Le avventure di Morte e Destino di NonnaPapera (/viewuser.php?uid=72743)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Momementi della giornata ***
Capitolo 2: *** Colori caldi ***
Capitolo 3: *** Gli opposti ***
Capitolo 4: *** Il Natale di Morte e Destino ***
Capitolo 5: *** Babbo Natale ***
Capitolo 1 *** Momementi della giornata ***
Alba
Era
sempre al mattino,
quando il solo iniziava a sorgere, che a Destino veniva una forte
malinconia.
Non che amare ed essere amato da Morte fosse spiacevole anzi, neppure
volendo
avrebbe mai potuto immaginare la propria esistenza senza il compagno a
fianco, però
era in quei momenti che Destino si rendeva conto di quanto alle volte
la sua
vecchia natura di semplice essere mortale gli mancasse. Tutte quelle
mattine in
cui si svegliava nel letto e si ritrovava a sorridere ad un cuscino
vuoto con
il desiderio di stringere forte a sè il compagno che non era
nel letto con lui perché
non aveva bisogno del sonno per rigenerarsi. Poi però Morte
tossicchiava e
palesava la sua presenza nella stanza. Destino sorrideva e Morte si
avvicinava
a lui lentamente.
Destino adorava quei momenti, li trovava estremamente
romantici… Purtroppo Morte
trovava sempre il modo per rovinarli:
“Sai che sta notte hai russato un sacco?”
Era in quei momenti che Destino era felice che Morte non fosse un
essere umano,
altrimenti probabilmente, il calcio che immancabilmente gli tirava lo
avrebbe
ferito gravemente e
lui si sarebbe
sentito in colpa.
Pomeriggio
Il pomeriggio era sempre un’ora
particolare della giornata. Destino aveva
il suo compito da svolgere, perché l’essenza
stessa della vita e l’equilibrio
del cosmo dipendevano
solo da lui.
Aperto il grande libro dei sigilli, passava ore ed ore a tracciare
disegni,
incrociando la vita delle persone, valutandone i rischi i pro e i
contro.
Ovviamente era un lavoro non solo faticoso ma anche delicato,
necessitava di
moltissima concentrazione, pazienza e… silenzio assoluto.
Quel
pomeriggio in
particolare però per Destino era un incubo
“Morte! Dannazione piantala”
Il compagno lo fissò con il viso imbronciato e poi offeso
domandò:
“Ma cosa ho fatto? Sono qui tranquillo che mi faccio i fatti
miei”
Destino lo fissò con sguardo pieno di odio e se avesse avuto
il potere di
incenerirlo di certo non ci avrebbe pensato su due volte.
Sorrise, un sorriso teso ed esasperato, si alzò dalla
scrivania e con calma
andò verso Morte.
“Capisco che questa sia anche casa tua amore”
mormorò faticando a trattenere la
rabbia: “Ma ti dispiacerebbe esercitarti con il bassotuba da
un’altra parte?”
Tramonto
Destino
amava molto i
tramonti, era sempre stato un tipo romantico e sentimentale e i
tramonti gli
avevano sempre provocato dei moti di tenerezza.
La luce rossastra del sole illuminava tutto con leggerezza, conferendo
ad ogni
cosa un aspetto mistico e senza tempo.
Trovava che la cosa migliore di un tramonto fosse la
possibilità di guardarlo
assieme alla persona amata.
Era felice del fatto che anche Morte si fosse lasciato prendere
dall’atmosfera
magica di quel momento. Infatti, da ben dieci minuti non aveva
proferito
parola, immerso com’era nella contemplazione del sole morente.
“E’ bello non è vero?”
“Si
bello, molto
divertente” ribatté Morte prontamente.
“Divertente?” chiese Destino sorpreso girandosi
verso il partner senza capire a
cosa si riferisse.
Ma il dubbio durò poco.
Morte
era girato spalle al
tramonto e con le mani scheletriche stava proiettando delle ombre
cinesi sulla
grande facciata del loro castello.
Ombre che rappresentavano scheletri che danzavano.
“Possibile che tu non abbia neppure un minimo di
romanticismo?” sbottò
esasperato Destino.
