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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Allen Schezar *** Capitolo 2: *** Il concerto (I parte) *** Capitolo 3: *** Il concerto (II parte) *** Capitolo 4: *** Il Backstage *** Capitolo 5: *** In tour *** Capitolo 6: *** Camere Separate...? *** Capitolo 7: *** Una giornata in giro per Los Angeles *** Capitolo 8: *** I primi concerti visti con occhi diversi ***
Sono tornata con una storia che ho scritto a ottobre 2005... ho scelto questi
personaggi perchè ai miei occhi sono i più simili a quelli che
rappresentano il mio sogno...
Tutti i personaggi citati sono maggiorenni.
Capitolo uno: Allen Schezar
Kagome è una ragazza di ventidue anni, una vita normale, un lavoro,
ed una sfrenata passione per la musica, principalmente per il rock e il metal
degli anni '70 e '80.
Quel giorno era a casa di Ery, una sua amica. Erano in sala a guardare la televisione,
tra una sigaretta e l'altra.
- C'è un po' troppa puzza di fumo… dov'è l'incenso? - chiese
Kagome a Ery.
- In camera mia. Ti va di andarlo a prendere tu? - Kagome annuì, era
risaputo quanto fosse pigra l'amica. Quindi si alzò ed andò al
piano superiore, dove si trovava la camera di Ery. La ragazza viveva in una
splendida villetta a due piani con un giardino immenso.
Kagome entrò nella stanza della sua amica. A sinistra dell'entrata vi
era il letto, con accanto il comodino. Appesi alla parete vi erano numerosi
biglietti di vari concerti. Di fronte all'ingresso c'era la scrivania, piena
di piccoli oggetti disposti in modo ordinato. Ed accanto ad essa, appeso al
muro, c'era qualcosa che le avrebbe cambiato la vita, a sua insaputa. Lo vide,
e subito si bloccò. C'era entrata già tante volte in quella stanza,
come aveva fatto a non notarlo prima?
Attaccato al muro vi era un grosso poster raffigurante un ragazzo a dir poco
splendido, di una bellezza sovrannaturale. Aveva lisci capelli biondi, lunghi
fino alla vita, sembravano essere stati spinti indietro con una mano, perché
gli ricadevano scomposti ai lati del viso, meraviglioso. Occhi azzurri come
il mare, un viso dai lineamenti fini, quasi effeminati ma allo stesso tempo
mascolini… e due labbra carnose ma piccole, perfette.
Kagome senza rendersene conto chiuse gli occhi e si trovò subito ad
immaginare di baciare quelle labbra che, si rese conto, l'attraevano già
come una calamita…
Il ragazzo in questione era stato fotografato senza maglietta, con un paio
di jeans strappati a vita molto bassa. Aveva un fisico snello, atletico, spalle
larghe e ventre più che piatto. Sulle braccia alcuni tatuaggi: uno sul
polso sinistro, uno sull'avambraccio destro, che riportava le parole "Youth
gone wild", ed uno sulla spalla destra.
La pelle era chiara ma dorata, sembrava essere abbronzato. Aveva l'aria di
essere un musicista, americano forse. La bellezza di quel ragazzo era a dir
poco accecante, non aveva mai visto nulla di simile. Una bellezza selvaggia,
molto fine ma allo stesso tempo molto virile, sembrava un angelo. Ma sembrava
anche essere stato fatto apposta per indurre in tentazione le ragazze che, come
lei, adoravano quella fisionomia di ragazzi.
Un angelo tentatore, o per meglio dire, un diavolo… bellissimo e selvaggio,
ribelle. Ecco cosa traspariva da quel suo aspetto apparentemente angelico. E
tutto questo catturò l'attenzione di Kagome in modo particolare.
Passò così qualche minuto a scrutare quel poster. Una semplice
foto di quel ragazzo la attraeva come una calamita, aveva il potere di farle
perdere la cognizione del tempo, e così non si accorse che era già
lì dentro da un po'.
- L'hai trovato l'incenso? - chiese Ery, che le spuntò alle spalle.
Si era preoccupata non vedendo scendere Kagome per dieci minuti buoni…
- Eh? - Kagome venne risvegliata dai suoi pensieri. - Ah, si, scusa… ma…
chi è quello? - chiese subito a Ery, indicandole il poster.
- Non lo conosci? È il cantante rock più figo della Terra! - le
rispose Ery.
- Lo vedo! Proprio per questo ti chiedo chi è! - ribatté Kagome.
- Si chiama Allen Schezar, è il cantante dei Wild Children - spiegò
quindi Ery.
I Wild Children… Kagome li aveva già sentiti nominare, ed aveva
anche già sentito qualche loro canzone. Erano estremamente bravi, ottimi
musicisti che facevano ottima musica. Il loro repertorio, seppur in modo superficiale,
lo conosceva abbastanza.
- Mi presteresti qualche loro cd? Tanto per ascoltarli meglio… se non
ricordo male, lui ha una voce bellissima… -
- Si… non saprei dire se è più bello lui o la sua voce…
Ecco, prendi questi cd, ascoltali… sono stupendi. E devi vedere che foto
di Allen ci sono dentro! -
Kagome annuì. Erano già le sei e mezza, doveva tornare a casa.
Salutò l'amica, la ringraziò ed andò quindi a prendere
il treno. Durante tutto il tragitto non si tolse dalla mente nemmeno per un
momento il volto meraviglioso di Allen Schezar. "Lui da solo alza la media
mondiale di bellezza maschile!" pensò.
Kagome era finalmente arrivata a casa. Corse in camera ed accese lo stereo.
Voleva proprio sentire bene la voce di Allen. Era tutto meraviglioso. Le canzoni,
la sua voce, lui… nonostante i suoi ventidue anni, Kagome in quel momento
si sentiva una ragazzina di quindici anni che impazzisce per qualche cantante
carino. Ma Allen non era soltanto carino, era molto di più. Dire che
era bellissimo sarebbe stata un'offesa alla sua straordinaria bellezza.
"Però, che voce! È stupenda! È un cantate davvero
eccezionale!" pensava Kagome, mentre ascoltava i cd che le aveva prestato
l'amica. Ma eccola, la canzone più famosa dell'album. Il suo titolo era
"18 & Life", che significa "diciott'anni e la pena di ergastolo".
Parlava di due ragazzi di diciotto anni, due amici, che per fare qualcosa di
diverso, una sera, si procurano una pistola e fanno a gara a chi rompe più
bottiglie tra quelle poste sul muretto di fronte a loro. Ma, per errore, mentre
uno dei due ragazzi stava sistemando altre bottiglie, l'amico fa partire un
colpo. Un colpo letale. Ed il resto lo diceva il titolo stesso.
Una canzone tragicamente stupenda. Una melodia unica, cantata da una voce inimitabile.
- Kagome! È pronto da mangiare! - la madre richiamò l'attenzione
della figlia, che fino a quel momento era come se viaggiasse in un universo
parallelo ma estremamente distante da tutto ciò che la circondava.
- Arrivo - quindi, andò in cucina.
Per tutta la cena, Kagome non disse una parola. Strano, lei era una ragazza
che amava parlare con i suoi famigliari, specie a cena, quando tutti erano riuniti
attorno al tavolo. Ma quella sera, a tutti parve che Kagome avesse la testa
da un'altra parte. Nessuno le chiese niente, così finì la cena
e tornò in camera, per ascoltare il secondo dei tre cd che la sua amica
le aveva prestato.
Stupendo anche questo. Il suo ascolto venne interrotto dalla madre, che si
intrufolò nella camera.
- Kagome, posso chiederti cos'hai? - chiese gentilmente la mamma.
- Eh? Perché? - la risposta di Kagome fu estremamente distratta, a confermare
le tesi della madre.
- Mi sembri strana… assente… come se… hai per caso conosciuto
qualche ragazzo che ti ha fatto perdere la testa, oggi? - chiese la madre, curiosa
e lievemente maliziosa.
Kagome non rispose, ma arrossì. Perché alla domanda della madre
le era immediatamente venuto in mente Allen Schezar? Lei non lo aveva conosciuto!
"Magari…" pensò. "Non lo conoscerò mai…"
aggiunse ai suoi pensieri.
- Ho ragione vero? - chiese la madre, vedendo la reazione della figlia.
- No… non proprio… - rispose timidamente Kagome.
- Come… "non proprio"? - chiese ancora la madre.
- Nel senso che… non ho conosciuto nessuno, direttamente - Kagome stava
tenendo in mano il libricino del cd che stava ascoltando, e l'aveva aperto proprio
su una foto di Allen. La madre diede una veloce occhiata e poi sorrise.
- Non ti sarai mica innamorata di un musicista che non vedrai mai? - le chiese,
scherzando.
- No! ma che innamorata… -
La madre sorrise, e prese il libricino che teneva in mano la figlia dicendole:
- Fammi un po' vedere di chi si tratta… - così si portò
la foto vicino al viso, per poterla vedere meglio.
- Ah, beh… però! Hai degli ottimi gusti figlia cara, ma per favore
non fare come le ragazzine, che impazziscono per i cantanti… - continuò,
sorridendo, la madre.
Poi si alzò e lasciò la figlia sola, in camera, con la compagnia
virtuale del suo Allen Schezar.
Il mattino seguente Kagome sul lavoro sembrava avere la testa da un'altra parte,
al punto che sia la sua collega che la sua titolare le chiesero se si fosse
innamorata. Durante l'ora di pausa ricevette un messaggio sul cellulare. Prese
distrattamente il telefonino dalla borsa, il mittente era Ery.
"Ciao Kagome! Allora, ti piacciono i cd dei Wild Children che ti ho prestato?
Devo darti una notizia stupenda: verranno a suonare qui il 18 dicembre! Dobbiamo
andarci!! Buon lavoro."
Kagome, leggendo il messaggio, sgranò gli occhi. Questo significava
che a meno di un mese di distanza quel ragazzo meraviglioso con quella voce
stupenda avrebbe suonato a Tokyo! Ci sarebbe andata sicuramente, anche da sola
se nessuno fosse andato con lei! Tanto sapeva che la sua amica Ery ci sarebbe
sicuramente andata…
Tornò al lavoro con ritrovata forza, e la giornata passò veloce.
Erano le sei del pomeriggio, orario in cui Kagome usciva dall'ufficio e si dirigeva
verso la metropolitana, per poi tornare a casa. Ma appena uscì dal portone,
si trovò davanti Ery.
- Che cosa ci fai qui? - chiese Kagome, stupita della comparsa improvvisa dell'amica.
- Ne hai soldi in questo momento? - chiese Ery.
- Si… qualcosa ho… perché? - chiese Kagome stupita.
- Andiamo a prendere i biglietti per il concerto dei Wild Children, tanto li
vendono in un negozio non molto lontano da qui! -
- Cosa? Adesso? -
- E quando? Aspetti forse che finiscano? -
- No, no… andiamo! -
Le due amiche si diressero verso il negozio di musica in questione. Speravano
di trovare ancora i biglietti, perché in effetti mancavano solo una ventina
di giorni alla data del concerto, e quello era un vero e proprio evento, in
ambito rock. Era da tempo che i Wild Children non mettevano piede in Giappone.
Nel negozio c'erano un bel po' di persone, ma tutti erano in attesa per l'acquisto
di qualche cd, dalla parte della prevendita invece c'erano solo due ragazzi,
e ben presto venne il turno di Ery e Kagome.
- Buonasera, vorremmo due biglietti per il concerto dei Wild Children - chiese
Ery.
- Mmmm… vediamo se ce la facciamo… - rispose la commessa, digitando
qualcosa sulla tastiera del computer. L'espressione scettica che aveva sul volto,
unita alla frase che aveva pronunciato, fece venire un brutto presentimento
a Kagome. E se li avessero già finiti? Cosa potevano fare? Lei voleva
assolutamente vedere i Wild Children, ancor di più voleva vedere Allen
Schezar! E non solo perché era un ragazzo semplicemente splendido, ma
perché era un cantante bravissimo, la sua musica le piaceva davvero tanto.
- Si, ecco. In tutto sono 5423 Yen - concluse la commessa, dopo aver creato
il panico nelle due ragazze, che già si vedevano spacciate a cercare
di racimolare inutilmente un biglietto davanti all'ingesso del luogo del concerto.
Ery pagò per entrambe, dicendo semplicemente a Kagome - Poi me li darai
- . Il prezzo piuttosto basso del biglietto stupì le due ragazze, ma…
meglio così!
Kagome era arrivata davanti a casa, così salutò Ery. Entrambe
erano su di giri per il concerto dei Wild Children.
Kagome entrò in casa e si diresse subito in camera sua, voleva cercare
un po' di informazioni, su internet, riguardanti il bellissimo Allen Schezar.
Trovò innanzitutto la sua biografia: nato nel New Jersey e vissuto per
molto tempo in Canada, finchè un bel giorno gli venne recapitata una
richiesta di una band americana, che cercava un cantante. La band era stata
fondata dal primo chitarrista dei Bon Jovi, Dave, e lui entrò a farne
parte in qualità di cantante.
Poi Kagome trovò un sacco di foto: una di queste la condusse al sito
personale di Allen Schezar, dove trovò, tra gli altri contatti, l'indirizzo
e-mail del cantante.
Fissò a lungo quell'indirizzo, indecisa se cliccarvi o meno. Alla fine
la tentazione fu grande, e decise di scrivergli. L'e-mail fu molto corta, conteneva
semplicemente una marea di elogi per la voce di Allen, per la sua musica, e
gli disse che sarebbe andata a vederlo il 18 dicembre. Sapeva che non avrebbe
mai ricevuto una risposta, ma era già contenta così. Sapere che
Allen avrebbe letto, prima o poi, quelle sue parole la rendeva già felice.
I giorni passavano, e Kagome non si tratteneva dal controllare più volte
la posta, nella speranza, che tra le tante e-mail di spam ci fosse anche quella
del suo adorato Allen Schezar. Una speranza che, riconosceva lei per prima,
era più che vana…
Ormai mancavano cinque giorni al concerto.
Un ragazzo, bellissimo, ora si trovava in Germania, in un internet cafè.
Stava guardando la posta. Tra le tante e-mail delle sue ammiratrici, tutte che
elogiavano la sua straordinaria bellezza, ve n'era una particolare. Molto semplice,
poche righe, una ragazza giapponese che gli faceva una marea di complimenti.
Ma non sulla sua bellezza, come tutte avevano sempre fatto. Sulla sua voce,
sulla sua musica.
Lesse due o tre volte quella frase: "I love your voice, I love your music".
Nessuno gli aveva mai detto né scritto parole tanto belle e sincere.
Ne fu sinceramente felice.
Quella fu l'unica e-mail a cui diede risposta, quel pomeriggio, prima di andare
nel locale dove quella sera avrebbe cantato, per fare il sound-check.
Un'altra giornata di lavoro se n'era andata, e Kagome faceva il conto alla
rovescia dalla data del concerto dei Wild Children. Mancavano quattro giorni.
