La Lettera

di Contessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I

 

 

6/6/1999

 

Hermione si svegliò di soprassalto.

La testa le faceva male in maniera tremenda, come se qualcuno gliel’avesse schiacciata all’altezza delle tempie per un paio d’ore. Si accorse di avere freddo; quando si sedette per vedere dove fossero finite le sue lenzuola, si accorse anche di essere per terra. Il maglione le aveva fatto da giaciglio, e di fianco a lei c’era un bicchiere vuoto. L’alba stava illuminando una stanza completamente vuota;  non era decisamente la sua camera.

Il suo ultimo ricordo era Draco Malfoy che chiudeva una porta alle sue spalle. Poi, il buio.

 

***

 

2/2/1999

 

La porta si aprì così velocemente che fece appena in tempo a girare il viso dall’altra parte, asciugandosi le lacrime con una mano. Chiunque fosse, non l’avrebbe vista piangere.

“Questa stanza è occupata!” disse Hermione senza voltarsi.

“Non è mica un bagno.” ribatté Draco Malfoy facendo un paio di passi avanti. La ragazza si voltò verso di lui, gli occhi gonfi ora assottigliati.

“Ci sono qui io, Malfoy; vattene.”

“Da quand’è che voi Grifondoro possedete tutto il castello?”

“Da quando una persona che è arrivata prima ha maggiori diritti dell’ultima arrivata.” rispose Hermione con una smorfia saccente. Per tutta risposta Draco si mise tranquillamente a guardare il panorama fuori dalla finestra.

“Non hai intenzione di andartene, vero?” chiese la ragazza stringendo i pugni. Il foglio che aveva in mano tremava.

“Vengo qua quasi tutti i pomeriggi dall’inizio dell’anno; credo di avere più diritti di te di stare qui.” rispose alzando le spalle. Hermione sbatté un tacco per terra, arrabbiata.

“Bene. Benissimo. – disse raccogliendo da terra la propria borsa. – Me ne andrò io, brutto… brutto maleducato! – la aprì frettolosamente e cercò d’infilare dentro il foglio. La richiuse con uno scatto, senza accorgersi che il foglio aveva fluttuato per un paio di secondi nell’aria prima di atterrare sul pavimento. – Goditi la stanza, maleducato!” urlò prima di andarsene in tutta fretta.

Draco alzò un’altra volta le spalle. Si avvicinò al foglio e lo raccolse; era una lettera.

 

***

 

3/2/1999

 

Draco Malfoy bussò sullo stipite della porta; nella mano destra, sollevata all’altezza del viso, teneva la lettera. Hermione sollevò la testa e uscì rapidamente da sotto un vecchio banco.

“Cerchi questa?” disse Draco con noncuranza.

“Dove l’hai trovata?” gli chiese avvicinandosi con cautela, come se fosse una trappola.

“Qui, ieri, dopo che te ne sei andata lasciandomi gentilmente la stanza.”

“L’hai letta?”

“Certo!”

Hermione gli strappò la lettera di mano.

“Ormai l’ho letta, è abbastanza inutile portarmela via il più velocemente possibile.” le fece notare Draco. Hermione si limitò a raccogliere la borsa e a controllare che il foglio entrasse davvero lì dentro, questa volta.

“Grazie.” disse freddamente prima di andarsene. Draco ascoltò i passi della ragazza allontanarsi lungo il corridoio, per poi scomparire giù dalle scale.

Il sole, ancora alto nel cielo, era insolitamente caldo per quel giorno d’inverno; Draco aspettò il tramonto seduto per terra.

 

***

4/2/1999

 

“Questa non è la mia lettera.” disse Hermione alzando la mano che stringeva il foglio incriminato. Draco sollevò lo sguardo da un libro.

“Ciao.”

“Questa non è la mia lettera.” ripeté Hermione avvicinandosi. Lo sovrastava facilmente, dato che lui era seduto per terra; si appoggiò una mano sul fianco per sembrare più minacciosa.

“Ho pensato che un autografo di Weasley potesse fruttarmi qualche galeone; c’è gente davvero fuori di testa in giro.”

“Rivoglio la mia lettera, non i tuoi appunti di Trasfigurazione. Che, tra l’altro, sono piuttosto disordinati.” puntualizzò Hermione.

“La calligrafia del tuo ragazzo non è stata facile da decifrare, sai? Ma una volta compresa, ho capito perché stavi piangendo, l’altro giorno.”

“Io non stavo piangendo!” Hermione arrossì.

“Che strano, mi era sembrato proprio così. Comunque, non credo di avere la tua lettera qui con me.” disse Draco scuotendo la testa.

“Be’, vai a prenderla!”

“Da qui fino ai sotterranei? No, grazie. Forse te la porterò nei prossimi giorni. Tanto tu non hai molto da fare, no?”

“Sono fatti miei, Malfoy. Voglio la mia lettera. Il prima possibile.” ribadì Hermione lanciandogli addosso il foglio. Draco lo raccolse lentamente, lo piegò e lo infilò in un libro.

“E’ un vero peccato che tu non possa andare a quella partita di Quidditch, vero? I gironi iniziali sono così importanti, che fortuna aver trovato i biglietti!” disse Draco con un sorriso.

“Sta zitto.”

“Dopotutto, il prossimo week end a Hogsmeade è solo fra tre settimane.”

“Sta zitto Malfoy!”

“Non sto facendo altro che citare le parole del tuo ragazzo.”

“Sei il solito, Malfoy. Sei il solito ragazzino stupido, arrogante e cattivo.” sibilò Hermione a labbra strette.

“Non sono stato io a farti piangere.” rispose lui scrollando le spalle. La ragazza se ne andò senza degnarlo di uno sguardo.

 

***

 

7/2/1999

 

Draco Malfoy era seduto per terra nella stessa posizione quando lei entrò nella stanza. Per un attimo, Hermione pensò che lui fosse lì, perfettamente immobile, da due giorni.

“Hai la mia lettera? – chiese senza troppe speranze. Lui scosse la testa. Hermione sospirò. – Lo immaginavo.”

“Allora perché sei venuta fino a qui?”

“Oh, non avevo niente da fare, dato che il mio ragazzo mi ha piantata in asso nell’unica uscita ad Hogsmeade del mese, ad una settimana da San Valentino. Ma questo tu lo sai già, giusto?” rispose con voce stridula.

“Non credevo che fossi così attaccata a queste stupide ricorrenze, Granger. E’ solo un giorno come un altro. – disse Draco guardando fuori dalla finestra. Era una bella giornata; gli sarebbe piaciuto fare una passeggiata a Hogsmeade. – E’ solo un altro giorno.” aggiunse alzandosi.

“E’ solo un altro giorno che passiamo lontani.” disse Hermione senza pensarci. Lo guardò, stupita di aver detto una cosa del genere a lui.

“Domani forse porto la lettera.” disse Draco prima di uscire.

 

***

 

8/2/1999

 

La lettera era per terra, dove il giorno prima Hermione aveva trovato lui seduto. S’inginocchiò e la prese; la mano le tremava. Tutte le parole che le avevano fatto così tanto male erano ancora lì, vergate nero su bianco con la calligrafia spigolosa di Ron.

Gli dispiaceva così tanto non esserci quella domenica – ad una settimana dal loro primo San Valentino insieme, pensò Hermione - , ma Harry aveva trovato all’ultimo i biglietti per la partita: l’ultima partita del primo girone per la Coppa del Mondo! Chissà chi si sarebbe qualificato. Ovviamente alla finale sarebbero andati insieme, dato che la scuola sarebbe stata finita; che fortuna! Proprio come avevano fatto quattro anni prima. Lui non vedeva l’ora. Non era chiaro se non vedesse l’ora di vedere la partita, oppure di vedere lei.

Poi non riuscì a leggere più niente, perché le lacrime le offuscarono la vista.

Era l’unica a sentirsi ancora confusa e spaventata? Era l’unica ad aver bisogno dell’altro? Era l’unica a sognare ogni notte la battaglia di Hogwarts? Solo che ogni volta, invece di vincere, erano loro gli sconfitti; i Mangiamorte la lasciavano sempre per ultima, in modo che potesse vedere tutti i suoi amici cadere uno dopo l’altro. Di solito la morte di Ron era la più lunga: si contorceva ed urlava per ore davanti ai suoi occhi. A volte le urla continuavano anche quando era sveglia.

E al mattino, a colazione, non c’era più nessuno che potesse consolarla, o cui lei potesse confidare le proprie paure. Era rimasta sola in un castello di incubi.

Hermione asciugò in fretta le lacrime; erano già le cinque, e lei era terribilmente indietro con i compiti per la settimana successiva. Inspirò ed espirò profondamente, passandosi una mano tra i capelli. Si rialzò in piedi.

Prima di andarsene, rimise la lettera per terra.

 

***

 

9/2/1999

 

Quando Draco arrivò, Hermione stava studiando.

“Ieri avevo lasciato la lettera qui, ma non sei passata.”

“Avevo troppo da studiare. Oggi ce l’hai?”

“No. L’ho lasciata in camera. L’ho ripresa in modo che non la trovasse qualcun altro.”

Hermione inarcò un sopracciglio. “Che pensiero gentile.”

Draco si sedette di fianco a lei, anche se a un metro di distanza.

“Oggi posso stare qui?” chiese dubbioso. Hermione non alzò nemmeno lo sguardo dal libro.

“Il castello non è mica mio.” disse scrollando le spalle.

Draco tirò fuori dalla borsa il libro d’Incantesimi.

L’ho ripresa per poterti costringere a venire qua almeno un’altra volta, pensò spingendo la lettera in fondo alla borsa.

 

 

Ok, questa è la prima volta che m’imbarco in un qualcosa che non sia una one-shot, quindi sono decisamente agitata.
Pensavo che immaginare una storia tra Draco e Hermione in un ipotetico settimo anno sarebbe stata un’idea originale, invece mi sono accorta che ci sono già tantissime altre storie del genere; diciamo che questo è il mio piccolo contributo.
Spero sinceramente che questo primo capitolo vi sia piaciuto! :)
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito le mie precedenti storie, ma in particolare PolarLight, che ha letto questa storia in anteprima e non mi ha mandata a quel paese.
A presto,
Contessa

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 

 

10/2/1999

 

Hermione entrò esitante; il ragazzo era già lì.

“Hai la mia lettera? – chiese subito. Draco scosse la testa. Hermione annuì di rimando, mordendosi il labbro inferiore. Fece qualche passo nella stanza, incerta. – La Sala Comune è piena, non riesco a studiare.” disse infine sedendosi per terra. Draco non le rispose, e non la salutò quando andò via, circa due ore dopo.

Hermione pensò semplicemente di aver visto male; le era sembrato che le spalle del ragazzo si fossero rilassate quando si era seduta.

 

***

 

12/2/1999

 

Il brutto tempo aveva costretto la squadra di Quidditch di Grifondoro ad annullare gli allenamenti, così qualcuno dei geniali componenti aveva pensato bene di cercare di giocare nella Sala Comune. Hermione non aveva avuto nemmeno la forza di riprenderli, così si era rifugiata nella stanza sulla torre insieme ai propri compiti. Draco Malfoy era arrivato poco dopo, senza la lettera.

Stavano studiando entrambi, quando un lampo illuminò a giorno la stanza, e il tuono lo seguì rombando sette secondi dopo. Hermione sollevò la testa dal libro.

“Questo doveva essere vicino. – commentò indicando le finestre. Draco la guardò corrugando le sopracciglia. – Mio padre mi ha insegnato che si può capire quanto distante è caduto un fulmine calcolando il tempo trascorso tra lampo e tuono. 4,6 secondi corrispondono a un miglio; questa volta sono passati 7 secondi, quindi diciamo un miglio e mezzo circa. – spiegò Hermione. Draco pensò a tutto quello che gli aveva insegnato suo padre: l’odio, le Maledizioni Senza Perdono, la convinzione di essere superiori, sempre e comunque, e la forza di andare avanti, ad occhi chiusi nel buio del torto più marcio, anche quando quella convinzione veniva meno. Però si era dimenticato di dirgli quanto questo fosse difficile. – Hai capito?” gli chiese lei vedendolo pensieroso. Draco fece un gesto vago con la mano.

“Più o meno.”

Un altro lampo dardeggiò improvvisamente nel cielo.

“Uno, du-“ Hermione fu interrotta dal rombo sordo del tuono, che riecheggiò violentissimo nella stanza.

“Decisamente meno di quattro secondi e sei; direi che questo potrebbe essere caduto nel cortile. O aver preso la torre.” disse ridendo. Draco si lasciò quasi scappare un sorriso, prima di rimettersi a studiare.

Quella notte, nel letto, contò a lungo i secondi tra lampi e tuoni, lasciandosi cullare dal rumore della pioggia sul lago. Contò anche le ore che lo separavano dal pomeriggio successivo.

 

***

 

15/2/1999

 

Hermione chiuse il libro con un tonfo; Draco Malfoy continuò a studiare come se niente fosse, a circa un metro da lei. Hermione tamburellò le dita sul pavimento per qualche minuto, poi guardò l’orologio con interesse decisamente eccessivo, controllando che le lancette facessero il loro lavoro, ed infine rimise il libro nella borsa; poi, silenziosamente, scivolò di una ventina di centimetri verso il ragazzo. Si schiarì la voce con un colpo di tosse.

“E così… anche tu segui Trasfigurazione.” disse infine indicando il libro che lui aveva in mano.

“Già.”

“Io non… non ti ho mai visto, in aula.”

Draco esitò.

“Sto sempre in fondo, in ultima fila.” disse scrollando le spalle. La frase corretta sarebbe stata: Sto sempre in fondo perché nessuno mi vuole vicino.

“Oh. Io sto sempre in prima fila; l’acustica di quell’aula è pessima. Harry e Ron non volevano mai stare lì; non potevano farsi i fatti propri, così vicini alla McGranitt. – disse tutto d’un fiato. Draco annuì. Si guardarono imbarazzati per un attimo, poi entrambi distolsero lo sguardo. Hermione si alzò di scatto. – Be’, credo che andrò a cena e poi a ripassare. Per il compito di Trasfigurazione. Non si è mai troppo pronti. – disse prendendo la borsa ed avviandosi velocemente verso la porta. – Ci… immagino che ci vedremo in aula, allora. Ciao. E ricordati la lettera.” aggiunse prima di andarsene.

Draco annuì al vuoto del corridoio. Si chiese per tutta la sera se quello fosse stato un tentativo di conversazione.

 

***

 

16/2/1999

 

Hermione era arrivata in aula con mezz’ora d’anticipo per ripassare in tranquillità; l’assenza di Harry e Ron aveva anche i suoi vantaggi, dopotutto, si disse sistemando la piuma in modo perfettamente parallelo alla pergamena già pronta sul banco. Se lo ripeteva ogni volta che sentiva la loro mancanza, ogni volta che girandosi per raccontare loro l’ultimo libro che aveva letto o qualcosa che l’era successo, trovava solo il vuoto. Il vuoto delle sedie accanto a lei, che loro non avrebbero mai più occupato a Hogwarts.

Si voltò per non guardare quelle sedie così dolorosamente mute, quando Draco Malfoy comparve sulla porta. Senza dire una parola, senza nemmeno capire bene perché lo stesse facendo, Draco alzò una mano e la salutò con un gesto. Poi andò a sedersi.

Questa volta si mise in penultima fila.

 

***

 

17/2/1999

 

“Com’è andato il compito di ieri?” gli chiese Hermione quando il ragazzo entrò nella stanza. Lui scosse leggermente la testa.

“Non sono mai stato molto bravo in Trasfigurazione.” disse sedendosi vicino alle finestre. Tirò fuori dalla borsa una copia di ‘Quidditch Plus’ ed iniziò a leggerla; Hermione si chiese perché non fosse fuori a giocarlo, il Quidditch, invece che in quella stanza. Scosse la testa per allontanare quei pensieri e si fece forza.

“Ieri… - il ragazzo sollevò la testa dal giornale, mentre le figure continuavano a saltare da una pagina all’altra. – Ieri, nell’aula di Trasfigurazione… mi hai salutata?” concluse cautamente.

“Non c’era nessun altro nell’aula.”

“Quindi mi hai salutata?”

Draco distolse lo sguardo e girò un paio di pagine.

“Forse.” disse infine guardandola solo per un attimo. Hermione annuì un paio di volte, come se stesse elaborando l’informazione.

“Io… io devo andare. Un sacco di compiti. Davvero un sacco.” disse raccogliendo la propria borsa.

“Vitious non ci ha dato nulla per domani.” obiettò il ragazzo.

“Ma per settimana prossima sì.” rispose Hermione come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Ehi! – lei era già sulla porta. – Mi hai aspettato per chiedermi solo questo?” le chiese.

Hermione spostò il peso dal proprio corpo da un piede all’altro, incerta.

“Forse.” rispose alla fine con aria di sfida.

Prima che Draco potesse dire qualcos’altro, lei se n’era andata. Era già sulle scale quando si accorse che quel giorno non gli aveva chiesto della lettera.

 

 

Ecco il secondo capitolo! :)

Ringrazio Merope Molly Lestrange per la recensione, e spero che sia a lei sia alle persone che hanno aggiunto questa storia tra le seguite piaccia questo nuovo capitolo. Più che una Dramione, questa sarà una storia in cui ci saranno Draco e Hermione che parlano, parlano, parlano… insomma, sarà piuttosto lenta. XD

A presto,

Contessa

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III

 

 

21/2/1999

 

Domenica era il giorno peggiore della settimana: niente lezioni, nessuna attività scolastica in più, e nessuno con cui passare la giornata. Da quando anche Ginny aveva lasciato Hogwarts, Hermione si era ritrovata a parlare di più con i professori che con i suoi coetanei; probabilmente anche i fantasmi avevano una vita sociale più attiva della sua. Sicuramente erano notati di più.

Non si aspettava di trovarlo lì; lui le rivolse un cenno della testa, tornando subito a guardare fuori dalla finestra, come se stesse osservando qualcosa di molto importante. Dal campo di Quidditch, in lontananza, venivano le urla e i cori dei loro compagni; ma fuori dalla finestra, nella Foresta Proibita, non si muoveva una foglia. Il campo era esattamente dall’altra parte della scuola.

“Non mi è mai piaciuto volare, non mi fido nemmeno degli aerei. – disse Hermione all’improvviso – Perciò non sono mai stata una grande tifosa di Quidditch. Ma tu cosa ci fai qui?”

Draco rimase in silenzio a lungo.

“Cosa sono gli aerei?” chiese a sua volte alla fine.

“Sono dei grossi oggetti che permettono ai Babbani di volare.” spiegò la ragazza. Lui annuì un paio di volte, anche se probabilmente non l’aveva veramente ascoltata, né gli interessava molto sapere cosa fossero gli aerei.

La folla trattenne il respiro con un “oooh” collettivo, poi esplose un boato; Draco sorrise alla foresta.

“Non avevo voglia di vedere la partita.” disse alzando le spalle.

“Non intendevo a vedere la partita. Volevo sapere perché non la stai giocando.”

Il ragazzo strinse i pugni con rabbia; Hermione vide le sue nocche sbiancare. Poi, lentamente, riaprì le mani. Le unghie avevano lasciato piccoli segni rossi sui palmi.

“Non mi hanno voluto.”

“Ma sei sempre stato nella squadra, com’è-“

“Non hanno voluto un Mangiamorte nella squadra.” precisò voltandosi verso di lei. - Credo pensino che io abbia invitato Voldemort a stare a casa mia per un po’, l’anno scorso.” aggiunse con una risata che non aveva nulla di divertito.

“Io non… non lo sapevo. - Hermione abbassò lo sguardo, a disagio. Le mani di Draco si richiusero di nuovo; tremavano nella morsa della sua rabbiosa frustrazione. Lei d’istinto gliene prese una, e infilò dolcemente l’indice nel pugno chiuso; Draco la guardò sorpreso, ma lasciò che lei gli aprisse la mano. – Non ne vale la pena.” disse passando un dito sui segni delle unghie. Gli lasciò la mano e se ne andò in silenzio, così com’era arrivata.

Draco si guardò la mano, incredulo per quel contatto così intimo e imprevisto; i segni delle unghie stavano già sparendo. E allora perché la mano gli bruciava così tanto?

 

***

 

23/2/1999

 

“Ho sentito che Serpeverde ha perso.” disse Hermione mentre arrotolava una pergamena.

Draco sorrise. “Già.”

“E’ comunque la tua Casa, non penso che sarebbero felici del fatto che tu gioisca per la vostra sconfitta.”
“No; credo che sarebbero felici se me ne andassi, però.” disse il ragazzo.

“Quanti… quanti siete rimasti, del settimo anno?” gli chiese Hermione piano.

“Quattro. Compreso me. E dire che l’anno scorso eravamo tutti Serpeverde, eh. – rispose scuotendo la testa. Hermione lo guardò con disapprovazione. – Pansy ha resistito solo per due settimane. I suoi genitori non erano nemmeno veri Mangiamorte, ma lei non aveva mai… fatto mistero delle sue idee. Zabini non è tornato dopo Natale. Lui era arrivato a tanto così dal Marchio.” avvicinò indice e pollice finché non rimase un minuscolo vuoto tra le dita. Uno spiraglio di salvezza, quello che lui non aveva mai avuto.

“E tu? Tu perché sei rimasto?” azzardò Hermione.

“Mia madre vuole che completi la mia istruzione. E poi non avrei molto da fare, a casa. Ah, inoltre non ho più una casa.”

“Cosa vuoi dire?”

“Ci hanno portato via Malfoy Manor. Ci hanno detto di dover fare dei controlli. Probabilmente si aspettano di trovare un altro Horcrux, o qualcosa del genere.”

“Non è divertente.” disse Hermione freddamente. Chiusa la propria borsa con uno scatto.

“Non è divertente nemmeno dormire nella stanza di fianco a Voldemort. O sapere che i tuoi genitori lo stanno facendo mentre tu sei lontano. – rispose Draco. – Nessuno ci aveva detto che sarebbe stato così. Non… doveva essere così.”

“Almeno tu avevi un tetto sopra la testa, Malfoy, e la tua foto non era tra quelle dei ricercati in ogni singolo numero della Gazzetta del Profeta.”

“Già, non eri venuta molto bene in quella foto. Dev’essere stato terribile per te, vederla.”

“Mi dispiace che tu sia rimasto deluso da Voldemort, Malfoy. Tu, invece, sei esattamente come mi aspettavo. Non capisco nemmeno perché stia ancora perdendo tempo con te.” ribatté Hermione alzandosi.

“Perché sei rimasta sola. – disse Draco. Proprio come me, pensò, ma evitò di dirlo ad alta voce. – E in minima parte per la lettera.”

“Talmente sola che ora andrò dai miei amici; tornerò domani a prendere la mia lettera.” la ragazza si avviò verso la porta a passo di marcia.

“Stai parlando di amici immaginari o di quella scema della Brown?”

Hermione si fermò un attimo, indecisa se rispondergli o no; poi scosse la testa.

“Non ne vale la pena.” disse varcando la porta. Non si attardò nemmeno a sbatterla.

 

***

 

24/2/1999

 

Hermione aspettava appoggiata al muro, vicino alla finestra, le braccia incrociate sul petto.

“Hai la lettera?” gli chiese quando arrivò, con tutta calma, a pomeriggio inoltrato.

“No.”

“Sei venuto a scusarti?”

“No. E tu?”

“Io non ho niente di cui scusarmi!”

“Ok. Ti sei divertita ieri, con i tuoi amici?” le chiese sedendosi e iniziando a sfogliare distrattamente un libro.

“Non sono affari tuoi.”

“Mi sembravi piuttosto sola, a cena.”

“Oh, parla quello che è circondato da amici, vero? Chissà perché ci sono sempre almeno due posti liberi vicino a te, eh?” ribatté Hermione con una risatina.

“Chissà perché hai perso tempo a guardare me, se eri tanto impegnata con i tuoi amici, eh?”

Hermione arrossì e non rispose. Si girò e appoggiò le mani sul davanzale della finestra; l’aria era immobile e fredda. Lasciò passare qualche minuto.

“E’ troppo presto per scherzare sugli Horcrux. E su Voldemort. – disse senza voltarsi. – Tu non sai cosa vuol dire tenere un Horcrux al collo. E’ una cosa terribile. Una cosa che ti cambia.”

“Anche ospitare Voldemort in casa tua lo fa. – Hermione si voltò verso di lui per dire qualcosa, ma lui la precedette. – Non sto scherzando.”

“Era tutto quello che volevi fino a meno di un anno fa; perdonami se non sono molto colpita dal tuo improvviso pentimento.”

“Tu sai che non ho potuto scegliere se diventare un Mangiamorte o meno.”

“Ma so anche che mi hai odiata e insultata apertamente negli ultimi sette anni.”

“E non ho mai detto di aver smesso.” precisò Draco. Hermione sbuffò sonoramente.

“Non puoi proprio resistere alla tentazione di fare una battuta idiota, eh? Si può sapere dove vuoi andare a parare?”.

Draco respirò profondamente. “Lui non aveva veramente bisogno di me. Aveva bisogno di servi che gli obbedissero ciecamente, di burattini. Quando mi sono accorto che non era quello che volevo, mi sono ritrovato con un padre ad Azkaban e il compito di uccidere il Preside della mia scuola.”

“Tu odiavi Silente.”

“E tu odi me, ma non mi hai ancora ucciso. Io volevo semplicemente… essere lasciato in pace. Essere lasciato fuori da tutta questa storia.”

“Come puoi volere una cosa del genere? Questa guerra ha avuto conseguenze anche sulla tua vita!”

“Me ne sono accorto, grazie. – disse Draco con una risatina. – Ma, vedi, non tutti possono essere Potter o Voldemort; alcuni sono piccoli spettatori, persone… normali. La cicatrice che mi ha lasciato quello stupido ippogrifo non vale decisamente come quella di Potter.”

