Non sono un assassino

di VallyBeffy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 - Still alone ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 - Reflection ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 - Work ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 - Lemon Vodka ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 - A breakfast for two ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 - Deatheaters ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 - Suspects ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 - Planning a murder ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 - Caleum astris meam lacrimam est ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 - A broken life ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 - Ne desere me ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 - Silent scream ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 - Eve meets Tom ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 - Stolen Kiss ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 - Like an orange ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 - Thinking about events ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 - Time to decide ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 - The surname ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 - Not a good first meeting ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Severus' plan ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 - Troubles ***
Capitolo 22: *** Chapter 22 - The one who murder friends ***
Capitolo 23: *** Chapter 23 - Strange events under the shower ***
Capitolo 24: *** Chapter 24 - I've got a plan ***
Capitolo 25: *** Chapter 25 - Reunion ***
Capitolo 26: *** Chapter 26 - Forever friends ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 - Still alone ***


Non sono un assassino


Chapter 1 – Still alone

La casa era piccola e vuota, all'apparenza inabitata se solo non fosse stato per un giovane ragazzo biondo che dormiva disteso su una vecchia branda. Tutto era nella penombra quasi come volesse nascondere qualcosa, o qualcuno, dalla frenetica vita di Londra. Un raggio di luce filtrava dalla breccia aperta in uno dei vetri delle sporche finestre dell'appartamento. Si potevano chiaramente sentire gli schiamazzi della gente e l'arrivare dei treni a King Cross da lì: la stazione era praticamente sull'altro lato della strada.
Severus Piton si allontanò dalla finestra per andare a sedersi lontano, nell'angolo più buio della stanza, con la schiena posata contro la parete. Il suo respiro era lento e affaticato, ogni boccata d'aria filtrava nei suoi polmoni con una difficoltà che aveva dell'incredibile. L'afa di Agosto poi non aiutava di certo, nonostante il vero problema non fosse nel fisico, ma nell'anima. Si guardò le mani per un istante, poi vi fece sprofondare il viso. Due nuove vittime si aggiungevano alle morti causate da quelle mani ed i loro cadaveri giacevano in quella che doveva essere la cucina. Erano bastati due semplici lampi di luce verde scaturiti dalla sua bacchetta per eliminarli. Era bastato un attimo perché ciò si ripetesse di nuovo. Quante volte aveva ucciso? Ormai non ne teneva più il conto. Un mangiamorte, ecco cos'era, uccidere era il suo compito, il suo lavoro, la sua missione, la sua vita. Lui aveva rinnegato questa vita, ma il destino aveva voluto che fosse costretto a riprendere. Già, il destino... un insolito destino che prendeva il nome di Albus Silente.
Egli sapeva che a breve sarebbe morto. Egli lo sapeva ed aveva voluto che fosse lui a fargli esalare l'ultimo respiro. Con quel gesto, con quell'atto di coraggio, il preside di Hogwarts lo aveva salvato dalla fine certa a cui lo avrebbe portato il suo Voto Infrangibile con Narcissa. Aveva permesso a Draco di compiere la sua missione, salvando così la vita a lui e alla sua famiglia.

Così era diventato ancora una volta un assassino. Lui, Severus Piton, il mangiamorte, l'anima nera di Hogwarts, fuggiva ora assieme al giovane rampollo della famiglia Malfoy e si nascondeva in piena Londra.

-Professore, ha intenzione di restare in quella posizione ancora a lungo?-

Piton alzò il capo e scorse Draco alla sua destra.

-Non sono più un professore, chiamami signore. Da quanto tempo sei sveglio?-

-Abbastanza. Ebbene, signore, non crederà che questa sia una abitazione consona al rango di un Malfoy.- disse il biondo incrociando le braccia.

-Senza dubbio, collaborando con i mangiamorte, non puoi pretendere nulla di meglio.- replicò Piton alzandosi in piedi -Ma si da il caso che tuo padre voglia che io mi occupi di te, quindi reputati fortunato. Ora, se mi fai il gradito piacere di aiutarmi, ci sarebbe qualcosa da sistemare, di là, in cucina.-

-Che cosa?!- sbottò Draco -Non si riferirà a quei due spero! Io non ho la più pallida intenzione di...-

-Fa come ti pare.- lo interruppe il mangiamorte. -Fortunatamente per te non sono in vena di discutere.-

Severus Piton gli volse quindi le spalle, dirigendosi verso la porta della cucina. Apertala, la chiuse dietro di sé con lentezza e vi si appoggiò. Il suo sguardo si fissò sulle due anziane figure umane che giacevano sotto di lui. Per mano di Voldemort, Potter o chi per loro non faceva differenza: prima o poi sarebbe scoccata anche la sua ora. In fondo non gliene importava, non aveva più nulla. La sua casa era Hogwarts, ma ora lì non poteva più tornare. Una volta Silente gli aveva detto che non sarebbe mai più stato solo, ma a quanto pareva si sbagliava: Severus Piton era nato solo, stava vivendo solo e sarebbe morto solo.
Un sorto crack risvegliò l’ex professore di pozioni dai suoi pensieri. Conosceva bene quel suono, poteva trattarsi solamente di una smaterializzazione e date le circostante, ciò significava solamente guai. Questa volta, a differenza da come era entrato, uscì dalla cucina con foga, sfoderando la bacchetta ed alzandola davanti a sé.

-L’ha sentito?- domandò Draco con aria titubante.

Piton annuì: -Resta qui e non muoverti, vado a controllare.-

Il mago si diresse con circospezione verso la porta di ingresso dell’appartamento, la aprì e varcò la soglia. Guardò prima alla sua sinistra, poi alla sua destra: non sembrava esserci anima viva in quel corridoio. Si avvicinò alle scale e guardò giù dalla rampa, ma nemmeno qui scorse nulla. Un improvviso sbattere di una porta, al piano di sopra, lo fece sobbalzare e puntare la bacchetta verso la cima delle scale. Lentamente, gradino dopo gradino, le salì fino ad arrivare al piano superiore: non trovò nessuno.
Eppure quel crack l’aveva sentito chiaramente.

*

-Esco. Non ti azzardare a mettere il naso fuori da qui.- aveva semplicemente detto e si era congedato da Draco.
Cominciava seriamente a non sopportare il giovane Malfoy e le sue continue lamentele, così senza dare la più piccola spiegazione lo aveva lasciato lì, nell’appartamento, ben protetto da barriere e incantesimi vari. Forse, almeno per qualche ora, sarebbe riuscito a rilassarsi un po’, anche se questa prospettiva pareva piuttosto irrealizzabile. Durante la notte si era sbarazzato delle due salme gettandole nel Tamigi e non era certamente stato un compito piacevole. Non era riuscito a dormire nemmeno un’ora, anche se del resto dormiva relativamente poco da quando aveva lasciato Hogwarts. Gli incubi dominavano i suoi sogni e la paura di addormentarsi era più forte della stanchezza.

Quindi si aggirava per le vie di Londra in abiti babbani. Si guardò riflesso nella vetrina di un negozio di scarpe: si sentiva a dir poco ridicolo nonostante indossasse semplici pantaloni neri ed una camicia biancia come la neve. Aveva una ben radicata nostalgia della sua vecchia vita e del mondo magico. Volentieri si sarebbe recato a Diagon Alley, per soddisfare l’unica attività che ancora lo rendeva sereno, la lettura, ma farsi vedere da quelle parti sarebbe stato certamente rischioso. Così quando si ritrovò di fronte ad una piccola libreria babbana chiamata “Magic and Fairytales”, dopo una breve sbirciata alla vetrina, ed un’ardua lotta interiore, decise di entrare. A Severus Piton non erano mai stati simpatici i babbani, a cominciare da quel bifolco di suo padre che tanto aveva fatto soffrire lui e la sua povera madre. Quella piccola libreria però lo aveva attirato con la sua semplice insegna di legno, dipinta di verde con le scritta d’argento e lo aveva in qualche modo rassicurato. Non appena salì i due gradini dell’ingresso ed ebbe scorto dall’interno il locale, si accorse che era ancora più piccolo di quanto sembrava, ma manteneva una certa dignità ed un’aria vecchio stile. Tranne uno spazio riservato al banco con la cassa, tutto il resto della stanza era letteralmente sommerso dai libri fino al soffitto. Erano tutti riposti in ordine per genere e poi in ordine alfabetico: Severus ne rimase colpito. Quel luogo non aveva nulla a che vedere con l’apocalittico disordine del Ghirigoro.

-Babbani, dipendono dall'ordine, perché non conoscono la magia.- asserì tra sé e sé, notando e quindi prendendo fra le mani un libro di geografia astronomica. -Astronomia? Davvero credono di sapere ciò che le stelle dicono solo ai centauri?-

L'ex professore si soffermò su un gruppo di pagine dedicate al pianeta Venere. Di cosa parlava in realtà quel libro? Che diavolo era la composizione chimica? Sicuramente si trattava di una nuova trovata babbana...
-Sa che in quella pagina c'è un errore?-

Piton alzò lo sguardò: alla sua destra vi era una giovane donna che gli sorrideva amabilmente. Aveva la pelle bianca come il latte, i capelli lunghi fino a metà schiena, lisci e neri e gli occhi color grigio perla. Indossava una elegante camicetta bianca, una gonna lunga fino alle ginocchia nera ed un paio di ballerine dello stesso colore. Portava una borsa a tracolla in cui la zip era chiaramente rotta e da cui spuntavano una coppia di libri mentre fra le braccia stringeva un pesante tomo.
-Prego?- le rispose il mago.

-Ecco, esattamente qui.- la ragazza indicò con l'indice destro un paragrafo permettendo a Severus di notare sul suo polso un inconsueto braccialetto ricco di campanellini colorati. -Dice che l'alta temperatura di Venere è dovuta alla vicinanza al sole, ma non solo. L'effetto serra è la maggior causa: l'anidride carbonica presente nell'atmosfera, insieme all'acido solforico di cui sono composte le nubi, lasciano uscire la radiazione visibile del Sole e trattengono la radiazione infrarossa.-
La ragazza alzò gli occhi ed i due si scambiarono un lungo sguardo. Ma che diavolo aveva detto? Severus non aveva capito nemmeno una parola uscita dalla sua bocca. Che cos'era l'acido solforico?

-Ah, signorina Vane!- esclamò la commessa. -Immagino sia qui per i libri che aveva ordinato!-

-Esattamente.- rispose avvicinandosi alla cassa.
-Vado subito a prenderteli in magazzino.-
Severus e la donna erano rimasti solo infine. La sua passione per la conoscenza lo portava all'esasperato desiderio di sapere che cosa fosse l'acido solforico, ma il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di chiedere spiegazioni ad una babbana. Questa, quasi si fosse sentita chiamare in causa, si voltò verso di lui e gli sorrise nuovamente. Perché continuava a guardarlo? E soprattutto, perchè diavolo sorrideva?
-La vuole piantare di fissarmi o devo cominciare a pensare di piacerle?- disse con aria truce, posando il libro nel suo rispettivo scaffale.-

-Oh, non mi dica che lei è uno di quegli uomini che odiano sentirsi inferiori ad una donna riguardo all'intelligenza!-

-Come prego?-

-Ma sì, me ne sono accorta prima che non aveva capito nulla delle mie parole. Scommetto che non sa nemmeno che cos'è l'acido solforico! Bastava guardarla bene in faccia per capirlo.- spiegò la giovane donna sorridendo.
Ok, Severus Piton ora era decisamente furioso. Quella "Vane" o come diavolo si chiamava era peggio della Granger, una vera logorroica so-tutto-io. Le avrebbe volentieri risposto per le rime, se solo la commessa non fosse tornata dal magazzino.

-Filosofia Moderna, Manuale di Tedesco Universitario, Astronomia volume primo e... Il signore degli Anelli. Manca solo il tomo B di Letteratura Inglese, per quello dovrà aspettare la settimana prossima.-

-Metta tutto sul mio conto. Le pagherò i libri a fine mese come di consueto.-

-Perfetto, arrivederci e grazie.-

La donna salutò la commessa con un cenno del capo, si voltò in direzione dell'uscita, ma si bloccò quando incontrò lo sguardo torvo di Piton. Ancora una volta sorrise, gli fece un leggero cenno con la mano destra e lo oltrepassò dirigendosi in strada. Severus la seguì con lo sguardo, per poi raggiungerla dopo un breve istante fuori dalla libreria. Osservò per una manciata di secondi quella strana e petulante babbana allontanarsi, poi, sbuffando, tornò alla volta dell'appartamento.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 - Reflection ***


VallyBeffy risponde:

X FELIX CROWEN: Grazie ^^. A dire il vero il personaggio di Draco per il momento l'ho caratterizzato poco e in questa maniera apposta. Primo perché avevo bisogno di concentrarmi su Piton almeno per l'inizio, poi perché ho pensato si sentisse abbastanza al sicuro, visto che aveva Piton a "salvargli il culo" in caso di pericolo.
X ODREN: stessa cosa che ho detto a Felix. Però il Draco che se la fa sotto dalla paura ci sarà... eh, prima o poi il signore Oscuro gli chiederà di portare a termine altre missioni, non credi?

Non spaventatevi per il Potty protagonista della prima parte di questo capitolo. Ho pensato che fosse giusto (anche perché mi serve ai fini della storia) mostrare ogni tanto cosa stessero facendo lo sfregiato e compagni. Per gli amanti dei cattivi (come in parte la sottoscritta) presto avremo il piacere di vedere anche come se la passa il lato oscuro della magia.

Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino


Chapter 2 – Reflection

Harry si lasciò cadere sul letto di Ron, alla Tana. Con un gesto svogliato della mano si allentò il nodo della cravatta e si tolse la giacca, posandola ordinatamente al suo fianco. Al piano di sotto la festa per il matrimonio di Bill e Fleur continuava nel migliore dei modi. C'erano tutti: Tonks, Lupin, Moody, l'intera famiglia Weasley, i membri dell’Ordine... erano felici. Già, ma per quanto lo sarebbero restato? Da lì ad una manciata di ore tutto sarebbe cambiato. Quella falsa atmosfera allegra, serena, sarebbe crollata così come era stata costruita. Nel suo cuore lo aveva già fatto. Harry si distese sul letto ed ascoltò con attenzione il flebile suono del suo respiro lento e profondo: nonostante tutto era ancora vivo. Era convinto che non lo sarebbe stato ancora per molto, ma era vivo, al contrario di altri che non ce l’avevano fatta. Il bambino sopravvissuto chiuse gli occhi e cercò di ricordare le sue giornate prima di quel maledetto quarto anno, prima che Cedric morisse, prima che la spirale di morte attorno alla sua vita riprendesse il suo corso. Prima Sirius, poi Silente. Quante altre persone dovevano morire a causa sua? Certamente un’altra: Lord Voldemort. Ma avrebbe davvero avuto il coraggio di diventare un assasino, nonostante ciò che quell’essere senza scrupoli aveva fatto a lui e ai suoi cari? Harry non ne era molto sicuro.
Da lì a poche ore sarebbe partito per un viaggio, probabilmente senza ritorno, alla ricerca degli Horcrux. Non era ancora pienamente sicuro di voler portare con sé Ron e Hermione perché se gli fosse successo qualcosa di brutto non se lo sarebbe mai perdonato, ma non poteva fare a meno di loro. Poi c’era Ginny. Harry non le avrebbe mai permesso di accompagnarlo nel viaggio, nonostante lei insistesse continuamente. Saperla assieme alla sua famiglia lo faceva sentire più tranquillo: i suoi genitori ed i suoi fratelli l’avrebbero protetta meglio di chiunque altro.

-Avrei dovuto immaginare che eri qui.-

Harry riaprì gli occhi: Hermione lo stava osservando dalla porta. Aveva i capelli raccolti in uno chignon ed indossava un lungo abito celeste senza spalline. Teneva le braccia incrociate all’altezza del petto nel tentativo di assumere una posa severa, ma la sua intenzione era tradita da un sorriso.

-Perché, dove dovrei essere?-

-Quanto non ti ho visto più in mezzo agli altri, al piano di sotto, per un istante ho temuto che te ne fossi andato senza di noi.- spiegò la ragazza avvicinandosi all’amico e sedendosi al suo fianco.

-Non ti nascondo di aver seriamente preso in considerazione questa idea,- disse Harry sistemandosi il cuscino sotto alla testa. –ma non sono riuscito a portarla a termine.-

-Meglio così, altrimenti ti avrei inseguito per tutta l’Inghilterra fino a quando non ci avresti accettato con te.-

-Hermione, io non sono niente senza te e Ron.-

-Sei uno zuccone Harry.- lo interruppe Hermione sorridendo e dando una poderosa pacca sullo stomaco del ragazzo, il quale ricambiò il sorriso e dolorante iniziò subito a massaggiare la zona colpita. -Visto che tra poco partiamo, hai già pensato a dove andare?-

-Andiamo ad Hogwarts, devo recuperare il libro del princ... di Piton.-

-Oh no, ancora quel maledetto libro! Quante volte ti devo dire che...-

-Quel libro mi serve.-
Hermione ed Harry si scambiarono un lungo sguardo: il ragazzo pareva molto sicuro di sé e delle sue idee. Percependo un velo confuso negli occhi dell'amica, Harry si affrettò a spiegare le sue motivazioni: -Se voglio vendicare Silente devo conoscere il mio nemico alla perfezione e quel libro mi sarà molto utile.-

-Non credo che andare a cercare Piton sia la migliore idea per prolungarsi la vita, Harry.-

-Infatti non voglio cercarlo, sono già abbastanza impegnato con il ritrovamento degli Horcrux, non credi? Sto solo cercando di dire che se dovesse incrociare la mia strada... bé non vorrei essere nei suoi panni.-

*

Severus Piton girò la manopola ed il getto d'acqua calda si fermò. Con un gesto lento della mano scostò la tendina azzurra, uscì dalla doccia, scorse un lungo asciugamano e se lo legò alla vita. Quel bagno babbano era decisamente piccolo per lui, abituato al lusso di Hogwarts, senza contare che odiava sinceramente le mattonelle: blu con sopra dei pesciolini gialli. Non impedendo alla sua bocca di contorcersi in una smorfia di fronte alla banalità di quei disegni, il mago allungò la mano verso un secondo asciugamano accanto al lavandino, più piccolo del precedente, e se lo portò al viso. Qualche istante più tardi, i suoi occhi si fissarono sullo specchio di fronte a lui. Da quanto tempo non si specchiava? I suoi occhi erano davvero così freddi? Erano davvero gli stessi occhi che ogni giorno, troppo severi, scrutavano quelle teste di legno degli studenti del primo anno? Il suo stesso viso lo ripugnava. Priva di emozioni e finta, la maschera che tanto aveva portato nella sua giovinezza era finita per diventare parte stessa del volto. Non era semplice intuire se quello riflesso fosse ancora lui, se ne era reso conto nell’osservare ogni piccolo dettaglio del viso. Un istante dopo, lo specchio finì in frantumi.

-Signore? Tutto bene?- domandò Draco attraverso la porta bussando leggermente con il pugno sinistro.

Piton non rispose, bensì uscì dal bagno ignorando il biondo e dirigendosi in cucina. Il giovane Malfoy lo seguì con lo sguardo: era piuttosto preoccupato. Gettò un’occhiata dentro al bagno e scorse lo specchio in mille pezzi, nonché del sangue sulle mattonelle del pavimento. Che diavolo aveva fatto!?

-Professore!- esclamò correndo fino in cucina, ma si bloccò sulla porta. –Che cosa...?-

A Draco morirono le parole in gola: Severus Piton era in piedi, nella sua mano sinistra una bottiglia di vino rosso, di fronte a lui sul tavolo vi era un calice. Dalla mano destra del mago, chiusa a pugno, sgorgava del sangue che con un sordo plic gocciolava fino al pavimento.

-Mi pareva di averti detto- scandì bene il mangiamorte. –di non chiamarmi professore.-

-Mi scusi... signore.- si affrettò a replicare Draco deglutendo nervoso.
Piton stappò la bottiglia con l’ausilio della bacchetta, poi versò il nettare rosso all’interno del calice. Senza nemmeno degnare di una minima attenzione Malfoy, il mago uscì dalla cucina e si infilò in salotto, dove si lasciò cadere sul divano. Bevve un sorso di vino, alzò la mano ferita di fronte a sé e ne guardò il palmo: un frammento di specchio l’aveva tagliato proprio al centro dell’arto.

-Meriterei molto più che questo.- mormorò bevendo un’altro sorso dal calice, poi portò lo sguardo più in basso, sul marchio nero. Chiuse gli occhi. Ogni minuto che passava la distanza che lo seperava dal cedere diminuiva ed ormai era certo che non avrebbe resistito ancora a lungo. Aveva ucciso l’unica persona che non lo aveva mai guardato come un vile assassino. Aveva ucciso il suo unico amico. Come poteva un uomo, mago o babbano che fosse, perdonarsi un tale misfatto? Certo era stato Silente a chiedergli di farlo, ma questo non cambiava le carte in tavola.

-Un giorno, prima della fine, verrò a trovarti: è una promessa.- pensò mentre l’immagine di una tomba bianca vista sulla Gazzetta del Profeta gli ritornava alla mente. Non sapeva bene come sarebbe riuscito ad avvicinarsi ad Hogwarts, ma a discapito di ogni pericolo lo avrebbe fatto. Glielo doveva. Portò un’ultima volta il calice alle labbra e lo prosciugò fino all’ultima goccia.

CRACK
Severus Piton riaprì gli occhi di scatto e subito scattò in piedi sfoderando la bacchetta. Il calice gli scivolò di mano ed andò a terra, in frantumi. Questa volta ne era più che sicuro: qualcuno si era smaterializzato nel palazzo. Ignorando ancora una volta i piagnistei ed i movimenti di Draco, il quale dopo aver sentito il rumore lo aveva raggiunto in cucina, il mangiamorte si diresse verso la porta d’ingresso. Con un colpo di bacchetta la spalancò ed uscì in corridoio: sembrava non esserci anima viva. Ma Piton ne era sicuro, così ancora una volta si avvicinò alle scale per controllare.
CRACK

Piton alzò lo sguardo: proveniva dal piano di sopra. Mantenendo la bacchetta stretta nella sua mano destra alta di fronte a sé ed ignorando il dolore della ferita, il mago con passo lento e sguardo vigile iniziò a salire le scale. Vi era una cospicua possibilità che si trattasse dell’Ordine e francamente il mangiamorte avrebbe volentieri evitato un incontro con uno o più dei suoi membri. Aveva ucciso Albus Silente, se lo avessero trovato una maledizione Cruciatus sarebbe stata solamente il minimo! Ma arrivato in cima alla rampa, Severus Piton dovette ammettere di essersi sbagliato. Di fronte alla porta aperta di uno degli appartamenti di quel piano, stava china a terra una donna dai capelli neri e la pelle color del latte, la quale stava accarezzando amorevolmente un gatto color della pece.

-Forza Brivido, vieni in casa, è ora della pappa.- disse solleticando il mento all’animale per poi alzarsi in piedi. Decisamente gli istanti che susseguirono furono i più imbarazzanti che l’ex professore di pozioni avesse mai vissuto. Bastò un attimo per riconoscerla: la giovane donna che aveva di fronte era la stessa che aveva incontrato in libreria. Ma il problema non stava in lei, bensì negli indumenti che entrambi i presenti stavano indossando. Lui, chiaramente uscito dalla doccia, indossava unicamente quel lungo asciugamano legato alla vita ed aveva i capelli ancora completamente fradici. Lei, invece, aveva indosso un reggiseno nero ed un paio di pantaloncini molto corti azzurri probabilmente appartenuti ad un vecchio pigiama estivo.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 - Work ***


VallyBeffy risponde:

XAstry: bé, è un Piton che sta cominciando a vacillare, leggermente, ma vacilla. ç_ç povero il mio ciccino

X Gin92: beccati sto capitolo. l'inizio mi fa trooooppo ridere!


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Non sono un assassino

Chapter 3 - Work


Con un gesto veloce e silenzioso della mano Severus Piton nascose la bacchetta dietro la propria schiena, infilandola tra l'asciugamano e la propria pelle. A quanto pareva, la donna non si era accorta di lui in quanto nella mano sinistra stringeva un libro e appoggiatasi allo stipite della porta aveva iniziato a leggerlo. Era il momento migliore per ridiscendere le scale silenziosamente e fare finta che niente fusse successo, Piton lo sapeva bene, peccato però per i suoi piedi che non davano il minimo cenno di volersi muovere da lì. Non poté fare a meno di pensare che quello che aveva di fronte era un bell'esemplare di babbano, ma scacciò immediatamente l'idea per far spazio a qualcosa di molto diverso: che cos'era l'acido solforico!?
-Che hai da guardare?-
Piton trasalì: si era accorta della sua presenza. Il mago non ebbe nemmeno il bisogno di rispondere alla sua domanda, che la donna realizzò l'attuale situazione e dischiuse la bocca in una smorfia fissando insistentemente l'aciugamano.

-Un maniaco!- strillò infine cercando di coprirse il seno con le braccia. -Tu sei un maniaco!-

-Prego? No! Le circostanze la stanno forviando. In realtà io mi sono appena fatto una doccia e...-

-...e hai pensato bene di venire a violentare una povera indifesa come me!-

-Ma no, si sbaglia!-

-Brivido, attacca!-
Piton abbassò lo sguardo sul gatto. L'animale dal fulvo pelo nero e le orecchie grandi lo studiò con i suoi occhi gialli per una manciata di secondi, poi scattò verso l'ex insegnante. Severus Piton avrebbe potuto giurare di aver visto un guizzo sadico di gioia riflesso in quegli occhi, mentre, dopo aver sguainato gli artigli, il gatto lo arpionava alla gamba destra. Inutile dire che il mago gridò di dolore. Altrettanto inutile informarvi che tentò in tutti i modi di liberarsi di quella bestia malefica. Essenziale invece notare il suo sbilanciarsi e lo sparire giù per la rampa di scale.
La donna avanzò con circospezione e passo lento verso le scale e guardò in basso: colui che lei credeva un malvivente stava disteso a terra con la testa appoggiata sull’ultimo gradino, immobile. Il gatto stava seduto al suo fianco e guardava la padrona con aria soddisfatta.

-Brivido... l’abbiamo ucciso!- esclamò lasciando cadere il libro che ancora aveva fra le mani, per poi portarle alla bocca. –Quel tizio è morto stecchito!-

Sistemandosi una ciocca di capelli neri dietro ad un’orecchio scese correndo le scale e si chinò accanto al corpo. Era visibilmente sconvolta per l'accaduto, le tremavano le mani ed il respiro era affannoso.

-Oh mio Dio! Ho davvero ucciso un uomo?-

-No stupida, ci vuole ben altro per uccidermi!- replicò Severus sollevandosi un poco da terra facendo leva con le braccia.
La giovane lanciò un grido di paura e fece un balzo indietro: -Sei vivo! Ah! Sangue!-

-Sangue?-
Piton osservò che in effetti non aveva tutti i torti, c'era del sangue nel pavimento. Dolorante si sollevò da terra e si guardò la mano destra: il taglio che si era fatto era più brutto di quando pensava all'inizio. Il mago si sistemò l'asciugamano poiché si era pericolosamente allentato, non dimenticando di controllare che la bacchetta fosse ancora al suo posto, al sicuro. Ancora una volta alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare la donna dai capelli neri. Questa prontamente si coprì il seno con le braccia, arrossendo lievemente in zona zigomi.

-Allora,- disse cercando di apparire superiore al corso degli eventi. -se non sei un maniaco sessuale, chi sei?-

-Oh, adesso mi credi?-

-No, non le credo, ma avendoti quasi rotto l'osso del collo ritengo di doverle come minimo dare il beneficio del dubbio.-

-Sono un nuovo inquilino del palazzo.-

-Impossibile, non ho sentito di nessuno che stesse vendendo...-

-Se permette, io ora tornerei nel mio appart...-

-Ah! Lo sapevo io! Sta cercando di filaserla proprio come farebbe un maniaco sessuale!-

Severus tirò un profondo respiro nel tentativo di mantenere la calma e non riempirla di insulti. Con indifferenza e una freddezza glaciale si voltò e fece per andarsene.

-...che cos’è quella cosa le esce dall’asciugamano?-
Al suono di quella domanda Severus Piton rammentò: la bacchetta!
-Si tratta di una... matita.- replicò il mago avvicinandosi alla porta del proprio appartamento.

-Matita? Scommetto che invece si tratta di qualche aggeggio di voi maniaci.-

-Non sono un maniaco!- sbottò Piton allargando le braccia e alzando sconsolato gli occhi al cielo.

-E invece sì, solo i maniaci hanno tatuaggi tipo il tuo!- disse la donna indicando il Marchio Nero, sull’avambraccio destro dell’altro. Immediatamente la fronte di Severus si corrugò ed il mago coprì il Marchio con la mano sinistra.

-Credo sia il caso, per entrambi, di andare a vestirsi.- ringhiò e senza nemmeno salutare, rientrò nell’appartamento sbattendo la porta.

-Ma che maleducato!- sbottò in risposta la donna, portando la mani ai fianchi. –Non è vero Brivido?-
Per tutta risposta il gatto le si strofinò contro le gambe, facendo le fusa.

-Oh, tu sì che mi capisci, mio piccolo batuffolino nero, altri che questi brutti tipacci!- disse prendendolo in braccio e stringendolo amorevolmente al petto. –Vieni, torniamo in casa, se non sbaglio tu devi ancora mangiare la tua pappa.-

Gratticchiando con gentilezza il collo dell’animale, risalì le scale, raccolse il proprio libro di geometria analitica e si diresse verso l’appartamento il cui campanello riportava sotto di sé il nome “Eveleen Vane”. Varcata la soglia, Eveleen chiuse la porta dietro di sé con un leggero colpetto del piede, poi si diresse verso la cucina. Qui lasciò di nuovo libero Brivido, il quale subito si fiondò sulla sua ciotola ricolma di latte, situata sotto alla finestra.

Squillò il telefono ed Eveleen si precipitò a rispondere.

-Pronto? Ah ciao Mary! Come?-
Facendo attenzione a non strattonare il filo, si avvicinò ad uno dei ripiani appesi al muro e si impossessò della scatola dei biscotti al cioccolato.

-Sì, dovrei averlo quel libro. Per quando ti serve? Ok, vado subito a cercarlo. Ciao.-
Riposata la cornetta del telefono al suo posto, con un gesto distratto della mano aprì la scatola per poi infilarcela dentro. Ne tirò fuori un biscotto che immediatamente prese a sbocconcellare mentre attraversava la cucina per andare in salotto.

*

Sbattendo la porta, Severus Piton rientrò nell'appartamento. Quante probabilità c'erano di incontrare di nuovo l'odiosa donna della libreria e per di più venire a conoscenza che ha dimora nel suo stesso stabile? Poche senza ombra di dubbio. E come se la situazione non fosse abbastanza irritante, Draco stava avendo una crisi di panico.

-Chi erano? Auror? L’Ordine?!- domandò quasi assalendolo. –Cosa è successo? Ho sentito un botto e... mi sta ascoltando?-

-Effettivamente no.- replicò Piton superandolo e dirigendosi verso la stanza da letto: l’unico suo pensiero al momento era quello di vestirsi, non certo di stare ad ascoltare un piagnucoloso lattante come Draco Malfoy. Mio Dio, se pensava a quante gliene aveva fatte passare a scuola quasi aveva il volta stomaco!
-Voglio sapere che cosa è successo fuori da quella porta.- insistette il giovane Malfoy, ma la sua voce tremava di più ad ogni parola. –Immediatamente.-
Ma Severus non rispose. Nemmeno lo guardò. Gli chiuse semplicemente la porta in faccia e si avvicinò alla brandina sulla quale ciacevano i suoi vestiti. Non voleva sentire la voce di Draco, le sue lamentele e piagnistei. L’ultima cosa che voleva in quel momento era farlo sentire al sicuro.

-Questo posto non è così sicuro come pensava!- esclamò il biondo dall’ingresso. –Dobbiamo andarcene.-

Piton lo ignorò, aveva altro per la testa. Con lento gesto della mano prese la bacchetta dal suo nascondiglio e la gettò sulla brandina, poi allentò l’asciugamano che scivolò sinuosamente a terra.
-Li ha sentiti anche lei quei rumori, qui qualcuno si è smaterializzato e più di una volta!-
Severus sentì la voce dell’ormai diciassettenne farsi più affannosa, probabilmente stava piangendo, ma voleva salvare le apparenze. Tipico di un Malfoy. Indossati gli indumenti intimi, il mago allungò la mano verso i propri pantaloni ed iniziò ad infilarli, lentamente, prima una gamba e poi l’altra.
-Io me ne vado di qui... faccia quel che le pare, io in questa topaia non ci resto. Non ho intenzione di farmi ammazzare mentre mi nascondo come un coniglio!- urlò questa volta Draco, dando un pugno contro la parete. –Non ho intenzione di morire stupidamente, supplicando pietà, come quel vecchio pazzo di Silente!-
Piton riaprì la porta della stanza di scatto, facendo sobbalzare Draco. Ancora a torso nudo scattò veloce verso Malfoy e lo afferrò per il braccio destro con forza, per poi trarlo a sé.

-Vuoi andartene? Vai, nessuno ti trattiene.- disse fissando il viso di lui contratto in una smorfia e bagnato di lacrime. –Sì, ho fatto un Voto Infrangibile con tua madre, ma non mi importa. Preferisco accettare le conseguenze piuttosto che continuare a sopportare uno stupido debole come te. Dici che non vuoi nasconderti come un coniglio? Guardati, piangi come un bambino. Ma no Draco, non c’è posto per i bambini nel mondo che hai scelto.-

-Io non sono un bambino!- ribatté tremante e cercando di divincolarsi il biondo. –Sono un uomo quanto lei, io sono...-

-Cosa? Cosa sei? Un mangiamorte forse? Oh, ricordo com’è all’inizio. Quel Marchio ti fa sentire potente, non è vero? Però non sei nessuno. Per il Signore Oscuro tu sei solo una pedina sacrificabile, non appena avrà raggiunto il suo scopo ti getterà via. Dovrai uccidere. Uccidere e basta. Niente sarà più come prima, la tua vita è stata decisa nello stesso istante in cui ti sei fatto imprimere quel Marchio. Se quella notte sulla torre di Astronomia avessi finito io il lavoro, a quest’ora tu saresti già cibo per i vermi!-

Severus si ammutolì. Lavoro. Aveva chiamato l’omicidio di Silente lavoro.
Lasciò andare il braccio di Draco ed il ragazzo si lasciò cadere a terra, per poi strisciare contro la parete e massaggiarsi il braccio: mai prima di allora aveva visto Severus Piton reagire così. Continuarono a guardarsi, respirando affannosamente per diversi interminabili istanti, poi l’ex insegnante si mosse nuovamente verso la stanza da letto. Afferrò la bacchetta e la propria camicia, infine tornò all’ingresso, si avvicinò alla porta a passi veloci e sbattendola dietro di sé uscì di casa, lasciando Draco in lacrime, solo con i suoi pensieri.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 - Lemon Vodka ***


VallyBeffy di ritorno dalle vacanze risponde:

XAstry: ma ti pare che faccio sconfiggere Piton da un semplice gatto? Ovvio che non è un semplice gatto! (mi sa che ho spoilerato XD)

X Gin92: effettivamente... è un moccioso piagnucolante nel sesto libro

X LadySnape: sono contenta che ti piaccia! =)


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Non sono un assassino

Chapter 4 - Lemon Vodka

-Ninfadora, mi stai mettendo in imbarazzo.-
-In imbarazzo? Perchè Remus? E poi quando la smetterai di chiamarmi Ninfadora?!-
-E va bene, Tonks, gentilmente toglieresti la mano da...-
-Da...?-
-...dal mio fondoschiena?-
-Ops...- sorrise Tonks, facendo scivolare via la mano dalla tasca posteriore dei calzoni di Remus, con aria particolarmente maliziosa. –Comunque dovremo farlo più spesso. Voglio dire, tu ed io a passeggiare per la Londra babbana... Che ne dici di andare al mare la settimana prossima? Ti va?-
-Tonks...-
-Sì?-
-La mano.-
La strega sbuffò sonoramente scostando nuovamente la mano dal fondoschiena del compagno per poi incrociare le braccia: -Oh Remus! Sei troppo teso!-
-Non sono teso. Semplicemente non sono propenso alle effusioni in pubblico.-
-Ma guarda cosa mi tocca sentire! E poi non hai nemmeno risposto alla mia domanda!-
-Come si può pensare di andare al mare con i tempi che cor...-
Remus si bloccò smettendo improvvisamente di camminare.
-Hey, che ti prende adesso?- sbottò Tonks.
-N-niente...- rispose il lupo mannaro portando una mano alla testa e scompigliandosi un poco i capelli –Per un attimo ho creduto di vedere... ma devo essermi sbagliato.-
-Vale a dire? Cosa ti è parso di vedere?-
-Nulla di importante. Andiamo.- disse, poi prese la strega sottobraccio riprendendo la passeggiata.
Tonks non cercò di restare sull’argomento: ormai conosceva Remus e rispettava i suoi silenzi anche se era preoccupata da quella reazione. Approfittando della distrazione del mago, dettata da chi sa quali pensieri, ne approfittò per riportare la mano destra nella tasca dei pantaloni di lui con successo.
Nel frattempo il lupo mannaro rifletteva: non poteva averlo visto sul serio, era impossibile, Londra non era certamente il posto migliore per nascondersi. La sete di vendetta doveva avergli decisamente dato alla testa. No, Severus Piton non poteva nascondersi nel cuore della capitale Inglese.
O magari sì?

