Born to Kill

di Dark Creator
(/viewuser.php?uid=13676)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Born To Kill



Mi lasciai scappare un lieve gemito.
Avevo fatto male ad abbandonare camera mia, il mio letto e i miei soldatini in plastica per assistere ad una situazione così strana e complicata. Non mi erano famigliari quelle urla e nemmeno quelle espressioni difficili da decifrare.
Con la mente, più che altro con la fantasia, cercai di rendermi piccolo, quasi invisibile. Non riuscivo a parlare, le braccia tese il più possibile e i pugni serrati iniziavano a farmi male, così inizia anche a tremare.
Dannazione, perché stavano gridando tutti e due? Non potevano sedersi e parlare?
-MA NON CAPISCI CHE HAI UNA FAMIGLIA? HAI UN FIGLIO ACCIDENTI! HAI UN FIGLIO DI SOLI DODICI ANNI!-
Parlavano di me, avevo fatto qualcosa di sbagliato? Eppure mi avevano sempre detto che ero un bravo ragazzo.. forse mia madre si era ricreduta..
Mi venne un tuffo al cuore, ricordai di un mio amico che una volta mi raccontò che i suoi genitori, dopo tante urla e insulti, si erano separati e l’avevano costretto a vivere assieme a suo padre.
La scena che mi immaginavo era simile a quella che vedevo scorrermi davanti agli occhi, senza che io potessi agire.
-DONNA, POSSIBILE CHE ANCHE TU NON CAPISCA L’IMPORTANZA DEL COMPITO CHE MI È STATO FIDUCIOSAMENTE ASSEGNATO? MI VUOI DISONORARE? VUOI DISONORARE I SHIROGANE?-
Mia mamma si zittì improvvisamente e si immedesimò in una cosa che fanno solo i neonati venuti al mondo da poco, iniziò a piangere.
Guardava suo marito con gli occhi pieni di compassione e del desiderio di poter fermare tutto.
Non mi sarei mai scordato quello sguardo.
-È pericoloso.. resta qui.. con noi.. ti supplico amore mio.. -
Mio padre respirò rumorosamente, poi si infilò il suo solito impermeabile nero e si indirizzò deciso verso la porta.
Mia madre crollò a terra coprendosi il viso con due mani.
-Dove vai?-
Sussurrai io abbastanza forte perché mi potesse sentire. Colto alla sprovvista lui si girò verso di me, mi venne incontro, mi posò una mano sopra la testa, e mi scompigliò appena la lunga frangia bionda che portavo.
-Ryo, prenditi cura della tua mamma, avrà bisogno di te.-
-Ma dove vai?-
Ridomandai sperando invano che mi rispondesse.
-Stai vicino alla mamma, okay? Mi fido di te.. -
Ma io non volevo che si separassero! Non mi piaceva la piega che stavano prendendo le cose, non mi piacevano i singhiozzi affannati di mia madre, non mi piaceva il modo in cui si stava comportando mio padre!
Prima che potessi ribattere lui stava di nuovo andando via. Istintivamente un forte dolore mi colse come un fulmine a ciel sereno e una voce rotta e straziata, che non sembrava nemmeno la mia, rimbombò nella sala:
-CHE COSA TI HO FATTO, PAPÀ ?-
Ma quest’ultimo non proferì parola. Uscì sbattendo la porta, che io dopo poco con uno scatto riaprii. Pioveva, e l’unica cosa che rimaneva di mio padre era solo una sagoma che sfocava sotto l’acquazzone.
-PAPÀÀÀÀÀÀ!!!-
Urlai con tutte le mie forze e la gola cominciò a bruciare. Lo guardai sparire, dopodichè rincasai.
Lei era ancora lì.
-Bastardo.. -
Mormorò battendo i pugni sulle piastrelle.
-BASTARDO!-
Mi avvicinai lentamente con un cuore che stava per esplodermi nel petto.
Le sfiorai appena la spalla con due dita, ma continuò a singhiozzare.
-Ci ha abbandonati.. MA CHE SE NE VADA! QUEL BASTARDO!-
I miei occhi erano stanchi di vedere, come le mie orecchie di sentire, perché quello che stava accadendo non poteva essere vero.
Corsi in camera mia e mi buttai sul letto, affondai la faccia nel cuscino sperando che potesse soffocare tutto il presente facendolo diventare un lontano passato.
Ma l’unica cosa che stavo soffocando era me stesso.
Mi pervase una strana sensazione di vuoto e nausea, la stessa che mi accompagnò fino ai sedici anni, con una madre che non si riprese più e che con gli occhi vuoti tentava l’indifferenza ogni mattina.
Papà non tornò mai a casa.
E anche se fosse tornato, non penso sarebbe stato il benvenuto.
Sicuramente non potevo comparare la sua partenza improvvisa alla scomparsa dei sorrisi sul volto candido e delicato di mia mamma.
Ma da quella sera, la sera in cui rimasi veramente solo, l’unica cosa che rimpiansi di più fu non aver trovato il coraggio di reagire, facendomi scorrere tutto davanti come un film interminabile.
Ricordo che stavo leggendo un libro, un romanzo esattamente.
La donna che abitava con me era intenta a raccogliere dell’insalata nell’orto dietro casa, quando avvertì qualcosa, uno strano male alla testa che mi distraesse dal testo adagiato sul tavolo della cucina.
Non ci feci troppo caso, finché un urlo orrendo mi fece istintivamente alzare in piedi e correre fuori, dove si trovava lei.
Nel momento in cui vidi, non pensai più a nulla.
Si azzerò tutto.
Era buio.
Una sostanza nera copriva la terra coltivata.
Trattenei il fiato.
Un qualcosa di orribile teneva per i capelli mia madre.
La testa, di mia madre.
Ciocche bionde e lunghe le coprivano l’espressione.
La sagoma mi guardò con gli occhi assetati di sangue poi, sadicamente, sorrise.
Credo fosse stato il sorriso più sincero e rilassato che avessi mai visto.
I capelli rossi e crespi cadevano sulle spalle di un corpo magro, coperto da un vestito lungo e nero.
-Non ti farò del male. -
Affermò con tono grave. Poi guardò la testa che ancora teneva tra le mani.
-Ora sei solo, come lo sono io. -
Disse scaraventando la faccia vicino a me.
Io deglutii a fatica.
Senza aggiungere altro, quel fantasma venuto dal nulla scomparve.
Rimasi immobile ad ascoltare il silenzio.
-Mamma.. -
Quella parola che dissi senza voce, si perse.
Chiusi gli occhi cercando di pensare all’ultimo bel ricordo che possedevo appartenente alla donna che era stata abbandonata anche dalla vita.
Riaprii gli occhi, perché non c’era nulla di suo nella mia testa.
No! Dovevo ricordare!
Disperato li richiusi, e mi concentrai.
La luce la vestiva di calore, sorrideva.
Raccontava di favole mai scritte, fantasie, cullandosi sulla sedia a dondolo del nonno, tenendomi sulle sue ginocchia.
Mi accarezzava il viso con una mano, e quando smise mi diede un bacio sulla fronte.
Sorrise di nuovo.
Volevo vivere ancora un po’ lì con lei, nel passato, non mi andava di riprendere il presente. Non ne sarei stato capace.


Mi svegliò un batticuore devastante, seguito da un forte ansimare, che presto finì quando iniziai a guardarmi intorno, realizzando che tutto quello di cui mi ero ricordato non mi apparteneva più da anni.
Percepii il lieve formicolio sul collo e sulla fronte prodotto dal sudore.
Mi alzai in piedi indossando il mio solito giubbotto nero contenente le mie care compagne sigarette, che prontamente inizia a consumare tirando un calcio ad un fagotto accanto al mio.
-Ahi! Mi hai fatto male! -
Sentenziò il sacco a pelo, facendo uscire un giovane con i capelli lunghi e castani.
-Sveglia, dobbiamo incamminarci. La città non è lontana da qui. -
Con disapprovazione pulì il suo “letto” dalle foglie secche del bosco, poi mi rivolse uno sguardo contrariato, ma subito capì il motivo di tanto fastidio, anche perché mi stava guardando in un punto preciso.
-Prima di tutto, penso che come minimo, di prima mattina, non bisognerebbe mettere in bocca quegli oggetti del suicidio! -
Disse indicando la sigaretta che andava consumandosi man mano.
Sbuffai divertito.
-Secondo: la gente NORMALE sveglia la gente NORMALE con un po’ di delicatezza! Tu di quest’ultima hai quella di un elefante! -
Risi appena, notando come aveva inciso nella frase la parola “normale”.
-Kei, quando mai io e te siamo state persone normali? -
-Parla per te! -
Rispose offeso.
-Adesso però andiamo, eh? -
Conclusi mettendo la spada nella propria fodera.

To be continued..