“Si chiamava Fierobecco, e quella cicatrice te la sei meritata.”

“Non puoi proprio resistere alla tentazione di puntualizzare sempre, eh? – disse Draco imitando la voce della ragazza. – Hai capito quello che volevo dirti?”

Hermione fece ondeggiare la testa a destra e sinistra.

“Più o meno.”

“Se non rido di queste cose, diventerò pazzo. Se mi fermo a pensare che la mia famiglia ha perso tutto, e l’unica persona che mi parla ancora è una nata Babbana che ho sempre odiato, rimarrò paralizzato per il resto dei miei giorni, troppo spaventato o depresso per fare qualsiasi cosa.”

“Domenica non sembravi così determinato.”

Draco si morse un labbro e annuì. “Certi giorni nemmeno io credo alle mie bugie.”

“Io non… non riesce a ridere di questo. Non posso. – disse Hermione sedendosi. – Non finché sognerò ogni notte la battaglia. Come faccio a non pensarci, quando mangio tre volte al giorno nel luogo in cui Voldemort è morto? Ho quasi paura di vedere ancora il sangue sulle pareti dei corridoi. – chiuse gli occhi e cercò di scacciare quell’immagine dalla memoria. – E la cosa peggiore è che sono qui completamente sola. Ron, Harry, Ginny… persino Neville se n’è andato. Sono tutti andati avanti. Sembra che abbiano semplicemente dimenticato.”

“Magari l’hanno fatto davvero.”

“Dubito che Ron possa dimenticare di aver appena perso un fratello, anche se ne ha parecchi. Magari è più semplice così. – disse Hermione con un respiro profondo. – Ma a me non sono mai piaciute le cose semplici.”

“Allora il problema è solo tuo.” ribatté Draco alzando le spalle.

“Non posso ridere di una cosa che… che mi spaventa.”

“Voi Grifondoro non dovreste essere quelli coraggiosi?”

“Non sei molto d’aiuto, sai?”

“Se preferisci puoi andare a parlare con la Brown. – rispose Draco. Hermione roteò gli occhi. – Non hai nessun altro anche tu, vero? – la ragazza annuì. – A me piace questo posto; penso che ci verrò ancora piuttosto spesso. – si alzò, si pulì i pantaloni e mise nella borsa il libro che aveva tirato fuori. – E, sai, non mi dispiace così tanto un sottofondo umano, mentre sono qui.” aggiunse roteando l’indice vicino al proprio orecchio.

“Intendi una voce?”

“Intendo la tua voce.”

Hermione rimase seduta sul pavimento della stanza finché non tramontò il sole; si alzò solo quando si accorse di avere freddo. Avrebbe dovuto rispondere a Ron, quella sera, pensò mentre tornava nella Sala Comune, ma alla fine non lo fece. Dopotutto, la sua lettera era arrivata solo da tre giorni, e lui una volta l’aveva fatta aspettare per due settimane e quattro giorni.

Si accorse di avere un leggero mal di gola, e si chiese se fosse dovuto al fatto che da mesi non parlava così a lungo.

 

***

 

28/2/1999

 

Lo vide non appena finì la lunga rampa di scale: era messo in modo da tenere d’occhio la porta, ma essere lontano dallo spiffero della finestra; quel giorno l’aria era gelida. Hermione si chiese se la stesse aspettando. Cercò di avvicinarsi il più silenziosamente possibile, ma quando era ancora a qualche passo dalla porta Draco si voltò verso di lei. Stava attendendo di sentire i rumori che anticipavano il suo arrivo o era un caso?

Hermione entrò salutandolo con un cenno della mano.

“Non sei venuta, nei giorni scorsi.” disse Draco cercando di sembrare il più disinteressato possibile.

“Ho avuto molto da fare. – rispose la ragazza sedendosi accanto a lui; non ancora veramente vicino, ma meno lontano di prima. – I M.A.G.O. si avvicinano.”

“Mancano ancora più di tre mesi.”

“Appunto.” ribatté Hermione prendendo il libro di Erbologia dalla propria borsa.

“Immagino che l’anno scorso continuassi a chiederti cosa stessimo facendo qui, eh?” disse Draco con una risatina.

Hermione ripensò al freddo, al terrore, alla solitudine dei campi gelati che avevano girato per tutto l’inverno. Annuì.

“Mi sarebbe piaciuto molto essere qui.” rispose piano aprendo il libro.

Non aveva letto nemmeno un paragrafo quando Draco glielo chiuse; si voltò a guardarlo, e lui glielo tolse dalle mani con gentile fermezza.

“L’altro giorno, mi hai detto che io non so cosa vuol dire tenere un Horcrux al collo. E’ vero, non lo so. Ma so cosa vuol dire essere spaventati a morte, esattamente come te. – disse. Sembrava tranquillo, ma Hermione vide le sue nocche sbiancare mentre stringeva il libro troppo forte. – Dimmi com’è. Raccontami dell’anno scorso.”

Hermione lo guardò un po’, come se non fosse certa di quello che aveva appena sentito. Scosse leggermente la testa.

Stava già per rifiutarsi, per alzarsi e andarsene, perché quello era troppo, troppo difficile per lei, quando lui allungò la mano destra e prese una delle sue. Hermione si aggrappò a quella mano come se fosse l’unica cosa che poteva salvarla dal buco nero dei suoi ricordi.

Inspirò profondamente e iniziò a parlare.

 

 

Ed eccoci al terzo capitolo, che per me è davvero un traguardone! :D

Ringrazio Bambolinazzurra ed Alvigi per le belle recensioni che mi hanno lasciato! J La lettera, che all’inizio è solo un espediente, sarà un po’ il fil rouge di tutta la storia… per quanto riguarda Harry, Ron, Ginny, Blaise e chi più ne ha più ne metta, in realtà è canon il fatto che i primi due non siano tornati a Hogwarts per completare il settimo anno. Gli altri due li ho tolti io, come ho scritto in questo capitolo.

Spero che la mia storia continui a piacervi!

A presto,

Contessa

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

 

 

1/3/1999

 

Hermione si massaggiò lentamente le tempie ad occhi chiusi; avrebbe davvero voluto prendere una pozione per il mal di testa, ma sapeva fin troppo bene che le dava una tremenda sonnolenza, e lei non poteva proprio permettersi di perdere metà pomeriggio a dormire. Quando riaprì gli occhi, vide che Draco la stava fissando.

“Mal di testa.” disse la ragazza cercando di tornare a studiare.

“L’avevo intuito.”

Hermione provò a concentrarsi sullo studio, ma sembrava che le parole volessero fuggire il suo sguardo; tutto era confuso e doloroso. Chiuse il libro con un tonfo.

“Oggi è il compleanno di Ron.” disse infine velocemente.

“Avevi paura che mi dimenticassi di fargli gli auguri?”

“Da quando abbiamo iniziato Hogwarts abbiamo sempre festeggiato insieme i nostri compleanno, ed ora improvvisamente io sono qui da sola, e lui è lontano chissà quante miglia! – disse torturando una manica del maglione. – Be’, a dire il vero il primo anno non abbiamo festeggiato il mio compleanno, dato che non eravamo ancora amici, quindi diciamo che non conta. E nemmeno quest’anno, a dirla tutta.” aggiunse poi per amore della precisione.

“C’è stato un momento in cui non eravate amici? Credo che la Skeeter potrebbe essere interessata a questo scoop!”

“Due mesi. Siamo diventati amici il 31 ottobre del primo anno.”

“Sai anche l’orario, per caso?” scherzò Draco continuando a leggere i propri appunti.

“Be’, sicuramente dopo cena. – rispose Hermione. Il ragazzo sollevò lo sguardo. – Ti ricordi quel troll che era riuscito ad entrare a scuola? Ecco.”

“Ah, sapevo che quella storia che girava su di voi era vera! Se io avessi fatto una cosa del genere Silente mi avrebbe mandato a casa immediatamente…”

“Non era questo quello di cui volevo parlare, comunque. Il fatto è che-“

“Quand’è il tuo compleanno?”

“Il mio? Oh, il 19 settembre.” rispose Hermione, imbarazzata senza sapere bene il perché.

“Mi sa che sei la più vecchia del nostro anno.”

“Preferisco più grande, grazie. E comunque Justin Finch-Fletchley è nato il 3 settembre, quindi è lui il più vecchio. – precisò la ragazza. – E’ così strano che Ron non sia qui, oggi… Immagino che stia festeggiando con la sua famiglia. E Harry. Manco solo io.”

“No. Sono loro a mancare da Hogwarts. – disse semplicemente Draco. – Tu sei… esattamente dove dovresti essere.” Hermione smise di stropicciare la manica del maglione ed annuì lentamente.

“Sì. Così suona meglio. – disse con un sorriso. – Quand’è il tuo compleanno?”

“Il… il 5 giugno.”

“Non è ancora passato. Potrai festeggiarlo qui.”

“Immagino che… sì. Sì, potrò festeggiarlo qui.” disse Draco stringendosi nelle spalle. Si guardarono l’un l’altro; Hermione distolse lo sguardo dopo qualche secondo, tossicchiando. Draco raccolse velocemente la propria roba ed infilò tutto nella borsa, alzandosi.

“Credo che andrò a scrivere un biglietto d’auguri a Weasley, dopotutto. ‘Ehi, prova a chiedere come regalo di compleanno dei M.A.G.O.’, o qualcosa del genere. Sono sicura che apprezzerà.” disse avvicinandosi alla porta.

“Non dimenticarti di firmarlo, eh; vorrà sapere chi gli manda un biglietto così originale. – disse Hermione riaprendo il libro. Draco sorrise e la salutò con un cenno della mano. Era già nel corridoio, quando lei aggiunse – Il mal di testa è un po’ passato.”

“Prego.” rispose Draco. Le fece un altro cenno e se ne andò.

 

***

 

4/3/1999

 

Draco chiuse il libro e lo lanciò per terra, lontano da lui. Frugò nervosamente nella borsa, facendo uscire diverse pergamene, ed infine tirò fuori il nuovo numero di Quidditch Plus.

“Problemi con Incantesimi?” gli chiese Hermione abbassando il libro.

“No.” rispose lui alzando le spalle.

La ragazza tamburellò le dite sulla copertina del libro, poi si avvicinò un po’ a Draco.

“Se vuoi… se vuoi possiamo studiare ins- ecco, in due. – disse spostando il proprio libro verso di lui. – Ecco, sai, invece di studiare le stesse cose per conto nostro.”

“Il fatto è che io non ho voglia di studiare! – sbuffò Draco. – Siamo al settimo anno, mi sono scocciato di questi stupidi compiti in classe; Incantesimi non dovrebbe essere una materia pratica?”

“Vitious fa una sola verifica scritta a trimestre.”

“Be’, una di troppo, per me.”

“Qual è la tua materia preferita?” chiese improvvisamente Hermione. Il ragazzo la guardò stranito.

“La mia materia preferita?”

“Dovrai pur averne una.”

“Non ci ho mai pensato…”

“Allora qual è la materia che segui con più interesse? Nel tempo libero dovrai pur fare qualcosa; ha a che vedere con qualche materia? – Draco spostò lo sguardo sulla rivista che aveva in mano. – No, il Quidditch non conta.”

“Allora non saprei…”

“Cosa ti piacerebbe fare una volta finita la scuola?” lo incalzò Hermione.

“Oh, fino ad un paio d’anni fa non mi ero mai posto il problema: mi sarei semplicemente aggirato per il Ministero brandendo un bastone e dando ordini, come mio padre. Adesso… adesso non so proprio cosa ne sarà di me.” rispose pensieroso.

“I tuoi genitori cosa dicono?”

“Niente. Niente di che.”

“Non ti hanno dato qualche consiglio?”

“Temo che i consigli di mio padre non siano più praticabili.” disse Draco con un sorriso.

“Ma avranno qualcosa da di-“

“Non dovevamo studiare?”

“Oh. Certo, certo. – disse Hermione sistemando i capelli con imbarazzo. – Io non… non volevo… prendi il tuo libro così possiamo iniziare.”

Draco si alzò per prendere il libro, dandole le spalle. Lo sguardo di Hermione cadde sulle pergamene sparpagliate per terra, vicino alla borsa del ragazzo; c’era un foglio che le sembrava stranamente familiare. Si avvicinò un po’: il foglio non era piegato bene, e la ragazza riconobbe all’istante la scrittura di Ron.

Con uno scatto prese il foglio e lo infilò velocemente nella borsa di Draco; quando lui si voltò, spolverando il libro con una mano, lei era già nella posizione iniziale, il libro aperto e lo sguardo assorto in un paragrafo particolarmente difficile.

Il ragazzo si sedette di fianco a lei e sbirciò la pagina cui era arrivata; aprì il libro.

“Allora cominciamo?”

“Certo.”

 

***

 

10/3/1999

 

“Allora, com’è andato il compito d’Incantesimi?” chiese Hermione posando la propria borsa.

“Oh, molto bene; ho preso Oltre Ogni Previsione.” rispose Draco soddisfatto.

“Ah.” la ragazza sembrava delusa.

“E’ il voto più alto che ho preso nello scritto d’Incantesimi dal secondo anno.”

“Ah, allora è un bel voto. – disse sedendosi di fianco a lui. – Dici che potremmo… studiare ancora in due?”

“Intendi insieme?”

“Ins… insieme. Sì, certo, era quello che intendevo.” rispose velocemente Hermione.

“Dopodomani c’è il compito di Erbologia. – disse Draco prendendo il libro. – A dire il vero non ho seguito con molta attenzione le ultime lezioni…”

“Ti offenderesti se ti dicessi che anche Ron e Harry mi dicevano sempre la stessa, identica cosa?”

“Sì.”

Hermione rise. “Allora fai finta che non abbia detto niente. Cominciamo?”

 

***

 

15/3/1999

 

Hermione arrivò nella stanza con il fiato corto.

“Non c’era bisogno di correre.” disse Draco. La ragazza inspirò ed espirò profondamente, sedendosi di fianco a lui.

“Sono venuta appena ho potuto. Oggi hai saltato il compito di Aritmanzia!” gli disse non appena riacquistò una respirazione normale.

“Ho saltato tutte le lezioni.” le fece notare Draco.

“Lo so, ma potevi almeno presentarti per il compito! Puoi chiedere alla professoressa di fartelo recuperare fuori dall’orario scolastico, comunque. Una volta io sono stata male il giorno del compito, e me l’ha fatto fare.”

“E perché dovrei farlo?”

“Perché altrimenti te lo farebbe recuperare durante l’orario normale, e perderesti una lezione! – Hermione sembrava incredula; Draco fece un breve sorriso. – Ho letto la Gazzetta di oggi.” aggiunse in un sussurro.

“Come tutti, d’altronde.”

“Ma è una buona notizia, no? Nessuno dei tuoi genitori andrà ad Azkaban, sono risultati innocenti!”

“Per quanto possano risultare innocenti un uomo con il Marchio Nero sul braccio ed una donna che ha ospitato Voldemort ed i suoi più cari amici nella propria casa.”

“Tua madre ha salvato Harry. E lui ha testimoniato a favore dei tuoi genitori.”

“E’ sempre stato il mio sogno essere preso sotto l’ala protettrice di Potter!” disse Draco con una risata.

“Avresti preferito che i tuoi andassero… ad Azkaban?”

“I genitori di molti dei miei compagni sono lì. Oppure sottoterra. Ma i miei hanno cambiato fazione troppo tardi per poter essere accolti a braccia aperte sul carro dei vincitori. Quale può essere il destino del figlio di due persone del genere?” rispose Draco lentamente.

“Tua madre ha salvato Harry. – ripeté Hermione decisa. – E quando siamo stati presi dai Ghermidori, tu non ci hai traditi. Ho visto i tuoi genitori, e ho visto Bellatrix Lestrange: erano diversi. Sono diversi.”

“Cosa vuoi dire?”

“Non sono mai stata una grande sostenitrice dei Malfoy, lo sai,  - iniziò la ragazza con un sorrisetto – ma credo che ci fossero Mangiamorte e Mangiamorte. Credo che tuo padre avesse capito, verso la fine, quando questa guerra fosse senza senso.”

“Probabilmente aveva solo capito di essere dalla parte dei perdenti. Aveva paura di morire.”

“Perché non parli mai di loro?” gli chiese Hermione piano.

“Non mi piace parlare.”

“E non ti piacciono neanche loro? – Draco strinse i pugni. – Apri le mani. E parlami di loro. Non dei signori Malfoy, e nemmeno dei Mangiamorte; dei tuoi genitori.”

“Mia madre non è una Mangiamorte.”

“E allora parlami di lei. Narcissa? - Draco annuì. – C’era una sua foto sul giornale. E’ molto bella.”

“Lo so.”

“Teneva per mano tuo padre, mentre uscivano dal Tribunale. Non ha guardato i giornalisti nemmeno una volta; guardava sempre dritto davanti a sé.”

“Si amano molto. E lei… credo che lei sia più forte, fra noi tre.” disse Draco aprendo lentamente le mani.
“E’ completamente diversa da Bellatrix.”

“Per fortuna!”

“Lei era folle.” Hermione rabbrividì, portandosi una mano al collo.

“Non mi piaceva, quando era a casa nostra. E non mi piaceva quello che faceva. – disse Draco con un cenno della testa verso di lei. – Era più facile, pensare semplicemente di essere nato superiore. Pensare di avere un qualche diritto di nascita che nessuno mi avrebbe mai portato via. Più facile che guardarli mentre torturavano ed uccidevano delle persone.”

“Non hai mai fatto nulla per fermarli.”

“Il coraggio è una prerogativa dei Grifondoro.”

“Avevi… paura?”

“Così suona peggio. Non lo ammetterò mai. – disse Draco scuotendo la testa. Hermione sorrise. – Io… io non so più che farmene del mio sangue puro.”

“Puoi farci quello che ci fanno i Mezzosangue: assolutamente niente. – rispose la ragazza scrollando le spalle. – Io sono fiera del mio sangue, perché mi lega ai miei genitori.”

“Non credo di essere molto fiero dei miei genitori, ora come ora.”

“Avranno pur fatto qualcosa di buono nella loro vita.”

“Detto da te sembra una barzelletta. – entrambi risero. Draco sentì dei muscoli che si rilassavano; muscoli in tensione da quella mattina, da quando aveva visto la Gazzetta ed aveva sentito gli insulti dei suoi compagni. – Be’, quand’ero piccolo mia madre trasfigurava i fiori in caramelle per me. E mio padre mi raccontava sempre una storia, quando mi metteva a letto.”

“E’ un inizio, no?”

 

 

Ancora grazie ad Alvigi e Bambolinazzurra per le loro recensioni, come sempre spero che ogni capitolo vi piaccia! :) Questa volta è Draco ad aprirsi un po’ con Hermione… lentamente – mooolto lentamente – le cose stanno cambiando. Ah, vorrei specificare che i vari compleanni sono quelli canon, riportati sull'HP Lexicon, che io adoro perchè mi ha chiarito un sacco di dubbi e risponde praticamente ad ogni curiosità.

Ho già il capitolo pronto per settimana prossima, poi temo che gli aggiornamenti saranno un po’ meno regolari; al mattino studio, al pomeriggio lavoro, e la sera cerco disperatamente la forza di volontà per studiare ancora senza tentare il suicidio, quindi il tempo per scrivere è davvero poco… anche se la storia nella mia testa è già finita, per fortuna.

A presto,

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo V

 

 

17/3/1999

 

S’incontrarono all’inizio delle scale.

“Oh. Ciao. Anche tu stai andando… su?” gli chiese Hermione indicando con un cenno i piani superiori.

“Sì. Sono passato in camera a lasciare dei libri.” rispose Draco.

“Anch’io. Ho preso il libo di Antiche Rune; tra poco c’è un compito, sai; solo due settimane.”

“Solo? – il ragazzo sorrise. – Andiamo?”

Entrambi fecero un passo verso le scale; entrambi si tirarono indietro, indicando all’altro di andare per primo. Si guardarono per qualche secondo, imbarazzati ed indecisi, poi Hermione fece un passo avanti qualche istante prima del ragazzo.

Iniziò a salire rapidamente; si sentiva a disagio nel sapere che lui era dietro di lei, e non le piaceva dare le spalle a qualcuno. Si sentiva vulnerabile.

Superarono i primi due piani in silenzio; Hermione rallentò un po’ il passo, a corto di fiato. Draco le sfilò quasi la scarpa con il piede, inavvertitamente; si scusò arrossendo e Hermione accelerò di nuovo.

Terzo piano. Non c’era nessuno in giro; quella torre era poco frequentata perché fuori mano e piena di aule vuote. Piaceva molto ai fantasmi. E alle persone sole, naturalmente.

Quarto piano. Draco si schiarì la voce.

“Ho scritto ai miei genitori. – disse a metà tra quarto e quinto piano. – Non li sentivo da Natale.”

“Ah.”

“Ho scritto loro dei miei ultimi voti. Sono migliorato parecchio, ultimamente. – Hermione lo prese come un tacito ringraziamento. – Penso che saranno contenti.”

“Lo… lo penso anch’io.” disse Hermione senza voltarsi.

Quinto piano. Percorsero rapidamente il corridoio fino alla loro stanza; una volta dentro, entrambi tirarono un sospiro di sollievo.

 

***

 

19/3/1999

Poco lontano dall’aula di Trasfigurazione Draco si accorse di essere seguito; tra metri dietro di lui Hermione stava cercando i far entrare nella borsa una quantità decisamente eccessiva di pergamene.

Si fermò ad aspettarla, ma lei no si accorse di lui finché non le parlò.

“Ciao. – Hermione sobbalzò, facendo cadere parecchi fogli; Draco si chinò a prenderne alcuni. – Non ti preoccupare, non voglio rubarti gli appunti.”

“Sicuro? L’ultima volta che ho visto i tuoi appunti non ero nemmeno riuscita a decifrarli tutti; forse ne avresti bisogno. – Draco fece una smorfia, passandole i fogli. – Grazie. Ho visto che oggi eri in quinta fila.”

“Ultimamente le lezioni sono interessanti, così ho deciso di concedere più attenzione alla McGranitt. Mai provato ad allargare magicamente la borsa?” le chiese mentre lei continuava a litigare con le pergamene.

“Già fatto; è al massimo della capienza magica.” rispose girando la borsa verso di lui. Sembrava una grossa stanza colma di libri, pergamene, piume, ed ancora altri libri. In lontananza gli sembrava di aver visto anche dei vestiti ed un paio di bottiglie d’acqua.

“Sei sicura che tutta quella roba ti serva?”

“Preferisco essere… sempre pronta.” disse Hermione stringendosi nelle spalle.

“Sempre pronta ad un’interrogazione su ‘Storia di Hogwarts’?”

“E’ uno dei primi libri che ho letto sul mondo magico. Mi piace rileggerlo spesso.” rispose arrossendo.

“Io non l’ho mai letto. Mi bastano le lezioni di Rüf, per quanto riguarda la storia.”

“Ma la storia di Hogwarts è diversa! Hogwarts è… diversa. – disse Hermione sfiorando un muro con una mano. – Quando ho ricevuto la mia lettera, ho sognato per quasi un anno il momento in cui sarei arrivata a scuola. Passo più tempo qui piuttosto che nella mia vera casa… quando sono con i miei genitori continuo a chiedermi quanto manca al ritorno a Hogwarts.”

“Io non vedo l’ora di andarmene. Non vedo l’ora di prendere i M.A.G.O. e finirla una volta per tutte con questo posto.” replicò Draco scrollando le spalle per dissimulare un brivido. Hermione si chiese se anche a lui era capitato di non passare nei corridoi più bui per paura di ciò che poteva nascondersi nell’ombra. Lei una volta aveva proprio cambiato piano.

“Nell’ultima edizione di ‘Storia di Hogwarts’ parlano della battaglia dell’anno scorso. – disse la ragazza a bassa voce. Una cosa detta a bassa voce sembra sempre meno reale. – Non l’ho ancora comprata.”

Draco illuminò la punta della bacchetta e la precedette in un corridoio buio.

 

***

 

23/3/1999

Hermione guardò l’ora, cercando contemporaneamente di sistemarsi la treccia; l’acconciatura ordinata del mattino era un lontano ricordo, dopo le lezioni del pomeriggio.

Affrettò il passo nei punti in cui i corridoi erano sgombri, per poi rallentare quando incrociava qualcuno; non voleva dare l’idea di essere di fetta, ma effettivamente sapeva di essere in ritardo.

Svoltò l’ultimo angolo quasi di corsa, guardandosi indietro per controllare un’ultima volta che non ci fosse nessuno, e andò a sbattere contro Draco.

“Ma che… eri fermo in mezzo al corridoio?!”

“Sì, certo, aspettavo con impazienza che qualcuno mi venisse addosso! Ti pare? Tu, piuttosto, stavi correndo?”

“No! E’ vietato correre per i corridoi.”

Si guardarono dopo essersi rialzati; entrambi erano sicuri di non essersi fatti scoprire.

“Be’, già che ci siamo, andiamo su? – chiese Draco dopo qualche secondo. Hermione annuì in silenzio. – Però vai avanti tu. Non voglio essere travolto di nuovo.” aggiunse cedendole il passo.

 

***

 

25/3/1999

 

Hermione guardò l’ora per la terza volta in un minuto. Aveva deciso di non fermarsi a parlare con la professoressa di Antiche Rune ed usare quel tempo per tornare di corsa in camera e cercare di dare ai capelli un aspetto decente. Si era rifatta la treccia ed aveva anche cambiato la camicia, prima di affrettarsi verso le scale che facevano di solito.

Secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto arrivare in prefetto orario, ma di lui non c’era traccia. Era lì già da dieci minuti: per i primi tre aveva finto di sfogliare un libro, i successivi due aveva controllato gli appunti del giorno. Gli ultimi cinque li aveva passati a guardare l’orologio.

