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di fra3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pronto? ***
Capitolo 2: *** Johnny chi??? ***
Capitolo 3: *** Siamo sicuri che non sia un mozzo??? ***
Capitolo 4: *** una donna fortunata ***
Capitolo 5: *** Ti odio! Io un pò meno... ***
Capitolo 6: *** ad una condizione.... ***
Capitolo 7: *** Sofia ***
Capitolo 8: *** Ti serve una vacanza... ***
Capitolo 9: *** Sparrow o Depp questo è il dilemma ***
Capitolo 10: *** La fuga! ***
Capitolo 11: *** La mamma ***
Capitolo 12: *** Non aprire quella porta ***
Capitolo 13: *** ...é lei ***
Capitolo 14: *** Quando si allungava l'ombra sopra tutta la giornata... ***
Capitolo 15: *** ...portami dove non serve sognare ***
Capitolo 16: *** Hold my hand ***
Capitolo 17: *** un colpo all'anima ***
Capitolo 18: *** Re e Regina ***
Capitolo 19: *** Completamente mia! ***
Capitolo 20: *** Wonder Woman ***
Capitolo 21: *** Resurrezione ***
Capitolo 22: *** Resistere ***
Capitolo 23: *** Kate la stronza! ***
Capitolo 24: *** La resa dei conti ***



Capitolo 1
*** Pronto? ***


Pronto?
 


Drin drin….drin drin….

"Pronto studio di consulenza aziendale Armani parlo con?"- risposi annoiata, mancava solo che le sbadigliassi in faccia, anzi no all'orecchio-"Salve, sono Eva Spike, reparto contabilità e bilancio del Infinitum Nihil, chiamo per conto della famiglia Depp"- rispose una voce con tono professionale - "Può attendere un attimo in linea, vedo se la dottoressa è libera."- lasciai la cornetta sulla scrivania e inserì la musichetta d'attesa" http://www.youtube.com/watch?v=uF5jgMrcrTk [clicca per ascoltare la musica di attesa]

Attraversai il lungo corridoi, che portava all'ufficio della famigerata Dottoressa, bussai ed entrai -"Dottoressa, c’è una certa Eva Spike al telefono?"- se ne stava seduta dietro la scrivania, sommersa da scartoffie ed varie cartelle -"Non credo di conoscere nessuna Eva Spike."- rispose secca senza alzare lo sguardo dai suoi fogli - "Dice di essere il direttore del reparto contabilità e bilancio del Infinitum Nihil"- la informai, sperando di esserle utile nella sua ricerca mentale di quel nome. Lei sbuffò sonoramente, appoggiò scocciata i fogli sulla scrivania- "Adesso ancora peggio, non mi dice niente Infinitum Nihil, però sono sicura che sia latino."- disse pensierosa, accarezzandosi il mento. Io rimasi allibita, invece di darmi una risposta sensata si metteva pure ad analizzare il nome della società??
Ad un tratto emise un strano suono gutturale, mi guardò e con una faccia dubbiosa mi chiese: "Siamo sicuri che sia un’impresa, non vorrei fosse qualche setta di psicopatici come Scientology?"- avrei voluto urlarle Lo chiede a me?? Sei tu il capo dovresti  conoscere tutti i pezzi grossi dell’industria" ma cercai di contenermi, respirai profondamente e decisi che era il caso di darle un altro indizio per farle ricordare chi fosse la gentaglia con cui aveva a che fare - "Dice di chiamare per conto della famiglia Depp"- le dicco con un sorriso falsissimo stampato sul volto, come per dire "Stronza adesso non puoi far finta di non sapere chi sono!"  Ma chi sono? Boh! -"Mi hanno insegnato che devo correre al telefono se chiamano per conta della famiglia Obama, al massimo Gates, no per la famiglia Depp. E poi chi è la famiglia Depp? Non mi risultano miliardari o uomini dell’alta finanza di cognome Depp?"- iniziò a sbraitare ed a camminare avanti e indietro per tutta la stanza, come in preda ad una crisi isterica, ad un tratto si arrestò e tornò a sedersi al suo posto. Guardava il vuoto immersa nei suoi pensieri, forse stava continuando a porsi le sue domande esistenziali su a chi si risponde o no al telefono, mah…a quel punto decisi che fosse arrivato il momento di dare una risposta a quella povera donna che attendeva al telefono -"Dottoressa, credo che la donna al telefona meriti una risposta."- lei si risvegliò dal suo stato di catalessi e in maniera determinarta disse - "Giusto, dille di chiamare più tardi che sono in riunione, non posso perdere tempo al telefono. Ah, Lily cerca poi di trovare qualche informazione su questi amanti del latino, prima di parlare con loro devo sapere chi sono."



Toc Toc

Salve scusa il disturbo ma forse prima di andare avanti dovrei mettere in chiaro alcune cose.
Direi che sia il caso di ritornare un po’ indietro e ripartire da qui:
" Pronto studio di consulenza aziendale Armani..."
Ecco, sicuramente alcuni di voi si staranno chiedendo chi sia questo Armani?
Armani sono io, non lo stilista italiano che adoro tanto, conosciuto anche come Re Giorgio, ma Caterina Maria Armani, conosciuta a New York come Kate Armani. Sono una tra le più famose consulenti aziendali della Grande Mela, mi occupo di consulenza fiscale e amministrativa di aziende americane e anche estere, in alcuni casi sono pure socio.
Come si capisce dal mio nome sono italiani ma ormai vivo da molti anni negli States, ma ogni tanto amo ritornare a casa, sarà anche arretrata e piena di problemi, ma l’Italia rimane sempre la più bella.
Possiedo uno studio di consulenza, situato in uno dei grattaceli di Manhattan e… 
...Ah…dimenticavo  quella che ha narrato la storia fino adesso altri non è che la mia stupida segretaria. Lo so molti staranno facendo buuuuuuuuu, perché vi stava simpatica la Lily, ma se volete far apparire nella storia Johnny Depp credo sia il caso rimangiarvi quei buuuuuuuuu…..

Quindi spetta a voi decidere allora me o lei???… 
 

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Capitolo 2
*** Johnny chi??? ***


 Johnny chi???

"Scusi l’attesa, la dottoressa è occupata in una riunione, potrebbe chiamare più tardi?"- cercai di essere il più convincente possibile, odiavo raccontare bugie, specialmente quando si trattava di parare il culo anoressico del mio capo - "Nessuno problema, spero solo che si sia liberata, perché ho una certa urgenza nel parlare con lei. A dopo"- grazie a Dio, da quello che avevo capito, la donna che stava dall'altra lato del telefono, doveva essere troppo gentile, visto che aveva atteso ben dieci minuti attaccata alla cornetta.

Dopo aver riattaccato, come richiesto da Kate lo Squartatore, corsi alla mia scrivania e mi misi subito a cercare, su Google, notizie sull’ Infinitum Nihil. 

Mi apparve un sito un po’ inquietante http://www.infinitumnihil.com/ e quel punto pensai che forse aveva ragione la Dottoressa nel dire che si tratta di una setta satanica.
Dopo un po’ di ricerche, su un sito, stranamente, di gossip, trovai un articolo che parlava dell’Infinitum Nihil. 

“…il bellissimo attore insieme alla sorella Christie Dembrowsky e a Sam Sarker il quale ricopre il ruolo di Direttore dello Sviluppo, nel 2004 hanno fondato la casa di produzione Infinitum Nihil,”

Sin dalla prima parola dell'articolo, riuscì a pormi una sola domanda : chi era il bellissimo attore?

A quel punto nella mia mente riecheggiarono le parole di quella Eva Spike:

…..chiamo per conto della famiglia Depp….famiglia Depp???


Come un fulmine a ciel sereno, la risposta ai miei dubbi arrivò stampata come un cartellone pubblicitario in pieno centro città.  -“Oh mio dio, non è possibile!!”-  urlai senza accorgermi che tutto lo studio si fosse voltato dalla mia parte. - "Scusate…ma si tratta di Johnny"- cercai di giustificare il mio comportamento, suscitando ancora di più perplessità nei loro volti.- "Johnny Depp" - precisai, peggiorando la situazione., forse era meglio evacuare la zona, prima che riuscissero a cogliere il significato delle mie parole.

Ero furiosa con me stessa perché non avevo capito prima che si trattava di quella famiglia Depp. In quel momento la prima cosa da fare, non era piangere sul latte versato, ma era dirlo alla dottoressa, che sicuramente sarebbe rimasta impressionata dal sapere chi erano realmente i Depp.

-"Dottoressa, dottoressa.."- entrai senza neanche bussare, non vedevo l'ora di dirglielo, non riuscivo più a trattenermi. La dottoressa saltò dalla sedia, shoccata dal mio atteggiamento e con tono di rimprovero mi chiese: "Che succede Lily, mi hai fatto prendere un colpo, cos’è tutta questa agitazione?"- con due falcate arrivai davanti alla grande scrivania, piazzando proprio davanti alla Dottoressa - "Come potrei essere tranquilla se quel bo…ehm..scusi, volevo dire ho trovato le informazione che mi aveva chiesto"- al sol pensiero di Johnny Depp il mio cervello aveva iniziato ad elaborare pensieri poco casti, ma dove contenermi se no quella mia avrebbe licenziata in tronco.

"Quindi?"- Quindi? Quindi? come poteva limitarsi a dire Quindi?. feci un bel respiro e come ogni buona segretaria che si rispetti cercai di essere più professionale possibile -"Infinitum Nihil è una casa di produzione cinematografica che appartiene all’attore Joh…"- non mi lasciò finire la frase, si alzò e iniziò ad imprecare inizialmente in inglese, ma ormai la conoscevo bene, quando era nervosa passa alla lingua che parla meglio: l’italiano volgare. Non vi stupite più di tanto non è per niente uguale a quello di Dante…

"Oh dio no, qualche stronzetto che si sente dio in terra vuole una consulenza da me, no, no, no!!! io sono una professionista non una velina del cazzo che sculetta a destra e manca, non posso abbassarmi ai livelli di quei finti bellocci che si sono rifatti anche quello e gli serve anche il Viagra…" -Ormai era un uragano in piena, non riusciva più a contenersi, camminava avanti e indietro per il suo ufficio urlando cose a me incomprensibili. A quel punto pensai che dicendo a chi apparteneva l’azienda si sarebbe tranquillizzata, alla fine Johnny veniva considerato un anti-divo, quindi forse per lei non era come gli altri - "Veramente dottoressa non è uno stronzetto qualunque, si tratta di Johnny Depp."-dissi con un sorriso convincente stampato in volto - "Chi ?"- Urlò la dottoressa sintomo che il mio sorriso non avrebbe avuto nessun potere su di lei.
Ma non demorsi, mantenni la calma e decisi di ripeterlo forse non aveva capito -"Johnny Depp"- dissi lentamente scandendo ogni lettera -"Ok"- rispose quasi esasperata e poi respirò profondamente- "ho capito vai su wikipedia e scaricami vita e morte di questo tizio, ho bisogno di sapere chi è e che fa e con che tipo di stronzetto che si sente dio in terra avrò a che fare…"- continuò tutto ad un fiato svogliata e con un gesto della mano mi fece segno di lasciarla sola. Ero quasi arrivata alla porta quando mi ricordai di chiederle l'ultimo interessante dettaglio - "Pure qualche foto?"- dissi con aria innocente, lei mi guardò stranita - "ehm?"- non sapeva cosa rispondere, confusa dalla mia domanda, poi sbuffò e in maniera superficiale rispose: "l'importante è che sia vestito visto che normalmente questi qua sembra che siano rimasti ancora ai tempi di Adamo e Eva."

Pov Kate


Mi erano capitate di tutti i colori, imprese che coprivano trafficanti colombiani, venditori di armi e una volta anche giapponesi che avevano copiato Barbie e Ken, ma attori che si fingevano imprenditori mai…
Dopo un po’ la mia segretaria, che da quello che avevo capito se ne intendeva di questo Johnny Depp, neanche fosse l’uomo più sexy del mondo, mi portò tutte le informazione che era riuscita trovare,e quando dico tutte significa che dovevo assumere una squadra di professionisti di gossip tale da essere pronta a sostituire Signorini alla direzione di Chi?
Dopo essermi letta la biografia di questo tipo, iniziai a cercare qualcosa sulla casa di produzione. Niente! solo un inquietante sito, che a quel punto mi convissi che non era Johnny Depp l’attore con cui dovevo trattare ma Tom Cruis

"Dottoressa?"- mi chiamò Lily, affacciandosi discretamente alla porta - "Si?"- risposi ancora sovrappensiero -"Ha richiamato di nuovo quella Eva Spike, gliela passo?"- rispose entrando nel mio studio, tra altro senza essere stata invitata- "Aspetta un attimo"

farsi attendere un po’ al telefono?? un modo come un altro di far capire con chi si ha l’onore di parlare, e poi in questo caso si tratta di un attore di Hollywood può anche aspetta più di un attimo

"Tre, due, uno.. adesso si me la puoi passare!" 

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Capitolo 3
*** Siamo sicuri che non sia un mozzo??? ***


Prima di lasciarvi leggere il nuovo capitolo ho bisogno di dire una cosa: vorrei ringraziare cassy_star ,GLObulesROUGE e Giuggiola_Herm90  perchè senza di loro questo capitolo non l'avrei mai postato. Sono una principiante nello scrivere ed ho bisogno di supporto ma anche di critiche che considero il mezzo più adatto affinchè una persona possa migliorare, quindi recensire fa bene sia a voi che a me, la recensione ci permette in piena liberta di dire la nostra e aiutare l'altro. Adesso vi lascio alla vostra lettura


-Pronto sono Caterina Maria Armani, parlo con?
-Eva Spike dell’ Infinitum Nihil
-ah, si la segretaria mi aveva riferito della sua telefonata, mi scusi ma ero in riunione
-prego, non si preoccupi. Conosce l’ Infinitum Nihil?
-so che si tratta di una casa di produzione cinematografica
-esatto di proprietà della famiglia Depp
-ah, si la famiglia Depp “neanche fossero i Clinton”
- l’abbiamo contattata perché abbiamo bisogno del suo aiuto
-in che senso?
-il consiglio di amministrazione ha deciso di affidare ad una società esterna il controllo contabile e la loro prima scelta sarebbe la sua società
-normalmente prima di stipulare un contratto io vorrei visitare gli uffici e se possibile dare un’occhiata anche ai bilanci
-noi siamo a sua completa disposizione in qualsiasi momento lei vorrà venirci a trovare, l’unica cosa che le chiedo è se può farcelo sapere in anticipo così da poter avvisare i consiglieri
-se per voi non ci sono problemi io potrei venire anche domani, prendo il primo volo disponibile per Los Angeles “prima finiamo questa scenetta e meglio è”
-le invieremo una macchina all’aeroporto
-grazie, allora a domani
-arrivederci
Lo so, lo so avete ragione, avevo detto di odiare gli attori ma quando si tratta di lavoro non posso tirarmi indietro…adesso fatemi fare un biglietto e preparare i bagagli…

IL GIORNO DOPO
Eccomi a Los Angeles: il sole ha già risposto all’appello insieme alle temperature alte  invece dell’autista nessuna traccia
-Signora Catarina Marie Armani
-Si? Sono io Caterina Maria Armani 
L’autista mi accompagnò subito agli uffici dell’Infinitum Nihil
-Salve sono Caterina Maria Armani
- si l’aspettavamo dottoressa Armani, mi segua
La ragazza che stava alla reception mi accompagnò al secondo piano. Mi trovai davanti un corridoio lunghissimo tutto illuminato con i faretti, a quel punto pensai che mi avrebbero fatto scegliere, come al grande fratello, quale porta aprire, mentre facevo passa paperino per decidere  quale porta portava alla suite, arrivò una ragazza, sulla trentina, alta, mora, ma non cosi carina da rimanere a bocca aperta”
-salve io sono Eva, ci siamo sentite ieri al telefono
-piacere, Caterina
-allora da dove vuole iniziare?
-prima di parlare con i consigliere, vorrei dare un sguardo ai documenti,  per farmi un’idea, posso?
-certo, l’accompagno.
Entrammo in una delle porte del corridoio del paradiso, mi fece accomodare in una scrivania dove già c’erano tutti documenti che mi servivano, mi disse di chiamarla per qualsiasi cosa...
Era già passata un’ora e io continuavo a studiare quei fascicoli, quando improvvisamente…
-Scusi, ci porti tre cappuccini
-Cosa? Sta dicendo a me? “e adesso chi è questo tizio travestito da mozzo?? ma quelli non credo possano essere definiti pantaloni”
-Vede qualcun’ altro qua dentro “pure antipatico”
-Si, lei
-scusi?
“hai capito bene, uomo senza cavallo e a quanto pare anche senza cervello…"
-Perché non va lei a prendersi i cappuccini?
- Ma lei sa con chi sta parlando?
-No e non credo sia mio desiderio saperlo
-come si perm….
-Dottoressa è successo qualcosa?
Finalmente Eva si era svegliata dal suo letargo, ed era corsa a vedere chi era quel individuo che si permetteva di disturbarmi
-si Eva, non so chi sia costui e chi l’ha fatto entrare, a nessuno è permesso interrompere il mio lavoro, specialmente ad un finto mozzo
-Dottoressa, veramente lui è…
-Ma guarda questa come ti permetti tu di stare seduta nei miei uffici e impartire ordini, e poi non sono un mozzo se mai capitano
-tu capitano??? Ahahahahah, ma fammi il piacere…la nave affondarebbe anche con il mare piatto…
-CCCOOOSSSAAA…
-Dottoressa si calmi….DOVETE FARE TUTTI SILENZIO
-Eva?
-Eva?
-Dottoressa, signor Depp se mi lasciate parlare evitiamo urla inutili: Dottoressa lui è Johnny Depp, Johnny Depp lei è la Dottoressa Armani
Questo era Johnny Depp? più che l’uomo sexy del mondo sembrava l’uomo più barbone al mondo, ma com’era vestito? Ma chi è il suo stilista? Marzullo?
-Dottoressa, posso chiederle quanto tempo ancora le serve? Chiese Eva, mentre lui continua a fissarmi, come una tigre pronta all’attacco
-credo che per oggi, non ce la farò a finire tutto, quindi sei consiglieri sono già arrivati preferisco incontrare loro e finire il mio lavoro domani 

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Capitolo 4
*** una donna fortunata ***


 

-prego, allora mi segua nella sala delle riunioni, signor Depp deve venire anche lei disse Eva.      
Continua a fissarmi con aria di sfida, forse quel cafone ancora non si era reso conto contro chi avrebbe perso la sua guerra. Entrammo in una sala dove vi era un grande tavolo ovale, vi erano seduti un uomo ed una donna, la donna mi venne incontro

-piacere sono Christie, la sorella di Johnny
-Piacere Caterina, ma lei mi può chiamare Kate dissi lanciando un’occhiata omicida al signor Depp
-vedo che con Johnny vi siete già presentati
Se quella si chiama presentazione, la prima guerra mondiale che cos’era, il valzer delle candele??
-lui è Sam Sarker, Direttore dello sviluppo e socio insieme a me e Johnny, prego accomodiamoci
Tutti e quattro ci accomodammo, al mio fianco Christie, mentre Johnny era davanti a me. Sarker iniziò illustrare la situazione dell’azienda, dopo una mezz’ora finalmente terminò e prese la parola Johnny
-Caterina, cioè Dottoressa, “bravo così va meglio” noi avremmo una proposta da farle, oltre a chiederle di occuparsi della contabilità dell’azienda vorremmo che lei diventasse nostro socio
Rimasi un po’ perplessa normalmente ero io a fare questo genere di proposte, perché chiedermi una cosa del genere?
-posso sapere il motivo di questa proposta?
-crediamo che la sua esperienza potrebbe portare notevoli vantaggi alla nostra azienda disse Sam, ma notai che Johnny non sembrava molto convito
-Signor Depp lei è d’accordo?
si alzò in piedi tenendo le mani poggiate al tavolo
-Creai questa impresa con l’ intenzione di condividere questa esperienza con le persone a me care, non con persone che non conosco e per giunta straniere, comprende Caterina?
-Johnny?- l’apostrofò la sorella- ne avevamo già parlato ed eri d’accordo, cosa ti ha fatto cambiare idea?
“Dai Johnny dicci cosa ti ha fatto cambiare idea”
-Christie non mi sembra la situazione adatta per parlarne "Johnny non hai le palle per dircelo"
a quel punto decisi che era il caso di intervenire, non mi sarei mai fatta mettere i piedi in testa da quel cafone

-Se il problema sono io, non c’è bisogno di girarci intorno Signor Depp, come sono venuta me ne vado, ma siete stati voi a cercarmi e poi se ce l'ha tanto con gli stranieri può denunciarmi alla Corte degli Stati Uniti, ma credo che farebbe solo un pessima figura, come quella che sta facendo in questo momento
Si una bella figura di cacchina, stronzo! Vai a denunciarmi così poi rideremo tutti insieme, credo anche che farò pubblicare un articolo dal titolo: Johnny Depp e la fabbrica delle figure di mer….visto che possiedo doppia cittadinanza, stronzo!!
-per favore Kate, Johnny non voleva offerti, Johnny diglielo tu stesso
-Dottoressa Armani non volevo offenderla, cosi va bene? Disse come se fosse un bambino che ripete quello che dice la mamma.
La mia furia ormai era incontrollabile, quindi per evitare di offendere gli altri e di finire in galera per aver strangolato Johnny stronzo Depp, decisi che era opportuna una ritirata strategica per immergermi in un bagno di camomilla e schiarire le idee sul da farsi, non credo che a questi termini la proposta fosse accettabile
-credo che sia il caso che vi chiariate tra voi, se mi volete io sono al mio hotel                                         
  …mi alzai, senza dare a nessuno il tempo di ribattere e mi fiondai  in strada alla ricerca di un taxi…

