Dark Fairy Oak

di Lizzie_Jane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Pervinca avanzava decisa sul selciato dirigendosi alla Rocca di Arrochar. Da quando aveva tradito non era più tornata a Fairy Oak. Gli abitanti del villaggio avevano perso la battaglia decisiva; non appena l’avevano avvistata, fiera e temibile, che avanzava verso le mura si erano impietriti, abbandonando le armi. Nemmeno l’intervento di Vaniglia, sua sorella gemella, era servito.
“Patetica inutile e sciocca Babù” pensava Pervinca camminando
-Chi è là?!- esclamò una sentinella al portone del castello
-Sono io, stolto!- rispose la ragazza, infuriata
-Perdonatemi, mia Signora- disse l’uomo con tono umile
-E che non si ripeta più. Ora apri, muoviti, ho fretta di entrare-
-Subito, mia Signora-
Il ponte levatoio si abbassò cigolando in modo tremendo.Il suono era così forte che si propagava fino al villaggio, non poi così distante. Pervinca aveva ordinato di lasciare intatto il meccanismo che produceva quel suono in modo da farlo udire agli abitanti di Fairy Oak, ormai soggiogati, che si sarebbero così ricordati che la loro regina era vicina.
La ragazza entrò e si diresse a passo sicuro verso una porta nera, varcò la soglia e si ritrovò così in un ampio ambiente adibito a camera da letto. Si mise a frugare in un cassetto, cercando qualcosa…una pietra, era nera ed emanava una sensazione di gelo, sia fisica che interiore.
“Devo rafforzare ancora i miei poteri e distruggere chi mi è d’impiccio” si disse Vì
Dopo la battaglia finale, in cui le forze del male avevano vinto, Pervinca era tornata alla Rocca e lì, dopo aver eliminato il Terribile 21, così era chiamato a Fairy Oak il nemico oscuro che minacciava la valle, aveva assunto il comando.
 
Intanto al villaggio Vaniglia si disperava; sua sorella non poteva davvero essere così crudele. Non poteva davvero aver tradito il suo popolo e abbandonato la sua famiglia. O forse sì? Aveva deciso: sarebbe penetrata nella Rocca di Arrochar e avrebbe scopero la verità.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Quella mattina Vaniglia era uscita presto da casa, prima che il sole sorgesse; e ora, senza farsi notare, si stava dirigendo verso le mura del villaggio. 
Erano chiuse, se lo aspettava. Da quando gli abitanti erano sotto il giogo delle forze del male le porte dei Fairy Oak erano sempre chiuse.
I pellegrini non erano più i benvenuti e chiunque si fosse spinto fino al confine di quel ormai desolato paese, avrebbe rischiato la vita; nessuno doveva sapere cosa stava accadendo a Fairy Oak. 
 
All’interno del villaggio Vaniglia si era spostata camminando, per non dare troppo nell’occhio. Ora però doveva volare, altrimenti non sarebbe mai riuscita a proseguire. La ragazza si alzò in volo e superò le mura, dirigendosi a ovest, verso la Rocca. Appena scavalcata la muraglia che divideva il villaggio dal resto del mondo, Babù si posò nuovamente a terra, sperando così di poter essere avvistata meno facilmente.
 
Vaniglia era sfinita, aveva camminato per ore e ancora non era in vista della Rocca. Possibile che fosse così lontana? Le sembrava che ogni passo che faceva la riportasse indietro di due.
“Un attimo!” si disse la giovane “La zia ce ne aveva parlato, ai tempi della scuola di magia; alcune fortezze possono essere protette da alcuni sortilegi, tra cui anche un incantesimo di questo genere. Come si sconfiggeva…?” per quanto si arrovellasse, non riusciva a ricordarsene
“Forse…ma sì, certo! Allora, devo concentrare la luce del mio potere sulla mia destinazione e dovrei…” un attimo dopo la ragazza si trovava a pochi metri dall’ingresso del castello
“Uao! Dovrei usarlo più spesso, questo incantesimo. Si fa molto prima.”
Vaniglia, però, si sentiva debole e affaticata a causa della pietra che la sorella, Pervinca, stava usando per indebolire i poteri dei Magici di Fairy Oak.
 