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



-Oh Mio Dio.. è orribile..-
-Già..-
Commentò Ryo storpiando la faccia in una smorfia.
-Sicuro che sia lei quella che dobbiamo salvare? Forse abbiamo sbagliato persona! Cioè, ci avevano parlato di una ragazza, non di.. dai sì insomma.. un uomo!-
-Smettila Kei, invece di pensare a quello, pensiamo a come distrarre gli altri!-
Mentre i due personaggi dietro ad un cespuglio continuavano a confabulare sul da farsi, quattro enormi esseri stavano accerchiando avidamente una “ragazza” disperata che si guardava attorno senza sosta. Era una “fanciulla” molto particolare. Aveva spalle larghe, praticamente niente di seno e dalla faccia quadrata, a tratti spigolosa, facevano la loro comparsa dei peli. Più precisamente sotto il naso e tutto ciò incorniciava il viso con dei baffetti semi trasparenti per via della sua carnagione chiara.
-Ma certo! Serve un’esca! Già..-
Sospirò voltandosi verso il suo vicino con un’espressione supplichevole.
-Vorrei aiutarti Ryo, ma non so davvero che pesci pigliare!-
Il breve tratto di labbra del biondo si allargò in un sorriso, seguito da uno sguardo che sembrava volesse dire: “Dai che ci puoi arrivare da solo..”
Dopo avere osservato l’altro, il castano spalancò le palpebre e rise ironicamente.
-Scordatelo!-
-Dai, si tratta di una cosa di pochi secondi!-
-No! Mi rifiuto categoricamente!-
Ringhiò cercando di trattenersi.
-Va bene..- sentenziò l’altro
-Devo sempre impormi per farti capire!-
Ryo rise.
-Capire cosa?- chiese ironico.

-Ehm.. salve!-
Annunciò un giovane sbucato dai cespugli coprendosi il viso con un mantello nero.
*Lo uccido, lo uccido, lo uccido!*
Pensò tra sé e sé toccandosi con una mano il fondoschiena marcato dalla suola di una scarpa.
Tutti si girarono a guardare il nuovo arrivato, quando una sagoma sbucata dal nulla prese una rincorsa e attaccò il demone più vicino. Con una veloce mossa di spada gli mozzò la testa che scivolò a qualche metro di distanza dal corpo.
-Il primo è andato.-
Proclamò Ryo. Un stupendo ragazzo di diciannove anni con dei meravigliosi capelli biondi, simili a delle spighe di grano che vedi muoversi al vento. E per finire il capolavoro che Madre Natura aveva creato, possedeva magnetici occhi azzurri, copia praticamente uguale del colore del cielo in primavera.
Prima che gli altri potessero fare qualcosa, il giovane si avvicinò ad un altro che gli era stato solo a qualche metro di distanza e con lo stesso gesto di prima, gli ghigliottinò la testa. Anche quella scivolò lontano dal corpo e lui scrollò la spada da quel liquido rossastro che stava luccicando per tutta la sua lunghezza. Sangue di coloro che era destinato a uccidere.
Guardò il terzo demone. Un essere alto il doppio di lui, con sembianze umane ma dal colorito un po’ particolare. Di un verde oliva molto scuro.
Si guardarono dritto negl’occhi, per poi cominciare ad avanzare in cerchio. Ognuno seguiva l’altro senza mai abbassare la guardia oppure distogliere lo sguardo. Alla fine, il primo a stancarsi fu Ryo che si inchinò leggermente formando un allineamento perfetto con il terreno. Aggiustò la lama in modo tale che la luce solare si riflettesse e fatto ciò cominciò il suo attacco. Corse nella direzione dell’avversario e a qualche metro di distanza spiccò il volo per poi cadere, dolcemente sopra ad esso. Con un rapido gesto della spada volle tagliarli definitivamente la testa, unico modo per uccidere il demone, ma l’essere fu più svelto di lui. Si scansò poco prima dell’attacco e la spada del biondo si conficcò nel terreno. La risollevò e si girò per finire la sua opera, ma nuovamente fu troppo lento. Un colpo ben assestato all’altezza del petto lo fece volare, per poi sbattere, contro un albero. Cascò a sedere mentre con gli occhi infuocati dal desiderio di sbarazzarsi di quel mostro sussurrò tra i denti
-Figlio di puttana!!-
Detto ciò, con l’ausilio dell’arma si aiutò ad alzarsi e partì nuovamente all’attacco. Corse nella sua direzione ma nel farlo notò che il demone prese la posizione per colpirlo, nuovamente, con un pugno. Ormai era troppo tardi, non poteva fermarsi o scansarsi, ma vide una via d’uscita. Sorrise e accelerò la corsa e poco prima che il braccio dell’essere potesse colpire la sua faccia, si fece cadere a terra e scivolò in mezzo alle sue gambe. Con una forte spinta di reni si rialzò e si girò spostando solo le punte dei piedi in senso orario. Alzo la spada in aria e facendola roteare dietro la testa, la passò dalla mano destra in quella sinistra proprio dietro la nuca e alla fine colpì il suo obbiettivo. Un corpo robusto traballò davanti al ragazzo che si dovette scansare facendo un passo indentro, permettendo così che il cadavere potesse cadere a terra.
-Ryo! Sta scappando!-
Ammonì Kei indicando il quarto incomodo.
-Lascialo andare. Non tornerà.-
Concluse pulendo la spada con uno straccio che stava sempre ben riposto nel suo giubbotto, per poi riporre entrambe le cose nei rispettivi posti d’origine.
-MIO EROE!!-
Strillò una vocina fastidiosamente acuta proveniente dalla vittima che si stava dirigendo, correndo con le braccia aperte verso il ragazzo che aveva appena concluso uno sterminio.
Arrivata al traguardo il premio la girò, mettendole due mani sulle spalle, verso un’altra meta.
-Guarda che è stato lui a salvarti! Con i suoi poteri telecinetici ha immobilizzato il nemico! Io ringrazierei lui se fossi in te..-
Le sussurrò in un orecchio.
Kei rimase pietrificato in lontananza vedendo la “gentil pulzella” corrergli incontro.
-GRAZIE!!-
Urlò di nuovo questa, gettandosi addosso alla sua preda indifesa.
-Di niente..-
Mormorò con un sorriso falsissimo il povero castano, al quale continuavano a scendere brividi di freddo per tutta la colonna vertebrale.

-Il sindaco è stato gentile ad offrirci un posto dove dormire.- esclamò compiaciuto Kei
-Come minimo! Dopo che abbiamo dovuto salvare quel.. quel.. non oso definirlo. Vabbè, sua figlia!- rispose schifato Ryo.
Camminando lungo il corridoio dell’albergo i due si fermarono davanti alle proprie stanze e si scambiarono uno sguardo divertito.
-Tanto so già che ti farai una doccia e uscirai. C’è un pub a pochi isolati da qui.-
-Leggi nella mente adesso?-
Domandò Ryo scherzando.
-No, diciamo che ti conosco abbastanza per poter indicare ogni tuo passaggio. Entri, ti butti sul letto, accendi sigaretta, apri la finestra, finita la sigaretta la butti, ti svesti, vai sotto la doccia. Ti rivesti ed esci.-
-Accidenti! Beh.. se ti va di venire con me al..-
Kei sorrise, anche se lo fece quasi seriamente e bloccò il discorso dell’amico.
-No grazie. Conosco il motivo del perché ci vai e a me non interessa.-
-Okay.-
Sospirò il biondo prima di varcare la porta della propria camera e lasciarsi agl’atti che poco prima aveva descritto l’amico.