*
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Severus Piton rise. La sua non era una risata di gusto, bensì era vuota e priva di emozioni. Questa volta ci era andato molto vicino: non aveva calcolato la possibilità di incontrare dei membri dell’ordine. Era certo che Remus Lupin l’avesse scorto... i loro sguardi si erano incontrati per una manciata di secondi, durante i quali aveva seriamente preso in considerazione l’idea di porre fine a tutto quanto lasciandosi trovare e uccidere. Fortunatamente per lui quella sera non era abbastanza ubriaco per non smaterializzarsi altrove all’istante. Aveva passato tutta la giornata in locali babbani ed ora girovagava per Londra, nella zona di King Cross, con una bottiglia di Vodka al limone ben stretta nella mano sinistra. A parer suo i liquori babbani, a differenza di quelli dei maghi, erano a dir poco leggeri. Con tutto l’alcol che aveva assunto un uomo normale sarebbe sicuramente già entrato in coma etilico, ma Severus Piton non era un uomo qualsiasi. Era un mago che chiamava “lavoro” l’omicidio del suo benefattore. Era un assassino.
Il suo passo era trascinato, la sua vista si sfocava a lenta intermittenza, le giunture gli duolevano: doveva sedersi. Lo sguardo gli cadde sull’ingresso della stazione e portando un’ennesima volta la bottiglia alle labbra si diresso verso di esso. Era ancora un uomo? Non ne era più sicuro da molto tempo ormai. Da anni evitava di soffermarsi a lungo sulla sua immagine riflessa in uno specchio: non vedeva altro che un orrendo mostro.
Giunto al binario sette si abbandonò su una panchina un po’ più isolata delle altre, nella penombra. Ancora una volta bevve Vodka per poi posare la bottiglia di vetro al suo fianco e rilassare i muscoli del collo lasciando la testa a ciondoloni. Decisamente quella non era la sua giornata. Non si era pentito di come aveva trattato Draco, ma aveva minato la solidità della sua copertura. Magari a quell’ora il giovane Malfoy aveva già abbandonato l’appartamento per correre dalla madre... e questo non giovava certamente al Voto Infrangibile. Severus si maledisse: doveva proteggere e guidare Draco per restare vivo, aveva fatto un grave errore a lasciarlo solo. Ma Severus Piton non voleva vivere. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di morire in quel preciso istante, ma il pensiero del grande sacrificio di Silente lo frenava dal compiere gesti estremi. La sua morte non doveva restare vana, Voldemort doveva scomparire per non far mai più ritorno. L’ordine aveva ancora bisogno di una spia e lui era lì per quello.
-Maledetto vecchio!- sbottò il mangiamorte –Con quel tuo folle gesto mi hai rovinato l’esistenza più di quanto non avessi già fatto da solo. Non ci sono parole per descrivere l’odio che provo per te e per me stesso in questo preciso momento.-
-Mi hai incastrato.- aggiunse poi, chiudendo gli occhi e sorridendo biecamente.
-Non ci posso credere, oltre che maniaco è pure alcolizzato!-
Severus sperò vivamente di avere un’allucinazione: assolutamente non poteva essere lei, non a quell’ora di notte a King Cross!
-Hey, mi risponde o devo chiamare la protezione animali?-
Il mago dischiuse leggermente le palpebre e purtroppo per lui la vide. Era in piedi, a qualche metro di distanza dalla sua panchina. Un lampione la illuminava e poté notare che indossava un leggero vestito color verde smeraldo mentre ai piedi aveva un paio di sandali. Aveva con sé una piccola borsetta, segno che probabilmente si stava dirigendo a qualche scapestrata festa in un locale della Londra babbana. Cosa ci faceva quindi alla stazione?
-No, no, no lei no! Tutti, ma non lei!- si ritrovò a pensare –Adesso chiudo gli occhi e se ne va...-
-Ma ha sentito o ha bisogno dell’apparecchio acustico?-
-Come può ben vedere adesso sono occupato, la pregherei di lasciarmi in pace.- replicò acido allungando la mano verso la bottiglia e bevendo un’ampia sorsata di Vodka. La giovane donna storse il naso.
-Assolutamente disgustoso. Non lo sa che così si rovina il fegato?-
-Sì lo so e vorrei continuare a farlo. Se ne vada.-
-Qualcosa mi dice che la mia serata con gli amici andrà a farsi benedire.- pensò Eveleen avvicinandosi all’uomo con aria schifata.
-Cosa non ha capito in “la pregherei di lasciarmi in pace” e “se ne vada”?- domandò freddo Severus, osservando con circospezione i movimenti della babbana, ma questa ignorò il commento.
-Adesso mi dia questa bottiglia di Vodka e cerchiamo di tornare a casa, ok?- replicò la donna con voce dolce.
-Non sta parlando con uno di quei bambini teste di legno, signorina.- sbottò il mago con sguardo truce.
-Ah no?-
Lo stava apertamente provocando. Severus avrebbe volentieri sistemato quella seccatura di donna con un colpo di bacchetta, ma si trattenne. Lentamente si alzò in piedi, incrociò le braccia e le lanciò un’occhiata fulminante: -Mi dica la verità, lei si crede molto furba. Peccato questa sua insolenza non la porterà molto lontano. Le conviene cercare di farsi i fatti i suoi e di essere un po’ più gentile se vuole maritarsi.-
-Se mai mi sposerò è affar mio. Ora sarebbe così gentile da gettare quella bottiglia?-
-Oh, certo che no.- rispose il mangiamorte con un sarcastico sorriso, per poi portare la bottiglia alla bocca e svuotarla completamente in un solo lungo sorso. Con aria superiore ed un ghigno scuoté la bottiglia di fronte al naso di Eveleen.
-Tipico di voi uomini. Dovete sempre tentare di dimostrare qualcosa.- disse semplicemente la babbana –Sa, si pentirà di ciò che ha appena fatto.-
-Non credo proprio.-
-Sa, uno come lei si incontra una sola volta nella vita.- rispose Eveleen –Se diventano due hai molta sfiga. Nel mio caso, in cui le volte sono tre, non so proprio cosa immaginare. Mi aspetto di cadere in un tombino da qui a trenta secondi, data la mia fortuna.-
Ma il mago parve nemmeno sentirla. Portò nuovamente la bottiglia alle labbra con gesti lenti per poi lanciarle un’occhiata di sfida.
-Ok, se l’è voluta.- annunciò la giovane donna rubando di mano la bottiglia al mago –Vuole fare il duro? Peccato, stanotte ha incontrato una più dura di lei.-
Con gesto teatrale Eveleen avvicinò la Vodka al limone alla bocca e la svuotò in un solo lungo sorso. Con soddisfazione si abbandonò ad un profondo respiro, poi con un largo sorriso volse lo sguardo su Severus.
-Mezza bottiglia di Vodka in un sol sorso, notevole.- commentò il mago inarcando sarcastico un sopracciglio –Le do cinque secondi prima di svenire.-
-Io svenire? Ma va là... reggo benissimo l’alcol.-
-Quattro... tre...- contò ad alta voce il mangiamorte -...due... uno!-
Poi fu il buio.

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Capitolo 5
*** Chapter 5 - A breakfast for two ***


VallyBeffy risponde:

X Mixky: Grazie ^^. Sono contenta che piacciano i personaggi, anche perché sto cercando di andare OOC il meno possibile e non è facile.
X Gin92: allora ti chiedo perdono in anticipo per una cosa che farò accadere a Draco

Hey, VOLDIE farà presto la sua apparizione! Non perdetevi il prossimo capitolo, mangiamorte per tutti i gusti!

VallyBeffy

Non sono un assassino



Chapter 5 – A breakfast for two

Quando Severus si svegliò, la mattina sucessiva, ebbe subito la certezza di non trovarsi nel proprio appartamento. Con un gesto lento si passò una mano tra i capelli soffermandosi sulla fronte: aveva un leggero mal di testa. Dischiudendo lievemente gli occhi si guardò attorno cercando di mettere bene a fuoco la vista. Di fronte a lui si trovava, distesa e profondamente addormentata su un divano rosso fuoco, la giovane e logorroica donna della libreria. Un divano rosso? Quello decisamente non poteva essere il suo appartamento. Si guardò attorno: la stanza era a dir poco in disordine. Si trovava su una poltrona dello stesso colore del divano e al suo fianco aveva, oltre ad un tavolino da caffé nero, una strana scatola dal dubbio utilizzo. Per il resto, i muri erano tappezzati di mensole ricolme di libri e sul pavimento ve ne erano altrettanti raccolti in innumerevoli pile. I volumi a lui più vicini riportavano i titoli più disparati, mentre l’apocalittico disordine di quella stanza gli ricordava fortemente la sua abitazione a Spinner’s End. Lo sguardo gli cadde nuovamente e questa volta in maniera più insistente, sulla donna addormentata. Indossava ancora il leggero vestito verde della sera prima, le uniche differenze erano una spallina scesale lungo il braccio e la stoffa vagamente spiegazzata. Aveva il volto completamente immerso in un piccolo cuscino da salotto e stava rannicchiata in posizione fetale. Stava indugiando sulle sue lunghe gambe scoperte, quando una specie di ringhio raggiunse le sue orecchie.
Severus abbassò lo sguardo e si ritrovò nuovamente a faccia a faccia con Brivido, il gatto di casa. La bestia dalle orecchie grandi lo osservò con sguardo per nulla amichevole. Cosa voleva quell’animale da lui? Non gliene aveva già fatte passare abbastanza facendolo capitombolare giù da una rampa di scale?
Severus si chiese come fosse arrivato nell’appartamento della donna, poi ricordò. La precedente notte ella si era sentita male a causa di quella prodezza con la Vodka. L’aveva riportata a casa entrando grazie ad un semplice alohomora, poi l’aveva adagiata sul divano. Stava per andarsene, quando lo aveva colpito un capogiro. Si decise quindi a sedersi un momento, ma evidentemente si era addormentato.
-Oh accidenti. Per un attimo avevo creduto di essere morta e di esser finita in paradiso, ma se qui c’è questo tizio, allora sono certamente finita all’inferno.-
Il mangiamorte alzò di nuovo lo sguardo sul divano rosso: la babbana si era svegliata e lo stava guardando con gli occhi ancora semi chiusi.
-Mi spiace deluderla, ma non siamo né all’inferno né nel paradiso.- replicò bieco.
-...e allora perché gira tutto ed ho un mal di testa del diavolo?- sbottò l’altra passandosi una mano tra gli spettinatissimi capelli e sbadigliando.
-Già dimenticato il numero da circo con la Vodka?- domandò Piton inarcando un sopracciglio.
Eveleen gli rispose con una linguaccia, poi si alzò dal divano e percorse la stanza con un passo che ricordava vagamente quello di un zombie.
-Vado a farmi una doccia veloce. Cerchi di essere di nuovo qui quando torno.- disse prima di scomparire dietro ad una porta. –...e lasci in pace Brivido.-
Il mago riportò lo sguardo sull’animale: semmai era il gatto che doveva lasciare in pace lui! Con circospezione, si alzò dalla poltrona ed osservò meglio la stanza. Decisamente quella donna amava la lettura e lo studio più di sé stessa. Senza perdere di vista il malefico gatto, si infilò in cucina e scorse delle voto abbandonate sul tavolo. Si sedette su una sedia ed iniziò ad esaminarle una ad una: voleva capire con chi aveva a che fare. Sembravano foto di diversi anni prima, tanto che in una poté scorgere una giovanissima Eveleen. Doveva avere sì e no dodici anni in quella fotografia. Indossava un vestito estivo verde ed aveva in testa un largo cappello di paglia. La stessa bambina era accompagnata, in un’altra foto, da una donna presumibilmente sua madre. C’era qualcosa di strano nel volto di quest’ultima, tanto che a Severus sembrava di conoscerla, ma non riusciva a ricordare esattamente di chi si trattasse.
-Vedo che ha trovato la cucina.-
Severus si trattenne dal sobbalzare. Si voltò verso la porta e vide Eveleen sorridergli con i capelli completamente bagnati ed indosso una lunga maglia probabilmente da lui usualmente utilizzata come pigiama.
-Cosa vuole per colazione?- domandò attraversando la stanza per dirigersi verso dei ripiani.
-Cosa ti fa pensare che voglia fare colazione?- replicò acido il mago.
-Cercavo solo di essere gentile!- sbuffò Eveleen, poi però il suo volto si illuminò –Hey, da quando mi da del “tu”? Dov’è finita la formalità? Da quando si prende tutta questa confidenza?-
-Da quando la scorsa notte hai rimesso sulle mie scarpe. Più in confidenza di così...-
Eveleen parve spiazzata da tale risposta ed arrossì un poco, rimanendo senza parole.
-Un’astemia come te dovrebbe evitare di dare certe infantili prove di forza.- aggiunse Piton.
-Chi le dice che sono astemia?-
Severus le scoccò un’occhiataccia e la giovane deglutì nervosa.
-Ok, è vero sono astemia. Ehm... the?- chiese imbarazzata.
Il mago si limitò ad annuire continuando ad osservare con perizia i movimenti di Eveleen. La babbana si volse verso gli scaffali e si alzò in punta di piedi per recuperare le bustine di the su quello più. La lunga maglia se Sali leggermente sui glutei, cosicché Severus fu costretto a distogliere lo sguardo.
-Comunque... grazie per la scorsa notte. Insomma, io ero venuta per cercare di aiutarti e invece sei stato tu ad aiutare me.- disse Eveleen e Severus rimase piuttosto sorpreso dalle sue parole. Non accadeva spesso che qualcuno lo ringraziasse.
-Piuttosto, cosa ci facevi alla stazione?-
-Passavo di lì e ti ho visto entrarci...-
-Dovresti sapere che non si pedinano le persone.-
-Io non la stavo pedinando!- esclamò Eveleen voltandosi verso il mangiamorte con aria visibilmente arrabbiata –Semplicemente l’ho visto ubriaco ed ho pensato che fosse il caso di farle capire che l’alcol non porta a nulla.-
-Lei si faccia gli affari suoi che i mio mi faccio i miei.-
-Ah, allora non era lei quello che prima curiosava tra le mie fotografie.- replicò acida la babbana indicando le foto sul tavolo. Severus non rispose ed Eveleen tornò ad occuparsi del the facendo calare così un glaciale silenzio. La giovane donna versò il the in due tazze, poi ne porse una all’ospite. Il mangiamorte si domandò come mai quella donna non era spaventata da lui: gli aveva dato l’impressione di essere un maniaco alcolizzato, ma comunque ora beveva tranquillamente il the seduta di fronte a lui.
-Hai gli occhi buoni.- annunciò Eveleen.
-Come?-
-Non fare quella faccia, ho capito esattamente a cosa stavi pensando. Te lo si legge dall’espressione del viso: tu vuoi sapere perché non ti ho ancora cacciato fuori da casa mia. Detto in poche parole, hai gli occhi buoni, tutto qua.- spiegò –Una persona dagli occhi come i tuoi può esser tutto tranne che poco di buono. Lo so che è un metodo un po’ empirico, ma fino ad ora non mi sono mai sbagliata.-
Severus abbassò lo sguardo e fissò il the caldo nella propria tazza. Per quale motivo non era ancora uscito da quella casa? Perché permetteva a quella giovane donna di dargli del tu? Era la prima persona che lo trattava umanamente da quando era fuggito da Hogwarts, ma esporsi così sconsideratamente era comunque molto rischioso per la sua posizione.
-Sei in casa mia da ore e non ti ho ancora chiesto come ti chiami.-
Il mangiamorte alzò nuovamente gli occhi sulla babbana e si chiese cosa sarebbe stato meglio rispodenderle.
-Severus...- disse infine.
-Severus...?- ripeté l’altra, aspettandosi un cognome.
-Severus e basta.- concluse l’ex professore con tono grave, ma Eveleen non ci fece caso più di tanto.
-Io invece mi chiamo Eveleen, ma gli amici mi chiamano Eve.-
-Eveleen andrà benissimo.- asserì -...e non sono tuo amico.-
-Ma tu sei sempre così scontroso?-
Severus non rispose e si limitò a sorseggiare il the. Eve fece spallucce e lo imitò portando la tazza alle labbra. Evidentemente il suo pallido ospite non era in vena di fare quattro chiacchere quella mattina. Quando ebbe finito il the, la babbana si alzò ed uscì dalla stanza ed al suo ritorno non si sorprese di vedere Severus nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato. Si sedette di nuovo al proprio posto e lo squadrò. Il mangiamorte parve accorgersi dell’indugiare dei suoi occhi ed alzò anch’egli lo sguardo su di lei.
-Certo che è proprio teso come una corda di violino...- pensò Eve chiedendosi se quell’uomo si fosse mai veramente rilassato in vita sua. Piton, che da bravo legilimens aveva pienamente afferrato i pensieri della giovane donna, incrinò seccato un sopracciglio, ma cercò di non darlo a vedere.
-Cos’hai da fissare?- sbottò invece.
-Ecco, prendi questo.- rispose Eveleen porgendogli un piccolo tomo –Credo che darà risposte alle due domande sull’acido solforico.-
Severus scoccò un’occhiata confusa alla babbana, poi preso dalla curiosità accettò il tomo e lesse il titolo: “chimica per principianti”. Principiante era una parola che non amava sentirsi affibbiare, ma inghiottì la seccatura cercando di rimanere più che calmo. Doveva dirle grazie? Non ne era molto sicuro. Forse doveva, ma non aveva mai detto grazie nemmeno alla McGranitt quando a cena gli passava il sale, perché doveva dire grazie ad una babbana qualunque?
Improvvisamente qualcosa lo distolse dai suoi pensieri: il Marchio Nero iniziò a bruciare furiosamente. Era decisamente accaduto qualcosa che aveva messo l’Oscuro Signore di cattivo, anzi pessimo, umore. Cercando di nascondere una smorfia di dolore portò la mano sul Marchio ed iniziò a massaggiarsi il braccio.
-C’è qualcosa che non va, Severus?-
Il mago la fissò: era così strano sentirsi chiamare per nome, dopo due mesi di latitanza in cui non era entrato in contatto con nessuno se non con il rampollo dei Malfoy e non era certo una buona compagnia. Ma non era questo il momento per simili pensieri, doveva materializzarsi al più presto alla presenza dell’Oscuro altrimenti le conseguenze sarebbero state particolarmente dolorose per la sua persona.
-Mi sono ricordato di un impegno urgente, devo andare.- disse quasi meccanicamente. Velocemente, posò il libro sul tavolo, si alzò e si affrettò fuori dalla cucina.
-Hey, ma sei sicuro di stare bene? Perché tutta questa fretta?- esclamò Eveleen alzandosi in tutta fretta per seguirlo. Trovò la porta d’ingresso spalancata e corsa fuori si guardò attorno, ma di Severus non vi era traccia. Si avvicinò alle scale e controllò se si fosse precipitato al piano di sotto, ma non vide nessuno. L’uomo era svanito nel nulla, come per magia.

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Capitolo 6
*** Chapter 6 - Deatheaters ***


VallyBeffy risponde:

X Lucifera: O_O
X Astry: trappole? Chi ha parlato di trappole? Io non ho parlato di trappole, no no no no *aria da innocentina*
X Mixky: penso che aggiungerò una cospicua zona dobbiusa con questo chap ;D
X Gin92: XD

Hey, VOLDIE farà presto la sua apparizione! Non perdetevi il prossimo capitolo, mangiamorte per tutti i gusti!

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 6 – Deatheaters

Nonostante fosse ormai mattina, l’atmosfera era cupa e lugubre nella radura. Alti alberi dalle folte chiome bloccavano i raggi del sole, lasciando il terreno sottostante nella penombra. Molte figure incappucciate apparvero una ad una con un sordo CRACK, si disposero in cerchio ed in religioso silenzio, attesero. Si poteva avvertire una certa tensione tra i presenti: il Signore Oscuro non era solito convocare tutti d’urgenza ed il Marchio sulle loro braccia bruciava ora più che mai. Vi fu un’altro crack ed un’altro mangiamorte apparve, certo che il ritardo gli sarebbe costato una dolorosa punizione. Il mago si affrettò a raggiungere i compagni nel cerchio e con loro attese.
-Ci stavamo chiedendo quanto tempo avresti impiegato a raggiungerci, Severus.- disse una voce dall’ignota provenienza. Si trattava di una voce grave, decisa e particolarmente in collera. Severus Piton conosceva fin troppo bene quella voce e sapeva che scusarsi non sarebbe servito a niente.
-Ebbene? Quali sono le ragioni del tuo ritardo?-
Severus restò ancora una volta in silenzio.
-Devo dedurre forse...- iniziò Voldemort, ma Severus notanto una punta di impazienza nella sua voce, si affrettò a replicare.
-Ho avuto un contrattempo mio Oscuro Signore. Ero in presenza di babbani, non potevo smaterializ...-
-Non tollero scuse di questo genere e soprattutto odio essere interrotto, dovresti saperlo. Specialmente se si tratta di simili scemenze.-
La voce di Lord Voldemort si era fatta più vicina, tanto che Severus era certo si trovasse alle sue spalle. Sentì dei passi, poi il suo fiato gelido come la morte sul collo.
-In ginocchio.- gli sussurrò e Severus obbedì. Il mago sapeva esattamente cosa stava per succedere e per lui sarebbe stata nient’altro che una liberazione, quindi irrigidì tutti i muscoli del corpo rimanendo in attesa. Chissà perché era proprio in quel genere di momenti che gli venivano in mente le cose più assurde. Questa volta si trattava di una canzone straniera, la quale ricordava un po’ il vecchio stile francese: cercò di concentrarsi sulle parole. Come faceva? Non le ricordava molto bene...
...oh yes, i’ll never forget that lips
no I won’t
...i’ll remember

A suo parere era una canzone totalmente idiota, eppure lei la cantava sempre quando era triste.
-Crucio.- la voce di Lord Voldemort arrivò truce alle sue orecchie ed immediatamente non avvertì più altro. Qualsiasi cosa stesse accadendo intorno a lui non importava più: il dolore, sempre più incessante, sembrava propagarsi dal centro del suo petto e diramarsi lungo braccia e gambe. Non emise suono, mai avrebbe dato la soddisfazione agli altri mangiamorte di sentirlo gridare o ancor peggio supplicare.
”oh and now, I know I’m lucky ‘cause I met you,
my pretty love.”

-Se un babbano si pone sulla tua strada, uccidilo. È così difficile da capire, Severus?- ancora una volta la voce dell’Oscuro Signore lo richiamò alla realtà, ma Severus non rispose.
Come finiva la canzone? Ah già…
” yes, my love
…i’ll remember”

*

-Mha...- si limitò a borbottare Eve rientrando in casa. Quello di Severus era stato proprio uno strano comportamento: era scappato senza nemmeno dirle grazie. O aveva qualcosa di importante da fare o era semplicemente un maleducato. Eveleen convenne che fosse più probabile la seconda opzione.
La giovane donna stava per dedicarsi nuovamente alla sua colazione, quando suonò il campanello.
-Deve essere lui.- pensò e contorcendo la bocca in una smorfia arrabbiata tornò alla porta d’ingresso e l’aprì con foga.
-Allora? Cosa ti ha spinto a tornare, razza di ingrato?- sbottò tutto d’un fiato, ma subito se ne pentì. Di fronte a lui non c’era il bruno e pallido uomo di poco prima, bensì una donna. Ella indossava un tallieur verde smeraldo ed un largo cappello che si intonavano perfettamente con i suoi capelli corvini, legati in uno chignon, dai toni in certi punti leggermenti grigiastri. I suoi occhi castani davano di lei un’impressione severa e precisa ed inoltre non sembrava avere più di sessantacinque anni.
-Mi scusi, credo di essere arrivata in un brutto momento...- disse con voce pacata abbassando lo sguardo sulla tenuta di Eve.
-Ehm... no, cioè sì... ecco è una faccenda complicata.- replicò la babbana imbarazzata, socchiudendo leggermente la porta e nascondendocisi dietro. –Desidera?-
-So che l’orario non è dei migliori, ma dovrei pararle di una questione urgente.- disse –Vede, ieri mi è stato consegnata questa busta e, al suo interno, c’è qualcosa di suo. Gradirei prendesse coscienza del mittente.-La ragazza inarcò un sopracciglio, dubbiosa, afferrando la lettera che le era stata data dalla donna in tailleur. Per un attimo rimase a fissare quest'ultima, avvertendo la sericità della carta tra le sue dita, abbassando infine lo sguardo sulla busta bianca.
Scorse quel piccolo rettangolo, fino ad individuare il nome del mittente, firmato con un colore ben visibile.
Gli occhi si spalancarono, in un'espressione di assoluto stupore e sorpresa, come se mai si sarebbe aspettata di vedere quel nome.
-Entri.- disse semplicemente, allontandosi dalla porta e vacendole strada. –Scusi il mio abbigliamento, ma non mi aspettavo una tale visita...-
Eve si passò confusa una mano tra i capelli.
-Si sieda pure e faccia come se fosse a casa sua.- aggiunse indicando il divano, per poi dirigersi verso la cucina –Ho appena fatto il the, vado a prenderlo e torno.-
La donna dall’aria severa e precisa si accomodò dove le era stato indicato. Infilò una mano in tasca e ne tirò fuori una piccola custodia, l’aprì e ne tirò fuori un paio di occhiali quadrati. Li inforcò ed attese. Qualche istante dopo Eve rientrò in salotto e posò un vassoio con due tazze di the fumanti sul tavolino da caffé.

*

Agire in pieno giorno non era nello stile dei mangiamorte, ma questa volta Voldemort aveva dato ordini ben precisi: dovevano impedire ai membri dell’Ordine di avvicinare nuovi compagni. La squadra era composta da Lucius Malfoy, Nott e Severus Piton. Quest’ultimo ancora non si era ripreso dalla violenta maledizione cruciatus a cui era stato sottoposto, ma comunque l’Oscuro aveva deciso di mandarlo in battaglia. A questo proposito, Lucius non poté esimersi dal dire la sua.
-Stai diventando fiacco, caro mio.- disse con tono sarcastico –Draco mi ha detto del tuo crollo nervoso... accidenti, la latitanza ti sta lentamente uccidendo! -
Severus non rispose e si limitò a lanciarci una breve e fulminante occhiataccia.
-Oh, siamo nervosetti...- commentò sorridendo.
-Smettila di tormentarlo Lucius, non è divertente.- intervenne Nott –Siamo qui per svolgere un lavoro, quindi invece di fare i bambini prestate attenzione. Secondo la soffiata dovrebbero arrivare da un momento all’altro.-
-Sei troppo teso, amico.- replicò Lucius sempre mantenendo il tono di scherno –Non è la prima volta che sbrighiamo una faccenda del genere. La ventesima? Ventiduesima? Dovresti esserci abituato ormai...-
-Sì, ma di solito non dovevamo far fuori un altolocato membro del ministero.-
-Sarà un lavoro facile, dopotutto è stata la figlia a passarci le informazioni. Un gran bell’acquisto, se posso permettermi di commentare.-
Severus era disgustato. Nonostante conoscesse Lucius da anni non si era mai abituato alla sua mania di correr dietro alle sottane delle signorine. La giovane in questione aveva all’incirca ventiquattro anni e vantava un fisico niente male. I suoi capelli erano lunghi e corvini, lisci come dei fusi mentre gli occhi sembravano dipinti di notte calata. Era entrata da poco nella cerchia dei mangiamorte, ma già aveva avuto modo di farsi conoscere nell’ambiente.
-Sono certo che riuscirò a farla cadere ai miei piedi entro una settimana.- esordì Lucius dando un leggero colpettino col gomito a Severus, ma questo lo ignorò incapace di pensare ad altro se non al tremendo delitto che stava per commettere. Quasi sicuramente si sarebbe trovato di nuovo a fronteggiare i membri dell’Ordine e per certo gli avrebbero rivolto i più orribili insulti. Nel scegliere il suo destino Silente era stato crudele: come si poteva chiedere ad un uomo già distrutto dagli eventi di commettere simili atti psicologicamente masochisti? Ormai procedeva per forza di inerzia.
-Ecco, l’uccellino sta uscendo dal nido.- disse Nott indicando un punto imprecisato, guardando fuori dalla finestra. –Direi che possiamo finalmente dileguarci da questa orrida casa babbana.-
I tre sollevarono il cappuccio nero sui loro capi e posizionarono la maschera d’argento. Un breve cenno d’intesa e si smaterializzarono, per riapparire in strada.
-Salve, signor ministro dell’istruzione.- sibilò Lucius Malfoy materializzandosi con un sonoro CRACK di fronte all’uomo, il quale sobbalzò impaurito.
-C-cosa...?- balbettò indietreggiando, ma si scontrò subito con l’imponente figura di Nott: era circondato.
-Il Signore Oscuro crede lei debba rivedere la sua posizione in quanto all’imminente guerra.- continuò Lucius –Il fato non voglia che accada qualcosa alla sua adorabile famiglia!-
Severus osservò il prigionero: indossava giacca e cravatta di un chiaro color pastello, aveva il visto paffuto, dei folti baffi, i capelli castano grigiastro e gli occhi di un profondo grigio. Aveva già visto quell’uomo un paio di volte prima di allora e gli era sempre parso un uomo giusto e dedito al suo lavoro. Ora, vederlo così inerme, lo lasciava considerevolmente spiazzato dandogni anche una sensazione di irrequietezza innaturale.
-Non so, una maledizione senza perdono potrebbe essere l’ideale, non crede?- domandò Lucius puntandogli la bacchetta contro il collo.
-Quello che le stiamo gentilmente chiedendo di fare...- intervenì Nott –è di impedire in qualunque modo la riapertura di Hogwarts. Crede di poterlo fare?-
-Assolutamente no! Anche se Albus Silente è morto, non significa che farò qualcosa che gli avrebbe arrecato dispiacere.- replicò il ministro aggrottando le sopracciglia irsute.
-Siamo a conoscenza del suo legame con il deceduto preside,- replicò Lucius –ma siamo qui per un motivo ben preciso e non abbiamo intenzione di sentirci rispondere negativamente. Intesi?-

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Capitolo 7
*** Chapter 7 - Suspects ***


VallyBeffy risponde:

X Gin 92: aspetta il prossimo capitolo se vuoi il sangue, ci saranno buoni propositi di omicidio :P
X Astry: mh... voglio sentire le tue teorie XD e le voglio sentire adesso perché fra al massimo un paio di capitoli si inizierà a svelare il mistero

Hey, VOLDIE farà presto la sua apparizione! Non perdetevi il prossimo capitolo, mangiamorte per tutti i gusti!

X Lucifera: sì è vero è tenero sotto certi aspetti. *_* il mio pucciosissimo tesoro!

X Mixky: perdonami per questo capitolo che è un po' di intermezzo... segreti e novità assicurati nel prossimo chap!

VallyBeffy

Non sono un assassino


Chapter 7 - Suspects

Eve uscì di casa in tutta fretta con Brivido fra le braccia: era tremendamente in ritardo. Aveva impiegato più di un’ora per decidere quale potesse essere il vestito più adatto per l’evento ed alla fine aveva optato per un tailleur nero la cui gonna arrivava appena sopra al ginocchio. Il braccialetto di campanellini tintinnava al suo polso mentre scendeva velocemente al piano di sotto. Fermò la sua avanzata di fronte alla porta di un appartamento, e reggendo il gatto con una sola mano, si sistemò con l’altra prima l’abito, poi i capelli. Infine suonò il campanello. Sicuramente sarebbe scoppiata a ridere se avesse anche solo potuto immaginare il pandemonio che un semplice gesto come il trillare di un campanello potesse creare il pandemonio più totale all’interno dell’appartamento.
-Chi potrà mai essere?- domandò Draco cercando Piton con lo sguardo, quasi sperasse potesse rassicurarlo, ma questi ignorò le sue parole e gli fece cenno di andare in cucina.
-Insomma è stato via tutta una notte lasciandomi in balia degli eventi ed ora non si degna nemmeno di rispondermi?- sbottò il giovane Malfoy, ma si interruppe subito quando l’ex professore di pozioni si girò verso di lui e gli fece bene intendere, con uno sguardo truce e affilato quanto la lama di un coltello, di ubbidire in silenzio.
Nell’avvicinarsi alla porta d’ingresso per poi aprirla Severus era certo di sapere chi si sarebbe trovato di fronte ed aveva ragione: quella donna era troppo impicciona per non infilare il naso in faccende che non le riguardavano.
-Ehm... ciao.- disse Eve lievemente imbarazzata.
-Che ci fai qui?- replicò con aria vagamente apatica e distante Severus.
-Questa mattina hai dimenticato questo a casa mia.- si affrettò a rispondere, portando la mano destra in tasca per poi porgere al vicino di casa il libro sulla chimica di base. Severus lo prese senza tanti convenevoli.
-C’è altro?- domandò.
-Ma tu sei sempre così freddo?-
Severus fece per chiudere la porta.
-Hey aspetta, aspetta! Scherzavo!- esclamò Eve –Senti, a dire il vero sono venuta per chiederti un favore. Ma... sei sicuro di stare bene?-
-Sto benissimo, grazie per l’interessamento.- mentì il mago, mentre in realtà gli effetti della maledizione cruciatus si facevano ancora sentire –Ad ogni modo, non è mia abitudine fare favori.-
-Ti prego, devi solo tenermi il gatto per qualche ora!-
Severus abbassò lo sguardo su Brivido. Il mangiamorte e la bestia si fissarono con aria di sfida: era sempre più convinto che quell’animale avesse qualcosa di diabolico.
-Neanche per sogno.- sentenziò.
-Ho un impegno urgente e non posso assolutamente lasciarlo a casa da solo. Vedi, Brivido ha l’abitudine di seguirmi d’appertutto e di solito mi va bene, ma... oggi deve assolutamente restare a casa. Ricambierò il favore, te lo assicuro.-
Severus osservò ancora una volta il gatto, poi rialzò lo sguardo su Eve.
-Se lo prendo poi mi lascerai in pace?-
-Assolutamente.-
-...e va bene.-
Eve consegnò l’animale in braccio a Severus e borbottando circa un centinaio di grazie si dileguò lungo le scale del palazzo in tutta fretta, lasciando la coppia interdetta e scontenta.
-Ascoltami bene, gatto.- disse il mago il quale, non appena avvertì la bestia iniziare ad arrotare le unghie sul suo braccio, lo lasciò cadere a terra con noncuranza –Visto che dovremo convivere per qualche ora, lasciami in pace ed io farò altrettanto con te, intesi?-

*

-Quel gatto è una creatura di Satana!- ruggì Draco sbattendo la porta della cucina dietro di sé.
Severus Piton alzò con aria annoiata lo sguardo dalla tazza di the fumante che teneva fra le mani ed osservò Draco annaspare verso una delle sedie. Non poté trattenere un mezzo sorriso nel vedere il volto del ragazzo deturbato da una vasta serie di graffi felini.
-Davvero, quella bestia non è normale.- continuò il ragazzo esasperato –Dove ha trovato quell’orribile creatura? Sembra uno Kneazle!-
Severus non rispose: come poteva raccontare a Draco di Eveleen e di tutto quello che era successo? Certo il ragazzo aveva dei sospetti dopo il suo ritardo alla riunione dei mangiamorte quindi era meglio evitare che venisse a conoscenza dell’avventura con la Vodka.
-...non l’ha notato anche lei?-
-Come?-
-Quel gatto assomiglia ad uno Kneazle.- ripeté Draco.
Uno Kneazle? In effetti il mangiamorte aveva notato qualcosa di strano in quel gatto fin dal primo istante, ma come poteva essere un mezzo Kneazle? Eveleen era una babbana, non era certo in possesso di patenti rilasciate dal ministero.
-In effetti la fisionomia di quel gatto ed il suo comportamento potrebbero far pensare ad un incrocio con uno Kneazle, ma trovo impossibile tale parentela.- aggiunse il giovane Malfoy –In fondo ci troviamo fra i babbani.-
-Esattamente. Quel gatto non ha nulla di particolare se non l’avere un caratteraccio terribile.- replicò Piton tornando a sorseggiare con finta aria distratta il suo the.
-Un po’ come il suo?-
Severus tornò a fissare Draco con occhi penetranti.
-Sì, un po’ come il mio.- rispose semplicemente –Quindi vedi sparire, o potrei diventare più violento di quel gatto.-
Draco non disse altro e si limitò ad annuire. Osservo ancora qualche istante il professore, poi si alzò ed uscì dalla cucina chiudendo la porta alle sue spalle. Era ormai chiaro che il giovane Malfoy sospettava qualcosa. Effettivamente negli ultimi giorni si era comportato in maniera troppo avventata, Severus lo sapeva bene, e doveva aver destato nel ragazzo dei dubbi. Probabilmente per rimediare agli errori era tardi, ma forse in qualche modo poteva girare la situazione a suo favore.
Severus portò lo sguardo verso l’orologio della cucina: erano le otto di sera ed Eveleen era decisamente in ritardo. Se c’era una cosa che il mago esigeva era la puntualità e quella donna aveva già fatto largo uso della sua pazienza. Il mangiamorte si alzò ed uscì dalla cucina trovandosi di fronte una delle scene più gradevoli che gli si fosse presentata di fronte: Draco stava lottando con il gatto, il quale sfoderando bene le unghie, soffiava ed abbassava arrabbiato le orecchie.
-Basta giocare con Draco, Brivido. È arrivato il momento di rispedirti a casa.- disse inarcando divertito un sopracciglio ed oltrepassando la sala per dirigersi verso l’ingresso.
-Eh? Questa... cosa ha anche un nome?- esclamò Draco osservando il gatto trotterellare dietro all’ex professore. -...e come mai a lei ubbidisce?-
Severus lo ignorò ed aprì la porta d’ingresso indicando all’animale l’uscita.
-La tregua finisce qui, da adesso possiamo tornare ad odiarci come abbiamo sempre fatto.- sentenziò il mago osservando Brivido uscire dall’appartamento -...e vedi di non tornare da queste parti, intesi?-
Ma brivido sembrava non ascoltarlo. Nel preciso momento in cui aveva messo le sue quattro zampette nere fuori dall’appartamento aveva drizzato le orecchie ed era rimasto completamente immobile con lo sguardo fisso lungo la rampa di scale. In un primo momento Severus rimase incuriosito da tale comportamento, ma non dovette aspettare molto per avere la spiegazione alle sue domande: poteva sentire il suono di un lieve campanellino al piano di sotto sicuramente appartenente al braccialetto di Eve. Il buon senso diceva al mago di rientrare in casa al più presto onde evitare incontri indesiderati, ma il suo essere pignolo stava avendo la meglio. Non poteva farla passare liscia a quella ragazza, in fondo si era appropriata del suo tempo senza permettergli di battere ciglio e si era persino permessa di arrivare in ritardo di diverse ore! Sfoderando il suo sguardo inceneritore più potente, si appoggiò con una spalla allo stipite della porta ed attese.
-Hai una strana concezione del tempo, sai?- disse quando vide la giovane donna comparire lungo la scalinata portando con se due grandi sporte.
-Scusa, sono stata trattenuta.- replicò Eveleen non appena arrivata sul pianerottolo, chinandosi per salutare il proprio gatto ed asciugandosi un istante gli occhi –Grazie infinite per aver badato a Brivido.-
-Hai pianto?- domandò diretto Severus, soprendendosi di non essere riuscito a trattenere la domanda.
-No.- replicò l’altra con una punta di acidità.
-Si direbbe il contrario.-
-...e va bene, ho pianto!- esclamò Eve alzandosi in piedi e guardando finalmente dritto negli occhi Severus –Ciò non significa che siano affarti tuoi però!-
I due rimasero in silenzio per diversi istanti, quasi stessero facendo a gara a chi riusciva a mantenere l’intensa occhiata più a lungo. Eve aveva gli occhi leggermente rossi e la voce scossa, doveva esserle accaduto qualcosa di particolare, ma Severus non aveva intenzione di indagare.
-Cos’hai in quelle borse? Ti stai portando dietro un terribile odore di...- disse invece con aria disgustata.
-...di fritto, lo so. Sono andata al ristorante cinese.-
-Hai intenzione di mangiare da sola tutta quella roba?!-
Eve rimase in silenzio ed abbassò lo sguardo sulle due grandi sporte che portava il mano: effettivamente aveva comprato tutto quel cibo in un momento di pazzia, in cui aveva deciso di dimenticare la brutta giornata mangiando fino ad avere il volta stomaco.
-Ehm... sì effettivamente è troppa per una persona sola. Vuoi mangiare con me stasera?- domandò.
-Non posso, sono in compagnia.-
-Ah. Scusa, dimentica tutto e... – balbettò Eve impacciata - comunque prendi queste. Mi è passata la fame e non voglio buttare via tutto, sarebbe uno spreco.-
La ragazza pose le sporte al mago, il quale non si mosse di un millimetro. Doveva accettare quel dono? Effettiamente erano giorni che né lui né Draco facevano una cena decente. Inoltre il rampollo di casa Malfoy non faceva altro che lamentarsi di continuo... forse quel cibo cinese era un’ancora di salvezza.
-Senti è inutile che mi guardi con quella faccia pensierosa, non ho voglia di discutere stasera. Prendi queste e facciamola finita!- esclamò mettendogli in mano le pesanti borse ed iniziando a risalire le scale verso il proprio appartamento –Arrivederci.-
Severus osservò Brivido seguire la padrona rimanendo pressoché impassibile: aveva sempre più la netta sensazione che quella donna nascondesse qualcosa.