-Prima li indebolisco e poi li elimino, quegli sciocchi e inutili poteri della luce- strepitava intanto Pervinca all’interno della Rocca
La ragazza si era accorta che una forza particolare proveniva dalla soglia della fortezza, andò a vedere di cosa si trattasse e notò la sorella, che tentava di entrare.
-Vuoi entrare? E allora entra, sciocca. Così ti eliminerò definitivamente!- disse Pervinca in tono malvagio
Così dicendo, con uno schiocco delle dita, fece abbassare il ponte levatoio.
-Entra, entra…- mormorò
E Vaniglia entrò.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Vaniglia entrò nella Rocca e, nello stesso istante la sorella si alzò dalla poltrona su cui era seduta.
Uscì dalla stanza e si avvicinò all’ingresso del castello; restando però nell’ombra.
-Benvenuta…Babù!- disse Pervinca pronunciando il soprannome della sorella in tono di
scherno -Come va al villaggio? Mamma e Papà stanno bene? E la zia? Stanno tutti bene?- domandò la giovane strega del Buio, fingendosi premurosa
-D-dove sei?- chiese Vaniglia alla sorella, scrutando nell’ombra -non riesco a vederti-
Pervinca uscì dal Buio e la sorella si spaventò a morte vedendola: era bella, sembrava una regina, ma il suo sguardo era terribile, malvagio e freddo. Capì che non aveva provato alcuna emozione nel rivederla, a parte forse disprezzo.
Indossava un abito nero, strano per lei che odiava mettersi le gonne, pensò la strega della Luce. Aveva un portamento fiero, e tutta la sua figura emanava potere e soggezione.
-Sei cambiata- disse Vaniglia
-Tu no, sei la solita povera ottimista che vede distrutti i suoi sogni e le sue speranze- rispose Vì
-Dov’è mia sorella, che le hai fatto?- sussurrò demoralizzata la ragazza
-Sono qui, sono io! Apri gli occhi! Sei sempre stata la stessa, povera sciocca. Il mondo è crudele e, per non essere sopraffatti, bisogna esserlo ancora di più!- ribattè Pervinca
Vaniglia abbassò lo sguardo, osservando il pavimento e notò che era nero, come tutta la Rocca del resto. Erano neri la sua facciata frontale, il suo tetto e il suo ponte levatoio. Neri i muri, le porte, i tappeti. Neri i mobili e i lampadari. Perfino il cielo che la sovrastava era nero.
E Babù ora notava che anche sua sorella era nera, non solo nell’abito ma nello spirito.
La sua anima era pervasa ormai da sentimenti oscuri come la notte e come il suo potere.
Ma forse lei sapeva come risvegliare la sua umanità.
-Che cosa ti porta qui?- la risvegliò dalle sue elucubrazioni Pervinca
-Volevo vederti. E sapere perché fai tutto questo- rispose Vaniglia
-Faccio tutto questo- iniziò Vì - per fare un po’ di giustizia in questo inutile paese-
-C-cosa?- mormorò Vaniglia, scandalizzata -fare giustizia? Ma di che parli?-
-Voi magici della Luce, non avete mai compreso e rispettato i nostri poteri; sì, li temevate, ma avevate solo paura che potessimo eliminarvi. Ebbene…io lo farò, vi eliminerò tutti! A cominciare da te.- concluse secca la strega
-Pervinca…ma come puoi anche solo pensare tutto questo? I poteri della Luce e del Buio sono diversi, nessuno magico della Luce ha mai messo in dubbio la grandezza e la potenza dei vostri poteri. E’ solo che…-
-Zitta! Devi stare zitta!- la interruppe Vì
-Ma…pensa a Grisam!-
-Grisam?-
-Sì, il tuo Grisam!-
-Cosa c’entra lui adesso?-
-Lui ti aspetta, crede ancora in te. Tutti noi crediamo che tu non sappia ciò che fai e…-
-Io so ciò che faccio. E tu mi hai stufato.-
-Ma…-
-Portatela via!- disse Pervinca a due guardie che si trovavano nei paraggi
-No! Aspetta! Io…- Vaniglia non riuscì a terminare la frase, le due guardie la afferrarono e la trascinarono verso le segrete della Rocca.
Pervinca, fredda come il ghiaccio e senza lasciar trapelare alcuna emozione, si voltò. Salì le scale e tornò nell’ombra.  

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Vaniglia aprì gli occhi, mentre le ultime tracce di sonno la abbandonavano. Lentamente, senza alzarsi in piedi, si guardò attorno; l’ambiente che la circondava era spoglio e vuoto. Solo un rozzo tavolo occupava un angolo di quella che poteva essere definita una minuscola cella. Il giorno precedente era stata condotta lì dentro da due guardie che l’avevano afferrata e trascinata via dalla sala nella quale aveva incontrato sua sorella. Aveva perso conoscenza quando le guardie l’avevano letteralmente scaraventata contro il pavimento di pietra della stanza nella quale era stata rinchiusa; durante la notte si era svegliata, per addormentarsi quasi subito, restando sempre sul pavimento. Ora la luce entrava, debole, da una fessura sul tetto e solo grazie ai poteri della ragazza che aiutavano ad aumentarne l’intensità, per quanto possibile, perché la Rocca pareva schermata  e protetta dai raggi del sole.                                                                  
 
