Lezioni di Spionaggio

di Rozen Kokoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 8: *** Capitolo Cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Lezioni di Spionaggio.

 

Cara Kokoro,
riceverai tantissime lettere da ragazze disperate che cercano consigli da un’esperta come te. Quindi mi chiedo… Perché scegliere proprio me? Beh, mi chiamo Lucinda e sono una comune adolescente di sedici anni, con una abnorme cotta per un ragazzo.
Ti prego, ho bisogno di te!
Lucinda.

 
 
“Adesso ascolti me, e non fiati. Ok?”
“Ma…!”
“Niente ma, mi hai chiamata, mi hai pregata di aiutarti, e ora mi ascolti.”
In una giornata soleggiata di un fresco Marzo sembrava tutto filare liscio, la routine sembrava non lasciare spazio a sorprese o a turbolenze emozionanti e non.
Forse per Lucinda non era una giornata come altre; davanti a lei c’era quella figura slanciata che aveva chiamato con tanta disperazione. La tipica “consigliatrice che aiuta ragazze in difficoltà”.
Non pareva molto matura, pur avendo vent’anni. Capelli lisci e neri, che le sfioravano le spalle biancastre. Gli occhi e le labbra tendenti verso il viola.
“Sai ti immaginavo diversa…”
La bruna si girò di scatto. “Beh, molte mi hanno immaginata come una bellissima ragazza dai capelli biondi e lunghi e dagli occhioni celesti… O non è così?”
Lucinda le sorrise. “E’ così.”
“E con questo capisco che voi adolescenti non avete fantasia.” Rispose sarcasticamente.
Una gocciolina di sudore attraversò la fronte di Lucinda.-Si prospetta una luuunga settimana…
“Allora.. dimmi chi è!”
Lucinda si avvicinò leggermente a lei, allungò il suo dito verso un gruppo di ragazzi e arrossì. “E’ lui…”
Kokoro si mise a cercare fra quel gruppetto chi poteva mai essere questo “ragazzo perfetto”. “E’ quello con il capelli rossi?”
“No no… quello è Kenny.”
La bruna strinse ancora di più gli occhi. “Quello con i capelli verdi?”
“Fidanzato della mia amica Vera…”
“E allora chi è?”
Lucinda sorrise imbarazzata, mentre indicò ancora una volta un ragazzo dai capelli viola scuro, che se ne stava appoggiato ad un albero visibilmente annoiato.
“Ah, è quello?” Disse la sua compagna con un espressione di visibile sorpresa e delusione.
“Si, perché?” Rispose a tono Lucinda.
“Perché me lo immaginavo … diverso.” Detto questo sorrise sornione.
“Touchè.”
Kokoro ridacchiò. “Ahah beh, mai contraddirmi.”
“L’unica cosa che mi chiedo è…”Si girò a guardarla. “… perché dobbiamo nasconderci dentro un cespuglio?”
In effetti le due si trovavano in una scomoda posizione, in mezzo ad erbacce e a spine.
“Ma semplice! Perché dobbiamo spiarlo. Ora ti insegno il primo passo per conquistare un uomo. Innanzitutto devi sapere cosa fa, quali sono i suoi interessi, tutto. Diventerai sì la sua personale stalker, ma potrai consolarti pensando che il 90% delle ragazze fa così.” Concluse, socchiudendo gli occhi.
“E il restante 10%?”
“Beh… è single.”
La blunetta deglutì rumorosamente. “Ah fantastico… Oddio, siamo sedute sopra l’ortica!!!”
“TU sei seduta sopra l’ortica.” Tenne a sottolineare la ventenne.
“AAH!” Urlò cominciando ad correre verso il bagno.
“Ci sarà tanto lavoro da fare.” Kokoro sorrise, mentre si apprestava a seguirla.
 

~


Lucinda passeggiava senza dare nell’occhio tra i corridoi del Liceo, tenendo in mano il pesantissimo vocabolario di Latino. Era stanca di fare avanti e indietro per cercare Paul, però così le era stato ordinato da Kokoro…
Ancora non ci credeva, quella ragazza aveva accettato di aiutarla! Anche se fino adesso non aveva ottenuto molto, se non un eritema sul fondoschiena.
Ma non poteva farci niente, ormai la frittata era fatta. E proprio quando stava per rinunciare alla ricerca, se lo ritrovò davanti, all’incrocio fra i corridoi.
“Oh, scusami.” Disse freddamente lui.
“Nu…nulla.” Fece per superarlo, quando fu afferrata al braccio e trascinata all’indietro.
“Hei, Lucinda. Allora?”
Quella voce familiare… Oh no! Era Kokoro!
“Aehm… Kokoro…” La blunetta cominciò a fare gesti per farle capire che dietro di lei c’era il suo principe viola.
“Mh..?” La ventenne inclinò leggermente la testa, alzando il sopracciglio destro.
Appena lo vide, alzò anche il sopracciglio sinistro, prendendo Lucinda per le spalle e trascinandola dall’altra parte del corridoio.
“Scusaci, sai è il lunedì!”
Lui non disse niente, e tornò al suo passeggiare senza pensieri. Seguito dallo sguardo delle due, svoltò a sinistra, verso il laboratorio di chimica.
“Fiu… Che figura…” Sospirò Lucinda.
“Beh, per questa volta diciamo che ci è andata bene. Ti ha detto Oh, scusami!!” Saltellò Kokoro.
“Beh, non mi pare una grande cosa.”
“Ooh suvvia non dire sciocchezze. Almeno adesso sai che fa il quarto D.” La bruna socchiuse gli occhi.
“Già lo sapevo.”
Kokoro la prese per mano e cominciò ad allontanarsi, guardandola stupefatta. “Wow, allora perchè mi hai chiamata…”
Ma proprio in quell’istante Lucinda inciampò, cadendo a terra rigorosamente con il vocabolario infilzato nello stomaco. 
“…Ti odio ufficialmente vocabolario, e lo ripeterò fino allo svenimento.”
 