Come al solito controllò la sua posta. Tra le tante e-mail più
o meno stupide che aveva ricevuto, ve n'era una che indicava un mittente particolare:
Allen Schezar. Pensò subito che fosse uno scherzo, ma la guardò
comunque. Ecco cosa c'era scritto:
"Ciao Kagome, ti ringrazio molto per i complimenti che mi hai fatto…
nessuno mi aveva mai scritto parole così belle e sincere. Mi piacerebbe
scambiare due parole con te di persona, il giorno del concerto… Dovrai
presentarti davanti all'entrata del backstage e dire a quelli della sicurezza
il tuo nome, così mi verranno a cercare e gli dirò di farti entrare.
Puoi però mandarmi una tua foto, in modo che io ti possa riconoscere?
Sempre se ne hai voglia… Ciao, un bacio, Allen".
Kagome non poteva crederci. Controllò più volte l'indirizzo del
mittente. Era proprio quello di Allen Schezar. Ma come mai, lui, con tutte le
persone che conosceva e che lo adoravano, era rimasto colpito proprio da quelle
sue semplici parole, scritte anche in un inglese sicuramente imperfetto?
Non esitò a rispondere, allegando all'e-mail una sua foto molto recente,
fatta ad una festa, in un locale. Era una foto dove era rimasta davvero bene:
indossava una maglietta stretta, una minigonna molto corta di jeans, un po'
a pieghe, e degli stivaletti texani marroni. Era carina in quella foto. Ciccò
sul pulsante "Invia", chiudendo gli occhi, non credendo che le stesse
succedendo davvero.
Allen Schezar, con i Wild Children, era appena arrivato in Giappone. Fortunatamente
nessuno era riuscito a sapere quale volo avrebbero preso, così nessuno
lo attendeva fuori dall'aeroporto. Gli piaceva stare in mezzo ai suoi fans,
ma essere assalito non appena sceso dall'aereo era una cosa che detestava. Non
si spiegò il motivo, ma appena vide un internet cafè ci andò
di corsa e diede un'occhiata alla posta. Quella ragazza, Kagome, gli aveva risposto.
E gli aveva mandato anche una sua foto.
"Che bella ragazza…" pensò tra sé e sé,
poi stampò qualche copia di quella foto. Una la mise dentro al suo portafoglio,
non si spiegò nemmeno perché lo fece, non volle rifletterci.
Le altre copie della foto le diede al manager del suo gruppo, spiegandogli
di far entrare nel backstage quella ragazza, dopo il concerto del giorno seguente,
qualora si fosse presentata lì davanti. Il manager non disse nulla, ma
lo guardò con sguardo furbetto.
Vi chiedo solamente di commentare... vi prego ditemi cosa ne pensate!
Mi scuso per il ritardo ma ho avuto un bel po' da fare.... Ringrazio Elichan
x i commenti... e ti rispondo: si, il sequel dovevo e devo farlo, ma io scrivo
a periodi e quando ho scritto questa ff ho scritto anche un gran bel pezzo del
sequel... non è finito, e io pubblico solo storie finite. Prima o poi
arriverà, ma mentre stavo scrivendo quello, mi sono successe cose che
mi hanno portata a scrivere la ff che stai leggendo... e anche altro... quando
ho un'idea la scrivo, poi a volte muore subito, altre volte nel giro di una
settimana è completa, altre volte ancora ci metto di più... dipende
dall'ispirazione...
Capitolo due: Il concerto (Prima Parte)
Quel giorno Kagome sarebbe andata a vedere i Wild Children, ancora non poteva
crederci. Avrebbe anche conosciuto Allen Schezar, e questo le sembrava ancora
più impossibile. Continuava a chiedersi perché fosse capitato
tutto proprio a lei.
Per l'occasione decise quindi di sfoderare il miglior abbigliamento da concerto
che potesse indossare. Jeans azzurri, strappati, strettissimi, e maglietta nera
di rete con reggiseno nero sotto.
Con l'idea avrebbe messo un paio di stivaletti col tacco, ma per un concerto
erano più indicati gli anfibi, che le arrivavano fino a metà polpaccio.
Rigorosamente con i jeans infilati dentro.
Ery passò a prenderla con la sua macchina alle tre precise del pomeriggio.
Il locale dove si sarebbe tenuto il concerto distava circa un'ora e mezza di
viaggio.
Kagome non aveva ancora detto niente all'amica delle e-mail che aveva mandato
ad Allen, e soprattutto della risposta che lui le aveva dato. In un certo senso
si sentiva un po' in colpa verso di lei, perché aveva accettato la proposta
di Allen, che l'aveva invitata nel backstage dopo il concerto, ma non gli aveva
assolutamente parlato della sua amica, e in realtà le dispiaceva lasciarla
sola.
Si sentiva un'egoista, perché sapeva benissimo il motivo che l'aveva
spinta a non accennare nemmeno di Ery: temeva che Allen le dicesse di lasciar
perdere. Quella era un'occasione unica per lei, per conoscere Allen, e non voleva
assolutamente perderla.
Ma ad ogni modo si era comportata da egoista…
In macchina Ery non faceva che ascoltare i Wild Children, canticchiando tutte
le loro canzoni. Kagome era stranamente silenziosa, l'amica non se ne spiegò
il motivo.
- Ehi, come sei silenziosa oggi! Non sei contenta di andare a vedere i Wild
Children, e soprattutto quel gran figo di Allen Schezar? - chiese Ery, con gli
occhi che le brillavano al solo pensiero.
Kagome si sentiva in colpa, cosa poteva dirle? Doveva dirle la verità…
Non poteva nasconderglielo, tanto prima o poi l'avrebbe scoperto, e meglio se
le faceva una scenata in quel momento, che erano sole, piuttosto che quando
erano in mezzo alla gente. Senza contare che se gli altri fans, e soprattutto
le altre fans, avessero scoperto che lei era stata invitata da Allen nel backstage,
probabilmente l'avrebbero linciata.
- No… Io… Sono contentissima… Solo che… Ery, devo dirti
una cosa - il tono di Kagome si fece serio. Ery si preoccupò.
- Dimmi… - la incitò Ery, seria.
- Qualche giorno fa, mentre cercavo su internet informazioni su Allen, mi sono
trovata davanti ad una pagina del suo sito che conteneva il suo indirizzo e-mail.
Ero troppo tentata di scrivergli, e dopo un po' di esitazione gli ho scritto.
Credevo che lui non mi rispondesse… -
- E invece ti ha risposto? Cosa ti ha detto, cosa ti ha detto? - la interruppe
Ery, eccitatissima. Questo suo atteggiamento non fece altro che far sentire
più in colpa Kagome.
- Si… Lui… Mi ha risposto, e… Mi ha detto che vorrebbe fare
quattro chiacchiere di persona con me, quindi di presentarmi davanti al backstage
dopo il concerto in modo da poter entrare… - Kagome si sentiva per l'ennesima
volta un'egoista. Ery le avrebbe chiesto se gli aveva detto che erano in due,
e lei cosa doveva dirle? La verità, nient'altro che la verità.
Sarebbe stata la miglior cosa. E poi, una volta entrata nel backstage, magari
sarebbe riuscita a far passare anche Ery…
- Oddio non ci posso credere! Quindi tu lo conoscerai? Non immagini quanto io
sia felice per te! - fu l'inaspettata risposta di Ery. Kagome era stupita…
L'amica aveva già capito che lei non gli aveva detto che sarebbero state
in due…?
- Ery… Non sei arrabbiata per il fatto che non gli ho parlato di te…?
- chiese timidamente Kagome.
- E perché dovrei esserlo? Del resto non potevi mica dirgli "si,
però viene anche una mia amica", no? Avremmo fatto la figura delle
approfittatrici! E poi avresti rischiato che lui ti dicesse di cancellare tutto
quello che ti aveva detto! - la risposta di Ery rincuorò molto Kagome,
ora era tranquilla.
- Comunque… Io, una volta entrata, gli dirò che ci sei anche tu,
con me… - le disse Kagome.
- Grazie. Ma mi raccomando, non fargli pressioni. Se riuscissi a conoscere i
Wild Children, e soprattutto Allen, sarei felicissima, ma non voglio rovinarti
la serata… -
Erano ormai arrivate davanti al locale dove si sarebbe tenuto il concerto.
Davanti c'era già molta gente, ed Ery andò in una via laterale
sperando di trovare un parcheggio. Era molto dura, ma lo trovò.
Arrivate davanti all'ingresso si accorsero che mancavano ancora due ore all'apertura
dei cancelli. Lì accanto c'era un bar.
- Kagome, ti va di andare al bar? Almeno ci sediamo… Tanto, non so te,
ma io non ho intenzione di farmi massacrare fuori e dentro per stare in prima
fila! - disse Ery.
- Certo, andiamo… -
Mentre le due ragazze si avviavano al bar si fermarono davanti alle numerose
bancarelle di merchandising, finchè da una di queste comprarono una maglietta.
Kagome la prese nera e Ery la prese viola. Era una maglietta da donna, stretta
e a maniche lunghe. Davanti ci era stampato il logo del gruppo, e sulla schiena
vi erano scritte tutte le date della tournèe in corso.
Al bar c'era molta gente, tuttavia le due ragazze riuscirono a trovare un tavolino
libero. Mangiarono un panino e bevettero una birra, tanto i cancelli li avrebbero
aperti alle sette, e da quel momento fino alla fine del concerto non avrebbero
mangiato niente, quindi dovevano fare rifornimento prima. Tra le persone che
erano nel bar, molte erano quelle che erano lì per il concerto, e ben
presto un gruppo di ragazzi attaccò bottone con Kagome ed Ery.
- Siete sole? - chiese un ragazzo, gentilmente. Ery si voltò e il suo
sguardo si illuminò subito. Il ragazzo che si trovava davanti a lei aveva
profondi occhi verdi, capelli neri come la notte, lunghi e lievemente mossi,
che gli cadevano selvaggiamente sulle spalle larghe ed atletiche. Un viso fine
e labbra un po' carnose, ma piccole. Sembrava Allen Schezar con i capelli neri.
La somiglianza era assurda. Anche Kagome se ne accorse immediatamente.
Ben presto si trovarono a parlare con quel ragazzo e con due suoi amici. Kagome
notò subito che tra lui ed Ery c'era del feeling, quindi concentrò
la conversazione maggiormente con gli altri due ragazzi.
Il bellissimo ragazzo che si era presentato davanti a loro si chiamava Steve,
e si vedeva chiaramente che, nonostante parlasse alla perfezione il giapponese,
era straniero. Occidentale.
- Tu… Non sei di origine giapponese, vero? - chiese timidamente Ery a
Steve.
- No… I miei genitori sono americani, ma vivono qua da prima che io nascessi…
E io parlo meglio il giapponese dell'inglese! - rispose il ragazzo.
Ery al solo guardarlo sentiva il cuore accelerare il battito, quel ragazzo
era stupendo… Assomigliava tantissimo ad Allen… Il viso era praticamente
identico… solo il colore dei capelli, e lievemente quello degli occhi
era diverso.
- Sai… Assomigli moltissimo ad Allen Schezar… - disse Ery, senza
pensare che quell'affermazione era chiaramente un complimento. Anche i ragazzi
riconoscevano che Allen Schezar fosse un bel ragazzo, soprattutto perché
vedevano quanto fosse popolare tra le ragazze.
- Grazie… - rispose Steve con un po' di timidezza. Solo allora Ery si
accorse che aveva fatto un complimento non indifferente a quel ragazzo…
Ma cosa doveva fare… Era vero, gli assomigliava in modo impressionante!
Anche se il ragazzo sembrò provare il tipico imbarazzo di chi vuole nascondere
qualcosa, di fronte a quell'affermazione. La sua reazione fece venire in mente
un dubbio a Ery…
- Steve… Non è che… Tu e Allen siete parenti…? - chiese
lei.
- Beh… Ecco… - il ragazzo non diede una risposta, ed Ery sgranò
gli occhi. Steve abbassò la voce, per poi sussurrare ad Ery:
- In realtà io sono il cugino di Allen, suo padre e mio padre sono fratelli.
Ma non dirlo a nessuno, nemmeno i miei amici lo sanno. Ad aiutarmi c'è
anche il fatto che mio cugino si è scelto un nome d'arte e che nessuno
sa il suo vero nome… e soprattutto il cognome - poi continuò: -
Non so perché lo dico a te, che ti ho appena conosciuta… Io…
Non l'ho mai detto a nessuno, nemmeno ai miei amici… Però, se vuoi,
dopo il concerto possiamo andare nel backstage, se verrai con me nessuno farà
storie… Così ti farò conoscere mio cugino e gli altri della
band -
- Va… Va bene! - rispose semplicemente Ery. Poi però le venne in
mente che anche Kagome sarebbe stata nel backstage, e che quindi molto probabilmente
avrebbe capito che tra Steve e Allen vi era qualche legame.
- Steve… La mia amica, Kagome, è stata invitata dallo stesso Allen
nel backstage, quindi probabilmente capirà che tra te e lui c'è
un legame… - disse quindi Ery al ragazzo.
- Oh… Beh, non m'importa. Per me l'importante è che la gente non
mi usi solo per arrivare a mio cugino, poi il resto non mi interessa. L'ho detto
a te perché… Anche se ti ho appena conosciuta, sento di potermi
fidare - concluse lui.
Dopo quelle parole rimasero un attimo in silenzio a guardarsi negli occhi.
Ery si era ormai persa in quegli smeraldi.
Kagome continuava a parlare con gli amici di Steve, anche se ogni tanto guardava
di sottecchi l'amica, per vedere cosa combinava con quel ragazzo che pareva
essere un altro angelo dalla bellezza selvaggia. La somiglianza di Steve ed
Allen non le passò inosservata, ma non gli diede peso. Pensava solo a
quanto l'amica fosse fortunata, visto che quel ragazzo così bello le
prestava attenzione. Infatti era palese che a Steve piacesse Ery, se no non
si sarebbe intrattenuto così tanto con lei, dimenticando tutto il resto
del mondo, amici compresi.
- Ragazze, che dite… Cerchiamo di andare verso l'entrata? Tra mezz'ora
aprono i cancelli! - chiese Steve, rivolgendosi sia a Kagome che a Ery. Le due
annuirono, e i cinque si avviarono verso quell'ammasso di gente.
Preventivamente, i ragazzi cercarono di porsi in modo da riparare almeno in
parte le ragazze dai tanti spintoni che inevitabilmente avrebbero ricevuto.
Quando le porte si aprirono, e la gente cominciò ad entrare, Ery venne
separata da Steve, che ormai si trovava più avanti di lei. Per un attimo
la ragazza pensò di rimanere spappolata tra tutta quella gente, ma poi
una mano venne a contatto con la sua, intrecciando le dita con quelle di lei.
Era Steve. Era tornato indietro per prenderle la mano ed aiutarla a non farsi
massacrare. E a quel contatto il cuore della ragazza sobbalzò, le gote
le si arrossarono, e per non farlo notare volse il viso verso il basso.
Kagome a sua volta venne in parte protetta dai due amici di Steve, addirittura
uno dei due si era messo dietro di lei e la teneva per le spalle, in modo da
farle da scudo.
Finalmente riuscirono ad entrare nel locale. Prima di tutto andarono al guardaroba
per lasciare i cappotti. Era dicembre e faceva piuttosto freddo, quindi tutti
avevano giacche e cappotti di pelle, decisamente scomodi ed ingombranti in una
situazione del genere.