Il locale era affollato di gente e una leggera nebbiolina di fumo incorniciava il tutto. Prevalevano la maggior parte gli uomini, mentre le donne giravano di tavolo in tavolo facendo vedere la mercanzia. Mi sedetti a uno sgabello vicino al bancone del bar e sospirando mi rivolsi verso il barista. Un ometto piccolino con ridicoli baffi a punta.
-Un bicchiere di wisky, per favore.-
Ordinai senza tono.
-Ecco qua, fanno due Juls.-
Disse mettendomi davanti la bevanda. Posai i soldi sul tavolo e mi trasferii nell’area dove c’erano le donne disposte ad intrattenere qualsiasi uomo per una notte di piacere. Dato che l’offerta mi interessava, non persi tempo.
Non feci nemmeno in tempo a sedermi, che subito due giovani ragazze mi si avvicinarono sorridendo.
Entrambe avevano i capelli mori e un paio di occhi stupendi, non saprei definirli.. cerulei? Un meraviglioso misto di un blu intenso, di un verde allegro e di un malinconico grigio.
Mi scrutavano ogni singola parte del corpo, come quando due avvoltoi si avvicinano alla preda ormai inerme.
Una indossava un corpetto rosso tenuto su da due lacci neri che incrociandosi fra loro formavano una “x” perfetta. Un primo pezzo perfetto per far intravedere il traboccare del seno. Dalla mia modesta esperienza, una terza come minimo. La gonna, che copriva appena le cosce, era in tinta col corpetto. Un rosso acceso con piccole ombre di un rosso carminio. Sembrava che avesse il vestito bagnato, ma era solo un illusione ottica provocata da quel miscuglio di colori. La sottogonna, come la giarrettiera che dolcemente avvolgeva la sua coscia destra e le ballerine a tacchi alti con lunghi nastri che le salivano fino al ginocchio, erano anch’essi neri.
L’altra si apprestò immediatamente a sfoggiare il suo corpetto fucsia con un laccio nero che andava a zig zag, un paio di pantaloni di pelle attillati rosa e degli stivaletti neri. I capelli lunghi erano tenuti in un paio di codini bassi che riposavano sulle spalle.
Mi sentii momentaneamente imbarazzato, anche perché io indossavo un paio di jeans rotti dalle molteplici battaglie, ma che mi davano l’aspetto un po’ trasandato, una camicia nera e delle scarpe macchiate di fango. Frutto di troppe ore di cammino.
-Ciao! Sei nuovo di queste parti?-
Domandò la prima. La guardai in volto, un piccolo dolce neo era stato disegnato sul suo naso, mentre la frangia dei capelli corti e tirati a lucido con della cera d’ape, le coprivano a malapena gli occhi. Accennai un “sì” con la testa e le sorrisi.
La più bassa, quella con i codini che simpaticamente ricadevano sulle spalle, ma che andavano a finire nell’incavo del seno, prese il bicchiere che tenevo in mano con due dita e lo sorseggiò appena, come per lavarsi la bocca da un spiacevole sapore. Sorrise.
-Cosa ti ha portato fin qui?- mi chiese
-Sono un cacciatore di demoni e sono qui solo di passaggio.- commentai per non creare stupide e alquanto inutili speranze.
-Ma certo! Sei quello che ha salvato la figlia del sindaco! Hanno parlato tanto di te i giornali. Dicono che sei un vero asso con la spada..-
Continuò lei, ma l’altra la interruppe bruscamente, troppo intenta o abituata a fare il suo lavoro anziché colloquiale con estranei. Stava giocherellando con i fili del suo corpetto quando esclamò con voce suadente:
-Il mio nome è Petra. Piacere..-
-Petra?- chiesi retoricamente
-Come la più ambita quanto irraggiungibile città della Giordania. Spero che almeno tu non sia così irraggiungibile come la città che ti ha rubato il nome..- mi fermai un attimo
-Il piacere è tutto mio, bellissima LadyPetra..-
Mormorai prendendole la mano e baciandogliela. Quando mi staccai notai divertito il suo rossore sulle guance, forse non era abituata a certi complimenti..
-Io sono Giuls! Sua sorella..- affermò l’altra. Sembrava si fosse ingelosita
-Giuls? Hai lo stesso nome del denaro. Si vede che sei di valore, spero soltanto di essere l’unico a stringerti fra le mani.. Posso baciarle la mano, LadyGiuls?-
-Sì!!-
Esclamò con lo stesso colore dipinto sulle gote della sorella. Le presi la mano e feci come promesso.
-Ryo Shirogane. Per servirvi..-
Conclusi velocemente per poi sorseggiare il mio drink.
-Chi è la più pagata del locale?-
Domandai, pugnalandole in pieno petto. Un dolore che trasparì dai loro occhi mentre queste fecero una faccia delusa. Poi Petra mi indicò freddamente una donna seduta al bancone con le gambe accavallate, che facevano a malapena intravedere le sue grazie. Era completamente vestita di nero, tutto in pelle. Beveva sensualmente un cocktail e di tanto in tanto nascondeva una ciocca dei suo capelli corvini dietro l’orecchio. Neri come la più tetra notte senza luna.
-Però anche io e mia sorella siamo pagate molto bene..-
Aggiunse Giuls seccata, mentre la ragazza vestita di rosso mise un piede nell’incavo tra le mie gambe, appoggiandolo sul piccolo pezzetto di sedia. La vidi inclinarsi verso di me e mostrarmi il seno in tutta la sua prospettiva, mentre con una mano si accarezzava dolcemente la pelle bianca della gamba arrivando pericolosamente verso l’interno della coscia dove si fermò. Un piccolo gemito e poi un sorriso malizioso.
-Non lo metto in dubbio!-
Miagolai divertito e feci l’occhiolino alla più grande della due, prima di andarmene. Dirigendomi verso chi mi avrebbe soddisfatto per quella triste e solitaria notte.
Arrivato al bancone sorrisi alla donna poco distante da me e lei, senza nemmeno guardarmi ghignò la tariffa per cui ero arrivato fin lì.
-Cinquanta Juls.-
-Li ho.-
Rassicurai e solo allora si degnò di scrutarmi con due occhi verdi a mandorla. Meno magnetici delle altre due.
-Bene.- sussurrò.

LadyShare.
Era tutto ciò che sapevo di lei, oltre al suo lavoro.
Un nome che gemeva di piacere sotto di me, sotto il mio corpo, sotto le mie cicatrici, sotto i miei occhi..
La stavo baciando, quasi volessi strapparle l’anima. Mi teneva il volto con entrambe le mani, accompagnandomi verso di lei.
Le baciai il collo.
Mi mosse leggermente i capelli mettendomi una mano dietro la testa e un brivido caldo mi attraversò la schiena, mi staccai.
Alzai il busto tenendomi sollevato solamente con due mani ai lati della sua faccia. Ci guardammo e mi sfiorò appena con le unghie della mano il petto completamente sudato.
Un altro brivido.
Cercai di sorriderle, ma lei lo fece senz’altro meglio di me.
Ricominciai a baciarla con foga, quasi violentemente.
E iniziammo a fare sesso.
Quando morì mia madre, pensai che non avrei più potuto toccare nessun’altra donna.
Mi sbagliavo.
Com’ero ingenuo. Codardo. Maledettamente stupido.
Una scossa fredda mi oltrepassò.
Ero rimasto così scioccato dalla partenza di mio padre che mi ero dimenticato di lei.
Egoista.
Ma non volevo pensarci, non quella notte. Non in quel modo.
LadyShare tratteneva le grida con sforzo, così dopo un po’ smisi di spingere.
Ci guardammo di nuovo per secondi che sembrarono interminabili.
Mi spostò con due dita la frangia dalla fronte.
-Accidenti..-
Ansimò sorridendo, mi lasciai scappare una debole risata di un attimo.
-Sei tutto rosso..-
Ghignò accarezzandomi una guancia.
Rimasi immobile. Volevo rimanere solo, quindi se mi fossi comportato sgarbatamente lei se ne sarebbe andata.
-Posso farmi una doccia?- mi precedette
-Certo.-
Risposi annuendo. Scesi dal letto e mi infilai i jeans, poi accesi una sigaretta.
Il tempo di consumarla e spegnerla nel posacenere che la donna era uscita dalla doccia e si era rivestita.
-È stato bello. Hai un bel fisico.-
Disse riferendosi ai miei addominali perfettamente scolpiti dopo ore di allenamento e di combattimenti sanguinari.
-Anche tu.-
Risposi alzandomi dalla poltrona.
-Mi accompagneresti al pub?- mi domandò
-Sì.-
Mi infilai la camicia e la raggiunsi alla porta.

-Un wisky!-
-Due juls..-
Quando entrammo nel locale LadyShare mi baciò avidamente e poi si diresse verso quelle che probabilmente erano le sue amiche o colleghe.
Queste mi guardavano con la coda dell’occhio e le loro facce cambiavano in smorfie di stupore ad ogni parola che quella donna, con cui avevo passato la notte, pronunciava.
-Vedo che ci sai fare, eh?-
Quella voce pose fine brutalmente ad ogni mio pensiero. Mi girai di scatto verso la persona che aveva pronunciato quella frase, ma vidi solamente una ragazzina dai capelli rossi e gli occhi nocciola che mi sorrideva maliziosamente.
Iniziò a farmi un po’ male la testa, vertigini, però lasciai passare e finendo il wisky mi alzai dallo sgabello concludendo il breve discorso passando dietro di lei
-Così dicono.-
Era solo una mocciosa sui quindici anni. Non valeva la pena perdere tempo con una così.
Accesi una sigaretta ed uscii dal locale.

To be continued..