Arrivata all’hotel chiesi della prenotazione fatta da parte dell’ Infinitum Nihil a mio nome . Mi consegnarono la chiave e mi dissero che si trovava all’ultimo piano…aprì la porta della camera 1230 ma quello che mi apparve davanti non poteva essere definito camera
-niente male!!!esclamai ad alta voce.
Davanti a me vi era un ampio salone con dei divani bianchi ed un camino, vi era un tavolo in vetro rettangolare per minimo 8 persone , c’era un corridoio che portava alla camera da letto, dove una grande vetrata  affacciava su un magnifico parco, un letto matrimoniale e un’ enorme cabina armadio, infine accanto  alla stanza c’era un bagno, meglio dire una sala da bagno: c’era una vasca idromassaggio in cui potevano fare il bagno 3 persone contemporaneamente, una doccia che per quanti bottoni c’erano sembrava una navicella spaziale; ah dimenticavo la suite era anche fornita di cucina.
Decisi che era arrivato il momento di immergermi nell’acqua calda per rilassare i miei nervi. Il telefono squillò:
-hey vi stavo per chiamare, scusa se non l’ho fatto prima ma è stata una pessima giornata
Scusate mi ero dimenticata di dirvi che non sono poi così asociale come sembra: ho delle amiche e quella con cui sto parlando al telefono si chiama Emy, la mia amica/sorella. Insieme a lei ci sono Mary, Iz e Carol, sono andate in Italia. Dovevo andarci anch’io ma come sapete già per mia sfortuna un antipatico, superbo e incivile attore mi ha fatto venire a Los Angeles per insultarmi un po’.
-non ti preoccupare, posso solo immaginare
-allora? Com’è andato il viaggio? Spero bene?
-si, si stai tranquilla, abbiamo dormito per tutto il volo
-meglio così
-invece tu che mi racconti? Hai incontrato quel figo di Johnny Depp
-si e credo non sia valsa per niente la pena. È solo un attore stronzo che si sente dio sceso in terra
-non è che stai esagerando come tuo solito?
-no credimi è proprio stronzo
-Kate ormai ti conosco da più di 10 anni e so come sei fatta. Odi le persone dello spettacolo ma questo non ti permette di giudicare una persona senza conoscerla?
-credimi in questo caso ho ragione
-convinta tu?! disse rassegnata
-comunque. Siete ancora all’aeroporto?
-adesso stiamo andando a casa, tu cerca di stare calma finisci il tuo lavoro e non ti preoccupare: qui ho la situazione sottocontrollo!
-mi fido. Spero di rientrare domani sera, al massimo giovedi
-fai con comodo e cerca di non strangolarlo, se non vuoi essere inseguita in tutto il mondo da fans pronte a vendicarsi
-ci proverò ma tu nel frattempo cerca un’isola sperduta dal mondo
- se ti permetti a far fuori Johnny ti ucciderò io stessa
-stronza a presto, un bacio
-ciao scema

Dopo un’ora decisi di andare a farmi un giro per negozi, visto che nessuno dell’ Infinitum Nihil aveva sentito l’esigenza di chiedermi scusa.
Chiamai l’hall e chiesi di affittare per me una macchina italiana, no una qualunque, ma la mia preferita. Indossai dei leggings neri e una maglietta bianca che arrivava a metà coscia, un paio di sandali con la zeppa, sciolsi i capelli e indossai i ray-ban. Lo so, starete pensando ma tu sei Kate Armani no una comune mortale? Si lo so ma sono una ragazza di 35 anni, almeno fuori dal lavoro posso evitare di vestirmi come mia nonna..
Scesi giù e ad attendermi fuori c’era il mio unico amore, che non avrei mai tradito con nessun altro: una Maserati nera Quattro Porte, uguale a quella che era parcheggiata nel mio garage a New York con 4 marmitte dietro, il suo motore di …ok adesso ritorna in te…
Mi recai al centro commerciale più grande di Los Angeles. Dopo tre ore di shopping frenetico decisi che per oggi la mia Master Card si era donata a troppi  ricevitori di cassa, quindi ritornai in hotel.
Arrivata nella hall chiesi la chiave della mia camera
-scusi posso avere la chiave della camera 1230
-certo dottoressa mi porse la chiave
-grazie
-prima di andare, volevo dirle che c’è un signore che l’attende ammiccando mosse la testa  in direzione di un uomo seduto in una poltrona nel salotto dall’ hall
-siamo sicuri che cerca me? Non mi sembra un mio conoscente quel uomo non mi sembrava una persona molto affidabile,e poi con quel cappello… iniziai a pensare chi tra i miei nemici mi odiava a tal punto da farmi uccidere da uno dei centri sociali…
-io credo invece che lei sia una donna fortunata 
  

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Capitolo 5
*** Ti odio! Io un pò meno... ***


ma questo che vuole? Ancora parla? E poi che significa donna fortunata?
Decisi che era meglio avvicinarmi allo sconosciuti prima di tirare un destro a quel impiccione che continua sorridermi come un jolly….
-scusi cercava me?  Finalmente si girò verso di me - oh nooooo, che ci fa qua? Non volevo rivederlo, non dopo sta mattina…
-Dottoressa??  Disse sorpreso, come se no fosse del tutto convinto che fossi io
-no il fantasma formaggino! Secondo me questo non fuma sigarette, chi altro dovevo essere se era venuto a cercare me
-scusi, ma vestita così non sembra lei... Continua a guardarmi con quella faccia da ebete, dall’alto al basso, dal basso all’alto
-scusi ma anch’io amo i vestiti, forse non si è accorto che sono una donna! Ma guarda questo!
-adesso si vede. Fa pure il simpatico
-non so se devo prenderlo come un complimento o come un’offesa - dissi guardando dall’altro lato e accomodandomi  nella poltrona di fronte a lui
-credo che in questo caso sia un complimento - disse sorridendomi a 32 denti
-scusi? - ho capito bene???
-sono sicuro che sia un complimento - Ma siamo sicuri che sia la stessa odiosa persona di questa mattina?
-strano! Mi stupisce signor Depp, non credevo fosse possibile ricevere un complimento da: sono Johnny sex Depp!
-Dottoressa vengo in pace quindi la prego abbassi l’ascia di guerra - forse stavo esagerando … sembrava così diverso dallo sbruffone di questa mattina, come dire meno Depp più Johnny o meglio meno attore più essere umano…
-Fatto! - non potevo continuare ad attaccarlo se lui mi chiedeva una tregua, alla fine godevo di grande autocontrollo quindi sarei riuscita a sopportare qualunque cosa…anche Johnny Depp…
-Fatto cosa?
-Ho abbassato l’ascia di guerra
Entrambi ci guardammo e scoppiamo a ridere
-qual buon vento vi porta qui al mio cospetto signor Depp?
-Johnny - puntualizzò
Ritorno a dire siamo sicuri che sia la stessa odiosa persona di questa mattina?
-Scusi?
-Johnny, chiamami pure Johnny, Caterina
Per non passare per l’acida della situazione dissi:
-Kate, chiamami pure Kate
-ok Kate. Sono qua perché stamattina ho un po’ esagerato con le parole. Non ti preoccupare lo faccio di mia spontanea volontà non mi ha costretto mia sorella, quindi vorrei chiederti scusa
Aaaaaaaaaahhhhhhhhhh, il signorino si ha abbassato a chiedere scusa a me, siamo sicuri che non sia una trappola per addolcirmi e poi affondare il colpo di grazia??
-ci hai messo molto tempo ha pensare che forse era il caso di chiedermi scusa?
-Kate non potresti accettare le mie scuse e dire grazie?
-scusa, grazie, scusa - dissi dispiaciuta… forse avevo un po’ esagerato
Intanto alcuni curiosi o meglio dire pettegoli ci guardavano e confabulavano tra loro, a quel punto mi resi conto che di fronte a me non c’era seduto il mio macellaio ma bensì uno degli attori più famosi  al mondo
-ma nel tuo mondo la privacy non esiste? - Dissi indicando quegli individui
-credo proprio di no - disse con un sorriso amaro dipinto sul viso
-forse è meglio andare
-veramente prima di andare devo farti firmare i titoli azionari per diventare nostra socia?
Oddio ancora con questi fogli avevo detto che ci avrei pensato non che l’avrei firmati appena arrivata a Los Angeles..
-ma io ho detto che ci dovevo pensare? – alzo un sopracciglio e  mi fisso come se di fronte a se avesse una bambina dispettosa, in parte forse aveva ragione- Aaahhh, vabbè forse è meglio se ne parliamo, ti va di salire nella mega suite che mia avete affittato??
-si credo di si - disse lanciando un’occhiataccia a quei avvoltoi che continuavano a fissarci
Salimmo su in camere e appena aprì la porta Johnny esclamò:
-forse hanno esagerato un po’ neanche fossi Angelina Jolie  
Cercai di sorridere, ma non potevo sopportare di essere paragonata con un’attricetta con le labbra rifatte. Dovevo far finta di nulla e continuare a sorridere se no l’avrei lanciato fuori dal terrazzo. Credo che noi due non saremmo mai andati d’accordo, ci odiavamo!

-prego siediti. - Gli dissi indicandogli i divani. –torno subito.
Dovevo andare in bagno per calmarmi un po’, quel uomo sapeva farmi passare in un attimo dal “beviamo una birra” a “ti tiro la birra in testa”. Ricorda autocontrollo, ripeti a-u-t-o-c-o-n-t-r-o-l-l-o…
Adesso che mi ero schiarita le idee era meglio ritornare di la.

-hey ti va qualcosa da bere, magari una birra? - Ihihihih
-grazie,  mi era venuta voglia…oh mio dio vuole anche lui difendersi con birra…
Mi recai in cucina e presi due birre fredde.
-tieni
-grazie. Allora li firmi o no sti fogli - ma perché riusciva sempre a rompere, perfino quando cercavo di ubriacarmi per non ucciderlo
-avevo detto che ci avrei pensato??
-ma avevi anche detto che ne avremmo parlato. - Lo stronzo ha ragione.
-ok parliamone - dissi ormai rassegnata
-bene. Allora dove sta il problema?
-quale problema? - Perché oltre a lui c’erano altri problemi???
-il motivo per cui non vuoi firmare?
-non c’è nessun motivo, quando decido di fare un’ accorto con qualcuno non mi baso solo sul mio istinto, ma anche sui fatti, sulle persone e sui i documenti e mi serve del tempo per analizzarli, tutto qua.
-ci sono problemi con i documenti? - Chiese allarmato
-no, no… - anzi avevo trovato tutto apposto
-che ci sono problemi con le persone lo sappiamo già - disse sorridendo
-noooo, non ho problemi con nessuno, anzi... -
lo sapevo di aver detto un enorme bugia e credo che ne era consapevole anche lui
-lo sai che non è vero, mi odi - disse con tono basso ma cercando di dare enfasi alle sue parole
-io non ti odio - non gli avrei mai detto ti odio e poi da cinque minuti a questa parte si stava comportando bene
-mi odio - disse duro come se fosse suprema verità
-nooo - bastaaaaaa, ecco mi sembrava strano che per più di 5 minuti era divenuto  tollerabile
-si - continuo, a quel punto mi rassegnai…
-vabbe mi stai solo un po’ antipatico - ma che dico siii che ti  odio e come se ti odio, ti strangolerei all’istante…-comunque neanche io ti sto molto simpatica - dissi con un tono dispiaciuto
-invece ti sbagli - disse sorridendomi
-raramente mi sbaglio - dissi con tono altezzoso
-questo è uno di quei casi rari
 -come faccio a starti simpatica se fino a qualche ora fa non mi volevi neanche nella tua azienda?
Adesso è l’ora di dire la verità signor Depp…
-le persone cambiano idea
giusto, ma non in questi casi
-ma non in maniera cosi veloce - li feci notare
-nel mio caso si! - Disse distogliendo lo sguardo
-ok visto che non me lo vuoi dire farò finta di niente
lui prese la palla al balzo per cambiare discorso
-allora le firmi queste carte? - Rieccolo ma è anche ottuso..
-non lo so - ed era vero: ero molto indecisa sul da farsi, non mi era mai successo durante la mia carriera di essere così incerta…
-dimmi la verità: il problema non siamo noi ma è tuo marito?
-non sono sposata - dissi senza guardarlo in faccia, non amavo parlare della mia vita privata
-il tuo compagno?
-non ho un compagno
-i tuoi figli?
Drin drin….drin drin…
Dio ti ringrazio che ci hai permesso di inventare i telefoni…
-scusa vado a rispondere
andai a rispondere al telefono in camera, non volevo che sentisse la conversazione, erano sempre fatti miei qualsiasi persona fosse...
-si…pronto
-dottoressa - di nuovo lui-scusi il disturbo, ma quindi c’è la signora Depp?
-e quindi?
-vuole che le invento una scusa? - Ma questo dove l’avevano trovato…dovevo ricordarmi di scrivere una lettera al direttore dell’hotel…
-perché?
-perché su con lei c’è il signor Depp? - ma è scemo, sta insinuando che io me la faccio con Depp, ahahahah…ma l’ha guardato bene, io non potrei mai stare con un soggetto del genere…
-ma che sta dicendo, si sbrighi e la faccia salire e poi mi sa che non è la signora Depp ma la sorella Depp - in realtà non conoscevo la vita privata di Johnny quindi l’unica donna Depp che conoscevo era la sorella
-se lo dice lei sarà sicuramente cosi. - Ancoraaa!!!
-certo che è così, buona serata. - Dissi con tono arrabbiato e gli chiusi il telefono in faccia.
Ritornai in salotto  e avvisai Johnny dell’arrivo di Christie. Bussarono e andai ad aprire la porta
-Ciao Christie
-Ciao Kate, scusa il disturbo ma ero…- si blocco non appena vide Johnny- e tu che ci fai qua?
-Ero passato per scusarmi per questa mattina
-aaahhh - sembrava meravigliata delle parole del fratello
-lo so che sei fiera di me, lo dici ogni mattina - disse facendo l'occhiolino
-il solito modesto, comunque ero passata per portarti i documenti da firmare e per chiederti scusa, ma credo che per una volta il mio fratellino sia riuscito a fare una cosa di sua spontanea volontà..- disse voltandosi nella direzione dov'era seduto Johnny
-effettivamente a sorpreso anche me, non me lo sarei mai aspettato, pure se un po’ di dubbi che era stato minacciato per farlo mi erano venuti. -dissi piano come se Johnny non mi dove sentire
Entrambe ci guardammo e scoppiamo a ridere, mentre Johnny ci fissava
-lo so, qualsiasi cosa faccio riesco a sorprenderti, nel bene e nel male - disse rivolto a me con  orriso malizioso
-credo di più nel male - dissi irritata
-non ricominciamo … non riuscite proprio ad andare d'accordo - intervenne Christie evitando un nuovo battibecco- hai firmato i fogli?
-veramente se non vi dispiace preferisco portarli domani mattina, così avrò un altro po’ di tempo per pensarci - mi serviva un altro po’ di tempo, avevo la testa invasa da mille punti di domanda
-ok, però domani devono essere firmati!!! - Disse Johnny come se fosse un ordine senza concedermi repliche
-allora noi andiamo, così ti lasciamo pensare in pace - disse Christie
-grazie, a domani
-a domani - dissero in coro uscendo dalla stanza mentre Johnny mi fissava serio
Ma che vuole questo!!!! Ho detto solo che ci devo pensare, mah!!! 

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Capitolo 6
*** ad una condizione.... ***


Avevo passato l’intera serata bevendo Martini e mangiando patatine e rustici, ero stesa sul divano con la tv accesa su di un canale a caso. Cercavo di trovare una soluzione sul da farsi. Il problema non era l’odiato Johnny Depp, come invece lui pensava, alla fine io dovevo solamente svolgere il mio lavoro, ma firmare significava stare un po’ a Los Angeles e un po’ a New York, non so fino a che punto sarebbe stato un bene. Non sapevo che fare. A quel punto decisi di chiamare Emy, lei sicuramente avrebbe trovato una soluzione.
  • Hey, che succede? È l’una di notte, qua dormono tutti - disse con voce assonnata
  • Lo so spero di non aver svegliato nessuno
  • Allora? – aveva già capito che c’era qualcosa che non andava
  • Emy non so cosa fare, non so se firmare o no quel benedetto contratto
  • Kate cosa sta succedendo è la prima volta che hai questi dubbi, le altre volte o era si o era no
  • Lo so ma questa volta la proposta mi piace però firmare significa andare avanti e indietro da New York e lo sai che non mi posso permettere di essere una pendolare senza fissa dimora
Emy conosceva tutto di me e sapeva quanta sofferenza mi avrebbe portato una situazione del genere
  • Kate se questa avventura ti piace salta su cosa aspetti, lo sai che io ti aiuterò qualsiasi cosa farai e poi Los Angeles è bella ci sono un sacco di negozi –entrambe scoppiamo a ridere
  • Riesci sempre a farmi ragionare
  • Sono o non sono la tua persona
  • Lo sei. Domani pomeriggio rientro ti faccio sapere a che ora devi venirmi a prendere
  • Dolce notte amica mia, aaahhh dimenticavo hai ucciso Johnny Depp?
  • Ancora no ma pomeriggio stranamente si è dimostrato una persona diversa
È vero non so cosa gli era successo ma sembrava diverso dall’odiosa persona che si era dimostrata la mattina, era quasi riuscito ad essermi simpatico
  • Cosaaa???pomeriggio è stato li da te?? Racconta racconta – ecco la solita pettegola
  • È venuto a chiedermi finalmente scusa comunque se proprio lo vuoi sapere te lo racconterò domani, sono stanchissima – io non capisco cosa ci trovavano di così bello in Johnny Depp
  • Sei una donna ingrata domani voglio sapere tutti i particolari
  • Come vuoi ma non c’è nulla da raccontare
  • Lo voglio sapere lo stesso. Buona notte
  • Notte
Emy riusciva sempre a farmi ragionare, lo sapevo non mi avrebbe mai lasciata sola.
Adesso potevo andare a dormire
La mattina mi svegliai prestissimo, non era suonata neanche la sveglia. Mi sentivo piena di energie e positiva. Feci colazione e andai a fare una doccia. Erano le 7 ed io ero già pronta, avevo anche chiuso le valigie. Accesi la tv iniziai a fare un po’ di zipping. Ad un certo punto mi fermai
-ma quello è Johnny? Si è proprio lui
Credo fossero immagini di repertorio: c’era lui insieme ad una donna bionda, che rispetto a lui non era granché.
“L’ufficio stampa di Johnny Depp ha dichiarato che la storia d’amore tra Johnny e Vanessa è terminata ormai da parecchi mesi, ma i due nonostante ciò sono rimasti in buoni rapporti per il bene dei loro figli.” Commentava il giornalista.
 -non vorrei sbagliarmi ma sulle informazioni che Lily aveva scaricato da internet c’era scritto che aveva una compagna, che stavano insieme da tantissimi anni, e due figli. Chissà come mai si siano lasciati? Sta attori cambiano una all’anno quindi non c’è di che meravigliarsi...
Erano le 8 decisi di andare già agli uffici, ne avrei approfittato per dare uno sguardo ai documenti di ieri. Arrivata mi recai nello stesso ufficio che mi aveva indicato Eva, ancora non c’era nessuno, normalmente gli uffici aprono alle 9, meglio così.
Alle 9 in punto inizia a sentire rumori provenire dai corridoi ma nessuno entrò nel mio ufficio.
Erano ormai le 10 e il mio cellulare squillò:

  • Pronto dottoressa sono Eva
  • Dimmi tutto
  • Veramente è da un’ora che la stiamo aspettando
  • È dalle 8 che sono qua volevo finire di analizzare i documenti
  • Mi scusi
  • Figurati arrivo subito
Raccolsi le mie cose e andai nella sala riunioni. Ad attendermi c’erano Eva, Sam, Christie e Johnny, visibilmente teso
  • Buongiorno a tutti -dissi con un bel sorriso
  • Buongiorno - risposero tutti in coro
  • Scusate l’attesa ma in realtà è dalle 8 che sono in ufficio - Johnny rimase sorpreso forse interpretò la cosa positivamente. Infatti:
  • Allora Kate hai firmato le carte? - Mi disse con un sorriso compiaciuto come sei infondo conoscesse già la risposta
  • Veramente no - dissi tranquillamente, lui rimase sorpreso ma allo stesso tempo deluso, ma io non mi feci condizionare e continuai – perché ho una proposta da fare
 a quel punto sospirò, dentro di me sorrisi: c’era cascato!
  • Vorrei che Eva diventasse la mia segretaria e far venire con me da New York due assistenti
  • Per me va bene - disse Sam
  • Anche per me - disse Christie e poi aggiunse John tu che ne pensi?
  • Qualsiasi cosa per farla  firmare - rispose alla sorella fissandomi
A quel punto tirai fuori dalla borsa i fogli e  finalmente li firmai. Sam si avvicino e mi strinse la mano e disse –  adesso dobbiamo festeggiare!
  • Veramente io tra un’ora dovrei trovarmi all’aeroporto –dissi guardando che ora fossero sul mio orologio
  • Dai fermati parti domani – mi supplicò Christie
  • Non posso, mi dispiace – dissi un po’ triste
Johnny si avvicinò e mi sussurrò
  • È il minimo che puoi fare
Ma perché mi stava così vicino, mi fa sudare e poi non riuscirà mai a convincermi non posso rimanere.
  • Mi dispiace ma devo rientrare urgentemente a New York – risposi con voce ferma
  • Il lavoro può attendere - disse Sam
  • Veramente si tratta di motivi famigliari – dissi con un leggero sorriso
  • Allora è giusto che tu vada - disse Christie poggiandomi una mano sulla spalla
Volevo festeggiare con loro ma non potevo rimanere un altro giorno fuori casa.
  • Il tempo di sistemare le cose e ritorno e vi prometto che festeggeremo alla grande e poi adesso devo mettermi a cercare anche casa. – dissi sorridendo a tutti, Johnny mi accennò un sorriso ma non mi sembrava così felice.
  • Adesso vado se no rischio di perdere l’aereo, ma lunedì sarò già di ritorno.
Salutai tutti con una stretta di mano e due baci sulle guance, compreso John, che mi sussurrò:
  • A lunedi.
Presi il taxi e mi recai all’aeroporto. Nel tragitto chiamai Emy per avvisarla a che ora sarei arrivata.
Mancavano 10 minuti alla chiusura dell’imbarco. Dopo una lunga corsa finalmente riuscì a prendere l’aereo. Durante il volo iniziai a ripensare a quei due giorni  trascorsi a Los Angeles. Alla fine, ad esclusione dei battibecchi con  John, era andato tutto bene, avevo conosciuto delle brave persone, specialmente Christie, che sicuramente non mi avrebbero mai fatto rimpiangere la scelta fatta.  
La hostess annunciò che eravamo giunti a destinazione. Non vedevo l’ora di ritornare a casa.
Presi le mie cose e scesi dall’aereo, mi recai nella sala d’attesa,  presi il cellulare e chiamai Emy

  • Dove sei? Non ti vedo?
  • Siamo qua
  • Siamo qua?
Mi girai e la vidi gesticolare, poi una vocina attirò la mia attenzione:
  • Mamma, mamma
  • Amore, finalmente…. 