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Capitolo 8
*** Chapter 8 - Planning a murder ***


VallyBeffy risponde:

X Astry: non ci sei andata assolutamente vicina XD! Però hai un'altro capitolo prima che il mistero venga svelato.
X Kagura: sulla ragazza ne sapremo di più nei prossimi capitoli!


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy



Non sono un assassino

Chapter 8 – Planning a murder

Tutto si sarebbe aspettato tranne che una chiamata nel cuore della notte. Non era da Voldemort spedire i suoi mangiamorte in improvvise missioni, egli era solito pianificare ogni cosa poiché era amante della precisione per tutto ciò che riguardava il perseguimento del suo obiettivo. Materializzandosi al cospetto del suo signore, Severus non aveva la benché minima idea di che cosa lo avrebbe aspettato. Uno scontro con gli auror? Doveva di nuovo minacciare qualcuno? Non si sorprese di scorgere a fianco a se tre figure, presumibilmente due erano quelle di Nott e Lucius Malfoy. Ma la terza? Era chiaramente una donna ed avrebbe certamente avuto immediatamente una risposta.
-Il nostro illustre ministro dell’istruzione si rifiuta di collaborare.- asserì l’Oscuro –Per questo vi ho convocati miei fedeli mangiamorte. Sophie vi illustrerà la situazione e vi spiegherà qual’è la prossima mossa da fare.-
Severus fu sorpreso di sentire quel nome: doveva immaginare che si trattasse di lei, la figlia del ministro incriminato in persona. Al suo fianco poteva sentire Lucius fremere in quanto evidentemente era ancora convinto di poter sedurre quella giovane. Dopo che il Signore Oscuro ebbe scambiato con lei un cenno d’intesa, la donna si tolse la maschera d’argento e calò il cappuccio lasciando che i capelli corvini le ricadessero sulle spalle.
-Ho parlato con mio padre, egli non ha nessuna intenzione di cedere alle nostre minaccie. Certo è spaventato, ma non abbastanza da tradire i suoi ideali. C’è solo un modo per convincerlo a fare quello che vogliamo...-
-...colpirlo in campo affettivo.- completò per lei Lucius e Severus roteò gli occhi disgustato, costretto ad essere partecipe degli assurdi tentativi del mangiamorte di risultare brillante e perspicace.
-Esattamente.- rispose Sophie –Dovrete colpire mia sorella minore. Basterà farle una visita a casa e... il resto lo lascio alla vostra più fervida immaginazione. Mio padre è molto affezionato a lei, la sua perdita lo porterebbe certamente a fare ciò che vogliamo.-
Severus era disgustato: conosceva Sophie da quando era bambina. Era stato il suo insegnante e l’aveva vista crescere per sette lunghi anni, ma mai avrebbe potuto immaginare che la Corvonero sarebbe arrivata al punto di far assassinare la propria sorella.
-Probabilmente adesso avrà una scorta di auror a proteggerla.- mormorò Nott.
-...invece no,- replicò Sophie con un sorriso –proprio oggi mio padre ha cercato di persuaderla al riguardo, ma lei è stata irremovibile.-
-Sei sicura di quello che ci stai dicendo di fare? Vuoi davvero che uccidiamo tua sorella?- domandò Severus secco e diretto, con tono distaccato e disinteressato.
Sophie esitò un istante prima di rispodere. La giovane donna poté scorgere un luccichio interessato negli occhi del Signore Oscuro, il quale in silenzio seguiva l’intera conversazione.
-Certamente.- si limitò a dire Sophie.
-Perfetto, allora è deciso. Voglio quella ragazza all’altro mondo entro sabato.- ordinò l’Oscuro Signore –Potete andare. Tu no, Severus.-
Severus si domandò perché Voldemort volesse trattenerlo. Questo attese che i tre mangiamorte si fossero smaterializzati, poi avanzò verso Severus e si accostò a lui.
-Noto nei tuoi occhi una evidente nota di disappunto.- disse, allungando la mano verso il volto dell’ex professore e togliendogli la maschera d’argento.
-Trovo un inutile spreco uccidere la secondogenita del ministro.- rispose semplicemente. Severus era disgustato: Sophie voleva togliere la vita a sua sorella. Negli anni che era stato il suo professore, mai avrebbe potuto immaginare si sarebbe spinta a tanto. Era sempre stata una ragazza brillante, con una fervida intelligenza e vedergliela utilizzare in questo modo squallido lo ripugnava.
-Vorresti illustrarmi le tue motivazioni?- domandò Voldemort fissandolo con interesse.
-Si tratta di una pozionista molto dotata a quanto ho sentito dire. Le sue pozioni eccellono in qualità ed effetti, tanto che Silente stesso si fornisse del suo operato per rifornire l’infermeria della scuola di pozioni curative.-
-Credevo fosse compito tuo...-
-Era anche compito mio.-
Voldemort sospirò: -Dall’aria contrariata che avevi, pensavo avessi informazioni più gustose da rivelarmi. Ad ogni modo quella ragazza morirà e voglio che la eliminiate al più presto, intesi?-
-Aspetti signore. Silente in persona mi disse che la ragazza è un vero genio, amante dello studio...-
-Severus, non ho intenzione di lasciarmi annoiare dai tuoi discorsi. Arriva al nocciolo della questione. -
-È una magonò, Signore.-

*

-Porta questo al tavolo tredici.-
-Subito, capo!-
Eve si sitemò la visiera del cappellino e si affrettò a prendere il vassoio stracolmo di drink e salatini dal bancone. Essere assunta a lavorare in quel bar all’interno dell’Hide Park era stata per lei una immensa fortuna in quanto era stato il primo passo verso l’autonomia. Suo padre non le aveva mai fatto mancare nulla e per questo lo ringraziava, ma era arrivato il momento per lei di dimostrare di potercela fare da sola. Era grazie a quel lavoro che si permetteva l’università e nemmeno la più grande delle catastrofi naturali avrebbe potuto impedirle di completare gli studi nel modo in cui lei desiderava.
Come ogni estate, il bar “Vecchia Londra” aveva rispolverato le sedie ed i tavoli in ferro battuto e dopo aver installato il consueto pavimento in legno all’esterno, lì li aveva posti. Stephen, il proprietario, amava fare le cose in grande, tanto che aveva dedicato una zona alle giovani band emergenti della zona. Tutto ciò portava ad un certo movimento nella zona del parco e di conseguenza a grandi quantità di lavoro per Eve, in quanto le serate a volte si prolungavano fino alle due di notte e lei spesso doveva rimanere un ulteriore tempo per pulire. La cosa che riusciva sempre a sorprenderla era la tenacia con cui Stephen andava alla ricerca di nuove trovate per accalappiare clienti: questa era la volta delle divise per i dipendenti.
-Tu no.- aveva detto, quando si era avvicinata come i suoi colleghi al guardaroba comune –Per te ho in mente altro.-
Eveleen non avrebbe mai potuto immaginare cosa intendeva per “altro”. Stephen le consegnò una visiera nera con scritto in corsivo bianco il nome del bar, una camicetta nera, pantaloncini corti dello stesso colore, grembiule bianco e... un paio di rollerblade.
-Stai scherzando?- aveva esclamato Eve prendendolo per matto –Non sono mai salita su questi cosi. E poi vuoi spiegarmi perché i pantaloncini?-
-Questioni di marketing.- le aveva risposto appuntandole la targetta col nome sul petto.
Così ora Eve, armata di vassoio, usciva dal bar per scivolare su suoi pattini fra clienti e tavoli. Aveva imparato ad amare i rollerblade, tanto che spesso li utilizzava come mezzo di trasporto tra la biblioteca e casa propria.
-A voi.- disse sorridendo ampliamente ai clienti del tavolo tredici ponendo di fronte a loro i drink. Fatto questo si apprestò a tornare al bancone del bar, quando si sentì chiamare.
-Scusi, cameriera!-
-Arrivo in un istante.- rispose volgendosi verso il tavolo sette. Scivolando leggermente sui pattini si avvicinò ai clienti non prima di aver preso dal taschino della camicia il block notes ed una penna.
-Non ti sei ancora stufato di venire qui tutte le sere, Charlie?- chiese a quello che pareva un giovane di pochi anni più grande di lei.
-Assolutamente no, lo sai che vengo soltanto per te.- rise il giovane, passandosi una mano fra i corti capelli rossi –A proposito, ieri non c’eri, come mai?-
-Giorno libero.- disse semplicemente Eve, poi indicò la seconda persona seduta al tavolo –Piuttosto, chi è il tuo amico?-
-Oh già, Eve ti presento mio fratello. Il suo nome è Bill.-
Eve squadrò ben bene la sua nuova conoscenza. Aveva i capelli rossi come il fratello, con la differenza che erano lunghi e legati in una coda. Aveva molti piercing e nonostante il volto parzialmente sfigurato da chissà quale disgrazia, godeva di un certo fascino.
-Finalmente mi presenti un bel ragazzo Charlie! Piacere di conoscerti Bill, mi chiamo Eveleen, ma tu puoi chiamarmi Eve.- sorrise, rendendo più profonda la voce nell’ultima parte della frase.
-Hey è inutile che ci provi con lui, è sposato.- si affrettò ad intervenire il primo dei fratelli.
-E allora? Io non sono mica gelosa!- ammiccò, questa volta scherzosa, la giovane donna ed il trio scoppiò in una risata.
-Ad ogni modo il piacere è tutto mio, Eve.- disse Bill stringendole la mano.
-Perfetto. Cosa vi porto, ragazzi?-
-Un the freddo per favore.-
-Lo stesso per me.-
-Ok, torno fra un momento, non scappate!-
Charlie Weasley osservò attentamente Eve voltarsi ed allontanarsi diretta verso il bar.
-Non credo che approverebbe il tuo fissare il suo fondoschiena.- asserì Bill sorridendo malizioso al fratello.
-Oh, piantala tu!- sbottò il fratello incrociando le braccia.
-Finalmente conosco la causa che ti tiene lontano dai tuoi doveri da due settimane: complimenti, ottima scelta. Peccato che mamma non approverà. È di mentalità un po’ antica alle volte... ancora a stento riesce a nominare nostro cugino magonò...-
-Con Eve sarebbe diverso. L’hai vista, è gentile, simpatica e bella. Anche mamma approverebbe una nostra possibile unione.-
-Hey calma, frena i cavalli! Non stai correndo un po’ troppo? Vi conoscete appena, appartenete a due mondi diversi, cosa ti fa pensare che potrebbe funzionare? Credi che ti seguirebbe in Romania?-
-L’amore supera ogni barriera.-
-Sì, ma... come pensi di spiegarle che sei un mago?-

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Capitolo 9
*** Chapter 9 - Caleum astris meam lacrimam est ***


VallyBeffy risponde:

X ASTRY: Fai bene a non credere alle coincidenze... però a volte accadono.
X MIXKY: no no la trama è molto più incasinata di quel che credi.

In questo capitolo vi è un testo in latino. Io di latino non capisco un tubo in quanto a scuola non lo studio, di conseguenza ho chiesto ad una mia amica di tradurlo. Potrebbero esserci degli errori... in tal caso sorry ^^

Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino



Chapter 9 –
Caelum astris meam lacrimam est


CRACK! Severus Piton uscì dal vicolo con aria rabbuitata. Non sapeva dire se l’incontro con Voldemort aveva portato a qualcosa di positivo oppure no. Senza dubbio egli era parso molto interessato all’idea che la figlia del ministro dell’istruzione magica, Johnatan Theodore Vane, fosse una magonò ed era proprio a questo che Severus voleva arrivare parlandogliene. Salvare un condannato a morte non era cosa facile, ma forse nei riguardi della ragazza aveva qualche speranza.
-Trovala prima di sua sorella ed avrà salva la vita.- aveva detto il Signore Oscuro prima di smaterializzarsi.
Già... ma come? Non sapeva nemmeno come si chiamava. Se fosse stato ad Hogwarts probabilmente avrebbe potuto risalire al suo indirizzo semplicemente recuperando qualcuno dei pacchi con cui spediva le pozioni a scuola, ma così dal nulla era impossibile scoprire il suo nome o dove vivesse.
-Caelum astris meam lacri... lacrim... lacr...-
Latino? Severus alzò lo sguardo, ma non fu abbastanza scattante nel scostarsi e finì irrimediabilmente addosso ad una donna.
-Ancora tu!?- ringhiò il mangiamorte riconoscendola –Sono le quattro di notte, cosa fai a spasso per Londra? Spero tu non stessi cercando di avere incontri sconvenienti.-
-Potrei dire lo stesso di te.- replicò Eve in tono arrabbiato, chinandosi a terra: lo scontro le aveva fatto cadere la borsa e riversandone tutto il contenuto sul marciapiede –Possibile che ogni volta che ti incontro deve accedere qualcosa di fastidioso?-
-Se tu avessi comprato un’altra borsa o semplicemente ti fossi decisa a far aggiustare quella zip probabilmente adesso non avresti questo problema.-

Brivido, il quale era presente al fianco della giovane donna, rizzò il pelo lungo la schiena e sulla coda con aria arrabbiata.

-...e cerca di controllare quella tua stupida bestia!- sbottò Severus scoccando al gatto un’occhiata furente.
-Grande e grosso come sei te la prendi con un gatto? Sta zitto e aiutami.-
-A quanto pare non è tua abitudine guardare dove vai.- disse chinandosi per raccogliere un libro ai piedi della ragazza, soffermando lo sguardo sul gatto, il quale ancora lo osservava torvo –Trovo davvero inconsueto incontrare una giovane come te in giro da sola a quest’ora.-
-Si tratta del mio lavoro. È grazie a quello che mi pago gli studi. Lavoro in un bar nell’Hide Park e spesso chiudo il locale, di conseguenza torno a casa ad orari improponibili.-
Non appena Eveleen ebbe radunato tutte le sue cose alla meno peggio, tutti e tre, Brivido compreso, si incamminarono verso casa. Dovevano semplicemente svoltare l’angolo, attraversare la strada ed entrare nello stabile: peccato che né Severus né Eveleen avessero voglia di aprire bocca. Percorsero il tratto che li separava dal portone senza emettere suono. Eve aprì il passaggio e spalla a spalla salirono le scale. Solamente quando Severus si avvicinò alla porta del proprio appartamento, la giovane aprì bocca.

-Hey, non si usa salutare?-
Il mago si voltò verso di lei con occhi torvi, segno che non aveva la benché minima intenzione di risponderle. Eve incrociò le braccia con aria offesa e salì altri due gradini.
-Ora che ci penso... hai ancora il mio libro.- disse volgendosi nuovamente verso Severus.
Il mago osservò l’oggetto nelle sue mani, lo girò e ne lesse il titolo sulla copertina: -Studi latino?-
-Diciamo che ci sto provando, ma non sono molto brava. Ho un esame di latino tra poco... e non credo che lo passerò.- sospirò abbattuta Eve –Non riesco nemmeno a tradurre uno dei miei autori preferiti.-
-Recitavi Ludwig Bronsted prima, o sbaglio?-

-Esatto, proprio lui.- esclamò la giovane donna sorpresa –Sono in pochi a conoscerlo, tu come...?-
-Si diceva fosse un mago. Un’assurda sciocchezza non credi? Aveva però un modo particolare di descrivere le emozioni nei suoi scritti e si è aggiudicato per questo un posto tra i miei autori preferiti. A mio modesto parere “Caelum astris meam lacrimam est” è il suo migliore testo.-
-Caelum astris meam lacrimam est. Dea Lunae et angeli stellarum tempum sistere Faciant hoc noctis.- recitò Eveleen sorridendo debolmente, sorpresa dalle conoscenze letterarie di Severus.
-Il cielo stellato è la mia lacrima.- tradusse il mago –Che la dea della Luna e gli angeli delle stelle facciano fermare il tempo stanotte.-
-Unicum momentum possum videam te est cum lux lunae fulgere. Face videre me parvum somnium, quia mane falsa imago fuerit omnes vices illi cogitam.- continuò Eve.
-L’unico momento in cui ti posso guardare, è quando risplende la luce della Luca. Fammi vedere un piccolo sogno, perchè al mattino sarà stata un’illusione, è tristezza ogni volta che ci penso.- rispose Severus avvicinandosi alla scala e porgendo ad Eve il libro.

-Caelum astris meam lacrimam est. Cum tu conciliavis me et nos labia conseruimus. Ne desere me, aliter me solgo.-
-Il cielo stellato è la mia lacrima quando tu mi strinsi e noi incrociammo le nostre labbra. Non lasciarmi, altrimenti m i sciolgo.-
-Sed mane iam vicinus est. Dea Lunae et angeli stellarum Tempum sistere Faciant, obsecro.-
-Ma il mattimo ormai è vicino. Alla dea della Luna e agli angeli delle stelle, che possano fermare il tempo, sto pregando.-

Tra i due calò il silenzio. Nel lungo sguardo che si scambiarono vi era un senso di ammirazione reciproca per quella preferenza verso Ludwig Bronsted. Severus era sorpreso che la giovane donna lo conoscesse: era un autore considerato di infimo livello tra i babbani, mentre era tra i più studiati e letti dai maghi.

-Tieni quel libro, è un regalo.- parlò infine Eve con un sorriso –Ho la collezione completa dei testi di Ludwig Bronsted di sopra. Amo la sua poesia e sono felice di aver trovato qualcuno che lo apprezza davvero. Buona notte.-
La donna si voltò e sparì lungo la rampa di scale.
-Vieni Brivido!- chiamò dal piano superiore.
Il gatto però non si mosse immediatamente. Restò ancora qualche secondo a fissare Severus, seduto sul gradino. Il suo fulvo pelo non era più rizzato lungo la sua schiena ed i suoi occhi non lasciavano più trasparire il cattivo carattere dimostrato in precedenza. Il mago e l’animale si scambiarono una intensa occhiata, poi quest’ultimo scattò per sparire anch’egli lungo la scalinata.
Severus abbassò gli occhi sul libro e lo aprì alla prima pagina. In una femminile ed ordinata calligrafia lesse il nome “Eveleen Vane”.
Vane? Come era potuto sfuggirgli quel cognome? Il magò riportò immediatamente lo sguardo sulla scala. Doveva essere una coincidenza, un caso di omonimia, anche se gli indizi portavano ad un’unica certezza. Contrariamente ad ogni aspettativa, Severus pregò di essere in errore.

*

Al suonare del campanello alle nove di mattina dopo una nottata di lavoro, Eve non poté che alzarsi dal letto con l’umore sotto terra. Spettinata, con due borse sotto agli occhi che parevano due valigie tanto eran grandi e con addosso la solita maglietta che utilizzava come pigiama, scese dal letto e pestò la coda a Brivido. Con miagolii sofferti, il gatto iniziò a correre su e giù per la stanza da letto come se ciò potesse calmare il dolore. Nel frattempo Eve era riuscita ad arrivare alla porta e con aria rabbuiata l’aveva aperta.
-Ti rendi conto di che ore sono?- sbottò inviperita, ignara di chi si sarebbe trovata di fronte.
-Buon giorno anche a te.-
La voce di Severus arrivò prepotente alle sue orecchie. La giovane donna si stropicciò gli occhi e guardò bene di fronte a lei: un Severus Piton in elegante camicia e pantaloni neri la fissava con un sopracciglio alzato.
-Che... che cosa ci fai qui?- balbettò passandosi una fra i capelli, accorgendosi irrimediabilmente del suo stato assolutamente non presentabile.
-Volevo restituirti questo.- disse semplicemente Severus, porgendole il libro di chimica per principianti.
Eve quadrò il mago dalla testa ai piedi e non prese l’oggetto.
-Come mai questa mattina siamo così gentili?- domandò con circospezione.
-Faccio sempre in tempo ad andarmene.- replicò torvo.
-No, dai, cerchiamo di non litigare anche questa mattina. Entra, su!-
Severus non rispose, ma non si fece ripetere l’invito. La ragazza lo fece accomodare in cucina e si affrettò subito a mettere l’acqua per il the sul fuoco.
Eve si sentiva terribilmente in imbarazzo: come doveva comportarsi? Non lo sapeva con certezza. Era strano, dopo la scorsa nottata lo vedeva con occhi diversi. Qualcosa in lui si era trasformato: era sgarbato, un po’ volgare, ma da quando avevano recitato assieme quel brano in latino non più.
La giovane donna posò sul tavolo anche il barattolo dello zucchero ed alzando più volte lo sguardo su Severus si accorse che questo, quasi simultaneamente, scostava sempre gli occhi dai suoi. Non poté reprimere un sorriso: sembrava quasi timido.

Dal canto suo Severus era altrettanto a disagio. L’idea che Eveleen potesse essere la figlia del ministro lo preoccupava. Non poteva permettere a Voldemort, a sua sorella o ad uno qualsiasi dei mangiamorte di farle del male. In fondo, nonostante i continui litigi, lei era stata gentile con lui. Inoltre aveva una affascinante e spiccata intelligenza, sarebbe stato orribile lasciare che il Signore Oscuro la usasse per i propri loschi scopi.
Eve servì il the in due tazze e si sedette. Effettivamente Severus non era esattamente l’ideale di uomo che si sarebbe aspettata accanto dato che non conosceva nemmeno il suo nome, ma era una realtà da considerare. Era una strana persona, ma aveva qualcosa che non aveva visto prima in nessun altro.
-Senti, ora che siamo più in confidenza, posso sapere qual’è il tuo cognome?- domandò la ragazza senza alzare lo sguardo dalla propria tazza di the.
Severus non sapeva cosa rispondere. Se effettivamente Eveleen era la figlia di
Johnatan Theodore Vane allora doveva certamente essere a conoscenza dell’omicidio di Silente e del nome del suo assassino. Era la prova del nove, risponderle avrebbe significato finalmente sapere la verità. Nel migliore dei casi Eveleen non lo avrebbe riconosciuto e si sarebbe potuto mettere il cuore in pace. Peccato che vi fosse anche una peggiore ipotesi...
-Ecco, io...- iniziò, ma fu brutalmente interrotto da un sordo CRACK.
Dal nulla, di fronte alla porta della cucina, una femminile figura si materializzò in un istante esclamando uno squillante: -Buon giorno sorellina!-
Un gelido silenzio calò nella stanza e Severus fu irrimedabilmente costretto a rendersi conto che la figura di fronte a lui corrispondeva esattamente a quella di Sophie Vane.
-Capisco che può sembrarti strano, ma… ehm…- intervenì Eve gesticolando agitata –Si tratta solo di un raro fenomeno di rifrazione della luce. Vedi, questa è mia sorella e lei non è apparsa dal nulla, no no no.-
Severus posò lentamente la tazza sul tavolo, senza mai smettere di fissare Sophie. Anche quest’ultima era rimasta in silenzio, confusa dalla presenza del mangiamorte in casa della sorella. La situazione era così ricca di tensione che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
-Dico sul serio,- aggiunse Eve –hai mai studiato la fisica ? Secondo le leggi di rifrazione e riflessione della luce alcune volte è possibile che…-
-Non importa.- disse Severus con aria cupa.
-Non sto scherzando, succede proprio perché...-
-Davvero, non importa.- ripeté il mago infilando alcune dita della mano destra nella propria manica sinistra –Non serve che cerchi delle scuse.-
Con queste parole mostrò ad Eve la propria bacchetta magica, lasciando la giovane incapace di proferire parola alcuna.

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Capitolo 10
*** Chapter 10 - A broken life ***


VallyBeffy risponde:

X ASTRY: se ti agiti per così poco, non oso immaginare cosa mi dirai dopo aver letto i capitoli 11 e 12! A proposito, saranno capitoli all'insegna del "lato oscuro".
X ROWENA: Ci vorrà un po', ma sapremo di più anche su Sophie e sul suo comportamento. Ah ah XD Brivido è il mio idolo.
X TRUELENA: Il rapporto tra Draco e Sev Sev sarà more important un po' più avanti, ma sostanzialmente è di secondo piano ai fini della storia. No, il gatto non è un animgus. Indizi sulla sua vera natura sono già stati dati... di sicuro è molto più importante di quello che sembra.

Qualche delucidazione...
Dai molti punti interrogativi che ho visto sorgere sui volti di chi legge questa fanfic, mi pare doveroso fare qualche precisazione.
Quello di Severus Piton è un personaggio molto complesso e misterioso che ha attizzato la mia inventiva in maniera particolare. Esistono mille teorie sul suo conto e diciamo che, tramite l'invenzione del personaggio di Eve, cercherò di trasportare queste mie teorie all'interno della fanfiction. Inizialmente Eve doveva essere una sorta di mia alterego nella storia, ma poi durante la costruzione del personaggio sono avvenute diverse modifiche che l'hanno resa totalmente differente. Avvicinare a Severus un personaggio altrettanto complesso che potesse reggere il confronto con lui non è stato facile, ma penso di esserci riuscita. Credete che Eve vi abbia ormai rivelato tutto di sé? Ecco, bravi, vi sbagliate XD!
Niente in questa fanfiction è lasciato al caso. Cosa ci fanno Bill e Charlie al bar dove lavora Eve? è solo una coincidenza? Qualsiasi sia la risposta, certamente è molto più complicata di un sì o di un no.
A questo punto non mi viene altro da domandare se non... avete teorie? Adoro le teorie ^_^ (spaziate con la fantasia XD)

Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 10 – A broken life

-Tu... tu sei un mago!-
Eve era letteralmente sotto shock. I suoi occhi si riempirono di rabbia e disperazione, tanto che Severus si sentì quasi mortificato da quella reazione inaspettata.
-Avrei dovuto immaginarlo.- disse con voce tremante –Non ho mai conosciuto babbano amasse
Ludwig Bronsted e a quanto pare non ve ne sono.-
-Eve cara, calmati...- mormorò Sophie sfiorandole una spalla con la mano destra.
-Calmarmi? Hai detto che devo calmarmi?- sbottò la giovane donna scostandosi dalla sorella. Eve la guardò dall’alto in basso, mentre due leggeri rigoli argentei le iniziavano a scendere dagli occhi. Senza dire una parola, la giovane magonò indietreggiò lentamente, per poi fuggire dalla stanza sbattendo la porta.
-Che diavolo ci fa lei qui?- esclamò Sophie furibonda, rivolta a Piton.
-L’Oscuro vuole la ragazza viva.- rispose semplicemente Severus –Egli è interessato alle sue qualità intellettive e alle sue doti di pozionista.-
-Ciò non giustifica la sua presenza in questa casa. Dovrebbe ringraziare il cielo che mia sorella non legge la Gazzetta del Profeta da anni, altrimenti a quest’ora sarebbe già ad Azkaban!-
-Non è difficile evadere da quando non vi sono più i Dissennatori a farvi da guardia.- replicò acido Severus, superando la giovane donna ed uscendo dalla cucina. Non gli fu difficile immaginare dove potesse essere andata Eve: un Brivido col pelo gonfio e rizzato come non mai mostrava la acuminata dentatura bel piantato con le zampe di fronte ad una porte. Fu in quel momento che gli ritornarono alla mente le parole di Draco: sì, probabilmente si trattava di un mezzo Kneazle. Quel genere di animale era originario proprio della Gran Bretagna ed aveva particolari punti di somiglianza con Brivido. In primo luogo le orecchie molto grandi ed anche la spiccata intelligenza. Gli Kneazle sono indipendenti e talvolta aggressivi, hanno l’abilità di riconoscere gli individui molesti o sospetti ed in caso di smarrimento riescono sempre a riportare a casa il proprio padrone. Cosa avrebbe potuto fare un piccolo gatto contro la furia di un gruppo di mangiamorte? Nemmeno per mezzo di un miracolo sarebbe riuscito a proteggere Eveleen da questo pericolo. Non poteva fare niente per impedire loro di portarla via, ma poteva cercare di limitare i danni.
Con passo lento, pensieroso, ritornò in cucina e si rivolse a Sophie: -Quando hai intenzione di attuare il piano?-
-Stanotte.-


*
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-Signor Vane, ministro, capisco la sua preoccupazione, ma non posso costringere sua figlia ad accettare la cattedra.- disse Minerva McGranitt, cercando di essere comprensiva, congiungendo le mani sulla propria scrivania con aria preoccupata –Albus stesso mi parlò più volte della sua secondo genita, credevo avrebbe dato la disponibilità, ma così non è stato. Ha idea forse del motivo?-
-No, mia figlia non ha voluto parlarmente in maniera approfondita.- rispose Johnatan Theodore Vane, passandosi una mano sulla fronte –Sono preoccupato, dice che non vuole una scorta, ma alla luce delle ultime minacce la ritengo necessaria. Sono convinto che Hogwarts sarebbe il luogo più sicuro per lei.-
-La scuola non è più sicura come un tempo e purtroppo è stato Albus a rimetterci. Non credo che il ministero ci permetterà di riaprire i corsi...-
-Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarla, Minerva. Sono il ministro dell’istruzione magica, dovrò pur contare qualcosa, non crede?-
-Confido in lei, ma siamo comunque a corto di insegnanti e non credo che molti studenti accetteranno di tornare ad Hogwarts dopo quello che è successo...-
-Hogwarts non chiuderà.- sentenziò il signor Vane convinto –Albus non lo avrebbe mai voluto ed io ho un enorme debito nei suoi confronti.-
Minerva esitò un istante prima di rispondere. Johnatan Theodore Vane era un grand’uomo di sani principi morali ed era un amico leale e fedele anche nella difficile situazione in cui si trovava. Aveva tutta la sua ammirazione.
-Le dirò la verità signor Vane: anche io sono preoccupata per sua figlia. Quando visitai l’abitazione di Eveleen le consegnai una busta. Il mittente era Albus, ma non so cosa vi abbia trovato all’interno. Ho come l’impressione che qualcosa di pericoloso possa celarsi dietro a quella busta.-
-Albus conosceva Eve meglio di me, non avrebbe mai messo in pericolo mia figlia a meno che non fosse strettamente necessario.-
Minerva non rispose e si limitò a scambiare con il ministro uno sguardo ricco di apprensione. Questi, deglutendo appena, si voltò verso la parete alla sua destra e scrutò uno ad uno i ritratti dei passati presidi di Hogwarts.
-Sono qui.- disse una voce familiare –Proprio dietro di te.-
Il ministro si alzò in piedi e si voltò riuscendo finalmente a riconoscere il ritratto del deceduto preside. Il signor Vane non sapeva esattamente come reagire. Egli sapeva che quello non era il vero Albus Silente, ma la somiglianza era tale da lasciarlo senza parole.

-Mi sono sempre fidato di te e... lo farò di nuovo.- mormorò, poi si volse verso Minerva e con un cenno del capo si congedò. Pensieroso, avanzò verso la porta ed uscì dall’ufficio della preside.
-Credo che la mia presenza lo abbia un po’ scombussolato.- disse Silente, accarezzandosi la barba dall’alto della sua cornice con aria divertita. –Sono una perfetta imitazione dell’originale!-
-Sì, la somiglianza è sorprendente,- asserì Minerva alzandosi dalla scrivania ed avvicinandosi al muro –ma c’è una differenza sostanziale tra te ed il vero Albus.-
-Scommetto che stai per dirmi qual’è.-
L’anziana strega sorrise: -I suoi occhi mi perforavano l’anima ogni volta che incontravano i miei.-

*

Eve era confusa. Con il viso nascosto nel cuscino, la ragazza stava rannicchiata al buio sul proprio letto. Non era realmente in collera con Severus e nemmeno con Sophie: si sentiva tradita dalla vita. Negli ultimi tempi le poche certezze che aveva stavano svanendo una ad una come trascinati lontano da un alito di vento. Era convinta di essere riuscita ad ottenere una vita normale, ma non era così. Lei era una magonò, non apparteneva né al mondo magico né a quello babbano. Suo padre aveva sofferto molto nell’apprendere che lei non era altro che una comune babbana priva di qualsiasi potere e da allora aveva fatto di tutto per di renderlo fiero della sua secondogenita. Aveva passato la sua esistenza sui libri babbani ed anche su quelli magici per poter dimostrare a tutti quanto valeva, aveva fatto di tutto per rendere felice suo padre, ma ora le veniva chiesto troppo. C’era stato un momento la notte precedente, quando aveva recitato assieme a Severus quel brano, in cui aveva creduto di aver trovato finalmente la persona che faceva al caso suo. Non aveva mai avuto molti amici tra i maghi, molti si erano volatilizzati non appena si era sparsa la notizia della sua natura. Tra i babbani non vi era molta differenza: era sempre impegnata e non aveva tempo per stringere un rapporto solido con qualcuno. Almeno la metà di quelle poche persone che di solito la consideravano erano interessati solamente ad avere il suo aiuto in qualche particolare materia di studio. Con Severus era stato diverso: nonostante lei avesse ostentato la sua saccenza, il suo essere pignola e impertinente, lui non era mai svanito. Nel suo essere così dannatamente scontroso, arcigno e glaciale, quell’uomo era capace persino di essere gentile. Ora sarebbe cambiato tutto. Severus era un mago e lei una magonò, sarebbe finita così come era destinato.
Si sentiva dannatamente sola: il suo migliore amico, l’unica persona che fosse riuscita ad impedirle di abbandonarsi alla tristezza, era scomparsa pochi mesi prima. Non riusciva a smettere di pensare a quell’ultima lettera così strana e misteriosa... cosa voleva in realtà da lei? Che quella strana missiva non fosse altro che una richiesta di aiuto o era solo un semplice addio? Ogni volta che ci pensava sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco: Albus Silente era morto e lei lo odiava per questo, lo detestava perché l’aveva lasciata sola. Presa da un momento di rabbia, prese il cuscino e lo scaraventò lontano nel buio. Seguì un tonfo: provabilmente aveva fatto cadere qualcosa. Eve non si preoccupò che qualcuno potesse venire a controllare se stava bene: quando Brivido faceva la guardia a qualcosa nessuno poteva fermarlo. Inoltre il gatto nutriva un particolare odio per Sophie, tanto che ogni volta la sorella maggiore veniva a farle visita, Brivido faceva di tutto per farla andare via.
Eve si chiuse su sé stessa in posizione fetale e chiuse gli occhi: forse una dormita le avrebbe rischiarato le idee.