Hermione contò fino a sessanta camminando lungo il corridoio; alla fine sbuffò e si avviò verso le scale, chiedendosi perché fosse così arrabbiata. Dopotutto non si erano mai dati nessun appuntamento. Semplicemente, s’incontravano nella stanza: era stato stupido da parte sua pensare che lui avrebbe rispettato quell’orario solo perché era capitato così negli ultimi due mesi.

A metà della rampa che portava al terzo piano per poco non fu lui a travolgerla; erano così assorti nei propri pensieri che nessuno dei due aveva sentito i passi dell’altro.

“Oh. Ciao. Eri già su?”

“Giusto da una decina di minuti o poco più.”

“E perché stai andando via?”

“Io ho… ho dimenticato un libro in camera. Il libro di Trasfigurazione.”

“Domani non abbiamo Trasfigurazione.”

“Voglio portarmi un po’ avanti. E’ così difficile da credere?”

“In effetti, sì.” Disse Hermione ridacchiando.

“La tua compagnia mi fa male. Tu stai andando su?”

“Sì. Ci vediamo dopo, allora.”

La ragazza cominciò a salire, ma Draco rimase fermo.

“Senti, ora che ci penso non ho tanta voglia di andare fino in camera; puoi prestarmi il tuo libro?” disse velocemente.

“Certo: basta che non lo pasticci con la tua scrittura.”

Draco fece una smorfia e la raggiunse sulle scale.

“Tu vai via per Pasqua?” gli chiese Hermione all’altezza del quarto piano.

“Io? Sì, sì, vado via. Andrò dai miei per un po’.” rispose lui. La bugia gli era venuta alla labbra non appena aveva sentito la domanda.

“Anch’io. Un po’ mi mancano, i miei, anche se ormai conosco più Hogwarts di casa mia.”

Quinto piano. Entrarono nella stanza e si sedettero ai loro soliti posti; ormai erano a meno di mezzo metro di distanza.

Hermione annusò l’aria mentre cercava il libro di Trasfigurazione.

“Ma… lo senti anche tu questo profumo?” gli chiese passandogli il libro.

“Oh, sì, leggermente. Non è male.”

“No, no. – Hermione annusò ancora, e sorrise. – Però è un po’ troppo.”

Mentre apriva il libro fingendo di cercare una pagina, Draco si appuntò mentalmente di mettere meno profumo.

 

 

Buon pomeriggio!

Come sempre ringrazio per le recensioni, questa volta Bambolinazzurra e Lumosmaximalove; ripeto, la storia nella mia testa è già finita, il problema è solo trovare il tempo di mettermi lì a scriverla… per ora sto approfittando del ponte per portarmi avanti! ;)

Spero che vi piaccia anche questo capitolo, e ringrazio anche tutte le persone che seguono silenziosamente…

A presto,

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI

 

 

29/3/1999

 

Hermione era riuscita a liberarsi di Lavanda solo tra il primo ed il secondo piano, dopo quasi venti minuti d’inseguimento. Draco l’aveva vista scendere le scale sbuffando, ed aveva raggiunto velocemente Hermione.

“Come hai fatto a mandarla via? Sembrava piuttosto insistente.” le chiese saltando due gradini per affiancarsi a lei.

“Oh, sapevo che mi stavi seguendo! Sei un codardo. Potevamo inscenare un litigio e farla scappare; lei odia i duelli.”

“Non sono un bravo attore.”

“Comunque alla fine le ho detto che dovevo svolgere un compito assegnatomi dalla McGranitt in qualità di Caposcuola; controllare le aule e cose del genere…”

“Sembra divertente. Penso che me ne andrò anch’io.”

“In realtà mi fa un po’ pena…”

“La McGranitt?”

“Lavanda! Lei e Calì stavano sempre con una ragazza di Corvonero, Lisa Turpin, ma quest’anno lei non è tornata, così stanno ancora cercando qualcun altro per il loro esclusivo trio. Se sono arrivate fino a me vuol dire che hanno già scartato tutte le altre ragazze della scuola, e sono davvero disperate.”

“Dev’essere brutto essere una loro possibile preda. Meno male che io sono fuori.”

“Sono sole. Esattamente come noi.”

“Meglio soli che accompagnati da Lavanda Brown.”

“In realtà alla fin fine Lavanda non è-“ nell’istante in cui sentì il piede sprofondare nel vuoto Hermione si diede mentalmente della stupida per essersi dimenticata del gradino mancante del lunedì; subito dopo cadde, cercando disperatamente di attutire la caduta ai libri che teneva tra le braccia.

“Che cavolo?! Ti sei fatta male? Cos’è successo?” Draco s’inginocchiò e le fu subito accanto.

“Lunedì… cavolo che male!” disse Hermione cercando di rialzarsi. Per poco la borsa non la fece cadere di nuovo, ma il ragazzo la sostenne tenendola per un braccio.

“Dammi la borsa, dai.” le disse tendendole una mano.

“No, ce la faccio, dav-“

“Dammi la borsa senza protestare.” Hermione gliela diede zoppicando un gradino più in alto.

“I libri per terra…” disse la ragazza indicandoli.

“Tornerò dopo a prenderli. Ora è meglio arrivare nella stanza, farti sedere e… farti sedere.” rispose velocemente tenendo lo sguardo fisso sui gradini. Hermione si appoggiò a lui, a disagio; l’anno prima aveva contribuito a sconfiggere il Mago Oscuro più temibile degli ultimi secoli, ed ora bastava uno stupido gradino per farla rovinare a terra.

Abbassò lo sguardo per evitare ulteriori cadute, ma qualcosa di diverso dai gradini attirò la su attenzione: il suo ginocchio sinistro sanguinava copiosamente, e aveva già sporcato l’orlo della gonna.

“Dai, manca solo una rampa… - le disse il ragazzo sostenendola, ma senza guardarla. – Ce la fai?”

“Io… sì, ce la faccio. Ce la faccio anche da sola.” gli rispose scostandolo bruscamente. Draco la guardò, stupito, ma non disse nulla; si limitò a seguirla a distanza ravvicinata mentre lei saliva con fatica gli ultimi gradini.

Hermione si sedette per terra nella stanza, e quando Draco le porse la sua borsa la prese senza ringraziarlo; estrasse la bacchetta e mormorò un incantesimo curativo. Osservò la pelle che si rimarginava velocemente in silenzio.

“Il mio sangue.” disse infine la ragazza.

“Come?”

“Il mio sangue. Ti fa schifo il mio sangue, vero? – rispose alzando lo sguardo su Draco. – Ti aspettavi forse fango?”

“Io non-“

“Non mi hai guardata nemmeno una volta.”

“E’ che… - Draco sospirò, passandosi una mano sul viso. - E’ che…”

“Che cosa? E’ che non riesci nemmeno a guardare il mio sangue? Non è contagioso, tranquillo.” disse in tono acido. Si morse il labbro inferiore quasi con ferocia per trattenere altre parole.

“No, no, io…”

“Ho visto il modo in cui non mi guardavi! Sembravi disgustato, e-“

“E’ che ho paura del sangue! – esclamò Draco all’improvviso. -  Di tutto il sangue. Non solo del tuo.”

“Come, scusa?”

“Hai capito benissimo, non lo ripeterò. Mai più. – disse scuotendo la testa. – E poi quella roba mi ricorda… mi ricorda la guerra.” Aggiunse voltandole le spalle.

“Io non-“

“Non lo sapevi? Non è esattamente una cosa che amo dire in giro.” la interruppe irritato.

“Guarda, per favore. E’ solo una sbucciatura. E’ già guarita.” disse Hermione, in tono dolce. Lui si girò, ma solo per un attimo.

“Sei ancora tutta sporca di… di sangue.” disse indicando con gesti vaghi di una mano la gonna e la gamba della ragazza. Hermione si ripulì con un colpo di bacchetta, sbuffando.

“Ora è tutto a posto. Puoi guardare.”

Draco si avvicinò lentamente, e si sedette vicino a lei.

“Stai… bene?” le chiese. Sembrava sinceramente preoccupato.

“Sì. Sto bene, grazie.” rispose Hermione stupita.

“Comunque è tutta colpa tua. Visto cosa succede a parlare bene della Brown?” disse con un sorriso. Hermione ridacchiò.

“Già, già, tutta colpa mia. La prossima volta starò più attenta. E magari guarderò con più attenzione le scale.” rispose passandosi una mano sul ginocchio ormai guarito; al posto della ferita c’era solo un piccolo segno che sarebbe scomparso nel giro di qualche giorno.

Si guardarono per qualche secondo, imbarazzati, poi Draco distolse lo sguardo e si alzò.

“Vado a prendere i tuoi libri. Non vorrei mai che qualcuno passando di lì te li rubasse.”

Uscì prima che Hermione potesse dire qualcosa, e probabilmente fu meglio così; stava per dire qualcosa di stupido. Non sono più come Lavanda e Calì, pensò mentre lo aspettava. Non sono più sola.

 

***

 

31/3/1999

 

Hermione aveva ormai perso ogni speranza di vederlo, quando lui arrivò. Erano quasi le sette e mezza.

“Oh. Ciao. – disse Draco; non dissimulò abbastanza in fretta la sua sorpresa. – Non pensavo che… fossi qui.”

“Stavo studiando e ho perso la concezione del tempo. Sai com’è…” rispose lei girando distrattamente le pagine di un libro che aveva in mano. Lo chiuse di scatto quando si accorse che era al contrario, sperando che lui non l’avesse notato.

“Uhm, credo che non mi sia mai capitato di perdere la concezione del tempo studiando, no... - ribatté lui con un sorriso nervoso. Hermione fece un sorriso di circostanza, rimettendo il libro nella borsa. Non aveva molta voglia di ridere, dopo averlo aspettato per almeno tre ore. – Come… come va il tuo ginocchio?”

“Bene, bene. Era solo una sbucciatura, te l’avevo detto.” rispose la ragazza passandosi una mano sul ginocchio ormai guarito. C’era ancora una leggerissima ombra più chiara, un po’ come quella lieve traccia di profumo che le era sembrato di sentire ogni tanto durante quel pomeriggio solitario.

Draco s’infilò le mani in tasca e fece qualche passo nella stanza. Era solo un’impressione o quel giorno le stava più distante del solito?

“Oggi pomeriggio ho avuto da fare. – disse il ragazzo. Hermione annuì lentamente. – Dopo le vacanze verrò qui tutti i giorni a studiare. I M.A.G.O. si avvicinano.” aggiunse. Era un invito a raggiungerlo o a stargli alla larga?

Hermione raccolse velocemente le proprie cose e si alzò.

“Già, lo so. – disse pulendosi la gonna. – Allora ci… be’, immagino che ci… - il discorso che si era preparata per tutto il pomeriggio era svanito improvvisamente dalla sua memoria. – Insomma, buone vacanze.” concluse lapidariamente.

“Anche a te.” rispose Draco con un cenno della testa.

Si guardarono per qualche secondo. Hermione tossicchiò. Fece un passo verso di lui, poi si diresse verso la porta.

Si fermò accanto lo stipite; tamburellò le dita sul legno, si grattò la fronte, ed infine se ne andò. Non era così che aveva immaginato il loro saluto, ma non ebbe il coraggio di tornare indietro e fare ciò su cui aveva fantasticato. Non si accorse nemmeno di aver dimenticato il mantello nella stanza. Fu Draco a notarlo.

 

***

 

2/4/1999

 

Aveva resistito alla tentazione a malapena un giorno. Durante la mattinata si era fermato per due volte all’altezza del terzo piano, prima di tornare verso la propria camera; nel pomeriggio si era detto che una visitina non gli avrebbe fatto di certo male. Giusto qualche minuto.

Era rimasto nella stanza quasi due ore, ad osservare con sguardo vacuo il mantello che lei aveva dimenticato.

Erano rimasti meno di venti studenti, lui compreso. Sembrava che a nessuno importasse veramente dei G.U.F.O.  e dei M.A.G.O.; erano troppo felici di essere sopravvissuti alla guerra per sprecare le vacanze a scuola, lontano dalla propria famiglia.

Lui aveva scritto a sua madre che sarebbe rimasto a Hogwarts per studiare, e lei non aveva obiettato; probabilmente era già abbastanza felice per il fatto che lui avesse ripreso a scrivere loro. Gli aveva anche spedito un uovo di cioccolato.

Prese il mantello appoggiato con cura su una sedia malmessa e lo buttò per terra con rabbia.

Dopo cena tornò per rimetterlo a posto.

 

***

 

3/4/1999

 

Avrebbe davvero voluto fare una passeggiata nel parco, ma quel giorno un acquazzone tremendo aveva deciso di passare la giornata a Hogwarts, così dovette accontentarsi della solita stanza. Cercò di non pensare al fatto che il castello aveva almeno un altro migliaio di stanze.

Guardando il simbolo di Grifondoro sul mantello, si ricordò che il rosso era stato il suo colore preferito; il rosso delle rose che sua madre coltivava nel loro giardino. Aveva optato per l’azzurro quando suo padre aveva iniziato a parlargli di Hogwarts e delle sue Case, e di come Grifondoro fosse la culla di tutte le persone più stupide ed odiose. Aveva usato proprio quei termini. A Narcissa non piaceva che usasse parole troppo forti con lui, quand’era piccolo.

L’azzurro che tanto amava era svanito da tempo dagli occhi di sua madre, però; ora rimaneva solo una pallida imitazione di quel colore così vivo e magnetico. Sembrava che la signora Malfoy si fosse spenta.

Draco andò a cena chiedendosi perché si sentisse così solo, se i Grifondoro erano tutti stupidi ed odiosi.

 

***

 

4/4/1999

 

Dopo pranzo mangiò l’uovo di cioccolato che gli aveva mandato sua madre; era molto buono.

Pensò che sarebbe stato bello offrirgliene un pezzo, invece di allungare la mano verso un mantello vuoto.

 

***

 

5/5/1999

 

Il tempo era migliorato, ma Draco pensò che faceva troppo freddo per passeggiare all’esterno. Cercò di studiare un po’, ma dovette riconoscere che lei aveva ragione: i suoi appunti di Trasfigurazione erano davvero illeggibili.

“Non ammetterò mai che avevi ragione. Probabilmente mi sono abituato alla tua bella scrittura.” disse al mantello.

 

***

 

6/6/1999

 

Quel giorno faceva abbastanza caldo per uscire, ma altre persone avevano già avuto la sua stessa idea. Non voleva vedere gli altri studenti, perché sapeva già che loro non avrebbero voluto vedere lui.

Studiò per tutto il pomeriggio.

“Al prossimo compito d’Incantesimi prenderò Eccellente.” disse prima di andare a cena.

 

***

 

7/4/1999

 

Non riuscì ad aprire libro; era troppo agitato.

“Domani. – disse sorridendo al mantello. – Domani.”

 

***

 

8/4/1999

 

“Hermione! Bentornata!” esclamò Lavanda lasciando cadere rumorosamente la forchetta nel piatto. Si alzò ed abbracciò la ragazza con trasporto.

“Ciao anche a te, Lavanda. Quanto… quanto affetto.” disse ridacchiando nervosamente. Evidentemente lei e Calì non avevano ancora trovato qualcun altro.

“Oh, qui ad Hogwarts è stato un mortorio durante le vacanze. Ti aspettavo per avere un po’ di notizie dal mondo esterno! – disse risedendosi ed indicandole il posto accanto a sé – Calì arriverà tra poco, e non mi perdonerebbe mai se sapessi qualcosa prima di lei, quindi aspetta un attimo a raccontare, ok?”

“Ma certo…” disse Hermione annuendo lentamente. Non ricordava di averle mai detto che le avrebbe raccontato qualcosa delle sue vacanze.

“Come stanno Harry e Ron? E Ginny? Hai visto qualcun altro durante le vacanze? Sei stata a Diagon Alley? Tra poco iniziano i saldi! Temo che dovremo accontentarci di Hogsmeade anche per quest’anno, eh?”

“Oh, stanno bene, sono-“

“No, devi aspettare Calì! Volevo solo portarmi avanti con le domande!” la interruppe ridendo.

“Ah, già, già… allora intanto raccontami qualcosa tu. Come sono andate le vacanze qui?” le chiese iniziando a mangiare.

“Oh, il solito, niente di che. Io e Calì siamo rimaste per studiare, ma alla fin fine abbiamo concluso ben poco. Sai, sono rimasti anche quei due Corvonero di cui ti avevo parlato…” disse facendole l’occhiolino.

“Certo, sì… bene! – rispose Hermione con un sorriso poco convinto. Ricordava di quell’accenno, ma aveva immagazzinato l’informazione tra le cose inutili. – E’ rimasta tanta gente?”

“No, no, giusto una ventina di persone… di solito rimaneva molta più gente, ma tutti vogliono stare con la propria famiglia, capisci? A me e Calì è andata abbastanza bene, sai, le nostre famiglie non sono state praticamente toccate dalla guerra… Comunque oltre a noi due è rimasto anche Seamus, poi Hannah e Justin, ed ovviamente i due ragazzi Corvonero. – altro occhiolino. – Di Serpeverde solo Malfoy e qualche piccolino, poi-“

“Aspetta, Malfoy?”

“Sì, Malfoy. L’ho incrociato ieri sulle scale. – rispose facendo spallucce. - Ho visto anche la McGranitt con un vestito orrendo, persino per i suoi standard!” aggiunse ridendo, ma Hermione ormai non l’ascoltava più.

 

 

Innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardo… scusate, davvero! >___< Tra studio, lavoro, influenza ed incontri con i vari parenti queste settimane sono state pienissime, e questo è il primo giorno in cui riesco finalmente a mettermi al pc per più di cinque minuti.

Poi vorrei ringraziare Elisadi80 e Bambolinazzurra per le recensioni: il primo capitolo è stato scritto così apposta per mettervi curiosità, ma manca ancora un bel po’ a giugno… Draco e Hermione si stavano avvicinando, memtre in questo capitolo non è tutto rose e fiori. Credo che nel prossimo ci sarà un bel litigio… spero che vi sia piaciuta questa parte più dedicata a Draco.

Un piccolo appunto: il riferimento che fa Hermione al fatto che Draco si aspettasse di vedere del sangue è dovuto al soprannome in lingua originale, Mudblood. Mud significa proprio fango, ma nella traduzione italiana mi sembra che venga reso semplicemente con Sanguesporco.

Come sempre spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo! J

A presto,

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII

 

 

9/4/1999

 

Draco fu il primo a uscire dall’aula di Trasfigurazione; percorse quasi di corsa la strada fino alla stanza nella torre, e una volta lì cercò di trovare una posizione comoda ed artificiosamente casuale in cui aspettarla.

Quando Hermione arrivò lui era appoggiato al davanzale della finestra, ero rosso in viso ed aveva stropicciato fin quasi a strapparlo un pezzo di pergamena. Quei dieci minuti di attesa gli erano sembrati mesi.

“Ciao. – le disse scostandosi dal muro ed avvicinandosi di un passo. S’impose di non sorridere come un ebete. – Come sono andate le vacanze?”

“Mi stavi aspettando?” gli chiese senza nemmeno salutarlo. Non sembrava felice di vederlo. Neanche lontanamente.

“Io… be’, sarei venuto qui comunque, ma credo… credo di sì. Sì.”

“Come sono andate le tue, di vacanze?”

“Bene. Normali. Niente di che. Ma perché… perché queste domande? Non mi sembra che le tue vacanze siano andate bene, a giudicare dalla tua espressione.”

Hermione sorrise in maniera beffarda.

“Oh, le mie vacanze non sono state malaccio. Ed ero contenta di tornare ad Hogwarts. E’ che ieri sera Lavanda mi ha detto di averti visto qui, durante la settimana passata, quando avresti dovuto essere a centinaia di miglia di distanza.” disse facendo spallucce, come se la cosa fosse poco importante.

“Lavanda? Quella fatica anche a riconoscersi allo specchio E’ per quello che ci passa così tanto tempo davanti.” ribatté Draco cercando di sembrare sicuro. Hermione non si sprecò neanche a fare un sorriso.

“Lo so. E’ per questi che ho chiesto anche a Calì, che mi ha confermato di averti visto. Idem per quanto riguarda alcuni Serpeverde. Alla fine ho controllato direttamente il registro redatto dalla McGranitt, per sicurezza. Ah, anche lei dice di averti visto in giro.”

“Io non volevo…”

“Non m’importa cosa non volevi fare, Malfoy, io so che ora non voglio sentire le tue patetiche scuse. – lo interruppe Hermione alzando la voce. – Mi hai mentito spudoratamente, e io ho sprecato metà delle mie vacanze a pensare ‘chissà come starà dai suoi’, oppure ‘quando torniamo gli racconterò questo e quell’altro’. Perciò non ti azzardare a propinarmi qualche stupidata a caso!”

Il viso della ragazza era rosso e contratto; quando tacque dovette inspirare profondamente un paio di volte per calmarsi.

“Io non volevo… - iniziò Draco dopo qualche secondo. – Non so perché l’ho fatto, ma…”

“Taci. – lo interruppe ancora, alzando una mano verso di lui. – Se non sai cosa dire, taci. Non ho davvero voglia di sentire altre bugie. Quando avrai qualcosa di sensato da dirmi, vieni a cercarmi. – si girò e fece per andarsene, ma si bloccò sulla porta. – Questo l’avevo preso per te. Buona Pasqua.” aggiunse lanciandogli una pallina arancione.

Draco la prese al volo: sembrava un’arancia, ma era morbida e gommosa. Quando alzò lo sguardo per chiederle cosa fosse, era già andata via.

Non era così che si era immaginato il loro primo incontro dopo le vacanze.

 

***

 

10/4/1999

 

Aveva capito da solo l’utilizzo della pallina, dato che aveva passato metà del pomeriggio nella stanza a rigirarla e schiacciarla con le mani. L’aveva calmato un po’.

Lei non era venuta.

Aveva capito anche che non sarebbe tornata.

 

***

 

11/4/1999

 

Metà del pomeriggio si era trasformato in tutto il pomeriggio.

Nessun segno di lei.

 

***

 

12/4/1999

 

Aveva strizzato e torturato la pallina con la mano sinistra durante tutte le lezioni.

Lei non l’aveva degnato di uno sguardo.

 

***

 

13/4/1999

 

A metà di Storia della Magia gli era venuto un crampo tremendo alla mano.

Doveva decisamente parlarle.

 

***

 

14/4/1999

 

Draco si avvicinò silenziosamente al tavolo cui era seduta.

“Ciao.” sussurrò restando in piedi di fianco a lei.

“Sono piuttosto impegnata, e questo non mi sembra il posto migliore per parlare.” rispose Hermione indicando con un gesto gli scaffali intorno a loro. Fortunatamente Madama Pince non era nei paraggi.

“Ti piace il cioccolato al latte?”

“Ti avevo detto di venire a cercarmi con qualcosa di sensato da dire.”

“Sì o no?”

Hermione sbuffò.

“Sì.”

“Ok. Grazie.” disse Draco prima di andarsene.

 

***

 

15/4/1999

 

Hermione stava cercando d’ignorare Lavanda a favore della colazione e del libro di Erbologia da almeno dieci minuti, quando un piccolo gufo si posò tra di loro. Teneva stretto un pacco senza biglietto.

“E’ dei miei genitori. Alcuni libri che avevo dimenticato.” disse la ragazza prima ancora che Lavanda le chiedesse qualcosa.

Hermione tolse la carta ed aprì la scatola: c’era un uovo di Pasqua.

 

Hermione bussò sullo stipite della porta.

“Ciao. – disse entrando e sedendosi. In una mano teneva il pacco arrivato quella mattina. – Hai qualcosa da dirmi?”

Draco era appoggiato al muro, vicino alla finestra. Stringeva la pallina con la mano destra.

“Io non volevo mentirti, davvero, ma…” iniziò balbettando.

“Scusa, mi sono dimenticata di specificare; hai qualcosa di sensato da dirmi?”

Il ragazzo sorrise e sospirò.

“Non volevo mentirti. Davvero. – ripeté più convinto. – Mi hai preso alla sprovvista. Non volevo parlare di nuovo di loro. Dei miei genitori.”

“E pensavi che dirmi una bugia fosse la scelta migliore?”

“Sì. E sinceramente speravo che nessuno facesse a caso a me, in giro per Hogwarts.”

“Be’, diciamo che almeno questa volta apprezzo la sincerità. – disse Hermione con un sorriso stiracchiato. – Pensavo che andasse meglio, con i tuoi.”

“Scrivere loro i miei voti ed il meteo di Hogwarts è meglio di niente, certo, ma rimane comunque un rapporto un po’ freddo, non trovi?”

“Già. Già…”

“La verità è che io non so cosa scrivere loro. E se fossi tornato a casa, non avrei saputo di cosa diamine parlare per quasi una settimana. Non possiamo parlare del passato, non ancora. Ed il futuro… non so neanche se ce l’avremo, un futuro.”

“Tu sei giovane.”

“E marchiato. Non è il tipo di macchia che va via con un po’ d’acqua, o un po’ di tempo.”

Rimasero in silenzio a lungo.

“Avresti dovuto parlarmene.” disse infine Hermione.

“Parlarne non cambia le cose.”

“Avresti dovuto parlarmene ugualmente. Hai capito perché… perché mi sono arrabbiata così tanto, qualche giorno fa?”

“Forse.”

“Mi sono arrabbiata perché mi sono sentita presa in giro dall’unica persona che… - s’interruppe, respirò profondamente. – Be’, lo sai. Sei l’unica persona con cui parlo, in pratica. L’unica persona con cui ho parlato di certe cose. - concluse velocemente, a bassa voce. – Mi sono sentita tradita.”

Un altro lungo silenzio.

