cazzo! E se morissero? Se Ixen morisse? Se K.K. morisse? Se Wayne e Sophie morissero? Se Carlotta morisse che cazzo avremmo fatto noi per permettere che non succedesse, eh?- l’occhialuto spinse Michael facendogli sbattere la schiena alla parete.
-Niente avremmo fatto, ma non possiamo andare lì! Dobbiamo seguire il piano! Carlotta tornerà sana e salva. Siamo venuti qui per lei, non le succederà niente!- gli urlò di rimando.
-E che ne sai? Non puoi saperlo! Cristo, non vediamo, non sentiamo. Sto impazzendo.-
-Cazzo, Fortuné. Stai zitto! Sono teso anche io!-
Fortuné si portò le mani sul viso e provò a calmarsi, ma gli risultava impossibile.
 


Daje che pure questo capitolo è lungo. U_U
Allora, che ne dite? :D E’ teso, come vi avevo anticipato la scorsa settimana, o no? :3
E William che viene fatto fuori da Sophie? E cosa succederà? Mamma mia, vi ho lasciato in un momento bruttissimo, adesso che ci faccio caso. Scusatemi.
Anche il prossimo capitolo d’azione, ma sarà anche dolce, e triste, e drammatico e chi più ne ha più ne metta! LOL
Adesso rispondo alle recensioni, che è meglio.
@ChocolateTemptation: Oooh grazie! *w* Bene che ti abbia commossa! Era il mio intento! Ps: mi sa che ti commuoverai anche al prossimo.. *Faccia a schiaffi* E sì, era a questo che mi servivano i contrari! :D
@Kokuro: Eh piccina Mel ne ha passate tante e finalmente incontra il “padre”, si sfoga! :) Grazie mille per i complimenti e per la recensione! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! :D
Bene, allora alla prossima settimana!
Dande gare gose.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Colpi, urla, confusione.
Mel si guardava intorno, schivava con agilità i colpi. Iniziava a sentirsi stanca e un raggio la colpì alla gamba.
Gemette e rialzò lo sguardo.
Per caso, vide che Cedric stava puntando la pistola verso di loro, ma non verso di lei. Seguì la traiettoria. Ixen.
Non ci pensò, si spostò velocemente posizionandosi davanti a lui.
 
-Perchè cazzo non ci fanno sapere niente?- urlò Fortuné.
-Credo abbiano altro da fare..- mormorò l’altro.
L’occhialuto sospirò. Non riusciva a stare fermo. Aveva un’ansia tremenda addosso. Aveva paura di perdere i loro.. amici. Si, poteva definirli così.
Ma più di tutti, aveva paura di perdere Carlotta. Non poteva lasciarla adesso che aveva accettato l’idea di provare qualcosa per lei che andava oltre all’amicizia.
 
Ixen seguì con lo sguardo il corpo di Mel cadere a terra di fronte a lui.
Il suo cuore perse un battito.
Carlotta prese dalle mani del riccioluto la raygun per coprirlo, insieme agli altri.
Si inginocchiò prendendola tra le braccia. Respirava ancora, anche se a fatica.
-Mel..- la chiamò piano.
Lei aprì gli occhi, lucidi. Il viso contratto dal dolore, il petto che si alzava e si abbassava a ritmo irregolare.
Deglutì a fatica e sorrise leggermente –Sono.. Sono degna di essere tua.. più o meno figlia?-
Lui rise piano –Io sono degno di essere tuo più o meno padre, piuttosto?-
Mel annuì piano continuando a sorridere –Facciamo di sì..-
L’uomo si morse il labbro inferiore –Non mi lasci già, vero?-
-Spero di no.. però..- la voce si fece più debole –Inizio a..-
-Mel..- la chiamò ancora, dopo qualche secondo che non rispondeva –Non ancora.. Resisti..-
-Pensi che io.. sia ridicola se ti dico che.. ti voglio bene?-
Cadde una lacrima sul volto della ragazza.
-Che fai, piangi..?- gli chiese lei.
Lui scosse la testa –Non sei ridicola..-
-Grazie per non aver.. sparato a mia madre..- passò un breve attimo prima di dirlo, poi Mel chiuse lentamente gli occhi.
-Mel.. Melanie..- ma lei non rispose.
-Scappa, ti copro io. Prova a salvarla.-  Ixen alzò la testa non riconoscendo la voce. I suoi occhi incrociarono quelli blu di Emma.
Si alzò con Mel in braccio continuando a guardare la donna cercando di bloccare il flusso di lacrime –Grazie..-
Si voltò e si avviò verso l’uscita.
Arrivato all’inizio del corridoio, si girò ancora verso Emma e le sorrise riconoscente, poi corse verso le scale che lo avrebbero portato all’esterno.
 
Fortuné sbuffò nervoso, continuando a camminare da una parte all’altra.
La porta si aprì improvvisamente.
Ixen che teneva in bracco Mel.. sanguinante.
La stese per terra e le sentì il battito. Un minuto di silenzio assoluto, tutti immobili.
L’uomo lasciò il polso della ragazza e la osservò. Non si muoveva più. Non respirava. Non sorrideva, non parlava.
Le accarezzò il viso lasciando libere le lacrime –Ti voglio bene anche io piccola..-
Si tirò su e si voltò verso i due ragazzi –Torno dentro.-
Aprì la porta e scese di nuovo le scale, ma Fortuné non resistette e lo seguì, nonostante i richiami disperati di Michael.
 
Appena vide Ixen andarsene con Mel in braccio, Carlotta si diede alla ricerca di K.K. .
Lo trovò alle prese con uno scontro corpo a corpo con quello che doveva essere il fratello di William, di cui ancora non sapeva il nome, e si avvicinò continuando a schivare colpi su colpi.
Ringraziò sua madre e suo padre per averla fatta così agile e si ritrovò alle spalle dell’uomo senza un nome.
Tese il braccio mentre questi tentava di soffocare K.K. .
Sparò.
K.K. si portò una mano alla gola respirando affannosamente e guardando con occhi spalancati il corpo di Cedric dinnanzi a lui. Alzò la testa con la solita espressione.
Sorrise.
Afferrò il polso della ragazza e la trascinò verso l’uscita.
-Spara a chiunque si avvicini, sono disarmato.- le disse col fiatone.
Dopo qualche minuto, arrivarono nel corridoio. Chiusero la porta e corsero tra quelle pareti bianche.
Si fermarono all’improvviso incrociando il loro cammino con quello di Ixen e Fortuné.
-Dio..- sussurrò il diciannovenne prima di lanciarsi ad abbracciare l’italiana. La strinse più che poté, come se non la vedesse da anni, come per realizzare che era davvero tra le sue braccia e non stesa e senza vita sul pavimento freddo di quella base.
Si morse il labbro inferiore fino a farsi male, poi si staccò quel che bastava per prenderle il viso tra le mani.
Solo dopo averla guardata brevemente negli occhi per trovare la dose di coraggio che gli mancava, la baciò.
Un bacio che sapeva di tante cose, alcune contrastanti fra loro. Sofferenza, felicità, paura, desiderio, amore.
Si sentiva leggero. Come se quel peso che aveva avuto nel petto per quelle ore si fosse dissolto nel nulla. Insieme al timore di esser rifiutato, appena la sentì ricambiare caldamente a quel contatto.
Dal canto suo, Carlotta si sentiva la persona più felice sulla faccia della terra. Riusciva a capire a malapena cosa stesse succedendo. Lo strinse a sé approfondendo il bacio. Erano.. tre anni che aspettava quel momento. No, forse quattro. “Vabè, chi se ne frega.” Fu l’unica cosa che riuscì a pensare in quella circostanza.
-Porca troia!- urlò scandalizzato Michael.
Dopo qualche minuto condito da dialoghi interiori, si era deciso a seguire il fratello nella battaglia, ma appena aveva avuto la completa visuale del corridoio, si era ritrovato davanti Carlotta e Fortuné che si baciavano.
I due non lo calcolarono neanche, e questo sorprese ancora di più il ventisettenne, che lanciò un’occhiata agli altri due che si stavano avviando di nuovo all’interno.
Li seguì, anche se sarebbe voluto rimanere ad assistere al fatto che avrebbe anticipato la fine del mondo.
-Cedric ha ucciso Mel.- annunciò con voce spenta Ixen
-Carlotta ha quasi ucciso Cedric- disse K.K. prima di aprire la porta.
-Che??- chiesero all’unisono Michael e il suo alter-ego bloccandosi e spalancando gli occhi.
-Mi stava soffocando, lei è arrivata alle sue spalle e gli ha sparato.- non riuscì a trattenere un sorriso.
Era il colmo. In tutte le dimensioni era stato Cedric ad uccidere Carlotta, e lì le cose erano cambiate. Era come se si fosse vendicata da sola.
Ormai i fratelli Leanthere, ovvero William e Cedric, erano fuori circolazione. Uno morto, l’altro quasi.
Ixen sorrise malinconico –L’aveva detto Mel che avrebbe potuto “rendersi utile in futuro”.- disse citando la ragazza.
K.K. gli diede una pacca sulla spalla, poi aprì la porta –Dob- venne interrotto dal messaggio di Sophie.
-Voi andate verso la sede, noi appena riusciamo ce ne andiamo. Carlotta è lì tanto, no?-
-Si è qui.- affermò l’uomo.
-Perfetto, a dopo.-
-Cambio di programma.- chiuse la porta –Ritiriamoci.-
 
