Inglorious killers

di Faye_92
(/viewuser.php?uid=26564)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione personaggi ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***



Capitolo 1
*** Presentazione personaggi ***


Presentazione personaggi









Rico Bellin = 21 anni,capelli e occhi neri,carnagione mediterranea,altezza media (1,80 circa), fisico muscoloso.  Considerato come l' allievo preferito di Van Dagger, è vendicativo,testardo e spietato, ha la nomina di essere un gran playboy. Sa maneggiare qualunque tipo di armi e conosce circa 50 modi per uccidere a mani nude; lo chiamano "Il Banderas" per via della sua somiglianza con l' attore Antonio Banderas.

Evan Salvatore = 21 anni,capelli biondi e occhi grigi,carnagione pallida,alto 1,85, fisico muscoloso. Freddo, cinico,calcolatore, è il braccio destro di Rico; particolarmente abile nell' uso dei pugnali. Lo chiamano "Blade" proprio per questo motivo.


Julian Ross = 21 anni, capelli neri e occhi color ghiaccio, carnagione olivastra,alto 1,80,fisico muscoloso. Orgoglioso,freddo,spietato,permaloso e in perenne competizione con Rico. La sua specialità sono gli scontri a fuoco; lo chiamano "Magnum" come la  sua pistola preferita.

Federica Night = 19 anni,capelli castano ramati ed occhi castani,carnagione mediterranea,alta 1,70,fisico formoso ma ben proporzionato. Testarda,orogliosa e vendicativa; perfetta per le azioni che necessitano una grande agilità e una particolare rapidità, è l' unica donna del gruppo. Considerata una enfant prodige, è la figlia di Van Dagger e viene chiamata "La Gatta".

Damon Olivier = 20 anni, capelli neri e occhi verdi,carnagione pallida,alto 1,80 e fisico muscoloso. Permaloso,scaltro e freddo, ha una mira eccellente ed è un tiratore scelto. Viene chiamato "Il Cecchino".

Jamil Turner = 24 anni,capelli e occhi neri,carnagione scura,1,90,fisico snello e muscoloso; irascibile,istintivo,violento e rissoso. Esperto in tutte le tecniche di lotta  corpo a corpo; viene chiamato "Black" per via del colore della sua pelle.

Edward Minner = 25 anni, capelli biondi tagliati molto corti e occhi blu,carnagione tipicamente anglosassone,alto 1,75,fisico snello. Freddo,riflessivo e spietato; esperto nell' uso dell' esplosivo. Viene chiamato "War" perchè è stato soldato all' età di 18 anni ed è lì che ha imparato a maneggiare l' esplosivo.

Van Dagger = 55 anni, ex sicario di professione e ex membro di CIA ed FBI; è il nome più temuto e rispettato nel giro da circa 40 anni. Padre di Federica, attualmente si occupa di addestrare i giovani sicari.











Spazio auttice:

Piccola introduzione sui personaggi attorno a cui ruoterà la storia, spero di essere riuscita ad incuriosirvi almeno un po'. Al prossimo capitolo.
Baci,
        Cissa92

Ecco i volti dei nostri personaggi:




Rico


  Evan

  Julian

 Federica

 Damon

 Jamil

 Edward

 Van Dagger


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Cap 1




 

Squilli prolungati, un telefono rifletto mentre ad occhi chiusi cerco di concentrarmi sui miei esercizi di meditazione. Il telefono continua a squillare, ma per quale cazzo di motivo nessuno risponde? Rassegnato mi alzo in piedi e raggiungo il ricevitore, in quel momento compare Dario, gli scocco un’ occhiata irritata, sa benissimo che rispondere al telefono è compito suo, non lo tengo in casa certo per fare la bella statuina. Abbassa lo sguardo colpevole e abbozza un cenno di scusa, gli faccio segno di sparire mentre porto il ricevitore all’ orecchio.