“Oh scusa” disse Morte sorpreso “Ecco qui
ora va meglio?” chiese sorridente,
mentre sul muro riprendeva a proiettare le ombre…Questa
volta di due scheletri
che si baciavano.
Sera
“No,
ho detto che non mi va!” disse Morte stizzito pestando un
piede sul
pavimento.
“Suvvia
piantala, sembri un bambino capriccioso.”
“Non
mi interessa non riuscirai a convincermi”
“Ma
scusa, la sera è sempre il momento dedicato ai giochi, ed
oggi tocca a me
scegliere… Non puoi rifiutarti dopo che ieri sera mi hai
obbligato a giocare a
nascondino per due ore”
“E
ti lamenti? Nascondino è un gioco divertente. Quello che hai
scelto tu
invece è brutto”
“Morte
smettila, ora basta, si fa il gioco che ho deciso io!”
Morte
sbuffò infastidito e poi per l’ultima volta
tentò di dissuadere Destino.
“Ma
almeno cambia gioco, scegline uno più interessante, anche le
carte vanno
bene se non ti viene in mente nulla di meglio”
“No”
fu la lapidaria risposta di Destino.
Morte
sbuffò e infine rassegnato decise di sedersi al tavolo:
“D’accordo
gioco… però solo una partita .Comunque lo so che
l’’hai fatto
apposta! Hai scelto l’unico gioco in cui perdo
sempre!” mormorò mesto e poi mesto
si mise a sistemare i pezzi continuando a rimbrottare di tanto in
tanto: “Stupidissimi
scacchi!”
Notte
Destino
quella notte si svegliò senza capirne bene il motivo. Si
guardò attorno
cercando di capire se il compagno stava nella stanza oppure no.
Di
Morte non c’era l’ombra, non che questo fosse
strano visto che lui non
dormiva mai.
Si
alzò dal letto indeciso sul da farsi. Solitamente aveva un
sonno molto pesante
e si chiedeva perché si fosse svegliato così
d’improvviso senza una ragione.
Poi
lo udì, pareva che qualcuno stesse singhiozzando nei
corridoi del castello.
Assurdo, visto che le uniche persone che vivevano nel maniero erano lui
e
Morte.
Che
a Morte fosse successo qualcosa?
Si
alzò ansioso dal letto e mentre stava per uscire dalla
camera quasi
rinunciò, dandosi mentalmente dello stupido, Morte era
immortale ed
indistruttibile, era impossibile che stesse male!
Comunque
decise che era il caso di controllare comunque.
Quando
fu giù dalle scale i lamenti che prima sentiva distanti si
acuirono e
Destino iniziò a preoccuparsi sul serio.
Stava
per entrare nella sala da pranzo quando sulla soglia del salone da
ballo
vide una sagoma bianca muoversi nel buio e piangere.
“ODDIO”
urlò Destino terrorizzato “UN FANTASMA”
La
figura bianca si voltò e Destino riconobbe il suo fidanzato:
“Morte,
accidenti a te! Ti sembrano scherzi da fare? Mi hai
spaventato”
Morte
si avvicinò singhiozzando e Destino nuovamente preoccupato
per il
compagno gli si avvicinò per calmarlo:
“Che
è successo? Perché piangi?”
Morte
sollevò lo sguardo e poi tra un singhiozzo e
l’altro disse:
“
Una tragedia! Destino fai qualcosa ti prego… Il mio vestito,
il mio bel
vestito nero!” mugugnò “Guarda che
disastro, ho sbagliato a mettere il
detersivo e adesso è bianco BIANCO… che
tragedia”
Destino
roteò gli occhi e sospirò rassegnato, per colpa
di quello stupidissimo
vestito avrebbe di certo passato la notte insonne.