~


La sedicenne, ormai stanca di seguire i consigli di Kokoro, si mise seduta su una panchina ad aspettare il verdetto.
“Abbiamo spiato abbastanza. Ci siamo beccate punture d’api, sgridate dai prof, eritemi al sedere… Ora si passa alla lezione più importante! Farsi notare… Dove va lui di solito a fare colazione?”
“Ehm… al bar vicino scuola…” Rispose imbarazzata l’altra.
La viola cominciò a tirarla verso il Liceo della sedicenne.
“Aspett…”
“Facciamo tardi se non ti sbrighi.” Replicò freddamente lei.
E così Lucinda si lasciò trascinare nella pazzia che stavano per compiere.
Una volta entrate dentro quel bar, si misero sedute dietro di lui, osservandolo mentre ripassava matematica.
“E adesso?” Domandò Lucinda.
“Beh…. Tiriamogli qualcosa!” Propose Kokoro, mentre cercava nella sua borsa una penna.
Ma all’improvviso l’espressione di Lucinda divenne un sorriso di pura malvagità. “Si… IL VOCABOLARIO DI LATINO!”
La ragazza di fronte a lei rimase un attimo perplessa, guardandola con un certo stupore. “Beh, io veramente pensavo a qualcosa di meno doloroso e pesante…” Le disse, mostrandole la penna.
“Ooh… Ok…” Lucinda parve un po’ delusa,  e questo fece ancora di più impaurire la ragazza.
“Ma sei fissata con questo vocabolario?”
“Beh, sappi che sono nel bel mezzo in una relazione complicata con lui, quindi litighiamo spesso!”
“Ma tu sei tutta matta…” Concluse la bruna, ridendo di gusto.
Proprio in quell’istante, il ragazzo si alzò per dirigersi verso l’ingresso del Liceo.
“Ecco, non abbiamo concluso niente.”
“Colpa tua e dei tuoi modi pazzoidi e sadici! Beh, sono le 8 e mezza, dovresti entr…”
Non fece in tempo a finire la frase, che la sedicenne scomparve in una nuvola di polvere. “SONO IN RITARDOOOOOOO!”
Ormai la ragazza era senza speranze, si trovava in un casino che anche per un’esperta come lei avrebbe considerato molto difficile da risolvere.
Ma non poteva di certo infangare la sua reputazione! “Quindi, Kohchan, vedi di rimboccarti le maniche e di far sbocciare questo amore. CI RIUSCIRO’!!!” Si alzò in piedi, alzando il pugno destro.
Ma ovviamente tutti si girarono a guardarla, lei imbarazzata si rimise seduta e sussurrò. “… Senza dare così tanto nell’occhio…”




Calcolando che ho tipo 25 Long da aggiornare... D:
All'inizio avevo progettato di sitlare tutta la storia in un solo capitolo, ma sarebbe venuto troppo lungo...
Bien, passando alle dediche: Dedico la Fic a Dark Empiress, che con i suoi complimenti mi lusinga sempre! Arigato ♥
Ora vi lascio, che qui me lo lanciano davvero il Vocabolario di Latino D:
Un bacio,
Vostra KohChan. ♥

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Capitolo Due.




Se non fosse stato per quella pioggia, forse Kokoro sarebbe rimasta ad aspettare la sua protetta sulla panchina di fronte all’entrata, invece di gironzolare per il liceo senza una meta precisa. Anzi, una meta l’aveva, ma non aveva detto nulla alla cara Lucinda. Perché? Semplice, perché l’avrebbe sicuramente uccisa. Ma la bruna non aveva di certo paura dell’ira funesta della giovane dai capelli blu, né delle sgridate dei professori. Aveva pur sempre vent’anni, che diamine! Aveva aspettato tanto per conseguire quel traguardo che è la maggiore età; ora non poteva farsi spaventare da quattro professori stressati e da una giovane lunatica. Quindi accelerò il passo verso l’aula dove si trovata la classe Quarta D. Arrivata a destinazione, esitò un po’ prima di bussare con energia. Appena scorse un Avanti dall’altra parte della porta, entrò con estrema tranquillità all’interno dell’aula. Guardò bene il professore; era scuro di carnagione, alto con occhi fini e taglienti come un rasoio. Il professor Brock la guardò con un misto di sorpresa, arrossendo leggermente. In fondo, aveva solo tre anni in più di lei. “Sì?” Disse dopo un po’. La ragazza chiuse gli occhi, inspirando quell’odore di gesso dannatamente fastidioso (di cui, per giunta, era allergica), per poi proclamare “Sono qui in veste di controllore! Per controllare come si svolgono le lezioni!” Urlò.
I ragazzi rimasero perplessi di fronte a tale dichiarazione, guardando il loro amato prof di storia. Questo si alzò e disse “Oh, ti ha mandato il preside Oak?”
“No, ovviamente. Sono qui a rappresentare lo stato di… di Sinnoh; anzi, a rappresentare la scuola! E ora, prego, continuate.” Detto questo, prese una sedia libera e si mise seduta vicino al professore. Con un po’ di difficoltà, la lezione riprese normalmente; peccato per Paul Shinji, il ragazzo più gettonato della classe, che aveva la strana impressione di sentirsi osservato.
Infatti la scaltra Kokoro lo stava letteralmente fissando, squadrando dalla testa ai piedi. E aveva riservato quel trattamento anche alla sua compagna di banco, Zoey. Una ragazza alta, dai capelli rossi e ribelli. “Questa cosa mi puzza un po’…” sussurrò Kokoro, vedendo come la ragazza sorrideva imbarazzata al viola. “Ha una cotta per lui, questo è poco ma sicuro…”
Paul si accorse che la ragazza che si trovava là dentro era la stessa che aveva incontrato la settimana scorsa, e che vedeva sempre fuori scuola. E, cosa più importante, che si trovava sempre e inspiegabilmente con Lucinda. Ma non ci fece caso, anzi si girò a guardare fuori dalla finestra.
Passarono così minuti su minuti di noia mortale, fino a quando non suonò la campanella. Kokoro scattò letteralmente verso la porta, ringraziando il professore e chiudendo la porta con energia. Tirò un sospiro di sollievo quando, in lontananza scorse Lucinda mentre era intenta a osservare il suo amato Paul.
 