- Dagger – dico con voce fredda e distaccata.
-
Ivan, sono io – ribatte una voce familiare, la stessa voce che ho imparato a distinguere fin da bambino tra mille altre. Ho un fremito tra le scapole, un brivido freddo che ormai è diventato il mio sensore contro le notizie impreviste.
-
Markus, cosa succede? – domando cauto, sono passati dieci anni da quando ci siamo visti per l’ ultima volta e all’ epoca avevamo cercato di ucciderci a vicenda, nulla di personale, era solo lavoro.
-
Mi servono dei ragazzi, i migliori sulla piazza – ribatte pacatamente. Niente più che l’ informazione fondamentale, non si sbilancia neanche con me che sono suo fratello, è ammirevole; un vero professionista ligio al dovere.
-
E così ti sei rivolto a me –
-
Sì, non è un segreto per nessuno il fatto che tu abbia contatti con i sicari migliori che si possano trovare in giro –
-
I migliori e anche i più costosi – osservo punzecchiandolo, spero che si irriti e si lasci sfuggire involontariamente qualcosa.
-
I soldi non sono un problema – ribatte tranquillo, dannazione è proprio deciso a non smuoversi.
-
Cosa ti serve? – mi rassegno a domandargli, con la sua risposta se non altro mi farò un’ idea sulla missione che aspetta i miei ragazzi.
-
Qualcuno che riesca a passare inosservato, che riesca a mimetizzarsi –

Mi passa davanti l’ immagine di un giovane dagli occhi freddi ed impenetrabili, lo rivedo mentre si allena a lanciare una serie di pugnali verso un bersaglio lontano alcune decine di metri, tutti colpiscono rigorosamente il centro.

- Qualcuno che riesca ad uscire dai guai –

Questa volta la scelta è più difficile, ma alla fine mi dico che Black andrà bene, ha un caratteraccio, ma spesso una rispostaccia rimette al proprio posto anche il più rispettabile degli imprenditori e la più vile delle canaglie.

- Qualcuno in grado di far saltare in aria casseforti e disinnescare sistemi d’ allarme –

La scelta è d’ obbligo penso ,ridacchiando, al giovane War che a soli diciotto anni era in grado di far saltare in aria il caveau di un’ intera Banca, figurarsi se ora a venticinque anni suonati aveva problemi di quel tipo.

- Qualcuno che abbia a disposizione un buon arsenale di armi e non abbia paura di usarle –

Il cecchino, decisamente è la scelta più logica. Sospiro pensando che neanche a farlo apposta sto riunendo la vecchia squadra, o forse lo sto facendo apposta, chi può dirlo. Senza ombra di dubbio sono loro i migliori, quantomeno in questa generazione.

- Qualcuno che sappia svolgere qualsiasi tipo di ruolo – continua ad elencare e lo sento trattenere il fiato. Sono sicuro di una cosa, entrambi abbiamo pensato alla stessa persona e nessuno di noi due ne è contento; la Gatta sarebbe la scelta più logica, la più giusta, se non fosse che è la nipote di Markus e che si, di conseguenza è mia figlia. Sondo per un attimo i miei pensieri, quando ho accettato la sua richiesta di addestrarla sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe cominciato a lavorare, ma non potevo fare a meno di sentirmi protettivo nei suoi confronti, sicario o meno un padre è sempre un padre. D’ altro canto era brava, aveva portato a compimento con successo tutte le sue missioni e sapevo che non me l’ avrebbe mai perdonato se l’ avessi esclusa.

- Ce l’ ho – annunciai e ricevetti un lungo sospiro come unica risposta.
-
E poi mi servono due sicari che non sbaglino sotto pressione, uomini abituati ad uccidere e che non abbiano esitazioni. –

Questa volta siamo in due a ridere e ancora una volta so che stiamo pensando alle stesse persone. Rico e Julian, sarà un’ impresa farli lavorare insieme, quei due hanno la stessa rivalità che abbiamo io e Markus, ma sono in gamba, i migliori sulla piazza, chissà magari un giorno prenderanno il posto di me e Markus.

