È un cuore duro quello che un gattino non riesce a sciogliere

di Will P
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


Disclaimer: Supernatural non è roba mia, e il titolo è preso da un vecchio libro il cui titolo non mi ricorderei nemmeno sotto tortura (ma che è quotato tutto qui).
Note: Ciao, io sono Will e mi piace trasformare la gente in gatto. *ride* Per il prompt Supernatural, Dean/Castiel, kitten!Cas di brilu (Notte Bianca #3 @ maridichallenge). Supporto visivo per kitteh!Castiel.


È un cuore duro quello che un gattino non riesce a sciogliere

“No, questo è… no.”

Dean guarda la Cosa tra le proprie mani e apre e chiude la bocca un paio di volte, senza emettere un suono o vomitare la cena del giorno prima o – e la considera una grande conquista – mettersi a ridere istericamente fino all’aneurisma. La Cosa freme e lui allunga le braccia per allontanarla il più possibile, come se stesse per esplodere, prendere fuoco, o scattare in avanti e strappargli via il naso a morsi. O con gli artigli.

“Dean, è un gattino.”

Artigli piccoli, sottili e affilati.

“No, ooh no. No, non è un… andiamo, come fai a dirlo? Chi ti ha fatto un’iniezione di pazzia mentre non guardavo? È un- è un fottuto scherzo e non è divertente.” Riporta l’attenzione da Sam al problema tra le sue mani e sbraita, “Capito, Cas? Non è divertente. Adesso torna normale così potrò tirarti un pugno senza trovarmi il PETA alla porta.”

Il gatto sbatte quei suoi enormi occhioni azzurri, una volta, poi piega la testolina di lato.

È solo con un estremo sforzo di bontà che Dean si trattiene dal lanciarlo dall’altra parte della stanza con un urlo di frustrazione - si limita a scrollarlo un po’ per le ascelle (o come cavolo si chiamano nei gatti, okay, la semantica non è il punto al momento) facendolo ondeggiare con la testa incassata in maniera ridicola tra le zampette tese e la coda ciondolante nel vuoto. Poi urla di frustrazione.

Se prima diceva di odiare le streghe non è nulla in confronto ad ora.

“Chi è così potente da trasformare un angelo in qualcosa? Chi è così malato da trasformare un angelo in gatto?!” Inizia a marciare avanti e indietro nella stanza del motel, dal tavolo al letto e ritorno, sempre tenendo Cas- il gatt- quellocheè dritto davanti a sé neanche fosse un neonato bisognoso di un cambio. Pensandoci bene, sarebbe stato quasi meglio. “E tu, razza di cretino, come ti viene in mente di entrare nel cerchio di una strega mentre blatera in greco? Un cerchio di fluidi corporei! Fluidi che non voglio nemmeno sapere da dove venivano!”

Il gatto, con tutta la sua dignità di gatto penzoloni, riesce a guardarlo in una maniera che, se non fosse completamente surreale, definirebbe di rimprovero. Ha persino il coraggio di agitargli la coda, quella bestiaccia.

“Credo tu gli stia facendo male,” commenta Sam dal letto, candidamente, e due secondi dopo si ritrova le braccia piene di angelico felino mentre Dean marcia verso il frigo con una determinazione che può indicare soltanto due cose: che vuole ubriacarsi a morte o sbattere la testa contro l’anta finché una delle due non si rompe.

Quando hanno eliminato la seconda opzione e Dean è seduto sul proprio letto con una birra in mano Sam si sistema il gattino in grembo e alza un sopracciglio, in attesa che una soluzione si materializzi miracolosamente nella stanza. Incredibilmente, non succede nulla.

Forse perché la loro fonte di soluzioni miracolose si sta leccando le orecchie sulle gambe di Sam.

Dean manda giù mezza birra in un colpo solo. “Okay, illuminami: cos’è che sappiamo?”

“Be’,” Sam accarezza la schiena del gattino, che sotto la sua mano enorme sembra ancora più piccolo, e quello alza la testa di scatto, guardandosi intorno sorpreso. “Ad occhio dovrebbe avere un paio di mesi, non più di tre, quindi non potrei dirlo con certezza ma credo che sia un maschio. Assomiglia ad un siamese, solo che di solito hanno tutto il muso scuro e non solo il naso. Ma magari per i cuccioli è così, non lo so.”

Dean abbassa la birra e lo guarda come se fosse pazzo. “Grazie per la diagnosi, dottor Dolittle, ma io parlavo della strega.”

“Oh.” Sam si acciglia, continuando ad accarezzare distrattamente il gatto lungo la schiena mentre quello scruta l’orizzonte con la stessa intensità di chi è ad un passo dal ricevere un’epifania mistica. “Fino a due ore fa ti avrei detto che non esiste cosa al mondo capace di trasformare un angelo in animale, quindi direi che non sappiamo praticamente nulla.”

