La Lettera di Contessa (/viewuser.php?uid=17577)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Capitolo
I
6/6/1999
Hermione
si svegliò di soprassalto.
La
testa le faceva male in maniera
tremenda, come se qualcuno gliel’avesse schiacciata
all’altezza delle tempie
per un paio d’ore. Si accorse di avere freddo; quando si
sedette per vedere
dove fossero finite le sue lenzuola, si accorse anche di essere per
terra. Il
maglione le aveva fatto da giaciglio, e di fianco a lei c’era
un bicchiere
vuoto. L’alba stava illuminando una stanza completamente
vuota; non era
decisamente la sua camera.
Il
suo ultimo ricordo era Draco
Malfoy che chiudeva una porta alle sue spalle. Poi, il buio.
***
2/2/1999
La
porta si aprì così velocemente
che fece appena in tempo a girare il viso dall’altra parte,
asciugandosi le
lacrime con una mano. Chiunque fosse, non l’avrebbe vista
piangere.
“Questa
stanza è occupata!” disse
Hermione senza voltarsi.
“Non
è mica un bagno.” ribatté
Draco Malfoy facendo un paio di passi avanti. La ragazza si
voltò verso di lui,
gli occhi gonfi ora assottigliati.
“Ci
sono qui io, Malfoy; vattene.”
“Da
quand’è che voi Grifondoro
possedete tutto il castello?”
“Da
quando una persona che è
arrivata prima ha maggiori diritti dell’ultima
arrivata.” rispose Hermione con
una smorfia saccente. Per tutta risposta Draco si mise tranquillamente
a
guardare il panorama fuori dalla finestra.
“Non
hai intenzione di andartene,
vero?” chiese la ragazza stringendo i pugni. Il foglio che
aveva in mano
tremava.
“Vengo
qua quasi tutti i pomeriggi
dall’inizio dell’anno; credo di avere
più diritti di te di stare qui.” rispose
alzando le spalle. Hermione sbatté un tacco per terra,
arrabbiata.
“Bene.
Benissimo. – disse
raccogliendo da terra la propria borsa. – Me ne
andrò io, brutto… brutto
maleducato! – la aprì frettolosamente e
cercò d’infilare dentro il foglio. La
richiuse con uno scatto, senza accorgersi che il foglio aveva fluttuato
per un
paio di secondi nell’aria prima di atterrare sul pavimento.
– Goditi la stanza,
maleducato!” urlò prima di andarsene in tutta
fretta.
Draco
alzò un’altra volta le
spalle. Si avvicinò al foglio e lo raccolse; era una lettera.
***
3/2/1999
Draco
Malfoy bussò sullo stipite
della porta; nella mano destra, sollevata all’altezza del
viso, teneva la
lettera. Hermione sollevò la testa e uscì
rapidamente da sotto un vecchio
banco.
“Cerchi
questa?” disse Draco con
noncuranza.
“Dove
l’hai trovata?” gli chiese
avvicinandosi con cautela, come se fosse una trappola.
“Qui,
ieri, dopo che te ne sei andata
lasciandomi gentilmente la stanza.”
“L’hai
letta?”
“Certo!”
Hermione
gli strappò la lettera di
mano.
“Ormai
l’ho letta, è abbastanza
inutile portarmela via il più velocemente
possibile.” le fece notare Draco.
Hermione si limitò a raccogliere la borsa e a controllare
che il foglio
entrasse davvero lì dentro, questa volta.
“Grazie.”
disse freddamente prima
di andarsene. Draco ascoltò i passi della ragazza
allontanarsi lungo il
corridoio, per poi scomparire giù dalle scale.
Il
sole, ancora alto nel cielo, era
insolitamente caldo per quel giorno d’inverno; Draco
aspettò il tramonto seduto
per terra.
***
4/2/1999
“Questa
non è la mia lettera.” disse
Hermione alzando la mano che stringeva il foglio incriminato. Draco
sollevò lo
sguardo da un libro.
“Ciao.”
“Questa
non è la mia lettera.” ripeté
Hermione avvicinandosi. Lo sovrastava facilmente, dato che lui era
seduto per
terra; si appoggiò una mano sul fianco per sembrare
più minacciosa.
“Ho
pensato che un autografo di
Weasley potesse fruttarmi qualche galeone; c’è
gente davvero fuori di testa in
giro.”
“Rivoglio
la mia lettera, non i
tuoi appunti di Trasfigurazione. Che, tra l’altro, sono
piuttosto disordinati.”
puntualizzò Hermione.
“La
calligrafia del tuo ragazzo non
è stata facile da decifrare, sai? Ma una volta compresa, ho
capito perché stavi
piangendo, l’altro giorno.”
“Io
non stavo piangendo!” Hermione
arrossì.
“Che
strano, mi era sembrato
proprio così. Comunque, non credo di avere la tua lettera
qui con me.” disse
Draco scuotendo la testa.
“Be’,
vai a prenderla!”
“Da
qui fino ai sotterranei? No,
grazie. Forse te la porterò nei prossimi giorni. Tanto tu
non hai molto da
fare, no?”
“Sono
fatti miei, Malfoy. Voglio la
mia lettera. Il prima possibile.” ribadì Hermione
lanciandogli addosso il
foglio. Draco lo raccolse lentamente, lo piegò e lo
infilò in un libro.
“E’
un vero peccato che tu non
possa andare a quella partita di Quidditch, vero? I gironi iniziali
sono così
importanti, che fortuna aver trovato i biglietti!” disse
Draco con un sorriso.
“Sta
zitto.”
“Dopotutto,
il prossimo week end a
Hogsmeade è solo fra tre settimane.”
“Sta
zitto Malfoy!”
“Non
sto facendo altro che citare
le parole del tuo ragazzo.”
“Sei
il solito, Malfoy. Sei il
solito ragazzino stupido, arrogante e cattivo.”
sibilò Hermione a labbra
strette.
“Non
sono stato io a farti
piangere.” rispose lui scrollando le spalle. La ragazza se ne
andò senza
degnarlo di uno sguardo.
***
7/2/1999
Draco
Malfoy era seduto per terra
nella stessa posizione quando lei entrò nella stanza. Per un
attimo, Hermione
pensò che lui fosse lì, perfettamente immobile,
da due giorni.
“Hai
la mia lettera? – chiese senza
troppe speranze. Lui scosse la testa. Hermione sospirò.
– Lo immaginavo.”
“Allora
perché sei venuta fino a
qui?”
“Oh,
non avevo niente da fare, dato
che il mio ragazzo mi ha piantata in asso nell’unica uscita
ad Hogsmeade del
mese, ad una settimana da San Valentino. Ma questo tu lo sai
già, giusto?”
rispose con voce stridula.
“Non
credevo che fossi così
attaccata a queste stupide ricorrenze, Granger. E’ solo un
giorno come un
altro. – disse Draco guardando fuori dalla finestra. Era una
bella giornata;
gli sarebbe piaciuto fare una passeggiata a Hogsmeade. –
E’ solo un altro
giorno.” aggiunse alzandosi.
“E’
solo un altro giorno che
passiamo lontani.” disse Hermione senza pensarci. Lo
guardò, stupita di aver
detto una cosa del genere a lui.
“Domani
forse porto la lettera.” disse
Draco prima di uscire.
***
8/2/1999
La
lettera era per terra, dove il
giorno prima Hermione aveva trovato lui seduto.
S’inginocchiò e la prese; la
mano le tremava. Tutte le parole che le avevano fatto così
tanto male erano
ancora lì, vergate nero su bianco con la calligrafia
spigolosa di Ron.
Gli
dispiaceva così tanto non
esserci quella domenica – ad una settimana dal loro primo San
Valentino
insieme, pensò Hermione - , ma Harry aveva trovato
all’ultimo i biglietti per
la partita: l’ultima partita del primo girone per la Coppa
del Mondo! Chissà
chi si sarebbe qualificato. Ovviamente alla finale sarebbero andati
insieme,
dato che la scuola sarebbe stata finita; che fortuna! Proprio come
avevano
fatto quattro anni prima. Lui non vedeva l’ora. Non era
chiaro se non vedesse
l’ora di vedere la partita, oppure di vedere lei.
Poi
non riuscì a leggere più
niente, perché le lacrime le offuscarono la vista.
Era
l’unica a sentirsi ancora
confusa e spaventata? Era l’unica ad aver bisogno
dell’altro? Era l’unica a
sognare ogni notte la battaglia di Hogwarts? Solo che ogni volta,
invece di
vincere, erano loro gli sconfitti; i Mangiamorte la lasciavano sempre
per
ultima, in modo che potesse vedere tutti i suoi amici cadere uno dopo
l’altro.
Di solito la morte di Ron era la più lunga: si contorceva ed
urlava per ore
davanti ai suoi occhi. A volte le urla continuavano anche quando era
sveglia.
E
al mattino, a colazione, non
c’era più nessuno che potesse consolarla, o cui
lei potesse confidare le
proprie paure. Era rimasta sola in un castello di incubi.
Hermione
asciugò in fretta le
lacrime; erano già le cinque, e lei era terribilmente
indietro con i compiti
per la settimana successiva. Inspirò ed espirò
profondamente, passandosi una
mano tra i capelli. Si rialzò in piedi.
Prima
di andarsene, rimise la
lettera per terra.
***
9/2/1999
Quando
Draco arrivò, Hermione stava
studiando.
“Ieri
avevo lasciato la lettera
qui, ma non sei passata.”
“Avevo
troppo da studiare. Oggi ce
l’hai?”
“No.
L’ho lasciata in camera. L’ho
ripresa in modo che non la trovasse qualcun altro.”
Hermione
inarcò un sopracciglio.
“Che pensiero gentile.”
Draco
si sedette di fianco a lei,
anche se a un metro di distanza.
“Oggi
posso stare qui?” chiese
dubbioso. Hermione non alzò nemmeno lo sguardo dal libro.
“Il
castello non è mica mio.” disse
scrollando le spalle.
Draco
tirò fuori dalla borsa il
libro d’Incantesimi.
L’ho
ripresa per poterti costringere a venire qua almeno un’altra
volta,
pensò spingendo la lettera in fondo alla borsa.
Ok,
questa è la prima volta che m’imbarco in un
qualcosa che non sia una one-shot,
quindi sono decisamente agitata.
Pensavo
che immaginare una storia tra Draco e Hermione in un ipotetico settimo
anno
sarebbe stata un’idea originale, invece mi sono accorta che
ci sono già
tantissime altre storie del genere; diciamo che questo è il
mio piccolo
contributo.
Spero
sinceramente che questo primo capitolo vi sia piaciuto! :)
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito le mie precedenti storie, ma in
particolare PolarLight, che ha letto questa storia in anteprima e non
mi ha
mandata a quel paese.
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Capitolo
II
10/2/1999
Hermione
entrò esitante; il ragazzo
era già lì.
“Hai
la mia lettera? – chiese
subito. Draco scosse la testa. Hermione annuì di rimando,
mordendosi il labbro
inferiore. Fece qualche passo nella stanza, incerta. – La
Sala Comune è piena,
non riesco a studiare.” disse infine sedendosi per terra.
Draco non le rispose,
e non la salutò quando andò via, circa due ore
dopo.
Hermione
pensò semplicemente di
aver visto male; le era sembrato che le spalle del ragazzo si fossero
rilassate
quando si era seduta.
***
12/2/1999
Il
brutto tempo aveva costretto la
squadra di Quidditch di Grifondoro ad annullare gli allenamenti,
così qualcuno
dei geniali componenti aveva pensato bene di cercare di giocare nella
Sala
Comune. Hermione non aveva avuto nemmeno la forza di riprenderli,
così si era
rifugiata nella stanza sulla torre insieme ai propri compiti. Draco
Malfoy era
arrivato poco dopo, senza la lettera.
Stavano
studiando entrambi, quando
un lampo illuminò a giorno la stanza, e il tuono lo
seguì rombando sette
secondi dopo. Hermione sollevò la testa dal libro.
“Questo
doveva essere vicino. –
commentò indicando le finestre. Draco la guardò
corrugando le sopracciglia. –
Mio padre mi ha insegnato che si può capire quanto distante
è caduto un fulmine
calcolando il tempo trascorso tra lampo e tuono. 4,6 secondi
corrispondono a un
miglio; questa volta sono passati 7 secondi, quindi diciamo un miglio e
mezzo
circa. – spiegò Hermione. Draco pensò a
tutto quello che gli aveva insegnato
suo padre: l’odio, le Maledizioni Senza Perdono, la
convinzione di essere
superiori, sempre e comunque, e la forza di andare avanti, ad occhi
chiusi nel
buio del torto più marcio, anche quando quella convinzione
veniva meno. Però si
era dimenticato di dirgli quanto questo fosse difficile. –
Hai capito?” gli
chiese lei vedendolo pensieroso. Draco fece un gesto vago con la mano.
“Più
o meno.”
Un
altro lampo dardeggiò
improvvisamente nel cielo.
“Uno,
du-“ Hermione fu interrotta
dal rombo sordo del tuono, che riecheggiò violentissimo
nella stanza.
“Decisamente
meno di quattro
secondi e sei; direi che questo potrebbe essere caduto nel cortile. O
aver
preso la torre.” disse ridendo. Draco si lasciò
quasi scappare un sorriso,
prima di rimettersi a studiare.
Quella
notte, nel letto, contò a
lungo i secondi tra lampi e tuoni, lasciandosi cullare dal rumore della
pioggia
sul lago. Contò anche le ore che lo separavano dal
pomeriggio successivo.
***
15/2/1999
Hermione
chiuse il libro con un
tonfo; Draco Malfoy continuò a studiare come se niente
fosse, a circa un metro
da lei. Hermione tamburellò le dita sul pavimento per
qualche minuto, poi
guardò l’orologio con interesse decisamente
eccessivo, controllando che le
lancette facessero il loro lavoro, ed infine rimise il libro nella
borsa; poi,
silenziosamente, scivolò di una ventina di centimetri verso
il ragazzo. Si
schiarì la voce con un colpo di tosse.
“E
così… anche tu segui
Trasfigurazione.” disse infine indicando il libro che lui
aveva in mano.
“Già.”
“Io
non… non ti ho mai visto, in
aula.”
Draco
esitò.
“Sto
sempre in fondo, in ultima
fila.” disse scrollando le spalle. La frase corretta sarebbe
stata: Sto sempre in fondo perché
nessuno mi vuole
vicino.
“Oh.
Io sto sempre in prima fila;
l’acustica di quell’aula è pessima.
Harry e Ron non volevano mai stare lì; non
potevano farsi i fatti propri, così vicini alla McGranitt.
– disse tutto d’un
fiato. Draco annuì. Si guardarono imbarazzati per un attimo,
poi entrambi
distolsero lo sguardo. Hermione si alzò di scatto.
– Be’, credo che andrò a
cena e poi a ripassare. Per il compito di Trasfigurazione. Non si
è mai troppo
pronti. – disse prendendo la borsa ed avviandosi velocemente
verso la porta. –
Ci… immagino che ci vedremo in aula, allora. Ciao. E
ricordati la lettera.” aggiunse
prima di andarsene.
Draco
annuì al vuoto del corridoio.
Si chiese per tutta la sera se quello fosse stato un tentativo di
conversazione.
***
16/2/1999
Hermione
era arrivata in aula con
mezz’ora d’anticipo per ripassare in
tranquillità; l’assenza di Harry e Ron
aveva anche i suoi vantaggi, dopotutto, si disse sistemando la piuma in
modo
perfettamente parallelo alla pergamena già pronta sul banco.
Se lo ripeteva
ogni volta che sentiva la loro mancanza, ogni volta che girandosi per
raccontare loro l’ultimo libro che aveva letto o qualcosa che
l’era successo,
trovava solo il vuoto. Il vuoto delle sedie accanto a lei, che loro non
avrebbero mai più occupato a Hogwarts.
Si
voltò per non guardare quelle
sedie così dolorosamente mute, quando Draco Malfoy comparve
sulla porta. Senza
dire una parola, senza nemmeno capire bene perché lo stesse
facendo, Draco alzò
una mano e la salutò con un gesto. Poi andò a
sedersi.
Questa
volta si mise in penultima
fila.
***
17/2/1999
“Com’è
andato il compito di ieri?”
gli chiese Hermione quando il ragazzo entrò nella stanza.
Lui scosse
leggermente la testa.
“Non
sono mai stato molto bravo in
Trasfigurazione.” disse sedendosi vicino alle finestre.
Tirò fuori dalla borsa
una copia di ‘Quidditch Plus’ ed iniziò
a leggerla; Hermione si chiese perché
non fosse fuori a giocarlo, il Quidditch, invece che in quella stanza.
Scosse
la testa per allontanare quei pensieri e si fece forza.
“Ieri…
- il ragazzo sollevò la
testa dal giornale, mentre le figure continuavano a saltare da una
pagina
all’altra. – Ieri, nell’aula di
Trasfigurazione… mi hai salutata?” concluse
cautamente.
“Non
c’era nessun altro nell’aula.”
“Quindi
mi hai salutata?”
Draco
distolse lo sguardo e girò un
paio di pagine.
“Forse.”
disse infine guardandola
solo per un attimo. Hermione annuì un paio di volte, come se
stesse elaborando
l’informazione.
“Io…
io devo andare. Un sacco di
compiti. Davvero un sacco.” disse raccogliendo la propria
borsa.
“Vitious
non ci ha dato nulla per
domani.” obiettò il ragazzo.
“Ma
per settimana prossima sì.” rispose
Hermione come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ehi!
– lei era già sulla porta. –
Mi hai aspettato per chiedermi solo questo?” le chiese.
Hermione
spostò il peso dal proprio
corpo da un piede all’altro, incerta.
“Forse.”
rispose alla fine con aria
di sfida.
Prima
che Draco potesse dire
qualcos’altro, lei se n’era andata. Era
già sulle scale quando si accorse che
quel giorno non gli aveva chiesto della lettera.
Ecco
il secondo capitolo! :)
Ringrazio
Merope Molly Lestrange
per la recensione, e spero che sia a lei sia alle persone che hanno
aggiunto
questa storia tra le seguite piaccia questo nuovo capitolo.
Più che una
Dramione, questa sarà una storia in cui ci saranno Draco e
Hermione che
parlano, parlano, parlano… insomma, sarà
piuttosto lenta. XD
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Capitolo
III
21/2/1999
Domenica
era il giorno peggiore
della settimana: niente lezioni, nessuna attività scolastica
in più, e nessuno
con cui passare la giornata. Da quando anche Ginny aveva lasciato
Hogwarts,
Hermione si era ritrovata a parlare di più con i professori
che con i suoi
coetanei; probabilmente anche i fantasmi avevano una vita sociale
più attiva
della sua. Sicuramente erano notati di più.
Non
si aspettava di trovarlo lì;
lui le rivolse un cenno della testa, tornando subito a guardare fuori
dalla
finestra, come se stesse osservando qualcosa di molto importante. Dal
campo di
Quidditch, in lontananza, venivano le urla e i cori dei loro compagni;
ma fuori
dalla finestra, nella Foresta Proibita, non si muoveva una foglia. Il
campo era
esattamente dall’altra parte della scuola.
“Non
mi è mai piaciuto volare, non
mi fido nemmeno degli aerei. – disse Hermione
all’improvviso – Perciò non sono
mai stata una grande tifosa di Quidditch. Ma tu cosa ci fai
qui?”
Draco
rimase in silenzio a lungo.
“Cosa
sono gli aerei?” chiese a sua
volte alla fine.
“Sono
dei grossi oggetti che permettono
ai Babbani di volare.” spiegò la ragazza. Lui
annuì un paio di volte, anche se
probabilmente non l’aveva veramente ascoltata, né
gli interessava molto sapere
cosa fossero gli aerei.
La
folla trattenne il respiro con
un “oooh” collettivo, poi esplose un boato; Draco
sorrise alla foresta.
“Non
avevo voglia di vedere la
partita.” disse alzando le spalle.
“Non
intendevo a vedere la partita.
Volevo sapere perché non la stai giocando.”
Il
ragazzo strinse i pugni con
rabbia; Hermione vide le sue nocche sbiancare. Poi, lentamente,
riaprì le mani.
Le unghie avevano lasciato piccoli segni rossi sui palmi.
“Non
mi hanno voluto.”
“Ma
sei sempre stato nella squadra,
com’è-“
“Non
hanno voluto un Mangiamorte
nella squadra.” precisò voltandosi verso di lei. -
Credo pensino che io abbia
invitato Voldemort a stare a casa mia per un po’,
l’anno scorso.” aggiunse con
una risata che non aveva nulla di divertito.
“Io
non… non lo sapevo. - Hermione
abbassò lo sguardo, a disagio. Le mani di Draco si
richiusero di nuovo;
tremavano nella morsa della sua rabbiosa frustrazione. Lei
d’istinto gliene
prese una, e infilò dolcemente l’indice nel pugno
chiuso; Draco la guardò
sorpreso, ma lasciò che lei gli aprisse la mano. –
Non ne vale la pena.” disse
passando un dito sui segni delle unghie. Gli lasciò la mano
e se ne andò in
silenzio, così com’era arrivata.
Draco
si guardò la mano, incredulo
per quel contatto così intimo e imprevisto; i segni delle
unghie stavano già
sparendo. E allora perché la mano gli bruciava
così tanto?
***
23/2/1999
“Ho
sentito che Serpeverde ha
perso.” disse Hermione mentre arrotolava una pergamena.
Draco
sorrise. “Già.”
“E’
comunque la tua Casa, non penso
che sarebbero felici del fatto che tu gioisca per la vostra
sconfitta.”
“No; credo che sarebbero felici se me ne andassi,
però.” disse il ragazzo.
“Quanti…
quanti siete rimasti, del
settimo anno?” gli chiese Hermione piano.
“Quattro.
Compreso me. E dire che
l’anno scorso eravamo tutti Serpeverde, eh. –
rispose scuotendo la testa.
Hermione lo guardò con disapprovazione. – Pansy ha
resistito solo per due
settimane. I suoi genitori non erano nemmeno veri Mangiamorte, ma lei
non aveva
mai… fatto mistero delle sue idee. Zabini non è
tornato dopo Natale. Lui era
arrivato a tanto così dal Marchio.”
avvicinò indice e pollice finché non rimase
un minuscolo vuoto tra le dita. Uno spiraglio di salvezza, quello che
lui non
aveva mai avuto.
“E
tu? Tu perché sei rimasto?”
azzardò Hermione.
“Mia
madre vuole che completi la
mia istruzione. E poi non avrei molto da fare, a casa. Ah, inoltre non
ho più
una casa.”
“Cosa
vuoi dire?”
“Ci
hanno portato via Malfoy Manor.
Ci hanno detto di dover fare dei controlli. Probabilmente si aspettano
di
trovare un altro Horcrux, o qualcosa del genere.”
“Non
è divertente.” disse Hermione
freddamente. Chiusa la propria borsa con uno scatto.
“Non
è divertente nemmeno dormire
nella stanza di fianco a Voldemort. O sapere che i tuoi genitori lo
stanno
facendo mentre tu sei lontano. – rispose Draco. –
Nessuno ci aveva detto che
sarebbe stato così. Non… doveva essere
così.”
“Almeno
tu avevi un tetto sopra la
testa, Malfoy, e la tua foto non era tra quelle dei ricercati in ogni
singolo
numero della Gazzetta del Profeta.”
“Già,
non eri venuta molto bene in
quella foto. Dev’essere stato terribile per te,
vederla.”
“Mi
dispiace che tu sia rimasto
deluso da Voldemort, Malfoy. Tu, invece, sei esattamente come mi
aspettavo. Non
capisco nemmeno perché stia ancora perdendo tempo con
te.” ribatté Hermione alzandosi.
“Perché
sei rimasta sola. – disse
Draco. Proprio come me,
pensò, ma
evitò di dirlo ad alta voce. – E in minima parte
per la lettera.”
“Talmente
sola che ora andrò dai
miei amici; tornerò domani a prendere la mia
lettera.” la ragazza si avviò
verso la porta a passo di marcia.
“Stai
parlando di amici immaginari
o di quella scema della Brown?”
Hermione
si fermò un attimo,
indecisa se rispondergli o no; poi scosse la testa.
“Non
ne vale la pena.” disse
varcando la porta. Non si attardò nemmeno a sbatterla.
***
24/2/1999
Hermione
aspettava appoggiata al
muro, vicino alla finestra, le braccia incrociate sul petto.
“Hai
la lettera?” gli chiese quando
arrivò, con tutta calma, a pomeriggio inoltrato.
“No.”
“Sei
venuto a scusarti?”
“No.
E tu?”
“Io
non ho niente di cui scusarmi!”
“Ok.
Ti sei divertita ieri, con i
tuoi amici?” le chiese sedendosi e iniziando a sfogliare
distrattamente un
libro.
“Non
sono affari tuoi.”
“Mi
sembravi piuttosto sola, a
cena.”
“Oh,
parla quello che è circondato
da amici, vero? Chissà perché ci sono sempre
almeno due posti liberi vicino a
te, eh?” ribatté Hermione con una risatina.
“Chissà
perché hai perso tempo a
guardare me, se eri tanto impegnata con i tuoi amici, eh?”
Hermione
arrossì e non rispose. Si
girò e appoggiò le mani sul davanzale della
finestra; l’aria era immobile e
fredda. Lasciò passare qualche minuto.
“E’
troppo presto per scherzare
sugli Horcrux. E su Voldemort. – disse senza voltarsi.
– Tu non sai cosa vuol
dire tenere un Horcrux al collo. E’ una cosa terribile. Una
cosa che ti
cambia.”
“Anche
ospitare Voldemort in casa
tua lo fa. – Hermione si voltò verso di lui per
dire qualcosa, ma lui la
precedette. – Non sto scherzando.”
“Era
tutto quello che volevi fino a
meno di un anno fa; perdonami se non sono molto colpita dal tuo
improvviso
pentimento.”
“Tu
sai che non ho potuto scegliere
se diventare un Mangiamorte o meno.”
“Ma
so anche che mi hai odiata e
insultata apertamente negli ultimi sette anni.”
“E
non ho mai detto di aver
smesso.” precisò Draco. Hermione sbuffò
sonoramente.
“Non
puoi proprio resistere alla
tentazione di fare una battuta idiota, eh? Si può sapere
dove vuoi andare a
parare?”.
Draco
respirò profondamente. “Lui
non aveva veramente bisogno di me. Aveva bisogno di servi che gli
obbedissero
ciecamente, di burattini. Quando mi sono accorto che non era quello che
volevo,
mi sono ritrovato con un padre ad Azkaban e il compito di uccidere il
Preside
della mia scuola.”
“Tu
odiavi Silente.”
“E
tu odi me, ma non mi hai ancora
ucciso. Io volevo semplicemente… essere lasciato in pace.
Essere lasciato fuori
da tutta questa storia.”
“Come
puoi volere una cosa del
genere? Questa guerra ha avuto conseguenze anche sulla tua
vita!”
“Me
ne sono accorto, grazie. –
disse Draco con una risatina. – Ma, vedi, non tutti possono
essere Potter o
Voldemort; alcuni sono piccoli spettatori, persone… normali.
La cicatrice che
mi ha lasciato quello stupido ippogrifo non vale decisamente come
quella di
Potter.”
“Si
chiamava Fierobecco, e quella
cicatrice te la sei meritata.”
