Amore incontenibile

di KoreW
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti regalerò una rosa ***
Capitolo 2: *** Un invito speciale ***



Capitolo 1
*** Ti regalerò una rosa ***


                                                                                                   Ti regalerò una rosa


Mattina, sempre bello svegliarsi cullati dalla luce del sole.

Mattina, bello svegliarsi con la sensazione che un nuovo giorno cominciava.

Mattina, bello sapere che era sabato e che potevi dormire fino a tardi.

Mattina, ma perché ero già sveglia alle sette?

Mi alzai stranita, ancora insonnolita, cercando con i piedi le mie pantofole con la testa da cagnolino, scostai leggermente le tendine del mio baldacchino, cercando di domarmi i capelli con le mani.

Era il cinque novembre, il giorno del mio compleanno.

Cercai con la mano il mio elastico viola sul comodino, ma invece di afferrare il tessuto morbido del fermacapelli mi punsi, facendo uscire qualche goccia di sangue rosso scuro dal dito.
Da quando avevo quattordici anni ogni mattina, il giorno del mio compleanno ricevevo un mazzo di rose rosse e ogni cinque del mese, invece, ne ricevevo una color pesca e una blu.

Amavo riceverle.

Anche se, tecnicamente, non avevo mai capito chi fosse a mandarmele; però mi piaceva il fatto che qualcuno in quel castello pensava a me in una maniera tale da mandarmi delle rose ogni mese.

Avvolta nel mio pigiama blu con dei boccini d’oro sopra, derivanti dal mio ruolo nella squadra di Corvonero, mi diressi in bagno per sciacquarmi la faccia, nel mentre e mie compagne si svegliarono.

- Merci! Hai ricevuto un'altra rosa!?- mi urlava Candace, detta Candy, mentre si stiracchiava rumorosamente.

- Sì, lo so- dissi, mentre mi spazzolavo i denti con foga.

- Ma sai almeno chi è? Sono già tre anni che le ricevi, non sei curiosa?- mi chiese lei e nel mentre io mi sciacquavo la bocca.

- Sì, lo sono, ma nessuno mi ha dato l’impressione di essere questo fantomatico ragazzo delle rose e quindi…- dissi io, mentre cercavo di spazzolarmi i capelli castani dai riflessi dorati.

 - E se fosse uno scherzo di tuo fratello Will?- mi chiese lei, spazzolandosi i capelli allo specchio, io intanto armeggiavo con i bottoni della camicia.

- Lo ucciderei- dissi sorridendo, come per dire “se è lui lo cancello dal mio albero genealogico”.

- E se fosse Weasley?- mi chiese poi e giuro, giuro che provai a trattenermi dal non scoppiare a ridergli in faccia.

- Ma sei pazza! Quello non sa nemmeno cosa sia il romanticismo! Figurati se è capace di mandarmi delle rose ogni mese! Quello mi sa solo rompere le scatole quotidianamente- le dissi, provando ad allacciarmi la cravatta dai miei adorati colori bronzo-blu.

- Mah, sarà, però a me sembra che ci tenga davvero a te. Insomma, ti viene dietro da tre anni e tu non lo hai mai degnato della minima attenzione se non dell’indifferenza più totale. Io, sinceramente, un pensierino ce lo farei e poi questo è l’ultimo anno! Dagli una possibilità a quel povero ragazzo!- mi disse lei, cercando di legarsi i capelli a coda di cavallo.

- Beh, io vado a fare colazione, non voglio che si prendano tutti i biscotti al cioccolato. A dopo, Candy!- le dissi io e uscii dal dormitorio.

“Ops, scusate non mi sono presentata, che scortese, sono Mercedes Jones e sono all’ultimo anno di Corvonero, cercatrice della squadra di Quidditch della mia casata e seconda di quattro gemelli.

Che famiglia la mia, eh?

Allora, come avrete capito io non sopporto mio fratello William, decisamente io odio quei montati di Grifondoro come lui.

Poi c’è la mia Rachel, la mia sorellina piccina, piccina! Okay, siamo gemelli, ma lei è considerata come la bambina di casa. È di Tassorosso, con lei vado molto d’accordo, anche perché siamo molto in sintonia.

E l’ultimo, ma non per ordine d’importanza, il tenebroso e solitario Benjamin, quello lì è a Serpeverde e diciamo che non sta molto a contatto con la famiglia, anzi, veramente non sta molto a contatto con nessuno, sai che fatica per fargli dire due parole!

Beh, questa è la mia famiglia; carina, eh? Non mi lamento, basta stare alla larga da Will, non parlare troppo con Ben, non trascurare mai Rachy e non succede niente.”

Uscita dalla Sala Comune, che tra parentesi adoravo, mi diressi in Sala Grande per la colazione e, tanto per rendere una giornata meravigliosa molto meno bella, Fred Weasley era in avvicinamento.

Ah, per la cronaca, odiavo quel ragazzo!

- Ehi, puffolina adorata!- avete capito il perche?

Rimasi con aria indifferente seduta la mio tavolo, scrutando con noncuranza il soffitto, quel giorno limpido e sereno come in una giornata di primavera, anche se si stava avvicinando l’inverno.

- Ehi, Principessa, come mai silenziosa oggi?- mi chiese, con la sua solita faccia da schiaffi e il sorriso idiota stampato sopra, si era seduto accanto a me e adesso disturbava la mia santa quiete con le sue dannate chiacchiere.

- Cosa vuoi, Weasley?- gli chiesi con calma, cercando di non perdere il controllo.

- Volevo solo augurarti buon compleanno, Cipollotta- e mi sorrise, però era un sorriso strano, con quello non sembrava tanto stupido… comunque gli risposi subito.