“Rimarrò arrabbiata ancora qualche giorno. – sospirò aprendo la scatola. – E non pensare che l’uovo mi faccia sbollire la rabbia più velocemente.”

Ne ruppe un pezzo e lo porse a Draco. Lui si avvicinò di qualche passo, prese il cioccolato e si sedette vicino a lei.

“Ho chiesto a mia madre di mandarmi un altro uovo. A Pasqua ne ho mangiato uno intero da solo, ma non… non mi è piaciuto. Mangiarlo da solo, intendo. Il cioccolato è buonissimo, eh.”

“Grazie.”

“Ah, e… non mi piacciono i saluti. Mi sento sempre in imbarazzo. – aggiunse Draco. – E’ per questo che prima delle vacanze io non… insomma, ho passato il pomeriggio a guardare un muro. Non sapevo cosa dirti.”

“Sei proprio stupido. – rispose Hermione scuotendo la testa. Prese un pezzo di cioccolato anche per sé. – Però mi sei mancato. Un pochino.” aggiunse senza guardarlo.

Questa volta Draco non si preoccupò del sorriso ebete.

“Buona Pasqua!” disse addentando il cioccolato.

 

 

Eccomi finalmente con un altro capitolo!

Mi dispiace tantissimo di non aver aggiornato per così tanto tempo, ma sono nel bel mezzo di una sessione d’esami davvero tremenda: ovviamente sono stata così geniale da lasciarmi per la fine alcuni tra gli esami più brutti… =______= Cercherò comunque di aggiornare almeno ogni due settimane!

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo: il litigio è più o meno ricomposto, ma tornerò ancora sull’argomento “genitori”. Anche nel mondo magico fanno schifo, purtroppo. XD

Ringrazio Lumosmaximalove per la recensione, e tutti quelli che hanno letto in silenzio. Ah, buon anno a tutti, in ritardissimo! :D

A presto,

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII

 

 

19/4/1999

 

“Sei ancora arrabbiata?”

“Certo che sì. Non è passata nemmeno una settimana! – rispose Hermione senza alzare lo sguardo dal libro di Aritmanzia. – Ti avevo detto che sono stata arrabbiata con Ron per mesi dopo che era tornato da me e Harry l’anno scorso, no? Anzi, non credo di averlo ancora perdonato del tutto.”

“Come sono andate le vacanze?”

Questa volta Hermione alzò lo sguardo.

“Bene. – rispose precipitosamente. – Sono andate bene. Benino.” aggiunse con un sorriso.

“Sono andate così male?” azzardò Draco dopo qualche secondo di silenzio. Lei sospirò profondamente e chiuse il libro.

“Ron ha cercato di convincermi a lasciare Hogwarts per tutto il tempo, vedi un po’ tu.” rispose facendo spallucce.

“Ancora?”

“Ancora. Mi ha detto che l’offerta di Shacklebolt è ancora valida, e potrei raggiungerli immediatamente a Londra. Sai, Harry, Ron e Neville hanno ricevuto una sorta di M.A.G.O. onorari, e sono stati ammessi tra gli Auror. Non pensavo che sarebbe stato così stupido da chiedermelo ancora, con i M.A.G.O. alle porte-“

“A dire il vero manca ancora un mese e mezzo.”

“- e dopo avergli detto che non avrei lasciato Hogwarts almeno un migliaio di volte. – continuò Hermione senza dar segno di aver sentito l’interruzione. – E poi non mi sarebbero sembrati dei veri M.A.G.O., regalati così. Loro erano contentissimi, invece.”

“Forse perché sapevano che questo era l’unico modo per prenderli.” suggerì Draco; lei gli rivolse un’occhiataccia.

“E poi, io avevo bisogno di tornare a Hogwarts un’ultima volta. Non potevo lasciare che il mio ultimo ricordo della scuola fosse… quello. Insomma, lo sai.” disse velocemente.

“Io non sarei voluto tornare. Mia madre ha insistito.”

Un lungo silenzio.

“Sai che anche Ginny ha lasciato la scuola? Ha appena fatto un provino per una squadra di Quidditch, me l’ha detto durante le vacanze. Dopo Natale non è tornata. Ha detto che non riusciva più a stare lontana da Harry. Credo che tutti immaginassero che anch’io avrei fatto lo stesso, ma l’idea di lasciare la scuola non mi è mai passata per la testa. Neanche una volta. E’ una cosa tanto brutta?” disse Hermione all’improvviso.

“No. Non credo. Forse… forse hai imparato ad amare di più te stessa, piuttosto che… qualcun altro. Piuttosto che Weasley. – rispose Draco soppesando attentamente le parole. – Che tra l’altro è un imbecille, secondo me.” aggiunse poi con un ghigno.

Hermione rise. Non gli disse che anche lei pensava la stessa cosa, ultimamente.

 

***

 

21/4/1999

 

Quando Hermione arrivò, lui stava sfogliando una rivista di Quidditch, ma solo con una mano; la sinistra era ancora impegnata a stringere e torturare la pallina arancione.

“Il compito di Trasfigurazione è andato così male?” gli chiese sedendosi vicino a lui.

“Che cosa? Come?...”

“Strizzi quella povera pallina dalla terza ora. Se continui così ti verrà un crampo, come a Storia della Magia.”

“L’avevi notato?”

“Certo. E avrei anche potuto alleviarti il dolore con un incantesimo, ma era più divertente continuare a fare finta di prendere appunti mentre tu soffrivi in silenzio. – gli rispose con un sorriso soddisfatto. – Sono un’ottima osservatrice.”

“Be’, comunque sì, credo che sia andato male. Ma posso sempre non scrivere questo voto ai miei genitori, dopotutto. – disse facendo spallucce. – Comunque questa pallina mi piace. Mi rilassa. – qualche secondo di silenzio, un respiro profondo. – Grazie.”

Hermione gli sorrise.

“Se vuoi, possiamo studiare un po’ insieme. A patto che tu non mi rallenti, ovviamente.”

 

***

 

22/4/1999

 

“Questi posti sono liberi?”

Hermione alzò lentamente lo sguardo: Draco era in piedi di fianco alla prima fila di posti dell’aula di Incantesimi, e indicava i posti vicini a lei.

“Mi sembra che l’aula sia piuttosto libera.” gli rispose indicando con una mano la stanza intorno a loro. Non era ancora arrivato nessun altro.

“Lo so. Ma io voglio sapere se questi posti sono liberi.” disse ancora indicando le sedie.

Nonostante settembre fosse passato da molto tempo, Hermione non aveva mai perso l’abitudine di mettere la propria borsa sui due posti di fianco a sé. Harry e Ron arrivavano sempre in ritardo.

“Certo. – disse infine spostando la borsa. – Non sto aspettando nessuno.”

Draco si sedette lasciando un posto libero tra loro.

“Dopotutto non è così male, stare nelle prime file. - Le disse tirando fuori piuma e pergamena. Poi prese la pallina dalla tasca dei pantaloni, e la fece rotolare verso di lei lungo il banco. – Tieni. Ti calmerà.”

Funzionò.

 

***

 

25/4/1999

 

“Buon pomeriggio.” disse Hermione a Draco quando entrò, lanciando e riprendendo la pallina arancione. Ormai la portava ovunque, ed era una discreta sostituta del Boccino.

“Ciao. Cosa fai?” le chiese appoggiandosi al muro vicino alla finestra. Era una bella giornata; la maggior parte degli studenti se la stava godendo nel parco, approfittando di ogni momento libero prima degli esami.

“Una lettura di approfondimento, ovviamente. Tu?” rispose sollevando il libro per mostrargli la copertina.

“Scappo dal resto della gente di questa scuola, ovviamente.”

Si scambiarono un sorriso complice.

Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto; Draco giocò con la pallina, Hermione fece finta di continuare a leggere. Poi lei si schiarì la voce.

“Immagino tu sappia che io sono Nata Babbana…” disse continuando a sfogliare distrattamente il libro.

“Sì, l’ho sentito dire in giro.” rispose Draco.

“Non so se qualcuno te l’ha detto, ma prima di partire alla ricerca degli Horcrux, ho praticato un Incantesimo di memoria sui miei genitori; ho fatto in modo che non ricordassero di avere una figlia, e li ho… persuasi a trasferirsi in Australia. Dopo la fine della guerra sono andata subito a riprenderli, e sono riuscita a cancellare l’incantesimo. Ma il nostro rapporto non è più stato come prima. – si soffermò a osservare un’immagine del libro, come se stesse semplicemente parlando del tempo. – Loro non mi hanno mai detto niente, ma io l’ho capito. Anche durante le vacanze di Pasqua… loro hanno paura di me. Hanno paura della magia, ora.”

“Paura? Li hai per caso Schiantati?”

“No, no… - rispose Hermione scuotendo la testa. Chiuse il libro. – Hanno paura di potersi dimenticare quello che stanno vivendo, un giorno; hanno paura che tutto questo sia solo un’altra illusione, come l’anno in Australia. Non ho fatto loro un semplice Confundus: loro erano convinti di non avere una figlia. Sapevano di non avere una figlia. E ora hanno paura di me, e dei miei poteri. Un colpo di quello che per loro è solo un pezzetto di legno, e io posso ucciderli. Non ho praticamente toccato la bacchetta per una settimana. Sembrava che dovessero avere un infarto da un momento all’altro.” ridacchiò forzatamente. Nemmeno lei lo trovava divertente. Draco si sforzò di fare un sorriso.

“Mi… non è bello. E’ molto triste. Insomma… mi dispiace.” le disse lentamente.

“Non dispiacerti. Non è colpa tua. Te l’ho detto solo per farti capire che non sei l’unico ad avere problemi con i propri genitori. – sospirò profondamente. Si alzò e diede un’occhiata fuori dalla finestra. – C’è bel tempo. Che ne dici di fare una passeggiata, nei prossimi giorni?”

Draco non riuscì a prendere al volo la pallina che aveva appena lanciato. La recuperò velocemente, arrossendo.

“Si… si può fare. Sì, sì. Perché no?” rispose facendo spallucce.

“Ci vediamo, allora.” rispose Hermione andando via.

 

 

Eccomi già di ritorno con un altro capitolo! Ci ho messo meno del solito, e ho deciso di postarlo subito perché per i prossimi quattro giorni sarò in clausura totale e non alzerò il naso dai libri nemmeno per sbaglio, temo…

Be’, ormai siamo a fine aprile, ed è palese che Draco e Hermione hanno fatto passi da gigante nel loro rapporto; giugno si avvicina… spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!

A presto,

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX

 

 

28/4/1999

 

Alla fine della lezione d’Incantesimi Draco vide che Hermione stava sistemando i libri nella borsa con insolita lentezza. Normalmente era la prima ad uscire, per correre alla lezione successiva o fare almeno una capatina in biblioteca. La imitò, due file dietro di lei, e le si avvicinò quando anche gli ultimi studenti se ne furono andati.

“Oggi niente biblioteca? Madama Pince potrebbe preoccuparsi se non ti vede.”

“Ci sono andata durante la pausa pranzo. – gli rispose chiudendo la borsa. – Ti avevo detto che aveva voglia di fare una passeggiata.” aggiunse uscendo dall’aula.

“Con i M.A.G.O. alle porte?”

“Mi sono portata avanti nei giorni scorsi. E poi possiamo sempre ripetere mentre camminiamo.”

“Più avanti del solito? Non credo di avere voglia di fare una passeggiata, se sono costretto comunque a pensare allo studio.”

“Sì, più avanti del solito. Sei pallido, hai bisogno di un po’ di sole.” gli rispose guidandolo attraverso i corridoi.

“Sono sempre stato pallido. E poi ti ricordo che siamo in Inghilterra, il nostro sole non riscalderebbe nemmeno con un incantesimo.”

“Sei quasi simpatico, quando non fai battute a sfondo razzista. Per di qua.” disse precedendolo su una stretta rampa di scale e poi in un angusto corridoio.

“Non ho mai capito perché non apprezzassi il mio senso dell’umorismo. – Hermione gli rivolse un’occhiataccia. – Ma dove stiamo andando?”

“Be’, nel corso degli anni ho imparato qualcosa da Harry e Ron, stranamente. – gli rispose aprendo l’ennesima porta. – Eccoci. Diciamo che non mi andava di passare dal portone principale. E poi quasi nessuno viene da queste parti.” continuò indicandogli il prato che si stendeva davanti a loro. Hermione scese i gradini al di là della porta. Draco la raggiunse, guardandosi attorno.

“Questo sarebbe il retro della scuola?”

“Sì. Nessuno si spinge fino a qui, di solito, solo coppiette in cerca d’inti- Hermione s’interruppe, arrossendo. – Mi ricorda un parco vicino a casa mia. Un parco Babbano.” riprese cercando di essere il più naturale possibile.

“Non ho capito bene la parte sulle coppiette.”

“Forse perché non ho detto niente a proposito.”

“Sei proprio sicura?”

“Forse ti preferivo quando facevi il razzista.” disse Hermione allontanandosi. Draco la seguì con un sorriso.

 

***

 

30/4/1999

 

“Oggi niente passeggiata?” le chiese Draco avvicinandosi, dopo che tutti gli altri erano usciti.

“Direi di no. – rispose Hermione indicando con una mano le grosse finestre dell’aula di Antiche Rune. Pioveva a dirotto. – Non mi sembri così dispiaciuto.”

“Alla fine la passeggiata dell’altro giorno non è stata così male. Anche se sono abbastanza convinto che tra quei cespugli non ci fossero degli Schiopodi fuggitivi…” le rispose con un sorrisetto.

“Ancora con questa storia? Non avrei mai dovuto dirtelo, è solo una stupidata…”

“A dire il vero a me è sembrato persino di riconoscere le Case di appartenenza di quei due.”

“Sai, avevo appena finito di essere arrabbiata con te per quella storia di Pasqua, ma adesso mi stai dando nuovamente su i nervi.” disse Hermione prendendo la borsa ed avvicinandosi alla porta.

“Ehi, non me l’avevi nemmeno detto!”

“Non l’avevi chiesto. E comunque-“ la ragazza s’interruppe improvvisamente quando vide Calì entrare di corsa nell’aula.

“Oh, ciao. Ho dimenticato un libro, e- iniziò vedendo Hermione. Poi vide anche Draco, subito dietro la propria compagna di Casa. – Ehm… Malfoy.” aggiunse freddamente. Prese un libro da uno dei banchi delle ultime file e se ne andò rapidamente, facendo a Hermione solo un cenno con la testa.

“Sbaglio o ti ha lanciato occhiate terrorizzate per tutto il tempo?” le chiese Draco.

“Non sbagli. Credo fosse il suo modo di dirmi ‘scappa finché puoi’. – gli rispose Hermione. – Non ti ha… dato fastidio?”

“No. Non particolarmente. – s’interruppe un attimo, pensieroso. – Non più. – aggiunse infine. – Voglio dire, finché la mia reputazione tiene lontane persone come lei, tanto meglio. Sono tornato a Hogwarts per far contenta mia madre, non per farmi nuovi amici.” continuò scrollando le spalle. Sembrava tranquillo.

“Ti mancano? – gli chiese in un sussurro Hermione. – Intendo-“

“Tiger e Goyle. – la interruppe lui. – Sì. Un po’. – ammise. – Goyle è riuscito ad evitare Azkaban, ma è sotto la stretta sorveglianza di un Auror. Può uscire di casa una volta a settimana. Sono stato decisamente il più fortunato tra i tre.”

Hermione annuì in silenzio.

“Sono… contenta che tu sia qui.” mormorò uscendo dall’aula.

A Draco sembrò quasi di averlo solo immaginato.

 

***

 

1/5/1999

 

Quando Hermione entrò nella stanza Draco era già lì; torturava la pallina arancione senza pietà. Brutto segno.

“Buongiorno. Come mai così mattiniero? – gli chiese sedendosi vicino a lui con un libro in mano. Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle. – Capito. – un lungo silenzio. Hermione cercò qualcosa che già non sapesse perfettamente sfogliando il libro. Non lo trovò. – Mentre venivo qui ho visto la professoressa McGranitt litigare con Vitious. La cerimonia li sta facendo davvero impazzire… - Draco annuì. – I tuoi genitori… verranno? Domani, intendo…”

“No.”

“E tu?”

“No.”

“Non pensi che potrebbe-“

“No.” disse ancora una volta alzandosi.

“Dove vai?”

“Ho da fare.” rispose. Mentì senza preoccuparsi nemmeno di fingere in maniera credibile.

“Buona giornata.” disse Hermione quando lui era ormai lontano.

 

***

 

2/5/1999

 

Aveva pensato a lui tutto il giorno. Aveva pensato a lui anche mentre stringeva la mano di Ron, ed asciugava le sue lacrime.

Ron, Harry e la famiglia Weasley se n’erano andati da meno di due minuti quando lei arrivò nella stanza; sapeva che lui sarebbe stato lì.

“Ciao.” disse Hermione. Draco era appoggiato al davanzale della finestra e le dava le spalle. Non trasalì quando sentì la sua voce; la stava aspettando?

“Ciao.”

“Oh, vedo che oggi hai più voglia di parlare.”

“Un pochino di più, sì. – disse voltandosi con una smorfia. – Com’è andata la cerimonia?”

“Bene, direi. Lacrime a fiumi e tante pacche sulle spalle. – rispose alzando le spalle. – La fiera dell’ipocrisia. La maggior parte delle persone presenti era lì solo per mostrare agli altri di esserci. Molti hanno già… dimenticato. Oppure fanno finta di niente. Ogni anno si mostreranno dispiaciuti per un giorno, e via.”

“Non ti facevo così dura.”

Hermione sbuffò.

“Persino Ron… non l’ho sentito parlare una sola volta di Fred negli ultimi cinque mesi. Ha preferito fare finta di niente. E’ più facile, te l’avevo detto. E tu lo sai fin troppo bene, vero? – gli chiese. – Non parlare dei tuoi genitori non li farà scomparire.”

“Ah, davvero? Potevi dirmelo prima.”

“Draco.” disse Hermione perentoria. Il ragazzo sobbalzò. Era la prima volta che lo chiamava solo per nome. Ed era la prima volta che usava quel tono così duro con lui. Il pugno del terzo anno gli sembrò improvvisamente niente più che una carezza un po’ vivace.

“Io non… non riesco a odiarli. – balbettò Draco. – Forse l’ho fatto, per un po’. Quando ero a Hogwarts, l’anno scorso, li ho odiati per avermi messo in quella situazione, per aver permesso che lui prendesse il potere… ma allo stesso tempo ero terrorizzato dal fatto che potesse ucciderli. Sono tornato a casa, a Pasqua, perché pensavo che avrebbe potuto essere l’ultima Pasqua insieme. – una risata amara. – A un certo punto avevo intuito che non sarebbe andata come diceva Voldemort, ma come potevo ribellarmi contro tutto quello che mi avevano insegnato i miei genitori? Nonostante tutto, tu per me sarai sempre una Sanguesporco. E adesso so che il tuo sangue non c’entra niente con te, e con quello che sei, eppure non posso pensarla in un altro modo. E-“

“Piano, piano, calmati…”

“Come faccio a calmarmi? Loro sono i miei genitori, e mi hanno rovinato la vita! Mio padre mi ha rovinato la vita quando più di vent’anni fa ha deciso di obbedire a Voldemort. Eppure io avrei dato comunque la mia vita per lui, e per mia madre. Sono tornato qua solo per lei, solo perché me l’ha chiesto… avrei voluto scappare il più lontano possibile da tutto e da tutti, ed invece sono rimasto. Non ho risposto a nessuno sguardo disgustato, a nessun insulto, solo per lei. Ma quando penso a quello che mi hanno fatto, vorrei romperle il collo a mani nude, dannazione!” urlò velocissimo, senza fermarsi un attimo. Buttò la pallina arancione per terra con rabbia; quella rimbalzò per la stanza un paio di volte, prima di rotolare ai piedi di Hermione.

“Draco…” disse la ragazza avvicinandosi. La sua voce ora era dolce.

“E’ la seconda volta che mi chiami per nome nel giro di cinque minuti dopo sette anni che ci conosciamo, lo sai?”

“E’ così… strano?”

“Sì. Sì, è strano, Hermione.”

“Oh. Già. E’ proprio strano…”

“Non dovrei chiamarti così. Dovrei solo insultarti, lo sai? Così mi è stato insegnato. E come può un bambino mettere in discussione ciò che gli insegna suo padre? – lei fece per parlare, ma lui la fermò con un gesto della mano. – Io non voglio più farlo. Non voglio più insultarti. Non lo meriti. – continuò in un sussurro. – Non puoi immaginare quanto mi costi dire una cosa del genere… non è stato facile, per me. Non è che il giorno dopo la battaglia ho smesso di pensare che i Mezzosangue fossero inferiori, e che Potter facesse schifo. Ho passato tutta l’estate a odiarvi, a stracciare ogni singola copia della Gazzetta in cui compariva una tua foto sorridente, mentre gli Auror ci confiscavano anche i candelabri per controllare che non fossero oggetti oscuri. Ora è diverso. Io sono diverso. Vedo chiaramente tutti gli errori dei miei genitori. Non li ho perdonati. Ma sono gli unici genitori che avrò mai… e sono contento che siano vivi. Non sono fiero di quello che hanno fatto, né di quello che ho fatto io. Sono stato vigliacco e stupido.”

“Draco, non-“

“Siamo a tre volte. Potrei abituarmici.”

Hermione sorrise.

“Non avrei dovuto farti pressione così. Scusa.”

“Non riesci a resistere alla tentazione di una cosa che non sai. Immagino che sia davvero difficile tenerti segreto qualcosa.”

“Non era solo per quello. Tu mi hai ascoltata, quando avevo bisogno di parlare. Mi hai aiutata… almeno un po’.” rispose Hermione esitante. Chi avrebbe mai detto che per una Grifondoro cuor di leone come lei sarebbe stato così difficile dire un semplice grazie?

“Forse un giorno dirò queste cose anche ai miei genitori. Magari omettendo la parte in cui avrei voluto ucciderli, ecco… -  disse Draco. Aveva ancora le guance rosse per le urla, ma sembrava più calmo. – Penso  che andrò a cena. Sono stato qui tutto il giorno per evitare incontri spiacevoli. – aggiunse avvicinandosi alla porta. – Buona serata.” concluse con un sorriso timido.

Mentre le passava di fianco le mise una mano sulla spalla, solo per un attimo. Quel contatto la consolò molto più degli abbracci e delle parole degli sconosciuti di quel giorno.

Quando fece per andarsene, qualche minuto dopo, si accorse che Draco si era dimenticato la pallina arancione. La raccolse.

 

 

Finalmente eccomi tornata! Scusate per l’ennesimo ritardo, ma ovviamente subito dopo la fine degli esami mi sono beccata l’influenza, e la tesi non si sta rivelando particolarmente rilassante… XD

Alla fine Draco è riuscito a parlare dei suoi genitori, ma anche a fare il punto della situazione ad un anno dalla Battaglia di Hogwarts: per entrambi la vera cerimonia di commemorazione è stata questa conversazione, piuttosto che un rito vuoto… mi rendo conto che Hermione è stata molto dura, anche nei confronti di Ron, ma ho immaginato che lei si sia trovata spiazzata dal suo rifiuto verso il dolore. Sappiamo che Ron non è mai stato molto sensibile, mentre Hermione riflette decisamente troppo su tutto, e questa situazione alla lunga li ha allontanati. Spero che abbiate apprezzato il mio modo di descrivere il loro rapporto post-guerra. In tutto questo, comunque, si è inserito Draco con i suoi drammi...

Come sempre ovviamente spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

A presto,

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Capitolo X        

 

 

3/5/1999

 

Hermione bussò sullo stipite della porta; nella mano destra, sollevata all’altezza del viso, teneva la pallina arancione. Daco sollevò la testa ed uscì rapidamente da sotto un vecchio banco.

“Cerchi questa?” gli chiese con un sorriso.

“Sì, sì! Dove l’hai trovata?”

“Qui, dopo che ieri te n’eri andato.” gli rispose lanciandogliela. Lui la prese al volo e la schiacciò con entrambe le mani un paio di volte, come per assicurarsi che nel frattempo non si fosse rotta.

“Aveva il terrore di averla per- s’interruppe un attimo, arrossendo. – Insomma, mi sarebbe dispiaciuto perderla. – continuò passando la pallina da una mano all’altra. – Questa scena non ti ricorda niente?”

Hermione corrugò un attimo le sopracciglia, perplessa, poi capì.

“La lettera.”

“Già…”

“Ce l’hai ancora tu?”

“Sì… la rivuoi?”

Hermione rimase in silenzio qualche secondo, pensierosa.

“No. – disse infine, decisa. – No, non m’interessa più- E’ solo un pezzo di carta. – aggiunse facendo spallucce. – Adoro conservare le cose, ma probabilmente avrei dovuto bruciare quella lettera sin dall’inizio. In effetti, è stata la prima idea che mi è venuta in mente dopo averla letta la prima volta.”

“Sì, forse sarebbe stato meglio. Alla fine non sono mica riuscito a trovare qualcuno che si volesse comprare l’autografo di Weasley, lo sai? Mi sa che la sua popolarità sta calando.”

Hermione rise.

“Ah, poi ieri mi sono dimenticata di raccontarti la parte migliore della cerimonia. A metà del discorso di Kingsley Shacklebolt abbiamo sentito un urlo tremendo: a quanto pare la bellissima Fleur Delacour non è poi così soave nel bel mezzo del travaglio.”

“Cosa?”

“Le si sono rotte le acque qui a Hogwarts, con un mese d’anticipo rispetto alla scadenza; è stata portata d’urgenza al San Mungo, ho saputo stamattina che ha partorito una bambina. L’hanno chiamata Victoire.”