Pfe: LadyGiuls!!! *un urlo si espanse*
Rya: LadyPetra!! è.é *ringhiò una persona con enormi tappi alle orecchie*
Pfe: Come osi parlarmi così!! °-° Dannata sorella zocc.. ehm!! U.U” Fai i ringraziamenti, spicciati!! *-*
Rya: Non ne ho voglia!! >.>
Pfe: =.=”” Va bè, faccio io!! Bene, ragassuoli ho qualcosa da dirvi:
Eternal Life: mi fa piacere che la mia idea ti incuriosisca e Ryashiro ti ringrazia del complimento!! ^o^
Gaia: e noi siamo ben felici di subire i tuoi commenti (anche la parte Pfefiana ti ringrazia °-°)
Baby Dark: zì, me essere tartaruga ^o^, ma come vedi abbiamo aggiornato in fretta *Pfe si getta alle gambe di Rya e la ringrazia di aver continuato la ficcy* xD
Black_pill: grazie cara, spero che anche questo capitolo che nell’insieme è un po’ comico, ti sia piaciuto!!
Hermy6: grazie anche a te e continua a seguirci anche quando torni dalle vacanze!! Bye bye
Pfe: Finiti i commentucci, vi ringraziamo nuovamente e attendiamo le vostre opinioni su questo cappy.
Un saluto da Dark Creator!! *Pfe e Rya salutano con manina*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Si svegliarono quasi all’alba per poi incamminarsi verso una nuova città.
Percorrevano una delle tante stradine di campagna, sterrate e in mezzo ai verdi prati inumiditi dalla rugiada e dai quali, in lontananza, si potevano scorgere piccole abitazioni. Villaggi, disabitati o meno. Ma in uno sfondo così pacifico, così tranquillo da farti rilassare, il vero motivo che portava i due ragazzi a camminare era solo uno: la distruzione.
Sì, distruzione di tutto ciò che portava dolore. O almeno, una buona parte.
E il più motivato dei due, quello più assetato di un’eterea vendetta che non di distruzione, precedeva l’altro, un borghese, a passi lunghi e veloci.
Nessuno dei due parlava. Momentaneamente l’unica cosa che avevano in comune era il proprio silenzio, così disarmante da innervosire anche il più pacifico degli umani.
-Accidenti.. non siamo neppure a metà strada..-
Sentenziò Ryo sbuffando, fermandosi ed estraendo una cartina rovinata dalla tasca del giubbotto.
-Ryo.. io ho fameee!!-
Frignò il vicino.
-Non è il momento.-
Disse stropicciando leggermente i lati della cartina con le dita per intravedere meglio il foglio e con questo, la strada da percorrere.
Kei sbuffò facendo uscire il fiato dal labbro inferiore, cosicché la frangia si spostasse leggermente dalla fronte, facendo vedere le sue stupende iridi. Poi, con la stessa meraviglia con cui si osserva un fiore sbocciare nel cemento, il castano si ritrovò a fissare un enorme melo che si alzava verso il cielo poco lontano da loro.
-Oh Ryo..-
-Che c’è?-
Domandò scocciato chiudendo la cartina e puntando lo sguardo negl’occhi dell’amico.
-Guarda..-
Balbettò indicando l’albero.
-Eh? È un melo. Cosa c’è di così stupefacente?-
Il ragazzo si portò le mani alla bocca e guardò il biondo con gli occhi brillanti. Al loro interno si potevano intravedere piccole stelline che come lucciole si illuminavano nella sera.
-Ryo.. Io ho fame..-
-Cosa vuoi dire?-
Domandò ironicamente abbassando le sopracciglia e facendo un ghigno con le labbra.
-Ho fame..-
-E sali sull’albero e prendi le mele!-
Schernì alzando la voce ad ogni “e”, come se fossero riuscite a fargli capire per bene cosa doveva fare.
Kei abbassò lo sguardo nello stesso modo in cui un bambino viene privato dalla madre dal proprio giocattolo preferito, per poi rialzarlo e alla fine riabbassarlo nuovamente emettendo un leggero sospiro. Ryo rise brevemente per poi farsi serio.
-Non penserai mica che vada io, vero?-
-Vedi, io non so come ci si arrampica. Non ho mai fatto una cosa simile..-
-Sì beh.. in effetti immagino che nella “super reggia” dove vivevi non ci fossero meli su cui arrampicarsi o perlomeno ti trovavi già la frutta sul tavolo.-
Disse più a se stesso che non al compagno. E ripensando a ciò gli venne in mente l’orto perfettamente curato di sua madre. L’annaffiatoio in metallo posto vicino al rastrello appoggiati entrambi sul recinto. I capelli biondi di sua madre coperti da bandane che variavano il colore di giorno in giorno e quel meraviglioso sorriso sul suo volto che la rendeva speciale, un angelo..
-Allora?-
Ryo si ritrovò nuovamente in piena campagna, come se fosse stato tirato giù da due mani possenti dai suoi alti pensieri.
-Sì.. va bene.-
Asserì, notando quella lucentezza negl’occhi di Kei che era convinto non sarebbe scomparsa fino a quando non avesse avuto fra le mani quell’agognato frutto.
Arrivati dinnanzi al melo iniziò ad arrampicarcisi di ramo in ramo. Prese in mano la prima mela rossa che gli capitò a tiro. Era talmente colorita e bella che sembrava addirittura un frutto di quelli che si leggono nei libri delle fiabe. La strinse nel palmo della mano e si adagiò in fondo a un ramo robusto e la morse, gustandosi tutta la materia rossa fuori, ma bianca dentro. Era così dolce..
-Dai!! Lancia giù qualcosa anche per me!!-
Lo ignorò volutamente e ricordandosi di una cosa, inizia un discorso:
-Sai Kei, spesso mi domando: “Accidenti, solitamente nei duetti, le squadre formate da due persone, hai presente, no?-
Specificò.
-Ecco, non ci sono degli imbecilli. Cioè.. c’è il leader e l’aiutante, giusto? Ma l’aiutante è efficiente! Quando il leader è nei guai, l’altro lo salva! E come mai nel nostro caso non è lo stesso? Perché c’è un imbecille?”-
Urlò cosicché l’altro potesse sentirlo, mentre cominciava a mettersi nel grembo più mele possibili da portare all’amico.
-Sai Ryo, a volte penso che tu ti sottovaluti troppo!-
Improvvisamente il frusciare delle foglie si bloccò e come se fossero state sparate da un’arma decine di mele iniziarono a bollarsi contro il ragazzo castano ai piedi dell’albero, che inutilmente tentava di scansarle.
-COS’HAI DETTO?!-
Sbraitava il biondino in preda ad un semi-attacco isterico dalla cima del melo, con gli occhi infuocati di astio.
Finita la pioggia di frutta, Ryo si ricompose e sospirando scese dall’albero con un atletico salto, degno di un super eroe. Si diresse verso una delle tante mele rotolate per terra e prendendola in mano iniziò a mangiarla.
-Buone vero?-
Sputacchiò Kei con un enorme sorriso soddisfatto dipinto sul volto.
-Non somigli proprio ad un borghese.-
Commentò vedendo la voracità dei morsi.
-Perché, è un male?-
-Affatto.-
Pronunciò masticando con aria di difesa. Non pensava che uno come Kei se la potesse prendere solamente per avergli affibbiato un aggettivo.
Ma tutte quelle brevi riflessioni svanirono con il picchiettare di un dito sulla spalla del castano. Questo si girò e prese a guardare negli occhi una ragazza abbastanza magrolina e minuta dal viso giovane, con due grandi occhi violacei e capelli corti, neri come il carbone, ma con qualcosa che brillava al loro interno.
Indossava un vestitino candido, di un colore azzurro, che faceva intravedere le spalle e le gambe praticamente scoperte. Ma oltre a quello faceva intravedere un’altra cosa che fece impallidire il ragazzo a cui aveva rubato l’attenzione.
Ma prima che questa potesse presentarsi o fare una qualsiasi mossa, un urlo simile a quello di una donna diradò tutte le possibili parole che potevano uscire da quella boccuccia rosea di un visino alquanto dolce, facendo sì che questa corresse a ripararsi dietro all’enorme melo.
-Ma cosa urli?! L’hai spaventata!-
-Vorrei vedere te se ti assalissero alle spalle! Ma soprattutto se fosse un demone a farlo!!-
-Assalissero? Un demone?? Ma ti sei rincoglionito?-
Chiese allibito, ma non lo fece rispondere che sbuffando, il biondo, raggiunse la ragazzina che era rannicchiata tra le radici, con la testa nascosta tra le gambe e con un leggero tremolio che le percorreva ogni fibra del corpo.
-Tutto bene?-
Domandò per osservare attentamente la sua bellezza e come un fulmine un pensiero piombò nella testa del ragazzo: possibile che tanta eleganza e perfezione fossero umani?
Il suo sguardo cadde sulla schiena della ragazza e un paio di ali simili a quelle di una farfalla erano leggermente inclinate verso il basso e brillavano sotto la luce accecante del sole del mattino.
-Oh mio Dio..-
*Ma quale demone.. Imbecille di Kei!!*
Pensò irritato prima di udire la voce dell’amico.
-Che succede?!-
Lei alzò leggermente lo sguardo verso le pupille ghiacciate dell’altro, come se lo stesse supplicando di non far avvicinare quell’essere maligno. Ancora incredulo le sorrise dolcemente, come per rassicurarla che “quell’essere maligno” era innocuo.
-Pensavo che vi foste estinte..-
Commentò verso la fanciulla, mentre lo raggiunse il ragazzo.
-Ma cos’è?-
Mormorò il castano avvicinandosi ancora di più, ma con un certo timore.
-È una fata Kei!! Si è spaventata perché ha sentito che avevi paura di lei. Loro, loro percepiscono i sentimenti delle persone e si immedesimano in questi. Almeno così mi hanno detto..-
Spiegò soffermandosi a brevi tratti, sperando che non fosse solo un miraggio ciò che aveva davanti agl’occhi. Una speranza per tutti, un dono divino non ancora distrutto dal male.
Intanto la ragazza giocherellava con una delle mele che Ryo aveva portato giù, passandosela di mano in mano, facendola roteare con le dita per poi avvicinarla al naso e fiutare l’odore che emanava.
-Se per esempio ti arrabbi o sei triste, loro diventano come te, hai capito? Per questo è scappata quando hai urlato come una vecchia zitella..-
-Ehi!!-
Protestò l’altro, mentre il biondo le sorrise ancora una volta e le si inginocchiò davanti.
-Tranquilla, non ti faccio niente!-
La rassicurò per avvicinare lentamente la sua mano alla guancia per accarezzarla, ma con un atletico salto la fata gli balzò davanti, a pochi centimetri dal viso, così, colto alla sprovvista, l’altro cadde all’indietro battendo la schiena sul tratto erboso. Come una bambina curiosa si mise sopra di lui, reggendosi con una mano vicino al viso del ragazzo, mentre l’altra si avvicinava titubante alla guancia imitando il gesto di lui. Percepiva qualcosa di strano, come se il suo istinto magico le urlasse di non farlo, ma le bastò solo sfiorarla.
In uno scatto immediato la ragazza corse nuovamente dietro l’albero.
-Ma che..-
Kei, rimasto ad osservare la scena, scrutò interrogativo il viso perplesso e stupito dell’amico ancora a terra. Quest’ultimo si alzò e la raggiunse, come spinto da una forza superiore. Voleva sapere perché era scappata? Lui aveva tutte le migliori intenzioni! Non voleva farle del male, avrebbe dovuto capirlo!
Ma quando la trovò sentì qualcosa di estremamente doloroso attraversargli la testa, come una scarica elettrica. La bambina curiosa e dolce di pochi attimi prima si era tramutata in una ragazza dal pianto rotto trattenuto da un paio di mani, ma udibile dai profondi singhiozzi.
Un orribile presentimento lo percorse come un brivido.
Le si accostò in ginocchio e lei, quando vide il suo volto confuso, lo abbracciò fortemente cercando di sopprimere il pianto sulla sua spalla.
Mille parole soffocarono nella gola del ragazzo che non volevano uscire, per poi svanire definitivamente in un sospiro.
-Va tutto bene?-
Domandò incerto alla ricerca di una risposta.
E la ebbe quasi subito. Ma non centrava con la sua domanda.
-La vendetta non la riporterà in vita..-
Gli sussurrò una voce cristallina all’orecchio. Una voce quasi magnetica e infinitamente dolce, candida in un modo surreale.
Le grandi pupille che risiedevano negli occhi gelati del ragazzo si rimpicciolirono e il fiato gli si mozzò.
Il cuore iniziò a battergli all’impazzata nel petto. Come un tamburo.
In uno scatto scoordinato si liberò dalla presa della fata e si mise in piedi tremando quasi impercettibilmente.
Gli.. gli aveva letto l’anima??
-Forse è meglio se andiamo, Ryo..-
Propose Kei alle sue spalle, capendo il nuovo stato d’animo del biondo.
Annuì. Ma non smise di fissarla negli occhi. Cosa doveva fare? Non voleva che Kei scoprisse tutto, ma quell’essere magico era, a quanto pare, l’unico componente della sua stirpe e perciò era in pericolo. In balia di mostri e demoni.
-Vieni con noi, non sei al sicuro da sola.-
Disse freddamente, convinto dal suo istinto anziché dalla ragione, riprendendo la strada che avevano interrotto poco prima.