“Non
puoi proprio resistere alla
tentazione di puntualizzare sempre, eh? – disse Draco
imitando la voce della
ragazza. – Hai capito quello che volevo dirti?”
Hermione
fece ondeggiare la testa a
destra e sinistra.
“Più
o meno.”
“Se
non rido di queste cose,
diventerò pazzo. Se mi fermo a pensare che la mia famiglia
ha perso tutto, e
l’unica persona che mi parla ancora è una nata
Babbana che ho sempre odiato,
rimarrò paralizzato per il resto dei miei giorni, troppo
spaventato o depresso
per fare qualsiasi cosa.”
“Domenica
non sembravi così
determinato.”
Draco
si morse un labbro e annuì.
“Certi giorni nemmeno io credo alle mie bugie.”
“Io
non… non riesce a ridere di
questo. Non posso. – disse Hermione sedendosi. –
Non finché sognerò ogni notte
la battaglia. Come faccio a non pensarci, quando mangio tre volte al
giorno nel
luogo in cui Voldemort è morto? Ho quasi paura di vedere
ancora il sangue sulle
pareti dei corridoi. – chiuse gli occhi e cercò di
scacciare quell’immagine
dalla memoria. – E la cosa peggiore è che sono qui
completamente sola. Ron,
Harry, Ginny… persino Neville se n’è
andato. Sono tutti andati avanti. Sembra
che abbiano semplicemente dimenticato.”
“Magari
l’hanno fatto davvero.”
“Dubito
che Ron possa dimenticare
di aver appena perso un fratello, anche se ne ha parecchi. Magari
è più
semplice così. – disse Hermione con un respiro
profondo. – Ma a me non sono mai
piaciute le cose semplici.”
“Allora
il problema è solo tuo.” ribatté
Draco alzando le spalle.
“Non
posso ridere di una cosa che…
che mi spaventa.”
“Voi
Grifondoro non dovreste essere
quelli coraggiosi?”
“Non
sei molto d’aiuto, sai?”
“Se
preferisci puoi andare a
parlare con la Brown. – rispose Draco. Hermione
roteò gli occhi. – Non hai
nessun altro anche tu, vero? – la ragazza annuì.
– A me piace questo posto;
penso che ci verrò ancora piuttosto spesso. – si
alzò, si pulì i pantaloni e
mise nella borsa il libro che aveva tirato fuori. – E, sai,
non mi dispiace
così tanto un sottofondo umano, mentre sono qui.”
aggiunse roteando l’indice
vicino al proprio orecchio.
“Intendi
una voce?”
“Intendo
la tua voce.”
Hermione
rimase seduta sul
pavimento della stanza finché non tramontò il
sole; si alzò solo quando si
accorse di avere freddo. Avrebbe dovuto rispondere a Ron, quella sera,
pensò
mentre tornava nella Sala Comune, ma alla fine non lo fece. Dopotutto,
la sua
lettera era arrivata solo da tre giorni, e lui una volta
l’aveva fatta aspettare
per due settimane e quattro giorni.
Si
accorse di avere un leggero mal
di gola, e si chiese se fosse dovuto al fatto che da mesi non parlava
così a
lungo.
***
28/2/1999
Lo
vide non appena finì la lunga
rampa di scale: era messo in modo da tenere d’occhio la
porta, ma essere
lontano dallo spiffero della finestra; quel giorno l’aria era
gelida. Hermione
si chiese se la stesse aspettando. Cercò di avvicinarsi il
più silenziosamente
possibile, ma quando era ancora a qualche passo dalla porta Draco si
voltò
verso di lei. Stava attendendo di sentire i rumori che anticipavano il
suo
arrivo o era un caso?
Hermione
entrò salutandolo con un
cenno della mano.
“Non
sei venuta, nei giorni
scorsi.” disse Draco cercando di sembrare il più
disinteressato possibile.
“Ho
avuto molto da fare. – rispose
la ragazza sedendosi accanto a lui; non ancora veramente vicino, ma
meno
lontano di prima. – I M.A.G.O. si avvicinano.”
“Mancano
ancora più di tre mesi.”
“Appunto.”
ribatté Hermione
prendendo il libro di Erbologia dalla propria borsa.
“Immagino
che l’anno scorso
continuassi a chiederti cosa stessimo facendo qui, eh?” disse
Draco con una
risatina.
Hermione
ripensò al freddo, al
terrore, alla solitudine dei campi gelati che avevano girato per tutto
l’inverno. Annuì.
“Mi
sarebbe piaciuto molto essere
qui.” rispose piano aprendo il libro.
Non
aveva letto nemmeno un
paragrafo quando Draco glielo chiuse; si voltò a guardarlo,
e lui glielo tolse
dalle mani con gentile fermezza.
“L’altro
giorno, mi hai detto che
io non so cosa vuol dire tenere un Horcrux al collo. E’ vero,
non lo so. Ma so
cosa vuol dire essere spaventati a morte, esattamente come te.
– disse.
Sembrava tranquillo, ma Hermione vide le sue nocche sbiancare mentre
stringeva
il libro troppo forte. – Dimmi com’è.
Raccontami dell’anno scorso.”
Hermione
lo guardò un po’, come se
non fosse certa di quello che aveva appena sentito. Scosse leggermente
la
testa.
Stava
già per rifiutarsi, per
alzarsi e andarsene, perché quello era troppo, troppo
difficile per lei, quando
lui allungò la mano destra e prese una delle sue. Hermione
si aggrappò a quella
mano come se fosse l’unica cosa che poteva salvarla dal buco
nero dei suoi
ricordi.
Inspirò
profondamente e iniziò a
parlare.
Ed
eccoci al terzo capitolo, che
per me è davvero un traguardone! :D
Ringrazio
Bambolinazzurra ed Alvigi
per le belle recensioni che mi hanno lasciato! J
La lettera, che
all’inizio è solo un espediente, sarà
un po’ il fil rouge di tutta la storia…
per quanto riguarda Harry, Ron, Ginny, Blaise e chi più ne
ha più ne metta, in
realtà è canon il fatto che i primi due non siano
tornati a Hogwarts per
completare il settimo anno. Gli altri due li ho tolti io, come ho
scritto in
questo capitolo.
Spero
che la mia storia continui a
piacervi!
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Capitolo
IV
1/3/1999
Hermione
si massaggiò lentamente le
tempie ad occhi chiusi; avrebbe davvero voluto prendere una pozione per
il mal
di testa, ma sapeva fin troppo bene che le dava una tremenda
sonnolenza, e lei
non poteva proprio permettersi di perdere metà pomeriggio a
dormire. Quando
riaprì gli occhi, vide che Draco la stava fissando.
“Mal
di testa.” disse la ragazza
cercando di tornare a studiare.
“L’avevo
intuito.”
Hermione
provò a concentrarsi sullo
studio, ma sembrava che le parole volessero fuggire il suo sguardo;
tutto era
confuso e doloroso. Chiuse il libro con un tonfo.
“Oggi
è il compleanno di Ron.” disse
infine velocemente.
“Avevi
paura che mi dimenticassi di
fargli gli auguri?”
“Da
quando abbiamo iniziato
Hogwarts abbiamo sempre festeggiato insieme i nostri compleanno, ed ora
improvvisamente io sono qui da sola, e lui è lontano
chissà quante miglia! –
disse torturando una manica del maglione. – Be’, a
dire il vero il primo anno
non abbiamo festeggiato il mio compleanno, dato che non eravamo ancora
amici,
quindi diciamo che non conta. E nemmeno quest’anno, a dirla
tutta.” aggiunse
poi per amore della precisione.
“C’è
stato un momento in cui non
eravate amici? Credo che la Skeeter potrebbe essere interessata a
questo
scoop!”
“Due
mesi. Siamo diventati amici il
31 ottobre del primo anno.”
“Sai
anche l’orario, per caso?”
scherzò Draco continuando a leggere i propri appunti.
“Be’,
sicuramente dopo cena. –
rispose Hermione. Il ragazzo sollevò lo sguardo. –
Ti ricordi quel troll che
era riuscito ad entrare a scuola? Ecco.”
“Ah,
sapevo che quella storia che
girava su di voi era vera! Se io avessi fatto una cosa del genere
Silente mi
avrebbe mandato a casa immediatamente…”
“Non
era questo quello di cui
volevo parlare, comunque. Il fatto è che-“
“Quand’è
il tuo compleanno?”
“Il
mio? Oh, il 19 settembre.” rispose
Hermione, imbarazzata senza sapere bene il perché.
“Mi
sa che sei la più vecchia del
nostro anno.”
“Preferisco
più grande, grazie. E
comunque Justin Finch-Fletchley è nato il 3 settembre,
quindi è lui il più
vecchio. – precisò la ragazza. –
E’ così strano che Ron non sia qui,
oggi…
Immagino che stia festeggiando con la sua famiglia. E Harry. Manco solo
io.”
“No.
Sono loro a mancare da
Hogwarts. – disse semplicemente Draco. – Tu
sei… esattamente dove dovresti
essere.” Hermione smise di stropicciare la manica del
maglione ed annuì
lentamente.
“Sì.
Così suona meglio. – disse con
un sorriso. – Quand’è il tuo
compleanno?”
“Il…
il 5 giugno.”
“Non
è ancora passato. Potrai
festeggiarlo qui.”
“Immagino
che… sì. Sì, potrò
festeggiarlo qui.” disse Draco stringendosi nelle spalle. Si
guardarono l’un
l’altro; Hermione distolse lo sguardo dopo qualche secondo,
tossicchiando.
Draco raccolse velocemente la propria roba ed infilò tutto
nella borsa,
alzandosi.
“Credo
che andrò a scrivere un
biglietto d’auguri a Weasley, dopotutto. ‘Ehi,
prova a chiedere come regalo di
compleanno dei M.A.G.O.’, o qualcosa del genere. Sono sicura
che apprezzerà.” disse
avvicinandosi alla porta.
“Non
dimenticarti di firmarlo, eh;
vorrà sapere chi gli manda un biglietto così
originale. – disse Hermione
riaprendo il libro. Draco sorrise e la salutò con un cenno
della mano. Era già
nel corridoio, quando lei aggiunse – Il mal di testa
è un po’ passato.”
“Prego.”
rispose Draco. Le fece un
altro cenno e se ne andò.
***
4/3/1999
Draco
chiuse il libro e lo lanciò
per terra, lontano da lui. Frugò nervosamente nella borsa,
facendo uscire
diverse pergamene, ed infine tirò fuori il nuovo numero di
Quidditch Plus.
“Problemi
con Incantesimi?” gli
chiese Hermione abbassando il libro.
“No.”
rispose lui alzando le
spalle.
La
ragazza tamburellò le dite sulla
copertina del libro, poi si avvicinò un po’ a
Draco.
“Se
vuoi… se vuoi possiamo studiare
ins- ecco, in due. – disse spostando il proprio libro verso
di lui. – Ecco,
sai, invece di studiare le stesse cose per conto nostro.”
“Il
fatto è che io non ho voglia di
studiare! – sbuffò Draco. – Siamo al
settimo anno, mi sono scocciato di questi
stupidi compiti in classe; Incantesimi non dovrebbe essere una materia
pratica?”
“Vitious
fa una sola verifica
scritta a trimestre.”
“Be’,
una di troppo, per me.”
“Qual
è la tua materia preferita?”
chiese improvvisamente Hermione. Il ragazzo la guardò
stranito.
“La
mia materia preferita?”
“Dovrai
pur averne una.”
“Non
ci ho mai pensato…”
“Allora
qual è la materia che segui
con più interesse? Nel tempo libero dovrai pur fare
qualcosa; ha a che vedere
con qualche materia? – Draco spostò lo sguardo
sulla rivista che aveva in mano.
– No, il Quidditch non conta.”
“Allora
non saprei…”
“Cosa
ti piacerebbe fare una volta
finita la scuola?” lo incalzò Hermione.
“Oh,
fino ad un paio d’anni fa non
mi ero mai posto il problema: mi sarei semplicemente aggirato per il
Ministero
brandendo un bastone e dando ordini, come mio padre. Adesso…
adesso non so
proprio cosa ne sarà di me.” rispose pensieroso.
“I
tuoi genitori cosa dicono?”
“Niente.
Niente di che.”
“Non
ti hanno dato qualche
consiglio?”
“Temo
che i consigli di mio padre
non siano più praticabili.” disse Draco con un
sorriso.
“Ma
avranno qualcosa da di-“
“Non
dovevamo studiare?”
“Oh.
Certo, certo. – disse Hermione
sistemando i capelli con imbarazzo. – Io non… non
volevo… prendi il tuo libro
così possiamo iniziare.”
Draco
si alzò per prendere il
libro, dandole le spalle. Lo sguardo di Hermione cadde sulle pergamene
sparpagliate per terra, vicino alla borsa del ragazzo; c’era
un foglio che le
sembrava stranamente familiare. Si avvicinò un
po’: il foglio non era piegato
bene, e la ragazza riconobbe all’istante la scrittura di Ron.
Con
uno scatto prese il foglio e lo
infilò velocemente nella borsa di Draco; quando lui si
voltò, spolverando il
libro con una mano, lei era già nella posizione iniziale, il
libro aperto e lo
sguardo assorto in un paragrafo particolarmente difficile.
Il
ragazzo si sedette di fianco a
lei e sbirciò la pagina cui era arrivata; aprì il
libro.
“Allora
cominciamo?”
“Certo.”
***
10/3/1999
“Allora,
com’è andato il compito
d’Incantesimi?” chiese Hermione posando la propria
borsa.
“Oh,
molto bene; ho preso Oltre Ogni
Previsione.” rispose Draco soddisfatto.
“Ah.”
la ragazza sembrava delusa.
“E’
il voto più alto che ho preso
nello scritto d’Incantesimi dal secondo anno.”
“Ah,
allora è un bel voto. – disse
sedendosi di fianco a lui. – Dici che potremmo…
studiare ancora in due?”
“Intendi
insieme?”
“Ins…
insieme. Sì, certo, era
quello che intendevo.” rispose velocemente Hermione.
“Dopodomani
c’è il compito di
Erbologia. – disse Draco prendendo il libro. – A
dire il vero non ho seguito
con molta attenzione le ultime lezioni…”
“Ti
offenderesti se ti dicessi che
anche Ron e Harry mi dicevano sempre la stessa, identica
cosa?”
“Sì.”
Hermione
rise. “Allora fai finta
che non abbia detto niente. Cominciamo?”
***
15/3/1999
Hermione
arrivò nella stanza con il
fiato corto.
“Non
c’era bisogno di correre.” disse
Draco. La ragazza inspirò ed espirò
profondamente, sedendosi di fianco a lui.
“Sono
venuta appena ho potuto. Oggi
hai saltato il compito di Aritmanzia!” gli disse non appena
riacquistò una
respirazione normale.
“Ho
saltato tutte le lezioni.” le
fece notare Draco.
“Lo
so, ma potevi almeno
presentarti per il compito! Puoi chiedere alla professoressa di fartelo
recuperare fuori dall’orario scolastico, comunque. Una volta
io sono stata male
il giorno del compito, e me l’ha fatto fare.”
“E
perché dovrei farlo?”
“Perché
altrimenti te lo farebbe
recuperare durante l’orario normale, e perderesti una
lezione! – Hermione
sembrava incredula; Draco fece un breve sorriso. – Ho letto
la Gazzetta di
oggi.” aggiunse in un sussurro.
“Come
tutti, d’altronde.”
“Ma
è una buona notizia, no?
Nessuno dei tuoi genitori andrà ad Azkaban, sono risultati
innocenti!”
“Per
quanto possano risultare
innocenti un uomo con il Marchio Nero sul braccio ed una donna che ha
ospitato
Voldemort ed i suoi più cari amici nella propria
casa.”
“Tua
madre ha salvato Harry. E lui
ha testimoniato a favore dei tuoi genitori.”
“E’
sempre stato il mio sogno
essere preso sotto l’ala protettrice di Potter!”
disse Draco con una risata.
“Avresti
preferito che i tuoi
andassero… ad Azkaban?”
“I
genitori di molti dei miei
compagni sono lì. Oppure sottoterra. Ma i miei hanno
cambiato fazione troppo
tardi per poter essere accolti a braccia aperte sul carro dei
vincitori. Quale
può essere il destino del figlio di due persone del
genere?” rispose Draco
lentamente.
“Tua
madre ha salvato Harry. –
ripeté Hermione decisa. – E quando siamo stati
presi dai Ghermidori, tu non ci
hai traditi. Ho visto i tuoi genitori, e ho visto Bellatrix Lestrange:
erano
diversi. Sono diversi.”
“Cosa
vuoi dire?”
“Non
sono mai stata una grande
sostenitrice dei Malfoy, lo sai, -
iniziò la ragazza con un sorrisetto – ma credo che
ci fossero Mangiamorte e
Mangiamorte. Credo che tuo padre avesse capito, verso la fine, quando
questa
guerra fosse senza senso.”
“Probabilmente
aveva solo capito di
essere dalla parte dei perdenti. Aveva paura di morire.”
“Perché
non parli mai di loro?” gli
chiese Hermione piano.
“Non
mi piace parlare.”
“E
non ti piacciono neanche loro? –
Draco strinse i pugni. – Apri le mani. E parlami di loro. Non
dei signori
Malfoy, e nemmeno dei Mangiamorte; dei tuoi genitori.”
“Mia
madre non è una Mangiamorte.”
“E
allora parlami di lei. Narcissa?
- Draco annuì. – C’era una sua foto sul
giornale. E’ molto bella.”
“Lo
so.”
“Teneva
per mano tuo padre, mentre
uscivano dal Tribunale. Non ha guardato i giornalisti nemmeno una
volta;
guardava sempre dritto davanti a sé.”
“Si
amano molto. E lei… credo che
lei sia più forte, fra noi tre.” disse Draco
aprendo lentamente le mani.
“E’ completamente diversa da Bellatrix.”
“Per
fortuna!”
“Lei
era folle.” Hermione
rabbrividì, portandosi una mano al collo.
“Non
mi piaceva, quando era a casa
nostra. E non mi piaceva quello che faceva. – disse Draco con
un cenno della
testa verso di lei. – Era più facile, pensare
semplicemente di essere nato
superiore. Pensare di avere un qualche diritto di nascita che nessuno
mi
avrebbe mai portato via. Più facile che guardarli mentre
torturavano ed
uccidevano delle persone.”
“Non
hai mai fatto nulla per
fermarli.”
“Il
coraggio è una prerogativa dei
Grifondoro.”
“Avevi…
paura?”
“Così
suona peggio. Non lo
ammetterò mai. – disse Draco scuotendo la testa.
Hermione sorrise. – Io… io non
so più che farmene del mio sangue puro.”
“Puoi
farci quello che ci fanno i
Mezzosangue: assolutamente niente. – rispose la ragazza
scrollando le spalle. –
Io sono fiera del mio sangue, perché mi lega ai miei
genitori.”
“Non
credo di essere molto fiero
dei miei genitori, ora come ora.”
“Avranno
pur fatto qualcosa di
buono nella loro vita.”
“Detto
da te sembra una
barzelletta. – entrambi risero. Draco sentì dei
muscoli che si rilassavano;
muscoli in tensione da quella mattina, da quando aveva visto la
Gazzetta ed
aveva sentito gli insulti dei suoi compagni. – Be’,
quand’ero piccolo mia madre
trasfigurava i fiori in caramelle per me. E mio padre mi raccontava
sempre una
storia, quando mi metteva a letto.”
“E’
un inizio, no?”
Ancora
grazie ad Alvigi e
Bambolinazzurra per le loro recensioni, come sempre spero che ogni
capitolo vi
piaccia! :) Questa volta è Draco ad aprirsi un po’
con Hermione… lentamente –
mooolto lentamente – le cose stanno cambiando. Ah, vorrei specificare che i vari compleanni sono quelli canon, riportati sull'HP Lexicon, che io adoro perchè mi ha chiarito un sacco di dubbi e risponde praticamente ad ogni curiosità.
Ho
già il capitolo pronto per
settimana prossima, poi temo che gli aggiornamenti saranno un
po’ meno
regolari; al mattino studio, al pomeriggio lavoro, e la sera cerco
disperatamente la forza di volontà per studiare ancora senza
tentare il
suicidio, quindi il tempo per scrivere è davvero
poco… anche se la storia nella
mia testa è già finita, per fortuna.
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Capitolo
V
17/3/1999
S’incontrarono
all’inizio delle
scale.
“Oh.
Ciao. Anche tu stai andando…
su?” gli chiese Hermione indicando con un cenno i piani
superiori.
“Sì.
Sono passato in camera a
lasciare dei libri.” rispose Draco.
“Anch’io.
Ho preso il libo di
Antiche Rune; tra poco c’è un compito, sai; solo
due settimane.”
“Solo?
– il ragazzo sorrise. –
Andiamo?”
Entrambi
fecero un passo verso le
scale; entrambi si tirarono indietro, indicando all’altro di
andare per primo.
Si guardarono per qualche secondo, imbarazzati ed indecisi, poi
Hermione fece
un passo avanti qualche istante prima del ragazzo.
Iniziò
a salire rapidamente; si
sentiva a disagio nel sapere che lui era dietro di lei, e non le
piaceva dare
le spalle a qualcuno. Si sentiva vulnerabile.
Superarono
i primi due piani in
silenzio; Hermione rallentò un po’ il passo, a
corto di fiato. Draco le sfilò
quasi la scarpa con il piede, inavvertitamente; si scusò
arrossendo e Hermione
accelerò di nuovo.
Terzo
piano. Non c’era nessuno in
giro; quella torre era poco frequentata perché fuori mano e
piena di aule
vuote. Piaceva molto ai fantasmi. E alle persone sole, naturalmente.
Quarto
piano. Draco si schiarì la
voce.
“Ho
scritto ai miei genitori. –
disse a metà tra quarto e quinto piano. – Non li
sentivo da Natale.”
“Ah.”
“Ho
scritto loro dei miei ultimi
voti. Sono migliorato parecchio, ultimamente. – Hermione lo
prese come un
tacito ringraziamento. – Penso che saranno
contenti.”
“Lo…
lo penso anch’io.” disse
Hermione senza voltarsi.
Quinto
piano. Percorsero
rapidamente il corridoio fino alla loro stanza; una volta dentro,
entrambi
tirarono un sospiro di sollievo.
***
19/3/1999
Poco
lontano dall’aula di
Trasfigurazione Draco si accorse di essere seguito; tra metri dietro di
lui
Hermione stava cercando i far entrare nella borsa una
quantità decisamente
eccessiva di pergamene.
Si
fermò ad aspettarla, ma lei no
si accorse di lui finché non le parlò.
“Ciao.
– Hermione sobbalzò, facendo
cadere parecchi fogli; Draco si chinò a prenderne alcuni.
– Non ti preoccupare,
non voglio rubarti gli appunti.”
“Sicuro?
L’ultima volta che ho
visto i tuoi appunti non ero nemmeno riuscita a decifrarli tutti; forse
ne
avresti bisogno. – Draco fece una smorfia, passandole i
fogli. – Grazie. Ho
visto che oggi eri in quinta fila.”
“Ultimamente
le lezioni sono
interessanti, così ho deciso di concedere più
attenzione alla McGranitt. Mai
provato ad allargare magicamente la borsa?” le chiese mentre
lei continuava a
litigare con le pergamene.
“Già
fatto; è al massimo della
capienza magica.” rispose girando la borsa verso di lui.
Sembrava una grossa
stanza colma di libri, pergamene, piume, ed ancora altri libri. In
lontananza
gli sembrava di aver visto anche dei vestiti ed un paio di bottiglie
d’acqua.
“Sei
sicura che tutta quella roba
ti serva?”
“Preferisco
essere… sempre pronta.”
disse Hermione stringendosi nelle spalle.
“Sempre
pronta ad un’interrogazione
su ‘Storia di Hogwarts’?”
“E’
uno dei primi libri che ho
letto sul mondo magico. Mi piace rileggerlo spesso.” rispose
arrossendo.
“Io
non l’ho mai letto. Mi bastano
le lezioni di Rüf, per quanto riguarda la storia.”
“Ma
la storia di Hogwarts è
diversa! Hogwarts è… diversa. – disse
Hermione sfiorando un muro con una mano.
– Quando ho ricevuto la mia lettera, ho sognato per quasi un
anno il momento in
cui sarei arrivata a scuola. Passo più tempo qui piuttosto
che nella mia vera
casa… quando sono con i miei genitori continuo a chiedermi
quanto manca al
ritorno a Hogwarts.”
“Io
non vedo l’ora di andarmene.
Non vedo l’ora di prendere i M.A.G.O. e finirla una volta per
tutte con questo
posto.” replicò Draco scrollando le spalle per
dissimulare un brivido. Hermione
si chiese se anche a lui era capitato di non passare nei corridoi
più bui per
paura di ciò che poteva nascondersi nell’ombra.
Lei una volta aveva proprio
cambiato piano.
“Nell’ultima
edizione di ‘Storia di
Hogwarts’ parlano della battaglia dell’anno scorso.
– disse la ragazza a bassa
voce. Una cosa detta a bassa voce sembra sempre meno reale. –
Non l’ho ancora
comprata.”
Draco
illuminò la punta della
bacchetta e la precedette in un corridoio buio.
***
23/3/1999
Hermione
guardò l’ora, cercando
contemporaneamente di sistemarsi la treccia; l’acconciatura
ordinata del
mattino era un lontano ricordo, dopo le lezioni del pomeriggio.
Affrettò
il passo nei punti in cui
i corridoi erano sgombri, per poi rallentare quando incrociava
qualcuno; non
voleva dare l’idea di essere di fetta, ma effettivamente
sapeva di essere in
ritardo.
Svoltò
l’ultimo angolo quasi di
corsa, guardandosi indietro per controllare un’ultima volta
che non ci fosse
nessuno, e andò a sbattere contro Draco.
“Ma
che… eri fermo in mezzo al
corridoio?!”
“Sì,
certo, aspettavo con
impazienza che qualcuno mi venisse addosso! Ti pare? Tu, piuttosto,
stavi
correndo?”
“No!
E’ vietato correre per i
corridoi.”
Si
guardarono dopo essersi
rialzati; entrambi erano sicuri di non essersi fatti scoprire.
“Be’,
già che ci siamo, andiamo su?
– chiese Draco dopo qualche secondo. Hermione
annuì in silenzio. – Però vai
avanti tu. Non voglio essere travolto di nuovo.” aggiunse
cedendole il passo.
***
25/3/1999
Hermione
guardò l’ora per la terza
volta in un minuto. Aveva deciso di non fermarsi a parlare con la
professoressa
di Antiche Rune ed usare quel tempo per tornare di corsa in camera e
cercare di
dare ai capelli un aspetto decente. Si era rifatta la treccia ed aveva
anche
cambiato la camicia, prima di affrettarsi verso le scale che facevano
di
solito.
Secondo
i suoi calcoli, avrebbe
dovuto arrivare in prefetto orario, ma di lui non c’era
traccia. Era lì già da
dieci minuti: per i primi tre aveva finto di sfogliare un libro, i
successivi
due aveva controllato gli appunti del giorno. Gli ultimi cinque li
aveva
passati a guardare l’orologio.
Hermione
contò fino a sessanta
camminando lungo il corridoio; alla fine sbuffò e si
avviò verso le scale,
chiedendosi perché fosse così arrabbiata.