- Che razza di nome è? Weasley, va bene che vuoi farmi perdere la pazienza e farmi esaurire giornalmente, ma almeno fallo decentemente!- gli urlai, cercando di apparire abbastanza calma –oh, comunque grazie del pensiero- gli dissi, con uno strano tono zuccheroso e poi me ne andai, cercando di evitare il suo sguardo il più possibile.

In tutto quel tempo, lui era rimasto a fissarmi con quei suoi occhi celesti striati di cioccolato, portandosi ogni cinque secondi la mano sui capelli rossi già di per se scompigliati di loro.

In quel momento non avevo voglia di preoccuparmi per il mio odio verso quel decerebrato: volevo solo pensare al mio ragazzo delle rose.

Beh, lo immaginavo dolce, sensibile, magari anche bello e affascinante, intelligente e affettuoso, carino e gentile… ma le mie fantasie furono interrotte dallo scontro con una ragazzina del sesto di Grifondoro.

- Ehi, stai più attenta la prossima volta!- le dissi, massaggiandomi le tempie.

- Scusa, ma sei tu quella che gira a vuoto per i corridoi, io stavo solo andando in Sala Grande- rimbeccò lei, con tono fastidioso.

- Ehi, posso fare quello che voglio e comunque non mi faccio correggere da una più piccola!- le risposi io, iniziando a spazientirmi.

- Ehm… vedi che io non ho fatto niente di male e comunque, cara la mia Mercedes, adesso è meglio che vada, prima che Freddie si mangi tutti i biscotti- mi disse lei allegra, ponendo fine alla discussione e correndo in direzione della Sala Grande.

Okay, ammettevo di non andare molto d’accordo con i Grifondoro, anche se con Alex ci conoscevamo da che ne avevo memoria, certe volte la reazione mi veniva istintiva. Tutta colpa di William, come al solito.

Avevo bisogno di riflettere, di pensare, e non capivo perché nella mia testa appariva ancora l’immagine del sorriso di Fred Weasley, quindi decisi di andare nell’unico posto in cui mi sentivo veramente bene.

L’aula di pozioni.

Amavo quell’aula, immersa nel silenzio e nella calma, il luogo più rilassante di tutta Hogwarts e che mi ospitava sempre di buon grado quando ne avevo bisogno.

Entrata, l’odore di intrugli vari mi avvolse completamente, stringendomi in una morsa piacevole e irresistibile, mi diressi verso un calderone e uscii degli ingredienti dalla borsa, aprii il libro a pagina trecentonovantaquattro e iniziai a leggere:

Amortentia, il più potente filtro d’amore
                

Perché mi era capitata proprio quella? Sinceramente mi aspettavo qualcosa sui Lupi Mannari come per il libro di Difesa contro le Arti Oscure, ma… tanto una pozione valeva l’altra, mi aiutava a rilassarmi e quindi iniziai la preparazione.

Tritare finemente i petali di rosa, gettare nel calderone cinque peli di crine di unicorno, bollire con quattro capelli di veela… quanto amavo pozioni.

L’aula era piccola e buia, fornita di parecchie mensole con varie ampolle colorate e scintillanti, i banchi erano allineati perfettamente di fronte alla cattedra e io mi apprestavo a far fermentare la mia pozione per mezz’ora.

Scrutai, senza però farci davvero molto caso, l’intera aula e sorrisi di stupore, vedendo che sulla cattedra vi era adagiata una rosa rossa, con allegato un bigliettino.

Era la prima volta che vi trovavo un biglietto insieme alle rose, quindi mi affrettai a leggerlo, ma con molta delusione mi accorsi che vi era scritta solo una frase:

Se non permetti alle persone di sognare, le rendi schiave.
Il ragazzo delle rose

La calligrafia era sghemba e strana, ma le parole erano leggibili e davvero significative, anche se non ne avevo afferrato appieno il senso sorrisi, fino a toccarmi le orecchie con gli angoli della bocca.

Non sapevo, però, che sotto il mantello dell’invisibilità, sempre dentro quella stanza, si celava la persona che mi dava il tormento da anni e che voleva vedermi felice più di ogni altro.

Finta la preparazione, mi apprestai a sentirne l’odore, chiudendo gli occhi e assaporandolo dolcemente.

Rose…

Biscotti…
                         
Muschio…

Cioccolato…

Aria fresca…

Sinceramente non trovavo il nesso in questi odori, ma pensai fossero tutti colleganti al mio ragazzo delle rose e quindi lasciai correre, mentre riponevo dentro la borsa tutto il materiale, uscendo nel corridoio fuori dall’aula.

Il mio cuore batteva forte…

Tum, tum, tum, tum…

E non ne capivo il motivo.

Un ragazzo dai capelli rossi e il sorriso sempre stampato in faccia si dirigeva verso di me, facendomi immobilizzare.

Il corridoio era deserto, non una mosca volava in quella quiete e io e quel ragazzo ci guardavamo, nel mentre il mio cuore batteva.

Tum, tum, tum, tum…

Era Fred Weasley, però appariva diverso… più… serio?!

Si avvicinò a me, mostrando un espressione ridente con tutta la sua faccia.
Come faceva a ridere con tutti i muscoli facciali? Non lo sapevo, ci avrei riflettuto su in seguito.

- Ehi, caramellina, oggi esci con me?- mi chiese, guardandomi negli occhi con sguardo magnetico.
Per un attimo ne ero rimasta incantata, ma era pur sempre Fred Weasley e io lo odiavo.

- Weasley, era una domanda retorica? No, non esco con te, benché meno il giorno del mio compleanno! Non ho tempo da perdere con degli scocciatori come te- gli dissi, cercando di mantenere la calma iniziale.

- Ma dai! Ti chiedo solo un appuntamento, Fiorellino!- mi disse lui tenero, cercando di addolcirmi, ma io era irremovibile.