“Con chi è sposata? So che è uno dei Weasley, ma non mi ricordo assolutamente quale…”

“Bill, il maggiore. – rispose Hermione. Draco scosse la testa. – Quello con le cicatrici sul viso. Sai, è stato attaccato da Greyback…”

“Ah.”

“Ma non ha avuto nessun danno collaterale, a parte un’improvvisa passione per la carne del sangue. E le cicatrici si vedono davvero poco, ormai. – disse velocemente Hermione. – Lui non incolpa te.”

“Ma a tutti gli effetti è colpa mia. Io ho fatto entrare i Mangiamorte a Hogwarts, quella notte. E lo rifarei altre mille volte per proteggere i miei genitori, lo sai. Però… mi dispiace.”

“Oh, non immagini che lui avrebbe fatto a te per proteggere i suoi, di genitori. O quello che ti farebbe ora se potesse riavere indietro suo fratello Fred. Siamo dalla parte dei buoni, ma non siamo santi. – disse Hermione. – Lui è andato avanti con la sua vita, nonostante tutto. Nonostante la guerra. Forse dovresti farlo anche tu.”

“Forse dovresti farlo anche tu.” le rispose Draco. Hermione annuì in silenzio.

“Già. Forse dovremmo farlo anche noi.”

 

***

 

6/5/1999

 

Lui era già nella stanza quando Hermione arrivò; stava leggendo i propri appunti, o più probabilmente stava cercando di decifrarli, a giudicare dalla sua espressione.

“Un biglietto di congratulazioni senza firma ed un mazzo di fiori che al tocco si è trasformato in un pacco di caramelle, eh. – gli disse sedendosi di fianco a lui. Draco arrossì. – Me l’ha scritto Ginny. Bill e Fleur non avevano idea di chi potesse essere il mittente, dato che anche George aveva negato.”

“Le hai detto qualcosa?”

“Sì, le ho scritto che la trovo un’idea molto carina. – rispose Hermione con un sorriso. – Ah, a proposito, tieni.” Aggiunse prendendo dalla tasca del mantello una caramella. Quando Draco la toccò si trasformò in una margherita.

“Ehi, io la volevo davvero quella caramella!” protestò il ragazzo.

“Mi dispiace, era l’unica che avevo.”

“E l’hai sprecata così?”

“Mi sembrava un’idea carina. Te ne prenderò altre la prossima volta che andrò a Hogsmeade.”

“Ma è tra quasi due settimane!”

“Non credo che morirai, nel frattempo. Dai, qual è il tuo gusto preferito?”

“Miele.”

“Miele?” disse Hermione con una smorfia.

“Sì, miele. Non mi piacciono i dolci troppo elaborati.”

“Ma è… dolcissimo. Nauseante.”

“Meglio, vuol dire che non dovrò dividerle con te.” rispose fintamente irritato, ricominciando a leggere i propri appunti. Hermione tirò fuori dalla borsa un paio di libri e cominciò a studiare.

Non si accorse di niente quando, pochi minuti dopo, lui ripose con estrema cura la margherita tra le pagine del proprio manuale d’Incantesimi.

 

***

 

7/5/1999

 

“Senti.” disse Draco all’improvviso.

“Dimmi.” lo incoraggiò Hermione alzando lo sguardo dal libro.

“Domenica. Ti va di fare un’altra passeggiata? – le chiese così velocemente da mangiarsi le parole.  – Volevo ripassare un po’.”

“Oh. Si può fare, certo. Ripasso generale o una materia in particolare.”

“Direi generale, sì…”

“Sicuro? Sei riuscito a recuperare Trasfigurazione?”

“Certo. – rispose Draco ostentando sicurezza. – Dove ci vediamo?”

“Qui, direi. Come sempre.”

 

***

 

9/5/1999

 

“Sei sicura di dover andare da questa parte? L’altra volta mi sembrava che fossimo andati a sinistra…”

“Stai davvero mettendo in dubbio la mia memoria?”

“Forse.”

“Hai fatto questo percorso solo una volta!”

“Ho un ottimo senso dell’orientamento. E credimi, se vivi a Malfoy Manor te ne  serve davvero tanto.”

“Che infanzia difficile… dev’essere davvero traumatico crescere in una casa così grande da potercisi perdere!”

“Mi stai prendendo in giro?”

“Forse.”

“Be’, non era divertente. Comunque da piccolo adoravo girare per il Manor ed esplorarlo… d’estate venivano sempre i miei amici. – disse Draco. Hermione fece un’espressione a metà tra l’incredulo ed il perplesso. – E’ così strano pensare che i miei amici venissero a trovarmi, ogni tanto?”

“Per un attimo mi sono immaginata i piccoli Tiger e Goyle seguirti in giro per il Manor. E sì, è stato strano.”

“E’ strano perché tu hai visto il Manor nel suo momento peggior. Prima era pieno di feste, fiori, gente… e non erano tutti Mangiamorte. Ora vengono a trovarci solo gli Auror per le ispezioni.”

“Smetteranno di farlo. E’ passato poco tempo, lo sai… - disse Hermione aprendo una porta. – Ed eccoci qui. Visto? Se fossimo andati a sinistra ora saremmo nel bel mezzo del nulla.” continuò scendendo in giardino. Draco la seguì, respirando a fondo l’aria fresca.

“Sai, dopotutto… dopotutto Hogwarts non è così male. Forse un po’ mi mancherà. Giusto un po’. – disse il ragazzo guardando il castello. Hermione sorrise. – Che cosa… che cos’era quell’espressione?”

“Quale?”

“Come se avessi appena scoperto un foglio di pergamena con tutte le domande dei M.A.G.O..”

“Tsk, io non ne avrei bisogno.”

“A cosa stavi pensando?”

“A niente.”

“Tu non pensi mai a niente”

“Ai fatti miei.”

“Non è vero, non hai mai quell’espressione quando pensi ai fatti tuoi!”

“E da quand’è che tu saresti un esperto delle mie espr-“

“Signorina Granger? Signor Malfoy?” la voce che aveva interrotto Hermione li fece congelare.

“Ehm, professoressa McGranitt. – la salutò la ragazza abbozzando un sorriso. Draco si limitò ad un cenno con la testa. – Stiamo facendo una passeggiata. Solo una passeggiata.”

“Lo vedo, signorina Granger. Buon pomeriggio ad entrambi.” rispose l’anziana donna allontanandosi. Ogni tra passi si voltava a guardarli come se si aspettasse che iniziassero a picchiarsi o lanciarsi Maledizioni Senza Perdono da un momento all’altro.

“Stai pensando quello che sto pensando io?” le chiese Draco quando la professoressa fu a debita distanza.

“Non credo.”

“La McGranitt si è vista con qualcuno.”

“Eh?”

“La McGranitt viene qui come tutti gli studenti. Io scommetto su Gazza, tu che dici?”

“Io dico che con un appartamento a sua disposizione la McGranitt non ha decisamente bisogno di venire ad imboscarsi tra i cespugli. Oh, Merlino, ho veramente risposto seriamente ad una stupidata del genere? Non dovevamo ripassare?”

“Se proprio insisti…”

“Insisto.” rispose Hermione cominciando a camminare.

 

 

Eccomi con il nuovo capitolo! Questa volta ci ho messo molto meno del solito… XD

Allora, a proposito di Victoire Weasley: è canon il fatto che sia nata il 2 maggio, ma non si sa con precisione se sia nata uno o due anni dopo la Battaglia di Hogwarts. Io ho deciso per un anno dopo, con un bel parto in diretta durante la cerimonia.

Poi, Hermione intuisce che è Draco il mittente di quello strano mazzo di fiori perché alla fine del capitolo IV lui le aveva raccontato che sua madre trasfigurava per lui i fiori in caramelle, in caso qualcuno se lo fosse dimenticato.

Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

A presto,

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI

 

 

11/5/1999

 

“Stai studiando?”

“Sì, a differenza tua.”

“Anch’io sto studiando!”

“Quella povera pallina potrebbe dire il contrario…”

Draco infilò la pallina in tasca.

“Sono nervoso. Manca meno di un mese agli esami!”

“Ventisei giorni, per la precisione.”

“Tu non sei nervosa?”

“Un po’. Ma meno degli anni scorsi. Voglio dire, continuo a sognare la McGranitt che mi comunica di essere stata bocciata in tutte le materie, – e di passeggiare con te in quel parco Babbano, pensò – ma temo che mi promuoveranno anche se farò scena muta. Sono troppo famosa.”

“Che terribile maledizione!”

“Tutti si aspettano che vada bene semplicemente perché è sempre stato così… come se io fossi nata sapendo già tutto, e non passassi venti ore al giorno sui libri.”

“Potresti stupirli tutti prendendo una T in qualche materia…”

“Non credo che ci riuscirei, sai? La mia mano potrebbe cominciare a scrivere da sola.”

“Vabe’, senti, sono troppo nervoso per studiare; ti va una passeggiata? Senza ripasso.”

“Oh. Mi… mi piacerebbe, mi piacerebbe davvero, ma-“

“Devi studiare, vero? – Hermione annuì. – Non sei ancora arrivata al terzo ripasso?”

“A dire il vero sono al quarto, ma non mi sento comunque molto pronta… - rispose la ragazza. Draco sorrise, ma sembrava deluso. – Senti, potremmo fare una passeggiata dopo cena. Se mangiamo presto abbiamo quasi due ore prima del coprifuoco.”

“Ma così dovresti rinunciare al tuo ripasso serale.”

“Posso portarmi avanti adesso, dormire un’ora in meno… oppure non farlo, per una sera.”

“Ho sentito bene?”

“Sì, e non lo ripeterò. So già che mi sentirò in colpa per almeno una settimana… - rispose Hermione sbuffando. – Ti va bene se ci vediamo direttamente alla porta sul retro? Pensi di riuscire ad arrivarci?”

“Arriverò lì ancora prima di te. Ci vediamo alle sette e venti.”

 

 

“Oh, ecco il grande esploratore! – disse Hermione vedendo comparire Draco dietro l’ultimo angolo del corridoio. – Sono solo le otto e cinque, cosa ci fai qui?”

“Molto, molto divertente. Perché non mi hai detto che i corridoi si muovono come le scale?”

“Forse perché non si muovono? – rispose Hermione aprendo la porta. – Quante volte ti sei perso, di preciso?”

“Ho perso il conto.” rispose Draco con naturalezza.

“Stai mentendo, vero?”

“Certo.”

 

***

 

13/5/1999

 

“Otto meno dieci. Be’, almeno stai migliorando.” disse Hermione guardando l’orologio.

“Mi sono attardato a cena.”

“Quando sono uscita dalla Sala Grande alle sette e un quarto non c’eri già più.”

“Sette e un quarto? Come cavolo hai fatto ad arrivare qui in cinque minuti? Ma soprattutto, come abbiamo fatto a non incontrarci?”

“Dev’essere perché tu sbagli strada, credo. Se vuoi possiamo incontrarci nell’atrio.”

“No, no, ce la posso fare.” rispose Draco aprendo la porta.

“Scommetto cinque galeoni che non ce la fai nemmeno domani. – disse Hermione precedendolo in giardino. – Oggi fa freschino, non hai il mantello?”

“No, e poi sono abituato all’aria fresca di Malfoy Manor. Ah, domani sera porta i cinque galeoni.”

 

***

 

14/5/1999

 

Draco aveva il naso arrossato e screpolato, la bocca semi aperta, il mantello e una sciarpa.

“Avrei dovuto scommettere anche sul fatto che ti saresti ammalato, lo sapevo. – disse Hermione quando lui arrivò, alle sette e trentacinque. – Hai portato i cinque galeoni?”

“Do.”

 

***

 

15/5/1999

 

“Che cosa?! – mormorò Hermione svoltando l’ultimo angolo prima della porta. – Sei davvero tu?” continuò avvicinandosi.

Draco era appoggiato allo stipite della porta, il mantello su un braccio e il naso di un colore più chiaro.

“Credevi forse che non ce l’avrei fatta?”

“Certo. Hai saltato la cena, vero?”

“Forse.”

“Secondo me hai saltato anche il pranzo.”

“Non esagerare!”

“A che ora sei partito per arrivare qua in tempo?”

“Alle sette… - iniziò Draco. Hermione gli lanciò un’occhiataccia. - … meno cinque.” concluse velocemente, togliendosi comunque qualche minuto.

“Ora che hai dimostrato che ce la puoi fare ci vedremo nell’atrio? Sai, quando hai tardato più di mezz’ora mi sono preoccupata un po’.”

“Non c’è bisogno di mandare una squadra di Auror a cercarmi, non mi chiamo Potter.”

Hermione gli fece una smorfia mentre s’incamminava verso il Lago Nero. Le giornate si stavano allungando, ma il Lago s’intravedeva appena nella foschia della sera.

“Qualche novità?” gli chiese.

“Direi di no; ci siamo salutati poco più di un’ora fa!”

“Già, in effetti… Lavanda e Calì iniziano a chiedersi dove sparisca tutti i pomeriggi e le sere.”

“Come sono perspicaci… da me non chiede niente nessuno. Ci evitiamo. Forse un po’ ci vergogniamo di essere Serpeverde, sai…”

Camminarono per qualche minuto in silenzio.

“Se tu sparissi, io me ne accorgerei. E ti cercherei.” disse Hermione.

Gli sfiorò la mano destra chiusa a pugno, e lui l’aprì, cercando le sue dita. Durò poco più di un’onda del lago.

Continuarono a camminare in silenzio, più vicini.

 

***

 

17/5/1999

 

Quando arrivò nella stanza lei non c’era; in compenso, però, su vecchio banco c’era un sacchettino azzurro che era sicuro di non aver mai visto prima. Quando si avvicinò vide che c’era anche un biglietto.

 

Ho dovuto sostituire un Caposcuola di Corvonero, ma non volevo averti sulla coscienza. Spero di riuscire a venire più tardi.

H.

p.s. Mi devi ancora cinque galeoni.

 

Draco sorrise ed aprì il sacchetto: era pieno di caramelle al miele.

 

Eccomi qui con il nuovo capitolo! Spero di riuscire a pubblicare una volta a settimana, ma in ogni caso non vi farò aspettare più di due settimane… tanto più che ci stiamo avvicinando alla fine!

Da adesso in poi i rapporti tra Draco e Hermione saranno molto più rilassati, e sarà tutto in discesa, almeno fino al 6 giugno… spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e di avervi messo un po’ di curiosità!

A presto,

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII

 

 

18/5/1999

 

“Ciao. – disse Hermione entrando nella stanza. – Allora, le caramelle andavano bene?”

“Più che bene.” rispose Draco mostrando il sacchetto semivuoto.

“Le hai mangiate tutte tu?!”

“No, sono andato in giro per la scuola a regalarle. Certo che le ho mangiate io!”

“Forse hai esagerato un po’, sai?”

“Erano troppo buone, e poi ero in astinenza. A proposito, ce n’erano alcune che non erano solo miele, giusto?”

“Ho pensato di metterne anche un paio al miele con l’arancia, giusto per non farti morire di carie. – Draco le lanciò uno sguardo perplesso. – Una roba da Babbani.”

“Qual è il tuo gusto preferito?”

“Arancia. Ma è una bella lotta con la fragola, sai?”

“Oh, Merlino, io non sopporto le fragole, hanno un profumo nauseante. Dove hai preso queste caramelle?”

“Alcune a Mielandia, ieri, altre me le ha… be’, me la ha spedite mia madre. Sono Babbane.” rispose Hermione cautamente.

“Ah. Sono… buone. Davvero buonissime. – disse Draco scartando lentamente l’ennesima caramella. – Come sono veramente i Babbani? Non ho mai seguito Babbanologia, sai com’è…”

“Loro sono… persone normali, credo. Più simili a noi di quanto puoi immaginare.”

“Ma come fanno a fare le cose senza magia? Voglio dire… alcune cose proprio non si possono fare.”

“No, infatti per quello ci sono i libri. Credo che i Babbani abbiano molta più fantasia di noi. E poi hanno inventato un sacco di oggetti per aiutarsi: oggetti per volare, oggetti per spostarsi più velocemente… oggetti per uccidere.”

“Uccidere? E perché i Babbani dovrebbero uccidersi tra di loro?”

“Per lo stesso motivo per cui sono morti tanti maghi: si ritengono superiori agli altri. – rispose Hermione. Draco annuì in silenzio. – I Babbani hanno inventato armi che potrebbero uccidere centinaia di migliaia di esseri umani in pochi secondi. Non Babbani o maghi: esseri umani. Solo perché ritengono che il colore della loro pelle sia migliore, la loro religione più vera, le loro pretese più fondate.”

“E’ davvero… davvero per questo che uccidono? Il colore della pelle? E’ stupido.”

“Lo so. Così come è stupido attaccarsi ad inutili questioni di sangue. – ribatté Hermione. Questa volta Draco non annuì, ma serrò la mascella. Sapeva che il suo ragionamento non faceva una grinza. – A undici anni sono uscita dal mondo dei Babbani; era troppo stretto per me, troppo piatto. Ero convinta che il mondo dei maghi sarebbe stato bellissimo, perfetto. Che mi sarei sentita finalmente a casa. Sai anche tu quello che ho trovato.”

“Insulti. Odio. – disse Draco a bassa voce. – Me.”

“Ho trovato esattamente ciò che avevo già conosciuto tra i Babbani. Per questo credo che i maghi non siano superiori ai Babbani. E nemmeno così diversi. – replicò Hermione facendo spallucce. – Sai, in alcuni paesi Babbani Blaise Zabini verrebbe discriminato per la sua pelle scura.”

“Cosa? Ma la sua famiglia è tra le più antiche d’Inghilterra!”

“Lo chiamerebbero negro e gli direbbero che è nato per servire ed essere calpestato. Ti ricorda qualcosa?”

“La magia è potere. Il Ministero e… la statua…”

Rimasero in silenzio qualche minuto.

“Io non… non avrei voluto raccontarti tutto questo. Volevo solo farti capire che maghi e Babbani sono fin troppo simili.” disse Hermione rompendo il silenzio.

“Tu… tu sei una strega potente. L’ho visto più volte. – rispose Draco esitante. – Più forte di tanti Purosangue. Decisamente non sei fatta per servire. E sei difficile da calpestare. – Hermione arrossì, sorridendo. – Ci ho solo messo più tempo a capirlo.” aggiunse porgendole una caramella.

 

***

 

20/5/1999

 

“Be’, direi che qui va bene.” disse Hermione indicando l’ombra di un albero.

“Ma no, non vedo che entro cinque minuti arriverà il sole? Andiamo più in là! – sbuffando, Hermione seguì il ragazzo verso l’albero successivo. – No, no, questo non va bene, ci sono tutte le radici a vista, sarebbe scomodo stare per terra.”

“Ho la vaga impressione che tu stia volutamente tergiversando per non iniziare a studiare, sai?”

“Ma figurati, cosa ti viene in mente? Ah, ecco, quell’albero sembra perfetto, guarda! – rispose Draco allontanandosi da lei. – Ah, no, scherzavo, non mi piace.”

“Ok, ora l’impressione è meno vaga. Dopo un quarto d’ora di ricerche direi che mi accontenterò dell’ombra di questo albero. – disse Hermione risoluta. – Tu fai un po’ come vuoi, ma ricordati che io ho una coperta.” aggiunse estraendo dalla borsa una larga coperta colorata. Draco la osservò stenderla con cura all’ombra dell’albero, per poi sedercisi sopra.

“Sei sempre così organizzata?”

“Ovviamente.” rispose lei aprendo un libro.

“E c’è uno spazietto per me nella tua… organizzazione?” le chiese vago.

“Oh, giusto un angolino.” rispose Hermione indicando la coperta.

 

***

 

22/5/1999

 

“Senti.” disse Draco all’improvviso.

“Dimmi.” rispose Hermione alzando lo sguardo dal libro. Il ragazzo era seduto di fianco a lei, appoggiato a quello che era già diventato il loro albero.

“Ti ricordi quella volta che mi hai chiesto qual era la mia materia preferita, e cosa volevo fare dopo Hogwarts? – Hermione annuì. – Io… io credo che mi piaccia Pozioni. E’ la materia che m’interessa di più. E non perché Lumacorno è il Direttore di Serpeverde. – si affrettò a spiegare. – Mi è sempre piaciuta, anche quando c’era Piton.”

“Be’, lui non hai mai fatto mistero della sua… preferenza nei vostri confronti.”

“Dici? Non me n’ero mai accorto. – rispose con un ghigno. Hermione gli diede una leggera spinta sulla spalla. – Al quinto anno ho fatto l’orientamento professionale con Piton senza troppo interesse; sapevo già cosa sarei diventato. Poi quella carriera si è rivelata… non più praticabile. C’è stato un periodo in cui credevo che non l’avrei nemmeno avuta, una carriera.”

“E ora?”

“Ora credo che una vita tra ingredienti ed ampolle sia preferibile ad una tra le persone. – Hermione aprì la bocca per replicare, ma lui la bloccò con un gesto della mano. – Tra qualche anno si saranno stancati di parlare dello studente che ha cercato di uccidere il Preside, o dello stimato consigliere del Ministero con il Marchio Nero. Per allora io sarò uno stimato pozionista.” continuò. Era sicuro e tranquillo. Hermione sorrise.

“Be’, forse puoi fare un altro orientamento con Lumacorno. E se per lui è troppo tardi, potrei accompagnarti in biblioteca; nella sezione di Pozioni ci sono un sacco di libri sulle Scuola di Specializzazione.”

“Hermione Granger che fa da guida a Draco Malfoy? A Madame Pince potrebbe venire un colpo!” scherzò Draco.

“Oh, se non è venuto alla McGranitt l’altro giorno, direi che è salva.”

“Andiamo subito?”

Hermione annuì all’istante.

 

***

 

24/5/1999

 

“… e quindi bisogna allungare l’ultima sillaba e intanto muovere il polso verso sinistra, capito? – nessuna risposta. – Draco? – Hermione alzò lo sguardo dal libro d’Incantesimi; il ragazzo era sdraiato sulla coperta con lo stesso libro aperto sulla pancia, e gli occhi chiusi. – Be’, almeno non russa.” disse sbuffando.

Era la prima volta che lo guardava così da vicino, e sicuramente anche la prima volta che lo vedeva così rilassato; le mani appoggiate sul libro, i piedi incrociati, i capelli appena smossi dal vento… Hermione aveva già allungato una mano verso quei capelli così dorati, quando lui riaprì lentamente gli occhi.

La ragazza ritirò la mano e tossicchiò nervosamente.

“Stavi riposando gli occhi?” gli chiese ironica.

“Non è colpa mia se la tua voce concilia il sonno…” rispose Draco stiracchiandosi.

“Che cosa?! La mia voce non concilia il sonno! Avrei dovuto svegliarti con un librata in teta. Ah, a proposito, mi sono appena ricordata che mi devi ancora i cinque galeoni della scommessa; sei pregato di pagare.”

Draco fece un sorriso furbo.

“Oh, quelli… ci sto lavorando. Dovrebbero arrivare domani.”

 

***

 

25/5/1999

 

Hermione stava per versarsi un bicchiere di succo di zucca, quando un gufo atterrò proprio di fianco a lei rovesciando la caraffa; sembrava stremato, e in effetti portava un pacchetto davvero grosso.

“Ragazze, conoscete questo gufo?” chiese perplessa a Lavanda e Calì, sedute vicino a lei.

“No, a ma a giudicare dal modo in cui ti fissa direi che è venuto per te.” rispose Lavanda. Hermione si allungò per guardare il biglietto sul pacchetto.

“Credo che stia fissando con più interesse la mia colazione, piuttosto che me, ma effettivamente c’è il mio nome.” disse spezzettando una fetta di pane tostato per il gufo. Appoggiò i pezzettini davanti a lui e svolse il filo che legava il pacco alla sua zampa.

“Uh, sarà un regalo di Ron?” chiese entusiasta Calì avvicinandosi.

“Non credo…” rispose Hermione strappando la carta che avvolgeva il pacchetto. Non aveva ancora trovato il tempo – o la voglia? – di rispondere alla sua ultima lettera, arrivata una settimana prima, e lui non aveva certo insistito. Riceveva più lettere da Ginny, ormai.

Hermione spostò la carta strappata ed aprì infine il pacco; Lavanda e Calì erano alle sue spalle, curiose.

“Caramelle? – disse Lavanda quando vide il contenuto del pacchetto. – Saranno centinaia! Chi cavolo può averti mandato tutte queste caramelle?”

“Oh… i miei genitori. Come buon augurio per gli esami.” mentì Hermione con un sorriso.

Quando le due ragazze si furono allontanate, deluse dal contenuto del pacchetto, Hermione affondò una mano tra le caramelle, tutte rigorosamente all’arancia. Con un po’ di fatica trovò quello che stava cercando: un piccolo pezzo di pergamena ripiegato.

 

Ecco i tuoi cinque galeoni. Purtroppo non avevano nemmeno una caramella alla fragola; un vero peccato…
D.

 

Hermione alzò lo sguardo verso il tavolo di Serpeverde; Draco le fece un cenno con la mano, sorridendo.

 

 

Eccomi qui con il nuovo capitolo, addirittura con un giorno d’anticipo! XD So già che domani non potrò aggiornare, e dato che il capitolo era già pronto non volevo farvi aspettare… ci tengo davvero a ringraziare tutte le persone che continuano a seguire e commentare la mia storia: grazie, grazie e ancora grazie! J Mi fa davvero piacere che la mia storia vi stia piacendo, e sono sempre lusingata dalle vostre belle parole.

Poi, un paio di note: non ricordo che la Rowling abbia mai specificato i gusti preferiti di Hermione in fatto di caramelle, quindi li ho inventati di sana pianta. Idem per quanto riguarda Draco ed il rapporto con i suoi genitori. Poi, la statua del Ministero cui si riferiscono nella prima scena è quella posta nell’Atrio dopo la salita al potere di Voldemort, e che Hermione, Harry e Ron vedono durante il loro blitz: due Purosangue seduti su sedie fatte da persone, ovvero Mezzosangue e Babbani. Ho immaginato che anche Draco abbia avuto la possibilità di vederla.