La fanciulla dai capelli neri li seguì tutto il pomeriggio fino a sera, sempre cercando di stare distante dal silenzioso biondo che non proferì più parola da quell’incidente avvenuto nelle tarde ore della mattina. Di tanto in tanto consultava la cartina rovinata, ma nulla di più. Si limitava a rimanere in silenzio e starsene per i fatti suoi, con i suoi più profondi pensieri o con i suoi turbamenti.
-Perché pensavi che le fate si fossero estinte?-
Il castano cercò di approfondire un argomento piuttosto che sorbirsi quell’orribile atmosfera. La tensione era così alta che se la poteva affettare con un coltello da cucina.
-Funziona tutto come nelle favole, Kei. Le fate sono il bene. I demoni il male. Solo che in questo caso qualcuno ha voluto che trionfasse ciò che ora combattiamo, e quando ho visto lei ho pensato che forse ancora un po’ di speranza c’era. Che forse il bene ritornerà su questa Terra ormai desolata..-
-Capisco.-
-Coesisteva un equilibrio, una volta. Le fate imitavano i sentimenti di chi le circondava. Ma più passavano gli anni e più sentimento come l’amore, l’amicizia, la giustizia, la fedeltà venivano eliminati da un unico grande sentimento: l’odio. E per questo che, molti esseri del bene, come le fate, gli gnomi e via dicendo sono scomparsi. Oppressi da questo grande sentimento, che non rispecchiava la loro indole, ovvero, il bene.-
Concluse abbassando il tono. Poi si sedette su un tronco caduto a terra colpito da un fulmino e ci posò lo zaino vicino.
-È tardi. Dormiremo qui stanotte.-
-Meno male!! Ero sfinito!!-
Mentre l’altro barcollava sulle foglie secche Ryo non poté fare a meno di guardare la fatina. Chissà se veramente gli aveva letto l’anima o solo un pezzo?!
Intanto lei lo notò e gli sorrise chiudendo gli occhi, come il più dolce degl’esseri, come se quello che aveva percepito toccandolo fosse scomparso.
Erano veramente forti le fate per dimenticare un tale dolore, o, era lui il debole?
-Vado a prendere della legna.-
Annunciò il biondo iniziando a bazzicare nei dintorni per tentare di togliersi quei pensieri dalla testa.
Tornò dopo pochi minuti carico di rami che accese con dei fiammiferi e delle foglie secche.
Si fece buio. Non c’erano stelle nel cielo ad illuminarli, neppure la luna voleva concedersi a loro. Così fu solo l’energico bagliore del falò che permise di vedere a un palmo dalla mano. A vedersi in faccia.
Vennero distribuite delle scatolette su cui non c’era nemmeno l’etichetta. Comunque il contenuto sapeva di funghi e carne di un qualche animale. Era spezzatino, almeno così pensava il giovane biondino.
-Ne è rimasta ancora una, chi la vuole?-
Kei alzò velocemente la mano e dopo avere studiato il movimento, fece lo stesso pure la fata che osservò il ragazzo guardarla in cagnesco. Imitò anche quella espressione.
-Al volo!-
Schernì Ryo lanciando la scatoletta in aria e ridendosela nel vedere quei due fare gli scemi.
La sfida la vinse il castano.
-Evvai!-
Riuscì appena a finire di esultare che una manina svelta e sicura gli rubò la scatoletta dalle sue perfide grinfie.
-Ehi!!-
Gridò strappandola al possesso della fatina, ma questa lo imitò a sua volta.
Ryo intanto li osservava sempre più allucinato, di movimento in movimento che non sembrava voler finire. Ora vedeva che il castano si era seduto accanto a lui e che tentava di mangiare il contenuto in santa pace, ma nuovamente una mano bianca come la neve sbucò da sotto il suo braccio e rubò il cibo.
-Torna qui!!- urlò il ragazzo rincorrendo la fata che tentava la fuga con il suo bottino.
Una goccia di sudore gli attraversò la nuca vedendo nuovamente quei due litigare per la vaschetta che era in una mano, dopo cinque secondi in un'altra e ora stava sospesa a mezz’aria mentre quei scemi la stavano tirando ognuno nella loro direzione.
-Vado a dormire. Notte.-
Disse con gli occhi sgranati che sembravano due fari e con un leggero tic al labbro.
Spense la sigaretta che aveva tenuto fra le dita per tutto quell’imbarazzante spettacolo e si accovacciò nel proprio sacco a pelo sentendo sempre e comunque i lamenti di Kei che aveva definitivamente perso la sfida.
Si addormentò, così, come per incanto, si azzerò nuovamente tutto, come se nulla fosse mai esistito.

Un fruscio. Un altro. Un altro ancora.
E non poté che cedere alla sua curiosità infantile che caratterizzava quei esseri deliziosi.
La scatoletta che teneva tra le mani, il suo tesoro sudato con le proprie forze, scivolò a terra, uscendo dall’area protettiva dove risiedevano i due ragazzi addormentati.
Piovigginava. Ma i rumori sapeva che non erano dovuti al tempo. Era una fata dopotutto e lo sapeva. Altri rumori. Una voce. Qualcuno la stava chiamando.

Il rumore di un oggetto che cade a terra o forse un brutto presentimento riuscì a svegliare il biondino.
Con la vista annebbiata cercò di individuare da dove provenisse il suono e vide lei che se ne andava a zonzo tra gli alberi, come un fantasma volava sospesa a qualche centimetro dal terreno. Decise di seguirla, incuriosito, senza farsi sentire.
Continuava ad andarle dietro finché una nausea allucinante non lo fece fermare. Erano rare le volte che accadeva, come quella volta al bar, ma ogni volta che succedeva non riusciva a fare un passo. Un senso di vomito gli arrivava dritto alla gola tanto che cadde sulle ginocchia con una mano alla bocca.
Alzò lo sguardo. Lei era proprio a pochi passi da lui.
Ma..
Non era sola.
Una donna dai lunghi capelli crespi e rossi, con gli occhi del medesimo colore la stava fissando. Erano entrambe l’una di fronte all’altra, mentre piccole gocce d’acqua ricadevano dolcemente sui loro corpi.
Ryo riuscì a nascondersi dietro un cespuglio, mentre sbigottito fissava quella figura statuaria che procedeva verso quella candida fata.
Era lei. L’avrebbe riconosciuta fra mille. La donna che aveva ucciso sua madre. Che teneva in mano la sua testa. Che aveva concimato l’orto di casa sua col sangue.
Era lei.
Il mal di testa aumentò spropositatamente e pregò di non dare di stomaco, come aveva rischiato prima. Socchiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi la tempia, ma riuscì ugualmente a vedere.
Un effimero attimo. Un unico movimento degl’artigli. La fata finì tra le braccia del male, anche lei, come i componenti della sua stirpe.
Il sangue sparso sul suo candido vestito azzurro. E una lacrima che le solcò il viso, mentre accarezzava le mani che l’avevano massacrata.
-Quanto odio..-
Sussurrò magicamente sfiorando il viso del mostro con una carezza.
Poi chiuse gli occhi. Il petto non si mosse più. Solo un corpo vuoto, ma sempre perfetto, occupava un breve tratto di terreno.
Quando regnò il silenzio, restarono solo loro due. Un cadavere, e un codardo.
Lo stesso che senza accorgersene si ritrovò un freddo corpicino nelle braccia, coperto dalla pioggia.
Codardo..