“TU…. COSA?” Urlò la ragazza di fronte a lei.
“Io sono andata nell’aula di Paul a vedere quello che combina durante le lezioni.” Disse con leggerezza, limandosi le unghie.
Lucinda sussultò, diventando completamente rossa. “Perché????”
“Perché dovevo vedere se c’era qualcuna che gli faceva il filo.”
“E…?”
“E sì, c’è una ragazza. Si chiama Zoey. Piuttosto carina.”
Lucinda inarcò le sopracciglia, facendo una smorfia. “Quella… quella odiosa! La odio! È sempre stata una delle mie rivali più agguerrite. Ed ha sempre avuto una cotta per Paul. La sua unica fortuna? Di essere la sua compagna di banco.”
Kokoro la guardò e sorrise, cercando di tirarla su di morale. “Suvvia, scherzavo prima.  Quella non può assolutamente gareggiare conto di te. Guardati! Giuro, avrei dato oro per essere così splendente come te a sedici anni (invece di una Dark con problemi di autostima)!” Sdrammatizzò la bruna.
Lucinda sorrise a sua volta, cercando di indirizzare i suoi pensieri verso qualcosa di più radioso.
“Ma lo sai cosa facciamo ora? – tirò fuori il suo cellulare – Ho rimediato il suo numero, sorpresa sorpesuccia!” Esclamò eccitata.
“Cosa???”
“E adesso lo chiamo…” Sorrise sornione.
“Non ci provare…! KOKORO NO FERMA ASPFF-!!” La piccola mano di Kokoro andò a tappare la bocca di Lucinda. “NPFOOOO!” Provò a urlare la blunetta.
“Pronto? Paul? Ciao caro! Chi sono? Pff, sono Kokoro! Senti, una ragazza vorrebbe uscire con te, è qui vicino… - le urla di Lucinda la bloccarono - … non so se la senti. Beh, che ne dici di uscire con lei? … Chi è? E no, non te lo posso dire. Sennò che appuntamento al buio sarebbe! … Tra una settimana. Ok? …. No non è uno scherzo!! Ti giuro, caro Paul, che di scherzi telefonici non ne ho mai fatti, scoppierei subito a ridere! Allora ti chiamo poi per più info. Ok, a presto!” E riattaccò.
Lucinda rimase a bocca aperta, così sorpresa da non riuscire a respirare. “Cosa…? Perché lo hai fatto!?” Urlò dopo pochi secondi.
“Per smuovere un po’ le acque, carina. Da quanto ti piace? DA DUE ANNI!” Esclamò Kokoro.
“Ma … neanche so se ricambia …”
Kokoro si alzò, cominciando ad allontanarsi. “Mia cara, se non fosse stato interessato, avrebbe scritto il tuo nome sul suo diario?” Concluse, sorridendo.
 
 
Naturalmente a Kokoro spettava il compito di informarsi sui gusti di Paul. E cosa c’è di meglio di Facebook per queste cose? Entrò così nel suo account, cambiando nome in “Misaki Ota” e inviando l’amicizia al viola. Aspettò qualche manciata di secondi prima di ricevere la notifica di accettazione di amicizia da parte sua. “E ora… inizia lo stalking!” Urlò.
L’unico problema? Il profilo di Paul era completamente vuoto. Un buco nell’acqua, per dire.
“Ma che ragazzo dannatamente monotono, non pubblica mai una cicca!” Si buttò sullo schienale della sedia.
Tutto il contrario era il profilo di Lucinda. Pieno di foto, link, video… e tanta roba da otaku. “Come si suol dire, gli opposti si attraggono!” Sentenziò soddisfatta, prima di leggere l’ennesima cavolata di Lucinda…
Lucinda è passata da ‘single’ a ‘relazione complicata’ con Vocabolario di Latino.
“Dopo questa, ti giuro l’ammazzo…!” Concluse, chiudendo lo schermo del pc portatile.
 



Ce l'ho fatta a finirlo! Ci ho meso un'ora, che diamine! E in più, non mi pubblicava il capitolo! L'ho dovuto riscrivere, che nervi.
Allora, volevo informarvi che questa non è tutta farina del mio sacco; mi sono ispirata al programma di Mtv Plane Jane(che mia madre adoooora...) Quindi non date tutti i meriti alla sottoscritta v_v
E poi volevo rigraziarvi, rigraziare chi ha letto e commentato il capitolo precendente e chi ha letto questo **
Grazie <3
Ora vi lascio!
Un bacio,
Vostra Kohchan!

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Capitolo Tre

 
La mora osservava con rabbia l’adolescente che si trovava proprio sotto il naso, mentre quest’ultima guardava il terreno con aria imbarazzata e colpevole. “Ko… koro? M-mi rispondi?”
No, la mora era troppo intenta a pensare a mille modi per ucciderla, lentamente. Il suo sguardo era pieno di rabbia che sarebbe scoppiata da un momento all’altro e via, Lucinda non avrebbe più visto la luce del sole.
Calmati, Kokoro, calmati… è la tua protetta, non puoi ucciderla. Anche se mi sta gironzolando per la testa di cominciare a prenderla a vangate, ma defenestrarla sarebbe più soddisfacente. Oppure una morte veloce? No, non è nel mio stile.
Lucinda la guardò con un misto di paura e impazienza.
Mi dà sui nervi quando fa così! Non mi dice mai nulla! Sono due settimane, diamine, DUE SETTIMANE che cerco di far parlare questi due… baka, e ora…
E ORA MI VIENI A DIRE CHE CI CHATTI DA UN ANNO?!
Lucinda diventò paonazza. “Ma… ma…”
“Niente ma! Io sto cercando in tutti i modi di farvi conoscere e ora tu mi vieni a dire che già ci hai parlato?! Ma che mondo è questo, sparatemi, prima che mi uccidano tutte queste adolescenti!”
La blunetta gonfiò le guance dalla rabbia, prima di cominciare un monologo che avrebbe fatto addormentare anche una tazza di caffè. “… Ma Paul è così asociale in chat cioè non è asociale sto solo dicendo che chattare con lui è un’impresa non si connette mai e questo mi fa sentire depressa oddio MONDO CRUDELE!”
Kokoro ascoltò le frasi sconnesse della protetta con espressione neutra  “Sì, ma usa la punteggiatura. Sai, non è che ho fatto il Classico per svago.”
“Ah, vabbè… mi stai mettendo suggestione!”
“No, il mio intento era quello di metterti paura al tal punto da… correre dal tuo amato e cominciare ad implorare aiuto! Magari vi mettete pure a limonare.”
“Kokoro!”
Kokoro scoppiò in una delle sue solite risate rumorose e dannatamente fastidiose. Il viso di Lucinda era ormai un fuoco, di rabbia e di vergogna. Come osava prenderla in giro in questo modo?
“Smettila!!” Urlò.
“Ok, chica. Comunque non sono venuta qui, a casa tua, per nulla. Ho una notizia per te, my dear.”
Gli occhi di Lucinda parvero illuminarsi. “Dimmi dimmi dimmi!”
“Ah-ah-ah! Prima… “ porse il palmo della mano “… voglio una ricompensa.”
“Perché?”
“Perché sono un genio.”
Lucinda sbuffò, prima di prendere uno dei suoi biscotti al riso soffiato ricoperti di cioccolata. Kokoro li aveva assaggiati una volta e si era, letteralmente, innamorata di questi.
“Vedo che mi conosci bene!” esclamò, prima di addentare il biscotto.
Lucinda la guardò con impazienza, mordendosi il labbro inferiore. Un atteggiamento assai bambinesco, ma era da Lucinda.
“In pfartica…” farfugliò masticando ancora il biscotto “ ho scopferto che mia cugina è un’amica sfretta di Pfaul.”
“Eh?”
Kokoro finalmente ingoiò il biscotto“Ho scoperto che mia cugina è un’amica stretta di Paul!”
La buletta rimase letteralmente di stucco, osservando i lineamenti delicati della ventenne trasformarsi man mano in un sorriso perverso. “E sta sera va a cena a casa sua.”
“… posso sclerare?” domandò Lucinda con esitazione.
“Ovvio.”
Lucinda cominciò a saltellare per tutta la stanza, canticchiando “Posso sapere tutto! Posso sapere tutto!”
“Tutto cosa?”
La liceale si fermò un secondo, guardando il soffitto, come per riflettere. Poi si girò di scatto verso l’amica con un sorriso ammiccante. “Sta a vedere.”
“Ooh, io ho paura di questo sorriso…” esclamò Kokoro, mentre osservava la sua protetta prendere carta e penna e cominciare a scrivere una miriade di domande.
 