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Capitolo 2 *** Colori caldi ***
Giallo
Di
tutte le cose che
Destino amava di Morte probabilmente il colore degli occhi era quello
che
adorava di più. Tutti quelli che avevano avuto a che fare
con il suo fidanzato
erano concordi nel dire che quel colore era inquietante. Gialli,
innaturali, crudeli
e spietati. Ma la verità era che nessuno riusciva a leggerci
dentro. Destino
tra tutti era l’unico che vedeva più in
là di quel colore insolito, più in la
della natura stessa di Morte. Quegli occhi sapevano essere dolci,
buoni, compassionevoli,
ma la maggior parte delle volte erano tristi. Tristi perché
nessuno lo
accettava, tristi perché tutti lo temevano, tristi per tutte
le vite che doveva
portare con sé anche se non voleva…tristi
perché nessuno lo amava.
Invece era quel colore, così innaturale e così
freddo, che aveva colpito
Destino e lo aveva fatto innamorare di Morte. Ed ormai da molto tempo,
oltre
alle solite cose che leggeva nello sguardo di Morte, Destino riusciva a
scorgere un’altra cosa: gratitudine, perché
finalmente qualcuno era riuscito a
vedere più in là dei pregiudizi ed aveva iniziato
ad amarlo
Arancione
Morte vestiva solo di nero.
Nero il suo
mantello, nere le camice, neri i pantaloni, nere le calze e nere pure
le
mutande.
Non che a Destino l’abbigliamento del compagno non piacesse,
in fondo era anche
quello a fare di Morte… Morte. Però non
c’era mai nulla che lo sorprendeva.
Quando lo spogliava per fare l’amore con lui non lo assaliva
la curiosità di
sapere cosa indossasse sotto, tanto sapeva già che quello
che avrebbe visto
sarebbe stato sempre e desolatamente nero.
Quella
volta però una
volta spogliato Morte come al solito Destino rimase a bocca aperta e
senza
parole.
Morte indossava un piccolissimo pezzo di stoffa, che a mala pena
copriva il
necessario, di colore arancio.
“Sorpresa” disse Morte gongolando nel vedere
l’espressione del partner.
Destino non disse nulla, troppo eccitato per proferire parola, ma
quella per
Morte fu una notte davvero faticosa.
Rosso
Morte
detestava il
rosso, non che come colore lo infastidisse particolarmente,
però era quello che
più di tutti gli ricordava il suo compito.
Era rosso il sangue che sgorgava dai corpi senza vita dai quali doveva
prendere
le anime da far ascendere ed erano rosso porpora i rivestimenti delle
bare
nelle quali i cari ponevano con cura i propri morti.
Rosse
infine erano le
evanescenze delle anime che lui accompagnava
nell’aldilà e che spesso lo
pregavano di lasciarle rimanere sulla terra, per stare vicino ai propri
cari
per qualche attimo in più,
No, a Morte quel colore non piaceva per niente, perché nella
sua testa era solo
ed esclusivamente il colore del lutto.
Marrone
Era
una giornata come le
altre quando Morte entrò nel castello urlando a gran voce
eccitato: “Destino,
Destino vieni presto”
Quando
l’uomo arrivò di corsa nel grande salone
scrutò il compagno con fare
interrogativo per capire cosa lo avesse portato a strillare
così.
Morte
senza proferire parola e con un sorriso enorme sollevò
entrambe le
braccia mostrando finalmente al fidanzato il motivo di tanta
esaltazione.
“E’…
un cane?” chiese Destino sconvolta fissando un piccolo
ammasso di pelo
marrone che scodinzolava tra le mani di Morte.
“Già”
rispose quello tutto felice.
“No,
non se ne parla! Quel coso deve uscire di qui subito”
Morte
non disse nulla ma si limitò a fissarlo con due occhi tristi
abbracciando
stretto il cagnolino che cominciò a leccarlo.
Inutile
dire che da quel giorno nel grande castello furono in tre: Destino,
Morte ed il nuovo arrivato, il cagnolino Ghost.
Verde
Quel
girono a Destino pareva che in Morte ci fosse qualcosa di strano.
Continuò
a fissarlo per lunghi istanti senza riuscire a capire cosa ci fosse che
non
andava nella figura del compagno.
Poi
ad un tratto Morte si girò leggermente e così,
Destino finalmente capì cosa
aveva di strano.
“Orecchini?”
domandò basito Destino.