Dopo aver lasciato le giacche, i ragazzi andarono verso il palco. Il locale
era originariamente una discoteca, quindi aveva una grossa pista centrale. Ma
lì c'era già molta gente, e se fossero rimasti lì non solo
le due ragazze avrebbero rischiato di rimanere schiacciate dalla gente, ma nessuno
di loro avrebbe visto molto lo spettacolo.
L'attenzione di Kagome venne però catturata da due scalinate laterali
che partivano dal piano superiore del locale, e che arrivavano fino al palco.
Se fossero riusciti ad andare lì, anche se avrebbero avuto una visuale
laterale del palco, sarebbero comunque riusciti a vedere bene lo spettacolo.
- Ery… Guarda lassù, ci sono due scalinate… Che dici, troveremo
il modo di arrivarci? - chiese Kagome all'amica.
- Proviamo! Steve, noi vorremmo provare a salire lassù - disse Ery al
bel ragazzo, indicando una delle due scalinate - voi cosa fate? - chiese infine.
Steve osservò per un attimo la scalinata.
- Ottima idea… Cerchiamo l'accesso a quelle scale! - disse Steve. Anche
gli amici erano d'accordo.
Andarono quindi in giro per il locale, finchè non trovarono delle scale
che sembravano portare al piano superiore… Ed infatti fu così.
Si trovarono al piano di sopra, dove c'erano diversi divanetti e il bar, e da
entrambi i lati, le scale in questione.
Scelsero di andare nella scala a destra del palco, dove ancora non c'era nessuno.
Scesero praticamente fino in fondo, si trovavano quasi sul palco. Avrebbero
visto benissimo da lì.
In attesa dell'inizio dello spettacolo si sedettero sugli scalini. Ery e Steve
sembravano essere molto amici, anche se in realtà si erano conosciuti
poco più di due ore prima.
Kagome era agitatissima, mancava meno di un'ora all'inizio del concerto, e
dopo di esso lei avrebbe conosciuto Allen Schezar… Non riusciva ancora
a crederci.
Quel ragazzo che da un mese l'assillava con la sua immagine sempre impressa
in primo piano nei suoi pensieri, con la sua voce sempre nelle sue orecchie,
accompagnata da quel rock ogni tanto cattivo e allo stesso tempo tanto dolce…
Era un sogno. Era già un sogno vederlo, e conoscerlo… Lo era ancor
di più.
Lentamente il locale si stava riempiendo di gente, ed anche le scalinate vennero
pian piano occupate dalle persone.
Mancava poco, molto poco… E Kagome avrebbe visto quel ragazzo magnifico,
quel cantante bravissimo, muoversi su quel palco… Le luci si spensero.
Kagome e gli altri si alzarono in piedi, voltandosi verso il palco. I musicisti
cominciarono a salire, li si poteva intravedere in quel buio.
Poi un urlo e le luci si accesero, tutte puntate su di lui, Allen Schezar.
Il cuore di Kagome accelerò i battiti al solo vederlo, e non appena iniziò
a cantare, la felicità, la gioia di essere lì le fecero versare
qualche lacrima, tanta era l'emozione che l'aveva assalita.
Commenti!!!!!! Vi prego ditemi qualcosa xkè è la prima volta
che provo a fare una ff di questo tipo e non so proprio come possa essere...
anche se fa schifo, ditemi che fa schifo!! Del resto quando l'ho scritta, quello
che Kagome sta vivendo era un sogno, ma ora mi si è trasformato in una
mezza realtà impossibile da vivere... cambia solo il soggetto maschile...
Eccomi! Ho avuto un po' da fare... ma ora finalmente sono in ferie! e x un
mese intero! Grazie ad Elychan che commenta sempre... smack!
Capitolo tre: Il concerto (Seconda Parte)
Allen era appena salito sul palco. Una strana forza si impadronì di
lui. Doveva dare il meglio di sé stesso, più delle altre volte.
Ma come mai? Inconsciamente scrutò tutto il pubblico, dapprima le persone
sotto il palco, e poi quelle sulle scalinate, prima a sinistra del palco e poi
a destra…
Kagome non credeva ai suoi occhi. Allen Schezar era lì a pochi metri
da lei, con un paio di aderentissimi pantaloni di pelle a vita bassissima, e
una maglietta nera totalmente aperta, solo legata attorno alla vita da due nastri,
anche se in modo molto morbido, cosicché ogniqualvolta lui si muoveva,
questa scivolava scoprendogli le spalle. Insomma, era un po' come se fosse senza
maglietta.
Allen aveva cominciato a cantare, stava guardando il pubblico… Prima
al centro, poi a sinistra… E infine a destra. Per una frazione di secondo
Kagome fu certa che Allen la stesse guardando. Di colpo lei sentì il
cuore batterle fortissimo in gola. Poi Allen distolse un momento lo sguardo,
per poi farlo tornare su di lei, facendole un cenno di saluto, sorridendo.
Lei pensò di svenire alla vista di quel sorriso, e a quel cenno di saluto.
Per un momento si chiese se sarebbe mai stata in grado di sostenere una normale
conversazione con lui.
Era bellissimo: Allen non faceva che saltare da una parte all'altra del palco,
aveva un'energia mostruosa. Kagome non smise un attimo di cantare e saltare.
Allen l'aveva vista. Era lei la ragazza che gli aveva scritto l'e-mail. Non
si spiegava il motivo di tutto quell'interesse verso di lei. Del resto, ne aveva
avute a bizzeffe di belle ragazze, lei non era mica la prima, in ventidue anni
di vita! Infatti Allen e Kagome avevano la stessa età.
Era bellissimo vedere tutta quella gente che cantava e saltava con lui, ma
ancor di più era bellissimo vedere lei che cantava e saltava con lui.
Ogni tanto lanciava ripetuti sguardi a quella ragazza, e lei sembrava rendersene
conto… era molto vicina al palco.
Quando Allen presentò il pezzo che si apprestava a cantare, intitolato
"In a darkened room", un boato di urla si levò dal pubblico.
Quella era davvero una canzone stupenda.
Ma alle orecchie di Allen, in mezzo alle tante urla, arrivò perfettamente
l'urlo di Kagome. Lei adorava quella canzone. Era la classica ballata rock che
Kagome adorava.
Lui si voltò a guardarla mentre cominciava a cantare. Lei cantava insieme
a lui, agitata più che mai. Alcune lacrime le scesero dagli occhi, lacrime
di gioia, che non passarono inosservate ad Allen.
Lui si mise a camminare lentamente per il palco, fino ad arrivare all'inizio
della scalinata dove si trovava Kagome. Solo in quel momento Allen si accorse
che la ragazza era insieme ad altre persone, tra cui suo cugino Steve.
Allen salì gli scalini. Kagome tremava, Allen era a pochi passi da lei.
Era di una bellezza accecante. I capelli biondi gli cadevano scompigliati ai
lati del viso, viso semplicemente stupendo, perfetto.
Allen le era sempre più vicino, fino ad arrivare ad un passo da lei.
La guardava negli occhi, e continuava a cantare. Ironia della sorte quella era
una delle canzoni preferite di Kagome.
Anche lei cantava, finchè lui le cinse le spalle con un braccio, e avvicinò
il microfono a lei. Lui continuò a cantare, avvicinando molto in viso
a quello della ragazza, per poter condividere il microfono.
Ma lei non pronunciò più una parola.
Durante il pezzo di chitarra, Allen si avvicinò a Kagome e le sussurrò
all'orecchio:
- So che hai una bella voce, ti ho sentita cantare un attimo fa. Canta insieme
a me -
Lei annuì. Anche Allen, come tutti i musicisti, aveva un udito fino
al punto di distinguere un suono ben preciso in mezzo ad un gran casino.
Cantarono insieme il ritornello, poi Allen lentamente si allontanò da
lei, ma prima di farlo le accarezzò la mano, e le fece un cenno come
a dire "ci vediamo dopo".
Kagome pensò di morire in quegli attimi. Ery, non appena Allen si allontanò,
corse da Kagome e la abbracciò. Kagome guardò l'amica con aria
interrogativa.
- Ti rendi conto Kagome? Ti rendi conto che hai cantato con lui? E che ti ha
abbracciata? - le urlò Ery, al settimo cielo per l'amica.
- Non esagerare, mi ha messo un braccio intorno alle spalle! - rispose Kagome,
viola in faccia.
- Lamentati! - ribatté Ery, tornando vicino a Steve.
Il concerto proseguì, Allen spesso si voltava a guardare Kagome, lei
gli sorrideva, e lui le sorrideva di rimando. Solo che un sorriso di Allen faceva
perdere un battito al cuore di Kagome, mentre di un sorriso della ragazza, Allen
non se ne faceva niente.
Almeno, questo era quello che pensava lei.
Ogni volta che Kagome sorrideva, Allen sentiva un calore avvolgerlo da dentro.
Quella ragazza aveva il potere di scaldargli il cuore con un semplice sorriso.
Era bellissimo vederla cantare con lui, cantare le sue canzoni, tenendogli sempre
gli occhi puntati addosso.
Sapere che a guardarlo c'era lei, quella ragazza che gli aveva scritto quelle
poche parole così dolci, semplici e sincere, lo faceva stare bene. Il
locale poteva essere anche vuoto, a lui bastava che ci fosse lei a vederlo.
Ma come mai una ragazza che non conosceva gli faceva provare tante sensazioni
diverse e bellissime? Come mai quando le si era avvicinato aveva avuto l'impulso
di stringerla più forte a sé? E perché il suo cuore aveva
aumentato il ritmo dei suoi battiti? Non se lo spiegava proprio.
Allen ora intonò una canzone che a Kagome piaceva tantissimo: "18
& Life", quella canzone che parla di due ragazzi di diciotto anni,
due amici, che per gioco prendono in mano una pistola, finchè uno dei
due per errore ferisce mortalmente l'altro…
Una canzone molto triste, ma anche molto bella. Belle le parole, bello il modo
in cui Allen la interpretava. A Kagome sfuggì una lacrima. Ancora adesso
non poteva credere di essere lì, al concerto, a pochi passi da lui, e
che a breve l'avrebbe conosciuto.
Lentamente il concerto volgeva al termine. L'ultima canzone era "Youth
gone wild". Kagome lo capì immediatamente perché Allen aveva
quelle stesse parole tatuate sull'avambraccio destro, e presentando il pezzo
incitò la gente ad urlare indicando proprio quel tatuaggio.
La canzone era molto bella, un ritmo che trasportava la folla. E in mezzo alla
folla c'era anche Kagome…
Un altro gioco di sguardi tra lei ed Allen, ancora una volta Kagome non riusciva
a crederci, e Allen non si spiegava perché quella ragazza lo attraesse
tanto. Non era solo una semplice attrazione fisica, cosa peraltro normale dal
momento che Kagome era una bellissima ragazza. Era qualcosa di diverso, qualcosa
di più…
Lui stesso poteva immaginare cosa fosse a spingerlo ad essere così attratto
da Kagome, ma non si spiegava come fosse possibile. In un certo senso le voleva
già bene, ma non capiva come mai, visto che non si conoscevano!
Poi Allen salutò il pubblico, il concerto era finito. Le luci tornarono
ad accendersi e lentamente la gente defluì dal locale.
Steve prese per mano Ery e la portò dall'entrata del backstage, con
un urlo chiamò il chitarrista dei Wild Children e lo salutò. Il
chitarrista, Dave, si avvicinò all'uomo della sicurezza che era davanti
all'entrata del backstage.
- Lasciali passare, sono amici - disse semplicemente Dave. Così l'uomo
si spostò lasciando passare sia Steve che Ery.
Una volta entrati, Dave li guidò fino al camerino del resto del gruppo.
Allen non appena vide il cugino lo salutò calorosamente e lo abbracciò.
Poi volse lo sguardo alla ragazza che era con lui. Era la ragazza che durante
il concerto era vicino a Kagome, e che ogni tanto le diceva qualcosa. Era evidente
che fossero amiche… ma se lei era lì, Kagome dov'era?
- Steve… Non mi presenti questa bella fanciulla? - chiese Allen con un
sorriso. La sua unica intenzione era quella di sapere dov'era Kagome.
- Oh si… Lei è Ery, l'ho conosciuta prima del concerto, al bar
qui accanto - disse Steve. Ery strinse timidamente la mano ad Allen. Poi il
cantante le rivolse subito una domanda.
- Kagome è tua amica vero? Dov'è finita? -
- Non so… Forse è ancora qui fuori che aspetta di entrare…
-
Kagome infatti stava litigando con quelli della sicurezza, che non la volevano
far passare.
- Chiedetelo ad Allen Schezar! Vedrete che vi dirà di farmi passare!
- diceva Kagome.
- Ragazzina, la tua scusa è vecchia ormai… - rispose uno della
sicurezza.
Allen aveva assistito alla scena, voleva andare là a prendere Kagome,
ma oltre a lei c'erano una miriade di ragazze che urlavano e lo chiamavano,
se fosse uscito avrebbe dovuto firmare autografi per più di due ore…
Andò quindi a cercare il suo manager.
- Ce l'hai la foto che ti ho dato ieri? - chiese Allen.
- Quale, quella della ragazza? - chiese il manager.
- Si -
- Si, ce l'ho. Perché? -
- Perché ora tu dovrai andarla a prendere. Quelli della sicurezza non
la fanno passare. Se ci fosse meno gente là fuori ci andrei io, ma c'è
troppa gente, e se esco mi passo la notte a firmare autografi -
- Ok, ok… -
Il manager si avvicinò a quelli della sicurezza, che ancora stavano
litigando con Kagome. Guardò bene la ragazza, poi guardò la foto,
e nuovamente la ragazza. Era lei, non c'era dubbio.
- Ragazzi, fatela passare, è un'amica - disse il manager. I due lo guardarono
un attimo, guardando poi la ragazza. Mentre passava Kagome rivolse uno sguardo
omicida ad entrambi, e loro si scusarono con lei.
- Io sono John, sono il manager dei Wild Children. Allen mi ha detto di aiutarti
a passare… - disse il manager, rivolto a Kagome.
- Grazie… - rispose lei, timidamente.
- Ma tu… Da quant'è che conosci Allen? Io non avevo mai sentito
parlare di te prima di ieri… Quando Allen mi ha dato questa tua foto dicendomi
che in caso di necessità avrei dovuto aiutarti ad entrare qui - chiese
John.
- Beh, ecco… Io non lo conosco, in realtà… Ci siamo solo
scritti un paio di e-mail… E lui mi ha detto che voleva fare due chiacchiere
con me - rispose timida Kagome.
- Ho capito… Beh, comunque siamo arrivati, questo è il loro camerino
- disse lui, facendo per andarsene. Ma Kagome lo fermò.
- Scusa ma… - Kagome non finì la frase che John le diede risposta
alla domanda che lei voleva fargli:
- Non preoccuparti, anche se si stanno cambiando, non si fanno certo problemi
se una ragazza li vede in mutande! E poi, dentro c'è già un'altra
ragazza - detto ciò, John si allontanò.
Kagome deglutì a vuoto e bussò. La porta venne aperta con estrema
velocità, e lei rimase imbambolata a guardarlo, senza dire una parola,
senza nemmeno respirare.