Per quanto riguarda il razzismo: mi rendo conto che è un argomento molto serio e sempre d’attualità, perciò non ho nessuna pretesa di trattarlo in modo approfondito. Ho immaginato che Hermione, da emarginata nel mondo dei maghi sempre pronta a difendere i diritti dei più deboli, avrebbe potuto pensarla così anche riguardo il razzismo nel mondo dei Babbani. Il paragone tra i due mondi ed i motivi di odio mi sembra calzante e facile; dopotutto, anche Draco Malfoy l’ha capito. XD

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! A presto,

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII

 

 

 

25/5/1999

 

“Ciao. – disse Hermione quando Draco entrò nella stanza. – Grazie per il… pagamento.”

“Avresti preferito del vile denaro?”

“Oh, no, le caramelle vanno benissimo. Ho rimpicciolito il pacchetto e l’ho infilato nella borsa.”

“Quindi oggi, a Storia della Magia…”

Hermione arrossì appena.

“Diciamo che potrei aver mangiato un paio di caramelle durante la lezione.”

“Un paio?” le chiese Draco sedendosi vicino a lei.

“Vabe’, quattro. Sono troppo buone, dove le hai prese? A Mielandia non le vendono.”

“In un negozietto a sud di Londra, e non puoi immaginare quanto ci ho messo a trovare un posto che le facesse; a quanto pare la gente preferisce il brivido delle Gelatine Tuttigusti +1 piuttosto che delle semplici caramelle monogusto.”

“Grazie. Davvero. – disse Hermione con un sorriso sincero ed emozionato. – Anche se avresti potuto variare un po’, eh; solo arancia…”

“Ma non sono tutte all’arancia. – ribatté Draco. Lei gli lanciò un’occhiata perplessa. – Ne ho messa anche una al miele.” disse con un ghigno.

“Oh, la troverò prima di quanto immagini.” replicò lei infilando una mano nella borsa.

 

***

 

27/5/1999

 

“Posso farti una domanda?” le chiese Draco all’improvviso. Hermione alzò lo sguardo dal libro di Erbologia; una leggera brezza mosse le foglie dell’albero sopra di loro.

“Certo.”

“Qual è il tuo colore preferito?”

“Come, scusa? Credevo volessi chiedermi qualcosa di Erbologia.”

“Ah, no, no. Non ne ho bisogno.”

“Sicuro? Mancano solo-“

“Undici giorni all’inizio degli esami, lo so.”

Hermione sbuffò.

“E’ l’azzurro. Be’, non proprio solo l’azzurro, a dire il vero; mi piacciono tutte le sue tonalità, dal cielo al mare. – e quella punta di azzurro nei tuoi occhi grigi quando c’è il sole. – A casa la mia camera è tutta azzurra. E tu?”

“Oh, la mia camera ha una vecchia tappezzeria orrenda.”

“Intendevo il tuo colore preferito.”

“Ah, il verde. – disse subito Draco convinto. All’inizio non si accorse neanche di mentire.  –Ma non quello di Serpeverde, quello è troppo scuro. – rosso, come le tue labbra che mordicchi mentre studi. – Mi piace il verde chiaro, del prato intorno a Malfoy Manor, dei giardini… - le labbra con cui mi parli nella realtà e mi baci solo nei sogni... – E poi il verde dell’acqua di alcuni fiumi.”

“Preferisci andare al mare o in montagna?”

“Ho sempre passato tutte le estati a Malfoy Manor, a parte qualche viaggio. Tu?”

“Montagna. Mi piace cercare posti isolati e tranquilli per-“

“Leggere?”

“Già. Al mare c’è troppa gente. Mi piace d’inverno, anche se è un po’ triste. – disse la ragazza. – Quanti paesi hai visitato?”

“Tanti. Alcuni non li ricordo neanche, ma ho album pieni di foto; mia madre adorava fotografare qualsiasi cosa. Sai, quando mio padre collaborava con il Ministero partecipava a molte ambascerie… - rispose Draco lentamente. Hermione lo incoraggiò con un cenno della testa. – Siamo stati in Francia, Spagna, Germania, Grecia, Egitto, India… una volta anche in Giappone. E poi in Russia. La seconda volta che mio padre è stato invitato mia madre si è rifiutata di venire. Troppo freddo. Mi ha portato in Corsica una settimana, solo io e lei. Adora il mare. – continuò con sguardo malinconico. – E tu?”

“Oh, sono stata parecchie volte in Francia con i miei genitori, poi in Italia, e una volta in Spagna. Mi piacerebbe da morire andare in Egitto; da piccola, alla scuola Babbana, ero affascinata dalle piramidi. Sono piedi da quasi cinquemila anni e nessuno sa ancora come siano state costruite. Nessun Babbano, almeno. A undici anni ho scoperto che c’era lo zampino dei maghi.”

“Di solito quando i Babbani non capiscono qualcosa ci sono sempre dietro i maghi. – ridacchiò Draco. – A me piacerebbe andare in Nuova Zelanda. Ho sentito che ci sono più pecore che maghi. Amo i grandi spazi.”

“E come hai fatto a condividere la stanza con gli altri, qui a Hogwarts?”

“E’ stato tremendo. Gente ovunque, rumori, disordine… è per questo che giravo con Tiger e Goyle; tutti si zittivano e mi giravano alla larga. – rispose con un sorriso Draco. – E qual è la tua bibita preferita?”

“Tè al limone. – rispose Hermione. Lui fece un’espressione disgustata. – Non dirmi che sei uno di quelli cui piace alla pesca.”

“Lo ammetto, sono uno di quelli. Voi, piuttosto: tè al limone? Il solo odore mi fa stare male.”

“Intendi profumo.”

“No, no, intendo odore. E il tuo cibo preferito? Escludendo le caramelle all’arancia, ovviamente.”

Parlarono fino all’ora di cena. Entrambi dissero di non avere poi così tanta fame; continuarono a parlare.

 

***

 

29/5/1999

 

“Uh, l’altro giorno mi sono dimenticato di farti un paio di domande.” disse Draco sollevando lo sguardo dai propri appunti.

“A dire il vero anch’io. – rispose Hermione. – Prima tu.”

“Be’, io ho parlato della mia materia preferita e di quello che vorrei fare dopo Hogwarts, ma tu non me l’hai mai detto. Perciò, qual è la tua materia preferita?”

“Non ho una materia preferita.”

“E’ impossibile!”

“Be’, mi piacciono tutte le materie. Tutte le materie che seguo, almeno.” puntualizzò Hermione.

“E quelle che non segui?”

“Non sono neanche materie vere. Divinazione e Cura per le Creature Magiche; Hagrid era bravo, ma non mi sentivo molto a mio agio con un libro che cercava di mangiarmi, sai com’è…”

“Penso che nessuno si sentisse a proprio agio, a parte Hagrid. Ed eviterò di fare ulteriori battute su di lui…”

“Grazie. E Divinazione… immagino tu sappia cos’è successo durante l’ultima lezione che ho seguito, no?”

“Oh, sì, me l’hanno raccontato. Avrei davvero voluto vederti!” disse Draco ridendo.

“Tutte le altre materie mi piacciono, semplicemente perché… be’, perché mi piace sapere tutto. Mi piace leggere, mi piace imparare, mi piace scoprire. D’estate do anche un’occhiata ai programmi delle scuole Babbane dei miei coetanei, giusto per avere un’idea di quello che fanno.”

“Sai che sapere tutto è impossibile, vero?”

“Certo. E’ per questo che è così interessante: c’è sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di non letto, qualcosa che potrebbe interessarmi… ogni volta che penso a tutti i libri che non sono ancora stati tradotti nella nostra lingua mi viene il nervoso.” rispose Hermione con una smorfia.

“Sai anche che cercare di sapere tutto non è un lavoro, vero?”

“Purtroppo. Ma usare quello che so per cercare di proteggere i più deboli lo è. – rispose Hermione. Draco corrugò le sopracciglia in un’espressione interrogativa. – I Mezzosangue non sono stati gli unici ad essere emarginati in tutti questi anni; io vorrei fare qualcosa per migliorare le condizioni di elfi, goblin… anche giganti, con le dovute precauzioni. Tutte le minoranze che sono state sfruttate. Per alcune cose i maghi sono rimasti al Medioevo, dal punto di vista legale. E c’è così tanto da sistemare, anche se Voldemort è rimasto al potere poco meno di un anno… non sappiamo ancora con certezza quante leggi siano state modificate.”

“Sarai terribile, sul lavoro, vero?”

“Lo spero proprio.”

“E tu cosa volevi chiedermi?”

“A che ora sei nato?”

“Come?”

“A che ora sei nato! Lo sai, no?”

“Alle 20.13. Perché?”

“Oh, lo scoprirai alle 20.13 del cinque giugno. – rispose Hermione con un sorriso sornione. Un’improvvisa folata di vento la fece rabbrividire. – Uh, oggi fa freddo; credo che non potremo rimanere fuori fino al coprifuoco. Torniamo dentro?”

“Sì sì. Guarda che nuvoloni… entro mezz’ora starà diluviando.” disse Draco alzandosi dalla coperta. Hermione lo imitò, ma nel farlo le scivolò dalle mani il libro di Trasfigurazione. Un’altra folata fece girare velocemente le pagine, facendo volare fuori un foglietto.

La ragazza scattò, ma Draco fu più veloce; prese il pezzo di pergamena prima che potesse andare troppo lontano. Hermione arrossì mentre lui le porgeva il foglio.

“Grazie… - balbettò infilandolo velocemente nella borsa. – Ecco dove l’avevo messo, non lo trovavo più…”

Draco sorrise mentre l’aiutava a piegare la coperta.

Aveva riconosciuto subito quel pezzo di pergamena; gliel’aveva mandato lui, dopotutto. Era la pergamena tra le caramelle.

***

 

30/5/1999

 

“Hai sentito che temporale, stanotte?” le chiese Draco tenendole la porta aperta.

“Terribile. Anche se la torre è protetta dalla magia un paio di volte ho temuto davvero che stesse per crollare. – rispose Hermione uscendo in giardino. – Giù da voi com’è stato?”

“Non bello. Una leggera pioggia mi aiuta a dormire… con quel diluvio avevo paura di morire affogato.”

Delle urla provenienti dalla porta principale fecero accelerare loro il passo.

“Merlino, ancora? E’ tutto il pomeriggio che festeggiano! Allontaniamoci il più possibile.” disse Hermione camminando spedita.

“Cerca di capirli, quelli di Tassorosso non hanno mai niente da festeggiare…”

“Da quanti anni non vincevano la Coppa del Quidditch?”

“Credo che non l’abbiano mai vinta…”

“Dai!” rise Hermione dandogli una piccola spinta.

“Sinceramente non lo so. Molto tempo, sicuramente. Ma per me quest’anno praticamente non conta, l’unico avversario serio era Corvonero! Serpeverde e Grifondoro avevano delle squadre decimate… - rispose Draco scrollando la spalle. – Sapevo che senza di me quei cretini non avrebbero avuto nessuna possibilità di vincere…”

Hermione pensò che con gli allenamenti Draco avrebbe avuto molti meno pomeriggi liberi, e trovò un lato positivo nella sua tristezza. Ma non glielo disse.

“Non ci sono più nuvole. – disse dopo un po’ la ragazza, indicando il cielo limpido che si stava scurendo velocemente. – E’ una bella serata.”

“Già. E’ proprio una bella serata…” rispose Draco, senza degnare il cielo di un’occhiata.

Camminavano vicini. Quando le loro mani si sfiorarono, lui non si scusò come faceva all’inizio. Gliela prese delicatamente, con naturalezza.

Hermione non disse nulla. Sorrise al cielo.

 

 

Eccomi qui! Scusate per il ritardo, ma non sono proprio riuscita a terminare il capitolo per settimana scorsa, e non volevo scriverlo di fretta… nei prossimi giorni risponderò anche alle vostre gentilissime recensioni! J

Poi, qualche nota veloce: come sempre, tutte le preferenze espresse dai personaggi sono inventate. Non mi sembra proprio che la Rowling abbia scritto qualcosa in proposito, così mi sono presa qualche libertà. Non abbiamo notizie nemmeno sul Campionato di Quidditch del 1999, così ho regalato la vittoria ai Tassorosso.

Volevo anche dirvi che mancano quattro capitoli alla fine della storia, quindi all’incirca altre quattro settimane, se riesco ad essere puntuale (e spero proprio di riuscirci!). Settimana prossima arriveremo al tanto fantomatico sei giugno… per chi non lo sapesse, il compleanno di Draco è il cinque giugno (e almeno questo è canon!).

Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, come sempre.

A presto,

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV

 

 

1/6/1999

 

Draco le arrivò alle spalle in silenzio; la osservò per qualche secondo scrivere freneticamente su una pergamena, poi si sedette di fianco a lei.

“Ciao.” disse a bassa voce. Prima ancora che avesse finito la parola lei gli aveva già puntato la bacchetta al petto.

“Che diamine?! Mi hai spaventata. Non si arriva così alle spalle della gente!” sussurrò Hermione infilando di nuovo la bacchetta nel mantello.

“Per fortuna non ti ho appoggiato una mano sulla spalla…”

“In quel caso non sarei riuscita a trattenere uno Schiantesimo, mi dispiace. Sei silenziosissimo!”

“E’ un complimento?”

“Sì, certo. Non è facile cogliermi alla sprovvista. – rispose Hermione. – Ma non dovevamo vederci dopo nel parco?”

“C’è un vento tremendo, così ho pensato di venire a farti compagnia. Ci ho messo quasi venti minuti a trovarti, questa biblioteca è un labirinto.”

“Be’, io mi metto sempre qui proprio per evitare la compagnia, sai com’è… niente di personale, ma non mi lasci concentrare nemmeno per cinque minuti di fila.”

“Però ammetterai che sono molto più simpatico dei libri! – esclamò Draco con un ghigno. Hermione lo fissò in silenzio. – Dovresti concordare con me, adesso.”

“Sai, credo che dipenda dal libro. Ogni tanto perdi il confronto. – gli rispose ridacchiando. Draco fece un’aria offesa. – Senti, se ti va di aspettare qualche minuto possiamo andare via insieme; devo solo finire uno schema.” aggiunse indicando la pergamena.

“Ok, nel frattempo fingerò di ripassare un po’.” rispose lui prendendo un libro a caso dalla borsa. Hermione ricominciò a scrivere.

Dopo meno di trenta secondi il ragazzo cominciò a schiarirsi la voce in maniera sempre più forte; tossicchiò finché Hermione non riappoggiò la piuma e si girò verso di lui.

“Sì?”

“Ecco, vedi, mi è sembrato di capire… ho intuito, diciamo… be’, hai comprato un regalo per il mio compleanno?”

“Sì.”

“Perché?”

Hermione si mordicchiò pensierosamente un labbro – senza nemmeno immaginare l’effetto che quel gesto aveva di solito su Draco – e sfiorò il tavolo con la piuma.

“Ho pensato che potesse… farti piacere. – rispose infine lentamente. Non sembrava particolarmente convinta di quello che aveva detto. – E perché fa piacere anche a me, farti un regalo. Sai, dato che… insomma...”

“Dato che?”

“Dato che siamo… amici? – chiese Hermione esitante. – Faccio sempre un regalo ai miei amici, e tu… negli ultimi mesi abbiamo… - un pesante rumore di passi riscosse la ragazza, che abbassò nuovamente la testa sul libro. – Madama Pince!” bisbigliò velocissima scarabocchiando qualcosa sulla pergamena.

Draco riaprì il libro che aveva in mano proprio quando la donna passò di fianco al loro tavolo. Non ebbero nemmeno il coraggio di rialzare la testa finché i suoi passi non risuonarono in lontananza.

“Appena in tempo…”

“Già, per fortuna lei non ha il tuo passo leggero. – rispose Hermione radunando velocemente le proprie cose. – Ho finito lo schema, ma mi sono appena ricordata che devo passare alla Torre per un paio di cose. Ci vediamo dopo, ok?” aggiunse, già in piedi.

“Certo. A dopo.” rispose Draco. Prima che lui finisse la frase, lei era già lontana.

Hermione non riprese l’argomento, quella sera. Draco era troppo impegnato a pensare ancora alle sue labbra.

 

***

 

3/6/1999

 

Hermione entrò nella stanza a passo di marcia, e gettò malamente per terra la propria borsa. Si sedette di fianco a Draco sbuffando.

“Brutta giornata?”

“Peggio. Mentre venivo qui ho incontrato Ernie Macmillan. Ricordi com’era per i G.U.F.O.? Bene, moltiplicalo per cento. Come minimo.”

“E’ in momenti come questo che apprezzo davvero il fatto che nessun altro, oltre a te, mi rivolga la parola.” disse Draco solennemente.

“Credo che sia andato fuori di testa, da quando sono finite le lezioni; mi ha detto che studia anche quattordici ore al giorno…”

“Uh, proprio come me!”

“Mi ha seguita per almeno dieci minuti, implorandomi di illustrargli con precisione il mio piano di studio, per poi confrontarlo con il suo e decidere quale fosse il migliore tra i due…”

“Aveva dei dubbi sul fatto che il tuo non fosse il migliore?”

“Lascia stare, guarda. Te l’ho detto che è andato fuori di testa! – rispose Hermione ridendo. – Alla fine sono riuscita a scollarmelo ricordandogli che il tempo passato a implorarmi era tempo non passato a studiare, e prospettandogli solo tredici ore di studio per oggi. E’ scappato in lacrime. Ancora qualche secondo e probabilmente l’avrei spinto giù dalle scale.”

“Addirittura?”

“Ogni minuto passato con lui era un minuto perso che avrei potuto trascorrere studiando. Mancano quattro giorni all’inizio degli esami!”

“Ah, ora ti riconosco…”

“In realtà sono molto meno tesa rispetto agli anni scorsi, sai?”

“Davvero?”

“Davvero.”

“Non oso immaginare come fossi gli anni scorsi, allora…”

“Davvero tremenda. Nei miei piani di studio infilavo giusto dieci minuti per i pasti; adesso sono arrivata a venticinque!”

“Senza contare tutto il tempo che ti faccio perdere io, giusto? Nei piani degli anni scorsi io non ero previsto.” chiese Draco ridendo. Hermione arrossì.

“Già, già. Diciamo che neanche quest’anno avrei potuto prevedere… ecco… - balbettò Hermione. – Comunque, sono meno tesa. Molto meno tesa. Davvero. – disse velocemente prendendo un libro dalla borsa. – Non sono sicurissima di poter arrivare a un Accettabile in Erbologia, e continuo a pregare che non usino di nuovo un Molliccio, ma per il resto sono davvero tranquilla.” continuò. Il libro le scivolò dalle mani, e quando cercò di riprenderlo lo fece cadere nuovamente.

“Si vede…”

“Sono otto anni che sogno questo momento! Un po’ di emozione è nomale, no?”

“Certo, certo.” replicò Draco cercando di non riderle in faccia mentre Hermione riusciva finalmente ad acciuffare il libro fuggitivo.

“Anche ai G.U.F.O. tu eri tranquillissimo… dì la verità: tuo padre conosceva veramente Griselda Marchbanks? – Draco la guardò con espressione interrogativa. – Il Capo della Commissione Magica d’Esame!”

Il ragazzo arrossì.

“Ehm… per conoscerla la conosce, sì. E’ venuta una volta a cena a Malfoy Manor… e se n’è andata prima ancora della seconda portata. – Hermione rise. – Non potevo certo ammettere davanti a tutti che ero terrorizzato come loro!”

“No, certamente; la tua reputazione ne avrebbe risentito! – ribatté Hermione tra le risate. – Anche adesso… anche adesso sei terrorizzato?” gli chiese poi dolcemente.

“Un po’. Mia madre ci tiene molto, lei era molto brava… e negli ultimi mesi ho scoperto di tenerci anch’io. Per entrare nella Scuola di Specializzazione in Pozioni mi servono volti alti… e ho paura di non farcela. Ho paura di quello che succederà una volta fuori di Hogwarts.”

“Che cosa intendi?”

“Qui a scuola è tutto più semplice. All’inizio dell’anno ci danno l’orario delle lezioni, ci spiegano quello che dobbiamo sapere, e poi verificano che noi lo abbiamo appreso. A una certa ora c’è il pranzo, a una certa ora ci sono le pause… è così da otto anni. Ho paura che una volta fuori non riuscirò ad adattarmi al cambiamento.” rispose lentamente Draco.

“Hai paura… di lasciare Hogwarts?”

Lui arrossì ancora.

“Sì. – replicò distogliendo lo sguardo. – La fine di Hogwarts coincide con la fine di… tante altre cose. - Hermione sorrise. Non un sorriso comprensivo, o di compassione; era un sorriso di pura felicità. – Che cosa?... Perché sorridi così?”

“Non posso dirtelo adesso. Ma lo scoprirai presto – rispose la ragazza con un altro sorriso, questa volta enigmatico. – Tra due giorni.”

 

***

 

5/6/1999

 

“Buongiorno!” esclamò Hermione saltando da dietro un angolo direttamente davanti a Draco. Lui sobbalzò, interrompendo a metà uno sbadiglio.

“Ma che diamine?! Non si compare così davanti alle persone! – disse inspirando profondamente per riprendersi dallo spavento. – Sono le otto di mattina! Come fai a essere già così pimpante?”

“Oh, sono sveglia dalle cinque. Mancano cinquanta ore all’inizio degli esami, non mi sembrava il caso di perdere tempo… potrò riposarmi a luglio. – rispose allegramente. Draco la guardò un po’ scioccato. – Tu, piuttosto, non hai una bella cera.”

“Io sono andato a dormire, alle cinque. Stavo ripassando.”

“Be’, tre ore di sonno sono più che sufficienti.”

“Certo… comunque, a cosa devo questo agguato?”

“Volevo essere la prima a farti gli auguri di buon compleanno, ovviamente! Nei giorni scorsi ho notato che passavi sempre da questo corridoio, ed anche che sei il primo della tua Casa a uscire per fare colazione… - rispose Hermione con un gran sorriso. – Tanti auguri!”

“Grazie. – rispose Draco un po’ imbarazzato. - Credo che saresti stata la prima in ogni caso. – I rapporti con i suoi compagni di Casa si limitavano a un veloce cenno di saluto giusto quando era troppo tardi per cambiare strada e non incrociarsi. – Vieni in Sala Grande a fare colazione?” chiese poi.

“Oh, no! L’ho già fatta! Ho dovuto ridurre il mio tempo per i pasti nuovamente a dieci minuti, mi sono accorta che ero davvero troppo indietro…”

“Immagino.” rispose Draco. Hermione non colse l’ironia, o fece finta di non farlo.

“Senti, ti va se ci vediamo stasera nella solita stanza? Potremmo fare verso le 20, così potrai aprire il tuo regalo alle 20.13 precise!”

“Ehm… sì, certo va bene.”

“Pensavo che… ecco, potremmo stare un po’ insieme… lì. Per festeggiare, insomma.”

“Oh. Grazie. Sì, va benissimo” rispose Draco, sentendo le guance infiammarsi.

“Allora a stasera! Adesso devo proprio scappare, ho già sforato di quasi un minuto il mio piano…” disse velocemente Hermione con aria colpevole.

“Ma certo, capisco. A stasera” rispose il ragazzo. Si scambiarono un sorriso.

Hermione si allontanò lungo il corridoio, Draco si diresse verso la Sala Grande; mentre camminava, si rese improvvisamente conto di essere più terrorizzato dall’incontro di quella sera piuttosto che dagli esami.

 

***

 

5/6/1999

 

Draco arrivò alle otto meno dieci, dopo aver vagato per i corridoi almeno venti minuti. Aveva mangiato poco e velocemente.

Quando entrò nella stanza, lei era già lì.

“Oh, ciao. Io sono qui da… qualche minuto. Sono appena arrivata. - gli disse Hermione con un sorriso teso. Era evidente che stava mentendo: la stanza era pulita e ordinata, tutti i vecchi banchi e sedie accatastati in un angolo, e delle candele la illuminavano festosamente galleggiando nell’aria. – Ho pensato che potesse farti piacere spegnere le candele.”

“Sono diciannove?”

“Già. Ma se vuoi barare sull’età posso toglierne un paio.”

“No. No… va bene così. – rispose Draco avvicinandosi alla prima candela. La spense con un soffio leggero, poi si avvicinò a quella successiva, girando la stanza. Quando ne rimase solo una, la prese delicatamente con una mano e si avvicinò a Hermione. – Spegniamola insieme.” disse alzandola fino al viso della ragazza. Le sue labbra sembravano ancora più rosse, nella luce soffusa.

Hermione dovette sforzarsi per distogliere lo sguardo dagli occhi del ragazzo, dalla sua pelle chiara così vicina. Chinò il volto, e soffiò insieme a lui.

“Tanti… tanti auguri.” disse Hermione con voce esitante, allontanandosi velocemente.

“Grazie.”

“Sono solo le otto… sei arrivato in anticipo.”

“Anche tu.”

“Oh, be’, io volevo dare una sistematina, e poi dovevo portare il regalo…”

Rimasero in silenzio per quasi un minuto.

“Com’è andata la tua giornata?” chiese alla fine Draco, impaziente.

“Ho studiato. Niente di che… e tu?”

“Ho risposto al gufo dei miei genitori, e ho studiato. Poi ho cercato di evitare tutti i miei compagni di Casa che accorrevano per farmi gli auguri, sai com’è… - Hermione gli lanciò un’occhiataccia. – Ma va bene così. I loro auguri non m’interessavano. Non contano.”

Ancora silenzio.

“Che ore sono?”