Dopotutto non si erano mai dati
nessun appuntamento. Semplicemente, s’incontravano nella
stanza: era stato
stupido da parte sua pensare che lui avrebbe rispettato
quell’orario solo
perché era capitato così negli ultimi due mesi.
A
metà della rampa che portava al
terzo piano per poco non fu lui a travolgerla; erano così
assorti nei propri
pensieri che nessuno dei due aveva sentito i passi dell’altro.
“Oh.
Ciao. Eri già su?”
“Giusto
da una decina di minuti o
poco più.”
“E
perché stai andando via?”
“Io
ho… ho dimenticato un libro in
camera. Il libro di Trasfigurazione.”
“Domani
non abbiamo
Trasfigurazione.”
“Voglio
portarmi un po’ avanti. E’
così difficile da credere?”
“In
effetti, sì.” Disse Hermione
ridacchiando.
“La
tua compagnia mi fa male. Tu
stai andando su?”
“Sì.
Ci vediamo dopo, allora.”
La
ragazza cominciò a salire, ma
Draco rimase fermo.
“Senti,
ora che ci penso non ho
tanta voglia di andare fino in camera; puoi prestarmi il tuo
libro?” disse
velocemente.
“Certo:
basta che non lo pasticci
con la tua scrittura.”
Draco
fece una smorfia e la
raggiunse sulle scale.
“Tu
vai via per Pasqua?” gli chiese
Hermione all’altezza del quarto piano.
“Io?
Sì, sì, vado via. Andrò dai
miei per un po’.” rispose lui. La bugia gli era
venuta alla labbra non appena
aveva sentito la domanda.
“Anch’io.
Un po’ mi mancano, i
miei, anche se ormai conosco più Hogwarts di casa
mia.”
Quinto
piano. Entrarono nella
stanza e si sedettero ai loro soliti posti; ormai erano a meno di mezzo
metro
di distanza.
Hermione
annusò l’aria mentre
cercava il libro di Trasfigurazione.
“Ma…
lo senti anche tu questo
profumo?” gli chiese passandogli il libro.
“Oh,
sì, leggermente. Non è male.”
“No,
no. – Hermione annusò ancora,
e sorrise. – Però è un po’
troppo.”
Mentre
apriva il libro
fingendo di cercare una pagina, Draco si appuntò mentalmente
di mettere meno
profumo.
Buon
pomeriggio!
Come
sempre ringrazio per le
recensioni, questa volta Bambolinazzurra e Lumosmaximalove; ripeto, la
storia
nella mia testa è già finita, il problema
è solo trovare il tempo di mettermi
lì a scriverla… per ora sto approfittando del
ponte per portarmi avanti! ;)
Spero
che vi piaccia anche questo
capitolo, e ringrazio anche tutte le persone che seguono
silenziosamente…
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 6 *** Capitolo VI ***
Capitolo
VI
29/3/1999
Hermione
era riuscita a liberarsi
di Lavanda solo tra il primo ed il secondo piano, dopo quasi venti
minuti
d’inseguimento. Draco l’aveva vista scendere le
scale sbuffando, ed aveva
raggiunto velocemente Hermione.
“Come
hai fatto a mandarla via? Sembrava
piuttosto insistente.” le chiese saltando due gradini per
affiancarsi a lei.
“Oh,
sapevo che mi stavi seguendo!
Sei un codardo. Potevamo inscenare un litigio e farla scappare; lei
odia i
duelli.”
“Non
sono un bravo attore.”
“Comunque
alla fine le ho detto che
dovevo svolgere un compito assegnatomi dalla McGranitt in
qualità di
Caposcuola; controllare le aule e cose del genere…”
“Sembra
divertente. Penso che me ne
andrò anch’io.”
“In
realtà mi fa un po’ pena…”
“La
McGranitt?”
“Lavanda!
Lei e Calì stavano sempre
con una ragazza di Corvonero, Lisa Turpin, ma quest’anno lei
non è tornata,
così stanno ancora cercando qualcun altro per il loro
esclusivo trio. Se sono
arrivate fino a me vuol dire che hanno già scartato tutte le
altre ragazze
della scuola, e sono davvero disperate.”
“Dev’essere
brutto essere una loro
possibile preda. Meno male che io sono fuori.”
“Sono
sole. Esattamente come noi.”
“Meglio
soli che accompagnati da
Lavanda Brown.”
“In
realtà alla fin fine Lavanda
non è-“ nell’istante in cui
sentì il piede sprofondare nel vuoto Hermione si
diede mentalmente della stupida per essersi dimenticata del gradino
mancante
del lunedì; subito dopo cadde, cercando disperatamente di
attutire la caduta ai
libri che teneva tra le braccia.
“Che
cavolo?! Ti sei fatta male?
Cos’è successo?” Draco
s’inginocchiò e le fu subito accanto.
“Lunedì…
cavolo che male!” disse
Hermione cercando di rialzarsi. Per poco la borsa non la fece cadere di
nuovo,
ma il ragazzo la sostenne tenendola per un braccio.
“Dammi
la borsa, dai.” le disse
tendendole una mano.
“No,
ce la faccio, dav-“
“Dammi
la borsa senza protestare.”
Hermione gliela diede zoppicando un gradino più in alto.
“I
libri per terra…” disse la
ragazza indicandoli.
“Tornerò
dopo a prenderli. Ora è
meglio arrivare nella stanza, farti sedere e… farti
sedere.” rispose
velocemente tenendo lo sguardo fisso sui gradini. Hermione si
appoggiò a lui, a
disagio; l’anno prima aveva contribuito a sconfiggere il Mago
Oscuro più
temibile degli ultimi secoli, ed ora bastava uno stupido gradino per
farla
rovinare a terra.
Abbassò
lo sguardo per evitare
ulteriori cadute, ma qualcosa di diverso dai gradini attirò
la su attenzione:
il suo ginocchio sinistro sanguinava copiosamente, e aveva
già sporcato l’orlo
della gonna.
“Dai,
manca solo una rampa… - le
disse il ragazzo sostenendola, ma senza guardarla. – Ce la
fai?”
“Io…
sì, ce la faccio. Ce la faccio
anche da sola.” gli rispose scostandolo bruscamente. Draco la
guardò, stupito,
ma non disse nulla; si limitò a seguirla a distanza
ravvicinata mentre lei
saliva con fatica gli ultimi gradini.
Hermione
si sedette per terra nella
stanza, e quando Draco le porse la sua borsa la prese senza
ringraziarlo;
estrasse la bacchetta e mormorò un incantesimo curativo.
Osservò la pelle che
si rimarginava velocemente in silenzio.
“Il
mio sangue.” disse infine la
ragazza.
“Come?”
“Il
mio sangue. Ti fa schifo il mio
sangue, vero? – rispose alzando lo sguardo su Draco.
– Ti aspettavi forse
fango?”
“Io
non-“
“Non
mi hai guardata nemmeno una
volta.”
“E’
che… - Draco sospirò,
passandosi una mano sul viso. - E’ che…”
“Che
cosa? E’ che non riesci
nemmeno a guardare il mio sangue? Non è contagioso,
tranquillo.” disse in tono
acido. Si morse il labbro inferiore quasi con ferocia per trattenere
altre
parole.
“No,
no, io…”
“Ho
visto il modo in cui non mi
guardavi! Sembravi disgustato, e-“
“E’
che ho paura del sangue! –
esclamò Draco all’improvviso. -
Di tutto
il sangue. Non solo del tuo.”
“Come,
scusa?”
“Hai
capito benissimo, non lo
ripeterò. Mai più. – disse scuotendo la
testa. – E poi quella roba mi ricorda…
mi ricorda la guerra.” Aggiunse voltandole le spalle.
“Io
non-“
“Non
lo sapevi? Non è esattamente una
cosa che amo dire in giro.” la interruppe irritato.
“Guarda,
per favore. E’ solo una
sbucciatura. E’ già guarita.” disse
Hermione, in tono dolce. Lui si girò, ma
solo per un attimo.
“Sei
ancora tutta sporca di… di
sangue.” disse indicando con gesti vaghi di una mano la gonna
e la gamba della
ragazza. Hermione si ripulì con un colpo di bacchetta,
sbuffando.
“Ora
è tutto a posto. Puoi
guardare.”
Draco
si avvicinò lentamente, e si
sedette vicino a lei.
“Stai…
bene?” le chiese. Sembrava
sinceramente preoccupato.
“Sì.
Sto bene, grazie.” rispose
Hermione stupita.
“Comunque
è tutta colpa tua. Visto
cosa succede a parlare bene della Brown?” disse con un
sorriso. Hermione
ridacchiò.
“Già,
già, tutta colpa mia. La
prossima volta starò più attenta. E magari
guarderò con più attenzione le
scale.” rispose passandosi una mano sul ginocchio ormai
guarito; al posto della
ferita c’era solo un piccolo segno che sarebbe scomparso nel
giro di qualche
giorno.
Si
guardarono per qualche secondo,
imbarazzati, poi Draco distolse lo sguardo e si alzò.
“Vado
a prendere i tuoi libri. Non
vorrei mai che qualcuno passando di lì te li
rubasse.”
Uscì
prima che Hermione potesse
dire qualcosa, e probabilmente fu meglio così; stava per
dire qualcosa di
stupido. Non sono più come Lavanda
e Calì,
pensò mentre lo aspettava. Non
sono più
sola.
***
31/3/1999
Hermione
aveva ormai perso ogni
speranza di vederlo, quando lui arrivò. Erano quasi le sette
e mezza.
“Oh.
Ciao. – disse Draco; non
dissimulò abbastanza in fretta la sua sorpresa. –
Non pensavo che… fossi qui.”
“Stavo
studiando e ho perso la
concezione del tempo. Sai
com’è…” rispose lei girando
distrattamente le pagine
di un libro che aveva in mano. Lo chiuse di scatto quando si accorse
che era al
contrario, sperando che lui non l’avesse notato.
“Uhm,
credo che non mi sia mai
capitato di perdere la concezione del tempo studiando, no... -
ribatté lui con
un sorriso nervoso. Hermione fece un sorriso di circostanza, rimettendo
il
libro nella borsa. Non aveva molta voglia di ridere, dopo averlo
aspettato per
almeno tre ore. – Come… come va il tuo
ginocchio?”
“Bene,
bene. Era solo una
sbucciatura, te l’avevo detto.” rispose la ragazza
passandosi una mano sul
ginocchio ormai guarito. C’era ancora una leggerissima ombra
più chiara, un po’
come quella lieve traccia di profumo che le era sembrato di sentire
ogni tanto
durante quel pomeriggio solitario.
Draco
s’infilò le mani in tasca e
fece qualche passo nella stanza. Era solo un’impressione o
quel giorno le stava
più distante del solito?
“Oggi
pomeriggio ho avuto da fare. –
disse il ragazzo. Hermione annuì lentamente. –
Dopo le vacanze verrò qui tutti
i giorni a studiare. I M.A.G.O. si avvicinano.” aggiunse. Era
un invito a
raggiungerlo o a stargli alla larga?
Hermione
raccolse velocemente le
proprie cose e si alzò.
“Già,
lo so. – disse pulendosi la
gonna. – Allora ci… be’, immagino che
ci… - il discorso che si era preparata
per tutto il pomeriggio era svanito improvvisamente dalla sua memoria.
–
Insomma, buone vacanze.” concluse lapidariamente.
“Anche
a te.” rispose Draco con un
cenno della testa.
Si
guardarono per qualche secondo.
Hermione tossicchiò. Fece un passo verso di lui, poi si
diresse verso la porta.
Si
fermò accanto lo stipite;
tamburellò le dita sul legno, si grattò la
fronte, ed infine se ne andò. Non
era così che aveva immaginato il loro saluto, ma non ebbe il
coraggio di
tornare indietro e fare ciò su cui aveva fantasticato. Non
si accorse nemmeno
di aver dimenticato il mantello nella stanza. Fu Draco a notarlo.
***
2/4/1999
Aveva
resistito alla tentazione a
malapena un giorno. Durante la mattinata si era fermato per due volte
all’altezza
del terzo piano, prima di tornare verso la propria camera; nel
pomeriggio si
era detto che una visitina non gli avrebbe fatto di certo male. Giusto
qualche
minuto.
Era
rimasto nella stanza quasi due
ore, ad osservare con sguardo vacuo il mantello che lei aveva
dimenticato.
Erano
rimasti meno di venti
studenti, lui compreso. Sembrava che a nessuno importasse veramente dei
G.U.F.O. e dei
M.A.G.O.; erano troppo
felici di essere sopravvissuti alla guerra per sprecare le vacanze a
scuola,
lontano dalla propria famiglia.
Lui
aveva scritto a sua madre che
sarebbe rimasto a Hogwarts per studiare, e lei non aveva obiettato;
probabilmente era già abbastanza felice per il fatto che lui
avesse ripreso a
scrivere loro. Gli aveva anche spedito un uovo di cioccolato.
Prese
il mantello appoggiato con
cura su una sedia malmessa e lo buttò per terra con rabbia.
Dopo
cena tornò per rimetterlo a
posto.
***
3/4/1999
Avrebbe
davvero voluto fare una
passeggiata nel parco, ma quel giorno un acquazzone tremendo aveva
deciso di
passare la giornata a Hogwarts, così dovette accontentarsi
della solita stanza.
Cercò di non pensare al fatto che il castello aveva almeno
un altro migliaio di
stanze.
Guardando
il simbolo di Grifondoro
sul mantello, si ricordò che il rosso era stato il suo
colore preferito; il
rosso delle rose che sua madre coltivava nel loro giardino. Aveva
optato per l’azzurro
quando suo padre aveva iniziato a parlargli di Hogwarts e delle sue
Case, e di
come Grifondoro fosse la culla di tutte le persone più
stupide ed odiose. Aveva
usato proprio quei termini. A Narcissa non piaceva che usasse parole
troppo
forti con lui, quand’era piccolo.
L’azzurro
che tanto amava era
svanito da tempo dagli occhi di sua madre, però; ora
rimaneva solo una pallida
imitazione di quel colore così vivo e magnetico. Sembrava
che la signora Malfoy
si fosse spenta.
Draco
andò a cena chiedendosi perché
si sentisse così solo, se i Grifondoro erano tutti stupidi
ed odiosi.
***
4/4/1999
Dopo
pranzo mangiò l’uovo di
cioccolato che gli aveva mandato sua madre; era molto buono.
Pensò
che sarebbe stato bello
offrirgliene un pezzo, invece di allungare la mano verso un mantello
vuoto.
***
5/5/1999
Il
tempo era migliorato, ma Draco
pensò che faceva troppo freddo per passeggiare
all’esterno. Cercò di studiare
un po’, ma dovette riconoscere che lei aveva ragione: i suoi
appunti di
Trasfigurazione erano davvero illeggibili.
“Non
ammetterò mai che avevi
ragione. Probabilmente mi sono abituato alla tua bella
scrittura.” disse al
mantello.
***
6/6/1999
Quel
giorno faceva abbastanza caldo
per uscire, ma altre persone avevano già avuto la sua stessa
idea. Non voleva
vedere gli altri studenti, perché sapeva già che
loro non avrebbero voluto
vedere lui.
Studiò
per tutto il pomeriggio.
“Al
prossimo compito d’Incantesimi
prenderò Eccellente.” disse prima di andare a cena.
***
7/4/1999
Non
riuscì ad aprire libro; era
troppo agitato.
“Domani.
– disse sorridendo al
mantello. – Domani.”
***
8/4/1999
“Hermione!
Bentornata!” esclamò
Lavanda lasciando cadere rumorosamente la forchetta nel piatto. Si
alzò ed
abbracciò la ragazza con trasporto.
“Ciao
anche a te, Lavanda. Quanto…
quanto affetto.” disse ridacchiando nervosamente.
Evidentemente lei e Calì non
avevano ancora trovato qualcun altro.
“Oh,
qui ad Hogwarts è stato un
mortorio durante le vacanze. Ti aspettavo per avere un po’ di
notizie dal mondo
esterno! – disse risedendosi ed indicandole il posto accanto
a sé – Calì arriverà
tra poco, e non mi perdonerebbe mai se sapessi qualcosa prima di lei,
quindi
aspetta un attimo a raccontare, ok?”
“Ma
certo…” disse Hermione annuendo
lentamente. Non ricordava di averle mai detto che le avrebbe raccontato
qualcosa delle sue vacanze.
“Come
stanno Harry e Ron? E Ginny?
Hai visto qualcun altro durante le vacanze? Sei stata a Diagon Alley?
Tra poco
iniziano i saldi! Temo che dovremo accontentarci di Hogsmeade anche per
quest’anno,
eh?”
“Oh,
stanno bene, sono-“
“No,
devi aspettare Calì! Volevo
solo portarmi avanti con le domande!” la interruppe ridendo.
“Ah,
già, già… allora intanto
raccontami qualcosa tu. Come sono andate le vacanze qui?” le
chiese iniziando a
mangiare.
“Oh,
il solito, niente di che. Io e
Calì siamo rimaste per studiare, ma alla fin fine abbiamo
concluso ben poco.
Sai, sono rimasti anche quei due Corvonero di cui ti avevo
parlato…” disse
facendole l’occhiolino.
“Certo,
sì… bene! – rispose Hermione
con un sorriso poco convinto. Ricordava di quell’accenno, ma
aveva
immagazzinato l’informazione tra le cose inutili. –
E’ rimasta tanta gente?”
“No,
no, giusto una ventina di
persone… di solito rimaneva molta più gente, ma
tutti vogliono stare con la
propria famiglia, capisci? A me e Calì è andata
abbastanza bene, sai, le nostre
famiglie non sono state praticamente toccate dalla guerra…
Comunque oltre a noi
due è rimasto anche Seamus, poi Hannah e Justin, ed
ovviamente i due ragazzi Corvonero.
– altro occhiolino. – Di Serpeverde solo Malfoy e
qualche piccolino, poi-“
“Aspetta,
Malfoy?”
“Sì,
Malfoy. L’ho
incrociato ieri sulle scale. – rispose facendo spallucce. -
Ho visto anche la
McGranitt con un vestito orrendo, persino per i suoi
standard!” aggiunse
ridendo, ma Hermione ormai non l’ascoltava più.
Innanzitutto
vorrei scusarmi per il
ritardo… scusate, davvero! >___< Tra studio,
lavoro, influenza ed
incontri con i vari parenti queste settimane sono state pienissime, e
questo è
il primo giorno in cui riesco finalmente a mettermi al pc per
più di cinque
minuti.
Poi
vorrei ringraziare Elisadi80 e
Bambolinazzurra per le recensioni: il primo capitolo è stato
scritto così
apposta per mettervi curiosità, ma manca ancora un bel
po’ a giugno… Draco e
Hermione si stavano avvicinando, memtre in questo capitolo non
è tutto rose e
fiori. Credo che nel prossimo ci sarà un bel
litigio… spero che vi sia piaciuta
questa parte più dedicata a Draco.
Un
piccolo appunto: il riferimento
che fa Hermione al fatto che Draco si aspettasse di vedere del sangue
è dovuto
al soprannome in lingua originale, Mudblood. Mud significa proprio
fango, ma
nella traduzione italiana mi sembra che venga reso semplicemente con
Sanguesporco.
Come
sempre spero che vi sia
piaciuto anche questo capitolo! J
A
presto,
Contessa
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Capitolo 7 *** Capitolo VII ***
Capitolo
VII
9/4/1999
Draco
fu il primo a uscire
dall’aula di Trasfigurazione; percorse quasi di corsa la
strada fino alla
stanza nella torre, e una volta lì cercò di
trovare una posizione comoda ed
artificiosamente casuale in cui aspettarla.
Quando
Hermione arrivò lui era
appoggiato al davanzale della finestra, ero rosso in viso ed aveva
stropicciato
fin quasi a strapparlo un pezzo di pergamena. Quei dieci minuti di
attesa gli
erano sembrati mesi.
“Ciao.
– le disse scostandosi dal
muro ed avvicinandosi di un passo. S’impose di non sorridere
come un ebete. –
Come sono andate le vacanze?”
“Mi
stavi aspettando?” gli chiese
senza nemmeno salutarlo. Non sembrava felice di vederlo. Neanche
lontanamente.
“Io…
be’, sarei venuto qui
comunque, ma credo… credo di sì.
Sì.”
“Come
sono andate le tue, di
vacanze?”
“Bene.
Normali. Niente di che. Ma
perché… perché queste domande? Non mi
sembra che le tue vacanze siano andate
bene, a giudicare dalla tua espressione.”
Hermione
sorrise in maniera
beffarda.
“Oh,
le mie vacanze non sono state
malaccio. Ed ero contenta di tornare ad Hogwarts. E’ che ieri
sera Lavanda mi
ha detto di averti visto qui, durante la settimana passata, quando
avresti
dovuto essere a centinaia di miglia di distanza.” disse
facendo spallucce, come
se la cosa fosse poco importante.
“Lavanda?
Quella fatica anche a
riconoscersi allo specchio E’ per quello che ci passa
così tanto tempo
davanti.” ribatté Draco cercando di sembrare
sicuro. Hermione non si sprecò
neanche a fare un sorriso.
“Lo
so. E’ per questi che ho
chiesto anche a Calì, che mi ha confermato di averti visto.
Idem per quanto
riguarda alcuni Serpeverde. Alla fine ho controllato direttamente il
registro
redatto dalla McGranitt, per sicurezza. Ah, anche lei dice di averti
visto in
giro.”
“Io
non volevo…”
“Non
m’importa cosa non volevi fare,
Malfoy, io so che ora non voglio sentire le tue patetiche scuse.
– lo
interruppe Hermione alzando la voce. – Mi hai mentito
spudoratamente, e io ho
sprecato metà delle mie vacanze a pensare
‘chissà come starà dai suoi’,
oppure
‘quando torniamo gli racconterò questo e
quell’altro’. Perciò non ti azzardare
a propinarmi qualche stupidata a caso!”
Il
viso della ragazza era rosso e
contratto; quando tacque dovette inspirare profondamente un paio di
volte per
calmarsi.
“Io
non volevo… - iniziò Draco dopo
qualche secondo. – Non so perché l’ho
fatto, ma…”
“Taci.
– lo interruppe ancora,
alzando una mano verso di lui. – Se non sai cosa dire, taci.
Non ho davvero
voglia di sentire altre bugie. Quando avrai qualcosa di sensato da
dirmi, vieni
a cercarmi. – si girò e fece per andarsene, ma si
bloccò sulla porta. – Questo
l’avevo preso per te. Buona Pasqua.” aggiunse
lanciandogli una pallina
arancione.
Draco
la prese al volo: sembrava
un’arancia, ma era morbida e gommosa. Quando alzò
lo sguardo per chiederle cosa
fosse, era già andata via.
Non
era così che si era immaginato
il loro primo incontro dopo le vacanze.
***
10/4/1999
Aveva
capito da solo l’utilizzo
della pallina, dato che aveva passato metà del pomeriggio
nella stanza a
rigirarla e schiacciarla con le mani. L’aveva calmato un
po’.
Lei
non era venuta.
Aveva
capito anche che non sarebbe
tornata.
***
11/4/1999
Metà
del pomeriggio si era
trasformato in tutto il pomeriggio.
Nessun
segno di lei.
***
12/4/1999
Aveva
strizzato e torturato la
pallina con la mano sinistra durante tutte le lezioni.
Lei
non l’aveva degnato di uno
sguardo.
***
13/4/1999
A
metà di Storia della Magia gli
era venuto un crampo tremendo alla mano.
Doveva
decisamente parlarle.
***
14/4/1999
Draco
si avvicinò silenziosamente
al tavolo cui era seduta.
“Ciao.”
sussurrò restando in piedi
di fianco a lei.
“Sono
piuttosto impegnata, e questo
non mi sembra il posto migliore per parlare.” rispose
Hermione indicando con un
gesto gli scaffali intorno a loro. Fortunatamente Madama Pince non era
nei
paraggi.
“Ti
piace il cioccolato al latte?”
“Ti
avevo detto di venire a
cercarmi con qualcosa di sensato da dire.”
“Sì
o no?”
Hermione
sbuffò.
“Sì.”
“Ok.
Grazie.” disse Draco prima di
andarsene.
***
15/4/1999
Hermione
stava cercando d’ignorare Lavanda
a favore della colazione e del libro di Erbologia da almeno dieci
minuti,
quando un piccolo gufo si posò tra di loro. Teneva stretto
un pacco senza
biglietto.
“E’
dei miei genitori. Alcuni libri
che avevo dimenticato.” disse la ragazza prima ancora che
Lavanda le chiedesse
qualcosa.
Hermione
tolse la carta ed aprì la
scatola: c’era un uovo di Pasqua.
Hermione
bussò sullo stipite della
porta.
“Ciao.
– disse entrando e
sedendosi. In una mano teneva il pacco arrivato quella mattina.
– Hai qualcosa
da dirmi?”
Draco
era appoggiato al muro,
vicino alla finestra. Stringeva la pallina con la mano destra.
“Io
non volevo mentirti, davvero,
ma…” iniziò balbettando.
“Scusa,
mi sono dimenticata di
specificare; hai qualcosa di sensato da dirmi?”
Il
ragazzo sorrise e sospirò.
“Non
volevo mentirti. Davvero. –
ripeté più convinto. – Mi hai preso
alla sprovvista. Non volevo parlare di
nuovo di loro. Dei miei genitori.”
“E
pensavi che dirmi una bugia
fosse la scelta migliore?”
“Sì.
E sinceramente speravo che
nessuno facesse a caso a me, in giro per Hogwarts.”
“Be’,
diciamo che almeno questa
volta apprezzo la sincerità. – disse Hermione con
un sorriso stiracchiato. –
Pensavo che andasse meglio, con i tuoi.”
“Scrivere
loro i miei voti ed il
meteo di Hogwarts è meglio di niente, certo, ma rimane
comunque un rapporto un
po’ freddo, non trovi?”
“Già.
Già…”
“La
verità è che io non so cosa
scrivere loro. E se fossi tornato a casa, non avrei saputo di cosa
diamine
parlare per quasi una settimana. Non possiamo parlare del passato, non
ancora.
Ed il futuro… non so neanche se ce l’avremo, un
futuro.”
“Tu
sei giovane.”
“E
marchiato. Non è il tipo di
macchia che va via con un po’ d’acqua, o un
po’ di tempo.”
Rimasero
in silenzio a lungo.
“Avresti
dovuto parlarmene.” disse
infine Hermione.
“Parlarne
non cambia le cose.”
“Avresti
dovuto parlarmene
ugualmente. Hai capito perché… perché
mi sono arrabbiata così tanto, qualche
giorno fa?”
“Forse.”
“Mi
sono arrabbiata perché mi sono
sentita presa in giro dall’unica persona che… -
s’interruppe, respirò
profondamente. – Be’, lo sai. Sei l’unica
persona con cui parlo, in pratica.
L’unica persona con cui ho parlato di certe cose. - concluse
velocemente, a
bassa voce. – Mi sono sentita tradita.”
Un
altro lungo silenzio.
“Rimarrò
arrabbiata ancora qualche
giorno. – sospirò aprendo la scatola. –
E non pensare che l’uovo mi faccia
sbollire la rabbia più velocemente.”
Ne
ruppe un pezzo e lo porse a
Draco. Lui si avvicinò di qualche passo, prese il cioccolato
e si sedette
vicino a lei.