- La vedi questa- e gli mostrai la rosa –quando imparerai cos’è il romanticismo, la dolcezza e anche il significato delle parole ossessione e persecuzione ne riparliamo. Anche se dubito che cambierai mai, sei solo uno sbruffone che si sente chissà chi e crede di poter avere tutte ai suoi piedi, mi dispiace dirtelo, ma non fai per me; ma tanto anche se te lo dico a che serve? Sei ostinato e continui imperterrito, sinceramente io apprezzo di più questi piccoli e dolci gesti che le tue continue richiese- gli dissi, con molta calma mischiata ad un pizzicò di acidità Corvonero e me ne andai, lasciandolo sgomentato e leggermente affranto.

M’ incamminai con un senso opprimente nel petto.
Forse avevo esagerato, forse non dovevo essere così tagliente.

Camminavo lentamente per i corridoi con la rosa rossa in mano, i miei passi riecheggiavano per le pareti e l’unico rumore che sentivo era il mio respiro lento e irregolare.

Una specie di uccellino di carta mi picchiettava l’orecchio e lo afferrai con grazia, aprendolo con il volto pervaso dallo stupore.

Se non permetti alle persone di sognare, le rendi schiave.
Perché non ti fidi, Merci?
Non ti darò più il tormento, se non vuoi, ti chiedo solo di venire sta sera nell’aula di pozioni e capirai chi sono realmente.
Qualcuno che ti ama.

Ancora quella frase, ancora quella grafia.

Mi voltai, ma non vidi altro che la mia ombra stagliarsi per l’intero corridoio. Mi portai il biglietto al cuore, chiedendomi il perché di quelle parole: io ero innamorata di quel ragazzo, anche se non sapevo chi fosse.

Lui mi amava? Diceva di si.
Chi era? Quello lo avrei scoperto.

                                                                       ***

Quella sera a cena mangiai tranquilla, senza interruzioni o Fred Weasley tra i piedi.

Era così strano…

Okay, leggermente Weasley mi mancava, ma solo perché mi annoiavo a morte senza discutere con lui. Lo osservavo di sottecchi al tavolo dei Grifondoro, stava conversando animatamente con i suoi amici, ma lo vedevo spento, con una strana luce triste negli occhi.

“Non è che adesso che me ne sono liberata, iniziava a mancarmi?
Ecco a voi la mente contorta di Mercedes Jones.”

                                                                      ***

Quella sera, dopo cena, mi diressi verso l’aula di pozioni; luogo dove avrei finalmente conosciuto quel ragazzo.

I corridoi apparivano ancora più bui e tetri rispetto a quando era giorno, si sentiva un pungente odore di umido e di stagnato che s’inoltrava prepotentemente nelle mie narici, facendomi storcere il naso più volte.
Arrivata, aprii cautamente la porta e scrutai attentamente l’aula avvolta nell’oscurità. Non vidi nessuno ed entrai leggermente delusa, l’espressione d’impazienza nel mio volto era sparita e adesso ne era presente una consapevole.

Ma cosa pensavo? Nessuno poteva farmi nelle cose del genere, nessuno era così romantico come credevo, mi ero illusa e ne pagavo le conseguenze.

Che compleanno di merda.

- Rosa color pesca, significa amore segreto- disse una voce roca e profonda, non la riconobbi. Mi voltai, ma non vidi nessuno.

- Chi sei? Dove sei?- chiesi intimorita, ma mantenendo una postura sicura.

- Non puoi vedermi. Vuoi davvero sapere chi sono?- mi chiese lui, restando sempre invisibile.

- Certo! Voglio davvero sapere chi sei!- dissi io con infinita dolcezza.

- Rosa dal colore blu: l’amore eterno- continuò lui, rammentandomi i significati delle rose che mi mandava.

L’aula era buia e non riuscivo a vedere a più di un palmo dal mio naso, poi sentii un lieve spostamento d’aria proprio di fronte a me e iniziai a respirare freneticamente.
Sentivo il respiro di quel ragazzo sul mio viso.


- Rosa rossa, amore struggente e passionale- e si tolse il cappuccio del mantello dell’invisibilità, premendo delicatamente le sue labbra sulle mie, non dandomi nemmeno il tempo di vederlo in viso.

Il tocco era delicato, le labbra morbide al sapore di cioccolato, il bacio era lento e dolce, poco dopo anche approfondito.
Non avevo mai ricevuto bacio più bello, più dolce e più delicato in tutta la mia vita.

Non osavo aprire gli occhi per timore che l’incanto finisse, le nostre bocche erano in simbiosi e non volevano staccarsi.
Quel bacio durò quelli che mi sembravano ore, o forse anni, o forse secoli, ma poi tutto finì, perché anche gli incanti più belli prima o poi si concludono e vidi il volto del ragazzo delle rose.

- Tu?!- dissi stupita, reprimendo moti omicidi.

- Lo sapevo che saresti rimasta delusa- disse lui con amarezza, accarezzandomi la guancia. Io scacciai la sua mano e gli diedi uno schiaffo, che riecheggiò per tutta l’aula.

Una lacrima solitaria mi scese dal volto, mentre lui si massaggiava la guancia arrossata.

-  Non pensavo potessi essere così meschino. Va bene il tormento giornaliero, va bene tutti quei soprannomi idioti, ma questo non lo tollero. Io ci credevo davvero a questa cosa, alle rose e a tutto il resto, chissà quante risate ti sarai fatto con i tuoi amici, no? Sono stanca di te, Fred Weasley!- urlai, non mi arrabbiavo mai in quel modo ed ero davvero troppo distrutta per badarci.