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Capitolo 7
*** Sofia ***


Corse verso di me io mi abbassai, posando le mie cose attera, allargai le braccia per poterla prendere. Finalmente… era da più di una settimana che non la vedo, era andata con Emy e le altre in Italia per stare qualche giorno insieme ai nonni, io per motivi di  lavoro ero rimasta in America, alla fine però ero tranquilla perché sapevo che delle mie amiche potevo fidarmi. 
  • Allora ti sei divertita in Italia con le zie? – le chiesi accarezzandole il viso
  • Si mamma, non sai quanti regali mi hanno comprato i nonni
  • Posso solo immaginare – dissi sorridendo,  mi sa che a Los Angeles ci toccherà cercare una casa moltooo grande
        La presi in braccio e lei iniziò a baciarmi il viso, nel frattempo Emy si era avvicinata
  • hey ciao –mi diede un bacio sulla guancia- il viaggio è andato bene?
  •  Si tutto ok, sono solo molto stanca. Possiamo andare subito a casa?
  • Certo perché mi devi raccontare tutto nei minimi dettagli – mi canzonò. Emy prese le mie cose, io avevo ancora in braccio Sofia, questo era il nome di mia figlia. Sofia Armani.
Molti staranno pensando “e brava la nostra dottoressa fa tanto la puritana quando in realtà è una ragazza madre”.
Risposta errata e poi non è vero che sono puritana, io dico le parolacce.                            
A questo punto penserete è vedova o divorziata ed io dirò di nuovo risposta errata.

In realtà Sofia non è mia figlia, nel senso che non sono stata io a darla  alla luce, ma questo non significa che non l’ami come se fosse mia. Non ho mai avuto uomini importanti o storie d’amore da pensare che fossero eterne, per potermi permettere di avere un figlio. Sono stata sempre dell’idea che i figli si crescono in due, ma poi è arrivata Sofia. Ero andata ad acquistare un palazzo antico per conto di una società, però non sapevo che l’immobile ospitava un’ orfanotrofio, Sofia era l’ultima bambina rimasta, non aveva neanche 3 mesi, a quel punto la suora mi chiese di trovare almeno una sistemazione per quella bambina. La notte non riuscì a dormire, pensavo e ripensavo a quella bambina, cosi piccola e indifesa, sapevo che era mio dovere trovarle un posto tranquillo dove vivere. Non so cosa mi sia successo quella notte! Ho preferito sempre la carriera all’amore, ma nonostante ciò avevo un grande desiderio di maternità. La mattina ritornai in quel palazzo, la suora mi guardò, senza che io le dicessi niente,  mi disse: “hai fatto la scelta giusta, dal primo momento che ti ho vista ho sentito che c’è in te un grande bisogno d’amare qualcuno.” E questo è tutto!

Arrivate a casa, Emy mi tartassò di domande per quanto riguarda Johnny Depp, io cercai di rispondere a tutte ad eccezione di quelle sul sedere e su qualcos’altro. Sofia si era addormentata a quel punto ne approfittai per disfare le valigie. Emy che viveva insieme a noi stava preparando la cena, perché fra una domanda e l’altre erano quasi le otto. Mi misi una tuta e andai in cucina
  • Comunque non ti ho chiesto sei hai firmato quei fogli perché so già qual è la risposta – disse ad alta voce mentre io apparecchiavo
  • Sentiamo un po’?
  • Si, hai firmato – mi rivolse uno sguardo fiero
  • Contenta?
  • Se significa che mi presenterai Johnny Depp certo che sono contenta –ma non sapeva dire altro, specialmente adesso che potevo rilassarmi senza averlo fra i piedi, lei continuava a ripetermi il suo nome
  • Invece di pensare a uomini impossibili pensa che oggi è giovedi e che domenica sera dobbiamo essere a Los Angeles
  • Oh mio dio non potevi dirlo prima, come faremo adesso, tutti i giochi della bambina non entrano in macchina…. – disse iniziando a camminare nervosa avanti e indietro
  • Credo che non sia poi cosi tragico ne compreremo degli altri, la cosa più difficile è dirle che ci
  • trasferiremo, lei si trova così bene qua, ho paura che sarà un trauma per lei – dissi un po’ angosciata
  • Non ti preoccupare andrà tutto bene –mi mise una mano sulla spalla-  mi occuperò io di lei quando sarai a lavoro, non percepirà neanche il cambiamento e poi ci saranno bambini a Hollywood?
  • Speriamo… - dissi sospirando
La bambina si era svegliata, le avevo dato da mangiare, poi io ed Emy ci sedemmo a tavola per cenare, mentre Sofia guardava un film sui pirati.
Aiutai Emy a sistemare la cucina e poi mi andai a sedere sul divano con Sofia
  • Cosa stai guardando? –dissi dolcemente
  • Mamma è il capitano Jack Sparrow –mi disse  come se fosse un peccato mortale non conoscerlo
  • Ah…e chi è questo Jack Sparrow?
  • Mammaaa, Capitano Jack Sparrow  - puntualizzò sgridandomi per la mia ignoranza
  • Oh scusa chi è Capitano Jack Sparrow?
  • È il pirata più forte che esista, lui è il capitano della Perla Nera - orgogliosa di quello che stava dicendo
  • Ooohhh , la Perla Nera – ripetei con voce profonda soleticandola
  • Si è la nave più veloce al mondo –disse entusiasta
Decisi che era il momento di dirgli del nostro imminente trasferimento
  •  senti amore la mamma voleva dirti che tra qualche giorno io, tu e zia Emy andremo a vivere in un’altra città, lontana da New York, - presi un bel respiro e continuai - quindi per un po’ di tempo non vedrai le altre zie e i tuoi amichetti– parlai lentamente, con voce dolce, seguendo le espressioni del suo viso per capire quale fosse il suo stato d’animo
  • Mamma, non ti preoccupare troverò nuovi amici e le zie verranno a trovarci o verremo noi da loro
  • – dopo quelle parole la presi in braccio e iniziai ad accarezzarla, era una bambina così comprensiva  -mamma ma dove andiamo?
  • Andiamo a Los Angeles
  • Wow…..siiiii a Los Angeles c’è Jack Sparrow, lo visto in tv. Mamma mi prometti che andremo a trovarlo? – si alzò di scatto e iniziò a saltare sul divano, io la guardai perplessa, non potevo dirle di no
  • Te lo prometto!!! – ma adesso dove lo trovo a questo e chi è sto Jack Sparrow? Mi sono messa in un  bel guaio…ah…idea…magari chiederò a Christie lei ha molte conoscenze nel mondo del cinema saprà chi è l’attore…..
Guardai il film insieme a Sofia.  Quel Jack Sparrow era così strano, sembrava gay e poi come camminava, non poteva essere il pirata più forte al mondo…però aveva qualcosa di famigliare, boh….forse il look…
Il film non era ancora finito ma Sofia si era già addormentata, spensi la tv, la presi in braccio e la portai nel lettone, indossai  il pigiama e mi misi a letto anch’io, Emy era andata a dormire già da un pezzo, perché aveva mal di testa.
La mattina seguente mi recai in ufficio, dovevo sistemare molte cose prima di partire. Nominai Carol, che lavorava con me, mio vice e mio sostituto ed  annunciai i nomi delle persone che mi avrebbero seguito a Los Angeles. Nel frattempo a casa Emy e Sofia iniziarono a sistemare gli scatoloni che Iz ci avrebbe spedito appena avremmo trovato casa. I giorni passarono piegando vestiti e chiudendo scatoloni.

Venerdi  sera Emy aveva organizzato una cena con le altre, per salutarci e trascorrere l’ultima sera tutte insieme. Non mancava nessuno all’appello, Mary aveva portato anche i suoi figli, così Sofia avrebbe avuto compagnia. Stavamo cenando tutte allegramente quando Emy, come suo solito, disse:
  • dai Kate perché non gli racconti del tuo socio Johnny Depp? – la guardai in cagnesco, lo sapevano tutte con chi avrei lavorato, ma odiavo raccontare mille volte le stesse cose, specialmente quando si trattava di cose stupide e senza nessuna importanza
  • dai Kate dicci tutto su Johnny – le fece eco Mary
a quel punto sconfitta inizia a raccontare del mio primo incontro/scontro con John e dei successivi battibecchi …
  • …. non so cosa ci trovate di così affascinante in quel uomo, io lo odio! – conclusi così il mio racconto
  • Lo odi? Sembra più l’inizio di una storia d’amore…
Tutte guardommo Iz con un sopracciglio alzato
  • Scusate ma è colpa della pausa natalizia di the vampire, ho rivisto già 4 volte le prime 11 puntate
A quel punto tutte e cinque scoppiamo a ridere. Tra una risate e una stronzata di Iz la serata passò.
Alle 9 di sabato mattina  era prevista la partenza, avremmo impiegato due giorni di macchina per giungere a destinazione.
  • Preso tutto?
  • Siii
  • Ken?
  • C’è
  • Hannah Montana?
  • C’è
  • Le winx?
  • Si ci sono, ma adesso basta mamma
  • Allora forza tutte in macchina….
Il viaggio fu abbastanza tranquillo pure se lungo, viaggiamo anche la notte dandoci il turno alla guida con Emy, volevo arrivare domenica così da essere già in ufficio lunedi mattina
WELCOME TO LOS ANGELES
Finalmente eravamo arrivate. Decisi che era meglio alloggiare nello stesso hotel di qualche giorno fa, visto che mi ero trovata bene.
  • Bentornata Dottoressa –mi disse il giovane che stava dietro il bancone
  • Grazie, buonasera vorrei una suite con due camere matrimoniali, non so ancora per quanti giorni rimarremo, quindi per favore mi dia la più comoda che potete offrirmi – misi nel bancone i miei documenti
  • La 1240 sembra fatta apposta per soddisfare le vostre esigenze. – disse cordialmente e mi porse la chiave
  • Grazie…ah…non vedo il suo collega? – chiesi dubbiosa
  • Veramente è stato licenziato qualche giorno fa, il diretto mi detto di ringraziarla per la lettera
  • Era il minimo che potevo fare, - mi avvicinai e gli sussurrai - quindi le do un consiglio cerchi di essere meno impiccione del suo ex collega. 


Angolo autore
lo so questo capitolo è stato un pò noioso, credo che sarà così anche il prossimo, però non mi ci piace lasciare le cose al caso, ma entrambi i capitoli sono necessari a fini della trama. quindi siate clementi...ma che sto dicendo...tanto nessuno darà il suo parere, ad esclusione del mia amata Gloria, ringrazio dio che almeno c'è lei che mi supporta con le sue recensioni. nonostante tutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto la mia ff e magari invitarle nel bene e nel male a farmi sapere quello che pensano. allla prossima Fra

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Capitolo 8
*** Ti serve una vacanza... ***


 
La mattina di lunedi alle 9 in punto mi trovai agli uffici dell’ Infinitum Nihil. Ad attendermi all’hall a piano terra c’era la mia nuova segretaria Eva.

  • Buon giorno Dottoressa e bentornata
  • Grazie Eva e buon giorno pure a lei
Ci recammo al secondo piano dove erano situati gli uffici, io aprì la porta dell’ufficio che avevo usato nella mia precedente visita, ma Eva mi bloccò
  • Dottoressa mi segua – mi toccò il braccio per attirare l’attenzione
  • Eva vorrei sapere dove stiamo andando – dissi un po’ nervosa
  • Nel suo ufficio signora – disse sorridendomi
  • Quello è il mio ufficio – dissi indicando con il dito la porta
  • Questo è il suo ufficio – Eva spalancò una porta un po’ più grande e mi apparve davanti una grande stanza
  • Dottoressa, Christie e Johnny Depp mi hanno chiesto di consegnarle questo biglietto – Eva mi porse il biglietto e se ne andò
                                                     “con la speranza che l’arredamento sia di tuo gradimento, ti auguriamo buon lavoro. ”

Oh mio dio quei due sono matti… non posso accettare… cioè un ufficio così non lo possedeva neanche Obama… appena si apriva la porta a sinistra c’erano due poltrone e un divano di pelle bianca, la parete destra dell’intero studio era tutta di vetro, di fronte c’era una libreria in stile inglese uguale in stile alla grande scrivania che si trovava alla parte estrema della stanza.
Mi accomodai nella grande sedia dietro la scrivania e notai che su quest’ultima c’era un vaso con dei tulipani bianchi, attaccato c’era un bigliettino: “ti auguro buon lavoro. Con affetto Sam”
Erano stati tutti molto carini, in quel momento mi resi conto di aver fatto la scelta giusta pure se avrebbe comportato molti sacrifici sia da parte mia che di Sofia e Emy.
Mi ero messa già a lavoro quando bussarono alla porta.

  • Posso?
  • Certo entra pure
  • Allora ti piace?- allargò le braccia
  • Si molto, ma non c’era bisogno, siete due pazzi
  • A dire il vero l’idea è stata di John – non ci credevo quel uomo mi detestava
  • Strano – dissi beffarda
  • Io invece non credo che sia poi cosi strano – disse sedendosi nella sedia posta davanti la scrivania
  • Ma se non mi sopporta? – dissi gesticolando con le mani
  • Questo lo pensi tu, io invece credo che lui abbia molta stima di te – perché ha quel sorrisino in faccia???maaahhh…beato chi li capisce sti Depp
  • Fino ad oggi mi ha fatto capire altro – dissi abbassando gli occhi
  • Staremo a vedere – disse come se conoscesse già l’esito della partita
  • Ah…dimenticavo, sai se in zona vendono o affittano case, vorrei trovarla il prima possibile – cambiai subito, solo a parlare di Johnny diventavo irritante
  • Mi posso informare e farti sapere – disse gentilmente Chri
  • Si grazie mi faresti un grande piacere, visto che in questi giorni non credo avrò molto tempo per cercarla – indicando la montagna di fogli posti sulla scrivania
  • Ok non ti preoccupare appena so qualcosa ti chiamo, adesso vado che ho un volo per i Caraibi – e si alzò dalla sedia
  • Beata te – e sospirai
  • si tratta di lavoro, ritorno giovedi, per qualsiasi cosa chiamami.– si incamminò verso la porta
  • Va bene buon viaggio – guardandola e sorridendogli
  • Buon lavoro –chiuse la porta e se ne andò
Le ore trascorsero velocemente, stranamente l’unico persona che non si era fatta viva era Johnny, ma alla fine non mi interessava più di tanto, la giornata sarebbe trascorsa serenamente.
Era giovedì, in quei giorni non avevo fatto altro che analizzare documenti contabili per cercare di conoscere al meglio la situazione in cui si trovava l’azienda, entro la prossima settimana dovevo fare una relazione che poi avrei esposto agli altri soci. Per fortuna che c’era Emy che si occupava di Sofia, in quei giorni rientravo in hotel alle 10 di sera quando Sofia già dormiva, non ero ancora riuscita ad visitare neanche una casa.
Da lunedi nessuno era venuto a cercarmi, neanche Christie mi aveva chiamato, ma oggi sarebbe rientrata a Los Angeles ed aveva fatto sapere che sarebbe passata dagli uffici.
Ero nel corridoi con Eva, quando spuntò Christie.

  • Hey ciao – disse sorridente
  • Ciao, andato bene il viaggio? – gli andai incontro
  • Si si e tu? Ho saputo che ti sei data un bel po’ da fare – indicò i fogli che avevo tra le mani
  • È il mio lavoro, vieni entriamo in ufficio –e aprì la porta, facendo passare prima lei
  • Grazie. Allora come ti trovi? – ci accomodammo nei divani
  • Bene bene,  ho una bella squadra, mi stanno aiutando molto
  • Si però tu hai anche bisogno di riposare ogni tanto – mi disse con voce di rimprovero
  • Ma questa settimana abbiamo alcune scadenze e devo sistemare tutto entro lunedi. A proposito tuo fratello che fine a fatto? Ci sono alcuni documenti che devono essere firmati entrò lunedi – dissi giocarellando nervosamente con le dita.
  • Johnny è ai Caraibi sta girando un film e non credo che per lunedi rientri a Los Angeles
  • E come facciamo, lunedi abbiamo le scadenze – aaahhh ecco perché non era passato ancora a torturarmi
  • Gli mandiamo un fax o un’e-mail – disse come se fosse la cosa più logica
  • Mi serva firmato l’originale non una copia
  • Io non posso ritornare la, sabato ho un appuntamento importante e non posso muovermi da Los Angeles
  • Chiederemo a  Sam – sperando che la discussione fosse terminate
  • Scusa perché non vai tu? – eh??? Ma questa è proprio fuori
  • Io ?? no no – dissi non molto convinta
  • Perché? Così ne approfitti per riposarti un po’ visto che in questi giorni ai fatto gli straordinari
  • No, non se ne parla –dissi cercando di essere più convincente di prima
  • Parti venerdi sera come stacchi e domenica sei già di ritorno – io mi alzai e andai a telefonare a Eva, non dando molta importanza a quello che Chri stava dicendo
  • Chiediamo prima a Sam. – e alzai la cornetta del telefono -Eva puoi chiamarmi Sarker
Mentre Christie cercava di convincermi bussarono alla porta
  • Kate mi hai fatto chiamare? – chiese Sam affacciandosi alla porta
  • Si entra pure Sam – invitandolo con la mano ad entrare
  • Oh ciao Christie, ben ritornata – e diede un bacio sulla guancia a Christie
  • Sam abbiamo un problema, - dissi passando subito al nocciolo della questione- entro lunedi devono essere consegnati i documenti su cui sto lavorando e serve la firma di Johnny, ma lui è ai Caraibi a girare un film – dissi gesticolando con le mani - e non può venire, qualcuno di noi dovrebbe andare da lui, Christie non può andare perché ha degli impegni, l’ unica persona che può farlo sei tu?
  • Non è vero, può andare lei – disse rivolgendosi a Sam
  • Christie io non ho tempo per andare ai Caraibi, c’è un sacco di lavoro da completare – dissi lanciandogli un’ occhiata fulminante
  • Sabato gli uffici sono chiusi e tu non hai fatto altro che lavorare come un pazza in questi giorni, ti serve una vacanza! – disse categorica Christie mentre Sam annuiva
  • Chri ha ragione, è meglio che vada tu, ti devi riposare un po’ sei stremata – disse con voce pacata Sam
  • Ma per me questa è la routine, a New York sostenevo questi ritmi per settimane, che sono per me 5 giorni no-stop? – dissi facendo spallucce
  • Qua non siamo a New York e tu farai questi giorni di vacanza! – disse Chri come se fosse un ordine
  • No, devo trovare ancora casa – dissi decisa
  • Della casa me ne occuperò io, te l’avevo già detto  
Non sapevo più cosa dire, erano ostinati e aggiungerei testardi, come avrei fatto con Sofia? Oh…no gli avevo promesso che l’avrei portata da Jack Sparrow… ah quel punto mi ricordai che l’unica che mi poteva aiutare era Christie
  • Ad una sola condizione – dissi addolcendo un po’ la mia espressione
  • Dimmi – invitandomi con gesto della mano a parlare
  • Voi ancora non lo sapete ma  io ho una figlia – dissi lentamente
  • È bellissimo perché non ce l’hai detto prima? – disse Chri alzandosi dalla poltrona
  • Perché non ci siamo viste questa settimana, non c’è stata l’occasione – le ricordai
  • È vero, quindi a maggior ragione andrai in vacanza insieme a tua figlia, come si chiama? – mi chiese avvicinandosi e sorridendomi teneramente
  • Sofia. Lei verrà con me solo se io le farò conoscere un certo Jack Sparrow, ma io non so chi sia l’attore, quindi visto che tu conosci l’ambiente dovresti trovarmi questo signore, questa è la mia offerta, accettare o rifiutare
Christie e Sam scoppiarono a ridere. Io non so cosa c’è di così divertente in quel che ho detto. Si scambiarono un’occhiata e poi Christie disse:
  • Accetto, ma te lo presenterò al tuo ritorno visto che in questi giorni è super impegnato.
  • Grazie mi hai salvato la vita -  gli dissi stringendole entrambe le mani
  • Adesso chiama Eva e dille di prenotare due biglietti, io intanto vado a prenotarvi l’hotel ed ad informare John del vostro arrivo
  • Scusate ma io vado devo finire un lavoro – disse Sam aprendo la porta
  • Ok ciao Sam
  • Ciao Sam –aggiunse Chri sorridendogli
  • Christie, adesso che non c’è Sam, volevo chiederti di non dire niente a Johnny di mia figlia poi glielo dirò io – ero stata costretta a dirlo a loro e non mi andava molto che le mie cose fossero di dominio pubblico
  • Come vuoi non c’è nessun problema
  • Mi raccomando trova Jack Sparrow – dissi puntandogli un dito contro
  • Lo farò, lo farò… -disse ridendo e lasciandomi sola nel mio studio
Alla fine non era una pessima idea trascorrere qualche giorno di vacanza insieme a Sofia, in questi giorni l’avevo trascurata e credo che se per incontrare Jack Sparrow era necessario vedere per pochi minuti Johnny Depp alla fine sarei riuscita a sopravvivere.
Dopo una faticosa giornata di lavoro ritornai in hotel, dove Emy e Sofia mi attendevano per la cena

  • Hey ciao
  • Mamma – corse verso di me
  • Ciao amore, passata bene la giornata? – mi abbassai e la baciai
  • Si la zia mi ha portato in un negozio gigantesco di giocattoli, vieni che ti faccio vedere cosa mi ha comprato – disse tirandomi verso la camera da letto
  • La zia poi si lamenta che non c’è spazio – disse ad alta voce per farmi sentire da Emy
  • Fate presto che hanno già portato la cena – urlò Emy
  • Arriviamo subito zia faccio vedere a mamma i giochi
Dopo che Sofia mi mostrò tutti i giochi ritornammo in salotto per cenare
  • Com’è andata la giornata? – chiese Emy
  • Un po’ stancante ma tutto sommato bene, mi piace questo lavoro – dissi strofinando la mano sul braccio
  • Te l’avevo detto che non ti saresti pentita – e mi fece l’occhiolino
  • Meno male che ci sei tu se no come farei – mi sporsi dalla sedia per abbracciarla
  • Lo so
  • Visto che in questi giorni anche tu hai faticato molto con Sofia, perché non vieni con noi per due giorni ai Caraibi?
  • Ai caraibi?  - disse sorpresa
  • Si devo andare per motivi di lavoro a trovare Johnny, che sta girando la un film
  • Si si per motivi di lavoro – prendendomi in giro
  • Mamma dove andiamo? – chiese Sofia, curiosa
  • Amore andiamo al mare, ti va?
  • Siiiii – urlò – ma c’è Jack perché se no non vengo?
  • No amore, ma quando ritorniamo dal viaggio, un’amica di mamma ce lo farà conosce – e gli spettinai i capelli
  • Allora vengo – disse sorridendomi Sofia
  • Ascolta Kate, io preferisco stare qua, ancora non ho avuto neanche la possibilità di visitare la città, così mi rilasso un po’ anch’io e tu ne approfitti per stare un po’ con tua figlia – disse tranquillamente Emy per rassicurarmi
  • Sei sicura?  - gli chiesi
  • Sicurissima
  • Ok come preferisci
Dopo cena andai a preparare i bagagli e poi andai di corsa a dormire, era stata un giornata pesante, mi aspettava un’altra giornata di lavoro e un volo per i Caraibi… 