Quando si separarono definitivamente si abbracciarono di nuovo. Non riuscivano a dire niente e non trovavano neanche qualcosa da dire. Tutto era superfluo.
Carlotta appoggiò la fronte tra la spalla e il collo del ragazzo, chiudendo gli occhi.
Era successo davvero? Era successo quello che immaginava tutte le notti prima di addormentarsi? Non riusciva a crederci. Era così.. strano.
Ma le piaceva.
-Oh, hanno finito di baciarsi!- sentì Michael a qualche metro di distanza pronunciare queste parole e sorrise. Era successo davvero.
-Ehm.. Scusate, non vorrei disturbarvi però dovremmo andarcene.-
Carlotta si allontanò da Fortuné con una smorfia, poi si girò verso K.K. –Ma gli altri?-
-Ci raggiungeranno, stai tranquilla.-
L’uomo con le cicatrici, il fratello e Michael iniziarono a salire le scale velocemente, avevano perso anche troppo tempo.
-Andiamo.- il diciannovenne prese la mano della mora, incrociando le proprie dita con quelle di lei, e seguì gli altri.
Ixen prese il corpo di Mel con attenzione e si avviò verso l’uscita del parcheggio sotterraneo a passo svelto. Non la guardava, non ci riusciva. Sarebbe potuto scoppiare a piangere come un bambino.
Lui era molto più emotivo di suo fratello, anche se ultimamente l’altro iniziava a cedere e ad abbandonare quella maschera di indifferenza. Stava persino sorridendo più spesso.
Lasciarono lì due macchine. La maggior parte dei “collaboratori” per fortuna era lì, sana e salva.
Beh.. tranne Mel.
Il viaggio di ritorno fu per lo più silenzioso. Chi per l’imbarazzo, e stiamo parlando di Fortuné e Carlotta, chi per pensare, chi per rispettare chi stava pensando.
Arrivati alla sede, K.K. spedì a riposarsi i due diciannovenni e Michael, sebbene quest’ultimo si rifiutasse di rimanere solo con i due nuovi amanti.
-Non rompere e vai.-
-Tanto non dormirò.- disse risoluto Michael alzando il mento.
-E perchè no?- chiese esasperato l’uomo.
-Perché faranno rumore!-
Uno schiaffo, un pugno sul braccio e uno sullo stomaco.
-Vai a dormire.-
-Subito.-
 
K.K. e Ixen, dopo aver chiesto a Sheila di avvertirli se fossero tornati gli altri, entrarono nel loro appartamento e si lasciarono andare sul divano.
-..Alla fine ce l’hanno fatta.- interruppe il silenzio il più grande guardandosi le scarpe. Qualcosa di buono, oltre al salvataggio di Carlotta ovviamente, c’era stato.
-Già.. Fra tutti gli infiniti Fortuné che ci sono stati, ci sono e ci saranno, uno è riuscito a prendersi ufficialmente Carlotta.- disse con un sorriso orgoglioso sulle labbra.
Ixen ridacchiò –Dillo che ti stai gasando perchè è grazie a te che le cose sono andate così.-
-Si, mi sto gasando.-
Risero per un minuto buono. Era tanto che non ridevano insieme.
L’uomo con le cicatrici sentiva finalmente un po’ di felicità addosso e il senso di colpa affievolirsi. Non scomparve, ma divenne meno opprimente.
Aveva salvato Carlotta, Fortuné e Michael da un futuro orribile.
-Ora però non ti montare la testa.- lo avvertì Ixen dopo essersi calmato.
-Tranquillo.- gli sorrise.
Tornò il silenzio.
K.K. sospirò –Mi spiace per Mel..-
L’altro non rispose subito, ma dopo qualche secondo e un respiro profondo –E’ morta per salvare me.-
K.K. alzò un sopracciglio e attese.
-Stavamo sparando qua e là, lei ha visto che Cedric stava puntando la pistola verso di me e si è piazzata in mezzo. Io.. Io non ero neanche il suo vero padre. Cioè..- iniziò ad agitarsi e gesticolare, ma smise quando il fratello lo abbracciò.
-Non sei quello vero, ma sei anche l’unico che ha incontrato.- sussurrò.
L’altro annuì –Però non doveva farlo..-
-Ormai è andata così.. Se non fosse morta lei, saresti morto tu e a piangere ci saremmo io e Mel. Sai meglio di me che non possiamo fare niente adesso..-
Ixen non rispose, ma ripensò agli ultimi scambi di parole tra lui e sua “figlia”. Chiuse gli occhi e deglutì, stringendo il fratello.
-..Sembri un bambino.- mormorò K.K. .
-Lo so..- sorrise l’altro.
-Vai a dormire.. se tornano ti sveglio io.- disse sciogliendo l’abbraccio.
L’altro annuì di nuovo e molto lentamente si alzò, ma appena fece un passo bussarono alla porta, nervosamente.
-Ci saranno gli altri.- disse Ixen.
-Vediamo..-
Si alzò anche l’uomo con le cicatrici e andò verso l’ingresso. Arrivato, aprì tranquillo la porta.
-Carlotta fa versi strani!- sbraitò impazzito Michael.
-Eh?-
-Dice che ha un forte mal di testa e si sente strana.- riferì agitato Fortuné.
Non dissero niente, uscirono semplicemente dall’appartamento e si diressero in quello dei ragazzi.
 


Vi lascio ancora con l’amaro in bocca, ma capitemi, ho scritto anche più della scorsa volta!
Ormai non mancano molti capitoli, eh..
Comunque, che ne dite? Mel? Vi è piaciuta per questi pochi capitoli? *Omette il fatto che ha pianto mentre scriveva della sua morte*
Quanti morti, in questi due capitoli.
@ChocolateTemptation: Allora andiamo per ordine. Sì, Sophie l’ha ucciso! Ixen l’ho amato nel momento in cui ha spostato Emma (e l’ho scritto io, bah.). Mel è semplicemente Mel. K.K. avrà il suo spazio in futuro, non preoccuparti. E William mi mancherà. William uno di noi <3 Bello lui. [Matt Bomer, praticamente] Grazie mille per la recensione! °w°
@Kokuro: A quanto ho capito dispiace un po’ a tutti per William! Ed era proprio quello che volevo. Un “cattivo” che però non fosse di quel cattivo assurdo che odiamo. Un cattivo positivo. A me piaceva un sacco, vabè. Anyway, grazie mille! :D
@LexiPopUp: Ti ringrazio per le parole e per la recensione! :D Spero con tutto il cuore che ti sia piaciuto anche questo capitolo! :P
Alla prossima e dande gare gose!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