To be continued..

*Pfepfy ha spalmato il palmo della mano sulla fronte di Rya che sta tirando pugni nel vuoto e cerca di avanzare inutilmente*
Pfe: =.=””
Rya: >ò< caccivaaaaaaaaaa!!
Pfe: >_> discepola sta bona!!
*Alla parola “discepola” Rya si stacca, si mette a cuccia mentre sbucano fuori orecchie e coda da cane. Pfepfy la vede scodinzolare* … *Pfepfy fissa il caneRya, guarda i lettori, ri-guarda il cane, ri-fissa i lettori*
Pfe: O_O””” non chiedetemi come abbia fatto!!Ma ora passiamo ai ringraziamenti.. U.U””
*Pfefy si dirige alla scrivania, si siede, mette occhiali e si gira verso l’animale che sta rotolando per terra (=.=!!!NdRya) (xDDDDDDDD!!NdPfe), ora sta tentando di catturare una farfalla che vola sopra la sua testa.. Pfepfy ignora quella bestia a terra (xDDDDDDDDDDDDDDD!!NdPfe) (Sempre io devo fare la figura della deficiente? Nessuno mi difende?!?!NdRya) (Cri.. cri.. NdGrilli) (La prossima volta faccio io i commenti e vediamo chi ride!! O.O NdRya) (Sese, fai ciò che vuoi >_> tanto ti ricordo che sono IO il capo >_>..NdPfe) e inizia a ticchettare sulla tastiera* :
Gaia: “Povera LadyPetra,è stata scaricata da un pezzo di figo...ahahahahahah ^-^, poverina,quanto mi dispiace.” =.=”” hahahahaha.. =.=”””.. xDDDD;
“Cmq...non sto a dirvi che il capitolo è bello,scritto bene,perchè ormai queste cose le sapete e vi sarete anche rotte di sentirle ogni volta vero?” Nono, diccelo sempre, noi due non ci stanchiamo mai!! xDDD; Comunque ti ringraziamo entrambe del commentino °-°..
lala_g: sull’aggiornare (metto in chiaro le cose) prendetevela con Rya xDDDD, io sono brava bimba *faccia da angioletto* (grazie Pfe, non ti bastava il cane?? =_=” NdRya) (No..NdPfe) xDDD.. Comunque grazie veramente per il complimento, sei molto gentile ^-^
Black_pill: *Pfe e il cane (xDDD!!NdPfe) (=_=””, ripeto, =_=”” NdRya) ri-salutano con manina/zampa* xDD Grazie amore, allora ho reso bene l’idea della “fanciulla” xDDDD, me fa piazere e grazie ancora!! =*
Baby Dark: >_> cosa vorresti dire che si nota il mio zampino?? >_> per tua informazione sono brava bimba io >_>.. xDDD Che dirti collega, grazie. Ci fa sempre piacere ricevere i tuoi commenti (però quella battuta è vecchia!! xDD inventa qualcosa di nuovo!!!xDD)
Hermy6: grazie cara e bentornata dalle vacanze!! ^_-
Pfe: Ecco, finito. Ora io e..
*Pfepfy va a fissare il caneRya e lo vede rincorrersi in cerchio tentando di afferrarsi la coda*
Pfe: =.=”””.. o mamma!! Che Dio ce la mandi buona U.U”””..Grazie per l’ascolto e alla prossima!!
Rya: ..>.> .. <.< .. bau.. bau..

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Lei si dissolveva alla stessa velocità con cui lo facevano anche le sue speranze.
Piano. Silenziosamente.
E come se non fosse mai esistita, il mondo la cancellò.
Ricordarla adesso sarebbe stata solo una cosa astratta.
Forse una creatura tanto nobile e bella non meritava di marcire in un luogo come quello.
Invece uno come lui non solo doveva marcirci in un posto simile, ma addirittura viverci.
Codardo.
Quella parola gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella testa.
Codardo, e basta.
Con uno sforzo sovrumano si alzò da terra e si lasciò investire dalla pioggia, una pioggia che non voleva giudicarlo, né fargli del male.
L’acqua gli correva lungo il volto, segnandone i tratti sconvolti e disfatti dalla stanchezza.
La bocca semi aperta, come se in un ultimo fatale respiro cercasse di dire molte più parole di quante non ne avesse mai dette.
E gli occhi vuoti. Come lui. Come tutto.
Non trovava un significato in niente, nemmeno nella direzione in cui le sue gambe stavano andando, che cedettero dopo poco sotto il suo peso.
Cadde seduto nella fanghiglia bagnandosi i pantaloni in pelle e sporcando il bordo del giubbotto.
Ma non gli importava.
Lo abbracciava violentemente il nulla totale.
Come aveva potuto permettere che il male avesse nuovamente il sopravvento?
Perché non era intervenuto?
Poteva farlo. Poteva combattere, come faceva da anni.
Invece no . Aveva seguito tutto, immobile come una montagna, che ora stava franando.
Si inginocchiò, curvando leggermente la schiena e posando le mani sulle proprie ginocchia.
-Come ho potuto?! DANNAZIONE!-
Deglutì rumorosamente, facendosi male alla gola.
-Dannazione..-
I singhiozzi si impossessarono del suo petto, facendolo sobbalzare e aumentandogli così i battiti del cuore.
Anche la vista iniziò ad annebbiarsi, confusa dal bruciore delle lacrime che presto gli avrebbero percorso il viso alla stessa velocità con cui viene sguainata una spada.
-Non ce la faccio più..-
Un altro brivido lo percorse, ma nel tentativo di deglutire la saliva gli andò di traverso quasi strozzandolo.
Iniziò a tossire, pian piano, poi sempre più forte, speranzoso che il formicolio passasse.
Chiuse gli occhi pregando, ma li riaprì un secondo dopo svegliato da tremendi conati che lo fecero piegare in due.
Sentì i brividi attraversargli il corpo come scariche elettriche.
Aveva freddo.
Si strinse la pancia con le proprie braccia finché in un mugolio orrendo espresse tutto il disgusto che provava dentro di sé in quel momento.
“Vomitare l’anima”, si dice così.
E forse era quello che gli stava accadendo.