Una ragazza come tutte, Mikami. Boccoli neri che le davano un aspetto elegante e raffinato, occhi verdi e splendenti, labbra carnose. L’esatto contrario di Kokoro, per dire. Una era una dark, l’altra una modella. L’unica cosa che le accumunava? Il fatto che tutte e due erano delle grandissime pettegole.
Sedevano ormai tutti a tavola in casa Shinji. Paul si era messo in una angolo, vicino a una pianta di cactus, con in mano un libro. Di fronte a lui Mikami e il resto della famiglia a parlare dall’altra parte della stanza. La mora aveva tartassato il ragazzo con domande assurde e senza senso. Alla domanda “Quanto porti di scarpe?” si era alzata, era andata in bagno e aveva chiamato la cugina per dirle che stava facendo la figura dell’idiota. Kokoro le aveva risposto con il suo solito menefreghismo. La serata comunque stava andando tranquillamente avanti.
“Allora, Paulino…”
“Non chiamarmi in quel modo.”
“Io ti chiamo come mi pare.”
Paul alzò lo sguardo dal suo libro e la fulminò. Si odiavano a vicenda, da ormai tanto tempo. Paul non sopportava i pettegolezzi di Mikami, e Mikami non sopportava il menefreghismo e la poca loquacità di Paul.
“Dicevo…” riprese il suo discorso, avvicinandosi man mano a lui. “… sei innamorato?”
Paul arrossì leggermente. “Ovvio, che domande…”
“Chi è?”
“Non te lo dico.”
“Daiiii!”
“Ma neanche morto. Secondo te lo vado a dire a una come te?”
“Beh, in effetti neanche io andrei a confessarmi da una come me…” sussurrò.
Paul intanto nascondeva il suo volto tra le pagine del libro, senza dare nell’occhio.
“Dai, dimmelo!”
“No!”
“Passiamo ai ricatti? Fantastico.” In quel preciso istante tirò fuori dalla borsa una foto. “Guarda che cos’ho quiii…”
Il viola spalancò gli occhi appena vide quell’orrore. Una foto sua, a cinque anni, vestito da coccinella!
“Dove l’hai trovata?!”
“Eh eh, ho le mie fonti… avanti, sputa il rospo.”
A Paul, ormai messo con le spalle al muro, non gli restò che confessare. “Ti posso solo dire che va nella mia scuola, e che ha un anno in meno di me.”
Mikami sorrise soddisfatta, mentre rimetteva nella borsa la foto. “Parlare con te è sempre un piacere, Paul.”
Il ragazzo borbottò qualcosa sotto voce, prima di dileguarsi a guardare la tv.
 
“Allora? Com’è andata?” Chiese Lucinda correndo verso Kokoro.
La mora la guardò con soddisfazione “Bene. E’ innamorato di una che ha un anno in meno di lui e che va nella sua scuola. Fatti due calcoli…”
La blunetta la guardò speranzosa. “Quindi…?”
“Sì, quindi c’è possibilità che sia tu.”
“Aww!” Urlò Lucinda, prima di cominciare a saltellare sul posto. “AH AH! Zoey, hai perso!”
La mora continuò a guardarla sorridendo: il sorriso di Lucinda dava molte soddisfazioni.
“Ci credi?! Che bella cosa!”
“Ehy, io sono speranzosa, ma vediamo di organizzare prima questo appuntamento. Deve essere perfetto, in tutto e per tutto.” Disse, socchiudendo gli occhi “E vedrò di scoprire se davvero gli piaci.”
La ragazza annuì, prima di tirare fuori dalla borsa un disegno. Era un disegno bello, ben rifinito, inchiostrato e colorato. Lucinda era famosa per la sua bravura nel disegno. “Vorrei regalarlo a lui…”
Kokoro strappò letteralmente il disegno dalle mani di Lucinda. “Lascia fare a me.”
“Eh? NO!”
“Shh, faccio io…”
Lucinda mise su la sua espressione depressa nella speranza di avere un po' di compassione da parte di Kokoro.
“No, non attacca. Qui bisogna prendere in mano la situazione!” Esclamò la mora. “E ora… vai a casa! Che è tardi!”
“Ma…!”
“VAI!” Disse con tono autoritario.
A Lucinda non restò che incamminarsi, più depressa del solito. “Ma… aspetta, un’ultima cosa!” Si girò.
“E dimmi…”
“Quanto porta di scarpe?”
Kokoro portò la sua mano sulla fronte, sospirando. “Porta 43…”
“Oh…” Si rigirò, con un luccichio agli occhi. “Lo sapevo! Ah ah!” prese il cellulare e digitò il numero di sua madre. “Mamma? Ho vinto io. Non porta 44, ma 43. Ora mi spettano i miei dieci euro.”
Riattaccò il telefono, e cominciò a sogghignare soddisfatta.



