Non sono un assassino di VallyBeffy (/viewuser.php?uid=2199)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 - Still alone ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 - Reflection ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 - Work ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 - Lemon Vodka ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 - A breakfast for two ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 - Deatheaters ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 - Suspects ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 - Planning a murder ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 - Caleum astris meam lacrimam est ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 - A broken life ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 - Ne desere me ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 - Silent scream ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 - Eve meets Tom ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 - Stolen Kiss ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 - Like an orange ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 - Thinking about events ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 - Time to decide ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 - The surname ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 - Not a good first meeting ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Severus' plan ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 - Troubles ***
Capitolo 22: *** Chapter 22 - The one who murder friends ***
Capitolo 23: *** Chapter 23 - Strange events under the shower ***
Capitolo 24: *** Chapter 24 - I've got a plan ***
Capitolo 25: *** Chapter 25 - Reunion ***
Capitolo 26: *** Chapter 26 - Forever friends ***
Capitolo 1 *** Chapter 1 - Still alone ***
Non sono un
assassino
Chapter 1 – Still alone
La casa era piccola e vuota,
all'apparenza inabitata se solo non fosse stato per un giovane ragazzo biondo
che dormiva disteso su una vecchia branda. Tutto era nella penombra quasi come
volesse nascondere qualcosa, o qualcuno, dalla frenetica vita di Londra. Un
raggio di luce filtrava dalla breccia aperta in uno dei vetri delle sporche
finestre dell'appartamento. Si potevano chiaramente sentire gli schiamazzi della
gente e l'arrivare dei treni a King Cross da lì: la stazione era praticamente
sull'altro lato della strada.
Severus Piton si allontanò dalla finestra per andare a sedersi lontano,
nell'angolo più buio della stanza, con la schiena posata contro la parete. Il
suo respiro era lento e affaticato, ogni boccata d'aria filtrava nei suoi
polmoni con una difficoltà che aveva dell'incredibile. L'afa di Agosto poi non
aiutava di certo, nonostante il vero problema non fosse nel fisico, ma
nell'anima. Si guardò le mani per un istante, poi vi fece sprofondare il viso.
Due nuove vittime si aggiungevano alle morti causate da quelle mani ed i loro
cadaveri giacevano in quella che doveva essere la cucina. Erano bastati due
semplici lampi di luce verde scaturiti dalla sua bacchetta per eliminarli. Era
bastato un attimo perché ciò si ripetesse di nuovo. Quante volte aveva ucciso?
Ormai non ne teneva più il conto. Un mangiamorte, ecco cos'era, uccidere era il
suo compito, il suo lavoro, la sua missione, la sua vita. Lui aveva rinnegato
questa vita, ma il destino aveva voluto che fosse costretto a riprendere. Già,
il destino... un insolito destino che prendeva il nome di Albus Silente.
Egli sapeva che a breve sarebbe morto. Egli lo sapeva ed aveva voluto che fosse
lui a fargli esalare l'ultimo respiro. Con quel gesto, con quell'atto di
coraggio, il preside di Hogwarts lo aveva salvato dalla fine certa a cui lo
avrebbe portato il suo Voto Infrangibile con Narcissa. Aveva permesso a Draco di
compiere la sua missione, salvando così la vita a lui e alla sua famiglia.
Così era diventato ancora una
volta un assassino. Lui, Severus Piton, il mangiamorte, l'anima nera di
Hogwarts, fuggiva ora assieme al giovane rampollo della famiglia Malfoy e si
nascondeva in piena Londra.
-Professore, ha intenzione di
restare in quella posizione ancora a lungo?-
Piton alzò il capo e scorse
Draco alla sua destra.
-Non sono più un professore,
chiamami signore. Da quanto tempo sei sveglio?-
-Abbastanza. Ebbene, signore,
non crederà che questa sia una abitazione consona al rango di un Malfoy.- disse
il biondo incrociando le braccia.
-Senza dubbio, collaborando con
i mangiamorte, non puoi pretendere nulla di meglio.- replicò Piton alzandosi in
piedi -Ma si da il caso che tuo padre voglia che io mi occupi di te, quindi
reputati fortunato. Ora, se mi fai il gradito piacere di aiutarmi, ci sarebbe
qualcosa da sistemare, di là, in cucina.-
-Che cosa?!- sbottò Draco -Non
si riferirà a quei due spero! Io non ho la più pallida intenzione di...-
-Fa come ti pare.- lo
interruppe il mangiamorte. -Fortunatamente per te non sono in vena di
discutere.-
Severus Piton gli volse quindi
le spalle, dirigendosi verso la porta della cucina. Apertala, la chiuse dietro
di sé con lentezza e vi si appoggiò. Il suo sguardo si fissò sulle due anziane
figure umane che giacevano sotto di lui. Per mano di Voldemort, Potter o chi per
loro non faceva differenza: prima o poi sarebbe scoccata anche la sua ora. In
fondo non gliene importava, non aveva più nulla. La sua casa era Hogwarts, ma
ora lì non poteva più tornare. Una volta Silente gli aveva detto che non sarebbe
mai più stato solo, ma a quanto pareva si sbagliava: Severus Piton era nato
solo, stava vivendo solo e sarebbe morto solo.
Un sorto crack risvegliò l’ex professore di pozioni dai suoi pensieri. Conosceva
bene quel suono, poteva trattarsi solamente di una smaterializzazione e date le
circostante, ciò significava solamente guai. Questa volta, a differenza da come
era entrato, uscì dalla cucina con foga, sfoderando la bacchetta ed alzandola
davanti a sé.
-L’ha sentito?- domandò Draco
con aria titubante.
Piton annuì: -Resta qui e non
muoverti, vado a controllare.-
Il mago si diresse con
circospezione verso la porta di ingresso dell’appartamento, la aprì e varcò la
soglia. Guardò prima alla sua sinistra, poi alla sua destra: non sembrava
esserci anima viva in quel corridoio. Si avvicinò alle scale e guardò giù dalla
rampa, ma nemmeno qui scorse nulla. Un improvviso sbattere di una porta, al
piano di sopra, lo fece sobbalzare e puntare la bacchetta verso la cima delle
scale. Lentamente, gradino dopo gradino, le salì fino ad arrivare al piano
superiore: non trovò nessuno.
Eppure quel crack l’aveva sentito chiaramente.
*
-Esco. Non ti azzardare a
mettere il naso fuori da qui.- aveva semplicemente detto e si era congedato da
Draco.
Cominciava seriamente a non sopportare il giovane Malfoy e le sue continue
lamentele, così senza dare la più piccola spiegazione lo aveva lasciato lì,
nell’appartamento, ben protetto da barriere e incantesimi vari. Forse, almeno
per qualche ora, sarebbe riuscito a rilassarsi un po’, anche se questa
prospettiva pareva piuttosto irrealizzabile. Durante la notte si era sbarazzato
delle due salme gettandole nel Tamigi e non era certamente stato un compito
piacevole. Non era riuscito a dormire nemmeno un’ora, anche se del resto dormiva
relativamente poco da quando aveva lasciato Hogwarts. Gli incubi dominavano i
suoi sogni e la paura di addormentarsi era più forte della stanchezza.
Quindi si aggirava per le vie
di Londra in abiti babbani. Si guardò riflesso nella vetrina di un negozio di
scarpe: si sentiva a dir poco ridicolo nonostante indossasse semplici pantaloni
neri ed una camicia biancia come la neve. Aveva una ben radicata nostalgia della
sua vecchia vita e del mondo magico. Volentieri si sarebbe recato a Diagon
Alley, per soddisfare l’unica attività che ancora lo rendeva sereno, la lettura,
ma farsi vedere da quelle parti sarebbe stato certamente rischioso. Così quando
si ritrovò di fronte ad una piccola libreria babbana chiamata “Magic and
Fairytales”, dopo una breve sbirciata alla vetrina, ed un’ardua lotta interiore,
decise di entrare. A Severus Piton non erano mai stati simpatici i babbani, a
cominciare da quel bifolco di suo padre che tanto aveva fatto soffrire lui e la
sua povera madre. Quella piccola libreria però lo aveva attirato con la sua
semplice insegna di legno, dipinta di verde con le scritta d’argento e lo aveva
in qualche modo rassicurato. Non appena salì i due gradini dell’ingresso ed ebbe
scorto dall’interno il locale, si accorse che era ancora più piccolo di quanto
sembrava, ma manteneva una certa dignità ed un’aria vecchio stile. Tranne uno
spazio riservato al banco con la cassa, tutto il resto della stanza era
letteralmente sommerso dai libri fino al soffitto. Erano tutti riposti in ordine
per genere e poi in ordine alfabetico: Severus ne rimase colpito. Quel luogo non
aveva nulla a che vedere con l’apocalittico disordine del Ghirigoro.
-Babbani, dipendono
dall'ordine, perché non conoscono la magia.- asserì tra sé e sé, notando e
quindi prendendo fra le mani un libro di geografia astronomica. -Astronomia?
Davvero credono di sapere ciò che le stelle dicono solo ai centauri?-
L'ex professore si soffermò su
un gruppo di pagine dedicate al pianeta Venere. Di cosa parlava in realtà quel
libro? Che diavolo era la composizione chimica? Sicuramente si trattava di una
nuova trovata babbana...
-Sa che in quella pagina c'è un errore?-
Piton alzò lo sguardò: alla sua
destra vi era una giovane donna che gli sorrideva amabilmente. Aveva la pelle
bianca come il latte, i capelli lunghi fino a metà schiena, lisci e neri e gli
occhi color grigio perla. Indossava una elegante camicetta bianca, una gonna
lunga fino alle ginocchia nera ed un paio di ballerine dello stesso colore.
Portava una borsa a tracolla in cui la zip era chiaramente rotta e da cui
spuntavano una coppia di libri mentre fra le braccia stringeva un pesante tomo.
-Prego?- le rispose il mago.
-Ecco, esattamente qui.- la
ragazza indicò con l'indice destro un paragrafo permettendo a Severus di notare
sul suo polso un inconsueto braccialetto ricco di campanellini colorati. -Dice
che l'alta temperatura di Venere è dovuta alla vicinanza al sole, ma non solo.
L'effetto serra è la maggior causa: l'anidride carbonica presente
nell'atmosfera, insieme all'acido solforico di cui sono composte le nubi,
lasciano uscire la radiazione visibile del Sole e trattengono la radiazione
infrarossa.-
La ragazza alzò gli occhi ed i due si scambiarono un lungo sguardo. Ma che
diavolo aveva detto? Severus non aveva capito nemmeno una parola uscita dalla
sua bocca. Che cos'era l'acido solforico?
-Ah, signorina Vane!- esclamò
la commessa. -Immagino sia qui per i libri che aveva ordinato!-
-Esattamente.- rispose
avvicinandosi alla cassa.
-Vado subito a prenderteli in magazzino.-
Severus e la donna erano rimasti solo infine. La sua passione per la conoscenza
lo portava all'esasperato desiderio di sapere che cosa fosse l'acido solforico,
ma il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di chiedere spiegazioni ad una
babbana. Questa, quasi si fosse sentita chiamare in causa, si voltò verso di lui
e gli sorrise nuovamente. Perché continuava a guardarlo? E soprattutto, perchè
diavolo sorrideva?
-La vuole piantare di fissarmi o devo cominciare a pensare di piacerle?- disse
con aria truce, posando il libro nel suo rispettivo scaffale.-
-Oh, non mi dica che lei è uno
di quegli uomini che odiano sentirsi inferiori ad una donna riguardo
all'intelligenza!-
-Come prego?-
-Ma sì, me ne sono accorta
prima che non aveva capito nulla delle mie parole. Scommetto che non sa nemmeno
che cos'è l'acido solforico! Bastava guardarla bene in faccia per capirlo.-
spiegò la giovane donna sorridendo.
Ok, Severus Piton ora era decisamente furioso. Quella "Vane" o come diavolo si
chiamava era peggio della Granger, una vera logorroica so-tutto-io. Le avrebbe
volentieri risposto per le rime, se solo la commessa non fosse tornata dal
magazzino.
-Filosofia Moderna, Manuale di
Tedesco Universitario, Astronomia volume primo e... Il signore degli Anelli.
Manca solo il tomo B di Letteratura Inglese, per quello dovrà aspettare la
settimana prossima.-
-Metta tutto sul mio conto. Le
pagherò i libri a fine mese come di consueto.-
-Perfetto, arrivederci e
grazie.-
La donna salutò la commessa con
un cenno del capo, si voltò in direzione dell'uscita, ma si bloccò quando
incontrò lo sguardo torvo di Piton. Ancora una volta sorrise, gli fece un
leggero cenno con la mano destra e lo oltrepassò dirigendosi in strada. Severus
la seguì con lo sguardo, per poi raggiungerla dopo un breve istante fuori dalla
libreria. Osservò per una manciata di secondi quella strana e petulante babbana
allontanarsi, poi, sbuffando, tornò alla volta dell'appartamento.
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Capitolo 2 *** Chapter 2 - Reflection ***
VallyBeffy
risponde:
X FELIX CROWEN: Grazie ^^. A dire il vero il personaggio di Draco per il momento l'ho caratterizzato poco e in questa maniera apposta. Primo perché avevo bisogno di concentrarmi su Piton almeno per l'inizio, poi perché ho pensato si sentisse abbastanza al sicuro, visto che aveva Piton a "salvargli il culo" in caso di pericolo.
X ODREN: stessa cosa che ho detto a Felix. Però il Draco che se la fa sotto dalla paura ci sarà... eh, prima o poi il signore Oscuro gli chiederà di portare a termine altre missioni, non credi?
Non spaventatevi per il Potty protagonista della prima parte di questo capitolo.
Ho pensato che fosse giusto (anche perché mi serve ai fini della storia)
mostrare ogni tanto cosa stessero facendo lo sfregiato e compagni. Per gli
amanti dei cattivi (come in parte la sottoscritta) presto avremo il piacere di
vedere anche come se la passa il lato oscuro della magia.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 2 – Reflection
Harry si lasciò cadere sul
letto di Ron, alla Tana. Con un gesto svogliato della mano si allentò il nodo
della cravatta e si tolse la giacca, posandola ordinatamente al suo fianco. Al
piano di sotto la festa per il matrimonio di Bill e Fleur continuava nel
migliore dei modi. C'erano tutti: Tonks, Lupin, Moody, l'intera famiglia
Weasley, i membri dell’Ordine... erano felici. Già, ma per quanto lo sarebbero
restato? Da lì ad una manciata di ore tutto sarebbe cambiato. Quella falsa
atmosfera allegra, serena, sarebbe crollata così come era stata costruita. Nel
suo cuore lo aveva già fatto. Harry si distese sul letto ed ascoltò con
attenzione il flebile suono del suo respiro lento e profondo: nonostante tutto
era ancora vivo. Era convinto che non lo sarebbe stato ancora per molto, ma era
vivo, al contrario di altri che non ce l’avevano fatta. Il bambino sopravvissuto
chiuse gli occhi e cercò di ricordare le sue giornate prima di quel maledetto
quarto anno, prima che Cedric morisse, prima che la spirale di morte attorno
alla sua vita riprendesse il suo corso. Prima Sirius, poi Silente. Quante altre
persone dovevano morire a causa sua? Certamente un’altra: Lord Voldemort. Ma
avrebbe davvero avuto il coraggio di diventare un assasino, nonostante ciò che
quell’essere senza scrupoli aveva fatto a lui e ai suoi cari? Harry non ne era
molto sicuro.
Da lì a poche ore sarebbe partito per un viaggio, probabilmente senza ritorno,
alla ricerca degli Horcrux. Non era ancora pienamente sicuro di voler portare
con sé Ron e Hermione perché se gli fosse successo qualcosa di brutto non se lo
sarebbe mai perdonato, ma non poteva fare a meno di loro. Poi c’era Ginny. Harry
non le avrebbe mai permesso di accompagnarlo nel viaggio, nonostante lei
insistesse continuamente. Saperla assieme alla sua famiglia lo faceva sentire
più tranquillo: i suoi genitori ed i suoi fratelli l’avrebbero protetta meglio
di chiunque altro.
-Avrei dovuto immaginare che
eri qui.-
Harry riaprì gli occhi:
Hermione lo stava osservando dalla porta. Aveva i capelli raccolti in uno
chignon ed indossava un lungo abito celeste senza spalline. Teneva le braccia
incrociate all’altezza del petto nel tentativo di assumere una posa severa, ma
la sua intenzione era tradita da un sorriso.
-Perché, dove dovrei essere?-
-Quanto non ti ho visto più in
mezzo agli altri, al piano di sotto, per un istante ho temuto che te ne fossi
andato senza di noi.- spiegò la ragazza avvicinandosi all’amico e sedendosi al
suo fianco.
-Non ti nascondo di aver
seriamente preso in considerazione questa idea,- disse Harry sistemandosi il
cuscino sotto alla testa. –ma non sono riuscito a portarla a termine.-
-Meglio così, altrimenti ti
avrei inseguito per tutta l’Inghilterra fino a quando non ci avresti accettato
con te.-
-Hermione, io non sono niente
senza te e Ron.-
-Sei uno zuccone Harry.- lo
interruppe Hermione sorridendo e dando una poderosa pacca sullo stomaco del
ragazzo, il quale ricambiò il sorriso e dolorante iniziò subito a massaggiare la
zona colpita. -Visto che tra poco partiamo, hai già pensato a dove andare?-
-Andiamo ad Hogwarts, devo
recuperare il libro del princ... di Piton.-
-Oh no, ancora quel maledetto
libro! Quante volte ti devo dire che...-
-Quel libro mi serve.-
Hermione ed Harry si scambiarono un lungo sguardo: il ragazzo pareva molto
sicuro di sé e delle sue idee. Percependo un velo confuso negli occhi
dell'amica, Harry si affrettò a spiegare le sue motivazioni: -Se voglio
vendicare Silente devo conoscere il mio nemico alla perfezione e quel libro mi
sarà molto utile.-
-Non credo che andare a cercare
Piton sia la migliore idea per prolungarsi la vita, Harry.-
-Infatti non voglio cercarlo,
sono già abbastanza impegnato con il ritrovamento degli Horcrux, non credi? Sto
solo cercando di dire che se dovesse incrociare la mia strada... bé non vorrei
essere nei suoi panni.-
*
Severus Piton girò la manopola
ed il getto d'acqua calda si fermò. Con un gesto lento della mano scostò la
tendina azzurra, uscì dalla doccia, scorse un lungo asciugamano e se lo legò
alla vita. Quel bagno babbano era decisamente piccolo per lui, abituato al lusso
di Hogwarts, senza contare che odiava sinceramente le mattonelle: blu con sopra
dei pesciolini gialli. Non impedendo alla sua bocca di contorcersi in una
smorfia di fronte alla banalità di quei disegni, il mago allungò la mano verso
un secondo asciugamano accanto al lavandino, più piccolo del precedente, e se lo
portò al viso. Qualche istante più tardi, i suoi occhi si fissarono sullo
specchio di fronte a lui. Da quanto tempo non si specchiava? I suoi occhi erano
davvero così freddi? Erano davvero gli stessi occhi che ogni giorno, troppo
severi, scrutavano quelle teste di legno degli studenti del primo anno? Il suo
stesso viso lo ripugnava. Priva di emozioni e finta, la maschera che tanto aveva
portato nella sua giovinezza era finita per diventare parte stessa del volto.
Non era semplice intuire se quello riflesso fosse ancora lui, se ne era reso
conto nell’osservare ogni piccolo dettaglio del viso. Un istante dopo, lo
specchio finì in frantumi.
-Signore? Tutto bene?- domandò
Draco attraverso la porta bussando leggermente con il pugno sinistro.
Piton non rispose, bensì uscì
dal bagno ignorando il biondo e dirigendosi in cucina. Il giovane Malfoy lo
seguì con lo sguardo: era piuttosto preoccupato. Gettò un’occhiata dentro al
bagno e scorse lo specchio in mille pezzi, nonché del sangue sulle mattonelle
del pavimento. Che diavolo aveva fatto!?
-Professore!- esclamò correndo
fino in cucina, ma si bloccò sulla porta. –Che cosa...?-
A Draco morirono le parole in
gola: Severus Piton era in piedi, nella sua mano sinistra una bottiglia di vino
rosso, di fronte a lui sul tavolo vi era un calice. Dalla mano destra del mago,
chiusa a pugno, sgorgava del sangue che con un sordo
plic gocciolava fino al pavimento.
-Mi pareva di averti detto- scandì bene il mangiamorte. –di non
chiamarmi professore.-
-Mi scusi... signore.- si affrettò a replicare Draco deglutendo
nervoso.
Piton stappò la bottiglia con l’ausilio della bacchetta, poi versò il nettare
rosso all’interno del calice. Senza nemmeno degnare di una minima attenzione
Malfoy, il mago uscì dalla cucina e si infilò in salotto, dove si lasciò cadere
sul divano. Bevve un sorso di vino, alzò la mano ferita di fronte a sé e ne
guardò il palmo: un frammento di specchio l’aveva tagliato proprio al centro
dell’arto.
-Meriterei molto più che questo.- mormorò bevendo un’altro sorso
dal calice, poi portò lo sguardo più in basso, sul marchio nero. Chiuse gli
occhi. Ogni minuto che passava la distanza che lo seperava dal cedere diminuiva
ed ormai era certo che non avrebbe resistito ancora a lungo. Aveva ucciso
l’unica persona che non lo aveva mai guardato come un vile assassino. Aveva
ucciso il suo unico amico. Come poteva un uomo, mago o babbano che fosse,
perdonarsi un tale misfatto? Certo era stato Silente a chiedergli di farlo, ma
questo non cambiava le carte in tavola.
-Un giorno, prima della fine, verrò a trovarti: è una promessa.-
pensò mentre l’immagine di una tomba bianca vista sulla Gazzetta del Profeta gli
ritornava alla mente. Non sapeva bene come sarebbe riuscito ad avvicinarsi ad
Hogwarts, ma a discapito di ogni pericolo lo avrebbe fatto. Glielo doveva. Portò
un’ultima volta il calice alle labbra e lo prosciugò fino all’ultima goccia.
CRACK
Severus Piton riaprì gli occhi di scatto e subito scattò in piedi sfoderando la
bacchetta. Il calice gli scivolò di mano ed andò a terra, in frantumi. Questa
volta ne era più che sicuro: qualcuno si era smaterializzato nel palazzo.
Ignorando ancora una volta i piagnistei ed i movimenti di Draco, il quale dopo
aver sentito il rumore lo aveva raggiunto in cucina, il mangiamorte si diresse
verso la porta d’ingresso. Con un colpo di bacchetta la spalancò ed uscì in
corridoio: sembrava non esserci anima viva. Ma Piton ne era sicuro, così ancora
una volta si avvicinò alle scale per controllare.
CRACK
Piton alzò lo sguardo: proveniva dal piano di sopra. Mantenendo la
bacchetta stretta nella sua mano destra alta di fronte a sé ed ignorando il
dolore della ferita, il mago con passo lento e sguardo vigile iniziò a salire le
scale. Vi era una cospicua possibilità che si trattasse dell’Ordine e
francamente il mangiamorte avrebbe volentieri evitato un incontro con uno o più
dei suoi membri. Aveva ucciso Albus Silente, se lo avessero trovato una
maledizione Cruciatus sarebbe stata solamente il minimo! Ma arrivato in cima
alla rampa, Severus Piton dovette ammettere di essersi sbagliato. Di fronte alla
porta aperta di uno degli appartamenti di quel piano, stava china a terra una
donna dai capelli neri e la pelle color del latte, la quale stava accarezzando
amorevolmente un gatto color della pece.
-Forza Brivido, vieni in casa, è ora della pappa.- disse
solleticando il mento all’animale per poi alzarsi in piedi. Decisamente gli
istanti che susseguirono furono i più imbarazzanti che l’ex professore di
pozioni avesse mai vissuto. Bastò un attimo per riconoscerla: la giovane donna
che aveva di fronte era la stessa che aveva incontrato in libreria. Ma il
problema non stava in lei, bensì negli indumenti che entrambi i presenti stavano
indossando. Lui, chiaramente uscito dalla doccia, indossava unicamente quel
lungo asciugamano legato alla vita ed aveva i capelli ancora completamente
fradici. Lei, invece, aveva indosso un reggiseno nero ed un paio di pantaloncini
molto corti azzurri probabilmente appartenuti ad un vecchio pigiama estivo.
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Capitolo 3 *** Chapter 3 - Work ***
VallyBeffy
risponde:
XAstry: bé, è un Piton che sta cominciando a vacillare, leggermente, ma vacilla. ç_ç povero il mio ciccino
X Gin92: beccati sto capitolo. l'inizio mi fa trooooppo ridere!
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Non sono un
assassino
Chapter 3 - Work
Con un gesto veloce e
silenzioso della mano Severus Piton nascose la bacchetta dietro la propria
schiena, infilandola tra l'asciugamano e la propria pelle. A quanto pareva, la
donna non si era accorta di lui in quanto nella mano sinistra stringeva un libro
e appoggiatasi allo stipite della porta aveva iniziato a leggerlo. Era il
momento migliore per ridiscendere le scale silenziosamente e fare finta che
niente fusse successo, Piton lo sapeva bene, peccato però per i suoi piedi che
non davano il minimo cenno di volersi muovere da lì. Non poté fare a meno di
pensare che quello che aveva di fronte era un bell'esemplare di babbano, ma
scacciò immediatamente l'idea per far spazio a qualcosa di molto diverso: che
cos'era l'acido solforico!?
-Che hai da guardare?-
Piton trasalì: si era accorta della sua presenza. Il mago non ebbe nemmeno il
bisogno di rispondere alla sua domanda, che la donna realizzò l'attuale
situazione e dischiuse la bocca in una smorfia fissando insistentemente
l'aciugamano.
-Un maniaco!- strillò infine
cercando di coprirse il seno con le braccia. -Tu sei un maniaco!-
-Prego? No! Le circostanze la
stanno forviando. In realtà io mi sono appena fatto una doccia e...-
-...e hai pensato bene di
venire a violentare una povera indifesa come me!-
-Ma no, si sbaglia!-
-Brivido, attacca!-
Piton abbassò lo sguardo sul gatto. L'animale dal fulvo pelo nero e le orecchie
grandi lo studiò con i suoi occhi gialli per una manciata di secondi, poi scattò
verso l'ex insegnante. Severus Piton avrebbe potuto giurare di aver visto un
guizzo sadico di gioia riflesso in quegli occhi, mentre, dopo aver sguainato gli
artigli, il gatto lo arpionava alla gamba destra. Inutile dire che il mago gridò
di dolore. Altrettanto inutile informarvi che tentò in tutti i modi di liberarsi
di quella bestia malefica. Essenziale invece notare il suo sbilanciarsi e lo
sparire giù per la rampa di scale.
La donna avanzò con circospezione e passo lento verso le scale e guardò in
basso: colui che lei credeva un malvivente stava disteso a terra con la testa
appoggiata sull’ultimo gradino, immobile. Il gatto stava seduto al suo fianco e
guardava la padrona con aria soddisfatta.
-Brivido... l’abbiamo ucciso!-
esclamò lasciando cadere il libro che ancora aveva fra le mani, per poi portarle
alla bocca. –Quel tizio è morto stecchito!-
Sistemandosi una ciocca di
capelli neri dietro ad un’orecchio scese correndo le scale e si chinò accanto al
corpo. Era visibilmente sconvolta per l'accaduto, le tremavano le mani ed il
respiro era affannoso.
-Oh mio Dio! Ho davvero ucciso
un uomo?-
-No stupida, ci vuole ben altro
per uccidermi!- replicò Severus sollevandosi un poco da terra facendo leva con
le braccia.
La giovane lanciò un grido di paura e fece un balzo indietro: -Sei vivo! Ah!
Sangue!-
-Sangue?-
Piton osservò che in effetti non aveva tutti i torti, c'era del sangue nel
pavimento. Dolorante si sollevò da terra e si guardò la mano destra: il taglio
che si era fatto era più brutto di quando pensava all'inizio. Il mago si sistemò
l'asciugamano poiché si era pericolosamente allentato, non dimenticando di
controllare che la bacchetta fosse ancora al suo posto, al sicuro. Ancora una
volta alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare la donna dai capelli neri. Questa
prontamente si coprì il seno con le braccia, arrossendo lievemente in zona
zigomi.
-Allora,- disse cercando di
apparire superiore al corso degli eventi. -se non sei un maniaco sessuale, chi
sei?-
-Oh, adesso mi credi?-
-No, non le credo, ma avendoti
quasi rotto l'osso del collo ritengo di doverle come minimo dare il beneficio
del dubbio.-
-Sono un nuovo inquilino del
palazzo.-
-Impossibile, non ho sentito di
nessuno che stesse vendendo...-
-Se permette, io ora tornerei
nel mio appart...-
-Ah! Lo sapevo io! Sta cercando
di filaserla proprio come farebbe un maniaco sessuale!-
Severus tirò un profondo
respiro nel tentativo di mantenere la calma e non riempirla di insulti. Con
indifferenza e una freddezza glaciale si voltò e fece per andarsene.
-...che cos’è quella cosa le
esce dall’asciugamano?-
Al suono di quella domanda Severus Piton rammentò: la bacchetta!
-Si tratta di una... matita.- replicò il mago avvicinandosi alla porta del
proprio appartamento.
-Matita? Scommetto che invece
si tratta di qualche aggeggio di voi maniaci.-
-Non sono un maniaco!- sbottò
Piton allargando le braccia e alzando sconsolato gli occhi al cielo.
-E invece sì, solo i maniaci
hanno tatuaggi tipo il tuo!- disse la donna indicando il Marchio Nero,
sull’avambraccio destro dell’altro. Immediatamente la fronte di Severus si
corrugò ed il mago coprì il Marchio con la mano sinistra.
-Credo sia il caso, per
entrambi, di andare a vestirsi.- ringhiò e senza nemmeno salutare, rientrò
nell’appartamento sbattendo la porta.
-Ma che maleducato!- sbottò in
risposta la donna, portando la mani ai fianchi. –Non è vero Brivido?-
Per tutta risposta il gatto le si strofinò contro le gambe, facendo le fusa.
-Oh, tu sì che mi capisci, mio
piccolo batuffolino nero, altri che questi brutti tipacci!- disse prendendolo in
braccio e stringendolo amorevolmente al petto. –Vieni, torniamo in casa, se non
sbaglio tu devi ancora mangiare la tua pappa.-
Gratticchiando con gentilezza
il collo dell’animale, risalì le scale, raccolse il proprio libro di geometria
analitica e si diresse verso l’appartamento il cui campanello riportava sotto di
sé il nome “Eveleen Vane”. Varcata la soglia, Eveleen chiuse la porta dietro di
sé con un leggero colpetto del piede, poi si diresse verso la cucina. Qui lasciò
di nuovo libero Brivido, il quale subito si fiondò sulla sua ciotola ricolma di
latte, situata sotto alla finestra.
Squillò il telefono ed Eveleen
si precipitò a rispondere.
-Pronto? Ah ciao Mary! Come?-
Facendo attenzione a non strattonare il filo, si avvicinò ad uno dei ripiani
appesi al muro e si impossessò della scatola dei biscotti al cioccolato.
-Sì, dovrei averlo quel libro.
Per quando ti serve? Ok, vado subito a cercarlo. Ciao.-
Riposata la cornetta del telefono al suo posto, con un gesto distratto della
mano aprì la scatola per poi infilarcela dentro. Ne tirò fuori un biscotto che
immediatamente prese a sbocconcellare mentre attraversava la cucina per andare
in salotto.
*
Sbattendo la porta, Severus
Piton rientrò nell'appartamento. Quante probabilità c'erano di incontrare di
nuovo l'odiosa donna della libreria e per di più venire a conoscenza che ha
dimora nel suo stesso stabile? Poche senza ombra di dubbio. E come se la
situazione non fosse abbastanza irritante, Draco stava avendo una crisi di
panico.
-Chi erano? Auror? L’Ordine?!-
domandò quasi assalendolo. –Cosa è successo? Ho sentito un botto e... mi sta
ascoltando?-
-Effettivamente no.- replicò
Piton superandolo e dirigendosi verso la stanza da letto: l’unico suo pensiero
al momento era quello di vestirsi, non certo di stare ad ascoltare un
piagnucoloso lattante come Draco Malfoy. Mio Dio, se pensava a quante gliene
aveva fatte passare a scuola quasi aveva il volta stomaco!
-Voglio sapere che cosa è successo fuori da quella porta.- insistette il giovane
Malfoy, ma la sua voce tremava di più ad ogni parola. –Immediatamente.-
Ma Severus non rispose. Nemmeno lo guardò. Gli chiuse semplicemente la porta in
faccia e si avvicinò alla brandina sulla quale ciacevano i suoi vestiti. Non
voleva sentire la voce di Draco, le sue lamentele e piagnistei. L’ultima cosa
che voleva in quel momento era farlo sentire al sicuro.
-Questo posto non è così sicuro
come pensava!- esclamò il biondo dall’ingresso. –Dobbiamo andarcene.-
Piton lo ignorò, aveva altro
per la testa. Con lento gesto della mano prese la bacchetta dal suo nascondiglio
e la gettò sulla brandina, poi allentò l’asciugamano che scivolò sinuosamente a
terra.
-Li ha sentiti anche lei quei rumori, qui qualcuno si è smaterializzato e più di
una volta!-
Severus sentì la voce dell’ormai diciassettenne farsi più affannosa,
probabilmente stava piangendo, ma voleva salvare le apparenze. Tipico di un
Malfoy. Indossati gli indumenti intimi, il mago allungò la mano verso i propri
pantaloni ed iniziò ad infilarli, lentamente, prima una gamba e poi l’altra.
-Io me ne vado di qui... faccia quel che le pare, io in questa topaia non ci
resto. Non ho intenzione di farmi ammazzare mentre mi nascondo come un
coniglio!- urlò questa volta Draco, dando un pugno contro la parete. –Non ho
intenzione di morire stupidamente, supplicando pietà, come quel vecchio pazzo di
Silente!-
Piton riaprì la porta della stanza di scatto, facendo sobbalzare Draco. Ancora a
torso nudo scattò veloce verso Malfoy e lo afferrò per il braccio destro con
forza, per poi trarlo a sé.
-Vuoi andartene? Vai, nessuno
ti trattiene.- disse fissando il viso di lui contratto in una smorfia e bagnato
di lacrime. –Sì, ho fatto un Voto Infrangibile con tua madre, ma non mi importa.
Preferisco accettare le conseguenze piuttosto che continuare a sopportare uno
stupido debole come te. Dici che non vuoi nasconderti come un coniglio?
Guardati, piangi come un bambino. Ma no Draco, non c’è posto per i bambini nel
mondo che hai scelto.-
-Io non sono un bambino!-
ribatté tremante e cercando di divincolarsi il biondo. –Sono un uomo quanto lei,
io sono...-
-Cosa? Cosa sei? Un mangiamorte
forse? Oh, ricordo com’è all’inizio. Quel Marchio ti fa sentire potente, non è
vero? Però non sei nessuno. Per il Signore Oscuro tu sei solo una pedina
sacrificabile, non appena avrà raggiunto il suo scopo ti getterà via. Dovrai
uccidere. Uccidere e basta. Niente sarà più come prima, la tua vita è stata
decisa nello stesso istante in cui ti sei fatto imprimere quel Marchio. Se
quella notte sulla torre di Astronomia avessi finito io il lavoro, a quest’ora
tu saresti già cibo per i vermi!-
Severus si ammutolì. Lavoro.
Aveva chiamato l’omicidio di Silente lavoro.
Lasciò andare il braccio di Draco ed il ragazzo si lasciò cadere a terra, per
poi strisciare contro la parete e massaggiarsi il braccio: mai prima di allora
aveva visto Severus Piton reagire così. Continuarono a guardarsi, respirando
affannosamente per diversi interminabili istanti, poi l’ex insegnante si mosse
nuovamente verso la stanza da letto. Afferrò la bacchetta e la propria camicia,
infine tornò all’ingresso, si avvicinò alla porta a passi veloci e sbattendola
dietro di sé uscì di casa, lasciando Draco in lacrime, solo con i suoi pensieri.
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Capitolo 4 *** Chapter 4 - Lemon Vodka ***
VallyBeffy di ritorno dalle vacanze risponde:
XAstry: ma ti pare che faccio sconfiggere Piton da un semplice gatto? Ovvio che
non è un semplice gatto! (mi sa che ho spoilerato XD)
X Gin92: effettivamente... è un moccioso
piagnucolante nel sesto libro
X LadySnape: sono contenta che ti piaccia! =)
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Non sono un
assassino
Chapter 4 - Lemon Vodka
-Ninfadora, mi stai mettendo in imbarazzo.-
-In imbarazzo? Perchè Remus? E poi quando la smetterai di chiamarmi Ninfadora?!-
-E va bene, Tonks, gentilmente toglieresti la mano da...-
-Da...?-
-...dal mio fondoschiena?-
-Ops...- sorrise Tonks, facendo scivolare via la mano dalla tasca posteriore dei
calzoni di Remus, con aria particolarmente maliziosa. –Comunque dovremo farlo
più spesso. Voglio dire, tu ed io a passeggiare per la Londra babbana... Che ne
dici di andare al mare la settimana prossima? Ti va?-
-Tonks...-
-Sì?-
-La mano.-
La strega sbuffò sonoramente scostando nuovamente la mano dal fondoschiena del
compagno per poi incrociare le braccia: -Oh Remus! Sei troppo teso!-
-Non sono teso. Semplicemente non sono propenso alle effusioni in pubblico.-
-Ma guarda cosa mi tocca sentire! E poi non hai nemmeno risposto alla mia
domanda!-
-Come si può pensare di andare al mare con i tempi che cor...-
Remus si bloccò smettendo improvvisamente di camminare.
-Hey, che ti prende adesso?- sbottò Tonks.