“Ho
chiesto a mia madre di mandarmi
un altro uovo. A Pasqua ne ho mangiato uno intero da solo, ma
non… non mi è
piaciuto. Mangiarlo da solo, intendo. Il cioccolato è
buonissimo, eh.”
“Grazie.”
“Ah,
e… non mi piacciono i saluti.
Mi sento sempre in imbarazzo. – aggiunse Draco. –
E’ per questo che prima delle
vacanze io non… insomma, ho passato il pomeriggio a guardare
un muro. Non sapevo
cosa dirti.”
“Sei
proprio stupido. – rispose Hermione
scuotendo la testa. Prese un pezzo di cioccolato anche per
sé. – Però mi sei
mancato. Un pochino.” aggiunse senza guardarlo.
Questa
volta Draco non si preoccupò
del sorriso ebete.
“Buona
Pasqua!” disse
addentando il cioccolato.
Eccomi
finalmente con un altro
capitolo!
Mi
dispiace tantissimo di non aver
aggiornato per così tanto tempo, ma sono nel bel mezzo di
una sessione d’esami
davvero tremenda: ovviamente sono stata così geniale da
lasciarmi per la fine
alcuni tra gli esami più brutti… =______=
Cercherò comunque di aggiornare
almeno ogni due settimane!
Spero
che vi sia piaciuto questo
capitolo: il litigio è più o meno ricomposto, ma
tornerò ancora sull’argomento
“genitori”.
Anche nel mondo magico fanno schifo, purtroppo. XD
Ringrazio
Lumosmaximalove per la
recensione, e tutti quelli che hanno letto in silenzio. Ah, buon anno a
tutti,
in ritardissimo! :D
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 8 *** Capitolo VIII ***
Capitolo
VIII
19/4/1999
“Sei
ancora arrabbiata?”
“Certo
che sì. Non è passata
nemmeno una settimana! – rispose Hermione senza alzare lo
sguardo dal libro di
Aritmanzia. – Ti avevo detto che sono stata arrabbiata con
Ron per mesi dopo
che era tornato da me e Harry l’anno scorso, no? Anzi, non
credo di averlo
ancora perdonato del tutto.”
“Come
sono andate le vacanze?”
Questa
volta Hermione alzò lo
sguardo.
“Bene.
– rispose precipitosamente.
– Sono andate bene. Benino.” aggiunse con un
sorriso.
“Sono
andate così male?” azzardò
Draco dopo qualche secondo di silenzio. Lei sospirò
profondamente e chiuse il
libro.
“Ron
ha cercato di convincermi a
lasciare Hogwarts per tutto il tempo, vedi un po’
tu.” rispose facendo
spallucce.
“Ancora?”
“Ancora.
Mi ha detto che l’offerta
di Shacklebolt è ancora valida, e potrei raggiungerli
immediatamente a Londra.
Sai, Harry, Ron e Neville hanno ricevuto una sorta di M.A.G.O. onorari,
e sono
stati ammessi tra gli Auror. Non pensavo che sarebbe stato
così stupido da
chiedermelo ancora, con i M.A.G.O. alle porte-“
“A
dire il vero manca ancora un
mese e mezzo.”
“-
e dopo avergli detto che non
avrei lasciato Hogwarts almeno un migliaio di volte. –
continuò Hermione senza
dar segno di aver sentito l’interruzione. – E poi
non mi sarebbero sembrati dei
veri M.A.G.O., regalati così. Loro erano contentissimi,
invece.”
“Forse
perché sapevano che questo
era l’unico modo per prenderli.” suggerì
Draco; lei gli rivolse
un’occhiataccia.
“E
poi, io avevo bisogno di tornare
a Hogwarts un’ultima volta. Non potevo lasciare che il mio
ultimo ricordo della
scuola fosse… quello. Insomma, lo sai.” disse
velocemente.
“Io
non sarei voluto tornare. Mia
madre ha insistito.”
Un
lungo silenzio.
“Sai
che anche Ginny ha lasciato la
scuola? Ha appena fatto un provino per una squadra di Quidditch, me
l’ha detto
durante le vacanze. Dopo Natale non è tornata. Ha detto che
non riusciva più a
stare lontana da Harry. Credo che tutti immaginassero che
anch’io avrei fatto
lo stesso, ma l’idea di lasciare la scuola non mi
è mai passata per la testa.
Neanche una volta. E’ una cosa tanto brutta?” disse
Hermione all’improvviso.
“No.
Non credo. Forse… forse hai
imparato ad amare di più te stessa, piuttosto
che… qualcun altro. Piuttosto che
Weasley. – rispose Draco soppesando attentamente le parole.
– Che tra l’altro è
un imbecille, secondo me.” aggiunse poi con un ghigno.
Hermione
rise. Non gli disse che
anche lei pensava la stessa cosa, ultimamente.
***
21/4/1999
Quando
Hermione arrivò, lui stava
sfogliando una rivista di Quidditch, ma solo con una mano; la sinistra
era
ancora impegnata a stringere e torturare la pallina arancione.
“Il
compito di Trasfigurazione è
andato così male?” gli chiese sedendosi vicino a
lui.
“Che
cosa? Come?...”
“Strizzi
quella povera pallina
dalla terza ora. Se continui così ti verrà un
crampo, come a Storia della
Magia.”
“L’avevi
notato?”
“Certo.
E avrei anche potuto
alleviarti il dolore con un incantesimo, ma era più
divertente continuare a
fare finta di prendere appunti mentre tu soffrivi in silenzio.
– gli rispose
con un sorriso soddisfatto. – Sono un’ottima
osservatrice.”
“Be’,
comunque sì, credo che sia
andato male. Ma posso sempre non scrivere questo voto ai miei genitori,
dopotutto. – disse facendo spallucce. – Comunque
questa pallina mi piace. Mi
rilassa. – qualche secondo di silenzio, un respiro profondo.
– Grazie.”
Hermione
gli sorrise.
“Se
vuoi, possiamo studiare un po’
insieme. A patto che tu non mi rallenti, ovviamente.”
***
22/4/1999
“Questi
posti sono liberi?”
Hermione
alzò lentamente lo
sguardo: Draco era in piedi di fianco alla prima fila di posti
dell’aula di
Incantesimi, e indicava i posti vicini a lei.
“Mi
sembra che l’aula sia piuttosto
libera.” gli rispose indicando con una mano la stanza intorno
a loro. Non era
ancora arrivato nessun altro.
“Lo
so. Ma io voglio sapere se
questi posti sono liberi.” disse ancora indicando le sedie.
Nonostante
settembre fosse passato
da molto tempo, Hermione non aveva mai perso l’abitudine di
mettere la propria
borsa sui due posti di fianco a sé. Harry e Ron arrivavano
sempre in ritardo.
“Certo.
– disse infine spostando la
borsa. – Non sto aspettando nessuno.”
Draco
si sedette lasciando un posto
libero tra loro.
“Dopotutto
non è così male, stare
nelle prime file. - Le disse tirando fuori piuma e pergamena. Poi prese
la
pallina dalla tasca dei pantaloni, e la fece rotolare verso di lei
lungo il
banco. – Tieni. Ti calmerà.”
Funzionò.
***
25/4/1999
“Buon
pomeriggio.” disse Hermione a
Draco quando entrò, lanciando e riprendendo la pallina
arancione. Ormai la
portava ovunque, ed era una discreta sostituta del Boccino.
“Ciao.
Cosa fai?” le chiese
appoggiandosi al muro vicino alla finestra. Era una bella giornata; la
maggior
parte degli studenti se la stava godendo nel parco, approfittando di
ogni
momento libero prima degli esami.
“Una
lettura di approfondimento,
ovviamente. Tu?” rispose sollevando il libro per mostrargli
la copertina.
“Scappo
dal resto della gente di
questa scuola, ovviamente.”
Si
scambiarono un sorriso complice.
Rimasero
entrambi in silenzio per
qualche minuto; Draco giocò con la pallina, Hermione fece
finta di continuare a
leggere. Poi lei si schiarì la voce.
“Immagino
tu sappia che io sono
Nata Babbana…” disse continuando a sfogliare
distrattamente il libro.
“Sì,
l’ho sentito dire in giro.” rispose
Draco.
“Non
so se qualcuno te l’ha detto,
ma prima di partire alla ricerca degli Horcrux, ho praticato un
Incantesimo di
memoria sui miei genitori; ho fatto in modo che non ricordassero di
avere una
figlia, e li ho… persuasi a trasferirsi in Australia. Dopo
la fine della guerra
sono andata subito a riprenderli, e sono riuscita a cancellare
l’incantesimo.
Ma il nostro rapporto non è più stato come prima.
– si soffermò a osservare un’immagine
del libro, come se stesse semplicemente parlando del tempo. –
Loro non mi hanno
mai detto niente, ma io l’ho capito. Anche durante le vacanze
di Pasqua… loro
hanno paura di me. Hanno paura della magia, ora.”
“Paura?
Li hai per caso Schiantati?”
“No,
no… - rispose Hermione
scuotendo la testa. Chiuse il libro. – Hanno paura di potersi
dimenticare quello
che stanno vivendo, un giorno; hanno paura che tutto questo sia solo
un’altra
illusione, come l’anno in Australia. Non ho fatto loro un
semplice Confundus:
loro erano convinti di non avere una figlia. Sapevano
di non avere una figlia. E ora hanno paura di me, e dei
miei poteri. Un colpo di quello che per loro è solo un
pezzetto di legno, e io
posso ucciderli. Non ho praticamente toccato la bacchetta per una
settimana.
Sembrava che dovessero avere un infarto da un momento
all’altro.” ridacchiò forzatamente.
Nemmeno lei lo trovava divertente. Draco si sforzò di fare
un sorriso.
“Mi…
non è bello. E’ molto triste.
Insomma… mi dispiace.” le disse lentamente.
“Non
dispiacerti. Non è colpa tua.
Te l’ho detto solo per farti capire che non sei
l’unico ad avere problemi con i
propri genitori. – sospirò profondamente. Si
alzò e diede un’occhiata fuori
dalla finestra. – C’è bel tempo. Che ne
dici di fare una passeggiata, nei
prossimi giorni?”
Draco
non riuscì a prendere al volo
la pallina che aveva appena lanciato. La recuperò
velocemente, arrossendo.
“Si…
si può fare. Sì, sì. Perché
no?”
rispose facendo spallucce.
“Ci
vediamo, allora.” rispose Hermione
andando via.
Eccomi
già di ritorno con un altro
capitolo! Ci ho messo meno del solito, e ho deciso di postarlo subito
perché per
i prossimi quattro giorni sarò in clausura totale e non
alzerò il naso dai
libri nemmeno per sbaglio, temo…
Be’,
ormai siamo a fine aprile, ed
è palese che Draco e Hermione hanno fatto passi da gigante
nel loro rapporto;
giugno si avvicina… spero che anche questo capitolo vi sia
piaciuto!
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 9 *** Capitolo IX ***
Capitolo
IX
28/4/1999
Alla
fine della lezione d’Incantesimi
Draco vide che Hermione stava sistemando i libri nella borsa con
insolita
lentezza. Normalmente era la prima ad uscire, per correre alla lezione
successiva o fare almeno una capatina in biblioteca. La
imitò, due file dietro
di lei, e le si avvicinò quando anche gli ultimi studenti se
ne furono andati.
“Oggi
niente biblioteca? Madama
Pince potrebbe preoccuparsi se non ti vede.”
“Ci
sono andata durante la pausa
pranzo. – gli rispose chiudendo la borsa. – Ti
avevo detto che aveva voglia di
fare una passeggiata.” aggiunse uscendo dall’aula.
“Con
i M.A.G.O. alle porte?”
“Mi
sono portata avanti nei giorni
scorsi. E poi possiamo sempre ripetere mentre camminiamo.”
“Più
avanti del solito? Non credo
di avere voglia di fare una passeggiata, se sono costretto comunque a
pensare
allo studio.”
“Sì,
più avanti del solito. Sei
pallido, hai bisogno di un po’ di sole.” gli
rispose guidandolo attraverso i
corridoi.
“Sono
sempre stato pallido. E poi
ti ricordo che siamo in Inghilterra, il nostro sole non riscalderebbe
nemmeno
con un incantesimo.”
“Sei
quasi simpatico, quando non
fai battute a sfondo razzista. Per di qua.” disse
precedendolo su una stretta
rampa di scale e poi in un angusto corridoio.
“Non
ho mai capito perché non
apprezzassi il mio senso dell’umorismo. – Hermione
gli rivolse un’occhiataccia.
– Ma dove stiamo andando?”
“Be’,
nel corso degli anni ho
imparato qualcosa da Harry e Ron, stranamente. – gli rispose
aprendo l’ennesima
porta. – Eccoci. Diciamo che non mi andava di passare dal
portone principale. E
poi quasi nessuno viene da queste parti.” continuò
indicandogli il prato che si
stendeva davanti a loro. Hermione scese i gradini al di là
della porta. Draco
la raggiunse, guardandosi attorno.
“Questo
sarebbe il retro della
scuola?”
“Sì.
Nessuno si spinge fino a qui,
di solito, solo coppiette in cerca d’inti- Hermione
s’interruppe, arrossendo. –
Mi ricorda un parco vicino a casa mia. Un parco Babbano.”
riprese cercando di
essere il più naturale possibile.
“Non
ho capito bene la parte sulle
coppiette.”
“Forse
perché non ho detto niente a
proposito.”
“Sei
proprio sicura?”
“Forse
ti preferivo quando facevi
il razzista.” disse Hermione allontanandosi. Draco la
seguì con un sorriso.
***
30/4/1999
“Oggi
niente passeggiata?” le
chiese Draco avvicinandosi, dopo che tutti gli altri erano usciti.
“Direi
di no. – rispose Hermione
indicando con una mano le grosse finestre dell’aula di
Antiche Rune. Pioveva a
dirotto. – Non mi sembri così
dispiaciuto.”
“Alla
fine la passeggiata dell’altro
giorno non è stata così male. Anche se sono
abbastanza convinto che tra quei
cespugli non ci fossero degli Schiopodi
fuggitivi…” le rispose con un
sorrisetto.
“Ancora
con questa storia? Non
avrei mai dovuto dirtelo, è solo una
stupidata…”
“A
dire il vero a me è sembrato
persino di riconoscere le Case di appartenenza di quei due.”
“Sai,
avevo appena finito di essere
arrabbiata con te per quella storia di Pasqua, ma adesso mi stai dando
nuovamente su i nervi.” disse Hermione prendendo la borsa ed
avvicinandosi alla
porta.
“Ehi,
non me l’avevi nemmeno detto!”
“Non
l’avevi chiesto. E comunque-“
la ragazza s’interruppe improvvisamente quando vide
Calì entrare di corsa nell’aula.
“Oh,
ciao. Ho dimenticato un libro,
e- iniziò vedendo Hermione. Poi vide anche Draco, subito
dietro la propria
compagna di Casa. – Ehm… Malfoy.”
aggiunse freddamente. Prese un libro da uno
dei banchi delle ultime file e se ne andò rapidamente,
facendo a Hermione solo
un cenno con la testa.
“Sbaglio
o ti ha lanciato occhiate
terrorizzate per tutto il tempo?” le chiese Draco.
“Non
sbagli. Credo fosse il suo
modo di dirmi ‘scappa finché puoi’.
– gli rispose Hermione. – Non ti ha…
dato
fastidio?”
“No.
Non particolarmente. – s’interruppe
un attimo, pensieroso. – Non più. –
aggiunse infine. – Voglio dire, finché la
mia reputazione tiene lontane persone come lei, tanto meglio. Sono
tornato a
Hogwarts per far contenta mia madre, non per farmi nuovi
amici.” continuò scrollando
le spalle. Sembrava tranquillo.
“Ti
mancano? – gli chiese in un
sussurro Hermione. – Intendo-“
“Tiger
e Goyle. – la interruppe
lui. – Sì. Un po’. – ammise.
– Goyle è riuscito ad evitare Azkaban, ma
è sotto
la stretta sorveglianza di un Auror. Può uscire di casa una
volta a settimana.
Sono stato decisamente il più fortunato tra i tre.”
Hermione
annuì in silenzio.
“Sono…
contenta che tu sia qui.” mormorò
uscendo dall’aula.
A
Draco sembrò quasi di averlo solo
immaginato.
***
1/5/1999
Quando
Hermione entrò nella stanza
Draco era già lì; torturava la pallina arancione
senza pietà. Brutto segno.
“Buongiorno.
Come mai così
mattiniero? – gli chiese sedendosi vicino a lui con un libro
in mano. Il
ragazzo si limitò a scrollare le spalle. – Capito.
– un lungo silenzio.
Hermione cercò qualcosa che già non sapesse
perfettamente sfogliando il libro.
Non lo trovò. – Mentre venivo qui ho visto la
professoressa McGranitt litigare
con Vitious. La cerimonia li sta facendo davvero impazzire…
- Draco annuì. – I
tuoi genitori… verranno? Domani,
intendo…”
“No.”
“E
tu?”
“No.”
“Non
pensi che potrebbe-“
“No.”
disse ancora una volta
alzandosi.
“Dove
vai?”
“Ho
da fare.” rispose. Mentì senza preoccuparsi
nemmeno di fingere in maniera credibile.
“Buona
giornata.” disse Hermione
quando lui era ormai lontano.
***
2/5/1999
Aveva
pensato a lui tutto il
giorno. Aveva pensato a lui anche mentre stringeva la mano di Ron, ed
asciugava
le sue lacrime.
Ron,
Harry e la famiglia Weasley se
n’erano andati da meno di due minuti quando lei
arrivò nella stanza; sapeva che
lui sarebbe stato lì.
“Ciao.”
disse Hermione. Draco era
appoggiato al davanzale della finestra e le dava le spalle. Non
trasalì quando
sentì la sua voce; la stava aspettando?
“Ciao.”
“Oh,
vedo che oggi hai più voglia
di parlare.”
“Un
pochino di più, sì. – disse voltandosi
con una smorfia. – Com’è andata la
cerimonia?”
“Bene,
direi. Lacrime a fiumi e
tante pacche sulle spalle. – rispose alzando le spalle.
– La fiera dell’ipocrisia.
La maggior parte delle persone presenti era lì solo per
mostrare agli altri di
esserci. Molti hanno già… dimenticato. Oppure
fanno finta di niente. Ogni anno
si mostreranno dispiaciuti per un giorno, e via.”
“Non
ti facevo così dura.”
Hermione
sbuffò.
“Persino
Ron… non l’ho sentito
parlare una sola volta di Fred negli ultimi cinque mesi. Ha preferito
fare
finta di niente. E’ più facile, te
l’avevo detto. E tu lo sai fin troppo bene,
vero? – gli chiese. – Non parlare dei tuoi genitori
non li farà scomparire.”
“Ah,
davvero? Potevi dirmelo prima.”
“Draco.”
disse Hermione perentoria.
Il ragazzo sobbalzò. Era la prima volta che lo chiamava solo
per nome. Ed era
la prima volta che usava quel tono così duro con lui. Il
pugno del terzo anno
gli sembrò improvvisamente niente più che una
carezza un po’ vivace.
“Io
non… non riesco a odiarli. –
balbettò Draco. – Forse l’ho fatto, per
un po’. Quando ero a Hogwarts, l’anno
scorso, li ho odiati per avermi messo in quella situazione, per aver
permesso
che lui prendesse il potere… ma allo stesso tempo ero
terrorizzato dal fatto
che potesse ucciderli. Sono tornato a casa, a Pasqua, perché
pensavo che
avrebbe potuto essere l’ultima Pasqua insieme. –
una risata amara. – A un certo
punto avevo intuito che non sarebbe andata come diceva Voldemort, ma
come
potevo ribellarmi contro tutto quello che mi avevano insegnato i miei
genitori?
Nonostante tutto, tu per me sarai sempre una Sanguesporco. E adesso so
che il
tuo sangue non c’entra niente con te, e con quello che sei,
eppure non posso
pensarla in un altro modo. E-“
“Piano,
piano, calmati…”
“Come
faccio a calmarmi? Loro sono
i miei genitori, e mi hanno rovinato la vita! Mio padre mi ha rovinato
la vita
quando più di vent’anni fa ha deciso di obbedire a
Voldemort. Eppure io avrei dato
comunque la mia vita per lui, e per mia madre. Sono tornato qua solo
per lei,
solo perché me l’ha chiesto… avrei
voluto scappare il più lontano possibile da
tutto e da tutti, ed invece sono rimasto. Non ho risposto a nessuno
sguardo
disgustato, a nessun insulto, solo per lei. Ma quando penso a quello
che mi
hanno fatto, vorrei romperle il collo a mani nude,
dannazione!” urlò
velocissimo, senza fermarsi un attimo. Buttò la pallina
arancione per terra con
rabbia; quella rimbalzò per la stanza un paio di volte,
prima di rotolare ai
piedi di Hermione.
“Draco…”
disse la ragazza
avvicinandosi. La sua voce ora era dolce.
“E’
la seconda volta che mi chiami
per nome nel giro di cinque minuti dopo sette anni che ci conosciamo,
lo sai?”
“E’
così… strano?”
“Sì.
Sì, è strano, Hermione.”
“Oh.
Già. E’ proprio strano…”
“Non
dovrei chiamarti così. Dovrei
solo insultarti, lo sai? Così mi è stato
insegnato. E come può un bambino
mettere in discussione ciò che gli insegna suo padre?
– lei fece per parlare,
ma lui la fermò con un gesto della mano. – Io non
voglio più farlo. Non voglio
più insultarti. Non lo meriti. –
continuò in un sussurro. – Non puoi immaginare
quanto mi costi dire una cosa del genere… non è
stato facile, per me. Non è che
il giorno dopo la battaglia ho smesso di pensare che i Mezzosangue
fossero
inferiori, e che Potter facesse schifo. Ho passato tutta
l’estate a odiarvi, a
stracciare ogni singola copia della Gazzetta in cui compariva una tua
foto
sorridente, mentre gli Auror ci confiscavano anche i candelabri per
controllare
che non fossero oggetti oscuri. Ora è diverso. Io sono
diverso. Vedo chiaramente
tutti gli errori dei miei genitori. Non li ho perdonati. Ma sono gli
unici
genitori che avrò mai… e sono contento che siano
vivi. Non sono fiero di quello
che hanno fatto, né di quello che ho fatto io. Sono stato
vigliacco e stupido.”
“Draco,
non-“
“Siamo
a tre volte. Potrei abituarmici.”
Hermione
sorrise.
“Non
avrei dovuto farti pressione
così. Scusa.”
“Non
riesci a resistere alla
tentazione di una cosa che non sai. Immagino che sia davvero difficile
tenerti
segreto qualcosa.”
“Non
era solo per quello. Tu mi hai
ascoltata, quando avevo bisogno di parlare. Mi hai aiutata…
almeno un po’.” rispose
Hermione esitante. Chi avrebbe mai detto che per una Grifondoro cuor di
leone
come lei sarebbe stato così difficile dire un semplice
grazie?
“Forse
un giorno dirò queste cose
anche ai miei genitori. Magari omettendo la parte in cui avrei voluto
ucciderli,
ecco… - disse
Draco. Aveva ancora le
guance rosse per le urla, ma sembrava più calmo. –
Penso che
andrò a cena. Sono stato qui tutto il
giorno per evitare incontri spiacevoli. – aggiunse
avvicinandosi alla porta. –
Buona serata.” concluse con un sorriso timido.
Mentre
le passava di fianco le mise
una mano sulla spalla, solo per un attimo. Quel contatto la
consolò molto più degli
abbracci e delle parole degli sconosciuti di quel giorno.
Quando
fece per andarsene, qualche
minuto dopo, si accorse che Draco si era dimenticato la pallina
arancione. La raccolse.
Finalmente
eccomi tornata! Scusate
per l’ennesimo ritardo, ma ovviamente subito dopo la fine
degli esami mi sono
beccata l’influenza, e la tesi non si sta rivelando
particolarmente rilassante…
XD
Alla
fine Draco è riuscito a
parlare dei suoi genitori, ma anche a fare il punto della situazione ad
un anno
dalla Battaglia di Hogwarts: per entrambi la vera cerimonia di
commemorazione è
stata questa conversazione, piuttosto che un rito vuoto… mi
rendo conto che
Hermione è stata molto dura, anche nei confronti di Ron, ma
ho immaginato che
lei si sia trovata spiazzata dal suo rifiuto verso il dolore. Sappiamo
che Ron
non è mai stato molto sensibile, mentre Hermione riflette
decisamente troppo su
tutto, e questa situazione alla lunga li ha allontanati. Spero che
abbiate
apprezzato il mio modo di descrivere il loro rapporto post-guerra. In
tutto
questo, comunque, si è inserito Draco con i suoi drammi...
Come
sempre ovviamente spero che vi
sia piaciuto anche questo capitolo!
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 10 *** Capitolo X ***
Capitolo
X
3/5/1999
Hermione
bussò sullo stipite della
porta; nella mano destra, sollevata all’altezza del viso,
teneva la pallina
arancione. Daco sollevò la testa ed uscì
rapidamente da sotto un vecchio banco.
“Cerchi
questa?” gli chiese con un sorriso.
“Sì,
sì! Dove l’hai trovata?”
“Qui,
dopo che ieri te n’eri
andato.” gli rispose lanciandogliela. Lui la prese al volo e
la schiacciò con
entrambe le mani un paio di volte, come per assicurarsi che nel
frattempo non
si fosse rotta.
“Aveva
il terrore di averla per-
s’interruppe un attimo, arrossendo. – Insomma, mi
sarebbe dispiaciuto perderla.
– continuò passando la pallina da una mano
all’altra. – Questa scena non ti
ricorda niente?”
Hermione
corrugò un attimo le
sopracciglia, perplessa, poi capì.
“La
lettera.”
“Già…”
“Ce
l’hai ancora tu?”
“Sì…
la rivuoi?”
Hermione
rimase in silenzio qualche
secondo, pensierosa.
“No.
– disse infine, decisa. – No,
non m’interessa più- E’ solo un pezzo di
carta. – aggiunse facendo spallucce. –
Adoro conservare le cose, ma probabilmente avrei dovuto bruciare quella
lettera
sin dall’inizio. In effetti, è stata la prima idea
che mi è venuta in mente
dopo averla letta la prima volta.”
“Sì,
forse sarebbe stato meglio.
Alla fine non sono mica riuscito a trovare qualcuno che si volesse
comprare
l’autografo di Weasley, lo sai? Mi sa che la sua
popolarità sta calando.”
Hermione
rise.
“Ah,
poi ieri mi sono dimenticata
di raccontarti la parte migliore della cerimonia. A metà del
discorso di
Kingsley Shacklebolt abbiamo sentito un urlo tremendo: a quanto pare la
bellissima Fleur Delacour non è poi così soave
nel bel mezzo del travaglio.”
“Cosa?”
“Le
si sono rotte le acque qui a
Hogwarts, con un mese d’anticipo rispetto alla scadenza;
è stata portata
d’urgenza al San Mungo, ho saputo stamattina che ha partorito
una bambina.
L’hanno chiamata Victoire.”
“Con
chi è sposata? So che è uno
dei Weasley, ma non mi ricordo assolutamente
quale…”
“Bill,
il maggiore. – rispose
Hermione. Draco scosse la testa. – Quello con le cicatrici
sul viso. Sai, è
stato attaccato da Greyback…”
“Ah.”