- Lo sai che ce li ho – assicuro
-
Bene, il mio contatto li incontrerà dopodomani ad Acapulco – mi comunica prima di riagganciare.Non riesco a ricordare chi di noi due abbia contagiato l’ altro con l’ abitudine di non salutare quando chiude una conversazione, chissà forse sono stato proprio io. Torno in salone portandomi dietro il cordless, devo contattare sette parti del mondo diverse, ci vorrà un po’ di tempo. Sento lo sguardo curioso di Dario addosso, ma decido di ignorarlo, così impara a non rispondere al telefono quando io sto meditando.
 
 
 
 
 
 



Spazio autrice:

Ecco il primo capitolo, raccontato interamente dal punto di vista di Van Dagger, si nota il distacco del sicario professionista, ma anche il desiderio di un padre di proteggere la figlia. Nel mio racconto i sicari verranno si dipinti come individui freddi e spietati, in fin dei conti uccidono per soldi, ma sono anche esseri umani quindi emergeranno anche i loro punti deboli ed i loro sentimenti. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo.
Baci,
         Cissa_92

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap 2 ***








 

Cap 2





Caracas, Venezuela.




- llamada telefónica al señor Banderas -
Una telefonata per me? Possibile che non si riuscisse mai a lavorare in santa pace?
- Estoy - replico alzandomi in piedi e lanciando un sorriso di scuse al signor Campos - Pido disculpas -
L' uomo mi rivolge un cenno del capo, continua ad indossare gli occhiali da sole e la cosa non mi piace, voglio vederla negli occhi la persona con cui sto parlando. Nel novantanove percento delle volte chi non ti guarda negli occhi o vuole fregarti o non è sincero, ebbene tendo ad incazzarmi quando un cliente prova a fregarmi.
Raggiungo l' apparecchio, definirlo telefono sarebbe un insulto alla tecnologia, ma diciamocelo non sono venuto fino  a Caracas per preoccuparmi degli apparecchi telefonici dei bar. Sono curioso malgrado tutto, solo una persona con i giusti contatti sarebbe riuscita a trovarmi qui; quindi andando per esclusione deve trattarsi o di Evan o di qualche lavoro. Magari qualcosa d' interessante, anche perchè non credo accetterò il lavoro del signor Campos, lavoro solo per gente che mi ispira fiducia e diciamocelo Manuel Campos non è proprio il tipo d' uomo a cui andresti ad affidarti; se è per questo non è neanche il genere d' uomo che vorresti avere come nemico e chissà perchè, ma il mio sesto senso mi dice che al vecchio Manuel il mio rifiuto non farà piacere, mi viene da chiedermi quale sia stata l' ultima volta in cui quell' uomo ha ricevuto un no come risposta, sempre ammesso che sia mai successo.
-   Son Banderas - dico portando il ricevitore all' orecchio
- Lo so bene chi sei niño - replica una voce fredda e strafottente al tempo stesso.
Van Dagger?
Sento le labbra stirarsi in un accenno di sorriso, è passato un anno da quando ho sentito per l' ultima volta il mio maestro.
Se ha chiamato c' è solo una spiegazione, un lavoro, spero vivamente che sia qualcosa di interessante e quando dico interessante intendo qualcosa di pericoloso. Amo il rischio, se non fosse così non avrei scelto questo lavoro. Per fare un esempio non riesco a capire cosa ci trovino i sicari che agiscono a distanza, se uccido qualcuno devo essere lì, davanti a lui, uno scontro ad armi pari, è qualcosa di personale, una sfida  continua perchè da qualche parte può sempre esserci qualcuno più bravo di te.
- A cosa devo l' onore? - domando ironico cercando di nascondere la curiosità.
- Ho un lavoro con un bel guadagno, non posso dirti di più, ti aspettano ad Acapulco dopodomani -
- Acapulco? Perfetto, mi è sempre piaciuto il Messico - commento ridendo, è il mio modo di dire che accetto un incarico.
- Ne ero certo - replica e sono abbastanza sicuro di essere riuscito a strappargli un sorriso, dopodichè chiude la conversazione.
Tipico di Van Dagger penso scuotendo la testa. Bene e ora avvisiamo Campos. Sistemo distrattamente la fondina da cintura che permette un' estrazione veloce, certo non è il massimo in fatto di discrezione visto che si vede benissimo indipendentemente da quello che indossi, ma a Caracas vige la legge non scritta per cui si può girare armati purchè le armi siano visibili e poi sono un sicario non Babbo Natale è scontato che sia armato sempre e comunque.