-N-niente...- rispose il lupo mannaro portando una mano alla testa e
scompigliandosi un poco i capelli –Per un attimo ho creduto di vedere... ma devo
essermi sbagliato.-
-Vale a dire? Cosa ti è parso di vedere?-
-Nulla di importante. Andiamo.- disse, poi prese la strega sottobraccio
riprendendo la passeggiata.
Tonks non cercò di restare sull’argomento: ormai conosceva Remus e rispettava i
suoi silenzi anche se era preoccupata da quella reazione. Approfittando della
distrazione del mago, dettata da chi sa quali pensieri, ne approfittò per
riportare la mano destra nella tasca dei pantaloni di lui con successo.
Nel frattempo il lupo mannaro rifletteva: non poteva averlo visto sul serio, era
impossibile, Londra non era certamente il posto migliore per nascondersi. La
sete di vendetta doveva avergli decisamente dato alla testa. No, Severus Piton
non poteva nascondersi nel cuore della capitale Inglese.
O magari sì?
*
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[endif]
Severus
Piton rise. La sua non era una risata di gusto, bensì era vuota e priva di
emozioni. Questa volta ci era andato molto vicino: non aveva calcolato la
possibilità di incontrare dei membri dell’ordine. Era certo che Remus Lupin
l’avesse scorto... i loro sguardi si erano incontrati per una manciata di
secondi, durante i quali aveva seriamente preso in considerazione l’idea di
porre fine a tutto quanto lasciandosi trovare e uccidere. Fortunatamente per lui
quella sera non era abbastanza ubriaco per non smaterializzarsi altrove
all’istante. Aveva passato tutta la giornata in locali babbani ed ora girovagava
per Londra, nella zona di King Cross, con una bottiglia di Vodka al limone ben
stretta nella mano sinistra. A parer suo i liquori babbani, a differenza di
quelli dei maghi, erano a dir poco leggeri. Con tutto l’alcol che aveva assunto
un uomo normale sarebbe sicuramente già entrato in coma etilico, ma Severus
Piton non era un uomo qualsiasi. Era un mago che chiamava “lavoro” l’omicidio
del suo benefattore. Era un assassino.
Il suo passo era trascinato, la sua vista si sfocava a lenta intermittenza, le
giunture gli duolevano: doveva sedersi. Lo sguardo gli cadde sull’ingresso della
stazione e portando un’ennesima volta la bottiglia alle labbra si diresso verso
di esso. Era ancora un uomo? Non ne era più sicuro da molto tempo ormai. Da anni
evitava di soffermarsi a lungo sulla sua immagine riflessa in uno specchio: non
vedeva altro che un orrendo mostro.
Giunto al binario sette si abbandonò su una panchina un po’ più isolata delle
altre, nella penombra. Ancora una volta bevve Vodka per poi posare la bottiglia
di vetro al suo fianco e rilassare i muscoli del collo lasciando la testa a
ciondoloni. Decisamente quella non era la sua giornata. Non si era pentito di
come aveva trattato Draco, ma aveva minato la solidità della sua copertura.
Magari a quell’ora il giovane Malfoy aveva già abbandonato l’appartamento per
correre dalla madre... e questo non giovava certamente al Voto Infrangibile.
Severus si maledisse: doveva proteggere e guidare Draco per restare vivo, aveva
fatto un grave errore a lasciarlo solo. Ma Severus Piton non voleva vivere.
Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di morire in quel preciso istante, ma il
pensiero del grande sacrificio di Silente lo frenava dal compiere gesti estremi.
La sua morte non doveva restare vana, Voldemort doveva scomparire per non far
mai più ritorno. L’ordine aveva ancora bisogno di una spia e lui era lì per
quello.
-Maledetto vecchio!- sbottò il mangiamorte –Con quel tuo folle gesto mi hai
rovinato l’esistenza più di quanto non avessi già fatto da solo. Non ci sono
parole per descrivere l’odio che provo per te e per me stesso in questo preciso
momento.-
-Mi hai incastrato.- aggiunse poi, chiudendo gli occhi e sorridendo biecamente.
-Non ci posso credere, oltre che maniaco è pure alcolizzato!-
Severus sperò vivamente di avere un’allucinazione: assolutamente non poteva
essere lei, non a quell’ora di notte a King Cross!
-Hey, mi risponde o devo chiamare la protezione animali?-
Il mago dischiuse leggermente le palpebre e purtroppo per lui la vide. Era in
piedi, a qualche metro di distanza dalla sua panchina. Un lampione la illuminava
e poté notare che indossava un leggero vestito color verde smeraldo mentre ai
piedi aveva un paio di sandali. Aveva con sé una piccola borsetta, segno che
probabilmente si stava dirigendo a qualche scapestrata festa in un locale della
Londra babbana. Cosa ci faceva quindi alla stazione?
-No, no, no lei no! Tutti, ma non lei!- si ritrovò a pensare –Adesso chiudo gli
occhi e se ne va...-
-Ma ha sentito o ha bisogno dell’apparecchio acustico?-
-Come può ben vedere adesso sono occupato, la pregherei di lasciarmi in pace.-
replicò acido allungando la mano verso la bottiglia e bevendo un’ampia sorsata
di Vodka. La giovane donna storse il naso.
-Assolutamente disgustoso. Non lo sa che così si rovina il fegato?-
-Sì lo so e vorrei continuare a farlo. Se ne vada.-
-Qualcosa mi dice che la mia serata con gli amici andrà a farsi benedire.- pensò
Eveleen avvicinandosi all’uomo con aria schifata.
-Cosa non ha capito in “la pregherei di lasciarmi in pace” e “se ne vada”?-
domandò freddo Severus, osservando con circospezione i movimenti della babbana,
ma questa ignorò il commento.
-Adesso mi dia questa bottiglia di Vodka e cerchiamo di tornare a casa, ok?-
replicò la donna con voce dolce.
-Non sta parlando con uno di quei bambini teste di legno, signorina.- sbottò il
mago con sguardo truce.
-Ah no?-
Lo stava apertamente provocando. Severus avrebbe volentieri sistemato quella
seccatura di donna con un colpo di bacchetta, ma si trattenne. Lentamente si
alzò in piedi, incrociò le braccia e le lanciò un’occhiata fulminante: -Mi dica
la verità, lei si crede molto furba. Peccato questa sua insolenza non la porterà
molto lontano. Le conviene cercare di farsi i fatti i suoi e di essere un po’
più gentile se vuole maritarsi.-
-Se mai mi sposerò è affar mio. Ora sarebbe così gentile da gettare quella
bottiglia?-
-Oh, certo che no.- rispose il mangiamorte con un sarcastico sorriso, per poi
portare la bottiglia alla bocca e svuotarla completamente in un solo lungo
sorso. Con aria superiore ed un ghigno scuoté la bottiglia di fronte al naso di
Eveleen.
-Tipico di voi uomini. Dovete sempre tentare di dimostrare qualcosa.- disse
semplicemente la babbana –Sa, si pentirà di ciò che ha appena fatto.-
-Non credo proprio.-
-Sa, uno come lei si incontra una sola volta nella vita.- rispose Eveleen –Se
diventano due hai molta sfiga. Nel mio caso, in cui le volte sono tre, non so
proprio cosa immaginare. Mi aspetto di cadere in un tombino da qui a trenta
secondi, data la mia fortuna.-
Ma il mago parve nemmeno sentirla. Portò nuovamente la bottiglia alle labbra con
gesti lenti per poi lanciarle un’occhiata di sfida.
-Ok, se l’è voluta.- annunciò la giovane donna rubando di mano la bottiglia al
mago –Vuole fare il duro? Peccato, stanotte ha incontrato una più dura di lei.-
Con gesto teatrale Eveleen avvicinò la Vodka al limone alla bocca e la svuotò in
un solo lungo sorso. Con soddisfazione si abbandonò ad un profondo respiro, poi
con un largo sorriso volse lo sguardo su Severus.
-Mezza bottiglia di Vodka in un sol sorso, notevole.- commentò il mago inarcando
sarcastico un sopracciglio –Le do cinque secondi prima di svenire.-
-Io svenire? Ma va là... reggo benissimo l’alcol.-
-Quattro... tre...- contò ad alta voce il mangiamorte -...due... uno!-
Poi fu il buio.
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Capitolo 5 *** Chapter 5 - A breakfast for two ***
VallyBeffy
risponde:
X Mixky: Grazie ^^. Sono contenta che
piacciano i personaggi, anche perché sto cercando di andare OOC il meno
possibile e non è facile.
X Gin92: allora ti chiedo perdono in anticipo per una cosa che farò accadere a
Draco
Hey, VOLDIE farà presto la sua apparizione! Non perdetevi il prossimo capitolo,
mangiamorte per tutti i gusti!
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 5 – A breakfast for two
Quando
Severus si svegliò, la mattina sucessiva, ebbe subito la certezza di non
trovarsi nel proprio appartamento. Con un gesto lento si passò una mano tra i
capelli soffermandosi sulla fronte: aveva un leggero mal di testa. Dischiudendo
lievemente gli occhi si guardò attorno cercando di mettere bene a fuoco la
vista. Di fronte a lui si trovava, distesa e profondamente addormentata su un
divano rosso fuoco, la giovane e logorroica donna della libreria. Un divano
rosso? Quello decisamente non poteva essere il suo appartamento. Si guardò
attorno: la stanza era a dir poco in disordine. Si trovava su una poltrona dello
stesso colore del divano e al suo fianco aveva, oltre ad un tavolino da caffé
nero, una strana scatola dal dubbio utilizzo. Per il resto, i muri erano
tappezzati di mensole ricolme di libri e sul pavimento ve ne erano altrettanti
raccolti in innumerevoli pile. I volumi a lui più vicini riportavano i titoli
più disparati, mentre l’apocalittico disordine di quella stanza gli ricordava
fortemente la sua abitazione a Spinner’s End. Lo sguardo gli cadde nuovamente e
questa volta in maniera più insistente, sulla donna addormentata. Indossava
ancora il leggero vestito verde della sera prima, le uniche differenze erano una
spallina scesale lungo il braccio e la stoffa vagamente spiegazzata. Aveva il
volto completamente immerso in un piccolo cuscino da salotto e stava
rannicchiata in posizione fetale. Stava indugiando sulle sue lunghe gambe
scoperte, quando una specie di ringhio raggiunse le sue orecchie.
Severus abbassò lo sguardo e si ritrovò nuovamente a faccia a faccia con
Brivido, il gatto di casa. La bestia dalle orecchie grandi lo osservò con
sguardo per nulla amichevole. Cosa voleva quell’animale da lui? Non gliene aveva
già fatte passare abbastanza facendolo capitombolare giù da una rampa di scale?
Severus si chiese come fosse arrivato nell’appartamento della donna, poi
ricordò. La precedente notte ella si era sentita male a causa di quella prodezza
con la Vodka. L’aveva riportata a casa entrando grazie ad un semplice alohomora,
poi l’aveva adagiata sul divano. Stava per andarsene, quando lo aveva colpito un
capogiro. Si decise quindi a sedersi un momento, ma evidentemente si era
addormentato.
-Oh accidenti. Per un attimo avevo creduto di essere morta e di esser finita in
paradiso, ma se qui c’è questo tizio, allora sono certamente finita
all’inferno.-
Il mangiamorte alzò di nuovo lo sguardo sul divano rosso: la babbana si era
svegliata e lo stava guardando con gli occhi ancora semi chiusi.
-Mi spiace deluderla, ma non siamo né all’inferno né nel paradiso.- replicò
bieco.
-...e allora perché gira tutto ed ho un mal di testa del diavolo?- sbottò
l’altra passandosi una mano tra gli spettinatissimi capelli e sbadigliando.
-Già dimenticato il numero da circo con la Vodka?- domandò Piton inarcando un
sopracciglio.
Eveleen gli rispose con una linguaccia, poi si alzò dal divano e percorse la
stanza con un passo che ricordava vagamente quello di un zombie.
-Vado a farmi una doccia veloce. Cerchi di essere di nuovo qui quando torno.-
disse prima di scomparire dietro ad una porta. –...e lasci in pace Brivido.-
Il mago riportò lo sguardo sull’animale: semmai era il gatto che doveva lasciare
in pace lui! Con circospezione, si alzò dalla poltrona ed osservò meglio la
stanza. Decisamente quella donna amava la lettura e lo studio più di sé stessa.
Senza perdere di vista il malefico gatto, si infilò in cucina e scorse delle
voto abbandonate sul tavolo. Si sedette su una sedia ed iniziò ad esaminarle una
ad una: voleva capire con chi aveva a che fare. Sembravano foto di diversi anni
prima, tanto che in una poté scorgere una giovanissima Eveleen. Doveva avere sì
e no dodici anni in quella fotografia. Indossava un vestito estivo verde ed
aveva in testa un largo cappello di paglia. La stessa bambina era accompagnata,
in un’altra foto, da una donna presumibilmente sua madre. C’era qualcosa di
strano nel volto di quest’ultima, tanto che a Severus sembrava di conoscerla, ma
non riusciva a ricordare esattamente di chi si trattasse.
-Vedo che ha trovato la cucina.-
Severus si trattenne dal sobbalzare. Si voltò verso la porta e vide Eveleen
sorridergli con i capelli completamente bagnati ed indosso una lunga maglia
probabilmente da lui usualmente utilizzata come pigiama.
-Cosa vuole per colazione?- domandò attraversando la stanza per dirigersi verso
dei ripiani.
-Cosa ti fa pensare che voglia fare colazione?- replicò acido il mago.
-Cercavo solo di essere gentile!- sbuffò Eveleen, poi però il suo volto si
illuminò –Hey, da quando mi da del “tu”? Dov’è finita la formalità? Da quando si
prende tutta questa confidenza?-
-Da quando la scorsa notte hai rimesso sulle mie scarpe. Più in confidenza di
così...-
Eveleen parve spiazzata da tale risposta ed arrossì un poco, rimanendo senza
parole.
-Un’astemia come te dovrebbe evitare di dare certe infantili prove di forza.-
aggiunse Piton.
-Chi le dice che sono astemia?-
Severus le scoccò un’occhiataccia e la giovane deglutì nervosa.
-Ok, è vero sono astemia. Ehm... the?- chiese imbarazzata.
Il mago si limitò ad annuire continuando ad osservare con perizia i movimenti di
Eveleen. La babbana si volse verso gli scaffali e si alzò in punta di piedi per
recuperare le bustine di the su quello più. La lunga maglia se Sali leggermente
sui glutei, cosicché Severus fu costretto a distogliere lo sguardo.
-Comunque... grazie per la scorsa notte. Insomma, io ero venuta per cercare di
aiutarti e invece sei stato tu ad aiutare me.- disse Eveleen e Severus rimase
piuttosto sorpreso dalle sue parole. Non accadeva spesso che qualcuno lo
ringraziasse.
-Piuttosto, cosa ci facevi alla stazione?-
-Passavo di lì e ti ho visto entrarci...-
-Dovresti sapere che non si pedinano le persone.-
-Io non la stavo pedinando!- esclamò Eveleen voltandosi verso il mangiamorte con
aria visibilmente arrabbiata –Semplicemente l’ho visto ubriaco ed ho pensato che
fosse il caso di farle capire che l’alcol non porta a nulla.-
-Lei si faccia gli affari suoi che i mio mi faccio i miei.-
-Ah, allora non era lei quello che prima curiosava tra le mie fotografie.-
replicò acida la babbana indicando le foto sul tavolo. Severus non rispose ed
Eveleen tornò ad occuparsi del the facendo calare così un glaciale silenzio. La
giovane donna versò il the in due tazze, poi ne porse una all’ospite. Il
mangiamorte si domandò come mai quella donna non era spaventata da lui: gli
aveva dato l’impressione di essere un maniaco alcolizzato, ma comunque ora
beveva tranquillamente il the seduta di fronte a lui.
-Hai gli occhi buoni.- annunciò Eveleen.
-Come?-
-Non fare quella faccia, ho capito esattamente a cosa stavi pensando. Te lo si
legge dall’espressione del viso: tu vuoi sapere perché non ti ho ancora cacciato
fuori da casa mia. Detto in poche parole, hai gli occhi buoni, tutto qua.-
spiegò –Una persona dagli occhi come i tuoi può esser tutto tranne che poco di
buono. Lo so che è un metodo un po’ empirico, ma fino ad ora non mi sono mai
sbagliata.-
Severus abbassò lo sguardo e fissò il the caldo nella propria tazza. Per quale
motivo non era ancora uscito da quella casa? Perché permetteva a quella giovane
donna di dargli del tu? Era la prima persona che lo trattava umanamente da
quando era fuggito da Hogwarts, ma esporsi così sconsideratamente era comunque
molto rischioso per la sua posizione.
-Sei in casa mia da ore e non ti ho ancora chiesto come ti chiami.-
Il mangiamorte alzò nuovamente gli occhi sulla babbana e si chiese cosa sarebbe
stato meglio rispodenderle.
-Severus...- disse infine.
-Severus...?- ripeté l’altra, aspettandosi un cognome.
-Severus e basta.- concluse l’ex professore con tono grave, ma Eveleen non ci
fece caso più di tanto.
-Io invece mi chiamo Eveleen, ma gli amici mi chiamano Eve.-
-Eveleen andrà benissimo.- asserì -...e non sono tuo amico.-
-Ma tu sei sempre così scontroso?-
Severus non rispose e si limitò a sorseggiare il the. Eve fece spallucce e lo
imitò portando la tazza alle labbra. Evidentemente il suo pallido ospite non era
in vena di fare quattro chiacchere quella mattina. Quando ebbe finito il the, la
babbana si alzò ed uscì dalla stanza ed al suo ritorno non si sorprese di vedere
Severus nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato. Si sedette di
nuovo al proprio posto e lo squadrò. Il mangiamorte parve accorgersi
dell’indugiare dei suoi occhi ed alzò anch’egli lo sguardo su di lei.
-Certo che è proprio teso come una corda di violino...- pensò Eve chiedendosi se
quell’uomo si fosse mai veramente rilassato in vita sua. Piton, che da bravo
legilimens aveva pienamente afferrato i pensieri della giovane donna, incrinò
seccato un sopracciglio, ma cercò di non darlo a vedere.
-Cos’hai da fissare?- sbottò invece.
-Ecco, prendi questo.- rispose Eveleen porgendogli un piccolo tomo –Credo che
darà risposte alle due domande sull’acido solforico.-
Severus scoccò un’occhiata confusa alla babbana, poi preso dalla curiosità
accettò il tomo e lesse il titolo: “chimica per principianti”. Principiante era
una parola che non amava sentirsi affibbiare, ma inghiottì la seccatura cercando
di rimanere più che calmo. Doveva dirle grazie? Non ne era molto sicuro. Forse
doveva, ma non aveva mai detto grazie nemmeno alla McGranitt quando a cena gli
passava il sale, perché doveva dire grazie ad una babbana qualunque?
Improvvisamente qualcosa lo distolse dai suoi pensieri: il Marchio Nero iniziò a
bruciare furiosamente. Era decisamente accaduto qualcosa che aveva messo
l’Oscuro Signore di cattivo, anzi pessimo, umore. Cercando di nascondere una
smorfia di dolore portò la mano sul Marchio ed iniziò a massaggiarsi il braccio.
-C’è qualcosa che non va, Severus?-
Il mago la fissò: era così strano sentirsi chiamare per nome, dopo due mesi di
latitanza in cui non era entrato in contatto con nessuno se non con il rampollo
dei Malfoy e non era certo una buona compagnia. Ma non era questo il momento per
simili pensieri, doveva materializzarsi al più presto alla presenza dell’Oscuro
altrimenti le conseguenze sarebbero state particolarmente dolorose per la sua
persona.
-Mi sono ricordato di un impegno urgente, devo andare.- disse quasi
meccanicamente. Velocemente, posò il libro sul tavolo, si alzò e si affrettò
fuori dalla cucina.
-Hey, ma sei sicuro di stare bene? Perché tutta questa fretta?- esclamò Eveleen
alzandosi in tutta fretta per seguirlo. Trovò la porta d’ingresso spalancata e
corsa fuori si guardò attorno, ma di Severus non vi era traccia. Si avvicinò
alle scale e controllò se si fosse precipitato al piano di sotto, ma non vide
nessuno. L’uomo era svanito nel nulla, come per magia.
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Capitolo 6 *** Chapter 6 - Deatheaters ***
VallyBeffy
risponde:
X Lucifera: O_O
X Astry: trappole? Chi ha parlato di trappole? Io non ho parlato di trappole, no
no no no *aria da innocentina*
X Mixky: penso che aggiungerò una cospicua zona dobbiusa con questo chap ;D
X Gin92: XD
Hey, VOLDIE farà presto la sua apparizione! Non perdetevi il prossimo capitolo,
mangiamorte per tutti i gusti!
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 6 – Deatheaters
Nonostante fosse
ormai mattina, l’atmosfera era cupa e lugubre nella radura. Alti alberi dalle
folte chiome bloccavano i raggi del sole, lasciando il terreno sottostante nella
penombra. Molte figure incappucciate apparvero una ad una con un sordo CRACK, si
disposero in cerchio ed in religioso silenzio, attesero. Si poteva avvertire una
certa tensione tra i presenti: il Signore Oscuro non era solito convocare tutti
d’urgenza ed il Marchio sulle loro braccia bruciava ora più che mai. Vi fu
un’altro crack ed un’altro mangiamorte apparve, certo che il ritardo gli sarebbe
costato una dolorosa punizione. Il mago si affrettò a raggiungere i compagni nel
cerchio e con loro attese.
-Ci stavamo chiedendo quanto tempo avresti impiegato a raggiungerci, Severus.-
disse una voce dall’ignota provenienza. Si trattava di una voce grave, decisa e
particolarmente in collera. Severus Piton conosceva fin troppo bene quella voce
e sapeva che scusarsi non sarebbe servito a niente.
-Ebbene? Quali sono le ragioni del tuo ritardo?-
Severus restò ancora una volta in silenzio.
-Devo dedurre forse...- iniziò Voldemort, ma Severus notanto una punta di
impazienza nella sua voce, si affrettò a replicare.
-Ho avuto un contrattempo mio Oscuro Signore. Ero in presenza di babbani, non
potevo smaterializ...-
-Non tollero scuse di questo genere e soprattutto odio essere interrotto,
dovresti saperlo. Specialmente se si tratta di simili scemenze.-
La voce di Lord Voldemort si era fatta più vicina, tanto che Severus era certo
si trovasse alle sue spalle. Sentì dei passi, poi il suo fiato gelido come la
morte sul collo.
-In ginocchio.- gli sussurrò e Severus obbedì. Il mago sapeva esattamente cosa
stava per succedere e per lui sarebbe stata nient’altro che una liberazione,
quindi irrigidì tutti i muscoli del corpo rimanendo in attesa. Chissà perché era
proprio in quel genere di momenti che gli venivano in mente le cose più assurde.
Questa volta si trattava di una canzone straniera, la quale ricordava un po’ il
vecchio stile francese: cercò di concentrarsi sulle parole. Come faceva? Non le
ricordava molto bene...
”...oh yes, i’ll never forget that lips
no I won’t
...i’ll remember”
A suo parere era una canzone totalmente idiota, eppure lei la cantava sempre
quando era triste.
-Crucio.- la voce di Lord Voldemort arrivò truce alle sue orecchie ed
immediatamente non avvertì più altro. Qualsiasi cosa stesse accadendo intorno a
lui non importava più: il dolore, sempre più incessante, sembrava propagarsi dal
centro del suo petto e diramarsi lungo braccia e gambe. Non emise suono, mai
avrebbe dato la soddisfazione agli altri mangiamorte di sentirlo gridare o ancor
peggio supplicare.
”oh and now, I know I’m lucky ‘cause I met you,
my pretty love.”
-Se un babbano si pone sulla tua strada, uccidilo. È così difficile da capire,
Severus?- ancora una volta la voce dell’Oscuro Signore lo richiamò alla realtà,
ma Severus non rispose.
Come finiva la canzone?
Ah già…
” yes, my love
…i’ll remember”
*
-Mha...- si limitò
a borbottare Eve rientrando in casa. Quello di Severus era stato proprio uno
strano comportamento: era scappato senza nemmeno dirle grazie. O aveva qualcosa
di importante da fare o era semplicemente un maleducato. Eveleen convenne che
fosse più probabile la seconda opzione.
La giovane donna stava per dedicarsi nuovamente alla sua colazione, quando suonò
il campanello.
-Deve essere lui.- pensò e contorcendo la bocca in una smorfia arrabbiata tornò
alla porta d’ingresso e l’aprì con foga.
-Allora? Cosa ti ha spinto a tornare, razza di ingrato?- sbottò tutto d’un
fiato, ma subito se ne pentì. Di fronte a lui non c’era il bruno e pallido uomo
di poco prima, bensì una donna. Ella indossava un tallieur verde smeraldo ed un
largo cappello che si intonavano perfettamente con i suoi capelli corvini,
legati in uno chignon, dai toni in certi punti leggermenti grigiastri. I suoi
occhi castani davano di lei un’impressione severa e precisa ed inoltre non
sembrava avere più di sessantacinque anni.
-Mi scusi, credo di essere arrivata in un brutto momento...- disse con voce
pacata abbassando lo sguardo sulla tenuta di Eve.
-Ehm... no, cioè sì... ecco è una faccenda complicata.- replicò la babbana
imbarazzata, socchiudendo leggermente la porta e nascondendocisi dietro.
–Desidera?-
-So che l’orario non è dei migliori, ma dovrei pararle di una questione
urgente.- disse –Vede, ieri mi è stato consegnata questa busta e, al suo
interno, c’è qualcosa di suo. Gradirei prendesse coscienza del mittente.-La
ragazza inarcò un sopracciglio, dubbiosa, afferrando la lettera che le era stata
data dalla donna in tailleur. Per un attimo rimase a fissare quest'ultima,
avvertendo la sericità della carta tra le sue dita, abbassando infine lo sguardo
sulla busta bianca.
Scorse quel piccolo rettangolo, fino ad individuare il nome del mittente,
firmato con un colore ben visibile.
Gli occhi si spalancarono, in un'espressione di assoluto stupore e sorpresa,
come se mai si sarebbe aspettata di vedere quel nome.
-Entri.- disse semplicemente, allontandosi dalla porta e vacendole strada.
–Scusi il mio abbigliamento, ma non mi aspettavo una tale visita...-
Eve si passò confusa una mano tra i capelli.
-Si sieda pure e faccia come se fosse a casa sua.- aggiunse indicando il divano,
per poi dirigersi verso la cucina –Ho appena fatto il the, vado a prenderlo e
torno.-
La donna dall’aria severa e precisa si accomodò dove le era stato indicato.
Infilò una mano in tasca e ne tirò fuori una piccola custodia, l’aprì e ne tirò
fuori un paio di occhiali quadrati. Li inforcò ed attese. Qualche istante dopo
Eve rientrò in salotto e posò un vassoio con due tazze di the fumanti sul
tavolino da caffé.
*
Agire in pieno
giorno non era nello stile dei mangiamorte, ma questa volta Voldemort aveva dato
ordini ben precisi: dovevano impedire ai membri dell’Ordine di avvicinare nuovi
compagni. La squadra era composta da Lucius Malfoy, Nott e Severus Piton.
Quest’ultimo ancora non si era ripreso dalla violenta maledizione cruciatus a
cui era stato sottoposto, ma comunque l’Oscuro aveva deciso di mandarlo in
battaglia. A questo proposito, Lucius non poté esimersi dal dire la sua.
-Stai diventando fiacco, caro mio.- disse con tono sarcastico –Draco mi ha detto
del tuo crollo nervoso... accidenti, la latitanza ti sta lentamente uccidendo! -
Severus non rispose e si limitò a lanciarci una breve e fulminante occhiataccia.
-Oh, siamo nervosetti...- commentò sorridendo.
-Smettila di tormentarlo Lucius, non è divertente.- intervenne Nott –Siamo qui
per svolgere un lavoro, quindi invece di fare i bambini prestate attenzione.
Secondo la soffiata dovrebbero arrivare da un momento all’altro.-
-Sei troppo teso, amico.- replicò Lucius sempre mantenendo il tono di scherno
–Non è la prima volta che sbrighiamo una faccenda del genere. La ventesima?
Ventiduesima? Dovresti esserci abituato ormai...-
-Sì, ma di solito non dovevamo far fuori un altolocato membro del ministero.-
-Sarà un lavoro facile, dopotutto è stata la figlia a passarci le informazioni.
Un gran bell’acquisto, se posso permettermi di commentare.-
Severus era disgustato. Nonostante conoscesse Lucius da anni non si era mai
abituato alla sua mania di correr dietro alle sottane delle signorine. La
giovane in questione aveva all’incirca ventiquattro anni e vantava un fisico
niente male. I suoi capelli erano lunghi e corvini, lisci come dei fusi mentre
gli occhi sembravano dipinti di notte calata. Era entrata da poco nella cerchia
dei mangiamorte, ma già aveva avuto modo di farsi conoscere nell’ambiente.
-Sono certo che riuscirò a farla cadere ai miei piedi entro una settimana.-
esordì Lucius dando un leggero colpettino col gomito a Severus, ma questo lo
ignorò incapace di pensare ad altro se non al tremendo delitto che stava per
commettere. Quasi sicuramente si sarebbe trovato di nuovo a fronteggiare i
membri dell’Ordine e per certo gli avrebbero rivolto i più orribili insulti. Nel
scegliere il suo destino Silente era stato crudele: come si poteva chiedere ad
un uomo già distrutto dagli eventi di commettere simili atti psicologicamente
masochisti? Ormai procedeva per forza di inerzia.
-Ecco, l’uccellino sta uscendo dal nido.- disse Nott indicando un punto
imprecisato, guardando fuori dalla finestra. –Direi che possiamo finalmente
dileguarci da questa orrida casa babbana.-
I tre sollevarono il cappuccio nero sui loro capi e posizionarono la maschera
d’argento. Un breve cenno d’intesa e si smaterializzarono, per riapparire in
strada.
-Salve, signor ministro dell’istruzione.- sibilò Lucius Malfoy materializzandosi
con un sonoro CRACK di fronte all’uomo, il quale sobbalzò impaurito.
-C-cosa...?- balbettò indietreggiando, ma si scontrò subito con l’imponente
figura di Nott: era circondato.
-Il Signore Oscuro crede lei debba rivedere la sua posizione in quanto
all’imminente guerra.- continuò Lucius –Il fato non voglia che accada qualcosa
alla sua adorabile famiglia!-
Severus osservò il prigionero: indossava giacca e cravatta di un chiaro color
pastello, aveva il visto paffuto, dei folti baffi, i capelli castano grigiastro
e gli occhi di un profondo grigio. Aveva già visto quell’uomo un paio di volte
prima di allora e gli era sempre parso un uomo giusto e dedito al suo lavoro.
Ora, vederlo così inerme, lo lasciava considerevolmente spiazzato dandogni anche
una sensazione di irrequietezza innaturale.
-Non so, una maledizione senza perdono potrebbe essere l’ideale, non crede?-
domandò Lucius puntandogli la bacchetta contro il collo.
-Quello che le stiamo gentilmente chiedendo di fare...- intervenì Nott –è di
impedire in qualunque modo la riapertura di Hogwarts. Crede di poterlo fare?-
-Assolutamente no! Anche se Albus Silente è morto, non significa che farò
qualcosa che gli avrebbe arrecato dispiacere.- replicò il ministro aggrottando
le sopracciglia irsute.
-Siamo a conoscenza del suo legame con il deceduto preside,- replicò Lucius –ma
siamo qui per un motivo ben preciso e non abbiamo intenzione di sentirci
rispondere negativamente. Intesi?-
|
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Capitolo 7 *** Chapter 7 - Suspects ***
VallyBeffy
risponde:
X Gin 92: aspetta il prossimo capitolo se vuoi
il sangue, ci saranno buoni propositi di omicidio :P
X Astry: mh... voglio sentire le tue teorie XD e le voglio sentire adesso perché
fra al massimo un paio di capitoli si inizierà a svelare il mistero
Hey, VOLDIE farà presto la sua apparizione! Non perdetevi il prossimo capitolo,
mangiamorte per tutti i gusti!
X Lucifera: sì è vero è tenero sotto certi aspetti. *_* il mio pucciosissimo
tesoro!
X Mixky: perdonami per questo capitolo che è un po' di intermezzo... segreti e
novità assicurati nel prossimo chap!
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 7 - Suspects
Eve uscì di casa in
tutta fretta con Brivido fra le braccia: era tremendamente in ritardo. Aveva
impiegato più di un’ora per decidere quale potesse essere il vestito più adatto
per l’evento ed alla fine aveva optato per un tailleur nero la cui gonna
arrivava appena sopra al ginocchio. Il braccialetto di campanellini tintinnava
al suo polso mentre scendeva velocemente al piano di sotto. Fermò la sua
avanzata di fronte alla porta di un appartamento, e reggendo il gatto con una
sola mano, si sistemò con l’altra prima l’abito, poi i capelli. Infine suonò il
campanello. Sicuramente sarebbe scoppiata a ridere se avesse anche solo potuto
immaginare il pandemonio che un semplice gesto come il trillare di un campanello
potesse creare il pandemonio più totale all’interno dell’appartamento.
-Chi potrà mai essere?- domandò Draco cercando Piton con lo sguardo, quasi
sperasse potesse rassicurarlo, ma questi ignorò le sue parole e gli fece cenno
di andare in cucina.
-Insomma è stato via tutta una notte lasciandomi in balia degli eventi ed ora
non si degna nemmeno di rispondermi?- sbottò il giovane Malfoy, ma si interruppe
subito quando l’ex professore di pozioni si girò verso di lui e gli fece bene
intendere, con uno sguardo truce e affilato quanto la lama di un coltello, di
ubbidire in silenzio.
Nell’avvicinarsi alla porta d’ingresso per poi aprirla Severus era certo di
sapere chi si sarebbe trovato di fronte ed aveva ragione: quella donna era
troppo impicciona per non infilare il naso in faccende che non le riguardavano.
-Ehm... ciao.- disse Eve lievemente imbarazzata.
-Che ci fai qui?- replicò con aria vagamente apatica e distante Severus.
-Questa mattina hai dimenticato questo a casa mia.- si affrettò a rispondere,
portando la mano destra in tasca per poi porgere al vicino di casa il libro
sulla chimica di base. Severus lo prese senza tanti convenevoli.
-C’è altro?- domandò.
-Ma tu sei sempre così freddo?-
Severus fece per chiudere la porta.
-Hey aspetta, aspetta! Scherzavo!- esclamò Eve –Senti, a dire il vero sono
venuta per chiederti un favore. Ma... sei sicuro di stare bene?-
-Sto benissimo, grazie per l’interessamento.- mentì il mago, mentre in realtà
gli effetti della maledizione cruciatus si facevano ancora sentire –Ad ogni
modo, non è mia abitudine fare favori.-
-Ti prego, devi solo tenermi il gatto per qualche ora!-
Severus abbassò lo sguardo su Brivido. Il mangiamorte e la bestia si fissarono
con aria di sfida: era sempre più convinto che quell’animale avesse qualcosa di
diabolico.
-Neanche per sogno.- sentenziò.
-Ho un impegno urgente e non posso assolutamente lasciarlo a casa da solo. Vedi,
Brivido ha l’abitudine di seguirmi d’appertutto e di solito mi va bene, ma...
oggi deve assolutamente restare a casa. Ricambierò il favore, te lo assicuro.-
Severus osservò ancora una volta il gatto, poi rialzò lo sguardo su Eve.
-Se lo prendo poi mi lascerai in pace?-
-Assolutamente.-
-...e va bene.-
Eve consegnò l’animale in braccio a Severus e borbottando circa un centinaio di
grazie si dileguò lungo le scale del palazzo in tutta fretta, lasciando la
coppia interdetta e scontenta.
-Ascoltami bene, gatto.- disse il mago il quale, non appena avvertì la bestia
iniziare ad arrotare le unghie sul suo braccio, lo lasciò cadere a terra con
noncuranza –Visto che dovremo convivere per qualche ora, lasciami in pace ed io
farò altrettanto con te, intesi?-
*
-Quel gatto è una
creatura di Satana!- ruggì Draco sbattendo la porta della cucina dietro di sé.
Severus Piton alzò con aria annoiata lo sguardo dalla tazza di the fumante che
teneva fra le mani ed osservò Draco annaspare verso una delle sedie. Non poté
trattenere un mezzo sorriso nel vedere il volto del ragazzo deturbato da una
vasta serie di graffi felini.
-Davvero, quella bestia non è normale.- continuò il ragazzo esasperato –Dove ha
trovato quell’orribile creatura? Sembra uno Kneazle!-
Severus non rispose: come poteva raccontare a Draco di Eveleen e di tutto quello
che era successo? Certo il ragazzo aveva dei sospetti dopo il suo ritardo alla
riunione dei mangiamorte quindi era meglio evitare che venisse a conoscenza
dell’avventura con la Vodka.
-...non l’ha notato anche lei?-
-Come?-
-Quel gatto assomiglia ad uno Kneazle.- ripeté Draco.
Uno Kneazle? In effetti il mangiamorte aveva notato qualcosa di strano in quel
gatto fin dal primo istante, ma come poteva essere un mezzo Kneazle? Eveleen era
una babbana, non era certo in possesso di patenti rilasciate dal ministero.
-In effetti la fisionomia di quel gatto ed il suo comportamento potrebbero far
pensare ad un incrocio con uno Kneazle, ma trovo impossibile tale parentela.-
aggiunse il giovane Malfoy –In fondo ci troviamo fra i babbani.-
-Esattamente. Quel gatto non ha nulla di particolare se non l’avere un
caratteraccio terribile.- replicò Piton tornando a sorseggiare con finta aria
distratta il suo the.
-Un po’ come il suo?-
Severus tornò a fissare Draco con occhi penetranti.
-Sì, un po’ come il mio.- rispose semplicemente –Quindi vedi sparire, o potrei
diventare più violento di quel gatto.-
Draco non disse altro e si limitò ad annuire. Osservo ancora qualche istante il
professore, poi si alzò ed uscì dalla cucina chiudendo la porta alle sue spalle.