Salve bella gente! Da quanto non aggiorno...
Non devo dire nulla in particolare, solo che è un capitolo molto scleroso, e abbastanza forte. Sì, questa cosa è successa a me. E' una storia autobiografica, come ho ribadito troppe volte v_v C'è anche quella matta di Nico(Baka), che in realtà è Kokoro; mentre io sono Lucinda. E Paul è.... un cactus(troppo lungo da spiegare, vi annoierò sicuramente).
Bene! Ringrazio quelli che hanno letto il capitolo e che lo recensiranno. I love you sooo much♥
La vostra ben e amata(?) Koh~
 
P.s. Come al solito è cortissimo, ma va beh♥

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Capitolo 4
 

Il profumo della notte inebriava la camera di Kokoro, mettendole ancor più sonno e facendola sentire dannatamente rilassata. Le luci dei lampioni illuminavano appena la sua camera, che aveva assunto un aspetto a dir poco … magico. E così la mora dormiva profondamente; solo il suo respiro riusciva a rompere quel silenzio armonico.
… Solo il suo respiro?
I really wanna be with you! Trust me, Trust me, Trust me, Yeah!
“EEEEKKK!”
Kokoro scattò in piedi sul letto, urlando come se avesse visto un fantasma. Il telefono era illuminato e continuava a fare fracasso per tutta la stanza della mora. “Ora voglio sapere chi cavolo mi chiama alle due di …Oh.” Appena vide il nome di Lucinda sul cellulare, una gocciolina di sudore le attraversò la fronte. Accese la sua lampadina(viola, come tutte le cose della sua tetra stanza) che si trovava alla sua destra e rispose. “Mmh… pronto…?”
“KOKORO!”
La ventenne allontanò il telefono dall’orecchio. “Non strillare Baka! Sono le due, che cavolo vuoi?!”
Lucinda balbettò “Scusa”, per poi urlare nuovamente. “E’ successa una cosa gravissima!”
“E non puoi dirmela domani?”
“NO!”
“Ma io ho sonno!”
“Non mi interessa!”
Kokoro portò istintivamente la mano sulla fronte, sospirando esasperata. “E vabbè, dimmi…”
“InpraticahoscopertochepiaccioaKenny!”
“Cosa?”
Lucinda prese fiato, scandendo bene le parole. “In pratica ho scoperto che piaccio a Kenny!”
Silenzio. Kokoro spalancò la bocca dalla sorpresa. Era un disastro, un enorme disastro! Nel frattempo era entrata una ragazza nella camera di Kokoro. Sembrava neanche sfiorarlo il pavimento, ogni passo era tanto leggero da non essere udito. Nel buio della camera spiccavano dei capelli rosa pesco. “Kokka mia, è successo qualcosa?” Sussurrò  appena. La mora guardò la giovane implorandola con gli occhi di salvarla. “Nii-chan, nulla di che… torna a dormire. Piuttosto, perché sei ancora sveglia?”
La rosa la guardò stralunata, sistemandosi gli occhiali. “Non avevo sonno…” disse ancora con un timbro pacato. “Anche Kaito è sveglio…”
“EEEH? CHE STA FACENDO KAITO?!” Scattò in piedi la mora.  “Scusa Luh, resta in linea.” Detto questo, si precipitò nella camera del fratellino, spalancando la porta con rabbia. Questo non si prese neanche la briga di girarsi per assistere alla furia omicida della sorella maggiore, mentre l’altra avrebbe cercato inutilmente di fermarla.
“ANCORA CON QUESTI VIDEOGIOCHI?”  Urlò la mora al fratellino.
Kaito Love, l’ultimo componente della famiglia Love. Un ragazzino davvero carino dai grandi occhi neri e capelli castani e arruffati. Emanava dolcezza solo nel guardarlo. Ma guardarlo era impossibile, poiché stava sempre davanti alla console, o ai manga. Passava il resto della sua giornata lì davanti; solo quando doveva nutrirsi, nel suo gergo, si staccava. Però Kokoro non sopportava l’atteggiamento del fratellino, non lo tollerava. Il suo comportamento indifferente verso tutti le dava ai nervi. Così, d’impulso, prese e staccò la spina della televisione.
Cataclisma.
Alla ragazza in rosa non le restò che consolare il fratellino, in preda a una crisi isterica mentre una Kokoro soddisfatta usciva dalla stanza.
“Allora, dicevi?” Domandò a Lucinda, riprendendo il telefono.
“Che è successo?”Domandò l'altra.
“Mah niente…”
Così la chiacchierata continuò fino all’alba. A Lucinda toccò andare a scuola, pur non avendo chiuso occhio. Kokoro invece si rimise sotto le coperte soddisfatta, constatando che ormai il suo l’aveva fatto e che si meritava una bella dormita.
 