-Da quanto sta male?- chiese K.K. sbrigativo. Continuava a camminare a passo svelto seguito da tutti gli altri: Ixen, Fortuné e Michael.
Gli ultimi due nominati, insieme a Carlotta, erano da poco rientrati nell’appartamento e stavano sguazzando, ovviamente in senso metaforico, nell’imbarazzo. O meglio, i diciannovenni lo stavano facendo. Michael era più propenso alla risata sguaiata, che ad altro.
All’improvviso, però, Carlotta si era appoggiata alla parete gemendo, facendo scattare l’allarme dei fratelli Penniman. Se l’avessero avvelenata? Se le avessero dato qualche sostanza? Drogata? Operata al cervello?
Ed erano entrati nel panico, fuggendo da K.K. e Ixen chiedendo aiuto.
-Siamo venuti subito, appena aver chiesto cosa avesse.- rispose immediatamente l’occhialuto.
Dopo aver vagato per un paio di minuti fra i vari corridoi della sede alle tre di notte, arrivarono e spalancarono la porta.
Michael superò tutti e li guidò, come se non sapessero dove andare, in salotto.
Rimasero impalati appena entrati.
A destra, Carlotta stava in piedi immobile, con occhi e bocca spalancati, respiro affannato e gote arrossate, fissando una figura conosciuta stesa sul divano, prossima al risveglio.
Non appena l’uomo con le cicatrici la riconobbe, ovvero quasi all’istante, trattenne il respiro. Stessa reazione la ebbe il fratello, mentre gli altri due rimasero semplicemente esterrefatti.
La donna aprì lentamente gli occhi, batté un po’ di volte le palpebre poi si tirò su, seduta.
Guardò attentamente attorno a sé. Osservò, con molta calma, Carlotta, Michael, Fortuné.. E basta. Quando vide lui si bloccò di colpo e spalancò gli occhi più di quanto aveva fatto vedendo se stessa più giovane.
Si alzò in piedi di colpo e si portò le mani davanti alla bocca, mormorando –Oh Cazzo.-
Fece un passo verso il ragazzo, e si fermò di nuovo, nervosa.
-Cavolo.. La lettera.- disse a voce più alta, cominciando a spostare lo sguardo su qualunque cosa non fosse una persona.
-Le..Lettera..?- chiese perplesso il ragazzo.
-Sì, quella.. Dai lo sai.- rispose lei arrossendo.
-..Ehm.. No.-
-..Dove.. Dove ho scritto che sono innamorata di te.- informò tutto d’un fiato.
La Carlotta diciannovenne si stampò, non proprio delicatamente, il palmo della mano sulla fronte, poi si fiondò di fronte alla donna e, parlando, iniziò a gesticolare –No, guarda, lui è Fortuné, ma non il Fortuné che pensi tu! Il TUO Fortuné, è quello lì! Quello senza occhiali e con le cicatrici sul viso!- si agitò indicando K.K. .
La donna voltò la testa nella direzione segnalata.
-..Porca puttana.- fu il suo commento.
L’uomo, nel frattempo, non aveva smesso di guardare la trentenne neanche per un istante. Com’era possibile che lei fosse lì? Lei era morta, l’aveva vista cadere a terra con i suoi occhi, il pensiero di quella scena lo aveva tormentato per 10 anni. No, era impazzito.
Però cavolo, non la vedeva solo lui! Pure Ixen era scioccato, Carlotta addirittura ci parlava.
Che cazzo stava succedendo?
-Oh mio Dio.- riuscì a sentire Ixen, che era appena riuscito a soffiare queste parole. Lui aveva già gli occhi umidi e tremava leggermente.
K.K. ancora non aveva realizzato.
La donna si avvicinò lentamente a lui, con un’espressione meravigliata stampata sul volto. Sembrava avesse visto chissà quale spettacolo. Un’apparizione. Un miraggio.
Arrivò di fronte all’uomo, poi diede un’occhiata veloce ad Ixen -..Michael..- mormorò.
Ixen fece un sorriso, un po’ storpiato dal pianto, ma è il pensiero che conta.
Carlotta si voltò ancora verso l’uomo con le cicatrici, e lo fissò per un tempo che a lui sembrava infinito.
Non se lo ricordava così. Era cambiato, ma era sempre lui. Il viso più maturo, quella leggera barbetta che gli dava un’aria più adulta. Le cicatrici sul sopracciglio e sullo zigomo che donavano un aspetto più.. vissuto.
-Fortuné..-
E realizzò. Realizzò non appena sentì il suo nome pronunciato da lei. Realizzò quando il suo nome non gli era mai parso così bello. Realizzò quando lei gli posò una mano sulla guancia.
Era così.. reale.
Ma era come in un altro mondo. Vedeva lei e nessun altro. Non riusciva neanche ad accorgersi che proprio lui aveva cominciato a piangere. Solo lei. Neanche se stesso. Lei.
La donna gli asciugò le lacrime dolcemente, continuando a guardarlo intensamente negli occhi.
-Totta..- bisbigliò senza rendersene conto.
Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa in quel momento e non l’avrebbe notato.
Non sapeva se erano passati secondi, minuti o ore, ma dopo questo indefinito (per lui) arco di tempo, se la ritrovò fra le braccia.
Lei era semplicemente confusa. Si era ritrovata due Michael e due Fortuné. Un diciannovenne con un ventisettenne, come li ricordava, e un trentenne con un trentottenne. Dove era stata tutto quel tempo? Quante cose si era persa?
E perchè quando il Fortuné con le cicatrici sul volto e il Michael più grande l’avevano vista avevano iniziato entrambi a piangere?
Non li aveva mai visti piangere per lei.
Però quando aveva visto il trentenne con quegli occhi così lucidi, non aveva resistito e si era tuffata ad abbracciarlo, come se lo volesse incoraggiare per un qualcosa di cui non sapeva assolutamente niente.
Non capiva bene il perchè, ma aveva la sensazione di non farlo da tantissimo tempo.
K.K. la stringeva come se fosse la sua ultima speranza di vita, come se non volesse farla andare via un’altra volta.
Per la prima volta il tutta la sua vita non aveva neanche voglia di pensare ad una spiegazione logica per giustificare tutto ciò che stava accadendo.
Nel frattempo, Ixen si era appoggiato alla parete per avere almeno un supporto fisico e fissava la donna come se fosse stata la Madonna.
A lui, della spiegazione logica, non era mai fregato niente.
Carlotta, quella diciannovenne, nonostante avesse sfiorato l’isterismo perchè rivelato il suo segreto (ovvero, il suo amore per Fortuné), fissava la scena con un sorriso intenerito sulle labbra.
L’uomo era scoppiato a piangere come un bambino. Appariva così innocente mentre stringeva se stessa trentenne. Non era più quello pacato, serio e razionale. Era, piuttosto, fragile, insicuro e.. innamorato.
La ragazza si voltò verso Fortuné nello stesso istante in cui lo fece lui. Possibile che avessero pensato alla stessa cosa?
Arrossirono entrambi e distolsero lo sguardo. Non lo puntarono più neanche sui due, ancora abbracciati. Era come vedersi dopo 10 anni, più o meno. Ed era anche alquanto imbarazzante.
Finalmente K.K. e Carlotta sciolsero l’abbraccio, ma la donna venne inondata anche dalle lacrime di Ixen. Se pensava di farla franca, beh, pensava male.
Per sua fortuna, stavolta durò meno, e dopo i primi secondi in cui li guardava impacciata, fece la fatidica domanda.
-..Ma che è successo?-
 
-E questo è ciò che è accaduto dopo la tua morte.- finì sospirando l’uomo con le cicatrici.
Erano tutti seduti, chi sul divano, chi sulle sedie. K.K. aveva iniziato a spiegare dettagliatamente tutto quello che era successo.
Carlotta ricordava solo di essere stata presa in ostaggio da Cedric, nient’altro. Il buio.
-..Ma se sono morta che ci faccio qui?- domandò confusa.
-Eh.. Boh.- rispose Ixen.
-Pensiamoci.- scrollò le spalle Michael.
Calò il silenzio.
-Allora, ragioniamo.- iniziò K.K. –Tu sei apparsa adesso. Perchè? Dev’essere successo qualcosa che ha fatto sì che tu.. resuscitassi.-
Annuirono tutti.
-Cosa è successo stanotte?- chiese poi guardando tutti.
-Tante cose.- Fortuné si grattò la testa, poi continuò –Lei intanto non è morta.- indicò la mora diciannovenne.
K.K. ci pensò su –Ma è morto Cedric, che aveva ucciso te.- e fece un cenno verso la trentenne.
-Però- alzò l’indice –Che c’entra? Non dovrebbe esser cambiato niente. Non esiste una sola dimensione.-
-Beh, magari ti sbagli.- intervenì Michael, che portò in avanti il busto e appoggiò o gomiti sulle ginocchia, assumendo un’espressione seria e professionale –Forse la dimensione è una sola ma hai sempre creduto che non fosse così perchè nei tuoi viaggi temporali non è mai successo niente di abbastanza rilevante che abbia causato conseguenze anche nella nostra epoca. Non so se mi spiego.-
-No no, ti sei spiegato benissimo, è proprio questo che non mi spiego io.- se ne uscì stupito Fortuné.
Michael, in risposta, sorrise soddisfatto.
-Quindi tu dici che avendo sventato il pericolo definitivamente..- K.K. iniziò a capire.
-Essendoci una sola dimensione, Carlotta è tornata come se non fosse mai morta.- terminò al posto suo il riccioluto.
-..Non ci credo. Cioè te sei andato nel passato per far sì che almeno una Carlotta e un Fortuné potessero stare insieme a differenza delle “altre dimensioni”, e hai fatto resuscitare la TUA Carlotta!- urlò a mo’ di presa in giro Ixen.
K.K. arrossì –Ma che ne sapevo io, scusa! Pensavo che le dimensioni fossero infinite!-
-Infinito contro uno. Illogico, ma vince uno.- ragionò Michael.
-Ecco, qualcosa di stupido dovevi dirlo.-
-Fort, gentilmente, la smetti di prendermi per il culo?- gli chiese con un sorriso finto.
-Reclino, gentilmente, il tuo invito.-
 