“Credevo fosse decisamente più freddo di fronte al dolore.”
Due occhi rossi come il liquido che le scorreva nelle vene, scrutavano un ragazzo sconvolto che si dimenava nel silenzio della pioggia.
Scuoteva la testa di tanto in tanto per poi scagliare un pugno contro la fanghiglia.
“Ma d’altronde.. è un umano..”
Proprio come fa una balia, rimase a vegliarlo finché lui non scaricò interamente quello sfogo nervoso che gli aveva invaso il corpo, comandandone ogni singolo movimento.
Si fermò riprendendo fiato, dopodichè alzò lentamente due dita spostandosi i capelli fradici attaccati alla fronte, che gli ricaddero dopo poco non appena abbassò la testa.
“Però mi sento in dovere di non sottovalutarlo. Sicuramente non è il dolore fisico ciò che lo strugge.”
Come se solo con il pensiero avesse potuto metterlo alla prova, lenti passi pesanti fecero tremare l’acqua delle pozzanghere che continuavano incessantemente ad espandersi.
Il rumore si bloccò proprio dietro il corpo inginocchiato del giovane.
Con la calma più totale quest’ultimo si alzò in piedi girandosi con ancora il capo rivolto verso il basso mentre due occhi congelati si alzarono svogliatamente a guardare cosa stava davanti a loro.
Un enorme essere deforme con la carnagione sull’azzurro gli stava sorridendo beffardamente mettendo in mostra una fila di denti marci.
Era alto, con la faccia che sembrava ustionata, senza capelli né altro. Il corpo massiccio, vestito solamente da un paio di pantaloni logori.
E quel maledetto sorriso demoniaco insisteva a non voler andarsene.
Nella mente di Ryo scattò qualcosa.
Tutti i pensieri razionali, caratteristici della indole umana scomparirono, lasciando spazio alla natura animale, selvaggia.
-È colpa vostra..-
Commentò piano.
-.. voi uccidete nel nome del male..-
Estrasse la spada dalla federa da cui veniva protetta e la impugnò nella mano destra.
-.. e dato che il giusto e la ragione su di voi non hanno effetto..-
Ci fu un secondo di silenzio in cui si poté avvertire il vento solleticare le fronde degli alberi, facendo cadere elegantemente moltitudini di foglie bagnate dalla pioggia che incontrollabile cadeva, incessantemente, a terra.
Ma tanta bellezza non lo distrasse da ciò che stava per pronunciare.
-.. vi combatterò con la vostra stessa carta.-
Con una velocità fulminante Ryo mozzò un braccio e un pezzo di spalla al mostro che lanciò un urlo assordante.
-È COLPA VOSTRA!!-
Sentenziò il carnefice.
Troppo confuso dal dolore la vittima s’accorse appena dopo di non avere nemmeno più le gambe.
Il corpo inerme rotolò contro un grosso tronco.
-DOVETE MORIRE, SOFFRENDO!!-
La lama dell’arma affondò nella pancia del demone che vomitò un lago di sangue.
La sfilò e la affondò nuovamente, per diverse volte in altri punti.
-DEVI SENTIRE QUANDO MUORI! DEVI CONTARE OGNI SINGOLO COLPO CHE TI UCCIDE!-
Con movimenti sconnessi arrivò al muso del demone che lo guardava supplicante, ma Ryo non ricambiò la cortesia.
Con la spada gli trapassò una guancia bucando anche l’altra.
L’odore del sangue lo elettrizzò nauseandolo allo stesso tempo.
Riprese in pugno l’arma.
-Morirai come una qualsiasi vittima della mia specie che avete straziato. Voglio che tu soffra. Voglio che vedi l’uomo che ti odia e che sta per ucciderti. Lo senti questo odore? È la sostanza rossa che stai perdendo pian piano.. Voglio che conti con me. Così saprai quando muori.-
L’espressione del mostro accolse il terrore.
E Ryo non contava.
Voleva lasciarlo soffrire ancora qualche secondo.
-Bene..-
Sussurrò posizionandogli la lama sulla grossa gola.
-Tre..-
Iniziò a segare avanti e indietro il tratto di carne su cui aveva posizionato l’arma.
-Due..-
Il sangue schizzò dappertutto come se avessero fatto esplodere delle tubature dell’acqua.
-Uno..-
Dissanguato. Il capo crollò da un lato, lasciando in piedi il vincitore.
“Il male contro il male, interessante.. Anche se dovrò fare molta attenzione. Potrebbe dimostrarsi un pericolo per me.”
Due occhi rossi come il sole al crepuscolo continuavano ad osservare quel ragazzo davanti ad un cadavere.
-Ryo!!-
Il grido preoccupato di un ragazzo occupò il vuoto che era stato generato dalla breve battaglia.
Kei si avvicinò al suo amico girato di spalle e notò con orrore la scena che gli si presentava rozzamente davanti.
-Oh mio.. Oh mio Dio.. Sei stato tu? Stai bene..?-
-Sì, sto bene. -
- L’hai.. dilaniato..-
Senza alcuna risposta l’interlocutore mise in bocca una sigaretta e davanti ad essa posizionò un accendino.
- Dov’è la fata?-
Tack.
L’accendino, mentre era in procinto di soddisfare un bisogno del biondo, cadde a terra bagnandosi.
Un piccolo ghigno accompagnò l’uscita di scena dell’osservatore nascosto senza che nessuno sapesse della sua presenza.

-Chissà perché non ci segue più! Dove pensi che sia andata?-
Domandò ingenuamente il castano, mentre stava attraversando un piccolo sentiero.
-Non lo so.-
-Però è strano.. andarsene così!-
“Non è poi così strano morire, ma tu questo non puoi saperlo, Kei.”
Pensò tristemente Ryo.
-Vabbè. Comunque devi farti un bagno. Puzzi.-
Il biondo si girò scocciato verso l’altro e lo fulminò con gli occhi.
Poi lo sguardo gli cadde sui propri vestiti e capì che forse era veramente il caso di darsi una ripulita dato che addosso non c’era nemmeno più un tratto di un colore che non fosse stato il rosso.
Risalirono un piccolo ruscello in mezzo al verde dei prati finché non trovarono un laghetto contornato da giganteschi massi ricoperti d’edera.
-Bene, fermiamoci qui.-
Mentre Ryo si toglieva i vestiti, Kei si sedette appoggiando la schiena contro una roccia e guardò in alto dove c’era il sole che vegliava sopra un magnifico arcobaleno.
Sorrise.
Poi un movimento estraneo nell’acqua lo richiamò all’attenzione.
Guardò l’amico sperando che si accorgesse in tempo della situazione, ma sembrava troppo perso nei suoi infiniti pensieri per capire.
-Ehm.. Ryo?-
-Sì va bene, faccio veloce!-
Rispose l’altro mentre si sfilava i pantaloni.
-No vedi.. è che..-
-CHE C’È?!-
Sbraitò scaraventando lontano i pantaloni, girandosi nella direzione in cui il dito dell’amico continuava a sostare.
-Oh cazzo!-
Fu la prima frase istintiva che lo pietrificò.
Una ragazzina nuda sulla riva dell’acqua cercò di coprirsi disperatamente con una cortissima veste bianca.
Nella mente di Ryo ci fu una sorta di fermo immagine in cui le spalle di lei erano coperte da meravigliosi capelli rossi bagnati, gli occhi sul castano scuro provavano a difendersi dalla situazione del momento e le due labbra sottili che le appartenevano cercavano di trattenere dentro di esse tutto l’imbarazzo.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Urlò immergendosi quasi completamente nell’acqua.
L’eco si disperse e dopo poco tornò la calma.
Il biondo era ancora lì, immobilizzato.
Andando sott’acqua la ragazza si rimise la sottoveste uscendo sgocciolando e stringendosi il seno con le braccia conserte.
-Accidenti.. ci dispiace!! Non ti avevamo vista!-
Ascoltando le scuse del compagno il biondo entrò indisturbato nel laghetto e iniziò a sguazzarci dentro.
Lei si diresse verso Kei con un po’ di rossore sulle gote.
-No, scusa tu per l’urlo, ma se non fosse stato PER QUEL MANIACO!-
-Cosa?!-
Urlò il “maniaco” mentre si sciacquava i capelli.
-Ti ho visto come mi hai guardata!-
-E come ti avrei guardata?! Sei solo una mocciosa!-
-Mocciosa?! Ah già, è vero che a te piacciono le troie!-
Kei si coprì la faccia con una mano.
-E te che caz.. aspetta, io ti ho già vista! Al locale!-
-Sì, avevi appena accompagnato la pecora all’ovile!-
-Te sei quell’insulsa ragazzina che ci aveva provato con me!-
Lui scoppiò a ridere in un modo degno di uno schiaffo.
-Con te?! Se non l’avessi capito ti stavo sfottendo!-
- Com’era? Ah sì: “Vedo che ci sai fare!”-
Il castano divise i due che sembravano volersi sbranare la faccia a vicenda, dopo che Ryo, per litigarci meglio, era uscito dall’acqua.
-COMUNQUE..-
Impresse Kei cercando di attirare l’attenzione dei due mastini in libertà.
- ..lo sai che non è molto prudente girare da soli di questi tempi?-
Domandò rivolgendo uno sguardo alla ragazzina che stava ancora guardando l’avversario in cagnesco.
-Beh, in realtà avevo un gruppo ma..-
-Quando ti hanno conosciuta meglio ti hanno mollata alla prima occasione!-
Insinuò Ryo serrando gli occhi e mostrando un sorriso strafottente che dopo la risposta che gli venne data, svanì.
-No, sono morti.-
Silenzio.
Un’atmosfera pesante li aggredì tutti schiacciandoli a terra, quando d’improvviso l’illuminazione raggiunse la mente del pacifista che alzò un dito in alto e con gli occhi brillanti sentenziò la sua idea.
-Unisciti a noi!-
-NO!-
Risposero unanimi gli altri due.
La rossa rimase offesa dal “no” uguale al suo del biondo, così, con un’espressione di rivincita, confermò.
-Allora sì.-
-Ti avverto però, non so se lo sai ma Ryo è un cacciatore di demoni, oltretutto molto famoso..-
Specificò Kei convinto in ciò che diceva.
-.. potresti rischiare la vita ed andare in contro a gravi pericol..-
-Vero! Non ci avevo pensato! Benvenuta nel gruppo!-
Disse Ryo mettendole due mani sulle spalle sperando che assorbisse nel peggior modo possibile la sua battuta.
Nel momento in cui venne a contatto con la ragazza, un dolore lancinante, che molte volte aveva percepito, gli trafisse una tempia. Lasciò la presa, mentre abbassava il capo per via di quella nausea che l’aveva avvolto.
-MANIACO!!-
A qull’urlo Ryo aprì gli occhi e si ritrovò ad un contatto ravvicinato con il seno della rossa, che subito esplose in un mostruoso battibecco.
“Si compensano proprio bene quei due!”
Pensò Kei divertito.


To be continued..