- Nessuno dei miei amici lo sa. Tu mi piaci davvero, Mercedes, tutto questo l’ho fatto solo per te. Mi accontento  di vederti sorridere così, dato che a me non ne regalerai mai nessuno, dei tuoi sorrisi. Se ti ho ferita mi dispiace, l’ho fatto solo perché ti amo- mi disse serio, con il viso più sincero di tutti.

Non dissi niente.

Era davvero così? Mi potevo fidare?

Gli diedi un bacio sulla guancia arrossata e scappai via, chiudendomi la porta alle spalle senza farlo replicare.

“Forse, dopo tutto, il principe azzurro non è perfetto, basta solo vedere chi ti ama davvero” pensai, mentre correvo verso la mia Sala Comune a sognare, magari, il mio ragazzo delle rose.

 


Angolo autrice
qui inizio a spiegarviun po’ meglio la cosa.
Allora,siamo al settimo anno della coppietta e lei non sopporta lui da tempo immemore. Dal quarto anno lei ha iniziato a ricevere quelle rose da Fred non sapendo chi fosse e lui non lo aveva mai rivelato a nessuno. Lei è una tipa tranquilla e ragionevole, va più per la calma che per l’isteria e credo si noti, lui è il classico tipo alla James Potter, innamorato e ossessionato dell’unica ragazza che non ne vuole sapere di lui. Non ho voluto affrettare le cose alla fine con una dichiarazione da parte di Mercedes dato che lei non si può innamorare di punto in bianco della persona che più odia, diciamo che alla fine lo prende in considerazione.
beh, spero che vi sia piaciuta e grazie in anticipo a chi recensirà metterà tra preferite/seguite/ricordate questa storia e anche a chi la leggerà
auguri ancora Gra Gra 96
Baci
Alyssia98




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Capitolo 2
*** Un invito speciale ***


                                                                              Un invito speciale
 
Era un anno speciale, quello, tra i più speciali a detta di tutti.
Era l’anno del torneo Tre Maghi e tutti i cavalieri si accingevano ad invitare le loro dame, ricevendo consensi e rifiuti a seconda della disposizione.
Certo, non tutti però, solo una settimana prima del grande ballo, avevano invitato la ragazza dei loro sogni.
Tra questi era presente anche il campione di Hogwarts, che doveva presentarsi per forza con una dama, se no con chi le avrebbe aperte le danze?
 
Era una fredda giornata di Dicembre, la neve cadeva delicata e tutte le ragazze si accingevano ad Hogsmade per prelevare il vestito per il ballo, l’unica cosa che si vedeva dalle finestre delle torri era un immensa distesa bianca  e il fumo che fuoriusciva dal comignolo della capanna di Hagrid.
 
In una camera del dormitorio maschile di Grifondoro, però, c’era chi non si godeva quella bella giornata nevosa per fare una battaglia a palle di neve e quel qualcuno era proprio il nostro campione…
 

- Allora, James, la vuoi finire? Rischi di fare un buco nel pavimento a furia di fare avanti e indietro!- lo rimproverava il fratello, tanto stanco quanto paziente nell’ascoltare ogni volta i suoi deliri.

- Non rompere, Albus, devo trovare la maniera giusta per chiederglielo!- rimbeccò il fratello, facendo emergere la sua parte più irritante.

- James, è solo un invito, lei non aspetta altro che riceverlo!- gli disse stufo, iniziando a spazientirsi.  

- Sai che potrebbe non essere così, lei è troppo anche per me! Insomma, ma l’hai vista? Potrebbe aver già accettato l’invito di qualcun’altro e io ci farei la figura dell’idiota- gli disse il fratello, con un tono stranamente sconfortato.

 Di solito James era quello audace e spigliato, sicuro di sé e sbruffone, arrogante, sapeva far sentire una ragazza speciale, ma poi la lasciava subito, troppo impegnato a seguirne una sola. Sempre la stessa, poi. 

- Sai che di dico, James, che secondo me dovresti provarci. Da quant’è che va avanti questa storia? Circa tre anni, no? Bene, James, questo è il tuo ultimo anno, poi la perderai. Quindi chiediglielo e vedrai che accetterà, se rifiuta… metti fuori gioco il suo cavaliere, no?- gli disse con un sorriso il fratello, intanto James finiva di allacciasi la cravatta e abbottonava i restanti bottoni della camicia. In confronto al fratello, che era completamente messo a lucido con la camicia nei pantaloni e la cravatta ben allacciata, James sembrava un perfetto ribelle disordinato, capelli scompigliati e tutto il resto.

- Forse… hai ragione- disse titubante –sì, oggi glielo chiederò- disse sicuro, chiudendosi la porta alle spalle per dirigersi nella Sala Comune. 
 
Intanto per i corridoi…

 - Alex, ancora non hai accettato nessun’invito?- le chiese l’amica, mentre si portava i capelli castano-biondi e lunghi dietro le orecchie.

- No, aspetto ancora che lui me lo faccia- le rispose sognante la ragazza interpellata, puntando gli occhi celesti al soffitto dei corridoi e rischiando d’inciampare su una crepa del pavimento. 

- Alex, secondo me è una causa persa, insomma, ogni volta che ti vede fa la faccia da idiota e il bello è che il capitano di solito è molto serio e deciso, anzi, anche un po’ troppo sicuro di sè- le disse l’amica, cercando di dissuaderla dai suoi propositi, non che non li volesse insieme, ma James l’avrebbe sicuramente fatta soffrire come con tutte le altre e questo non voleva che succedesse alla sua migliore amica.

- Lally, lasciami sognare! E comunque se anche oggi non dovessi ricevere il suo invito… allora giuro che ci rinuncio, okay?- le disse l’amica, cercando di pensare positivo almeno nella sua testa.