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Capitolo 9
*** Sparrow o Depp questo è il dilemma ***


Alle 18 di venerdi io e Sofia eravamo già all’aeroporto, aveva organizzato tutto Christie, aveva detto che dovevo soltanto pensare a rilassarmi e a coccolare mia figlia. Eravamo arrivati in hotel alle 11 di sera quindi ormai non potevamo fare altro che cenare e poi andare a dormire. L’indomani mattina saremmo andate a far firmare i documenti a Johnny e poi finalmente ci saremmo godute il mare.
Erano le 10 di sabato mattina l’autista si era fermato davanti ad una spiaggia privata dov’era stato allestito il set. Io presi in braccio mia figlia e inizia ad incamminarmi verso il set. Ci venne incontro una donna.
“Piacere sono Alexis, tu devi essere Kate” – disse sorridendo, una giovane ragazza biondina
“Si, piacere”- gli strinsi la mano ricambiando il sorriso
“Mi ha già informata Christie, Johnny fra cinque minuti ci raggiungerà, seguitemi”
Ci incamminammo avvicinandoci sempre di più al set quando…
“Mamma, mamma c’è Jack Sparrow” –  Sofia scappò dalle mie braccia e iniziò a correre
“Sofia, Sofia aspetta non possiamo andare, fermati” – gli corsi dietro
“Jack, Jack” – gridò Sofia cercando di attirare l’attenzione di un uomo travestito da pirata
 A quel punto il regista urlo “STOP!” girandosi infuriato per vedere cosa stava succedendo
“Jack, Jack” – continuava ad urlare Sofia
“Sofia fermati subito” – cercai di tirarla  per un braccio
“Cosa sta succedendo qua?” – urlò il regista
“Scusi ma mia …” - stavo per scusarmi, molto imbarazzata per l’interruzione, ma il  signore vestito da pirata si girò e si inginocchiò davanti a Sofia
“Scusi, my lady chi cercate?” – disse dolcemente
“Capitanooo” – disse Sofia sorpresa, poi si girò verso di me – “è proprio Jack Sparrow”
Il pirata alzò lo sguardo e notò la mia presenza
“Oh vedo che non siete da sola”- si avvicinò a me e mi baciò la mano – “Finalmente vi conosco miss Armani, ho sentito molto parlare di voi?” - Non riuscivo a guardalo in viso perché aveva in testa un enorme cappello e dei capelli lunghi davanti agli occhi
“Scusi sono stato scortese mi presento sono Capitan Jack Sparrow” – avevo l’impressione che quell' uomo stesse camuffando la voce. Forse Jack Sparrow parlava così?
Non riuscivo a proferire parola, pensavo solo che Christie me l’avrebbe pagata.  Non si può conoscere un attore di Hollywood in costume da bagno.
“ Piacere Kate Armani” – dissi quasi balbettando mentre lui teneva ancora la mia mano.
“Pensavo fosse bella, ma non immaginavo così tanto”– disse con voce seducente quasi sussurrando
A quel punto ripresi lucidità, dopo essermi persa in quei modi di fare del pirata affascinante che avevo di fronte. Avrei tanto voluto vedere il suo volto ma quel dannato cappello me lo impediva.
“Dove ha sentito parlare di me Capitano?” – dissi tenendogli il gioco
“La sua bellezza la precede mia signora” – disse inchinandosi
“Sono più conosciuta per la mia intelligenza che per la mia bellezza” -  dissi con tono deciso
“Credo che agli uomini del suo mondo servirebbero degli occhiali se riescono ad accorgersi solo del vostro intelletto” – quel tono di voce e quelle parole erano come una dolce carezza. Nonostante fosse vestito da pirata, quel misterioso uomo riusciva ad attrarmi.
“Capitano perché non togliete il cappello così da permetterci di ammirare anche il vostro viso?” – ero molto curiosa di conoscere il volto di quel affascinante pirata, che continuava a tenermi stretta la mano.
“È così sicura di voler vedere la mia faccia?” – mi disse ad un palmo del mio naso
Io annui senza dire altro. Quel pirata riusciva a farmi agitare.  Lui mollo la mia mano e si tolse il cappello, alzando lentamente il viso.
“Johnny?” – esclamai sorpresa
“Kate” – disse ridacchiando
“Mamma conosci Jack Sparrow?” – disse Sofia tirandomi la vestina
Quando Sofia mi chiamò mamma Johnny cambiò subito espressione, sembrava un po’ perplesso ma allo stesso tempo arrabbiato. Coosssaa era rabbia l’espressione dipinta sul suo volto? ma che vuole questo?
“Mi avevi detto che non eri sposata” – disse infuriato
“Infatti è così” – stava ritornando ad essere il solito antipatico
“Allora hai un uomo?”  - ma adesso che centrano queste domande?
“Ti avevo detto già una volta no”
“E perché non mi hai detto che avevi una bambina?” – disse guardando Sofia
“Perché non sono affari tuoi. Comunque non sono venuta qua per parlare della mia vita privata ma per farti firmare dei documenti.”
“Adesso non posso devo lavorare, ci vediamo dopo” – se ne andò
Lo fissavo mentre andava via, avrei preferito che non avesse mai tolto quel cappello, anzi avrei preferito che sotto quel cappello non ci fosse stato lui. Non riuscivo a capire il suo comportamento, io non ero nessuno per lui, ci conoscevamo da qualche settimana, non eravamo neanche amici e lui non poteva usare quel tono con me.
“Mamma perché Jack Sparrow ha urlato con te?” – chiese mia figlia dispiaciuta
“Non lo so, amore, non lo so proprio.” – dissi pensierosa - “vieni andiamo” – e la presi per mano
Chiesi ad Alexis, che era un’ assistente di Johnny, a che ora avrebbero fatto pausa e lei mi disse a mezzogiorno. Decisi che giacchè eravamo venute fin qua per rilassarci, nell’attesa io e Sofia ci saremmo godute un pò il mare. Eravamo in acqua che giocavamo, quando vidi un uomo a dorso nudo avvicinarsi.
“Kate” – era Johnny
“Cosa vuoi?” – dissi con tono infastidito. Ero ancora molto arrabbiata ma non riuscì a non notare i suoi pettorali. Svegliati, ricorda che sei arrabbiata con quell' uomo. Ah… però che muscoli… sssvvveeegggllliiiaaa
“Sono venuto per firmare i fogli” – il suo tono era privo d’astio
“Dammi il tempo di asciugarmi” – dissi uscendo dall’acqua mano nella mano con mia figlia
Si era seduto sulla spiaggia, vicino alle nostre cose. Ogni tanto mi guardava di sottecchi, pensando che io non me ne accorgessi. Non mi andava neanche di guardarlo in faccia dopo la sfuriata di prima, infatti mi stesi al sole, avrebbe aspettato, visto che io l’avevo fatto. Per 10 minuti nessuno parlò, neanche Sofia, poi Johnny prese fiato e disse
“Mi dispiace” – sembrava davvero rammaricato - “non dovevo dirti quelle cose, non è da me comportarmi in quel modo.”
“Non importa Johnny” – dissi senza alzarmi
“Invece si, a me importata, non volevo offenderti, non so neanche io cosa mi sia preso, ho sentito la bambina chiamarti mamma e…”
“e cosa??”-  mi alzai di scatto - “ per cinque minuti ho pensato di avere davanti un vero gentiluomo poi ti sei tolto il cappello ed è apparsa la tua faccia e ti sei rivelato per quello che sei! Non so se ci provi gusto ogni volta a insultarmi.” 
“Mamma calmati” – disse Sofia accarezzandomi un braccio
“Scusa amore” – dissi guardando mia figlia teneramente, poi ritornai su di lui, questa volta senza urlare - “non mi conosci, non conosci la mia storia quindi non ti puoi permettere di giudicarmi.”
Stranamente non controbatté alle provocazioni ma con tono pacato e fissandomi negli occhi, disse - “invece io vorrei tanto conoscerti meglio”
Lo guardai sorpresa, per un attimo riapparve il pirata misterioso di prima. Mi spiazzò non sapevo cosa dire, quella frase, detta con quel tono deciso ma quasi sussurrato, mi disorientò. Non sapevo che fare come si poteva rifiutare un’offerta chiesta col cuore.
“Non credo che la mia storia sia poi così interessante, ma se ci tieni te la racconterò”
Iniziai a raccontargli del momento in cui mi trasferì a New York, della mia assoluta devozione al lavoro, dell’incontro con la suora e dell’arrivo di Sofia, che nel frattempo si era addormentata fra le mie braccia. Lui mi ascoltà attentamente senza mai interrompermi.
 Lo so, lo so avrò omesso qualcosa ma per adesso quello bastava e avanzava.
Io conclusi. Nessuno dei due parlò. Mi girai a fissare il mare assorta nei miei pensieri. Ad un tratto senti una presenza alle mie spalle. Era Johnny. Mi prese il viso e mi baciò la fronte. Io lo lasciai fare, senza muovermi di un centimetro, ferma, concentrandomi su ogni suo piccolo movimento, attenta a non interrompere quel momento.
“Secondo me le parole delle suora valgono ancora oggi” – sussurrò al mio orecchio, poi accarezzò i capelli di Sofia, che avevo ancora in braccio – “è una bellissima bambina e tu sei un’ottima madre.”
Si accomodò vicino a me ed entrambi fissammo il mare, in silenzio, come a non voler interrompere l’uno i pensieri dell’altro, finché Sofia non si svegliò.
“Mamma dove siamo?” – disse Sofia assonnata e un po’ disorientata
“Siamo al mare. Non ricordi?” – gli accarezzai i capelli.
Sofia si alzò di scatto - “Dov’è andato Jack?” – non sapevo cosa rispondergli, guardai John implorandogli aiuto
“Il Capitano ha detto di incontrarci al molo sul mio yacht” – Sofia si girò verso Johnny e lo guardò curiosa - “Lo sai che assomigli un po’ al Capitano? “– disse Sofia sorridendo a Johnny - “Me lo dicono in tanti” – rispose John fissandomi e sorridendo – “dai andiamo” – tirò su Sofia e poi allungò la mano verso me, io la strinsi e mi tirai su.
Mentre camminavamo mi avvicinai a John in modo che Sofia non sentisse cosa avevo da dirgli - “Dove stiamo andando?”
“Sul mio yacht” – rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo, parlando anche lui piano per non farsi sentire
“E perché?” – chiesi curiosa
“Perché tra poco verrà a trovarci Jack Sparrow” – disse facendomi il verso – “ e poi voglio far conoscere a Sofia i miei figli” – e mi fissò dritto negli occhi
“Grazie” – chissà quanti significati avrei voluto dare a quella parola, ma ero sicura che in quel momento John l’avesse colti tutti. Lui annuì e continuò a camminare.

Angolo autore
Finalmente la storia inizia a farsi più interessante per la gioia della mia cara Gloria, che non smette mai di dimostrarmi tutto il suo sostegno. Vorrei ringraziare anche Sara, alias BlackPearl,  per i suoi consigli, con la speranza di non avere deluso le sue aspettative e di avere colto al meglio i suoi suggerimenti. Infine ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia, che sono tanti, ricordandogli che recensire non fa male alla salute.
  

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Capitolo 10
*** La fuga! ***


 

Arrivammo al molo e Johnny aiutò me e Sofia a salire sul suo yacht.

“Lily, Jack” - urlò Johnny  

Apparvero due bellissimi e sorridenti bambini - “Papà” – urlarono entrambi correndo incontro a Johnny. Lily abbracciò alla vita Johnny mentre Jack si aggrappò alla gamba.

“Calma, calma” – disse accarezzandoli  – “bambini vi presento Kate” – disse Johnny voltandosi verso di me.

“Piacere”- dissero in coro, sorridendomi, Lily e Jack .                                                                                                  

Poi Johnny si avvicinò a Sofia – “e lei è la piccola Sofia, quindi essendo voi più grandi dovrete prendervi cura di lei, finché non arriverà il Capitano Jack Sparrow” – e fece l’occhiolino a suoi figli.            

 “Vieni Sofia andiamo a giocare” – disse Lily prendendo per la mano Sofia   

  “Mamma posso andare?”- mi chiese Sofia voltandosi verso di me     

   “Certo amore” – mi avvicinai e gli diedi un bacio.

I bambini andarono sottocoperta a giocare, mentre io e Johnny restammo soli fuori.

“Sono dei bambini bellissimi e dolcissimi” – appoggiandomi alla palizzata, lui mi seguì

“Infatti sono degni figli di loro padre” – disse ridendo e io gli tirai un leggero pugno al braccio

“Ma se sono biondi e chiari? Al contrario del padre” – precisai guardandolo con un sopracciglio alzato

“Infatti io mi riferivo al dolcissimi e bellissimi” -  affermò alzando le testa per dare più importanza alle sue parole

“Forse se la tira un po’ troppo signor Depp?” – con tono spiritoso appoggiandomi le mani ai fianchi

“È la realtà dei fatti signora Armani” – davvicinandosi un po’ troppo, poi mi guardò dalla testa ai piedi – “bel costume!”

Diventai rossa, quella vicinanza e quel complimento inaspettato mi stavamo facendo aumentare la temperatura corporea e Johnny se ne accorse infatti si mise a ridere. L’avevo detto io che non potevo presentarmi davanti ad un attore in costume.

Cercai di allontanarmi un po’ per prendere aria e decisi che era meglio cambiare discorso, prima che la mia tachicardia si facesse sentire .

“Quando arriva il Capitano? – cercando di essere più indifferente possibile, per non far intravedere l’imbarazzo che quel complimento mi aveva provocato

“Non vedi l’ora di vederlo?”- ammiccando e piegando la testa per guardarmi meglio

“Oooohhhhh, ho capito è meglio che sto zitta “ –  alzai le mani in segno di resa e lui scoppiò a ridere

“Ok , arriverà presto” – e mi lasciò la da sola

Mi stesi al sole e piano piano, cullata del rumore delle onde che sbattevano sulla barca, mi addormentai.

“Sveglia, massa di scansafatiche” – era Johnny cioè Capitano Jack Sparrow, io scattai in piedi spaventata

“Ti sembra il modo di….”- dissi urlando arrabbiata per i modi bruschi con i quali mi aveva svegliato, ma l’arrivo dei bambini placò la mia furia.

“Capitano” - urlarono i bambini correndogli incontrò

“Scusa” – disse muovendo le labbra, senza emettere nessun suono e mi fece l’occhiolino

Io rimasi ferma sul mio posto osservando Johnny/Jack giocare con i bambini. Era un bravo padre, si notava quanto amore ci stava mettendo in quello che stava facendo. Era stato davvero carino a fare quella sorpresa a Sofia, aveva ragione i suoi figli avevano preso da lui, era stato dolcissimo! uhm direi anche bellissimo… forse mi sto un po’ rincitrullendo..

“Miss Armani cosa fa li impalata?”

“Vi osservo Capitano” – lui sorrise…ops forse avevo detto qualcosa che non andava assolutamente detta

“Ne sono onorato” - si tolse il cappello e face un inchino- “ma preferirei che lei ci raggiungesse e ci mostrasse le sue doti di animatrice” – indicandomi con il braccio di raggiungerli

Mi avvicinai e mi misi anch’io a sedere atterra. Passammo l’intero pomeriggio a giocare con bambini. Erano ormai le sei del pomeriggio quando Johnny/Jack si alzò

“Miei valorosi pirati adesso il Capitano Jack Sparrow vi deve salutare”

“Noooo”– urlarono i bambini

“Mamma digli di non andare” – mi disse Sofia facendomi gli occhioni tristi

“Amore ma…”-  Johnny mi interruppe - “Non ti preoccupare piccola Sofia, tornerò a farvi visita presto” – disse accarezzando la guancia di Sofia

“Grazie” – gli sussurrai e lui mi sorrise, io strinsi a me Sofia

“Addio miei prodi” – e Jack Sparrow scomparse.

I bambini tornarono a giocare sottocoperta, mentre io aspettavo il ritorno Johnny sul pontile dello yacht.

“Hey” - Johnny arrivò alle mie spalle

“Sei stato bravissimo, grazie di tutto” -  voltandomi verso di lui

“Non c’è bisogno di ringraziare, mi sono divertito e poi amo vedere sorridere i bambini, ma amo ancora di più vedere sorridere le mamme”- disse accarezzandomi la guancia, io chiusi gli occhi, i nostri corpi erano un po’ troppo vicini.

“Johnny” - non sapevo come continuare la frase, ero stata benissimo con lui oggi, era da tanto che non passavo un giornata così.

“Mamma, mamma”- arrivò correndo Sofia,  con dietro Lily e Jack, mi allontanai velocemente da Johnny e mi voltai verso i bambini

“ Piano, piano amore. Rischi di cadere.” –abbassandomi per guardarla meglio

“Mamma, noi volevamo chiederti”- disse voltandosi verso Lily e Jack- “ se questa notte potevo rimanere a dormire qua?”

“Sofia, lo sai che non è possibile, dobbiamo ritornare in hotel, abbiamo tutto là” – cercando di essere meno dura possibile

“Solo per una notte” – disse Sofia con voce supplichevole

“Ti prego Kate” – gli fece eco Lily

“Lasciala restare, se vuoi puoi rimanere pure tu? Se questo ti farà stare più tranquilla. Ci sono abbastanza letti per tutti”  – disse Johnny appoggiandomi una mano al braccio. Quel contatto mi procurò dei brividi, ma i bambini non mi lasciarono godere a pieno quella piacevole sensazione.

“Siii, dai mamma”- disse entusiasta Sofia

“Rimani anche tu” - disse Jack con voce implorante

“Ma abbiamo tutte le nostre cose in hotel” –  ribadii rivolta a Johnny

“Manderò qualcuno a prenderle” – mi rassicurò Johnny

“Si, si” – urlarono insieme i bambini

“Va bene” – dissi rassegnata

Johnny ci accompagnò nella nostra camera, ci lasciò sistemare, avvisandoci che alle 8 sarebbe stata servita la cena. Dopo un po’ Sofia ritornò dai bambini a giocare lasciandomi sola, con i miei pensieri.
Ero confusa, estremamente confusa. Fino ad un giorno fa odiavo Johnny con tutta me stessa, solo parlare di lui mi faceva innervosire e adesso, dopo neanche 24 ore, ero qui seduta su questo letto, a pensarlo. Oggi mi era sembrato di avere davanti un’altra persona, diversa dall’odioso Johnny stronzo Depp. Avevo passato con lui una bellissima giornata, senza pensare per un momento al lavoro o qualsiasi altra cosa che non fosse Sofia, Johnny e me stessa. Per un giornata ero riuscita ad essere spensierata, ad essere me stessa, senza alzare il muro di difese che solitamente costruivo intorno a me, fatto di indifferenza, severità e cinismo. Ma lui per un giorno era riuscito ad abbatterlo e non so se questo fosse un bene o un male. Forse alla fine non era lui che era cambiato ma ero io che per una volta, dopo tanti anni, avevo aperto le porte del mio castello per accogliere qualcun altro.
“Mamma è pronta la cena” – Sofia entrò in camera – “mamma che hai?” – ero ancora seduta sul letto - “tutto bene?”

“Si amore” – accarezzai mi figlia mentre lei mi strinse in un tenero abbraccio

“Johnny è molto simpatico” – e mi guardò intensamente negli occhi. Era una piccola bambina, ma riusciva sempre a capire cosa mi passava per la testa, mi conosceva meglio di qualsiasi altra persona.

 “Lo so amore” – dissi prendendola per mano e avviandoci a cenare

Johnny aveva fatto apparecchiare sul pontile della barca. Era una bella serata ricca di stelle e la temperatura era gradevole. Johnny aveva fatto portare i nostri bagagli, quindi mi ero potuta finalmente togliere il costume. Avevo messo un vestitino nero con dei sandali alla schiava. Anche Johnny si era cambiato aveva una camicia nera, aveva tirato su le maniche, ed un paio di jeans non molto attillati.

“Eccovi qua” – Johnny si alzò dal tavolo dov’era seduto insieme ai suoi figli

“Ciao” – gli dissi dolcemente, mentre Sofia mi strinse più forte la mano come ad incoraggiarmi

“Sedetevi” – Johnny mi spostò la sedia

“Grazie” – dissi guardandolo negli occhi e mi accomodai

“Vieni Sofia” – prese in braccio Sofia e la mise a sedere tra me e Lily, poi si sedette al mio fianco

Cenammo tranquillamente, per tutto il tempo i bambini raccontarono delle imprese di Capitan Jack Sparrow, mentre Johnny li assecondava, inventando nuove storie. Finimmo di cenare, i bambini diedero un bacio a me e John, augurandoci buonanotte e andarono a dormire. Io e Johnny rimasimo soli.

"domani mattina presto devo girare ma a mezzogiorno sarò di ritorno, così poi verrò con voi all'aeroporto"- cercò di interrompere il silenzio imbarazzata che si era creato, dopo che i bambini se ne erano andati. Io annui senza dire altro. In realtà non sapevo cos'altro dire. Restammo  un po’ in silenzio a contemplare il firmamento. Dopo un po’ prese fiato e parlò    -" é stata una bellissima giornata e il merito é stato tutto tuo". – lo guardai stupita di quella affermazione.

"io credo invece che il merito sia stato solo e soltanto tu, io sono rimasta ferma ad osservare e basta!" - presi fiato e continuai - " io non ci so fare con i bambini," - dissi amareggiata- "non sono una persona che riesce a coinvolgere gli altri in quello che fa, non potrei mai essere una dama di compagnia" – accennai un lieve sorriso che lui ricambiò.

"Questo lo pensi tu. Ti ho vista oggi, non ho fatto altro che osservarti per tutto il tempo” – io arrossì, rammentando che avevo passato un’intera giornata con lui in costume – “ tu non sei cosi, vuoi apparire in questo modo, ma tu non sei cosi. Tu sei molto altro."

Non avrei mai voluto che il discorso prendesse quella piega, ma lui riusciva a carpire ogni mio più profondo segreto. Davanti a lui mi sentivo nuda, spogliata dalla mia armatura di difesa. Ancora rossa in viso rimasi in silenzio, sperando che non continuasse quella discussione.