Lucinda entrò titubante dentro casa di Kokoro. Una casa molto strana, ovunque ti giravi c’erano colori. Da un lato della casa c’era il viola, da un altro il verde, da un altro ancora il grigio e il blu, e infine il rosso acceso. Rimase incantata a vedere tutte quelle foto sparse a destra e a manca, su muri, termosifoni, televisori vari e anche sulle sedie. Una voce rauca la riportò con i piedi per terra. Così si avvicinò al viola, entrando nella stanza più tetra della casa. Quella di Kokoro, per l’appunto. Appena entrò, vide una Kokoro avvolta nel piumone, con il naso rosso, il termometro in bocca e una sciarpetta avvolta al collo.
“Koh… come stai?”
“Bene, stavo meglio prima.” Disse con sarcasmo. “Comunque non ti ho convocata qui per niente. In questi giorni Mikami prenderà il mio posto, almeno fino a quando non starò meglio.” Infatti vicino a Kokoro c’era sua cugina, splendente come al solito.
“Mia piccola innamorata, con me non c’è pericolo!” Esclamò con tono frivolo. Lucinda sorrise imbarazzata, sentendo man mano le guance diventare rosse. Che imbarazzo… e non finì lì, ovviamente.
Difatti entrò, con il suo solito entusiasmo e il suo charm da fare invidia a chiunque, Nowaki Love, il fratello più grande della casa. “BUONASERA, FAMIGLIA!”
Nowaki era un ragazzo dannatamente bello, in tutto e per tutto. Perfetto, con i suoi capelli neri arruffati e uno sguardo viola ammaliatore. Assomigliava tantissimo a Kokoro, erano due gocce d’acqua. Nowaki si precipitò nella camera della mora, mantenendo il suo sorriso smagliante. “Koh, mia cara Koh, come stai?”
“Mh, me la cavo.”
Per Lucinda fu come vedere il paradiso in terra. Era troppo perfetto. Rimase con la bocca semiaperta per un po’.
“Lei è la mia protetta, Lucinda.”
Il ragazzo, sempre mantenendo la sua “fighezza”, si avvicinò alla ragazza, stringendole la mano. “Che bella ragazza! Sicuramente riuscirai a conquistare il tuo amore!”
Gli occhi di Lucinda cominciarono a brillare. “Oh, grazie!” Disse sognante. Kokoro li guardava disgustati. “Ragazzi, troppo dolce la mattina fa male. Baka –riferendosi al fratellone- non hai faccende da sbrigare?”
“Io ho sempre faccende da sbrigare! Ti adoro Nii-chan!” E detto questo uscì. Lucinda continuò a guardare la porta sognante.
“Non ci sperare, è gay.”
La blunetta si pietrificò a quella dichiarazione. Ehhh? “COSA?”
Kokoro ridacchiò. “Gli voglio tanto bene, solo che a volte è troppo espansivo, come hai potuto vedere.”
Lucinda sospirò, osservando il salotto. Seduto sul tappetino c’era un bimbo intento a leggere un Manga; vicino a lui Mikami giocava con una sua ciocca di capelli. Kaito, infastidito, le urlava di andarsene con scarsi risultati; intanto Nowaki si sedeva vicino ai due, sorridendo.
Che bella famiglia.”Kokoro, la tua famiglia è fantastica.”
“E non hai conosciuto mia sorella…”
Lucinda si girò verso la mora. “Hai una sorella?”
“Gemella. Però non ci somigliamo affatto. Ora lei è… impegnata.” Disse Kokoro, accennando un sorriso perverso, che Lucinda non notò.
 

SBANG!
 Kokoro stava tranquillamente sonnecchiando, ormai quasi guarita del tutto. Era un pomeriggio assai freddo e piovoso e per Kokoro era un piacere immenso restare al letto… un piacere che fu interrotto, sfortunatamente, dalla sua porta che sbatteva contro il muro della camera. La mora spalancò gli occhi dalla paura, trovandosi ai piedi del letto una Lucinda stanca e rossa come non mai. “Che…?!”
Dietro di lei Mikami aveva uno sguardo eccitato e di pura felicità, che stava per scoppiare a minuti. “KOH! NON PUOI CAPIRE CHE E' SUCCESSO!” Urlò la mora.
“Cosa?”
Lucinda saltò al collo di Kokoro, cominciando a ridere di felicità. Ma che diamine era successo?
“Mi volete spiegare? Grazie.” Kokoro alzò un sopracciglio.
Lucinda prese fiato. “ E’ successa una cosa….”
 
 
Mikami e Lucinda stanno camminando da un bel po’; stanno cercando Paul, ma pare che sia sparito nel nulla.
“Mikami, andiamo a casa, tanto non c’è…” dice Lucinda in preda alla depressione.
“Ooooh zitta! Lo troveremo!”
“Uff…”
Ma, improvvisamente, una chioma viola scende dall’autobus, dirigendosi verso le due ragazze.
“Mikamiiiii che facciamo? Oddio, oddio, oddio!”
“Primo calma, secondo…. Maacciao Paul!” Esclama la mora.
Paul alza lo sguardo verso le due, trasalendo appena. Di certo non aveva mai immaginato che Mikami conoscesse Lucinda. “Mh, ciao…”
Lucinda, per tutta risposta, alza timidamente la mano.
“Cosa ci fai tutto solo soletto?” Nel tono di Mikami si può avvertire una nota perversa, messa in evidenza dal sorrisetto.
“Eh, perc-!!!” La voce di Paul gli muore in gola e comincia a sentire un dolore lancinante all’anca. E’ andato a sbattere contro lo specchietto della macchina che si trova vicino a lui. “Ehm…” Dice in preda all’imbarazzo.
Mikami, stranamente, si preoccupa se si sia fatto male. Lucinda, al contrario, tenta inutilmente di nascondere una risatina. Questo porta le guance di Paul a toccare un rosa acceso, cosa che mai era successa al viola. Per Lucinda vedere un Paul così impacciato è divertente; un dolce divertimento, come ha sempre definito Kokoro.
“Eh… Behoradevoandareciao!” E Paul si dilegua fra i vicoli della cittadina.
Silenzio.
“Stava guardando te quando è andato a sbattere.” Dice Mikami con innaturale calma.
“Cosaaaa?!”
 
 
“…più o meno è andata così.” Concluse la blunetta, mordendosi il labbro inferiore.
Kokoro rimase un attimo in silenzio a fissare le sue due amiche. Lucinda si aspettava chissà che dalla sua amica, conoscendola… e invece se ne stava lì, ferma, a fissarle?
Ma, grazie al cielo, Kokoro tornò quella di sempre, infatti scattò in piedi sul letto. “BENE! Basta stare al letto senza fare niente. Bisogna tornare all’opera!”
Schizzò fuori dalla camera, osservata dalle due ragazze. Scese le scale come una furia, ma fu bloccata all’improvviso. Era Nowaki. La prese per le spalle, mentre rideva tra i capelli della mora. “Nii-chan! Dove credi di andare! Hai ancora la febbre.”
“Oooh taci Baka! Posso andare dove mi pare, come mi pare e quando mi pare!” Ma, come se avesse detto il contrario, il fratello la prese in braccio, cominciando a salire le scale. “Guarda che se non stai al letto peggiori…”
La mora cominciò a scalciare. “Dannato!”
“Che scena disgustosa…” Sussurrò Kaito dal salotto.
“Ha parlato quello che sta giocando contro dei vermi ninja…”
Kokoro fu letteralmente catapultata sul suo letto da Nowaki, che sorrise soddisfatto.
“Questa me la paghi Onii-san!”
Lucinda sorrise, sentendo che man mano anche lei stava entrando a far parte di quella famiglia. Forse aveva fatto bene a chiamare Kokoro: da quel momento cominciò a sperare, per la prima volta nella sua vita.
 