*

-Grazie infinite per la disponibilità, Remus. Spero mi farai avere presto buone notizie.-
-Dovere, Minerva.- replicò il lupo mannaro osservando il viso della nuova preside di Hogwarts scomparire dal camino scoppiettante. Nonostante la luna piena fosse ancora lontana, non era un buon periodo per il mago. Sapere Harry, Ron e Hermione in viaggio e probabilmente in pericolo non gli dava pace. Raramente riusciva a dormire la notte senza svegliarsi almeno una volta.
-Ninfadora, ora puoi anche smettere di spiare.- disse divertito sbirciando dietro al divano.
-Io non stavo spiando!- replicò la giovane strega mentre i suoi capelli prendevano un color verde smeraldo –Semplicemente cercavo... ehm... un orecchino. Sì, mi è caduto un orecchino.-
-Farò finta di credere alle tue bugie.- sorrise Remus accarezzandole il capo –Comunque non ti preoccupare, come hai sentito questa volta non si tratta di nulla di pericoloso.-
Tonks si alzò e si lasciò cadere sul divano sospirando.
-Cosa c’è che non va?- domandò l’ex professore chinandosi a fianco della sua amata –In fondo devo solo arrivare fino a King Cross Station, non ci metterò molto e non...-

-Non si tratta di te.- l’interruppe Tonks afferrando un cuscino e stringendoselo gelosamente al petto.
-...e allora di cosa?-
La strega distorse le labbra in un piccolo broncio: -Eveleen Vane.-
-Non sarai mica gelosa? Non so nemmeno che faccia abbia, potrebbe anche essere uno scorfano! e poi devo solo convincerla a...-
-Non è uno scorfano.-
-La conosci?-
Tonks annuì: -Non ci parliamo da quando avevo dodici anni e lei undici. L’ultima volta che l’ho intravista è stato diversi anni fa...-
-Se posso chiedertelo, cosa è successo fra voi?-
-Come al solito ho combinato un pasticcio. Sono stata troppo superficiale in un momento in cui aveva terribilmente bisogno dell’appoggio di un’amica. Vorrei tanto il suo perdono...-
-Bene!- esclamò Remus sorridendo ampiamente –Direi che questa è l’occasione giusta per riallacciare i rapporti. Domani, quando andrò a parlarle, verrai con me.-
I due si scambiarono un lungo sguardo.
-Mi fai schifo tanto sei perfetto!- esclamò Tonks tirandogli il cuscino e scoppiando in una fragorosa risata.


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Capitolo 11
*** Chapter 11 - Ne desere me ***


VallyBeffy risponde:

X ASTRY: se Eve è il tuo personaggio preferito forse sì, il capitolo 12 ti preoccuperà. Se invece il tuo personaggio preferito è Lucius allora troverai tutto quanto molto divertente.
X TRUELENA: Ed anche se avessi bruciato il colpo di scena? Certamente potrebbe sembrare una mossa poco astuta, sempre che questo non celi un colpo di scena ancora più grande.

Altre delucidazioni (o altrimenti leggesi, un aiutino per le vostre teorie)...

Oggi parliamo di Sophie. Tutte le persone con cui ho avuto il piacere di parlare di questo personaggio l'hanno trovata fortemente... rivoltante. Sì, direi che rivoltante è il termine giusto. Partendo dal fatto che non c'è limite alla cattiveria umana, cosa può aver portato questo personaggio a compiere tale gesto? Di indizi al riguardo credo di averne dati tanti, posso solo aggiungere che ho creato Sophie, Eve e relativa famiglia in modo che vi fossero analogie con altri personaggi e ciò penso si possa definire abbastanza importante ai fini della storia.


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano, ma soprattutto...

BUON NATALE A TUTTI!!! =D

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 11 – Ne desere me

Nonostante tutto fosse terribilmente simile alla realtà, Eve era consapevole di stare sognando. Sapeva esattamente dove si trovava, in quanto non era difficile riconoscere il vasto prato che circondava la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ed il Lago Nero. Si trovava in piedi di fronte ad una bianca lapide, ma non osava avvicinarsi troppo per leggere il nome incisovi sopra. Nonostante non fosse stata presente al funerale, sapeva esattamente di chi si trattava e si domandava come fosse possibile un sogno così ricco di dettagli da sembrare quasi un ricordo.
-Se Maometto non va alla montagna, allora la montagna va da Maometto. Non è così che si dice?-
Eve non rispose. Conosceva fin troppo bene quella voce e quel tono divertito di chi sa fin troppo più del previsto. Avrebbe potuto voltarsi ed affrontare faccia a faccia il suo interlocutore, ma evitò accuratamente di farlo.
-Non avere paura di guardarmi in faccia, è un sogno, lo sai anche tu.-
-...-
-Lo so che sei arrabbiata, ma non l’ho deciso io di morire, credimi è stata una scelta totalmente involontaria!-
Questo era decisamente troppo. Eve si voltò di scatto e si ritrovò di fronte un Albus Silente dall’aria giocosa: lo avrebbe volentieri preso a pugni.
-Crede che io sia stupida?- esclamò la ragazza –Lei sapeva che sarebbe morto di lì a poco, quando è venuto a farmi visita lo scorso Maggio. Lo sapeva e non me lo ha detto. Lo sapeva ed ha preferito illudermi che stesse andando tutto bene!-
-Se te lo avessi detto, mi avresti lasciato morire?-
-Assolutamente no!-
Eve si accorse di aver gridato e portò una mano alle labbra, pentita del suo scoppio d’ira.
-Eve ormai sei una donna, dovresti capire che ci sono delle priorità che vanno al di fuori dei propri interessi.-
-Lo capisco eccome, ma la vita è il dono più grande che ci è concesso! Non si può sprecarlo così! Qualsiasi cosa sia successa quella notte, non può essere così importante da richiedere il suo sacrificio!-
La giovane magonò si coprì gli occhi con le proprie affusolate mani nel tentativo di impedire alle lacrime di uscire.
-Sto parlando come un’egoista, ma effettivamente è quello che per una volta vorrei essere. Sono stanca di assecondare i desideri degli altri! Credevo che lei si preoccupasse dei miei sogni, delle mie speranze, ma a quanto pare non è così! Ho seguito i suoi consigli, sa dove sono arrivata, ma cosa ho ottenuto?-
-Avrai la forza per lottare, sarai saggia per decidere. Il tuo momento arriverà presto. Imparerai insegnando, imparando insegnerai finché l’amore un giorno non ti raggiungerà. Tutti i tuoi sogni e le tue fantasie non lo saranno ancora per molto, questo tempo vola via.- il mago si avvicinò alla giovane e le posò una mano sulla spalla. -Strega o babbana, sarai libera ed in questo tuo vagare troverai le risposte che ti servono per cambiare la tua vita.-
Eve scostò le mani e riportò il proprio luminoso sguardo ricco di lacrime sull’anziano mago. Questi le accarezzò la testa ed aprendo pugno chiuso della mano sinistra le mostrò una catenina con un ciondolo.
-Vuoi sapere cosa voglio ancora da te?- aggiunse con un amabile sorriso, infilandole la catenina con dolcezza –Salvalo.-
Eve non fece in tempo a volgere un’ultimo sguardo all’amato preside, per domandargli a chi si riferisse, che un forte tonfo la fece sobbalzare. Fu trascinata via in maniera terribilmente brutale dal suo sogno ed aprì gli occhi di scatto, svegliandosi. Cosa significava quel sogno, ma soprattutto, cosa diavolo aveva provocato quel rumore? La giovane si alzò dal letto confusa e passandosi una mano tra i capelli si avviò al buio verso la porta. Non urtò nulla, in quanto nonostante l’oscurità conosceva alla perfezione la propria stanza. Aveva però una strana sensazione... quasi come se ci fosse qualcosa che non quadrava. Non fece in tempo a sfiorare con le dita la maniglia, che la porta si aprì di scatto di fronte a lei.
-Che cavolo...!?- si ritrovò ad esclamare, ma le parole le morirono in gola quando il suo sguardo incontrò quello di un paio di occhi chiari il cui viso era coperto da una maschera d’argento. Immediatamente capì cosa stava succedendo: mangiamorte. Contrariamente alle sue aspettative, si ritrovò a desiderare di aver accettato la scorta che suo padre le aveva offerto, ma ormai nulla più importava. Mentre l’adrenalina e la paura la conquistavano, Eve fece l’unica cosa che potrebbe fare una giovane donna di fronte ad un uomo che vuole farle del male: mirò dritto ai gioielli di famiglia ed ottenne esattamente l’effetto sperato. Approfittando della distrazione del mangiamorte, la giovane magonò lo sorpassò con velocità e si diresse immediatamente verso l’uscita. Presa dall’agitazione, si maledisse per aver impiegato qualche istante di troppo per aprire la porta d’ingresso ed uscire in corridoio. Stava per correre giù dalle scale, quando una voce conosciuta parlò alle sue spalle: -Dove credi di andare, sorellina?-
Eve si bloccò come pietrificata: sorellina?
-Sophie?- balbettò confusa, con il cuore che mancò un battito. Strinse bene i pugni e raccattò dentro di sé quel poco di coraggio che le era rimasto per voltarsi indietro. Una figura familiare, ammantata di nero e con il viso celato da una maschera d’argento la osservava poco distante.
-No, non ci credo.- disse con un filo di voce, indietreggiando di un passo –Questo è un incubo!-
-Ti sbagli,- replicò Sophie, sfilandosi la maschera –questo è un sogno che si avvera.-
Rigoli di lacrime solcarono le gote di Eve, la quale incapace di credere alla cruda realtà fissò la sorella alzare la bacchetta contro di lei. Stava per morire, l’aveva capito e non poteva fare nulla per scampare a tale sorte. –Avada...-
-Fermati, stupida!- esclamò una voce profonda, mentre un’altro mangiamorte appariva con un sordo CRACK al fianco di Sophie e le posava una mano sulla bacchetta scostandola –L’Oscuro la vuole viva.-
L’Oscuro? Stavano forse parlando di Lord Voldemort? Eve trasalì: non voleva diventare il burattino di quell’essere spregevole, avrebbe preferito morire piuttosto che farlo. Aveva sofferto molto per arrivare dove si trovava e nessuno avrebbe potuto portarla via: come un faro nella notte, il coraggio si riaccese in lei.
-Avanti, scappa!- una voce le rimbombò nella mente.
Il suo cervello parve spegnersi e senza pensare alle conseguenze, scattò verso la scalinata, spiccò un balzo in corrispondenza del primo gradino e desiderò con tutta sé stessa di scamparla. Il volo di pochi secondi le parve lungo giorni, mentre dietro di lei un incantesimo bombarda si schiantava contro la parete. Atterrò miracolosamente, ma pesantemente, a pochi centimetri dall’ultimo gradino. Dalla caviglia si irradiò lungo il polpaccio un dolore lancinante, segno di un brutto atterraggio, ma non esitò a rialzarsi: doveva per forza esserci una speranza.
-Idiota, l’hai mancata!- abbaiò il mangiamorte a Sophie.
-Se lei non mi avesse fermata...-
-...l’avresti uccisa e poi il Signore Oscuro avrebbe ucciso te!- replicò questi con tono grave e Sophie abbassò lo sguardo.
-Ha ragione, mi scusi professore.- disse semplicemente.
-Io non sono più un professore. Dannazione, dove diavolo è finito Nott?- domandò Severus Piton superando la donna e dirigendosi verso le scale.
Nel frattempo, Eve si era trascinata di fronte alla porta dell’appartamento di quello che lei credeva un amico e battendo violentemente i pugni sulla tavola di legno iniziò a chiamarlo. Era la cosa giusta? Doveva avvertire Severus? Probabilmente lo avrebbe coinvolto in affari che non lo riguardavano ed avrebbe rischiato la vita, ma senza un aiuto magico non sarebbe mai riuscita a scamparla.
-Severus!- gridò –Aprimi subito!-
-Non c’è bisogno di urlare.-
Una mano rude la spinse violentemente contro la porta, stringendola all’altezza del collo.
-SEVERUS APRI PER L’AMOR DEL CIELO!-
-Ti ho già detto che urlare non serve.- le sussurrò all’orecchio una voce dal tono distaccato e freddo –Ora, puoi collaborare e fare la brava bambina, oppure puoi tentare di scappare e morire in modo lento e doloroso, cosa preferisci?-
-La morte sarebbe una liberazione piuttosto che aiutarvi nei vostri loschi scopi!- esclamò divincolandosi, ma Nott strinse la presa e fu costretta a calmarsi -...e tutto ciò non vi servirà a nulla, mio padre non cederà ai vostri sporchi ricatti.-
-Hogwarts non deve riaprire.- disse il mangiamorte attirando a sé la giovane donna e sussurrandole all’orecchio –Albus Silente è morto e né gli auror né l’Ordine della fenice possono nulla contro l’Oscuro Signore. Ormai non vi è più speranza di salvezza e tuo padre cederà piuttosto che convivere con il rimorso di aver lasciato sua figlia nelle mani dei mangiamorte.-
Eve era disgustata: poteva sentire il calore del respiro del mago sul suo collo.
-Ti sbagli.- mormorò –Una speranza c’è...-
-Se ti riferisci a quel moccioso di Potter, presto non sarà più un problema.-
-No, Potter non centra. Fin tanto che qualcuno si opporrò al vostro regime di paura, la speranza ci sarà sempre. La forza di una persona a volte può sbaragliare un esercito.-
-Stupide fesserie degne di quel decerebrato di Albus Silente.-
-Non osare nemmeno pronunciare il suo nome!- sbottò Eve liberandosi dalla presa del mago, girandosi e cercando di spingerlo via.
-Hai mai osservato attentamente una farfalla, Vane?- disse calmo Nott, sbattondo nuovamente Eve contro la porta con violenza –Esse sono leggiadre, splendide alla vista e volano con grazia.-
-Sei una splendida farfalla, signorina Vane.- aggiunse, facendo una piccola pausa per posare le labbra sul collo della giovane donna –Peccato che le farfalle sopravvivano solo in privamera. Se solo il Lord Oscuro non ti desiderasse con tanta impazienza ti avremmo già lanciato contro la più terribile delle maledizioni senza perdono. L’inverno arriverà presto e tu non potrai fare nulla per impedirlo.-
Il mangiamorte non poté reprimere un sorriso all’irrigidirsi della magonò. Eve era spaventata, voleva solo andare via da lì. Cosa volevano realmente da lei? Nott rise nell’intendere cosa stesse provando la ragazza così, tanto per stuzzicarla, riportò le labbra al suo collo, ma questa volta non la baciò: vi affondò i denti con forza. Eve gridò di dolore e mentre il sangue caldo le iniziava a bagnare la maglietta, lentamente si lasciò scivolare a terra in ginocchio.
-Che cosa hai intenzione di fare?-
Nott si voltò di scatto e si trovò faccia a faccia con un decisamente alterato Severus Piton.
-L’Oscuro la vuole viva, non deve necessariamente in piena salute.- replicò con astuzia.
Severus scese gli ultimi gradini che lo separavano dal collega mangiamorte ed i due si scambiarono una lunga occhiata.
-Vuoi favorire?- domandò Nott con sarcasmo, ma Severus dimostrando grande autocontrollo ignorò la domanda: quello che aveva di fronte era un uomo spregevole ed avrebbe voluto aprirgli una larga ferita in viso avvalendosi di un azzeccato Sectumsempra, ma non era opportuno compromettere la sua copertura.
-Caleum astris meam lacrimam est.-
La timida e lieve voce di Eve arrivò alle orecchie dei due mangiamorte. Entrambi abbassarono lo sguardo sulla magonò e la osservarono con attenzione. Severus poteva scorgere un rigolo argentato scivolare via dai suoi occhi percorrendole il viso sino al collo. Per la prima volta la giovane donna gli parve abbattuta, sconfitta ed incapace di reagire: era diversa dalla saccente rompiscatole che aveva conosciuto in libreria.
-Ne desere me,- disse Eve volgendosi verso Severus ed alzando gli occhi su di lui –Aliter me solgo.-
I loro sguardi si incrociarono di nuovo: gli occhi di Eve risplendevano nel buio come dei fari tanto erano chiari e luminosi e Severus ne rimase particolarmente colpito. Il mago si sorprese nello scorgere in quelle perle non più paura, ma una immensa tranquillità e speranza. “Non lasciarmi, altrimenti mi sciolgo”, aveva detto la giovane in perfetto latino e Severus aveva recepito chiaramente il messaggio.

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Capitolo 12
*** Chapter 12 - Silent scream ***


VallyBeffy risponde:

X ASTRY: ma ti pare che potrei fare del male al mio amoruccio tenero Sev Sev? Se Eve l'ha riconosciuto? Bè, lo scoprirai più avanti. Però una cosa posso dirtela: il fatto che i mangiamorte (in quel caso Nott) conosca il latino o meno è irrilevante. Eve ha citato un brano di Ludwig Bronted, che come già avevo scritto in un precedente capitolo è molto conosciuto fra i maghi. Ipotizzare che fosse una richiesta di aiuto, un codice cifrato o altro è a discrezione del gentile lettore ;D (e questo ti darà altro su cui meditare)
X TRUELENA: Sostanzialmente odio le Mary Sue. Sia nella vita che nelle fanfiction. Ametto che Eve come la immagino io è una bella ragazza, ma nasconde un carattere particolare e strano. Come ho risposto ad Astry, se ha riconosciuto Piton o no lo saprete più avanti ;D

Avvertenze e precauzioni per l'uso

Questo capitolo (e altri che troveremo più in là nella storia) mi lasciano perplessa: alzare o non alzare il rating? Non vi è nulla di particolarmente esplicito in questo capitolo, ma essendo più crudo rispetto ai precenti ho creduto fosse meglio avvisare.
Chiedo scusa in anticipo: non mi odiate per quello che farò accadere ai personaggi XD

Ah, perdonatemi anche se in questo capitolo non darò grande spazio a Piton, ma deve essere così ai fini della storia.



Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 12 – Silent scream

-Credi che le piacerà la torta?- domandò Tonks appendendosi letteralmente al braccio di Remus, guardandolo speranzosa con occhioni da cerbiatta.
-Sì, la tua è stata davvero un’idea magnifica.- rispose il lupo mannaro, sorridendo amabilmente alla compagna.
-Speriamo sia buona... lo sai che non sono brava a cucinare. Ho dovuto ripreparare l’impasto almeno tre volte prima di riuscire a fare qualcosa di decente. Però questa volta ha un aspetto squisito, non è vero?-
-Se non venivo in tuo soccorso probabilmente eri ancora là, con l’impasto ovunque fuorché nella terrina.- rise il mago scompigliandore i capelli color verde smeraldo con una mano.
-Ce l’avrei fatta anche da sola!- esclamò Tonks, facendo una linguaccia, staccandosi dall’uomo ed incrociando le braccia.
-Ho i miei dubbi al riguardo.- rise di gusto Remus dando una leggera pacca sulla spalla alla metamorfomagus.
-Invece prendermi in giro, potresti dirmi quanto manca?-
-Siamo arrivati. Vedi quel portone laggiù? É lì che abita.-
-Perfetto!- trillò Tonks riabbracciando il lupo mannaro con foga.
La coppia raggiunse la porta, la varcarono ed iniziarono a salire le scale che li avrebbero portati al secondo piano. Inubbiamente Tonks non venne meno alla sua nota goffaggine e rischiò di incianpare tre volte solo nella prima rampa di scale, ma fortunamente Remus era lì per sorreggerla.
-Ho una strana sensazione.- annunciò Remus non appena furono arrivati sul pianerottolo del primo piano.
-Di che si tratta?-
-Ninfadora ti dispiacerebbe reggere la torta?- domandò con aria cupa e senza aspettare la risposta le consegnò il dolce per poi sparire su per le scale.
-Lasciare la torta a me? Sei impazzito? La farò cadere entro trenta secondi!- gli urlò dietro Tonks.
-...e non chiamarmi Ninfadora!- aggiunse poi, abbassando lo sguardo imbronciata: fu allora che vide quelle macchie strane.
-Che roba è? Accidenti ci sono passata sopra con gli stivali nuovi!- piagnucolò la strega indietreggiando di un passo. –Aspetta... ma questo sembra...-
Ninfadora Tonks sbiancò in viso e lasciò cadere la torta.

*


Fu il piacevole odore delle lenzuola pulite a svegliare Eve quella mattina. Con il viso immerso in un morbido cuscino, la donna fece scivolare la mano accanto a sé apprezzando la morbidezza della stoffa. Doveva comprarlo di nuovo quell’ammorbidente, rendeva il riposo qualcosa di speciale e magico.
...magico? Eve aprì gli occhi di scatto e realizzò immediatamente che quella in cui si trovava non era la propria stanza da letto. La vana speranza che quello della precedente notte fosse solo un brutto sogno svanì di colpo facendo spazio all’angoscia. Con il cuore a mille si alzò di scatto, ma un dolore lancinante all’altezza dello stomaco la fece ricadere sulle ginocchia e piegare su sé stessa. Cercando di sopportare il dolore, Eve affondò il viso nel materasso e si massaggiò il ventre con movimenti rotatori delle dita. Per riuscire a portarla via da casa propria i mangiamorte le avevano lanciato contro uno schiantesimo: avrebbe dovuto aspettarsi simili fitte per almeno un’altra giornata. Non ricordava bene come si era conclusa, ma doveva aver fatto qualcosa di incredibilmente stupido per farsi mettere ko in quel modo. Quando la fitta sparì Eve ricordò di essersi fatta male alla caviglia saltando giù dalle scale, quindi pensò che forse era il caso di controllare i danni. Fu allora che si accorse di indossare vestiti mai visti prima. La magonò alzò lo sguardo di fronte a sé, dove un immenso specchio ricopriva l’intera parete e rimase di stucco, nonché piacevolmente sorpresa, di fronte al suo aspetto.
Indossava un abito nero particolareggiato, in stile gotico, senza maniche, dalla gonna lunga fino a sopra le ginocchia. La parte superiore ricordava un busto vecchio stile, con i suoi nastri per stringerlo e qualche merletto strano ed un’ampia scollatura. La gonna aveva nel bordo una merlettatura fine e di classe, mentre ai piedi non aveva scarpe, solo un paio di calze nere lunghe oltre il ginocchio. Eve non si era mai vista così bella. Era così attenta ed ammaliata dalla sua immagine nello specchio che la squadrò millimetro per milletro fino a quando non le saltò all’occhio la catenina che aveva al collo. La giovane donna abbassò lo sguardo e prese fra le mani il ciondolo della catena per poterlo vedere meglio: si trattava di una chiave. Eve avrebbe potuto giurare che si trattasse dello stesso ciondolo che le aveva dato Silente nel suo sogno.
-Sì, è un gioiello semplice, ma di buon gusto. Lo stesso vale per quel buffo bracciale con i campanellini. Ho creduto fosse opportuno lasciarteli.-
Eve rialzò lo sguardo verso lo specchio e vide riflesso, pochi metri dietro di lei, una vecchia conoscenza: Lucius Malfoy. Erano anni che non lo incontrava e non era cambiato di una virgola: aveva ancora quell’aria spavalda dipinta in volto nonostante fosse ormai chiaro per tutto il mondo magico che non si trattava di altro se non un poco di buono. Dalle sue parole Eve poté capire che quella misteriosa catenina, al contrario degli altri vestiti che indossava, era già al suo collo quando l’avevano portata lì. Sgranando leggermente gli occhi e sbiancando in viso, si strinse le spalle con le mani, rendendosi conto che qualcuno doveva averla spogliata mentre era svenuta.

-Posso immaginare quali siano i tuoi pensieri.- asserì il mangiamorte con un bieco sorriso, strofinando compiaciuto il palmo della mano sul proprio bastone a testa di serpente -...e credo ti farà piacere sapere che è stato il mio elfo domestico ad occuparsi di tutto per mezzo di magia. Non sei stata nemmeno sfiorata, in quando ordine del Signore Oscuro in persona.-
Eve abbassò lo sguardo: cos’altro poteva volere Lord Voldemort da lei per riservarle tali attenzioni? Di certo ciò non faceva presagire nulla di buono se non ulteriori guai.
-Sono lieto di vedere che questo vestito ti calza a pennello. L’ho scelto personalmente.- aggiunse il mangiamorte, avvicinandosi al letto sul quale ancora la ragazza stava seduta.
-Non si avvicini.- lo avvertì Eve, con un tono minaccioso.
-Sono spiacente, ma si da il caso che sia io ad avere il coltello dalla parte del manico.- replicò Lucius sedendosi al suo fianco e scostandole una ciocca di capelli con una mano.
-Ciò non l’autorizza a mettermi le mani addosso.-
-Ah no?-
Lucius posò la mano sulla gamba di lei ed iniziò a farla scivolare su lungo la coscia. A tale gesto Eve scattò indietro e sferrò uno schiaffo al mago esclamando: -Provaci e sei morto!-
In men che non si dica Malfoy aveva afferrato la magonò per i polsi e con violenza l’aveva costretta a distendersi sul materasso.
-Non ammetto resistenza.- disse scandendo bene le parole, chinandosi su di lei fino a quando i loro visi non furono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Eve volse il capo verso destra con sdegno e chiuse gli occhi. Aveva paura, non lo negava, così tanta paura che tremava lievemente. Si sarebbe aspettata di tutto nella sua vita, ma mai questo.
Lucius squadrò ogni millimetro del suo viso con compiacimento. Il viso della magonò era ancora più bello ora sull’orlo delle lacrime.
-No.- disse con un vago sorriso –Credo che non sarebbe divertente.-
Infine lasciò andare Eve, si alzò, recuperò il bastone e con un sordo CRACK si smaterializzò dalla stanza. Quando egli fu scomparso, la giovane donna si girò di lato e si raggomitolò su sé stessa chiudendosi a riccio: mai aveva provato tanta paura. Lucius Malfoy era imprevedibile e per la fortuna di Eve si era fermato in tempo. Prendendosi il volto tra le mani, Eve scoppiò in un pianto disperato.

*


-...l’appartamento sembrava abbandonato. Abbiamo trovato la porta spalancata, all’interno nulla di strano se non il gatto schiantato e qualche goccia di sangue sul pavimento del pianerottolo al piano di sotto.- spiegò Remus passandosi rassegnato una mano tra i capelli –Il che è strano: come ben sappiamo i mangiamorte sono soliti lasciare dietro di sé una moltitudine di morti, non certo un semplice gatto schiantato anche se si tratta di un mezzo Kneazle.-

Minerva McGranitt nascose il viso dietro alle proprie mani e si sedette sul divano accanto a Tonks.
-Tutto ciò è terribile.- disse sconvolta –Povera ragazza, chissà quali terribili sofferenze starà patendo!-
-Purtroppo non c’è nulla che possiamo fare al momento. Dobbiamo aspettare di saperne di più prima di agire. Dobbiamo scoprire dove si trova.-
-Come Remus? Hai per caso idea di come potremmo fare?- incalzò Tonks, alzando gli occhi da un debole Brivido che riposava sulle sue ginocchia facendo le fusa –Aspettare potrebbe essere più pericoloso di agire alla cieca. Conosco Eve, non resterà con le mani in mano. Con i mangiamorte non si scende a patti, ormai dovreste saperlo. Se non facciamo subito qualcosa si farà ammazzare!-
-Calmati Tonks, ti prego.- la scongiurò Minerva massaggiandole una spalla –Aspetteremo fino a domani, poi torneremo tutti insieme in quell’appartamento e cercheremo qualche indizio. Ci sono molte cose di Eveleen Vane che non conosciamo e sono certa se i mangiamorte l’hanno rapita, non era solo per convincere il padre a collaborare con loro.-
-Conoscendo il signor Vane per salvare la figlia cederà sicuramente ai loro ricatti.- rispose Tonks abbassando nuovamente lo sguardo sul gatto –Se devo essere sincera, lo farei anch’io.-
Tonks grattò Brivido appena sotto al mento e lo osservò sbagliare ampiamente. Se i mangiamorte non avevano ucciso quel gatto doveva esserci un motivo valido: ma quale?

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Capitolo 13
*** Chapter 13 - Eve meets Tom ***


VallyBeffy risponde:

X ASTRY: ma nooo! Così mi togli il pane quotidiano: le teorie! Comunque il tuo amore è tornato e più arzillo che mai (gustose novità dal capitolo14)

X GIN 92: Su quanto è figo Sev Sev non ci sono mai stati dubbi XD
X TRUELENA: la risposta su cos'è o chi è Brivido è tanto semplice che ve l'ho anche messa sotto al naso nella storia. Certo, manca qualcosina... ma arriverà anche quella.

X PICCOLA VERO:eccolo! ;D
X LILIUM33: ho in programma un'altra bella serie di capitoli "avventurosi" (al discreto lettore l'ardua sentenza di interpretare come meglio crede tale parola XD). Dico solo che sto gongolando un casotto pensando alle vostre reazioni quando leggerete! (sì, sono una mente malvagia XD)


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 13 – Eve meets Tom

Eve aveva paura. Una figura femminile incappucciata con il viso nascosto dalla maschera d’argento dei mangiamorte era venuta a prelevarla dalla sua stanza non prima di averla bendata accuratamente. Quando la mangiamorte smise di trascinarsela dietro, Eve capì di essere arrivata a destinazione.
-Evanesco.- pronunciò una voce maschile, profonda e particolarmente sibilante ed immediatamente la benda che le copriva gli occhi svanì. Non ci volle molto tempo perché i suoi occhi si abituassero alla nuova luce in quanto l’atmosfera era piuttosto cupa: era circondata da mangiamorte che la scrutavano silenziosi e vi era poca luce nella grande stanza. Perchè l’avevano portata lì? Cosa volevano da lei? Aveva la netta sensazione che presto avrebbe avuto risposta alle proprie domande.
-Finalmente posso conoscerla di persona, signorina Vane.-
Eve volse lo sguardo alla sua destra e per la prima volta in tutta la sua vita, si ritrovò di fronte al mago oscuro più potente che la storia avrebbe mai potuto ricordare: Lord Voldemort. Nonostante il viso serpentino e gli occhi color sangue, egli aveva un aspetto curato ed una postura degna di chi è potente ed è perfettamente consapevole di esserlo. Eve si sorprese di non essere spaventata minimamente, bensì incuriosita da quella presenza.
-La sua fama in quanto abile pozionista è giunta alle mie orecchie.- continuò il mago avvicinandosi ad Eve di qualche passo ed iniziando a camminarle attorno -...anche se, devo amettere, mi risulta difficile credere che una semplice magonò possa vantare tali doti.-
La donna fu infastidita da tali parole, ma convenne che fosse meglio restare in silenzio e cercare di capire dove Voldemort voleva arrivare. Gli avrebbe volentieri intimato di arrivare al punto, ma la sua posizione non era abbastanza buona per permettersi di interromperlo bruscamente.
-Qual’è la miglior pozione che riesce a distillare? Una semplice pozione forunculus?- la canzonò visibilmente divertito –Insomma, roba da primo anno di Hogwarts. Ah già, tu non sei stata ad Hogwarts, non puoi saperlo.-

Diverse risatine si innalzarono corali dal cerchio di mangiamorte intorno ad Eve. Quest’ultima iniziava davvero ad averne abbastanza: odiava essere beffeggiata pubblicamente, non le era mai andato giù e non aveva mai permesso a nessuno di trattarla così. Desiderava ardentemente rispondere alle sue illazioni...
-Cosa c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- domandò Voldemort sorridendo –Immagino cosa tu stia pensando: vuole una risposta, ma quale sarà quella giusta?-
Sul viso di Eve si stanziò lentamente un sorriso, mentre la ragazza continuava a guardare di fronte a sé con aria calma e per nulla spaventata. L’Oscuro, percependo immediatamente la reazione della magonò, smise di camminarle attorno e la osservò attentamente. C’era qualcosa in quella giovane che stuzzicava intensamente la curiosità del mago oscuro rendendo la situazione ai suoi occhi particolarmente interessante.
Eve, accortasi di tale interesse, si volse verso il mago oscuro e lo guardò dritto negli occhi. Tra i due vi fu un lungo ed intenso sguardo.
-Mi metta alla prova.- disse infine Eve e Lord Voldemort parve piacevolmente sorpreso da tali parole.
-Sarà fatto.-

*

La notizia del rapimento di Eveleen Vane si propagò rapidamente in tutta la comunità magica. Invano il ministro dell’istruzione aveva cercato di tener lontana la famiglia dai giornalisti: la loro abitazione era stata letteralmente circondata.
-Theodore caro, dovresti cercare di dormire un po’.- disse preoccupata la signora Vane, osservando l’orologio a pendolo di casa scoccare le due di notte.
-Torna pure a letto tesoro, io credo che resterò ancora un poco a lavorare...-
Marion Vane scese gli ultimi gradini che la speravano dal salotto di casa, si strinse nella propria vestaglia e si avvicinò al marito. Il signor Vane stava da ore a leggere e rileggere i verbali del ministero su quanto accaduto all’interno dell’abitazione della figlia, incapace di darsi pace.
-Non troverai la risposta che cerchi in quei documenti.- gli sorrise la strega, posandogli una mano sulla spalla e massaggiandogliela.
-Sono suo padre, è mio dovere fare qualsiasi cosa pur di riportarla a casa.-
-L’unica cosa che puoi fare è lasciare che siano gli auror ed il ministero ad occuparsene.-

-Come fai ad essere così calma, Marion?-

-So la nostra Eve sta bene.-
-Ne sei davvero certa?-
-Noi madri le sentiamo certe cose. Eve sta bene e sono certa che tornerà presto a casa da noi.-
Il signor Vane sospirò: -Non è così semplice tesoro. C’è qualcosa di tutta questa faccenda che ancora non mi è chiaro...-

-Ricorda: Eve non potrà usare la magia, ma ha senza dubbio più sale in zucca di molti maghi che conosciamo. Sono certa che, nel bene o nel male, se la stia cavando più che egregiamente.-
La strega abbracciò il marito e lo baciò amorevolmente sulla fronte. Ella sapeva che il marito era sinceramente preoccupato per la sorte della figlia: da quando aveva accettato la sua natura di magonò aveva fatto di tutto per dimostrare che poteva valere più di molti maghi ed aveva giurato di proteggerla anche dalla più piccola offesa, ma aveva fallito.

*

Severus Piton era decisamente di cattivo umore quel giorno. Maledicendo l’universo intero in perfetto aramaico, non riusciva a capacitarsi del fatto che Lord Voldemort gli avesse affidato la custodia di Eveleen Vane durante la preparazione della pozione il cui esito avrebbe testato le sue abilità di pozionista. Quella ragazza soffriva di evidente istinto suicida, vista la sconsideratezza con cui aveva accettato la sfida di dell’Oscuro. Nessuno nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali si sarebbe servito su un piatto d’argento a Lord Voldemort in persona! Severus percorse con passo spedito il tratto di strada che lo separava dalla stanza in cui Eve era rinchiusa dentro. A quanto pareva, Lord Voldemort teneva particolarmente alla sua presenza in quando la prigione era magicamente sigillata per impedire ogni qualsiasi tentativo di fuga. Il mangiamorte si fermò di fronte alla porta: ed ora? Non aveva la minima voglia di entrare lì dentro. Se Eveelen Vane lo avesse riconosciuto con tutte le probabilità lo avrebbe riempito di insulti che non aveva intenzione di stare ad ascoltare. Ancora non riusciva a dimentare le parole da lei pronunciate quella notte: ne desere me, aliter me solgo. Si era più volte interrogato sul reale significato di quella frase. Si trattava di un semplice brano poetico o era qualcosa di più? Una richiesta d’aiuto, forse? No... non poteva averlo riconosciuto. Si era finalmente deciso ad entrare, tanto che aveva già la mano sulla maniglia della porta, quando dall’interno arrivò alle sue orecchie una canzone.