TA TA TAAAAAAAAAAAAAAN! Colpo di scena! :D
Anticipazione per il prossimo capitolo: non c’è. E’ più tranquillo di questo, sicuramente.
Raga, siamo vicini alla fine.
RECENSIONI! :D
@mocamars: Non sono una stronza sadica, cavolo! Dovevo far morire qualcuno prima o poi, e sai, quando qualcuno muore, automaticamente, qualcun altro soffre! Ecco, è toccato a Ixen. u.u E sì! Finalmente si sono baciati, ed era anche l’ora. Non ce la facevo più neanche io. Benedetto Fortuné che si è deciso! NON PIANGERE!!
@Kokuro: Eh lo so che Mel e William erano dei fighi, però capiscimi, ci voleva una smossa! (come se in questi capitoli non si stesse combattendo una guerra). Sì. Si sono baciati Bea. Si sono baciati. *w*
A Lunedì prossimo!
Dande gare gose!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Continuavano a cercare possibili motivazioni per l’improvviso ritorno di Carlotta, ma non ce n’erano. Esisteva una sola dimensione, punto.
K.K. era forse il più sconvolto di tutti. Dopo undici anni in cui si credeva fermamente in una cosa, aveva visto crollare la sua certezza nel giro di pochi minuti, e non gli aveva provocato una bellissima sensazione. Per fortuna, il crollare della sua certezza gli aveva riportato la persona che amava. Quello sì, provocava una bellissima sensazione.
Non si erano spostati. Erano le 5 e mezza del mattino e nessuno ancora era si era alzato dal divano.
C’è da dire però che Carlotta, la diciannovenne, se ne stava comodamente accoccolata tra le braccia di Fortuné, che la teneva come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
D’un tratto, in un momento di silenzio (e abbiocco) generale, bussarono alla porta.
Ixen alzò la testa. Michael era semi-steso e quasi completamente addormentato, Carlotta e Fortuné non si erano spostati minimamente e K.K. era talmente preso dal guardare il “nuovo arrivo” che neanche aveva sentito. Sospirò e si alzò per andare ad aprire.
-Ixen..- lo salutò Sophie abbozzando un sorriso, mentre Wayne si limitò ad un cenno con la testa.
-Bentornati! Tutto ok?- domandò raggiante, o almeno come poteva esserlo una persona sveglia da quasi ventiquattro ore.
-Sì, tutto ok. E.. Dobbiamo parlarvi.- rispose incerta la bionda.
-Uhm.. Ok.- mormorò il riccioluto perplesso.
Wayne e Sophie si fecero da parte, dietro di loro c’era una donna.
-Emma?!- urlò subito, ricordandosi dopo che non avrebbe dovuto sapere il nome della madre di Mel, e provò a correggersi –Eh.. Eh ma.. Che.. Che sorpresa!- balbettò.
-E’ degli uomini in nero, o meglio, era. Di questo dobbiamo parlare.- informò l’uomo dai profondi occhi neri.
-S.. Sì.- Ixen stava ancora fissando sorpreso la donna dagli occhi blu, mentre si spostava per fare entrare tutti nell’appartamento.
-Salve..- Sophie fece capolino nel salotto, e appena avuta sott’occhio la situazione, si portò al centro della stanza, sotto lo sguardo dei presenti, seguita poi dagli altri due.
Carlotta, la trentenne, guardò K.K. interrogativa, non capendo chi fossero le due donne e l’uomo.
Lui, dopo aver sospirato stancamente ed essersi strofinato il viso con una mano, iniziò –Allora, ascoltatemi bene e non fate domande, perché ho sonno. Le spiegazioni al massimo le darò domani.- guardò tutti, poi proseguì –Loro sono Wayne e Sophie, quelli di cui ti parlavo prima, mentre lei è.. Chi è lei?- chiese guardando la bionda con gli occhi blu.
-Ecco, lei è Emma.- la presentò Wayne.
-Emma. L’ho già sentito dire.- K.K. aggrottò la fronte.
-Da Mel..- lo aiutò Ixen.
-Ecco! Emma! Sì, ok, e che ci fa lei qui?-
-Storia lunga, lei, piuttosto, chi è?- domandò Sophie, guardando la donna italiana.
-Carlotta. Le dimensione non sono infinite, quindi avendo salvato la vita alla Carlotta diciannovenne, l’abbiamo salvata anche a lei. Vi ricordo che non dovete fare domande. Adesso, che ci fa Emma qui?-
-Dopo aver aiutato Ixen è tornata da noi e ha collaborato allo sterminio. Gli uomini in nero ormai non esistono più.- Sophie informò tutti della situazione incrociando le braccia e come se quel fatto con cambiasse completamente il loro futuro.
-Questo significa che..- ragionò Ixen.
-La guerra è finita..- mugugnò Michael, sbadigliando come un orso appena uscito dal letargo.
-Che fregatura..- borbottò, invece, la Carlotta diciannovenne.
Tutti si voltarono verso di lei con un sopracciglio alzato o la fronte aggrottata, non capendo il motivo per cui la ragazza aveva pronunciato quelle parole e ciò che quindi voleva dire.
Si stiracchiò –Se sapevamo prima che la dimensione era una sola, avremmo potuto direttamente distruggere la macchina del tempo e non ci sarebbe stata nessuna guerra.. Abbiamo scelto la via più lunga e pericolosa, in pratica.-
Michael sbuffò –No ok, io vado a dormire, inizio a non collegare le voci con le persone.-
-Si, forse dovremmo andarci tutti.- annunciò K.K. .
 
Si erano così divisi e diretti nei propri appartamenti a dormire, finalmente. In poche ore erano cambiate veramente un numero infinito di cose, tanto che c’era stato qualche minuto di smarrimento per tutti nel ricordarsi ciò che era successo il giorno e la notte precedente.
A K.K., ad esempio, era quasi venuto un infarto quando aveva visto nella cucina la sua Carlotta.
Si erano messi d’accordo: il pomeriggio, precisamente alle sei, si sarebbero visti e ognuno avrebbe annunciato la propria decisione. Il resto della giornata, a pensare.
 
-Dimmi tutto.- disse stancamente Sophie, svegliata da poco.
-No, dimmi tutto te. Ancora non abbiamo parlato di quello che è successo alla base nemica.-
La ragazza sospirò e si buttò sul divano, fissando la parete davanti a sé con sguardo perso –Non ti devo dire niente.-
-Eri innamorata di William?- le domandò Wayne, sedendosi accanto a lei.
-Già.- si passò una mano sui capelli e tirò su le ginocchia, circondandole infine con le braccia.
-L’hai capito dal bacio o.. Non so, l’accoltellamento?-
-Perché non me ne hai parlato?-
-E perché avrei dovuto?- rispose acida. L’uomo non ci fece caso, aveva i suoi buoni motivi per esserlo. Amava un ragazzo, traditore, e l’aveva poi ucciso. Insomma, non capitava tutti i giorni.
-Perché non l’hai detto a lui, allora?-
-E perché avrei dovuto?-
-Perché non l’hai lasciato in vita?-
-E perché avrei dovuto?- ripeté per la terza volta.
Wayne sospirò. Quella ragazza era tanto dolce quanto scorbutica, quando ci si metteva. Donne.
-Ok allora, adesso IO- disse, marcando sull’ “io” –ti rispondo ai tuoi “E perché avrei dovuto?”, a differenza TUA- sottolineò di nuovo –che rispondi con domande alle mie domande.-
-Il tuo tono pacato mi snerva.- lo informò con una smorfia, invece, la ragazza.
-Non mi interessa. Uno: avresti dovuto dirmelo perché immagino che tu non l’abbia detto a nessuno, e non è un bene che ti tenga una cosa grande come questa tutta per te. Non sembra, ma fa star meglio confidarsi con qualcuno. Due: glielo avresti dovuto dire perché.. Perché sì. Da quanto va avanti questa storia? Ti sentivi così stupida ad essere innamorata di lui? Magari le cose sarebbero andate diversamente e non ci avrebbe traditi. E se fosse stato innamorato anche Will? Infine, tre: ok, eri delusa, ma.. L’hai ucciso. Ti sei tolta da sola tutte le possibilità che avevi con lui.-
Sophie sbatté le palpebre, inizialmente sorpresa per il discorso di Wayne. L’uomo non era solito parlare così tanto tutto in una volta. Poi sospirò e scosse la testa sorridendo amaramente –Come sei ottimista.-
-Ti faccio un discorso lungo e serio e tu mi rispondi con tre fottute parole?- chiese sinceramente offeso, ma mostrandosi comunque calmo.
-Ascolta, Wayne. Andando per elenchi puntati.. Uno: è mia la scelta. Io decido se dire o meno a qualcuno se sono innamorata. Stessa cosa per il punto due. Se non ho voluto dirglielo, ci sono delle ragioni. Non le conosco, ma ci sono. Ci sono sempre. E tre: non avrei avuto speranze. William non è.. era destinato all’amore. Io non potevo certo cambiare tutto.- mentre parlava muoveva la testa nervosamente e pian piano la voce gli si faceva incrinata.
-Sophie, dopo quello che abbiamo scoperto ieri sera, credo che tu non possa parlare di “destino” o “essere destinati”..-
Sophie alzò una mano tremante, per non far parlare l’uomo. Chiuse gli occhi.
-Basta.- sussurrò.
 