Era ormai chiaro che il giovane Malfoy sospettava qualcosa. Effettivamente negli
ultimi giorni si era comportato in maniera troppo avventata, Severus lo sapeva
bene, e doveva aver destato nel ragazzo dei dubbi. Probabilmente per rimediare
agli errori era tardi, ma forse in qualche modo poteva girare la situazione a
suo favore.
Severus portò lo sguardo verso l’orologio della cucina: erano le otto di sera ed
Eveleen era decisamente in ritardo. Se c’era una cosa che il mago esigeva era la
puntualità e quella donna aveva già fatto largo uso della sua pazienza. Il
mangiamorte si alzò ed uscì dalla cucina trovandosi di fronte una delle scene
più gradevoli che gli si fosse presentata di fronte: Draco stava lottando con il
gatto, il quale sfoderando bene le unghie, soffiava ed abbassava arrabbiato le
orecchie.
-Basta giocare con Draco, Brivido. È arrivato il momento di rispedirti a casa.-
disse inarcando divertito un sopracciglio ed oltrepassando la sala per dirigersi
verso l’ingresso.
-Eh? Questa... cosa ha anche un nome?- esclamò Draco osservando il gatto
trotterellare dietro all’ex professore. -...e come mai a lei ubbidisce?-
Severus lo ignorò ed aprì la porta d’ingresso indicando all’animale l’uscita.
-La tregua finisce qui, da adesso possiamo tornare ad odiarci come abbiamo
sempre fatto.- sentenziò il mago osservando Brivido uscire dall’appartamento
-...e vedi di non tornare da queste parti, intesi?-
Ma brivido sembrava non ascoltarlo. Nel preciso momento in cui aveva messo le
sue quattro zampette nere fuori dall’appartamento aveva drizzato le orecchie ed
era rimasto completamente immobile con lo sguardo fisso lungo la rampa di scale.
In un primo momento Severus rimase incuriosito da tale comportamento, ma non
dovette aspettare molto per avere la spiegazione alle sue domande: poteva
sentire il suono di un lieve campanellino al piano di sotto sicuramente
appartenente al braccialetto di Eve. Il buon senso diceva al mago di rientrare
in casa al più presto onde evitare incontri indesiderati, ma il suo essere
pignolo stava avendo la meglio. Non poteva farla passare liscia a quella
ragazza, in fondo si era appropriata del suo tempo senza permettergli di battere
ciglio e si era persino permessa di arrivare in ritardo di diverse ore!
Sfoderando il suo sguardo inceneritore più potente, si appoggiò con una spalla
allo stipite della porta ed attese.
-Hai una strana concezione del tempo, sai?- disse quando vide la giovane donna
comparire lungo la scalinata portando con se due grandi sporte.
-Scusa, sono stata trattenuta.- replicò Eveleen non appena arrivata sul
pianerottolo, chinandosi per salutare il proprio gatto ed asciugandosi un
istante gli occhi –Grazie infinite per aver badato a Brivido.-
-Hai pianto?- domandò diretto Severus, soprendendosi di non essere riuscito a
trattenere la domanda.
-No.- replicò l’altra con una punta di acidità.
-Si direbbe il contrario.-
-...e va bene, ho pianto!- esclamò Eve alzandosi in piedi e guardando finalmente
dritto negli occhi Severus –Ciò non significa che siano affarti tuoi però!-
I due rimasero in silenzio per diversi istanti, quasi stessero facendo a gara a
chi riusciva a mantenere l’intensa occhiata più a lungo. Eve aveva gli occhi
leggermente rossi e la voce scossa, doveva esserle accaduto qualcosa di
particolare, ma Severus non aveva intenzione di indagare.
-Cos’hai in quelle borse? Ti stai portando dietro un terribile odore di...-
disse invece con aria disgustata.
-...di fritto, lo so. Sono andata al ristorante cinese.-
-Hai intenzione di mangiare da sola tutta quella roba?!-
Eve rimase in silenzio ed abbassò lo sguardo sulle due grandi sporte che portava
il mano: effettivamente aveva comprato tutto quel cibo in un momento di pazzia,
in cui aveva deciso di dimenticare la brutta giornata mangiando fino ad avere il
volta stomaco.
-Ehm... sì effettivamente è troppa per una persona sola. Vuoi mangiare con me
stasera?- domandò.
-Non posso, sono in compagnia.-
-Ah. Scusa, dimentica tutto e... – balbettò Eve impacciata - comunque prendi
queste. Mi è passata la fame e non voglio buttare via tutto, sarebbe uno
spreco.-
La ragazza pose le sporte al mago, il quale non si mosse di un millimetro.
Doveva accettare quel dono? Effettiamente erano giorni che né lui né Draco
facevano una cena decente. Inoltre il rampollo di casa Malfoy non faceva altro
che lamentarsi di continuo... forse quel cibo cinese era un’ancora di salvezza.
-Senti è inutile che mi guardi con quella faccia pensierosa, non ho voglia di
discutere stasera. Prendi queste e facciamola finita!- esclamò mettendogli in
mano le pesanti borse ed iniziando a risalire le scale verso il proprio
appartamento –Arrivederci.-
Severus osservò Brivido seguire la padrona rimanendo pressoché impassibile:
aveva sempre più la netta sensazione che quella donna nascondesse qualcosa.
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Capitolo 8 *** Chapter 8 - Planning a murder ***
VallyBeffy
risponde:
X Astry: non ci sei andata assolutamente
vicina XD! Però hai un'altro capitolo prima che il mistero venga svelato.
X Kagura: sulla ragazza ne sapremo di più nei prossimi capitoli!
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un assassino
Chapter 8 – Planning a murder
Tutto si sarebbe
aspettato tranne che una chiamata nel cuore della notte. Non era da Voldemort
spedire i suoi mangiamorte in improvvise missioni, egli era solito pianificare
ogni cosa poiché era amante della precisione per tutto ciò che riguardava il
perseguimento del suo obiettivo. Materializzandosi al cospetto del suo signore,
Severus non aveva la benché minima idea di che cosa lo avrebbe aspettato. Uno
scontro con gli auror? Doveva di nuovo minacciare qualcuno? Non si sorprese di
scorgere a fianco a se tre figure, presumibilmente due erano quelle di Nott e
Lucius Malfoy. Ma la terza? Era chiaramente una donna ed avrebbe certamente
avuto immediatamente una risposta.
-Il nostro illustre ministro dell’istruzione si rifiuta di collaborare.- asserì
l’Oscuro –Per questo vi ho convocati miei fedeli mangiamorte. Sophie vi
illustrerà la situazione e vi spiegherà qual’è la prossima mossa da fare.-
Severus fu sorpreso di sentire quel nome: doveva immaginare che si trattasse di
lei, la figlia del ministro incriminato in persona. Al suo fianco poteva sentire
Lucius fremere in quanto evidentemente era ancora convinto di poter sedurre
quella giovane. Dopo che il Signore Oscuro ebbe scambiato con lei un cenno
d’intesa, la donna si tolse la maschera d’argento e calò il cappuccio lasciando
che i capelli corvini le ricadessero sulle spalle.
-Ho parlato con mio padre, egli non ha nessuna intenzione di cedere alle nostre
minaccie. Certo è spaventato, ma non abbastanza da tradire i suoi ideali. C’è
solo un modo per convincerlo a fare quello che vogliamo...-
-...colpirlo in campo affettivo.- completò per lei Lucius e Severus roteò gli
occhi disgustato, costretto ad essere partecipe degli assurdi tentativi del
mangiamorte di risultare brillante e perspicace.
-Esattamente.- rispose Sophie –Dovrete colpire mia sorella minore. Basterà farle
una visita a casa e... il resto lo lascio alla vostra più fervida immaginazione.
Mio padre è molto affezionato a lei, la sua perdita lo porterebbe certamente a
fare ciò che vogliamo.-
Severus era disgustato: conosceva Sophie da quando era bambina. Era stato il suo
insegnante e l’aveva vista crescere per sette lunghi anni, ma mai avrebbe potuto
immaginare che la Corvonero sarebbe arrivata al punto di far assassinare la
propria sorella.
-Probabilmente adesso avrà una scorta di auror a proteggerla.- mormorò Nott.
-...invece no,- replicò Sophie con un sorriso –proprio oggi mio padre ha cercato
di persuaderla al riguardo, ma lei è stata irremovibile.-
-Sei sicura di quello che ci stai dicendo di fare? Vuoi davvero che uccidiamo
tua sorella?- domandò Severus secco e diretto, con tono distaccato e
disinteressato.
Sophie esitò un istante prima di rispodere. La giovane donna poté scorgere un
luccichio interessato negli occhi del Signore Oscuro, il quale in silenzio
seguiva l’intera conversazione.
-Certamente.- si limitò a dire Sophie.
-Perfetto, allora è deciso. Voglio quella ragazza all’altro mondo entro sabato.-
ordinò l’Oscuro Signore –Potete andare. Tu no, Severus.-
Severus si domandò perché Voldemort volesse trattenerlo. Questo attese che i tre
mangiamorte si fossero smaterializzati, poi avanzò verso Severus e si accostò a
lui.
-Noto nei tuoi occhi una evidente nota di disappunto.- disse, allungando la mano
verso il volto dell’ex professore e togliendogli la maschera d’argento.
-Trovo un inutile spreco uccidere la secondogenita del ministro.- rispose
semplicemente. Severus era disgustato: Sophie voleva togliere la vita a sua
sorella. Negli anni che era stato il suo professore, mai avrebbe potuto
immaginare si sarebbe spinta a tanto. Era sempre stata una ragazza brillante,
con una fervida intelligenza e vedergliela utilizzare in questo modo squallido
lo ripugnava.
-Vorresti illustrarmi le tue motivazioni?- domandò Voldemort fissandolo con
interesse.
-Si tratta di una pozionista molto dotata a quanto ho sentito dire. Le sue
pozioni eccellono in qualità ed effetti, tanto che Silente stesso si fornisse
del suo operato per rifornire l’infermeria della scuola di pozioni curative.-
-Credevo fosse compito tuo...-
-Era anche compito mio.-
Voldemort sospirò: -Dall’aria contrariata che avevi, pensavo avessi informazioni
più gustose da rivelarmi. Ad ogni modo quella ragazza morirà e voglio che la
eliminiate al più presto, intesi?-
-Aspetti signore. Silente in persona mi disse che la ragazza è un vero genio,
amante dello studio...-
-Severus, non ho intenzione di lasciarmi annoiare dai tuoi discorsi. Arriva al
nocciolo della questione. -
-È una magonò, Signore.-
*
-Porta questo al
tavolo tredici.-
-Subito, capo!-
Eve si sitemò la visiera del cappellino e si affrettò a prendere il vassoio
stracolmo di drink e salatini dal bancone. Essere assunta a lavorare in quel bar
all’interno dell’Hide Park era stata per lei una immensa fortuna in quanto era
stato il primo passo verso l’autonomia. Suo padre non le aveva mai fatto mancare
nulla e per questo lo ringraziava, ma era arrivato il momento per lei di
dimostrare di potercela fare da sola. Era grazie a quel lavoro che si permetteva
l’università e nemmeno la più grande delle catastrofi naturali avrebbe potuto
impedirle di completare gli studi nel modo in cui lei desiderava.
Come ogni estate, il bar “Vecchia Londra” aveva rispolverato le sedie ed i
tavoli in ferro battuto e dopo aver installato il consueto pavimento in legno
all’esterno, lì li aveva posti. Stephen, il proprietario, amava fare le cose in
grande, tanto che aveva dedicato una zona alle giovani band emergenti della
zona. Tutto ciò portava ad un certo movimento nella zona del parco e di
conseguenza a grandi quantità di lavoro per Eve, in quanto le serate a volte si
prolungavano fino alle due di notte e lei spesso doveva rimanere un ulteriore
tempo per pulire. La cosa che riusciva sempre a sorprenderla era la tenacia con
cui Stephen andava alla ricerca di nuove trovate per accalappiare clienti:
questa era la volta delle divise per i dipendenti.
-Tu no.- aveva detto, quando si era avvicinata come i suoi colleghi al
guardaroba comune –Per te ho in mente altro.-
Eveleen non avrebbe mai potuto immaginare cosa intendeva per “altro”. Stephen le
consegnò una visiera nera con scritto in corsivo bianco il nome del bar, una
camicetta nera, pantaloncini corti dello stesso colore, grembiule bianco e... un
paio di rollerblade.
-Stai scherzando?- aveva esclamato Eve prendendolo per matto –Non sono mai
salita su questi cosi. E poi vuoi spiegarmi perché i pantaloncini?-
-Questioni di marketing.- le aveva risposto appuntandole la targetta col nome
sul petto.
Così ora Eve, armata di vassoio, usciva dal bar per scivolare su suoi pattini
fra clienti e tavoli. Aveva imparato ad amare i rollerblade, tanto che spesso li
utilizzava come mezzo di trasporto tra la biblioteca e casa propria.
-A voi.- disse sorridendo ampliamente ai clienti del tavolo tredici ponendo di
fronte a loro i drink. Fatto questo si apprestò a tornare al bancone del bar,
quando si sentì chiamare.
-Scusi, cameriera!-
-Arrivo in un istante.- rispose volgendosi verso il tavolo sette. Scivolando
leggermente sui pattini si avvicinò ai clienti non prima di aver preso dal
taschino della camicia il block notes ed una penna.
-Non ti sei ancora stufato di venire qui tutte le sere, Charlie?- chiese a
quello che pareva un giovane di pochi anni più grande di lei.
-Assolutamente no, lo sai che vengo soltanto per te.- rise il giovane,
passandosi una mano fra i corti capelli rossi –A proposito, ieri non c’eri, come
mai?-
-Giorno libero.- disse semplicemente Eve, poi indicò la seconda persona seduta
al tavolo –Piuttosto, chi è il tuo amico?-
-Oh già, Eve ti presento mio fratello. Il suo nome è Bill.-
Eve squadrò ben bene la sua nuova conoscenza. Aveva i capelli rossi come il
fratello, con la differenza che erano lunghi e legati in una coda. Aveva molti
piercing e nonostante il volto parzialmente sfigurato da chissà quale disgrazia,
godeva di un certo fascino.
-Finalmente mi presenti un bel ragazzo Charlie! Piacere di conoscerti Bill, mi
chiamo Eveleen, ma tu puoi chiamarmi Eve.- sorrise, rendendo più profonda la
voce nell’ultima parte della frase.
-Hey è inutile che ci provi con lui, è sposato.- si affrettò ad intervenire il
primo dei fratelli.
-E allora? Io non sono mica gelosa!- ammiccò, questa volta scherzosa, la giovane
donna ed il trio scoppiò in una risata.
-Ad ogni modo il piacere è tutto mio, Eve.- disse Bill stringendole la mano.
-Perfetto. Cosa vi porto, ragazzi?-
-Un the freddo per favore.-
-Lo stesso per me.-
-Ok, torno fra un momento, non scappate!-
Charlie Weasley osservò attentamente Eve voltarsi ed allontanarsi diretta verso
il bar.
-Non credo che approverebbe il tuo fissare il suo fondoschiena.- asserì Bill
sorridendo malizioso al fratello.
-Oh, piantala tu!- sbottò il fratello incrociando le braccia.
-Finalmente conosco la causa che ti tiene lontano dai tuoi doveri da due
settimane: complimenti, ottima scelta. Peccato che mamma non approverà. È di
mentalità un po’ antica alle volte... ancora a stento riesce a nominare nostro
cugino magonò...-
-Con Eve sarebbe diverso. L’hai vista, è gentile, simpatica e bella. Anche mamma
approverebbe una nostra possibile unione.-
-Hey calma, frena i cavalli! Non stai correndo un po’ troppo? Vi conoscete
appena, appartenete a due mondi diversi, cosa ti fa pensare che potrebbe
funzionare? Credi che ti seguirebbe in Romania?-
-L’amore supera ogni barriera.-
-Sì, ma... come pensi di spiegarle che sei un mago?-
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Capitolo 9 *** Chapter 9 - Caleum astris meam lacrimam est ***
VallyBeffy
risponde:
X ASTRY: Fai bene a non credere alle
coincidenze... però a volte accadono.
X MIXKY: no no la trama è molto più incasinata di quel che credi.
In questo capitolo vi è un testo in latino. Io di latino non capisco un tubo in
quanto a scuola non lo studio, di conseguenza ho chiesto ad una mia amica di
tradurlo. Potrebbero esserci degli errori... in tal caso sorry ^^
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 9 –
Caelum astris meam
lacrimam est
CRACK!
Severus Piton uscì dal vicolo con aria rabbuitata. Non sapeva dire se l’incontro
con Voldemort aveva portato a qualcosa di positivo oppure no. Senza dubbio egli
era parso molto interessato all’idea che la figlia del ministro dell’istruzione
magica, Johnatan
Theodore Vane, fosse una magonò ed era proprio a questo che Severus voleva
arrivare parlandogliene. Salvare un condannato a morte non era cosa facile, ma
forse nei riguardi della ragazza aveva qualche speranza.
-Trovala prima di sua sorella ed avrà salva la vita.- aveva detto il Signore
Oscuro prima di smaterializzarsi.
Già... ma come? Non sapeva nemmeno come si chiamava. Se fosse stato ad Hogwarts
probabilmente avrebbe potuto risalire al suo indirizzo semplicemente recuperando
qualcuno dei pacchi con cui spediva le pozioni a scuola, ma così dal nulla era
impossibile scoprire il suo nome o dove vivesse.
-Caelum astris meam lacri... lacrim... lacr...-
Latino? Severus alzò lo sguardo, ma non fu abbastanza scattante nel scostarsi e
finì irrimediabilmente addosso ad una donna.
-Ancora tu!?- ringhiò il mangiamorte riconoscendola –Sono le quattro di notte,
cosa fai a spasso per Londra? Spero tu non stessi cercando di avere incontri
sconvenienti.-
-Potrei dire lo stesso di te.- replicò Eve in tono arrabbiato, chinandosi a
terra: lo scontro le aveva fatto cadere la borsa e riversandone tutto il
contenuto sul marciapiede –Possibile che ogni volta che ti incontro deve
accedere qualcosa di fastidioso?-
-Se tu avessi comprato un’altra borsa o semplicemente ti fossi decisa a far
aggiustare quella zip probabilmente adesso non avresti questo problema.-
Brivido, il quale era presente
al fianco della giovane donna, rizzò il pelo lungo la schiena e sulla coda con
aria arrabbiata.
-...e cerca di controllare
quella tua stupida bestia!- sbottò Severus scoccando al gatto un’occhiata
furente.
-Grande e grosso come sei te la prendi con un gatto? Sta zitto e aiutami.-
-A quanto pare non è tua abitudine guardare dove vai.- disse chinandosi per
raccogliere un libro ai piedi della ragazza, soffermando lo sguardo sul gatto,
il quale ancora lo osservava torvo –Trovo davvero inconsueto incontrare una
giovane come te in giro da sola a quest’ora.-
-Si tratta del mio lavoro. È grazie a quello che mi pago gli studi. Lavoro in un
bar nell’Hide Park e spesso chiudo il locale, di conseguenza torno a casa ad
orari improponibili.-
Non appena Eveleen ebbe radunato tutte le sue cose alla meno peggio, tutti e
tre, Brivido compreso, si incamminarono verso casa. Dovevano semplicemente
svoltare l’angolo, attraversare la strada ed entrare nello stabile: peccato che
né Severus né Eveleen avessero voglia di aprire bocca. Percorsero il tratto che
li separava dal portone senza emettere suono. Eve aprì il passaggio e spalla a
spalla salirono le scale. Solamente quando Severus si avvicinò alla porta del
proprio appartamento, la giovane aprì bocca.
-Hey, non si usa salutare?-
Il mago si voltò verso di lei con occhi torvi, segno che non aveva la benché
minima intenzione di risponderle. Eve incrociò le braccia con aria offesa e salì
altri due gradini.
-Ora che ci penso... hai ancora il mio libro.- disse volgendosi nuovamente verso
Severus.
Il mago osservò l’oggetto nelle sue mani, lo girò e ne lesse il titolo sulla
copertina: -Studi latino?-
-Diciamo che ci sto provando, ma non sono molto brava. Ho un esame di latino tra
poco... e non credo che lo passerò.- sospirò abbattuta Eve –Non riesco nemmeno a
tradurre uno dei miei autori preferiti.-
-Recitavi Ludwig Bronsted prima, o sbaglio?-
-Esatto, proprio lui.- esclamò
la giovane donna sorpresa –Sono in pochi a conoscerlo, tu come...?-
-Si diceva fosse un mago. Un’assurda sciocchezza non credi? Aveva però un modo
particolare di descrivere le emozioni nei suoi scritti e si è aggiudicato per
questo un posto tra i miei autori preferiti. A mio modesto parere “Caelum astris
meam lacrimam est” è il suo migliore testo.-
-Caelum astris meam lacrimam est. Dea Lunae et angeli stellarum tempum sistere
Faciant hoc noctis.- recitò Eveleen sorridendo debolmente, sorpresa dalle
conoscenze letterarie di Severus.
-Il cielo stellato è la mia lacrima.- tradusse il mago –Che la dea della Luna e
gli angeli delle stelle facciano fermare il tempo stanotte.-
-Unicum momentum possum videam te est cum lux lunae fulgere. Face videre me
parvum somnium, quia mane falsa imago fuerit omnes vices illi cogitam.- continuò
Eve.
-L’unico momento in cui ti posso guardare, è quando risplende la luce della
Luca. Fammi vedere un piccolo sogno, perchè al mattino sarà stata un’illusione,
è tristezza ogni volta che ci penso.- rispose Severus avvicinandosi alla scala e
porgendo ad Eve il libro.
-Caelum astris
meam lacrimam est. Cum tu conciliavis me et nos labia conseruimus. Ne desere me, aliter me solgo.-
-Il cielo stellato è la mia lacrima quando tu mi strinsi e noi incrociammo le
nostre labbra. Non lasciarmi, altrimenti m i sciolgo.-
-Sed mane iam vicinus est. Dea Lunae et angeli stellarum Tempum sistere Faciant,
obsecro.-
-Ma il mattimo ormai è vicino. Alla dea della Luna e agli angeli delle stelle,
che possano fermare il tempo, sto pregando.-
Tra i due calò il silenzio. Nel
lungo sguardo che si scambiarono vi era un senso di ammirazione reciproca per
quella preferenza verso Ludwig Bronsted. Severus era sorpreso che la giovane
donna lo conoscesse: era un autore considerato di infimo livello tra i babbani,
mentre era tra i più studiati e letti dai maghi.
-Tieni quel libro, è un
regalo.- parlò infine Eve con un sorriso –Ho la collezione completa dei testi di
Ludwig Bronsted di sopra. Amo la sua poesia e sono felice di aver trovato
qualcuno che lo apprezza davvero. Buona notte.-
La donna si voltò e sparì lungo la rampa di scale.
-Vieni Brivido!- chiamò dal piano superiore.
Il gatto però non si mosse immediatamente. Restò ancora qualche secondo a
fissare Severus, seduto sul gradino. Il suo fulvo pelo non era più rizzato lungo
la sua schiena ed i suoi occhi non lasciavano più trasparire il cattivo
carattere dimostrato in precedenza. Il mago e l’animale si scambiarono una
intensa occhiata, poi quest’ultimo scattò per sparire anch’egli lungo la
scalinata.
Severus abbassò gli occhi sul libro e lo aprì alla prima pagina. In una
femminile ed ordinata calligrafia lesse il nome “Eveleen Vane”.
Vane? Come era potuto sfuggirgli quel cognome? Il magò riportò immediatamente lo
sguardo sulla scala. Doveva essere una coincidenza, un caso di omonimia, anche
se gli indizi portavano ad un’unica certezza. Contrariamente ad ogni
aspettativa, Severus pregò di essere in errore.
*
Al suonare del campanello alle
nove di mattina dopo una nottata di lavoro, Eve non poté che alzarsi dal letto
con l’umore sotto terra. Spettinata, con due borse sotto agli occhi che parevano
due valigie tanto eran grandi e con addosso la solita maglietta che utilizzava
come pigiama, scese dal letto e pestò la coda a Brivido. Con miagolii sofferti,
il gatto iniziò a correre su e giù per la stanza da letto come se ciò potesse
calmare il dolore. Nel frattempo Eve era riuscita ad arrivare alla porta e con
aria rabbuiata l’aveva aperta.
-Ti rendi conto di che ore sono?- sbottò inviperita, ignara di chi si sarebbe
trovata di fronte.
-Buon giorno anche a te.-
La voce di Severus arrivò prepotente alle sue orecchie. La giovane donna si
stropicciò gli occhi e guardò bene di fronte a lei: un Severus Piton in elegante
camicia e pantaloni neri la fissava con un sopracciglio alzato.
-Che... che cosa ci fai qui?- balbettò passandosi una fra i capelli,
accorgendosi irrimediabilmente del suo stato assolutamente non presentabile.
-Volevo restituirti questo.- disse semplicemente Severus, porgendole il libro di
chimica per principianti.
Eve quadrò il mago dalla testa ai piedi e non prese l’oggetto.
-Come mai questa mattina siamo così gentili?- domandò con circospezione.
-Faccio sempre in tempo ad andarmene.- replicò torvo.
-No, dai, cerchiamo di non litigare anche questa mattina. Entra, su!-
Severus non rispose, ma non si fece ripetere l’invito. La ragazza lo fece
accomodare in cucina e si affrettò subito a mettere l’acqua per il the sul
fuoco.
Eve si sentiva terribilmente in imbarazzo: come doveva comportarsi? Non lo
sapeva con certezza. Era strano, dopo la scorsa nottata lo vedeva con occhi
diversi. Qualcosa in lui si era trasformato: era sgarbato, un po’ volgare, ma da
quando avevano recitato assieme quel brano in latino non più.
La giovane donna posò sul tavolo anche il barattolo dello zucchero ed alzando
più volte lo sguardo su Severus si accorse che questo, quasi simultaneamente,
scostava sempre gli occhi dai suoi. Non poté reprimere un sorriso: sembrava
quasi timido.
Dal canto suo Severus era altrettanto a disagio. L’idea che Eveleen
potesse essere la figlia del ministro lo preoccupava. Non poteva permettere a
Voldemort, a sua sorella o ad uno qualsiasi dei mangiamorte di farle del male.
In fondo, nonostante i continui litigi, lei era stata gentile con lui. Inoltre
aveva una affascinante e spiccata intelligenza, sarebbe stato orribile lasciare
che il Signore Oscuro la usasse per i propri loschi scopi.
Eve servì il the in due tazze e si sedette. Effettivamente Severus non era
esattamente l’ideale di uomo che si sarebbe aspettata accanto dato che non
conosceva nemmeno il suo nome, ma era una realtà da considerare. Era una strana
persona, ma aveva qualcosa che non aveva visto prima in nessun altro.
-Senti, ora che siamo più in confidenza, posso sapere qual’è il tuo cognome?-
domandò la ragazza senza alzare lo sguardo dalla propria tazza di the.
Severus non sapeva cosa rispondere. Se effettivamente Eveleen era la figlia di
Johnatan Theodore Vane
allora doveva certamente essere a conoscenza dell’omicidio di Silente e del nome
del suo assassino. Era la prova del nove, risponderle avrebbe significato
finalmente sapere la verità. Nel migliore dei casi Eveleen non lo avrebbe
riconosciuto e si sarebbe potuto mettere il cuore in pace. Peccato che vi fosse
anche una peggiore ipotesi...
-Ecco, io...- iniziò, ma fu brutalmente interrotto da un sordo CRACK.
Dal nulla, di fronte alla porta della cucina, una femminile figura si
materializzò in un istante esclamando uno squillante: -Buon giorno sorellina!-
Un gelido silenzio calò nella stanza e Severus fu irrimedabilmente costretto a
rendersi conto che la figura di fronte a lui corrispondeva esattamente a quella
di Sophie Vane.
-Capisco che può sembrarti strano, ma… ehm…- intervenì Eve gesticolando agitata –Si
tratta solo di un raro fenomeno di rifrazione della luce. Vedi, questa è mia
sorella e lei non è apparsa dal nulla, no no no.-
Severus posò lentamente la tazza sul tavolo, senza mai smettere di fissare
Sophie. Anche quest’ultima era rimasta in silenzio, confusa dalla presenza del
mangiamorte in casa della sorella. La situazione era così ricca di tensione che
si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
-Dico sul serio,- aggiunse Eve –hai mai studiato la fisica ? Secondo le leggi di
rifrazione e riflessione della luce alcune volte è possibile che…-
-Non importa.- disse Severus con aria cupa.
-Non sto scherzando, succede proprio perché...-
-Davvero, non importa.- ripeté il mago infilando alcune dita della mano destra
nella propria manica sinistra –Non serve che cerchi delle scuse.-
Con queste parole mostrò ad Eve la propria bacchetta magica, lasciando la
giovane incapace di proferire parola alcuna.
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Capitolo 10 *** Chapter 10 - A broken life ***
VallyBeffy
risponde:
X ASTRY: se ti agiti per così poco, non oso
immaginare cosa mi dirai dopo aver letto i capitoli 11 e 12! A proposito,
saranno capitoli all'insegna del "lato oscuro".
X ROWENA: Ci vorrà un po', ma sapremo di più anche su Sophie e sul suo
comportamento. Ah ah XD Brivido è il mio idolo.
X TRUELENA: Il rapporto tra Draco e Sev Sev sarà more important un po' più
avanti, ma sostanzialmente è di secondo piano ai fini della storia. No, il gatto
non è un animgus. Indizi sulla sua vera natura sono già stati dati... di sicuro
è molto più importante di quello che sembra.
Qualche delucidazione...
Dai molti punti interrogativi che ho visto sorgere sui volti di chi legge questa
fanfic, mi pare doveroso fare qualche precisazione.
Quello di Severus Piton è un personaggio molto complesso e misterioso che ha
attizzato la mia inventiva in maniera particolare. Esistono mille teorie sul suo
conto e diciamo che, tramite l'invenzione del personaggio di Eve, cercherò di
trasportare queste mie teorie all'interno della fanfiction. Inizialmente Eve
doveva essere una sorta di mia alterego nella storia, ma poi durante la
costruzione del personaggio sono avvenute diverse modifiche che l'hanno resa
totalmente differente. Avvicinare a Severus un personaggio altrettanto complesso
che potesse reggere il confronto con lui non è stato facile, ma penso di esserci
riuscita. Credete che Eve vi abbia ormai rivelato tutto di sé? Ecco, bravi, vi
sbagliate XD!
Niente in questa fanfiction è lasciato al caso. Cosa ci fanno Bill e Charlie al
bar dove lavora Eve? è solo una coincidenza? Qualsiasi sia la risposta,
certamente è molto più complicata di un sì o di un no.
A questo punto non mi viene altro da domandare se non... avete teorie? Adoro le
teorie ^_^ (spaziate con la fantasia XD)
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 10 – A
broken life
-Tu... tu sei un mago!-
Eve era letteralmente sotto shock. I suoi occhi si riempirono di rabbia e
disperazione, tanto che Severus si sentì quasi mortificato da quella reazione
inaspettata.
-Avrei dovuto immaginarlo.- disse con voce tremante –Non ho mai conosciuto
babbano amasse Ludwig
Bronsted e a quanto pare non ve ne sono.-
-Eve cara, calmati...- mormorò Sophie sfiorandole una spalla con la mano destra.
-Calmarmi? Hai detto che devo calmarmi?- sbottò la giovane donna scostandosi
dalla sorella. Eve la guardò dall’alto in basso, mentre due leggeri rigoli
argentei le iniziavano a scendere dagli occhi. Senza dire una parola, la giovane
magonò indietreggiò lentamente, per poi fuggire dalla stanza sbattendo la porta.
-Che diavolo ci fa lei qui?- esclamò Sophie furibonda, rivolta a Piton.
-L’Oscuro vuole la ragazza viva.- rispose semplicemente Severus –Egli è
interessato alle sue qualità intellettive e alle sue doti di pozionista.-
-Ciò non giustifica la sua presenza in questa casa. Dovrebbe ringraziare il
cielo che mia sorella non legge la Gazzetta del Profeta da anni, altrimenti a
quest’ora sarebbe già ad Azkaban!-
-Non è difficile evadere da quando non vi sono più i Dissennatori a farvi da
guardia.- replicò acido Severus, superando la giovane donna ed uscendo dalla
cucina. Non gli fu difficile immaginare dove potesse essere andata Eve: un
Brivido col pelo gonfio e rizzato come non mai mostrava la acuminata dentatura
bel piantato con le zampe di fronte ad una porte. Fu in quel momento che gli
ritornarono alla mente le parole di Draco: sì, probabilmente si trattava di un
mezzo Kneazle. Quel genere di animale era originario proprio della Gran Bretagna
ed aveva particolari punti di somiglianza con Brivido. In primo luogo le
orecchie molto grandi ed anche la spiccata intelligenza. Gli Kneazle sono
indipendenti e talvolta aggressivi, hanno l’abilità di riconoscere gli individui
molesti o sospetti ed in caso di smarrimento riescono sempre a riportare a casa
il proprio padrone. Cosa avrebbe potuto fare un piccolo gatto contro la furia di
un gruppo di mangiamorte? Nemmeno per mezzo di un miracolo sarebbe riuscito a
proteggere Eveleen da questo pericolo. Non poteva fare niente per impedire loro
di portarla via, ma poteva cercare di limitare i danni.
Con passo lento, pensieroso, ritornò in cucina e si rivolse a Sophie: -Quando
hai intenzione di attuare il piano?-
-Stanotte.-
*
[if !supportLineBreakNewLine]
[endif]
-Signor Vane, ministro, capisco
la sua preoccupazione, ma non posso costringere sua figlia ad accettare la
cattedra.- disse Minerva McGranitt, cercando di essere comprensiva,
congiungendo le mani sulla propria scrivania con aria preoccupata –Albus stesso
mi parlò più volte della sua secondo genita, credevo avrebbe dato la
disponibilità, ma così non è stato. Ha idea forse del motivo?-
-No, mia figlia non ha voluto parlarmente in maniera approfondita.- rispose
Johnatan Theodore Vane, passandosi una mano sulla fronte –Sono preoccupato, dice
che non vuole una scorta, ma alla luce delle ultime minacce la ritengo
necessaria. Sono convinto che Hogwarts sarebbe il luogo più sicuro per lei.-
-La scuola non è più sicura come un tempo e purtroppo è stato Albus a
rimetterci. Non credo che il ministero ci permetterà di riaprire i corsi...-
-Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarla, Minerva. Sono il ministro
dell’istruzione magica, dovrò pur contare qualcosa, non crede?-
-Confido in lei, ma siamo comunque a corto di insegnanti e non credo che molti
studenti accetteranno di tornare ad Hogwarts dopo quello che è successo...-
-Hogwarts non chiuderà.- sentenziò il signor Vane convinto –Albus non lo avrebbe
mai voluto ed io ho un enorme debito nei suoi confronti.-
Minerva esitò un istante prima di rispondere. Johnatan Theodore Vane era un
grand’uomo di sani principi morali ed era un amico leale e fedele anche nella
difficile situazione in cui si trovava. Aveva tutta la sua ammirazione.
-Le dirò la verità signor Vane: anche io sono preoccupata per sua figlia.
Quando visitai l’abitazione di Eveleen le consegnai una busta. Il mittente era
Albus, ma non so cosa vi abbia trovato all’interno. Ho come l’impressione che
qualcosa di pericoloso possa celarsi dietro a quella busta.-
-Albus conosceva Eve meglio di me, non avrebbe mai messo in pericolo mia figlia
a meno che non fosse strettamente necessario.-
Minerva non rispose e si limitò a scambiare con il ministro uno sguardo ricco di
apprensione. Questi, deglutendo appena, si voltò verso la parete alla sua destra
e scrutò uno ad uno i ritratti dei passati presidi di Hogwarts.
-Sono qui.- disse una voce familiare –Proprio dietro di te.-
Il ministro si alzò in piedi e si voltò riuscendo finalmente a riconoscere il
ritratto del deceduto preside. Il signor Vane non sapeva esattamente come
reagire. Egli sapeva che quello non era il vero Albus Silente, ma la somiglianza
era tale da lasciarlo senza parole.
-Mi sono sempre fidato di te
e... lo farò di nuovo.- mormorò, poi si volse verso Minerva e con un cenno del
capo si congedò. Pensieroso, avanzò verso la porta ed uscì dall’ufficio della
preside.
-Credo che la mia presenza lo abbia un po’ scombussolato.- disse Silente,
accarezzandosi la barba dall’alto della sua cornice con aria divertita. –Sono
una perfetta imitazione dell’originale!-
-Sì, la somiglianza è sorprendente,- asserì Minerva alzandosi dalla scrivania ed
avvicinandosi al muro –ma c’è una differenza sostanziale tra te ed il vero
Albus.-
-Scommetto che stai per dirmi qual’è.-
L’anziana strega sorrise: -I suoi occhi mi perforavano l’anima ogni volta che
incontravano i miei.-
*
Eve era confusa. Con il viso
nascosto nel cuscino, la ragazza stava rannicchiata al buio sul proprio letto.