Anche lui rimase per un attimo senza fiato, Kagome era lì, davanti ai
suoi occhi, ed ora avrebbero potuto parlare liberamente…
Tanti casini col
lavoro, cambiato varie volte, ora –forse- sono riuscita a trovarne uno normale (web master e grafico), è quello che ho studiato…
Ma, soprattutto, il motivo che mi ha portata via da questo sito e soprattutto
da questa fanfic è il fatto che io ora sto vivendo il
sogno che tempo fa avevo scritto e che avete cominciato a leggere… non con il
soggetto al quale è ispirata questa storia, ma con un ragazzo di Göteborg, in Svezia… anche lui musicista, cantante, ci
siamo conosciuti a Torino, nel backstage (guarda a caso è il titolo del
capitolo) di un festival… sono andata a Göteborg due
volte, settembre e dicembre… dal 28 dicembre al 5 gennaio… sono tornata da
nemmeno una settimana. Sto parecchio male, mi manca… ma
ora vi lascio questo capitolo che, non so come, ho postato con coraggio
ritrovato dopo aver rivisto questo “Allen” svedese…
Ps.
Se ne avete voglia forse vi conviene darvi una breve
letta ai precedenti… non lo so, fate come volete, e scusate ancora…
Capitolo quattro: Il backstage
Tutti
si stavano facendo la doccia, tranne Allen che l’aveva fatta per primo, edora aveva i capelli
completamente bagnati. Aveva indosso solo un paio di jeans strettissimi, perché
i capelli gli sgocciolavano e non voleva bagnare una maglietta. Così a bagnarsi
era direttamente il suo corpo…
Bussarono
alla porta. Essendo lui l’unico disponibile ad aprire, oltre a suo cugino, andò
ad aprire la porta. Come al suo solito la aprì di scatto e con una velocità
assurda. Davanti a lui c’era Kagome.
Non
appena la vide, il respiro si fece pesante, gli sembrava che tutta l’aria che
aveva intorno non gli bastasse. Rimase alcuni istanti
a fissarla imbambolato. Si spiegava sempre meno quella sua reazione, non
riusciva proprio a capire perché una ragazza che non conosceva nemmeno gli
faceva quell’effetto.
Anche Kagome rimase pietrificata per alcuni istanti. Allen le si parò davanti, le sembrò
ancora più bello del solito… aveva i capelli completamente bagnati, che
lasciavano cadere alcune gocce che andavano a percorrere i lineamenti del suo
corpo. Un paio di jeans strettissimi non facevano
altro che evidenziare maggiormente le lunghe e snelle gambe.
Era meraviglioso, non c’era nulla da dire.
Dopo
alcuni attimi, Allen la salutò e la fece accomodare. Non appena entrò vide
Steve e Ery. Sgranò gli occhi.
-Ragazzi! Cosa ci fate voi qui? – chiese Kagome. Ery guardò Steve.
-Io… Io… Io
ed Allen siamo cugini… - disse timidamente Steve.
-Lo sapevo
io! Era troppo sospetta la vostra somiglianza! – disse Kagome. Ora che i due
ragazzi erano vicini uno all’altro si poteva vedere
come le uniche differenze tra i due erano il colore degli occhi e dei capelli.
Inoltre, i capelli di Steve erano poco poco
più mossi di quelli di Allen. Ma solo un occhio
particolarmente attento se ne sarebbe accorto.
Tutto
il discorso era stato fatto in giapponese, non pensando che Allen non capiva nulla di giapponese. Infatti
li guardava non capendo assolutamente niente, ma intuendo dai loro gesti che
stavano parlando di lui.
Ci
pensò Steve a tradurre tutto al cugino, che sorrise. Poi guardò Kagome e la
fece sedere accanto a lui. Ma erano su una poltrona,
che per quanto fosse larga era sempre da un posto, quindi erano seduti
vicinissimi.
Nel
frattempo gli altri musicisti uscirono dalla doccia. Il camerino era molto
grande, così non disturbarono assolutamente le due “coppiette”, come già i
musicisti li definivano.
Steve
non sembrava molto contento delle attenzioni che Allen prestava a Kagome.
-Steve… C’è
qualcosa che non va? Mi sembri strano… - chiese Ery.
-No… È che…
Vieni con me! – Steve si alzò e prese per mano Ery,
andando fuori dal camerino, nel corridoio.
-Che hai? Da quando è arrivata Kagome mi
sembri strano… -
-Si… È
proprio lei il motivo… Tu saprai benissimo che Allen è perennemente circondato
da ragazze che perdono la testa per lui… -
-Lo so –
-E proprio
per questo mi preoccupo… Lui è abituato a passare la notte con una ragazza,
sapendo che non la rivedrà mai più e che il giorno dopo ne avrà
un’altra… -
-Steve, so
dove vuoi arrivare. Kagome non è una stupida, e Allen non mi pare che sia uno
che forza una ragazza a fare qualcosa che non le va… Se questa notte la
passeranno insieme, sarà perché lo vogliono entrambi, coscienti del fatto che
domani mattina ognuno andrà per la sua strada. Se
invece tra loro non succederà niente, sarà sempre una loro scelta. Non devi
preoccuparti –
Lui
annuì solamente, e insieme rientrarono nel camerino. Trovarono Allen e Kagome
seduti sulla poltrona, dove li avevano lasciati, che stavano parlando sorseggiando
una birra.
Ridevano
e scherzavano. Kagome era al settimo cielo, lo si
vedeva lontano un miglio. E anche Allen sembrava
contento, Steve, che lo conosceva abbastanza bene, lo confermò.
-Non ho mai
visto mio cugino così… Sereno. Non sembra nemmeno lui. È
strano… - disse ad Ery, in un sussurro.
-Beh… Meglio,
no? Evidentemente sarà contento della compagnia di Kagome… Per tutto il
concerto non ha fatto che guardarla, hai visto? –
-Si, e mi è
sembrato strano… Aveva una luce particolare negli
occhi –
-Cioè? –
-Non lo so,
ma la guardava come io non l’ho mai visto guardare
nessun altra ragazza –
-Gli piacerà…
-
-Questo è
sicuro – Steve le sorrise, e si appartarono su un
divanetto all’angolo opposto a dove si trovavano Allen e Kagome.
Allen
e Kagome stavano tranquillamente parlando. Lui le raccontava vari episodi
vissuti nella sua vita “on the road”, e lei ascoltava
interessata. Quel ragazzo aveva conosciuto praticamente
tutti i musicisti preferiti da Kagome…
-…e poi,
molto bello è stato il concerto che abbiamo fatto per
beneficenza a Mosca, dove oltre noi c’erano anche gli Scorpions,
i Cinderella, i MotleyCrüe, e i Bon Jovi… - raccontò il
cantante.
-I Bon Jovi? – chiese Kagome, emozionata. I Bon Jovierano un’altro dei suoi
gruppi preferiti.
-Si… Siamo molto amici con loro… Ti piacciono? –
-Tantissimo…
Li adoro! –
-Allora se
capiterà l’occasione te li farò conoscere –
Kagome
non disse nulla, gli fece solo un sorriso pieno di
gratitudine. Nonostante tutto il successo, e la sua notevole
bellezza, Allen appariva un ragazzo semplice, normale. Non era affatto un esaltato, anzi, era un ragazzo molto
umile, al punto che non riconosceva nemmeno totalmente le sue capacità
artistiche.
-Sai perché
ti ho chiesto subito di venire qui? – chiese ad un
tratto Allen, rivolgendosi a Kagome.
-Beh… Me lo
chiedo io stessa! Quello che mi hai scritto mi ha lasciata
perplessa, perché non mi sembrava di averti detto nulla di particolare… -
rispose la ragazza, che voleva capire cosa l’avesse colpito tanto delle sue
semplici parole.
-Vedi… Io
quotidianamente ricevo molte e-mail, lettere, messaggi sul sito… Tutti messaggi di ragazze che non fanno altro che elogiarmi per la
mia bellezza. Quello che ti dico non fraintenderlo,
perché a me non piace esaltarmi con la gente solo perché ho delle ammiratrici. Ma il punto è che tu sei stata l’unica ragazza che mi ha
fatto dei complimenti sulle mie doti artistiche, e non sul mio aspetto.
Sinceramente tutte le ragazze che mi scrivono “sei bellissimo” e cose molto più spinte le lascio perdere dal principio. A me piace
essere rispettato e, perché no, elogiato, ma per quello che faccio, non per
quello che sono. Se sono così il merito
è della natura, non mio! E nessuna mai mi fa uno
straccio di complimento per quello che faccio – spiegò Allen. Poi continuò: -
Sai quante ragazze, tra il pubblico di stasera, erano lì solo
per vedere me, o Dave? Le riconosco subito: sono quelle che non ti scollano un
attimo gli occhi d’addosso e che non cantano nemmeno due parole della tua
canzone più famosa… -
-Ora capisco…
Beh, io onestamente non ho pensato molto su cosa scriverti, ti ho scritto e basta! Ti ho scritto quello che mi è venuto
naturale scriverti… -
-È proprio
questo il bello: tu non mi hai scritto niente di particolare, solo quello che
pensi… E questo mi ha reso felice, te lo giuro… -
-Sono
contenta… -
-Tu sei una
persona semplice e sincera, lo si vede subito… -
Kagome
stava davvero bene. Allen era davvero una bella persona. Una persona per nulla
raffinata (basti pensare che stava semi sdraiato sulla
poltrona, con i piedi sul tavolino di fronte, a sorseggiare una birra) ma allo
stesso tempo gentile e simpatica.
Solo ora, lentamente, lei stava realizzando quello
che le stava succedendo. Era seduta attaccata a quel magnifico ragazzo che la
prima volta aveva visto in un poster nella camera della sua amica.
Dave
si avvicinò a Steve. Il ragazzo si voltò, ed istintivamente si voltò anche Ery.
-Scusate se vi interrompo, ma… Steve, vorrei parlarti un attimo – i due
ragazzi si allontanarono, lasciando Ery da sola.
-Dimmi pure…
-
-Uno dei
ragazzi dello staff, quelli che montano e smontano la
strumentazione, deve tornare a casa e non continuerà la tournèe con noi.
Verresti tu a sostituirlo? Ovviamente saresti spesato e pagato… -
-Dici
davvero? –
-Certo… È
stato Allen il primo a pensare a te, come valido sostituto –
-Beh, allora…
Accetto volentieri! – una stretta di mano, e Steve tornò da Ery.
Quella
ragazza gli piaceva molto, ma aveva appena accettato un lavoro dove avrebbe
guadagnato bene, ma che l’avrebbe portato in giro per il mondo. E lui non voleva allontanarsi da lei.
Semplicemente,
quando Dave gli aveva offerto il lavoro, lui non ci aveva pensato. Non aveva
pensato che così facendo sarebbe stato lontano dal Giappone, e quindi da Ery.
La
ragazza notò subito un velo di tristezza nello sguardo di Steve. Era stato via
appena due minuti ed era cambiato. Cosa poteva avergli
detto Dave, per farlo intristire così?
-Ehi, tutto
bene? – chiese timidamente Ery a Steve.
-Si, si…
Tutto bene… - il tono della voce di Steve era in evidente contrasto con le sue
parole. Ery se ne accorse immediatamente.
-Sei sicuro…?
–
-Beh, ecco…
In effetti… Dave mi ha offerto di lavorare per loro… -
-Ma è fantastico! Dovresti
essere contento, no? –
-Si, lo sono, ma… Da una parte non voglio
lasciare il Giappone. Ho da poco conosciuto una persona che vorrei conoscere meglio, e allontanandomi dal Giappone… La perderò…
- Ery a quelle parole sentì qualcosa spezzarsi nel suo cuore. Aveva conosciuto
una persona? Sicuramente si trattava di una ragazza… Era troppo bello per essere vero, un ragazzo così bello, dolce e simpatico
che non aveva una ragazza… Ma cercò di non far notare il suo sconforto.
-Non
preoccuparti… Se questa persona tiene a te, non ti dimenticherà di certo! –
rispose Ery, con un sorriso tirato.
-Si, ma… Io
non voglio abbandonarla. Voglio stare con lei, ma voglio anche questo lavoro… -
-Steve,
entrambe le cose non puoi farle… Soprattutto se si tratta di una ragazza che
hai conosciuto da poco, segui il tuo lavoro… Se al tuo ritorno lei ti
aspetterà, bene… Se no… Ragazze ce ne sono tante al mondo… - le parole che Ery
aveva detto la preoccupavano non poco: gli aveva detto
che c’erano tante ragazze al mondo, ed era vero…
E
se Steve ne avesse conosciuta una all’estero? Non
volle pensarci. Lo aveva appena conosciuto, ma le sembrava già di essersi
affezionata.
Allen
e Kagome ora discutevano sulla voce della ragazza. Allen sosteneva che lei
avesse una gran bella voce, lei negava spudoratamente. Poi Allen guardò l’ora,
e cambiò argomento:
-Kagome… Dove
abiti? –
-Abito
in un tempio, a circa un’ora e mezza di strada da qui –
-Capisco… -
-E voi in quale albergo siete? –
-Siamo allo
Sheraton –
Kagome
a quella notizia sgranò gli occhi.
-Allo
Sheraton? Ma è proprio vicino a casa mia! –
-Ma figurati! –
-Davvero! –
-Allora che
ne dici di farti accompagnare a casa da un cantante
che è rimasto piacevolmente colpito da questa simpatica ragazza? – le disse
Allen, sorridendo.
Nel
frattempo le prese la mano, accarezzandola lievemente. Kagome arrossì un poco,
ed annuì sorridendo. Poi però pensò che non poteva far
tornare Ery da sola…
-Però… La mia amica… Ery… Io sono venuta in
macchina con lei, non voglio lasciarla sola… - disse Kagome. Allen si voltò
verso Ery e Steve. Li guardò un attimo per poi tornare a guardare Kagome.
-Tranquilla,
la tua amica stasera non tornerà a casa da sola… - Kagome a sua volta si voltò
verso Ery, che ancora parlava con Steve. Tornò a
guardare Allen e gli fece un sorriso.
L’ora
era tarda, il resto del gruppo tornò in albergo con il loro tour bus privato,
Ery e Steve tornarono a casa con la macchina della
ragazza, ed Allen convinse Kagome a prendere un taxi.
Kagome
non voleva prendere il taxi semplicemente perché andare fino a casa sua sarebbe
stata una spesa piuttosto corposa… e Allen aveva insistito per pagare lui… Ma evidentemente a queste cose il ragazzo non vi badava
più di tanto.
Una volta saliti in macchina, Kagome indicò al tassista la
destinazione. Allen cinse le spalle di Kagome con un braccio, e lei appoggiò la
testa alla spalla del ragazzo. La tristezza cominciò ad assalirla. Quelli erano
gli ultimi attimi che avrebbero passato insieme. Come a leggerle nella mente,
Allen diede voce alla sua tristezza.
-Sai… Mi
spiace che questa serata sia già finita… Domani mattina noi partiremo per la California,
e… Mi dispiace che tu non sarai con me. È stato bello starti vicino, parlare
con te… Ed anche cantare davanti a te… - dicendo questo, Allen appoggiò
delicatamente la testa a quella della ragazza.
Le
sue parole erano così belle e sincere che a Kagome non potè non sfuggire una lacrima. Allen se ne accorse,
ma non disse niente. Per il resto del viaggio rimasero in silenzio, nella
posizione in cui si trovavano.