“Le otto e quattro minuti.” rispose Hermione dopo aver dato un'occhiata al proprio orologio da polso.

“Scusa, chi ha dettato la regola del ‘il regalo si apre all’ora in cui sei nato’?”

“Io. Cioè, mia madre. Lo facevo sempre, a casa mia.”

“E a che ora sei nata tu?”

“Alle cinque e venti. Di mattina.”

“Di mattina?! C’è qualcosa che non va nella tua famiglia, sai? Noi abbiamo sempre aperto i regali quando volevamo. Se fossi nato alle tre di notte avremmo dovuto vederci a quell’ora?”

“Sì!”

“Avresti sfidato il coprifuoco solo per portarmi il tuo regalo?”

“Sì… - rispose Hermione. Ed era vero. Si guardarono per qualche secondo. – Ok, ok, dopotutto manca poco. Posso fare finta che i Medimaghi abbiano sbagliato di qualche minuto.” aggiunse tirando fuori dal mantello un pacchettino delle dimensioni di un francobollo e porgendolo a Draco.

“Come diamine dovrei fare ad aprirlo?!”

“Toccalo, uomo di poca fede. – rispose la ragazza. Non appena Draco prese in mano il pacchettino, questo tornò alla sua dimensione naturale, parecchie volte superiore. – Non volevo che capissi subito cos’era.”

“E’ un… libro?” chiese lui soppesando attentamente il pacco, avvolto in un’allegra carta azzurra.

“Forse. – rispose Hermione vagamente, sebbene fosse ovvio. – Spero che ti piaccia. Lo spero davvero. E’ qualcosa di più di… un libro, per me.”

Draco le lanciò uno sguardo interrogativo, poi iniziò a scartare il pacco. Strappò velocemente la carta, impaziente, finché non arrivò al regalo.

Era un libro, in effetti. E sembrava un libro usato: la copertina era un po’ rovinata in alcuni punti, e le pagine stavano iniziando a ingiallirsi.

“’Storia di Hogwarts’?...” disse Draco aprendo il libro.

“Prima che tu me lo chieda, sì, è una copia usata. Ma c’è un motivo. Ho seriamente temuto di non riuscire a trovarla, e poi sembrava che non sarebbe arrivata in tempo… il Ghirigoro me l’ha spedita l’altro ieri. Guarda alla fine, l’ultima pagina. C’è scritto quando è stata stampata.” rispose Hermione. Draco spostò tutte le pagine verso sinistra, tranne l’ultima.

“Giugno. Giugno 1980.”

Hermione annuì con un sorriso.

“’Storia di Hogwarts’ è il libro più venduto tra i maghi inglesi, e nel resto del mondo è conosciutissimo; viene stampata una nuova edizione aggiornata ogni mese… e ogni mese al Ministero della Magia vengono raccolti i nomi dei nuovi nati che hanno il diritto di frequentare Hogwarts. Mentre quest’edizione veniva stampata, il tuo nome veniva scritto nei registri del Ministero. – disse la ragazza. – In quest’edizione ci sono già degli accenni a Voldemort, e agli anni in cui ha frequentato la scuola; poco più di un anno dopo, l’edizione di novembre del 1981 avrebbe riportato la sua morte. Ma non c’è nulla della Battaglia di Hogwarts. Di nessuna delle due.”

“Grazie…” disse Draco sfogliando velocemente le pagine. In quasi tutte c’erano sottolineature colorate e piccole scritte ordinate. Era la scrittura di Hermione.

“Mi sono permessa di segnare le parte più interessanti, e lasciarti piccoli appunti… ma se vuoi puoi togliergli, eh. Basta un Evanesco. – si affrettò a spiegare lei. – Vedi, in viola ci sono gli eventi rilevanti per la Storia della Magia, che sono la maggior parte… in giallo ho sottolineato le scoperte nel campo della Trasfigurazione fatte qua, a scuola, e in verde chiaro… be’, quelle di Pozioni. – continuò indicandogli date, ingredienti, e aneddoti. – Ci sono anche un paio di segni azzurri; quelli sono per… per questa stanza. Credo che parlasse di questa stanza, almeno, ma non ne sono totalmente certa. Hogwarts è strana. Cambia sempre.”

“Grazie… grazie. Quanto tempo avrai perso per… per tutto questo lavoro?”

“Oh, non è stato tempo perso. – rispose Hermione arrossendo. – Ti ricordi quel giorno, nel parco, quando mi hai detto per la prima volta che Hogwarts ti sarebbe mancata, in fondo? E’ stato in quel momento che mi è venuta l’idea per questo regalo. Mi hai anche chiesto a cosa stessi pensando…”

“E’ stato quando hai fatto quell’espressione strana? Come se avessi appena scoperto un nuovo uso del sangue di drago?”

“Esatto, proprio lì. Ovviamente non potevo dirti a cosa stavo pensando veramente… - rispose Hermione ridendo. – Poi, l’altro giorno, quando hai detto che hai paura di lasciare Hogwarts, sono stata certa che fosse il regalo giusto. – continuò dolcemente. – Anch’io ho paura di lasciare Hogwarts. E’ un capitolo della nostra vita che sta finendo, un capitolo piuttosto lungo. Siamo entrati in questa scuola a undici anni, poco più che bambini, e ora ne usciamo alle soglie dell’età adulta. Ne abbiamo passate così tante, qui dentro… nel bene e nel male. Abbiamo vissuto così tanto, qui. – Draco annuì in silenzio. – Io avevo bisogno di quest’ultimo anno a Hogwarts, ne avevo davvero bisogno. E avevo bisogno… - Hermione s’interruppe un attimo, inspirò profondamente e abbassò lo sguardo; non riusciva a parlare guardandolo negli occhi. – Avevo bisogno di te, credo. Non sei più il ragazzino di quindici anni che millanta conoscenze importanti, non sei più il… il giovane Mangiamorte che cerca di uccidere il proprio Preside. Non sei più Malfoy, per me. Sei Draco. E ho paura della fine di Hogwarts perché io non so… non so come farò senza di te.” continuò, nonostante la voce rotta.

Quando rialzò lo sguardo, Draco era immobile; il suo volto sembrava quello di una statua di marmo.

“Io… io…” sussurrò il ragazzo.

Rimasero in silenzio per quasi un minuto, mentre lui non riusciva a distogliere lo sguardo dalle ordinate sottolineature azzurre del libro.

“Dì qualcosa, per favore. – bisbigliò infine Hermione. – Qualunque cosa.”

Draco alzò lo sguardo su di lei, e le parole scomparvero dalla sua mente.

Chiuse il libro e lo appoggiò sulla carta strappata, per terra. Ora che tutte le candele erano spente e il sole era tramontato da un pezzo, la stanza era piena di ombre.

Si avvicinò di un passo a Hermione, e le prese la mano come aveva fatto qualche giorno prima nel parco.

“Le parole non bastano, per quello che vorrei dirti.” disse Draco con voce ferma.

Hermione alzò lo sguardo su di lui. Capì.

Nella stanza piena di ombre, Draco vide appena il cenno di assenso che lei fece con la testa, in silenzio, senza staccare gli occhi dai suoi.

Le lasciò la mano, fece qualche passo, e chiuse la porta. Chiuse fuori il resto del mondo.

 

***

 

6/6/1999

 

Hermione si svegliò di soprassalto.

La testa le faceva male in maniera tremenda, come se qualcuno gliel’avesse schiacciata all’altezza delle tempie per un paio d’ore. Si accorse di avere freddo; quando si sedette per vedere dove fossero finite le sue lenzuola, si accorse anche di essere per terra. Il maglione le aveva fatto da giaciglio, e di fianco a lei c’era un bicchiere vuoto. L’alba stava illuminando una stanza completamente vuota; non era decisamente la sua camera.

Il suo ultimo ricordo era Draco Malfoy che chiudeva una porta alle sue spalle. Poi, il buio.

 

 

Eccomi finalmente con il nuovo capitolo, finito giusto da un paio d’ore. Sono contenta di essere riuscita a finirlo entro la settimana, ed ovviamente spero che anche voi siate contenti! XD

Capitolo leggermente più lungo del solito, cui devo aggiungere qualche nota: allora, tutta la parte relativa a Storia di Hogwarts è completamente inventata da me.

Le date degli esami, invece, non sono proprio inventate di sana pianta: rileggendo parti dell’Ordine della Fenice ed aiutandomi con le timeline dell’HP Lexicon ho stilato un calendario probabile dei M.A.G.O.. Anche prima dei G.U.F.O. c’è stata un settimana di pausa, e gli esami sono durati due settimane, quindi sono partita da queste informazioni.

Dal quinto libro vengono anche i riferimenti a Ernie Macmillan e la sua ossessione per lo studio, così come il Draco quindicenne che si vanta di conoscere Griselda Marchbanks.

Per il resto, spero come sempre che anche questo capitolo vi sia piaciuto! A settimana prossima,

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV

 

 

6/6/1999

 

Hermione era lì da quasi mezz’ora quando sentì i passi. Li riconobbe subito: erano i passi che aveva imparato a distinguere, e poi aspettato con impazienza, nei quattro mesi precedenti.

La ragazza svoltò l’angolo dietro cui era nascosta; lui non sembrò sorpreso di vederla. Aveva delle vistose occhiaie.

“Buongiorno. – esordì Hermione torcendosi le mani. – Buongiorno.” ripeté a voce un po’ più alta.

“Ciao.” rispose Draco.

“Senti. – iniziò la ragazza. Tossicchiò nervosamente. – Sentì. – riprovò senza riuscire a smettere di torturare una pellicina sul pollice destro. – Io… io non so cosa mi sia successo, ieri sera.” disse infine velocemente.

“Cosa intendi?” le chiese Draco. Hermione si accorse che lui stringeva con una mano la pallina arancione; era da un po’ che non la usava.

“Intendo dire che non ne ho la più pallida idea. Non mi ricordo niente. Stamattina mi sono svegliata in una stanza che non conoscevo nemmeno! Ricordo che ieri sera ci siamo visti, lo ricordo chiaramente, ma tutto il resto è vago… a un certo punto tu hai chiuso una porta – non mi ricordo neanche dove fossimo! – e poi improvvisamente era l’alba, ed io ero sdraiata per terra, da sola. – balbettò Hermione gesticolando freneticamente. – Ti ho cercato ovunque, ma di fianco a me c’era solo un bicchiere vuoto, e poi sono andata alla Torre di Grifondoro, ma non riuscivo a dormire, e sono venuta qui di corsa anche se non si può, e ti ho aspettato. Draco, cos’è successo?” continuò stravolta.

Lui tacque per un tempo che le parve infinito, senza smettere di guardarla negli occhi né di artigliare la pallina.

“Non posso aiutarti, mi dispiace. – rispose infine. – Non ricordo niente neanch’io.”

“Che cosa?! Draco, non è possibile!”

“Mi sono svegliato in un’aula dell’ala Est da solo, con un bicchiere vuoto di fianco… ho dormito giusto un’ora.”

“Draco, cosa può essere successo? Anche tu hai solo ricordi vaghi di ieri sera?”

“Sì.”

“Io avevo anche un forte mal di testa, quando mi sono svegliata. E freddo, ma quello può essere dovuto al fatto che fossi per terra.” ridacchiò Hermione con poca convinzione.

“Sì, anch’io… anch’io avevo mal di testa.”

“Draco, cosa diamine sarà successo? Non capisco. Draco, io-“

“Puoi smetterla di ripetere il mio nome, per favore? – la interruppe irritato. – E già che ci sei, smettila anche di far finta di non capire.”

“Fare finta? Io non sto fingendo niente, vorrei solo sapere cos’è successo!”

“Lo sai cos’è successo, probabilmente l’hai capito nell’istante in cui hai aperto gli occhi!”

“Io non… non capisco di cosa tu stia parlando.”

“Hai risolto enigmi più difficili di questo.” disse Draco freddamente.

Hermione deglutì. Fece qualche passo nel corridoio, poi si schiarì la voce per due volte.

“Il… il bicchiere? – Draco annuì. – Era vuoto. Probabilmente… sicuramente c’era qualcosa che noi abbiamo bevuto. Qualcosa che ci ha fatto… una pozione. Una pozione… per cancellare la memoria? – Draco annuì ancora. Aveva le nocche bianchissime, da quanto stringeva i pugni. – Ma non è possibile. Draco, non è possibile, chi può aver fatto quella pozione?”

“Sai anche questo.”

“No. No. Perché avremmo dovuto fare una cosa del genere?”

“Non lo so. Non me lo ricordo. – rispose Draco con un sorrisetto cattivo. – Magari l’abbiamo fatta insieme. O forse tu mi hai costretto a berla.”

“Oppure sei stato tu a farla, invece. – ribatté Hermione irritata. – Non è possibile! Perché avremmo dovuto farlo? Ieri sera ti ho dato il mio regalo di compleanno, cosa può essere successo?”

“Magari non mi è piaciuto, e ho preferito cancellarne il ricordo.”

“Draco! Sono seria!”

“Non lo so cos’è successo, non lo so! – urlò il ragazzo. – E probabilmente non lo sapremo mai!”

“Ci dev’essere una soluzione; c’è sempre.”

“Be’, evidentemente questa è un’eccezione. Esistono parecchie pozioni per cancellare la memoria; credi davvero di poter scoprire quale abbiamo, o hai, o ho fatto?”

“Certo.” rispose Hermione scrollando le spalle.

“Quindi hai intenzione di berti una cinquantina di antidoti a cuor leggero, come se fossero succo di zucca? Non hai pensato neanche per un momento che se abbiamo bevuto quella pozione forse c’è un motivo? Che volevamo dimenticare qualcosa?”

“Io non avrei mai fatto una cosa del genere.”

“Ah sì? Qualche mese fa non avresti neanche mai immaginato di farmi un regalo di compleanno, quindi credo che sia plausibile il fatto che abbiamo bevuto quella pozione volontariamente.”

“E quindi?”

“Quindi non credo di voler svelare questo mistero. – rispose Draco. – Non voglio nessun antidoto. Non voglio saperne più nulla.”

“Non puoi dire sul serio. E se anche fosse, cambierai idea. Non è possibile.”

Il ragazzo si limitò a scuotere la testa, poi infilò una mano in tasca, estraendone un foglio.

“Ho pensato che l’avresti rivoluta. – disse porgendoglielo. – Così non sarai più costretta a vedermi.”

Hermione lo prese. Era la lettera, quella lettera che Ron le aveva scritto mesi prima. Le sembrava passato un secolo.

“Non venivo nella stanza per riaverla, lo sai. Forse all’inizio, ma ora… è da tanto tempo che non venivo per la lettera. – disse Hermione. Le mani le tremavano. – Non la voglio. Tienila tu.” aggiunse allungando il braccio.

“Non so che farmene. Non m’interessa più.” rispose Draco con aria indifferente.

“Che cosa… che cosa stai dicendo? Che cosa intendi? – balbettò Hermione. – Draco. Draco, io voglio andare ancora in quella stanza. Non so cosa sia successo ieri sera, ma non possiamo… non possiamo fare finta di niente? Per favore? Draco?...” la sua voce si spense lentamente.

“Credo che manchino poco più di ventiquattr’ore all’inizio degli esami. Forse è meglio andare a ripassare.”

Hermione vacillò un attimo sotto il peso di quella risposta così fredda, poi annuì un paio di volte.

“Cambierai idea. – disse piegando la lettera su se stessa. – So che lo farai. – iniziò a strappare la pergamena in minuscoli pezzetti. Le parole di Ron volteggiarono nell’aria un’ultima volta prima di cadere nel corridoio. – Non ho bisogno di questa lettera. – disse sfregandosi le mani vuote. – Ti aspetterò. So che cambierai idea. Ti aspetterò nella stanza.” concluse, poi se ne andò.

Non sentì la risposta di Draco.

“Oh, vorrei poter cambiare idea.”

 

***

 

7/6/1999

 

Era normale, perfettamente normale. Era il primo giorno dei M.A.G.O., e probabilmente lui era stanco. E poi era passato solo un giorno, e lui sembrava davvero arrabbiato; gli ci sarebbe voluto un po’ per sbollire la rabbia.

Sarebbe venuto tra qualche giorno, ne era convinta.

Hermione saltò la cena, temendo che lui avrebbe potuto venire a quell’ora; rimase nella stanza fino al coprifuoco.

 

***

 

13/6/1999

Doveva essere davvero arrabbiato; chissà perché, poi. Non era successo niente di che, dopotutto.

Potevano anche aver bevuto quella pozione per sbaglio, no?

Lei non l’avrebbe mai fatto volontariamente, no, perché non riusciva davvero ad immaginare di voler cancellare qualcosa di lui.

Di loro.

 

***

 

20/6/1999

 

Gli esami erano finiti.

Non avevano usato un Molliccio, grazie a Merlino, e Hermione pensava di aver raggiunto almeno Accettabile in tutte le materie. A parte Antiche Rune. Antiche Rune era andata male, ne era certa. Aveva passato i G.U.F.O., ma era convinta che questa volta non sarebbe stata altrettanto fortunata.

Draco le era sembrato tranquillo, ma aveva un’aria esausta.

Mancava una settimana alla partenza.

Sarebbe venuto. Ne era certa.

 

***

 

26/6/1999

 

L’aveva trovata tre giorni prima.

Aveva scoperto già da un bel po’ che con una colazione abbondante riusciva ad andare avanti tutto il giorno, aiutandosi con quelle caramelle all’arancia che le aveva regalato Draco; aveva il terrore che lui arrivasse mentre lei era a pranzo, o a cena, così rimaneva nella stanza tutto il giorno, a mangiare caramelle e a tendere le orecchie per cogliere ogni minimo movimento. Ormai avvertiva anche il fruscio dei fantasmi.

Tre giorni prima, quando aveva infilato la mano nella borsa alla ricerca di una caramella, le sue dita avevano trovato solo il fondo del pacchetto ed un unico involucro di plastica. Aveva capito cosa fosse ancora prima di tirarlo fuori. Era la caramella al miele.

Aveva deciso di regalargliela molto tempo prima, ed era convinta che alla fine l’avrebbe fatto, ma mancavano cinque minuti al coprifuoco, e meno di ventiquattr’ore alla partenza, e lei era ancora lì con quella dannata caramella in mano, sola, a lottare contro le lacrime.

Si reggeva a mala pena in piedi. Nelle ultime settimane aveva mangiato giusto il minimo indispensabile per sopravvivere, e non aveva parlato praticamente con nessuno. D’altronde, non aveva nulla da dire loro; l’unica persona con cui voleva veramente parlare la evitava. Quindi, perché sprecare parole? Il silenzio è d’oro, lo sapevano tutti.

Aspettò altri dieci minuti. Poi ancora cinque. Altri trenta secondi, solo altri trenta secondi…

Poi capì.

Dopotutto, anche lei poteva sbagliare, ogni tanto. Lui non sarebbe venuto.

Scartò velocemente la caramella e la mangiò; era così dolce da dare la nausea, ma a lei sembrò amara come la più cocente delle delusioni. Infilò la carta in tasca; era il suo ultimo regalo, non poteva proprio buttarlo.

Diede un’ultima occhiata alla stanza, poi chiuse la porta e se ne andò.

 

 

Eccomi con il nuovo capitolo!

Una brevissima nota: per il “calendario” degli esami ho usato ancora una volta le timeline dell’HP Lexicon, in cui tutti i libri della serie vengono scanditi cronologicamente. Perciò le date dovrebbero essere approssimativamente corrette, non le ho proprio inventate di sana pianta.

Per il resto, come sempre spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Ormai ne mancano solo due alla fine…

A presto,

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


Capitolo XVI

 

 

26/6/1999

 

“Oh, Hermione, dove sei stata? Il coprifuoco è iniziata da quasi mezz’ora!” disse Calì quando vide la ragazza entrare nel dormitorio.

“Stavo facendo una ronda straordinaria. L’ultimo giorno di scuola c’è sempre qualche simpaticone che crede di aver architettato uno scherzo geniale…”

“Oh, oggi è anche il tuo ultimo giorno di scuola! Avresti potuto rilassarti un po’!” s’intromise Lavanda.

“Era anche il mio ultimo giorno da Caposcuola; non mi andava di essere rimproverata domattina per non aver fatto il mio dovere.” rispose Hermione avvicinandosi al proprio baule ancora semivuoto.

“Non hai ancora fatto i bagagli? Di solito finisci di prepararli a maggio!” disse Calì sbirciando da sopra la sua spalla.

“Ho avuto altro da fare.”

“Oh, sì, sei sempre stata fuori negli ultimi tempi!” disse Lavanda.

“Volevo approfittare degli ultimi giorno qui a Hogwarts.”

“Potevi approfittare anche della Sala Grande, sai? Hermione, avrai perso almeno cinque chili, e hai una cera davvero bruttissima!”

“Grazie.” ribatté la ragazza manovrando la bacchetta affinché le sue cose entrassero ordinatamente nel baule.

“Lavanda ha ragione, questa volta hai esagerato; sappiamo che ti stressi sempre un sacco per gli esami, ma quest’anno… quest’anno hai chiesto troppo a te stessa.”

“Quest’anno c’erano i M.A.G.O..”

Calì scosse la testa, rassegnata; Hermione ricordava vagamente di aver già affrontato quell’argomento almeno un centinaio di volte nelle ultime settimane.

“Vabe’, - sospirò Calì. – domani a quest’ora saremo a Londra. Spero ci sia bel tempo, voglio mettermi un vestitino.”

“Quello con i fiori?” chiese Lavanda.

“Sì sì. Domani sera andrò in un ristorante con i miei genitori e Padma. Tu?”

“Oh, io non vedo l’ora di arrivare a casa. Harry, Ron e Ginny verranno alla stazione? – nessuna risposta. – Hermione? Hermione, hai sentito?” chiese poi a voce più alta. La ragazza sobbalzò.

“Sì?”

“Ti ho chiesto se Harry, Ron e Ginny verranno alla stazione; mi piacerebbe rivederli.”

“Oh, sì, sì, verranno. Mi pare.”

“Non sembri molto convinta. E nemmeno troppo felice.”

“Sono solo molto stanca. Vado a farmi una doccia.” rispose Hermione abbozzando un sorriso.

Chiuse il baule, andò in bagno e rimase sotto l’acqua quasi un’ora. Non riuscì nemmeno a piangere.

 

***

 

27/6/1999

 

Draco scese dal treno per ultimo, sperando che nel frattempo la banchina si fosse svuotata. Capì subito di non essere stato fortunato: lei era ancora lì, circondata da parecchie teste rosse. Una in particolare, che svettava sulle altre, era vicinissima a quella di Hermione. Draco distolse lo sguardo e scaricò malamente il proprio baule.

L’aveva vista agli esami, ovviamente, ed ogni tanto a colazione; lei la faceva prestissimo, ed ogni tanto se ne andava prima ancora che qualcun altro arrivasse, ma tutte le volte che s’incrociavano in Sala Grande Draco sentiva il suo sguardo su di sé. Non l’aveva mai vista a pranzo o a cena, invece.

Aveva notato che era dimagrita ed era pallida, troppo pallida, e avrebbe voluto dirle che le stava bene, che era solo quello che si meritava. Eppure, mentre la guardava sulla banchina, – la sua testa, la sua bocca, le sue labbra così vicine a quelle di un altro – avrebbe voluto poter tornare indietro, avere più tempo. Parlarle prima, conoscerla prima. Amarla prima, forse. Ma lei aveva fatto la sua scelta, ormai. Era ovvio che avrebbe preferito loro, no? Lui era solo un Mangiamorte figlio di Mangiamorte, un Serpeverde senza cuore, un nemico che, alla fine della guerra, casualmente si era ritrovato ancora vivo. Loro erano i vincitori, i salvatori. Il meglio della società in quel nuovo mondo dove il suo sangue non contava più.

Draco rimpicciolì il proprio baule, lo infilò in tasca e camminò velocemente verso il portale; i suoi genitori lo aspettavano al di là. Non si guardò indietro. Se l’avesse fatto, non sarebbe più riuscito ad andarsene, lo sapeva fin troppo bene.

Anche lui aveva fatto la sua scelta, dopotutto.

In quella notte fresca di giugno, la notte del suo compleanno, aveva scelto di non bere la pozione.

 

***

 

5/6/1999

 

Non era la prima volta per nessuno dei due, ma era la loro prima volta; avevano passato l’ultimo mese a negare così tanto a se stessi di desiderarla da essere troppo stanchi per pensare, parlare, stare lontani un altro secondo.

Quando Draco la baciò fu meglio di qualsiasi fantasia avesse mai avuto perché finalmente non era una fantasia, era tutto vero, e lei era tra le sue braccia, e ricambiava il suo bacio, e le sue labbra sapevano d’arancia.

Le tolse il maglione, maledicendo i pochi attimi in cui non aveva potuto baciarla, e le sbottonò la camicia mentre lei cercava di slacciargli il mantello. Lui se ne liberò con uno strattone, senza smettere di toccarla e baciarla e amarla. I vestiti erano solo dei nemici che impedivano loro di stare più vicini, ed andavano eliminati. Non c’era tempo per guardare dove fossero finite le loro camicie, e nemmeno per abbassare la cerniera della gonna; Hermione se la tolse tirando e saltellando, e quando caddero insieme se ne accorsero a mala pena.

Cosa importava del Marchio Nero e delle cicatrici di guerra, quando i loro corpi combaciavano così perfettamente? Draco ebbe appena il tempo di bisbigliare un incantesimo, mentre Hermione gli slacciava i pantaloni, prima di lanciare la bacchetta lontano.

Non c’erano conseguenze, in quel momento, non c’era un domani, c’era solo lei sopra di lui, sotto di lui, di fianco a lui, ed infine intorno a lui. Avrebbe dovuto aspettare, forse, sussurrarle parole dolci ed accarezzarla lentamente, ma aveva troppa paura di risvegliarsi per l’ennesima volta sudato e insoddisfatto nel proprio letto, ed in ogni caso non aveva più parole da dirle. Una spinta dentro di lei era più chiara di mille parole, un gemito rivelava più di un intero discorso.