 
Camminavano spedite per i corridoi, quel giorno sarebbero dovute recarsi ad Hogsmade per ritirare i vestiti per il Ballo del Ceppo ed erano leggermente eccitate. Arrivate in Sala Grande, la ragazza dagli occhi celesti si sedette subito di fronte ad un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi di un verde smeraldino, addentando, poco aggraziatamente, un fetta di toast con la crema di cioccolato e bevendo in fretta un po’ di succo di zucca.

- Ragazzi, vi prego oggi non ho voglia di vomitare!- disse Alex con una faccia schifata, causa baci troppo intensi tra la sua migliore amica e il suo migliore amico a colazione. 

- Non rompere, Winter!- la rimproverò Albus, ritornando a baciare la sua fidanzata.

- Buon giorno!- salutò allegro James, sedendosi accanto alla nostra moretta dagli occhi color cielo, sfiorandole inavvertitamente una mano fredda e gelida che si riscaldò al solo tocco.

- Buon giorno, James, come va?- gli chiese Alex con un sorriso, trangugiando lentamente due biscotti.

- B… b… bene!- disse balbettando un po’, con lei non riusciva mai ad essere serio.

- Alex! Alex! Posso parlarti!- la chiamò qualcuno, mente lei era intenta nella contemplazione dei lineamenti perfetti di James Sirius Potter.

- Eh?- disse lei stranita, interrompendo quel gioco di sguardi che la faceva stare maledettamente bene. Intanto il proprietario di quella voce si era fatto sempre più vicino e adesso poteva distinguerne i contorni delicati del viso, gli occhi color anice, i capelli castani che gli ricadevano scompostamente sulla fronte, il metro e settanta di altezza che aveva, la divisa di Corvonero che indossava… sarebbe stata una visione celestiale per qualsiasi ragazza, ma non per lei. Lei non aveva occhi che per il suo bel capitano.

- Alex, puoi venire un attimo?- e si allontanò mano nella mano con quel Corvonero, Damian Coote, sotto gli occhi inviperiti di James.
 
Si scambiarono poche e semplici parole all’ingresso della sala e poi ritornarono ognuno al proprio tavolo con un sorriso stampato sul volto di entrambi, uno forzato e l’altro sincero; indovinate a chi appartenevano? 

- Allora, che ti ha chiesto Damian?- le chiese l’amica, che la capiva sempre al volo. –ti ha chiesto di andare al ballo con lui?- in quel momento James si rizzò sulla schiena come nervoso, quella sedicenne lo avrebbe mandato il tilt un giorno di quelli. No, in tilt lo era già da tre anni, adesso poteva solo andare verso il suicidio. 
 

- No, no, mi ha solo chiesto di andare ad Hogsmade insieme, probabilmente sarà solo per invitarmi in un modo più originale. Sai, sono stufa di tutte queste proposte che io poi devo rifiutare, oggi gli dico di sì- disse convinta la ragazza, provocando un tuffo al cuore al povero James, che si era deciso ad invitarla proprio quel giorno. Non si accorse, però, di ritrovarsi a meno di due centimetri di distanza dal volto di Alexis, che stava cercando di rianimarlo da quello stato di trance improvvisa.

- O merlino!- sobbalzò.

- Già… sono tanto brutta?- gli chiese lei, incastonando il suo sguardo con quello del ragazzo, amava perdersi in quelle pozze nocciola striate di caramello.

- N… no! Certo che no! Anzi, sei molto carina, Alexis…- disse quasi in un sussurro le ultime parole, arrossendo come un idiota alla prima cotta. Lei arrossì, ma poi perse l’equilibrio e sarebbe anche caduta se due braccia pronte e forti non l’avessero afferrata in tempo, facendola arrossire tempestivamente. Si ritrovò tra le braccia di quel ragazzo che tanto desiderava e non badava nemmeno al fatto che l’avesse chiamata con il suo nome completo, cosa che odiava.

Si sentiva… in un altro mondo
 
 
Ad Hogsmade, però, la situazione climatica non era delle migliori. Si preannunciava la bufera e questo faceva si che i locali come i Tre manici di Scopa fossero strapieni.
 

- Alex, vuoi qualcosa da bere?- le chiese premuroso Damian, portandosi una mano a scompigliarsi i capelli.

 
“ Inutile, nessuno sa farlo come lui. Insomma, la mossa dei capelli è solo di James!” pensava lei, mentre annuiva al ragazzo che andò verso il bancone ad ordinare due Burrobirre.
Intanto al locale era entrato anche James con il fratello e Lucrezia, che si dirigevano verso Alex con passo spedito.
 

- Ehi, Alex, come va l’appuntamento?- le chiese una curiosa Lucrezia, sedendosi accanto a lei...

- Eh? Oh, l’appuntamento… beh… bene, ancora non mi ha chiesto niente, per fortuna, e poi è davvero molto dolce. Devo dire che in su compagnia mi trovo bene- disse la ragazza sorridendo, ma notando l’espressione contrariata sul volto di quel ragazzo che le faceva battere forte il cuore.

- Vuole solo usarti- sussurrò James, ma Alex lo sentii lo stesso.

- Beh, se è questo quello che pensi non credo che dovresti essere qui, posso decidere da sola della mia vita, no?- rispose acida lei, ferita nell’orgoglio.

- Certo, se frequenti ragazzi sbagliati puoi fare quello che vuoi, no? Quello li vuole solo portarti a letto- disse con arroganza, facendo infuriare la ragazza.

 
Il chiacchiericcio riempiva tutto il locale e rendeva la conversazione dei due quasi impercettibile. Alex era davvero infuriata, si era alzata violentemente dal tavolo e James aveva assunto quell’aria strafottente che lo caratterizzava sempre, Damian tornò al tavolo con le due Burrobirre e assistette parzialmente alla discussione dei due Grifondoro.
 