 
 
Angolo sclerotico di un'autrice sclerotica(?):
Massalve. Sono qui, a pubblicare il seguito. Tengo tanto a questa storiella♥ A differenza di altre Long, magari riuscirò a finirla. Magari. Comuqnue volevo fare pubblicità occulta(?). Io ed una mia amica, che qui su EFP si chiama EnneBaka, abbiamo scritto la Lezoni di Spionaggio Paulverse. Ed è faiga. Se non la leggerete Sas'kè si vendicherààHH!(?) Ok, basta sclerare. Come avete potuto vedere ci sono innumerevoli OC, e spero non siano Mary Sue o Gary Stu °^° (Nowaki, tu non sei Gary Stu... *patta Nowaki*) BENE! Vi abbandono(?).
E vi ringrazio come al solito, ma penso che sia scontato.
Kohchan♥

P.s. Ma guarda! Mi è venuto più lungo del solito!
Comunque la suoneria di Kokoro è anche la mia; stiamo parlando dell'Ending di Durarara!! Trust Me. (tantoamore.)
 

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Capitolo 8
*** Capitolo Cinque ***


Capitolo Quinto

 
Nowaki si distese sul divano, sospirando maliziosamente. C’era solo lui in casa, anche Kaito era uscito quel pomeriggio. “Potrei chiamare uno dei miei tanti amici…” pensò ad alta voce. Le labbra si piegarono in un sorriso quando andò a scorrere la rubrica in cerca del suo passatempo. “Beh, direi che Mis-“ il campanello suonò. Nowaki si lascio sfuggire un grugnito di disapprovazione, mentre controvoglia si alzava per aprire la porta. Passò davanti allo specchio e si fissò per pochi istanti: i capelli erano un disastro. Velocemente li sistemò, mentre, senza guardare, andava con la sua mano libera ad aprire la porta.
“Scusate il disturbo…” quella voce era troppo melodica per essere quella di Kokoro. Si girò verso la porta, alzando le sopracciglia per la sorpresa. “Lucinda!” esclamò. “Macchè disturbo, entra entra…”
La ragazza entrò titubante, guardandosi attorno. Non c’era nessuno.
“Dov’è Kokoro?”
“E’ andata con Kaito in fumetteria. Diceva di voler comprare Junjou Romantica. E’ un bel manga, spesso me lo leggo anche io.”
Lucinda si sedette, togliendosi la giacca. “Davvero lo leggi?”
“Sì, perché parla di yaoi, perché ci sono scene hot e perché Kokoro mi costringe.” Sorrise. Gli occhi di Lucinda cominciarono a brillare. Un ragazzo che legge yaoi? E dove si trova! “Figo!! Comunque, sai quando torna?”
“No, però se vuoi… io sono a tua disposizione!”
Lucinda arrossì violentemente, fraintendendo la frase. Magari potesse essere a mia dis… Lucinda, ma che pensi! Primo, è gay; secondo, ami Paul!
“Mh… massì, posso fidarmi.”
“Great! Dimmi tutto!”
Lucinda si accarezzò una ciocca di capelli. “Ho scoperto da poco di piacere a un mio amico…”
“Beh, è normale, guardati!”
La blunetta arrossì. “Oh, beh, grazie… dicevo, io l’ho rifiutato, ma lui sta insistendo; vuole uscire a tutti i costi con me! E ho paura che possa fare qualcosa di estremo.”
Nowaki assottigliò lo sguardo, poggiando il mento sul palmo della mano, come per riflettere. “Questo ragazzo deve darsi una calmata e mettersi l’animo in pace. Tu ignoralo, ok? Ma non ti azzardare a concederti a lui, soffrirai e basta. Follow your heart!” esclamò alla fine.
Lucinda ridacchiò. “Hai ragione! Vedrò di seguire i tuoi consigli!”
In quel preciso istante entrarono Kokoro e Kaito, pieni di buste molto pesanti. I capelli di Kokoro erano arruffati, segno che fino a quell’istante aveva sclerato. “Oh… ! Lucinda!” Si buttò su di lei.
“Koh! Che hai comprato?”
La mora rovesciò il contenuto delle buste sul tavolo: decine e decine di manga yaoi, con action figures e altra roba da otaku. Kokoro aveva stranamente(ma neanche tanto) un sorriso perverso.
“Nii chan! Quanta roba!”
“L’intera collezione di Junjou Romantica, più altri svariati yaoi… ma Kaito e Lucinda potrebbero traumatizzarsi.”
“Ehi!  Guarda che io leggo un sacco di yaoi!” urlò Lucinda.
Un bagliore si accese negli occhi della mora. “Ah, sì? Sul serio leggi yaoi? E io che pensavo fossi la tipica ragazza casa-chiesa… ma dalla casa alla chiesa c’è mooolta strada!”
Nowaki rise di gusto, mentre Lucinda diventò scarlatta dalla rabbia. Solo Kaito rimase in silenzio, continuando a non capire, ovviamente.
 
“DAAAAAAAAAAAAH!”
“Eddai, non è successo niente…”
“Niente? NIENTE?!”
Essì, un pomeriggio tranquillo, quello. C’era Lucinda che sclerava, come al solito; c’era Kokoro che se ne fregava, come al solito. E c’era la depressione, come al solito.
“Come hai potuto? Tu…!”
“Ah-Ah! Io ho fatto solo quello che mi hai detto te.” Disse, sorridendo. Lucinda aprì la bocca per ribattere, ma rimase in silenzio. In effetti aveva ragione… “Però, eh, hai un tempismo…”
 
 “Kooookoooorooo!”
“Che c’è?”
“Non dare più il disegno a Paul!”
“Eeeh… mmh… cioè…”
“… Cosa hai fatto?”
“Ehm… ho accidentalmente di proposito… dato il disegno a… Paul.”
“…”
 