Non era realmente in collera con Severus e nemmeno con Sophie: si sentiva
tradita dalla vita. Negli ultimi tempi le poche certezze che aveva stavano
svanendo una ad una come trascinati lontano da un alito di vento. Era convinta
di essere riuscita ad ottenere una vita normale, ma non era così. Lei era una
magonò, non apparteneva né al mondo magico né a quello babbano. Suo padre aveva
sofferto molto nell’apprendere che lei non era altro che una comune babbana
priva di qualsiasi potere e da allora aveva fatto di tutto per di renderlo fiero
della sua secondogenita. Aveva passato la sua esistenza sui libri babbani ed
anche su quelli magici per poter dimostrare a tutti quanto valeva, aveva fatto
di tutto per rendere felice suo padre, ma ora le veniva chiesto troppo. C’era
stato un momento la notte precedente, quando aveva recitato assieme a Severus
quel brano, in cui aveva creduto di aver trovato finalmente la persona che
faceva al caso suo. Non aveva mai avuto molti amici tra i maghi, molti si erano
volatilizzati non appena si era sparsa la notizia della sua natura. Tra i
babbani non vi era molta differenza: era sempre impegnata e non aveva tempo per
stringere un rapporto solido con qualcuno. Almeno la metà di quelle poche
persone che di solito la consideravano erano interessati solamente ad avere il
suo aiuto in qualche particolare materia di studio. Con Severus era stato
diverso: nonostante lei avesse ostentato la sua saccenza, il suo essere pignola
e impertinente, lui non era mai svanito. Nel suo essere così dannatamente
scontroso, arcigno e glaciale, quell’uomo era capace persino di essere gentile.
Ora sarebbe cambiato tutto. Severus era un mago e lei una magonò, sarebbe finita
così come era destinato.
Si sentiva dannatamente sola: il suo migliore amico, l’unica persona che fosse
riuscita ad impedirle di abbandonarsi alla tristezza, era scomparsa pochi mesi
prima. Non riusciva a smettere di pensare a quell’ultima lettera così strana e
misteriosa... cosa voleva in realtà da lei? Che quella strana missiva non fosse
altro che una richiesta di aiuto o era solo un semplice addio? Ogni volta che ci
pensava sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco: Albus Silente
era morto e lei lo odiava per questo, lo detestava perché l’aveva lasciata sola.
Presa da un momento di rabbia, prese il cuscino e lo scaraventò lontano nel
buio. Seguì un tonfo: provabilmente aveva fatto cadere qualcosa. Eve non si
preoccupò che qualcuno potesse venire a controllare se stava bene: quando
Brivido faceva la guardia a qualcosa nessuno poteva fermarlo. Inoltre il gatto
nutriva un particolare odio per Sophie, tanto che ogni volta la sorella maggiore
veniva a farle visita, Brivido faceva di tutto per farla andare via.
Eve si chiuse su sé stessa in posizione fetale e chiuse gli occhi: forse una
dormita le avrebbe rischiarato le idee.
*
-Grazie infinite per la
disponibilità, Remus. Spero mi farai avere presto buone notizie.-
-Dovere, Minerva.- replicò il lupo mannaro osservando il viso della nuova
preside di Hogwarts scomparire dal camino scoppiettante. Nonostante la luna
piena fosse ancora lontana, non era un buon periodo per il mago. Sapere Harry,
Ron e Hermione in viaggio e probabilmente in pericolo non gli dava pace.
Raramente riusciva a dormire la notte senza svegliarsi almeno una volta.
-Ninfadora, ora puoi anche smettere di spiare.- disse divertito sbirciando
dietro al divano.
-Io non stavo spiando!- replicò la giovane strega mentre i suoi capelli
prendevano un color verde smeraldo –Semplicemente cercavo... ehm... un
orecchino. Sì, mi è caduto un orecchino.-
-Farò finta di credere alle tue bugie.- sorrise Remus accarezzandole il capo
–Comunque non ti preoccupare, come hai sentito questa volta non si tratta di
nulla di pericoloso.-
Tonks si alzò e si lasciò cadere sul divano sospirando.
-Cosa c’è che non va?- domandò l’ex professore chinandosi a fianco della sua
amata –In fondo devo solo arrivare fino a King Cross Station, non ci metterò
molto e non...-
-Non si tratta di te.-
l’interruppe Tonks afferrando un cuscino e stringendoselo gelosamente al petto.
-...e allora di cosa?-
La strega distorse le labbra in un piccolo broncio: -Eveleen Vane.-
-Non sarai mica gelosa? Non so nemmeno che faccia abbia, potrebbe anche essere
uno scorfano! e poi devo solo convincerla a...-
-Non è uno scorfano.-
-La conosci?-
Tonks annuì: -Non ci parliamo da quando avevo dodici anni e lei undici. L’ultima
volta che l’ho intravista è stato diversi anni fa...-
-Se posso chiedertelo, cosa è successo fra voi?-
-Come al solito ho combinato un pasticcio. Sono stata troppo superficiale in un
momento in cui aveva terribilmente bisogno dell’appoggio di un’amica. Vorrei
tanto il suo perdono...-
-Bene!- esclamò Remus sorridendo ampiamente –Direi che questa è l’occasione
giusta per riallacciare i rapporti. Domani, quando andrò a parlarle, verrai con
me.-
I due si scambiarono un lungo sguardo.
-Mi fai schifo tanto sei perfetto!- esclamò Tonks tirandogli il cuscino e
scoppiando in una fragorosa risata.
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Capitolo 11 *** Chapter 11 - Ne desere me ***
VallyBeffy
risponde:
X ASTRY: se Eve è il tuo personaggio preferito
forse sì, il capitolo 12 ti preoccuperà. Se invece il tuo personaggio preferito
è Lucius allora troverai tutto quanto molto divertente.
X TRUELENA: Ed anche se avessi bruciato il colpo di scena? Certamente potrebbe
sembrare una mossa poco astuta, sempre che questo non celi un colpo di scena
ancora più grande.
Altre
delucidazioni (o altrimenti leggesi, un aiutino per le vostre teorie)...
Oggi parliamo di Sophie. Tutte le persone con
cui ho avuto il piacere di parlare di questo personaggio l'hanno trovata
fortemente... rivoltante. Sì, direi che rivoltante è il termine giusto. Partendo
dal fatto che non c'è limite alla cattiveria umana, cosa può aver portato questo
personaggio a compiere tale gesto? Di indizi al riguardo credo di averne dati
tanti, posso solo aggiungere che ho creato Sophie, Eve e relativa famiglia in
modo che vi fossero analogie con altri personaggi e ciò penso si possa definire
abbastanza importante ai fini della storia.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano, ma
soprattutto...
BUON NATALE A TUTTI!!! =D
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 11 – Ne desere me
Nonostante tutto fosse terribilmente simile alla realtà, Eve era
consapevole di stare sognando. Sapeva esattamente dove si trovava, in quanto non
era difficile riconoscere il vasto prato che circondava la Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts ed il Lago Nero. Si trovava in piedi di fronte ad una
bianca lapide, ma non osava avvicinarsi troppo per leggere il nome incisovi
sopra. Nonostante non fosse stata presente al funerale, sapeva esattamente di
chi si trattava e si domandava come fosse possibile un sogno così ricco di
dettagli da sembrare quasi un ricordo.
-Se Maometto non va alla montagna, allora la montagna va da Maometto. Non è così
che si dice?-
Eve non rispose. Conosceva fin troppo bene quella voce e quel tono divertito di
chi sa fin troppo più del previsto. Avrebbe potuto voltarsi ed affrontare faccia
a faccia il suo interlocutore, ma evitò accuratamente di farlo.
-Non avere paura di guardarmi in faccia, è un sogno, lo sai anche tu.-
-...-
-Lo so che sei arrabbiata, ma non l’ho deciso io di morire, credimi è stata una
scelta totalmente involontaria!-
Questo era decisamente troppo. Eve si voltò di scatto e si ritrovò di fronte un
Albus Silente dall’aria giocosa: lo avrebbe volentieri preso a pugni.
-Crede che io sia stupida?- esclamò la ragazza –Lei sapeva che sarebbe morto di
lì a poco, quando è venuto a farmi visita lo scorso Maggio. Lo sapeva e non me
lo ha detto. Lo sapeva ed ha preferito illudermi che stesse andando tutto bene!-
-Se te lo avessi detto, mi avresti lasciato morire?-
-Assolutamente no!-
Eve si accorse di aver gridato e portò una mano alle labbra, pentita del suo
scoppio d’ira.
-Eve ormai sei una donna, dovresti capire che ci sono delle priorità che vanno
al di fuori dei propri interessi.-
-Lo capisco eccome, ma la vita è il dono più grande che ci è concesso! Non si
può sprecarlo così! Qualsiasi cosa sia successa quella notte, non può essere
così importante da richiedere il suo sacrificio!-
La giovane magonò si coprì gli occhi con le proprie affusolate mani nel
tentativo di impedire alle lacrime di uscire.
-Sto parlando come un’egoista, ma effettivamente è quello che per una volta
vorrei essere. Sono stanca di assecondare i desideri degli altri! Credevo che
lei si preoccupasse dei miei sogni, delle mie speranze, ma a quanto pare non è
così! Ho seguito i suoi consigli, sa dove sono arrivata, ma cosa ho ottenuto?-
-Avrai la forza per lottare, sarai saggia per decidere. Il tuo momento arriverà
presto. Imparerai insegnando, imparando insegnerai finché l’amore un giorno non
ti raggiungerà. Tutti i tuoi sogni e le tue fantasie non lo saranno ancora per
molto, questo tempo vola via.- il mago si avvicinò alla giovane e le posò una
mano sulla spalla. -Strega o babbana, sarai libera ed in questo tuo vagare
troverai le risposte che ti servono per cambiare la tua vita.-
Eve scostò le mani e riportò il proprio luminoso sguardo ricco di lacrime
sull’anziano mago. Questi le accarezzò la testa ed aprendo pugno chiuso della
mano sinistra le mostrò una catenina con un ciondolo.
-Vuoi sapere cosa voglio ancora da te?- aggiunse con un amabile sorriso,
infilandole la catenina con dolcezza –Salvalo.-
Eve non fece in tempo a volgere un’ultimo sguardo all’amato preside, per
domandargli a chi si riferisse, che un forte tonfo la fece sobbalzare. Fu
trascinata via in maniera terribilmente brutale dal suo sogno ed aprì gli occhi
di scatto, svegliandosi. Cosa significava quel sogno, ma soprattutto, cosa
diavolo aveva provocato quel rumore? La giovane si alzò dal letto confusa e
passandosi una mano tra i capelli si avviò al buio verso la porta. Non urtò
nulla, in quanto nonostante l’oscurità conosceva alla perfezione la propria
stanza. Aveva però una strana sensazione... quasi come se ci fosse qualcosa che
non quadrava. Non fece in tempo a sfiorare con le dita la maniglia, che la porta
si aprì di scatto di fronte a lei.
-Che cavolo...!?- si ritrovò ad esclamare, ma le parole le morirono in gola
quando il suo sguardo incontrò quello di un paio di occhi chiari il cui viso era
coperto da una maschera d’argento. Immediatamente capì cosa stava succedendo:
mangiamorte. Contrariamente alle sue aspettative, si ritrovò a desiderare di
aver accettato la scorta che suo padre le aveva offerto, ma ormai nulla più
importava. Mentre l’adrenalina e la paura la conquistavano, Eve fece l’unica
cosa che potrebbe fare una giovane donna di fronte ad un uomo che vuole farle
del male: mirò dritto ai gioielli di famiglia ed ottenne esattamente l’effetto
sperato. Approfittando della distrazione del mangiamorte, la giovane magonò lo
sorpassò con velocità e si diresse immediatamente verso l’uscita. Presa
dall’agitazione, si maledisse per aver impiegato qualche istante di troppo per
aprire la porta d’ingresso ed uscire in corridoio. Stava per correre giù dalle
scale, quando una voce conosciuta parlò alle sue spalle: -Dove credi di andare,
sorellina?-
Eve si bloccò come pietrificata: sorellina?
-Sophie?- balbettò confusa, con il cuore che mancò un battito. Strinse bene i
pugni e raccattò dentro di sé quel poco di coraggio che le era rimasto per
voltarsi indietro. Una figura familiare, ammantata di nero e con il viso celato
da una maschera d’argento la osservava poco distante.
-No, non ci credo.- disse con un filo di voce, indietreggiando di un passo
–Questo è un incubo!-
-Ti sbagli,- replicò Sophie, sfilandosi la maschera –questo è un sogno che si
avvera.-
Rigoli di lacrime solcarono le gote di Eve, la quale incapace di credere alla
cruda realtà fissò la sorella alzare la bacchetta contro di lei. Stava per
morire, l’aveva capito e non poteva fare nulla per scampare a tale sorte.
–Avada...-
-Fermati, stupida!- esclamò una voce profonda, mentre un’altro mangiamorte
appariva con un sordo CRACK al fianco di Sophie e le posava una mano sulla
bacchetta scostandola –L’Oscuro la vuole viva.-
L’Oscuro? Stavano forse parlando di Lord Voldemort? Eve trasalì: non voleva
diventare il burattino di quell’essere spregevole, avrebbe preferito morire
piuttosto che farlo. Aveva sofferto molto per arrivare dove si trovava e nessuno
avrebbe potuto portarla via: come un faro nella notte, il coraggio si riaccese
in lei.
-Avanti, scappa!- una voce le rimbombò nella mente.
Il suo cervello parve spegnersi e senza pensare alle conseguenze, scattò verso
la scalinata, spiccò un balzo in corrispondenza del primo gradino e desiderò con
tutta sé stessa di scamparla. Il volo di pochi secondi le parve lungo giorni,
mentre dietro di lei un incantesimo bombarda si schiantava contro la parete.
Atterrò miracolosamente, ma pesantemente, a pochi centimetri dall’ultimo
gradino. Dalla caviglia si irradiò lungo il polpaccio un dolore lancinante,
segno di un brutto atterraggio, ma non esitò a rialzarsi: doveva per forza
esserci una speranza.
-Idiota, l’hai mancata!- abbaiò il mangiamorte a Sophie.
-Se lei non mi avesse fermata...-
-...l’avresti uccisa e poi il Signore Oscuro avrebbe ucciso te!- replicò questi
con tono grave e Sophie abbassò lo sguardo.
-Ha ragione, mi scusi professore.- disse semplicemente.
-Io non sono più un professore. Dannazione, dove diavolo è finito Nott?- domandò
Severus Piton superando la donna e dirigendosi verso le scale.
Nel frattempo, Eve si era trascinata di fronte alla porta dell’appartamento di
quello che lei credeva un amico e battendo violentemente i pugni sulla tavola di
legno iniziò a chiamarlo. Era la cosa giusta? Doveva avvertire Severus?
Probabilmente lo avrebbe coinvolto in affari che non lo riguardavano ed avrebbe
rischiato la vita, ma senza un aiuto magico non sarebbe mai riuscita a
scamparla.
-Severus!- gridò –Aprimi subito!-
-Non c’è bisogno di urlare.-
Una mano rude la spinse violentemente contro la porta, stringendola all’altezza
del collo.
-SEVERUS APRI PER L’AMOR DEL CIELO!-
-Ti ho già detto che urlare non serve.- le sussurrò all’orecchio una voce dal
tono distaccato e freddo –Ora, puoi collaborare e fare la brava bambina, oppure
puoi tentare di scappare e morire in modo lento e doloroso, cosa preferisci?-
-La morte sarebbe una liberazione piuttosto che aiutarvi nei vostri loschi
scopi!- esclamò divincolandosi, ma Nott strinse la presa e fu costretta a
calmarsi -...e tutto ciò non vi servirà a nulla, mio padre non cederà ai vostri
sporchi ricatti.-
-Hogwarts non deve riaprire.- disse il mangiamorte attirando a sé la giovane
donna e sussurrandole all’orecchio –Albus Silente è morto e né gli auror né
l’Ordine della fenice possono nulla contro l’Oscuro Signore. Ormai non vi è più
speranza di salvezza e tuo padre cederà piuttosto che convivere con il rimorso
di aver lasciato sua figlia nelle mani dei mangiamorte.-
Eve era disgustata: poteva sentire il calore del respiro del mago sul suo collo.
-Ti sbagli.- mormorò –Una speranza c’è...-
-Se ti riferisci a quel moccioso di Potter, presto non sarà più un problema.-
-No, Potter non centra. Fin tanto che qualcuno si opporrò al vostro regime di
paura, la speranza ci sarà sempre. La forza di una persona a volte può
sbaragliare un esercito.-
-Stupide fesserie degne di quel decerebrato di Albus Silente.-
-Non osare nemmeno pronunciare il suo nome!- sbottò Eve liberandosi dalla presa
del mago, girandosi e cercando di spingerlo via.
-Hai mai osservato attentamente una farfalla, Vane?- disse calmo Nott, sbattondo
nuovamente Eve contro la porta con violenza –Esse sono leggiadre, splendide alla
vista e volano con grazia.-
-Sei una splendida farfalla, signorina Vane.- aggiunse, facendo una piccola
pausa per posare le labbra sul collo della giovane donna –Peccato che le
farfalle sopravvivano solo in privamera. Se solo il Lord Oscuro non ti
desiderasse con tanta impazienza ti avremmo già lanciato contro la più terribile
delle maledizioni senza perdono. L’inverno arriverà presto e tu non potrai fare
nulla per impedirlo.-
Il mangiamorte non poté reprimere un sorriso all’irrigidirsi della magonò. Eve
era spaventata, voleva solo andare via da lì. Cosa volevano realmente da lei?
Nott rise nell’intendere cosa stesse provando la ragazza così, tanto per
stuzzicarla, riportò le labbra al suo collo, ma questa volta non la baciò: vi
affondò i denti con forza. Eve gridò di dolore e mentre il sangue caldo le
iniziava a bagnare la maglietta, lentamente si lasciò scivolare a terra in
ginocchio.
-Che cosa hai intenzione di fare?-
Nott si voltò di scatto e si trovò faccia a faccia con un decisamente alterato
Severus Piton.
-L’Oscuro la vuole viva, non deve necessariamente in piena salute.- replicò con
astuzia.
Severus scese gli ultimi gradini che lo separavano dal collega mangiamorte ed i
due si scambiarono una lunga occhiata.
-Vuoi favorire?- domandò Nott con sarcasmo, ma Severus dimostrando grande
autocontrollo ignorò la domanda: quello che aveva di fronte era un uomo
spregevole ed avrebbe voluto aprirgli una larga ferita in viso avvalendosi di un
azzeccato Sectumsempra, ma non era opportuno compromettere la sua copertura.
-Caleum astris meam lacrimam est.-
La timida e lieve voce di Eve arrivò alle orecchie dei due mangiamorte. Entrambi
abbassarono lo sguardo sulla magonò e la osservarono con attenzione. Severus
poteva scorgere un rigolo argentato scivolare via dai suoi occhi percorrendole
il viso sino al collo. Per la prima volta la giovane donna gli parve abbattuta,
sconfitta ed incapace di reagire: era diversa dalla saccente rompiscatole che
aveva conosciuto in libreria.
-Ne desere me,- disse Eve volgendosi verso Severus ed alzando gli occhi su di
lui –Aliter me solgo.-
I loro sguardi si incrociarono di nuovo: gli occhi di Eve risplendevano nel buio
come dei fari tanto erano chiari e luminosi e Severus ne rimase particolarmente
colpito. Il mago si sorprese nello scorgere in quelle perle non più paura, ma
una immensa tranquillità e speranza. “Non lasciarmi, altrimenti mi sciolgo”,
aveva detto la giovane in perfetto latino e Severus aveva recepito chiaramente
il messaggio.
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Capitolo 12 *** Chapter 12 - Silent scream ***
VallyBeffy
risponde:
X ASTRY: ma ti pare che potrei fare del male
al mio amoruccio tenero Sev Sev? Se Eve l'ha riconosciuto? Bè, lo scoprirai più
avanti. Però una cosa posso dirtela: il fatto che i mangiamorte (in quel caso
Nott) conosca il latino o meno è irrilevante. Eve ha citato un brano di Ludwig
Bronted, che come già avevo scritto in un precedente capitolo è molto conosciuto
fra i maghi. Ipotizzare che fosse una richiesta di aiuto, un codice cifrato o
altro è a discrezione del gentile lettore ;D (e questo ti darà altro su cui
meditare)
X TRUELENA: Sostanzialmente odio le Mary Sue. Sia nella vita che nelle
fanfiction. Ametto che Eve come la immagino io è una bella ragazza, ma nasconde
un carattere particolare e strano. Come ho risposto ad Astry, se ha riconosciuto
Piton o no lo saprete più avanti ;D
Avvertenze e precauzioni
per l'uso
Questo capitolo (e altri che troveremo più in
là nella storia) mi lasciano perplessa: alzare o non alzare il rating? Non vi è
nulla di particolarmente esplicito in questo capitolo, ma essendo più crudo
rispetto ai precenti ho creduto fosse meglio avvisare.
Chiedo scusa in anticipo: non mi odiate per quello che farò accadere ai
personaggi XD
Ah, perdonatemi anche se in questo capitolo non darò grande spazio a Piton, ma deve essere così ai fini della storia.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 12 – Silent
scream
-Credi che le piacerà la torta?- domandò Tonks appendendosi
letteralmente al braccio di Remus, guardandolo speranzosa con occhioni da
cerbiatta.
-Sì, la tua è stata davvero un’idea magnifica.- rispose il lupo mannaro,
sorridendo amabilmente alla compagna.
-Speriamo sia buona... lo sai che non sono brava a cucinare. Ho dovuto
ripreparare l’impasto almeno tre volte prima di riuscire a fare qualcosa di
decente. Però questa volta ha un aspetto squisito, non è vero?-
-Se non venivo in tuo soccorso probabilmente eri ancora là, con l’impasto
ovunque fuorché nella terrina.- rise il mago scompigliandore i capelli color
verde smeraldo con una mano.
-Ce l’avrei fatta anche da sola!- esclamò Tonks, facendo una linguaccia,
staccandosi dall’uomo ed incrociando le braccia.
-Ho i miei dubbi al riguardo.- rise di gusto Remus dando una leggera pacca sulla
spalla alla metamorfomagus.
-Invece prendermi in giro, potresti dirmi quanto manca?-
-Siamo arrivati. Vedi quel portone laggiù? É lì che abita.-
-Perfetto!- trillò Tonks riabbracciando il lupo mannaro con foga.
La coppia raggiunse la porta, la varcarono ed iniziarono a salire le scale che
li avrebbero portati al secondo piano. Inubbiamente Tonks non venne meno alla
sua nota goffaggine e rischiò di incianpare tre volte solo nella prima rampa di
scale, ma fortunamente Remus era lì per sorreggerla.
-Ho una strana sensazione.- annunciò Remus non appena furono arrivati sul
pianerottolo del primo piano.
-Di che si tratta?-
-Ninfadora ti dispiacerebbe reggere la torta?- domandò con aria cupa e senza
aspettare la risposta le consegnò il dolce per poi sparire su per le scale.
-Lasciare la torta a me? Sei impazzito? La farò cadere entro trenta secondi!-
gli urlò dietro Tonks.
-...e non chiamarmi Ninfadora!- aggiunse poi, abbassando lo sguardo imbronciata:
fu allora che vide quelle macchie strane.
-Che roba è? Accidenti ci sono passata sopra con gli stivali nuovi!- piagnucolò
la strega indietreggiando di un passo. –Aspetta... ma questo sembra...-
Ninfadora Tonks sbiancò in viso e lasciò cadere la torta.
*
Fu il piacevole odore delle lenzuola pulite a svegliare Eve quella mattina. Con
il viso immerso in un morbido cuscino, la donna fece scivolare la mano accanto a
sé apprezzando la morbidezza della stoffa. Doveva comprarlo di nuovo
quell’ammorbidente, rendeva il riposo qualcosa di speciale e magico.
...magico? Eve aprì gli occhi di scatto e realizzò immediatamente che quella in
cui si trovava non era la propria stanza da letto. La vana speranza che quello
della precedente notte fosse solo un brutto sogno svanì di colpo facendo spazio
all’angoscia. Con il cuore a mille si alzò di scatto, ma un dolore lancinante
all’altezza dello stomaco la fece ricadere sulle ginocchia e piegare su sé
stessa. Cercando di sopportare il dolore, Eve affondò il viso nel materasso e si
massaggiò il ventre con movimenti rotatori delle dita. Per riuscire a portarla
via da casa propria i mangiamorte le avevano lanciato contro uno schiantesimo:
avrebbe dovuto aspettarsi simili fitte per almeno un’altra giornata. Non
ricordava bene come si era conclusa, ma doveva aver fatto qualcosa di
incredibilmente stupido per farsi mettere ko in quel modo. Quando la fitta sparì
Eve ricordò di essersi fatta male alla caviglia saltando giù dalle scale, quindi
pensò che forse era il caso di controllare i danni. Fu allora che si accorse di
indossare vestiti mai visti prima. La magonò alzò lo sguardo di fronte a sé,
dove un immenso specchio ricopriva l’intera parete e rimase di stucco, nonché
piacevolmente sorpresa, di fronte al suo aspetto.
Indossava un abito nero particolareggiato, in stile gotico, senza maniche, dalla
gonna lunga fino a sopra le ginocchia. La parte superiore ricordava un busto
vecchio stile, con i suoi nastri per stringerlo e qualche merletto strano ed
un’ampia scollatura. La gonna aveva nel bordo una merlettatura fine e di classe,
mentre ai piedi non aveva scarpe, solo un paio di calze nere lunghe oltre il
ginocchio. Eve non si era mai vista così bella. Era così attenta ed ammaliata
dalla sua immagine nello specchio che la squadrò millimetro per milletro fino a
quando non le saltò all’occhio la catenina che aveva al collo. La giovane donna
abbassò lo sguardo e prese fra le mani il ciondolo della catena per poterlo
vedere meglio: si trattava di una chiave. Eve avrebbe potuto giurare che si
trattasse dello stesso ciondolo che le aveva dato Silente nel suo sogno.
-Sì, è un gioiello semplice, ma di buon gusto. Lo stesso vale per quel buffo
bracciale con i campanellini. Ho creduto fosse opportuno lasciarteli.-
Eve rialzò lo sguardo verso lo specchio e vide riflesso, pochi metri dietro di
lei, una vecchia conoscenza: Lucius Malfoy. Erano anni che non lo incontrava e
non era cambiato di una virgola: aveva ancora quell’aria spavalda dipinta in
volto nonostante fosse ormai chiaro per tutto il mondo magico che non si
trattava di altro se non un poco di buono. Dalle sue parole Eve poté capire che
quella misteriosa catenina, al contrario degli altri vestiti che indossava, era
già al suo collo quando l’avevano portata lì. Sgranando leggermente gli occhi e
sbiancando in viso, si strinse le spalle con le mani, rendendosi conto che
qualcuno doveva averla spogliata mentre era svenuta.
-Posso immaginare quali siano i tuoi pensieri.- asserì il
mangiamorte con un bieco sorriso, strofinando compiaciuto il palmo della mano
sul proprio bastone a testa di serpente -...e credo ti farà piacere sapere che è
stato il mio elfo domestico ad occuparsi di tutto per mezzo di magia. Non sei
stata nemmeno sfiorata, in quando ordine del Signore Oscuro in persona.-
Eve abbassò lo sguardo: cos’altro poteva volere Lord Voldemort da lei per
riservarle tali attenzioni? Di certo ciò non faceva presagire nulla di buono se
non ulteriori guai.
-Sono lieto di vedere che questo vestito ti calza a pennello. L’ho scelto
personalmente.- aggiunse il mangiamorte, avvicinandosi al letto sul quale ancora
la ragazza stava seduta.
-Non si avvicini.- lo avvertì Eve, con un tono minaccioso.
-Sono spiacente, ma si da il caso che sia io ad avere il coltello dalla parte
del manico.- replicò Lucius sedendosi al suo fianco e scostandole una ciocca di
capelli con una mano.
-Ciò non l’autorizza a mettermi le mani addosso.-
-Ah no?-
Lucius posò la mano sulla gamba di lei ed iniziò a farla scivolare su lungo la
coscia. A tale gesto Eve scattò indietro e sferrò uno schiaffo al mago
esclamando: -Provaci e sei morto!-
In men che non si dica Malfoy aveva afferrato la magonò per i polsi e con
violenza l’aveva costretta a distendersi sul materasso.
-Non ammetto resistenza.- disse scandendo bene le parole, chinandosi su di lei
fino a quando i loro visi non furono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Eve volse il capo verso destra con sdegno e chiuse gli occhi. Aveva paura, non
lo negava, così tanta paura che tremava lievemente. Si sarebbe aspettata di
tutto nella sua vita, ma mai questo.
Lucius squadrò ogni millimetro del suo viso con compiacimento. Il viso della
magonò era ancora più bello ora sull’orlo delle lacrime.
-No.- disse con un vago sorriso –Credo che non sarebbe divertente.-
Infine lasciò andare Eve, si alzò, recuperò il bastone e con un sordo CRACK si
smaterializzò dalla stanza. Quando egli fu scomparso, la giovane donna si girò
di lato e si raggomitolò su sé stessa chiudendosi a riccio: mai aveva provato
tanta paura. Lucius Malfoy era imprevedibile e per la fortuna di Eve si era
fermato in tempo. Prendendosi il volto tra le mani, Eve scoppiò in un pianto
disperato.
*
-...l’appartamento sembrava abbandonato. Abbiamo trovato la porta spalancata,
all’interno nulla di strano se non il gatto schiantato e qualche goccia di
sangue sul pavimento del pianerottolo al piano di sotto.- spiegò Remus
passandosi rassegnato una mano tra i capelli –Il che è strano: come ben sappiamo
i mangiamorte sono soliti lasciare dietro di sé una moltitudine di morti, non
certo un semplice gatto schiantato anche se si tratta di un mezzo Kneazle.-
Minerva McGranitt nascose il viso dietro alle proprie mani e si
sedette sul divano accanto a Tonks.
-Tutto ciò è terribile.- disse sconvolta –Povera ragazza, chissà quali terribili
sofferenze starà patendo!-
-Purtroppo non c’è nulla che possiamo fare al momento. Dobbiamo aspettare di
saperne di più prima di agire. Dobbiamo scoprire dove si trova.-
-Come Remus? Hai per caso idea di come potremmo fare?- incalzò Tonks, alzando
gli occhi da un debole Brivido che riposava sulle sue ginocchia facendo le fusa
–Aspettare potrebbe essere più pericoloso di agire alla cieca. Conosco Eve, non
resterà con le mani in mano. Con i mangiamorte non si scende a patti, ormai
dovreste saperlo. Se non facciamo subito qualcosa si farà ammazzare!-
-Calmati Tonks, ti prego.- la scongiurò Minerva massaggiandole una spalla
–Aspetteremo fino a domani, poi torneremo tutti insieme in quell’appartamento e
cercheremo qualche indizio. Ci sono molte cose di Eveleen Vane che non
conosciamo e sono certa se i mangiamorte l’hanno rapita, non era solo per
convincere il padre a collaborare con loro.-
-Conoscendo il signor Vane per salvare la figlia cederà sicuramente ai loro
ricatti.- rispose Tonks abbassando nuovamente lo sguardo sul gatto –Se devo
essere sincera, lo farei anch’io.-
Tonks grattò Brivido appena sotto al mento e lo osservò sbagliare ampiamente. Se
i mangiamorte non avevano ucciso quel gatto doveva esserci un motivo valido: ma
quale?
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Capitolo 13 *** Chapter 13 - Eve meets Tom ***
VallyBeffy
risponde:
X ASTRY: ma nooo! Così mi togli il pane
quotidiano: le teorie! Comunque il tuo amore è tornato e più arzillo che mai
(gustose novità dal capitolo14)
X GIN 92: Su quanto è figo Sev Sev non ci
sono mai stati dubbi XD
X TRUELENA: la risposta su cos'è o chi è Brivido è tanto semplice che ve l'ho
anche messa sotto al naso nella storia. Certo, manca qualcosina... ma arriverà
anche quella.
X PICCOLA VERO:eccolo! ;D
X LILIUM33: ho in programma un'altra
bella serie di capitoli "avventurosi" (al discreto lettore l'ardua sentenza di
interpretare come meglio crede tale parola XD). Dico solo che sto gongolando un
casotto pensando alle vostre reazioni quando leggerete! (sì, sono una mente
malvagia XD)
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 13 – Eve
meets Tom
Eve aveva paura. Una figura
femminile incappucciata con il viso nascosto dalla maschera d’argento dei
mangiamorte era venuta a prelevarla dalla sua stanza non prima di averla bendata
accuratamente. Quando la mangiamorte smise di trascinarsela dietro, Eve capì di
essere arrivata a destinazione.
-Evanesco.- pronunciò una voce maschile, profonda e particolarmente sibilante ed
immediatamente la benda che le copriva gli occhi svanì. Non ci volle molto tempo
perché i suoi occhi si abituassero alla nuova luce in quanto l’atmosfera era
piuttosto cupa: era circondata da mangiamorte che la scrutavano silenziosi e vi
era poca luce nella grande stanza. Perchè l’avevano portata lì? Cosa volevano da
lei? Aveva la netta sensazione che presto avrebbe avuto risposta alle proprie
domande.
-Finalmente posso conoscerla di persona, signorina Vane.-
Eve volse lo sguardo alla sua destra e per la prima volta in tutta la sua vita,
si ritrovò di fronte al mago oscuro più potente che la storia avrebbe mai potuto
ricordare: Lord Voldemort. Nonostante il viso serpentino e gli occhi color
sangue, egli aveva un aspetto curato ed una postura degna di chi è potente ed è
perfettamente consapevole di esserlo. Eve si sorprese di non essere spaventata
minimamente, bensì incuriosita da quella presenza.
-La sua fama in quanto abile pozionista è giunta alle mie orecchie.- continuò il
mago avvicinandosi ad Eve di qualche passo ed iniziando a camminarle attorno
-...anche se, devo amettere, mi risulta difficile credere che una semplice
magonò possa vantare tali doti.-
La donna fu infastidita da tali parole, ma convenne che fosse meglio restare in
silenzio e cercare di capire dove Voldemort voleva arrivare. Gli avrebbe
volentieri intimato di arrivare al punto, ma la sua posizione non era abbastanza
buona per permettersi di interromperlo bruscamente.
-Qual’è la miglior pozione che riesce a distillare? Una semplice pozione
forunculus?- la canzonò visibilmente divertito –Insomma, roba da primo anno di
Hogwarts. Ah già, tu non sei stata ad Hogwarts, non puoi saperlo.-
Diverse risatine si innalzarono
corali dal cerchio di mangiamorte intorno ad Eve. Quest’ultima iniziava davvero
ad averne abbastanza: odiava essere beffeggiata pubblicamente, non le era mai
andato giù e non aveva mai permesso a nessuno di trattarla così. Desiderava
ardentemente rispondere alle sue illazioni...
-Cosa c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- domandò Voldemort sorridendo
–Immagino cosa tu stia pensando: vuole una risposta, ma quale sarà quella
giusta?-
Sul viso di Eve si stanziò lentamente un sorriso, mentre la ragazza continuava a
guardare di fronte a sé con aria calma e per nulla spaventata. L’Oscuro,
percependo immediatamente la reazione della magonò, smise di camminarle attorno
e la osservò attentamente. C’era qualcosa in quella giovane che stuzzicava
intensamente la curiosità del mago oscuro rendendo la situazione ai suoi occhi
particolarmente interessante.
Eve, accortasi di tale interesse, si volse verso il mago oscuro e lo guardò
dritto negli occhi. Tra i due vi fu un lungo ed intenso sguardo.
-Mi metta alla prova.- disse infine Eve e Lord Voldemort parve piacevolmente
sorpreso da tali parole.
-Sarà fatto.-
*
La notizia del rapimento di
Eveleen Vane si propagò rapidamente in tutta la comunità magica. Invano il
ministro dell’istruzione aveva cercato di tener lontana la famiglia dai
giornalisti: la loro abitazione era stata letteralmente circondata.
-Theodore caro, dovresti cercare di dormire un po’.- disse preoccupata la
signora Vane, osservando l’orologio a pendolo di casa scoccare le due di notte.
-Torna pure a letto tesoro, io credo che resterò ancora un poco a lavorare...-
Marion Vane scese gli ultimi gradini che la speravano dal salotto di casa, si
strinse nella propria vestaglia e si avvicinò al marito. Il signor Vane stava da
ore a leggere e rileggere i verbali del ministero su quanto accaduto all’interno
dell’abitazione della figlia, incapace di darsi pace.
-Non troverai la risposta che cerchi in quei documenti.- gli sorrise la strega,
posandogli una mano sulla spalla e massaggiandogliela.
-Sono suo padre, è mio dovere fare qualsiasi cosa pur di riportarla a casa.-
-L’unica cosa che puoi fare è lasciare che siano gli auror ed il ministero ad
occuparsene.-
-Come fai ad essere così calma,
Marion?-
-So la nostra Eve sta bene.-
-Ne sei davvero certa?-
-Noi madri le sentiamo certe cose. Eve sta bene e sono certa che tornerà presto
a casa da noi.-
Il signor Vane sospirò: -Non è così semplice tesoro. C’è qualcosa di tutta
questa faccenda che ancora non mi è chiaro...-
-Ricorda: Eve non potrà usare
la magia, ma ha senza dubbio più sale in zucca di molti maghi che conosciamo.
Sono certa che, nel bene o nel male, se la stia cavando più che egregiamente.-
La strega abbracciò il marito e lo baciò amorevolmente sulla fronte. Ella sapeva
che il marito era sinceramente preoccupato per la sorte della figlia: da quando
aveva accettato la sua natura di magonò aveva fatto di tutto per dimostrare che
poteva valere più di molti maghi ed aveva giurato di proteggerla anche dalla più
piccola offesa, ma aveva fallito.
*
Severus Piton era decisamente
di cattivo umore quel giorno. Maledicendo l’universo intero in perfetto
aramaico, non riusciva a capacitarsi del fatto che Lord Voldemort gli avesse
affidato la custodia di Eveleen Vane durante la preparazione della pozione il
cui esito avrebbe testato le sue abilità di pozionista. Quella ragazza soffriva
di evidente istinto suicida, vista la sconsideratezza con cui aveva accettato la
sfida di dell’Oscuro. Nessuno nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali
si sarebbe servito su un piatto d’argento a Lord Voldemort in persona! Severus
percorse con passo spedito il tratto di strada che lo separava dalla stanza in
cui Eve era rinchiusa dentro. A quanto pareva, Lord Voldemort teneva
particolarmente alla sua presenza in quando la prigione era magicamente
sigillata per impedire ogni qualsiasi tentativo di fuga. Il mangiamorte si fermò
di fronte alla porta: ed ora? Non aveva la minima voglia di entrare lì dentro.