“Ma
non ha avuto nessun danno
collaterale, a parte un’improvvisa passione per la carne del
sangue. E le
cicatrici si vedono davvero poco, ormai. – disse velocemente
Hermione. – Lui
non incolpa te.”
“Ma
a tutti gli effetti è colpa
mia. Io ho fatto entrare i Mangiamorte a Hogwarts, quella notte. E lo
rifarei
altre mille volte per proteggere i miei genitori, lo sai.
Però… mi dispiace.”
“Oh,
non immagini che lui avrebbe
fatto a te per proteggere i suoi, di genitori. O quello che ti farebbe
ora se
potesse riavere indietro suo fratello Fred. Siamo dalla parte dei
buoni, ma non
siamo santi. – disse Hermione. – Lui è
andato avanti con la sua vita,
nonostante tutto. Nonostante la guerra. Forse dovresti farlo anche
tu.”
“Forse
dovresti farlo anche tu.” le
rispose Draco. Hermione annuì in silenzio.
“Già.
Forse dovremmo farlo anche
noi.”
***
6/5/1999
Lui
era già nella stanza quando
Hermione arrivò; stava leggendo i propri appunti, o
più probabilmente stava
cercando di decifrarli, a giudicare dalla sua espressione.
“Un
biglietto di congratulazioni
senza firma ed un mazzo di fiori che al tocco si è
trasformato in un pacco di
caramelle, eh. – gli disse sedendosi di fianco a lui. Draco
arrossì. – Me l’ha
scritto Ginny. Bill e Fleur non avevano idea di chi potesse essere il
mittente,
dato che anche George aveva negato.”
“Le
hai detto qualcosa?”
“Sì,
le ho scritto che la trovo
un’idea molto carina. – rispose Hermione con un
sorriso. – Ah, a proposito,
tieni.” Aggiunse prendendo dalla tasca del mantello una
caramella. Quando Draco
la toccò si trasformò in una margherita.
“Ehi,
io la volevo davvero quella
caramella!” protestò il ragazzo.
“Mi
dispiace, era l’unica che
avevo.”
“E
l’hai sprecata così?”
“Mi
sembrava un’idea carina. Te ne
prenderò altre la prossima volta che andrò a
Hogsmeade.”
“Ma
è tra quasi due settimane!”
“Non
credo che morirai, nel
frattempo. Dai, qual è il tuo gusto preferito?”
“Miele.”
“Miele?”
disse Hermione con una
smorfia.
“Sì,
miele. Non mi piacciono i
dolci troppo elaborati.”
“Ma
è… dolcissimo. Nauseante.”
“Meglio,
vuol dire che non dovrò
dividerle con te.” rispose fintamente irritato, ricominciando
a leggere i
propri appunti. Hermione tirò fuori dalla borsa un paio di
libri e cominciò a
studiare.
Non
si accorse di niente quando,
pochi minuti dopo, lui ripose con estrema cura la margherita tra le
pagine del
proprio manuale d’Incantesimi.
***
7/5/1999
“Senti.”
disse Draco
all’improvviso.
“Dimmi.”
lo incoraggiò Hermione
alzando lo sguardo dal libro.
“Domenica.
Ti va di fare un’altra
passeggiata? – le chiese così velocemente da
mangiarsi le parole. –
Volevo ripassare un po’.”
“Oh.
Si può fare, certo. Ripasso
generale o una materia in particolare.”
“Direi
generale, sì…”
“Sicuro?
Sei riuscito a recuperare
Trasfigurazione?”
“Certo.
– rispose Draco ostentando
sicurezza. – Dove ci vediamo?”
“Qui,
direi. Come sempre.”
***
9/5/1999
“Sei
sicura di dover andare da
questa parte? L’altra volta mi sembrava che fossimo andati a
sinistra…”
“Stai
davvero mettendo in dubbio la
mia memoria?”
“Forse.”
“Hai
fatto questo percorso solo una
volta!”
“Ho
un ottimo senso
dell’orientamento. E credimi, se vivi a Malfoy Manor te ne serve davvero
tanto.”
“Che
infanzia difficile… dev’essere
davvero traumatico crescere in una casa così grande da
potercisi perdere!”
“Mi
stai prendendo in giro?”
“Forse.”
“Be’,
non era divertente. Comunque
da piccolo adoravo girare per il Manor ed esplorarlo…
d’estate venivano sempre
i miei amici. – disse Draco. Hermione fece
un’espressione a metà tra
l’incredulo ed il perplesso. – E’
così strano pensare che i miei amici venissero
a trovarmi, ogni tanto?”
“Per
un attimo mi sono immaginata i
piccoli Tiger e Goyle seguirti in giro per il Manor. E sì,
è stato strano.”
“E’
strano perché tu hai visto il
Manor nel suo momento peggior. Prima era pieno di feste, fiori,
gente… e non
erano tutti Mangiamorte. Ora vengono a trovarci solo gli Auror per le
ispezioni.”
“Smetteranno
di farlo. E’ passato
poco tempo, lo sai… - disse Hermione aprendo una porta.
– Ed eccoci qui. Visto?
Se fossimo andati a sinistra ora saremmo nel bel mezzo del
nulla.” continuò
scendendo in giardino. Draco la seguì, respirando a fondo
l’aria fresca.
“Sai,
dopotutto… dopotutto Hogwarts
non è così male. Forse un po’ mi
mancherà. Giusto un po’. – disse il
ragazzo
guardando il castello. Hermione sorrise. – Che
cosa… che cos’era
quell’espressione?”
“Quale?”
“Come
se avessi appena scoperto un
foglio di pergamena con tutte le domande dei M.A.G.O..”
“Tsk,
io non ne avrei bisogno.”
“A
cosa stavi pensando?”
“A
niente.”
“Tu
non pensi mai a niente”
“Ai
fatti miei.”
“Non
è vero, non hai mai
quell’espressione quando pensi ai fatti tuoi!”
“E
da quand’è che tu saresti un
esperto delle mie espr-“
“Signorina
Granger? Signor Malfoy?”
la voce che aveva interrotto Hermione li fece congelare.
“Ehm,
professoressa McGranitt. – la
salutò la ragazza abbozzando un sorriso. Draco si
limitò ad un cenno con la
testa. – Stiamo facendo una passeggiata. Solo una
passeggiata.”
“Lo
vedo, signorina Granger. Buon
pomeriggio ad entrambi.” rispose l’anziana donna
allontanandosi. Ogni tra passi
si voltava a guardarli come se si aspettasse che iniziassero a
picchiarsi o
lanciarsi Maledizioni Senza Perdono da un momento all’altro.
“Stai
pensando quello che sto
pensando io?” le chiese Draco quando la professoressa fu a
debita distanza.
“Non
credo.”
“La
McGranitt si è vista con
qualcuno.”
“Eh?”
“La
McGranitt viene qui come tutti
gli studenti. Io scommetto su Gazza, tu che dici?”
“Io
dico che con un appartamento a
sua disposizione la McGranitt non ha decisamente bisogno di venire ad
imboscarsi tra i cespugli. Oh, Merlino, ho veramente risposto
seriamente ad una
stupidata del genere? Non dovevamo ripassare?”
“Se
proprio insisti…”
“Insisto.”
rispose Hermione
cominciando a camminare.
Eccomi
con il nuovo capitolo!
Questa volta ci ho messo molto meno del solito… XD
Allora,
a proposito di Victoire
Weasley: è canon il fatto che sia nata il 2 maggio, ma non
si sa con precisione
se sia nata uno o due anni dopo la Battaglia di Hogwarts. Io ho deciso
per un
anno dopo, con un bel parto in diretta durante la cerimonia.
Poi,
Hermione intuisce che è Draco
il mittente di quello strano mazzo di fiori perché alla fine
del capitolo IV
lui le aveva raccontato che sua madre trasfigurava per lui i fiori in
caramelle, in caso qualcuno se lo fosse dimenticato.
Spero
che vi sia piaciuto anche
questo capitolo!
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 11 *** Capitolo XI ***
Capitolo
XI
11/5/1999
“Stai
studiando?”
“Sì,
a differenza tua.”
“Anch’io
sto studiando!”
“Quella
povera pallina potrebbe
dire il contrario…”
Draco
infilò la pallina in tasca.
“Sono
nervoso. Manca meno di un
mese agli esami!”
“Ventisei
giorni, per la precisione.”
“Tu
non sei nervosa?”
“Un
po’. Ma meno degli anni scorsi.
Voglio dire, continuo a sognare la McGranitt che mi comunica di essere
stata
bocciata in tutte le materie, – e
di
passeggiare con te in quel parco Babbano, pensò
– ma temo che mi promuoveranno
anche se farò scena muta. Sono troppo famosa.”
“Che
terribile maledizione!”
“Tutti
si aspettano che vada bene
semplicemente perché è sempre stato
così… come se io fossi nata sapendo
già
tutto, e non passassi venti ore al giorno sui libri.”
“Potresti
stupirli tutti prendendo
una T in qualche materia…”
“Non
credo che ci riuscirei, sai?
La mia mano potrebbe cominciare a scrivere da sola.”
“Vabe’,
senti, sono troppo nervoso
per studiare; ti va una passeggiata? Senza ripasso.”
“Oh.
Mi… mi piacerebbe, mi piacerebbe
davvero, ma-“
“Devi
studiare, vero? – Hermione
annuì. – Non sei ancora arrivata al terzo
ripasso?”
“A
dire il vero sono al quarto, ma
non mi sento comunque molto pronta… - rispose la ragazza.
Draco sorrise, ma
sembrava deluso. – Senti, potremmo fare una passeggiata dopo
cena. Se mangiamo
presto abbiamo quasi due ore prima del coprifuoco.”
“Ma
così dovresti rinunciare al tuo
ripasso serale.”
“Posso
portarmi avanti adesso,
dormire un’ora in meno… oppure non farlo, per una
sera.”
“Ho
sentito bene?”
“Sì,
e non lo ripeterò. So già che
mi sentirò in colpa per almeno una settimana… -
rispose Hermione sbuffando. –
Ti va bene se ci vediamo direttamente alla porta sul retro? Pensi di
riuscire
ad arrivarci?”
“Arriverò
lì ancora prima di te. Ci
vediamo alle sette e venti.”
“Oh,
ecco il grande esploratore! –
disse Hermione vedendo comparire Draco dietro l’ultimo angolo
del corridoio. –
Sono solo le otto e cinque, cosa ci fai qui?”
“Molto,
molto divertente. Perché
non mi hai detto che i corridoi si muovono come le scale?”
“Forse
perché non si muovono? – rispose
Hermione aprendo la porta. – Quante volte ti sei perso, di
preciso?”
“Ho
perso il conto.” rispose Draco
con naturalezza.
“Stai
mentendo, vero?”
“Certo.”
***
13/5/1999
“Otto
meno dieci. Be’, almeno stai
migliorando.” disse Hermione guardando l’orologio.
“Mi
sono attardato a cena.”
“Quando
sono uscita dalla Sala
Grande alle sette e un quarto non c’eri già
più.”
“Sette
e un quarto? Come cavolo hai
fatto ad arrivare qui in cinque minuti? Ma soprattutto, come abbiamo
fatto a
non incontrarci?”
“Dev’essere
perché tu sbagli
strada, credo. Se vuoi possiamo incontrarci
nell’atrio.”
“No,
no, ce la posso fare.” rispose
Draco aprendo la porta.
“Scommetto
cinque galeoni che non
ce la fai nemmeno domani. – disse Hermione precedendolo in
giardino. – Oggi fa
freschino, non hai il mantello?”
“No,
e poi sono abituato all’aria
fresca di Malfoy Manor. Ah, domani sera porta i cinque
galeoni.”
***
14/5/1999
Draco
aveva il naso arrossato e
screpolato, la bocca semi aperta, il mantello e una sciarpa.
“Avrei
dovuto scommettere anche sul
fatto che ti saresti ammalato, lo sapevo. – disse Hermione
quando lui arrivò,
alle sette e trentacinque. – Hai portato i cinque
galeoni?”
“Do.”
***
15/5/1999
“Che
cosa?! – mormorò Hermione svoltando
l’ultimo angolo prima della porta. – Sei davvero
tu?” continuò avvicinandosi.
Draco
era appoggiato allo stipite
della porta, il mantello su un braccio e il naso di un colore
più chiaro.
“Credevi
forse che non ce l’avrei
fatta?”
“Certo.
Hai saltato la cena, vero?”
“Forse.”
“Secondo
me hai saltato anche il
pranzo.”
“Non
esagerare!”
“A
che ora sei partito per arrivare
qua in tempo?”
“Alle
sette… - iniziò Draco.
Hermione gli lanciò un’occhiataccia. -
… meno cinque.” concluse velocemente,
togliendosi comunque qualche minuto.
“Ora
che hai dimostrato che ce la
puoi fare ci vedremo nell’atrio? Sai, quando hai tardato
più di mezz’ora mi
sono preoccupata un po’.”
“Non
c’è bisogno di mandare una
squadra di Auror a cercarmi, non mi chiamo Potter.”
Hermione
gli fece una smorfia
mentre s’incamminava verso il Lago Nero. Le giornate si
stavano allungando, ma
il Lago s’intravedeva appena nella foschia della sera.
“Qualche
novità?” gli chiese.
“Direi
di no; ci siamo salutati
poco più di un’ora fa!”
“Già,
in effetti… Lavanda e Calì
iniziano a chiedersi dove sparisca tutti i pomeriggi e le
sere.”
“Come
sono perspicaci… da me non
chiede niente nessuno. Ci evitiamo. Forse un po’ ci
vergogniamo di essere
Serpeverde, sai…”
Camminarono
per qualche minuto in
silenzio.
“Se
tu sparissi, io me ne
accorgerei. E ti cercherei.” disse Hermione.
Gli
sfiorò la mano destra chiusa a
pugno, e lui l’aprì, cercando le sue dita.
Durò poco più di un’onda del lago.
Continuarono
a camminare in
silenzio, più vicini.
***
17/5/1999
Quando
arrivò nella stanza lei non
c’era; in compenso, però, su vecchio banco
c’era un sacchettino azzurro che era
sicuro di non aver mai visto prima. Quando si avvicinò vide
che c’era anche un
biglietto.
Ho
dovuto sostituire un Caposcuola di Corvonero, ma non volevo averti
sulla
coscienza. Spero di riuscire a venire più tardi.
H.
p.s.
Mi devi ancora cinque galeoni.
Draco
sorrise ed aprì il sacchetto:
era pieno di caramelle al miele.
Eccomi
qui con il nuovo capitolo!
Spero di riuscire a pubblicare una volta a settimana, ma in ogni caso
non vi
farò aspettare più di due settimane…
tanto più che ci stiamo avvicinando alla
fine!
Da
adesso in poi i rapporti tra
Draco e Hermione saranno molto più rilassati, e
sarà tutto in discesa, almeno
fino al 6 giugno… spero che anche questo capitolo vi sia
piaciuto e di avervi
messo un po’ di curiosità!
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 12 *** Capitolo XII ***
Capitolo
XII
18/5/1999
“Ciao.
– disse Hermione entrando
nella stanza. – Allora, le caramelle andavano bene?”
“Più
che bene.” rispose Draco
mostrando il sacchetto semivuoto.
“Le
hai mangiate tutte tu?!”
“No,
sono andato in giro per la
scuola a regalarle. Certo che le ho mangiate io!”
“Forse
hai esagerato un po’, sai?”
“Erano
troppo buone, e poi ero in
astinenza. A proposito, ce n’erano alcune che non erano solo
miele, giusto?”
“Ho
pensato di metterne anche un
paio al miele con l’arancia, giusto per non farti morire di
carie. – Draco le
lanciò uno sguardo perplesso. – Una roba da
Babbani.”
“Qual
è il tuo gusto preferito?”
“Arancia.
Ma è una bella lotta con
la fragola, sai?”
“Oh,
Merlino, io non sopporto le
fragole, hanno un profumo nauseante. Dove hai preso queste
caramelle?”
“Alcune
a Mielandia, ieri, altre me
le ha… be’, me la ha spedite mia madre. Sono
Babbane.” rispose Hermione
cautamente.
“Ah.
Sono… buone. Davvero
buonissime. – disse Draco scartando lentamente
l’ennesima caramella. – Come
sono veramente i Babbani? Non ho mai seguito Babbanologia, sai
com’è…”
“Loro
sono… persone normali, credo.
Più simili a noi di quanto puoi immaginare.”
“Ma
come fanno a fare le cose senza
magia? Voglio dire… alcune cose proprio non si possono
fare.”
“No,
infatti per quello ci sono i
libri. Credo che i Babbani abbiano molta più fantasia di
noi. E poi hanno
inventato un sacco di oggetti per aiutarsi: oggetti per volare, oggetti
per
spostarsi più velocemente… oggetti per
uccidere.”
“Uccidere?
E perché i Babbani dovrebbero
uccidersi tra di loro?”
“Per
lo stesso motivo per cui sono
morti tanti maghi: si ritengono superiori agli altri. –
rispose Hermione. Draco
annuì in silenzio. – I Babbani hanno inventato
armi che potrebbero uccidere
centinaia di migliaia di esseri umani in pochi secondi. Non Babbani o
maghi:
esseri umani. Solo perché ritengono che il colore della loro
pelle sia
migliore, la loro religione più vera, le loro pretese
più fondate.”
“E’
davvero… davvero per questo che
uccidono? Il colore della pelle? E’ stupido.”
“Lo
so. Così come è stupido
attaccarsi ad inutili questioni di sangue. –
ribatté Hermione. Questa volta
Draco non annuì, ma serrò la mascella. Sapeva che
il suo ragionamento non
faceva una grinza. – A undici anni sono uscita dal mondo dei
Babbani; era
troppo stretto per me, troppo piatto. Ero convinta che il mondo dei
maghi
sarebbe stato bellissimo, perfetto. Che mi sarei sentita finalmente a
casa. Sai
anche tu quello che ho trovato.”
“Insulti.
Odio. – disse Draco a
bassa voce. – Me.”
“Ho
trovato esattamente ciò che
avevo già conosciuto tra i Babbani. Per questo credo che i
maghi non siano
superiori ai Babbani. E nemmeno così diversi. –
replicò Hermione facendo
spallucce. – Sai, in alcuni paesi Babbani Blaise Zabini
verrebbe discriminato
per la sua pelle scura.”
“Cosa?
Ma la sua famiglia è tra le
più antiche d’Inghilterra!”
“Lo
chiamerebbero negro e gli
direbbero che è nato per servire ed essere calpestato. Ti
ricorda qualcosa?”
“La
magia è potere. Il Ministero e…
la statua…”
Rimasero
in silenzio qualche
minuto.
“Io
non… non avrei voluto
raccontarti tutto questo. Volevo solo farti capire che maghi e Babbani
sono fin
troppo simili.” disse Hermione rompendo il silenzio.
“Tu…
tu sei una strega potente.
L’ho visto più volte. – rispose Draco
esitante. – Più forte di tanti
Purosangue. Decisamente non sei fatta per servire. E sei difficile da
calpestare. – Hermione arrossì, sorridendo.
– Ci ho solo messo più tempo a
capirlo.” aggiunse porgendole una caramella.
***
20/5/1999
“Be’,
direi che qui va bene.” disse
Hermione indicando l’ombra di un albero.
“Ma
no, non vedo che entro cinque
minuti arriverà il sole? Andiamo più in
là! – sbuffando, Hermione seguì il
ragazzo verso l’albero successivo. – No, no, questo
non va bene, ci sono tutte
le radici a vista, sarebbe scomodo stare per terra.”
“Ho
la vaga impressione che tu stia
volutamente tergiversando per non iniziare a studiare, sai?”
“Ma
figurati, cosa ti viene in
mente? Ah, ecco, quell’albero sembra perfetto, guarda!
– rispose Draco
allontanandosi da lei. – Ah, no, scherzavo, non mi
piace.”
“Ok,
ora l’impressione è meno vaga.
Dopo un quarto d’ora di ricerche direi che mi
accontenterò dell’ombra di questo
albero. – disse Hermione risoluta. – Tu fai un
po’ come vuoi, ma ricordati che
io ho una coperta.” aggiunse estraendo dalla borsa una larga
coperta colorata.
Draco la osservò stenderla con cura all’ombra
dell’albero, per poi sedercisi
sopra.
“Sei
sempre così organizzata?”
“Ovviamente.”
rispose lei aprendo
un libro.
“E
c’è uno spazietto per me nella
tua… organizzazione?” le chiese vago.
“Oh,
giusto un angolino.” rispose
Hermione indicando la coperta.
***
22/5/1999
“Senti.”
disse Draco
all’improvviso.
“Dimmi.”
rispose Hermione alzando
lo sguardo dal libro. Il ragazzo era seduto di fianco a lei, appoggiato
a
quello che era già diventato il loro
albero.
“Ti
ricordi quella volta che mi hai
chiesto qual era la mia materia preferita, e cosa volevo fare dopo
Hogwarts? –
Hermione annuì. – Io… io credo che mi
piaccia Pozioni. E’ la materia che
m’interessa di più. E non perché
Lumacorno è il Direttore di Serpeverde. – si
affrettò a spiegare. – Mi è sempre
piaciuta, anche quando c’era Piton.”
“Be’,
lui non hai mai fatto mistero
della sua… preferenza nei vostri confronti.”
“Dici?
Non me n’ero mai accorto. –
rispose con un ghigno. Hermione gli diede una leggera spinta sulla
spalla. – Al
quinto anno ho fatto l’orientamento professionale con Piton
senza troppo
interesse; sapevo già cosa sarei diventato. Poi quella
carriera si è rivelata…
non più praticabile. C’è stato un
periodo in cui credevo che non l’avrei
nemmeno avuta, una carriera.”
“E
ora?”
“Ora
credo che una vita tra
ingredienti ed ampolle sia preferibile ad una tra le persone.
– Hermione aprì
la bocca per replicare, ma lui la bloccò con un gesto della
mano. – Tra qualche
anno si saranno stancati di parlare dello studente che ha cercato di
uccidere
il Preside, o dello stimato consigliere del Ministero con il Marchio
Nero. Per
allora io sarò uno stimato pozionista.”
continuò. Era sicuro e tranquillo.
Hermione sorrise.
“Be’,
forse puoi fare un altro
orientamento con Lumacorno. E se per lui è troppo tardi,
potrei accompagnarti
in biblioteca; nella sezione di Pozioni ci sono un sacco di libri sulle
Scuola
di Specializzazione.”
“Hermione
Granger che fa da guida a
Draco Malfoy? A Madame Pince potrebbe venire un colpo!”
scherzò Draco.
“Oh,
se non è venuto alla McGranitt
l’altro giorno, direi che è salva.”
“Andiamo
subito?”
Hermione
annuì all’istante.
***
24/5/1999
“…
e quindi bisogna allungare
l’ultima sillaba e intanto muovere il polso verso sinistra,
capito? – nessuna
risposta. – Draco? – Hermione alzò lo
sguardo dal libro d’Incantesimi; il
ragazzo era sdraiato sulla coperta con lo stesso libro aperto sulla
pancia, e
gli occhi chiusi. – Be’, almeno non
russa.” disse sbuffando.
Era
la prima volta che lo guardava
così da vicino, e sicuramente anche la prima volta che lo
vedeva così
rilassato; le mani appoggiate sul libro, i piedi incrociati, i capelli
appena
smossi dal vento… Hermione aveva già allungato
una mano verso quei capelli così
dorati, quando lui riaprì lentamente gli occhi.
La
ragazza ritirò la mano e
tossicchiò nervosamente.
“Stavi
riposando gli occhi?” gli
chiese ironica.
“Non
è colpa mia se la tua voce
concilia il sonno…” rispose Draco stiracchiandosi.
“Che
cosa?! La mia voce non
concilia il sonno! Avrei dovuto svegliarti con un librata in teta. Ah,
a
proposito, mi sono appena ricordata che mi devi ancora i cinque galeoni
della
scommessa; sei pregato di pagare.”
Draco
fece un sorriso furbo.
“Oh,
quelli… ci sto lavorando.
Dovrebbero arrivare domani.”
***
25/5/1999
Hermione
stava per versarsi un
bicchiere di succo di zucca, quando un gufo atterrò proprio
di fianco a lei
rovesciando la caraffa; sembrava stremato, e in effetti portava un
pacchetto
davvero grosso.
“Ragazze,
conoscete questo gufo?”
chiese perplessa a Lavanda e Calì, sedute vicino a lei.
“No,
a ma a giudicare dal modo in
cui ti fissa direi che è venuto per te.” rispose
Lavanda. Hermione si allungò
per guardare il biglietto sul pacchetto.
“Credo
che stia fissando con più
interesse la mia colazione, piuttosto che me, ma effettivamente
c’è il mio
nome.” disse spezzettando una fetta di pane tostato per il
gufo. Appoggiò i
pezzettini davanti a lui e svolse il filo che legava il pacco alla sua
zampa.
“Uh,
sarà un regalo di Ron?” chiese
entusiasta Calì avvicinandosi.
“Non
credo…” rispose Hermione
strappando la carta che avvolgeva il pacchetto. Non aveva ancora
trovato il
tempo – o la voglia? – di rispondere alla sua
ultima lettera, arrivata una
settimana prima, e lui non aveva certo insistito. Riceveva
più lettere da
Ginny, ormai.
Hermione
spostò la carta strappata
ed aprì infine il pacco; Lavanda e Calì erano
alle sue spalle, curiose.
“Caramelle?
– disse Lavanda quando
vide il contenuto del pacchetto. – Saranno centinaia! Chi
cavolo può averti
mandato tutte queste caramelle?”
“Oh…
i miei genitori. Come buon
augurio per gli esami.” mentì Hermione con un
sorriso.
Quando
le due ragazze si furono
allontanate, deluse dal contenuto del pacchetto, Hermione
affondò una mano tra
le caramelle, tutte rigorosamente all’arancia. Con un
po’ di fatica trovò
quello che stava cercando: un piccolo pezzo di pergamena ripiegato.
Ecco
i tuoi cinque galeoni. Purtroppo non avevano nemmeno una caramella alla
fragola; un vero peccato…
D.
Hermione
alzò lo sguardo verso il
tavolo di Serpeverde; Draco le fece un cenno con la mano, sorridendo.
Eccomi
qui con il nuovo capitolo, addirittura
con un giorno d’anticipo! XD So già che domani non
potrò aggiornare, e dato che
il capitolo era già pronto non volevo farvi
aspettare… ci tengo davvero a
ringraziare tutte le persone che continuano a seguire e commentare la
mia
storia: grazie, grazie e ancora grazie! J
Mi fa davvero
piacere che la mia storia vi stia piacendo, e sono sempre lusingata
dalle
vostre belle parole.
Poi,
un paio di note: non ricordo
che la Rowling abbia mai specificato i gusti preferiti di Hermione in
fatto di
caramelle, quindi li ho inventati di sana pianta. Idem per quanto
riguarda
Draco ed il rapporto con i suoi genitori. Poi, la statua del Ministero
cui si
riferiscono nella prima scena è quella posta
nell’Atrio dopo la salita al
potere di Voldemort, e che Hermione, Harry e Ron vedono durante il loro
blitz:
due Purosangue seduti su sedie fatte da persone, ovvero Mezzosangue e
Babbani.
Ho immaginato che anche Draco abbia avuto la possibilità di
vederla.