-Vuoi qualcosa?- le chiese Ixen.
-No, no grazie..-
Le fece un cenno con la testa verso il tavolo, poi si sedette su una sedia per dare l’esempio.
-La.. La ragazza è morta..?- chiese timidamente la donna con i capelli corti.
Il riccioluto si limitò ad annuire, fissando il tavolo e picchiettando le dita su di esso.
-Mi dispiace..-
Passarono alcuni secondi, nei quali l’uomo pensò a come raccontare tutto ad Emma. Non sarebbe stato facile né da dire, per lui, né da comprendere, per lei. In ogni caso, gli sembrava una persona intelligente, così, prese un respiro profondo ed iniziò.
-Si chiamava Melanie, e veniva dal futuro. L’abbiamo conosciuta solo ieri, è grazie a lei se siamo riusciti a salvare Carlotta. Sapeva dove si trovasse la vostra base perché proprio qualche giorno fa si era aggregata a voi, così ci ha aiutato nel piano.-
-E perché lo ha fatto? Chi era?-
-Era.. mia figlia. E tua. E’ alquanto imbarazzante dirlo, ma è così.- rispose velocemente, arrossendo leggermente.
-No..Nostra figlia?- balbettò Emma, a disagio.
-Già.-
-Oh.- poi un attimo di silenzio –E.. Ehm, sai qualcosa della sua vita..? Com’era?- domandò ancora, curiosa.
-Quando.. ehm.. noi abbiamo..- si schiarì la gola, prendendo tempo e organizzandosi il discorso nella testa –Allora, quando eri incinta, noi due facevamo parte dei due diversi schieramenti, per cui non mi hai detto niente e te ne sei andata, emigrando in America. Lei non mi ha mai conosciuto e ha vissuto tutto il tempo con te a viaggiare. Non ha mai avuto nessuno, a parte la madre. Non un padre, un altro parente, un’amica.. Però.. Per quanto tempo abbia passato con lei, ho capito che era forte.. Insomma, si mostrava sempre allegra e combattiva. Una ragazzina con le palle.- sorrise, pensando agli occhi costantemente luminosi di Mel, anche mentre erano in missione.
Emma annuì, senza proferir parola. Non sapeva cosa dire. Valutò tutte le opzioni: fare altre domande? No, pareva che l’uomo ne soffrisse. Dire che le dispiace? Già fatto. Prendergli la mano? No, non lo conosce, e sarebbe troppo scomodo, dopo aver scoperto che l’adolescente era loro figlia.
“Ok, ho capito. Cambiamo argomento.” Pensò.
-Ma.. Quindi la dimensione è una?-
-Sì, è una.-
-Cosa pensi che succederà?-
Ixen sorrise, ironico –Potrebbe succedere qualsiasi cosa. Tutto dipende da quei ragazzi.-
-In che senso?-
-Potrebbero decidere di rimanere qui, ma non penso sia giusto. Potrebbero tornare nella loro epoca, e a quel punto noi vivremmo senza sapere cosa ci accadrà, come doveva andare sin dall’inizio. Noi siamo il loro futuro, e loro sono il presente. Oppure, potremmo tornare indietro e distruggere definitivamente la macchina del tempo.-
-E questo cambierebbe tutto..- ragionò ad alta voce la donna.
-Esatto..-
-Non hai paura..? Voglio dire.. La tua vita potrebbe cambiare completamente.-
-E’ vero, ma i miei ricordi non me li tocca nessuno. Meglio di niente.- scrollò le spalle.
Almeno così sperava. In realtà non aveva nessuna certezza sull’ultima frase da lui pronunciata. Non c’era più certezza su niente, per quanto riguardava il tempo e la memoria. Erano cose tanto affascinanti quanto difficili, se non impossibili, da capire.
-Chissà come andrà a finire..-
-Lo scopriremo solo questo pomeriggio.-
 


Raga. Ormai siamo agli sgoccioli.
Il prossimo capitolo (di cui non vi anticipo niente), poi l’epilogo e qui chiudo i battenti.
@mocamars: Ora, io ti chiedo che diamine di risposta devo dare ad una recensione del genere! Non hai detto niente! Hai farneticato come tuo solito! Ahahah Grazie comunque! :D P.S.: il nome Fortuné è bello a modo suo. P.P.S.: Emma! ..Eh..Eh ma.. Che sorpresa! LOL
@Kokuro: Graziegraziegraziegrazie! :D Si, la storia delle dimensioni è un po’ incasinata. Mi ci sono impappolata pur’io che l’ho scritta, non ti preoccupare. :D
Bene, alla prossima settimana!
Dande gare gose.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


-Che cazzo facciamo?- con la sua destabilizzante finezza, Michael si mise le mani tra i capelli e poggiò i gomiti sulle ginocchia.
Tutti e tre i ragazzi del passato, erano sul divano a discutere sul da farsi. Era tutto nelle loro mani.
-Allora, proviamo così. Diciamo tutte le opzioni e le conseguenze.- propose Carlotta.
-Ok. Se restassimo qui?- iniziò Fortuné.
-Scorretto, secondo me. Non sarebbe giusto e sarebbe tutto troppo confuso.-
L’occhialuto annuì –Sono d’accordo. Se tornassimo semplicemente alla nostra epoca?-
-Rischioso. Cedric e William esistono ancora, lì. Saremmo punto e a capo, probabilmente.- Carlotta diede di nuovo la sua opinione.
-Hai ragione anche adesso.- annuì il riccioluto, che non aveva spostato le mani dalla sua testa.
-Se tornassimo alla nostra epoca e distruggessimo la macchina del tempo?- continuò il diciannovenne.
-Non saprei, sarebbe comunque pericoloso..- Carlotta fece una smorfia riflettendo.
-Andrebbe risolto il problema alla radice.- Michael si grattò il collo.
-Ovvero..? Pensi che dovremmo andare indietro e distruggerlo anche prima del nostro presente?-
-No, dobbiamo fare in modo che quel cazzone di Fortuné- lanciò un’occhiata al fratello –non metta tutti nei casini con le sue manie di protagonismo. Non vorrei che, distruggendo la macchina del tempo, rimanessimo bloccati in quell’epoca.-
-Non sono manie di protagonismo!-
-Sì, sì.- Michael sventolò in aria la mano destra come per scacciare una mosca, poi la rimise fra i riccioli.
-Comunque, probabilmente sarebbe la soluzione migliore. Eviteremmo la guerra definitivamente.- l’italiana tornò all’argomento principale.
-Allora è presa la decisione?-
-E’ presa la decisione. Aspettiamo le sei e ne parliamo con gli altri.-
Passarono alcuni secondi silenziosi, in cui ognuno assimilava la conversazione appena fatta e immaginava come sarebbero stati quei pochi giorni passati con la macchina del tempo senza di essa. Difficile a dirsi.
Michael batté le mani sulle cosce e si alzò –Ho bisogno di farmi una doccia e di schiarirmi le idee.-
Gli altri due ragazzi annuirono, mentre l’altro si era già girato per ritirarsi in bagno.
Carlotta ne approfittò subito per avvicinarsi maggiormente al suo pseudo-ragazzo, e lui, non essendo stupido, l’accolse tra le sue braccia.
Rimasero fermi ed abbracciati per qualche minuto. Tranquillità assoluta.
Il diciannovenne, d’un tratto, appoggiò le labbra sulla testa di lei, che sorrise beata.
-Pensi che.. la memoria rimarrà intatta?- chiese poco dopo.
Lui ci pensò un po’. Non poteva saperlo. Poteva sperarlo, ma non affermarlo.
-Sì, secondo me sì.- bugia.
-E se non fosse così?-
-Spero di trovare il coraggio che ho avuto ieri anche in futuro.-
La mora si tirò su, quel che bastava per guardarlo negli occhi, poi lo baciò dolce sulle labbra. Un semplice sfiorarsi provocava loro un sacco di brividi. Da quanto volevano provare quelle sensazioni, anche se, da parte di uno dei due, inconsciamente?
Nessuno dei due lo diceva, ma avevano paura di dimenticare tutto. Se avessero levato dalla circolazione quella dannata macchina del tempo, quanto ci avrebbero messo per stare finalmente insieme? Lo sarebbero stati, un giorno?
 