Se Eveelen Vane lo avesse riconosciuto con tutte le probabilità lo avrebbe
riempito di insulti che non aveva intenzione di stare ad ascoltare. Ancora non
riusciva a dimentare le parole da lei pronunciate quella notte: ne desere me,
aliter me solgo. Si era più volte interrogato sul reale significato di quella
frase. Si trattava di un semplice brano poetico o era qualcosa di più? Una
richiesta d’aiuto, forse? No... non poteva averlo riconosciuto. Si era
finalmente deciso ad entrare, tanto che aveva già la mano sulla maniglia della
porta, quando dall’interno arrivò alle sue orecchie una canzone.
Quando cade la pioggia
Essa risveglia i miei sogni
Quando cade la pioggia
mi sento nuovamente viva
non voglio sentire i tuoni
Voglio solo urlare
Suppliche soffocate senza pietà
Fanno sanguinare la mia speranza
Severus Piton aprì la
lentamente porta e rimanendo sulla soglia guardò all’interno. Eve era di fronte
a lui, seduta su un letto dalle candide lenzuola, e fissava la propria immagine
riflessa sul muro a destra. L’uomo la osservò: una corda magica di un brillante
verde smeraldo le teneva i polsi legati strettamente l’uno all’altro. Nel suo
sguardo, ancora fisso sullo specchio, vi era un’ombra cupa. Cosa era accaduto?
Solo poche ore prima, al cospetto dell’Oscuro Signore, il suo sguardo era
differente. I suoi occhi grigi non trasmettevano nulla, tanto da farla sembrare
vuota e senz’anima. Il mago riconobbe subito il brano da Eve intonato: si
trattava di un poema di Ludmilla Biork, una strega morta circa due secoli prima.
Quando cade la pioggia
Essa risveglia i miei sogni
Quando cade la pioggia
Mi sento di nuovo pura
Ogni colore svanisce
Ma continuo a cercarli attorno a me.
Anche Eveleen Vane provava
paura? Nel vederla innanzi a Lord Voldemort in persona in quel modo per qualche
momento aveva creduto di no. Quanto coraggio aveva consumato durante
quell’incontro? Il maga si stava ancora interrogando su ciò quando Eve si volse
verso lui, perforandolo con il suo sguardo color perla. Nessuno dei due fiatò,
né Eve parve sorprendersi della presenza del mangiamorte: nemmeno sussultò nello
scorgere il nero mago dalla maschera d’argento. Per un istante Severus si
domandò nuovamente se l’avesse riconosciuto, ma tale pensiero abbandonò ben
presto la sua mente.
-Ti ha mandato qui per controllarmi?- domandò la magonò. La sua voce era vuota,
fredda, ma convinta: sapeva di non essere in errore. Severus non le rispose,
bensì si avvicinò al letto e si fermò in piedi di fronte a lei. Con lieve tocco
di bacchetta liberò i polsi di Eveleen e la osservò massaggiarseli.
-Potresti anche provare a rivolgermi la parola. Suvvia Severus, quella maschera
non basta a nasconderti.- continuò la donna alzando lo sguardo sul mago. Piton
aveva ricevuto la risposta alla sua domanda: sì, lo aveva riconosciuto eccome.
-Sono qui per codurti nel luogo dove dovrai preparare la pozione.- disse
glaciale ed Eve si abbandonò ad un sospiro. Severus la osservò con più cura: una
delle caviglie della giovane era visibilmente più gonfia dell’altra.
-Riesci a camminare?-
-Come?-
Severus indicò con un lieve cenno della mano i piedi di Eve e la ragazza annuì
lievemente.
-Nulla di insopportabile, però sì, fa un po’ male.- spiegò tentando di sorridere
–Diciamo che l’altra notte, con quel salto, ho dimostrato pienamente
l’impossibilità dell’uomo di volare.-
Il mangiamorte si domandò se
Eve ricordasse che era stato lui a lanciarle lo schiantesimo contro il suo
addome, quella terribile notte. Ancora non capiva come potesse rivolgergli la
parola così tranquillamente: in fondo si era rivelato un traditore, l’aveva
portata nel covo dei mangiamorte contro il suo volere.
-Severus...- chiese timidamente Eve –cosa è accaduto a Brivido?-
|
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Capitolo 14 *** Chapter 14 - Stolen Kiss ***
VallyBeffy
risponde:
Scusate il ritardo! Ma ho avuto il classico "blocco dello scrittore", comunque
ora eccomi qui con un nuovo capitolo!
X ASTRY: eccotelo, il famoso capitolo 14.
Purtroppo non mi è venuto bene come speravo... spero almeno renda l'idea di
quello che avevo immaginato. Almeno qui Severus ha più spazio come è giusto che
sia.
X GIN 92: Si parla del gatto un po' in questo
capitolo, ma per saperne di più bisognerà aspettare
X TRUELENA: ... il mistero si infittisce sempre di più... (ma lol! XD)
X PICCOLA VERO: grazie, sono contenta che ti
piaccia.
X ELLINOR: nessuno mi aveva mai detto che ho un modo di scrivere sensuale :O
surprise!
X LILIUM 33: ok, con molto ritardo, ma il nuovo capitolo è arrivato. Non sono
contenta di come è venuto questo cap... ma credo siate voi commentatori a dirmi
cosa ve ne pare.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 14 – Stolen
Kiss
Severus rimase in silenzio quando Eve gli domandò della sorte del
proprio animale domestico, evitando appositamente di informarla di come fossero
realmente andate le cose. Nonostante quella bestia fosse figlia del diavolo in
persona e Severus non la trovasse particolarmente simpatica, il mago aveva fatto
in modo di farlo sparire dalla circolazione prima dell’arrivo dei mangiamorte.
Era andato da lui per ucciderlo in modo veloce e indolore, prima che quei
barbari giocassero con la sua vita facendolo spirare dopo una lunga e dolorosa
agonia, ma quando se l’era ritrovato di fronte uno strano pensiero si era
infilato nella sua mente. La presenza di quel mezzo Kneazle in casa della
ragazza iniziò ad insospettirlo: cosa se ne faceva una magonò di una bestia
dalle tali capacità? Piacevolmente stimolato da tale mistero, gli era bastato un
semplice schiantesimo per mettere Brivido al tappeto senza particolari problemi.
Ora Severus ed Eveleen si trovavano nella stanza che il Signore Oscuro aveva
fatto adibire a laboratorio proprio per l’occasione. Egli voleva che Eve
preparasse una pozione curativa non particolarmente difficile, roba da terzo o
quarto anno di Hogwarts e Severus non riusciva bene a comprendere perché non
avesse scelto qualcosa di più elaborato. In silenzio, il mangiamorte osservò Eve
tagliuzzare meticolosamente i vari ingredienti, prepararli e sistemarli accanto
al calderone. Asfodelo in polvere? Cosa aveva intenzione di farci? Non avevano
niente a che vedere con la pozione ed avrebbe sicuramente combinato un
pasticcio. Possibile che una così promettente ragazza potesse sbagliare tale
pozione? No, c’era dell’altro, ne era certo perché quella giovane di fronte a
lui per anni aveva distillato buona parte delle pozioni mediche di Hogwarts.
-Il tuo fissare inizia a darmi sui nervi.- disse Eve, rimestando ben bene la
pozione –Vorresti dirmi che finalmente qual’è il problema?-
Severus non rispose: nemmeno lui sapeva qual’era il vero problema. Voldemort
sapeva della bravura di Eve, perché quindi metterla alla prova con una pozione
che già sapeva fosse in grado di portare a termine con successo?
-Non farebbe male un po’ di conversazione.- continuò la magonò.
-Non farebbe male nemmeno un po’ di silenzio.- replicò torvo ed
acido il mangiamorte.
Eve sbuffò sonorosamente: quel tipo era davvero impossibile! Che cosa aveva da
fissare? Sembrava quasi preoccupato per qualcosa, ma di cosa si trattava? Eve
aggiunse della Valeriana alla pozione.
-Assolutamente no.- grugnì Severus, portando su di sé l’attenzione della donna.
-Come?-
-Nulla...- borbottò il mangiamorte, deciso a voler osservare la
magonò fino alla fine del suo operato. Se era davvero brava come dicevano,
perché commettere tali grossolani errori con gli ingredienti della pozione?
Certo, se avesse aggiunto dell’Eucalipto tritato, l’Asfodelo e la Valeriana
avrebbero aumentato la potenza del distillato curativo senza intaccarne odore e
colore, ma era un trucco di livello decisamente alto, che pochi tra i migliori
maestri di pozioni conoscevano.
-Cosa sai dei veleni?- domandò con non curanza, osservandola avvicinarsi ad una
delle mensole della stanza, sulla quale erano riposte ampolle contenenti foglie
di diverse piante.
-Conosco i loro effetti e so riconoscergli grazie all’odore e al colore. É
sufficiente, non credi?-
-Sì, è sufficiente, ma non abbastanza.-
Eve lo fissò per interminabili istanti. In effetti, la faccenda non la
convinceva. Perché Lord Voldemort doveva interessarsi di pozioni curative? In
fondo per lui i suoi seguaci non erano altro che pedine sacrificabili.
Qualcos’altro, come ad esempio un veleno ben distillato, lo avrebbe interessato
certamente di più.
-Sai cosa rende diverso un egregio distillatore di veleni da tutti gli altri
comuni pozionisti?- domandò Severus ed Eve fece cenno di no con il capo.
-Un bravo distillatore ed ideatori di filtri mortali non si limita a creare i
veleni. Egli li sperimenta per riuscire a riprodurre nel veleno l’effetto da lui
desiderato. Solo provandoli su sé stesso egli potrà capire realmente quali siano
le sofferenze della vittima.-
-...ma così morirebbe.-
Severus non le rispose ed i due si scambiarono un’enigmatica
occhiata. Eveleen non capiva: cosa stava cercando dirle? La magonò aveva appena
dischiuso le labbra per parlare, quando, dopo una veloce bussata, la porta si
aprì. Un signorile mangiamorte fece la sua apparizione facendo odeggiare il nero
mantello ed avanzando con passo spedito all’interno della stanza. Due glaciali
occhi chiari scrutarono i presenti attraverso la maschera d’argento e si
soffermarono su Eve per un lungo istante, prima di rivolgersi a Piton: -Per oggi
il vostro tempo tra i calderoni è finito. Il Signore Oscuro mi ha ordinato di
riportare la ragazza nella sua stanza immediatamente. Potrà finire il suo
operato domani.-
-Io non vado da nessuna parte, Malfoy.- sbottò Eve facendo un passo indietro –Di
certo non in tua compagnia.-
Lucius sorrise volgendo lo sguardo nuovamente sulla giovane donna ed indugiando
sulle sue forme: -Che caratterino interessante... e non solo quello...-
-Vai al diavolo.- incalzò decisa Eveleen.
-Questo tuo essere irriverente non porterà a nulla di buono. Temo che dovrò
usare le maniere forti. Silencio.-
Bastò un lieve gesto di bacchetta e la voce di Eve si avvievolì fino a diventare
un sussurro. Malfoy pronuncio un secndo incantesimo e sottili corde di un
azzurro intenso apparvero ai polsi della magonò legandoli stretti tra di loro e
trascinandola verso il mago.
-Davvero, davvero carina.- asserì Lucius facendo scivolare l’indice lungo la
mandibola di Eve –Hai un unico difetto: parli troppo.-
-Lucius, devo pregarti di tenere a posto le mani nel tragitto che
va da qui fino alla stanza della ragazza.- parlò infine Severus con grande
tranquillità e distacco, portando su di sé l’attenzione del mago.
-Sai bene che sono un gentiluomo.- replicò il mago accompagnando
Eve fuori dalla stanza –Conosco le regole: guardare, ma non toccare. Certo però,
dare una sbirciatina al menù...-
Severus lo guardò torvo ed il mangiamorte, sorridendo ampiamente
uscì chiudendo la porta dietro di sé. Sì, Lucius Malfoy conosceva eccome le
regole di Lord Voldemort, ma sapeva anche cosa gli sarebbe accaduto se le avesse
infrante e sicuramente non lo avrebbe mai fatto.
*
Lucius Malfoy spinse rudemente Eve all’interno della stanza.
Questa, ancora incapace di parlare, mimò in maniera più che eloquente ciò che
avrebbe fatto al mangiamorte se avesse tentato di avvicinarsi.
-Ho già sperimentato i tuoi calci la notte che ti catturammo e direi di averne
avuto abbastanza.- replicò il mago chiudendo dietro di sé la porta ed
avvicinandosi ad Eve. Con tocco gentile le scostò una cioccia di capelli e le
sfiorò il collo, scrutandola con evidente desiderio.
-Nott mi ha detto che hai il sangue buono...- disse facendo scivolare l’indice
lungo la ferita sul suo collo provocando in Eve un brivido –Posso assaggiare?-
La magonò scostò la mano del mangiamorte con le proprie e fece un passo
indietro. Dal canto suo Lucius parve allettato da tale comportamento, in quanto
sorrise e dopo essersi sfilato la maschera d’argento tornò ad avvicinarsi ad
Eve.
-Sei davvero testarda, ma ci penserò io a farti cambiare registro.- sossurrò e
con violenza la spinse sul letto della stanza –A nessun Malfoy piace essere
respinti, Vane, ricordatelo in futuro.-
Eveleen gridò e chiamò aiuto con tutte le sue forze mentre Lucius Malfoy le
bloccava le braccia, sovrastandola, ma nulla più di un flebile sussurrò uscì
dalle sue labbra.
-Cosa stai cercando di dire, eh?- domandò avvicinando il viso a quello della
ragazza –Chiedi aiuto? No... dal labbia sembra piuttosto che...-
Il beffardo sorriso di Malfoy si spense sul suo viso: -Davvero singolare. Il tuo
cuore è ancora ricco di fiducia nonostante tu sia stata ingannata. Povera
sciocca, farai la stessa fine di quel vecchio tordo di Silente.-
Eve per risposta gli sferrò una ginocchiata all’addome, che però non scompose il
mago.
-Oh sì, così sarebbe divertente.- mormorò il mangiamorte.
Lucius Malfoy avvicinò maggiormente le labbra a quelle di Eve e la baciò. La
magonò cercò di respingerlo, ma inutilmente: si trattava di un bacio rubato,
freddo, privo di affetto o passione. Era un bacio vuoto.
Proprio quando le mani del mangiamorte scesero lungo il suo collo ed Eve era
ormai certa che fosse arrivata la fine dei giochi, la porta si aprì di scatto.
Un istante più tardi, una mano forte e decisa afferrò Lucius per il mantello e
con uno strattone lo allontanò dalla magonò.
-Ero certo di coglierti in flagrante!- Abbaiò rabbioso Severus
Piton afferrando il biondo mago per il colletto. -Razza di idiota, che cosa
pensavi di fare, eh?-
-Non sono solito condividere ciò che è mio, Severus, -rispose calmo Lucius
scostando da sé le mani di Severus e sistemandosi le vesti – ma questa volta
potrei fare un’eccezione.-
-Lei non è tua.-
-Di chi sarebbe allora? Tua forse?-
-No, è dell’Oscuro e sai bene cosa ha ordinato. Nessuno di noi doveva anche solo
sfiorarla senza il suo consenso! Non posso credere che tu possa rischiare così
tanto solo per correr dietro ad una sottana!-
-Attento Severus, sembra quasi che la ragazza ti stia a cuore.- replicò Lucius
eloquentemente, avvicinandosi all’uscita.
-Attento Lucius, sembra quasi tu voglia costringermi a raccontare ciò che ho
visto all’Oscuro.- ringhiò Severus –Esci immediatamente da qui e non farmelo
ripetere due volte.-
I due mangiamorte si scambiarono un lungo e apparentemente interminabile
sguardo, poi Lucius uscì, lasciando soli Severus ed Eve.
-Sonorus.- pronunciò l’ex professore agitando la bacchetta
verso la giovane magonò. Questa si portò le mani al collo e se lo massaggiò,
come per augurare il bentornata alla propria voce. Poi, si sollevò ed
inginocchiata sul letto cercò di sistemare l’abito che aveva indosso,
vergognandosi terribilmente per quello che era accaduto. Severus la osservò in
silenzio poi, quando questa alzò lo sguardo su di lui, respirando profondamente
domandò –Che cosa ti ha fatto?-
-...-
-Ti ho chiesto cosa ti ha fatto!- abbaiò.
-Nulla...- replicò Eve mentre alcune lacrime iniziavano a rigarle il viso.
Severus si sentì incredibilmente sollevato nel sentire quella risposta..
Improvvisamente, dopo tale impeto di rabbia, si sentì calmo e stanco. Come aveva
potuto essere così stupido? Avrebbe dovuto capire subito le intenzioni di
Malfoy. Cosa sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato in tempo per fermarlo
non riusciva nemmeno ad immaginarlo. Senza dire una parola, si voltò e fece per
uscire.
-Aspetta!-
Il mangiamorte si fermò: una mano sottile stringeva un lembo del suo mantello
cercando di trattenerlo.
-...grazie.-
|
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Capitolo 15 *** Chapter 15 - Like an orange ***
VallyBeffy
risponde:
IMPORTANTE!
Oggi mi sento buona, così ho risposto in modo ben nutrito alle vostre domande.
Inoltre, per festeggiare il miracoloso 8 e mezzo in biologia che ho preso oggi
(non mi succederà MAI PIù di prendere un voto così alto) ho deciso di
disseminare le risposte qui sotto di indizi per la storia. Buona caccia!
X ASTRY: Sono d'accordo, SevSev non riuscirà a
salvarsi la faccia ancora a lungo, infatti serviranno "metodi più drastici",
ma non dico nulla o svelo il bello (bwhahaha *risata malefica*). Come mai non ha
pensato subito di schiantare il gatto? Conosciamo l'odio che Sev ha per Brivido
(e viceversa XD) e credo che il nostro ex professore non veda l'ora di fargli le
zampe. Magari non nel senso di ucciderlo, ma sicuramente di fargli molto male.
Io credo abbia fatto un errore lasciando vivo il gatto, perché qualsiasi piccola
cosa potrebbe dimostrare il fatto che non è veramente dalla parte dell'Oscuro.
Sophie sicuramente sa già della scomparsa del gatto e lei che lo conosce sa che
Brivido non avrebbe mai abbandonato così la sua padrona. Tanto è vero che
Brivido ha sempre dimostrato avversione per le persone sospette (come Sophie o
SevSev). ...meglio se mi fermo, sto regalando troppi indizi XD
Piton ha capito quello che Voldemort vuole fare, anche se non è del tutto
sicuro. Diciamo che ne avrà la certezza in questo capitolo e nel prossimo in
cui... bé... lo leggerai XD
X GIN 92: Lucius è il padre di Draco sì... e
neppure quest'ultimo è uno stinco di santo! XD E comunque non preoccuparti, la
perplessità dilaga a quanto vedo dai commento XD
X MIXKY: chi non muore si rivede! =D
X TRUELENA: Rispondo alle tue domande, ma non prometto risposte esaudienti e
precise XD. "Che ha detto Eve per far togliere il sorriso a Malfoy? Qualcosa
inerente con Silente, ma cosa?" Eh, di preciso che ha detto non te lo posso
ancora dire. Sarà il Signor Lucius Malfoy stesso (salvo miei cambiamenti di
programma) a rivelarlo in futuro. Però posso dirti che Silente centra... ma in
modo particolare, non proprio direttamente (w le cose contorte!). "Credo che Eve
sappia cosa sta facendo con quella pozione [...] e poi perché Severus non le
dice le sue impressioni?" Se Eve ha capito non te lo posso dire... però posso
spiegarti perché Severus non le dice le sue impressioni. Principalmente perché
(come vedremo all'inizio di questo capitolo) ancora non è sicuro di potersi
fidare di lei. Insomma, ormai non è più sicuro nemmeno di potersi fidare di sé
stesso! E poi c'è sempre la questione della copertura. Se si mette a fare il
carino e gentile ci sono più possibilità che lo scoprino (e poi non ce lo vedo
Sev Sev gentile e puccioso XD). Allora, riguardo alla cosa del gatto... ti posso
dire che hai sfiorato una parte della soluzione al rebus con una delle tue
teorie. Ma non ti dico quale! Bwhahaha XD Alla fine della fanfiction mancano...
bho non lo so. A dire il vero avevo una mezza idea di dividerla in due... tipo,
troncare la storia in un punto che farà rodere il fegato a tutti i lettori e
continuarla in un sequel. XD Ci sto ancora pensando.
X LILIUM 33: Il fatto del veleno
inizierai a capirlo da questo capitolo. Dico solo che la parola "veleno" sarà
ricorrente nella storia più di quel che ci si aspetta.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 15 – Like
an orange
Severus Piton non riusciva a dormire. Se ne stava disteso su una
bradina, in una stanza illuminata solamente dalla luce lunare che filtrava dalla
piccola ed alta finestra sulla parete di fronte a lui. Non riusciva a togliersi
dalla testa cioè che era accaduto diverse ore prima, quando aveva colto Lucius
Malfoy molestare Eveleen Vane. Mai avrebbe potuto immaginare che Malfoy potesse
andare contro gli ordini dell’Oscuro, rischiando tutto, persino la vita, per una
donna che nemmeno amava. Quale terribile azione avrebbe potuto commettere se non
fosse intervenuto in tempo? Non osava immaginarlo. Che sciocco! Come aveva
potuto non capire immediatamente quali erano le intenzioni del mangiamorte? Si
era reso conto del pericolo che Eve stava correndo solamente quando, ripensando
allo sguardo vuoto della ragazza, gli era venuto un sospetto. Per quale motivo
Eveleen non aveva paura di Lord Voldemort? Per quale ragione sembrava così persa
quando si trovava rinchiusa in cella? Ma soprattutto: come faceva Eve a
conoscere Lucius Malfoy? Al solo accenno della più logica tra le possibili
deduzioni, una feroce rabbia iniziò a crescergli dentro. Per un lungo istante
aveva smesso di pensare, di calcolare ogni singola azione e semplicemente era
corso fuori dal laboratorio di pozioni. Poco dopo stava già allontanando
quell’animale dalla giovane donna rischiando di compromettere irrimediabilmente
la sua copertura.
...e poi quel grazie. Come poteva una parola così semplice restare tanto
impressa nei pensiero di un uomo, tanto da impedirgli di riposare? Non vi era
terrore in quella voce, solo inspiegabile pura gratitudine. No, non sarebbe
riuscito nel suo intento e già lo sapeva: l’idea che Eveleen non avesse paura di
lui lo rendeva sospettoso e allo stesso tempo incapace di trovarne una
motivazione logica. Severus chiuse gli occhi e tentò di liberare la mente da
ogni pensiero per poter così riposare almeno un paio d’ore, mentre ancora una
volta gli tornava alla memoria quella canzone vecchio stile francese.
”...oh yes, i’ll never forget that lips
no I won’t
...i’ll remember
oh and now, I know I’m lucky ‘cause I met you,
my pretty love.
yes, my love
…i’ll remember”
*
Eve dischiuse gli occhi lentamente: una leggera brezza le
accarezzava i capelli, mentre dei morbidi fili d’erba le sfioravano il viso
dolcemente. Fece scivolare le minute mani lungo il prato, decisa a voler
assaporare ogni singolo dettaglio di quel sogno che stava vivendo. Non le
sembrava vero di poter ancora sognare, nonostante tutto. La giovane magonò
richiuse gli occhi e sorrise: -Cosa c’è questa volta, Albus?-
-Vedi, avevo ragione quando dicevo che eri una ragazza sveglia.-
-Semplicemente ti conosco troppo bene per non capire quando c’è il tuo zampino,
anche se si tratta di sogni.- rispose facendo leva sulle braccia e sollevandosi
da terra, alzandosi. Con lievi colpetti si ripulì il vestito nero, poi alzò lo
sguardo sull’anziano ex preside di Hogwarts.
-Allora, vuoi spiegarmi che cos’è questa chiave che porto al collo?- domandò –O
vogliamo continuare a giocare ai misteri?-
-Mi è sempre piaciuto giocare, specialmente se si tratta di
bowling, dovresti saperlo.- sorrise Silente.
-Se non sei qui per darmi spiegazioni allora fammi il favore di lasciarmi in
pace, vai ad infestare i sogni di qualcun’altro. Sto avendo un brutto periodo e
non ho intenzione di farmi prendere in giro ulteriormente.-
-Sì, posso immaginarlo.- disse il mago –Vogliamo fare due passi?-
-No, voglio svegliarmi da questo sogno.-
Silente sospirò tristemente ed abbassò lo sguardo vedendo la giovane iniziare ad
alterarsi: -Eve cara, ricordi cosa c’era scritto nella lettera che ti ha
consegnato la professoressa McGranitt?-
Eve portò le mani ai fianchi, portò lo sguardo sotto di sé sul
prato e trasse un profondo respiro prima di rispondere.
–Trecentottantaquattro.- replicò stancamente –Albus, davvero, sono stanca di
misteri e soprattutto di guai. Dimmi direttamente cosa vuoi che io faccia e lo
farò, ma poi ti scongiuro, lasciami in pace.-
Non ottenne risposta.
-Albus?- lo chiamò alzando nuovamente lo sguardo di fronte a sé, ma il mago era
scoparso e con lui anche il grande prato accanto al Lago Nero. Era di nuovo sola
e attorno a lei dimorava il nulla: era come immersa nell’oscurità più totale.
-Albus!- chiamò più forte, decisamente fuori di sé dalla rabbia
–Vecchio matto, non puoi andartene così! Mi devi delle spiegazioni!-
Ancora una volta però, non ottenne risposta e fu come se la tensione accumulata
negli ultimi giorni scoppiasse in un solo istante in un mare di lacime. Iniziò a
piangere, incapace di controllarsi o di calmarsi.
-Ti odio! Come hai potuto lasciarmi di nuovo? Io non ce la faccio... cosa vuoi
da me? DIMMELO!- urlò con tutte le sue forze, affondando il viso nelle mani
–Albus rispondimi! ALBUS!-
...e si svegliò di scatto, gli occhi ancora bagnati di lacrime disperate, si
ritrovò a fissare la propria immagine riflessa nello specchio di fronte a lei.
Odiava quell’oggetto con tutta sé stessa. Odiava vedersi con quei vestiti
addosso. Odiava la solitudine. Presa dalla rabbia si sollevò in piedi, chiuse
gli occhi e respirando affannosamente si gettò contro di esso, con l’intento di
distruggerlo. Eve non si scrontrò mai contro la superficie fredda dello
specchio, bensì finì contro qualcosa di tiepido e morbido. Riaprì gli occhi di
scatto mentre due mani la afferravano per le spalle e la facevano accomodare
seduta sul letto. Il cuore le mancò un battito: che fosse di nuovo Lucius? No,
quell’uomo avrebbe usato certamente più violenza.
-Tentare di farsi male non serve a nulla.- disse il mangiamorte ed Eve alzò lo
sguardo su di lui immediatamente, sentendosi rincuorata dal tono vagamente
gentile della sua voce. Non poté fare a meno di sorridere nello scorgere due
profondi occhi neri fare capolino da dietro la maschera d’argento, sicché si
asciugò le lacrime e cercò di apparire rilassata.
-Perché sei qui, Severus?- chiese.
Il mangiamorte si sedette anch’egli sul letto, a mezzo metro dalla magonò, ma
non rispose.
-Credevo di avertelo già spiegato, hai gli occhi buoni.- disse Eveleen,
sorridendo ampiamente –Sei venuto qui per questo, no?-
-Smettila di dire scemenze.-
-Non sono scemenze. Tu sei come... come un’arancia. Hai una buccia ruvida e
spessa, ma...-
Severus Piton si alzò in piedi,
poi si chinò e si slacciò una scarpa. Sfilatala dal
piede, si rialzò e la consegnò ad Eve. Confusa, la magonò fece per parlare, ma
il mago si voltò e si avvicinò alla porta con l’intento di uscire.
-Perché non mi credi?- domandò Eve con un filo di voce.
Severus si fermò, rimase in silenzio per qualche istante, poi allungò la mano
verso la porta e l’aprì. Varcatala, si apprestò a chiuderla alle proprie spalle.
-Buon divertimento.- disse semplicemente, poi se ne andò.
Interdetta, Eve tornò a posare lo sguardo sulla scarpa nera nelle sue mani,
domandandosi cosa potesse significare quel gesto. Perché Severus non riusciva a
crederle? Lei ne era certa, non era malvagio. Poi, perché quella scarpa?
Forse...
-Tre... due... uno...- mormorò Severus Piton, con la schiena appoggiata al muro
del corridoio e lo sguardo perso di fronte a sé -...zero.-
Il sordo infrangersi di uno specchio risuonò nel corridoio.
*
Il pomeriggio seguente Eve fu
nuovamente bendata e accompagnata da un mangiamorte in un luogo a lei
sconosciuto. A quanto pareva era giunto il momento per decretare il vincitore
della sfida, sicché la magonò strinse avidamente la provetta contenente la
pozione nella mano destra attendendo con impazienza l’arrivo dell’Oscuro. Quella
mattina non era stato Severus a condurla nel laboratorio di pozioni, bensì fu un
ragazzetto dagli occhi chiari, un po’ spaccone, ma sostanzialmente innocuo. Eve
si domandò se l’assenza del mago fosse dovuta alla chiaccherata della sera
precedente. La magonò non credeva che Severus fosse un poco di buono, ma allora
perché egli insisteva tanto nel contrario?
-Evanesco.- pronunciò una conosciuta voce sibilante, ridestando la giovane donna
dai suoi pensieri mentre la benda sui suoi occhi svaniva magicamente. Ancora una
volta, quando gli occhi si furono abituati alla luce, poté scorgere attorno a sé
il cerchio dei mangiamorte. Eve non ebbe il tempo di domandarsi se Severus fosse
tra loro, perché davanti a lei già si ergeva l’imponente figura di Lord
Voldemort.
-Lieto di rivederla, signorina Vane. Come dai patti, sono qui per verificare
l’esito della scommessa.-
La magonò non rispose, ma alzò la mano ed aprendo il palmo porse la profetta
contenente la pozione all’Oscuro Signore. Egli esitò un momento, fissandola,
prima di prendere l’oggetto ed Eve capì di essere sotto torchio: anche il più
piccolo cenno di timore o di incertezza poteva essere determinante per la sua
sorte. La donna si sorprese nell’accorgersi, in quel breve istante in cui la sua
mano si era incontrata con quella del mago più malvagio della storia, che la
mano del mago era fredda come il marmo.
-Molto bene, sembra ce l’abbia
fatta.- disse compiaciuto osservando la boccetta, per poi iniziare a giocarci
con le dita -...ma chi mi dice che funzioni?-
-Funziona.- replicò con
decisione Eveleen e Voldemort si lasciò sfuggire un sorriso.
-Quale determinazione in questo sguardo!- esclamò teatralmente riporgendo la
provetta ad Eve –Se ne è così convinta, vorrebbe gentilmente provare su lei
stessa la pozione?-
La ragazza riprese l’oggetto e
senza pensarci su due volte stappò la provetta. Accennò con essa ad un brindisi
e bevve il suo contenuto in un sorso solo. Sembrava tutto perfettamente normale
sia nel colore che nel sapore, se non fosse per quello strano retrogusto... era
forse ciliegia? Qualcosa non quadrava. La sua espressione del viso tradì i suoi
pensieri, tanto che Lord Voldemort scoppiò in una risata.
-Povera sciocca, non si è nemmeno accorta che ho scambiato la sua provetta con
un’altra!- esclamò mostrando la fiala ed un coro di risate si innalzò tra i
mangiamorte –Ci dica mia cara, quale veleno ha ingerito?-
-Veleno d’Altamilla e... Deuteria.- rispose Eve, mentre lentamente sentiva la
sua gola seccarsi e un lieve fastidio alle giunture crescere di secondo in
secondo. Il Veleno d’Altamilla era famoso per la sua facoltà di irritire
lentamente i sensi e bloccando gli arti, mentre il Veleno Deuteria nelle giuste
dosi poteva essere fulminante, in quanto provocava l’arresto cardiaco.
Così era questo quello che
dovevano subire i bravi distillatori di veleni, per essere chiamati tali? No,
doveva necessariamente esserci dell’altro.
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Capitolo 16 *** Chapter 16 - Thinking about events ***
VallyBeffy
risponde:
X ASTRY: Sì e no... XD vabbé lo stai per
leggere come va a finire la storia del veleno quindi non sto a spiegarti nulla.
X TRUELENA: sì è vero, volevo trasmettere qualcosa di ben preciso con la scena
della scarpa ^_^ e come vedo è anche ben chiaro il suo significato. Per quanto
riguarda la chiave... fuochetto XD. E mi astengo dall'aggiungere altro XD.
Questo capitolo è stato scritto, in particolare il pezzo che riguarda Minerva,
per indurre a riflettere bene. ...perché come si è sempre
dimostrato, quando Silente fa qualcosa lo fa per un motivo ben preciso.
X LILIUM 33: c'è sempre un piano B. Il problema è: funzionerà?
X MIXKY: invece sto diventando lenta come un bradipo a scrivere nuovi capitoli!
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 16 –
Thinking about events
“Sai cosa rende
diverso un egregio distillatore di veleni da tutti gli altri comuni pozionisti?”
Un bravo
distillatore ed ideatori di filtri mortali non si limita a creare i veleni. Egli
li sperimenta per riuscire a riprodurre nel veleno l’effetto da lui desiderato.
Solo provandoli su sé stesso egli potrà capire realmente quali siano le
sofferenze della vittima.”
”...ma così morirebbe.”
Già, ed era proprio questo che stava accadendo di fronte ai suoi
occhi. Tra le fila dei mangiamorte Severus Piton rimase impassibile, rigido e
composto nella sua alta figura, mentre di fronte a lui un’altra vita si spegneva
lentamente. Sarebbe stata solo una delle tante, domani sarebbe toccato a
qualcun’altro.
Non era ancora completamente certo di aver bene inteso quali fossero le
intenzioni di Lord Voldemort nei confronti di Eveleen Vane, ma ormai il dado era
tratto, la sua vita si sarebbe spenta di lì a poco. Cosa avrebbe procurato la
sua morte? Un arresto cardiaco provocato dal Veleno Deuteria o peggio, il suo
corpo si sarebbe lentamente parallizzato sotto all’effetto del Veleno
d’Altamilla? Ancora una volta Severus Piton era rimasto immischiato in quella
spirale di morte che i mangiamorte e l’Oscuro creavano attorno a loro. Per
quanto ancora avrebbe dovuto vedere le persone morire? Quanto tempo sarebbe
passato prima che gli venisse chiesto nuovamente di porre fine ad una vita?
Il pensiero dell’uomo si focalizzò sulla provetta contente un
liquido argentato ben nascosta al sicuro nella tasca interna della propria veste
nera: un modo per porre fine a tutto ciò c’era, ma non poteva agire. Aveva
giurato a Silente che avrebbe portato a termine la missione a qualunque costo e
nulla, nemmeno la sua forza d’animo assottigliata dagli eventi gli avrebbe
impedito di farlo.
Aveva del tutto capito le intenzioni di Lord Voldemort solamente
quella mattina stessa e nonostante sapesse che non sarebbe mai riuscito a
salvare Eve, aveva classificato e distillato in un’unica pozione gli antidoti
dei veleni compatibili per colore, densità, odore e sapore alla semplice pozione
curativa della magonò. Ed ora se ne stava lì, ad osservarla morire: un breve
tremare di ginocchia e la magonò si lasciò scivolare a terra mordendosi il
labbro inferiore con nervosismo. Il Veleno d’Altamilla stava agendo in fretta.
*
Minerva McGranitt si prese la testa tra le mani e respirò
profondamente, nel tentativo disperato di mantenere la calma. Di fronte a lei,
sulla scrivania, giaceva una lettera da parte di
Johnatan Theodore Vane, il ministro dell’istruzione
magica, in cui riconfermava la propria preoccupazione nei confronti della sorte
della figlia ed annunciava di star prendendo in seria considerazione l’idea di
accettare le condizioni dei mangiamorte. Come biasimarlo? Probabilmente anche
lei avrebbe fatto lo stesso senza pensarci su due volte.
-Vedrà che tutto si risolverà
per il meglio.-
La preside di Hogwarts alzò lo sguardo verso la parete alla sua destra e lanciò
un’occhiataccia al ritratto del preside Dippet: -Non sono così ottimista al
riguardo. Anche se il signor Vane ci desse il permesso di tenere aperta la
scuola, abbiamo diverse cattedre vacanti, nonché una lista di iscritti davvero
esigua.-
Minerva si abbandonò ad un
sospiro liberatorio: la stanchezza e lo stress iniziavano seriamente a farsi
sentire sul suo fisico di strega. Come poteva risolvere il problema delle
cattedre? Mancavano all’appello trasfigurazione, babbanologia, difesa contro le
arti oscure e pozioni. Certo, con un numero così basso di studenti avrebbe
potuto tenere le lezioni di trasfigurazione lei stessa, come aveva sempre fatto,
nonostante il ruolo di preside, ma per quanto riguardava le altre materie...
sarebbe stato complicato trovare dei validi insegnanti, dopo quello che era
accaduto. Senza contare il tremendo presentimento che la innervosiva ormai da
tempo: non era ancora finita, le cose potevano ancora peggiorare.
Minerva McGranitt si alzò e si allontanò dalla scrivania, diretta verso l’uscita
dell’ufficio. Apri la porta con aria affranta e scese la scalinata che la portò
direttamente ad uno dei corridoio della scuola di magia. Sentiva l’impellente
bisogno di fare una passeggiata rilassante, prima del precedente Giugno non
avrebbe mai immaginato di sentirsi così tesa. Lasciandole così inaspettatamente
il ruolo di preside, Silente le aveva decisamente reso la vita più impegnativa e
sfinente, in tutti i sensi. Già, Albus Silente, era morto da soli due mesi, ma
sembravano un’eternità! Chissà cos’altro aveva in mente quel bislacco e anziano
mago... c’erano ancora molti interrogativi riguardanti le sue ultime azioni. Ad
esempio la lettera che gli era stata consegnata appena due settimane prima:
poche righe, ma chiare.