Ery
e Steve parlavano ormai da tutta la sera, di qualsiasi cosa. Si trovavano
straordinariamente bene insieme. Ed Ery aveva scoperto
che Steve abitava proprio poco lontano da lei. Ma
purtroppo erano arrivati a destinazione, ossia davanti all’abitazione del
ragazzo. Ery scese dalla macchina, per poterlo salutare meglio. Non l’avrebbe
mai più rivisto. O, almeno, era convinta di questo.
Steve
la abbracciò forte, e la tenne stretta a sé per alcuni lunghi istanti. Anche lei lo abbracciò, non volevano interrompere quel
contatto. Interrompendolo si sarebbero detti addio.
Ma
poi, inevitabilmente, pian piano allentarono la
stretta, fino a trovarsi l’uno di fronte all’altra.
-Così… Stiamo
per dirci addio… - la voce di Ery era bassa,
sofferente. Sembrava quasi che stesse per piangere. Steve fece un passo avanti,
avvicinandosi a lei.
-Non
necessariamente –
Ery
lo guardò, stranita. Lui, rispondendo a una muta
domanda, continuò:
-Ho notato
come, quando ti ho detto che sono triste perché
lasciando il Giappone lascerò una ragazza appena conosciuta, tu ti sei
intristita. Ma quella ragazza, altri non sei che tu… Io ti ho appena conosciuta, ma non voglio perderti… -
Ery
era sull’orlo del pianto, ma si trattenne. Cercò anche di essere
razionale.
-Steve, è inevitabile… Quando tornerai, se ancora ti ricorderai di me,
potremo provare a conoscerci meglio… -
-No, non mi
va. Io non ti voglio abbandonare –
-Ma tu hai
trovato una lavoro, e non devi lasciarlo per nulla al
mondo! –
-Non ho mai
detto di voler abbandonare questo lavoro. C’è una soluzione che mi
permetterebbe di lavorare, e di stare con te allo stesso tempo –
Ery
lo guardò con aria interrogativa.
-Ery… - Steve
le prese le mani, tornando poi a guardarla negli occhi, serio – Tu… Tu potresti
venire in tournèe con noi! In questo modo passeremmo tutti i giorni insieme! E
saresti nel tuo mondo… Quasi ogni sera un concerto… -
Ery,
alla richiesta di Steve, sbiancò. Lei non aveva una famiglia,
quindi nessuno glielo avrebbe impedito. Ma
sarebbe stata la scelta giusta?
Steve
notò la perplessità nello sguardo della ragazza, e le disse solo: - Domani mattina un taxi ti verrà a prendere. Tu sei libera di salirci,
oppure no. Io ti aspetterò all’aeroporto, e quando
vedrò arrivare il taxi capirò la tua risposta…
buonanotte –
Le
diede un bacio sulla guancia, ed entrò in casa.
Grazie ad Elychan x il commento! Questa storia, quella che sto vivendo, è molto, troppo simile a questa, che ho scritto prima di conoscere "il mio Allen"... ci sono anche state un po' di incomprensioni, ma tutto è stato chiarito...
E ora il quinto capitolo...
Capitolo cinque: In tour
Allen
e Kagome erano davanti al tempio in cui viveva la ragazza.
-Questo…
Èun addio… - disse Kagome, triste.
-Si, ma… Io…
Sono stato bene con te, davvero molto… Io… vorrei che tu… Venissi con me. La
tua presenza mi ha dato una carica particolare, questa sera… - chiese Allen.
-Io? Ma come
faccio? – chiese Kagome, sconcertata.
-Semplice: io
domani mattina ti vengo a prendere in taxi, tu stasera prepari le valigie… Ed
andremo insieme in California! –
Kagome
non disse nulla, si mise solo a riflettere su cosa aveva da perderci: il
lavoro. Un lavoro senza un contratto, dove quindi non aveva ferie pagate, e
dove non doveva dare alcun preavviso per il licenziamento. E dove, inoltre, la
trattavano male e le davano una cifra irrisoria come stipendio. Beh, non
avrebbe avuto da perderci molto.
Il
più era la sua famiglia… Beh, gli avrebbe detto che le avevano offerto di
lavorare per loro. Come truccatrice, o scenografa… Qualcosa si sarebbe
inventata. Le sembrava di fare la cosa più deficiente che avesse mai fatto in
vita sua, ma allo stesso tempo sentiva di volerlo fare. Era come se un sesto
senso la guidasse fino ad Allen.
-Allora, che
ne pensi? – le chiese il ragazzo.
-Accetto –
disse semplicemente lei.
-Davvero? –
-Si, davvero
–
Allen
la abbracciò forte, e lei lo strinse a sua volta.
-Allora ci
vediamo domani mattina. Dovresti riuscire a fare il biglietto direttamente in
aeroporto, tanto non sarai l’unica a doverlo fare… -
-Eh? – Kagome
non capiva a cosa si fosse riferito Allen.
-Non ti
preoccupare, domani vedrai –
Allen
la abbracciò ancora, baciandole con dolcezza una guancia. Poi si allontanò con
il taxi, verso il suo albergo.
Kagome,
entrata in casa, chiamò subito Ery, sperando che fosse ancora sveglia. Uno
squillo, e l’amica rispose subito.
-Ciao… Sei a
casa? – chiese Kagome all’amica.
-Si, sono
arrivata da una decina di minuti… -
-Io sono
entrata adesso… Devo dirti una cosa! – annunciò Kagome, euforica.
-Anch’io devo
dirti una cosa… - rispose Ery.
-Prima tu! –
la incitò Kagome, curiosa.
-Ok… Steve domani
partirà con i Wild Children, lavorerà per loro, e mi ha chiesto di partire con
lui… -
-Ma è
bellissimo! –
-Si, ma… Non
gli ho ancora dato una risposta… Mi ha detto che mi manderà un taxi domani e
che lui mi aspetterà all’aeroporto… E se non mi vedrà partirà senza di me… -
-Ma tu ci
andrai, vero? –
-Non lo so
ancora… E tu cosa dovevi raccontarmi? –
-Ecco… Io…
Allen… Mi ha chiesto di partire con loro… Ma io ho accettato subito…! –
-Davvero?
Questo mi conforta… Questa partenza improvvisa è un salto nel buio per
entrambe, ma se lo faremo assieme sono sicura che andrà bene… -
-Allora
accetti la proposta di Steve? –
-A questo
punto direi proprio di si… -
-Perfetto!
Allora ci vediamo domani! –
-Notte! –
Le
due ragazze terminarono la conversazione. Entrambe ora dovevano dedicare le
poche ore che le separavano dalla partenza, alla preparazione delle valigie…
Un
taxi era fermo accanto ad una scalinata che, salendo verso l’alto, raggiungeva
un tempio. Quella era la casa di Kagome. E fuori dal taxi, che fumava una
sigaretta, c’era un ragazzo meraviglioso. Ogni donna, qualsiasi età ella
avesse, alla vista di quello splendido ragazzo si voltava a guardarlo. Sembrava
essere in attesa di qualcuno, lo sguardo rivolto in cima alla scalinata.
D’un
tratto, una ragazza con molte borse e valigie comparve in cima alle scale. Lui
con un agile scatto la raggiunse, la salutò con un sorriso, e le diede una mano
a portare giù i bagagli.
Una
volta caricato tutto, il taxi partì, diretto all’aeroporto. I due ragazzi
all’interno dell’auto non facevano che sorridersi e stringersi reciprocamente
le mani, scambiandosi talvolta anche qualche carezza. Sembravano una coppietta
che stava per partire per le vacanze.
-Come stai? -
chiese Allen a Kagome.
-Sono
emozionatissima – rispose lei.
-Per quale
motivo? –
-Beh… Fino a
ieri voi per me eravate lontani anni luce da me… Eravate uno dei miei gruppi
preferiti, ed irraggiungibili… Ed ora sto per partire con voi, con te… - le
ultime due parole Kagome le pronunciò a bassa voce, fissando il suo sguardo in
quello di Allen.
Vennero distratti dal tassista che gli
indicò l’aeroporto. Erano arrivati. Scaricarono i bagagli e, non appena entrati
nell’atrio, un uragano investì Kagome: era Ery, estremamente felice per essere
in partenza insieme alla sua amica, per quello che era il loro sogno. Poco
lontano da lì, Steve le guardava, sorridendo. Tutti, tranne Steve ed Ery,
rimasero sbalorditi vedendo arrivare Allen con Kagome. In genere lui le ragazze
non se le portava in tour, anche perché per ogni luogo visitato trovava una
ragazza diversa.
Dave si era accorto già dalla sera prima
che in Allen c’era qualcosa di diverso. Durante lo spettacolo spessissimo lo
aveva sorpreso a guardare verso quella ragazza.
Sempre la stessa, quella che gli aveva
mandato la sua foto, che lui ancora teneva nel portafoglio, quella che aveva
cantato un pezzo di una canzone con lui, quella che dopo il concerto era andata
nel backstage, quella che Allen aveva voluto accompagnare a casa, quella che
quella stessa mattina era arrivata per mano con Allen.
Il ragazzo non aveva mai mostrato tutte
queste attenzioni verso una donna, anche perché con la sua fama rischiava di
farsi sfruttare da qualche stronza. Ma quella… Kagome, si chiamava… Lei no, lei
sembrava essere brava, sincera. E lui… Sembrava prestarle particolare riguardo,
non l’aveva mai visto così.
John aveva provveduto a prendere i
biglietti aerei per le due ragazze, e dopo aver fatto il check-in, ognuno aveva
la possibilità di gironzolare un po’ per l’aeroporto in attesa dell’imbarco.
Ery, Steve, Allen e Kagome decisero di
andare a mangiare assieme, in un ristorante italiano che si trovava poco
lontano dal gate dove era previsto l’imbarco, per le due del pomeriggio.
I quattro si abbuffarono, cercando di
impedire ad Allen di pagare, senza tuttavia riuscirci. Il commento del cantante
fu: - Steve, tu vieni con noi per lavorare, e sei spesato, Kagome è mia ospite,
e Ery… Mi andava di offrirle il pranzo, ok? –
Il ragazzo annuì, ringraziandolo a bassa
voce. Allen era così diverso da come lo ricordava… Possibile che in un anno
fosse cambiato tanto? Lui aveva la netta impressione che ad averlo cambiato
così fosse stata Kagome, in poche ore.
Ery e Steve dopo il pranzo andarono a fare
un giro da soli, dando così la possibilità anche a Kagome ed Allen di passare
un po’ di tempo senza altre persone intorno.
Kagome era piuttosto stanca, e Allen lo
notò immediatamente.
-Sei stanca?
– chiese il ragazzo, mentre si sedevano sulle poltroncine in attesa
dell’imbarco.
-Un po’… Sai,
per preparare i bagagli, stanotte, non ho dormito per niente! – rispose la
ragazza, sbadigliando.
Allen
le fece appoggiare la testa sulla sua spalla e le disse:
-Tranquilla,
tanto quando arriveremo là saranno le tre di notte, ed andremo dritti a dormire
–
-Le tre di
notte? –
-Si! –
-Ma… Quante
ore di aereo dobbiamo sopportare? –
-Sono sei
ore, ma se consideri il fuso orario… torniamo indietro di diciassette ore –
-O mio dio…
Quindi rimarrò stordita per tre giorni! –
-Tra tre
giorni saremo a New York, che rispetto a Los Angeles è avanti di tre ore… Solo
domani potremo gironzolare un po’… Poi fino a dopo il concerto a New York non
avremo molto tempo libero –
-Quindi un
altro cambiamento d’ora? Ma come fate a reggere una vita simile? –
-Beh,
chiamala passione, abitudine, lavoro… Ma se non ti va sei ancora in tempo a
tornare indietro! –
-Assolutamente
no! – rispose Kagome, avvicinandosi un po’ di più al ragazzo, come a voler dire
che lei non aveva alcuna intenzione di allontanarsi di un solo millimetro da
lui.
Lei
ancora non poteva crederci. In pochi attimi la sua vita era cambiata
radicalmente. C’era ancora un sogno che avrebbe tanto voluto realizzare…
Baciare Allen. Ma non c’era fretta, non voleva rovinare tutto. Al momento era
un po’ come se fossero amici, si conoscevano da poche ore ma già lei si sentiva
in un certo senso legata a lui.
Ogni
tanto si soffermava a guardare quel viso meraviglioso, quelle labbra così
attraenti… Ed ogni volta lui se ne accorgeva, voltandosi verso di lei esibendo
uno dei suoi magnifici sorrisi… Quando lui faceva così lei credeva di svenire.
Una
voce agli altoparlanti richiamò l’attenzione dei viaggiatori diretti a Los
Angeles. Erano le due, ed era il momento di imbarcarsi. Kagome non aveva detto
a nessuno quanto fosse terrorizzata dall’aereo.
Kagome
ed Allen si sedettero nei posti assegnatigli, fortunatamente uno vicino
all’altro. Allen era dal finestrino, e Kagome ogni momento si sporgeva per
vedere, finendo irrimediabilmente sopra al ragazzo.
Alla
prima, seppur lievissima, turbolenza, Kagome rimase ferma, immobile, tesa come
una corda di violino.
-Tutto bene?
– le chiese Allen, con un sorriso. Kagome aveva infatti la tipica faccia di chi
ha il terrore dell’aereo.
-Si… Si,
tutto… Bene… - rispose lei, con voce tremante, che la tradì.
-Hai per caso
paura dell’aereo? – chiese lui, prendendola bonariamente in giro.
-N… No…
Assolutamente… - ma la voce di Kagome tremava sempre di più.
-Dai che si
vede lontano un miglio che hai paura… Hai la tipica faccia di una che è
terrorizzata dall’aereo… -
-Davvero? Si
vede così tanto? – gli chiese lei, sottovoce.
-Si… Ma stai
tranquilla, non succede niente… Solo qualche piccola nuvola – la rassicurò
Allen, prendendole la mano.
-Vedrai, la
paura ti passerà, stando con noi. Questo è il nostro unico mezzo di trasporto,
praticamente – continuò poi il ragazzo.
Kagome
deglutì a vuoto. Beh, sicuramente, prendendo un aereo ogni due o tre giorni, o
le sarebbe passata la paura, o sarebbe morta proprio per quest’ultima!
Le
turbolenze erano finite, e con loro, anche il viaggio volgeva al termine.
Presto sarebbero arrivati in aeroporto.
Dopo
aver preso i bagagli, i ragazzi trovarono un pullman ad aspettarli. Era un
pullman gigantesco tutto per loro. Kagome era stanchissima, e si addormentò
appoggiata alla spalla del suo adorato Allen.
Lui,
nel breve tragitto che dovevano percorrere in pullman, osservò Kagome, che
dormiva sulla sua spalla. Come era bella quella ragazza… Era praticamente
perfetta. Ed aveva un bel carattere, era simpatica, dolce… Quel giorno
l’avevano passato interamente insieme, e lui non si era mai sentito così bene.
Arrivarono
all’albergo.
-Kagome…
Svegliati… Siamo arrivati… - disse Allen, scuotendo dolcemente la ragazza.
-Mh? Yawn! – sbadigliò
Kagome. Poi, guardando fuori i suoi occhi si spalancarono improvvisamente.