Lo sapeva già, ma sentirselo dire gli fa tornare quel pizzicorino al petto che minaccia di trasformarsi a tradimento in risata isterica. La sensazione peggiora quando Sam si alza, gli deposita il gatto addosso e presa la giacca si avvia verso la porta. “Dove credi di andare?”

“A chiamare Bobby.”

“È una cosa che puoi fare anche qui. Aspetta, è una cosa che posso fare io, perché mi stai lasciando da solo con lui?”

C’è del panico nella sua voce, ma sono arrivati ad un livello di assurdità in cui nemmeno gli importa più che si senta. Sam lo ignora comunque.

“Sto andando a chiamare Bobby, e a prendere del cibo per gatti,” dice, lentamente, scandendo bene le parole come davanti ad un bambino tonto. “E magari anche una lettiera, prima che inizi a farla dappertutto.”

Dean improvvisamente approva il piano.

Poi una volta solo abbassa lo sguardo su due iridi azzurre impossibili tagliate da una pupilla sottile e si rende veramente conto, con un moto d’orrore, che il gattino sulle sue ginocchia, seduto tutto impettito con la coda e le orecchie scure, è Castiel. D’un tratto non sa più dove mettere le mani, non sa come prenderlo e non ha il coraggio di muoversi perché quello è Castiel, ed è così piccolo, un mucchietto spelacchiato di ossa e pelle che potrebbe rompere con una carezza appena troppo forte. Gli si gela il sangue a pensare che neanche dieci minuti prima lo stava sballottando per tutta la camera come un sacco di patate.

“Tutto, uhm, tutto bene lì dentro?” chiede, a disagio, più per rompere il silenzio che per altro. Cas era laconico in forma umana, figuriamoci ora che ha la coda. Il gattino però risponde, un miagolio flebile e musicale che, contro ogni buon senso, gli scioglie un po’ il cuore. È colpa degli occhioni, tutta colpa loro. Sono così… così umani, dannazione.

“Tieni duro, ti tireremo fuori,” gli promette, col tono più sicuro che riesce a sfoggiare. Se Castiel fosse in un corpo con dei pollici opponibili gli tirerebbe una bella pacca sulla spalla; stando così le cose, invece, alza una mano e passa due dita, cautamente, tra le sue orecchie color caffè. È incredibilmente soffice e delicato – troppo, davvero – ma Cas spinge la testolina contro la sua mano ed è semplicemente naturale prenderlo in braccio e fargli un grattino dietro le orecchie.

Quando Sam torna qualche ora dopo, carico di sacchetti colorati e libri, trova Dean sdraiato sul letto e Castiel appallottolato sul suo petto che ronfa più forte del motore dell’Impala.

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Capitolo 2
*** #2 ***


Note: A grande richiesta, il crack continua! /o/ Solo, non vi aspettate aggiornamenti corposi o frequenti o regolari, okay? Sono solo scenette dementi che mi decido a mettere per iscritto quando la nevrosi mi colpisce abbastanza forte alla nuca. That's how I roll. *beams*


È un cuore duro quello che un gattino non riesce a sciogliere

La cosa positiva è che non sporca in giro.

Come Castiel-umano, anche Castiel-gatto sembra funzionare a pile al plutonio: non mangia, non beve e non si lascia andare a funzioni corporali di alcun tipo, cosa per cui Dean potrebbe non smettere mai di ringraziare. In compenso dorme un sacco, ma non hanno ancora capito se sia un effetto collaterale dell’incantesimo, il suo corpicino peloso che non riesce a sostenere tutta quell’energia ultraterrena, oppure il nuovo episodio di “Castiel scopre le gioie della vita mortale”. In effetti la prima volta che si era appisolato sul letto, crollando faccia avanti col muso tra le zampine, si era svegliato di soprassalto dopo pochi minuti con un gorgoglio intrigato: probabilmente era solo troppo impettito, da umano, per ammettere che ci sono poche cose più soddisfacenti di stendersi al sole, stiracchiarsi e andare ko per qualche ora.

Dean non ha problemi a simpatizzare con questo nuovo lato di Cas. Quello con cui ha un problema è il pelo.

Come diavolo fa un cosino che pesa un etto bagnato a lasciare in giro tutto quel pelo? Da dove se lo tira fuori? Non è tanto per i vestiti – okay, è anche per i vestiti, ma perché è difficile essere presi sul serio come agenti federali quando il tuo completo nero è trapuntato di pale di pelo – quanto per l’Impala. È stato un brutto momento, quello in cui hanno deciso di mettersi in moto per stanare fino all’ultima puttana di quella congrega di streghe e si sono resi conto che, senza il suo solito abracadabra, avrebbero dovuto portare Castiel con loro. Il che significava farlo entrare in macchina. Il che significava doverlo legare al tettino per impedirgli di far danni.

A quel punto fortunatamente Sam si è offerto di tenerlo in gambe, perché ci mancava solo che fossero ricercati anche dalla protezione animali. Gatto o no, comunque, Castiel non si è evitato un bel discorsetto su artigli, i sedili di pelle e quello che succederebbe alla sua coda se le due cose entrassero mai in contatto.