”Se l’intuito non mi inganna, dovresti essere alla ricerca di un nuovo
insegnante. Permettimi di consigliarti di proporre la cattedra di pozioni ad
Eveleen Vane, come ben sai è una ragazza sorprendemente dotata. Sono convinto
che con un po’ di insistenza accetterà l’impiego.
Minerva cara, ti prego inoltre, cortesemente, di consegnarle personalmente la
busta che troverai allegata.
Cordiali saluti, Albus
P.S.
Mi dispiace”
Più volte si era chiesta se
quel “mi dispiace” poteva essere legato alla sua morte, ma la sola idea che
Albus potesse aver architettato tutto appositamente la faceva rabbrividire. Se
così fosse stato, qualsiasi motivo avesse per compiere tale gesto, non meritava
la sua morte.
Ad ogni modo, lei aveva fatto come le aveva chiesto, aveva consegnato la busta
ad Eveleen Vane se le aveva offerto il lavoro senza pensarci due volte. Aveva
incontrato Eveleen solo una volta prima di allora, ed era soltanto una bambina
di undici anni a cui veniva spiegato che non poteva andare alla stessa scuola di
sua sorella e dei suoi amici perché era una magonò. A quanto pareva l’aveva
presa piuttosto bene, ma cosa aveva in serbo Silente per lei? Da quel lontano
giorno di fine Agosto, in cui Thedore Vane aveva dovuto accettare la verità su
sua figlia, Albus si era sempre dato da fare per aiutare Eveleen. Perchè? Una
volta aveva provato a domandarglielo, ma lui aveva risposto evasivamente. In
fondo Albus si comportava così con tutti coloro che avevano bisogno di una mano,
non era capace di restare in disparte.
Minerva sospirò: in quel momento Eve aveva bisogno di una mano, ma nessuno era
in grado di dargliela. A volte si chieseva come sarebbero andate le cose se
Albus quella notte non fosse morto, se potesse ancora aiutare con la sua
saggezza chi gli sta intorno. Molte cose, troppe, sarebbero state differenti...
*
Ecco le ginocchia cedere e il terreno farsi più vicino. Eveleen
Vane avvicinò le tremanti mani al petto, mentre il panico si era ormai
impadronito di lei: stava morendo e non vi era alcuna via d’uscita. Ormai la
scelta era limitata, poteva cercare di restare calma e magari il suo cuore
avrebbe retto un po’ più a lungo, o poteva affondare nella disperazione e
sperare che la fine arrivasse veloce e indolore.
No, non poteva finire così, una speranza c’era.
La giovane donna portò le affusolate dita alla scollatura dell’abito nero e
sfilò, portandola via dal suo nascondiglio, una provetta ricca di un liquido
denso, di un tenue color azzurro. La conversazione avuta con Severus aveva
destato in lei il sospetto di un possibile scherzetto da parte di Lord Voldemort
e a quanto pareva aveva indovinato. Cercando di prevedere quali veleni potessero
venire cammuffati, in odore e colore, con la sua pozione curativa, aveva
preparato un antidoto generico. Avrebbe funzionato? Non ne era del tutto
convinta: la sua pozione neutralizzava l’effetto del Veleno Deuteria, ma cosa
avrebbe potuto fare contro il Veleno d’Altamilla? Se i suoi calcoli erano
esatti, nulla.
L’unico modo per scoprirlo era tentare. Con un gesto del pollice
stappò la provetta e la portò alle labbra, sotto allo sguardo interessato di
Lord Voldemort in persona. Vuotò l’oggetto in sol sorso, poi con una smorfa di
disgusto causata dall’orribile sapore della pozione, posò a terra accanto a sé
la fiala. L’affatticamento che le gravava sul cuore svanì immediatamente,
lasciando al suo posto una fastidiosa nausea che però Eve fu ben felice:
significava che in parte aveva funzionato. Alzò lo sguardo e fissò l’Oscuro
dritto nelle sue iridi rosso sangue.
-Credo che dovrai sopportarmi più a lungo di quel che pensavi.- disse
semplicemente, ma con una buona dose di sfida nello sguardo.
-Oh, credo lei sia in errore miss Vane. Ci sono ben molti altri modi per
togliere la vita ad una persona... o per impadronirsene.- nello scorgere un
sorriso compiaciuto sul volto del mago oscuro, la gioia di Eve svanì di colpo
–E’ stata più brava di quanto immaginavo, credo che con una breve preparazione
da parte del miglior maestro di pozioni tra le mie fila, lei possa diventare un
ottimo elemento ed una importante pedina per la partita che sto giocando.-
Il mago
oscuro si chinò sulla ragazza e le prese il viso tra le dita.
-Che tu lo voglia o no, mi aiuterai.- disse sorridendo e si scostò da lei
–Portatela lontano dalla mia vista e non osate somministrarle un’antidoto prima
di due giorni. Poi portatela al mio cospetto: voglio marchiarla non appena sarà
in grado di stare in piedi con le sue gambe.-
|
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Capitolo 17 *** Chapter 17 - Time to decide ***
VallyBeffy
risponde:
X TRUELENA: arriviamo finalmente al capitolo con "la svolta decisiva". Eve non
appare nei libri della Rownling, però appare una sua lontana cugina: Romilda
Vane. Eh sì proprio lei, l'invasata che nel sesto libro regala i dolci con la
pozione d'amore ad Harry. Le due lontane parenti si conoscono appena: Eve non è
mai stata molto presente nel mondo magico per motivi che verranno rivelate. Sì
hai ragione, pian piano sto sciogliendo i nodi... forse troppi, quindi ho
pensato di incasinare un po' la vicenda in questo chap XD
X PICCOLA VERO: data la venerazione che provo per Severus, mi sembra scontato
che non gli accadrà nulla di irreparabile XD
X LILIUM 33: Severus deve molto a
Silente e sa che deve continuare ad eseguire i suoi ordini fino alla fine, per
questo non aiuta Eve. Inoltre farsi avanti e darle l'antidoto di fronte a
Voldemort e a tutti i mangiamorte sarebbe stato un suicidio!
X MIXKY: Sev è molto bravo a dominare il proprio istinto. Questo non vuol dire
che non ne soffra però!
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 17 –
Time to decide
Cos’era peggio? Sopportare la ribellione del proprio corpo su sè
stessi o la consapevolezza che le cose non sarebbero migliorate? Da ormai troppo
ore Eve era stata riportata in quella stanza che ai suoi occhi non era nulla di
diverso da una orribile prigione ed era stata distesa sul letto, con serie
difficoltà di movimento. Con immensa fatica sollevò un braccio e si scostò i
capelli dal viso: a che scopo ridurla in quello stato? Come poteva quell’uomo,
se ancora lo era, trarre gioia da tali sopprusi contro i diritti umani?
-Maledizione!- esclamò nervosa mentre il suo tentativo di alzarsi falliva
miseramente. La cosa peggiore era che quella sua condizione sarebbe andata
peggiorando fino a quando non le avrebbero concesso quel dannato antidoto. Ma
glielo avrebbero dato sul serio? Tentò di alzarsi nuovamente. Nulla l’avrebbe
più sorpresa... o forse qualcosa sì. Mentre cercava di sorreggersi sulle proprie
barcollanti braccia sollevata dal letto, il suo sguardo cadde sulla porta dove a
braccia incrociate e schiena appoggiata all’asse di legno, la scrutava
attraverso la maschera d’argento, cupo, Severus Piton.
-La tua fortuna è decisamente sfacciata.- sentenziò l’uomo in tono grave.
-Buon pomeriggio anche a te Severus.- rispose la magonò senza scomporsi.
Senza che Eve glielo avesse domandato e senza dire ulteriori parole, il mago le
si avvicinò e l’aiutò a mettersi seduta. La giovane donna sospirò lievemente, ma
ringraziò l’ex professore con un breve cenno del capo ed un sorriso.
-Sei tranquilla.- rispose il mago, sistemandosi leggermente la maschera sul
volto.
-Dovrei disperarmi? Lasciarmi prendere dal panico, magari?-
-Venire marchiati non è proprio una passeggiata...-
-No?-
-Proprio no.-
-Forza, arriva al punto e concedimi spiegazioni: perché sei venuto qui questa
volta?- domandò Eve invitando Severus a sedersi accanto a lei con un debole
gesto della mano, ma il mago non raccolse l’invito, bensì le posò una copia
della Gazzetta del Profeta sulle ginocchia. Eve abbassò lo sguardo sul giornale
e l’occhio le cadde subito su una foto di suo padre, il quale leggeva con aria
abbattuta un comunicato alla stampa, poi lesse il grande titolo sopra di essa:
“Hogwarts chiude i battenti”. Le dita tremanti della donna si strinsero attorno
alla carta accartocciandola all’interno del suo pugno: il suo sguardo si fissò
su un punto indefinito di fronte a lei, mentre nell’evidente tentativo di
reprimere i sentimenti che l’avevano colpita, si mordeva nervosamente il labbro
inferiore.
-...così, a causa mia, il tuo sogno si infrange, non è così Albus?- sospirò
tristemente, portando la mano sinistra al collo ed afferrando la piccola chiave
che ancora teneva con sé -Mio padre crede di aiutarmi, ma non sa che così fa
loro il suo gioco... Credo che l’Oscuro voglia solo giocare con me, non gli
interessano davvero le mie capacità. Può ottenere tutto ciò che vuole anche
senza il mio aiuto.-
Severus non era dello stesso avviso: dal modo in cui aveva sigillato magicamente
la stanza e dal modo in cui la guardava quando ce l’aveva di fronte, aveva molti
buoni motivi per pensare il contrario.
-Legilimens.-
L’incantesimo uscì dalle labbra di Severus con grande naturalezza e decisione.
Bastò un solo istante e fu immediatamente proiettato nei pensieri della ragazza.
Il mangiamorte poté distinguere chiaramente quello che sembrava l’ingresso di
una casa distinta, segno che vi abitava una famiglia benestante. Di fronte a sé
poteva vedere una rampa di scale e alla sua destra una porta che conduceva
probabilmente in salotto. Una dolce melodia di pianoforte e le continue risate
di una bambina provenivano proprio da là.
Un nuovo mattino sorgerà domani
le ombre periranno immerse nella luce
Ieri fredde lacrime solcavano il mio viso
Oggi sono triste, ma domani cambierà
E diverrà
Severus entrò in salotto, attirato dalla melodica voce di bambina
che aveva iniziato a cantare accompagnata dal pianoforte. Aveva l’impressione di
aver già sentito quella voce, ma ne ebbe la certezza solo quando portò lo
sguardo sulla destra e li vide. Oltre ai due divani color porpora della stanza,
stava posto un pianoforte a coda di fronte a cui sedeva un anziano uomo
dall’aspetto più che familiare.
Un cielo azzurro profondo come il mare
Un sole luminoso di novella primavera
Anche se questo sembra un sogno
Continuerò a credere
Una notte nera di stelle si riempirà
Una luna nuova finalmente sorgerà
Anche io, ora so, sognerò
Continuerò a credere
Iniziando finalmente a comprendere
Albus Silente stava lì, a pochi metri da lui, concentrato su uno
spartito mentre le sue vecchie e stanche dita si muovevano veloci sui tasti del
pianoforte. Accanto al defunto preside di Hogwarts stava una bambina. Severus
non poteva vederla in viso poiché gli dava le spalle, ma indossava un vestito
blu sul quale ricadevano i suoi lunghi e morbidi capelli neri. Doveva
sicuramente trattarsi di Eveleen, ma quanti anni aveva in quel tempo? Dodici,
forse tredici?
Il tempo non cancella i brutti ricordi
Il rimpianto non riuscirà mai a svanire
Ieri ero disperata e credevo di esser sola
Oggi sono
triste, ma domani cambierà
E diverrà..
Vi fu una forte vibrazione delle immagini, tanto che divennero
sfuocate. Severus cercò di mantenere il controllo dell’incantesimo: sembrava
quasi che Eve si fosse accorta della sua intrusione e stesse cercando di
impedirgli di scorgere i suoi pensieri.
-...perché mi dice questo? Io non posso nulla, non sono in grado di aiutarla.
Albus, sono una magonò!-
-Non dirlo mai Eve, non farlo. Sì è vero, sei una magonò, ma non dire che non
puoi aiutarmi. Io so che puoi farlo.-
Le voci di Eve e Silente lo raggiunserò nell’oscurità. Erano lontano, flebili,
quasi ovattate. Che si trattasse di un ricordo? Vi fu un forte lampo luminoso,
poi l’ex professore si sentì letteralmente sbalzare fuori dalla mente della
ragazza cadendo pesantemente ai piedi del letto. Dannazione, che quella saccente
magonò fosse anche una occlumante? Massaggiandosi il capo, Severus si rialzò e
fu immediatamente afferrato per il colletto della veste: Eve era in piedi di
fronte a lui lo fissava con occhi torvi e decisamente poco amichevoli. Il mago
non si sentì minacciato, bensì solo infastidito da questo contatto non
desiderato, in quanto poteva avvertire le dita di ella tremare dallo sfinimento
stringendo la stoffa.
-Non lo fare mai più.- la voce di Eve era persino più deboli e tremante dei suoi
stessi arti –Non potrò mai essere una legilimante, ma conosco abbastanza bene
l’occlumanzia. Non provare mai più a spiare i miei pensieri, intesi?-
Severus ignorò la sua ramanzina: -Che cosa ti ha chiesto di fare Silente?-
Eve sgranò leggermente gli occhi e lasciò il colletto di Severus.
-Merlino,- disse incredula –io... io non lo ricordo.-
-Che cosa?-
Eve si sedette lentamente sul letto portando lo sguardo al pavimento e cercò di
ricordare, ma l’incontro avvenuto con Silente solo pochi mesi prima sembrava
essere svanito nel nulla.
-Era importante, ne sono sicura.- mormorò tra sé e sé, portando la mano destra
alla chiave che portava al collo –Come posso averlo dimenticato?-
Severus osservò la magonò disperarsi nel vano tentativo di aggrapparsi alla
propria memoria: i pezzi del puzzle continuavano a moltiplicarsi sotto ai suoi
occhi, rendendolo incapace di capire quale fosse il ruolo di Eveleen Vane in
tutta la vicenda. Perché la ragazza non ricordava? L’unica ipotesi plausibile
era che le fosse stato fatto un incantesimo alla memoria, ma perché? Forse...
-Alzati, ce ne andiamo.- disse freddamente.
-Cosa?-
Il mangiamorte afferrò con forza Eve per un polso e la fece alzare, traendola a
sé.
-Riesci a camminare?-
-Vuoi dirmi che cosa hai intenzione di fare?!- sbottò la magonò lanciando al
mangiamorte un’occhiataccia.
-Qualsiasi cosa ti abbia detto Silente deve avere una grande importanza e se
quel bizzarro mago ha scelto proprio te come custode dei suoi segreti sono certo
che ci sia più di un valido motivo. Non puoi restare qui o verrai marchiata e se
ciò dovesse succedere...-
-Cosa accadrebbe?-
-Non riuscirei mai a perdonarmerlo.-
Severus sollevò Eve e la prese fra le braccia prima che la ragazza potesse dire
qualcos’altro. Sapeva cosa stava facendo e sapeva anche che la sua copertura tra
i mangiamorte sarebbe sicuramente saltata, ma non gli importava. Nello stesso
istante in cui la ragazza avrebbe varcato la soglia della porta, Severus Piton
avrebbe avuto un discreto numero di maghi in più da cui guardarsi le spalle. A
quanto pareva quel vecchio matto di Silente aveva deciso di morire con stile,
lasciando a chi rimaneva a combattere la battaglia contro Lord Voldemort,
ulteriori puzzle da decifrare.
-Molto bene Albus, accetto la sfida.- |
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Capitolo 18 *** Chapter 18 - The surname ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: sono molto contenta che ti piaccia =D
X LILIUM 33: questo capitolo ho cercato di renderlo meno enigmatico possibile...
ci sono un paio di situazioni vagamente divertenti, spero che i dialoghi rendano
l'idea.
X MIXKY: guarda, per come ho intenzione di far svolgere la storia, sono convinta
che alla fine Severus lo adorerai quasi quanto me XD, prometto grandi sorprese.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 18 – The
surname
Andarsene era stato più
semplice del previsto. Era bastato uscire dalla stanza incriminata e
smaterializzarsi con Eve tra le braccia: ora doveva solamente cercare di non
venire ucciso. Severus Piton aveva deciso di nascondersi assieme ad Eve in un
vecchio casolare mezzo diroccato, situato sulle Pennines. Il mago amava le
Pennines: si trattava di una catena montuosa non troppo alta, spesso confusa con
le colline, che si estendeva dal Peak District, nelle Midland, fino alle Cheviot
Hill sul confine scozzese. Era una regione scarsamente popolata dove i babbani
per sopravvivere allevavano pecore o si dedicavano all’estrazione mineraria,
insomma era un luogo perfetto per nascondersi.
-Prendi questa.- disse Severus chinandosi e porgendo ad Eve una boccetta –Si
tratta dell’antidoto che ti serve...-
La magonò prese la boccetta, la stappò, osservò con attenzione il liquido
argentato al suo interno, poi la bevve.
-La tua recente disavventura ti ha fatto diventare più sospettosa, non è così?-
chiese il mangiamorte sorridendo biecamente da dietro la maschera.
-No, è stato il tuo vano tentativo di leggere i miei pensieri.- rimbeccò Eve
lanciandogli un’occhiataccia.
-Dovevo sapere se potevo fidarmi di te. Dovevo capire...-
-Dovevi semplicemente chiedermi quello che volevi sapere!-
-Questa conversazione non ha senso. Non devo giustificarmi con te.- replicò
arcigno Severus, alzandosi in piedi ed allontandosi di qualche passo dalla
magonò –Da che ti conosco mi hai procurato solo guai!-
-...su questo non posso darti torto.- la voce di Eve si affievolì
improvvisamente. Severus si voltò lentamente e poté vedere gli occhi della
magonò abbassarsi tristemente verso terra.
-Sophie... mia sorella... non avrei mai potuto immaginare che proprio lei
potesse...- lacrime amare scesero lentamente lungo le sue guancie, ma
immediatamente si affrettò per asciugarle con le mani.
-Tua sorella è una persona intelligente, era una Corvonero, sono certo che prima
o poi capirà di stare commettendo degli errori.- rispose Severus -Spero solo non lo faccia troppo tardi.-
-Vorrei solo sapere perché lo ha fatto...-
Un grido ed Eve alzò di scatto lo sguaro su Severus: il mago era ora chino a
terra, sembrava sofferente.
-Che succede?- domandò alzandosi faticosamente –Va tutto bene?-
Il mago non le rispose, bensì sferrò un forte pugno contro il terreno,
maledicendo il mondo intero in latino. Eve raggiunse il mangiamorte e sedette a
fianco a lui, portò una mano al suo colletto e gli slegò il mantello,
lasciandolo cadere a terra.
-Lasciami in pace, sto benissimo!- abbaiò il mago stringendo a sé il braccio
destro.
-Non essere stupido, fammi vedere!- replicò Eve afferrando la mano di Severus e
facendo appello a tutte le sue forze per costringerlo a mostrarle il braccio
–Merlino, come sei infantile!-
Eve arrotolò barbaramente la manica del mago e finalmente riuscì a capire quale
fosse il problema.
-Così è questo che ti provoca dolore? Il tatuaggio da maniaco? Non è che te
l’hanno fatto con un ago infetto?-
-No, razza di stupida!- esclamò furente Severus, liberando il braccio dalla
presa della ragazza e traendolo nuovamente a sé –È il Marchio Nero, lui deve
essere letteralmente furioso!-
-Il Marchio Nero... è questo?- ripeté Eve rimanendo senza parole –So cos’è,
ma... non ricordavo avesse questa forma.-
-Bene, perfetto!- esclamò sarcastico il mangiamorte –...e quindi? Sai anche cosa
significa, vero?-
Eve non rispose ed abbassò lo sguardo: si sentiva così immensamente stupida!
-Te lo spiego io cosa significa!- continuò Severus cercando di reprimere il
dolore che provava –Sono un mangiamorte, un seguace dell’Oscuro Signore. Sono un
uomo malvagio, un assassino, quindi smettila di dire che ho gli occhi buoni,
perché so benissimo che non è così! Io sono un mostro, uccido le persone, lo
capisci!?-
-No, a quanto pare non lo capisco!-
Eve si alzò con fatica ed uscì dal rifugio senza dire altro.
-Dove vai, stupida?- gli urlò dietro Severus –Potremmo essere attaccati da un
momento all’altro!-
Non vedendola tornare, l’ex-professore di pozioni mise da parte il bruciore che
diramava dal suo avambraccio e si alzò in piedi. Uscito dalla casa, trovò Eve a
qualche metro di distanza dalla porta osservare il panorama attorno a lei.
-Torna dentro Vane, qualcuno dalle intenzioni sicuramente poco pacifiche
potrebbe vederti se resti lì.-
-Oh, bene, ora mi chiami persino per cognome.-
-Sei la figlia del ministro.-
-Prima quando mi hai urlato contro in quel modo però non ero la figlia di
nessuno, non è così?-
Il mangiamorte non rispose ed Eve sbuffò: -Esattamente come immaginavo.-
-Ascoltami bene, perché non mi ripeterò.- continuò voltandosi verso il mago ed
incrociando le braccia al petto –Puoi offendermi, puoi urlare, puoi persino
prendermi a schiaffi, ma non potrai mai farmi cambiare idea. Se tu fossi un
mostro assassino non mi avresti mai portata via da là, né mi avresti protetta
dalle cattive intenzioni di Malfoy.-
-Tu non mi conosci.-
-Ti conosco abbastanza per dire che non sei un assassino.- Eve gli si avvicinò e
gli sfilò la maschera d’argento dal viso con dolcezza, ma con voce decisa di chi
non vuole essere interrotta né contraddetta -...e che non devi nasconderti
dietro a questa inutile maschera.-
I due si scambiarono un lungo sguardo, poi Eve superò l’uomo e rientrò in casa.
Il mago rimase fermo, completamente immobile ancora per qualche istante: il
Marchio ancora bruciava, ma sembrava fare meno male dopo aver ascoltato quelle
parole. Severus avrebbe tanto voluto credere ad Eve e convincersi di non essere
un mostro, ma sapeva che non era così. Aveva ucciso il suo unico amico e questo
nulla avrebbe mai potuto cancellarlo, nemmeno le parole gentili che la magonò
aveva nei suoi confronti.
Severus convenne che Eve dovesse allontanarsi immediatamente da lui: ora che la
sua copertura tra i mangiamorte era saltata non vi sarebbe stato posto alcuno in cui sarebbe
stato davvero al sicuro e continuare a scappare portando con sé la ragazza non
avrebbe portato null’altro che guai. Sarebbe rimasto di nuovo solo contro tutti,
ma in questo modo almeno i segreti di Silente sarebbero stati al sicuro.
-Vane?- domandò ad alta voce.
-Sì?- la voce della ragazza lo raggiunse dall’interno della casa.
-Il mio cognome è Piton.-
*
Eve dischiuse gli occhi lentamente: aveva decisamente una bella
emicrania. Cosa era successo? Ricordava solo di aver litigato con Severus, poi
doveva essersi addormentata. Eve si sentiva tre metri sotto terra: portò la mano
alla fronte e sollevandosi dal proprio giaciglio cercò di capire dove fosse
capitata. La stanza in cui si trovava non aveva nulla a che vedere con la
catapecchia sulle Pennines, anche se non sembrava particolarmente ricca. I
mobili erano vecchi ed oltre al letto sul quale era seduta ve ne era un’altro
poco distante. Vi era una libreria e alle pareti diverse bandiere e foto dei
Cannoni di Chudley.
-Ginny, tua madre ha bisogno di te in cucina. Scenderesti non appena hai finito
di fare la doccia?- sentì dire una voce dall’esterno della stanza.
Sempre più confusa, Eve si alzò definitivamente dal letto e si avvicinò alla
cigolante porta, per poi aprirla con circospezione. Si affacciò quindi su un
corridoio dove un uomo dall’aria vagamente trasandata aspettava risposta
accostando il capo ad un’altra porta. Indossava logori abiti babbani dai colori
marroni e grigi, ma non pareva avere un aspetto minaccioso. No, non sembrava un
mangiamorte. Stava ancora domandandosi se fosse prudente o meno domandargli dove
si trovasse, quando questi si accorse della sua presenza. Egli si volse verso di
lei ed i due si scambiarono un lungo sguardo.
-Buon giorno.- le disse l’uomo sorridendo amabilmente –Sono le dieci e trenta di
mattina, se vuoi al piano di sotto ti aspetta una buona colazione.-
Eve non rispose: chi era quell’uomo e per quale motivo si rivolgeva a lei con
tanta gentilezza?
-...anche se forse, prima di scendere in cucina, è il caso che tu indossi
qualcosa.-
A quelle parole Eve abbassò lo sguardo su sé stessa ed ebbe modo di verificare
personalmente che in quel momento indossava solamente la biancheria intima.
Arrossendo terribilmente fece un passo indietro e chiuse la porta di scatto.
Come potuto non accorgersi di essere mezza nuda?! Si sentiva così imbarazzata
che avrebbe voluto scomparire nelle profondità della terra per l’eternità. Chi
diamine l’aveva svestita?!? Severus! Dov’era finito quel manigoldo? Doveva
essere certamente opera sua, voleva certamente vendicarsi per la litigata della
sera prima. Eve si ripromise di fargliela pagare, ma prima urgeva la grande
necessità di trovare qualcosa da mettersi addosso.
|
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Capitolo 19 *** Chapter 19 - Not a good first meeting ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: per sapere dove è finito
Severus dovrai aspettare ancora un po' =D
X MIXKY: *_* me too. Severus è un genio incompreso.
X SNAPPINA: scusa il ritardo... mi sono bloccata a metà capitolo e non sapevo
più come far combaciare tutto. Per fortuna c'è Arthur Weasley! XD
Qualche info in più...
Scusate immensamente il ritardo! Le battute finali con la scuola mi hanno
portato via molto tempo... senza contare che mi ero bloccata a metà capitolo e
sono riuscita a concluderlo solo oggetto. Solo poche parole: SIA BENEDETTO
ARTHUR WEASLEY!
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 19 – Not a good first
meeting
Prendendo
tristemente nota del fatto che nella stanza non vi fosse alcun abito da poter
indossare, Eve fu costretta ad arrangiarsi e a coprirsi con il lenzuolo del
letto. Poi, con passo felpato, tornò ad aprire la porta e ad affacciarsi sul
corridoio: l’uomo gentile non c’era più. Probabilmente, pensò, era sceso al
piano di sotto. Incerta, si avventurò per il corridoio e sbirciò in fondo alla
scalinata che portava direttamente in cucina: dai rumori doveva esserci più di
una persona al piano di sotto. Lentamente iniziò a scendere stando attenta a non
inciampare sul lenzuolo e quando fu arrivata in fondo alla scala, si ritrovò
nella cucina più strana che avesse mai visto. In quella stanza regnava una sorta
di disordine organizzato, con un grande tavolo e molte sedie, segno in quella
casa abitava una famiglia piuttosto numerosa. Fu sorpresa nel vedere che in
realtà il baccano da lei udito era prodotto da un’unica piccola e rotondetta
donna dai capelli rossi, la quale trafficava con fornelli e cibi vari.
-Domando scusa...- si azzardò a proferir parola Eve e subito la donna si voltò
verso di lei.
-Oh cara,
finalmente ti sei svegliata! Cominciavo davvero a temere per la tua salute.
Avvicinati, vieni a mangiare qualcosa e raccontami quel che ti è accaduto,
povera cara.-
Eve rimase a bocca
semidischiusa, incerta e sorpresa, come una statua di sale. Ma dove era
capitata? Poteva essere una poco di buono, ma queste persone la stavano comunque
accogliendo come se fosse di famiglia.
-Non essere così sorpresa, ti trova alla Tana, questa calorosa accoglienza è più
che normale.-
Eveleen guardò alla sua sinistra e si ritrovò nuovamente di fronte l’uomo che
aveva visto poco prima al piano di sopra. I suoi occhi la guardavano gentili,
mentre con un largo sorriso la invitò a sedersi al tavolo. Eve non riuscì a
formulare alcun pensiero sensato: si sentiva così terribilmente in imbarazzo per
quello che era accaduto poco prima!
-Ecco il tuo the.- disse con dolcezza la donna –Come ti senti cara? Per fortuna
Remus la scorsa notte uscendo dalla casa ti ha vista, altrimenti chissà per
quanto altro tempo saresti rimasta là fuori...-
-Non farmi passare per un eroe, Molly. Diciamo che le sono letteralmente
inciampato sopra.- precisò l’uomo, grattandosi il capo imbarazzato.
-Sta di fatto però che se non ci fosse stato lui nessuno ti avrebbe notata prima
di questa mattina.- Molly gli diede una compiaciuta pacca sulla spalla.
Eve allungò la mano verso la tazza e bevve un sorso di the caldo sotto agli
occhi interessati dei presenti.
-Grazie, è davvero squisito.- mormorò incerta, fissando il tavolo.
-Da dove vieni tesoro? Cosa ci facevi da queste parti tutta sola?- la donna,
Molly, si sedette accanto ad Eve –Una giovane come te non dovrebbe girovagare da
sola, specialmente di notte.-
-Non ero sola infatti! Ero con un amico
alto, capelli lunghi, neri, aria sempre imbronciata... lo avete visto?-
-Mi dispiace, ma non abbiamo trovato nessuno oltre a te qui nei dintorni.-
-Cosa?!- esclamò Eve posando con rabbia la tazza sul tavolo: ora era tutto
chiaro! Con che coraggio Severus aveva potuto scaricarla in quel modo, senza
nemmeno salutarla! Doveva averle fatto un incantesimo per dormire, o qualcosa
del genere, altrimenti come era riuscito a trasportarla fino a lì?
-Evidentemente non era un buon amico come credevi o magari gli è accaduto un
imprevisto.- cercò di tranquillizzarla Molly, ma Eve era troppo furiosa. Quello
di Severus era stato un gesto così maleducato! Se mai l’avesse rivisto
gliel’avrebbe fatta pagare eccome! Eve sorseggiò nuovamente il suo the e si
guardò un po’ attorno: lo sguardo le si posò su un orologio dalle molteplici
lancette sulle quali vi erano i volti di ogni membro della famiglia e poi su una
scopa che volteggiava ramazzando magicamente il pavimento. A quanto pareva era
finita in una casa di maghi.
-Non ci hai ancora detto come ti chiami,- domandò Remus –né da dove vieni.-
-Il mio nome è Megan Williams.- rispose con naturalezza, continuando a
sorseggiare il suo the: in fondo non sapeva ancora se poteva fidarsi o meno di
quelle persone –Sono di Londra e lavoro come medimago al San Mungo.-
-Davvero? In che reparto?-
Eve osservò attentamente Remus con la coda dell’occhio: dato il tono con cui
aveva formulato la domanda era chiaro che non era riuscita a convincerlo.
-Si tratta forse di un interrogatorio?- replicò con un leggero cenno di acidità
nel tono di voce e con uno sguardo decisamente penetrante.
-Oh Remus smettila di assillarla!- esclamò Molly dandogli una forte pacca sulla
spalla, per poi avviarsi verso le scale –Ginny?! Vuoi scendere sì o no?-
Remus seguì con lo sguardo la strega fino a quando non fu scomparsa su per le
scale, poi tornò a concentrarsi su Eve.
-Non lo sa che fissare le persone è sintomo di maleducazione?- domandò Eve
infastidita, distogliendo però chi occhi dal mago.
-Semplicemente trovo molto interessante e divertente vederela recitare. Direi
che è piuttosto brava e con la risposta pronta,- sorrise Remus con aria
soddisfatta –non è vero signorina Vane?-
*
Arthur Weasley si materializzò di fronte la porta di casa: che razza di
giornata, al ministero sembravano tutti impazziti! Effettivamente correvano
tempi piuttosto difficili per tutti, prima sparisce la figlia del ministro, poi
Hogwarts si accinge a chiudere... cos’altro poteva capitare ancora? Il mago
cercò le chiavi di casa nella tasca posteriore dei pantaloni e quando le trovò
non ci pensò due volte a infilarle nella serratura e ad entrare in casa. Un
bagno caldo ed una fetta della torta di mele che Molly aveva cucinato la sera
precedente, ecco cosa gli serviva. Iniziando a rilassarsi, posò la propria
valigetta e si levò il cappello a punta, posandolo su un vecchio mobile situato
alla sua destra. Vi era un buon odore in casa: Molly doveva aver appena fatto il
the. Attirato dall’aroma varcò la porta alla propria sinistra ed entrò in
cucina.
-MERLINO!- esclamò Arthur Weasley portando le mani ai capelli –Cosa sta
succedendo?-
Remus ed una donna semi svestita erano in piedi, ognuno ad un lato del tavolo.
Il lupo mannaro puntava contro di essa la bacchetta, mentre con aria poco
amichevole le mostrava una piccola boccetta. L’inaspettato arrivo del signor
Weasley li fece sussultare entrambi.
-Remus, mi
sorprendi. Credevo che le cose tra te e Tonks andassero benissimo ed ora ti
soprendo qui con questa... questa...- continuò Arthur avvicinandosi all’amico,
poi spostò lo sguardo sulla donna e rimase letteralmente a bocca aperta
–Signorina Vane!?-
-Signor Weasley?- replicò questa sbigottita: Eve aveva avuto il piacere di fare
la conoscenza di Arthur Weasley molti anni prima, in quanto era amico del padre
e qualche volta veniva a fargli visita a casa Vane. Immediatamente tornò a
sedersi, si protese verso il pavimento, raccolse il lenzuolo e si coprì: quando
quell’uomo l’aveva riconosciuta e le aveva puntato contro la bacchetta era
istintivamente schizzata in piedi non curandosi del proprio abbigliamento.
-Abbassa immediatamente quella bacchetta, Remus.-
-Arthur, è stata rilasciata in prossimita della Tana, potrebbe essere vittima
della maledizione imperius.- replicò il mago, continuando a tenere la giovane
donna sotto mira –Stavo cercando di farle bere del veritaseum.-
-Potrei scendere a
patti.- incalzò Eve –Berrò quella pozione se la bevi anche tu.-
-Non credo sia il caso.- cercò di mediare Arthur.
-No, non è un problema. Suppongo sia giusto ed equo.- rispose Remus –Va bene,
berrò il veritaseum, ma Arthur dovrà rimanere e controllare che...-
-...cosa? Che io non tenti di aggredirti? Siamo un po’... codardi?-
Remus ignorò le parole della donna, si avvicinò ad uno scaffale, prese due
bicchieri e tornò a posarli sul tavolo. Al loro interno versò la stessa quantità
di pozione, poi fece scivolare lentamente uno dei bicchieri verso Eve.
-Prima le signore.-
disse.
-Non sono una signora. Considerami una compagna di bevute.- rispose afferrando
il bicchiere –Se proprio dobbiamo, berremo questa roba insieme.-
-Trovo tutto ciò
estremamente ridicolo.- mormorò il signor Weasley tra sé e sé, mentre osservava
i due contendenti svuotare i bicchieri.
-Bene. Ora dimmi:
sei una mangiamorte?- iniziò Remus.
-Vedi forse un marchio nero sul mio braccio?- incalzò Eve –No, non lo sono.-
-Perchè sei stata
liberata?-
Eve dovette
riflettere qualche istante: perchè Severus l’aveva liberata?
-Non ne ho idea.-
rispose sinceramente.
-Sei vittima
dell’imperius?-
-No.-
-Hai incontrato il
Signore Oscuro?- domandò Arthur Weasley.
-Sì, l’ho
incontrato due volte.-
-Perchè?- ripese
parola Remus.
-Voleva il mio
aiuto.-
-Che genere di
aiuto?-
-Veleni, suppongo,
ma mi sono rifiutata.
-...e lui?-
-Diciamo che non
l’ha presa molto bene.-
Remus ed Arthur si scambiarono un lungo sguardo in silenzio.
-Avete già
terminato l’interrogatorio?- domandò Eve.
-Penso di sì, per
ora. Tu invece, hai qualche domanda?- rispose Arthur.
-Sì, una.- disse
Eve volgendosi verso Remus –Mi fido del signor Weasley, so che non siete
mangiamorte, ma c’è comunque una cosa che vorrei sapere da te: alla luce di
quello che sai, pensi ancora che io sia una poco di buono?-
-Penso che tu stia molto meglio senza quel lenzuolo addosso.-
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 - Severus' plan ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: Remus non è un pervertito...
ogni uomo sotto sotto lo è! Remus il quel momento ha parlato in quel modo solo
perchè era sotto effetto del veritaseum, altrimenti non avrebbe mai fatto un
commento del genere! Lui è un lupacchiotto troppo tenero e dolce per certe cose!
XD
X LCasssieP: Oh
bè, non saprei *cerca di far finta di nulla*, tu con chi preferiresti vedere
Eve, con Severus o con Remus?
X SNAPPINA: eh, purtroppo Pitty sarà molto presente da adesso in poi. Dico
purtroppo perchè dovrà affrontare un bel po' di guai.
X MIXKY: Eh anche Remus è umano XD
Qualche info in più...
Urca... ancora una volta in ritardo mostruoso...
Anche questo capitolo non è stato molto semplice da scrivere, più volte mi sono
bloccata, però ora spero di essere uscita da questo tunnel tortuoso e di
riuscire a postare i capitoli più velocemente. Mille scuse!