-Voglio essere chiaro.-
K.K. e Carlotta, quella trentenne, erano da soli nell’appartamento riservato unicamente a lei, la nuova arrivata, ed era stato l’uomo a parlare per primo.
Dopo la morte (annullata) dell’amica, aveva capito che, innanzi tutto, capisci di volere una cosa quando non ce l’hai più, e che è del tutto inutile tenere per sé i propri sentimenti nei confronti di qualcun altro, se è possibile dirglieli.
Ed era anche diventato più coraggioso.
Aveva affrontato cose che non appartenevano all’ordinaria vita di chiunque. Aveva a che fare con una guerra. Scontri, morti, feriti, armi. Un inferno, e doveva combatterlo.
Nonostante tutto questo, però, il cuore gli batteva comunque.
-Si..- aveva sussurrato la donna, anche lei abbastanza tesa vista la serietà di K.K., seduto accanto a lei sul divano ma completamente girato dalla sua parte.
-Io.. Allora.- fece ordine nella sua testa, poi riprese a parlare gesticolando appena e alternando lo sguardo dagli occhi chiari della ragazza alle sue mani –Quando.. Quando dieci anni fa ho letto quella lettera ero abbastanza.. sorpreso. E confuso. Provavo delle sensazioni contrastanti. Ero in qualche modo.. felice della tua confessione. Mi ero sentito bene quando avevo letto quelle parole però.. Lo notai troppo tardi. Ero troppo preso dallo shock. Ci avevi appena detto addio e il solo immaginare la nostra vita senza di te mi faceva un male assurdo.-
Prese fiato e deglutì con lo sguardo basso, pensando a come dire anche il resto delle cose che gli vorticavano nella mente.
-Questi ultimi anni li ho passati con un senso di colpa all’altezza del petto che a malapena mi permetteva di respirare. Mi sono sempre sentito l’artefice indiretto della tua morte o del tuo allontanamento. Ero così concentrato sulla macchina del tempo che non facevo più caso a niente, men che meno ai tuoi sentimenti per me. Dopo l’accaduto, ogni mattina realizzavo la situazione, ogni minuto della giornata mi davo dello stupido, ogni sera piangevo per la tua scomparsa e guardavo le nostre foto, ogni notte ti sognavo e mi svegliavo dopo aver fatto l’ennesimo incubo.-
Si fermò di nuovo, cercando di controllare le sue emozioni e non scoppiare a piangere. Aveva ancora molto da dire e ci avrebbe messo ore per dire tutto se si fosse lasciato andare subito.
-Avevo.. avevo capito di amarti e questo mi faceva sentire ancora peggio.- si morse il labbro inferiore –Ormai era impossibile riaverti. Sono cambiato. Mi sono chiuso maggiormente in me stesso, lasciavo perdere le emozioni e puntavo tutto sulla guerra. Non sorridevo mai, così come non piangevo più. Ed ero così anche qualche giorno fa, fino a quando non decisi di intervenire nel passato per permettere ad un Fortuné, almeno uno, di averti e vivere una vita decente, senza sensi di colpa e cicatrici sul volto.- sorrise leggermente indicandosi lo zigomo sinistro e, successivamente, il sopracciglio destro.
Carlotta lo guardava ad occhi sbarrati. Ogni parola che diceva l’affascinava. Il sentimento che c’era dietro era percepibile con un minimo di attenzione, e lei ne stava mettendo tanta. Era impegnata a cogliere tutte le parole, le intonazioni, le sfumature, le espressioni del viso. Ogni tanto lo aveva visto umettarsi leggermente le labbra con lingua e farsi sfuggire un lieve ed amaro sorriso quando parlava del passato più remoto.
-Facendo quello che ho fatto, mi sono liberato di un po’ di quel peso che avevo sulla coscienza. Quando poi ti ho visto nel salotto, accanto alla Carlotta del passato, non so neanche io ciò che ho sentito.- rise leggermente –era un misto di stupore, confusione, felicità.. ma che ne so.- si strofinò una mano sul viso, come stanco di aver parlato così tanto, ma continuò ugualmente.
-E adesso.. Ti chiedo scusa per averti esclusa dai miei viaggi e per aver perso di vista le vere cose importanti, cioè te e mio fratello.-
Aspettò che la donna dicesse qualcosa, e vedendo il suo sorriso si rilassò.
-Poi.. Ti chiedo anche di farmi capire cosa provi per me adesso.-
Carlotta lo fissò un po’ interdetta –Fortuné, anche se ti fai chiamare K.K., rimani sempre tu.-
-No, sono cambiato. Non sono più quello di prima. Non ti so dire quali sono differenze, ma non vorrei che anche una piccola cosa ti faccia cambiare idea su quello che pensi di me.- ed era terrorizzato all’idea.
Lei scosse la testa e con tono dolce gli rispose -Sei sempre tu, solo un po’ nascosto.-
Rimasero in silenzio a fissarsi. Ormai tutto era chiaro, o quasi. Una cosa certa era che si amavano entrambi.
Preso da un istinto che non aveva mai avuto, l’uomo le si avvicinò velocemente e la baciò, prendendole il viso tra le mani.
Un bacio di un uomo che aveva passato dieci anni infernali e di una donna che dieci anni non li aveva proprio vissuti.
K.K., preso da un momento di razionalità, si staccò.
-Dipende tutto dalla scelta dei ragazzi. Potremmo non risolvere niente nonostante questa conversazione e questo.. bacio.-
-Ora come ora, non me ne frega un cazzo.- lo attirò di nuovo baciandolo con impeto e facendolo distendere sopra di lei, sdraiata sul divano.
Mani che vagavano sul corpo dell’altro, baci su ogni centimetro di pelle scoperto, sospiri e battito cardiaco alle stelle.
Fu la loro prima volta, e forse anche l’ultima.
 
-Mi sento come ad un ritrovo di alcolisti anonimi. Ciao, sono Michael! Ciao Michael. Frequento questo posto da un po’ di tempo ormai, e oggi sono perfino riuscito a non bere per dieci minuti!- ovviamente a parlare, fu il ventisettenne.
Tutti quanti, compresi Sophie, Wayne ed Emma, erano seduti su sedie disposte in cerchio, e Michael infondo non aveva tutti i torti.
-Ok, finito il momento in cui mio fratello parla da solo, vorremmo esporre la nostra decisione.- Fortuné, già stanco delle cavolate del riccioluto, prese parola.
-Si, forse è meglio.- borbottò K.K., poi sospirò, un po’ timoroso –ok, diteci tutto.-
Carlotta, la diciannovenne, si schiarì la voce e prese un respiro –Prima di tornare alla nostra epoca, perché ci torneremo, andremo ancora più indietro nel tempo e cercheremo in qualche modo di evitare che Fortuné inizi a costruire la macchina del tempo.-
Ci fu un po’ di silenzio, poi Ixen domandò –E come avete intenzione di fare?-
-Pensavamo di dirlo direttamente a qualcuno.- rispose l’italiana.
Annuirono tutti, tranne K.K., che invece chiese –Quando partite?-
-Stasera.-
L’uomo con le cicatrici guardò la trentenne, che ricambiava il suo sguardo con tristezza, ma anche consapevolezza. Deglutì. Non poteva stare male, era sicuro che i ragazzi avrebbero preso quella strada. Per un attimo pensò anche di fare l’egoista ed impedir loro di procedere in quel modo, ma rifletté. Anche la storia di Fortuné e Carlotta del passato non era certa, esattamente come la loro.
Fece cenno di aver capito con la testa e cadde di nuovo il silenzio.
-Io spero solo di ricordare tutto.- mormorò Ixen.
 
Erano ancora tutti insieme. Si salutarono per sempre.
Avevano deciso che Carlotta, quella diciannovenne, avrebbe parlato a quella del passato per convincerla a non far creare da Fortuné la macchina del tempo. Sarebbe stato più efficace spiegare a lei cosa potrebbe succedere se lo facesse.
Si lanciarono un’ultima occhiata, poi Fortuné sospirò e digitò sull’orologio luogo e tempo.
Rialzò lo sguardo. Guardò K.K. e Ixen. Loro non sarebbero più esistiti. Non con quei nomi, almeno. Guardò Carlotta. Lei non sarebbe stata uccisa da Cedric. Guardò Wayne. Invece di combattere per una guerra di cui non sapeva niente nessuno per veder morire amici e compagni, avrebbe potuto farsi una famiglia. Guardò Sophie. Non avrebbe sicuramente perso suo fratello. Guardò Emma. Magari lei e Ixen potrebbero rincontrarsi in altre circostanze e Melanie avrebbe vissuto una vita normale.
Abbozzò un sorriso e alzò una mano.
-Addio.- sussurrò Michael.
Sparirono nel nulla, così come erano comparsi in quell’epoca che non apparteneva a loro.
 