Quando cade la pioggia

Essa risveglia i miei sogni
Quando cade la pioggia
mi sento nuovamente viva
non voglio sentire i tuoni

Voglio solo urlare
Suppliche soffocate senza pietà

Fanno sanguinare la mia speranza

Severus Piton aprì la lentamente porta e rimanendo sulla soglia guardò all’interno. Eve era di fronte a lui, seduta su un letto dalle candide lenzuola, e fissava la propria immagine riflessa sul muro a destra. L’uomo la osservò: una corda magica di un brillante verde smeraldo le teneva i polsi legati strettamente l’uno all’altro. Nel suo sguardo, ancora fisso sullo specchio, vi era un’ombra cupa. Cosa era accaduto? Solo poche ore prima, al cospetto dell’Oscuro Signore, il suo sguardo era differente. I suoi occhi grigi non trasmettevano nulla, tanto da farla sembrare vuota e senz’anima. Il mago riconobbe subito il brano da Eve intonato: si trattava di un poema di Ludmilla Biork, una strega morta circa due secoli prima.

Quando cade la pioggia

Essa risveglia i miei sogni

Quando cade la pioggia

Mi sento di nuovo pura
Ogni colore svanisce

Ma continuo a cercarli attorno a me.

Anche Eveleen Vane provava paura? Nel vederla innanzi a Lord Voldemort in persona in quel modo per qualche momento aveva creduto di no. Quanto coraggio aveva consumato durante quell’incontro? Il maga si stava ancora interrogando su ciò quando Eve si volse verso lui, perforandolo con il suo sguardo color perla. Nessuno dei due fiatò, né Eve parve sorprendersi della presenza del mangiamorte: nemmeno sussultò nello scorgere il nero mago dalla maschera d’argento. Per un istante Severus si domandò nuovamente se l’avesse riconosciuto, ma tale pensiero abbandonò ben presto la sua mente.
-Ti ha mandato qui per controllarmi?- domandò la magonò. La sua voce era vuota, fredda, ma convinta: sapeva di non essere in errore. Severus non le rispose, bensì si avvicinò al letto e si fermò in piedi di fronte a lei. Con lieve tocco di bacchetta liberò i polsi di Eveleen e la osservò massaggiarseli.
-Potresti anche provare a rivolgermi la parola. Suvvia Severus, quella maschera non basta a nasconderti.- continuò la donna alzando lo sguardo sul mago. Piton aveva ricevuto la risposta alla sua domanda: sì, lo aveva riconosciuto eccome.
-Sono qui per codurti nel luogo dove dovrai preparare la pozione.- disse glaciale ed Eve si abbandonò ad un sospiro. Severus la osservò con più cura: una delle caviglie della giovane era visibilmente più gonfia dell’altra.
-Riesci a camminare?-

-Come?-
Severus indicò con un lieve cenno della mano i piedi di Eve e la ragazza annuì lievemente.
-Nulla di insopportabile, però sì, fa un po’ male.- spiegò tentando di sorridere –Diciamo che l’altra notte, con quel salto, ho dimostrato pienamente l’impossibilità dell’uomo di volare.-

Il mangiamorte si domandò se Eve ricordasse che era stato lui a lanciarle lo schiantesimo contro il suo addome, quella terribile notte. Ancora non capiva come potesse rivolgergli la parola così tranquillamente: in fondo si era rivelato un traditore, l’aveva portata nel covo dei mangiamorte contro il suo volere.
-Severus...- chiese timidamente Eve –cosa è accaduto a Brivido?-

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Capitolo 14
*** Chapter 14 - Stolen Kiss ***


VallyBeffy risponde:

Scusate il ritardo! Ma ho avuto il classico "blocco dello scrittore", comunque ora eccomi qui con un nuovo capitolo!

X ASTRY: eccotelo, il famoso capitolo 14. Purtroppo non mi è venuto bene come speravo... spero almeno renda l'idea di quello che avevo immaginato. Almeno qui Severus ha più spazio come è giusto che sia.

X GIN 92: Si parla del gatto un po' in questo capitolo, ma per saperne di più bisognerà aspettare
X TRUELENA: ... il mistero si infittisce sempre di più... (ma lol! XD)

X PICCOLA VERO: grazie, sono contenta che ti piaccia.
X ELLINOR: nessuno mi aveva mai detto che ho un modo di scrivere sensuale :O surprise!
X LILIUM 33: ok, con molto ritardo, ma il nuovo capitolo è arrivato. Non sono contenta di come è venuto questo cap... ma credo siate voi commentatori a dirmi cosa ve ne pare.


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 14 – Stolen Kiss

Severus rimase in silenzio quando Eve gli domandò della sorte del proprio animale domestico, evitando appositamente di informarla di come fossero realmente andate le cose. Nonostante quella bestia fosse figlia del diavolo in persona e Severus non la trovasse particolarmente simpatica, il mago aveva fatto in modo di farlo sparire dalla circolazione prima dell’arrivo dei mangiamorte. Era andato da lui per ucciderlo in modo veloce e indolore, prima che quei barbari giocassero con la sua vita facendolo spirare dopo una lunga e dolorosa agonia, ma quando se l’era ritrovato di fronte uno strano pensiero si era infilato nella sua mente. La presenza di quel mezzo Kneazle in casa della ragazza iniziò ad insospettirlo: cosa se ne faceva una magonò di una bestia dalle tali capacità? Piacevolmente stimolato da tale mistero, gli era bastato un semplice schiantesimo per mettere Brivido al tappeto senza particolari problemi.
Ora Severus ed Eveleen si trovavano nella stanza che il Signore Oscuro aveva fatto adibire a laboratorio proprio per l’occasione. Egli voleva che Eve preparasse una pozione curativa non particolarmente difficile, roba da terzo o quarto anno di Hogwarts e Severus non riusciva bene a comprendere perché non avesse scelto qualcosa di più elaborato. In silenzio, il mangiamorte osservò Eve tagliuzzare meticolosamente i vari ingredienti, prepararli e sistemarli accanto al calderone. Asfodelo in polvere? Cosa aveva intenzione di farci? Non avevano niente a che vedere con la pozione ed avrebbe sicuramente combinato un pasticcio. Possibile che una così promettente ragazza potesse sbagliare tale pozione? No, c’era dell’altro, ne era certo perché quella giovane di fronte a lui per anni aveva distillato buona parte delle pozioni mediche di Hogwarts.
-Il tuo fissare inizia a darmi sui nervi.- disse Eve, rimestando ben bene la pozione –Vorresti dirmi che finalmente qual’è il problema?-
Severus non rispose: nemmeno lui sapeva qual’era il vero problema. Voldemort sapeva della bravura di Eve, perché quindi metterla alla prova con una pozione che già sapeva fosse in grado di portare a termine con successo?
-Non farebbe male un po’ di conversazione.- continuò la magonò.

-Non farebbe male nemmeno un po’ di silenzio.- replicò torvo ed acido il mangiamorte.
Eve sbuffò sonorosamente: quel tipo era davvero impossibile! Che cosa aveva da fissare? Sembrava quasi preoccupato per qualcosa, ma di cosa si trattava? Eve aggiunse della Valeriana alla pozione.
-Assolutamente no.- grugnì Severus, portando su di sé l’attenzione della donna.
-Come?-

-Nulla...- borbottò il mangiamorte, deciso a voler osservare la magonò fino alla fine del suo operato. Se era davvero brava come dicevano, perché commettere tali grossolani errori con gli ingredienti della pozione? Certo, se avesse aggiunto dell’Eucalipto tritato, l’Asfodelo e la Valeriana avrebbero aumentato la potenza del distillato curativo senza intaccarne odore e colore, ma era un trucco di livello decisamente alto, che pochi tra i migliori maestri di pozioni conoscevano.
-Cosa sai dei veleni?- domandò con non curanza, osservandola avvicinarsi ad una delle mensole della stanza, sulla quale erano riposte ampolle contenenti foglie di diverse piante.
-Conosco i loro effetti e so riconoscergli grazie all’odore e al colore. É sufficiente, non credi?-
-Sì, è sufficiente, ma non abbastanza.-
Eve lo fissò per interminabili istanti. In effetti, la faccenda non la convinceva. Perché Lord Voldemort doveva interessarsi di pozioni curative? In fondo per lui i suoi seguaci non erano altro che pedine sacrificabili. Qualcos’altro, come ad esempio un veleno ben distillato, lo avrebbe interessato certamente di più.
-Sai cosa rende diverso un egregio distillatore di veleni da tutti gli altri comuni pozionisti?- domandò Severus ed Eve fece cenno di no con il capo.
-Un bravo distillatore ed ideatori di filtri mortali non si limita a creare i veleni. Egli li sperimenta per riuscire a riprodurre nel veleno l’effetto da lui desiderato. Solo provandoli su sé stesso egli potrà capire realmente quali siano le sofferenze della vittima.-
-...ma così morirebbe.-

Severus non le rispose ed i due si scambiarono un’enigmatica occhiata. Eveleen non capiva: cosa stava cercando dirle? La magonò aveva appena dischiuso le labbra per parlare, quando, dopo una veloce bussata, la porta si aprì. Un signorile mangiamorte fece la sua apparizione facendo odeggiare il nero mantello ed avanzando con passo spedito all’interno della stanza. Due glaciali occhi chiari scrutarono i presenti attraverso la maschera d’argento e si soffermarono su Eve per un lungo istante, prima di rivolgersi a Piton: -Per oggi il vostro tempo tra i calderoni è finito. Il Signore Oscuro mi ha ordinato di riportare la ragazza nella sua stanza immediatamente. Potrà finire il suo operato domani.-
-Io non vado da nessuna parte, Malfoy.- sbottò Eve facendo un passo indietro –Di certo non in tua compagnia.-
Lucius sorrise volgendo lo sguardo nuovamente sulla giovane donna ed indugiando sulle sue forme: -Che caratterino interessante... e non solo quello...-
-Vai al diavolo.- incalzò decisa Eveleen.
-Questo tuo essere irriverente non porterà a nulla di buono. Temo che dovrò usare le maniere forti. Silencio.-
Bastò un lieve gesto di bacchetta e la voce di Eve si avvievolì fino a diventare un sussurro. Malfoy pronuncio un secndo incantesimo e sottili corde di un azzurro intenso apparvero ai polsi della magonò legandoli stretti tra di loro e trascinandola verso il mago.
-Davvero, davvero carina.- asserì Lucius facendo scivolare l’indice lungo la mandibola di Eve –Hai un unico difetto: parli troppo.-

-Lucius, devo pregarti di tenere a posto le mani nel tragitto che va da qui fino alla stanza della ragazza.- parlò infine Severus con grande tranquillità e distacco, portando su di sé l’attenzione del mago.

-Sai bene che sono un gentiluomo.- replicò il mago accompagnando Eve fuori dalla stanza –Conosco le regole: guardare, ma non toccare. Certo però, dare una sbirciatina al menù...-

Severus lo guardò torvo ed il mangiamorte, sorridendo ampiamente uscì chiudendo la porta dietro di sé. Sì, Lucius Malfoy conosceva eccome le regole di Lord Voldemort, ma sapeva anche cosa gli sarebbe accaduto se le avesse infrante e sicuramente non lo avrebbe mai fatto.

*

Lucius Malfoy spinse rudemente Eve all’interno della stanza. Questa, ancora incapace di parlare, mimò in maniera più che eloquente ciò che avrebbe fatto al mangiamorte se avesse tentato di avvicinarsi.
-Ho già sperimentato i tuoi calci la notte che ti catturammo e direi di averne avuto abbastanza.- replicò il mago chiudendo dietro di sé la porta ed avvicinandosi ad Eve. Con tocco gentile le scostò una cioccia di capelli e le sfiorò il collo, scrutandola con evidente desiderio.
-Nott mi ha detto che hai il sangue buono...- disse facendo scivolare l’indice lungo la ferita sul suo collo provocando in Eve un brivido –Posso assaggiare?-
La magonò scostò la mano del mangiamorte con le proprie e fece un passo indietro. Dal canto suo Lucius parve allettato da tale comportamento, in quanto sorrise e dopo essersi sfilato la maschera d’argento tornò ad avvicinarsi ad Eve.
-Sei davvero testarda, ma ci penserò io a farti cambiare registro.- sossurrò e con violenza la spinse sul letto della stanza –A nessun Malfoy piace essere respinti, Vane, ricordatelo in futuro.-
Eveleen gridò e chiamò aiuto con tutte le sue forze mentre Lucius Malfoy le bloccava le braccia, sovrastandola, ma nulla più di un flebile sussurrò uscì dalle sue labbra.
-Cosa stai cercando di dire, eh?- domandò avvicinando il viso a quello della ragazza –Chiedi aiuto? No... dal labbia sembra piuttosto che...-
Il beffardo sorriso di Malfoy si spense sul suo viso: -Davvero singolare. Il tuo cuore è ancora ricco di fiducia nonostante tu sia stata ingannata. Povera sciocca, farai la stessa fine di quel vecchio tordo di Silente.-
Eve per risposta gli sferrò una ginocchiata all’addome, che però non scompose il mago.
-Oh sì, così sarebbe divertente.- mormorò il mangiamorte.
Lucius Malfoy avvicinò maggiormente le labbra a quelle di Eve e la baciò. La magonò cercò di respingerlo, ma inutilmente: si trattava di un bacio rubato, freddo, privo di affetto o passione. Era un bacio vuoto.
Proprio quando le mani del mangiamorte scesero lungo il suo collo ed Eve era ormai certa che fosse arrivata la fine dei giochi, la porta si aprì di scatto. Un istante più tardi, una mano forte e decisa afferrò Lucius per il mantello e con uno strattone lo allontanò dalla magonò.

-Ero certo di coglierti in flagrante!- Abbaiò rabbioso Severus Piton afferrando il biondo mago per il colletto. -Razza di idiota, che cosa pensavi di fare, eh?-
-Non sono solito condividere ciò che è mio, Severus, -rispose calmo Lucius scostando da sé le mani di Severus e sistemandosi le vesti – ma questa volta potrei fare un’eccezione.-
-Lei non è tua.-
-Di chi sarebbe allora? Tua forse?-
-No, è dell’Oscuro e sai bene cosa ha ordinato. Nessuno di noi doveva anche solo sfiorarla senza il suo consenso! Non posso credere che tu possa rischiare così tanto solo per correr dietro ad una sottana!-
-Attento Severus, sembra quasi che la ragazza ti stia a cuore.- replicò Lucius eloquentemente, avvicinandosi all’uscita.
-Attento Lucius, sembra quasi tu voglia costringermi a raccontare ciò che ho visto all’Oscuro.- ringhiò Severus –Esci immediatamente da qui e non farmelo ripetere due volte.-
I due mangiamorte si scambiarono un lungo e apparentemente interminabile sguardo, poi Lucius uscì, lasciando soli Severus ed Eve.

-Sonorus.- pronunciò l’ex professore agitando la bacchetta verso la giovane magonò. Questa si portò le mani al collo e se lo massaggiò, come per augurare il bentornata alla propria voce. Poi, si sollevò ed inginocchiata sul letto cercò di sistemare l’abito che aveva indosso, vergognandosi terribilmente per quello che era accaduto. Severus la osservò in silenzio poi, quando questa alzò lo sguardo su di lui, respirando profondamente domandò –Che cosa ti ha fatto?-
-...-
-Ti ho chiesto cosa ti ha fatto!- abbaiò.
-Nulla...- replicò Eve mentre alcune lacrime iniziavano a rigarle il viso.
Severus si sentì incredibilmente sollevato nel sentire quella risposta.. Improvvisamente, dopo tale impeto di rabbia, si sentì calmo e stanco. Come aveva potuto essere così stupido? Avrebbe dovuto capire subito le intenzioni di Malfoy. Cosa sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato in tempo per fermarlo non riusciva nemmeno ad immaginarlo. Senza dire una parola, si voltò e fece per uscire.
-Aspetta!-
Il mangiamorte si fermò: una mano sottile stringeva un lembo del suo mantello cercando di trattenerlo.
-...grazie.-

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Capitolo 15
*** Chapter 15 - Like an orange ***


VallyBeffy risponde:

IMPORTANTE! Oggi mi sento buona, così ho risposto in modo ben nutrito alle vostre domande. Inoltre, per festeggiare il miracoloso 8 e mezzo in biologia che ho preso oggi (non mi succederà MAI PIù di prendere un voto così alto) ho deciso di disseminare le risposte qui sotto di indizi per la storia. Buona caccia!

X ASTRY: Sono d'accordo, SevSev non riuscirà a salvarsi la faccia ancora a lungo, infatti serviranno "metodi più drastici", ma non dico nulla o svelo il bello (bwhahaha *risata malefica*). Come mai non ha pensato subito di schiantare il gatto? Conosciamo l'odio che Sev ha per Brivido (e viceversa XD) e credo che il nostro ex professore non veda l'ora di fargli le zampe. Magari non nel senso di ucciderlo, ma sicuramente di fargli molto male. Io credo abbia fatto un errore lasciando vivo il gatto, perché qualsiasi piccola cosa potrebbe dimostrare il fatto che non è veramente dalla parte dell'Oscuro. Sophie sicuramente sa già della scomparsa del gatto e lei che lo conosce sa che Brivido non avrebbe mai abbandonato così la sua padrona. Tanto è vero che Brivido ha sempre dimostrato avversione per le persone sospette (come Sophie o SevSev). ...meglio se mi fermo, sto regalando troppi indizi XD
Piton ha capito quello che Voldemort vuole fare, anche se non è del tutto sicuro. Diciamo che ne avrà la certezza in questo capitolo e nel prossimo in cui... bé... lo leggerai XD

X GIN 92: Lucius è il padre di Draco sì... e neppure quest'ultimo è uno stinco di santo! XD E comunque non preoccuparti, la perplessità dilaga a quanto vedo dai commento XD

X MIXKY: chi non muore si rivede! =D

X TRUELENA: Rispondo alle tue domande, ma non prometto risposte esaudienti e precise XD. "Che ha detto Eve per far togliere il sorriso a Malfoy? Qualcosa inerente con Silente, ma cosa?" Eh, di preciso che ha detto non te lo posso ancora dire. Sarà il Signor Lucius Malfoy stesso (salvo miei cambiamenti di programma) a rivelarlo in futuro. Però posso dirti che Silente centra... ma in modo particolare, non proprio direttamente (w le cose contorte!). "Credo che Eve sappia cosa sta facendo con quella pozione [...] e poi perché Severus non le dice le sue impressioni?" Se Eve ha capito non te lo posso dire... però posso spiegarti perché Severus non le dice le sue impressioni. Principalmente perché (come vedremo all'inizio di questo capitolo) ancora non è sicuro di potersi fidare di lei. Insomma, ormai non è più sicuro nemmeno di potersi fidare di sé stesso! E poi c'è sempre la questione della copertura. Se si mette a fare il carino e gentile ci sono più possibilità che lo scoprino (e poi non ce lo vedo Sev Sev gentile e puccioso XD). Allora, riguardo alla cosa del gatto... ti posso dire che hai sfiorato una parte della soluzione al rebus con una delle tue teorie. Ma non ti dico quale! Bwhahaha XD Alla fine della fanfiction mancano... bho non lo so. A dire il vero avevo una mezza idea di dividerla in due... tipo, troncare la storia in un punto che farà rodere il fegato a tutti i lettori e continuarla in un sequel. XD Ci sto ancora pensando.

X LILIUM 33:
Il fatto del veleno inizierai a capirlo da questo capitolo. Dico solo che la parola "veleno" sarà ricorrente nella storia più di quel che ci si aspetta.


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 15 – Like an orange

Severus Piton non riusciva a dormire. Se ne stava disteso su una bradina, in una stanza illuminata solamente dalla luce lunare che filtrava dalla piccola ed alta finestra sulla parete di fronte a lui. Non riusciva a togliersi dalla testa cioè che era accaduto diverse ore prima, quando aveva colto Lucius Malfoy molestare Eveleen Vane. Mai avrebbe potuto immaginare che Malfoy potesse andare contro gli ordini dell’Oscuro, rischiando tutto, persino la vita, per una donna che nemmeno amava. Quale terribile azione avrebbe potuto commettere se non fosse intervenuto in tempo? Non osava immaginarlo. Che sciocco! Come aveva potuto non capire immediatamente quali erano le intenzioni del mangiamorte? Si era reso conto del pericolo che Eve stava correndo solamente quando, ripensando allo sguardo vuoto della ragazza, gli era venuto un sospetto. Per quale motivo Eveleen non aveva paura di Lord Voldemort? Per quale ragione sembrava così persa quando si trovava rinchiusa in cella? Ma soprattutto: come faceva Eve a conoscere Lucius Malfoy? Al solo accenno della più logica tra le possibili deduzioni, una feroce rabbia iniziò a crescergli dentro. Per un lungo istante aveva smesso di pensare, di calcolare ogni singola azione e semplicemente era corso fuori dal laboratorio di pozioni. Poco dopo stava già allontanando quell’animale dalla giovane donna rischiando di compromettere irrimediabilmente la sua copertura.
...e poi quel grazie. Come poteva una parola così semplice restare tanto impressa nei pensiero di un uomo, tanto da impedirgli di riposare? Non vi era terrore in quella voce, solo inspiegabile pura gratitudine. No, non sarebbe riuscito nel suo intento e già lo sapeva: l’idea che Eveleen non avesse paura di lui lo rendeva sospettoso e allo stesso tempo incapace di trovarne una motivazione logica. Severus chiuse gli occhi e tentò di liberare la mente da ogni pensiero per poter così riposare almeno un paio d’ore, mentre ancora una volta gli tornava alla memoria quella canzone vecchio stile francese.


...oh yes, i’ll never forget that lips
no I won’t
...i’ll remember

oh and now, I know I’m lucky ‘cause I met you,
my pretty love.

yes, my love
…i’ll remember”

*

Eve dischiuse gli occhi lentamente: una leggera brezza le accarezzava i capelli, mentre dei morbidi fili d’erba le sfioravano il viso dolcemente. Fece scivolare le minute mani lungo il prato, decisa a voler assaporare ogni singolo dettaglio di quel sogno che stava vivendo. Non le sembrava vero di poter ancora sognare, nonostante tutto. La giovane magonò richiuse gli occhi e sorrise: -Cosa c’è questa volta, Albus?-
-Vedi, avevo ragione quando dicevo che eri una ragazza sveglia.-
-Semplicemente ti conosco troppo bene per non capire quando c’è il tuo zampino, anche se si tratta di sogni.- rispose facendo leva sulle braccia e sollevandosi da terra, alzandosi. Con lievi colpetti si ripulì il vestito nero, poi alzò lo sguardo sull’anziano ex preside di Hogwarts.
-Allora, vuoi spiegarmi che cos’è questa chiave che porto al collo?- domandò –O vogliamo continuare a giocare ai misteri?-

-Mi è sempre piaciuto giocare, specialmente se si tratta di bowling, dovresti saperlo.- sorrise Silente.
-Se non sei qui per darmi spiegazioni allora fammi il favore di lasciarmi in pace, vai ad infestare i sogni di qualcun’altro. Sto avendo un brutto periodo e non ho intenzione di farmi prendere in giro ulteriormente.-
-Sì, posso immaginarlo.- disse il mago –Vogliamo fare due passi?-

-No, voglio svegliarmi da questo sogno.-
Silente sospirò tristemente ed abbassò lo sguardo vedendo la giovane iniziare ad alterarsi: -Eve cara, ricordi cosa c’era scritto nella lettera che ti ha consegnato la professoressa McGranitt?-

Eve portò le mani ai fianchi, portò lo sguardo sotto di sé sul prato e trasse un profondo respiro prima di rispondere.
–Trecentottantaquattro.- replicò stancamente –Albus, davvero, sono stanca di misteri e soprattutto di guai. Dimmi direttamente cosa vuoi che io faccia e lo farò, ma poi ti scongiuro, lasciami in pace.-
Non ottenne risposta.
-Albus?- lo chiamò alzando nuovamente lo sguardo di fronte a sé, ma il mago era scoparso e con lui anche il grande prato accanto al Lago Nero. Era di nuovo sola e attorno a lei dimorava il nulla: era come immersa nell’oscurità più totale.

-Albus!- chiamò più forte, decisamente fuori di sé dalla rabbia –Vecchio matto, non puoi andartene così! Mi devi delle spiegazioni!-
Ancora una volta però, non ottenne risposta e fu come se la tensione accumulata negli ultimi giorni scoppiasse in un solo istante in un mare di lacime. Iniziò a piangere, incapace di controllarsi o di calmarsi.
-Ti odio! Come hai potuto lasciarmi di nuovo? Io non ce la faccio... cosa vuoi da me? DIMMELO!- urlò con tutte le sue forze, affondando il viso nelle mani –Albus rispondimi! ALBUS!-
...e si svegliò di scatto, gli occhi ancora bagnati di lacrime disperate, si ritrovò a fissare la propria immagine riflessa nello specchio di fronte a lei. Odiava quell’oggetto con tutta sé stessa. Odiava vedersi con quei vestiti addosso. Odiava la solitudine. Presa dalla rabbia si sollevò in piedi, chiuse gli occhi e respirando affannosamente si gettò contro di esso, con l’intento di distruggerlo. Eve non si scrontrò mai contro la superficie fredda dello specchio, bensì finì contro qualcosa di tiepido e morbido. Riaprì gli occhi di scatto mentre due mani la afferravano per le spalle e la facevano accomodare seduta sul letto. Il cuore le mancò un battito: che fosse di nuovo Lucius? No, quell’uomo avrebbe usato certamente più violenza.
-Tentare di farsi male non serve a nulla.- disse il mangiamorte ed Eve alzò lo sguardo su di lui immediatamente, sentendosi rincuorata dal tono vagamente gentile della sua voce. Non poté fare a meno di sorridere nello scorgere due profondi occhi neri fare capolino da dietro la maschera d’argento, sicché si asciugò le lacrime e cercò di apparire rilassata.
-Perché sei qui, Severus?- chiese.
Il mangiamorte si sedette anch’egli sul letto, a mezzo metro dalla magonò, ma non rispose.

-Credevo di avertelo già spiegato, hai gli occhi buoni.- disse Eveleen, sorridendo ampiamente –Sei venuto qui per questo, no?-
-Smettila di dire scemenze.-
-Non sono scemenze. Tu sei come... come un’arancia. Hai una buccia ruvida e spessa, ma...-

Severus Piton si alzò in piedi, poi si chinò e si slacciò una scarpa. Sfilatala dal piede, si rialzò e la consegnò ad Eve. Confusa, la magonò fece per parlare, ma il mago si voltò e si avvicinò alla porta con l’intento di uscire.
-Perché non mi credi?- domandò Eve con un filo di voce.
Severus si fermò, rimase in silenzio per qualche istante, poi allungò la mano verso la porta e l’aprì. Varcatala, si apprestò a chiuderla alle proprie spalle.
-Buon divertimento.- disse semplicemente, poi se ne andò.
Interdetta, Eve tornò a posare lo sguardo sulla scarpa nera nelle sue mani, domandandosi cosa potesse significare quel gesto. Perché Severus non riusciva a crederle? Lei ne era certa, non era malvagio. Poi, perché quella scarpa? Forse...
-Tre... due... uno...- mormorò Severus Piton, con la schiena appoggiata al muro del corridoio e lo sguardo perso di fronte a sé -...zero.-
Il sordo infrangersi di uno specchio risuonò nel corridoio.

*

Il pomeriggio seguente Eve fu nuovamente bendata e accompagnata da un mangiamorte in un luogo a lei sconosciuto. A quanto pareva era giunto il momento per decretare il vincitore della sfida, sicché la magonò strinse avidamente la provetta contenente la pozione nella mano destra attendendo con impazienza l’arrivo dell’Oscuro. Quella mattina non era stato Severus a condurla nel laboratorio di pozioni, bensì fu un ragazzetto dagli occhi chiari, un po’ spaccone, ma sostanzialmente innocuo. Eve si domandò se l’assenza del mago fosse dovuta alla chiaccherata della sera precedente. La magonò non credeva che Severus fosse un poco di buono, ma allora perché egli insisteva tanto nel contrario?
-Evanesco.- pronunciò una conosciuta voce sibilante, ridestando la giovane donna dai suoi pensieri mentre la benda sui suoi occhi svaniva magicamente. Ancora una volta, quando gli occhi si furono abituati alla luce, poté scorgere attorno a sé il cerchio dei mangiamorte. Eve non ebbe il tempo di domandarsi se Severus fosse tra loro, perché davanti a lei già si ergeva l’imponente figura di Lord Voldemort.
-Lieto di rivederla, signorina Vane. Come dai patti, sono qui per verificare l’esito della scommessa.-
La magonò non rispose, ma alzò la mano ed aprendo il palmo porse la profetta contenente la pozione all’Oscuro Signore. Egli esitò un momento, fissandola, prima di prendere l’oggetto ed Eve capì di essere sotto torchio: anche il più piccolo cenno di timore o di incertezza poteva essere determinante per la sua sorte. La donna si sorprese nell’accorgersi, in quel breve istante in cui la sua mano si era incontrata con quella del mago più malvagio della storia, che la mano del mago era fredda come il marmo.

-Molto bene, sembra ce l’abbia fatta.- disse compiaciuto osservando la boccetta, per poi iniziare a giocarci con le dita -...ma chi mi dice che funzioni?-

-Funziona.- replicò con decisione Eveleen e Voldemort si lasciò sfuggire un sorriso.
-Quale determinazione in questo sguardo!- esclamò teatralmente riporgendo la provetta ad Eve –Se ne è così convinta, vorrebbe gentilmente provare su lei stessa la pozione?-

La ragazza riprese l’oggetto e senza pensarci su due volte stappò la provetta. Accennò con essa ad un brindisi e bevve il suo contenuto in un sorso solo. Sembrava tutto perfettamente normale sia nel colore che nel sapore, se non fosse per quello strano retrogusto... era forse ciliegia? Qualcosa non quadrava. La sua espressione del viso tradì i suoi pensieri, tanto che Lord Voldemort scoppiò in una risata.
-Povera sciocca, non si è nemmeno accorta che ho scambiato la sua provetta con un’altra!- esclamò mostrando la fiala ed un coro di risate si innalzò tra i mangiamorte –Ci dica mia cara, quale veleno ha ingerito?-
-Veleno d’Altamilla e... Deuteria.- rispose Eve, mentre lentamente sentiva la sua gola seccarsi e un lieve fastidio alle giunture crescere di secondo in secondo. Il Veleno d’Altamilla era famoso per la sua facoltà di irritire lentamente i sensi e bloccando gli arti, mentre il Veleno Deuteria nelle giuste dosi poteva essere fulminante, in quanto provocava l’arresto cardiaco.

Così era questo quello che dovevano subire i bravi distillatori di veleni, per essere chiamati tali? No, doveva necessariamente esserci dell’altro.

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Capitolo 16
*** Chapter 16 - Thinking about events ***


VallyBeffy risponde:

X ASTRY: Sì e no... XD vabbé lo stai per leggere come va a finire la storia del veleno quindi non sto a spiegarti nulla.

X TRUELENA: sì è vero, volevo trasmettere qualcosa di ben preciso con la scena della scarpa ^_^ e come vedo è anche ben chiaro il suo significato. Per quanto riguarda la chiave... fuochetto XD. E mi astengo dall'aggiungere altro XD. Questo capitolo è stato scritto, in particolare il pezzo che riguarda Minerva, per indurre a riflettere bene. ...perché come si è sempre dimostrato, quando Silente fa qualcosa lo fa per un motivo ben preciso.

X LILIUM 33: c'è sempre un piano B. Il problema è: funzionerà?

X MIXKY: invece sto diventando lenta come un bradipo a scrivere nuovi capitoli!


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 16 – Thinking about events

“Sai cosa rende diverso un egregio distillatore di veleni da tutti gli altri comuni pozionisti?”

Un bravo distillatore ed ideatori di filtri mortali non si limita a creare i veleni. Egli li sperimenta per riuscire a riprodurre nel veleno l’effetto da lui desiderato. Solo provandoli su sé stesso egli potrà capire realmente quali siano le sofferenze della vittima.”
”...ma così morirebbe.”

Già, ed era proprio questo che stava accadendo di fronte ai suoi occhi. Tra le fila dei mangiamorte Severus Piton rimase impassibile, rigido e composto nella sua alta figura, mentre di fronte a lui un’altra vita si spegneva lentamente. Sarebbe stata solo una delle tante, domani sarebbe toccato a qualcun’altro.
Non era ancora completamente certo di aver bene inteso quali fossero le intenzioni di Lord Voldemort nei confronti di Eveleen Vane, ma ormai il dado era tratto, la sua vita si sarebbe spenta di lì a poco. Cosa avrebbe procurato la sua morte? Un arresto cardiaco provocato dal Veleno Deuteria o peggio, il suo corpo si sarebbe lentamente parallizzato sotto all’effetto del Veleno d’Altamilla? Ancora una volta Severus Piton era rimasto immischiato in quella spirale di morte che i mangiamorte e l’Oscuro creavano attorno a loro. Per quanto ancora avrebbe dovuto vedere le persone morire? Quanto tempo sarebbe passato prima che gli venisse chiesto nuovamente di porre fine ad una vita?

Il pensiero dell’uomo si focalizzò sulla provetta contente un liquido argentato ben nascosta al sicuro nella tasca interna della propria veste nera: un modo per porre fine a tutto ciò c’era, ma non poteva agire. Aveva giurato a Silente che avrebbe portato a termine la missione a qualunque costo e nulla, nemmeno la sua forza d’animo assottigliata dagli eventi gli avrebbe impedito di farlo.

Aveva del tutto capito le intenzioni di Lord Voldemort solamente quella mattina stessa e nonostante sapesse che non sarebbe mai riuscito a salvare Eve, aveva classificato e distillato in un’unica pozione gli antidoti dei veleni compatibili per colore, densità, odore e sapore alla semplice pozione curativa della magonò. Ed ora se ne stava lì, ad osservarla morire: un breve tremare di ginocchia e la magonò si lasciò scivolare a terra mordendosi il labbro inferiore con nervosismo. Il Veleno d’Altamilla stava agendo in fretta.


*

Minerva McGranitt si prese la testa tra le mani e respirò profondamente, nel tentativo disperato di mantenere la calma. Di fronte a lei, sulla scrivania, giaceva una lettera da parte di Johnatan Theodore Vane, il ministro dell’istruzione magica, in cui riconfermava la propria preoccupazione nei confronti della sorte della figlia ed annunciava di star prendendo in seria considerazione l’idea di accettare le condizioni dei mangiamorte. Come biasimarlo? Probabilmente anche lei avrebbe fatto lo stesso senza pensarci su due volte.

-Vedrà che tutto si risolverà per il meglio.-
La preside di Hogwarts alzò lo sguardo verso la parete alla sua destra e lanciò un’occhiataccia al ritratto del preside Dippet: -Non sono così ottimista al riguardo. Anche se il signor Vane ci desse il permesso di tenere aperta la scuola, abbiamo diverse cattedre vacanti, nonché una lista di iscritti davvero esigua.-

Minerva si abbandonò ad un sospiro liberatorio: la stanchezza e lo stress iniziavano seriamente a farsi sentire sul suo fisico di strega. Come poteva risolvere il problema delle cattedre? Mancavano all’appello trasfigurazione, babbanologia, difesa contro le arti oscure e pozioni. Certo, con un numero così basso di studenti avrebbe potuto tenere le lezioni di trasfigurazione lei stessa, come aveva sempre fatto, nonostante il ruolo di preside, ma per quanto riguardava le altre materie... sarebbe stato complicato trovare dei validi insegnanti, dopo quello che era accaduto. Senza contare il tremendo presentimento che la innervosiva ormai da tempo: non era ancora finita, le cose potevano ancora peggiorare.
Minerva McGranitt si alzò e si allontanò dalla scrivania, diretta verso l’uscita dell’ufficio. Apri la porta con aria affranta e scese la scalinata che la portò direttamente ad uno dei corridoio della scuola di magia. Sentiva l’impellente bisogno di fare una passeggiata rilassante, prima del precedente Giugno non avrebbe mai immaginato di sentirsi così tesa. Lasciandole così inaspettatamente il ruolo di preside, Silente le aveva decisamente reso la vita più impegnativa e sfinente, in tutti i sensi. Già, Albus Silente, era morto da soli due mesi, ma sembravano un’eternità! Chissà cos’altro aveva in mente quel bislacco e anziano mago... c’erano ancora molti interrogativi riguardanti le sue ultime azioni. Ad esempio la lettera che gli era stata consegnata appena due settimane prima: poche righe, ma chiare.
”Se l’intuito non mi inganna, dovresti essere alla ricerca di un nuovo insegnante. Permettimi di consigliarti di proporre la cattedra di pozioni ad Eveleen Vane, come ben sai è una ragazza sorprendemente dotata. Sono convinto che con un po’ di insistenza accetterà l’impiego.
Minerva cara, ti prego inoltre, cortesemente, di consegnarle personalmente la busta che troverai allegata.