Ho anche altre due pistole addosso entrambe sistemate in due fondine ascellari, una sistemata dietro la schiena e una che sfrega fastidiosamente sul torace, ma un po' di fastidio è tollerabile se serve a mantenerti in vita. Il sistema ascellare che avevo fissato al torace era dotato anche di due porta caricatori che al momento non avevo occupato. Avevo qualcosa come quaranta colpi distribuiti in tre pistole e i caricatori in più mi avrebbero fatto sentire un po' troppo Rambo per un semplice incontro d' affari e poi, diciamocelo francamente, se avessi avuto bisogno di più di quaranta proiettili sarei morto indipendentemente dalle munizioni a mia disposizione.
Raggiunsi Campos che sorseggiava distrattamente il suo drink, scoccai un' occhiata ai due scagnozzi che si era portato dietro, non sembravano molto intelligenti, ma non ci voleva certo un genio per sparare ad una persona.
- Pido disculpas Sr. Campos - incomincio mettendomi a sedere e concentrandomi sui due gorilla, non posso permettermi di perdere di vista i loro movimenti.
- De nada Sr. Banderas - risponde rivolgendomi quello che dovrebbe essere un sorriso, a me invece sembra più un' espressione grottesca. Vorrei dirgli di non sforzarsi così tanto nel sorridere anche perchè non è un bel  vedere, sembra un tizio con una grave paresi facciale, ma decido di stare zitto; non sarebbe una grande idea quella di farlo incazzare senza un buon motivo anche perchè tra poco gliene fornirò uno decisamente migliore.
- Entonces señor Banderas, ¿Qué piensa usted de mi oferta? -
- Lo siento, Sr. Campos, pero mañana por la mañana me voy a un viaje; es un asunto de familia - replico rivolgendogli il migliore dei miei sorrisi professionali.
Lo vedo irrigidire la mascella, uno dei gorilla fa sparire la mano destra e io lo imito portando la mia mano sul calcio della pistola.
Accade tutto in pochi secondi...i primi colpi, io che mi porto al riparo dietro ad un tavolo e rispondo ai colpi, altri spari poi il tetro rumore di un proiettile che penetra a fondo nella carne, l' ho centrato. Con la coda dell' occhio vedo l' altro gorilla proteggere Campos con il suo corpo, li vedo salire di fretta su una Limousine sopraggiunta velocemente.
Esco dal mio riparo e mi avvicino al guardaspalle che ho steso, un colpo preciso all' altezza del cuore, un centro perfetto, il Cecchino sarebbe fiero di me penso sorridendo. Ripongo la pistola e rilasso le spalle cercando di sciogliere i muscoli contratti, è finita.
Lancio un' occhiata intorno e sento su di me le occhiate spaventate e ammirate della gente
- Buena continuación - dico rivolgendogli un cenno di saluto e salendo sulla Jeep che ho affittato per l' occasione.
Appena tornato all' albergo comunico alla ragazza della reception che me ne andrò la mattina seguente e le chiedo di farmi avere il servizio in camera entro un' ora. Sorride indugiando un po' troppo sul mio viso, so perfettamente di essere bello e conosco l' effetto che faccio alle donne ma non vi do peso più di tanto, Vanità: il peccato mortale di ogni sicario.
Entro in camera e mi dirigo in bagno, una doccia è proprio quello che ci vuole. Ho appena finito di asciugarmi i capelli quando sento bussare alla porta, afferro la Magnum che ho lasciato vicino al lavandino e con la sola protezione dell' asciugamano che mi stringe i fianchi mi reco alla porta.
Apro appena la porta, è la ragazza della reception con il carrello del servizio in camera e una bottiglia di rum. Le faccio cenno di entrare e chiudo la porta alle sue spalle.
Mi guarda leggermente imbarazzata, ma continua a non distogliere lo sguardo da me.
- ¿Cuál es tu nombre? - domando, mi sento curioso questa sera.
- Felicia y el tuyo? - replica, mi sembra più tranquilla adesso.
- Ricardo - è questo il nome che ho dato al momento della prenotazione, è sempre meglio non lasciare tracce del proprio passaggio.
La guardo attentamente capelli rossi, una rarità in Venezuela, carnagione ambrata e occhi castani, tutte le curve al posto giusto, nel complesso è molto carina.
Ma si per questa notte può andare mi dico mentre riempio due bicchieri di rum e gliene porgo uno. Prendo il telefono e chiamo l' aereoporto, prenoto un volo per Acapulco con partenza alle sette,mi dicono che ci sono due scali, ma pazienza.
Felicia mi osserva continuando a non perdermi di vista per un attimo poi improvvisamente lancia un' occhiata al carrello per poi tornare su di me. Rispondo alla sua domanda implicita.
- Yo no tengo hambre, ahora me siento como algo más - dico lanciandole un' occhiata che non lascia spazio a fraintendimenti.
La guardo arrossire,finta timida, ma il suo sguardo non lascia dubbi.
La attiro gentilmente verso di me facendola sdraiare sul letto e dalla sua reazione capisco che no, ancora una volta non mi stavo affatto sbagliando.