Vaniglia intanto si era alzata e aveva preso a camminare in cerchio, con aria pensierosa, riflettendo sul da farsi. Era chiusa in una cella. Chi l’aveva imprigionata era sua sorella. Non aveva via di fuga. I suoi poteri erano quasi inutilizzabili a causa del campo di forza del castello. Non aveva la minima idea di come agire. La porta era di pietra e sembrava solidissima; l’idea di poterla sfondare, patetica.                               -Tentar non nuoce- si disse la ragazza e si preparò a vibrare il colpo.                                                                                                                     Proprio in quell’istante la porta si spalancò con un tonfo sordo e Vaniglia fece appena in tempo a nascondere il suo gesto.
-Sappi che non ti servirà a nulla- disse una voce con tono di disprezzo e altezzosità
-Vì!-
-Babù…- rispose la maga del Buio ironicamente, uscendo dall’oscurità
-Perché mi hai fatta portare qui?- chiese in tono quasi supplichevole Vaniglia
-Ma come! Non ti piace la tua sistemazione?- Eppure a me pareva così confortevole…l’avevo fatta riservare dall’inizio solo per te…-
-Dall’inizio? Tu non sapevi che io sarei arrivata- Vaniglia lo disse quasi interrogativamente, come fosse una domanda
-Ti conosco fin troppo bene. Tu sei la solita ingenua che avrebbe sicuramente cercato di difendermi con gli altri, ero certa che saresti stata sicura della mia integrità come ero sicura che saresti giunta fino a qui per redimermi!- urlò Pervinca, alzando sempre di più il tono della voce -Vuoi che ti dica una cosa? Vuoi sapere la verità? Non c’è proprio nessuno da redimere qui! Io sono perfettamente consapevole di ciò che faccio e che voglio fare!- Pervinca a questo punto urlava
-Ma…-
-Silenzio!- affermò seccamente la giovane strega del Buio, riacquistando il controllo –Resta qui e non tentare di scappare. Sarebbero solo sforzi inutili- detto questo se ne andò e la porta si richiuse alle sue spalle, con lo stesso tonfo sordo con il quale si era aperta.
 
 
 
 
Villaggio di Fairy OaK
 
-Felì! Felì!-L’hai trovata?-
-No, le mie antenne non captano nulla, è come se qualcosa impedisse ai miei poteri di raggiungerla- rispose la giovane fata
-E’ alla Rocca- affermò asciutta Tomelilla
-Insomma! Non è il caso di essere pessimisti!- ribattè Dalia –Vero Felì? Forse si è solo allontanata.-
-Già. Sarà nei boschi appena fuori le mura. Magari si è solo avventurata un po’ troppo in là-
-E come spieghi l’inefficacia dei tuoi poteri?- chiese Tomelilla, presagendo il peggio
-La mia bambina non è una sciocca! Non si dirigerebbe mai sino ad Arrochar- intervenne Cicero
-Suvvia Cicero, nessuno sta affermando che Vaniglia non sia una ragazza coscienziosa e responsabile, ma sappiamo tutti perché lo avrebbe fatto- affermò Duff, lo zio di Grisam

Erano tutti riuniti nella cucina di casa Periwinkle. Felì era sul lampadario, Dalia aveva appena finito di preparare del tè e raccolti intorno al tavolo c’erano Tomelilla, Cicero, Duff, Grisam con i suoi genitori e i Pollimon al completo. Tutti erano arrivati per discutere della scomparsa di Vaniglia e per accordarsi su come procedere. Si guardarono; sì, tutti sapevano perché si era diretta alla Rocca. E meglio di tutti lo sapeva Grisam. E aveva paura, per Vaniglia e per Pervinca. Temeva che accadesse qualcosa di irreparabile, di terribile. Quel giorno lui non aveva partecipato davvero attivamente alla discussione; mentre si era stabilito che una spedizione di ricerca sarebbe partita il giorno seguente, lui aveva riflettuto per conto proprio e infine aveva deciso: avrebbe chiesto aiuto a Shirley.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