Cordiali saluti, Albus
P.S.
Mi dispiace”

Più volte si era chiesta se quel “mi dispiace” poteva essere legato alla sua morte, ma la sola idea che Albus potesse aver architettato tutto appositamente la faceva rabbrividire. Se così fosse stato, qualsiasi motivo avesse per compiere tale gesto, non meritava la sua morte.
Ad ogni modo, lei aveva fatto come le aveva chiesto, aveva consegnato la busta ad Eveleen Vane se le aveva offerto il lavoro senza pensarci due volte. Aveva incontrato Eveleen solo una volta prima di allora, ed era soltanto una bambina di undici anni a cui veniva spiegato che non poteva andare alla stessa scuola di sua sorella e dei suoi amici perché era una magonò. A quanto pareva l’aveva presa piuttosto bene, ma cosa aveva in serbo Silente per lei? Da quel lontano giorno di fine Agosto, in cui Thedore Vane aveva dovuto accettare la verità su sua figlia, Albus si era sempre dato da fare per aiutare Eveleen. Perchè? Una volta aveva provato a domandarglielo, ma lui aveva risposto evasivamente. In fondo Albus si comportava così con tutti coloro che avevano bisogno di una mano, non era capace di restare in disparte.
Minerva sospirò: in quel momento Eve aveva bisogno di una mano, ma nessuno era in grado di dargliela. A volte si chieseva come sarebbero andate le cose se Albus quella notte non fosse morto, se potesse ancora aiutare con la sua saggezza chi gli sta intorno. Molte cose, troppe, sarebbero state differenti...

*

Ecco le ginocchia cedere e il terreno farsi più vicino. Eveleen Vane avvicinò le tremanti mani al petto, mentre il panico si era ormai impadronito di lei: stava morendo e non vi era alcuna via d’uscita. Ormai la scelta era limitata, poteva cercare di restare calma e magari il suo cuore avrebbe retto un po’ più a lungo, o poteva affondare nella disperazione e sperare che la fine arrivasse veloce e indolore.
No, non poteva finire così, una speranza c’era.
La giovane donna portò le affusolate dita alla scollatura dell’abito nero e sfilò, portandola via dal suo nascondiglio, una provetta ricca di un liquido denso, di un tenue color azzurro. La conversazione avuta con Severus aveva destato in lei il sospetto di un possibile scherzetto da parte di Lord Voldemort e a quanto pareva aveva indovinato. Cercando di prevedere quali veleni potessero venire cammuffati, in odore e colore, con la sua pozione curativa, aveva preparato un antidoto generico. Avrebbe funzionato? Non ne era del tutto convinta: la sua pozione neutralizzava l’effetto del Veleno Deuteria, ma cosa avrebbe potuto fare contro il Veleno d’Altamilla? Se i suoi calcoli erano esatti, nulla.

L’unico modo per scoprirlo era tentare. Con un gesto del pollice stappò la provetta e la portò alle labbra, sotto allo sguardo interessato di Lord Voldemort in persona. Vuotò l’oggetto in sol sorso, poi con una smorfa di disgusto causata dall’orribile sapore della pozione, posò a terra accanto a sé la fiala. L’affatticamento che le gravava sul cuore svanì immediatamente, lasciando al suo posto una fastidiosa nausea che però Eve fu ben felice: significava che in parte aveva funzionato. Alzò lo sguardo e fissò l’Oscuro dritto nelle sue iridi rosso sangue.
-Credo che dovrai sopportarmi più a lungo di quel che pensavi.- disse semplicemente, ma con una buona dose di sfida nello sguardo.
-Oh, credo lei sia in errore miss Vane. Ci sono ben molti altri modi per togliere la vita ad una persona... o per impadronirsene.- nello scorgere un sorriso compiaciuto sul volto del mago oscuro, la gioia di Eve svanì di colpo –E’ stata più brava di quanto immaginavo, credo che con una breve preparazione da parte del miglior maestro di pozioni tra le mie fila, lei possa diventare un ottimo elemento ed una importante pedina per la partita che sto giocando.-

Il mago oscuro si chinò sulla ragazza e le prese il viso tra le dita.
-Che tu lo voglia o no, mi aiuterai.- disse sorridendo e si scostò da lei –Portatela lontano dalla mia vista e non osate somministrarle un’antidoto prima di due giorni. Poi portatela al mio cospetto: voglio marchiarla non appena sarà in grado di stare in piedi con le sue gambe.-

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Capitolo 17
*** Chapter 17 - Time to decide ***


VallyBeffy risponde:

X TRUELENA: arriviamo finalmente al capitolo con "la svolta decisiva". Eve non appare nei libri della Rownling, però appare una sua lontana cugina: Romilda Vane. Eh sì proprio lei, l'invasata che nel sesto libro regala i dolci con la pozione d'amore ad Harry. Le due lontane parenti si conoscono appena: Eve non è mai stata molto presente nel mondo magico per motivi che verranno rivelate. Sì hai ragione, pian piano sto sciogliendo i nodi... forse troppi, quindi ho pensato di incasinare un po' la vicenda in questo chap XD

X PICCOLA VERO: data la venerazione che provo per Severus, mi sembra scontato che non gli accadrà nulla di irreparabile XD

X LILIUM 33: Severus deve molto a Silente e sa che deve continuare ad eseguire i suoi ordini fino alla fine, per questo non aiuta Eve. Inoltre farsi avanti e darle l'antidoto di fronte a Voldemort e a tutti i mangiamorte sarebbe stato un suicidio!

X MIXKY: Sev è molto bravo a dominare il proprio istinto. Questo non vuol dire che non ne soffra però!


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 17 – Time to decide

Cos’era peggio? Sopportare la ribellione del proprio corpo su sè stessi o la consapevolezza che le cose non sarebbero migliorate? Da ormai troppo ore Eve era stata riportata in quella stanza che ai suoi occhi non era nulla di diverso da una orribile prigione ed era stata distesa sul letto, con serie difficoltà di movimento. Con immensa fatica sollevò un braccio e si scostò i capelli dal viso: a che scopo ridurla in quello stato? Come poteva quell’uomo, se ancora lo era, trarre gioia da tali sopprusi contro i diritti umani?
-Maledizione!- esclamò nervosa mentre il suo tentativo di alzarsi falliva miseramente. La cosa peggiore era che quella sua condizione sarebbe andata peggiorando fino a quando non le avrebbero concesso quel dannato antidoto. Ma glielo avrebbero dato sul serio? Tentò di alzarsi nuovamente. Nulla l’avrebbe più sorpresa... o forse qualcosa sì. Mentre cercava di sorreggersi sulle proprie barcollanti braccia sollevata dal letto, il suo sguardo cadde sulla porta dove a braccia incrociate e schiena appoggiata all’asse di legno, la scrutava attraverso la maschera d’argento, cupo, Severus Piton.
-La tua fortuna è decisamente sfacciata.- sentenziò l’uomo in tono grave.
-Buon pomeriggio anche a te Severus.- rispose la magonò senza scomporsi.
Senza che Eve glielo avesse domandato e senza dire ulteriori parole, il mago le si avvicinò e l’aiutò a mettersi seduta. La giovane donna sospirò lievemente, ma ringraziò l’ex professore con un breve cenno del capo ed un sorriso.
-Sei tranquilla.- rispose il mago, sistemandosi leggermente la maschera sul volto.
-Dovrei disperarmi? Lasciarmi prendere dal panico, magari?-
-Venire marchiati non è proprio una passeggiata...-
-No?-
-Proprio no.-
-Forza, arriva al punto e concedimi spiegazioni: perché sei venuto qui questa volta?- domandò Eve invitando Severus a sedersi accanto a lei con un debole gesto della mano, ma il mago non raccolse l’invito, bensì le posò una copia della Gazzetta del Profeta sulle ginocchia. Eve abbassò lo sguardo sul giornale e l’occhio le cadde subito su una foto di suo padre, il quale leggeva con aria abbattuta un comunicato alla stampa, poi lesse il grande titolo sopra di essa: “Hogwarts chiude i battenti”. Le dita tremanti della donna si strinsero attorno alla carta accartocciandola all’interno del suo pugno: il suo sguardo si fissò su un punto indefinito di fronte a lei, mentre nell’evidente tentativo di reprimere i sentimenti che l’avevano colpita, si mordeva nervosamente il labbro inferiore.
-...così, a causa mia, il tuo sogno si infrange, non è così Albus?- sospirò tristemente, portando la mano sinistra al collo ed afferrando la piccola chiave che ancora teneva con sé -Mio padre crede di aiutarmi, ma non sa che così fa loro il suo gioco... Credo che l’Oscuro voglia solo giocare con me, non gli interessano davvero le mie capacità. Può ottenere tutto ciò che vuole anche senza il mio aiuto.-
Severus non era dello stesso avviso: dal modo in cui aveva sigillato magicamente la stanza e dal modo in cui la guardava quando ce l’aveva di fronte, aveva molti buoni motivi per pensare il contrario.
-Legilimens.-
L’incantesimo uscì dalle labbra di Severus con grande naturalezza e decisione. Bastò un solo istante e fu immediatamente proiettato nei pensieri della ragazza. Il mangiamorte poté distinguere chiaramente quello che sembrava l’ingresso di una casa distinta, segno che vi abitava una famiglia benestante. Di fronte a sé poteva vedere una rampa di scale e alla sua destra una porta che conduceva probabilmente in salotto. Una dolce melodia di pianoforte e le continue risate di una bambina provenivano proprio da là.


Un nuovo mattino sorgerà domani
le ombre periranno immerse nella luce
Ieri fredde lacrime solcavano il mio viso
Oggi sono triste, ma domani cambierà

E diverrà

Severus entrò in salotto, attirato dalla melodica voce di bambina che aveva iniziato a cantare accompagnata dal pianoforte. Aveva l’impressione di aver già sentito quella voce, ma ne ebbe la certezza solo quando portò lo sguardo sulla destra e li vide. Oltre ai due divani color porpora della stanza, stava posto un pianoforte a coda di fronte a cui sedeva un anziano uomo dall’aspetto più che familiare.

Un cielo azzurro profondo come il mare
Un sole luminoso di novella primavera
Anche se questo sembra un sogno

Continuerò a credere
Una notte nera di stelle si riempirà
Una luna nuova finalmente sorgerà
Anche io, ora so, sognerò
Continuerò a credere

Iniziando finalmente a comprendere

Albus Silente stava lì, a pochi metri da lui, concentrato su uno spartito mentre le sue vecchie e stanche dita si muovevano veloci sui tasti del pianoforte. Accanto al defunto preside di Hogwarts stava una bambina. Severus non poteva vederla in viso poiché gli dava le spalle, ma indossava un vestito blu sul quale ricadevano i suoi lunghi e morbidi capelli neri. Doveva sicuramente trattarsi di Eveleen, ma quanti anni aveva in quel tempo? Dodici, forse tredici?

Il tempo non cancella i brutti ricordi
Il rimpianto non riuscirà mai a svanire
Ieri ero disperata e credevo di esser sola
Oggi sono triste, ma domani cambierà

E diverrà..

Vi fu una forte vibrazione delle immagini, tanto che divennero sfuocate. Severus cercò di mantenere il controllo dell’incantesimo: sembrava quasi che Eve si fosse accorta della sua intrusione e stesse cercando di impedirgli di scorgere i suoi pensieri.
-...perché mi dice questo? Io non posso nulla, non sono in grado di aiutarla. Albus, sono una magonò!-
-Non dirlo mai Eve, non farlo. Sì è vero, sei una magonò, ma non dire che non puoi aiutarmi. Io so che puoi farlo.-
Le voci di Eve e Silente lo raggiunserò nell’oscurità. Erano lontano, flebili, quasi ovattate. Che si trattasse di un ricordo? Vi fu un forte lampo luminoso, poi l’ex professore si sentì letteralmente sbalzare fuori dalla mente della ragazza cadendo pesantemente ai piedi del letto. Dannazione, che quella saccente magonò fosse anche una occlumante? Massaggiandosi il capo, Severus si rialzò e fu immediatamente afferrato per il colletto della veste: Eve era in piedi di fronte a lui lo fissava con occhi torvi e decisamente poco amichevoli. Il mago non si sentì minacciato, bensì solo infastidito da questo contatto non desiderato, in quanto poteva avvertire le dita di ella tremare dallo sfinimento stringendo la stoffa.
-Non lo fare mai più.- la voce di Eve era persino più deboli e tremante dei suoi stessi arti –Non potrò mai essere una legilimante, ma conosco abbastanza bene l’occlumanzia. Non provare mai più a spiare i miei pensieri, intesi?-
Severus ignorò la sua ramanzina: -Che cosa ti ha chiesto di fare Silente?-
Eve sgranò leggermente gli occhi e lasciò il colletto di Severus.
-Merlino,- disse incredula –io... io non lo ricordo.-
-Che cosa?-
Eve si sedette lentamente sul letto portando lo sguardo al pavimento e cercò di ricordare, ma l’incontro avvenuto con Silente solo pochi mesi prima sembrava essere svanito nel nulla.
-Era importante, ne sono sicura.- mormorò tra sé e sé, portando la mano destra alla chiave che portava al collo –Come posso averlo dimenticato?-
Severus osservò la magonò disperarsi nel vano tentativo di aggrapparsi alla propria memoria: i pezzi del puzzle continuavano a moltiplicarsi sotto ai suoi occhi, rendendolo incapace di capire quale fosse il ruolo di Eveleen Vane in tutta la vicenda. Perché la ragazza non ricordava? L’unica ipotesi plausibile era che le fosse stato fatto un incantesimo alla memoria, ma perché? Forse...
-Alzati, ce ne andiamo.- disse freddamente.
-Cosa?-
Il mangiamorte afferrò con forza Eve per un polso e la fece alzare, traendola a sé.
-Riesci a camminare?-
-Vuoi dirmi che cosa hai intenzione di fare?!- sbottò la magonò lanciando al mangiamorte un’occhiataccia.
-Qualsiasi cosa ti abbia detto Silente deve avere una grande importanza e se quel bizzarro mago ha scelto proprio te come custode dei suoi segreti sono certo che ci sia più di un valido motivo. Non puoi restare qui o verrai marchiata e se ciò dovesse succedere...-
-Cosa accadrebbe?-
-Non riuscirei mai a perdonarmerlo.-
Severus sollevò Eve e la prese fra le braccia prima che la ragazza potesse dire qualcos’altro. Sapeva cosa stava facendo e sapeva anche che la sua copertura tra i mangiamorte sarebbe sicuramente saltata, ma non gli importava. Nello stesso istante in cui la ragazza avrebbe varcato la soglia della porta, Severus Piton avrebbe avuto un discreto numero di maghi in più da cui guardarsi le spalle. A quanto pareva quel vecchio matto di Silente aveva deciso di morire con stile, lasciando a chi rimaneva a combattere la battaglia contro Lord Voldemort, ulteriori puzzle da decifrare.
-Molto bene Albus, accetto la sfida.-

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Capitolo 18
*** Chapter 18 - The surname ***


VallyBeffy risponde:

X PICCOLA VERO: sono molto contenta che ti piaccia =D

X LILIUM 33: questo capitolo ho cercato di renderlo meno enigmatico possibile... ci sono un paio di situazioni vagamente divertenti, spero che i dialoghi rendano l'idea.

X MIXKY: guarda, per come ho intenzione di far svolgere la storia, sono convinta che alla fine Severus lo adorerai quasi quanto me XD, prometto grandi sorprese.


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 18 – The surname

Andarsene era stato più semplice del previsto. Era bastato uscire dalla stanza incriminata e smaterializzarsi con Eve tra le braccia: ora doveva solamente cercare di non venire ucciso. Severus Piton aveva deciso di nascondersi assieme ad Eve in un vecchio casolare mezzo diroccato, situato sulle Pennines. Il mago amava le Pennines: si trattava di una catena montuosa non troppo alta, spesso confusa con le colline, che si estendeva dal Peak District, nelle Midland, fino alle Cheviot Hill sul confine scozzese. Era una regione scarsamente popolata dove i babbani per sopravvivere allevavano pecore o si dedicavano all’estrazione mineraria, insomma era un luogo perfetto per nascondersi.
-Prendi questa.- disse Severus chinandosi e porgendo ad Eve una boccetta –Si tratta dell’antidoto che ti serve...-
La magonò prese la boccetta, la stappò, osservò con attenzione il liquido argentato al suo interno, poi la bevve.
-La tua recente disavventura ti ha fatto diventare più sospettosa, non è così?- chiese il mangiamorte sorridendo biecamente da dietro la maschera.
-No, è stato il tuo vano tentativo di leggere i miei pensieri.- rimbeccò Eve lanciandogli un’occhiataccia.
-Dovevo sapere se potevo fidarmi di te. Dovevo capire...-
-Dovevi semplicemente chiedermi quello che volevi sapere!-
-Questa conversazione non ha senso. Non devo giustificarmi con te.- replicò arcigno Severus, alzandosi in piedi ed allontandosi di qualche passo dalla magonò –Da che ti conosco mi hai procurato solo guai!-
-...su questo non posso darti torto.- la voce di Eve si affievolì improvvisamente. Severus si voltò lentamente e poté vedere gli occhi della magonò abbassarsi tristemente verso terra.
-Sophie... mia sorella... non avrei mai potuto immaginare che proprio lei potesse...- lacrime amare scesero lentamente lungo le sue guancie, ma immediatamente si affrettò per asciugarle con le mani.
-Tua sorella è una persona intelligente, era una Corvonero, sono certo che prima o poi capirà di stare commettendo degli errori.- rispose Severus -Spero solo non lo faccia troppo tardi.-
-Vorrei solo sapere perché lo ha fatto...-
Un grido ed Eve alzò di scatto lo sguaro su Severus: il mago era ora chino a terra, sembrava sofferente.
-Che succede?- domandò alzandosi faticosamente –Va tutto bene?-
Il mago non le rispose, bensì sferrò un forte pugno contro il terreno, maledicendo il mondo intero in latino. Eve raggiunse il mangiamorte e sedette a fianco a lui, portò una mano al suo colletto e gli slegò il mantello, lasciandolo cadere a terra.
-Lasciami in pace, sto benissimo!- abbaiò il mago stringendo a sé il braccio destro.
-Non essere stupido, fammi vedere!- replicò Eve afferrando la mano di Severus e facendo appello a tutte le sue forze per costringerlo a mostrarle il braccio –Merlino, come sei infantile!-
Eve arrotolò barbaramente la manica del mago e finalmente riuscì a capire quale fosse il problema.
-Così è questo che ti provoca dolore? Il tatuaggio da maniaco? Non è che te l’hanno fatto con un ago infetto?-
-No, razza di stupida!- esclamò furente Severus, liberando il braccio dalla presa della ragazza e traendolo nuovamente a sé –È il Marchio Nero, lui deve essere letteralmente furioso!-
-Il Marchio Nero... è questo?- ripeté Eve rimanendo senza parole –So cos’è, ma... non ricordavo avesse questa forma.-
-Bene, perfetto!- esclamò sarcastico il mangiamorte –...e quindi? Sai anche cosa significa, vero?-
Eve non rispose ed abbassò lo sguardo: si sentiva così immensamente stupida!
-Te lo spiego io cosa significa!- continuò Severus cercando di reprimere il dolore che provava –Sono un mangiamorte, un seguace dell’Oscuro Signore. Sono un uomo malvagio, un assassino, quindi smettila di dire che ho gli occhi buoni, perché so benissimo che non è così! Io sono un mostro, uccido le persone, lo capisci!?-
-No, a quanto pare non lo capisco!-
Eve si alzò con fatica ed uscì dal rifugio senza dire altro.
-Dove vai, stupida?- gli urlò dietro Severus –Potremmo essere attaccati da un momento all’altro!-
Non vedendola tornare, l’ex-professore di pozioni mise da parte il bruciore che diramava dal suo avambraccio e si alzò in piedi. Uscito dalla casa, trovò Eve a qualche metro di distanza dalla porta osservare il panorama attorno a lei.
-Torna dentro Vane, qualcuno dalle intenzioni sicuramente poco pacifiche potrebbe vederti se resti lì.-
-Oh, bene, ora mi chiami persino per cognome.-
-Sei la figlia del ministro.-
-Prima quando mi hai urlato contro in quel modo però non ero la figlia di nessuno, non è così?-
Il mangiamorte non rispose ed Eve sbuffò: -Esattamente come immaginavo.-
-Ascoltami bene, perché non mi ripeterò.- continuò voltandosi verso il mago ed incrociando le braccia al petto –Puoi offendermi, puoi urlare, puoi persino prendermi a schiaffi, ma non potrai mai farmi cambiare idea. Se tu fossi un mostro assassino non mi avresti mai portata via da là, né mi avresti protetta dalle cattive intenzioni di Malfoy.-
-Tu non mi conosci.-
-Ti conosco abbastanza per dire che non sei un assassino.- Eve gli si avvicinò e gli sfilò la maschera d’argento dal viso con dolcezza, ma con voce decisa di chi non vuole essere interrotta né contraddetta -...e che non devi nasconderti dietro a questa inutile maschera.-
I due si scambiarono un lungo sguardo, poi Eve superò l’uomo e rientrò in casa. Il mago rimase fermo, completamente immobile ancora per qualche istante: il Marchio ancora bruciava, ma sembrava fare meno male dopo aver ascoltato quelle parole. Severus avrebbe tanto voluto credere ad Eve e convincersi di non essere un mostro, ma sapeva che non era così. Aveva ucciso il suo unico amico e questo nulla avrebbe mai potuto cancellarlo, nemmeno le parole gentili che la magonò aveva nei suoi confronti.
Severus convenne che Eve dovesse allontanarsi immediatamente da lui: ora che la sua copertura tra i mangiamorte era saltata non vi sarebbe stato posto alcuno in cui sarebbe stato davvero al sicuro e continuare a scappare portando con sé la ragazza non avrebbe portato null’altro che guai. Sarebbe rimasto di nuovo solo contro tutti, ma in questo modo almeno i segreti di Silente sarebbero stati al sicuro.
-Vane?- domandò ad alta voce.
-Sì?- la voce della ragazza lo raggiunse dall’interno della casa.
-Il mio cognome è Piton.-

*

Eve dischiuse gli occhi lentamente: aveva decisamente una bella emicrania. Cosa era successo? Ricordava solo di aver litigato con Severus, poi doveva essersi addormentata. Eve si sentiva tre metri sotto terra: portò la mano alla fronte e sollevandosi dal proprio giaciglio cercò di capire dove fosse capitata. La stanza in cui si trovava non aveva nulla a che vedere con la catapecchia sulle Pennines, anche se non sembrava particolarmente ricca. I mobili erano vecchi ed oltre al letto sul quale era seduta ve ne era un’altro poco distante. Vi era una libreria e alle pareti diverse bandiere e foto dei Cannoni di Chudley.
-Ginny, tua madre ha bisogno di te in cucina. Scenderesti non appena hai finito di fare la doccia?- sentì dire una voce dall’esterno della stanza.
Sempre più confusa, Eve si alzò definitivamente dal letto e si avvicinò alla cigolante porta, per poi aprirla con circospezione. Si affacciò quindi su un corridoio dove un uomo dall’aria vagamente trasandata aspettava risposta accostando il capo ad un’altra porta. Indossava logori abiti babbani dai colori marroni e grigi, ma non pareva avere un aspetto minaccioso. No, non sembrava un mangiamorte. Stava ancora domandandosi se fosse prudente o meno domandargli dove si trovasse, quando questi si accorse della sua presenza. Egli si volse verso di lei ed i due si scambiarono un lungo sguardo.
-Buon giorno.- le disse l’uomo sorridendo amabilmente –Sono le dieci e trenta di mattina, se vuoi al piano di sotto ti aspetta una buona colazione.-
Eve non rispose: chi era quell’uomo e per quale motivo si rivolgeva a lei con tanta gentilezza?
-...anche se forse, prima di scendere in cucina, è il caso che tu indossi qualcosa.-
A quelle parole Eve abbassò lo sguardo su sé stessa ed ebbe modo di verificare personalmente che in quel momento indossava solamente la biancheria intima. Arrossendo terribilmente fece un passo indietro e chiuse la porta di scatto. Come potuto non accorgersi di essere mezza nuda?! Si sentiva così imbarazzata che avrebbe voluto scomparire nelle profondità della terra per l’eternità. Chi diamine l’aveva svestita?!? Severus! Dov’era finito quel manigoldo? Doveva essere certamente opera sua, voleva certamente vendicarsi per la litigata della sera prima. Eve si ripromise di fargliela pagare, ma prima urgeva la grande necessità di trovare qualcosa da mettersi addosso.

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Capitolo 19
*** Chapter 19 - Not a good first meeting ***


VallyBeffy risponde:

 

X PICCOLA VERO: per sapere dove è finito Severus dovrai aspettare ancora un po' =D
X MIXKY: *_* me too. Severus è un genio incompreso.
X SNAPPINA: scusa il ritardo... mi sono bloccata a metà capitolo e non sapevo più come far combaciare tutto. Per fortuna c'è Arthur Weasley! XD

 

Qualche info in più...
Scusate immensamente il ritardo! Le battute finali con la scuola mi hanno portato via molto tempo... senza contare che mi ero bloccata a metà capitolo e sono riuscita a concluderlo solo oggetto. Solo poche parole: SIA BENEDETTO ARTHUR WEASLEY!


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

 

Non sono un assassino

 

 

 

 

 

Chapter 19 – Not a good first meeting


Prendendo tristemente nota del fatto che nella stanza non vi fosse alcun abito da poter indossare, Eve fu costretta ad arrangiarsi e a coprirsi con il lenzuolo del letto. Poi, con passo felpato, tornò ad aprire la porta e ad affacciarsi sul corridoio: l’uomo gentile non c’era più. Probabilmente, pensò, era sceso al piano di sotto. Incerta, si avventurò per il corridoio e sbirciò in fondo alla scalinata che portava direttamente in cucina: dai rumori doveva esserci più di una persona al piano di sotto. Lentamente iniziò a scendere stando attenta a non inciampare sul lenzuolo e quando fu arrivata in fondo alla scala, si ritrovò nella cucina più strana che avesse mai visto. In quella stanza regnava una sorta di disordine organizzato, con un grande tavolo e molte sedie, segno in quella casa abitava una famiglia piuttosto numerosa. Fu sorpresa nel vedere che in realtà il baccano da lei udito era prodotto da un’unica piccola e rotondetta donna dai capelli rossi, la quale trafficava con fornelli e cibi vari.
-Domando scusa...- si azzardò a proferir parola Eve e subito la donna si voltò verso di lei.

-Oh cara, finalmente ti sei svegliata! Cominciavo davvero a temere per la tua salute. Avvicinati, vieni a mangiare qualcosa e raccontami quel che ti è accaduto, povera cara.-

Eve rimase a bocca semidischiusa, incerta e sorpresa, come una statua di sale. Ma dove era capitata? Poteva essere una poco di buono, ma queste persone la stavano comunque accogliendo come se fosse di famiglia.
-Non essere così sorpresa, ti trova alla Tana, questa calorosa accoglienza è più che normale.-
Eveleen guardò alla sua sinistra e si ritrovò nuovamente di fronte l’uomo che aveva visto poco prima al piano di sopra. I suoi occhi la guardavano gentili, mentre con un largo sorriso la invitò a sedersi al tavolo. Eve non riuscì a formulare alcun pensiero sensato: si sentiva così terribilmente in imbarazzo per quello che era accaduto poco prima!
-Ecco il tuo the.- disse con dolcezza la donna –Come ti senti cara? Per fortuna Remus la scorsa notte uscendo dalla casa ti ha vista, altrimenti chissà per quanto altro tempo saresti rimasta là fuori...-
-Non farmi passare per un eroe, Molly. Diciamo che le sono letteralmente inciampato sopra.- precisò l’uomo, grattandosi il capo imbarazzato.
-Sta di fatto però che se non ci fosse stato lui nessuno ti avrebbe notata prima di questa mattina.- Molly gli diede una compiaciuta pacca sulla spalla.
Eve allungò la mano verso la tazza e bevve un sorso di the caldo sotto agli occhi interessati dei presenti.
-Grazie, è davvero squisito.- mormorò incerta, fissando il tavolo.
-Da dove vieni tesoro? Cosa ci facevi da queste parti tutta sola?- la donna, Molly, si sedette accanto ad Eve –Una giovane come te non dovrebbe girovagare da sola, specialmente di notte.-

-Non ero sola infatti! Ero con un amico alto, capelli lunghi, neri, aria sempre imbronciata... lo avete visto?-
-Mi dispiace, ma non abbiamo trovato nessuno oltre a te qui nei dintorni.-
-Cosa?!- esclamò Eve posando con rabbia la tazza sul tavolo: ora era tutto chiaro! Con che coraggio Severus aveva potuto scaricarla in quel modo, senza nemmeno salutarla! Doveva averle fatto un incantesimo per dormire, o qualcosa del genere, altrimenti come era riuscito a trasportarla fino a lì?
-Evidentemente non era un buon amico come credevi o magari gli è accaduto un imprevisto.- cercò di tranquillizzarla Molly, ma Eve era troppo furiosa. Quello di Severus era stato un gesto così maleducato! Se mai l’avesse rivisto gliel’avrebbe fatta pagare eccome! Eve sorseggiò nuovamente il suo the e si guardò un po’ attorno: lo sguardo le si posò su un orologio dalle molteplici lancette sulle quali vi erano i volti di ogni membro della famiglia e poi su una scopa che volteggiava ramazzando magicamente il pavimento. A quanto pareva era finita in una casa di maghi.
-Non ci hai ancora detto come ti chiami,- domandò Remus –né da dove vieni.-
-Il mio nome è Megan Williams.- rispose con naturalezza, continuando a sorseggiare il suo the: in fondo non sapeva ancora se poteva fidarsi o meno di quelle persone –Sono di Londra e lavoro come medimago al San Mungo.-
-Davvero? In che reparto?-
Eve osservò attentamente Remus con la coda dell’occhio: dato il tono con cui aveva formulato la domanda era chiaro che non era riuscita a convincerlo.
-Si tratta forse di un interrogatorio?- replicò con un leggero cenno di acidità nel tono di voce e con uno sguardo decisamente penetrante.
-Oh Remus smettila di assillarla!- esclamò Molly dandogli una forte pacca sulla spalla, per poi avviarsi verso le scale –Ginny?! Vuoi scendere sì o no?-
Remus seguì con lo sguardo la strega fino a quando non fu scomparsa su per le scale, poi tornò a concentrarsi su Eve.
-Non lo sa che fissare le persone è sintomo di maleducazione?- domandò Eve infastidita, distogliendo però chi occhi dal mago.
-Semplicemente trovo molto interessante e divertente vederela recitare. Direi che è piuttosto brava e con la risposta pronta,- sorrise Remus con aria soddisfatta –non è vero signorina Vane?-

 

*


Arthur Weasley si materializzò di fronte la porta di casa: che razza di giornata, al ministero sembravano tutti impazziti! Effettivamente correvano tempi piuttosto difficili per tutti, prima sparisce la figlia del ministro, poi Hogwarts si accinge a chiudere... cos’altro poteva capitare ancora? Il mago cercò le chiavi di casa nella tasca posteriore dei pantaloni e quando le trovò non ci pensò due volte a infilarle nella serratura e ad entrare in casa. Un bagno caldo ed una fetta della torta di mele che Molly aveva cucinato la sera precedente, ecco cosa gli serviva. Iniziando a rilassarsi, posò la propria valigetta e si levò il cappello a punta, posandolo su un vecchio mobile situato alla sua destra. Vi era un buon odore in casa: Molly doveva aver appena fatto il the. Attirato dall’aroma varcò la porta alla propria sinistra ed entrò in cucina.
-MERLINO!- esclamò Arthur Weasley portando le mani ai capelli –Cosa sta succedendo?-
Remus ed una donna semi svestita erano in piedi, ognuno ad un lato del tavolo. Il lupo mannaro puntava contro di essa la bacchetta, mentre con aria poco amichevole le mostrava una piccola boccetta. L’inaspettato arrivo del signor Weasley li fece sussultare entrambi.

-Remus, mi sorprendi. Credevo che le cose tra te e Tonks andassero benissimo ed ora ti soprendo qui con questa... questa...- continuò Arthur avvicinandosi all’amico, poi spostò lo sguardo sulla donna e rimase letteralmente a bocca aperta –Signorina Vane!?-
-Signor Weasley?- replicò questa sbigottita: Eve aveva avuto il piacere di fare la conoscenza di Arthur Weasley molti anni prima, in quanto era amico del padre e qualche volta veniva a fargli visita a casa Vane. Immediatamente tornò a sedersi, si protese verso il pavimento, raccolse il lenzuolo e si coprì: quando quell’uomo l’aveva riconosciuta e le aveva puntato contro la bacchetta era istintivamente schizzata in piedi non curandosi del proprio abbigliamento.
-Abbassa immediatamente quella bacchetta, Remus.-
-Arthur, è stata rilasciata in prossimita della Tana, potrebbe essere vittima della maledizione imperius.- replicò il mago, continuando a tenere la giovane donna sotto mira –Stavo cercando di farle bere del veritaseum.-

-Potrei scendere a patti.- incalzò Eve –Berrò quella pozione se la bevi anche tu.-
-Non credo sia il caso.- cercò di mediare Arthur.
-No, non è un problema. Suppongo sia giusto ed equo.- rispose Remus –Va bene, berrò il veritaseum, ma Arthur dovrà rimanere e controllare che...-
-...cosa? Che io non tenti di aggredirti? Siamo un po’... codardi?-
Remus ignorò le parole della donna, si avvicinò ad uno scaffale, prese due bicchieri e tornò a posarli sul tavolo. Al loro interno versò la stessa quantità di pozione, poi fece scivolare lentamente uno dei bicchieri verso Eve.

-Prima le signore.- disse.
-Non sono una signora. Considerami una compagna di bevute.- rispose afferrando il bicchiere –Se proprio dobbiamo, berremo questa roba insieme.-

-Trovo tutto ciò estremamente ridicolo.- mormorò il signor Weasley tra sé e sé, mentre osservava i due contendenti svuotare i bicchieri.

-Bene. Ora dimmi: sei una mangiamorte?- iniziò Remus.
-Vedi forse un marchio nero sul mio braccio?- incalzò Eve –No, non lo sono.-

-Perchè sei stata liberata?-

Eve dovette riflettere qualche istante: perchè Severus l’aveva liberata?

-Non ne ho idea.- rispose sinceramente.

-Sei vittima dell’imperius?-

-No.-

-Hai incontrato il Signore Oscuro?- domandò Arthur Weasley.

-Sì, l’ho incontrato due volte.-

-Perchè?- ripese parola Remus.

-Voleva il mio aiuto.-

-Che genere di aiuto?-

-Veleni, suppongo, ma mi sono rifiutata.
-...e lui?-

-Diciamo che non l’ha presa molto bene.-
Remus ed Arthur si scambiarono un lungo sguardo in silenzio.

-Avete già terminato l’interrogatorio?- domandò Eve.

-Penso di sì, per ora. Tu invece, hai qualche domanda?- rispose Arthur.

-Sì, una.- disse Eve volgendosi verso Remus –Mi fido del signor Weasley, so che non siete mangiamorte, ma c’è comunque una cosa che vorrei sapere da te: alla luce di quello che sai, pensi ancora che io sia una poco di buono?-
-Penso che tu stia molto meglio senza quel lenzuolo addosso.-

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Severus' plan ***


VallyBeffy risponde:

X PICCOLA VERO: Remus non è un pervertito... ogni uomo sotto sotto lo è! Remus il quel momento ha parlato in quel modo solo perchè era sotto effetto del veritaseum, altrimenti non avrebbe mai fatto un commento del genere! Lui è un lupacchiotto troppo tenero e dolce per certe cose! XD
X
LCasssieP: Oh bè, non saprei *cerca di far finta di nulla*, tu con chi preferiresti vedere Eve, con Severus o con Remus?
X SNAPPINA: eh, purtroppo Pitty sarà molto presente da adesso in poi. Dico purtroppo perchè dovrà affrontare un bel po' di guai.
X MIXKY: Eh anche Remus è umano XD

Qualche info in più...
Urca... ancora una volta in ritardo mostruoso...
Anche questo capitolo non è stato molto semplice da scrivere, più volte mi sono bloccata, però ora spero di essere uscita da questo tunnel tortuoso e di riuscire a postare i capitoli più velocemente. Mille scuse!