Ad un tratto lui si avvicinò, mi sfiorò con la sua mano  la guancia ed un brivido mi percorse la schiena. Johnny si avvicinò sempre più a me e io lo lasciai fare, senza allontanarmi, godendo in silenzio di quel meraviglioso momento. Per una volta mi ero concessa di spegnere la mia parte razionale ed agire con l'istinto. Sentivo bruciare la pelle dove le sue dita mia avevano sfiorato, le nostre labbra erano pericolosamente vicine, il mio cuore iniziò a tamburellare all’impazzata al centro del petto, avevo il timore che da un momento all’altro sarebbe scoppiato. Lui mise la sua mano dietro la mia nuca e avvicinò delicatamente il mio viso al suo. Le nostre labbra si sfiorarono, fu come una scintilla esplosa in piena notte, come una piccola candela che illuminava l’oscurità. Io respirai affannata.  Johnny  allontanò il mio viso per potermi guardare dritta negli occhi, preoccupato che quel respiro fosse dovuto al rifiuto di quel contatto,  io ricambiai lo sguardo, per rassicurarlo che entrambi fossimo accomunati dallo stesso desiderio . Lentamente mi riavvicinò al suo viso e mi baciò. Fu una bacio voluto e ricambiato, ricco di passione e desiderio. Le mie mani erano appoggiate al suo petto, mentre lui con una continuava a sorreggermi la nuca e con l’altra mi accarezzava la schiena scoperta dalla scollatura del vestito. Le nostre lingue giocarellavano fra loro, i nostri respiri erano affaticati, testimoni della passione messa in quel bacio, la mie mani erano sudate sintomo delle emozioni che stavo provando. I miei occhi erano chiusi, per cogliere al meglio ogni suo singolo respiro.  Johnny si stacco dolcemente dalle mie labbra ma continuò a tenermi stretta al suo petto. Io aprì gli occhi sperando che tutto quello non fosse solo un sogno. Rimasi ferma, immobile, stretta in quel abbraccio, ma come sempre arriva il momento in cui una donna si rende conto che le favole e i principi azzurri non esistono e la  parte razionale si rimette in moto e ti ricorda che tu non sei e non sarai mai Cenerentola. In quel momento il mio cervello riuscì a partorire un solo pensiero: scappa!

Non ci pensai due volte, ormai il terrore si era impossessato di me, mi staccai a malincuore del sua stretta e mi alzai, mentre lui continuava a stringere le mani.

"Scusa John ma devo andare" -  mollai le sue mani e me ne andai senza dire altro. Lo lasciai la con le stelle a fargli compagnia, sperando che prima o poi avrebbe capito.

Mi rifugiai in camera, convinta che non mi avrebbe seguito. Mi accasciai con le spalle alla porta e rimasi lì a piangere tutta la notte, ignara che dall'altro lato qualcuno con un groppo in gola ascoltasse i miei singhiozzi.

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Capitolo 11
*** La mamma ***



"Caterina dove stai cercando di andare?" -urlò Emy
"A lavoro e sono anche in ritardo" – gli feci notare la ventiquattrore. Stavo per aprire la porta.
"Ferma li e togli subito la mano da quella maniglia!" - io rimasi ferma sul mio posto. Non avevo mai sentito Emy urlare in quel modo.
" Emy ti ripeto che sono in ritardo" - lei non diede ascolto alle mie parole e si avvicinò a me
 "Non é servito venire da te ieri sera perché nell'altra stanza c'era tu figlia che piangeva e continuava a ripetermi che Johnny é un brav'uomo. Ti conosco quindi non ho bisogno che tu mi dica che cavolo é successo ai Caraibi, perché lo immagino già." – disse con tono rabbioso ma a basso volume per non farsi sentire da Sofia
"Possiamo continuare questo discorso in un altro momento?" – dissi tentando di aprire la porta
"No"- disse categorica - "Sai come ti chiamavano a New York?"- ed appoggiò la sua mano sulla mia, che era ancora attaccata alla maniglia
"Che centra questo adesso?"- liberai la mia mano  bruscamente, un po’ irritata,  a quel punto lei si allontanò
"Siedi e fammi finire"-  disse mi incavolata di prima. Senza ribattere mi accomodai sul divano- "Caterina la sanguinaria"- io scoppiai a ridere ed Emy mi fulminò-"Kate non c'è nulla da ridere. Quel soprannome non te l'hanno affibbiato i tuoi impiegati perché li terrorizzavi con i tuoi modi da capo del terzo reich, ma le nostre amiche"- mi disse con un tono di voce più tenero come a non volermi offendere- “ loro ti chiamano cosi perché é da 10 anni che ti conoscono e dopo George nella tua vita, oltre a Sofia, non hai permesso a nessun essere umano di metterci piede. Hai fatto piazza pulita di tutte le persone che ritenevi superflue, non hai avuto più un uomo, se qualcuno cercava di avvicinarsi lo allontanavi con un solo sguardo. Ti siamo rimaste solo io e Sofia. Iz, Carol e Mary ormai ti sono solo amiche per abitudine e perché non è da tutti avere un’amica che fattura milioni all’anno ed è disposta ad aiutarle in qualsiasi momento." –  sospirò chiudendo gli occhi e si andò ad appoggiare al tavolo
“Potranno darmi tutti gli appellativi del mondo,”- dissi quasi urlando e gesticolando vivacemente con le mani- “ ma io non riaprirò mai più il mio cuore a nessuno,  sai se lo sono portati via  davanti a quella chiesa tanti anni fa” – dissi con soffio di voce e con un groppo in gola
“Kate” – il tono di voce di Emy adesso era più pacato- “ sono passati ormai tanti anni, l’hai detto tu stessa”  – si riavvicinò a me e si mise a sedere sul bracciolo del divano- “Non ti posso più permettere di autodistruggerti. Non posso più restare ferma a guardare mentre tu ti consumi giorno dopo giorno. È arrivato il momento che tu  riconquisti te stessa. Devi vincere le tue paure. Fai tanto la forte, la donna di ghiaccio che nessuno può scalfire, ma sei la persona più fragile che io abbia mai conosciuto. La vita ti sta regalando un nuovo inizio, prendi l’occasione al volo e vai avanti senza voltarti più indietro.”- vidi un barlume di speranza nei suoi occhi.
“ Emy sono finiti i tempi delle principesse e dei cavalieri che correvano in tuo soccorso”- dissi abbassando lo sguardo per non fargli notare i miei occhi che piano piano diventavano sempre più lucidi. il sorriso sul suo volto si spense.
“Tu pensi che sognare non serva, che i sogni sono fatti per gli sciocchi e gli stupidi,”- prese il mio viso tra le mani ed asciugò la prima lacrima che era iniziata a scendere- “ma cara mia amica non è così, sono i sogni che fanno la differenza tra i grandi uomini e quelli che rimangono nell’ombra.  Non so cosa si successo di preciso fra di voi, ma sono quasi sicura che ad un certo punto il tuo cervello si è messo in funzione e tu come sempre l’avrai allontanato o sarai scappata.” – rimasi in silenzio senza proferire parola- “Ti ho sentito ieri notte piangere, tu non piangi mai, preferisci trattene tutto dentro e farti da sola del male, piuttosto che piangere. Non voglio  importi niente, ma da amica ho il dovere di dirti provaci. Non tutti gli uomini ti abbandonano davanti ad un’ altare per scappare con una matricola. Johnny è un uomo adulto, ha due figli. Nessuno ti darà mai  la garanzia che sarà per sempre felici e contenti, ma se non ci provi non potrai mai sapere se ne è valsa davvero la pena.”
A quel punto scoppiai un violento pianto, Emy si avvicinò e mi abbracciò-“ e così difficile” –dissi fra un singhiozzo e l’altro- “fa davvero tanto male”
“ssshhh…passerà” – disse Emy accarezzandomi i capelli- “passerà”
Rimanemmo abbracciate per un po’ finché il mio pianto non si placò, poi apparve nel volto di Emy un sorriso malizioso – “adesso me lo puoi dire che hai combinato?”
Io arrossì, un po’ imbarazzata - “ci siamo baciati e come tu stessa hai detto, sono scappata,"- dissi tentenando- "ieri mattina lui era al lavoro, quindi ne ho approfittato ed ho anticipato il volo”- Emy mi guardò severamente- “ma gli ho lasciato un bigliettino per ringraziarlo dell’ospitalità” – dissi con un sorriso finto stampato in faccia
“Kate?”- mi rimproverò Emy
“lo so, lo so”-alzai le mani in segno di resa-“adesso mi dirai che ho sbagliato, che sono stata una codarda, ma è stato più forte di me”- Emy continuava a fissarmi severamente con le braccia conserte- “ok cercherò di rimediare”- dissi alla fine rassegnata- “ma adesso fammi andare a lavoro sono eccessivamente in ritardo”- gli diedi un bacio e usci.
Per tutta la mattinata non feci altro che firmare centinai di documenti, dovevano essere pronti per mezzogiorno, cosicché Eva li avrebbe consegnati alla camera di commercio della zona. Dopo circa due ore avevo finito e consegnai tutto ad Eva, adesso avevo solo bisogno di rilassarmi un po’ nello stupendo divano del mio stupendo ufficio. Mi sdraiai, ma non presi sonno, le immagini di quel giorno trascorso con Johnny continuavano a riaffiorarmi nella mente, insieme alle parole di Emy. Sapevo che aveva ragione, che non potevo continuare a rifugiarmi nel lavoro, solo perché un uomo dieci anni fa mi aveva lasciato sulla soglia di una chiesa in abito bianco. La vita va avanti ed io, Kate Armani, me ne ero resa conto solo in questo momento. Dovevo agire. Aprì la porta del mio ufficio e vidi che nel corridoi c’erano due impiegati che parlavano fra loro, un uomo ed una donna.
“hey tu uomo!”- dissi dall’uscio della porta
“dice a me?”- disse il giovane ragazzo  indicando se stesso
“vedi qualcun altro qua fuori che ha dei pelli sul viso?” –  dissi un pò scocciata
ok forse la signora delle pulizie aveva qualche pelo, ma in quel momento ci stava omaggiando della sua assenza e poi eravamo due donne e un uomo, quindi?!
“no signora”- disse guardandosi intorno
“vieni con me”- gli feci segno di entrare nel mio ufficio-“siediti”- lui prese posto nella sedia davanti alla scrivania, mentre io mi misi di fronte a lui-“dovresti fare una cosa per me” – lui annui- “bene, vedo che sei deciso”- cercai di incoraggiarlo visto che tremava come una foglia.
Ma sono cosi spaventosa? Non sono mica Al Capone eh?
“dovresti andare a comprarmi questi”- gli diedi un foglio con sopra scritta una lista
“ma signora questi…”-  non lo lasciai finire la frase
“zitto”- e lui ricominciò a tremare- “tu devi solo comprare quello che c’è scritto sulla lista e consegnarli solo ed esclusivamente a me. Non devi far parola con nessuno. Intesi?”- e lui fece cenno di si con la testa- “adesso vai”
Il ragazzo si alzò e fece per uscire, ma poi si voltò- “ma se manca qualcuno?”
“non mancherà nessuno, perché girerai il mondo intero per trovarmeli tutti”- dissi piegando la testa di lato con un sorriso falso, poi mi avvicinai ad un palmo del suo viso – “ quindi sbrigati se no quel tuo bel culetto non si appoggerà mai più in una delle comode sedie di questi uffici. Sono stata chiara?”- dissi piano con tono minaccioso
“si signora”- e si dileguò
Stavo raccogliendo le mie cose per ritornare a casa quando il giovane picciotto fece il suo ritorno.
“Dottoressa ecco qua tutti quelli che mi aveva chiesto”- e mi porse due buste di pastica gialle
“Grazie è stato un piacere lavorare con te”- e gli strinsi la mano- “per oggi ti sei salvato le chiappe, puoi ritornare a casa hai fatto più del dovuto”- dandogli una pacca sulla spalla
“Grazie Dottoressa buona sera”- e se ne andò.
Io presi le mie cose e le buste e usci dall’ufficio. Passai da Eva giusto il tempo di avvisarla che domani non sarei andata a lavoro.
“Hey Emy sono ritornata”- urlai, ma Emy non c’era. Corsi in camera per nascondere le buste, poi ritornai in salotto
“Sofia?”- chiamai mia figlia ma non ebbi nessuna risposta. Dopo un po’ comparve Emy.
“Si è già addormentata, oggi siamo andate al parco e si è stancata un po’”- disse accomodandosi sul divano. Stavo per aprire bocca.
Drin…drin…
“pronto? Oh salve”- risposte Emy che era più vicina al telefono- “come sta? ”- la guardai incerta non capivo con chi stava parlando. Scossi la testa, per chiederli chi fosse, ma lei non mi rispose- “grazie mille gli passo subito Kate. Buona sera è stato un piacere”- Emy mi passò la cornetta e  bisbigliò- “ è per te!”- il mio battito cardiaco iniziò ad accelerare, non poteva essere lui.
Ti prego dio fa che non sia lui non sono ancora pronta.
“pronto?”- disse la voce al telefono
“mamma”-urlai-“come stai?”-  dissi mentre il mio battito tornava regolare
“bene, bene tesoro”- disse mia madre con voce assonnata
“ma che ci fai sveglia a quest’ora? In Italia saranno le quattro del mattino”- dissi guardando il mio orologio per calcolare il fuso orario
“Io e tuo padre abbiamo pensato che a quest’ora saresti tornata dal lavoro. Sofia come sta?”
“Già dorme”- dissi chiedendo conferma ad Emy. Lei annuì
“Ah capisco effettivamente è un po’ tardi”. – disse mia madre impensierita - “senti Maria”- subito scattai in piedi, odiavo essere chiamata con quel nome
“Mamma quante volte ti devo dire di non chiamarmi con quel nome?”- dissi agitata. Iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza
“Quel nome io e tuo padre abbiamo deciso di dartelo perché non avevamo figli e dopo che siamo andati a Lour…”- mia mamma aveva iniziato con la solita pappardella, dovevo fermarla prima che fosse troppo tardi
“Bla bla bla l’ho sentita mille volte questa storia”- dissi sbuffando
“Amore concedici almeno a noi di chiamarti Maria ormai anche i giornali scrivono  Kate”- fermai subito la mia estenuante corsa  per il salotto
“Mamma  di cosa stai parlando? Quali giornali?”- dissi allarmata, Emy mi lanciò un sguardo interrogativo
“Sai amore è da questa mattina che i vicini fanno la processione per congratularsi, sono tutti felici per te”- non capivo, non sapevo di cosa stesse parlando – “figurati che è venuto anche il sindaco”
“Mamma cosa stai dicendo?”- dissi ormai urlando. Emy mi guardava sempre di più perplessa.
“Sei venuta bene in quella foto, l’ho detto sempre che con i capelli sciolti stai meglio”- mia madre stava degenerando, continuava a dire cose assurde
“Aspetta, aspetta, quale foto? Capelli? Ma dove hai visto la mia foto?”- io ormai non riuscivo a contenermi, di quel passo avrei anche svegliato Sofia.
“Sul giornale, su Chi?, il giornale di gossip, il diretto è Signorini. Ricordi?”- chiese disinvolta, come se mi stesse chiedendo se volevo del caffè
“Si”- dissi titubante-“  ma che centro io con Signorini?”
“Hanno messo anche una bellissima foto in copertina”- mia mamma ormai non sembrava più tanto assonnata la sua voce era diventata eccessivamente squillante ed insopportabile per le mie orecchie
“Copertina?” – respirai profondamente per calmarmi un po’- “Mamma ascoltami attentamente cos’ hai visto?- cercai di scandire le parole nel miglior modo possibile
“Amore non fare la timida, ce lo potevi dire che finalmente hai trovato un uomo e poi che gran pezzo di uomo”- disse piano per non farsi sentire da mio padre
“Mamma!”- la rimproverai, aveva 60 anni non poteva fare certi commenti
“Sai sulla copertina sotto la foto hanno scritto “Anche Johnny Depp preferisce le italiane”, e cosi affascinante, sono fiera di te, anche tuo padre”- oh mio dio, adesso ci si mette pure mio padre!
“Mamma ascoltami io non sto con Johnny Depp, siamo solo amici”-  dissi lentamente cercando di essere il più convincente possibile, ma forse non mi riuscì molto bene, visto l’occhiata che mi lanciò Emy
“Dalle foto non si direbbe?” – infatti non c’era cascata
“Mamma i giornali hanno frainteso stavamo lavorando”- ma che palla è? Non se la sarebbe mai bevuta
“allora anch’io vorrei avere il tuo stesso lavoro”- disse come una bambina dispettosa
“mamma hai 60 anni la smetti?- dissi un po’ infastidita
“Ok la smetto ma tu per nessuna ragione al mondo ti farai sfuggire quel uomo”- disse seria come se fosse un ordine - “ state così bene insieme”- questa volta il suo tono era fin troppo sdolcinato per i miei gusti
“mamma forse è meglio se ci sentiamo dopo, adesso non sono nelle condizioni di continuare questa discussione”- la discussione stava degenerando, non potevo sentire un’altra sola parola, quando ci si metteva mia madre non la smetteva più.
“Maria senti la fioraia mi ha chiesto se puoi chiedere a Johnny se può assumere sua figlia come truccatrice, sai è cosi brava. A truccato la figlia del macellaio al matrimonio”- ormai non l’ascoltavo più, stava uscendo fuori dal seminato
“mamma buonanotte”- dissi acida
“buonanotte cara”- non gli diedi il tempo di dire altro e riattaccai
Adesso c’era una sola cosa da fare!
Emy mi guardò perplessa, io le feci segno che era tutto ok.-“ascolta, non fare domande, prenditi cura di Sofia, che nessuno mi disturbi, poi ti spiegherò meglio.”- stavo andando in camere
“mah?”- cercò di controbattere Emy
“ti prego non dire niente, ti prometto che poi ti spiegherò tutto.”- chiusi la porta della camera a chiave e tirai fuori quelle buste. Avevo deciso di iniziare dai meno recenti. Apri la prima scatola presi il cd e lo infilai nel lettore dvd.
Qual è il miglior modo per conoscere un uomo che fa l’attore se non guardando i suoi film? 

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Capitolo 12
*** Non aprire quella porta ***


salve, ecco a voi il mio nuovo capitolo. finalmente stiamo qusi per arrivare al momento più atteso, ma prima dobbiamo mettere in chiaro un pò di cose. sono soddisfatta di quello che ho scritto quindi mi farebbe piacere che, oltre a leggere, mi redeste partecipe dei vostri pensieri, basta pure scrivere "mi fa schifo!" ma così almeno sarei a conoscenza di quello che pensate della mia storia. grazie mille.
  
Ormai erano passate quasi quindici ore da quando mi ero chiusa in camera, non avevo chiuso occhio tutta la notte.
Qualcuno dirà follia io la chiamo intelligenza. Si perché ogni uomo con un po’ di cervello sa quando è il momento di abbassare la cresta e dire: “forse ho sbagliato, forse non era così” e qual punto rimedia ai propri sbagli.
Avevo deciso che l’unico modo per poter conoscere al meglio Johnny era guardare i suoi film e visto che il tempo non era mai stato mio amico, lo dovevo fare subito. Emy non mi aveva disturbato, forse aveva capito che avevo bisogno di stare un po’ da sola. Mi aveva detto di dare una possibilità a Johnny e io lo stavo facendo, pure se con i miei metodi un po’ bizzarri.
Qualcuno dirà non potevi tranquillamente tornare ai Caraibi? No, credo che nessuna donna sulla faccia della terra avrebbe avuto il coraggio di presentarsi davanti a Johnny Depp, dopo essere scappata lasciando un bigliettino. Lo so amo complicarmi la vita. Che ci posso fare?!
Credo fossero le quattro del pomeriggio quando senti bussare alla porta della suite. Emy andò ad aprire. La sentivo parlare con qualcuno dalla voce familiare. Piano piano le voci si fecero sempre più vicine. Qualcuno busso alla porta della mia camera.
“Kate apri, sono Christie” – continuava incessantemente  a bussare alla porta. A quel punto stoppai il film e decisi che era meglio rispondere, prima che mi sfondasse la porta.
“ciao Chri, come va?”- dissi con una risata isterica
“Andrebbe meglio se aprissi la porta”-disse irritata. Senti Emy borbottare- “è da ieri sera che si è chiusa qui dentro”
“Non posso”- dissi avvicinandomi alla porta per origliare meglio
“Perché non puoi?Kate ti sembra normale?”- dovevo trovare una scusa plausibile, non poteva vedermi in quelle condizioni e per giunta con tutte le copertine dei film di suo fratello sparse per la stanza
“Ho l’influenza, è il nuovo virus che girà da un po’, è molto contagioso”- cercai di essere il più convincente possibile, feci anche finta di tossire
“ok”- disse Christie rassegnata-“ero passata per informarti che ho trovato la casa che fa per te”
“ah perfetto,la comprò, eciù...,scusa volevo dire è fantastico credo che la potranno vederla Emy e Sofia”- dannazione Kate, ma se neanche l’hai vista?
“Ok, comunque entro giovedi devi uscire da questa maledetta stanza”- disse severa – “abbiamo il consiglio d’amministrazione”
“Non possiamo fare venerdi?”- chiesi speranzosa, non potevo uscire da quella stanza senza prima aver preso una decisione sul da farsi
“Non perché venerdi Johnny ha degli impegni”- rimasi ferma immobile, Johnny era ritornato o almeno sarebbe ritornato entro giovedi ed io dovevo guardare ancora altri dieci film
“Ok allora a giovedi” – dissi imprecando in silenzio
“Riprenditi”- disse Christie non molto convinta
“Noi andiamo a vedere la casa”-  urlò Emy dopo un po’ senti chiudere la porta della suite.
Per questa volta l’avevo scampata, ma adesso dovevo assolutamente fare in fretta giovedi era fra due giorni ed io avevo ancora altre 20 ore interrotte di film da vedere, mi rimisi sotto le coperte e toccai play.