“Oh,
te ne sei accorto! Ti piacciono?” domandò
entusiasta Morte, mentre con una
mano si accarezzava i lunghi pendenti color verde che gli scendevano
dalle
orecchie.
“Ma…
sono da donna!” ribatte sotto shock Destino.
Morte
non rispose ma lo fissò con uno sguardo truce che Destino
non faticò a
riconoscere, perciò svelto si affrettò a dire.
“Comunque
a te stanno veramente bene”
Morte
tornò di buon umore e piroettando si allontanò
per andare chissà dove.
Destino
sospirò sollevato per lo scampato pericolo,
l’ultima volta che aveva
criticato Morte su una delle sue scelte di “stile”
l’altro si era talmente
inferocito che lo aveva inseguito con la falce per tutto il castello.
Destino
scosse il capo rassegnato, era il caso che iniziasse ad abituarsi a
quegli
orrendi orecchini verde acido… in fondo ne andava della sua
stessa incolumità.
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Capitolo 3 *** Gli opposti ***
Bene
Il
bene e il male
erano una cosa molto relativa e Morte lo sapeva meglio di chiunque
altro.
Lui, che nella sua lunghissima esistenza ne aveva viste di tutti i
tipi, ormai
quasi non usava più quelle due parole, convito
com’era che fossero dei concetti
troppo effimeri per poterli definire.
Solo dopo che aveva conosciuto il successore di Fato, e cioè
il suo compagno
Destino, allora quelle due parole avevano ricominciato ad avere un
senso.
Fin dalla prima volta che si erano baciati, Morte aveva capito che in
fondo bene
e male erano due concetti molto più semplici di quanto
credesse.
“Credi che sia un bene?” aveva chiesto Destino
pensieroso.
“Cosa?”
“Sì, insomma noi due, pensi che sarebbe un bene o
un male se finissimo per
innamorarci uno dell’altro?”
Morte in quell’istante non aveva neppure avuto bisogno di
riflettere sulla
risposta: “Un bene” aveva detto con sicurezza,
“Un bene per tutti” aveva
concluso riprendendo a baciare Destino.
Male
“Destino!
Destino!
Corri vieni qui presto, sto morendo. La mia vita è finita
vieni, presto prima
di andarmene voglio dirti addio!”
Destino sollevo esasperato gli occhi dal Libro dei Sigilli e poi
sbuffando si
alzò dalla sedia e si avviò, senza fretta, verso
il salone da dove Morte stava
vaneggiando.
“Fa presto vieni qui a darmi un ultimo bacio prima che sia
troppo tardi!”
continuò platealmente Morte.
Destino
lo squadrò con
sufficienza e poi scocciato rispose:
“Possibile che tu debba sempre essere così
melodrammatico? Non stai morendo,
sei solo uno stupido! Questo mese sarà già la
quarta volta che ti tagli mentre
pulisci quella stra maledetta falce!”
Luce
Se
c’era una cosa che
Destino non capiva assolutamente di Morte era la sua assurda paura per
il buio.
Insomma, Morte era immortale ed indistruttibile, visto che
l’unica cosa che
poteva ucciderlo era la sua stessa falce. Perciò ogni volta
Destino si
domandava come fosse possibile che uno come Morte fosse terrorizzato
dall’oscurità.
Comunque col tempo aveva capito che poteva sfruttare questa sua paura a
proprio
vantaggio.
“Oddio, Destino, Destino! Dove sei? E’ andata via
la luce, ti prego vieni qui
ho paura”
“Eccomi eccomi sono qui” mormorò
l’uomo avvicinandosi.
Morte
appena ne
percepì la presenza gli si avvinghiò addosso.
Destino sorrise coperto dal buio nel quale era piombato il salone e,
mentre
stringeva forte a sé il compagno, ringraziò
mentalmente Caos che aveva
accettato di far saltare la luce a tutto il castello.
Oscurità
Si dice che tutti abbiano un lato oscuro, Morte quel giorno
aveva scoperto
a sue spese che era dannatamente vero, e che anche il suo amato Destino
ne
aveva uno.
Destino
mancava
totalmente di senso dell’umorismo.