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 20 – Severus’ plan

Una leggera patina di sudore apparve sulla sua fronte: l’opprimente caldo aveva intenzione di continuare a far parlare di sì, nonostante di lì a breve Settembre lo avrebbe spodestato. La ghiaiosa spiaggia di Brighton pullulava di babbani in costume. In un qualche strano e altrettanto fastidioso modo, agli occhi di Severus Piton i volti di quei babbani erano familiari. Se ne stava indisparte, facendo scorrere lo sguardo sulla folla, controllando che non vi fossero movimenti anomali: ormai fin troppi maghi lo volevano morto per non essere perennemente all’erta. Per certi aspetti i luoghi affollati erano i migliori: nessun membro dell’ordine o mago del ministero avrebbe agito d’azzardo in mezzo a tutti quei babbani. Il vero problema riguardava i mangiamorte: ormai il loro potere era vasto, non era del tutto sicuro che si sarebbero astenuti dal provocare una strage di babbani nel qual caso lo avessero individuato. Aveva bisogno di un po’ di tempo per pensare e per decidere quale sarebbe stata la prossima strategia da portare a termine. Senza dubbio non sarebbe rimasto con le mani in mano: nascondersi in mezzo ai babbani non era la fine che desiderava. Doveva trovare un modo per opporsi efficacemente all’Oscuro: ma come?
Severus Piton si massaggiò il braccio nervosamente. Il Machio Nero sembrava non avere la benché minima intenzione di smettere di bruciare. Fu allora che ricordò il Voto Infrangibile e si maledisse per essere stato così avventato. In un modo o nell’altro doveva recuperare Draco e tenerlo assolutamente fuori dai guai o sarebbe morto rendendo così vano il sacrificio di Silente. Era terribilmente irritante come il defunto preside riuscisse ad essere così intollerabile anche nella morte: Severus si sentiva letteralmente beffato. Pareva tutto predisposto e creato per lui, appositamente per farlo impazzire. Un sadico gioco, ecco cosa sembrava!
L’ex professore si passò una mano fra i capelli accaldato, poi si chinò e si sedette sui ciottoli. Pensò a lungo ad un modo non troppo mortale di avvicinare Draco, ma l’unica possibilità che gli venne in mente era a dir poco pericolosa. In fondo, cosa gli restava? Tentare o non tentare non cambiava nulla, la sua dipartita sembrava molto probabile in entrambi i casi.
Non si era pentito di aver ridato la libertà ad Eve: non poteva fare a meno di pensare che far saltare la propria copertura fosse la cosa migliore. Ora le carte erano in tavola, non doveva più ubbidire agli sporchi ordini dell’Oscuro né la sua bacchetta avrebbe più sprigionato un lampo di luce verde.

*

Eve fece scorrere la zip dei jeans e si sistemò addosso la maglietta: sembrava incredibile come i vestiti di Ginevra, la figlia di Arthur, potessero stargli a pennello nonostante la magonò fosse discretamente più alta.
-Non vorrei approfittare troppo della tua gentilezza, ma potresti prestarmi anche un elastico?- domandò Eveleen iniziando a raccogliere i capelli in una coda –Questo caldo mi sta uccidendo.-
-Certamente.- rispose Ginny avvicinandosi al comodino e cominciando a cercare all’interno di uno dei cassetti –Fai come se fossi a casa tua. Dopotutto è il miniomo, dopo tutto quello che hai passato.-
Eve non rispose, ma accettò volentieri l’elastico color blu pervinca e si legò i lunghi capelli corvini in una coda alta. L’idea di essere di nuovo libera non la rendeva felice. Era strano... sapeva di doverlo essere, ma invece provava una insensata sensazione di vuoto. Sua sorella l’aveva tradita per una ragione a lei ignota e l’aveva consegnata a Lord Voldemort in persona. Perchè? Da cosa poteva scaturire tanto odio? Certo, crescendo i loro rapporti erano andati peggiorando, ma mai in qualcosa di seriamente preoccupante! Che cosa doveva fare? Raccontarlo ai suoi genitori sarebbe stato come strappar loro il cuore, legarlo ad una pietra e gettarlo nel Tamigi.
-Ho forse detto qualcosa di sbagliato?- domandò Ginny scorgendole in viso un’espressione triste.
-No... affatto.- rispose Eve cercando di sorridere –Semplicemente negli ultimi giorni mi sono successe tante di quelle cose che... non ti preoccupare, sto bene. Scendiamo?-

*

Mezzogiorno in punto, il sole d’Agosto batteva caldo sulle teste dei passanti e Severus Piton stava appostato in un vicolo nei pressi del Paiolo Magico, in silenziosa attesa. Il piano era semplice, ma non per questo poco pericoloso. Da quando l’Oscuro era tornato, il ministero della magia impediva a chiunque di materializzarsi a Diagon Alley o a Notturn Alley, costringendo maghi e streghe ad attraversare il Paiolo Magico. Severus non aveva dubbi sul fatto che all’interno dovessero trovarsi molti auror, ma non vi era altro modo per raggiungere Notturn Alley. Il suo obiettivo? Il caro vecchio Sinister ovviamente. Da quel che ricordava il mago era in ottimi rapporti, nonché socio in affari, con Lucius Malfoy: proprio ciò che gli serviva per portare a termine il suo piano.
L’ex professore si sistemò la maschera sul viso ed il cappuccio nero.
-Si va in scena.-

*

Arthur Weasley trovava dannatamente esilarante il modo in cui Remus tentava di rivolgersi ad Eve o anche solo di incrociarne lo sguardo: sicuramente il lupo mannaro non avrebbe dimenticato tanto presto la sua esperienza con il siero della verità. La figlia del ministro invece non sembrava avere problemi di sorta al riguardo, bensì il contrario. Arthur era certo che il suo continuo rivolgersi a Remus fosse solo per imbarazzarlo ulteriormente e divertirsi alle spalle del mago.
-Mezzogiorno è passato da tempo ormai, credo sia giunto il momento di riportarti da tuo padre.- disse il Signor Weasley alzandosi in piedi –Dammi solo un momento, Eveleen, devo solo prendere il cappello.-
Ora Eveleen e Remus erano rimasti soli nel salotto di casa Weasley, uno seduto su una sgangherata poltroncina e l’altra su un logoro divano. Eve non si sentiva del tutto pronto ad affrontare la sua famiglia, in particolar modo sua sorella. Non sapeva ancora cosa fare: l’idea di denunciare Sophie alle autorità la spaventava in quanto avrebbe spezzato il cuore ai suoi genitori. Conoscendo suo padre, Eve poteva prevedere la sua reazione e non prevedeva nulla di buono.
-Sembri preoccupata,- disse Remus –eppure dovresti essere felice, stai per tornare a casa.-
-Non è semplice come sembra...- rispose Eveleen scuotendo il capo –Sono successe troppe cose negli ultimi giorni.-
-Andrà tutto bene, vedrai.-
A quelle parole Eve alzò gli occhi ed i due si scambiarono un lungo ed intenso sguardo. Non sapeva spiegare il motivo, ma Remus riusciva a darle sicurezza.
-Eccomi, sono pronto!- esclamò Arthur Weasley tornando in scena con un cappello da mago blu notte in testa –Se per favore Eveleen vuoi seguirmi al camino...-
Remus e Eveleen si alzarono da dove erano seduti e seguirono il signor Weasley sino al camino, dove il mago aveva già preparato la polvere volante.
-Adremo al ministero, nonostante l’ora Theodore dovrebbe essere ancora in ufficio. Da quando sei sparita non è riuscito a darsi pace.-
Eve non rispose: il respiro le morì in gola per qualche secondo. La magonò voleva molto bene al padre e saperlo così in pena per lei le faceva tremare i polsi. L’ultima volta che lo aveva visto prima del rapimento avevano avuto un’accesa discussione riguardante la sicurezza. Suo padre voleva che lei accettasse una scorta di auror, ma lei si era opposta con tutte le sue forze.
-Sai come si usa la polvere volante, vero?- continuò Arthur.
-Sì, l’ho utilizzata molte volte.-
-Bene, non ti dispiace se ti precedo? Credo sia il caso di preparare i presenti al tuo arrivo, in fondo pensano che tu sia ancora in mano ai mangiamorte.-
-Prego, faccia pure.-
-Ottimo.- Arthur Weasley entrò nel grande camino di casa –Ministero della magia!-
Una vasta fiamma lo avvolse e l’uomo svanì nel nulla, lasciando Eve a fissare il vuoto.
-Remus?- balbettò la giovane.
-Sì?-
-Qual’è il tuo cognome?- domandò Eveleen entrando nel camino.
-Lupin. Perchè me lo hai chiesto?-
La magonò lasciò cadere la polvere volante pronunciando il nome della sua meta, poi sorridendo svanì tra le fiamme lasciando Remus Lupin solo e confuso.

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Capitolo 21
*** Chapter 21 - Troubles ***


VallyBeffy risponde:

X PICCOLA VERO: Non penso che Eve riuscirà a stare lontana dai guai a lungo...
X SNAPPINA: huahuahua più il lettore si agita meglio è, a mio parere. Se no poi la storia risulta noiosa! Concludere i capitoli in modo inquietante è così sadicamente divertente! XD
X MIXKY: ...e la cosa bella è che oltre a questo ho già scritto altri due capitoli nel giro di poche orette! =D

Qualche info in più...
Ho sentito che un signor hacker ha trafugato l'ultimo capitolo. Spero che quel che ho sentito al riguardo non sia vero... SEV é ASSOLUTAMENTE BUONOOOO! Severus è innocente, non è un assassino.
Anche se la Rowling scriverà il contrario, per me sarà sempre un potero patato incompreso XD.

Stavo inoltre pensando, visto che ho già preparato altri capitoli, di decidere un giorno in cui mettere online la storia ogni settimana. Avete preferenze?


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 21 – Troubles

Le era capitato più di una volta di dover andare al ministero, ma era decisamente qualche annetto che non vi metteva piede. Riapparse in una sala d’attesa dai muri color crema a lei familiare. Era vuota, probabilmente perchè a quell’ora gran parte degli uffici erano chiusi, fatta eccezione per un sorridente signor Weasley che le porgeva la mano per aiutarla ad uscire dal camino.
-Grazie.- disse la giovane guardandosi attorno –Com’è strano tornare qui a distanza di anni. L’ultima volta fu quando...-
Eve s’interruppe ed abbassò lo sguardo suscitando la preoccupazione del signor Weasley.
-Tutto bene?- domandò il mago posandole una mano sulla spalla.
-Sì, mi dispiace, non era mia intenzione preoccuparla. Si tratta semplicemente di...-
-Credo di poter capire.-
-Eh?-
-Intendo dire che forse ho inteso a cosa ti riferisci. Lavoro qui, c’ero anche io quel giorno. Le urla di Caramel hanno risuonato per tutto il ministero.-
-Già, quell’infame di Caramel... spero per lui che non mi capiti mai a tiro.-
Arthur Weasley rise di cuore: -Non sei l’unica a pensarla così.-
I due attravesarono la sala d’attesa ed imboccarono un lungo corridoio. In quell’intricato groviglio di stante Eve non riusciva a ricordare con esattezza dove si trovasse il Dipartimento Istruzione dove suo padre lavorava, ma probabilmente non era lì che stavano andando. Dopo qualche minuto il signor Weasley si fermò di fronte una porta la quale portava una targa con inciso “ufficio dislocazione auror” e sotto, più in piccolo, vari punti come “dipartimento indagini”.
-Tutto ciò è inconcepibile!- urlò una voce all’interno.
Eveleen conosceva fin troppo bene quella voce. Era la voce di un uomo buono, di qualcuno che per anni aveva fatto di tutto per renderla felice: suo padre.
-Forse è meglio se entro prima io e...- iniziò il signor Weasley, ma era già troppo tardi: la mano di Eve era già sulla maniglia della porta.
Bussare? No, non era affatto il momento per sfoggiare la buona educazione. Spalancò la porta con forza ed avanzo di qualche passo all’interno della stanza. Suo padre era lì, con i pugni piantati su una scrivania, dove seduto su una poltrona all’altro capo un addetto del ministero era decisamente confuso ed incapace di proferir parola. Le ciglia aggrottate, il paffuto volto contorto, gli ispidi baffi scomposti ed il brusco tono di voce facevano bene intendere che Theodore Vane era terribilmente irritato. Esattamente come era sua abitudine indossava giacca e cravatta babbani dai tenui colori pastello.
-...ed ora? Che diavolo succede, non si usa più bussare?!- sbraitò il mago volgendo lo sguardo verso la porta ed immediatamente si zittì sbiancando in viso. Quei capelli, quegli occhi... no, stava sicuramente sognando, non poteva trattarsi di sua figlia. Un’enorme sorriso si dipense sul volto della magonò.
-Papà!- esclamò correndogli incontro e gettandogli le braccia al collo.
-Eveleen...- mormorò il signor Vane ancora incredulo, immobile come una statua.
-Mi dispiace. Davvero, mi dispiace tantissimo!- continuò la ragazza, mentre il padre le posava le mani sulle spalle e la allontanava leggermente da sé per osservarla meglio.
-Merlino, sei tu!- esclamò stringendola forte a sé e scoppiando a piangere a dirotto.

*

Severus Piton doveva ammetterlo: la sua non era stata una buona idea. All’interno del Paiolo Magico si era dovuto scontrare con quattro auror e le cose non si erano messe molto bene. Era riuscito a pietrificarne due facilmente, un’altro era riuscito a disarmarlo non prima però di aver incassato un brutto incantesimo bombarda, per poi sistemarlo definitivamente con una tarantallegra. Per quanto riguardava l’ultimo auror era riuscito a metterlo al tappeto con non troppa fatica assestando un ottimo sectusempra che lo fece crollare a terra con il volto sanguinante. I soliti trucchetti da giovane mago in vena di scherzi, nulla di serio, ma era bastato per impaurire il barista e a farlo fuggire. Severus sapeva per certo che non aveva rimasto molto tempo prima di ritrovarsi nei guai seri: in tempi brevi il ministero sarebbe stato avvertito ed avrebbe mandato uno squadrone di auror a fargli la pelle. Non ci pensò due volte ad entrare nel vicolo d’ingresso di Notturn Alley con passo più che spedito, nonostante il ginocchio ancora duolesse per quel bombarda andato a segno. Egli si introdusse nel negozio di Sinister con la grazia che si conviene ad un mangiamorte: mise piede all’interno del locale e segnalò la sua presenza facendo saltare in aria il primo oggetto che vide.
-Hey, che giochi sono questi? I patti mi sembravano chiari: io vi offro le informazioni che volete e voi in cambio lasciate in pace me e il mio negozio!- sbottò Sinister adirato, ma subito Severus lo fece tralire facendo saltare in aria un antico portagioie sul bancone proprio di fronte a lui.
-Ho un messaggio per tu-sai-chi.-
-Ti stai rivolgendo alla persona sbagliata. Perchè non ne parli direttamente con lui, sei o non sei uno dei suoi seguaci?-
-No, al momento direi proprio di no.- rispose Severus sfilandosi la maschera d’argento.
-Oh, ora capisco. Piton... sì, ho sentito qualcosa riguardo al tuo tradimento.-
-Tradimento o no, ho un messaggio per l’Oscuro e tu glielo farai avere.- sbottò in tono decisamente poco amichevole l’exprofessore, puntando la bacchetta contro Sinister –Non ho tempo per ripetermi, quindi ascolta bene. Voglio proporgli uno scambio: il giovane Draco per lui-sa-cosa.
-Draco Malfoy? Quel ragazzino pisciasotto? Perchè ti interessa?- azzardò Sinister.
Severus non rispose, si rimise la maschera e si affrettò verso l’uscita.

*

-Il mio caro amico Remus Lupin ha trovato sua figlia svenuta, poco distante dall’ingresso della mia abitazione, la scorsa notte. Ho preferito non indagare a fondo nella faccenda per permettere ad Eveleen di tranquillizzarsi a sufficienza dopo la sua terribile avventura, ma forse ora che tutto è a posto potrebbe spiegarci come sono andate le cose.-
Arthur Weasley, Theodore Vane, Eveleen si erano accostati alla scrivania e accomodati su morbide poltroncine color lavanda di fronte a Geoffrey Freeman, il responsabile del Ufficio Dislocazione Auror. Quest’ultimo aveva fatto apparire magicamente di fronte a sé un vassoio con un numero di tazze di the uguale a quello dei presenti senza dimenticare biscotti a volontà: prevedeva un lungo pomeriggio di fronte a sé e visto che era ormai ora di pranzo doveva almeno tentare di placare la fame con qualche stuzzichino.
-Te la senti di raccontarci tutto, tesoro?- domandò il signor Vane rivolto alla figlia con apprensione la quale annuì.
-Un tempo un buon amico mi disse che i problemi è meglio affrontarli subito a testa alta.- rispose la magonò –Anche perchè purtroppo sono convinta che per me e la mia famiglia i guai non siano finiti ed immagino sarete anche voi del mio avviso, quando vi spiegherò alcuni importanti fatti.-
Eveleen s’interruppe per qualche istante, domandandosi se fosse il caso di rivelare subito il ruolo della sorella Sophie nella storia.
-In primo luogo, non sono stata liberata dai mangiamorte: sono scappata. O meglio, sono stata aiutata a fuggire.- continuò allungando la mano verso un biscotto.
-Cosa?- esclamarono gli altri tre in coro, quasi come se l’avessero programmato. Eve rimase con la mano a mezz’aria per qualche istante, poi afferrò il biscotto e lo portò a sé.
-Non fu una situazione facile: fui messa alla prova ed in parte fallii. Fui avvelenata. Voldemort voleva uccidermi.-
I tre maghi rabbrividirono al solo sentir pronunciare il nome dell’Oscuro Signore ed Eve si ripromise di evitare di farlo in seguito.
-Non quali pensieri avesse su di me, ma sta di fatto che infine cambiò idea. Voleva che diventassi una sua serva, voleva marchiarmi.- Eve morse il biscotto approffittandone per fare una piccola pausa. Fu una cattiva idea, suo padre era già uscito di senno, incapace di accettare che sua figlia fosse stata marchiata e diventata una mangiamorte.
-Prima di iniziare ad inveire contro il mondo intero, vorresti almeno lasciarmi finire?- esclamò la magonò corrugando la fronte –Papà, rilassati, non sono stata marchiata!-
-Ah no?-
-No, mi hanno aiutata a fuggire prima che ciò potesse avvenire.-
-Chi è stato? Davvero c’è un traditore tra i mangiamorte?- domandò il signor Freeman con aria piuttosto interessata: probabilmente sperava di utilizzare questa informazione a vantaggio suo e della lotta contro l’Oscuro.
-Non è un traditore.- rispose acida Eve –Sono convinta che non sia mai stato davvero un servitore di voi-sapete-chi! Senza contare che...-
Un uomo irruppe nella stanza interrompendo l’accesa discussione sul nascere.
-Mi scusi signor Freeman, ma abbiamo un serio problema a Diagon Alley.-
-Parli liberamente senza preoccuparsi dei miei ospiti Jhonson, se davvero è grave come dice, ogni secondo è di vitale importanza.-
-Al momento è in corso un attacco di mangiamorte a Diagon Alley. Una squadra di Auror è già sul posto in soccorso a quella di pattuglia al Paiolo Magico. Un’altra arriverà sul posto nel giro di pochi minuti.-
-Maledizione! Quanti sono questa volta? Quindici? Venti?-
-No signore... solo uno.-
-UNO!?- Geoffrey Freeman afferrò con forza il fermacarte più vicino e lo lanciò contro al povero Jhonson, il quale schivò per un soffio –Un tale impiego di forze per un solo mangiamorte? SIETE IMPAZZITI?-
-...ma signore, si tratta di Piton!-
-Piton?! Maledetto infame bastardo, cosa ci fa da solo a Diagon Alley? Deve esserci sicuramente sotto qualcosa. Jhonson prepara una quadra, voglio andare sul posto a verificare cosa diavolo sta succedendo!-
-Ha detto Piton? Severus Piton?- chiese confusa Eveleen.
-Sì, proprio lui, magari è la volta buona che lo becchiamo, quel cane!-

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Capitolo 22
*** Chapter 22 - The one who murder friends ***


VallyBeffy risponde:

X PICCOLA VERO: da come vedrai dall'incipit del capitolo non credo proprio che Eve starà zitta XD
X SNAPPINA: per sapere cos'è il "lui-sa-cosa" ci vorrà ancora un po'... ma ormai mi conosci e sai benissimo che non si può trattare di niente di diverso se non di qualcosa che farà sclerare i lettori mentre io seduta davanti allo schermo del mio pc riderò sadica e malvagia XD
X MIXKY: .tenterò di essere sempre così rapida =)
X PACCY: mi mancavano le tue recensioni chilometriche

Prima che esca HP7...
Non sono qui per fare spoiler, anche se mi sono arrivate le scansioni dell'ultimo capitolo in inglese (la Rowling ha confermato che si tratta del libro originale) e le ho lette. Sì capisce veramente poco di quello che accade nel libro, perchè si tratta di un epilogo. Non ho capito chi muore, ma ho potuto constatare che alcuni personaggi non sono morti.
Per quel poco che ho letto posso ritenermi soddisfatta :)

Ad ogni modo non era del settimo libro che volevo parlare. Volevo solo dire che, non appena uscirà, cercherò di averlo tra le mani il prima possibile per poter amalgamare almeno in piccola parte il finale di questa fanfiction con il finale originale del settimo libro. Perchè? Perchè quel che ho letto nell'epilogo mi dà molti spunti per un sequel di "non sono un assassino" e da come ho intenzione di far finire la fancition, sono convinta che anche voi vorrete sapere.
Posso solo promettervi molte, molte, molte, molte, molte risate e soprattutto ancora guai per il nostro mangiamorte pentito preferito XD


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 22 – The one who murder friends

-Mi faccia il favore di moderare il tono quando parla di Severus ed eviti, di grazia, di affibbiargli epiteti che non merita!- sbottò Eve portando le mani ai fianchi ed alzandosi in piedi.
-Vane cerchi di controllare di più sua figlia, non ho tempo di stare qui a discutere con una ragazzina: devo andare a Diagon Alley.- replicò Freeman avvicinandosi alla porta –Jhonson, seguimi. Questa volta lo prenderemo, ne sono certo!-

-Lei è matto!- gli urlò dietro Eveleen, ma l’auror la ignorò ed accompagnato dall’assistente uscì di scena sbattendo la porta –Qui l’infame bastardo non è Severus, è lei!-

-Eveleen, modera immediatamente i termini! Sei impazzita, lo sai con chi stavi parlando?- esclamò Theodore Vane alzandosi dalla propria poltroncina ed avvicinandosi alla figlia.
-Sì, con un perfetto idiota!-
-Eveleen, per farvore, cerca di calmarti e ti prego di rispondere alla mia domanda: tu conosci Piton?-

-Se lo conosco? Se non fosse stato per lui adesso... adesso io...-
Eve si prese la testa fra le mani e si lasciò cadere nuovamente sulla poltroncina color lavanda. Se non fosse stato per Severus a quell’ora sarebbe stata già marchiata o in fin di vita, ancora sotto effetto del veleno. Se Severus non fosse intervenuto in tempo probabilmente Lucius Malfoy sarebbe andato fino in fondo e lei sarebbe ancora tra le mani dei mangiamorte.

Il signor Vane si inginocchiò a fianco della figlia e vedendola con lo sguardo fisso per terra le domandò: -Eveleen cara, ti senti bene?-

-No papà, non mi sento per niente bene. Severus mi ha salvato la vita, capisci? È stato lui a portarmi via dalla mia prigione. Per aiutarmi ha rischiato la vita e tuttora è in pericolo: ha tradito lord Voldemort, tutti i suoi mangiamorte gli staranno alle costole fino a quando non lo avranno eliminato. Poteva non aiutarmi, ma l’ha fatto. Io ero là, stavo morendo avvelenata dalla pozione che Voldemort mi aveva costretta a bere con l’inganno, ma poi è arrivato lui in mio soccorso. È stato lui ha portarmi di fronte a casa Weasley!-
-Ora mi spiego come mai ti abbiamo trovata a pochi metri da casa, ma non posso credere a quello che dici. Deve esserci qualcosa sotto, quell’uomo è un assassino. Deve pagare per quello che ha fatto.- replicò con basso, ma deciso tono di voce il signor Weasley.
-Severus non è un assassino! I suoi occhi sono buoni, mi ha aiutata, non può essere un assassino!-
-Eve, tesoro, - le parole calme del padre raggiunsero la figlia –ha ucciso Albus...-
-Cosa?-
Eveleen si voltò verso il padre, ma l’espressione del suo viso era cupa e seria. Portò gli occhi su Arthur Weasley, il quale annuì lievemente con il capo. No, non era possibile. Doveva esserci un errore.
-Deve trattarsi di un caso di omonimia. Sì, deve essere così.- disse confusa.

-Quante persone esistono al mondo di nome Severus? Senza contare che Piton non è un cognome comune tra le famiglie di maghi.-

Il ragionamento del signor Weasley era impeccabile, ma comunque Eveleen non voleva crederci.

-Severus Piton non è un assassino. Pensatela come vi pare, ma non è un assassino. Non ha ucciso Albus Silente, no, non può essere stato lui. Non ci sono le prove.-

-Ci sono eccome. Harry Potter era presente.-

-Oh, sì, il grande e famoso Harry Potter!- Eve scattò nuovamente in piedi, urlando in preda alla rabbia più pura –Qualsiasi idiozia esca dalla bocca di quel ragazzino è oro colato, non è così? No, io non credo alle parole di un bambinetto con la sindrome dell’eroe. Severus Piton non è un assassino!-

Uno schiaffo. Il primo che Eveleen avesse mai ricevuto in vita sua suo padre. Immediatamente lacrime amare iniziarono a rigarle il volto, ma non per il dolore fisico: il suo era un male interiore. Eve lo guardò: era decisamente in collera, lo poteva capire dalle sopracciglia aggrottate.

-No Eveleen, non infangare la memoria di un grande uomo come Albus Silente parlando in questo modo. Anche lui si fidava di Piton e guarda com’è finita: è stato ucciso da colui che reputava un amico.- disse guardandola torvo –Non so perchè ti abbia aiutata, ma non potrò mai perdonarlo per quello che ha fatto. Albus era molto più di un amico per me, lo sai bene. Ci ha aiutato nei momenti di maggiore difficoltà ed ora tu lo tradisci così?-

-Anche io gli volevo bene e non l’ho tradito mai. Tu invece sì: a causa di una tua decisione Hogwarts chiuderà. Chi è il migliore tra di noi?-
Vi fu qualche istante di silenzio, poi Theodore Vane si abbandonò ad un sospiro. In effetti Eve aveva ragione: lui per primo aveva tradito la fiducia di Silente accettando le condizioni dei mangiamorte, ma non se la sentiva di far rischiare ancora una volta la vita ai suoi cari.
-Tutto mi sarei aspettata da te, meno che questo. Credevo che mio padre fosse coraggioso, invece non è così. Non c’è nulla che tu possa fare per tenere al sicuro la tua famiglia al momento, aprire o chiudere Hogwarts non fa differenza.- aggiunse Eveleen avvicinandosi all’uscita.

-Non uscire da quella porta. Ti impedisco di fare qualsiasi movimento senza la dovuta scorta!-

-Calmati Theodore, forse dovreste...- cercò di calmare la situazione Arthur Weasley, ma fu subito interrotto da Eve.
-Non si preoccupi signor Weasley, davvero, non è necessario. Sono abbastanza grande per decidere da sola cosa è giusto per me, quindi credo che non tornerò a casa. Almeno, non oggi.-
Eveleen Vane uscì dalla stanza con passo spedito: non poteva ancora tornare a casa. Farlo avrebbe significato denunciare sua sorella Sophie alle autorità, ma non era ancora il momento. Voleva prima capire il perchè delle sue azioni e cercare di trovare una soluzione migliore della carcerazione. Nel frattempo era necessario trovare un posto in cui nascondersi dai mangiamorte. Ve ne era uno solo abbastanza sicuro e per arrivarci, avrebbe avuto bisogno di una mano.

*

-No, decisamente questo non è stato un piano geniale.- mormorò tra sé e sé Severus Piton schivando per un pelo un potente incantesimo di attacco. Doveva pensare in fretta ad una via di fuga o ben presto le cose si sarebbero fatte di più difficili con l’arrivo di nuove squadre di auror. Apparentemente l’unica via era attraverso il Paiolo Magico: peccato che fosse zeppo di auror e maghi del ministero in quel momento.
Severus fece saltare la vetrina di un negozio di calderoni con un bombarda ben piazzato e si avventurò all’interno dello stabile, almeno per tentare di trovare un campo di battaglia a lui più congeniale: in fondo se proprio doveva essere arrestato o peggio morire, almeno doveva farlo con stile. Cercando di ignorare il dolore al ginocchio, salì velocemente i gradini che lo separavano dal piano superiore del negozio. Si ritrovò in quello che pareva il magazzino. Si guardò attorno: niente finestre, maledizione. A questo punto doveva per forza...
-Stupeficium!-

-Che diamine...?-

Severus si voltò di scatto e con un abile colpo di bacchetta si protesse dallo schiantesimo con un ottimo protego non verbale.

-Oh, Potter, dovevo immaginare fossi tu. Ancora non ce la caviamo bene con gli incantesimi non verbali eh?- ghignò l’exprofessore di pozioni –Granger, potresti almeno tentare di insegnargli qualcosa, o forse preferisci pretare le tue attenzioni al qui presente signor Weasley?-

-Sta zitto Piton, non è certo per ascoltare tuoi monologhi che siamo qui.- replicò freddo il giovane ragazzo sopravvisuto, tenendo sotto tiro il mangiamorte –Ora pagherai per quello che hai fatto a Silente!-

-Lui si fidava di lei, era suo amico! Come ha potuto tradirlo così!?- intervenne Hermione.
-Non è mia intenzione discutere di questo con lei signorina Granger. Anzi, cerchiamo di concludere entro breve, fatti sotto Potter: prima ti mando al tappeto te ed i tuoi amici, prima posso andarmene da qui... leviocorpus!-
-Maledizione!- gemette Ron, mentre una forza invisibile lo afferrava per una caviglia e lo sollevava da terra facendolo levitare.

-Liberacorpus!- ribatté Hermione e Ron capitombolò dolorosamente a terra –A che gioco sta giocando? La smetta di prenderci in giro perchè se ne pentirà!-

-Reducto!- pronuncio Harry ed un calderone alla destra di Piton esplose, rivelandosi un nulla di fatto in quanto ancora una volta l’exprofessore sfoggiò la sua abilità negli incasimi non verbali e neutralizzò il colpo. Con due brevi cenni di bacchetta, Severus lanciò contro Hermione un ben assestato pietrificus totalus e contro Harry un semplice incantesimo gambe molli. Non era sua intenzione far loro troppo male ed anche se l’idea di giocare un po’ con Potter lo allettava, non poteva permettersi di altro tempo prezioso. Stava giusto puntando la bacchetta contro Ron quando...

-Almeno dimmi se ti ha fatto piacere!-

Mantenendo Ronald Weasley sotto tiro, Piton volse lo sguardo verso il giovane Potter, il quale ancora a terra lo fissava con occhi pieni di rabbia.
-Prego?-

-Hai capito benissimo: ti sto chiedendo se ti ha fatto piacere uccidere Silente!-

-Non sono affari che ti riguardano, Potter.-

-Lui si fidava di te!-

-Silencio!- urlò Piton e la voce del giovane Potter svanì in un soffio –Spavaldo, stupido Potter, mi sembrava di averti avvertito: non potrai mai vincere contro l’Oscuro Signore se è possibile renderti innocuo con due semplici incantesimi da primo anno!-

-Sectumsempra!- la voce del giovane Weasley lo raggiunse alle spalle.

-Protego!- riuscì a pronunciare Severus risolvendo il tentato attacco con un nulla di fatto. –Expelliarmus! Weasley, pensavo che tu ed i tuoi amici lo aveste capito da un pezzo: non mi batterete mai utilizzando i miei stessi incantesimi! Leviocorpus!-

-No, maledizione, non di nuovo!- esclamò Ron mentre ancora una volta veniva sollevato magicamente da terra per una caviglia.

Quello per Piton era certamente il momento migliore per darsi alla fuga, ma come sarebbe potuto uscire da Diagon Alley? Fu osservando il giovane Weasley appeso a testa in giù, che gli venne un’idea. L’ex professore sorrise compiaciuto, poi si voltò con l’intenzione di dirigersi verso le scale che lo avrebbero portato al piano inferiore. Un Potter decisamente fuori di sé dalla rabbia lo fissava torvo con i suoi profondi occhi verdi.

-Non guardarmi.- disse con fermezza, ma ovviamente quel testone di Potter non ubbidì. Severus odiava quegli occhi, glieli avrebbe volentieri strappati di dosso se avesse potuto.
-Non ti ucciderò Potter, o almeno non oggi. Immagino ti starai domandando il perchè di questa mia decisione. La risposta è molto semplice. Non hai sentito prima la Granger? Silente era mio amico.- continuò superandolo ed avvicinandosi alle scale –...e tu non sei mio amico, per questo ti risparmio la vita, Potter.-
I due si scambiarono un ultimo intenso, rabbioso sguardo, poi Severus si affrettò a raggiungere l’uscita.

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Capitolo 23
*** Chapter 23 - Strange events under the shower ***


VallyBeffy risponde:

X PICCOLA VERO: forse perchè mi piace descrivere anche i piccoli movimenti dei personaggi. Non mi reputo ancora molto brava in questo, ma spero di migliorare per cercare di rendere tutto più coinvolgente.
X ESSE (snappina): aspettati da me un severus molto più sadico in futuro
X MIXKY: .tenterò di essere sempre così rapida =)
X PACCY: non sono ancora sicura di voler far incontrare Sev e Eve così presto...

News da VallyBeffy
Scusate il ritardo di questo capitolo, ma sono stata impegnata nelle riprese di un film. Chiedo venia!
Ad ogni modo, questa esperienza mi ha dato modo di immaginare una possibile trasposizione cinematografica di questa fanfic (anche perché mi è stato proprio proposto di trasformare la fanfic in un film). No, non potrei mai farla diventare un film. Certo, se fosse una produzione hollywoodiana potrei anche farci un pensierino, ma non credo che un film sia in grado di rendere al 100% il mio scritto.
No, il mio Sev rimane cartaceo, per la gioia di voi tutti che potete così continuare a sclerare dietro ai piccoli indizi che dissemino in ogni capitolo.


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 23 – Strange events under the shower

Remus Lupin si materializzò di fronte alla porta di casa e subito si abbandonò ad un profondo sospiro: negli ultimi giorni ne erano successe di tutti i colori e chissà per quale ragione sentiva che le sorprese non erano finite. Non vedeva l’ora di potersi riposare qualche ora, ma prima doveva pensare a portare a termine il suo dovere. Portò le mani in tasca alla ricerca del mazzo di chiavi e quando lo trovò non ci pensò due volte ad aprire la porta d’ingresso ed entrare in casa propria. Per prima doveva mettersi in contatto con la professoressa McGranitt e per farlo avrebbe usato il camino. Sospirando, si levò la giacca e la posò sul logoro divano, per poi dirigersi verso un piccolo mobiletto sul quale giaceva un sacchetto. Lo afferrò e con esso si avvicinò al camino. Dall’interno del sacchetto afferrò un consistente pugno di polvere volante e lo lanciò nel focolare.

-Hogwarts, ufficio della preside McGranitt- disse con fermezza ed infilò il volto tra le fiamme. Immediatamente riconobbe l’ufficio della strega, un tempo appartenuto a Silente e si guardò attorno in cerca del volto di Minerva.
-Preside, la cercano.- disse dall’alto di una cornice Dippet, richiamando l’attenzione di Minerva sul focolare.
-Remus!- esclamò con sorpresa –Ci sono novità?-

-Le migliori.- rispose il mago –Eveleen Vane è stata liberata e potrei scommettere un sacchetto di galeoni che domani le sue foto saranno sulle copertine di tutti i giornali.-

-L’hanno liberata?-

-Capisco la tua sorpresa, è sembrano più che strano anche a me. Ci sono molte cose da chiarire al riguardo.-
-La ragazza come sta?-
-Non saprei dire se stia bene o male. A tratti sembra allegra, ma è chiaramente preoccupata da qualcosa. Non ha voluto raccontarci molto del suo soggiorno tra i mangiamorte, ma ha rivelato a me e ad Arthur di essere stata condotta alla presenza di tu-sai-chi due volte. Voleva il suo aiuto, ma nemmeno Eveleen ha saputo bene spiegarci perchè. Probabilmente i strattava di veleni.-

-Adesso dove si trova? Voglio parlarle al più presto.-

-Temo sarà difficile, Arthur l’ha condotta al Ministero da suo padre.-

-Allora posso dire addio alla speranza di parlarle...- rispose sospirando Minerva –Quando il ministro saprà della vicenda come minimo l’utilizzerà per far credere alla popolazione magica che l’Oscuro non è potente come sembra.-
-Non penso che Eveleen si lasci usare in questo modo. È una brava ragazza e sa il fatto suo nonostante la testardaggine. Ci sono speranze per la riapertura di Hogwarts?-

-Poche. Mancano alcuni insegnanti e gli studenti sono pochi, senza contare che se il ministero non ci dà i permessi, non possiamo fare nulla.-
-Mi domando se la liberazione della cara Eve possa giovare al malumore di Theodore e fargli cambiare idea su Hogwarts...- mormorò tra sé e sé Albus Silente, lisciandosi la barba nella sua cornice con aria distratta.