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 20 –
Severus’ plan
Una leggera patina di sudore apparve sulla sua fronte: l’opprimente
caldo aveva intenzione di continuare a far parlare di sì, nonostante di lì a
breve Settembre lo avrebbe spodestato. La ghiaiosa spiaggia di Brighton
pullulava di babbani in costume. In un qualche strano e altrettanto fastidioso
modo, agli occhi di Severus Piton i volti di quei babbani erano familiari. Se ne
stava indisparte, facendo scorrere lo sguardo sulla folla, controllando che non
vi fossero movimenti anomali: ormai fin troppi maghi lo volevano morto per non
essere perennemente all’erta. Per certi aspetti i luoghi affollati erano i
migliori: nessun membro dell’ordine o mago del ministero avrebbe agito d’azzardo
in mezzo a tutti quei babbani. Il vero problema riguardava i mangiamorte: ormai
il loro potere era vasto, non era del tutto sicuro che si sarebbero astenuti dal
provocare una strage di babbani nel qual caso lo avessero individuato. Aveva
bisogno di un po’ di tempo per pensare e per decidere quale sarebbe stata la
prossima strategia da portare a termine. Senza dubbio non sarebbe rimasto con le
mani in mano: nascondersi in mezzo ai babbani non era la fine che desiderava.
Doveva trovare un modo per opporsi efficacemente all’Oscuro: ma come?
Severus Piton si massaggiò il braccio nervosamente. Il Machio Nero sembrava non
avere la benché minima intenzione di smettere di bruciare. Fu allora che ricordò
il Voto Infrangibile e si maledisse per essere stato così avventato. In un modo
o nell’altro doveva recuperare Draco e tenerlo assolutamente fuori dai guai o
sarebbe morto rendendo così vano il sacrificio di Silente. Era terribilmente
irritante come il defunto preside riuscisse ad essere così intollerabile anche
nella morte: Severus si sentiva letteralmente beffato. Pareva tutto predisposto
e creato per lui, appositamente per farlo impazzire. Un sadico gioco, ecco cosa
sembrava!
L’ex professore si passò una mano fra i capelli accaldato, poi si chinò e si
sedette sui ciottoli. Pensò a lungo ad un modo non troppo mortale di avvicinare
Draco, ma l’unica possibilità che gli venne in mente era a dir poco pericolosa.
In fondo, cosa gli restava? Tentare o non tentare non cambiava nulla, la sua
dipartita sembrava molto probabile in entrambi i casi.
Non si era pentito di aver ridato la libertà ad Eve: non poteva fare a meno di
pensare che far saltare la propria copertura fosse la cosa migliore. Ora le
carte erano in tavola, non doveva più ubbidire agli sporchi ordini dell’Oscuro
né la sua bacchetta avrebbe più sprigionato un lampo di luce verde.
*
Eve fece scorrere la zip dei jeans e si sistemò addosso la
maglietta: sembrava incredibile come i vestiti di Ginevra, la figlia di Arthur,
potessero stargli a pennello nonostante la magonò fosse discretamente più alta.
-Non vorrei approfittare troppo della tua gentilezza, ma potresti prestarmi
anche un elastico?- domandò Eveleen iniziando a raccogliere i capelli in una
coda –Questo caldo mi sta uccidendo.-
-Certamente.- rispose Ginny avvicinandosi al comodino e cominciando a cercare
all’interno di uno dei cassetti –Fai come se fossi a casa tua. Dopotutto è il
miniomo, dopo tutto quello che hai passato.-
Eve non rispose, ma accettò volentieri l’elastico color blu pervinca e si legò i
lunghi capelli corvini in una coda alta. L’idea di essere di nuovo libera non la
rendeva felice. Era strano... sapeva di doverlo essere, ma invece provava una
insensata sensazione di vuoto. Sua sorella l’aveva tradita per una ragione a lei
ignota e l’aveva consegnata a Lord Voldemort in persona. Perchè? Da cosa poteva
scaturire tanto odio? Certo, crescendo i loro rapporti erano andati peggiorando,
ma mai in qualcosa di seriamente preoccupante! Che cosa doveva fare? Raccontarlo
ai suoi genitori sarebbe stato come strappar loro il cuore, legarlo ad una
pietra e gettarlo nel Tamigi.
-Ho forse detto qualcosa di sbagliato?- domandò Ginny scorgendole in viso
un’espressione triste.
-No... affatto.- rispose Eve cercando di sorridere –Semplicemente negli ultimi
giorni mi sono successe tante di quelle cose che... non ti preoccupare, sto
bene. Scendiamo?-
*
Mezzogiorno in punto, il sole d’Agosto batteva caldo sulle teste
dei passanti e Severus Piton stava appostato in un vicolo nei pressi del Paiolo
Magico, in silenziosa attesa. Il piano era semplice, ma non per questo poco
pericoloso. Da quando l’Oscuro era tornato, il ministero della magia impediva a
chiunque di materializzarsi a Diagon Alley o a Notturn Alley, costringendo maghi
e streghe ad attraversare il Paiolo Magico. Severus non aveva dubbi sul fatto
che all’interno dovessero trovarsi molti auror, ma non vi era altro modo per
raggiungere Notturn Alley. Il suo obiettivo? Il caro vecchio Sinister
ovviamente. Da quel che ricordava il mago era in ottimi rapporti, nonché socio
in affari, con Lucius Malfoy: proprio ciò che gli serviva per portare a termine
il suo piano.
L’ex professore si sistemò la maschera sul viso ed il cappuccio nero.
-Si va in scena.-
*
Arthur Weasley trovava dannatamente esilarante il modo in cui Remus
tentava di rivolgersi ad Eve o anche solo di incrociarne lo sguardo: sicuramente
il lupo mannaro non avrebbe dimenticato tanto presto la sua esperienza con il
siero della verità. La figlia del ministro invece non sembrava avere problemi di
sorta al riguardo, bensì il contrario. Arthur era certo che il suo continuo
rivolgersi a Remus fosse solo per imbarazzarlo ulteriormente e divertirsi alle
spalle del mago.
-Mezzogiorno è passato da tempo ormai, credo sia giunto il momento di riportarti
da tuo padre.- disse il Signor Weasley alzandosi in piedi –Dammi solo un
momento, Eveleen, devo solo prendere il cappello.-
Ora Eveleen e Remus erano rimasti soli nel salotto di casa Weasley, uno seduto
su una sgangherata poltroncina e l’altra su un logoro divano. Eve non si sentiva
del tutto pronto ad affrontare la sua famiglia, in particolar modo sua sorella.
Non sapeva ancora cosa fare: l’idea di denunciare Sophie alle autorità la
spaventava in quanto avrebbe spezzato il cuore ai suoi genitori. Conoscendo suo
padre, Eve poteva prevedere la sua reazione e non prevedeva nulla di buono.
-Sembri preoccupata,- disse Remus –eppure dovresti essere felice, stai per
tornare a casa.-
-Non è semplice come sembra...- rispose Eveleen scuotendo il capo –Sono successe
troppe cose negli ultimi giorni.-
-Andrà tutto bene, vedrai.-
A quelle parole Eve alzò gli occhi ed i due si scambiarono un lungo ed intenso
sguardo. Non sapeva spiegare il motivo, ma Remus riusciva a darle sicurezza.
-Eccomi, sono pronto!- esclamò Arthur Weasley tornando in scena con un cappello
da mago blu notte in testa –Se per favore Eveleen vuoi seguirmi al camino...-
Remus e Eveleen si alzarono da dove erano seduti e seguirono il signor Weasley
sino al camino, dove il mago aveva già preparato la polvere volante.
-Adremo al ministero, nonostante l’ora Theodore dovrebbe essere ancora in
ufficio. Da quando sei sparita non è riuscito a darsi pace.-
Eve non rispose: il respiro le morì in gola per qualche secondo. La magonò
voleva molto bene al padre e saperlo così in pena per lei le faceva tremare i
polsi. L’ultima volta che lo aveva visto prima del rapimento avevano avuto
un’accesa discussione riguardante la sicurezza. Suo padre voleva che lei
accettasse una scorta di auror, ma lei si era opposta con tutte le sue forze.
-Sai come si usa la polvere volante, vero?- continuò Arthur.
-Sì, l’ho utilizzata molte volte.-
-Bene, non ti dispiace se ti precedo? Credo sia il caso di preparare i presenti
al tuo arrivo, in fondo pensano che tu sia ancora in mano ai mangiamorte.-
-Prego, faccia pure.-
-Ottimo.- Arthur Weasley entrò nel grande camino di casa –Ministero della
magia!-
Una vasta fiamma lo avvolse e l’uomo svanì nel nulla, lasciando Eve a fissare il
vuoto.
-Remus?- balbettò la giovane.
-Sì?-
-Qual’è il tuo cognome?- domandò Eveleen entrando nel camino.
-Lupin. Perchè me lo hai chiesto?-
La magonò lasciò cadere la polvere volante pronunciando il nome della sua meta,
poi sorridendo svanì tra le fiamme lasciando Remus Lupin solo e confuso.
|
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Capitolo 21 *** Chapter 21 - Troubles ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: Non penso che Eve riuscirà a
stare lontana dai guai a lungo...
X SNAPPINA: huahuahua più il lettore si agita meglio è, a mio parere. Se no poi
la storia risulta noiosa! Concludere i capitoli in modo inquietante è così
sadicamente divertente! XD
X MIXKY: ...e la cosa bella è che oltre a questo ho già scritto altri due
capitoli nel giro di poche orette! =D
Qualche info in più...
Ho sentito che un signor hacker ha trafugato l'ultimo capitolo. Spero che quel
che ho sentito al riguardo non sia vero... SEV é ASSOLUTAMENTE BUONOOOO! Severus
è innocente, non è un assassino.
Anche se la Rowling scriverà il contrario, per me sarà sempre un potero patato
incompreso XD.
Stavo inoltre
pensando, visto che ho già preparato altri capitoli, di decidere un giorno in
cui mettere online la storia ogni settimana. Avete preferenze?
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 21 – Troubles
Le era capitato più di una volta di dover andare al ministero, ma
era decisamente qualche annetto che non vi metteva piede. Riapparse in una sala
d’attesa dai muri color crema a lei familiare. Era vuota, probabilmente perchè a
quell’ora gran parte degli uffici erano chiusi, fatta eccezione per un
sorridente signor Weasley che le porgeva la mano per aiutarla ad uscire dal
camino.
-Grazie.- disse la giovane guardandosi attorno –Com’è strano tornare qui a
distanza di anni. L’ultima volta fu quando...-
Eve s’interruppe ed abbassò lo sguardo suscitando la preoccupazione del signor
Weasley.
-Tutto bene?- domandò il mago posandole una mano sulla spalla.
-Sì, mi dispiace, non era mia intenzione preoccuparla. Si tratta semplicemente
di...-
-Credo di poter capire.-
-Eh?-
-Intendo dire che forse ho inteso a cosa ti riferisci. Lavoro qui, c’ero anche
io quel giorno. Le urla di Caramel hanno risuonato per tutto il ministero.-
-Già, quell’infame di Caramel... spero per lui che non mi capiti mai a tiro.-
Arthur Weasley rise di cuore: -Non sei l’unica a pensarla così.-
I due attravesarono la sala d’attesa ed imboccarono un lungo corridoio. In
quell’intricato groviglio di stante Eve non riusciva a ricordare con esattezza
dove si trovasse il Dipartimento Istruzione dove suo padre lavorava, ma
probabilmente non era lì che stavano andando. Dopo qualche minuto il signor
Weasley si fermò di fronte una porta la quale portava una targa con inciso
“ufficio dislocazione auror” e sotto, più in piccolo, vari punti come
“dipartimento indagini”.
-Tutto ciò è inconcepibile!- urlò una voce all’interno.
Eveleen conosceva fin troppo bene quella voce. Era la voce di un uomo buono, di
qualcuno che per anni aveva fatto di tutto per renderla felice: suo padre.
-Forse è meglio se entro prima io e...- iniziò il signor Weasley, ma era già
troppo tardi: la mano di Eve era già sulla maniglia della porta.
Bussare? No, non era affatto il momento per sfoggiare la buona educazione.
Spalancò la porta con forza ed avanzo di qualche passo all’interno della stanza.
Suo padre era lì, con i pugni piantati su una scrivania, dove seduto su una
poltrona all’altro capo un addetto del ministero era decisamente confuso ed
incapace di proferir parola. Le ciglia aggrottate, il paffuto volto contorto,
gli ispidi baffi scomposti ed il brusco tono di voce facevano bene intendere che
Theodore Vane era terribilmente irritato. Esattamente come era sua abitudine
indossava giacca e cravatta babbani dai tenui colori pastello.
-...ed ora? Che diavolo succede, non si usa più bussare?!- sbraitò il mago
volgendo lo sguardo verso la porta ed immediatamente si zittì sbiancando in
viso. Quei capelli, quegli occhi... no, stava sicuramente sognando, non poteva
trattarsi di sua figlia. Un’enorme sorriso si dipense sul volto della magonò.
-Papà!- esclamò correndogli incontro e gettandogli le braccia al collo.
-Eveleen...- mormorò il signor Vane ancora incredulo, immobile come una statua.
-Mi dispiace. Davvero, mi dispiace tantissimo!- continuò la ragazza, mentre il
padre le posava le mani sulle spalle e la allontanava leggermente da sé per
osservarla meglio.
-Merlino, sei tu!- esclamò stringendola forte a sé e scoppiando a piangere a
dirotto.
*
Severus Piton doveva ammetterlo: la sua non era stata una buona
idea. All’interno del Paiolo Magico si era dovuto scontrare con quattro auror e
le cose non si erano messe molto bene. Era riuscito a pietrificarne due
facilmente, un’altro era riuscito a disarmarlo non prima però di aver incassato
un brutto incantesimo bombarda, per poi sistemarlo definitivamente con una
tarantallegra. Per quanto riguardava l’ultimo auror era riuscito a metterlo al
tappeto con non troppa fatica assestando un ottimo sectusempra che lo fece
crollare a terra con il volto sanguinante. I soliti trucchetti da giovane mago
in vena di scherzi, nulla di serio, ma era bastato per impaurire il barista e a
farlo fuggire. Severus sapeva per certo che non aveva rimasto molto tempo prima
di ritrovarsi nei guai seri: in tempi brevi il ministero sarebbe stato avvertito
ed avrebbe mandato uno squadrone di auror a fargli la pelle. Non ci pensò due
volte ad entrare nel vicolo d’ingresso di Notturn Alley con passo più che
spedito, nonostante il ginocchio ancora duolesse per quel bombarda andato a
segno. Egli si introdusse nel negozio di Sinister con la grazia che si conviene
ad un mangiamorte: mise piede all’interno del locale e segnalò la sua presenza
facendo saltare in aria il primo oggetto che vide.
-Hey, che giochi sono questi? I patti mi sembravano chiari: io vi offro le
informazioni che volete e voi in cambio lasciate in pace me e il mio negozio!-
sbottò Sinister adirato, ma subito Severus lo fece tralire facendo saltare in
aria un antico portagioie sul bancone proprio di fronte a lui.
-Ho un messaggio per tu-sai-chi.-
-Ti stai rivolgendo alla persona sbagliata. Perchè non ne parli direttamente con
lui, sei o non sei uno dei suoi seguaci?-
-No, al momento direi proprio di no.- rispose Severus sfilandosi la maschera
d’argento.
-Oh, ora capisco. Piton... sì, ho sentito qualcosa riguardo al tuo tradimento.-
-Tradimento o no, ho un messaggio per l’Oscuro e tu glielo farai avere.- sbottò
in tono decisamente poco amichevole l’exprofessore, puntando la bacchetta contro
Sinister –Non ho tempo per ripetermi, quindi ascolta bene. Voglio proporgli uno
scambio: il giovane Draco per lui-sa-cosa.
-Draco Malfoy? Quel ragazzino pisciasotto? Perchè ti interessa?- azzardò
Sinister.
Severus non rispose, si rimise la maschera e si affrettò verso l’uscita.
*
-Il mio caro amico Remus Lupin ha trovato sua figlia svenuta, poco
distante dall’ingresso della mia abitazione, la scorsa notte. Ho preferito non
indagare a fondo nella faccenda per permettere ad Eveleen di tranquillizzarsi a
sufficienza dopo la sua terribile avventura, ma forse ora che tutto è a posto
potrebbe spiegarci come sono andate le cose.-
Arthur Weasley, Theodore Vane, Eveleen si erano accostati alla scrivania e
accomodati su morbide poltroncine color lavanda di fronte a Geoffrey Freeman, il
responsabile del Ufficio Dislocazione Auror. Quest’ultimo aveva fatto apparire
magicamente di fronte a sé un vassoio con un numero di tazze di the uguale a
quello dei presenti senza dimenticare biscotti a volontà: prevedeva un lungo
pomeriggio di fronte a sé e visto che era ormai ora di pranzo doveva almeno
tentare di placare la fame con qualche stuzzichino.
-Te la senti di raccontarci tutto, tesoro?- domandò il signor Vane rivolto alla
figlia con apprensione la quale annuì.
-Un tempo un buon amico mi disse che i problemi è meglio affrontarli subito a
testa alta.- rispose la magonò –Anche perchè purtroppo sono convinta che per me
e la mia famiglia i guai non siano finiti ed immagino sarete anche voi del mio
avviso, quando vi spiegherò alcuni importanti fatti.-
Eveleen s’interruppe per qualche istante, domandandosi se fosse il caso di
rivelare subito il ruolo della sorella Sophie nella storia.
-In primo luogo, non sono stata liberata dai mangiamorte: sono scappata. O
meglio, sono stata aiutata a fuggire.- continuò allungando la mano verso un
biscotto.
-Cosa?- esclamarono gli altri tre in coro, quasi come se l’avessero programmato.
Eve rimase con la mano a mezz’aria per qualche istante, poi afferrò il biscotto
e lo portò a sé.
-Non fu una situazione facile: fui messa alla prova ed in parte fallii. Fui
avvelenata. Voldemort voleva uccidermi.-
I tre maghi rabbrividirono al solo sentir pronunciare il nome dell’Oscuro
Signore ed Eve si ripromise di evitare di farlo in seguito.
-Non quali pensieri avesse su di me, ma sta di fatto che infine cambiò idea.
Voleva che diventassi una sua serva, voleva marchiarmi.- Eve morse il biscotto
approffittandone per fare una piccola pausa. Fu una cattiva idea, suo padre era
già uscito di senno, incapace di accettare che sua figlia fosse stata marchiata
e diventata una mangiamorte.
-Prima di iniziare ad inveire contro il mondo intero, vorresti almeno lasciarmi
finire?- esclamò la magonò corrugando la fronte –Papà, rilassati, non sono stata
marchiata!-
-Ah no?-
-No, mi hanno aiutata a fuggire prima che ciò potesse avvenire.-
-Chi è stato? Davvero c’è un traditore tra i mangiamorte?- domandò il signor
Freeman con aria piuttosto interessata: probabilmente sperava di utilizzare
questa informazione a vantaggio suo e della lotta contro l’Oscuro.
-Non è un traditore.- rispose acida Eve –Sono convinta che non sia mai stato
davvero un servitore di voi-sapete-chi! Senza contare che...-
Un uomo irruppe nella stanza interrompendo l’accesa discussione sul nascere.
-Mi scusi signor Freeman, ma abbiamo un serio problema a Diagon Alley.-
-Parli liberamente senza preoccuparsi dei miei ospiti Jhonson, se davvero è
grave come dice, ogni secondo è di vitale importanza.-
-Al momento è in corso un attacco di mangiamorte a Diagon Alley. Una squadra di
Auror è già sul posto in soccorso a quella di pattuglia al Paiolo Magico.
Un’altra arriverà sul posto nel giro di pochi minuti.-
-Maledizione! Quanti sono questa volta? Quindici? Venti?-
-No signore... solo uno.-
-UNO!?- Geoffrey Freeman afferrò con forza il fermacarte più vicino e lo lanciò
contro al povero Jhonson, il quale schivò per un soffio –Un tale impiego di
forze per un solo mangiamorte? SIETE IMPAZZITI?-
-...ma signore, si tratta di Piton!-
-Piton?! Maledetto infame bastardo, cosa ci fa da solo a Diagon Alley? Deve
esserci sicuramente sotto qualcosa. Jhonson prepara una quadra, voglio andare
sul posto a verificare cosa diavolo sta succedendo!-
-Ha detto Piton? Severus Piton?- chiese confusa Eveleen.
-Sì, proprio lui, magari è la volta buona che lo becchiamo, quel cane!- |
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Capitolo 22 *** Chapter 22 - The one who murder friends ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: da come vedrai dall'incipit
del capitolo non credo proprio che Eve starà zitta XD
X SNAPPINA: per sapere cos'è il "lui-sa-cosa" ci vorrà ancora un po'... ma ormai
mi conosci e sai benissimo che non si può trattare di niente di diverso se non
di qualcosa che farà sclerare i lettori mentre io seduta davanti allo schermo
del mio pc riderò sadica e malvagia XD
X MIXKY: .tenterò di essere sempre così rapida =)
X PACCY: mi mancavano le tue recensioni
chilometriche
Prima che esca HP7...
Non sono qui per fare spoiler, anche se mi sono arrivate le scansioni
dell'ultimo capitolo in inglese (la Rowling ha confermato che si tratta del
libro originale) e le ho lette. Sì capisce veramente poco di quello che accade
nel libro, perchè si tratta di un epilogo. Non ho capito chi muore, ma ho potuto
constatare che alcuni personaggi non sono morti.
Per quel poco che ho letto posso ritenermi soddisfatta :)
Ad ogni modo non era del settimo libro che volevo parlare. Volevo solo dire che,
non appena uscirà, cercherò di averlo tra le mani il prima possibile per poter
amalgamare almeno in piccola parte il finale di questa fanfiction con il finale
originale del settimo libro. Perchè? Perchè quel che ho letto nell'epilogo mi dà
molti spunti per un sequel di "non sono un assassino" e da come ho intenzione di
far finire la fancition, sono convinta che anche voi vorrete sapere.
Posso solo promettervi molte, molte, molte, molte, molte risate e soprattutto
ancora guai per il nostro mangiamorte pentito preferito XD
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 22 – The one who murder friends
-Mi faccia il favore di moderare il tono quando parla di Severus ed
eviti, di grazia, di affibbiargli epiteti che non merita!- sbottò Eve portando
le mani ai fianchi ed alzandosi in piedi.
-Vane cerchi di controllare di più sua figlia, non ho tempo di stare qui a
discutere con una ragazzina: devo andare a Diagon Alley.- replicò Freeman
avvicinandosi alla porta –Jhonson, seguimi. Questa volta lo prenderemo, ne sono
certo!-
-Lei è matto!- gli urlò dietro Eveleen, ma l’auror la ignorò ed
accompagnato dall’assistente uscì di scena sbattendo la porta –Qui l’infame
bastardo non è Severus, è lei!-
-Eveleen, modera immediatamente i termini! Sei impazzita, lo sai
con chi stavi parlando?- esclamò Theodore Vane alzandosi dalla propria
poltroncina ed avvicinandosi alla figlia.
-Sì, con un perfetto idiota!-
-Eveleen, per farvore, cerca di calmarti e ti prego di rispondere alla mia
domanda: tu conosci Piton?-
-Se lo conosco? Se non fosse stato per lui adesso... adesso io...-
Eve si prese la testa fra le mani e si lasciò cadere nuovamente sulla
poltroncina color lavanda. Se non fosse stato per Severus a quell’ora sarebbe
stata già marchiata o in fin di vita, ancora sotto effetto del veleno. Se
Severus non fosse intervenuto in tempo probabilmente Lucius Malfoy sarebbe
andato fino in fondo e lei sarebbe ancora tra le mani dei mangiamorte.
Il signor Vane si inginocchiò a fianco della figlia e vedendola con
lo sguardo fisso per terra le domandò: -Eveleen cara, ti senti bene?-
-No papà, non mi sento per niente bene. Severus mi ha salvato la
vita, capisci? È stato lui a portarmi via dalla mia prigione. Per aiutarmi ha
rischiato la vita e tuttora è in pericolo: ha tradito lord Voldemort, tutti i
suoi mangiamorte gli staranno alle costole fino a quando non lo avranno
eliminato. Poteva non aiutarmi, ma l’ha fatto. Io ero là, stavo morendo
avvelenata dalla pozione che Voldemort mi aveva costretta a bere con l’inganno,
ma poi è arrivato lui in mio soccorso. È stato lui ha portarmi di fronte a casa
Weasley!-
-Ora mi spiego come mai ti abbiamo trovata a pochi metri da casa, ma non posso
credere a quello che dici. Deve esserci qualcosa sotto, quell’uomo è un
assassino. Deve pagare per quello che ha fatto.- replicò con basso, ma deciso
tono di voce il signor Weasley.
-Severus non è un assassino! I suoi occhi sono buoni, mi ha aiutata, non può
essere un assassino!-
-Eve, tesoro, - le parole calme del padre raggiunsero la figlia –ha ucciso
Albus...-
-Cosa?-
Eveleen si voltò verso il padre, ma l’espressione del suo viso era cupa e seria.
Portò gli occhi su Arthur Weasley, il quale annuì lievemente con il capo. No,
non era possibile. Doveva esserci un errore.
-Deve trattarsi di un caso di omonimia. Sì, deve essere così.- disse confusa.
-Quante persone esistono al mondo di nome Severus? Senza contare
che Piton non è un cognome comune tra le famiglie di maghi.-
Il ragionamento del signor Weasley era impeccabile, ma comunque
Eveleen non voleva crederci.
-Severus Piton non è un assassino. Pensatela come vi pare, ma non è
un assassino. Non ha ucciso Albus Silente, no, non può essere stato lui. Non ci
sono le prove.-
-Ci sono eccome. Harry Potter era presente.-
-Oh, sì, il grande e famoso Harry Potter!- Eve scattò nuovamente in
piedi, urlando in preda alla rabbia più pura –Qualsiasi idiozia esca dalla bocca
di quel ragazzino è oro colato, non è così? No, io non credo alle parole di un
bambinetto con la sindrome dell’eroe. Severus Piton non è un assassino!-
Uno schiaffo. Il primo che Eveleen avesse mai ricevuto in vita sua
suo padre. Immediatamente lacrime amare iniziarono a rigarle il volto, ma non
per il dolore fisico: il suo era un male interiore. Eve lo guardò: era
decisamente in collera, lo poteva capire dalle sopracciglia aggrottate.
-No Eveleen, non infangare la memoria di un grande uomo come Albus
Silente parlando in questo modo. Anche lui si fidava di Piton e guarda com’è
finita: è stato ucciso da colui che reputava un amico.- disse guardandola torvo
–Non so perchè ti abbia aiutata, ma non potrò mai perdonarlo per quello che ha
fatto. Albus era molto più di un amico per me, lo sai bene. Ci ha aiutato nei
momenti di maggiore difficoltà ed ora tu lo tradisci così?-
-Anche io gli volevo bene e non l’ho tradito mai. Tu invece sì: a
causa di una tua decisione Hogwarts chiuderà. Chi è il migliore tra di noi?-
Vi fu qualche istante di silenzio, poi Theodore Vane si abbandonò ad un sospiro.
In effetti Eve aveva ragione: lui per primo aveva tradito la fiducia di Silente
accettando le condizioni dei mangiamorte, ma non se la sentiva di far rischiare
ancora una volta la vita ai suoi cari.
-Tutto mi sarei aspettata da te, meno che questo. Credevo che mio padre fosse
coraggioso, invece non è così. Non c’è nulla che tu possa fare per tenere al
sicuro la tua famiglia al momento, aprire o chiudere Hogwarts non fa
differenza.- aggiunse Eveleen avvicinandosi all’uscita.
-Non uscire da quella porta. Ti impedisco di fare qualsiasi
movimento senza la dovuta scorta!-
-Calmati Theodore, forse dovreste...- cercò di calmare la
situazione Arthur Weasley, ma fu subito interrotto da Eve.
-Non si preoccupi signor Weasley, davvero, non è necessario. Sono abbastanza
grande per decidere da sola cosa è giusto per me, quindi credo che non tornerò a
casa. Almeno, non oggi.-
Eveleen Vane uscì dalla stanza con passo spedito: non poteva ancora tornare a
casa. Farlo avrebbe significato denunciare sua sorella Sophie alle autorità, ma
non era ancora il momento. Voleva prima capire il perchè delle sue azioni e
cercare di trovare una soluzione migliore della carcerazione. Nel frattempo era
necessario trovare un posto in cui nascondersi dai mangiamorte. Ve ne era uno
solo abbastanza sicuro e per arrivarci, avrebbe avuto bisogno di una mano.
*
-No, decisamente questo non è stato un piano geniale.- mormorò tra
sé e sé Severus Piton schivando per un pelo un potente incantesimo di attacco.
Doveva pensare in fretta ad una via di fuga o ben presto le cose si sarebbero
fatte di più difficili con l’arrivo di nuove squadre di auror. Apparentemente
l’unica via era attraverso il Paiolo Magico: peccato che fosse zeppo di auror e
maghi del ministero in quel momento.
Severus fece saltare la vetrina di un negozio di calderoni con un bombarda ben
piazzato e si avventurò all’interno dello stabile, almeno per tentare di trovare
un campo di battaglia a lui più congeniale: in fondo se proprio doveva essere
arrestato o peggio morire, almeno doveva farlo con stile. Cercando di ignorare
il dolore al ginocchio, salì velocemente i gradini che lo separavano dal piano
superiore del negozio. Si ritrovò in quello che pareva il magazzino. Si guardò
attorno: niente finestre, maledizione. A questo punto doveva per forza...
-Stupeficium!-
-Che diamine...?-
Severus si voltò di scatto e con un abile colpo di bacchetta si
protesse dallo schiantesimo con un ottimo protego non verbale.
-Oh, Potter, dovevo immaginare fossi tu. Ancora non ce la caviamo
bene con gli incantesimi non verbali eh?- ghignò l’exprofessore di pozioni
–Granger, potresti almeno tentare di insegnargli qualcosa, o forse preferisci
pretare le tue attenzioni al qui presente signor Weasley?-
-Sta zitto Piton, non è certo per ascoltare tuoi monologhi che
siamo qui.- replicò freddo il giovane ragazzo sopravvisuto, tenendo sotto tiro
il mangiamorte –Ora pagherai per quello che hai fatto a Silente!-
-Lui si fidava di lei, era suo amico! Come ha potuto tradirlo
così!?- intervenne Hermione.
-Non è mia intenzione discutere di questo con lei signorina Granger. Anzi,
cerchiamo di concludere entro breve, fatti sotto Potter: prima ti mando al
tappeto te ed i tuoi amici, prima posso andarmene da qui... leviocorpus!-
-Maledizione!- gemette Ron, mentre una forza invisibile lo afferrava per una
caviglia e lo sollevava da terra facendolo levitare.
-Liberacorpus!- ribatté Hermione e Ron capitombolò
dolorosamente a terra –A che gioco sta giocando? La smetta di prenderci in giro
perchè se ne pentirà!-
-Reducto!- pronuncio Harry ed un calderone alla destra di
Piton esplose, rivelandosi un nulla di fatto in quanto ancora una volta
l’exprofessore sfoggiò la sua abilità negli incasimi non verbali e neutralizzò
il colpo. Con due brevi cenni di bacchetta, Severus lanciò contro Hermione un
ben assestato pietrificus totalus e contro Harry un semplice incantesimo gambe
molli. Non era sua intenzione far loro troppo male ed anche se l’idea di giocare
un po’ con Potter lo allettava, non poteva permettersi di altro tempo prezioso.
Stava giusto puntando la bacchetta contro Ron quando...
-Almeno dimmi se ti ha fatto piacere!-
Mantenendo Ronald Weasley sotto tiro, Piton volse lo sguardo verso
il giovane Potter, il quale ancora a terra lo fissava con occhi pieni di rabbia.
-Prego?-
-Hai capito benissimo: ti sto chiedendo se ti ha fatto piacere
uccidere Silente!-
-Non sono affari che ti riguardano, Potter.-
-Lui si fidava di te!-
-Silencio!- urlò Piton e la voce del giovane Potter svanì in
un soffio –Spavaldo, stupido Potter, mi sembrava di averti avvertito: non potrai
mai vincere contro l’Oscuro Signore se è possibile renderti innocuo con due
semplici incantesimi da primo anno!-
-Sectumsempra!- la voce del giovane Weasley lo raggiunse
alle spalle.
-Protego!- riuscì a pronunciare Severus risolvendo il
tentato attacco con un nulla di fatto. –Expelliarmus! Weasley, pensavo
che tu ed i tuoi amici lo aveste capito da un pezzo: non mi batterete mai
utilizzando i miei stessi incantesimi! Leviocorpus!-
-No, maledizione, non di nuovo!- esclamò Ron mentre ancora una
volta veniva sollevato magicamente da terra per una caviglia.
Quello per Piton era certamente il momento migliore per darsi alla
fuga, ma come sarebbe potuto uscire da Diagon Alley? Fu osservando il giovane
Weasley appeso a testa in giù, che gli venne un’idea. L’ex professore sorrise
compiaciuto, poi si voltò con l’intenzione di dirigersi verso le scale che lo
avrebbero portato al piano inferiore. Un Potter decisamente fuori di sé dalla
rabbia lo fissava torvo con i suoi profondi occhi verdi.
-Non guardarmi.- disse con fermezza, ma ovviamente quel testone di
Potter non ubbidì. Severus odiava quegli occhi, glieli avrebbe volentieri
strappati di dosso se avesse potuto.
-Non ti ucciderò Potter, o almeno non oggi. Immagino ti starai domandando il
perchè di questa mia decisione. La risposta è molto semplice. Non hai sentito
prima la Granger? Silente era mio amico.- continuò superandolo ed avvicinandosi
alle scale –...e tu non sei mio amico, per questo ti risparmio la vita, Potter.-
I due si scambiarono un ultimo intenso, rabbioso sguardo, poi Severus si
affrettò a raggiungere l’uscita.
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Capitolo 23 *** Chapter 23 - Strange events under the shower ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: forse perchè mi piace
descrivere anche i piccoli movimenti dei personaggi. Non mi reputo ancora molto
brava in questo, ma spero di migliorare per cercare di rendere tutto più
coinvolgente.
X ESSE (snappina): aspettati da me un severus molto più sadico in futuro
X MIXKY: .tenterò di essere sempre così rapida =)
X PACCY: non sono ancora sicura di voler far incontrare Sev e Eve così
presto...
News da VallyBeffy
Scusate il ritardo di questo capitolo, ma sono stata impegnata nelle riprese di
un film. Chiedo venia!
Ad ogni modo, questa esperienza mi ha dato modo di immaginare una possibile
trasposizione cinematografica di questa fanfic (anche perché mi è stato proprio
proposto di trasformare la fanfic in un film). No, non potrei mai farla
diventare un film. Certo, se fosse una produzione hollywoodiana potrei anche
farci un pensierino, ma non credo che un film sia in grado di rendere al 100% il
mio scritto.
No, il mio Sev rimane cartaceo, per la gioia di voi tutti che potete così
continuare a sclerare dietro ai piccoli indizi che dissemino in ogni capitolo.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 23 – Strange events under the shower
Remus Lupin si materializzò di fronte alla porta di casa e subito
si abbandonò ad un profondo sospiro: negli ultimi giorni ne erano successe di
tutti i colori e chissà per quale ragione sentiva che le sorprese non erano
finite. Non vedeva l’ora di potersi riposare qualche ora, ma prima doveva
pensare a portare a termine il suo dovere. Portò le mani in tasca alla ricerca
del mazzo di chiavi e quando lo trovò non ci pensò due volte ad aprire la porta
d’ingresso ed entrare in casa propria. Per prima doveva mettersi in contatto con
la professoressa McGranitt e per farlo avrebbe usato il camino. Sospirando, si
levò la giacca e la posò sul logoro divano, per poi dirigersi verso un piccolo
mobiletto sul quale giaceva un sacchetto. Lo afferrò e con esso si avvicinò al
camino. Dall’interno del sacchetto afferrò un consistente pugno di polvere
volante e lo lanciò nel focolare.
-Hogwarts, ufficio della preside McGranitt- disse con fermezza ed
infilò il volto tra le fiamme. Immediatamente riconobbe l’ufficio della strega,
un tempo appartenuto a Silente e si guardò attorno in cerca del volto di
Minerva.
-Preside, la cercano.- disse dall’alto di una cornice Dippet, richiamando
l’attenzione di Minerva sul focolare.
-Remus!- esclamò con sorpresa –Ci sono novità?-
-Le migliori.- rispose il mago –Eveleen Vane è stata liberata e
potrei scommettere un sacchetto di galeoni che domani le sue foto saranno sulle
copertine di tutti i giornali.-
-L’hanno liberata?-
-Capisco la tua sorpresa, è sembrano più che strano anche a me. Ci
sono molte cose da chiarire al riguardo.-
-La ragazza come sta?-
-Non saprei dire se stia bene o male. A tratti sembra allegra, ma è chiaramente
preoccupata da qualcosa. Non ha voluto raccontarci molto del suo soggiorno tra i
mangiamorte, ma ha rivelato a me e ad Arthur di essere stata condotta alla
presenza di tu-sai-chi due volte. Voleva il suo aiuto, ma nemmeno Eveleen ha
saputo bene spiegarci perchè. Probabilmente i strattava di veleni.-
-Adesso dove si trova? Voglio parlarle al più presto.-
-Temo sarà difficile, Arthur l’ha condotta al Ministero da suo
padre.-
-Allora posso dire addio alla speranza di parlarle...- rispose
sospirando Minerva –Quando il ministro saprà della vicenda come minimo
l’utilizzerà per far credere alla popolazione magica che l’Oscuro non è potente
come sembra.-
-Non penso che Eveleen si lasci usare in questo modo. È una brava ragazza e sa
il fatto suo nonostante la testardaggine. Ci sono speranze per la riapertura di
Hogwarts?-
-Poche. Mancano alcuni insegnanti e gli studenti sono pochi, senza
contare che se il ministero non ci dà i permessi, non possiamo fare nulla.-
-Mi domando se la liberazione della cara Eve possa giovare al malumore di
Theodore e fargli cambiare idea su Hogwarts...- mormorò tra sé e sé Albus
Silente, lisciandosi la barba nella sua cornice con aria distratta.