Erano davanti ad un albergo enorme, con un parco grande e curatissimo, e
davanti all’entrata vi era una bella ed ampia fontana.
-Questo… È il
nostro albergo? – chiese lei, incredula.
-Si… C’è
qualcosa che non va? – chiese lui, non capendo lo stupore della ragazza.
-No, è che…
Èfantastico! – disse lei.
Lentamente
scesero dal pullman, entrando così nella lussuosissima hall dell’albergo.
John
raccolse i documenti di ognuno e si occupò di farsi dare le chiavi delle
camere. Poi andò verso il gruppo ed iniziò a distribuirle.
John
aveva consegnato le chiavi delle stanze a tutti, restavano davanti a lui
Kagome, Ery, Steve ed Allen. Kagome, fino a quel momento, non si era domandata
come sarebbero state le disposizioni delle camere. Ma adesso si chiedeva se
sarebbe stata con Ery… Da sola… O… O forse… Con Allen?
L’ultima
ipotesi, seppur molto allettante, l’avrebbe volentieri evitata, almeno per il
momento. Voleva infatti che, se doveva succedere qualcosa tra loro due,
accadesse in modo naturale, e non forzato dalle situazioni.
John
diede due chiavi, una a Steve, ed una a Ery. Erano in camere singole, quindi
separate. Allora anche Kagome e Allen…
-Ragazzi, io
non so cosa preferite, ma per questa notte vi prego di accontentarvi, se
vorrete domani vi farete cambiare le stanze… Allen, sei in una singola, e tu
Kagome… Anche - il tono quasi dispiaciuto del manager mise in estremo imbarazzo
Kagome, che non disse nulla.
In
una situazione così delicata era sicura che, se avesse parlato, avrebbe detto
qualcosa che avrebbe fatto intendere ad Allen o che lei non voleva affatto
dividere una stanza con lui, o l’esatto opposto… Quindi era meglio tacere…
-Va benissimo
così, non ti preoccupare. Ora andiamo che siamo tutti stanchi – rispose Allen,
tranquillo.
La
stanza di Kagome era al secondo piano, quelle di Allen e John al terzo. La
ragazza salutò velocemente i due prima di scendere dall’ascensore. Quindi
ognuno entrò nella propria stanza.
Kagome
rimase sbalordita dall’eleganza della sua camera: ben arredata, con un grosso
bagno con vasca ad idromassaggio. La portafinestra dava accesso ad uno
splendido ed enorme terrazzino, con tavolino e due poltroncine, dal quale aveva
una bellissima vista della città di Los Angeles. Faceva un po’ freddo, ma non
le importò. Era la prima volta che andava in quella città, e già solo il fatto
di essere lì, per lei, era un sogno.
Sistemò
velocemente il minimo indispensabile, preso dai bagagli, si lavò e si infilò a
letto. Ma non dormì, pensò. E pensò a lungo…
Allen
era entrato nella sua camera. Non badò a nulla e si sdraiò sul letto, senza
nemmeno togliersi i vestiti. Guardando il soffitto, al buio, si mise a pensare
a tutto quel che gli era successo in un solo giorno. Si era affezionato molto a
quella ragazza, Kagome. Erano stati insieme tutta la giornata, ed ora, dopo
appena dieci minuti che lei non era più con lui, ne sentiva già la mancanza.
Dio,
quant’era bella… Non si era mai affezionato così a nessuna ragazza, era la
prima volta che voleva bene ad una persona. Se così non fosse, infatti, se la
sarebbe portata a letto la notte precedente, e mai le avrebbe chiesto di
seguirlo in tournèe. Come aveva sempre fatto, insomma.
Ma
lei non era una delle tante sgualdrinelle che gli si buttavano tra le braccia.
Lei era una ragazza seria, intelligente, che lo apprezzava non solo per il suo
aspetto, ma anche per quello che faceva. Che lui piacesse a Kagome non era
infatti un mistero, più volte quel giorno, ed anche la sera precedente, l’aveva
sorpresa a guardarlo con aria sognante. Ma questo non poteva che fargli
piacere, perché anche a lui piaceva lei.
Voleva
vederla, voleva parlarle. Si, doveva andare nella sua stanza, e se non si fosse
già addormentata sarebbe stato un po’ lì con lei. Uscì quindi dalla sua camera,
per andare in quella di Kagome.
Ma
nel corridoio si accorse di aver trascurato un piccolo particolare, che però
era molto rilevante: che numero era la stanza di Kagome? L’unico a saperlo,
forse, era John…
Non
finì di formulare quel pensiero, che Allen si trovò già a bussare alla porta
del suo manager.
John
andò ad aprire la porta, con aria assonnata. Era evidente che stava per andare
a dormire, infatti indossava solo un paio di boxer e una maglietta, ed aprì la
porta sbadigliando.
-Che numero è
la stanza di Kagome? – chiese subito Allen.
-Ma sono le quattro
del mattino, e la notte scorsa non abbiamo praticamente dormito… Non ce la fai
proprio a frenare gli ormoni? – chiese il manager.
-Scemo… Non
vado mica là ad importunarla… Volevo solo parlarle un po’… - rispose Allen.
-Si, si, va
beh… È la numero 252 –
-Ok, grazie –
Così
Allen scese un piano di scale e si mise a cercare la stanza di Kagome.
Kagome
aveva appena indossato la sua camicia da notte preferita. Azzurra, di seta,
corta a metà coscia e con le spalline sottili. Era carina, sembrava quasi un
vestitino… Stava per infilarsi sotto le coperte, quando qualcuno bussò alla sua
porta.
Stancamente
la ragazza si alzò ed andò ad aprire. Quando davanti a lei vide Allen il sonno
le passò all’istante.
-Che ci fai
qui? – chiese lei.
-Non riesco a
dormire… Vorrei parlare un po’… - rispose Allen. Kagome si spostò aprendo un
po’ di più la porta, facendolo entrare. Il ragazzo notò subito la camicia da
notte di Kagome… Le stava benissimo, era ancora più bella del solito…
I
due ragazzi si sedettero sul letto. Tra loro calò un imbarazzante silenzio, ed
Allen ne uscì con la prima domanda che gli venne in mente.
-Non mi hai
ancora detto se ti è piaciuto il concerto, ieri sera –
-Certo che mi
è piaciuto! –
-Davvero? –
-Si… Tu hai
una voce fantastica… - l’aggettivo che meglio esprimeva l’opinione di Kagome
sulla voce di Allen era “sensuale”, ma ovviamente la ragazza non si azzardò a
dirgli una cosa simile.
-Sono
contento… E, dimmi, qual è la canzone che ti piace di più? – le chiese il
ragazzo.
-Vediamo…
Difficile a dirsi… Sono molto indecisa tra “18 & Life” e “In the darkened
room”, ma… Forse… La seconda, anche se le adoro entrambe… -
-Le adori
entrambe? Quindi, se io ti dicessi…
“Ricky was a young boy
He had a heart of stone…”
Tu continueresti a cantare? – quella di
Allen era una chiara ed innocua provocazione per farla cantare.
Quando
Allen aveva intonato i primi due versi di “18 & life”, sottovoce, Kagome
avvertì dei piccoli brividi percorrerle la schiena. Ma alla sua domanda non
rispose, non aveva alcuna voglia di cantare. Lei non sapeva cantare, e poi,
davanti ad un cantante di quel livello non aveva nessuna intenzione di fare
figuracce.
-Dai, canta con me… “Ricky was a young boy, he had a
heart of stone…” – nulla, Kagome non lo seguiva. Si vergognava…
Allen
si avvicinò un po’ di più a lei, scostandole con due dita una ciocca di capelli
che le copriva il viso. Quel gesto fece agitare il cuore di Kagome, che aumentò
di molto il ritmo dei suoi battiti. La guardò e continuò:
“Lived nine to five and worked his
fingers to the bone”
Niente,
ancora Kagome non cantava. Il ragazzo ripeté ancora una volta i versi, e
Kagome, finalmente, anche se in un sussurro, si decise ad andare avanti:
“Just barely out of school
Came from the edge of town”
Quindi
Allen prese a cantare insieme a lei tutta la canzone. Entrambi cantavano
sottovoce, non potevano certo mettersi ad urlare a quell’ora della notte!
Allen
era stranamente felice, stava solo cantando con Kagome! Ma il solo sentire il
suono dolce della sua voce cantare quelle parole che lui stesso aveva scritto,
lo faceva stare bene.
Finita
la canzone, Kagome venne pervasa dalla curiosità.
-Allen… Ma…
Questa canzone, che parla di un ragazzo un po’ sbandato, uno che al posto di
sparare ad una bottiglia spara ad un suo amico e passa il resto della vita in
galera… Ma come ti è venuta in mente? – chiese Kagome.
-Vedi io… Io
vivevo nella strada. Ero un po’ come Ricky, avevo sempre un coltello in tasca
per difendermi e non farmi mettere i piedi in testa. E frequentavo degli amici
così. Ma un giorno, avevo solo sedici anni, Ricky, un diciottenne, portò con sé
una pistola. A turno tutti si misero a sparare contro alcune bottiglie di
vetro. Io non volevo partecipare, lo ritenevo un gioco troppo pericoloso. E
mentre mi allontanavo, guardando quei ragazzi sparare alle bottiglie, dentro la
mia mente si fecero nitide alcune scene dovute alla mia immaginazione: quelle
che sono descritte nella canzone… - spiegò Allen.
-Capisco… -
rispose Kagome.
-Perché me
l’hai chiesto? – chiese Allen.
-Perché è una
storia molto triste, ma anche molto realistica. E dentro di me temevo che fosse
una storia vera… - rispose Kagome.
-No, non lo
è. Ma poteva diventarlo –
Allen
si alzò ed andò verso la finestra. La aprì ed andò sul terrazzino, per
osservare quella splendida città totalmente illuminata. Kagome lo seguì. Da
quando gli aveva chiesto spiegazioni sui contenuti di quella canzone, Allen
sembrava essersi rabbuiato.
La
ragazza gli andò accanto, cingendogli la vita con un braccio.
-Ho detto
qualcosa che non va? – gli chiese, con voce dolce.
-No, scusami…
È solo che quegli amici di cui ti parlavo prima non li ricordo mai troppo
volentieri… Soprattutto Ricky - rispose Allen. Kagome non volle sapere altro.
Lo strinse solo un po’ più forte a sé.
Allen
a quel gesto cinse le spalle di Kagome con il braccio, e rimasero così per
alcuni attimi, ad osservare il panorama notturno di Los Angeles.
-Sai… Non
sono mai stata qui… E ho sempre sognato di venirci… - disse Kagome.
-Davvero?
Allora domani ti porterò un po’ in giro… Se ti va – propose Allen, voltandosi a
guardarla.
-Certo! –
rispose lei con entusiasmo.
Rientrarono
in camera, ed andarono a sedersi di nuovo sul letto.
-Scusa per
quello che ti ho chiesto prima, non avevo intenzione di farti tornare alla
mente brutti ricordi… - si scusò Kagome.
Allen,
che in quel momento guardava verso il basso, sollevò lo sguardo, andando a
fissare quei bellissimi occhi blu in quelli castani di lei.
Lo
sguardo di Allen in quel momento sembrava quello di un bambino, era dolcissimo,
ma era anche molto attraente e… selvaggio.
-Non ti devi
scusare, Kagome… - dicendo questo Allen si avvicinò molto a Kagome,
abbracciandola mantenendo però sempre una minima distanza che gli permetteva di
guardarla in viso.
Kagome
non disse nulla, gli occhi di Allen avevano perso totalmente l’aria da bambino,
il suo sguardo, pur sempre dolcissimo, era ora profondo e particolarmente
attraente. Non staccarono gli occhi gli uni dagli altri nemmeno per un istante,
fin quando le loro labbra vennero a contatto, in un bacio dolce, seguito da
altri ed altri ancora.
Il
cuore di Kagome sembrava volesse esplodere, tanta era la velocità con cui
batteva. Non ci poteva credere. Quelle labbra fantastiche, quel ragazzo
fantastico… Ora la stava baciando. Non era possibile.
Allen
volle approfondire quel bacio, Kagome lo assecondò senza nemmeno esitare un
istante.
Lentamente
Allen si portò sopra a Kagome, senza mai staccare le labbra da quelle della
ragazza. Lei lo stringeva forte a sé. La passione che li travolgeva era tale da
fargli quasi perdere la ragione.
Allen
cominciò ad accarezzare Kagome. Braccia, gambe, le sue carezze si facevano
sempre più audaci. Voleva quella ragazza, la voleva e basta. Ed anche lei
voleva lui.
Ma
Allen non era sicuro che quella fosse la cosa giusta… Lo volevano entrambi,
però allo stesso tempo lui per la prima volta nella sua vita si trovò a pensare
che non era giusto. Si erano appena conosciuti, non voleva rovinare tutto.
Kagome non era una ragazza qualunque, lei era… Kagome… No, non dovevano
rovinare tutto subito. Bruciare le tappe non avrebbe creato altro che inutili e
fastidiosi imbarazzi.
Allen
cercò quindi di calmarsi, spostandosi su un lato e tornando a baciare Kagome
con molta dolcezza e tranquillità.
Kagome
fu felice di quell’atteggiamento del ragazzo: stava per perdere la ragione, lo
desiderava… Ma fortunatamente lui aveva dimostrato di pensarla un po’ come lei.
Lui
si staccò dalle labbra di Kagome, tornando a guardarla negli occhi. Le prese
una mano, e portandola alle labbra la baciò con dolcezza.
-Scusami… Non
volevo… Io… - Allen era in mostruoso imbarazzo. Si sentiva come se fosse
saltato addosso a Kagome. La ragazza, per tutta risposta, gli prese il viso tra
le mani e gli diede un bacio. Poi, sorridendo, gli rispose:
-Scusarti di
cosa, di aver realizzato il mio sogno più grande? – e gli diede un altro bacio.
Allen
le sorrise, quasi stupito di quello che la ragazza gli aveva appena detto. Lei
continuò:
-Tu hai detto
che io ti ho colpito perché apprezzo l’artista che sei, apprezzo la tua voce e
la tua musica. Anzi, a dire la verità tu sei uno dei miei cantanti preferiti.
Ma… Sei bellissimo, e io sono pur sempre una ragazza… E come tutte le altre
ragazze che ti elogiano, sono attratta da te… È solo che tu per me non sei solo
un bel corpo ed un bel viso, sei molto di più… Ma che mi piaci… Non posso
negarlo… -
Il
ragazzo le si avvicinò, e le carezzò una guancia.
-Anche tu mi
piaci, mi piaci molto, ed anche tu per me non sei solo una bella ragazza, ma
molto di più. Per questo ti ho chiesto di scusarmi, perché ho perso un po’ la
testa, prima –
-Io invece
per questo ti ringrazio, perché hai avuto la coscienza di fermarti prima che
fosse troppo tardi. Ti devo ringraziare, non perdonare –
-Io… Io ho
capito subito che tu saresti stata una ragazza speciale per me… -
Così
tornarono a baciarsi, addormentandosi infine abbracciati.
Capitolo 7 *** Una giornata in giro per Los Angeles ***
Grazie Elychan x il commento! E aggiorniamo... Ah, oggi è San Valentino,
io sto abbastanza male e, come forse avevo preannunciato, ho scritto una sorta
di riflessioni sul mio sogno... quello molto simile a quello che state leggendo
qui... ma reale...