Persino senza sopracciglia, Castiel sembrava averlo guardato con sufficienza. Forse era addirittura peggio, ora che era un gatto.

Quindi erano partiti a caccia di streghe (metaforicamente, sia chiaro. Sam non gli aveva lasciato tirare fuori torce e forconi, purtroppo) ed il viaggio procedeva bene, tutto sommato, con Sam e la sua faccia da guarda, ho mangiato un limone intero! mentre Castiel sedeva ritto e immobile come una statuina sulle sue gambe e Dean si alternava tra scoppi di risatine isteriche e i Metallica.

Poi sono stati fermati per eccesso di velocità. Dean dubita che Sam riuscirà mai a riacquistare la sua dignità, dopo i commenti dei poliziotti, e se anche dovesse succedere ci penserà lui a ricordargli amorevolmente ogni particolare. Di buono c’è che li hanno lasciati andare senza multa perché in quindici anni di servizio non avevano mai riso così tanto; di brutto c’è che, per la sicurezza, li hanno costretti a chiudere Cas nel trasportino.

Non lo ammetterà mai, ma lo sguardo tradito di quegli occhioni azzurri mentre gli chiudeva la piccola grata in faccia è la cosa più triste che abbia mai visto.

Naturalmente hanno tenuto duro giusto venti minuti prima che lo sguardo fisso di Cas non gli perforasse la nuca e lo facesse inchiodare al ciglio della strada in una nuvola di polvere, urlando “Okay dannazione, okay!”

È così che Castiel ha conquistato il sedile posteriore, a patto di non lasciare mai la coperta sbrindellata adibita a suo giaciglio ufficiale. Da bravo soldatino obbediente, Cas aveva passato tutto il resto del viaggio a ronfare in una palla perfetta al centro geometrico della coperta.

Non che serva a fermare i peli.

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Capitolo 3
*** #3 ***


Note: Per il prompt "Kitty!Castiel/Dean, this" di ai_sellie @ Notte Bianca #4 (maridichallenge). Prima o poi arriverà una trama, giuro.


È un cuore duro quello che un gattino non riesce a sciogliere

Se qualcuno gli dicesse qualcosa, la risposta è che si annoia.

Era lì, sul letto, con il libro più noioso, e inutile, ma soprattutto noioso della storia in mano, cercando di capire i principi della trasfigurazione angelo-gatto (indizio: non esistono) o, in alternativa, quanto ci vuole ad ammazzare di noia un essere umano adulto nel pieno delle sue facoltà fisiche, quando aveva sentito qualcosa muoversi tra i suoi piedi. Aveva abbassato il tomo e aveva trovato Cas, intento e concentrato come nemmeno davanti all’Apocalisse, appeso ai lacci dei suoi stivali.

Sul colpo aveva sentito qualcosa all’altezza del petto – la sua dignità, probabilmente – sciogliersi e colare via, poi aveva riposto il libro e si era dato agli esperimenti. Per la scienza. Di sicuro era più utile quello che cercare di dare un senso alle ciance nel libro.

Prima aveva mosso un po’ i piedi, cauto, per vedere che succedeva. Le facce di Cas mentre inseguiva i suoi lacci erano esilaranti, ma aveva deciso di smetterla quando in una capriola era quasi rotolato giù dal letto. Meglio non rischiare la sua testolina pelosa.

A quel punto aveva gattonato (no, non è una battuta) fino ai piedi del letto e si era ritrovato faccia a faccia con Cas. Si erano guardati negli occhi, a lungo – ed era incredibile come gli occhi di Cas fossero sempre di un blu assurdo, sia da umano che da gatto – poi Cas si era avvicinato e, solennemente, gli aveva dato una zampata sul naso.

È per questo che adesso si trova in questa situazione. Nell’ultima mezz’ora ha scoperto che: cadere dal letto non fa male, anzi, Cas sembra divertirsi come un matto; i dentini di Cas sono minuscoli e delicatissimi ma per qualche oscuro motivo le sue mani stanno sanguinando da una miriade di taglietti invisibili; una grattatina appena sopra la coda, sul… sopracoda (si sta sforzando in tutti i modi di non chiamarlo sedere, nemmeno nella sua testa. Non. Chiamarlo. Sedere.) e Cas impazzisce completamente, dimenandosi fino a rotolare giù dal materasso con dei miagolii indignati.

“Tanto non ce la fai a prenderlo,” chioccia, agitandogli due dita ad appena qualche centimetro dal muso. Cas si lancia in avanti e dopo un microsaltello cade a testa in giù, con la codina scura tra le orecchie, poi rotola su un fianco e inizia ad agitare le zampine verso l’alto mirando a casaccio. Dean ridacchia, e inizia a fargli i grattini sul pancino candido.

Se qualcuno gli dicesse qualcosa, la risposta è che si annoia.

Fortunatamente non c’è nessuno a dirgli niente, solo Sam, alla scrivania lì accanto, che scuote la testa tenendosi il viso tra le mani.

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