Morte aprì il suo diario e poi con la penna
vergò il resoconto della
giornata.
Caro diario, oggi ho scoperto una cosa
nuova sul mio amato Destino che ancora non conoscevo.
Per gioco gli ho nascosto il libro. Si , proprio quel libro, quello dei
Sigilli, quello che usa per intrecciare i destini delle persone.
Sai cosa è successo quando ha capito che ero stato io?
Ha rubato la mia falce e poi urlando ha minacciato di bruciarla nel
caminetto.
Che antipatico!
Ovviamente
gli ho restituito il libro, anche se prima ci avevo
fatto qualche modifica… Chissà che risate che ci
faremo quando si accorgerà che
gli ho incollato insieme un paio di pag…
“MOOOOOORTEEEEEEEEEEE!
SE TI
PRENDO TI DISTRUGGO!”
Opposti
Ogni
volta che Destino
si soffermava a pensare al loro rapporto l’unica cosa che gli
veniva in mente era
che loro due erano agli antipodi.
Morte
amava vestire sempre di nero, mentre lui prediligeva il bianco. Destino
era un tipo riservato, Morte era chiassoso ed esuberante. Destino amava
il
silenzio, mentre a Morte piaceva riempire tutto con la musica e con le
parole.
Morte
era il responsabile del trapasso degli esseri viventi, Destino al
contrario ne seguiva sempre la vita.
A
vederli insieme parevano non essere neppure compatibili,
però c’erano quelle
piccole cose, cose forse insignificanti ma fondamentali per il loro
rapporto,
che li univano.
Morte
amava venir coccolato e Destino era un uomo che riempiva la persona che
amava di attenzioni.
Morte
era sempre con la testa tra le nuvole, mentre lui aveva sempre
l’istinto
di pianificare tutto, anche ogni minima sciocchezza.
Destino
era una persona introversa, poco incline a slanci impulsivi, Morte
invece pareva non saper far altro se non improvvisare.
“Ehi
Destino, che ne dici di uscire fuori e di andare a farci una
passeggiata
sulla Luna?”
“Come?
Adesso? Sarebbe meglio fare domani, così posso anche
guardare sul libro
dei sigilli come sarà il tempo e sapremo come
vestirci”
“Oh
ammmmmmore, quanto sei previdente e premuroso” aveva urlato
Morte
abbracciandolo e baciandolo con trasporto.
“Si
bhè, almeno uno dei due deve pur esserlo” aveva
ribadito Destino in
imbarazzo cercando di scostarsi il compagno di dosso.
“Ok,
allora domani faremo una passeggiata romantica sulla Luna!”
“Già
così sembra”
Attimi
di silenzio e infine Morte domandò:
“Mi
terrai per mano?”
Destino
lo guardò e poi con tono dolce mormorò:
“Certo,
e ti bacerò fino a che non sorgerà il
sole”
Certo,
loro erano diametralmente opposti… Ma andava bene
così.
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Capitolo 4 *** Il Natale di Morte e Destino ***
Il Natale di Morte e Destino
Morte aveva sempre adorato il Natale.
Il clima di felicità che si respirava per le strade, l’amore per il prossimo che a Natale sbocciava più forte che in altri periodi dell’anno.
Tutto del Natale lo affascinava.
Certo, lui era il gran mietitore, lui era la Fine, però questo non gli impediva di amare con tutto sé stesso quella festa così particolare.
Quell’anno in particolare aveva deciso che, anche se loro non vivevano sulla terra, avrebbe decorato il castello con tutti i decori natalizi e avrebbe così portato la gioia del Natale anche lì.
Purtroppo si rese ben presto conto che il suo proposito non era affatto di facile realizzazione.
Inizialmente aveva pensato di prendere da un bosco un abete enorme e di trasportarlo nel grande salone del castello.
Quando però era riuscito a trovare uno splendido albero e lo aveva toccato, l’albero aveva perso all’istante tutti gli aghi ed era annerito completamente carbonizzandosi.
Insomma era morto.
Già, si era dimenticato del piccolissimo particolare che lo contraddistingueva… Se toccava degli esseri viventi ovviamente questi morivano.