- Allora sai che ti dico, cercati la puttanella di turno e portatela al Ballo, non importunare le brave ragazze, non hanno niente a che fare con te e se pensi questo di me, allora non hai capito niente e sei solo lo stupido che tutti mi dicevano che fossi. Come osi criticare quello che fanno gli altri, quando sei tu stesso a farlo?! Sinceramente non pensavo che fossi così, anzi, credevo fossi molto diverso. Devo imparare ad ascoltare gli altri, certe volte hanno ragione- gli disse tutto quello con cattiveria, con rabbia e con delusione, in lei premeva la collera e non aveva potuto fermarla. Lui, intanto, si sentiva solo uno stupido che aveva perso anche la sua minima occasione.
 
Tutto taceva, anche il più piccolo sussurro si era spento per ascoltare le parole di Alexis, si sentiva solo il ticchettio dei bicchieri che si pulivano da soli, nell’aria il gelo proveniente dagli occhi della sedicenne era palpabile e il silenzio lo rendeva ancora più vero. Il locale aveva perso tutto il suo calore e adesso era immerso nel freddo glaciale che era peggio di qualunque altra tortura. Gli occhi della ragazza erano schiariti di colpo, solo di questo si accorse James, prima che gli venisse mollato un ceffone in pieno viso, anche se faceva meno male di quelle parole dette con tanta cattiveria. La mano che l’aveva sfiorato era fredda e a contatto con la sua pelle bollente fece uno strano effetto. Gli occhi della ragazza erano lucidi e, per non far vedere  a nessuno le sue lacrime, corse fuori, inoltrandosi per le viuzze più sconosciute di Hogsmade.
James s’apprestava a seguirla, ma Damian lo fermò. 

 

- Hai già fatto abbastanza- disse soltanto e lasciò le Burrobirre sul tavolo, andando in contro alla ragazza.

 
Allora il chiacchiericcio riprese, sempre più forte, ma James uscì.
Doveva andare da lei.
Doveva dirle che l’amava.
 
Intanto Alex era di fronte a una foresta nei pressi di Hogsmade, si diceva che dentro vi fossero delle rose che rivelavano ciò che era vero amore e ciò che non lo era, ma solo se si riusciva a parlare con il cuore.
Lei era una sognatrice, amava le fiabe e quel genere di leggende, ma era anche la persona più orgogliosa di tutte e se qualcuno la feriva si chiudeva in un guscio che nessuno riusciva ad aprire e lei soffriva da sola, per non dar peso agli altri con le sue sofferenze. Aveva freddo e davanti a lei si stagliava una foresta dagli alberi altissimi e verdi, davvero molto insolito dato che gli alberi in inverno erano spogli.
 
Piangeva.

Fredde lacrime salate solcavano il suo volto.

Lei non piangeva, non lo faceva mai, almeno non davanti agli altri.

Ma perché piangeva per lui? Perché?
 

- La chiamano foresta degli amori perduti- la voce di Damian la fece sobbalzare, lui le appoggiò un braccio sulle spalle, ma che si gelò all’istante. – Sai, chi ci entra dentro ritrova il suo amore perduto e non può uscirne senza averlo trovato; almeno è questo quello che si dice- disse teneramente, cercando di scaldarle le mani che la ragazza ritirò all’istante.

 
Si sentiva attratta da quella foresta, voleva entrarci, voleva fuggire, voleva scappare.

Voleva dimenticarsi di quell’amore impossibile e sbagliato, quello che le aveva strappato tante sofferenze.

Sognava, certe volte era sicura che potesse accadere qualcosa, ma quella era la prova tangibile che con James Potter c’era poco da fare, lo doveva dimenticare.

Facile a dirsi, ma a farsi?
 
Degli occhi nocciola scrutavano i due ragazzi da dietro un albero, era James che li osservava, che la osservava. Lei respingeva gli approcci di Coote e aveva sul viso quell’aria sognate che lui amava: doveva andare da lei, subito.
 
Ma lei lo avrebbe ancora accettato? Gli avrebbe permesso di far parte della sua vita?
Tanto voleva tentare, no?
A lui piacevano le sfide, era pur sempre il nipote del grande James Potter.
 
Alex fece un passo…

Due passi…

Tre passi…

Si era lasciata il pallore del paesaggio alle spalle, si era lasciata la candida neve dietro di se e adesso camminava tra le fronde ombrose degli alberi, tutti ancora verdi e rigogliosi, il clima invernale non sembrava averli toccati minimamente.

Sentiva lo scricchiolio dei ramoscelli a ogni suo passo e non smetteva di fissare le chiome verdi degli alberi, cercando di orientarsi; e adesso come si usciva?
 
James si sentii trascinare dentro quella foresta, come una forza traente a cui non si poteva opporre, quella foresta era avvolta da un aurea di luce fosca e umida, di sicuro là dentro il clima non era quello di fuori. Venne trascinato con forza tra quelle fronde, catapultandosi con tutto il suo metro e settanta sotto la pioggia delicata che vi cadeva; un momento, là dentro pioveva? E come c’era finito?
 
- C’è nessuno?! Ehi… c’è qualcuno!?- gridava Alex a gran voce, camminando lentamente tra le fronde calde e ombrose, che davano la sensazione di una bella giornata primaverile, anche se era praticamente dicembre inoltrato.
 
 - C’è qualcuno?! Possibile che questa foresta sia deserta?! Insomma, non posso restare qui! Devo andare da Alex!- si lamentava James, che era da circa una mezz’ora sotto la pioggia: di certo quella non poteva definirsi una giornata normale. Era bagnato fradicio e ogni volta che faceva un passo sentiva il sonoro splat della terra bagnata, un odore tanto forte quanto familiare.
 