Salve gente!! °-°
Ci scusiamo per questo ritardo, ma la “scrittrice” non aveva più la possibilità di usare il pc!! °-°”” Ma non ci perdiamo in chiacchiere!! -ç-
Dato che il tempo scarseggia, vorremmo ringraziare le anime che con premura e gentilezza ci hanno commentato. Grazie a
liliana87, Gaia, Black_pill, Hermy6 e lala_g. Siete le migliori, sempre e comunque!! >.<
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci rivediamo alla prossima puntata!! Rimanete sintonizzati su questo canale!! ^.- (xDDDDDD!! ndMe) (U.U”” non mi esprimo!! NdRya)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Ripetutamente portò alla bocca il veleno gassoso che sapeva avrebbe posto fine alla sua carriera, oltre che al suo respiro, mentre un lamento continuo dietro di lui, piacevole quanto il cigolio d’una porta, dilaniava la quiete che si estendeva davanti ai tre ragazzi.
-E smettila di fingere di non vedermi!-
Il biondo sbuffò, forse ignorando quella porta, avrebbe smesso di produrre un suono così tanto noioso.
Invece no.
Imperterrita, lei, cigolava.
- Tzk. Quanto te la tiri. Sei come il resto della gente che, pur non avendo mai fatto nulla nella vita, si sente in diritto di pestare gli altri!-
Niente? Non era vero.
Lui più di tutti si meritava del riconoscimento per aver salvato la vita a molto persone.
Però..
Lei non era riuscita a salvarla, l’ultima flebile speranza del “giusto”, dell’equilibrio.
Aveva permesso che l’ammazzassero.
Codardo.
-Ma naturalmente a te non importa ciò che dico, già, io, l’Essere Invisibile!-
Continuò imperterrita la ragazzina dai lunghi capelli rossi e la lingua tagliente.
-SE NON LA PIANTI TI AMMAZZO!-
Rabbia. E dolore. Tanto dolore.
-Spero davvero che andrai in contro a qualche pericolo. Sono stanco, cazzo. Non ho bisogno che una bambina comprometta la mia pazienza con futilità. Finiscila. Sei noiosa.-
Poche parole accompagnate poi dal silenzio, lo stesso effetto di una bomba che cade su un’affollatissima città.
Faceva dannatamente male pensare a ciò che era avvenuto poche ore prima.
Il biondo buttò professionalmente la sigaretta a terra, pestandola.
-Oggi è proprio una bella giornata!-
Sospirò spensieratamente Kei con la speranza di ricominciare un discorso civile, tra persone civili.
Ma nessuno dei tre lo era veramente, e mai lo sarebbero stati.
Lui lo sapeva bene.
“Peccato perché”, pensò il castano, “è proprio bello il cielo in questo momento! Pieno di nuvole bianche, ognuna con una forma diversa! Per esempio, quella assomiglia proprio a.. a..”
Non gli veniva in mente niente, se non una specie di vocina, che urlava: “..assomiglia ad una nuvola, e basta.”
-Comunque, nel caso finissi nei casini, preferisco difendermi da sola.-
-Mi sembrava fosse chiaro.-
Concluse nuovamente Ryo.

-Certo, vitto e alloggio gratis! Sa, la nostra città in questo momento aveva proprio bisogno di uno.. sì insomma, di uno come lei!-
-Un cacciatore.-
-Precisamente!-
Balbettò imbarazzato un ometto basso e tozzo passandosi una mano sul riportino per metterlo a posto, cosa non facile, dato che il nervoso lo vestiva per intero.
Il sindaco di Vermillion, città una volta nota per i suoi immensi campi di grano, si sfregava rozzamente le mani sudate, lanciando occhiate di pietà a tutti i partecipanti alla conversazione.
-Ed esattamente, quale sarebbe il problema?-
-Problema?-
Ribadì l’ometto scattando lo sguardo contro l’interlocutore, che nel frattempo s’era acceso un’altra sigaretta, precisamente l’ottava da quando avevano iniziato a parlare con il vecchio.
-Sì. Del perché vi serve il mio aiuto.-
-Oh giusto, giusto! Beh, è da un po’ di tempo che.. accadono cose orribili, in questo posto.-
La bocca del biondo si socchiuse lasciando che il fumo che gli aveva già stretto i polmoni uscisse libero, disegnando forme astratte nell’aria.
Sorrise maliziosamente, accavallando le gambe e posandosi contro lo schienale della sedia, così lo imitò Kei, pensando che desse un’aria molto più seria alla propria immagine.
-Cose orribili, del genere?-
Domandò Ryo senza la minima curiosità, quasi come fosse una routine.
-I bambini, i bambini del villaggio.. di tanto in tanto, scompaiono!-
-Quindi a cosa vi serve un cacciatore?-
-Beh, vede, signor..-
-Shirogane.-
- ..signor Shirogane, è stato avvistato un Troll da queste parti, un mostro enorme!-
-Capisco.-
Si alzò elegantemente dalla sedia, spegnendo nel posacenere d’un tavolo lì accanto la sua droga.
-Quindi? Dovrei girovagare fra i campi alla ricerca del mostro?-
-Come preferisce, confido in lei, signor Shirogane.-
Ichigo si guardò attorno.
Il locale in cui si trovavano era letteralmente disabitato, la gente del posto probabilmente era fin troppo triste per preoccuparsi di affogare tutto nell’alcol.
-Bene, se non le dispiace, vorrei andare in camera mia a riposare. Stasera inizierò le ricerche, anche perché dubito che in pieno pomeriggio il Troll si faccia vedere..-
-Certamente! Prego, seguitemi, vi accompagno alle vostre camere.-

Non faceva troppo freddo, quella sera.
Ichigo aveva preferito fare un giro nei dintorni piuttosto che seguire il resto del suo nuovo gruppo per i campi.
Non era particolarmente interessata alla missione.
La notizia della loro venuta s’era sparsa velocemente in città: tutto sembrava aver preso improvvisamente vita, lampioni accesi, gente per strada, bambini che giocavano, naturalmente, sempre stando sotto l’occhio vigile dei genitori.
Tranne lei, una ragazzina sui sette anni scappata dal “gregge”, che stava strattonando con dolcezza l’angolo dell’abito bianco della rossa.
-Mi accompagni a vedere le lucciole?-
-Cosa?-
Ripeté con freddezza la più grande delle due.
-Le lucciole! Non posso andarci da sola!-
La piccola venne presa per mano per essere accompagnata nel luogo che desiderava tanto, e quando ci arrivò, lasciò la presa, correndo in contro a quelle piccole stelle che volavano sopra al grano maturo, quasi l’avessero fatto solo per lei.
Ichigo rimase immobile, osservandola, gelosa di tutta quell’infantile spensieratezza che lei non aveva mai posseduto.
- ..Perchè.. non ho fatto niente.. allora.. è giusto farla danzare così..? Perché.. io non ho potuto.. danzare.. non ho fatto niente.. -
Immagini, davanti agli occhi della rossa. Pensieri che le uscivano dalla bocca, confusi, annegati e soppressi dal vento.
- ..Lei.. non ha il diritto di.. non ho fatto niente.. non è giusto.. -
Iniziò ad ondeggiare il corpo, muovendosi tra le spighe, spostandole.
Si abbandonò a movimenti fluidi e casuali mentre la bimba di colpo si fermò ad osservarla come se improvvisamente, lei, fosse stata la cosa più interessante delle lucciole.
-Guarda, danzo anch’io!-
Urlò entusiasta Ichigo, continuando a muoversi.
Poi un grido.
La bambina non rideva più.
La bambina, non c’era più.
Scomparsa, ma non magicamente.
E come una fontana, sangue innocente scivolava lungo la bocca del Troll, bagnando l’arida terra.
Si fermò tutto.
Anche la manata che stava per schiantarsi contro la faccia curata della ragazza venne fermata.
-ECCOTI BASTARDO!!-
Una spada uscita dal nulla tranciò il braccio al mostro, che in preda ad una crisi, urlò violentemente, e ancora si scagliò contro la figura davanti alla giovane, che flebilmente, pronunciò il nome del suo salvatore.
-Ryo..-
Una donna può distruggere un uomo solo guardandolo.
Ma con una parola, scandendo tre sole lettere, lei riuscì a piegarlo, e a fargli perdere la battaglia.
Un dolore fulmineo pugnalò le tempie del biondo che crollò a terra, volgendo gli occhi al cielo e mostrando solo le bianche iridi.
Poi l’avversario sferrò il colpo di grazia.
Una testata in piena fronte, altro sangue.
Disteso sul grano, il cacciatore guardò cosa stava sopra di lui.
Puntini luminosi danzavano al ritmo del suo cuore, ed ecco cosa vide, prima del buio totale.
“Lucciole..”


Continua…

Hola gente!! Qui è Pfepfy!! °°” Ringraziatemi perché se non fosse stato per le mie minacce ‘sta disgraziata non avrebbe continuato!! >.> Ahimè il capitolo è corto, ma almeno qualcosa ci sta scritto!! U_U””
Va buò, non vi ringrazio uno ad uno perché ho da poco finito di lavorare e l’unica cosa che voglio è il mio letto, perciò… un grosso GRAZIE e un grosso BACIO per aver commentato a:
lala_g, Hermy6, Gaia e Izayoi007!!
A presto!! >.<

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=85996