Sono passate quattro ore, ho solo due ore di sonno prima di dover partire in direzione dell' areoporto. Improvvisamente mi è tornata fame, avvicino il carrello e tolgo il coperchio dei vassoi a mostrare una bistecca di quello che sembra bufalo accompagnata da una generosa porzione di patate al forno e delle verdure grigliate, c' è anche una bottiglia di vino. Non è male, peccato per la carne che  ormai è gelida. Recupero la bottiglia di rum che avevo lasciato accanto al letto e la finisco in un unico sorso dopodichè recupero le mie cose e realizzo che ho proprio bisogno di farmi un' altra doccia.
Quando esco dal bagno vedo che la ragazza è ancora addormentata, lancio un' occhiata all' ora, sono le sei, è ora di andare. Mentre lancio un' altra occhiata alla chioma rossa che è adagiata sul cuscino;mi chiedo se sia il caso di svegliarla, ma poi mi dico di no, dorme così bene che sarebbe un peccato.
Do una rapida controllata in giro per accertarmi di non aver lasciato niente che possa testimoniare il mio passaggio in quella stanza dopodichè esco e mi chiudo la porta dietro.
Ho fatto chiamare un taxi e il facchino all' ingresso mi domanda perplesso cosa intenda fare con la mia macchina. Afferro le chiavi e gliele lancio.
- Tomar niño,el coche es tuyo ahora - gli dico sorridendo alla vista della sua espressione incredula.
Salgo sul taxi - A 'aeropuerto -
L' uomo annuisce brevemente e parte.
Arrivati a destinazione lo pago lasciandogli una mancia generosa per invogliarlo a dimenticare il fatto che abbia accompagnato un giovane turista all' areoporto di prima mattina. Mai lasciare tracce, è la regola.
Finalmente sono sull' aereo, ho dormito talmente poco che non sarà un problema addormentarmi, in fin dei conti il viaggio è lungo mi dico mentre mi rilasso contro lo schienale del sedile e chiudo gli occhi.










Spazio autrice:

Ecco finalmente un capitolo degno  di questo nome, è raccontato dal punto di vista di Rico Bellin uno dei miei sicari preferiti ^^. Premetto che come avrete capito la storia verrà raccontata da punti di vista diversi, spero che la cosa vi piaccia in caso contrario ditemelo ^^.
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo al vostro parere.
Baci,
        Cissa92

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap 3 ***






 

Cap 3






(POV. FEDERICA)



Acapulco, Messico.