Era ormai mercoledi pomeriggio ed avevo visto già tutti i film.
Vi starete chiedendo allora qual è il risultato di questo tour de force? Non lo so.
Ero stanchissima in mezzo a due giorni avevo dormito si e no 6 ore, non avevo messo niente nello stomaco ed adesso lui reclamava vendetta. La mia testa sembrava un mappamondo che girava senza sosta, i miei occhi non riuscivano a sopportare la luce e che dire del mio aspetto? Beh non mi lavavo da più di 48 ore. A quel punto decisi che il mio esilio era terminato e che finalmente avrei potuto ingerire qualcosa. Andai silenziosa in cucina, non volevo farmi sentire, non avrei potuto sopportare l’interrogatorio di Emy. Aprì il frigo e tirai fuori qualsiasi cosa fosse possibile mangiare senza masticare. Cercai di ingoiare in fretta per non farmi scoprire.
“Oh mio dio!”- ecco Emy, mi aveva beccata –“ma cosa ti è successo? Cosa hai fatto in quella stanza, sembri un barbone e per giunta puzzi” – mi annuso schifata.
“Emy non è il momento, la testa mi scoppia, non riuscirei a sopportare il tuo terzo grado”- parlai con la  bocca piena
“Signorina tu mi devi delle spiegazioni”- disse autoritaria piazzandosi davanti con le braccia aperte per bloccare una mia eventuale fuga
“Emy più che le spiegazioni in questo momento ti devo una bella doccia”- gli feci notare e mia alzai per andare, lei mi riannusò 
“Effettivamente hai ragione”- disse annuendo e mi lasciò passare
Andai a farmi una doccia, prima di riconquistare me stessa, dovevo riconquistare la mia messa in piega. L’acqua scorreva calda sul mio corpo e piano piano anche il mio cervello si rimise in moto. Lo sapevo già qual era la risposta al mio problema, lo sapevo già da prima di rinchiudermi in camera, lo sapevo già dalla sera in cui Johnny mi aveva baciata. Avevo solo bisogno di conferme, di essere sicura che la persona che avevo visto quel giorno fosse reale e non solo frutto della mia immaginazione, avevo bisogno di riflettere da sola, senza nessuna distrazione e quei film mi avevano aiutato più del previsto. Avevo paura, paura che tutto sarebbe finito, come in un film drammatico, come in “Jack lo squartatore” dove lui non era andato più da lei,  per lasciarla godere la sua vita senza nessun pericolo, in poche parole per salvarla. Io, però, non dovevo essere salvata, io dovevo solamente essere amata.
Per quella sera Emy mi risparmiò l’interrogatorio, si era accorta che ero sfinita, infatti neanche mangiai, andai subito a dormire, domani avrei rivisto Johnny e solo una bella dormita avrebbe giovato al mio aspetto e al mio animo.

Alle 9 in punto ero già bella e pronta, per una volta avevo deciso di lasciare nell’armadio il mio tailleur di ordinanza,  per indossare vestiti meno accollati. Avevo messo dei jeans stretti con un top di cotone bianco, di sopra avevo un cardigan grigio chiaro,senza bottoni lungo, di filo molto sottile, risultava quasi trasparente. Ai piedi avevo dei sandali con il tacco bianchi e argentati dello stesso colore del foulard che avevo messo, come se fosse una fascia, fra i miei mossi capelli.  Arrivai in ufficio in perfetto orario, ad attendermi non c’era Eva, ma Christie. Era davanti alla porta del mio ufficio, con le braccia conserte e con lo sguardo puntato verso di me.
“Vedo che ti sei ripresa?” – disse diffidente squadrandomi dalla testa ai piedi
“Si si”- risposi molto vagamente- “abbiamo deciso di prendere la casa!”- dissi sorridendo, per non permettergli di fare altre domande
“Sono contenta, è una bellissima casa”- io intanto aprì la porta dell’ufficio
“Emy me l’ha detto, pomeriggio facciamo il trasloco” – le feci segno di entrare- “non so come ringraziarti”
“Non c’è bisogno”- si accomodò sul divano, si schiarì la voce- “Kate per caso mi devi dire qualcosa?”
“io?”- dissi appoggiandomi una mano al petto- “noo”- cercai di essere il più convincente possibile
Bussarono alla porta. Dio c’è!
Dottoressa gli altri consiglieri sono arrivati”- era Eva. Solo in quel momento mi resi conto che tra poco avrei rivisto Johnny. Chiesi ad Christie di iniziare ad andare, mentre  andavo a prendere la borsa in macchina. In realtà mi chiusi nell’ufficio. Avevo bisogno di un minuto per metabolizzare la cosa. Iniziai a respirare e inspirare, cercando di calmarmi. Piano piano il mio respiro tornò regolare, quindi decisi che  potevo andare. Entrai nella sala cercando di essere il più indifferente possibile, ma il cuore ricominciò a tamburellare.
“Buongiorno”- disse ad alta voce senza guardare Johnny. Sam ricambiò mentre Johnny mi fissò e rimase in silenzio.
La riunione iniziò. Johnny per tutto il tempo non fece altro che guardarmi, io cercavo  di non voltarmi dalla sua parte, ma ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, il mio corpo veniva percorso da una scarica di emozioni. La riunione era giunta al termine, ma eravamo ancora tutti seduti. Io fremevo per riuscire da quella stanza, mi mancava l’aria, si era impossessato di tutto il mio ossigeno, ma Sam non accolse  le mie preghiere
“Allora Kate questa volta possiamo festeggiare visto che la scorsa volta sei scappata?”- a quella parola il mio corpo si irrigidì e Johnny se ne accorse, perché il suo sguardo che fino adesso era stato duro, divenne curioso
Presi fiato, cercando di essere il più sicura possibile, ma avevo tutti gli occhi puntati addosso, specialmente quelli di Johnny- “certo Sam”- ma la mia voce mi tradì. Usci un suono rauco e tremolante. Presa dal panico mia alzai in piedi – “scusate”- e più imbarazzata che mai mi rifugiai nel mio ufficio. Tolsi le scarpe e mi rannicchiai sul divano, tremavo come una foglia. Ad un tratto qualcuno spalancò la porta. Io non alzi neanche lo sguardo sapevo già chi fosse.
“Stai tremando”- disse dolcemente e si avvicinò a me. Non c’era rabbia nella sua voce, c’era solo preoccupazione
“Non è niente passerà”-  gli diedi la spalle, quella vicinanza stava peggiorando ancora di più la situazione. Lui si allontanò.
“Te ne sei andata, lasciandomi un bigliettino di due righe,- sbottò di getto-  non ti sei fatta sentire, non mi hai chiamato, adesso che sono qua l’unica cosa che sai fare è voltarmi le spalle. Adesso Kate ti giri e mi ascolti.”- io mi alzai dal divano, presi le scarpe, gli passai davanti senza degnarlo di uno sguardo e abbassai la maniglia del porta per andarmene.
“Caterina togli la mano da quella porta”- disse tagliente. Era infuriato, estremamente infuriato. Camminava nervoso per la stanza, si tolse anche la giacca. Io rimasi immobile senza neanche respirare, continuando a dargli le spalle – “non so cosa ti sia successo quella sera, eri stata così stranamente normale per tutto il giorno”- disse gesticolando animatamente-“ e poi così come per incanto, buff, sei svanita, sei ritornata ad essere la solita cinica, stronza e menefreghista.” – disse le ultime parole lentamente come a voler evidenziare ogni aggettivo- “ Non credo di aver sbagliato niente con te, all’inizio, forse si, ero stato insopportabile, questo te lo concedo, ma dopo…”
Mi girai di scatto e lo guardai dritto negli occhi- “ tu mi hai sconvolta,”- puntandogli un dito contro-“ mi hai messa a soqquadro, non mi hai dato neanche il tempo di pensare. Sei entrato nella mia vita come un treno ad alta velocità. Prima sei stato odioso, acido, mi hai fatto passare le pene dell’inferno e poi ti sei trasformato in un’affascinante pirata. Si ho tutto il diritto di essere confusa. Nessuno si comporta con me come hai fatto tu, io incuto timore, la gente ha paura di me, perché sono cinica, stronza e menefreghista.”- come aveva fatto lui, pronunciai quelle parole lentamente- “ un uomo non mi sfiora da non so ne meno io quanto tempo. Non faccio l’amore con un uomo da solo dio sa quanti anni..”
“Kate puoi evitarmi questi particolari?”- non riuscivo a guardarlo negli occhi, avevo eccessiva vergogna, ma continuai lo stesso imperterrita
“Ti prego non m’interrompere e già abbastanza difficile.”- respirai e continuai- “l’ultima volta che un uomo mi ha stretta a se è stato circa 10 anni fa, il giorno prima del mio matrimonio, se così si può chiamare, visto che l’uomo con cui mi dovevo sposare mi ha abbandonata davanti all’altare per un’altra”- alzai gli occhi convinta che a quel punto Johnny sarebbe scoppiato a ridere, invece era li fermo nella stessa posizione di prima solo che stavolta il suo sguardo era ricco di angoscia – “non voglio che adesso che  sai la verità cambi idea su di me solo perché provi compassione. Sono stata bene con te, quella sera sarei voluta rimanere  un altro po’ fra le tue braccia, sai per un attimo mi hai fatto sentire protetta ed amata” – dissi accanando un sorriso che Johnny prontamente ricambio- “ma allo stesso tempo mi hai scombussolata, non mi hai dato neanche il tempo di pensare, sei stato così affettuoso per tutta la giornata, hai fatto tutto così di fretta che non sono riuscita a metabolizzare la cosa. È stato più forte di me, non sono riuscita a resistere e sono scappata”
“Tu stai accusando me”- indicando se stesso- “della tua fuga?”- urlò ritornando a guardarmi severo-“Tu stai dicendo che è colpa mia se tu te ne sei andata?”
“Si”-dissi decisa poi ci pensai un po’ su- “forse, nel senso che tu..”- dissi tentennando ma lui non mi lasciò finire
“bene”- abbassò le braccia in segno di resa- “sai che ti dico che ha ragione chi dice che sei stronza, cinica e menefreghista” 
Tra noi scese il silenzio. Io abbassai il viso, ero completamente sconvolta. Lui continuava a fissarmi arrabbiato. Io chiusi gli occhi e respirai profondamente stavo per parlare, per dirgli finalmente tutta la verità, ma il suo telefono squillò.
“che c’è?”- disse infastidito- “ok arrivo”- e chiuse bruscamente il telefono - “devo andare”- ed aprì la porta
“Johnny dove stai andando? Non abbiamo finito di parlare!”- mi spiazzò non se ne poteva andare proprio adesso
“Credo di aver sentito già abbastanza per oggi. Le auguro buona giornata dottoressa Armani”- disse senza voltarsi
“Hai sentito solo quello che ti andava. John fermati subito”- urlai dall’uscio della porta
“Non sto scappando quello fa parte del suo repertorio”- disse continuando a camminare
“Fanculo Johnny stronzo Depp”- dissi stizzita. Uscì anch’io nel corridoi, tutti ci guardavano.
“Non urli troppo si farà venire le rughe”- disse sarcasticamente, era arrivato alla fine del corridoio
“Sempre meglio che avere la tua faccia da cazzo”- si fermo e si volto verso di me
“Vedo che il suo linguaccio diventa sempre più piratesco, credo che gli manchi solo un tatuaggio per completare l’opera”- disse beffardo riavvicinandosi
“Non si preoccupi ho già deciso di farmi tatuare la sua faccia sulla chiappa destra”- indicando animatamente  il mio sedere
“Ne sarei onorato”-  era ormai di fronte a me, mi guardò dall’alto in basso- “bel vestito”
“Sempre meglio del tuo” –gli dissi ad un palmo del suo naso. La tensione ormai era alle stelle, lui era sempre più vicino. Si abbassò leggermente  e si avvicinò al mio orecchio, io chiusi gli occhi, non riuscivo più a ragionare, il suo profumo mi stava inebriando la mente.
“Allora perché continua a tenere stretta a se la mia giacca”- disse in un sussurro, abbassò gli occhi sulle mie mani ed indicò con un movimento del capo la giacca
“Oh veramente l’avevi dimenticata”- cercai di dire  ma ero molto imbarazzata
“E già”- prese la giacca delle mie mani e se ne andò lasciandomi di nuovo sola. Io rimasi ferma, impalata senza riuscire a proferire parola.
Ci volle un minuto abbondante per riprendere coscienza di me stessa- “cosa avete da guardare? Andate a lavorare”- urlai bruscamente agli impiegati che avevano assistito a tutta la scena
“Kate”- qualcuno mi chiamò alle spalle
Mi girai di scatto ancora nervosa- “che c’è”- la mia espressione cambiò quando riconobbi la persona che aveva parlato- “oh scusa Christie”
“chi doveva essere?”- per un attimo avevo sperato inutilmente che fosse ritornato, invece come suggerivano i pronostici mi ero sbagliata
“nessuno, nessuno”- replicai non molto convinta- “c’è qualche problema?”
“tu te ne sei andata, Johnny è sparito, quindi abbiamo deciso io e Sam”- rispose come se io fossi già a corrente di tutto
“su cosa?”- dissi scuotendo la testa
“per la festa”- in quel momento non ero proprio in vena di feste e Christie se ne accorse- “Kate già una volta non è stato possibile organizzarla, questa volta non accetterò un no come risposta”
Dopo tutto quello che aveva fatto per me non potevo deluderla- “ok, facciamo la festa”- dissi senza metterci molta passione
“Si”- urlò entusiasta alzando il pugno in segno di vittoria- “allora scappo, devo organizzare tutto per sabato”- e se ne andò saltellando
Io ritornai nel mio studio a lavorare.  

Invece di migliore le cose avevamo fatto dieci passi indietro, era persino ritornato a darmi del lei. Non aveva capito niente, aveva solo pensato al suo orgoglio di uomo ferito dalla prima donna che scappa da lui. Sicuramente era stata un’esperienza nuova , probabilmente era lui quello che lasciava bigliettini e poi non si faceva più vedere. Non mi ha lasciato finire il mio discorso, forse se gli avessi detto chiaramente come stavo le cose avrebbe capito. Fatto sta che se ne era andato e questa volta non so fine a quale punto avrei rimesso in gioco me stessa.
Il venerdi non andai a lavorare, dovevo aiutare Emy e Sofia a traslocare. Adesso che avevamo trovato casa avremmo trovato un po’ di stabilità, specialmente mia figlia, forse finalmente avrebbe trovato degli amici ed Emy  avrebbe potuto dedicarsi un po’ anche se stessa. Era una brava amica. C’eravamo conosciute in un master a New York ed allora non c’eravamo più separate. Mi aveva aiutato parecchio dopo che George mi aveva lasciato. Lei veniva da una ricca famiglia di New York, aveva studiato economia solo per far un piacere ai suoi genitori, ma non aveva mai desiderato essere una donna di finanza. Così quando io decisi di aprire il mio studio a New York, lei, grazie al suo grande fondo fiduciario, decise che avrebbe investito tutti i suoi soldi nella mia società, cosicché io avrei gestito i suoi soldi senza che lei muovesse un dito e i suoi genitori non l’ avrebbero assillata con pretese che lei non avrebbe mai potuto accettare.
Il venerdi passò portando scatoloni dall’ hotel alla nuova casa. Era situata in una zona abbastanza rinomata di Los Angeles, non molto distante dagli uffici dell’Infinitum Nihil. Come mi avevano detto sia Emy che Christie, era una bellissima, e aggiungerei enorme, villa hollywoodiana. La facciata era bianca, con delle colonne di decorazione, c’era un enorme portone, anche esso bianco, con le maniglie dorate, appena lo aprivi entravi in enorme e luminoso corridoi che terminava in un’ ampissimo salone. La casa era dotata di una cucina degna di un grande chef italiano, uno studio, una sala hobby e di tre enormi bagni, tra i quali uno era dotato anche di sauna e di una vasca idromassaggio Jacuzzi ; al piano di sopra c’erano quattro camere da letto, ognuna aveva il proprio bagno ed un’immensa cabina armadio; infine nell’enorme giardino c’era un bellissimo gazebo e una grande piscina. 

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Capitolo 13
*** ...é lei ***


...é lei


 

Pov Johnny Depp
 

Voi credete al colpo di fulmine?
Io fino a poco tempo fa no. Molti pensano che con Vanessa fosse stato amore al primo sguardo, ma in realtà noi c’eravamo già presentati qualche anno prima. Era ormai da un’ anno che la nostra storia era finita. Non ci siamo lasciati, come molti pensano,per questioni di soldi o di corna, ma solo perché arrivi ad un certo punto e ti accorgi che quello che provi non è più amore ma è semplice e puro affetto, e che il vissero per sempre felici e contenti non esiste. Ero convinto che lei sarebbe stata la donna della mia vita, era da 14 anni che stavamo insieme, avevamo avuto due splendidi bambini, ma poi piano piano l’amore era scemato trasformandosi in qualcos’altro. Ormai era da un anno che ero single e  convinto che da adesso la mia vita sarebbe stata figli e lavoro, ma come nelle migliori commedie americane, in un giorno qualunque di una soleggiata mattina hollywoodiana, all’improvviso tutto cambiò.
Avevo aperto una porta a caso di uno degli uffici dell’Infinitum Nihil ed da dietro una scrivania, ricoperta di scartoffie, erano apparsi due grandi occhi castani. Vi è mai capitato di sentire una vocina dentro di voi parlarvi? A me si e proprio in quel momento la mia vocina parlò. Ripeteva una sola frase: “è lei”. All’inizio non riuscivo a capire, era un’odiosa donna con un finto accento americano, ma poi quando qualcosa iniziò a svolazzare nel mio stomaco, non avevo avuto più dubbi: era lei la donna della mia vita! Adesso vi chiederete come fai a dirlo? Non c’è un motivo, sono solo sensazioni. Ci credete si o no ai colpi di fulmine?

 

Le riprese del film erano quasi terminate, per questo avevo chiesto al regista se fosse possibile anticipare le mie scene così da poter essere giovedi mattina a Los Angeles. Ero ritornato per lei, solo ed esclusivamente per lei, ma il comitato d’accoglienza non era stato dei migliori, forse ero stato anch’io un po’ stronzo, non avevo voluto sentire ragioni, non l’avevo lasciata parlare, forse perchè mi aspettato uno “scusa Johnny, sono stata una stupida a scappare, a non chiamarti”, invece lei si era messa ad elencarmi gli uomini della sua vita e a gettare la colpa su di me della sua gloriosa fuga dai Caraibi. Ormai l’avevo ferita e non potevo tornare indietro, ma potevo rimediare, sempre se me l’avrebbe concesso.
Sabato sera Christie e Sam, avevano organizzato una festa in onore di Kate. Christie ci aveva messo un bel po’ a convincermi ad andarci, non amavo molto le feste e dopo la discussione di giovedi non avevo neanche il coraggio di guardare in faccia Kate.
Me ne stavo li da solo, appoggiato alla colonna, nel ombra, ad ingurgitare scotch. La gente intorno a me continuava a ballare ed a chiacchierare, stavano tutti aspettando lei, la festeggiata. Ad un tratto la grande porta che stava in cima alle scale che affacciavano sull’immensa sala, si aprì, e lei fece la sua comparsa. Io rimassi sbalordito, rischiai di strozzarmi con lo scotch. Davanti a miei occhi una visione celestiale, sembrava una dea greca avvolta in quel lungo vestito bianco, che risaltava il suo incantevole seno, i suoi lunghi capelli mossi erano leggermente legati  e le rifiniture del vestito e i gioielli dorati illuminavano il suo delicato viso. Scese le scale con infinita grazia, accompagnata da una donna. Gli andò incontrò mia sorella che salutò entrambe affettuosamente, poco dopo li raggiunse Sam, che le accompagnò al bar a prendere da bere. Non riuscivo a toglierli gli occhi di doso, continuavo a stare appoggiato a quella colonna senza farmi notare molto, non rovinare il suo momento. Christie gli presentò diverse persone che io già conoscevo, pezzi grossi dell’industria cinematografica e persone dell’alta società di Los Angeles. Lei continuava a stringere mani, sorridendo a tutti non molto convinta, ad un tratto però la sua espressione cambiò. Vidi Christie presentarli un giovane uomo di bel aspetto, tutto impettito nel suo vestito di Cavalli. La donna che era entrata insieme a Kate, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e Kate iniziò a ridere disinvolta. Continua a chiacchierare amichevolmente con quel uomo, io stavo iniziando ad innervosirmi più del dovuto, quando lui si avvicinò eccessivamente a Kate io non ci vidi più e gli andai incontro.
“ora tu vieni con me”- intromettendomi bruscamente nella conversazione, non gli diedi neanche il tempo di replicare
“salve signor Depp”- disse l’uomo alle mie spalla, ma io lo ignorai completamente. Presi Kate per un braccio e la trascinai via
“Johnny mollami”- disse spazientita e agitandosi un po’-“mi stai facendo male”- io allentai un po’ la presa ma continuai a camminare spedito.- “mi puoi dire dove cavolo stiamo andando?”- disse fermandosi e appoggiando nervosamente le mani ai fianchi. A quel punto non riuscì a resistere, risultava bella anche quando era imbronciata. La spinsi al muro e la baciai con tutta la passione che avevo trattenuto dentro di me per chissà quanto tempo. Lei non si tirò indietro, forse all’inizio il mio gesto l’aveva spiazzata, ma poi anche lei si lasciò trascinare dal desiderio. Continuavo a tenerla imprigionata tra me ed il muro e lei in nessun modo aveva provato a liberasi, al contrario aveva portato le sue mani ai miei capelli, e adesso li accarezzava veemente. Ci eravamo lasciati travolgere dal desiderio che l’uno provava per l’altro.
 Sentivo il suo battito aumentare insieme al movimento insaziabile della sua lingua. I nostri respiri erano affannati e i nostri corpi sudati. Continuavo a stringerla ossessivamente a me, le miei mani percorrevano ogni centimetro del suo statuario corpo, volevo che fosse soltanto mia.  Ad un tratto lei si staccò dolcemente- “John”- disse affaticata. Io aprì gli occhi e la guardai intensamente, come non avevo mai fatto – “che c’è?”- dissi accerezzandole delicatamente la guancia- “io, io…”-stava cercando di dirmi qualcosa, ma io non volevo interrompere quel momento magico- “sshh…non dire niente”-gli sussurrai a fior di labbra. Scese un gradevole silenzio, interrotto solo dai nostri respiri. Continuavo a guardarla, aveva gli occhi lucidi, molto più belli del solito, le sue guancie erano leggermente arrossate e le sua labbra gonfie, niente in quel momento mi avrebbe distratto da quella meravigliosa visione, sarei rimasto li ad ammirarla tutta la notte. Dopo un po’ lei si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò – “sei geloso”- io mi misi a ridere, ci aveva azzeccato, ma non potevo dargliela vinta facilmente- “io Johnny Depp, l’uomo più sexy dell’intero pianeta, sarei geloso?”- dissi sbruffone. Lei mi guardò sollevando un sopracciglio e increspando un po’ le labbra
“Ok forse un po’ lo sono, ma se tu eviti di fare la gallina con tutti gli uomini che mi sorella ti presenta, non sarei costretto a rapirti”- dissi tenendola ancora più stretta a me
“se per diventare tuo ostaggio c’è bisogno di farti ingelosire un po’, allora credo che la gallina sarebbe molto felice di fare anche le uova”- disse appoggiando sensualmente la sua mano al mio petto. Ma qualcuno arrivò alle nostre spalle
“ecco dove eravate finiti?”- la voce era molto familiare, infatti era Christie. Io mi allontanai velocemente da Kate- “non c’è bisogno John, ormai aspettavo solo il momento in cui tutte e due  avreste smesso di punzecchiarvi e avreste iniziato a darci un po’ dentro”- Kate scoppiò a ridere mentre io diventai rosso in viso, mi sorella riusciva ad essere così sfacciata.-“andiamo, tutti vi aspettano.”- e si girò per ritornare nella sala-“ah John dimenticavo, pulisciti ai tutto muso di rossetto”
“grazie Chri”- dissi acidamente. A quel punto io e Kate restammo di nuovo soli
“andiamo anche noi?”- chiese titubante
“certo”- le dissi dolcemente e gli porsi la mano, che lei prontamente strinse.-“ti fidi di me?”- gli dissi guardandola dritta negli occhi
“è questo il problema!”- disse lei sorridendomi.
Ed insieme mano nella mano entrammo nella sala. 


angolo autore:
mi sono rassegnata non chiederò più di recensire, tanto sono solo parole al vento, ma una persona merita tutta la mia stima e la mia gratitudine per il sostegno e i consigli che mi ha dato, quindi non resta che dire GRAZIE GLO, questo capitolo è per te!
un bacio fra

 

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Capitolo 14
*** Quando si allungava l'ombra sopra tutta la giornata... ***



Quando si allungava l'ombra sopra tutta
la giornata...