Se avete voglia e tempo, x favore, dateci un'occhiata... nelle originali, si
intitola Sverige...
Tack så mycket (che vuol dire grazie mille in svedese ;-))
Capitolo
sette: Una giornata in giro per Los Angeles
Allen aprì un occhio, il rumore di qualcuno che bussava
alla porta lo aveva svegliato.
- Kagome! Svegliati! È lì con te Allen? –
la voce di John chiamava Kagome, ma stava cercando lui. Decise quindi di alzarsi
e di andare a vedere di cosa aveva bisogno il suo manager.
- Che vuoi? – chiese Allen, sbadigliando.
- Volevo proprio te. Ci eravamo dati appuntamento alle dieci nella hall per
parlare di alcune cose importanti, non ricordi? Lo sai benissimo che dovrete
cambiare la scaletta dei pezzi, e domani non avrete nemmeno il tempo di respirare.
Quindi alle dieci dovevamo parlarne. Ma tu come sempre la notte la passi con
qualche bella ragazza e poi la mattina non ti svegli mai in tempo! –
- No… Scusa… È che ieri sera… -
- Inutile che cerchi di giustificarti, so perfettamente perché questa
mattina ti sei svegliato qui. E nessuno ti vieta di fare quello che vuoi. Ma
mettiti in condizione di rispettare gli orari –
- Hai ragione, anche se non è successo quello che pensi –
- Non mi interessa se ci sei andato a letto o meno, a me interessa solo che
tu rispetti le regole e gli impegni del gruppo. Ora muoviti, gli altri sono
già di sotto –
Allen annuì, richiuse la porta e andò verso il
letto. Cominciò a baciare delicatamente il viso di Kagome, cercando di
svegliarla nel modo più dolce e piacevole che fosse possibile.
Lei stancamente aprì gli occhi, trovandosi il meraviglioso
viso di Allen a due millimetri dal suo. Sorrise e lo baciò.
- Io devo andare un attimo nella hall per parlare di un po’
di cose con gli altri… Poi vado in camera, mi do una sistemata, e se ti
va andiamo a fare un giro… Passerò a chiamarti tra un’oretta,
ok? – le sussurrò lui.
- Va bene… -
Allen le diede un altro bacio dolcissimo ed andò di corsa
nella hall.
Kagome si fece un bel bagno, in modo da rilassarsi un po’.
Non le sembrava vero… Quelle labbra così magnifiche l’avevano
baciata… Quant’era bello Allen… Era semplicemente perfetto.
E con lei si era dimostrato anche un ragazzo estremamente rispettoso
e gentile. Qualsiasi parola di lode sminuiva quello che lui era realmente.
Allen scese nella hall e venne assalito dalle battutine stupide
dei suoi amici. Poi tornò la calma e così i ragazzi si misero
a decidere i pezzi da eseguire il giorno seguente.
Quando ebbero finito, Allen corse in camera per prepararsi.
Era uno che ci teneva molto al suo aspetto. Il suo era un look apparentemente
trasandato, ma in realtà passava ore davanti allo specchio a scegliere
ogni capo d’abbigliamento con la massima cura. Passava interminabili decine
di minuti a spazzolare i capelli, dandogli infine un’aria apparentemente
spettinata, ma in realtà ogni ciocca era al posto in cui doveva stare.
Anche per questo motivo appariva così bello e allo stesso tempo selvaggio.
Come promesso a Kagome, dopo un’ora da quando era sceso
nella hall, bussò alla porta della camera della ragazza. Lei andò
ad aprire e rimase un attimo imbambolata a guardare quel ragazzo che ogni attimo
le sembrava più bello, perfetto. Lo fece entrare, e gli disse di accomodarsi
dove voleva, lei doveva finire di truccarsi!
Kagome tornò in bagno e riprese a farsi il trucco da
dove era rimasta. E nel frattempo pensava ad Allen, a come stava bene vestito
e pettinato così… lui indossava un paio di jeans strettissimi,
come sempre, di un azzurro molto chiaro. Uno strappo sul ginocchio e qualche
altro sparso.
Una maglietta nera, ampiamente scollata a “V”, che
lasciava vedere perfettamente quel bel fisico atletico, e il chiodo aperto sopra.
Quel che però colpì maggiormente Kagome erano innanzitutto gli
occhiali: ne indossava un paio piuttosto grossi, con le lenti di un colore marrone
più chiaro in fondo e più scuro in cima, con montatura sottilissima.
E poi… I capelli. Quegli stupendi capelli biondi li aveva
pettinati con la riga un po’ da una parte, in modo tanto naturale che
sembrava li avesse spostati lui con le mani, e gli ricadevano apparentemente
scompigliati sulle spalle.
Pensando ad Allen, Kagome finì di truccarsi. Uscì
dal bagno, prese alcuni vestiti, e vi ritornò. Indossò velocemente
la minigonna di jeans azzurra che aveva scelto, molto corta e con l’orlo
un po’ sgualcito, e un maglioncino nero a collo alto, sottile, molto aderente
e corto.
Uscì dal bagno ed indossò gli stivali. Era pronta.
Diede un bacio al suo stupendo Allen, si scusò per averlo fatto attendere,
ed insieme uscirono dalla stanza. Allen affittò una macchina, in modo
da poter andare in giro tutto il giorno senza preoccupazioni.
Allen conosceva bene quella città, e non aveva problemi
a girare per le strade più strane. Infine si fermarono e scesero dalla
macchina.
Kagome venne travolta dal caos, guardandosi intorno vide solamente
grattacieli. Allen la prese per mano.
- Vieni, se ci sono ti presento dei miei amici – le disse.
Lei annuì. Era un po’ spaesata. Grattacieli nella
sua città ve n’erano tanti, ma essere in uno spazio così
grande e così estraneo la disorientava. Fortuna che Allen era così
dolce con lei.
Dovevano essere in una delle vie principali… C’erano
un sacco di negozi, le strade affollatissime… era il periodo natalizio,
e tutti erano in giro a fare compere. Allen condusse Kagome in alcune stradine
laterali, fino ad arrivare in una specie di vicolo non esattamente pulito…
Allen guardò l’espressione della ragazza e sorrise.
- Sai, i miei amici hanno la sala prove qui… -
- Capisco… -
- Non ti preoccupare, ci sono io con te… So che questa non è una
zona bellissima, ma volevo solo passare un attimo a salutare degli amici…
-
- Non c’è alcun problema, e sono curiosa di conoscerli questi tuoi
amici… -
Arrivarono davanti a quello che probabilmente doveva essere
un vecchio magazzino. Allen spinse forte la porta cigolante, entrando insieme
a Kagome, tenendole stretta la mano.
Uno stretto e buio corridoio li condusse fino ad un ampio spazio
dove quattro ragazzi stavano strimpellando con basso, batteria, chitarra e voce.
Non appena i quattro videro avvicinarsi Allen e Kagome smisero di suonare, correndo
incontro al ragazzo.
- Ciao! Come va? Allora, domani sera ci sarete, vero? –
salutò e chiese Allen agli amici.
- Certo che ci saremo! Non ci perderemmo un tuo concerto per nulla al mondo!
– rispose uno dei quattro.
- Ma vedo che sei in dolce compagnia… - disse un altro, rivolto ad Allen,
alludendo a Kagome.
- Si… Lei è Kagome… La mia… Ragazza… - Kagome
strinse la mano ai quattro ragazzi, presentandosi.
Kagome notò distintamente le facce sbalordite degli amici,
all’affermazione di Allen. L’aveva definita infatti “la sua
ragazza”, cosa evidentemente non comune per il ragazzo, che, forse, era
abituato a cambiarne una al giorno.
Allen continuò a parlare con i suoi amici, e si mise
anche a cantare con loro, e Kagome, seduta su un divano impolverato, lo osservava.
Lui non faceva che guardarla mentre cantava, e lei pensava continuamente alle
parole che poco prima aveva detto il ragazzo agli amici.
L’aveva definita “la sua ragazza”. Kagome
si stava chiedendo se l’avesse definita così tanto per dire o se
invece quello era ciò che pensava di lei… Lei poteva considerarsi
la sua ragazza? Se così fosse stato, sarebbe stato davvero splendido.
Dopo aver cantato una canzone con i suoi amici, Allen andò
verso Kagome, e si accucciò davanti a lei.
- Ti stai annoiando vero? – le chiese lui, dispiaciuto.
- Io quando sento la tua voce non mi annoio mai… - ripose lei, sorridendogli.
- Andiamo, ho in mente di farti vedere tanti bei posti oggi… - così
dicendo, si alzò e la prese per mano. Salutarono gli amici e tornarono
dalla macchina.
- Dove andiamo? – chiese Kagome, curiosa.
- È una sorpresa – disse lui.
Kagome durante il viaggio, involontariamente, si mise a canticchiare
tra sé e sé una canzone che Allen conosceva molto bene: il titolo
era “Quicksand Jesus”, ed era una canzone dei Wild Children. Lui
istintivamente la guardò con la coda dell’occhio, sorridendo, e
si mise a cantare con lei.
Solo in quel momento Kagome si rese conto di cosa stava facendo…
E smise subito di cantare. Facendo così smettere anche lui.
- Perché non canti più? – le chiese lui.
- Lo sai… Non voglio che tu senta come canto male, soprattutto poi cantando
le tue canzoni –
- Ma a me piace sentirti cantare le nostre canzoni, e poi… Tu canti davvero
bene, non ti sottovalutare –
- Ma smettila! –
- Dico sul serio! Tu credi che ieri sera, se mi fossi reso conto che canti male,
ti avrei fatto cantare un pezzo con me davanti a tutta quella gente? Assolutamente
no! Se l’ho fatto è stato perché sono rimasto piacevolmente
colpito dalla tua voce! –
- Davvero? –
- Davvero! –
Poi tra loro tornò il silenzio. Kagome tornò a
pensare alle parole che aveva usato Allen per presentare lei ad i suoi amici.
Voleva sapere se aveva detto che lei era la sua ragazza perché era quello
che pensava o meno. Ma non poteva chiederglielo, in un caso sarebbe stata una
delusione per lui, perché avrebbe capito che, nonostante lei volesse
tanto considerarlo il suo ragazzo, non aveva ancora ben chiara la situazione.
E nell’altro caso ci avrebbe fatto la figura di quella che si illude dopo
appena qualche bacio.
Allen parchèggiò, ormai era ora di pranzo. Portò
Kagome in uno splendido ed elegante ristorante, un po’ isolato.
- Ti ho portata qui perché… Non per fare il presuntuoso,
ma il mio volto a Los Angeles è abbastanza conosciuto, e non ho voglia
di essere fermato da qualcuno che vuole autografi o foto… Oggi voglio
stare con te e basta – disse lui, dopo essersi seduti al tavolo.
Il locale era davvero molto elegante, camerieri e gestori sembravano
conoscere Allen. Consumarono un pasto leggero, e si rimisero in marcia.
Dopo una decina di chilometri si fermarono nuovamente. Erano
in un piccolo ma elegantissimo centro, pieno di negozi splendidi. Kagome si
sentiva in paradiso. Vestiti meravigliosi, ma anche cifre da capogiro.
- Voglio farti un regalo. Scegli quello che ti piace di più
– le disse Allen.
- No, non posso… Davvero… Ti ringrazio, ma non posso… - rispose
lei.
- Ma va! Te lo sto dicendo io… Non è che puoi, devi…! –
Kagome non disse nulla e guardò le vetrine. Allen diede
un’occhiata insieme a lei, qualora la ragazza avesse avuto bisogno di
un consiglio l’avrebbe aiutata, anche se lui aveva già le idee
chiare.
Dopo un po’ che guardavano le vetrine, infatti, Allen
propose a Kagome un vestito che secondo lui le sarebbe stato d’incanto.
Era di seta, nero, con profonda scollatura e gonna stretta e corta.
- Che ne dici di quello? Secondo me ti starebbe benissimo –
disse Allen, indicando il vestito in questione. Il prezzo non era esposto, ma
era un vestito firmato, e Kagome calcolò che in dollari un vestito così
sarebbe costato circa tra i 1500 e i 2000 $.
- Non posso accettare un regalo simile… Non potrei mai nemmeno farti un
regalo paragonabile a quello… - disse Kagome, imbarazzata.
Allen le cinse la vita con le braccia, guardandola negli occhi.
- Tu puoi fare molto di più. Stammi vicino, questo è
un regalo che vale molto più di qualsiasi vestito. E ora entriamo, vedrai
come starai bene –
Kagome annuì, lui le diede un bacio ed entrarono nel
negozio. Allen si comportava un po’ come se fosse a casa sua… Evidentemente
conosceva molto bene anche i padroni di quel negozio, che avevano anche abbigliamento
da uomo.
La commessa fece provare il vestito a Kagome. Quando uscì
dal camerino Allen rimase imbambolato a guardarla, senza parole. Sembrava fatto
apposta per lei. Era un vestito semplice ma bellissimo, esattamente come lei.
Acquistarono il vestito e un paio di scarpe abbinate ad esso,
e tornarono dalla macchina.
- Ora sei pronta a tuffarti nel casino? Ti porto in pieno centro
– chiese Allen a Kagome.
- Cosa? E quello di stamattina non era il centro? – chiese stupita la
ragazza.
- Ma va! Quello era solo il centro di un quartiere malfamato di periferia! Ma
scusa… Tu vivi a Tokyo… E non è mica più piccola,
anzi! – affermò Allen.
- Si ma… In quel quartiere c’era ancora più casino che a
Tokyo! – disse Kagome. poi cambiò discorso: - Allen… Non
potrò mai ringraziarti abbastanza per il regalo che mi hai fatto, ma
continuo a dirti che non era il caso… -
- Lo era, eccome. Quel vestito sembra essere stato fatto su misura per te. Ed
è una nullità rispetto a quello che la tua presenza riesce a farmi,
soprattutto sul palco –
Si trovarono ben presto nel pieno e caotico centro della città.
Allen non mollò nemmeno per un secondo la mano di Kagome, aveva il terrore
di perderla in mezzo alla folla.
Più volte vennero fermati, lungo la strada, dai fans
di Allen. Era inevitabile, erano nel centro di Los Angeles! E a Kagome non passarono
inosservati tutti gli sguardi che le ragazze lanciavano al ragazzo. Alcune lo
fermavano, riconoscendolo, altre no. E tra quelle che lo fermavano c’era
anche chi cercava di baciarlo ad ogni costo. Lui le allontanava sempre in modo
gentile, ma anche freddo. A Kagome davano un po’ fastidio tutte quelle
ragazze che lo assalivano, e si fece silenziosa.
- È quasi l’ora di tornare dalla macchina, voglio
farti vedere un ultima cosa prima di tornare in albergo – disse Allen,
sorridendole.
- Ok – rispose semplicemente Kagome. Non poteva certo prendersela con
lui, se le ragazze o assalivano, ma era ugualmente infastidita.
Si rimisero in marcia, e quando arrivarono Kagome non poteva
credere ai suoi occhi. Erano al mare, quelle stupende spiagge californiane che
aveva sempre visto solo nei film ora erano davanti a lei.