Appena scesa dall' aereo vengo assalita dall' afa, fantastico proprio quello che ci voleva dopo un giorno di volo.
C' è un motivo se odio il Messico e direi che si può riassumere in una parola, anzi no facciamo due: caldo afoso.
Individuo le mie valige scorrere sul nastro trasportatore, le afferro e mi dirigo verso l' uscita trascinandomele dietro; mi ritrovo a rimpiangere il fatto di non aver portato meno roba,ma non sapendo quanto mi sarei dovuta fermare ho pensato fosse il caso di essere previdente.
Individuo un uomo dal classico aspetto messicano che è appoggiato a una Jeep Cherokee, stringe un cartello con su scritto "Midnight" e nient' altro, è il cognome che ho usato per prenotare il volo quindi lui deve essere il contatto.
- La señorita Federica? - domanda scrutandomi incerto. Suppongo che non abbia poi tutti i torti, conciata in questo modo non sembro proprio una sicaria, ma la gonna corta ed i tacchi fanno parte della copertura.
- Exacto, estoy -  garantisco aprendo leggermente la giacca di lino che ho indossato per nascondere la pistola e permettendogli di vederla. Annuisce serio prima di aprirmi la portiera, lo guardo scocciata. Non capisco questo comportamento degli uomini, è vero sono una donna ma non sono invalida sono perfettamente in grado di aprire da sola la dannata portiera, comunque decido di non dire nulla e mi sistemo sul sedile del passeggero.
Durante il viaggio l' uomo mi rivolge la parola più volte, ma rispondo solo a monosillabi, non mi piacciono le chiacchiere inutili e poi trovo fastidioso il dover parlare in spagnolo; non ho mai avuto problemi con le lingue,fin da piccola, ma lo spagnolo mi è sempre stato particolarmente ostico anche se non ne ho mai compreso il motivo.
Finalmente dopo un' ora di viaggio giungiamo a destinazione, scendo dalla macchina prima di dare la possibilità all' autista di aprirmi nuovamente la portiera e do un' occhiata in giro. C' è un giardino immenso, una grande piscina occupa gran parte dello spazio antistante l' atrio, è la classica casa da ricco imprenditore o da ricco malavitoso;tra le due ipotesi scommetterei il mio braccio sinistro sulla seconda. Perchè non il destro? Semplice, perchè quello mi serve per sparare.
Pragmatica? Forse, ma il pragmatismo è buono, ti mantiene in vita.
Il messicano mi invita a seguirlo e mi conduce in un salotto carico di oggetti che hanno tutta l' aria di essere piuttosto antichi e decorazioni in oro massiccio; non mi piace è roba tipica da neo arricchiti, in una parola? Pacchiano.
- El Señor vendrá pronto,por favor, espera aquí señorita - mi dice prima di rivolgermi un cenno del capo ed uscire dalla stanza.
Mi siedo sul divano in pelle nera e mi preparo ad aspettare, di tutto quello che ho visto dentro questo salone, il divano è l' unica cosa che mi piace.
Mentre rifletto su quale potrebbe essere l' incarico, sento una serie di passi lungo il corridoio, mi tiro su immediatamente facendo volare la mano sulla pistola, ma senza sfoderarla. In fin dei conti nessuno mi ha ancora minacciata e potrei sembrare alquanto scortese se estraessi la pistola e la puntassi contro la prima persona che mi capita a tiro.
La porta si apre esattamente due secondi dopo, fanno il loro ingresso due ragazzi, sono due biondi ed uno dei due lo conosco.
- Evan - saluto alzandomi in piedi e andandogli incontro.
- Federica - imita i miei movimenti rivolgendomi un sorriso amichevole che tuttavia non si estende agli occhi che rimangono freddi come il ghiaccio della Siberia.
- Anche tu qui per il lavoro? - domanda curioso
- Così sembra - replico scuotendo la testa e lasciando che i capelli mi ricadano sulle spalle.
- E cosi tu dovresti essere una collega? - domanda l' altro ragazzo guardandomi con un misto di sarcasmo ed incredulità.
- Già, problemi? - lo aggredisco per niente contenta del tono che ha usato.
- Ti consiglio di non commettere l' errore di considerarla una donna come tante altre - interviene una voce che conosco benissimo.
Rico ha appena fatto il suo ingresso insieme a Damon e ad altri due che non conosco, ma a giudicare dalla descrizione che mi ha fatto mio padre l' altro moro sembra proprio Julian.