 

POV KATE

Non sapevo cosa mi aspettava in quella sala, ormai la serata aveva preso una piega inaspettata, che io stessa non avrei mai immaginato. Avevo paura, paura che ad un tratto l’incantesimo fosse svanito ed io sarei tornata ad essere Cenerentola, ma come sempre Johnny riusciva a stupirmi sempre di più. Rimase per tutta la serata accanto a me, non lasciando mai la mia mano, Christie continuava a presentarmi persone noiose, ma io non ero molto concentrata nel fare nuovo conoscenze, il mio cervello ormai riusciva a formulare un solo pensiero: Johnny!
 

Mi sembrava cosi tutto surreale, l’ultima volta che c’eravamo incontrati non avevamo fatto altro che litigare ed adesso, come per incanto, lui si era trasformato in un bellissimo principe. Tutti gli occhi degli ospiti erano puntati su di noi, io speravo con tutta me stessa che non ci fosse nessun fotografo ad immortalare quel magico momento, non sarei riuscita a sopportare un’altra telefonata di mia madre e la mia faccia su tutti i giornali di gossip, ma se volevo stare con John avrei sopportato anche questo.
 

Ad un tratto lo speaker annunciò che in mio onere avrebbero suonato musica italiana, io supplicavo Dio con tutta me stessa di non fargli mettere “O sole mio”, ma mentre ero intenta a parlare con Dio, la sala fu invasa dalle note della mia canzone preferita.
 

“My lady mi concede questo ballo?”- disse Johnny porgendomi la mano – “con molto piacere”- risposi, affidandomi a lui, poi mi voltai verso Christie –“ come fai a conoscere questa canzone?”- dissi cercando di non farmi sentire dalle persone che ci circondavano – “un uccellino”- disse indicando con la testa Emy, che era ancora intenta a parlare con il ragazzo di prima- “ ti ha rubato la playlist”  - e mi fece l’occhiolino. Io ritornai al mio bellissimo cavaliere, che nel frattempo mi aveva trascinato al centro della pista. Mi teneva stretta a fianchi, in quel momento niente aveva senso, esistevamo solo io e lui. “è una delle tue canzoni preferite?”- mi chiese John ad un millimetro delle mie labbra. Io annuì senza dire altro, in quel momento il suo profumo aveva mandato in cortocircuito il mio cervello. “ti andrebbe di tradurmi le parole?”- io senza dire altro, con voce tremante, per il turbinio di emozioni che stanno invadendo il mio corpo, chiusi gli occhi e esaudì  la sua richiesta –“ più ti guardo e meno lo capisco da che posto vieni, forse sono stati tanti posti tutti da straniera. Chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe ci sapeva fare, chi ti ha dato tutta la dolcezza ti voleva bene. Quando il cielo non bastava…”- ma Johnny mi fermò – “forse dovresti aprire gli occhi e guardami, cerca di rilassarti un po’, stai tremando come una foglia” – disse dolcemente accarezzandomi un braccio. Io feci un bel respiro e continuai – “… non passava la brigata, eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata. Quando si allungava l’ombra sopra tutta la giornata eri solo più lontana ma tu ci sei sempre stata. Più ti guardo e più mi meraviglio e più ti lascio fare che ti guardo e anche se mi sbaglio almeno sbaglio bene. Il futuro è tutto da vedere, tu lo vivi prima, me lo dici vuoi che mi prepari e sorridi ancora. Quando il tempo non passava, non passava la nottata eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata. E anche quando si gelava con la luna già cambiata eri solo più lontana ma tu ci sei sempre stata. Nemmeno un bacio che sia stato mai sprecato, nemmeno un gesto così, cosi. Nemmeno un bacio che sia stato regalato, nemmeno un gesto così, tanto per così. Più ti guardo e meno lo capisco quale giro hai fatto ora parte tutto un altro giro e ho già detto tutto. Quando il cielo non bastava, non passava la brigata, eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata. Quando si allungava l’ombra sopra tutta la giornata eri solo più lontana ma tu ci sei sempre stata. Quando il tempo non passava, non passava la nottata eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata.”- io sospirai e quel punto mi abbandonai alle braccia di John, lui mi accarezzò i capelli. Quella canzone sembrava fatta apposta per noi e infatti Johnny me lo fece notare- “conosci personalmente il cantante?”-  io sorridendo feci no scuotendo la testa- “sembra che l’abbia scritta per te”- fissandomi intensamente negli occhi. -“ come dice: ci sei sempre..”- cerco di dire in un italiano al quanto comico- “ci sei sempre stata”- dissi cercando di scandire al meglio le parole, lui annuì ed io ebbi l’impressione che stesse ripetendo nella sua mente la sua frase. Continuavamo a ballare senza renderci conto che ormai eravamo gli unici a farlo, tutti gli altri si erano allontanati per lasciarci la pista libera, no che io e Johnny fossimo degli abili ballerini, ma sicuramente eravamo i protagonisti della serata. – “Credo che dovrei prendere lezioni d’italiano se voglio ascoltare musica italiana” – mi sussurrò all’orecchio- “ potrei essere io la tua maestra?”- dissi sorridendo- “ potrai anche portare la bacchetta” – io scoppia a ridere, ma quel momento fu interrotto dall’arrivo di un signore, che sussurrò qualcosa all’orecchio a Johnny. L’uomo si allontanò – “Johnny è successo qualcosa?”- chiesi preoccupata- “no, solo che devo andare, ma non ti preoccupare è tutto ok, ma devo ritornare a casa, ci sentiamo”-  non mi diede il tempo di ribattere, mi posò  un delicato bacio sulla guancia, dei brividi invasero il mio corpo, dovetti chiudere gli occhi, per godere al meglio di quel momento, dopo di che scomparve in mezzo alla folla.

Non poteva andarsene così, dovevamo parlare, avevamo lasciato un po’ di cose da parte per non rovinarci la serata, ma adesso dovevamo metterle in chiaro, non si poteva più continuare con questo mordi e fuggi. Mi feci spazio in mezzo alla folla – “permesso, permesso. Scusi”- arrivai nel corridoi che portava all’uscita, vidi Johnny che stava per salire su una macchina –“ Johnny , Johnny”- lui si voltò, guardandomi interrogativo, mi venne incontro. Io per la corsa avevo il fiatone e mi appoggiai sulle ginocchia- “hey che succede?”- disse spostandomi i capelli che mi coprivano il viso – “ credo che si ora di andare in palestra” – gli feci notare e lui sorrise – “intendevo, che ci fai qua?”- disse aiutandomi ad alzarmi- “Johnny non te ne puoi andare così, come se non sia successo niente”- dissi ritornando in me, un po’ alterata – “calmati, io non stavo scappando, devo andare a casa perché questa sera arrivavano Jack e Lily, vorrei arrivare in tempo per dargli la buonanotte, e come ti avevo detto ti avrei chiamato”- poggiò le sue mani sulle mie spalle scoperte per tranquillizzarmi, io non riuscì ad dire niente se no rimanere a bocca aperta senza far uscire nessun suono. Mi ero fatta già mille ingrippi e lui con una sola frase era riuscito a smontarli tutti – “facciamo così domani svegliati con calma, rilassati, fai le tue cose e quando sei pronta chiamami”- disse lui per rassicurarmi, a quel punto mi resi conto, che le paure che avevo avuto pochi minuti fa erano già svanite, lui riusciva sempre a spiazzarmi – “ok, scusa ma…”- lui mise un dito sulle mie labbra per fermarmi, io come sempre rimasi imbambolata a fissarlo. Si avvicinò più del dovuto e poggiò un delicato bacio sulle mie labbra – “ buonanotte Kate” – io ero ancora la ferma, senza proferire parola, lui stava per risalire sulla macchina, quando io mi risveglia finalmente dall’incantamento – “Johnny aspetta”- non gli diedi il tempo di rispondere che mi fiondai sulle sue labbra.  Senza pensarci due volte lui mi strinse a se e mi diede spazio tra le sue labbra, io ne approfittai subito, lasciando giocare le nostre lingue, non fu un bacio carico solo di passione, ma fu la buonanotte più dolce che si potesse dare. Il bacio non durò molto, visto che eravamo circondati da bodyguard che ci osservavano. A quel punto soddisfatta della mia buonanotte mi staccai delicatamente – “dolce notte Johnny, a domani”– gli sussurrai all’orecchio  e lo lasciai andare. 

 

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Capitolo 15
*** ...portami dove non serve sognare ***


Questo capitolo è un pò particolare, infatti prima di inizare a leggere vi dovrò spiegare alcune cose. Ho deciso di rendervi partecipi sia dei pensieri di Kate che di Johnny, perchè credo che sia fondale percepire quanto siano diversi ma allo stesso tempo affini i due personaggi. Il capitolo all'inizio verrà narrato dal punto di vista di Kate, ma a metà capitolo la narrazione si alternerà tra Kate e Johnny. Per evitare di fare confusione ho scritto i pensieri di Kate in nero e quelli di Johnny in rosso, spero di rendere più facile la lettura del capitolo senza creare disordine. buona lettura Fra


 

... portami dove non serve sognare
 

Stavo sognando, un sogno stranissimo. Ero al mare, acqua cristallina, spiaggia dorata ma totalmente deserta.  Me ne stavo seduta in riva al mare, lanciando sassolini in acqua, completamente sola. Voltai la testa e vidi una barca, che si avvicinava sempre di più verso la spiaggia. Era lo yacht di Johnny! Vidi una figura sul ponte della barca, non riuscivo a distinguere chi fosse, ma come la barca si avvicinava la figura si faceva sempre più nitida. Era Johnny ed era venuto a salvarmi. Mi alzai subito in piedi e iniziai a corrergli incontro sbraitando ed agitando le braccia per attrarre l’ attenzione, ma era come se non mi vedesse e non mi sentisse…
“Kate, Kate”- qualcuno continua ad urlare il mio nome- “Kate svegliati sono le due del pomeriggio”
“oh no”- mi alzai di scatto- “è tardissimo”- urlai in faccia ad Emy che mi guardava curiosa
“cosa hai fatto questa notte, i tuoi capelli sono mostruosi”- disse prendendo fra le mani una ciocca dei miei capelli.- “credo di aver avuto un brutto sogno”- dissi cercando di ricordarmi il sogno
“mamma sei sveglia”- ma l’arrivo di Sofia mi distrasse dai  brutti pensieri- “ti sei divertita ieri sera?”- mi chiese mia figli tuffandosi sul mio letto- “si amore, è stato tutto perfetto”- dissi con occhi sognanti stringendo Sofia a me -“tua madre ha fatto conquiste”- disse Emy accomodandosi vicino a Sofia – “dimmi che il suo nome inizia con  la J”- disse Sofia con le mani giunte come se fosse una supplica – “credo proprio di si”- dissi al quanto imbarazzata- “si, lo sapevo”- urlò Sofia e si mise a saltare sul letto. Io sorrisi a quella scena, sapevo già quanto Sofia adorasse Johnny e vedere quella scena mi rallegrava ancora di più il cuore e mi faceva essere ancora di più convinta della mia scelta.
“ma che ore sono?”- chiesi a Emy ancora un po’ assonnata – “sono le due e mezza”- disse lei prendendo fra le mani la sveglia che era posta sul comodino- “caz…”- ma alla vista di Sofia mi coprì con la mano la bocca- “è tardi ed io sono ancora in pigiama e in pessime condizioni”- urlai alzandomi di fretta e furia dal letto. Corsi e mi sigillai nel bagno. Dopo un po’ qualcuno bussò alla porta – “Kate ti dispiace farmi sapere cosa stai combinando, non vorrei assistere di nuovo ad un tuo esilio?”- urlò Emy dall’ altro lato della porta – “Johnny mi aveva detto quando fossi stata pronta di chiamarlo, ma dubito che mi vorrà vedere a quest’ora”- dissi smanettando con i trucchi. Emy mi lasciò perdere aveva capito che ero in piena fase  isterica e che non sarai rimasta chiusa due giorni . Dopo un’ora e mezza uscì dal bagno, ci avevo messo un bel po’ a domare i miei i capelli ed a coprire le orribili occhiaie. Afferrai il cellulare e composi il numero di Johnny. “Johnny?”- dissi timorosa di aver sbagliato numero - “Pronto?”- bastava una sola sillaba pronunciata dalla sua bocca per soggiogarmi – “Kate finalmente, stavo aspettando la tua chiamata”- sentire pronunciare il mio nome da lui era come mangiare un grande cucchiaio di nutella, spero di aver reso l’idea. – “scusa Johnny lo so che è tardissimo e tu avrai sicuramente altro da fare, ma mi sono svegliata molto tardi”- dissi un po’ preoccupata della sua risposta- “Kate ti avevo detto di fare con calma e poi ho tutta la giornata libera quindi possiamo parlare quanto vogliamo” – mi disse cercando di rassicurarmi- “allora come facciamo?”- dissi prendendo l’iniziativa- “ti va di venire a casa mia, ci sono i bambini così porti anche Sofia, saranno felicissimi di vederla”- Sofia avrebbe fatto i salti mortali appena l’avrebbe saputo -  “ok ma c’è un piccolo problemino, io non so dove abiti”- lo senti ridere- “forse mia sorella quando ti ha consigliato la casa avrà omesso un piccolo particolare”- disse divertito - “cioè?”- chiesi perplessa- “sono il tuo vicino di casa, la mia casa è proprio di fronte la tua, sono stato io a dirgli che era in vendita”- io rimasi sorpresa, uno di questi giorni avrei ucciso Christie - “ok credo che presto ti ritroverai con una sorella in meno”- lui scoppiò in una fragorosa risata – “dacci cinque minuti e arriviamo, a dopo” “a dopo”- chiusi il telefono e scesi sotto per dare la notizia a Sofia
Nell’entrata incontrai Emy, tutta trucca e pettinata, con la borsa in mano pronta ad uscire- “dove stai andando?”- chiesi curiosa, aveva un’aria strana- “ho un appuntamento, come sto?”- fece un giro su se stessa, per farsi guardare meglio – “benissimo. E con chi avresti questo appuntamento?”- chiesi imitando il suo tono di voce – “con il tipo di ieri sera. Dammi l’imbocca a lupo!”- era raggiante, sprizzava allegria da tutti i pori- “imbocca a lupo. Mi raccomando stendilo”- dissi abbracciandola. Lei mi diede un bacio sulla guancia e mi sussurrò – “anche tu!”- aveva già capito dal mio sorriso che avrei incontrato Johnny. Emy saluto Sofia ed uscì
Io nel frattempo avevo detto a Sofia che saremmo andati dai Depp e lei era al settimo cielo. Nel tragitto, che poi tanto tragitto non era, visto che bastava attraversare la strada, da casa nostra a quella di Johnny, la paura iniziò ad assalirmi. Dato in nostri precedenti, avevo il terrore di parlare con lui, considerato che ogni volta finivamo con il litigare.
Suonai al citofono, dopo due minuti  Johnny, in tenuta sportiva, venne ad aprirci la porta. Nonostante avesse dei pantaloni di tuta larghi, un maglietta bianca aderente e i capelli un po’ spettinati, risultava lo stesso un gran bel pezzo di uomo.

Aprì la porta è la mia madonna apparve in tutto il suo splendore. Non aveva addosso vestiti vistosi o elaborati, anziaveva un paio di jeans e una polo a righe blu e bianca, ma era lo stesso bellissima. Sofia mi corse incontro e io la presiin braccio poi mi sporsi per dare un candido bacio sulla guancia della mia musa.

Andammo a salutare i bambini, che erano stati molto contenti di vederci, li lasciammo giocare in salotto con la tata,mentre noi due ci rifuggiamo in cucina. Johnny sembrava abbastanza tranquillo mentre io ero molto tesa, me la stavofacendo sotto, la sua presenza mi stabilizzava, mandava i miei organi vitali in tilt.

Era al quanto nervosa, continuava a torturarsi le mani. - “ti va un birra?”- gli chiesi per cercare di smorzare la tensioneche regnava sovrana. - “si grazie”- disse cortese senza spostare il suo sguardo dal pavimento. Gli porsi la birra – “alloraieri sera eri smaniosa di parlarmi ed adesso non proferisci parola?”- dissi sedendomi sullo sgabello.

Io per l’imbarazzo riuscivo a guardare solo la bottiglia della birra che avevo davanti. Non ero mai stata brava in questesituazioni ma questa volta me l’ero andata a cercare, quindi non mi toccava che aprire la bocca e parlare. Presi fiato emi accomodai sullo sgabello vicino a Johnny – “questa è una delle cose che mi risulta più difficili da fare, quindi tiprego non ridere se inizierò a balbettare”- alzai lo sguardo e finalmente i nostri occhi si incrociarono – “te lo giuro”-disse l’uomo più sex del mondo alzando  le dita incrociate  per sigillare il suo giuramento

Nonostante la conoscessi da poco, capivo il suo imbarazzo e quanto fosse difficile per lei aprirsi con me, sembrava unabambina che si vergognava di recitare, davanti a persone sconosciute, la poesia di natale. La vidi bere un abbondantesorso di birra, credo che in quel momento l’alcool sarebbe stato l’unico amico che l’avrebbe spronata a parlare. Sischiarì la voce, fece un bel respiro – “ Johnny”- esitò, stava pensando a come andare avanti – “ok non sono brava inqueste cose, non lo sono mai stata, quindi adesso io chiudo gli occhi, così evito di guardarti ed andare in ipertensione” –la lasciai fare, non volevo forzarla, volevo dargli i suoi tempi e poi l’adoravo quando si imbarazzava, faceva venir fuoriil suo lato fanciullesco. – “io non so cosa mi sia successo, io ti odiavo e poi di colpo boom! tutto è cambiato. Lo so tisembrerò una stupida donna in anticipata menopausa, ma non è così, alla fine ho 35 anni quindi ancora posso procreare.Il fatto è  che tu sei arrivato così senza preavviso, hai invaso il mio campo e io poi non ci ho capito niente.”- parlavavelocissima, come se stesse facendo discorsi con se stessa, continuava a tenere gli occhi chiusi e gesticolavaanimatamente con le mani.

“ok forse è il caso che tu faccia un bel respiro e inizi di nuovo, perché oltre a menopausa e procreare non ho capitoniente”- io aprì gli occhi e mi misi a ridere, lui fece lo stesso. Vederlo sorridere fu come una dose di Valium. I battiti delmio cuore iniziarono a stabilizzarsi e il mio respiro ritorno regolare. Stavo per ricominciare il mio monologo ma il miodolce e sex pirata mi anticipò – “non c’è bisogno che tu dica altro, io ho già capito cosa vuoi dirmi”- e mi accarezzò unaguancia. In quel momento il mio mondo si fermò, la mia mente era governata da una fitta nebbia, i miei muscoli eranotesi, attratti da una forza magnetica. Quel delicato tocco aveva liberato un delicato vento di tranquillità che avevainebriato le mie narici.

Il mio tocco la rasserenò, aveva smesso di tremare e adesso mi sorrideva. “io ho bisogno di parlare, perché tu devisapere quello che mi passa per la testa” – disse senza staccare il contatto che c’era tra le nostre mani, ma l’espressionedel suo viso era cambiata, era tremendamente seria.

“John  ieri sera è stato tutto perfetto, tu sei stato perfetto, sembrava una favola”- feci un bel respiro, lui mi guardò e sorrise - “ ma come tu sai lefavole non esistono. Io sono una donna con i piedi ben saldi atterra e guardo sempre alla realtà dei fatti. Ad esclusionedi ieri sera ed di quel giorno ai Caraibi, ogni nostro incontro è stato una battaglia, non c’è stata una volta in cui nonabbiamo litigato. Non riusciamo a comunicare e quando manca il dialogo fra due persone manca tutto.”- non so perchéstavo dicendo quelle cose, in realtà avrei voluto dire tutt’altro, come : Johnny portami via con te o forse meglio Johnnysalvami! forse era colpa di quel maledettissimo sogno. Lui non fiatò continuò a bere la sua birra senza interrompermi.-“tu sei un attore famoso, non credo ti possa interessare una come me!”- lui appoggiò bruscamente la bottiglia e si alzoin piedi.

Le sue parole erano arrivate come un pugno in pieno stomaco. Sapevo che prima o poi l’avrebbe detto, che si sarebbeposta la domanda del perché avevo scelto proprio lei, ma neanche io sapevo dare una risposta.-“ma non capisci. Dici di guardare alla realtà dei fatti, ma in realtà vedi solo quello che vuoi tu. Non sei nella mia testa per sapere chi possa o no interessarmi. Hai ragione quando dici che non riusciamo a parlare, forse perché siamo due testardi che vogliono fare le cose a modo proprio e per questo ieri non ti ho lasciato parlare, volevo che entrambi ci lasciassimo andare senza mettere molto in funzione il cervello, ma lasciar prevalere per una volta il cuore.”- le sue parole mi avevano spiazzato, nonriuscivo a comprendere il suo cambiamento d’umore. Ero subito scattato in piedi, camminavo per la cucina nervosamente,aveva bisogno di sapere la verità.