- Shirley! Shirley!
Avvicinandosi alla grande casa, attraverso i campi che la circondavano, Grisam la chiamava.
- Shirley! Ti prego, mi serve il tuo aiuto!
Da quando Pervinca si era alleata con il Nemico e l’oscurità era scesa sull’intera contea, Shirley non era stata più la stessa. Percepiva i cambiamenti che subivano i suoi poteri. Lei, che era Luce e Buio, che era l’Infinito Potere, che poteva tutto, in effetti non poteva nulla se mancava l’equilibrio nella magia. E l’equilibrio erano le sorelle Periwinkle. Ma Pervinca aveva rovinato tutto, e ora Shirley soffriva. Sentiva il Buio, dentro di lei, che combatteva con la Luce. Ma l’infinito potere doveva rimanere immutato, perfetto, a metà tra i due mondi e sopra di essi. Se il Buio avesse prevalso sarebbe stata la fine, di Fairy Oak e di tutta la magia. Sarebbe stata la vittoria di Pervinca e la distruzione di tutto quello che era Luce e giorno.
Shirley non sapeva tutto questo, ma si sentiva diversa. Si era isolata da tutti e ormai da mesi non parlava più. Cercava di capire, di scoprire cosa accadeva dentro di lei. Studiava libri e antiche leggende, storie e appunti di sua made. Era ormai vicina alla verità, lo sentiva.
Era nello studio quando sentì provenire dal giardino la voce di Grisam.
- Shirley! So che ci sei. Esci, ti devo parlare.
Doveva andarsene, subito. Non voleva, non poteva vedere nessuno, non in quelle condizioni. Stava male, ormai da giorni. Mancamenti continui, ferite che apparivano da nulle, su gambe e braccia. E poi i suoi poteri. Non ne aveva più il controllo. In alcuni momenti scomparivano, come quando sorvolava il fiume, tornando a casa. Improvvisamente non era più riuscita a mantenersi in volo ed era precipitata in acqua. Poi, velocemente come erano scomparsi, i suoi poteri erano tornati. Una mattina della settimana seguente, invece, mentre dava da mangiare agli animali, un’enorme onda di energia si era sprigionata e aveva distrutto il granaio. Shirley ora aveva paura, per sé stessa e per gli altri.
Ma Grisam non se e andava.
- Shirley, sto entrando.
- Fermo!
- Shirley! Eravamo tutti così in pensiero, al villaggio…
- Stai lontano, non so cosa potrebbe succedere!
- Come? Perché? – e così dicendo il ragazzo fece un passo avanti.
Proprio in quell’istante Shirley cadde a terra, come svuotata. Sembrava morta.
 
Alla Rocca…
 
- Trovatela, e portatela qui. Viva. – Pervinca era furiosa. Ciò a cui era arrivata ancora non bastava. Le serviva altro potere. Le serviva l’unica ragazza a cui poterlo strappare, diventando così la più potente maga del buio mai esistita. Le serviva Shirley Poppy.
- Sarà fatto mia Signora.
- Andate oltre il fiume, dopo i campi. Là è la sua casa. Prendetela e portatela. Non voglio imprevisti. E vedete di non fallire…
- No mia Signora.
Pervinca si allontanò, diretta alle segrete.
 
- Vì!
- Stai zitta. Si va in un bel posto…
- Dove…
- Portatela di sopra! Nel mio studio.
Due guardie afferrarono Vaniglia e la trascinarono, in catene, al piano superiore.
- Benvenuta mia cara, prego. Accomodati. – Pervinca sfoggiava un sorriso maligno, inquietante. – Voglio mostrarti a cosa sono giunta, con le mie ricerche. Lo sapevi che si può strappare il potere ad una persona? Ad una strega? Come dire…posso toglierti la tua natura, privarti di ciò che sei. Renderti un’inutile umana.
- Vì, ma cosa…
- Ti prego, fammi finire. Cosa stavo dicendo? Ah sì! Posso rubarti il potere…posso isolare la tua patetica Luce e strapparla da te! E ho intenzione di farlo…più o meno adesso.
- No! Vì ti prego!
Pervinca tese una mano. Una litania incomprensibile uscì dalla sua bocca, lenta e ipnotica. Vaniglia si sollevò da terra, gli occhi spalancati e il respiro bloccato in gola. Poi un bagliore lucente si sprigionò da Vaniglia. Una luce flebile, solitaria, lasciò il suo petto e il suo cuore. Tutto fu buio. Vaniglia cadde a terra, come svuotata, sembrava morta. Un sorriso maligno restò disegnato sul volto di Pervinca.
 
 
 
Non so perché ho ripreso la storia, davvero. Stavo per eliminarla ma poi ho scritto questo. E’ nata come storia dai capitoli brevi e continua ad esserlo. Non so chi ancora la leggerà o recensirà ma ringrazio di cuore chiunque lo farà. E ringrazio chi l’ha ancora tra le ricordate o preferite, dopo tutto questo tempo. A tra poco…penso…
 

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