- Potter, sei tu?- gridò poi una voce, la SUA voce.

- Sì! Winter, anche tu qui?- chiese lui, per accertarsi di non essersi sbagliato, anche se avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille.

- A quanto pare- disse acida, non aveva ancora dimenticato la lite di poco prima.

- Senti… ho sbagliato, okay? È che… non sopporto di vedere altri ragazzi così in sintonia con te, perché…- iniziò lui, ma poi si fermò come intimorito; ma perché quella ragazza lo metteva sottopressione?

- Lo so che hai sbagliato, ma ciò non ti giustifica. Io non ti dico mai niente quando stai con le altre ragazze, che te ne importa a te della mia vita? Non mi pare che ci sia tutto questo legame ad unirci, no?- l’orgoglio non l’abbandonava mai, la fiducia, invece, la lasciava sempre.

- Beh, mi chiedo, perché non c’è? Insomma, la tua migliore amica e mio fratello stanno insieme, non è che non ci vediamo mai- disse lui, l’acqua fin dentro la pelle e la voglia di potere vederla in quel momento, di sicuro aveva la sua classica faccia da infuriata, con gli occhi a fessure e quell’adorabile broncio.

- Beh, cambiando argomento, non voglio più parlare di quello che è successo, acqua passata-
 
Bugiarda.

Sì, sapeva mentire bene agli altri, ma non a se stessa, ancora soffriva per quel che gli aveva detto
 
- Con chi ci vai al ballo?- gli chiese, sperando, in cuor suo, che non avrebbe trovato la ragazza di turno tanto per avere l’accompagnatrice.

- Veramente con nessuna, volevo chiederlo a una, ma non credo accetterebbe- disse deluso, con una certa malinconia nel tono.
 
Intanto entrambi armeggiavano con dei rampicanti per farsi strada, solo che uno era fradicio e l’altra invece si era liberata di quel gelo opprimente.
 
- Co… come mai? Insomma, chi non accetterebbe un tuo invito? Qui tutte ti muoiono dietro- disse lei sarcastica, non voleva ferirlo, ma quando era arrabbiata era l’unica cosa che sapeva fare.

- Tutte tranne lei, che mi reputa solo un idiota, sbruffone e Don Giovanni-

- Chi non ti reputa un Don Giovanni? E comunque non tutte ti vedono così, sinceramente io tendo ad andare oltre le apparenze- disse con sincerità, mentre si liberava la caviglia da un fosso.

- Davvero?- gli occhi nocciola striati di caramello allora s’illuminarono di una luce nuova, forse non era tutto perduto e poco importava se era perennemente zuppo, adesso si sentiva più caldo all’interno, proprio all’altezza del cuore.

- Sai, io aspettavo l’invito di qualcuno, anche se non è mai arrivato- disse delusa, accarezzandosi i capelli lisci e bruni corti fino alle spalle delicatamente.

- Davvero? Era di Coote, per caso?- chiese lui, che voleva che la risposta fosse negativa.

- No, non era suo. Sai, sarò matta, ma il ragazzo che voglio è quello più sbagliato per me-

- Perché?- chiese lui, che non si aspettava una piega della conversazione così strana.
 
Vagavano già da un po’ per la foresta, inoltrandosi in zone sempre più disparate e strane, lui avido di sapere e lei decisa a liberarsi.
 
- Beh, intanto è orgoglioso e strafottente fino al midollo, un amante dell’arte dello scherzo e sempre nei guai. Mi sono innamorata del suo sorriso e dei suoi occhi penetranti, adoro incontrare il suo sguardo e poi quella sua aria da ribelle mi fa impazzire- disse con un tono sognate e spensierato, mentre girava verso sinistra.

- Hai la tua classica espressione sognate, adesso?- disse lui, che la conosceva a memoria.

- Cretino. Beh, con lui cerco di essere me stessa, ma ha sempre una faccia assente quando mi guarda, come se non gli importasse di me- disse amareggiata, stringendosi nelle spalle.

- Credo che sia solo troppo intento ad osservarti quando gli stai vicino per preoccuparsi di sembrare distaccato o meno. Io sembro un fesso quando la guardo! Mi perdo nei suoi occhi e cerco di capirla, ma non ci riesco mai, è troppo chiusa e irraggiungibile. Però è solare e allegra,femminile, ma non frivola, sempre disponibile, anche se con me la maggior parte delle volte ha un atteggiamento brusco e distaccato- disse lui, mentre svoltava a destra.

Poi tutto si fermò e per un attimo i loro cuori batterono in sincronia.

- James?- disse lei docile.

- Si?- rispose lui, che stava correndo verso un punto ben preciso guidato dal cuore.

- Lo senti anche tu quest’impulso?- chiese lei, mentre correva seguendo l’istinto.

- Sì. E tu li vedi questi petali di rosa?-

- Sì! Credo che tra poco…- ma non riuscii a finire in tempo la frase che si ritrovarono l’uno di fronte all’altra.

Le due facce della stessa medaglia.

Una rosa li divideva e la toccarono nello stesso istante, incastonando i loro sguardi.

Dalla rosa rossa fuoriuscirono delle piccole scintille del medesimo colore, che formarono una scritta poco sopra le loro teste:
 
Ritrovare è un sinonimo
di amare.
Il vostro amore non è perduto,
 perché non lo avete mai temuto.
La foresta questo ha decretato,
che quel sentimento ha visto e creato.
Questo patto dovete suggellare,
basta un bacio per poter andare.
 
E poi sparì, esplodendo in mille scintille.
 
Silenzio… entrambi lo odiavano, entrambi lo temevano.
 
- Senti, Alex, io non voglio obbligarti a fare quello che non vuoi quindi…- ma lei lo zittì.