-Forse, ma non è detto. La paura gioca sovrana, in questo genere di casi.- intervenne Remus –Non credo che il ministro sia disposto a mettere in ulteriore pericolo i propri cari.-

-Dovremmo comunque tentare. Mandarò un gufo al ministro Vane e lo pregherò di venire ad Hogwarts per un consulto con me. Inoltre sarebbe un’ottima mossa cercare di convincere la figlia, Eveleen, ad accettare la cattedra che Albus aveva riservato per lei nel qual caso fosse...-
Minerva smise di parlare ed abbassò lo sguardo.

-Va tutto bene?-

-Sì, Remus, non ti preoccupare. Sono solamente un po’ confusa al riguardo...- la strega si voltò verso il ritratto di Silente e scambiò con esso un lungo sguardo –Certe volte ho come la sensazione che Albus lo sapesse.-

-Sapesse cosa?-

-So che è un pensiero orribile, ma davvero qualche volta ho l’impressione che Albus sapesse che sarebbe morto e persino chi l’avrebbe ucciso...-

-Se davvero lo avesse saputo non si sarebbe lasciato uccidere in quel modo assurdo. Era l’unica persona di cui tu-sai-chi avesse paura, sapeva di essere un elemento importante per portare a termine la guerra con una vittoria da parte nostra.-

-Ne sei proprio sicuro? Io ho seri dubbi dopo quella lettera scritta di suo pugno e giunta a me dopo la sua morte. Non si trattava di un testamento, ma quella sola richiesta da lui espressa, voglio realizzarla. Non so spiegare il motivo, ma voleva che quella ragazza insegnasse qui, nonostante non avesse alcun tipo di diploma o certificazione magica. Non riesco nemmeno a capire per quale ragione avesse scelto proprio quella materia...-

*

...oh yes, i’ll never forget that lips
no I won’t
...i’ll remember

oh and now, I know I’m lucky ‘cause I met you,
my pretty love.”

yes, my love
…i’ll remember”

Era assurdo il modo in cui quella vecchia canzone gli tornava in mente nelle situazioni più impensabili: sembrava quasi un bizzarro gioco del fato per ricordargli che il suo passato non poteva essere cancellato. Questo però Severus Piton lo sapeva bene e cercando di reprimere il sentimentalismo dei ricordi, uscì in strada pronto ad un nuovo scontro con gli auror. Come se non bastasse a rovinargli la giornata, l’idea che la sua vita fosse nelle mani della criminalità geniale di due ragazzini idioti il cui unico scopo nella vita era inventare scherzi, lo irritava non poco. Ebbene sì, l’unica possibilità che aveva di uscire da Diagon Alley tutto intero era riposta nei gemelli Weasley e nel loro negozio di scherzi. Il mangiamorte conosceva i due giovani abbastanza bene per poter credere che avessero deciso di sfidare il ministero con un bel camino illegale. Severus Piton pregò che lo avessero fatto. Crollare proprio ora, dopo oltre sedici anni di lotte e rischi sarebbe stato umiliante, nonché atroce. Aveva perso troppo per permettere all’Oscuro di portare a termine i suoi piani, non dopo quello che le aveva fatto.
Severus atterrò un auror e cercò di avanzare per Diagon Alley velocemente: il negozio dei gemelli non era molto distante, poteva vederne l’insegna a poche decine di metri. In un qualche modo a lui ancora sconosciuto, sarebbe arrivato all’ingresso dello stabile ed avrebbe cercato il camino incriminato. Se non lo avesse trovato o se la linea della metropolvere fosse stata bloccata, sarebbero stati guai seri. In tal caso, avrebbe dovuto marciare verso il Paiolo Magico, ma questa folle e suicida idea non lo allettava per niente.

*

L’acqua calda della doccia lo colpì sul capo, avvolgendolo con un’ondata di tepore. Remus Lupin non riusciva a smettere di pensare alle parole di Minerva McGranitt e all’ignoto legame che c’era tra Albus Silente e Eveleen Vane.

-Minerva, cerca di essere chiara, di quale cattedra si tratta?-

-Pozioni.-

-Pozioni!- mormorò tra sé e sé il mago, passandosi una mano fra i capelli. Non poteva non essere dello stesso avviso di Minerva e sentirsi confuso. No, Silente non poteva sapere che sarebbe morto di lì a breve. Non poteva sapere che sarebbe stato Piton a pronunciare l’anatema mortale. Non poteva sapere che ad Hogwarts sarebbe stata utile un’insegnante di pozioni. Albus non poteva averlo fatto, sapeva che con la sua morte sarebbe successo il finimondo e non li avrebbe mai lasciato solo l’Ordine di proposito.

Remus avvertì dei movimenti nella stanza a fianco.

-Ninfadora, sei tu?- domandò diventando subito irrequieto e domandandosi dove avesse lasciato la bacchetta scostò la tendina della doccia. La porta del bagno si spalancò di scatto ed un familiare viso femminile fece capolino: -Remus, sei qui?-
Un grido. No, due.
Il mago afferrò nuovamente la tendina e nascose il proprio corpo, mentre Eveleen Vane, viola in volto portò di nuovo a sé la porta nascondendovisi dietro.

-Cosa diavolo ci fai a casa mia?!- balbettò Remus sempre più confuso, cercando di ricordare dove avesse lasciato i vestiti –Come sei entrata?-

-Ho suonato il campanello e bussato, lo giuro. La porta non era chiusa bene e così io...-

-...così tu hai ben deciso di violare la mia privacy!-

-Mettila così,- rispose la magonò facendo capolino dal suo nascondiglio sorridendo –adesso siamo pari.-

-Pari un corno, io non ti ho vista nuda!- esclamò il lupo mannaro scostando la tendina quel tanto che bastava per spiare i movimenti della giovane donna –Ora, di grazia, vorresti uscire?-
I due si scambiarono un lungo sguardo: la testa di Remus Lupin assomigliava in modo imbarazzante ad un pomodoro, tanto che Eveleen non riuscì a non scoppiare a ridere.
-Sì può sapere cosa c’è di così esilarante?-

-Oh, nulla.- rise Eve –Semplicemente pensavo che staresti molto meglio senza quella tendina addosso.-
Remus fu preso dall’irrefrenabile impulso da lanciarle contro il primo oggetto contundente a portata di mano. Per la fortuna di Eve, si trattò solo di un pezzo di sapone.

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Capitolo 24
*** Chapter 24 - I've got a plan ***


VallyBeffy risponde:


X PICCOLA VERO: ... lo so, non ho continuato poi così presto XD
X PACCY: in ritardo osceno... ma ci sono!

News da VallyBeffy
In tremendo ritardo, di nuovo! Eh lo so, ma questo capitolo mi ha davvero dato problemi. Insomma, ho fatto diventare Diagon Alley una fortezza inespugnabile: non sapevo più come togliere Severus dai guai o anche solo smuovere la situazione. Forse però ho trovato un appiglio.


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 24 – I’ve got a plan

Remus Lupin apparve nel Paiolo Magico in una verde fiammata. Non ebbe il tempo di rendersi conto che il suo viaggio con la metropolvere era terminato che subito un mago dall’atteggiamento tutt’altro che amichevole afferrò lui ed Eveleen un braccio traendoli fuori dal camino.
-Presto, via dal camino! Al momento l’accesso a Diagon Alley non è consentito ai civili.-

-Come?- domandò Remus sistemandosi il colletto della camicia e guardandosi attorno poté finalmente notare il disordine e la confusione generale che regnavano nel locale.

-Spiacente, posso solo dirle che è attualmente in atto una operazione del ministero. La prego di andarsene, ma di non utilizzare la metropolvere, dobbiamo tenere la linea libera.- replicò il mago spingendo i due verso l’uscita, poi frettolosamente si allontanò.
-Me ne infischio del ministero. Forza, entriamo.- sbuffò Eveleen incrociando le braccia.

-Hai sentito quell’auror, Diagon Alley non è accessibile ai civili ora: evidentemente stanno passando qualche guaio. Dovrai aspettare che...-

-No, tu non capisci, non posso aspettare.-

-Non capisco perchè tutta questa fretta, la Gringott domani sarà sicuramente ancora lì. In fondo devi solo fare un prelievo...-
-Ho capito, andrò da sola.- sbuffò la ragazza oltrepassando il mago, ma questo era deciso a non lasciarla andare facilmente: si voltò velocemente e l’afferrò per un polso.

-Ho il leggero sospetto che tu non sia qui per andare alla Gringott.-
-Ah sì? Cosa te lo fa pensare?-
-Non so... il fatto che tu sia venuta a prelevarmi da casa costringendomi ad accompagnarti qui potrebbe essere uno dei motivi.-
-Tu vaneggi. Ora per favore lasciami andare.- ringhiò Eve tra i denti, mentre Remus la traeva a sé con forza. Ora i volti dei due erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, nonostante il lupo mannaro fosse un po’ più alto di lei.
-Lo farò solamente quando mi avrà raccontato il segreto che così tanto gelosamente custodisce, signorina Vane.- sussurrò Remus fissandola torvo.
Eveleen non si fece intimidire dal tono formale con cui il mago si era rivolto a lei e ricambiò l’occhiataccia.

-Non mi crederesti.- disse semplicemente.

-Mettimi alla prova.-

-Non ci penso proprio.- replicò acida Eveleen liberandosi dalla presa del mago con uno strattone.
-Cerca di ragionare, da sola non riusciresti mai a farti largo tra gli auror e riuscire ad entrare. Dimmi cosa sta succedendo.-
Eve si morse leggermente il labbro inferiore pensierosa: effettivamente Remus aveva ragione, non aveva speranza di entrare senza neanche un aiutino. I due si scambiarono un’altro lungo sguardo, ma furono interrotti da qualcuno che non si aspettavano di incontrare.

-Remus!- esclamò una voce femminile dal tono contrariato.
La magonò e il lupo mannaro si voltarono: Ninfadora Tonks li scrutava in malo modo a circa tre metri di distanza. Nulla di lei avrebbe fatto pensare ad una auror in missione. Indossava un paio di pantaloni militari ed una maglietta nera che faceva risaltare i capelli blu elettrico.
-Cosa ci fai qui e chi è quella?- continuò la metamorfomagus avanzando di qualche passo.

Remus Lupin desiderò di scomparire all’istante: -Non è come pensi, Ninfadora.-

-Smettila di chiamarmi Ninfadora!- sbraitò la giovane continuando ad avvicinarsi al lupo mannaro con aria minacciosa -“Sono troppo vecchio, malato, pericoloso”... invece guardati ora! Quanti anni avrà questa qui, eh? Venti? Diciannove?-

-Ventidue. Felice di rivederti, Dora.- la interruppe Eveleen, ma il suo tono di voce era tutto al di fuori di amichevole.

-Eveleen?- balbettò volgendo lo sguardo sulla ragazza. Erano tanti anni che non la incontrava e solo ora che la guardava con attenzione era riusciva a riconoscerla. Nonotante fosse più alta e decisamente più magra di come la ricordava, negli occhi aveva ancora la stessa rabbia del giorno in cui la loro amicizia era finita.

-Ascolta Remus, - continuò la magonò rivolgendosi al lupo mannaro –puoi anche non aiutarmi se vuoi, ma nulla riuscirà ad impedirmi di andare a Diagon Alley. Io devo entrare.-
Il mago non rispose e si limitò a fissarla incapace di prendere una decisione tanti erano i dubbi che aveva.
-Là dentro c’è l’unico amico che ho.- continuò la giovane donna indicando la porta sul retro del Paiolo Magico mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle –Io devo aiutarlo!-

*

-Bombarda!-
Vi fu un fragoroso boato e la porta d’ingresso di “Tiri vispi Weasley” saltò letteralmente in aria, uscendo dai cardini ed andando a scontrarsi con un grande espositore a pochi metri di distanza. Severus Piton si affrettò a fare il suo ingresso, cercando con lo sguardo l’unica sua via di salvezza: il camino, ma doveva trovarsi nella stanza sul retro perchè non riuscì a localizzarlo. Restare lì sulla porta, così vicino alla vetrina, non era il modo migliore per restare vivo o per lo meno in salute poichè qualsiasi auror avrebbe potuto vederlo e colpirlo. Con circospezione avanzò velocemente diretto al bancone dietro al quale si trovavano due porte che immaginò dovessero portare una al magazzino, l’altra alla stanza col camino. Aveva quasi raggiunto il bancone, quando si fermò di scatto: aveva compiuto un imperdonabile errore di distrazione.

-Qualcuno si è appena reso conto di essere nei guai.- rise una voce nota alle sue spalle e Piton non poté fare a meno di pensare che avesse ragione. Nonostante si trattasse di un giorno feriale, molti negosi avevano affisso alla porta o alla vetrina il cartello “chiuso”, in quanto erano in pochi in quel periodo a voler tenere aperta la loro attività con i mangiamorte in circolazione. Puntualizzato ciò, si può bene intendere il grave errore di Severus Piton: al momento del suo ingresso in negozio Severus non aveva notato nessun cartello segnalante lo stato di chiusura del negozio.

-Che dire, mai mi sarei aspettato un tale errore di distrazione da lei, professor Piton!- esclamò George –Direi che si è appena guadagnato una T e dieci punti in meno a Serpeverde, non è così Fred?-
-Sì è così, ma suggerisco di aggiungere una maledizione cruciatus se il qui presente Piton non posa la bacchetta.- replicò il gemello alzandosi dal suo nascondiglio dietro al bancone e sorridendo ampiamente al mangiamorte –Come immagino abbia capito è circondato. Cerchi di non opporre resistenza e faccia il bravo bambino, non vorrei sporcare il pavimento facendo saltare la sua unta testa dal resto del corpo...-

Severus Piton aveva sempre destato quiei due teppistelli dei gemelli Weasley e questa non poteva essere che una ulteriore prova della loro stupidità. Era vero, avevano il vantaggio di essere due contro uno, ma ciò non lo spaventava: il suo unico problema era quello di raggiungere il camino senza fare troppo male ai due poveri stolti Weasley.

-Le tue minacce non mi spaventano, Weasley.-

*


Ninfadora Tonks non aveva ben chiaro quello stava facendo, era stato l’istinto a farle afferrare il braccio di Eveleen Vane e a trascinarsela dietro fino all’ingresso di Diagon Alley. Superare i controlli era stato semplice: in fondo lei seppur imbranata era pur sempre un auror qualificato. Era bastato mostrare il tesserino e battibeccare un po’ con il responsabile di turno per permettere a lei, Eve e Remus di avere libero accesso a Diagon Alley. Contrariamente ad ogni aspettativa, Eveleen non tentò di liberarsi dalla presa: dall’espressione sul suo viso quando aveva iniziato a trascinarla Tonks non poteva che dedurre una grande sorpresa. Remus invece aveva inizialmente cercato di porre qualche domanda, ma con un burbero “non ora, tesoro” era riuscita a zittirlo senza particolari problemi.
-Dora, perchè?- riuscì finalmente a domandare Eve non appena oltrepassato l’arco d’ingresso.
Già, perché? Sapeva benissimo chi era la persona a cui tutti a Diagon Alley stavano dando la caccia e nonostante ciò non stava esitando ad aiutare Eveleen Vane nel suo obiettivo. La verità era che si sentiva in colpa. Proprio così, Ninfadora Tonks si sentiva terribilmente in colpa per quello che era successo circa undici anni prima tra lei ed Eveleen Vane e perciò sentiva il forte bisogno di aiutarla: il torto che le aveva fatto era troppo grande per restare con le mani in mano. Ninfadora non rispose alla domanda della giovane Vane e continuò a trascinarsela dietro lungo Diagon Alley fino a quando non notarono un folto gruppo di auror appostato fuori da un negozio.

-Ma quello è il negozio dei gemelli!- esclamò Remus sempre più confuso.

-Esatto e potrebbe essere anche un elemento positivo a nostro favore, se solo non ci fosse questo grande impiego di forze fuori dall’edificio...- mormorò Tonks tra sé e sé –Eveleen, sei proprio sicura di voler entrare lì dentro?-
-Sicura come la morte.- replicò la ragazza con decisione.
-Allora ascotami bene, perchè non mi ripeterò. All’interno di quel negozio c’è un camino, dì al tuo amico di utilizzare quello per fuggire e di farlo alla svelta!-
-Impossibile: tutti i camini sono bloccati.-

-Non quello di Tiri Vispi Weasley, è collegato illegalmente alla metropolvere.-

-Fred e George hanno un camino illegale in negozio? Ninfadora, come mai ho la netta sensazione che tu centri qualcosa in tutto questo?- domandò Remus a dire il vero per nulla sorpreso della novità.

-Di questo parleremo un’altra volta, ora non c’è tempo. Lasciate fare a me, quando vi farò un segnale voi potrete entrare all’interno del negozio. Siate veloci, mi raccomando. Remus non guardarmi con quella faccia, per una volta fidati di me, ok?-

-Non ho intenzione di partecipare ad un piano di cui non ho la minima idea. Insomma, è pieno di Auror, è chiaro che la persona che stanno cercando di acchiappare è un poco di buono.-
-In cosa consiste il segnale?- domandò Eveleen ignorando completamente le lamentele di Remus.

-Lo capirai a tempo debito.- rispose Tonks con un cenno del capo.

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Capitolo 25
*** Chapter 25 - Reunion ***


VallyBeffy risponde:


X PICCOLA VERO: "in fretta" purtroppo non è stato poi così in fretta
X PACCY: li volevi assieme? E allora gustati questo capitolo!

News da VallyBeffy
Sempre più in ritardo... questa volta sono passati due mesi prima che io riuscissi a completare questo capitolo. Non avete idea di quanto ci abbia ragionato sopra per riuscire ad ottenere qualcosa di decente! E' stato peggio di un parto!!!

Ad ogni modo, a partire dal titolo "Reunion" immagino che tutti i fan della coppia Sev/Eve stiano esultando, mentre mi piacerebbe sapere i fan della coppia Rem/Eve, Bill/Eve e Lucius/Eve cosa pensano di tutto questo! =)
Hey, si potrebbe quasi fare un sondaggio... ma sì, facciamolo!
Qual'è la vostra coppia preferita di questa fanfiction?


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 25 – Reunion

-Remus, cerca di non perdere il controllo quando sarai là dentro.- aveva detto Tonks accarezzandogli il viso, poi si era allontana di fretta prima che il lupo mannaro potesse obiettare qualcosa. Quella di Ninfadora era stata una mossa abile e ben ponderata: la strega sapeva che dire a Remus dell’identità dell’amico di Eveleen sarebbe stato contro producente. Come tutti coloro che avevano voluto bene ad Albus, Remus non vedeva l’ora avere Severus Piton per le mani per fargli pagare tutto il male che aveva provocato e Tonks, arrampicandosi su una grondaia su un tetto di un negozio, pregò che il lupo mannaro restasse lucido abbastanza per non commettere pazzie. Sapeva benissimo che se il suo piano fosse andato in porto tutto ciò le sarebbe costato una litigata più che furiosa con l’amore della sua vita, ma era un sacrificio che poteva affrontare. Arrivata in sul tetto, si appostò dietro al camino dello stabile e tirò un profondo respiro preparatorio: quello che stava per fare poteva nuocere gravemente, se non letalmente, alla sua salute. Chiuse gli occhi per un istante e lasciò che la sua magia di metamorfomagus si mettesse al lavoro per donarle le sembianze dell’uomo più ricercato di tutta Londra, Severus Piton.

-Che Dio me la mandi buona...- sussurrò tra sé e sé sbucando fuori dal suo nascondiglio e facendo leva con le braccia per salire in piedi sul camino. Dalla sua posizione poteva godere di una privilegiata visuale sugli auror che stavano chiaramente organizzando l’assedio a “Tiri Vispi Weasley”. Doveva attirare l’attenzione, ma come? Sicuramente doveva creare un po’ di scompiglio per farsi notare ed il modo migliore era sicuramente lanciare un incantesimo contro qualcuno. Lentamente osservò uno per uno gli auror presenti, quando il suo sguardo si posò su quell’imbranato di Letterman. Giunti a questo punto è doveroso specificare che Ninfadora Tonks odiava Ludvig Letterman più di chiunque altro. Terribilmente irritante e lecchino dei superiori, era dal giorno in cui Tonks aveva fatto il suo ingresso nel corpo auror che le avanzava continue proposte indecenti e squallide. Insomma, fargli passare un brutto quarto d’ora non le sarebbe dispiaciuto. Scelta la preda, con un guizzo sadico negli occhi, Tonks pensò che uno schiantesimo poteva essere più che indicato.

-Stupeficium!- esclamò ricca di gaudio, rivolgendo l’incantesimo al perfido Letterman. Il colpo fu devastante: peccato che Tonks avesse una mira decisamente infima ed invece di colpire Ludvig Letterman, colpì il suo vicino.

-Maledizione, mai una volta che me ne vada bene una!- mormorò tra sé e sé, mentre tutto l’esercito di auror sotto di lei si guardava attorno per capire da dove fosse stato lanciato l’incantesimo. In pochi istanti, come calamitati, tutti gli auror avevano fissato lo sguardo su di lei o meglio, su quello che pareva essere in tutto e per tutto Severus Piton.

-Bene, è tempo di fuga strategica!- esclamò la strega e appiattendo il più possibile le braccia al corpo, con un leggero balzo sì lasciò cadere dentro al camino.

*

Uno schiantesimo fendette l’aria ed andò a colpire un auror posto in seconda fila, di fronte al negozio di scherzi dei gemelli Weasley. Il forte schianto fece sobbalzare Eve, la quale si avvicinò a Remus in cerca di protezione. Quest’ultimo però non sembrava spaventato, bensì alzò lo sguardo alla ricerca di colui o colei che aveva lanciato quell’incantesimo.

-Piton!- esclamò vedendo la figura dell’odiato mangiamorte ergersi in cima al camino del negozio all’altro lato della strada. Immediatamente la mano gli scattò alla tasca dei logori pantaloni alla ricerca della bacchetta, ma non fece in tempo a sfoderarla che subito Eveleen si intromise afferrandogli il braccio destro.
-No! Non farlo!- gridò cercando di trattenere il mago con tutte le sue forze –Commetteresti un grave errore!-

Remus però non l’ascoltò e si liberò della ragazza spingendola via e facendola cadere pesantemente a terra. Quando finalmente riuscì ad alzare la bacchetta in direzione del camino, Severus Piton era già scomparso e a Diagon Alley regnava il caos più totale.

-Stupida! Potevo eliminarlo, non mi capiterà mai più un’altra occasione del genere!- urlò il lupo mannaro con rabbia, mentre Eveleen si rialzava imbronciata.

-No, qui lo stupido sei tu! Quello era il segnale di Dora.- replicò cercando di dare una spinta a Remus –Quella era Dora! Severus non ha quella postura e nemmeno quello sguardo!-

Remus non rispose, ma il repentino cambio di espressione del suo viso fece intendere ad Eveleen che il mago non aveva buone intenzioni. Nei suoi occhi non c’era più quella gentilezza con una leggera velatura di malinconia, ora il suo sguardo era cupo, serio, freddo. Eve sapeva che era decisamente in collera con lei e quando gli occhi dell’uomo si spostarono sul negozio di scherzi, la magonò capì cosa stava pensando. Senza dire una parola, gli afferrò il braccio con forza e Remus tornò a fissare la giovane. I penetranti occhi grigio perla di Eveleen non lo osservavano più con dolcezza, bensì con ardore e inimicizia.
-Non ti permetterò di fargli del male,- disse la magonò –farò tutto ciò che è in mio potere per impedirtelo.-
Nonostante Eveleen conoscesse Remus da poco aveva capito esattamente che tipo di persona era. Le era bastato guardarlo negli occhi per capire che quella tristezza che sempre velava le sue iridi non era altro che rabbia repressa. Se avesse avuto Severus per le mani, lo avrebbe sicuramente ucciso, ma Remus Lupin non aveva né la forza né il cuore di un assassino.

-Vuoi ucciderlo, non è così?- domandò la magonò, ma il mago la ignorò ed iniziò ad avanzare verso il negozio, liberandosi con un gesto rude dalla presa della ragazza.

-Sii obiettivo, sai benissimo anche tu che non ce la farai!-continuò Eve affrettandosi a raggiungerlo, ponendosi di fronte a lui per bloccarlo.
-...e chi mi fermerà? Tu?-

-No, lui.- rispose posando l’indice sul petto del mago, all’altezza del cuore. Remus guardò nel profondo grigio degli occhi della ragazza ed una grande amarezza lo pervase. Quella determinazione, quello sguardo, li aveva già visti su un altro viso molti anni prima, ma vivo e candido nella sua memoria più che mai. Remus spinse violentemente Eveleen, la quale cadde di lato a terra, in ginocchio. Con passo veloce portò la bacchetta di fronte a sé ed avanzò verso l’ingresso del negozio.

*

-Sectumsempra!-

George Weasley sbalzò all’indietro finendo contro un espositore di scherzi commestibili, facendo cadere un cestino pieno di mou mollelingua che si sparpagliarono sul pavimento.

-Bastardo...- mormorò tra i denti, portando una mano alla fronte, dove si era aperta una lunga ferita.
-Esil...- iniziò Fred, mentre Severus Piton si preparava a difendersi, ma entrambi si bloccarono quando un forte lampo illuminò con forza l’intero negozio. Che si trattasse di un attacco degli Auror il mangiamorte non riuscì a capirlo in quanto ancor prima che egli riuscisse a rendersi conto di cosa stava avvendendo, sentì un forte tonfo e le pareti del negozio vibrare: qualcosa di a lui ignoto e pesante doveva essersi schiantato contro di esse.
-Ecco, stanno venendo ad arrestarti. Arrenditi, non hai scampo!- esclamò Fred mantenendo la bacchetta puntata contro il mangiamorte.

-Così tu credi.- pensò sarcastico Severus, per nulla convinto di essersi giocato l’unica possibilità che aveva per farla franca. Qualsiasi fosse stato l’incantesimo che aveva prodotto quella luce, era stato lanciato fuori dal negozio e probabilmente gli auror dovevano avere problemi per non entrare subito e dare inizio alle danze. Il mago si sentì sollevato: aveva a disposizione qualche momento in più per la fuga.

-Esilio!- esclamò Fred e con un colpo di polso l’incantesimo scaturì dalla sua bacchetta.

-Protego!- si difese repentino Piton, ma alle sue spalle una nuova voce aveva già pronunciato uno schiatesimo.

-Arceo!-
Severus Piton si voltò, chiudendo gli occhi per un istante ed aspettando il colpo secco dell’incantesimo abbattersi su di lui con violenza, ma questo non arrivò mai. Qualcosa di discretamente pesante rovinò su di lui, facendo piegare le sue malandate ginocchia e facendolo cadere sul pavimento, mentre un buon odore di muschio bianco gli inondava le narici.

-Stupida, non dovevi intrometterti!- ringhiò Remus Lupin dall’ingresso, avanzando nel negozio ed affrettandosi a controllare con una occhiata lo stato di salute di Fred e George.
Nel frattempo, il peso che aveva colpito Severus emise un gemito di dolore affondando nel suo torace. Il mago si sollevò lievemente facendo leva sul gomito destro e riconobbe Eveleen Vane piegata in due dal dolore, con le braccia strette attorno allo stomaco. Avrebbe dovuto immaginare che quella pazza logorroica non si sarebbe tenuta lontana dai guai troppo a lungo, ma certo non poteva aspettarsi di ritrovarsela attorno.

-Finalmente ci incontriamo di nuovo, Mocciosus.- disse Remus torreggiando minacciso sul mangiamorte.

-Lascialo stare...- sussurrò con affatto Eveleen, scoccando al mago un’occhiata furente e cercando di alzarsi in piedi, ma Severus la cinse con un braccio e la portò di nuovo a sè.

-Sta zitta.- le ringhiò all’orecchio con collera.

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Capitolo 26
*** Chapter 26 - Forever friends ***


News da VallyBeffy
Oh cavoli! Sono passati mesi da quando ho postato l'ultimo capitolo!
Chiedo umilmente perdono!!!
...e dire che questo capitolo è pronto da tantissimo tempo...


Fatture orcovolanti in arrivo per tutti coloro che non commentano! =)

VallyBeffy

Non sono un assassino

Chapter 26 – Forever friends

-Se pensi di aver vinto la partita Lupin, ti sbagli di grosso.- Piton puntò la bacchetta contro la ragazza sfiorandole leggermente la tempia destra –Vediamo se avrai il coraggio di colpire la giovane figlia del ministro Vane.-

Eveleen poteva sentire il calore del corpo di Severus Piton contro la sua schiena: il dolore causatole dall’incantesimo che l’aveva colpita sembrava essere sparito nello stesso istante in cui il mago, con un rude gesto, l’aveva portata a sé. Nessuna paura abitava il suo cuore: non le avrebbe mai fatto del male, ne era più che certa.

-Il tuo comportamento non mi sorprende, ancora una volta tradisci l’unica persona che ti aveva dimostrato amicizia. Lascia la ragazza e risolviamo la questione tra noi.-

-Parli come se mi conoscessi bene, Lupin,- rispose Severus, alzandosi da terra continuando a tenere Eveleen stretta a sé –ma la verità è che non mi conosci affatto.-

-Severus...- iniziò Eve, ma il mago l’interruppe immediatamente chiudendole la bocca con la mano sinistra.

-Ti ho dato la possibilità di tornare alla tua vita e tu l’hai sprecata.- le sussurrò all’orecchio –Non dovevi venire, non mi serve il tuo aiuto.-
-Stupido!- esclamò la magonò –Se continui così ti farai ammazzare!-

-Chi ti dice che non sia esattamente quello che voglio?- replicò il mangiamorte spingendo Eveleen contro Remus e puntando la bacchetta verso Fred –Stupeficium!-

-Expelliarmus!-

La bacchetta di George sfuggì al suo controllo, scivolandogli via dalle mani, mentre Ninfadora Tonks con affanno faceva il suo ingresso nel negozio.

-Tonks, ma cosa...!?- iniziò George, ma la metamorfomagus lo bloccò con un incantesimo silenzioso.

-Non c’è tempo per parlare, limitatevi ad ascoltarmi!- esclamò la strega –Gli auror hanno trovato Harry, Ron e Hermione in uno dei negozi qui vicino, dobbiamo correre subito ad aiutarli o verranno portati al ministero!-

-Stai mentendo, è solo una scusa per permettere a Piton di fuggire.- asserì Remus, allontanando con violenza Eveleen da sé.

-No stupido, sto dicendo la verità.-

-Allora perchè mi stai aiutando?- domandò il mangiamorte.

La giovane strega spostò su di lui lo sguardo: Ninfadora Tonks e Severus Piton si fissarono cupi.

-Non sto aiutando te, ma lei.- rispose fredda la metamorfomagus.

-Qualsiasi cosa sia successa in passato tra di voi, per rimediare ad un torto vuoi davvero permettere all’assassino di Silente di fuggire?- esclamò Remus, sconcertato dalle azioni dell’amata.

-Se lei si fida... mi fido anch’io.- spiegò Tonks abbassando lo sguardo pur di non incontrare gli occhi delusi del compagno.
-Il camino sul retro è collegato alla metropolvere illegalmente, devi fuggire- spiegò Eveleen a Severus, strattonandolo per il braccio –e devi farlo immediatamente!-
-Dovresti andare con lui, se resti...- intervenne Tonks –verrai portata ad Azkaban.-

-Non può restare con me, è fuori discussione.- replicò Severus aspramente –Non sono certo una balia!-

-...e non lo diventerai.- Eveleen sospirò continuando a stringere il braccio del mago –Sono una magonò, non farei altro che rallentare la tua fuga. Preferisco rimanere qui e cercare di sistemare le cose. Non mi interessa quello che costerà, affronterò persino il ministero se sarà necessario, io...-

-Ascoltami bene ragazzina, - ringhiò tra i denti il mangiamorte, afferrandola per le spalle e costringendola a guardarlo dritto negli occhi –qualsiasi cosa stia architettando quella tua testaccia di legno, dimenticala. Non mi serve il tuo aiuto né mai mi servirà, hai capito? Vuoi davvero fare qualcosa per me? Nasconditi. Per una qualche sconclusionata ragione Silente ti ha scelta per custodire i suoi segreti, non deluderlo.-

-Ma io...!-

-Questo non è un gioco Vane!- sbottò il mago, scambiando con la giovane un intenso sguardo, per poi rivolgersi a Tonks –Nascondila. Non mi interessa come, ma l’Oscuro non deve trovarla.-

*

-Sev...-

-No, non puoi seguirmi.-

Quando una fiammata verde avvolse Severus Piton ed egli vide sparire il negozio di scherzi dal suo campo visivo, nella sua mente erano già impressi in modo indelebile gli occhi di Eveleen Vane. Avevano preso due strade diverse, probabilmente non si sarebbero più rivisti, ma Severus non avrebbe dimenticato facilmente quell’ultimo sguardo che si erano scambiati. I suoi occhi grigi non avevano lasciato trasparire paura, bensì apprensione ed una incolmabile tristezza.

-Sei mio amico, non posso lasciarti andare così...-
-No Vane, non sono tuo amico. Se lo fossi prima o poi finirei con l’ucciderti.-

Ancora una volta non riusciva a capire per quale ragione la magonò si fidasse di lui tanto da mettere in pericolo il futuro delle persone a lei vicine. Ripensandoci, probabilmente la giovane non aveva nemmeno notato l’anello di Ninfadora Tonks, identico a quello al dito di Remus Lupin.

-Sev?-

Severus si voltò e guardò Eve dubbioso per qualche istante. Una sola persona aveva il permesso di chiamarlo Sev e non rispondeva certo al nome di “Eveleen Vane”. Lei sorrise ampiamente ed allungando la mano verso la sua maschera d’argento sussurrò alcune parole.
-Questa non ti serve più.-

...e non aveva mosso la minima obiezione a quel gesto.

*

Il treno viaggiava veloce e fuori dal finestrino il paesaggio scorreva come la pellicola di un film. Alla fine di Agosto mancavano solo una manciata di giorni e poi, con l’autunno, sarebbero arrivati i primi venti freddi. Ancora stentava a credere a ciò che aveva fatto: stava rischiando tutto ciò che aveva di più caro per un motivo che nemmeno aveva ben chiaro.
-Ti ringrazio.-
Ninfadora Tonks spostò lo sguardo sulla giovane magonò seduta di fronte a lei. Eveleen Vane fissava imbarazzata il pavimento, con i pugni nervosamente stretti sulle gambe.

-Ho... rovinato tutto vero?- continuò Eve –Insomma, tu e Remus... voi state insieme e...-

-Siamo sposati.- precisò Tonks ed Eveleen immediatamente alzò lo sguardo su di lei. Anche se conosceva Remus da poco tempo aveva capito che tipo d’uomo era e non era certa che fosse in grado di perdonare un’azione del genere: Tonks aveva messo a rischio il suo matrimonio permettendo a Severus di fuggire.

-Non l’ho fatto perchè voglio il tuo perdono- annunciò Ninfadora parlando lentamente mentre gli occhi le divantano leggermente lucidi –perchè nemmeno io riesco a perdonare me stessa per quello che ti ho fatto. Non mi sorprendo che tu mi odi...-

-Dora io non ti odio.-

Quella frase fu come una boccata d’aria fresca in una calda giornata estiva per l’animo di Ninfadora Tonks.

-Ho tentato per anni di odiarti, ma non ci sono riuscita. Quelle dure parole e gli sguardi gelidi che ti ho rivolto quelle poche volte che ci siamo incontrate negli ultimi anni erano solo un blando tentativo di dimostrare a me stessa di avere un po’ d’amor proprio. Mi sentivo tradita, tu mi avevi abbandonata proprio quando avevo più bisogno della tua amicizia e del tuo sostegno...-

-Non ti scusare perchè non devi. Ti ho rivolto parole molto dure e tu avevi appena saputo di essere una magonò. Sapevo quanto contava per tuo padre vederti ad Hogwarts e quanto tu stavi male per non potere realizzare le sue aspettative, ma sono comunque stata superficiale. Sono stata una stupida.- Ninfadora sospirò profondamente –Io mi fido di te Eve, per questo quando hai chiesto aiuto per entrare a Diagon Alley non ho esitato a dartelo. Volevo salvare la persona che era riuscita a darti l’amicizia che io non ho potuto.-

-Severus è una brava persona, non è un assassino. Mi fido di lui.-

-...ed io mi fido di te, per questo l’ho lasciato andare.-

Le due giovani donne si scambiarono un lungo sguardo, sorridendo.

-Dora, sono felice di averti ritrovata! – esclamò Eveleen affrettandosi ad abbracciarla -Ti voglio bene.-

-Ti voglio bene anche io.-

Eveleen si volse verso il finestro e guardò l’orizzonte: -Tutto questo è molto buffo. Ci sono voluti anni, ma ora siamo finalmente insieme sul treno diretto ad Hogwarts. E sai una cosa? Finalmente mi sento felice.-

Eve portò la mano al collo ed iniziò a giocare con la catenina dal ciondolo a forma di chiave, che ancora portava al collo.

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