Quando la sentì invocare il suo nome semplicemente impazzì; venne dentro di lei a occhi aperti, cercando d’imprimere nella propria memoria ogni dettaglio di quel momento. I suoi occhi offuscati dal piacere, il respiro corto, le mani appoggiate al suo petto, e poi il sudore, il freddo del pavimento e la sua pelle bollente. Le sue labbra, sopra ogni cosa, rosse e gonfie e così vicine.

Le diede un ultimo bacio, poi si spostò di fianco a lei e la cinse con un braccio. Ora avrebbe potuto fare tutto con calma, stringerla ed assaporarla senza la fretta e la bramosia, perché lei era ancora lì, e ormai era evidente che non fosse un sogno.

La vide respirare profondamente per riprendere fiato, chiudere gli occhi e poi riaprirli di scatto. Disse una sola parola.

“Ron.” sussurrò Hermione, e Draco sentì qualcosa spezzarsi appena dietro gli occhi, dove il suo cervello stava processando quell’informazione. Deglutì nervosamente, sperando di uscire presto da quell’incubo, ma un minuto dopo lei era ancora lì, a guardarlo atterrita.

Draco prese consapevolezza della propria nudità solo quando vide che lei si era già rivestita; qualche minuto prima gli sembrato perfettamente normale essere nudo vicino a lei, dopo aver passato gli ultimi mesi a spogliarsi dei propri segreti e del proprio orgoglio.

Lei si stava scusando. Gli stava dicendo che le dispiaceva, davvero, che non intendeva fare quello che avevano fatto, che era stato un… errore di calcolo. Sì, un errore di calcolo. Si era lasciata trasportare dal momento, ma lei era fidanzata e felice e fedele e Draco si maledisse per aver lanciato la bacchetta lontano, perché avrebbe voluto farla stare zitta con un incantesimo. Si rivestì rapidamente; faceva freddo, ora che lei era così lontana.

Disse che conosceva una pozione che faceva al caso loro. Era facile da preparare, e lei aveva tutti gli ingredienti nel suo dormitorio. Era una pozione per cancellare la memoria. Niente di che, solo le ultime ore; avrebbero ricordato le candele, e il regalo, e poi basta. Proprio quello che ci voleva. Dimenticare era decisamente la cosa migliore. Draco lesse sul suo viso la vergogna per quella proposta che lottava contro quella per il tradimento; scrollò le spalle ed annuì. Cosa importava? Alla fine quello era solo un sogno come tutti gli altri. La loro amicizia era stata un’illusione, e la possibilità che lei scegliesse davvero lui semplicemente non era mai esistita. Draco trovò quasi divertente la tragica ironia per cui lui aveva sempre pensato che lei non fosse degna di essere a Hogwarts, per via del suo sangue, ed ora era lei a non reputarlo degno, per il suo passato.

Quando Hermione tornò la guardò fare velocemente la pozione senza particolare interesse, come se quegli ingredienti non fossero mescolati per cancellare la sua memoria e lei stesse preparando solo un buon the.  Magari poteva chiederle di fare la sua pozione al gusto di the alla pesca.

Lei mescolò e si scusò, aggiunse ingredienti e si scusò, ed infine, dopo circa mezz’ora, si alzò e si scusò un’ultima volta. Gli disse che si sarebbero risvegliati verso l’alba e non avrebbero ricordato nulla; aggiunse che era meglio separarsi. Lei avrebbe cercato un’aula appartata, e gli consigliò di fare lo stesso. Poi gli porse il bicchiere.

“Ci vediamo. Ci vediamo… domani.” disse Hermione prima di uscire dalla stanza. Draco aspettò un paio di minuti, poi vagò per la scuola per un po’, fino ad arrivare all’ala Est; entrò in tre aule, ed infine trovò quella adatta a lui. Dalla finestra si vedevano il parco e le stelle.

Forse lei aveva cambiato idea.

Forse era solo uno scherzo crudele.

Forse si era solo agitata, e non intendeva davvero dire quelle cose. Quelle sull’errore di calcolo ed il fatto che era meglio dimenticare.

Forse lei non aveva il diritto di decidere anche per lui.

Draco avvicinò il bicchiere alla bocca; la pozione era rossa, e non profumava di the alla pesca. Sembrava che fosse semplicemente inodore. Non indolore, purtroppo. Dimenticare non era la cosa migliore; era la più semplice, e lei una volta gli aveva detto che non amava le cose semplici. Ma cosa c’era di semplice nel cancellare una parte del proprio cuore?

Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi, e non bevve. Rovesciò sul pavimento tutto il bicchiere, aggrappandosi alla speranza che anche lei, da qualche parte nel castello, stesse facendo la stessa cosa.

“Questo non è un errore di calcolo, Hermione.” disse Draco alla notte, e se ne andò.

 

 

Eccomi con il nuovo capitolo! Pubblico con un giorno d’anticipo perché domani probabilmente non avrei potuto farlo, e non volevo farvi aspettare oltre…

Come sempre, ma più del solito, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero che sia chiaro: la reazione di Draco nello scorso capitolo, la mattina dopo il fattaccio, è dovuta al fatto che sperava che anche lei avesse buttato la pozione. Se avete delle domande ovviamente sono sempre a vostra disposizione! J

Nessuna nota in particolare, per questo capitolo, spero davvero che la scena d’amore vi sia piaciuta e non siate delusi dalla trama.

A settimana prossima, con l’ultimo capitolo!

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII

 

 

7/5/2005

 

“Ma ti fidi a lasciare James con Harry e Ron per tutto il pomeriggio?” chiese Hermione entrando in sala con un vassoio.

“Ovviamente no, ma dovranno pur imparare a badare a un bambino prima o poi, no? – rispose Ginny prendendo il vassoio e appoggiandolo sul tavolino davanti al divano. Prese un biscotto. – Biscotti al miele? Buoni. Comunque, era arrivato il momento per il Signor sono-un-Auror-troppo-importante-per-insegnare-a-nostro-figlio-a-mangiare-decentemente di passare un po’ di tempo con James. E’ sempre al lavoro! E inizia già a propormi un altro figlio…”

“Di già? Ma James non ha nemmeno due anni!” disse Hermione sedendosi di fianco a lei sul divano.

“Lo so, credimi; lo so bene. – rispose Ginny passandosi una mano sulla pancia. – Tu, piuttosto?”

“Io cosa?”

“Lo sai.”

“Sì, certo; e tu sai anche che tuo fratello ci ha messo sei anni a chiedermi di sposarlo, quindi credo che dovrai aspettare altri sei anni per dei nipotini da parte mia.”

“Oh, Ron è un cretino, dai; se vuoi un bambino dovrai parlargliene tu!”

“Ginny, quest’anno sarà terribile al lavoro, ci stiamo occupando di una rivoluzione totale nel campo dei diritti dei centauri… non avrei proprio il tempo per un bambino. E non… non credo neanche di essere pronta.”

“Neanch’io ero pronta per James, Hermione; non si è mai abbastanza pronti per un bambino! E poi tu sei già una zia fantastica, non ti devi preoccupare.” disse Ginny con un sorriso.

“Se lo dici tu… - rispose Hermione prendendo a sua volta un biscotto. – Comunque, prima di pensare a eventuali figli ti ricordo che dobbiamo finire di organizzare il matrimonio. Mi sembra di essere ancora in alto mare…”

“Ma mancano due mesi!”

“Appunto, è pochissimo! Vedrai che questi giorni voleranno, e dopodomani sarà già il 23 luglio!”

“Merlino, Hermione, stai tranquilla! Non sono mica i M.A.G.O.! – ridacchiò Ginny. – Oh, proprio l’altro giorno sulla Gazzetta c’era un articolo sul tuo matrimonio…”

“Davvero? E cosa c’era scritto? Non è nemmeno stato celebrato e hanno già da ridire?!”

“No, non ti preoccupare; il giornalista si diceva impaziente delle tue nozze, parlava brevemente di te e Ron e poi continuava con gli altri matrimoni famosi previsti quest’anno. Neville e Hanna si sposeranno a settembre, e, attenzione!, anche Malfoy sta per portare all’altare la sua fidanzata. Fine agosto, mi pare.”

“E con chi sta?”

“La piccola Greengrass. Asteria, forse. Mi ricordo solo che era più piccola di me, riccia.”

“Ah, bene. Qualche altra notizia?” chiese Hermione con un tono di voce solo leggermente più acuto del solito. L’amica non se ne accorse nemmeno.

“A quanto pare io e Harry siamo di nuovo in crisi e non verremo al tuo matrimonio. Anzi, forse io verrò con il mio nuovo compagno; una fonte anonima ha rivelato che ho appena scoperto di essere incinta. – rispose Ginny con aria indifferente. – L’ho letto sul ‘Settimanale della Strega.’”

“Oh, Ginny, mi dispiace tanto. Lasciali perdere.”

“La fonte anonima sono io, questa volta; avevo voglia di divertirmi un po’.” rispose la giovane donna trattenendo a stento una risata.

“Cosa?! Sei proprio una cretina!”

“Ho anche fatto una passeggiata per Diagon Alley a braccetto con il fratello di Angelina: i fotografi stavano impazzendo!”

“Ginny!”

“Così imparano a seguirmi ovunque. Settimana scorsa ce n’era uno anche dal pediatra di James!”

“Ti prego, bevi il tuo the in silenzio. Non voglio sentire un’altra parola. – le disse Hermione con sguardo truce. – Ed io che ero veramente dispiaciuta per te…”

“Oh, dai, come se non avessi mai desiderato schiantare un giornalista! L’ultima volta che uno ha provato a fotografarti in quel negozio di abiti da sposa l’hai sigillato in un camerino per tutto il pomeriggio…”
“Quella era legittima difesa! E ora bevi.”

“Non posso, non c’è lo zucchero.”

“Uff, devo averlo dimenticato di là; vado a prenderlo. – disse Hermione alzandosi e andando verso la cucina. – Tu cerca di non organizzare un servizio fotografico nel mio salotto mentre sono via.”

Ginny rise.

Lo zucchero era sul tavolo, dove ricordava di averlo lasciato, ma qualcos’altro attirò l’attenzione di Hermione: un piccolo gufo che non aveva mai visto era appollaiato sul davanzale della finestra, e beccava delicatamente il vetro. La donna prese il barattolo e aprì la finestra, lasciando che il gufo zampettasse sul bancone della cucina; gli diede una zolletta di zucchero e sciolse il filo della busta che portava.

Era azzurra, di medie dimensioni, senza indirizzo né mittente. Hermione la aprì; fece un po’ fatica a trovarne il contenuto. Era un piccolo frammento di pergamena, un frammento di un foglio che lei stessa aveva stracciato, anni prima.

Era la lettera, ancora quella lettera; in quel pezzettino c’era proprio la firma di Ron.

Sul retro c’erano due parole, vergate nella calligrafia spigolosa e disordinata che riconobbe subito.

Io ricordo.

Hermione deglutì a vuoto, le mani tremanti. Annuì, mentre il gufo la guardava con curiosità; gli diede un’altra zolletta di zucchero, poi lo sospinse verso la finestra. Prese la bacchetta e una giacca dall’ingresso, e tornò in sala.

“Scusa, Ginny, ho appena ricevuto una lettera dal lavoro, devo scappare immediatamente.” disse Hermione rapidamente. Se ne andò senza neanche aspettare una risposta.

 

***

 

13/7/2005

 

Hermione si chiuse la porta del bagno alle spalle e guardò il proprio orologio da polso: erano le otto e quarantasette.

Andò in cucina e controllò anche l’orologio appeso al muro; segnava la stessa ora. Sospirò e chiuse meglio un cassetto già perfettamente chiuso. Tornò nel corridoio e tese le orecchie per cogliere eventuali rumori improvvisi: nella via tutto taceva. Era una zona tranquilla, e di solito di mercoledì andavano tutti a dormire prima ancora della dieci.

Ron tornava sempre alle nove e quaranta dalla sua partitella settimanale di Quidditch; negli ultimi tre anni aveva ritardato due volte, e in un’occasione era tornato a casa prima, ma solo perché si era rotto una gamba. Eppure, Hermione era certa che Ron sarebbe tornato da un momento all’altro e l’avrebbe scoperta.

La donna sospirò nuovamente e andò verso la camera da letto, ma una volta arrivata sulla porta si accorse di aver dimenticato che cosa le servisse. Non erano nemmeno le otto e quarantotto. Possibile che non fosse passato neanche un minuto? Possibile; anche l’orologio della cucina segnava la stessa ora.

Si spostò in sala e si sedette sul divano, ma le sembrò improvvisamente scomodissimo, quasi appuntito; si alzò e raddrizzò un quadro. Non aveva abbastanza tempo per mettersi a leggere, e la televisione l’avrebbe solo innervosita, così si limitò a rimanere in piedi nel bel mezzo della sala; iniziò a farsi una treccia sforzandosi di non pensare a niente, ma quando si ricordò che gli elastici erano in bagno per poco non si strappò i capelli dalla rabbia. Non poteva entrare in bagno, non ancora. Almeno era passato un minuto, nel frattempo.

Le serviva un bicchiere d’acqua, possibilmente gelata, perché quelle fastidiose vampate di calore erano diventate insopportabili; quasi inciampò mentre camminava verso la cucina, e bevve un bicchierone in un solo sorso pur sapendo che le avrebbe causato un mal di pancia atroce. D’altronde, nell’ultima settimana era stata comunque malissimo, quindi qual era la novità?

Le otto e quarantanove. Decise di aspettare un altro minuto per sicurezza. Sulla scatola c’era scritto due-tre minuti. Cosa diamine voleva dire due-tre minuti, poi? O sono due o sono tre, altrimenti sono due e mezzo.

Una macchina passò nella via suonando il clacson, e Hermione per poco non urlò. Tornò in sala costringendosi a non tremare, e si sedette sul tappeto.

Ancora trenta secondi, solo trenta secondi. Cos’erano trenta secondi in confronto alle ultime due settimane? Respirò profondamente.

Venticinque.

Avrebbe chiuso gli occhi e avrebbe contato in silenzio.

Venti.

Ron non sarebbe tornato all’improvviso e sarebbe andato tutto bene, perché non poteva succedere proprio adesso, adesso no, perché c’era il matrimonio e dopo sei anni non era proprio possibile, perché adesso?

Dieci.

Un altro respiro profondo e tutto sarebbe finito. Domani avrebbe riso della sua stupidità, domani sarebbe andata al lavoro finalmente tranquilla, senza la paura di mangiare in pubblico e poi-

Cinque.

Hermione aprì gli occhi tre secondi prima delle otto e cinquanta. Osservò la lancetta dei secondi mentre sfiorava il dodici e continuava la sua marcia infinita. La osservò a lungo.

Erano le nove e tredici quando ebbe finalmente il coraggio di alzarsi. Corse in bagno, aprì la porta e prese in mano il test di gravidanza.

Era positivo.

 

***

 

18/7/2005

 

Aveva chiesto al suo capo un giorno di ferie dicendogli che doveva occuparsi degli ultimi dettagli del matrimonio, e lui gliel’aveva accordato con un sorriso. Hermione trattenne a stento una risata, pensando che gli ultimi dettagli erano sistemati due settimane prima, ma nemmeno lei sapeva ancora con certezza se avrebbe partecipato a quel matrimonio così perfettamente organizzato.

Entrò in camera e si appoggiò appena al letto ancora sfatto; sul cuscino di Ron trovò ciò che stava cercando. Prese con due dita un capello e tornò velocemente in cucina: la pozione, già pronta, era sul tavolo. Buttò il capello nel bicchiere, poi toccò il vetro con la bacchetta, e infine iniziò a far girare il liquido; sul libro c’era scritto di mescolare per cinque minuti.

Non l’aveva ancora detto a Ron, ovviamente. Ormai era certa di essere incinta: altri tre test Babbani e due magici gliel’avevano confermato, ma solo quella pozione le avrebbe detto ciò che voleva sapere veramente. Dopo cinque minuti esatti posò la bacchetta e bevve la pozione in due lunghi sorsi, poi riappoggiò il bicchiere e si sedette con un profondo sospiro.

Non riusciva a staccare gli occhi dalla bacchetta. Il libro diceva che avrebbe dovuto aspettare tre minuti: duecento ottanta secondi esatti, e la bacchetta si sarebbe illuminata. Forse.

Ormai non sapeva nemmeno lei cosa sperare. Come poteva continuare a stare con Ron, come poteva anche solo pensare di camminare verso di lui in chiesa, dopo quello che aveva fatto? Non era stato un piccolo errore di calcolo, questa volta. Erano state intere pagine di calcoli sbagliati, addizioni che semplicemente non sarebbero dovute esistere, e lei non aveva fatto niente per correggerli. Si era rotolata nell’errore, l’aveva accolto dentro di sé senza pensieri, ed era ritornata a casa ogni ripromettendosi ogni volta che quella era stata l’ultima. Ogni volta guardava l’anello al proprio anulare sinistro, e pensava ai sette anni trascorsi con Ron; lui era la sua vita. Sarebbe riuscita a rinunciarvi per sempre?

Hermione distolse lo sguardo dalla bacchetta solo per un attimo, e guardò l’orologio: i tre minuti erano passati. La bacchetta non aveva emesso nemmeno un minuscolo raggio.

Aspettò un altro minuto giusto per scrupolo; sapeva di aver fatto la pozione in maniera perfetta. Nessun bagliore.

Il bambino non era di Ron.

Rimase seduta nella stessa posizione ancora dieci minuti, pensando al fatto che probabilmente non sarebbe più tornata in quella cucina. Poi prese la bacchetta, la infilò in tasca e si alzò con un sospiro. Sapeva cosa doveva fare. Lo sapeva da anni, dopotutto.

Andò nel piccolo studio e si sedette alla scrivania; tirò fuori piuma e pergamena dal cassetto. D’altronde, tutto era iniziato con una lettera.

Sono incinta. Il bambino è tuo.

Sono pronta a lasciare tutto per te.

Hermione riguardò ciò che aveva scritto: concisa e diretta. Perfetta. Non sarebbe riuscita a scrivere di più senza scoppiare a piangere, comunque, ma non poteva fare lo stesso errore, non un’altra volta. Si alzò e infilò la pergamena in una busta prima di cambiare idea, poi svegliò il gufo appollaiato sul trespolo vicino alla finestra.

“Per Draco Malfoy. Sai dove abita. Fai più in fretta che puoi.” disse Hermione dopo aver legato la busta alla zampa dell’animale. Aprì la finestra, e il gufo volò immediatamente fuori: la donna lo guardò finché non scomparve tra i tetti.

Tornò alla scrivania, si risedette stancamente e attese.

 

***

 

7/5/2005

 

L’elfo che l’aveva accolta all’ingresso aprì la porta dello studio e le fece segno di entrare.

“Grazie.” gli disse Hermione con un sorriso. Sentì la porta chiudersi alle proprie spalle e i passi dell’elfo allontanarsi lungo il corridoio. Solo quando tutto tacque trovò il coraggio di alzare lo sguardo sull’uomo in piedi a pochi metri da lei.

“Non ti aspettavo così velocemente.” disse Draco. Sembrava turbato.

“Oh, sapevo già dove abiti.”

Un’espressione sorpresa passò per un attimo sul viso dell’uomo.

“Immagino che tu abbia ricevuto la mia lettera… - Hermione annuì. Notò che sulla lunga scrivania di legno era posato un bicchiere pieno. – Io… ecco, bè… - Draco sospirò profondamente, ridacchiando. – Scusa. Durante le prove questo discorso era venuto decisamente meglio.”

“E’ quello che penso sia?” gli chiese Hermione indicando il bicchiere.

“Sì. Sì, è l’antidoto. Ma prima che tu lo beva, devo dirti alcune cose. – rispose Draco fermando con un cenno della mano le proteste della donna. – Io non… io non ho mai bevuto quella pozione, Hermione. Non ci sono riuscito. Ho finto di averlo fatto quando tu mi hai detto di non ricordare niente. Mi sono sentito tradito, umiliato… solo. Avrei voluto picchiarti per quello che mi avevi fatto. – un altro sospiro, una mano passata velocemente sul viso. – Avrei anche voluto correre nella stanza e raccontarti tutto, a un certo punto, ma ho resistito. I mesi sono passati. E poi improvvisamente era passato un anno, due, tre… due mesi fa ho letto sulla Gazzetta del Profeta che ti saresti sposata. Non potevo permetterti di farlo senza prima farti sapere cos’era successo. Non potevo sposarmi neanch’io, a dirla tutta. Avevo raccolto i frammenti della lettera, quel giorno, sai? Forse, in fondo, sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato.”

“Draco…”

“No, aspetta; non ho ancora finito. – la interruppe l’uomo. Prese il bicchiere dalla scrivania e si avvicinò a lei di un passo. – Quando ti ho mandato quella lettera, oggi… non speravo nemmeno che venissi. Non so cosa pensavo. Ma ora sei qui. Se vuoi, ora potrai sapere cos’è successo. Ma sappi che cambierà… alcune cose. Molte cose.” aggiunse porgendole il bicchiere. Hermione lo prese con mano tremante.

“Draco… - iniziò la donna, con voce flebile. Si schiarì la voce. – Draco, io… - un sospiro profondo. Lo guardò negli occhi, in silenzio. Poi rovesciò il bicchiere per terra. – Draco, io non ho bisogno di questa pozione. Io so già cos’è successo.”

“Che cosa?! Tu… tu hai bevuto quella pozione, Hermione. Come… com’è possibile?”

“Credevi davvero che avrei potuto rimanere tranquilla tutti questi anni senza sapere cosa fosse successo? – sdrammatizzò lei. – Non è stato difficile capire quale pozione avessimo potuto preparare. Dove avremmo potuto trovare gli ingredienti, a quell’ora? Era ovvio che dovevamo averli in una delle nostre camere, e questo ha ridotto notevolmente il numero delle opzioni. Ho pensato a quelli che avevo io, e alle pozioni che conosco. Quella è stata la parte facile. – continuò scuotendo la testa. – Ti ho aspettato a lungo, sai? Tutti i giorni, in quella stanza, finché non siamo ripartiti. E poi per un altro anno, ho sperato che tu tornassi da me. Avrei voluto bere quell’antidoto con te. Ho trovato il coraggio di berlo da sola quasi due anni dopo. E mi sono sentita disgustata da me stessa.”

“Hermione, non-“

“Non ho ancora finito. Pensavo di essere un’eroina, una santa, quasi, e invece sono stata solo una vigliacca. Non ho avuto il coraggio di prendermi le mie responsabilità. Non potevo credere al fatto di aver tradito Ron. Non potevo credere al fatto che provassi… provassi davvero qualcosa per te. Ma come avrei potuto presentarmi da te due anni dopo, come se nulla fosse? Avevo sentito in giro che eri entrato nella Scuola di Specializzazione; poi, che eri stato assunto dal Ministero in un nuovo Dipartimento. Alla fine, che ti eri fidanzato. – disse la donna lentamente. – Non potevo immaginare che per tutto questo tempo tu… - la voce le si spezzò.  – Mi dispiace. Mi dispiace così tanto. Sono stata una stupida. Non avrei mai voluto farti soffrire.”

“Oh, Hermione… durante quell’anno sei stata l’unica a rivolgermi la parola, lo sai. Sei stata l’unica che… l’unica, e basta. Mi hai fatto soffrire, ma mi hai anche aiutato così tanto…”

“E tu hai fatto lo stesso per me. Lo sai. – rispose Hermione. – Ron era l’amore della mia vita, prima della guerra. Dopo… niente è stato più lo stesso. Nemmeno io. – camminò verso la scrivania e vi appoggiò sopra il bicchiere. Respirò profondamente. – Non so perché tu mi abbia spedito quella lettera, oggi. Ma so perché io sono qui.”

Gli prese il viso tra le mani, dolcemente, e lo baciò. Lui non aspettava altro.

 

 

Fine.

Già, finisce così. Allora, qualche breve nota: l’epilogo dei Doni della Morte è ambientato diciannove anni dopo il 1998, anno della Battaglia di Hogwarts, quindi Rose, che ha undici anni, dev’essere nata tra la fine del 2005 ed agosto del 2006. Perciò, chi vuole può pensare che Hermione e Draco non abbiano mandato all’aria i propri matrimoni, e chi vuole può pensare che l’epilogo della Rowling non esista e Draco e Hermione siano finalmente riusciti a vivere insieme felici e contenti (e io personalmente sono tra questi ultimi! XD). Ho lasciato il finale volutamente aperto, anche perché un lieto fine tutto smielato mi sembrava un po’ eccessivo.

Anche in quest’ultimo capitolo non poteva mancare la lettera: non a caso è il titolo della storia, è un po’ il filo rosso che lega Draco e Hermione, ciò che fa iniziare la loro strana amicizia e ciò che pone fine al fidanzamento di Hermione (forse).

Ovviamente spero di non avervi deluso! J

Ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi hanno seguita, preferita e ricordata, ma soprattutto tutti quelli che hanno deciso di lasciarmi una recensione: grazie mille davvero! Questa è stata la mia prima long, e l’ho iniziata piena di insicurezze; probabilmente senza la vostra dose settimanale di autostima mi sarei fermata parecchi capitoli fa. XD

Ho ancora un sacco di altre idee, ovviamente, ma in particolare ho iniziato la stesura di un’altra storia che ha per protagonisti Draco e Hermione, una AU completamente diversa da questa; non anticipo nient’altro per scaramanzia, ma se vorrete leggermi ancora ne sarò più che felice.

Ancora grazie per avermi dedicato il vostro tempo!

A presto,

Contessa

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