- Shhhh, io ti voglio- disse semplicemente lei, guardandolo dal suo scarso metro e cinquantacinque.

- Vieni al ballo con me?- disse semplicemente lui, finalmente adempiendo alla promessa fatta quella stessa mattina.

- Aspettavo solo quest’invito- disse lei, avvicinandosi sempre di più a lui e al suo lato piovoso.

- Ti amo, Alex, e da sempre- disse con un soffio di voce lui, avvicinandosi alla sua parte serena.

- Ti amo anch’io, James, forse anche da prima di te- disse lei, per poi avvicinare le sue labbra a quelle del ragazzo, unendole in un unico grande bacio.

Era dolce quel contatto, lieve e delicato, ma i loro cuori erano stati lontani troppo a lungo e non ci volle molto perché diventasse bramoso e passionale, sempre più approfondito. Lui le afferrò la vita e lei gli mise la braccia al collo, ma alla fine caddero rovinosamente per terra dalla foga, finendo sotto la pioggia, ma non smisero di baciarsi.

Troppo impegnati ad amarsi per farlo.

 
 
Angolo autrice
Allora, intanto anche se i personaggi sono quelli della mia long c’è un distacco con la trama principale, non c’entra assolutamente niente. Qui già si piacciono però James non ha il coraggio di dirlo e Alex ha troppa paura di soffrire, il torneo tre maghi mi serviva per creare un ambientazione da ballo e James campione pure, sinceramente non ho molto da dire, solo che quella foresta è magica perciò il clima è diverso a seconda di ciò che uno ha bisogno. Ah e James è il capitano della squadra di quidditch de grifondoro e Alex e Lally ne fanno parte come sai, era solo per puntualizzare il fatto del nome. 
insomma, finalmente ho pubblicato il seguito, anche se con scarsissimo successo direi XDXD
va beh, scrivo per me stessa non per le recensioni.
questa fic ha parteciato al contest The New Weasley Family - The Return - Contest! Nuovi amori lentigginosi all'orizzonte... indetto da Gra Gra 96 sul forum di EFP e si è classificata ottava su otto per la scarsissima grammatica XDXD mea cupla me ne assumo le responsabilità.
a chi interessasse ecco il giudizio della giudiciA:


VIII Classificata:


Amore incontenibile – Alyssia98

Grammatica: 0.95/20 [Ortografia: 0.95/10; Punteggiatura: 0/10]
Stile e forma: 7.75/10
Originalità: 9.75/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Giudizio personale: 10/10
Uso coppie: 10/10
Uso elementi: 6/6
Punti bonus: 0/2
Totale: 54.45/78
Voto mago: S -

Dal punto di vista grammaticale, la storia strabordava di tanti, troppi errori.
Per quanto riguarda l’ortografia, ho riscontrato nove errori di battitura, sei verbi mal coniugati, due parole scritte erroneamente con iniziale minuscola, tre parole mancanti, tre parole in più, cinque parole sbagliate e dieci articoli e proposizioni mal declinate. Ti indico alcune frasi contenenti errori.
Era una fredda giornata di Dicembre, la neve cadeva delicata e tutte le ragazze si accingevano ad Hogsmade per prelevare il vestito per il ballo…
Prima di tutto voglio farti notare che hai sbagliato a scrivere la parola “Hogsmeade”.
Ho riscontrato più volte questo errore nel testo, ma l’ho contato come errore solo una volta, capendo che probabilmente non eri a conoscenza del modo esatto in cui andava scritta la parola.
Inoltre non puoi scrivere “si accingevano ad Hogsmeade”, sia perché in questo modo la frase non ha senso (nel caso avresti dovuto scrivere “si accingevano ad andare a Hogsmeade”), sia perché davanti a una parola che inizia per vocale muta, non poi mettere “ad”.
- Con chi ci vai al ballo?- gli chiese, sperando, in cuor suo, che non avrebbe trovato la ragazza di turno tanto per avere l’accompagnatrice.
Avresti dovuto coniugare il verbo avere al congiuntivo imperfetto.
Non ti sto a elencare tutte le altre frasi piene zeppe di errori. Sono certa che con un po’ di attenzione in più potresti evitare di commettere così tanti sbagli.
Per quanto riguarda la punteggiatura, ho riscontrato sedici virgole mancanti, quattro virgole sbagliate e ventinove segni di punteggiatura errati. Spesso e volentieri riempivi lunghi periodi di virgole, a discapito degli altri segni di punteggiatura di cui è ricca la grammatica italiana.
Dal punto di vista stilistico, ho trovato la storia davvero scorrevole e ben scritta; il lessico era buono e variegato. Purtroppo il punteggio è stato drasticamente abbassato da: punteggiatura errata, frase senza senso, tre anastrofi e una ripetizione.
Come originalità la storia andava benissimo. L’unica cosa che ho da ridire in merito è questa: non ti sembra che Fred assomigli un po’ troppo a James Potter?
La caratterizzazione faceva sognare. Tutti i personaggi erano caratterizzati in modo perfetto e ho letteralmente adorato l’introspezione di Alexis e quella di Mercedes.
Hai usato correttamente sia i due paring che i due elementi.
Tirando le somme, posso dire di aver letteralmente adorato questa storia, così fluff, romantica e dolce. In modo particolare la seconda one shot, che mi è proprio rimasta nel cuore.
Mercedes e Alexis sono proprio due ottimi OC, davvero ben caratterizzati. Che dire poi del romantico e tenero Fred e dell’innamorato e ribelle James Sirius? Complimenti, carissima!

sì, faccio schifo lo ammetto, ma... che ci volete fare? tengo a questa storia moltissimo anche perchè sono molto legata sia a Mercedes che ad Alexis.
beh, adesso mi eclisso.
Baci
Alyssia98

 

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