- E così lei è la ragazza di cui parlavi - commenta il biondo scrutandomi con ancora un pizzico di sarcasmo nello sguardo.
- Esatto - conferma quello che potrei definire come un mezzo incrocio tra mio fratello ed il mio migliore amico.
- Non ho mai sentito Rico parlare di un' altra donna come parla di te - commenta il tipo afroamericano scrutandomi attentamente, più incuriosito che ostile.
- Ovvero? - domando perplessa.
- Pericolosa. Parla di te come se fossi pericolosa - replica scrutandomi negli occhi come a voler leggermi dentro.
Sento qualcuno emettere una risata di educata incredulità, ma non  mi giro a controllare di chi si tratti. Devo mantenere il contatto visivo, se lo interrompessi sarebbe come un atto di sottomissione ed io non ho intenzione di sottomettermi proprio a nessuno, non in questa vita almeno.
Continuiamo a guardarci per un paio di minuti.
- Bè, ti aspetti forse che mi dichiari pericolosa? - domando ironica continuando a guardarlo con aria di sfida.
- Lo sei? - domanda a sua volta.
- Prega di non doverlo scoprire mai - replico sorridendo.
Lo vedo abbozzare un sorriso divertito prima di estrarre la pistola e puntarmela contro; nello stesso istante estraggo la mia e gliela punto sotto il mento, da quella distanza e con quell' angolazione basterebbe un colpo per spaccargli il cranio.
- Coraggio abbassa quella pistola mr macho, non vorrai mica imbrattare questo bel pavimento pulito con i pezzi del tuo fottuto cervello - lo esorto e per dimostrargli che faccio sul serio arretro il cane; non è necessario,ma fa sempre un bell' effetto drammatico.
Lo osservo incredula mentre rinfodera la pistola e scoppia a ridere.
- La ragazza ha le palle, mi piace - dichiara mentre il suo sorriso si allarga ancora di più  e subito dopo scoppia a ridere nuovamente.
Un gioioso sociopatico. Sono cirondata da un branco di fottuti pazzi, grandioso, veramente grandioso.
- Niente male, l' ultima volta che ci siamo incontrati non eri così veloce nell' estrarre - commenta Rico rivolgendomi un sorriso orgoglioso, è il tipo di sorriso che un maestro rivolgerebbe ad un' allieva particolarmente promettente e forse è proprio così, in fin dei conti tutto quello che so l' ho imparato grazie a lui e a mio padre.
- Diciamo che è stato un anno particolarmente impegnativo - replico scrollando le spalle con aria disinvolta.
- Spiacente di dover interrompere quella che ne sono certo sarebbe una commovente rimpatriata tra vecchi amici, ma abbiamo un committente che ci aspetta dillà - ci fa notare il biondo con l' aria da marines; la mia impressione di prima è confermata, quel ragazzo mi sta allegramente sulle palle e ciò che è peggio è che sembra trovare dannatamente divertente la mia irritazione.
- Edward ha ragione, sarà il caso di andare - conviene Evan aprendo la porta e facendoci cenno di uscire.
Mi avvio contro voglia verso l' uscita, basta il fatto che sia stato quell' Edward a suggerirlo per farmi passare la voglia di incontrare il nostro misterioso committente.
Aspetto che siano usciti tutti, rimaniamo io e Rico, non sono voluta uscire prima degli altri perchè non mi fidavo a dargli le spalle, ma diavolo ero abbastanza sicura che Rico non mi avrebbe sparato alle spalle. Ovviamente la mia sicurezza non derivava dal fatto che fossimo amici, ma semplicemente dal fatto che avrebbe ritenuto altamente sleale sparare ad un avversario quando era di spalle. Aveva un saldo codice morale per essere un sicario.
Lascio quindi che sia lui a chiudere la fila e mi appresto a  seguire gli altri. Non vedo l' ora di scoprire di chi si tratta.










Spazio autrice:

Ecco un altro capitolo dal punto di vista della nostra unica protagonista femminile, mi sono sforzata per farla apparire volutamente molto tosta, in fin dei conti fa un lavoro da uomini e deve dimostrarsi per forza più cattiva e brava di tutti gli altri. Spero che vi sia piaciuto. Al prossimo capitolo.
Baci,
        Cissa92


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=860697