Ragazzi, questo è l’ultimo capitolo.
Manca solo l’epilogo che dovrebbe essere pubblicato sempre Lunedì, e farò in modo che sia così. Il messaggio finale dopo tutti questi mesi lo darò la prossima settimana! xD
Non vi anticipo niente, perché la parte finale va gustata tutta senza spoiler, per cui vado direttamente alle risposte per le recensioni!
@Kokuro: Fidati, in questi ultimi giorni sto facendo fatica anche io! :P Grazie mille per tutto! :D
@mocamars: Ixen è bello in tutte le salse! Ahahaha Anyway, tu speravi che rimanessero eh..? Mi spiace, ma non è così. :( Sono contenta che quella frase ti sia piaciuta tanto, anche se non voleva dare un certo effetto e l’ho scritta di getto. Ahahaha GrazieGrazieGrazieGrazie! :D
Grazie a tutti!
Dande gare gose.

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


Erano trascorsi dieci anni da quelle settimane passate da un’epoca all’altra.
Adesso Fortuné aveva ventinove anni, così come Carlotta. Michael, invece, ne aveva trentasette. Erano cresciuti, o invecchiati, che dir si voglia.
Il loro obiettivo era stato raggiunto. Erano riusciti a non far creare la macchina del tempo e, non appena il “pericolo” fu sventato completamente, si erano ritrovati in tutt’altra situazione. Giusto per dirne una, i due più piccoli non stavano insieme, ma la loro memoria non era stata cancellata, per cui, fondamentalmente, non era cambiato niente fra loro, considerando l’ultimo giorno trascorso nel futuro. Erano ufficialmente fidanzati, adesso.
Per quanto riguarda Michael, inizialmente per lui non si era modificato niente. La smossa nella sua vita era stata data da Emma. Ovviamente lei non sapeva niente di tutto ciò che era successo. Gli unici a saperlo, in quell’epoca, erano i tre giovani.
La ragazza, una bella venticinquenne, un giorno si era casualmente scontrata con il riccioluto, che ricordandosi di lei aveva fatto di tutto pur di conoscerla, dopo aver superato la confusione iniziale (non poca). Anche loro facevano coppia fissa.
Parlando della loro vita in generale, avevano occupato i loro giorni studiando o lavorando. Era tutto normale, insomma, omettendo sempre quel piccolo particolare che aveva cambiato le loro vite, e non in senso metaforico.
 
Quella mattina, Fortuné stava guidando verso l’università. Era il suo primo giorno, ed era anche leggermente teso. Sapeva che non doveva esserlo, infondo doveva solamente insegnare a delle giovani menti! No, così non si aiutava.
Arrivò, parcheggiò, prese la sua tracolla ed entrò nel grande edificio.
In piedi davanti all’aula, prese un respiro profondo ed avanzò, varcando la porta. Una schiera di ragazzi seduti sulle sedie a parlare, almeno chi conosceva già qualcuno, o a sfogliare il libro comprato da poco, curiosi di sapere ciò che aspettava loro.
In pochi secondi, rifletté su quale tattica usare per approcciarsi al meglio con loro. Escluse immediatamente l’opzione di fare il rompiballe, anche perché non ne sarebbe stato capace.
Tossì, in modo da far presente a tutti che fosse lì, e si appoggiò alla cattedra. L’aula calò nel silenzio, e lui sorrise soddisfatto. Si sentiva potente.
-Buongiorno!- disse tranquillo, incrociando le braccia.
Un coro di saluti si alzò. Squadrò bene tutti i volti, cercando qualcuno di familiare. Incrociò lo sguardo con quello color miele di una ragazza, bionda e molto graziosa.
Spalancò leggermente gli occhi, riconoscendo Sophie.
-Ehm..- cercò di non passare da idiota nel primo minuto di insegnamento, così riprese a parlare -Io sono..-
-Perdono! Chiedo perdono!- un ragazzo moro e con due occhi incredibilmente chiari, fece il suo ingresso spalancando la porta e respirando a fatica, probabilmente per la corsa appena fatta per arrivare in tempo alla prima lezione.
Fortuné si lasciò sfuggire un sorrisetto ironico. William. Sperò che non fosse come quello con cui aveva già avuto a che fare.
-Leanthere- disse a mo’ di saluto -sei perdonato, siediti.- E fece un cenno con la testa in direzione dei banchi.
-Scusi ma.. come fa a sapere il mio nome?- chiese William, con sguardo perplesso, mentre camminava verso il banco accanto a Sophie.
-La verità?-
Il ragazzo annuì, poi, ormai seduto, si avvicinò al volto della bionda sfiorandogli la guancia con le labbra, baciandola dolcemente. Quell’immagine fece sorridere ancora una volta il ventinovenne. Per ora la vita non aveva fatto che migliorare per tutti, dalla distruzione della macchina del tempo.
-La verità è che so tutto, tranne le cose che non so.-
-Ma..- William aggrottò la fronte e tentò di continuare con le domande, ma venne interrotto dal suo professore, che aveva alzato l’indice.
-Ah. Silenzio. Ancora non sapete neanche il mio nome.-
-Si, ma lei sa il mio.- Insisté il moro.
-Appunto, non è giusto che tu non sappia il mio. Sono Fortuné Penniman. Non commentate, non prendetemi in giro in mia presenza e non ridete. Chiamatemi professor Penniman e si risolve la questione, tutto chiaro?-
I ragazzi annuirono con espressione divertita, sembrarono rilassarsi.
-Perfetto. Allora direi di iniziare a chiacchierare un po’.-
 