Per
quanto riguarda il razzismo: mi
rendo conto che è un argomento molto serio e sempre
d’attualità, perciò non ho
nessuna pretesa di trattarlo in modo approfondito. Ho immaginato che
Hermione,
da emarginata nel mondo dei maghi sempre pronta a difendere i diritti
dei più
deboli, avrebbe potuto pensarla così anche riguardo il
razzismo nel mondo dei
Babbani. Il paragone tra i due mondi ed i motivi di odio mi sembra
calzante e
facile; dopotutto, anche Draco Malfoy l’ha capito. XD
Spero
che anche questo capitolo vi
sia piaciuto! A presto,
Contessa
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Capitolo 13 *** Capitolo XIII ***
Capitolo
XIII
25/5/1999
“Ciao.
– disse Hermione quando
Draco entrò nella stanza. – Grazie per
il… pagamento.”
“Avresti
preferito del vile
denaro?”
“Oh,
no, le caramelle vanno
benissimo. Ho rimpicciolito il pacchetto e l’ho infilato
nella borsa.”
“Quindi
oggi, a Storia della
Magia…”
Hermione
arrossì appena.
“Diciamo
che potrei aver mangiato
un paio di caramelle durante la lezione.”
“Un
paio?” le chiese Draco
sedendosi vicino a lei.
“Vabe’,
quattro. Sono troppo buone,
dove le hai prese? A Mielandia non le vendono.”
“In
un negozietto a sud di Londra,
e non puoi immaginare quanto ci ho messo a trovare un posto che le
facesse; a
quanto pare la gente preferisce il brivido delle Gelatine Tuttigusti +1
piuttosto che delle semplici caramelle monogusto.”
“Grazie.
Davvero. – disse Hermione
con un sorriso sincero ed emozionato. – Anche se avresti
potuto variare un po’,
eh; solo arancia…”
“Ma
non sono tutte all’arancia. –
ribatté Draco. Lei gli lanciò
un’occhiata perplessa. – Ne ho messa anche una al
miele.” disse con un ghigno.
“Oh,
la troverò prima di quanto
immagini.” replicò lei infilando una mano nella
borsa.
***
27/5/1999
“Posso
farti una domanda?” le
chiese Draco all’improvviso. Hermione alzò lo
sguardo dal libro di Erbologia;
una leggera brezza mosse le foglie dell’albero sopra di loro.
“Certo.”
“Qual
è il tuo colore preferito?”
“Come,
scusa? Credevo volessi
chiedermi qualcosa di Erbologia.”
“Ah,
no, no. Non ne ho bisogno.”
“Sicuro?
Mancano solo-“
“Undici
giorni all’inizio degli
esami, lo so.”
Hermione
sbuffò.
“E’
l’azzurro. Be’, non proprio
solo l’azzurro, a dire il vero; mi piacciono tutte le sue
tonalità, dal cielo
al mare. – e quella punta di
azzurro nei
tuoi occhi grigi quando c’è il sole.
– A casa la mia camera è tutta
azzurra. E tu?”
“Oh,
la mia camera ha una vecchia
tappezzeria orrenda.”
“Intendevo
il tuo colore
preferito.”
“Ah,
il verde. – disse subito Draco
convinto. All’inizio non si accorse neanche di mentire. –Ma non quello
di Serpeverde, quello è troppo
scuro. – rosso, come le tue labbra
che
mordicchi mentre studi. – Mi piace il verde chiaro,
del prato intorno a
Malfoy Manor, dei giardini… - le
labbra
con cui mi parli nella realtà e mi baci solo nei sogni...
– E poi il verde
dell’acqua di alcuni fiumi.”
“Preferisci
andare al mare o in
montagna?”
“Ho
sempre passato tutte le estati
a Malfoy Manor, a parte qualche viaggio. Tu?”
“Montagna.
Mi piace cercare posti
isolati e tranquilli per-“
“Leggere?”
“Già.
Al mare c’è troppa gente. Mi
piace d’inverno, anche se è un po’
triste. – disse la ragazza. – Quanti paesi
hai visitato?”
“Tanti.
Alcuni non li ricordo
neanche, ma ho album pieni di foto; mia madre adorava fotografare
qualsiasi
cosa. Sai, quando mio padre collaborava con il Ministero partecipava a
molte
ambascerie… - rispose Draco lentamente. Hermione lo
incoraggiò con un cenno
della testa. – Siamo stati in Francia, Spagna, Germania,
Grecia, Egitto, India…
una volta anche in Giappone. E poi in Russia. La seconda volta che mio
padre è
stato invitato mia madre si è rifiutata di venire. Troppo
freddo. Mi ha portato
in Corsica una settimana, solo io e lei. Adora il mare. –
continuò con sguardo
malinconico. – E tu?”
“Oh,
sono stata parecchie volte in
Francia con i miei genitori, poi in Italia, e una volta in Spagna. Mi
piacerebbe da morire andare in Egitto; da piccola, alla scuola Babbana,
ero
affascinata dalle piramidi. Sono piedi da quasi cinquemila anni e
nessuno sa
ancora come siano state costruite. Nessun Babbano, almeno. A undici
anni ho
scoperto che c’era lo zampino dei maghi.”
“Di
solito quando i Babbani non
capiscono qualcosa ci sono sempre dietro i maghi. –
ridacchiò Draco. – A me
piacerebbe andare in Nuova Zelanda. Ho sentito che ci sono
più pecore che
maghi. Amo i grandi spazi.”
“E
come hai fatto a condividere la
stanza con gli altri, qui a Hogwarts?”
“E’
stato tremendo. Gente ovunque,
rumori, disordine… è per questo che giravo con
Tiger e Goyle; tutti si
zittivano e mi giravano alla larga. – rispose con un sorriso
Draco. – E qual è
la tua bibita preferita?”
“Tè
al limone. – rispose Hermione.
Lui fece un’espressione disgustata. – Non dirmi che
sei uno di quelli cui piace
alla pesca.”
“Lo
ammetto, sono uno di quelli.
Voi, piuttosto: tè al limone? Il solo odore mi fa stare
male.”
“Intendi
profumo.”
“No,
no, intendo odore. E il tuo
cibo preferito? Escludendo le caramelle all’arancia,
ovviamente.”
Parlarono
fino all’ora di cena.
Entrambi dissero di non avere poi così tanta fame;
continuarono a parlare.
***
29/5/1999
“Uh,
l’altro giorno mi sono
dimenticato di farti un paio di domande.” disse Draco
sollevando lo sguardo dai
propri appunti.
“A
dire il vero anch’io. – rispose
Hermione. – Prima tu.”
“Be’,
io ho parlato della mia
materia preferita e di quello che vorrei fare dopo Hogwarts, ma tu non
me l’hai
mai detto. Perciò, qual è la tua materia
preferita?”
“Non
ho una materia preferita.”
“E’
impossibile!”
“Be’,
mi piacciono tutte le
materie. Tutte le materie che seguo, almeno.”
puntualizzò Hermione.
“E
quelle che non segui?”
“Non
sono neanche materie vere.
Divinazione e Cura per le Creature Magiche; Hagrid era bravo, ma non mi
sentivo
molto a mio agio con un libro che cercava di mangiarmi, sai
com’è…”
“Penso
che nessuno si sentisse a
proprio agio, a parte Hagrid. Ed eviterò di fare ulteriori
battute su di lui…”
“Grazie.
E Divinazione… immagino tu
sappia cos’è successo durante l’ultima
lezione che ho seguito, no?”
“Oh,
sì, me l’hanno raccontato.
Avrei davvero voluto vederti!” disse Draco ridendo.
“Tutte
le altre materie mi
piacciono, semplicemente perché… be’,
perché mi piace sapere tutto. Mi piace
leggere, mi piace imparare, mi piace scoprire. D’estate do
anche un’occhiata ai
programmi delle scuole Babbane dei miei coetanei, giusto per avere
un’idea di
quello che fanno.”
“Sai
che sapere tutto è
impossibile, vero?”
“Certo.
E’ per questo che è così
interessante: c’è sempre qualcosa di nuovo,
qualcosa di non letto, qualcosa che
potrebbe interessarmi… ogni volta che penso a tutti i libri
che non sono ancora
stati tradotti nella nostra lingua mi viene il nervoso.”
rispose Hermione con
una smorfia.
“Sai
anche che cercare di sapere
tutto non è un lavoro, vero?”
“Purtroppo.
Ma usare quello che so per
cercare di proteggere i più deboli lo è.
– rispose Hermione. Draco corrugò le
sopracciglia in un’espressione interrogativa. – I
Mezzosangue non sono stati
gli unici ad essere emarginati in tutti questi anni; io vorrei fare
qualcosa
per migliorare le condizioni di elfi, goblin… anche giganti,
con le dovute
precauzioni. Tutte le minoranze che sono state sfruttate. Per alcune
cose i
maghi sono rimasti al Medioevo, dal punto di vista legale. E
c’è così tanto da
sistemare, anche se Voldemort è rimasto al potere poco meno
di un anno… non sappiamo
ancora con certezza quante leggi siano state modificate.”
“Sarai
terribile, sul lavoro, vero?”
“Lo
spero proprio.”
“E
tu cosa volevi chiedermi?”
“A
che ora sei nato?”
“Come?”
“A
che ora sei nato! Lo sai, no?”
“Alle
20.13. Perché?”
“Oh,
lo scoprirai alle 20.13 del
cinque giugno. – rispose Hermione con un sorriso sornione.
Un’improvvisa folata
di vento la fece rabbrividire. – Uh, oggi fa freddo; credo
che non potremo
rimanere fuori fino al coprifuoco. Torniamo dentro?”
“Sì
sì. Guarda che nuvoloni… entro
mezz’ora starà diluviando.” disse Draco
alzandosi dalla coperta. Hermione lo
imitò, ma nel farlo le scivolò dalle mani il
libro di Trasfigurazione. Un’altra
folata fece girare velocemente le pagine, facendo volare fuori un
foglietto.
La
ragazza scattò, ma Draco fu più
veloce; prese il pezzo di pergamena prima che potesse andare troppo
lontano.
Hermione arrossì mentre lui le porgeva il foglio.
“Grazie…
- balbettò infilandolo
velocemente nella borsa. – Ecco dove l’avevo messo,
non lo trovavo più…”
Draco
sorrise mentre l’aiutava a
piegare la coperta.
Aveva
riconosciuto subito quel
pezzo di pergamena; gliel’aveva mandato lui, dopotutto. Era
la pergamena tra le
caramelle.
***
30/5/1999
“Hai
sentito che temporale,
stanotte?” le chiese Draco tenendole la porta aperta.
“Terribile.
Anche se la torre è
protetta dalla magia un paio di volte ho temuto davvero che stesse per
crollare. – rispose Hermione uscendo in giardino. –
Giù da voi com’è stato?”
“Non
bello. Una leggera pioggia mi
aiuta a dormire… con quel diluvio avevo paura di morire
affogato.”
Delle
urla provenienti dalla porta
principale fecero accelerare loro il passo.
“Merlino,
ancora? E’ tutto il
pomeriggio che festeggiano! Allontaniamoci il più
possibile.” disse Hermione
camminando spedita.
“Cerca
di capirli, quelli di
Tassorosso non hanno mai niente da festeggiare…”
“Da
quanti anni non vincevano la
Coppa del Quidditch?”
“Credo
che non l’abbiano mai vinta…”
“Dai!”
rise Hermione dandogli una
piccola spinta.
“Sinceramente
non lo so. Molto
tempo, sicuramente. Ma per me quest’anno praticamente non
conta, l’unico
avversario serio era Corvonero! Serpeverde e Grifondoro avevano delle
squadre
decimate… - rispose Draco scrollando la spalle. –
Sapevo che senza di me quei
cretini non avrebbero avuto nessuna possibilità di
vincere…”
Hermione
pensò che con gli
allenamenti Draco avrebbe avuto molti meno pomeriggi liberi, e
trovò un lato
positivo nella sua tristezza. Ma non glielo disse.
“Non
ci sono più nuvole. – disse dopo
un po’ la ragazza, indicando il cielo limpido che si stava
scurendo
velocemente. – E’ una bella serata.”
“Già.
E’ proprio una bella serata…”
rispose Draco, senza degnare il cielo di un’occhiata.
Camminavano
vicini. Quando le loro
mani si sfiorarono, lui non si scusò come faceva
all’inizio. Gliela prese
delicatamente, con naturalezza.
Hermione
non disse
nulla. Sorrise al cielo.
Eccomi
qui! Scusate per il ritardo,
ma non sono proprio riuscita a terminare il capitolo per settimana
scorsa, e
non volevo scriverlo di fretta… nei prossimi giorni
risponderò anche alle
vostre gentilissime recensioni! J
Poi,
qualche nota veloce: come
sempre, tutte le preferenze espresse dai personaggi sono inventate. Non
mi
sembra proprio che la Rowling abbia scritto qualcosa in proposito,
così mi sono
presa qualche libertà. Non abbiamo notizie nemmeno sul
Campionato di Quidditch
del 1999, così ho regalato la vittoria ai Tassorosso.
Volevo
anche dirvi che mancano
quattro capitoli alla fine della storia, quindi all’incirca
altre quattro
settimane, se riesco ad essere puntuale (e spero proprio di
riuscirci!).
Settimana prossima arriveremo al tanto fantomatico sei
giugno… per chi non lo
sapesse, il compleanno di Draco è il cinque giugno (e almeno
questo è canon!).
Spero
che vi sia piaciuto anche
questo capitolo, come sempre.
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 14 *** Capitolo XIV ***
Capitolo
XIV
1/6/1999
Draco
le arrivò alle spalle in
silenzio; la osservò per qualche secondo scrivere
freneticamente su una
pergamena, poi si sedette di fianco a lei.
“Ciao.”
disse a bassa voce. Prima
ancora che avesse finito la parola lei gli aveva già puntato
la bacchetta al
petto.
“Che
diamine?! Mi hai spaventata.
Non si arriva così alle spalle della gente!”
sussurrò Hermione infilando di
nuovo la bacchetta nel mantello.
“Per
fortuna non ti ho appoggiato
una mano sulla spalla…”
“In
quel caso non sarei riuscita a
trattenere uno Schiantesimo, mi dispiace. Sei
silenziosissimo!”
“E’
un complimento?”
“Sì,
certo. Non è facile cogliermi
alla sprovvista. – rispose Hermione. – Ma non
dovevamo vederci dopo nel parco?”
“C’è
un vento tremendo, così ho
pensato di venire a farti compagnia. Ci ho messo quasi venti minuti a
trovarti,
questa biblioteca è un labirinto.”
“Be’,
io mi metto sempre qui
proprio per evitare la compagnia, sai
com’è… niente di personale, ma non mi
lasci concentrare nemmeno per cinque minuti di fila.”
“Però
ammetterai che sono molto più
simpatico dei libri! – esclamò Draco con un
ghigno. Hermione lo fissò in
silenzio. – Dovresti concordare con me, adesso.”
“Sai,
credo che dipenda dal libro.
Ogni tanto perdi il confronto. – gli rispose ridacchiando.
Draco fece un’aria
offesa. – Senti, se ti va di aspettare qualche minuto
possiamo andare via
insieme; devo solo finire uno schema.” aggiunse indicando la
pergamena.
“Ok,
nel frattempo fingerò di
ripassare un po’.” rispose lui prendendo un libro a
caso dalla borsa. Hermione
ricominciò a scrivere.
Dopo
meno di trenta secondi il
ragazzo cominciò a schiarirsi la voce in maniera sempre
più forte; tossicchiò
finché Hermione non riappoggiò la piuma e si
girò verso di lui.
“Sì?”
“Ecco,
vedi, mi è sembrato di
capire… ho intuito, diciamo… be’, hai
comprato un regalo per il mio
compleanno?”
“Sì.”
“Perché?”
Hermione
si mordicchiò
pensierosamente un labbro – senza nemmeno immaginare
l’effetto che quel gesto
aveva di solito su Draco – e sfiorò il tavolo con
la piuma.
“Ho
pensato che potesse… farti
piacere. – rispose infine lentamente. Non sembrava
particolarmente convinta di
quello che aveva detto. – E perché fa piacere
anche a me, farti un regalo. Sai,
dato che… insomma...”
“Dato
che?”
“Dato
che siamo… amici? – chiese
Hermione esitante. – Faccio sempre un regalo ai miei amici, e
tu… negli ultimi
mesi abbiamo… - un pesante rumore di passi riscosse la
ragazza, che abbassò
nuovamente la testa sul libro. – Madama Pince!”
bisbigliò velocissima
scarabocchiando qualcosa sulla pergamena.
Draco
riaprì il libro che aveva in
mano proprio quando la donna passò di fianco al loro tavolo.
Non ebbero nemmeno
il coraggio di rialzare la testa finché i suoi passi non
risuonarono in
lontananza.
“Appena
in tempo…”
“Già,
per fortuna lei non ha il tuo
passo leggero. – rispose Hermione radunando velocemente le
proprie cose. – Ho
finito lo schema, ma mi sono appena ricordata che devo passare alla
Torre per
un paio di cose. Ci vediamo dopo, ok?” aggiunse,
già in piedi.
“Certo.
A dopo.” rispose Draco. Prima
che lui finisse la frase, lei era già lontana.
Hermione
non riprese l’argomento,
quella sera. Draco era troppo impegnato a pensare ancora alle sue
labbra.
***
3/6/1999
Hermione
entrò nella stanza a passo
di marcia, e gettò malamente per terra la propria borsa. Si
sedette di fianco a
Draco sbuffando.
“Brutta
giornata?”
“Peggio.
Mentre venivo qui ho
incontrato Ernie Macmillan. Ricordi com’era per i G.U.F.O.?
Bene, moltiplicalo
per cento. Come minimo.”
“E’
in momenti come questo che
apprezzo davvero il fatto che nessun altro, oltre a te, mi rivolga la
parola.”
disse Draco solennemente.
“Credo
che sia andato fuori di
testa, da quando sono finite le lezioni; mi ha detto che studia anche
quattordici
ore al giorno…”
“Uh,
proprio come me!”
“Mi
ha seguita per almeno dieci
minuti, implorandomi di illustrargli con precisione il mio piano di
studio, per
poi confrontarlo con il suo e decidere quale fosse il migliore tra i
due…”
“Aveva
dei dubbi sul fatto che il
tuo non fosse il migliore?”
“Lascia
stare, guarda. Te l’ho
detto che è andato fuori di testa! – rispose
Hermione ridendo. – Alla fine sono
riuscita a scollarmelo ricordandogli che il tempo passato a implorarmi
era
tempo non passato a studiare, e prospettandogli solo
tredici ore di studio per oggi. E’ scappato in lacrime.
Ancora
qualche secondo e probabilmente l’avrei spinto giù
dalle scale.”
“Addirittura?”
“Ogni
minuto passato con lui era un
minuto perso che avrei potuto trascorrere studiando. Mancano quattro
giorni
all’inizio degli esami!”
“Ah,
ora ti riconosco…”
“In
realtà sono molto meno tesa
rispetto agli anni scorsi, sai?”
“Davvero?”
“Davvero.”
“Non
oso immaginare come fossi gli
anni scorsi, allora…”
“Davvero
tremenda. Nei miei piani
di studio infilavo giusto dieci minuti per i pasti; adesso sono
arrivata a
venticinque!”
“Senza
contare tutto il tempo che
ti faccio perdere io, giusto? Nei piani degli anni scorsi io non ero
previsto.”
chiese Draco ridendo. Hermione arrossì.
“Già,
già. Diciamo che neanche
quest’anno avrei potuto prevedere…
ecco… - balbettò Hermione. – Comunque,
sono
meno tesa. Molto meno tesa. Davvero. – disse velocemente
prendendo un libro
dalla borsa. – Non sono sicurissima di poter arrivare a un
Accettabile in
Erbologia, e continuo a pregare che non usino di nuovo un Molliccio, ma
per il
resto sono davvero tranquilla.” continuò. Il libro
le scivolò dalle mani, e
quando cercò di riprenderlo lo fece cadere nuovamente.
“Si
vede…”
“Sono
otto anni che sogno questo
momento! Un po’ di emozione è nomale,
no?”
“Certo,
certo.” replicò Draco
cercando di non riderle in faccia mentre Hermione riusciva finalmente
ad acciuffare
il libro fuggitivo.
“Anche
ai G.U.F.O. tu eri
tranquillissimo… dì la verità: tuo
padre conosceva veramente Griselda
Marchbanks? – Draco la guardò con espressione
interrogativa. – Il Capo della
Commissione Magica d’Esame!”
Il
ragazzo arrossì.
“Ehm…
per conoscerla la conosce,
sì. E’ venuta una volta a cena a Malfoy
Manor… e se n’è andata prima ancora
della seconda portata. – Hermione rise. – Non
potevo certo ammettere davanti a
tutti che ero terrorizzato come loro!”
“No,
certamente; la tua reputazione
ne avrebbe risentito! – ribatté Hermione tra le
risate. – Anche adesso… anche
adesso sei terrorizzato?” gli chiese poi dolcemente.
“Un
po’. Mia madre ci tiene molto,
lei era molto brava… e negli ultimi mesi ho scoperto di
tenerci anch’io. Per
entrare nella Scuola di Specializzazione in Pozioni mi servono volti
alti… e ho
paura di non farcela. Ho paura di quello che succederà una
volta fuori di
Hogwarts.”
“Che
cosa intendi?”
“Qui
a scuola è tutto più semplice.
All’inizio dell’anno ci danno l’orario
delle lezioni, ci spiegano quello che
dobbiamo sapere, e poi verificano che noi lo abbiamo appreso. A una
certa ora
c’è il pranzo, a una certa ora ci sono le
pause… è così da otto anni. Ho paura
che una volta fuori non riuscirò ad adattarmi al
cambiamento.” rispose
lentamente Draco.
“Hai
paura… di lasciare Hogwarts?”
Lui
arrossì ancora.
“Sì.
– replicò distogliendo lo
sguardo. – La fine di Hogwarts coincide con la fine
di… tante altre cose. -
Hermione sorrise. Non un sorriso comprensivo, o di compassione; era un
sorriso
di pura felicità. – Che cosa?... Perché
sorridi così?”
“Non
posso dirtelo adesso. Ma lo
scoprirai presto – rispose la ragazza con un altro sorriso,
questa volta
enigmatico. – Tra due giorni.”
***
5/6/1999
“Buongiorno!”
esclamò Hermione
saltando da dietro un angolo direttamente davanti a Draco. Lui
sobbalzò,
interrompendo a metà uno sbadiglio.
“Ma
che diamine?! Non si compare
così davanti alle persone! – disse inspirando
profondamente per riprendersi
dallo spavento. – Sono le otto di mattina! Come fai a essere
già così
pimpante?”
“Oh,
sono sveglia dalle cinque.
Mancano cinquanta ore all’inizio degli esami, non mi sembrava
il caso di
perdere tempo… potrò riposarmi a luglio.
– rispose allegramente. Draco la
guardò un po’ scioccato. – Tu,
piuttosto, non hai una bella cera.”
“Io
sono andato a dormire, alle
cinque. Stavo ripassando.”
“Be’,
tre ore di sonno sono più che
sufficienti.”
“Certo…
comunque, a cosa devo
questo agguato?”
“Volevo
essere la prima a farti gli
auguri di buon compleanno, ovviamente! Nei giorni scorsi ho notato che
passavi
sempre da questo corridoio, ed anche che sei il primo della tua Casa a
uscire
per fare colazione… - rispose Hermione con un gran sorriso.
– Tanti auguri!”
“Grazie.
– rispose Draco un po’
imbarazzato. - Credo che saresti stata la prima in ogni caso.
– I rapporti con
i suoi compagni di Casa si limitavano a un veloce cenno di saluto
giusto quando
era troppo tardi per cambiare strada e non incrociarsi. –
Vieni in Sala Grande
a fare colazione?” chiese poi.
“Oh,
no! L’ho già fatta! Ho dovuto
ridurre il mio tempo per i pasti nuovamente a dieci minuti, mi sono
accorta che
ero davvero troppo indietro…”
“Immagino.”
rispose Draco. Hermione
non colse l’ironia, o fece finta di non farlo.
“Senti,
ti va se ci vediamo stasera
nella solita stanza? Potremmo fare verso le 20, così potrai
aprire il tuo
regalo alle 20.13 precise!”
“Ehm…
sì, certo va bene.”
“Pensavo
che… ecco, potremmo stare
un po’ insieme… lì. Per festeggiare,
insomma.”
“Oh.
Grazie. Sì, va benissimo”
rispose Draco, sentendo le guance infiammarsi.
“Allora
a stasera! Adesso devo
proprio scappare, ho già sforato di quasi un minuto il mio
piano…” disse
velocemente Hermione con aria colpevole.
“Ma
certo, capisco. A stasera”
rispose il ragazzo. Si scambiarono un sorriso.
Hermione
si allontanò lungo il
corridoio, Draco si diresse verso la Sala Grande; mentre camminava, si
rese
improvvisamente conto di essere più terrorizzato
dall’incontro di quella sera
piuttosto che dagli esami.
***
5/6/1999
Draco
arrivò alle otto meno dieci,
dopo aver vagato per i corridoi almeno venti minuti. Aveva mangiato
poco e
velocemente.
Quando
entrò nella stanza, lei era
già lì.
“Oh,
ciao. Io sono qui da… qualche
minuto. Sono appena arrivata. - gli disse Hermione con un sorriso teso.
Era
evidente che stava mentendo: la stanza era pulita e ordinata, tutti i
vecchi
banchi e sedie accatastati in un angolo, e delle candele la
illuminavano
festosamente galleggiando nell’aria. – Ho pensato
che potesse farti piacere spegnere
le candele.”
“Sono
diciannove?”
“Già.
Ma se vuoi barare sull’età
posso toglierne un paio.”
“No.
No… va bene così. – rispose
Draco avvicinandosi alla prima candela. La spense con un soffio
leggero, poi si
avvicinò a quella successiva, girando la stanza. Quando ne
rimase solo una, la
prese delicatamente con una mano e si avvicinò a Hermione.
– Spegniamola
insieme.” disse alzandola fino al viso della ragazza. Le sue
labbra sembravano
ancora più rosse, nella luce soffusa.
Hermione
dovette sforzarsi per
distogliere lo sguardo dagli occhi del ragazzo, dalla sua pelle chiara
così
vicina. Chinò il volto, e soffiò insieme a lui.
“Tanti…
tanti auguri.” disse
Hermione con voce esitante, allontanandosi velocemente.
“Grazie.”
“Sono
solo le otto… sei arrivato in
anticipo.”
“Anche
tu.”
“Oh,
be’, io volevo dare una
sistematina, e poi dovevo portare il regalo…”
Rimasero
in silenzio per quasi un
minuto.
“Com’è
andata la tua giornata?”
chiese alla fine Draco, impaziente.
“Ho
studiato. Niente di che… e tu?”
“Ho
risposto al gufo dei miei
genitori, e ho studiato. Poi ho cercato di evitare tutti i miei
compagni di
Casa che accorrevano per farmi gli auguri, sai
com’è… - Hermione gli lanciò
un’occhiataccia. – Ma va bene così. I
loro auguri non m’interessavano. Non
contano.”
Ancora
silenzio.
“Che
ore sono?”
“Le
otto e quattro minuti.” rispose
Hermione dopo aver dato un'occhiata al proprio orologio da polso.