Gli unici ad essere immuni dalla sua “capacità” erano il suo compagno Destino- perché tecnicamente lui era già morto una volta e poi era risorto come nuovo custode del libro dei Sigilli- e il loro cagnolino Ghost.
In effetti non sapeva perché Ghost fosse immune dai suoi poteri. Quando lo aveva visto era stato il cane a saltargli in braccio e, accorgendosi che nonostante tutto era ancora vivo, lo aveva portato a casa felice come un bambino.
Comunque il risultato era che ora aveva un grande abete rinsecchito tra le mani.
Decise che lo avrebbe portato comunque al castello, tanto una volta messi tutti i festoni, certamente Destino non si sarebbe accorto che l’albero era carbonizzato.
Ovviamente Morte aveva sbagliato anche a calcolare un altro piccolo dettaglio.
Andarsene in giro per le strade affollate della Terra, con la sua falce in mano e vestito di nero, a quanto pareva spaventava a morte tutti i terrestri.
Questo inaspettato contrattempo lo costrinse a girare per ore in cerca di festoni ed addobbi natalizi di vario genere, senza però riuscire a prendere neppure uno.
Ogni volta che entrava in un negozio, le persone puntualmente svenivano o scappavano terrorizzate.
Alla fine stanco ed un po’ abbattuto decise di fare ritorno al castello, avrebbe creato lui stesso gli addobbi per l’albero morto di Natale.
Così ritornò svelto verso casa e una volta arrivato si mise di buona lena per cercare qualcosa che andasse bene da appendere .
Purtroppo loro non avevano molte cose che potessero tornare utili per lo scopo ma Morte non si arese e presi alcuni dei suoi vecchi vestiti si mise seduto nel centro del salone con delle forbici e tanta buona volontà.
Ritagliò tante strisce e poi le depose con cura sui rami, avvolgendo l’albero con la stoffa, infine con gli scampoli di stoffa rimasti ricavò tanti piccoli fiocchi di neve e con dei fili li appese all’albero di Natale come decorazioni.
Si allontanò di alcuni passi per osservare il proprio lavoro soddisfatto.
Giusto in quel momento arrivò nel salone Destino, che era rimasto fino a quel momento nello studio per lavorare sul Libro dei Sigilli, intrecciando le vite degli esseri umani.
Quando sollevò lo sguardo, e vide l’albero, rimase a bocca aperta senza sapere cosa dire.
Un gigantesco albero carbonizzato, avvolto da strisce di stoffa nera e da cui pendevano delle specie di teschi anch’essi neri era nel centro del salone.
Destino scosse il capo sconsolato e poi fissando Morte con sguardo esausto mormorò:
“E’ bello… sul serio Morte sei stato davvero bravo, però… Il prossimo anno appendo io le decorazioni! Anzi no meglio, il prossimo anno decorerò io il castello per Natale!” |
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Capitolo 5 *** Babbo Natale ***
Quando Babbo Natale sentì bussare alla porta della sua abitazione non immaginava certo di trovarsi davanti Morte.
Il vecchio rimase a bocca aperta fissando la figura apparentemente spettrale avvolta da un mantello nero che gli si parava davanti senza proferire parola.
Per un attimo il povero Babbo Natale pesò che fosse venuto il suo momento.
In fondo era vecchio e benché dotato di magia non era certo di essere eterno.
-Co… Cosa vuoi da me?- riuscì a balbettare cercando di scrutare quella figura nera con in mano la falce.A quelle parole Morte si mosse e con le mani scheletriche e si tolse dal viso il cappuccio che lo copriva completamente.
Per alcuni interminabili attimi rimase con lo sguardo basso senza mostrare a Babbo Natale il proprio volto.
Infine sollevò il capo e Babbo Natale si trovò a specchiarsi in due occhi gialli che lo fissavano supplichevoli:
-Quest’anno sono stato bravo, direi bravissimo non ho mai fatto arrabbiare Destino…Non troppo almeno... Non sempre! Non è che potresti portarmi un regalino?- chiese infine Morte con voce lagnante srotolando una pergamena con su la lista dei desideri che arrivò fino al pavimento. |
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