-Forse, ma non è detto. La paura gioca sovrana, in questo genere di
casi.- intervenne Remus –Non credo che il ministro sia disposto a mettere in
ulteriore pericolo i propri cari.-
-Dovremmo comunque tentare. Mandarò un gufo al ministro Vane e lo
pregherò di venire ad Hogwarts per un consulto con me. Inoltre sarebbe un’ottima
mossa cercare di convincere la figlia, Eveleen, ad accettare la cattedra che
Albus aveva riservato per lei nel qual caso fosse...-
Minerva smise di parlare ed abbassò lo sguardo.
-Va tutto bene?-
-Sì, Remus, non ti preoccupare. Sono solamente un po’ confusa al
riguardo...- la strega si voltò verso il ritratto di Silente e scambiò con esso
un lungo sguardo –Certe volte ho come la sensazione che Albus lo sapesse.-
-Sapesse cosa?-
-So che è un pensiero orribile, ma davvero qualche volta ho
l’impressione che Albus sapesse che sarebbe morto e persino chi l’avrebbe
ucciso...-
-Se davvero lo avesse saputo non si sarebbe lasciato uccidere in
quel modo assurdo. Era l’unica persona di cui tu-sai-chi avesse paura, sapeva di
essere un elemento importante per portare a termine la guerra con una vittoria
da parte nostra.-
-Ne sei proprio sicuro? Io ho seri dubbi dopo quella lettera
scritta di suo pugno e giunta a me dopo la sua morte. Non si trattava di un
testamento, ma quella sola richiesta da lui espressa, voglio realizzarla. Non so
spiegare il motivo, ma voleva che quella ragazza insegnasse qui, nonostante non
avesse alcun tipo di diploma o certificazione magica. Non riesco nemmeno a
capire per quale ragione avesse scelto proprio quella materia...-
*
”...oh
yes, i’ll never forget that lips
no I won’t
...i’ll remember
oh and now, I know I’m lucky ‘cause I met you,
my pretty love.”
yes, my love
…i’ll remember”
Era assurdo il modo
in cui quella vecchia canzone gli tornava in mente nelle situazioni più
impensabili: sembrava quasi un bizzarro gioco del fato per ricordargli che il
suo passato non poteva essere cancellato. Questo però Severus Piton lo sapeva
bene e cercando di reprimere il sentimentalismo dei ricordi, uscì in strada
pronto ad un nuovo scontro con gli auror. Come se non bastasse a rovinargli la
giornata, l’idea che la sua vita fosse nelle mani della criminalità geniale di
due ragazzini idioti il cui unico scopo nella vita era inventare scherzi, lo
irritava non poco. Ebbene sì, l’unica possibilità che aveva di uscire da Diagon
Alley tutto intero era riposta nei gemelli Weasley e nel loro negozio di
scherzi. Il mangiamorte conosceva i due giovani abbastanza bene per poter
credere che avessero deciso di sfidare il ministero con un bel camino illegale.
Severus Piton pregò che lo avessero fatto. Crollare proprio ora, dopo oltre
sedici anni di lotte e rischi sarebbe stato umiliante, nonché atroce. Aveva
perso troppo per permettere all’Oscuro di portare a termine i suoi piani, non
dopo quello che le aveva fatto.
Severus atterrò un auror e cercò di avanzare per Diagon Alley velocemente: il
negozio dei gemelli non era molto distante, poteva vederne l’insegna a poche
decine di metri. In un qualche modo a lui ancora sconosciuto, sarebbe arrivato
all’ingresso dello stabile ed avrebbe cercato il camino incriminato. Se non lo
avesse trovato o se la linea della metropolvere fosse stata bloccata, sarebbero
stati guai seri. In tal caso, avrebbe dovuto marciare verso il Paiolo Magico, ma
questa folle e suicida idea non lo allettava per niente.
*
L’acqua calda della doccia lo colpì sul capo, avvolgendolo con
un’ondata di tepore. Remus Lupin non riusciva a smettere di pensare alle parole
di Minerva McGranitt e all’ignoto legame che c’era tra Albus Silente e Eveleen
Vane.
-Minerva, cerca di
essere chiara, di quale cattedra si tratta?-
-Pozioni.-
-Pozioni!- mormorò tra sé e sé il mago, passandosi una mano fra i
capelli. Non poteva non essere dello stesso avviso di Minerva e sentirsi
confuso. No, Silente non poteva sapere che sarebbe morto di lì a breve. Non
poteva sapere che sarebbe stato Piton a pronunciare l’anatema mortale. Non
poteva sapere che ad Hogwarts sarebbe stata utile un’insegnante di pozioni.
Albus non poteva averlo fatto, sapeva che con la sua morte sarebbe successo il
finimondo e non li avrebbe mai lasciato solo l’Ordine di proposito.
Remus avvertì dei movimenti nella stanza a fianco.
-Ninfadora, sei tu?- domandò diventando subito irrequieto e
domandandosi dove avesse lasciato la bacchetta scostò la tendina della doccia.
La porta del bagno si spalancò di scatto ed un familiare viso femminile fece
capolino: -Remus, sei qui?-
Un grido. No, due.
Il mago afferrò nuovamente la tendina e nascose il proprio corpo, mentre Eveleen
Vane, viola in volto portò di nuovo a sé la porta nascondendovisi dietro.
-Cosa diavolo ci fai a casa mia?!- balbettò Remus sempre più
confuso, cercando di ricordare dove avesse lasciato i vestiti –Come sei
entrata?-
-Ho suonato il campanello e bussato, lo giuro. La porta non era
chiusa bene e così io...-
-...così tu hai ben deciso di violare la mia privacy!-
-Mettila così,- rispose la magonò facendo capolino dal suo
nascondiglio sorridendo –adesso siamo pari.-
-Pari un corno, io non ti ho vista nuda!- esclamò il lupo mannaro
scostando la tendina quel tanto che bastava per spiare i movimenti della giovane
donna –Ora, di grazia, vorresti uscire?-
I due si scambiarono un lungo sguardo: la testa di Remus Lupin assomigliava in
modo imbarazzante ad un pomodoro, tanto che Eveleen non riuscì a non scoppiare a
ridere.
-Sì può sapere cosa c’è di così esilarante?-
-Oh, nulla.- rise Eve –Semplicemente pensavo che staresti molto
meglio senza quella tendina addosso.-
Remus fu preso dall’irrefrenabile impulso da lanciarle contro il primo oggetto
contundente a portata di mano. Per la fortuna di Eve, si trattò solo di un pezzo
di sapone.
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Capitolo 24 *** Chapter 24 - I've got a plan ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: ... lo so, non ho continuato poi così presto XD
X PACCY: in ritardo osceno... ma ci sono!
News da VallyBeffy
In tremendo ritardo, di nuovo! Eh lo so, ma questo capitolo mi ha davvero dato
problemi. Insomma, ho fatto diventare Diagon Alley una fortezza inespugnabile:
non sapevo più come togliere Severus dai guai o anche solo smuovere la
situazione. Forse però ho trovato un appiglio.
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 24 – I’ve got a plan
Remus Lupin apparve nel Paiolo Magico in una verde fiammata. Non
ebbe il tempo di rendersi conto che il suo viaggio con la metropolvere era
terminato che subito un mago dall’atteggiamento tutt’altro che amichevole
afferrò lui ed Eveleen un braccio traendoli fuori dal camino.
-Presto, via dal camino! Al momento l’accesso a Diagon Alley non è consentito ai
civili.-
-Come?- domandò Remus sistemandosi il colletto della camicia e
guardandosi attorno poté finalmente notare il disordine e la confusione generale
che regnavano nel locale.
-Spiacente, posso solo dirle che è attualmente in atto una
operazione del ministero. La prego di andarsene, ma di non utilizzare la
metropolvere, dobbiamo tenere la linea libera.- replicò il mago spingendo i due
verso l’uscita, poi frettolosamente si allontanò.
-Me ne infischio del ministero. Forza, entriamo.- sbuffò Eveleen incrociando le
braccia.
-Hai sentito quell’auror, Diagon Alley non è accessibile ai civili
ora: evidentemente stanno passando qualche guaio. Dovrai aspettare che...-
-No, tu non capisci, non posso aspettare.-
-Non capisco perchè tutta questa fretta, la Gringott domani sarà
sicuramente ancora lì. In fondo devi solo fare un prelievo...-
-Ho capito, andrò da sola.- sbuffò la ragazza oltrepassando il mago, ma questo
era deciso a non lasciarla andare facilmente: si voltò velocemente e l’afferrò
per un polso.
-Ho il leggero sospetto che tu non sia qui per andare alla
Gringott.-
-Ah sì? Cosa te lo fa pensare?-
-Non so... il fatto che tu sia venuta a prelevarmi da casa costringendomi ad
accompagnarti qui potrebbe essere uno dei motivi.-
-Tu vaneggi. Ora per favore lasciami andare.- ringhiò Eve tra i denti, mentre
Remus la traeva a sé con forza. Ora i volti dei due erano a pochi centimetri
l’uno dall’altro, nonostante il lupo mannaro fosse un po’ più alto di lei.
-Lo farò solamente quando mi avrà raccontato il segreto che così tanto
gelosamente custodisce, signorina Vane.- sussurrò Remus fissandola torvo.
Eveleen non si fece intimidire dal tono formale con cui il mago si era rivolto a
lei e ricambiò l’occhiataccia.
-Non mi crederesti.- disse semplicemente.
-Mettimi alla prova.-
-Non ci penso proprio.- replicò acida Eveleen liberandosi dalla
presa del mago con uno strattone.
-Cerca di ragionare, da sola non riusciresti mai a farti largo tra gli auror e
riuscire ad entrare. Dimmi cosa sta succedendo.-
Eve si morse leggermente il labbro inferiore pensierosa: effettivamente Remus
aveva ragione, non aveva speranza di entrare senza neanche un aiutino. I due si
scambiarono un’altro lungo sguardo, ma furono interrotti da qualcuno che non si
aspettavano di incontrare.
-Remus!- esclamò una voce femminile dal tono contrariato.
La magonò e il lupo mannaro si voltarono: Ninfadora Tonks li scrutava in malo
modo a circa tre metri di distanza. Nulla di lei avrebbe fatto pensare ad una
auror in missione. Indossava un paio di pantaloni militari ed una maglietta nera
che faceva risaltare i capelli blu elettrico.
-Cosa ci fai qui e chi è quella?- continuò la metamorfomagus avanzando di
qualche passo.
Remus Lupin desiderò di scomparire all’istante: -Non è come pensi,
Ninfadora.-
-Smettila di chiamarmi Ninfadora!- sbraitò la giovane continuando
ad avvicinarsi al lupo mannaro con aria minacciosa -“Sono troppo vecchio,
malato, pericoloso”... invece guardati ora! Quanti anni avrà questa qui, eh?
Venti? Diciannove?-
-Ventidue. Felice di rivederti, Dora.- la interruppe Eveleen, ma il
suo tono di voce era tutto al di fuori di amichevole.
-Eveleen?- balbettò volgendo lo sguardo sulla ragazza. Erano tanti
anni che non la incontrava e solo ora che la guardava con attenzione era
riusciva a riconoscerla. Nonotante fosse più alta e decisamente più magra di
come la ricordava, negli occhi aveva ancora la stessa rabbia del giorno in cui
la loro amicizia era finita.
-Ascolta Remus, - continuò la magonò rivolgendosi al lupo mannaro
–puoi anche non aiutarmi se vuoi, ma nulla riuscirà ad impedirmi di andare a
Diagon Alley. Io devo entrare.-
Il mago non rispose e si limitò a fissarla incapace di prendere una decisione
tanti erano i dubbi che aveva.
-Là dentro c’è l’unico amico che ho.- continuò la giovane donna indicando la
porta sul retro del Paiolo Magico mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle –Io
devo aiutarlo!-
*
-Bombarda!-
Vi fu un fragoroso boato e la porta d’ingresso di “Tiri vispi Weasley” saltò
letteralmente in aria, uscendo dai cardini ed andando a scontrarsi con un grande
espositore a pochi metri di distanza. Severus Piton si affrettò a fare il suo
ingresso, cercando con lo sguardo l’unica sua via di salvezza: il camino, ma
doveva trovarsi nella stanza sul retro perchè non riuscì a localizzarlo. Restare
lì sulla porta, così vicino alla vetrina, non era il modo migliore per restare
vivo o per lo meno in salute poichè qualsiasi auror avrebbe potuto vederlo e
colpirlo. Con circospezione avanzò velocemente diretto al bancone dietro al
quale si trovavano due porte che immaginò dovessero portare una al magazzino,
l’altra alla stanza col camino. Aveva quasi raggiunto il bancone, quando si
fermò di scatto: aveva compiuto un imperdonabile errore di distrazione.
-Qualcuno si è appena reso conto di essere nei guai.- rise una voce
nota alle sue spalle e Piton non poté fare a meno di pensare che avesse ragione.
Nonostante si trattasse di un giorno feriale, molti negosi avevano affisso alla
porta o alla vetrina il cartello “chiuso”, in quanto erano in pochi in quel
periodo a voler tenere aperta la loro attività con i mangiamorte in
circolazione. Puntualizzato ciò, si può bene intendere il grave errore di
Severus Piton: al momento del suo ingresso in negozio Severus non aveva notato
nessun cartello segnalante lo stato di chiusura del negozio.
-Che dire, mai mi sarei aspettato un tale errore di distrazione da
lei, professor Piton!- esclamò George –Direi che si è appena guadagnato una T e
dieci punti in meno a Serpeverde, non è così Fred?-
-Sì è così, ma suggerisco di aggiungere una maledizione cruciatus se il qui
presente Piton non posa la bacchetta.- replicò il gemello alzandosi dal suo
nascondiglio dietro al bancone e sorridendo ampiamente al mangiamorte –Come
immagino abbia capito è circondato. Cerchi di non opporre resistenza e faccia il
bravo bambino, non vorrei sporcare il pavimento facendo saltare la sua unta
testa dal resto del corpo...-
Severus Piton aveva sempre destato quiei due teppistelli dei
gemelli Weasley e questa non poteva essere che una ulteriore prova della loro
stupidità. Era vero, avevano il vantaggio di essere due contro uno, ma ciò non
lo spaventava: il suo unico problema era quello di raggiungere il camino senza
fare troppo male ai due poveri stolti Weasley.
-Le tue minacce non mi spaventano, Weasley.-
*
Ninfadora Tonks non aveva ben chiaro quello stava facendo, era stato l’istinto a
farle afferrare il braccio di Eveleen Vane e a trascinarsela dietro fino
all’ingresso di Diagon Alley. Superare i controlli era stato semplice: in fondo
lei seppur imbranata era pur sempre un auror qualificato. Era bastato mostrare
il tesserino e battibeccare un po’ con il responsabile di turno per permettere a
lei, Eve e Remus di avere libero accesso a Diagon Alley. Contrariamente ad ogni
aspettativa, Eveleen non tentò di liberarsi dalla presa: dall’espressione sul
suo viso quando aveva iniziato a trascinarla Tonks non poteva che dedurre una
grande sorpresa. Remus invece aveva inizialmente cercato di porre qualche
domanda, ma con un burbero “non ora, tesoro” era riuscita a zittirlo senza
particolari problemi.
-Dora, perchè?- riuscì finalmente a domandare Eve non appena oltrepassato l’arco
d’ingresso.
Già, perché? Sapeva benissimo chi era la persona a cui tutti a Diagon Alley
stavano dando la caccia e nonostante ciò non stava esitando ad aiutare Eveleen
Vane nel suo obiettivo. La verità era che si sentiva in colpa. Proprio così,
Ninfadora Tonks si sentiva terribilmente in colpa per quello che era successo
circa undici anni prima tra lei ed Eveleen Vane e perciò sentiva il forte
bisogno di aiutarla: il torto che le aveva fatto era troppo grande per restare
con le mani in mano. Ninfadora non rispose alla domanda della giovane Vane e
continuò a trascinarsela dietro lungo Diagon Alley fino a quando non notarono un
folto gruppo di auror appostato fuori da un negozio.
-Ma quello è il negozio dei gemelli!- esclamò Remus sempre più
confuso.
-Esatto e potrebbe essere anche un elemento positivo a nostro
favore, se solo non ci fosse questo grande impiego di forze fuori
dall’edificio...- mormorò Tonks tra sé e sé –Eveleen, sei proprio sicura di
voler entrare lì dentro?-
-Sicura come la morte.- replicò la ragazza con decisione.
-Allora ascotami bene, perchè non mi ripeterò. All’interno di quel negozio c’è
un camino, dì al tuo amico di utilizzare quello per fuggire e di farlo alla
svelta!-
-Impossibile: tutti i camini sono bloccati.-
-Non quello di Tiri Vispi Weasley, è collegato illegalmente alla
metropolvere.-
-Fred e George hanno un camino illegale in negozio? Ninfadora, come
mai ho la netta sensazione che tu centri qualcosa in tutto questo?- domandò
Remus a dire il vero per nulla sorpreso della novità.
-Di questo parleremo un’altra volta, ora non c’è tempo. Lasciate
fare a me, quando vi farò un segnale voi potrete entrare all’interno del
negozio. Siate veloci, mi raccomando. Remus non guardarmi con quella faccia, per
una volta fidati di me, ok?-
-Non ho intenzione di partecipare ad un piano di cui non ho la
minima idea. Insomma, è pieno di Auror, è chiaro che la persona che stanno
cercando di acchiappare è un poco di buono.-
-In cosa consiste il segnale?- domandò Eveleen ignorando completamente le
lamentele di Remus.
-Lo capirai
a tempo debito.- rispose Tonks con un cenno del capo.
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Capitolo 25 *** Chapter 25 - Reunion ***
VallyBeffy
risponde:
X PICCOLA VERO: "in fretta" purtroppo non è stato poi così in fretta
X PACCY: li volevi assieme? E allora gustati questo capitolo!
News da VallyBeffy
Sempre più in ritardo... questa volta sono passati due mesi prima che io
riuscissi a completare questo capitolo. Non avete idea di quanto ci abbia
ragionato sopra per riuscire ad ottenere qualcosa di decente! E' stato peggio di
un parto!!!
Ad ogni modo, a partire dal titolo "Reunion" immagino che tutti i fan della
coppia Sev/Eve stiano esultando, mentre mi piacerebbe sapere i fan della coppia
Rem/Eve, Bill/Eve e Lucius/Eve cosa pensano di tutto questo! =)
Hey, si potrebbe quasi fare un sondaggio... ma sì, facciamolo!
Qual'è la vostra coppia preferita di questa fanfiction?
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 25 – Reunion
-Remus, cerca di non perdere il controllo quando sarai là dentro.-
aveva detto Tonks accarezzandogli il viso, poi si era allontana di fretta prima
che il lupo mannaro potesse obiettare qualcosa. Quella di Ninfadora era stata
una mossa abile e ben ponderata: la strega sapeva che dire a Remus dell’identità
dell’amico di Eveleen sarebbe stato contro producente. Come tutti coloro che
avevano voluto bene ad Albus, Remus non vedeva l’ora avere Severus Piton per le
mani per fargli pagare tutto il male che aveva provocato e Tonks, arrampicandosi
su una grondaia su un tetto di un negozio, pregò che il lupo mannaro restasse
lucido abbastanza per non commettere pazzie. Sapeva benissimo che se il suo
piano fosse andato in porto tutto ciò le sarebbe costato una litigata più che
furiosa con l’amore della sua vita, ma era un sacrificio che poteva affrontare.
Arrivata in sul tetto, si appostò dietro al camino dello stabile e tirò un
profondo respiro preparatorio: quello che stava per fare poteva nuocere
gravemente, se non letalmente, alla sua salute. Chiuse gli occhi per un istante
e lasciò che la sua magia di metamorfomagus si mettesse al lavoro per donarle le
sembianze dell’uomo più ricercato di tutta Londra, Severus Piton.
-Che Dio me la mandi buona...- sussurrò tra sé e sé sbucando fuori
dal suo nascondiglio e facendo leva con le braccia per salire in piedi sul
camino. Dalla sua posizione poteva godere di una privilegiata visuale sugli
auror che stavano chiaramente organizzando l’assedio a “Tiri Vispi Weasley”.
Doveva attirare l’attenzione, ma come? Sicuramente doveva creare un po’ di
scompiglio per farsi notare ed il modo migliore era sicuramente lanciare un
incantesimo contro qualcuno. Lentamente osservò uno per uno gli auror presenti,
quando il suo sguardo si posò su quell’imbranato di Letterman. Giunti a questo
punto è doveroso specificare che Ninfadora Tonks odiava Ludvig Letterman più di
chiunque altro. Terribilmente irritante e lecchino dei superiori, era dal giorno
in cui Tonks aveva fatto il suo ingresso nel corpo auror che le avanzava
continue proposte indecenti e squallide. Insomma, fargli passare un brutto
quarto d’ora non le sarebbe dispiaciuto. Scelta la preda, con un guizzo sadico
negli occhi, Tonks pensò che uno schiantesimo poteva essere più che indicato.
-Stupeficium!- esclamò ricca di gaudio, rivolgendo
l’incantesimo al perfido Letterman. Il colpo fu devastante: peccato che Tonks
avesse una mira decisamente infima ed invece di colpire Ludvig Letterman, colpì
il suo vicino.
-Maledizione, mai una volta che me ne vada bene una!- mormorò tra
sé e sé, mentre tutto l’esercito di auror sotto di lei si guardava attorno per
capire da dove fosse stato lanciato l’incantesimo. In pochi istanti, come
calamitati, tutti gli auror avevano fissato lo sguardo su di lei o meglio, su
quello che pareva essere in tutto e per tutto Severus Piton.
-Bene, è tempo di fuga strategica!- esclamò la strega e appiattendo
il più possibile le braccia al corpo, con un leggero balzo sì lasciò cadere
dentro al camino.
*
Uno schiantesimo fendette l’aria ed andò a colpire un auror posto
in seconda fila, di fronte al negozio di scherzi dei gemelli Weasley. Il forte
schianto fece sobbalzare Eve, la quale si avvicinò a Remus in cerca di
protezione. Quest’ultimo però non sembrava spaventato, bensì alzò lo sguardo
alla ricerca di colui o colei che aveva lanciato quell’incantesimo.
-Piton!- esclamò vedendo la figura dell’odiato mangiamorte ergersi
in cima al camino del negozio all’altro lato della strada. Immediatamente la
mano gli scattò alla tasca dei logori pantaloni alla ricerca della bacchetta, ma
non fece in tempo a sfoderarla che subito Eveleen si intromise afferrandogli il
braccio destro.
-No! Non farlo!- gridò cercando di trattenere il mago con tutte le sue forze
–Commetteresti un grave errore!-
Remus però non l’ascoltò e si liberò della ragazza spingendola via
e facendola cadere pesantemente a terra. Quando finalmente riuscì ad alzare la
bacchetta in direzione del camino, Severus Piton era già scomparso e a Diagon
Alley regnava il caos più totale.
-Stupida! Potevo eliminarlo, non mi capiterà mai più un’altra
occasione del genere!- urlò il lupo mannaro con rabbia, mentre Eveleen si
rialzava imbronciata.
-No, qui lo stupido sei tu! Quello era il segnale di Dora.- replicò
cercando di dare una spinta a Remus –Quella era Dora! Severus non ha
quella postura e nemmeno quello sguardo!-
Remus non rispose, ma il repentino cambio di espressione del suo
viso fece intendere ad Eveleen che il mago non aveva buone intenzioni. Nei suoi
occhi non c’era più quella gentilezza con una leggera velatura di malinconia,
ora il suo sguardo era cupo, serio, freddo. Eve sapeva che era decisamente in
collera con lei e quando gli occhi dell’uomo si spostarono sul negozio di
scherzi, la magonò capì cosa stava pensando. Senza dire una parola, gli afferrò
il braccio con forza e Remus tornò a fissare la giovane. I penetranti occhi
grigio perla di Eveleen non lo osservavano più con dolcezza, bensì con ardore e
inimicizia.
-Non ti permetterò di fargli del male,- disse la magonò –farò tutto ciò che è in
mio potere per impedirtelo.-
Nonostante Eveleen conoscesse Remus da poco aveva capito esattamente che tipo di
persona era. Le era bastato guardarlo negli occhi per capire che quella
tristezza che sempre velava le sue iridi non era altro che rabbia repressa. Se
avesse avuto Severus per le mani, lo avrebbe sicuramente ucciso, ma Remus Lupin
non aveva né la forza né il cuore di un assassino.
-Vuoi ucciderlo, non è così?- domandò la magonò, ma il mago la
ignorò ed iniziò ad avanzare verso il negozio, liberandosi con un gesto rude
dalla presa della ragazza.
-Sii obiettivo, sai benissimo anche tu che non ce la
farai!-continuò Eve affrettandosi a raggiungerlo, ponendosi di fronte a lui per
bloccarlo.
-...e chi mi fermerà? Tu?-
-No, lui.- rispose posando l’indice sul petto del mago, all’altezza
del cuore. Remus guardò nel profondo grigio degli occhi della ragazza ed una
grande amarezza lo pervase. Quella determinazione, quello sguardo, li aveva già
visti su un altro viso molti anni prima, ma vivo e candido nella sua memoria più
che mai. Remus spinse violentemente Eveleen, la quale cadde di lato a terra, in
ginocchio. Con passo veloce portò la bacchetta di fronte a sé ed avanzò verso
l’ingresso del negozio.
*
-Sectumsempra!-
George Weasley sbalzò all’indietro finendo contro un espositore di
scherzi commestibili, facendo cadere un cestino pieno di mou mollelingua che si
sparpagliarono sul pavimento.
-Bastardo...- mormorò tra i denti, portando una mano alla fronte,
dove si era aperta una lunga ferita.
-Esil...- iniziò Fred, mentre Severus Piton si preparava a difendersi, ma
entrambi si bloccarono quando un forte lampo illuminò con forza l’intero
negozio. Che si trattasse di un attacco degli Auror il mangiamorte non riuscì a
capirlo in quanto ancor prima che egli riuscisse a rendersi conto di cosa stava
avvendendo, sentì un forte tonfo e le pareti del negozio vibrare: qualcosa di a
lui ignoto e pesante doveva essersi schiantato contro di esse.
-Ecco, stanno venendo ad arrestarti. Arrenditi, non hai scampo!- esclamò Fred
mantenendo la bacchetta puntata contro il mangiamorte.
-Così tu credi.- pensò sarcastico Severus, per nulla convinto di
essersi giocato l’unica possibilità che aveva per farla franca. Qualsiasi fosse
stato l’incantesimo che aveva prodotto quella luce, era stato lanciato fuori dal
negozio e probabilmente gli auror dovevano avere problemi per non entrare subito
e dare inizio alle danze. Il mago si sentì sollevato: aveva a disposizione
qualche momento in più per la fuga.
-Esilio!-
esclamò Fred e
con un colpo di polso l’incantesimo scaturì dalla sua bacchetta.
-Protego!- si difese repentino Piton, ma alle sue spalle una
nuova voce aveva già pronunciato uno schiatesimo.
-Arceo!-
Severus
Piton si voltò, chiudendo gli occhi per un istante ed aspettando il colpo secco
dell’incantesimo abbattersi su di lui con violenza, ma questo non arrivò mai.
Qualcosa di discretamente pesante rovinò su di lui, facendo piegare le sue
malandate ginocchia e facendolo cadere sul pavimento, mentre un buon odore di
muschio bianco gli inondava le narici.
-Stupida, non dovevi intrometterti!- ringhiò Remus Lupin
dall’ingresso, avanzando nel negozio ed affrettandosi a controllare con una
occhiata lo stato di salute di Fred e George.
Nel frattempo, il peso che aveva colpito Severus emise un gemito di dolore
affondando nel suo torace. Il mago si sollevò lievemente facendo leva sul gomito
destro e riconobbe Eveleen Vane piegata in due dal dolore, con le braccia
strette attorno allo stomaco. Avrebbe dovuto immaginare che quella pazza
logorroica non si sarebbe tenuta lontana dai guai troppo a lungo, ma certo non
poteva aspettarsi di ritrovarsela attorno.
-Finalmente ci incontriamo di nuovo, Mocciosus.- disse Remus
torreggiando minacciso sul mangiamorte.
-Lascialo stare...- sussurrò con affatto Eveleen, scoccando al mago
un’occhiata furente e cercando di alzarsi in piedi, ma Severus la cinse con un
braccio e la portò di nuovo a sè.
-Sta zitta.- le ringhiò all’orecchio con collera.
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Capitolo 26 *** Chapter 26 - Forever friends ***
News da VallyBeffy
Oh cavoli! Sono passati mesi da quando
ho postato l'ultimo capitolo!
Chiedo umilmente perdono!!!
...e dire che questo capitolo è pronto da tantissimo tempo...
Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)
VallyBeffy
Non sono un
assassino
Chapter 26 –
Forever friends
-Se pensi di aver vinto la partita Lupin, ti sbagli di grosso.-
Piton puntò la bacchetta contro la ragazza sfiorandole leggermente la tempia
destra –Vediamo se avrai il coraggio di colpire la giovane figlia del ministro
Vane.-
Eveleen poteva sentire il calore del corpo di Severus Piton contro
la sua schiena: il dolore causatole dall’incantesimo che l’aveva colpita
sembrava essere sparito nello stesso istante in cui il mago, con un rude gesto,
l’aveva portata a sé. Nessuna paura abitava il suo cuore: non le avrebbe mai
fatto del male, ne era più che certa.
-Il tuo comportamento non mi sorprende, ancora una volta tradisci
l’unica persona che ti aveva dimostrato amicizia. Lascia la ragazza e risolviamo
la questione tra noi.-
-Parli come se mi conoscessi bene, Lupin,- rispose Severus,
alzandosi da terra continuando a tenere Eveleen stretta a sé –ma la verità è che
non mi conosci affatto.-
-Severus...- iniziò Eve, ma il mago l’interruppe immediatamente
chiudendole la bocca con la mano sinistra.
-Ti ho dato la possibilità di tornare alla tua vita e tu l’hai
sprecata.- le sussurrò all’orecchio –Non dovevi venire, non mi serve il tuo
aiuto.-
-Stupido!- esclamò la magonò –Se continui così ti farai ammazzare!-
-Chi ti dice che non sia esattamente quello che voglio?- replicò il
mangiamorte spingendo Eveleen contro Remus e puntando la bacchetta verso Fred –Stupeficium!-
-Expelliarmus!-
La bacchetta di George sfuggì al suo controllo, scivolandogli via
dalle mani, mentre Ninfadora Tonks con affanno faceva il suo ingresso nel
negozio.
-Tonks, ma cosa...!?- iniziò George, ma la metamorfomagus lo bloccò
con un incantesimo silenzioso.
-Non c’è tempo per parlare, limitatevi ad ascoltarmi!- esclamò la
strega –Gli auror hanno trovato Harry, Ron e Hermione in uno dei negozi qui
vicino, dobbiamo correre subito ad aiutarli o verranno portati al ministero!-
-Stai mentendo, è solo una scusa per permettere a Piton di
fuggire.- asserì Remus, allontanando con violenza Eveleen da sé.
-No stupido, sto dicendo la verità.-
-Allora perchè mi stai aiutando?- domandò il mangiamorte.
La giovane strega spostò su di lui lo sguardo: Ninfadora Tonks e
Severus Piton si fissarono cupi.
-Non sto aiutando te, ma lei.- rispose fredda la metamorfomagus.
-Qualsiasi cosa sia successa in passato tra di voi, per rimediare
ad un torto vuoi davvero permettere all’assassino di Silente di fuggire?-
esclamò Remus, sconcertato dalle azioni dell’amata.
-Se lei si fida... mi fido anch’io.- spiegò Tonks abbassando lo
sguardo pur di non incontrare gli occhi delusi del compagno.
-Il camino sul retro è collegato alla metropolvere illegalmente, devi fuggire-
spiegò Eveleen a Severus, strattonandolo per il braccio –e devi farlo
immediatamente!-
-Dovresti andare con lui, se resti...- intervenne Tonks –verrai portata ad
Azkaban.-
-Non può restare con me, è fuori discussione.- replicò Severus
aspramente –Non sono certo una balia!-
-...e non lo diventerai.- Eveleen sospirò continuando a stringere
il braccio del mago –Sono una magonò, non farei altro che rallentare la tua
fuga. Preferisco rimanere qui e cercare di sistemare le cose. Non mi interessa
quello che costerà, affronterò persino il ministero se sarà necessario, io...-
-Ascoltami bene ragazzina, - ringhiò tra i denti il mangiamorte,
afferrandola per le spalle e costringendola a guardarlo dritto negli occhi
–qualsiasi cosa stia architettando quella tua testaccia di legno, dimenticala.
Non mi serve il tuo aiuto né mai mi servirà, hai capito? Vuoi davvero fare
qualcosa per me? Nasconditi. Per una qualche sconclusionata ragione Silente ti
ha scelta per custodire i suoi segreti, non deluderlo.-
-Ma io...!-
-Questo non è un gioco Vane!- sbottò il mago, scambiando con la
giovane un intenso sguardo, per poi rivolgersi a Tonks –Nascondila. Non mi
interessa come, ma l’Oscuro non deve trovarla.-
*
-Sev...-
-No, non puoi
seguirmi.-
Quando una fiammata verde avvolse Severus Piton ed egli vide
sparire il negozio di scherzi dal suo campo visivo, nella sua mente erano già
impressi in modo indelebile gli occhi di Eveleen Vane. Avevano preso due strade
diverse, probabilmente non si sarebbero più rivisti, ma Severus non avrebbe
dimenticato facilmente quell’ultimo sguardo che si erano scambiati. I suoi occhi
grigi non avevano lasciato trasparire paura, bensì apprensione ed una
incolmabile tristezza.
-Sei mio amico, non
posso lasciarti andare così...-
-No Vane, non sono tuo amico. Se lo fossi prima o poi finirei con l’ucciderti.-
Ancora una volta non riusciva a capire per quale ragione la magonò si fidasse di
lui tanto da mettere in pericolo il futuro delle persone a lei vicine.
Ripensandoci, probabilmente la giovane non aveva nemmeno notato l’anello di
Ninfadora Tonks, identico a quello al dito di Remus Lupin.
-Sev?-
Severus si voltò e
guardò Eve dubbioso per qualche istante. Una sola persona aveva il permesso di
chiamarlo Sev e non rispondeva certo al nome di “Eveleen Vane”. Lei sorrise
ampiamente ed allungando la mano verso la sua maschera d’argento sussurrò alcune
parole.
-Questa non ti serve più.-
...e non aveva mosso la minima obiezione a quel gesto.
*
Il treno viaggiava veloce e fuori dal finestrino il paesaggio
scorreva come la pellicola di un film. Alla fine di Agosto mancavano solo una
manciata di giorni e poi, con l’autunno, sarebbero arrivati i primi venti
freddi. Ancora stentava a credere a ciò che aveva fatto: stava rischiando tutto
ciò che aveva di più caro per un motivo che nemmeno aveva ben chiaro.
-Ti ringrazio.-
Ninfadora Tonks spostò lo sguardo sulla giovane magonò seduta di fronte a lei.
Eveleen Vane fissava imbarazzata il pavimento, con i pugni nervosamente stretti
sulle gambe.
-Ho... rovinato tutto vero?- continuò Eve –Insomma, tu e Remus...
voi state insieme e...-
-Siamo sposati.- precisò Tonks ed Eveleen immediatamente alzò lo
sguardo su di lei. Anche se conosceva Remus da poco tempo aveva capito che tipo
d’uomo era e non era certa che fosse in grado di perdonare un’azione del genere:
Tonks aveva messo a rischio il suo matrimonio permettendo a Severus di fuggire.
-Non l’ho fatto perchè voglio il tuo perdono- annunciò Ninfadora
parlando lentamente mentre gli occhi le divantano leggermente lucidi –perchè
nemmeno io riesco a perdonare me stessa per quello che ti ho fatto. Non mi
sorprendo che tu mi odi...-
-Dora io non ti odio.-
Quella frase fu come una boccata d’aria fresca in una calda
giornata estiva per l’animo di Ninfadora Tonks.
-Ho tentato per anni di odiarti, ma non ci sono riuscita. Quelle
dure parole e gli sguardi gelidi che ti ho rivolto quelle poche volte che ci
siamo incontrate negli ultimi anni erano solo un blando tentativo di dimostrare
a me stessa di avere un po’ d’amor proprio. Mi sentivo tradita, tu mi avevi
abbandonata proprio quando avevo più bisogno della tua amicizia e del tuo
sostegno...-
-Non ti scusare perchè non devi. Ti ho rivolto parole molto dure e
tu avevi appena saputo di essere una magonò. Sapevo quanto contava per tuo padre
vederti ad Hogwarts e quanto tu stavi male per non potere realizzare le sue
aspettative, ma sono comunque stata superficiale. Sono stata una stupida.-
Ninfadora sospirò profondamente –Io mi fido di te Eve, per questo quando hai
chiesto aiuto per entrare a Diagon Alley non ho esitato a dartelo. Volevo
salvare la persona che era riuscita a darti l’amicizia che io non ho potuto.-
-Severus è una brava persona, non è un assassino. Mi fido di lui.-
-...ed io mi fido di te, per questo l’ho lasciato andare.-
Le due giovani donne si scambiarono un lungo sguardo, sorridendo.
-Dora, sono felice di averti ritrovata! – esclamò Eveleen
affrettandosi ad abbracciarla -Ti voglio bene.-
-Ti voglio bene anche io.-
Eveleen si volse verso il finestro e guardò l’orizzonte: -Tutto
questo è molto buffo. Ci sono voluti anni, ma ora siamo finalmente insieme sul
treno diretto ad Hogwarts. E sai una cosa? Finalmente mi sento felice.-
Eve portò la mano al collo ed iniziò a giocare con la catenina dal
ciondolo a forma di chiave, che ancora portava al collo.
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