“Scusa,
chi ha dettato la regola
del ‘il regalo si apre all’ora in cui sei
nato’?”
“Io.
Cioè, mia madre. Lo facevo
sempre, a casa mia.”
“E
a che ora sei nata tu?”
“Alle
cinque e venti. Di mattina.”
“Di
mattina?! C’è qualcosa che non
va nella tua famiglia, sai? Noi abbiamo sempre aperto i regali quando
volevamo.
Se fossi nato alle tre di notte avremmo dovuto vederci a
quell’ora?”
“Sì!”
“Avresti
sfidato il coprifuoco solo
per portarmi il tuo regalo?”
“Sì…
- rispose Hermione. Ed era
vero. Si guardarono per qualche secondo. – Ok, ok, dopotutto
manca poco. Posso
fare finta che i Medimaghi abbiano sbagliato di qualche
minuto.” aggiunse
tirando fuori dal mantello un pacchettino delle dimensioni di un
francobollo e
porgendolo a Draco.
“Come
diamine dovrei fare ad
aprirlo?!”
“Toccalo,
uomo di poca fede. –
rispose la ragazza. Non appena Draco prese in mano il pacchettino,
questo tornò
alla sua dimensione naturale, parecchie volte superiore. –
Non volevo che
capissi subito cos’era.”
“E’
un… libro?” chiese lui
soppesando attentamente il pacco, avvolto in un’allegra carta
azzurra.
“Forse.
– rispose Hermione vagamente,
sebbene fosse ovvio. – Spero che ti piaccia. Lo spero
davvero. E’ qualcosa di
più di… un
libro, per me.”
Draco
le lanciò uno sguardo
interrogativo, poi iniziò a scartare il pacco.
Strappò velocemente la carta,
impaziente, finché non arrivò al regalo.
Era
un libro, in effetti. E
sembrava un libro usato: la copertina era un po’ rovinata in
alcuni punti, e le
pagine stavano iniziando a ingiallirsi.
“’Storia
di Hogwarts’?...” disse
Draco aprendo il libro.
“Prima
che tu me lo chieda, sì, è
una copia usata. Ma c’è un motivo. Ho seriamente
temuto di non riuscire a
trovarla, e poi sembrava che non sarebbe arrivata in tempo…
il Ghirigoro me
l’ha spedita l’altro ieri. Guarda alla fine,
l’ultima pagina. C’è scritto
quando è stata stampata.” rispose Hermione. Draco
spostò tutte le pagine verso
sinistra, tranne l’ultima.
“Giugno.
Giugno 1980.”
Hermione
annuì con un sorriso.
“’Storia
di Hogwarts’ è il libro
più venduto tra i maghi inglesi, e nel resto del mondo
è conosciutissimo; viene
stampata una nuova edizione aggiornata ogni mese… e ogni
mese al Ministero
della Magia vengono raccolti i nomi dei nuovi nati che hanno il diritto
di
frequentare Hogwarts. Mentre quest’edizione veniva stampata,
il tuo nome veniva
scritto nei registri del Ministero. – disse la ragazza.
– In quest’edizione ci
sono già degli accenni a Voldemort, e agli anni in cui ha
frequentato la
scuola; poco più di un anno dopo, l’edizione di
novembre del 1981 avrebbe
riportato la sua morte. Ma non c’è nulla della
Battaglia di Hogwarts. Di
nessuna delle due.”
“Grazie…”
disse Draco sfogliando
velocemente le pagine. In quasi tutte c’erano sottolineature
colorate e piccole
scritte ordinate. Era la scrittura di Hermione.
“Mi
sono permessa di segnare le
parte più interessanti, e lasciarti piccoli
appunti… ma se vuoi puoi togliergli,
eh. Basta un Evanesco. – si affrettò a spiegare
lei. – Vedi, in viola ci sono
gli eventi rilevanti per la Storia della Magia, che sono la maggior
parte… in
giallo ho sottolineato le scoperte nel campo della Trasfigurazione
fatte qua, a
scuola, e in verde chiaro… be’, quelle di Pozioni.
– continuò indicandogli
date, ingredienti, e aneddoti. – Ci sono anche un paio di
segni azzurri; quelli
sono per… per questa stanza. Credo che parlasse di questa
stanza, almeno, ma
non ne sono totalmente certa. Hogwarts è strana. Cambia
sempre.”
“Grazie…
grazie. Quanto tempo avrai
perso per… per tutto questo lavoro?”
“Oh,
non è stato tempo perso. –
rispose Hermione arrossendo. – Ti ricordi quel giorno, nel
parco, quando mi hai
detto per la prima volta che Hogwarts ti sarebbe mancata, in fondo?
E’ stato in
quel momento che mi è venuta l’idea per questo
regalo. Mi hai anche chiesto a
cosa stessi pensando…”
“E’
stato quando hai fatto
quell’espressione strana? Come se avessi appena scoperto un
nuovo uso del
sangue di drago?”
“Esatto,
proprio lì. Ovviamente non
potevo dirti a cosa stavo pensando veramente… - rispose
Hermione ridendo. –
Poi, l’altro giorno, quando hai detto che hai paura di
lasciare Hogwarts, sono
stata certa che fosse il regalo giusto. – continuò
dolcemente. – Anch’io ho
paura di lasciare Hogwarts. E’ un capitolo della nostra vita
che sta finendo,
un capitolo piuttosto lungo. Siamo entrati in questa scuola a undici
anni, poco
più che bambini, e ora ne usciamo alle soglie
dell’età adulta. Ne abbiamo
passate così tante, qui dentro… nel bene e nel
male. Abbiamo vissuto così
tanto, qui. – Draco annuì in silenzio. –
Io avevo bisogno di quest’ultimo anno
a Hogwarts, ne avevo davvero bisogno. E avevo bisogno… -
Hermione s’interruppe
un attimo, inspirò profondamente e abbassò lo
sguardo; non riusciva a parlare
guardandolo negli occhi. – Avevo bisogno di te, credo. Non
sei più il ragazzino
di quindici anni che millanta conoscenze importanti, non sei
più il… il giovane
Mangiamorte che cerca di uccidere il proprio Preside. Non sei
più Malfoy, per
me. Sei Draco. E ho paura della fine di Hogwarts perché io
non so… non so come
farò senza di te.” continuò, nonostante
la voce rotta.
Quando
rialzò lo sguardo, Draco era
immobile; il suo volto sembrava quello di una statua di marmo.
“Io…
io…” sussurrò il ragazzo.
Rimasero
in silenzio per quasi un
minuto, mentre lui non riusciva a distogliere lo sguardo dalle ordinate
sottolineature azzurre del libro.
“Dì
qualcosa, per favore. –
bisbigliò infine Hermione. – Qualunque
cosa.”
Draco
alzò lo sguardo su di lei, e
le parole scomparvero dalla sua mente.
Chiuse
il libro e lo appoggiò sulla
carta strappata, per terra. Ora che tutte le candele erano spente e il
sole era
tramontato da un pezzo, la stanza era piena di ombre.
Si
avvicinò di un passo a Hermione,
e le prese la mano come aveva fatto qualche giorno prima nel parco.
“Le
parole non bastano, per quello
che vorrei dirti.” disse Draco con voce ferma.
Hermione
alzò lo sguardo su di lui.
Capì.
Nella
stanza piena di ombre, Draco
vide appena il cenno di assenso che lei fece con la testa, in silenzio,
senza
staccare gli occhi dai suoi.
Le
lasciò la mano, fece qualche
passo, e chiuse la porta. Chiuse fuori il resto del mondo.
***
6/6/1999
Hermione
si svegliò di soprassalto.
La
testa le faceva male in maniera
tremenda, come se qualcuno gliel’avesse schiacciata
all’altezza delle tempie
per un paio d’ore. Si accorse di avere freddo; quando si
sedette per vedere
dove fossero finite le sue lenzuola, si accorse anche di essere per
terra. Il
maglione le aveva fatto da giaciglio, e di fianco a lei c’era
un bicchiere
vuoto. L’alba stava illuminando una stanza completamente
vuota; non era
decisamente la sua camera.
Il
suo ultimo ricordo era Draco
Malfoy che chiudeva una porta alle sue spalle. Poi, il buio.
Eccomi
finalmente con il nuovo
capitolo, finito giusto da un paio d’ore. Sono contenta di
essere riuscita a
finirlo entro la settimana, ed ovviamente spero che anche voi siate
contenti!
XD
Capitolo
leggermente più lungo del
solito, cui devo aggiungere qualche nota: allora, tutta la parte
relativa a
Storia di Hogwarts è completamente inventata da me.
Le
date degli esami, invece, non
sono proprio inventate di sana pianta: rileggendo parti
dell’Ordine della
Fenice ed aiutandomi con le timeline dell’HP Lexicon ho
stilato un calendario
probabile dei M.A.G.O.. Anche prima dei G.U.F.O.
c’è stata un settimana di
pausa, e gli esami sono durati due settimane, quindi sono partita da
queste
informazioni.
Dal
quinto libro vengono anche i
riferimenti a Ernie Macmillan e la sua ossessione per lo studio,
così come il
Draco quindicenne che si vanta di conoscere Griselda Marchbanks.
Per
il resto, spero come sempre che
anche questo capitolo vi sia piaciuto! A settimana prossima,
Contessa
|
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Capitolo 15 *** Capitolo XV ***
Capitolo
XV
6/6/1999
Hermione
era lì da quasi mezz’ora
quando sentì i passi. Li riconobbe subito: erano i passi che
aveva imparato a
distinguere, e poi aspettato con impazienza, nei quattro mesi
precedenti.
La
ragazza svoltò l’angolo dietro
cui era nascosta; lui non sembrò sorpreso di vederla. Aveva
delle vistose
occhiaie.
“Buongiorno.
– esordì Hermione torcendosi
le mani. – Buongiorno.” ripeté a voce un
po’ più alta.
“Ciao.”
rispose Draco.
“Senti.
– iniziò la ragazza.
Tossicchiò nervosamente. – Sentì.
– riprovò senza riuscire a smettere di
torturare una pellicina sul pollice destro. – Io…
io non so cosa mi sia
successo, ieri sera.” disse infine velocemente.
“Cosa
intendi?” le chiese Draco.
Hermione si accorse che lui stringeva con una mano la pallina
arancione; era da
un po’ che non la usava.
“Intendo
dire che non ne ho la più
pallida idea. Non mi ricordo niente. Stamattina mi sono svegliata in
una stanza
che non conoscevo nemmeno! Ricordo che ieri sera ci siamo visti, lo
ricordo
chiaramente, ma tutto il resto è vago… a un certo
punto tu hai chiuso una porta
– non mi ricordo neanche dove fossimo! – e poi
improvvisamente era l’alba, ed
io ero sdraiata per terra, da sola. – balbettò
Hermione gesticolando freneticamente.
– Ti ho cercato ovunque, ma di fianco a me c’era
solo un bicchiere vuoto, e poi
sono andata alla Torre di Grifondoro, ma non riuscivo a dormire, e sono
venuta
qui di corsa anche se non si può, e ti ho aspettato. Draco,
cos’è successo?”
continuò stravolta.
Lui
tacque per un tempo che le
parve infinito, senza smettere di guardarla negli occhi né
di artigliare la
pallina.
“Non
posso aiutarti, mi dispiace. –
rispose infine. – Non ricordo niente
neanch’io.”
“Che
cosa?! Draco, non è
possibile!”
“Mi
sono svegliato in un’aula
dell’ala Est da solo, con un bicchiere vuoto di
fianco… ho dormito giusto
un’ora.”
“Draco,
cosa può essere successo?
Anche tu hai solo ricordi vaghi di ieri sera?”
“Sì.”
“Io
avevo anche un forte mal di
testa, quando mi sono svegliata. E freddo, ma quello può
essere dovuto al fatto
che fossi per terra.” ridacchiò Hermione con poca
convinzione.
“Sì,
anch’io… anch’io avevo mal di
testa.”
“Draco,
cosa diamine sarà successo?
Non capisco. Draco, io-“
“Puoi
smetterla di ripetere il mio
nome, per favore? – la interruppe irritato. – E
già che ci sei, smettila anche
di far finta di non capire.”
“Fare
finta? Io non sto fingendo
niente, vorrei solo sapere cos’è
successo!”
“Lo
sai cos’è successo,
probabilmente l’hai capito nell’istante in cui hai
aperto gli occhi!”
“Io
non… non capisco di cosa tu
stia parlando.”
“Hai
risolto enigmi più difficili
di questo.” disse Draco freddamente.
Hermione
deglutì. Fece qualche
passo nel corridoio, poi si schiarì la voce per due volte.
“Il…
il bicchiere? – Draco annuì. –
Era vuoto. Probabilmente… sicuramente c’era
qualcosa che noi abbiamo bevuto.
Qualcosa che ci ha fatto… una pozione. Una
pozione… per cancellare la memoria?
– Draco annuì ancora. Aveva le nocche
bianchissime, da quanto stringeva i
pugni. – Ma non è possibile. Draco, non
è possibile, chi può aver fatto quella
pozione?”
“Sai
anche questo.”
“No.
No. Perché avremmo dovuto fare
una cosa del genere?”
“Non
lo so. Non me lo ricordo. –
rispose Draco con un sorrisetto cattivo. – Magari
l’abbiamo fatta insieme. O
forse tu mi hai costretto a berla.”
“Oppure
sei stato tu a farla,
invece. – ribatté Hermione irritata. –
Non è possibile! Perché avremmo dovuto
farlo? Ieri sera ti ho dato il mio regalo di compleanno, cosa
può essere
successo?”
“Magari
non mi è piaciuto, e ho
preferito cancellarne il ricordo.”
“Draco!
Sono seria!”
“Non
lo so cos’è successo, non lo
so! – urlò il ragazzo. – E probabilmente
non lo sapremo mai!”
“Ci
dev’essere una soluzione; c’è
sempre.”
“Be’,
evidentemente questa è
un’eccezione. Esistono parecchie pozioni per cancellare la
memoria; credi
davvero di poter scoprire quale abbiamo, o hai, o ho fatto?”
“Certo.”
rispose Hermione
scrollando le spalle.
“Quindi
hai intenzione di berti una
cinquantina di antidoti a cuor leggero, come se fossero succo di zucca?
Non hai
pensato neanche per un momento che se abbiamo bevuto quella pozione
forse c’è
un motivo? Che volevamo dimenticare qualcosa?”
“Io
non avrei mai fatto una cosa
del genere.”
“Ah
sì? Qualche mese fa non avresti
neanche mai immaginato di farmi un regalo di compleanno, quindi credo
che sia
plausibile il fatto che abbiamo bevuto quella pozione
volontariamente.”
“E
quindi?”
“Quindi
non credo di voler svelare
questo mistero. – rispose Draco. – Non voglio
nessun antidoto. Non voglio
saperne più nulla.”
“Non
puoi dire sul serio. E se
anche fosse, cambierai idea. Non è possibile.”
Il
ragazzo si limitò a scuotere la
testa, poi infilò una mano in tasca, estraendone un foglio.
“Ho
pensato che l’avresti rivoluta.
– disse porgendoglielo. – Così non sarai
più costretta a vedermi.”
Hermione
lo prese. Era la lettera,
quella lettera che Ron le aveva scritto mesi prima. Le sembrava passato
un
secolo.
“Non
venivo nella stanza per
riaverla, lo sai. Forse all’inizio, ma ora…
è da tanto tempo che non venivo per
la lettera. – disse Hermione. Le mani le tremavano.
– Non la voglio. Tienila
tu.” aggiunse allungando il braccio.
“Non
so che farmene. Non
m’interessa più.” rispose Draco con aria
indifferente.
“Che
cosa… che cosa stai dicendo?
Che cosa intendi? – balbettò Hermione. –
Draco. Draco, io voglio andare ancora
in quella stanza. Non so cosa sia successo ieri sera, ma non
possiamo… non
possiamo fare finta di niente? Per favore? Draco?...” la sua
voce si spense
lentamente.
“Credo
che manchino poco più di
ventiquattr’ore all’inizio degli esami. Forse
è meglio andare a ripassare.”
Hermione
vacillò un attimo sotto il
peso di quella risposta così fredda, poi annuì un
paio di volte.
“Cambierai
idea. – disse piegando
la lettera su se stessa. – So che lo farai. –
iniziò a strappare la pergamena
in minuscoli pezzetti. Le parole di Ron volteggiarono
nell’aria un’ultima volta
prima di cadere nel corridoio. – Non ho bisogno di questa
lettera. – disse
sfregandosi le mani vuote. – Ti aspetterò. So che
cambierai idea. Ti aspetterò
nella stanza.” concluse, poi se ne andò.
Non
sentì la risposta di Draco.
“Oh,
vorrei poter cambiare idea.”
***
7/6/1999
Era
normale, perfettamente normale.
Era il primo giorno dei M.A.G.O., e probabilmente lui era stanco. E poi
era
passato solo un giorno, e lui sembrava davvero arrabbiato; gli ci
sarebbe
voluto un po’ per sbollire la rabbia.
Sarebbe
venuto tra qualche giorno,
ne era convinta.
Hermione
saltò la cena, temendo che
lui avrebbe potuto venire a quell’ora; rimase nella stanza
fino al coprifuoco.
***
13/6/1999
Doveva
essere davvero arrabbiato;
chissà perché, poi. Non era successo niente di
che, dopotutto.
Potevano
anche aver bevuto quella
pozione per sbaglio, no?
Lei
non l’avrebbe mai fatto
volontariamente, no, perché non riusciva davvero ad
immaginare di voler
cancellare qualcosa di lui.
Di
loro.
***
20/6/1999
Gli
esami erano finiti.
Non
avevano usato un Molliccio,
grazie a Merlino, e Hermione pensava di aver raggiunto almeno
Accettabile in
tutte le materie. A parte Antiche Rune. Antiche Rune era andata male,
ne era
certa. Aveva passato i G.U.F.O., ma era convinta che questa volta non
sarebbe
stata altrettanto fortunata.
Draco
le era sembrato tranquillo,
ma aveva un’aria esausta.
Mancava
una settimana alla
partenza.
Sarebbe
venuto. Ne era certa.
***
26/6/1999
L’aveva
trovata tre giorni prima.
Aveva
scoperto già da un bel po’
che con una colazione abbondante riusciva ad andare avanti tutto il
giorno,
aiutandosi con quelle caramelle all’arancia che le aveva
regalato Draco; aveva
il terrore che lui arrivasse mentre lei era a pranzo, o a cena,
così rimaneva
nella stanza tutto il giorno, a mangiare caramelle e a tendere le
orecchie per
cogliere ogni minimo movimento. Ormai avvertiva anche il fruscio dei
fantasmi.
Tre
giorni prima, quando aveva
infilato la mano nella borsa alla ricerca di una caramella, le sue dita
avevano
trovato solo il fondo del pacchetto ed un unico involucro di plastica.
Aveva
capito cosa fosse ancora prima di tirarlo fuori. Era la caramella al
miele.
Aveva
deciso di regalargliela molto
tempo prima, ed era convinta che alla fine l’avrebbe fatto,
ma mancavano cinque
minuti al coprifuoco, e meno di ventiquattr’ore alla
partenza, e lei era ancora
lì con quella dannata caramella in mano, sola, a lottare
contro le lacrime.
Si
reggeva a mala pena in piedi.
Nelle ultime settimane aveva mangiato giusto il minimo indispensabile
per
sopravvivere, e non aveva parlato praticamente con nessuno.
D’altronde, non
aveva nulla da dire loro; l’unica persona con cui voleva
veramente parlare la
evitava. Quindi, perché sprecare parole? Il silenzio
è d’oro, lo sapevano
tutti.
Aspettò
altri dieci minuti. Poi
ancora cinque. Altri trenta secondi, solo altri trenta
secondi…
Poi
capì.
Dopotutto,
anche lei poteva
sbagliare, ogni tanto. Lui non sarebbe venuto.
Scartò
velocemente la caramella e
la mangiò; era così dolce da dare la nausea, ma a
lei sembrò amara come la più
cocente delle delusioni. Infilò la carta in tasca; era il
suo ultimo regalo,
non poteva proprio buttarlo.
Diede
un’ultima occhiata alla
stanza, poi chiuse la porta e se ne andò.
Eccomi
con il nuovo capitolo!
Una
brevissima nota: per il “calendario”
degli esami ho usato ancora una volta le timeline dell’HP
Lexicon, in cui tutti
i libri della serie vengono scanditi cronologicamente.
Perciò le date
dovrebbero essere approssimativamente corrette, non le ho proprio
inventate di
sana pianta.
Per
il resto, come sempre spero che
anche questo capitolo vi sia piaciuto! Ormai ne mancano solo due alla
fine…
A
presto,
Contessa
|
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Capitolo 16 *** Capitolo XVI ***
Capitolo
XVI
26/6/1999
“Oh,
Hermione, dove sei stata? Il
coprifuoco è iniziata da quasi
mezz’ora!” disse Calì quando vide la
ragazza
entrare nel dormitorio.
“Stavo
facendo una ronda
straordinaria. L’ultimo giorno di scuola
c’è sempre qualche simpaticone che
crede di aver architettato uno scherzo geniale…”
“Oh,
oggi è anche il tuo
ultimo giorno di scuola! Avresti
potuto rilassarti un po’!” s’intromise
Lavanda.
“Era
anche il mio ultimo giorno da
Caposcuola; non mi andava di essere rimproverata domattina per non aver
fatto
il mio dovere.” rispose Hermione avvicinandosi al proprio
baule ancora
semivuoto.
“Non
hai ancora fatto i bagagli? Di
solito finisci di prepararli a maggio!” disse Calì
sbirciando da sopra la sua
spalla.
“Ho
avuto altro da fare.”
“Oh,
sì, sei sempre stata fuori
negli ultimi tempi!” disse Lavanda.
“Volevo
approfittare degli ultimi
giorno qui a Hogwarts.”
“Potevi
approfittare anche della
Sala Grande, sai? Hermione, avrai perso almeno cinque chili, e hai una
cera
davvero bruttissima!”
“Grazie.”
ribatté la ragazza
manovrando la bacchetta affinché le sue cose entrassero
ordinatamente nel
baule.
“Lavanda
ha ragione, questa volta
hai esagerato; sappiamo che ti stressi sempre un sacco per gli esami,
ma
quest’anno… quest’anno hai chiesto
troppo a te stessa.”
“Quest’anno
c’erano i M.A.G.O..”
Calì
scosse la testa, rassegnata;
Hermione ricordava vagamente di aver già affrontato
quell’argomento almeno un
centinaio di volte nelle ultime settimane.
“Vabe’,
- sospirò Calì. – domani a
quest’ora saremo a Londra. Spero ci sia bel tempo, voglio
mettermi un
vestitino.”
“Quello
con i fiori?” chiese
Lavanda.
“Sì
sì. Domani sera andrò in un
ristorante con i miei genitori e Padma. Tu?”
“Oh,
io non vedo l’ora di arrivare
a casa. Harry, Ron e Ginny verranno alla stazione? – nessuna
risposta. –
Hermione? Hermione, hai sentito?” chiese poi a voce
più alta. La ragazza
sobbalzò.
“Sì?”
“Ti
ho chiesto se Harry, Ron e
Ginny verranno alla stazione; mi piacerebbe rivederli.”
“Oh,
sì, sì, verranno. Mi pare.”
“Non
sembri molto convinta. E
nemmeno troppo felice.”
“Sono
solo molto stanca. Vado a
farmi una doccia.” rispose Hermione abbozzando un sorriso.
Chiuse
il baule, andò in bagno e
rimase sotto l’acqua quasi un’ora. Non
riuscì nemmeno a piangere.
***
27/6/1999
Draco
scese dal treno per ultimo,
sperando che nel frattempo la banchina si fosse svuotata.
Capì subito di non
essere stato fortunato: lei era ancora lì, circondata da
parecchie teste rosse.
Una in particolare, che svettava sulle altre, era vicinissima a quella
di
Hermione. Draco distolse lo sguardo e scaricò malamente il
proprio baule.
L’aveva
vista agli esami,
ovviamente, ed ogni tanto a colazione; lei la faceva prestissimo, ed
ogni tanto
se ne andava prima ancora che qualcun altro arrivasse, ma tutte le
volte che
s’incrociavano in Sala Grande Draco sentiva il suo sguardo su
di sé. Non
l’aveva mai vista a pranzo o a cena, invece.
Aveva
notato che era dimagrita ed
era pallida, troppo pallida, e avrebbe voluto dirle che le stava bene,
che era
solo quello che si meritava. Eppure, mentre la guardava sulla banchina,
– la
sua testa, la sua bocca, le sue labbra così vicine a quelle
di un altro –
avrebbe voluto poter tornare indietro, avere più tempo.
Parlarle prima,
conoscerla prima. Amarla prima, forse. Ma lei aveva fatto la sua
scelta, ormai.
Era ovvio che avrebbe preferito loro, no? Lui era solo un Mangiamorte
figlio di
Mangiamorte, un Serpeverde senza cuore, un nemico che, alla fine della
guerra,
casualmente si era ritrovato ancora vivo. Loro erano i vincitori, i
salvatori.
Il meglio della società in quel nuovo mondo dove il suo
sangue non contava più.
Draco
rimpicciolì il proprio baule,
lo infilò in tasca e camminò velocemente verso il
portale; i suoi genitori lo
aspettavano al di là. Non si guardò indietro. Se
l’avesse fatto, non sarebbe
più riuscito ad andarsene, lo sapeva fin troppo bene.
Anche
lui aveva fatto la sua
scelta, dopotutto.
In
quella notte fresca di giugno,
la notte del suo compleanno, aveva scelto di non bere la pozione.
***
5/6/1999
Non
era la prima volta per nessuno
dei due, ma era la loro prima
volta;
avevano passato l’ultimo mese a negare così tanto
a se stessi di desiderarla da
essere troppo stanchi per pensare, parlare, stare lontani un altro
secondo.
Quando
Draco la baciò fu meglio di
qualsiasi fantasia avesse mai avuto perché finalmente non
era una fantasia, era
tutto vero, e lei era tra le sue braccia, e ricambiava il suo bacio, e
le sue
labbra sapevano d’arancia.
Le
tolse il maglione, maledicendo i
pochi attimi in cui non aveva potuto baciarla, e le sbottonò
la camicia mentre
lei cercava di slacciargli il mantello. Lui se ne liberò con
uno strattone,
senza smettere di toccarla e baciarla e amarla. I vestiti erano solo
dei nemici
che impedivano loro di stare più vicini, ed andavano
eliminati. Non c’era tempo
per guardare dove fossero finite le loro camicie, e nemmeno per
abbassare la
cerniera della gonna; Hermione se la tolse tirando e saltellando, e
quando
caddero insieme se ne accorsero a mala pena.
Cosa
importava del Marchio Nero e
delle cicatrici di guerra, quando i loro corpi combaciavano
così perfettamente?
Draco ebbe appena il tempo di bisbigliare un incantesimo, mentre
Hermione gli
slacciava i pantaloni, prima di lanciare la bacchetta lontano.
Non
c’erano conseguenze, in quel
momento, non c’era un domani, c’era solo lei sopra
di lui, sotto di lui, di
fianco a lui, ed infine intorno a lui. Avrebbe dovuto aspettare, forse,
sussurrarle parole dolci ed accarezzarla lentamente, ma aveva troppa
paura di
risvegliarsi per l’ennesima volta sudato e insoddisfatto nel
proprio letto, ed
in ogni caso non aveva più parole da dirle. Una spinta
dentro di lei era più
chiara di mille parole, un gemito rivelava più di un intero
discorso.