“Daaaaah!” urlò di nuovo Lucinda.
“Calmati, dannazione!”
“NON POSSO!”
La liceale cominciò ad incamminarsi verso il suo angolo emo , sussurrando qualcosa sul fatto che non lo lascerà mai e che c’era sempre nei momenti di bisogno. Kokoro si mise a massaggiare la radice del naso, sospirando esasperata.
“Ecco ecco è la fine lo sapevo non dovevo darti retta tu e il tuo stupido piano ora Paul penserà che io sono infantile e che sono solo una stupida ragazzina che gli va dietro come tutte le altre oddio oddio non posso sopportarlo!” disse tutto d’un fiato.
“Oh Luh, io amo(?) i tuoi flussi di coscienza…” Kokoro prese il suo cellulare. Non rispose alla domanda di Lucinda, che chiedeva cosa stava facendo con il telefono, bensì glielo passò direttamente, con Mikami che attendeva dall’altra parte della cornetta.
“Sniff… pronto?”
“Ciao dolce bimba! So che sei depressa…” Esclamò la modella.
“Come lo sai?”
“Lo so e basta.” Socchiuse gli occhi. “Comunque il disegno ha fatto colpo, mia piccola! A Paul è piaciuto, anzi! Vedrai, di questo passo vi fidanzerete presto.” Detto ciò, attaccò. Lucinda rimase un attimo perplessa; di certo si aspettava una chiacchierata più lunga e un ciao a fine chiamata. Ma ormai ci aveva fatto l’abitudine: da quando Kokoro si occupava della sua vita sentimentale, tutto era cambiato. Tornò con i piedi per terra, passando il telefono a Kokoro. “Vedi?” disse la mora, con tono stranamente dolce. “Se vuoi qualcosa, devi lottare per ottenerla. Devi fare delle cazzate, ma delle cazzate che ti cambieranno. In meglio o in peggio. Senza di me adesso staresti ancora a deprimerti, chiusa fra le mura di questa stanza, rannicchiata nel tuo angolo, senza concludere niente. Cambia il destino, fa sì che sia a tuo favore! Solo te puoi farlo.”
Lucinda la guardò per una manciata di secondi. Brividi che le attraversavano la schiena, una fitta alla gola che non la faceva respirare. Kokoro aveva detto quelle cose? Lei? Un evento più unico che raro, per una come Kohchan. Una scarica di adrenalina la fece scattare in piedi e sorridendo disse “Grazie per avermi dato la giusta carica per andare avanti. Ora so che non portò sbagliare!”
Poi prese il suo giacchetto e uscì di casa, fiera e soddisfatta. Kokoro sorrise, sentendo che l’affetto che provava per quella liceale stava sempre più crescendo.
 
Quel bar stava diventando sempre più affollato, non facendo respirare Lucinda. Quel giorno, proprio quel giorno, la ragazza aveva il suo penultimo compito in classe di latino, il che la rendeva ancor più agitata. Seduta a quel tavolino, da sola, imprecava sottovoce perché la sua attenzione al libro di latino era minima. Esattamente, era distratta da qualcosa, o meglio, da qualcuno…
“Ehy, senti, ce l’ha una matita?”
Lucinda alzò velocemente la testa dal libro, osservando quegli occhi color pece che la fissavano. Arrossì violentemente, mentre prendeva la sua borsa azzurra, cominciando a rovistare fra le sue cose. Una matita… una matita…
Finalmente trovò l’oggetto del desiderio, estraendola da sotto un libro con fare vittorioso. Era la sua matita preferita, color viola e blu. “T-tieni…”
Paul la prese, ringraziandola e promettendole di restituirla a breve. Per un attimo, la versione non esisteva più; le preoccupazioni,  la scuola, le declinazioni. Non esisteva più niente, solo lo sguardo attento di Paul mentre sottolineava con la sua matita le imprese dei francesi intenti alla rivoluzione. Un sorriso radioso delineò le labbra di Lucinda, che chiuse il libro di latino. Ma proprio in quel momento…
“Lulù!”
La blu si girò di scatto. Ooocapperi.
“Ah… Kenny…”
Il giovane si sedette davanti a lei, sorridendo entusiasta. “Che fai?”
“Studio, non vedi?”
“Con il libro chiuso?”
Sbuffò. “Sì, ripasso.”
Kenny abbassò lo sguardo; quel tono l’aveva colpito come una freccia in petto. Ma prese il coraggio a due mani, alzò lo sguardo e urlò: “LUCINDA!”
Tutti si girarono verso il rosso. Compreso Paul.
“S-sì?” Disse timorosa la blu.
Prese fiato “…ALLORA VUOI USCIRE CON ME Sì O NO?”
Silenzio.
La blu si paralizzò sotto lo sguardo divertito dei suoi compagni. Il viso tondo di Kenny era rosso, quasi come i suoi capelli, e il suo sguardo era deciso e fiero.
Presa dal panico, si girò verso Paul, per vedere la sua reazione. Guardava Kenny con un misto di disgusto, per poi incrociare lo sguardo di lei. Quegli attimi sembravano non passare mai, sembrava che il tempo si fosse fermato senza il suo permesso. Scattò in piedi, prendendo tutte le sue cose in fretta e furia. “S-si è fatto tardi! Ho una versione!” Esclamò imbarazza, prima di fuggire fuori dal bar.
Kenny rimase lì, impassibile, a osservare la porta. Era stato rifiutato, davanti a tutta la scuola, dalla ragazza più bella e dolce che abbia mai conosciuto. L’aveva sempre vista con quell’alone di mistero che l’aveva fatto innamorare: ogni mattina si sedeva lì, sempre al solito tavolino per due, e in silenzio ripassava. L’aveva definita una fata, per la delicatezza in tutto quello che faceva. Una fitta gli chiuse lo stomaco, mentre tutti i suoi amici lo incoraggiavano a non perdere la speranza e ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Doveva fare qualcosa.
Sarebbe stata sua. A tutti i costi.
 
La blu arrivò trafelata all’ingresso del liceo, sorpresa da trovarsi davanti una Kokoro sorridente. “Cosa ci fai qui?”
“Promemoria, chica!” Esclamò.
La blu la guardò confusa.
“Ti ricordi domani che giorno è?”
“E’ sabato, e ho il compito di Epica.”
“Ok, ma…”
“Ma?”
“Mi sovvien un appuntamento, se non ricordo male…”
Il cipiglio di Lucinda sottolineò la sua confusione. Kokoro sospirò. “Baka, domani hai l’appuntamento al buio con Paul!”
….
“COSACOSACOSAAAAA?!”



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