- Vieni – le disse Allen.
Lei lo seguì, ritrovandosi così in spiaggia, seduta
tra le gambe di lui. Erano abbracciati, e lo spettacolo stava per cominciare.
Il sole stava tramontando. Uno splendido tramonto sul mare,
lo spettacolo più bello che Allen le avesse mai potuto far vedere.
Il cielo assunse ogni tonalità di colore dal giallo,
al rosa, al rosso, ed infine al blu, sempre più intenso. Le stesse sfumature
vennero assunse dall’acqua che, limpida, rifletteva ciò che si
trovava sopra.
Lei appoggiò la schiena contro il petto di lui, e la
testa contro la sua spalla. Lui le cinse la vita e le diede piccoli e dolci
baci su guance e collo.
- Grazie, questo è davvero lo spettacolo più bello
che potessi farmi vedere… - lo ringraziò lei.
- Eh sì… Non capita tutti i giorni di vedere un tramonto così…
-
- Ma tu… Vivevi qui? –
- Diciamo di sì… Per un periodo ho vissuto anche qui. Io sono nato
nel New Jersey, poi sono andato a vivere in Canada, poi sono venuto a Los Angeles,
e ora in teoria la mia casa è a Miami, ma solo in teoria… Perché
sono sempre in giro… -
- Miami… Altra città bellissima… -
- Se un giorno ci capiteremo, ti ci porterò -
- Grazie! –
Kagome ancora avrebbe voluto sapere se lei per lui era davvero
la sua ragazza o meno. Si decise a chiederglielo nel modo che le sembrò
il migliore…
- Stamattina mi hai presentata ai tuoi amici come “la
tua ragazza”… - non finì la frase che Allen le rispose: -
Si, lo sei. Io ti considero la mia ragazza. Per questo motivo la notte scorsa
mi sono allontanato un po’ da te. So che io non sono certo quello che
ha la fama del ragazzo serio… Ma credimi, io voglio provare ad avere una
ragazza, e voglio che quella ragazza sia tu – le sussurrò Allen,
baciandola con dolcezza.
- Ora andiamo, è ora di cena, e non voglio fare tardi con gli altri…
- aggiunse lui.
- Ok –
I due ragazzi tornarono in albergo, Allen accompagnò
Kagome fino dalla porta della sua stanza. Si baciarono a lungo, poi si salutarono.
- Ci vediamo alle otto nella hall… Ah, ovviamente indossa
quel vestito… E quelle scarpe… Voglio proprio vedere come stai bene
– detto ciò, Allen sparì di corsa su per le scale.
Alle otto si trovarono
tutti nella hall dell’albergo. Ery non smise un attimo di complimentarsi
con Kagome per il suo bellissimo vestito, Allen notò come tutti gli altri
fissavano Kagome, sperando di non farsi scorgere da lui. In effetti era davvero
bellissima, e quel vestito le valorizzava il corpo stupendo che aveva.
Capitolo 8 *** I primi concerti visti con occhi diversi ***
Scusate il ritardo, ma sono sommersa dal lavoro... Grazie alla fedelissima Elychan che commenta sempre e grazie a chi legge...
Capitolo
otto: I primi concerti visti con occhi diversi
Kagome ed Allen erano nel backstage, lei lo stava aiutando
a vestirsi e truccarsi. Allen infatti era solito ripassare la palpebra
inferiore dell’occhio con una matita azzurra, prima di salire sul
palco.
I Wild Child erano ormai pronti, mancava poco all’inizio
del concerto.
- Kagome… Tu starai da un lato del palco, vero?
– le chiese Allen. Anche se cercava di nasconderla in tutti i modi,
era evidente che una lieve agitazione si stava impadronendo di lui.
- Si, starò là con Ery – rispose Kagome, accarezzando
la guancia del ragazzo ed indicandogli il punto esatto del palco da dove
avrebbe assistito allo spettacolo.
- È ora di andare – disse Allen.
- Si –
Allen diede molti baci a Kagome, mentre il resto del gruppo
stava salendo sul palco. Non appena iniziarono a suonare la prima canzone
Allen si staccò da lei ed entrò correndo. Un boato di urla
si levò dal pubblico.
Kagome andò sul palco, da un lato, insieme ad Ery.
- L’avresti mai detto, eh? – chiese Ery a
Kagome.
- Cosa? –
- Che noi… Li avremmo conosciuti… Che li avremmo seguiti in
tour… Che tu ti saresti messa con lui… -
- Assolutamente no, e stento ancora a crederci –
- Quando vi ho visti insieme, ieri sera, ero davvero felice –
- Grazie… E tu cosa mi racconti, invece? Come va con Steve? –
- Beh… Non si è ancora mosso niente, ma credo manchi poco…
-
- Bene –
Poi le due ragazze seguirono tutto il concerto. Allen,
mentre cantava, si voltava spesso verso Kagome, sorridendole.
Kagome notò tutte quelle ragazze in mezzo al pubblico,
che mandavano baci al suo ragazzo, e la cosa non le piaceva molto. Ma
l’apice della gelosia Kagome lo raggiunse quando una ragazza gli
lanciò sul palco un reggiseno.
Ery guardò Kagome sorridendo. Notò quanto
fosse gelosa l’amica, e cercò di tranquillizzarla.
- Dai Kagome, cosa vuoi che sia! Ti ha detto chiaramente
che non sopporta tutte quelle ragazze che fanno così… E poi…
Lui sta con te, non hai motivo di essere gelosa! –
- Lo so, ma non ce la faccio, è più forte di me! –
Finito il concerto Kagome andò da Allen, facendogli
tanti complimenti. Ma il ragazzo aveva notato la gelosia nello sguardo
di Kagome, durante il concerto. Le diede un bacio, la prese per mano e
la portò in un camerino vuoto.
- Piccola, ho visto che stasera ci sono state alcune cose
che ti hanno dato fastidio… - cominciò Allen. Ecco, se n’era
accorto. Cosa avrebbe dovuto dirgli Kagome? Del resto lui non aveva colpa
se era bellissimo e famoso…
- Beh… Si… Ma non importa… -
- A te forse non importa, ma a me invece si. Non voglio vederti con quella
faccia… -
- Beh, ma… Non è colpa tua… -
Allen le andò di fronte, prendendola per le spalle.
La guardò intensamente negli occhi.
- Io voglio vederti felice… Io voglio che tu sappia
che di tutte quelle ragazze che fanno di tutto, inutilmente, per farsi
notare, a me non importa nulla… E questo lo dico indipendentemente
da te, perché anche se non ti conoscessi la ragionerei allo stesso
modo. Poi, ora, io ho te. E non m’interessa niente di nessun altra.
Stai tranquilla… - Allen le diede un bacio dall’infinita dolcezza,
poi tornò a guardarla.
- Anzi, puoi benissimo farle morire di invidia, dato che tu puoi avere
quello che loro non hanno… - concluse lui, ridendo, e dandole un
altro bacio.
Era riuscito a farla sorridere, bene. Allen non sopportava
lo sguardo triste di Kagome.
- Ora… Torniamo di là, voglio assolutamente
farmi una doccia! – disse lui. Lei lo seguì.
Non appena entrati nel camerino, Allen corse verso la
doccia, Kagome invece cercò Ery con lo sguardo. Ma non la vide
subito. Guardando meglio, la vide su un divano… Stava baciando Steve!
Ce l’aveva fatta finalmente!
Il giorno dopo era la volta del concerto a New York. Quel
giorno Allen e Kagome non ebbero molto tempo per stare insieme, e venne
presto la sera del concerto.
Kagome era sempre sul lato del palco, Allen spesso la
guardava, cantando, e lei cantava con lui. Sembrava essere andato tutto
bene…
Al momento di uscire dal locale, tantissime ragazze assalirono
il gruppo, Allen venne inevitabilmente diviso da Kagome. Il cantante firmò
molti autografi, fece molte foto con le sue fans. Kagome se ne restò
in un angolino, in disparte.
Allen riuscì, seppur con fatica, a raggiungerla.
- Kagome… Dai, non voglio vederti così…
-
- Scusami, ma è inevitabile. Lo ammetto, sono gelosa. Tutto qui…
-
- Ma non è successo niente di strano, ho solo fatto qualche autografo
e qualche foto… -
- Si ma una ti è letteralmente saltata addosso! –
Allen sorrise, e le si avvicinò di qualche passo,
appoggiando una mano al muro dove era appoggiata anche la schiena di Kagome.
Ora era di fronte a lei.
- L’unica che potrebbe farmi piacere saltandomi
addosso sei tu… - mentre Allen disse questo, in un sussurro, si
avvicinò sempre di più a Kagome, dandole un bacio.
- Scusami, hai ragione – disse lei, dopo averlo baciato.
- Tu… Devi stare tranquilla, ed avere un po’ di fiducia in
me –
- Io ho fiducia in te, è nelle altre ragazze che non ne ho…
-
- Ma le cose si fanno sempre in due, e l’unica che può farmi
fare certe cose sei tu… Io non voglio nessun altra, solo tu…
-
Rientrati in albergo, Allen e Kagome dormirono nella stessa
stanza. Visti i cambiamenti nel loro rapporto, infatti, John aveva pensato
di prendere una camera doppia per loro.
I giorni passavano, i concerti e le gelosie di Kagome
non mancavano. Ma ormai erano due mesi che lei stava con Allen.
Il dolce risveglio di Kagome avvenne tra le braccia del
suo Allen. Era così caldo, il suo profumo selvatico la inebriava…
E il solo poter accarezzare la pelle morbida del suo corpo le provocava
intensissimi brividi.
Poi si svegliò anche lui. Velocemente si prepararono
ed uscirono, Allen voleva portarla a fare un giro. Erano a Boston, in
quei giorni.
Le strade erano molto affollate. Ogni donna, passando
accanto alla coppia, non poteva non guardare Allen. Ma Kagome era quasi
orgogliosa di questo, perché in quel momento loro erano in giro,
insieme, e in mezzo a tutta quella gente solo un paio di volte vennero
fermati da qualche fan del ragazzo.
La sera andarono in un locale conosciuto da Allen, dove
si esibivano band emergenti.
- Sai, a volte suonano male, altre volte suonano abbastanza
bene, ma mi piace vedere questi ragazzi che suonano praticamente gratis
e che in quello che fanno mettono l’anima… - aveva detto Allen
a Kagome, poco prima dell’inizio del concerto.
Al tavolo della coppia si avvicinarono un gruppo di ragazzi.
Kagome dapprima pensò che fossero dei fans che avevano riconosciuto
il cantante, ma poi, non appena Allen si accorse della presenza di quegli
individui, Kagome potè solo immaginare di chi si trattasse.
- Ciao, Allen… Sempre con qualche donna tu, eh?
– chiese uno di questi. Il tono era tutt’altro che amichevole.
- Non ho nulla da dirti, Ricky –
Ricky. Kagome capì immediatamente tutto: quelli
dovevano essere quei ragazzi che, a loro tempo, avevano ispirato Allen
a scrivere quella canzone così triste… “18 & life”.
E dalle facce, lo si poteva intuire che non erano persone molto raccomandabili.
- Sei sempre lo stesso, Allen. Sei un coniglio! –
Allen strinse i pugni, non li sopportava. Kagome lentamente
andò a posare una mano su quella del ragazzo. Lui sembrò
rilassarsi un attimo, ma qualcosa gli fece letteralmente perdere la ragione.
Il ragazzo più alto, Ricky, si era avvicinato a
Kagome e le aveva sollevato il viso portandole due dita sotto il mento.
- Non osare toccarla! – gli urlò Allen, alzandosi
in piedi. Ricky si voltò a guardarlo.
- Perché, altrimenti cosa mi fai? –
- Non provocarmi –
- Tsk! Non provocarti io… Ma cosa vuole farmi questo coniglio? –
poi, rivolgendosi a Kagome.
- Sei proprio carina… Che ne dici di lasciar perdere i conigli,
e venire via con me… -
Allen venne accecato dalla rabbia, e stese il ragazzo
con un pugno. Ricky lo guardò con occhi sgranati.
- Bene, vedo che non sei più soltanto una femminuccia…
Per questa volta l’hai vinta tu, non ho voglia di avere problemi
con quelli della sicurezza. Ma ci vedremo ancora, te lo assicuro…
- detto ciò, Ricky e i suoi amici si allontanarono dal locale.
Allen si voltò subito verso Kagome.
- Tutto bene? – le chiese, apprensivo.
- Si, tutto bene… E tu? –
- Ho un nervoso che non immagini nemmeno –
Kagome si avvicinò a lui, e con una mano portò
la testa del ragazzo fino alla sua spalla, non smettendo di accarezzarlo.
- Non essere nervoso… Ormai se ne sono andati…
-
- Non posso sopportare che mi abbia chiamato coniglio davanti a te…
-
- A me non importa! Guarda chi sei tu, e chi sono loro… E poi, questo
coniglio con un solo pugno ha fatto cadere a terra quel tizio così
arrogante… -
Si baciarono, ed ordinarono da bere. Il resto della serata
passò tranquilla.
Il giorno seguente, era il giorno del concerto. Andarono
tutti molto presto nel locale per preparare tutto. Kagome come sempre
aiutò Allen e gli altri a vestirsi e truccarsi, poi andò
sul palco a vedere lo spettacolo.
Come sempre, Allen non faceva che girarsi verso di lei,
sorridendo. La voce di quel ragazzo aveva il potere di far commuovere
Kagome. Una voce che rappresentava alla perfezione la sua persona: bella,
bellissima, dolce in alcuni momenti, selvaggia e potente in altri.
Finito il concerto, tutti rientrarono nel camerino. Si
sentiva parecchio rumore provenire dal locale, ma nessuno vi diede particolarmente
peso.
Ad un tratto nel camerino fecero irruzione una decina
di ragazze. Tutte andarono subito a circondare Allen, volevano autografi,
foto… Lui le accontentò, finchè tra le fans ne vide
una. La conosceva, e bene. La sua presenza lì, dopo quel che era
successo con Ricky la sera prima, non rappresentava nulla di buono.
Infatti questa ragazza, molto avvenente, si fece largo
senza troppi scrupoli tra quelle che circondavano il cantante, arrivando
davanti a lui.
- È un bel po’ che non ci si vede! Come va?
– la sua voce aveva una nota stonata, a Kagome quella ragazza non
spirava nulla di buono.
Allen non le rispose, e cercò di non guardarla.
Ma lei prese il viso di Allen tra le sue mani e gli diede un bacio. Proprio
davanti a Kagome. Una delle fans allora la imitò, non dando nemmeno
il tempo di respirare al povero Allen, che cercava in tutti i modi di
allontanare quelle ragazze da lui.
Kagome aveva visto tutto. Subito rimase impassibile, andando
a sedersi su un divano. Ma dentro di sé la rabbia aumentava ad
ogni attimo.
Non appena Allen riuscì a liberarsi da quelle ragazze,
corse da Kagome. In quel momento non c’era nessuno, solo loro due.
Senza dire una parola, il ragazzo la abbracciò
forte, e lei diede sfogo ad un pianto liberatorio.
Ma in lei cominciava a farsi strada il pensiero che loro
due non potessero stare insieme. Lei era troppo gelosa, e un musicista
bello e famoso non era il tipo di persona che faceva per lei.