-Oh Cristo.- Si passò nervosamente la mano libera fra i corti capelli biondi.
-Emma? Emma, mi sto preoccupando.- Carlotta bussava ripetutamente alla porta, non ottenendo nessuna risposta da parte dell’amica, chiusa in bagno da almeno dieci minuti senza produrre il minimo rumore o suono.
-Totta..- si lamentò.
L’italiana aprì la porta e si fiondò accanto all’altra. Sbirciò, osservando il piccolo oggetto tra le dita di Emma e, come aveva fatto poco prima l’amica, sussurrò -Oh Cristo.-
Rimasero ferme per un po’ di tempo, giusto per realizzare la realtà dei fatti.
-Ok.. Come glielo dici?-
-Aspetto che torni a casa e parliamo.- Deglutì.
-E come? Insomma.. Io ci ho sempre pensato. Cioè, non sempre, ma è capitato. Se fossi incinta.. Non saprei come dirlo a Fortuné.-
-Penso basti dire.. Sono incinta. O no..?-
-Si, dovrebbe.-
Di nuovo degli attimi di silenzio.
D’un tratto, Emma rise. Carlotta si voltò a guardarla perplessa. Ok, avere un bambino era una situazione piuttosto bella, ma non comica. Poi capì, quando vide due lacrime scorrere sulle guance della donna. Si era resa conto di tutto.
Avrebbe portato in grembo per nove mesi una creatura nata dall’amore tra lei e il suo ragazzo. Era una cosa stupenda.
Sorrise, commossa, e abbracciò la bionda dai grandi occhi blu, e solo allora ci pensò.
Melanie. La loro figlia proveniente dal futuro. Sarebbe tornata tra di loro? Avrebbe avuto il suo aspetto, la sua allegria, la sua forza? Scosse la testa. No, probabilmente no. Questo dipendeva dai cromosomi, mica da altro.
Si allontanò -Forse sarà meglio che vada, prima che torni Michael..-
Emma annuì sorridendo e asciugandosi le lacrime.
Carlotta uscì dal bagno, poi anche dall’abitazione dell’amica. Avrebbe voluto assistere alla reazione di Michael, ma era giusto dar loro più privacy. Era comunque sicura che avrebbe preso bene la notizia, e che la sua replica sarebbe stata senza alcun dubbio divertente, come qualsiasi cosa detta da quella persona che ormai, oltre che amico e semi-cognato, era come un fratello maggiore.
Proprio lui, mentre la bionda si stava preparando un tè seduta alla tavola della cucina, entrò allegramente e urlando, come nelle famiglie dei film -Sono a casa!-
Emma prese un respiro profondo chiudendo gli occhi, poi si alzò nello stesso momento in cui il suo uomo varcò la soglia della stanza.
-Ehi..- lo salutò.
-Ehi!- le si avvicinò sorridente e le posò un leggero bacio sulle labbra. Era difficile attribuire quella dolcezza ad un personaggio come lui, sempre euforico ed esuberante, ma lei lo cambiava. Persone come Carlotta e Fortuné, che lo conoscevano da sempre, erano rimasti sorpresi dal modo in cui lui trattava la donna. Era innamorato perso.
-Ehm.. Vuoi un tè? Biscotti? Magari una cioccolata calda..-
-Emma.- La fermò, appoggiando le mani sui fianchi di lei e guardandola preoccupato -Che succede? Sai benissimo che se ho fame o sete, mangio e bevo immediatamente.-
La bionda abbozzò un sorriso, poi circondò il collo di Michael con le braccia e iniziò a toccargli i ricci, concentrandosi sugli occhi dell’amato -Io.. ti devo dire una cosa.-
-..Ti amo.-
Emma aggrottò la fronte.
-Ti amo. Te lo dico, semmai tu voglia lasciarmi, sappi che ti amo.- L’espressione del riccioluto sfiorava quella di un cane bastonato. Gli scoppiò a ridere in faccia.
-Ma sei scemo? Non ho intenzione di lasciarti! E comunque ti amo anche io.- Ridacchiò ancora qualche secondo, guardando il suo ragazzo sospirare di sollievo e sentendo i suoi muscoli rilassarsi.
-Allora cosa devi dirmi?- le domandò sorridendo.
Emma riprese a respirare profondamente. Guardo le sue dita, che giochicchiavano con i capelli di Michael, poi tornò a guardare i suoi occhi castani.
-Io.. Sono incinta.-
Silenzio.
-..Sono incinta.- Ripeté Michael.
-No, io sono incinta, non tu.-
-Sei incinta.-
-Si, sono incinta.- Disse di nuovo Emma.
-Sei incinta..- soffiò l’uomo, che per risposta, stavolta, ottenne solo un cenno con la testa.
-Ommioddio.- Fissava gli occhi della donna senza vederli realmente. Era come proiettato in un’altra dimensione, dove immaginava un marmocchio o una bambinetta che urlava e rideva mentre giocava con lui. Sorrise, spontaneamente.
Vedendo l’espressione del viso dell’altro, sorrise più tranquilla anche Emma.
L’abbracciò forte, stringendola a sé felice come non mai.
-Dimmi che non scherzi.- Disse ridendo, sul punto di scoppiare a piangere dalla contentezza.
-Non scherzo.- Lei non si trattenne, e lasciò libere di scorrere le lacrime. Avrebbe avuto un figlio o una figlia, e il padre l’aveva presa nel modo migliore possibile. Non era nemmeno svenuto.
-Da quanto lo sai?- si staccò leggermente per guardarla negli occhi e accarezzarle la guancia teneramente, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
-Con certezza da una ventina di minuti..-
Lui annuì, continuando a sorridere, ed Emma lo guardò attentamente. Era bellissimo, anche se per lei lo era sempre, ma in quella situazione ancora di più. La cosa che più amava in quel momento erano i suoi occhi. Solo guardandoli poteva capire la reale felicità dell’uomo. Brillavano. Brillavano così tanto che quasi pensò che gli avessero puntato una qualsiasi luce in faccia.
-Come lo chiamiamo?- domandò raggiante.
-Non sappiamo neanche se è maschio o femmina, Michael.-
-Melanie. Se è femmina, possiamo chiamarla Melanie?- l’espressione del riccioluto si era fatta seria. Ovviamente si ricordava di quella ragazzina. E pensare che aveva sottovalutato la cosa, credendo che fosse una realtà più vicina a quella di Ixen.
-Melanie..- mormorò la bionda -Si.. Si! Mi piace!-
Michael sorrise, poi si avvicinò al viso della donna -Non ti ho ancora baciata come si deve.-
 
-Allora, come è andata la prima giornata da professore?- si buttò sul letto, posizionando poi le mani dietro la testa.
-Eh.. E’ andata!- le sorrise, poi cominciò a sbottonarsi la camicia seguendo i suoi stessi movimenti attraverso lo specchio nella loro camera.
-Parlamene!-
Lui sospirò divertito dalla curiosità della sua fidanzata, sfilandosi l’indumento e rimanendo quindi a petto nudo. Afferrò la prima maglietta a portata di mano e se la mise, preferendo stare più a suo agio in casa.
-Penso.. Penso che il nostro passato slash futuro si sta incrociando con il nostro presente.-
-Mh.. Cioè?- domandò Carlotta, non riuscendo a capire.
-Oggi sono arrivato nell’aula dove si sarebbe svolta la prima lezione. Indovina chi c’era tra gli studenti.- Fortuné si sedette sul letto, per poi stendersi anche lui accanto alla mora, sistemandosi sul fianco e appoggiando la testa sulla sua mano.
-Non lo so, dimmelo tu.-
-William e Sophie.-
Spalancò gli occhi chiari -Davvero?-
-Giuro. E stanno insieme.-
-Oh Dio!- Carlotta sorrise, mentre Fortuné annuiva convinto.
-Anche io allora posso raccontarti una cosa del genere. Non c’entrano William e Sophie, però qualcun altro si!- si tirò su euforica, mettendosi seduta a gambe incrociate.
-Vai, spara. Hai visto Wayne?-
-No!-
-Oddio. Non dirmi Cedric.- Fortuné assunse un’aria preoccupata, e non poco.
-No! Dio, no! Molto meglio! Non ho visto nessuno, comunque. A parte Emma..- si morse il labbro inferiore trattenendosi dall’urlare la verità.
Il ragazzo la scrutò con apparente calma soppesando le parole dell’altra, e cercando di decifrare la sua espressione eccitata.
-Emma.- Ripeté.
-Si..-
-C’entra con lei, quindi.-
-Si..- Carlotta iniziò a saltellare sul posto con il sedere.
-Ferma.- Rise lui, prendendole la mano, che cominciò a carezzare mentre rifletteva.
Illuminazione.
-Ma che è incinta?!- urlò quasi.
-Si!- Carlotta si buttò addosso all’altro cominciando ad abbracciarlo e baciarlo ripetutamente sul viso presa da un attacco di dimostrazioni d’affetto acuto. L’altro, piacevolmente colpito, se ne stava buono, zitto e fermo sotto le attenzioni e il corpo dell’italiana.
Dopo qualche minuto di coccole, si fermò e si accomodò come un cucciolo smarrito tra le braccia del suo amato, rilassandosi e chiudendo gli occhi.
Fortuné cominciò ad accarezzarle la schiena dolcemente, fissando il soffitto con un sorriso sulle labbra, che pian piano si affievoliva sempre più.
-Chissà cosa sta succedendo nel futuro..- bisbigliò la ragazza, ed era la stessa identica cosa che stava pensando in quel momento anche l’altro.
-K.K., Ixen..-
-Loro non esistono più, Totta.- La ragazza alzò il viso per guardarlo negli occhi ed ascoltarlo -Voglio dire.. Esistono, ma probabilmente non si fanno chiamare in questo modo da molto tempo. Saranno cambiati..-
-E’ tutto troppo complicato.. Il tempo, il destino.. Concetti così astratti e soggettivi..-
Fortuné baciò lievemente Carlotta, poi prese a carezzarle la guancia -Non possiamo farci niente..- disse con tono delicato.
-Dobbiamo vivere così, come capita?-
-Praticamente si.-
Tacquero per qualche secondo entrambi. Era molto tempo che non ragionavano su quella che era o era stata la loro situazione. Pensarci troppo sarebbe stato inutile. Avevano avuto le loro esperienze, le loro avventure, anche senza pistole, coltelli e guerre varie, e ne avrebbero avute altre. Per esempio, Michael ed Emma avrebbero dovuto affrontare una sfida non indifferente: essere buoni genitori.
Fortuné aggrottò la fronte, poi, dopo qualche attimo di esitazione, parlò.
-Ma noi saremo zii.-


THE END.
 


Innanzi tutto.. HAPPY HALLOWEEN! °ç°
Allora.. niente, siamo giunti alla fine.
Non ho molto da dire, semplicemente vorrei ringraziare tutti. Chi ha recensito, chi ha preferito, seguito o semplicemente letto questa mia fan fiction. Vi ringrazio veramente tanto. E' stata una vera soddisfazione! :)
Ora rispondo alle recensioni dell'ultimo capitolo.
@Kokuro: Grazie mille! :D Per i Missing Moments.. Non saprei. Credo che non riuscirei a scrivere molte altre cose su questa storia. Spero comunque che ti sia piaciuto l'epilogo! :D
@mocamars: Ecco cosa succede nel tuo tanto AMATO epilogo! Oddio. E' finita davvero. K.K... Ixen! D: NOOOOOo. Vabè. Calma. Grazie per la recensione! :3
Le risposte alle recensioni all'epilogo, saranno mandate come messaggio.
Grazie ancora per tutto.

Graziegraziegraziegraziegrazie.

Arrivederci! :D

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