Quando
la sentì invocare il suo
nome semplicemente impazzì; venne dentro di lei a occhi
aperti, cercando
d’imprimere nella propria memoria ogni dettaglio di quel
momento. I suoi occhi
offuscati dal piacere, il respiro corto, le mani appoggiate al suo
petto, e poi
il sudore, il freddo del pavimento e la sua pelle bollente. Le sue
labbra,
sopra ogni cosa, rosse e gonfie e così vicine.
Le
diede un ultimo bacio, poi si
spostò di fianco a lei e la cinse con un braccio. Ora
avrebbe potuto fare tutto
con calma, stringerla ed assaporarla senza la fretta e la bramosia,
perché lei
era ancora lì, e ormai era evidente che non fosse un sogno.
La
vide respirare profondamente per
riprendere fiato, chiudere gli occhi e poi riaprirli di scatto. Disse
una sola
parola.
“Ron.”
sussurrò Hermione, e Draco
sentì qualcosa spezzarsi appena dietro gli occhi, dove il
suo cervello stava
processando quell’informazione. Deglutì
nervosamente, sperando di uscire presto
da quell’incubo, ma un minuto dopo lei era ancora
lì, a guardarlo atterrita.
Draco
prese consapevolezza della
propria nudità solo quando vide che lei si era
già rivestita; qualche minuto
prima gli sembrato perfettamente normale essere nudo vicino a lei, dopo
aver
passato gli ultimi mesi a spogliarsi dei propri segreti e del proprio
orgoglio.
Lei
si stava scusando. Gli stava
dicendo che le dispiaceva, davvero, che non intendeva fare quello che
avevano
fatto, che era stato un… errore di calcolo. Sì,
un errore di calcolo. Si era
lasciata trasportare dal momento, ma lei era fidanzata e felice e
fedele e
Draco si maledisse per aver lanciato la bacchetta lontano,
perché avrebbe
voluto farla stare zitta con un incantesimo. Si rivestì
rapidamente; faceva
freddo, ora che lei era così lontana.
Disse
che conosceva una pozione che
faceva al caso loro. Era facile da preparare, e lei aveva tutti gli
ingredienti
nel suo dormitorio. Era una pozione per cancellare la memoria. Niente
di che,
solo le ultime ore; avrebbero ricordato le candele, e il regalo, e poi
basta.
Proprio quello che ci voleva. Dimenticare era decisamente la cosa
migliore. Draco
lesse sul suo viso la vergogna per quella proposta che lottava contro
quella
per il tradimento; scrollò le spalle ed annuì.
Cosa importava? Alla fine quello
era solo un sogno come tutti gli altri. La loro amicizia era stata
un’illusione, e la possibilità che lei scegliesse
davvero lui semplicemente non
era mai esistita. Draco trovò quasi divertente la tragica
ironia per cui lui
aveva sempre pensato che lei non fosse degna di essere a Hogwarts, per
via del
suo sangue, ed ora era lei a non reputarlo degno, per il suo passato.
Quando
Hermione tornò la guardò
fare velocemente la pozione senza particolare interesse, come se quegli
ingredienti non fossero mescolati per cancellare la sua memoria e lei
stesse
preparando solo un buon the. Magari
poteva chiederle di fare la sua pozione al gusto di the alla pesca.
Lei
mescolò e si scusò, aggiunse
ingredienti e si scusò, ed infine, dopo circa
mezz’ora, si alzò e si scusò
un’ultima volta. Gli disse che si sarebbero risvegliati verso
l’alba e non
avrebbero ricordato nulla; aggiunse che era meglio separarsi. Lei
avrebbe
cercato un’aula appartata, e gli consigliò di fare
lo stesso. Poi gli porse il
bicchiere.
“Ci
vediamo. Ci vediamo… domani.” disse
Hermione prima di uscire dalla stanza. Draco aspettò un paio
di minuti, poi vagò
per la scuola per un po’, fino ad arrivare all’ala
Est; entrò in tre aule, ed
infine trovò quella adatta a lui. Dalla finestra si vedevano
il parco e le
stelle.
Forse
lei aveva cambiato idea.
Forse
era solo uno scherzo crudele.
Forse
si era solo agitata, e non
intendeva davvero dire quelle cose. Quelle sull’errore di
calcolo ed il fatto
che era meglio dimenticare.
Forse
lei non aveva il diritto di
decidere anche per lui.
Draco
avvicinò il bicchiere alla
bocca; la pozione era rossa, e non profumava di the alla pesca.
Sembrava che
fosse semplicemente inodore. Non indolore, purtroppo. Dimenticare non
era la
cosa migliore; era la più semplice, e lei una volta gli
aveva detto che non
amava le cose semplici. Ma cosa c’era di semplice nel
cancellare una parte del
proprio cuore?
Fece
un respiro profondo, chiuse
gli occhi, e non bevve. Rovesciò sul pavimento tutto il
bicchiere,
aggrappandosi alla speranza che anche lei, da qualche parte nel
castello,
stesse facendo la stessa cosa.
“Questo
non è un errore di calcolo,
Hermione.” disse Draco alla notte, e se ne andò.
Eccomi
con il nuovo capitolo!
Pubblico con un giorno d’anticipo perché domani
probabilmente non avrei potuto
farlo, e non volevo farvi aspettare oltre…
Come
sempre, ma più del solito,
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero che sia chiaro: la
reazione
di Draco nello scorso capitolo, la mattina dopo il fattaccio,
è dovuta al fatto
che sperava che anche lei avesse buttato la pozione. Se avete delle
domande
ovviamente sono sempre a vostra disposizione! J
Nessuna
nota in particolare, per
questo capitolo, spero davvero che la scena d’amore vi sia
piaciuta e non siate
delusi dalla trama.
A
settimana prossima, con l’ultimo
capitolo!
Contessa
|
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Capitolo 17 *** Capitolo XVII ***
Capitolo
XVII
7/5/2005
“Ma
ti fidi a lasciare James con
Harry e Ron per tutto il pomeriggio?” chiese Hermione
entrando in sala con un
vassoio.
“Ovviamente
no, ma dovranno pur
imparare a badare a un bambino prima o poi, no? – rispose
Ginny prendendo il
vassoio e appoggiandolo sul tavolino davanti al divano. Prese un
biscotto. –
Biscotti al miele? Buoni. Comunque, era arrivato il momento per il
Signor
sono-un-Auror-troppo-importante-per-insegnare-a-nostro-figlio-a-mangiare-decentemente
di passare un po’ di tempo con James. E’ sempre al
lavoro! E inizia già a
propormi un altro figlio…”
“Di
già? Ma James non ha nemmeno
due anni!” disse Hermione sedendosi di fianco a lei sul
divano.
“Lo
so, credimi; lo so bene. –
rispose Ginny passandosi una mano sulla pancia. – Tu,
piuttosto?”
“Io
cosa?”
“Lo
sai.”
“Sì,
certo; e tu sai anche che tuo
fratello ci ha messo sei anni a chiedermi di sposarlo, quindi credo che
dovrai
aspettare altri sei anni per dei nipotini da parte mia.”
“Oh,
Ron è un cretino, dai; se vuoi
un bambino dovrai parlargliene tu!”
“Ginny,
quest’anno sarà terribile
al lavoro, ci stiamo occupando di una rivoluzione totale nel campo dei
diritti dei
centauri… non avrei proprio il tempo per un bambino. E
non… non credo neanche
di essere pronta.”
“Neanch’io
ero pronta per James,
Hermione; non si è mai abbastanza pronti per un bambino! E
poi tu sei già una
zia fantastica, non ti devi preoccupare.” disse Ginny con un
sorriso.
“Se
lo dici tu… - rispose Hermione
prendendo a sua volta un biscotto. – Comunque, prima di
pensare a eventuali
figli ti ricordo che dobbiamo finire di organizzare il matrimonio. Mi
sembra di
essere ancora in alto mare…”
“Ma
mancano due mesi!”
“Appunto,
è pochissimo! Vedrai che
questi giorni voleranno, e dopodomani sarà già il
23 luglio!”
“Merlino,
Hermione, stai
tranquilla! Non sono mica i M.A.G.O.! – ridacchiò
Ginny. – Oh, proprio l’altro
giorno sulla Gazzetta c’era un articolo sul tuo
matrimonio…”
“Davvero?
E cosa c’era scritto? Non
è nemmeno stato celebrato e hanno già da
ridire?!”
“No,
non ti preoccupare; il
giornalista si diceva impaziente delle tue nozze, parlava brevemente di
te e
Ron e poi continuava con gli altri matrimoni famosi previsti
quest’anno.
Neville e Hanna si sposeranno a settembre, e, attenzione!, anche Malfoy
sta per
portare all’altare la sua fidanzata. Fine agosto, mi
pare.”
“E
con chi sta?”
“La
piccola Greengrass. Asteria,
forse. Mi ricordo solo che era più piccola di me,
riccia.”
“Ah,
bene. Qualche altra notizia?”
chiese Hermione con un tono di voce solo leggermente più
acuto del solito.
L’amica non se ne accorse nemmeno.
“A
quanto pare io e Harry siamo di
nuovo in crisi e non verremo al tuo matrimonio. Anzi, forse io
verrò con il mio
nuovo compagno; una fonte anonima ha rivelato che ho appena scoperto di
essere
incinta. – rispose Ginny con aria indifferente. –
L’ho letto sul ‘Settimanale
della Strega.’”
“Oh,
Ginny, mi dispiace tanto.
Lasciali perdere.”
“La
fonte anonima sono io, questa
volta; avevo voglia di divertirmi un po’.” rispose
la giovane donna trattenendo
a stento una risata.
“Cosa?!
Sei proprio una cretina!”
“Ho
anche fatto una passeggiata per
Diagon Alley a braccetto con il fratello di Angelina: i fotografi
stavano
impazzendo!”
“Ginny!”
“Così
imparano a seguirmi ovunque.
Settimana scorsa ce n’era uno anche dal pediatra di
James!”
“Ti
prego, bevi il tuo the in
silenzio. Non voglio sentire un’altra parola. – le
disse Hermione con sguardo
truce. – Ed io che ero veramente dispiaciuta per
te…”
“Oh,
dai, come se non avessi mai
desiderato schiantare un giornalista! L’ultima volta che uno
ha provato a
fotografarti in quel negozio di abiti da sposa l’hai
sigillato in un camerino
per tutto il pomeriggio…”
“Quella era legittima difesa! E ora bevi.”
“Non
posso, non c’è lo zucchero.”
“Uff,
devo averlo dimenticato di
là; vado a prenderlo. – disse Hermione alzandosi e
andando verso la cucina. –
Tu cerca di non organizzare un servizio fotografico nel mio salotto
mentre sono
via.”
Ginny
rise.
Lo
zucchero era sul tavolo, dove
ricordava di averlo lasciato, ma qualcos’altro
attirò l’attenzione di Hermione:
un piccolo gufo che non aveva mai visto era appollaiato sul davanzale
della
finestra, e beccava delicatamente il vetro. La donna prese il barattolo
e aprì
la finestra, lasciando che il gufo zampettasse sul bancone della
cucina; gli
diede una zolletta di zucchero e sciolse il filo della busta che
portava.
Era
azzurra, di medie dimensioni,
senza indirizzo né mittente. Hermione la aprì;
fece un po’ fatica a trovarne il
contenuto. Era un piccolo frammento di pergamena, un frammento di un
foglio che
lei stessa aveva stracciato, anni prima.
Era
la lettera, ancora quella
lettera; in quel pezzettino c’era proprio la firma di Ron.
Sul
retro c’erano due parole,
vergate nella calligrafia spigolosa e disordinata che riconobbe subito.
Io
ricordo.
Hermione
deglutì a vuoto, le mani
tremanti. Annuì, mentre il gufo la guardava con
curiosità; gli diede un’altra
zolletta di zucchero, poi lo sospinse verso la finestra. Prese la
bacchetta e
una giacca dall’ingresso, e tornò in sala.
“Scusa,
Ginny, ho appena ricevuto
una lettera dal lavoro, devo scappare immediatamente.” disse
Hermione
rapidamente. Se ne andò senza neanche aspettare una risposta.
***
13/7/2005
Hermione
si chiuse la porta del
bagno alle spalle e guardò il proprio orologio da polso:
erano le otto e
quarantasette.
Andò
in cucina e controllò anche
l’orologio appeso al muro; segnava la stessa ora.
Sospirò e chiuse meglio un cassetto
già perfettamente chiuso. Tornò nel corridoio e
tese le orecchie per cogliere
eventuali rumori improvvisi: nella via tutto taceva. Era una zona
tranquilla, e
di solito di mercoledì andavano tutti a dormire prima ancora
della dieci.
Ron
tornava sempre alle nove e
quaranta dalla sua partitella settimanale di Quidditch; negli ultimi
tre anni
aveva ritardato due volte, e in un’occasione era tornato a
casa prima, ma solo
perché si era rotto una gamba. Eppure, Hermione era certa
che Ron sarebbe
tornato da un momento all’altro e l’avrebbe
scoperta.
La
donna sospirò nuovamente e andò
verso la camera da letto, ma una volta arrivata sulla porta si accorse
di aver
dimenticato che cosa le servisse. Non erano nemmeno le otto e
quarantotto.
Possibile che non fosse passato neanche un minuto? Possibile; anche
l’orologio
della cucina segnava la stessa ora.
Si
spostò in sala e si sedette sul
divano, ma le sembrò improvvisamente scomodissimo, quasi
appuntito; si alzò e
raddrizzò un quadro. Non aveva abbastanza tempo per mettersi
a leggere, e la
televisione l’avrebbe solo innervosita, così si
limitò a rimanere in piedi nel
bel mezzo della sala; iniziò a farsi una treccia sforzandosi
di non pensare a
niente, ma quando si ricordò che gli elastici erano in bagno
per poco non si
strappò i capelli dalla rabbia. Non poteva entrare in bagno,
non ancora. Almeno
era passato un minuto, nel frattempo.
Le
serviva un bicchiere d’acqua,
possibilmente gelata, perché quelle fastidiose vampate di
calore erano
diventate insopportabili; quasi inciampò mentre camminava
verso la cucina, e
bevve un bicchierone in un solo sorso pur sapendo che le avrebbe
causato un mal
di pancia atroce. D’altronde, nell’ultima settimana
era stata comunque
malissimo, quindi qual era la novità?
Le
otto e quarantanove. Decise di
aspettare un altro minuto per sicurezza. Sulla scatola c’era
scritto due-tre
minuti. Cosa diamine voleva dire due-tre minuti, poi? O sono due o sono
tre,
altrimenti sono due e mezzo.
Una
macchina passò nella via
suonando il clacson, e Hermione per poco non urlò.
Tornò in sala costringendosi
a non tremare, e si sedette sul tappeto.
Ancora
trenta secondi, solo trenta
secondi. Cos’erano trenta secondi in confronto alle ultime
due settimane?
Respirò profondamente.
Venticinque.
Avrebbe
chiuso gli occhi e avrebbe
contato in silenzio.
Venti.
Ron
non sarebbe tornato all’improvviso
e sarebbe andato tutto bene, perché non poteva succedere
proprio adesso, adesso
no, perché c’era il matrimonio e dopo sei anni non
era proprio possibile,
perché adesso?
Dieci.
Un
altro respiro profondo e tutto
sarebbe finito. Domani avrebbe riso della sua stupidità,
domani sarebbe andata
al lavoro finalmente tranquilla, senza la paura di mangiare in pubblico
e poi-
Cinque.
Hermione
aprì gli occhi tre secondi
prima delle otto e cinquanta. Osservò la lancetta dei
secondi mentre sfiorava
il dodici e continuava la sua marcia infinita. La osservò a
lungo.
Erano
le nove e tredici quando ebbe
finalmente il coraggio di alzarsi. Corse in bagno, aprì la
porta e prese in
mano il test di gravidanza.
Era
positivo.
***
18/7/2005
Aveva
chiesto al suo capo un giorno
di ferie dicendogli che doveva occuparsi degli ultimi dettagli del
matrimonio,
e lui gliel’aveva accordato con un sorriso. Hermione
trattenne a stento una
risata, pensando che gli ultimi dettagli erano sistemati due settimane
prima,
ma nemmeno lei sapeva ancora con certezza se avrebbe partecipato a quel
matrimonio così perfettamente organizzato.
Entrò
in camera e si appoggiò
appena al letto ancora sfatto; sul cuscino di Ron trovò
ciò che stava cercando.
Prese con due dita un capello e tornò velocemente in cucina:
la pozione, già
pronta, era sul tavolo. Buttò il capello nel bicchiere, poi
toccò il vetro con
la bacchetta, e infine iniziò a far girare il liquido; sul
libro c’era scritto
di mescolare per cinque minuti.
Non
l’aveva ancora detto a Ron,
ovviamente. Ormai era certa di essere incinta: altri tre test Babbani e
due
magici gliel’avevano confermato, ma solo quella pozione le
avrebbe detto ciò
che voleva sapere veramente. Dopo cinque minuti esatti posò
la bacchetta e
bevve la pozione in due lunghi sorsi, poi riappoggiò il
bicchiere e si sedette
con un profondo sospiro.
Non
riusciva a staccare gli occhi
dalla bacchetta. Il libro diceva che avrebbe dovuto aspettare tre
minuti:
duecento ottanta secondi esatti, e la bacchetta si sarebbe illuminata.
Forse.
Ormai
non sapeva nemmeno lei cosa
sperare. Come poteva continuare a stare con Ron, come poteva anche solo
pensare
di camminare verso di lui in chiesa, dopo quello che aveva fatto? Non
era stato
un piccolo errore di calcolo, questa volta. Erano state intere pagine
di
calcoli sbagliati, addizioni che semplicemente non sarebbero dovute
esistere, e
lei non aveva fatto niente per correggerli. Si era rotolata
nell’errore,
l’aveva accolto dentro di sé senza pensieri, ed
era ritornata a casa ogni
ripromettendosi ogni volta che quella era stata l’ultima.
Ogni volta guardava
l’anello al proprio anulare sinistro, e pensava ai sette anni
trascorsi con
Ron; lui era la sua vita. Sarebbe riuscita a rinunciarvi per sempre?
Hermione
distolse lo sguardo dalla
bacchetta solo per un attimo, e guardò l’orologio:
i tre minuti erano passati.
La bacchetta non aveva emesso nemmeno un minuscolo raggio.
Aspettò
un altro minuto giusto per
scrupolo; sapeva di aver fatto la pozione in maniera perfetta. Nessun
bagliore.
Il
bambino non era di Ron.
Rimase
seduta nella stessa
posizione ancora dieci minuti, pensando al fatto che probabilmente non
sarebbe
più tornata in quella cucina. Poi prese la bacchetta, la
infilò in tasca e si
alzò con un sospiro. Sapeva cosa doveva fare. Lo sapeva da
anni, dopotutto.
Andò
nel piccolo studio e si
sedette alla scrivania; tirò fuori piuma e pergamena dal
cassetto. D’altronde,
tutto era iniziato con una lettera.
Sono
incinta. Il bambino è tuo.
Sono
pronta a lasciare tutto per te.
Hermione
riguardò ciò che aveva
scritto: concisa e diretta. Perfetta. Non sarebbe riuscita a scrivere
di più
senza scoppiare a piangere, comunque, ma non poteva fare lo stesso
errore, non
un’altra volta. Si alzò e infilò la
pergamena in una busta prima di cambiare
idea, poi svegliò il gufo appollaiato sul trespolo vicino
alla finestra.
“Per
Draco Malfoy. Sai dove abita.
Fai più in fretta che puoi.” disse Hermione dopo
aver legato la busta alla
zampa dell’animale. Aprì la finestra, e il gufo
volò immediatamente fuori: la
donna lo guardò finché non scomparve tra i tetti.
Tornò
alla scrivania, si risedette
stancamente e attese.
***
7/5/2005
L’elfo
che l’aveva accolta
all’ingresso aprì la porta dello studio e le fece
segno di entrare.
“Grazie.”
gli disse Hermione con un
sorriso. Sentì la porta chiudersi alle proprie spalle e i
passi dell’elfo
allontanarsi lungo il corridoio. Solo quando tutto tacque
trovò il coraggio di
alzare lo sguardo sull’uomo in piedi a pochi metri da lei.
“Non
ti aspettavo così
velocemente.” disse Draco. Sembrava turbato.
“Oh,
sapevo già dove abiti.”
Un’espressione
sorpresa passò per
un attimo sul viso dell’uomo.
“Immagino
che tu abbia ricevuto la
mia lettera… - Hermione annuì. Notò
che sulla lunga scrivania di legno era
posato un bicchiere pieno. – Io… ecco,
bè… - Draco sospirò profondamente,
ridacchiando. – Scusa. Durante le prove questo discorso era
venuto decisamente
meglio.”
“E’
quello che penso sia?” gli
chiese Hermione indicando il bicchiere.
“Sì.
Sì, è l’antidoto. Ma prima che
tu lo beva, devo dirti alcune cose. – rispose Draco fermando
con un cenno della
mano le proteste della donna. – Io non… io non ho
mai bevuto quella pozione,
Hermione. Non ci sono riuscito. Ho finto di averlo fatto quando tu mi
hai detto
di non ricordare niente. Mi sono sentito tradito, umiliato…
solo. Avrei voluto
picchiarti per quello che mi avevi fatto. – un altro sospiro,
una mano passata
velocemente sul viso. – Avrei anche voluto correre nella
stanza e raccontarti
tutto, a un certo punto, ma ho resistito. I mesi sono passati. E poi
improvvisamente era passato un anno, due, tre… due mesi fa
ho letto sulla
Gazzetta del Profeta che ti saresti sposata. Non potevo permetterti di
farlo
senza prima farti sapere cos’era successo. Non potevo
sposarmi neanch’io, a
dirla tutta. Avevo raccolto i frammenti della lettera, quel giorno,
sai? Forse,
in fondo, sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe
arrivato.”
“Draco…”
“No,
aspetta; non ho ancora finito.
– la interruppe l’uomo. Prese il bicchiere dalla
scrivania e si avvicinò a lei
di un passo. – Quando ti ho mandato quella lettera,
oggi… non speravo nemmeno
che venissi. Non so cosa pensavo. Ma ora sei qui. Se vuoi, ora potrai
sapere
cos’è successo. Ma sappi che
cambierà… alcune cose. Molte cose.”
aggiunse
porgendole il bicchiere. Hermione lo prese con mano tremante.
“Draco…
- iniziò la donna, con voce
flebile. Si schiarì la voce. – Draco,
io… - un sospiro profondo. Lo guardò
negli occhi, in silenzio. Poi rovesciò il bicchiere per
terra. – Draco, io non
ho bisogno di questa pozione. Io so già
cos’è successo.”
“Che
cosa?! Tu… tu hai bevuto
quella pozione, Hermione. Come… com’è
possibile?”
“Credevi
davvero che avrei potuto
rimanere tranquilla tutti questi anni senza sapere cosa fosse successo?
–
sdrammatizzò lei. – Non è stato
difficile capire quale pozione avessimo potuto
preparare. Dove avremmo potuto trovare gli ingredienti, a
quell’ora? Era ovvio che
dovevamo averli in una delle nostre camere, e questo ha ridotto
notevolmente il
numero delle opzioni. Ho pensato a quelli che avevo io, e alle pozioni
che
conosco. Quella è stata la parte facile. –
continuò scuotendo la testa. – Ti ho
aspettato a lungo, sai? Tutti i giorni, in quella stanza,
finché non siamo
ripartiti. E poi per un altro anno, ho sperato che tu tornassi da me.
Avrei
voluto bere quell’antidoto con te. Ho trovato il coraggio di
berlo da sola
quasi due anni dopo. E mi sono sentita disgustata da me
stessa.”
“Hermione,
non-“
“Non
ho ancora finito. Pensavo di
essere un’eroina, una santa, quasi, e invece sono stata solo
una vigliacca. Non
ho avuto il coraggio di prendermi le mie responsabilità. Non
potevo credere al
fatto di aver tradito Ron. Non potevo credere al fatto che
provassi… provassi
davvero qualcosa per te. Ma come avrei potuto presentarmi da te due
anni dopo,
come se nulla fosse? Avevo sentito in giro che eri entrato nella Scuola
di
Specializzazione; poi, che eri stato assunto dal Ministero in un nuovo
Dipartimento. Alla fine, che ti eri fidanzato. – disse la
donna lentamente. –
Non potevo immaginare che per tutto questo tempo tu… - la
voce le si
spezzò. –
Mi dispiace. Mi dispiace così
tanto. Sono stata una stupida. Non avrei mai voluto farti
soffrire.”
“Oh,
Hermione… durante quell’anno
sei stata l’unica a rivolgermi la parola, lo sai. Sei stata
l’unica che…
l’unica, e basta. Mi hai fatto soffrire, ma mi hai anche
aiutato così tanto…”
“E
tu hai fatto lo stesso per me.
Lo sai. – rispose Hermione. – Ron era
l’amore della mia vita, prima della
guerra. Dopo… niente è stato più lo
stesso. Nemmeno io. – camminò verso la
scrivania e vi appoggiò sopra il bicchiere.
Respirò profondamente. – Non so
perché tu mi abbia spedito quella lettera, oggi. Ma so
perché io sono qui.”
Gli
prese il viso tra le mani,
dolcemente, e lo baciò. Lui non aspettava altro.
Fine.
Già,
finisce così. Allora, qualche
breve nota: l’epilogo dei Doni della Morte è
ambientato diciannove anni dopo il
1998, anno della Battaglia di Hogwarts, quindi Rose, che ha undici
anni, dev’essere
nata tra la fine del 2005 ed agosto del 2006. Perciò, chi
vuole può pensare che
Hermione e Draco non abbiano mandato all’aria i propri
matrimoni, e chi vuole
può pensare che l’epilogo della Rowling non esista
e Draco e Hermione siano
finalmente riusciti a vivere insieme felici e contenti (e io
personalmente sono
tra questi ultimi! XD). Ho lasciato il finale volutamente aperto, anche
perché
un lieto fine tutto smielato mi sembrava un po’ eccessivo.
Anche
in quest’ultimo capitolo non
poteva mancare la lettera: non a caso è il titolo della
storia, è un po’ il
filo rosso che lega Draco e Hermione, ciò che fa iniziare la
loro strana
amicizia e ciò che pone fine al fidanzamento di Hermione
(forse).
Ovviamente
spero di non avervi
deluso! J
Ci
tengo a ringraziare tutte le
persone che mi hanno seguita, preferita e ricordata, ma soprattutto
tutti
quelli che hanno deciso di lasciarmi una recensione: grazie mille
davvero!
Questa è stata la mia prima long, e l’ho iniziata
piena di insicurezze;
probabilmente senza la vostra dose settimanale di autostima mi sarei
fermata
parecchi capitoli fa. XD
Ho
ancora un sacco di altre idee,
ovviamente, ma in particolare ho iniziato la stesura di
un’altra storia che ha
per protagonisti Draco e Hermione, una AU completamente diversa da
questa; non
anticipo nient’altro per scaramanzia, ma se vorrete leggermi
ancora ne sarò più
che felice.
Ancora
grazie per avermi dedicato
il vostro tempo!
A
presto,
Contessa
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