 “e credimi sono io che a volte non mi sento alla tua altezza. Certe volte ho paura di ferirti, di farti del male. Ogni voltache litighiamo dopo un secondo mi pento di quello che ti dico perché sono consapevole che infondo non sono quelle leparole che ti vorrei dire.”- aveva cambiato tono, era meno nervoso, anche i suoi lineamenti si erano addolciti- “e cosavorresti dirmi?”- chiesi timidamente, volevo tanto sapere cosa gli passasse veramente per la testa – “che.. che mi piaci,mi piaci sin dalla prima volta che ti ho visto, quando mi hai dato del mozzo”- le sue parole mi bloccarono il respiro, lui era notevolmente imbarazzato, quello che mi aveva detto mi provoco un leggero sorriso. ripensai a quella scena, inquel momento l’avrei voluto strangolare e invece adesso sono qui ad elemosinare amore  - “ mai nessuno mi ha maitenuto testa come fai tu, le persone sanno dire solo si perché io sono Johnny Depp, invece a te non è fregato niente dicosa mi considera il mondo. Tu mi hai considerato un uomo e non una star. Kate una volta ti ho dato della cinica, acidae menefreghista, mi sbagliavo, tu sei altro, vuoi apparire in quel mondo ma tu sei dolce e sensibile, sei più umana diquello che vuoi apparire”- lo interruppi – “John”- stavo per dire tutto quello che mi ero ripromessa di dirgli, non potevopiù mettere a tacere i miei sentimenti- “ John io ho solamente paura, paura che un giorno tutto questo finirà ed io miritroverò di nuovo a raccogliere il mio cuore che si è sgretolato in mille pezzi”- le lacrime tentavano di uscire fuori maio cercai di trattenerle, Johnny si avvicinò e mi strinse la mano per incoraggiarmi  – “se tu lo vuoi non succederà.”

Gli stringevo la mano per diminuire gli spasmi che percorrevano il suo corpo. Aveva gli occhi lucidi, ma stava facendodi tutto per trattenere le lacrime. La fissai nell’occhi per rassicurarla che sarebbe andato tutto. Mi avvicinai di più a lei el’abbraccia, lei non esito anzi si buttò fra le mie braccia e scoppiò in un fragoroso pianto. Non sapevo come interpretarequelle lacrime, avevo paura di avergli fatto di nuovo del male, di averla anch’io delusa, ma in quel momento non volevoaggredirla con altre parole, volevo solo fargli sentire che io c’ero e che avrei fatto di tutto per non deluderla, non sarei mai stata la causa del suo eterno dolore, ma sarei stato la sua medicina.

Non erano lacrime di tristezza o sofferenza ma erano lacrime di liberta, di rinascita. Era uno sfogo che segnava il crollo delle barriere che mi ero costruita per anni, per proteggermi. Lui era riuscito in poco tempo a tirare fuori quella parte di me che rimasta per molto tempo nell’ombra, nascosta al mondo e ai sentimenti.

 Johnny continuava a tenermi stretta a se cercando di farmi calmare. Era così piacevole e rassicurante essere cullata dalle sue braccia.  Restammo per un po’ in quel modo. Piano piano il mio pianto si calmò ma Johnny continuava a stringermi  - “ John”- dissi con un filo di voce – “va meglio?”- chiese accarezzandomi in capelli – “si”- lui delicatamente scosto i miei capelli e mi alzo il viso- “hai tutti gli occhi rossi”- disse con un leggero sorriso dipinto sul volto ma i suoi occhi apparivano tristi – “lo so”- avevo paura che avesse interpretato male il mio piatto – “erano lacrime di felicità”- dissi per dissuaderlo dai suoi cattivi pensieri. Il suo sorriso si allargo ancora di più, non disse niente, si abbassò prese il mio viso tra le mani e mi baciò dolcemente, c’era tutto in quel bacio: dolore, speranza, desiderio, gioia, paura. Continuava a tenere delicatamente il mio viso, si stava impadronendo avidamente della mia bocca, io lo lasciavo fare, assecondando i dolci movimenti della sua lingua. Gli misi le mani intorno al collo e lui spostòle sue mani dal mio viso ai capelli. Ormai avevamo entrambi il fiato corto, Johnny di colpo si staccò, mi accarezzò ilviso e mi scrutò attentamente – “quindi adesso che facciamo?”- io feci finta di pensarci un po’ – “io credo che sia giunto il momento di sfoderare le tue doti di corteggiatore signor Depp”- lui si riavvicinò alle mia labbra- “questa volta ne varrà la pena”- e ritornò a baciarmi, ma…

“che schifo!”- ci staccammo immediatamente, a parlare era stato Jack, che adesso si copriva gli occhi – “stai zitto Jack”- lo rimproverò Lily che ci guardava sorridente. Sofia mi fissava entusiasta, pensavo che da un momento all’ altro si sarebbe messa a ballare il Waka Waka – “mamma!” – urlò e mi corse incontro, io mi abbassai e la presi in braccio, lei mi strinse le braccia al collo. – “credo che sia il caso di andare a giocare di la” – disse Johnny un po’ imbarazzato – “credo Johnny abbia ragione”- dissi sorridente rivolta ai bambini – “ vi va di giocare ai cowboy e agli indiani?”- cercai di essere il più convincente possibile, specialmente con Jack – “io voglio giocare ai pirati”- disse Jack mettendo il broncio – “vada per i pirati” – dissi mettendo giù Sofia e avvicinandomi alla porta – “capitano lei non viene?”- chiesi voltandomi verso Johnny che era rimasto fermo, sembrava un po’ pensieroso – “ ti va di salire sulla mia nave?” – mi sussurrò avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra – “ non chiedo altro”- gli diedi un bacio a stampo e scappai in salotto 

 

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Capitolo 16
*** Hold my hand ***


 Hold my hand

Vi è mai capitato di alzarvi la mattina con un sorriso da ebete stampato in faccia e continuare ad avere quel sorriso tutta la giornata finché non arriva una telefonata o un messaggio o qualsiasi altra cosa vogliate, che non solo vi fa allargare il sorriso da ebete ancora di più ma vi fa diventare un vero ebete? Lo so forse la frase è un po’ contornata e ripetitiva ma credo di aver reso l’idea di come mi sentivo lunedi mattina a lavoro.
L’avevano notato tutti che ero di buon umore, persino la donna delle pulizie, che solitamente quando io comparivo lei scompariva, oggi era ferma nel corridoio a fissarmi stupita del mio sorriso da ebete- “Buongiorno Dottoressa”- Eva era di fronte a me con un cappuccino in mano- “Buongiorno Eva”- ricambiai  regalando anche a lei il mio magnifico sorriso da ebete- “questo è per lei”- mi porse il cappuccino, io la guardai interrogativa scuotendo la testa, io bevevo solo espresso italiano quindi quel cappuccino non era mio - “l’hanno lasciato per lei in portineria”- afferrai ancora  perplessa il bicchiere e mi diressi nel mio ufficio. Mi misi subito a lavoro, mentre cercavo di fare dei calcoli matematici a mente mi resi conto che sul bicchiere di carta del cappuccino c’era scritto qualcosa.

Se un cappuccino può aiutarti a non sentirti sola, ogni mattina ti ricorderò come tutto è iniziato. Johnny il corsaro nero

Non me  lo sarei mai aspettato, forse rientrava nelle sue tecniche da seduttore, ma quel piccolo gesto mi sembrava la cosa più bella del mondo. Ogni volta riusciva a stupirmi, da quando l’avevo conosciuto ogni giorno sembrava una caccia al tesoro ed il premio non era mai scontato. A quel punto non sapevo cosa fare, volevo chiamarlo ma allo stesso tempo non volevo risultare inopportuna o pesante. Digitavo il numero e subito lo cancellavo. Passai 5 minuti a tormentarmi sul dilemma decantato dalla Nannini: gli telefono o no? Alla fine cliccai su ok e la  chiamata partì.

Primo squillo e primo profondo respiro...

Secondo squillo e inizio massacro unghie...

Terzo squillo
Ecco lo sapevo sicuramente era impegnato ed io facevo la figura della donna soffocante che non vede l’ora di sentirlo.

Quarto squillo
Ok è arrivato il momento di riattaccare, non vuole rispondere

Quinto squillo
Può anche bastare…

Stavo per riattaccare- “pronto”- era lui – “principessa?”- adesso ne ero sicura – “Si, parlo con Johnny il corsaro nero?”- dissi camuffando la voce- “si l’unico e il solo, invece io parlo con la principessa Caterina sovrana indiscussa delle aragoste e dei granchi?”- Johnny rideva di cuore ed io decisi di stare al suo gioco –“si l’unica e la sola signore”- dissi anch’io ridendo di gusto – “buongiorno dottoressa Armani”- disse Johnny ritornando in sé- “buongiorno signor Depp. Ci hai messo un po’ a rispondere?”- Caterina sei una stupida donna auto-lesionista, prima dici che non vuoi essere assillante e poi lo rimproveri? Stupida stupida stupida
“Scusa stavo camminando e non trovavo il telefono, scusa anche per il fiatone ma sto andando a lavoro”- disse serio, dovevo rimediare alla mia gaffe, ero stata un po’ troppo impicciona - “Io avevo chiamato per ringraziarti del caldo cappuccino che sta mattina mi hai fatto trovare in ufficio” - cercai di scandire bene ogni parola pronunciata, perché la mia tachicardia si stava facendo sentire – “era il minimo che potevo fare per augurarle una buona giornata”- immaginai la sua stupenda mimica facciale mentre mi rispondeva con voce suadente  - “ok adesso basta con sto lei, lo so che sei un gentiluomo, ma adoro sentirti pronunciare il mio nome quindi…”- stavo per continuare la frase ma  –“ Kate Kate Kate Kate Kate”- Johnny aveva preso alla lettera le mie parole. Volevo fermarlo ma avevo detto la verità, amavo sentirlo pronunciare il mio nome- “Johnny può anche bastare”- gli feci notare, mentre lui imperterrito continuava a ripetere il mio nome –“Kate, Kate sei sicura che può bastare? Kate posso andare avanti così tutto il giorno Kate”- avevo chiamato per altro e lui, come al solito, mi stava distogliendo dal motivo principale della telefonata- “Johnny”- dissi lentamente come a dimostrargli che anch’io sapevo pronunciare il suo nome- “si?”- rispose con voce squillante- “ io avevo telefonato per ringraziarti del cappuccino ma in modo particolare per quello che c’era sulla tazza del cappuccino”- cercai di essere più seria possibile, perché l’umore di Johnny poteva far diventare ogni mia frase in una barzelletta – “sai ho pensato un po’ a cosa scrivere”- si fece finalmente un po’ serio - “ ma poi mi sono detto di cosa ha bisogno Kate? Di me! quindi ho cercato di esprimere in maniera semplice quello che volevo dirti. Spesso le cose semplice hanno molto più effetto ed dalla tua telefonata devo dedurne che la teoria era esatta. Adesso però devo andare,  vorrei stare ore a parlare con te  al telefono ma sono un po’ impegnato”- disse dispiaciuto- “non ti preoccupare vai anch’io sono molto impegnata”- cercai di essere più convincente possibile, non volevo risultare quella con la testa fra le nuvole che non vedeva l’ora di sentirlo e poi la sua frase mi aveva mandato in ipertensione, mi aveva fatto molto piacere quello che aveva detto, ma non volevo dargliela subito vinta  – “ ascolta, io finisco un po’ tardi ma se ti va dopo cena, visto che voglio almeno cenare con i miei figli, usciamo un po’. Sempre se ti va?”- ormai non ci speravo più che me l’avrebbe chiesto quindi cercai di tirarmela per farlo soffrire un pò – “ anch’io oggi finisco tardi, sai qua c’è molto da lavorare, comunque credo  che ehm ”- feci finta di pensarci un po’ su- “  dopo cena penso di potercela fare”- cercai di risultare indifferente ma in realtà dentro di me le farfalle svolazzavano indisturbate. Ops ho detto farfalle!
“ok allora per le 10 passo a prenderti, ti va bene?”- chiese cortesemente- “si si”- risposi forse un po’ troppo entusiasta rovinando il mio piano di tirarmela un pò – “allora principessa le auguro buona giornata e buon lavoro”- disse in dolce sussurro – “ anche a lei tenebroso corsaro. A stasera.” “ a stasera”- chiusi il telefono con occhi ancora sognati e con il solito ma ancora più aperto sorriso da ebete.  

Dopo un po’ qualcuno bussò alla porta- “avanti”- urlai senza distogliere lo sguardo dai documenti che stavo esaminando, se così si poteva dire, visto che non ero riuscita a concentrarmi neanche per un minuto – “buongiorno”- disse una voce molto familiare, alzai lo sguardo è il proprietario della voce era davanti a me con un mega sorriso stampato in viso – “tu” – dissi puntandogli un dito contro – “tu come hai potuto farmi questo” – mi guardava perplessa non c’era più neanche un accenno di sorriso sul suo viso, a quel punto mi alzai e gli andai incontro e l’invitai a sedersi. – “ sai grazie a te ho imparato tre cose fondamentali ieri,"- continuai seria camminandogli intorno- "da tenere in mente per il resto della vita: prima cosa, uccidere al primo incontro la sorella di un attore ; seconda cosa, non chiedere mai consigli immobiliari alla sorella dell’attore a cui piaci, perché cercherà di ridurre le distanze che vi dividono hai minimi sindacali e terza cosa”- mi guardava disorientata, si alzò in piedi e si avvicinò – “ma Johnny mi ha detto che è andato tutto bene”- io gli feci cenno con la mano di aspettare perché non avevo ancora finito – “ terza cosa se la sorella dell’attore che ti piace o cui piaci, mettila come vuoi, ti consiglia una casa vicina a quella del suo fratellino significa che forse non è così male come amica”- scoppiai in una risata e Christie mi guardò con disappunto – “Kate sei una stronza”- ma poi iniziò anche lei a ridere – “lo so”- dissi continuando a ridere e andai a sedermi alla mia sedia dietro la scrivania.- “allora cosa mi racconti?”- chiese curiosa- “ma se hai detto che Johnny ti ha raccontato tutto?”- gli feci notare- “è vero, non glielo dire ma ieri sera mi ha tenuto due ore al telefono”- parlò senza darmi molta retta, si era concentrata sul bicchiere di cappuccino che avevo lasciato sulla scrivania – “allora l’ha fatto? ”- disse tra se e se senza darmi retta, afferrò il bicchiere e inizio a leggere – “ Johnny il corsaro nero? Mi sa tanto che il mio fratellino ha omesso un paio di cose” – rivolgendomi finalmente uno sguardo al quanto curioso. – “non è quello che pensi.”- alzai le mani per sottolineare la mia innocenza- “abbiamo giocato con i bambini ai pirati”- lei alzò un sopracciglio – “come siete monotoni. Scommetto che tu eri la principessa di qualche razza di pesce puzzolente”- io annuì senza aggiungere altro – “ l’hai chiamato questa mattina?”-  non capivo perché gli interessava tanto saperlo, però ero felice di confidarmi con lei – “si perché?” – cercai di usare un tono indifferente –  “perché se no me lo sarei dovuta subire io tutto il giorno. Quindi più tardi vi vedete?”-  ritornò a sedersi davanti alla scrivania – “si e c’è un piccolo problema che tu riuscirai sicuramente a risolvere: non so cosa mettere” – dissi appoggiando i gomiti alla scrivania sbuffando  – “oh” – disse gesticolando animatamente- “con Johnny basta una T-shirt, magari con la scritta sono la principessa delle cozze e un paio di jeans, molto semplice.” -  sembrava una fatina per quanto aveva agitato le braccia, entrambe scoppiamo a ridere –  “ok credo di avercela quindi sarò perfetta.”- lei mi strinse una mano – “non ti preoccupare, credimi bastano una maglietta e un paio di pantaloni, tanto lui si presenterà con il look che giornali definisco vintage ma io chiamo mi metto la prima cosa che trovo e in più gli aggiungo un cappello Borsalino strappato.” Restammo un altro po’ a chiacchierare, poi io ritornai al mio lavoro e Christie si rintanò nel suo ufficio, ma prima si raccomandò di fargli sapere tutto domani mattina.  

Ritornai a casa con i mente, oltre a Johnny, un enorme quesito: cosa mi metto? Come al solito Emy quando serviva non c’era mai. Mi aveva chiamata per avvisarmi che stasera sarebbe uscita di nuovo con il tipo della sera del ballo, che da quello avevo capito dalla confusionaria telefona di Emy, si chiamava Dan e lavorava alla Warner Bros. Ancora non gli avevo raccontato niente di quello che era successo con Johnny, ieri dopo aver passato la serata  tra un arrembaggio e un duello all’ultimo sangue, ero ritornata a cenare a casa mia perché non volevo esagerare con troppe dosi di Johnny Depp al giorno e poi non vedevo l’ora di parlare con Emy, ma lei a cena non si era fatta vedere ed dal suo letto, perfettamente sistemato stamattina, ero sicurissima che non era neanche ritornata a dormire.
A quel punto decisi di contattare la baby sitter per Sofia e iniziare a scegliere qualcosa da mettermi, cercando di attenermi ai consigli di Christie. Optai per un paio di jeans stretti alla caviglia, un po’ sbiaditi, ed una canotta nera, che mi aveva regalato Iz, con sopra scritto love bites e sopra misi una giacchetta di cottone rossa, legai i capelli in una coda e mi truccai leggermente. Andai a cenare con Sofia e Alice, questo era il nome della baby sitter, ma non assaggiai niente, avevo lo stomaco ridotto ad una fessura, riuscì a mal appena ad bere un bicchiere d’acqua. Fissavo in continuazione l’orologio, mancavano dieci minuti alle dieci, ma passavano così lentamente da sembrare due giorni. Finalmente qualcuno citofonò.

Salutai Sofia e feci le ultime raccomandazioni a Alice e uscì di casa. Mi aspettava appoggiato alla macchina, con le braccia conserte, a fissare un punto non ben definito. Appena noto la mia presenza mi regalò uno dei suoi bellissimi sorrisi. Mi venne incontro e mi possò un leggere bacio sulla guancia sinistra – “buonasera”- gli sussurrai all’orecchio – “buonasera”- mi disse guardandomi dritta negli occhi- “andiamo”- mi prese per mano e mi accompagnò alla macchina. Come un vero gentiluomo mi aprì lo sportello e mi fece accomodare. Su una cosa Christie aveva ragione una t-shirt e un jeans erano la cosa più giusta da indossare quando si usciva con Johnny Depp, lui, come aveva previsto Christie, si era presentato nel suo look mi metto la prima cosa che trovo e in più gli aggiungo un cappello Borsalino strappato, che a parere mio era molto cool.
Aveva messo a moto quel enorme suv, degno della Cia, visto che i vetri non erano oscurati ma erano total black – “credo che sicuramente passeremo inosservati”- dissi appoggiando il viso al finestrino per cercare di vedere qualcosa fuori – “sono antiflash”- rispose convinto, ma io gli feci una smorfia del tipo ma sei scemo e lui si mise a ridere – “non ti preoccupare dove stiamo andando non ci sono paparazzi, ci tengo anch’io alla mia privacy”- disse senza distogliere lo sguardo dalla strada e allungò una mano per stringere la mia – “ si vede”- sorrisi e gli strinsi la mano.  

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Capitolo 17
*** un colpo all'anima ***


 Un colpo all'anima
 

POV JOHNNY
Il viaggio fu abbastanza tranquillo, Kate appariva rilassata, si era persino tolta le scarpe e si era seduta con le gambe incrociata, sembrava essere a suo agio. Avevo deciso di andare al mare, conoscevo una spiaggia nei pressi di Santa Monica, che normalmente era deserta, la non ci avrebbe disturbato nessuno. Durante il tragitto avevamo chiacchierato di come era trascorsa la nostra giornata, Kate, per l’ennesima volta, mi aveva riconfermato che la tazza di cappuccino, ma in particolare la frase, gli avevano fatto molto piacere. Continuavo a stringerle la mano, ringraziando gli inventori del cambio automatico, perché mi permettevano di tenere stretta quella candida mano, che la rendeva ancora di più presente e mi ricorda che non stavo sognando. Finalmente, dopo più di mezz’ora di macchina, arrivammo a destinazione.

“dove siamo?”- chiese curiosa Kate, cercando di intravedere qualcosa dal finestrino, ma il buio e i finestrini gli impedivano di vedere cosa la aspettava fuori – “ aspetta e vedrai”- scesi dalla macchina e andai a passo veloce dell’altra parte per aprirgli lo sportello – “grazie”- rispose Kate mentre afferrava la mia mano. Quando si rese conto dove eravamo l’espressione sul suo viso rivelò tutto il suo stupore nel trovarsi in quel posto. Davanti a noi c’era il mare e una bellissima luna piena. Come previsto la spiaggia era deserta, l’unico rumore che si sentiva era il ritmo delle onde del mare. Kate non aveva parlato, continua a tenere la bocca aperta a forma di O, la scossi un pò per svegliarla dal su stato di shock – “ Kate forse è il caso che tu dica qualcosa”- lei scosse la testa e si voltò verso di me – “ in realtà sono molto sorpresa dal fatto che tu mi hai portato qua”- la guardai interrogativo – “no nel senso che sono delusa della tua scelta,” – si affrettò a spiegarmi, agitando le mani – “ avevo immaginato qualcosa di diverso, di più lussuoso adatto ad una star di Hollywood, non  un’ incantevole spiaggia della costa occidentale” – la guardai  beffardo – “perdonami ma il mio jet era dal meccanico” – dissi sarcastico, lei mi guardò un po’ imbronciata incrociando le braccia al petto – “ Depp fare il gradasso con me non funzione e poi io preferisco di gran lunga la spiaggia al tuo jet privato”- si voltò e iniziò ad incamminarsi verso la spiaggia. Io rimasi fermo ad osservarla era così bella e la luce della luna rendeva la sua bellezza ancora di più particolare. – “ Johnny non vieni?”- urlò sorridente – “arrivo”- presi in macchina un telo che avevo portato per poterci sedere e la raggiunsi.

Si era tolta le scarpe ed alzato i pantaloni e camminava spensierata sulla riva, io avevo stesso il telo e mi ero seduto. La osservavo incantato, era così bella quando si lasciava andare, quando gettava la maschera della fredda donna in carriera ed io ero felice perché faceva vedere solo a me la vera Kate. Si voltò verso di me e mi sorrise poi mi venne incontro e si sedé accanto a me appoggiando la sua testa alla mia spalla - “è bellissimo, grazie” – io gli accarezza il viso e gli spostai  un ciocca di capelli che gli era finita sugli occhi– “non c’è di che” – lei si avvicinò al mio viso e mi posò un bacio sulla guancia. Restammo a fissare un po’ il bel panorama che avevamo davanti, continuando a restare abbracciati. – “allora miss Catarina”- lei mi guardò severa – “John si dice Caterina”- io mi accarezzai il mento pensieroso, stavo cercando la pronuncia esatta – “hai ragione Caterina”- dissi lentamente, questa volta lo pronunciai bene e lei in premio mi regalò un sorriso – “ adesso sappiamo che il tuo nome è Caterina e non Catarina, che sei italiana, un’ incallita donna d’affari, mamma di Sofia e poi cos’altro ci manca all’appello?”- la guardai curioso di sapere la sua risposta – “ok ho capito siamo nella fase  dimmi che fai e saprò chi sei” – e si sistemò seduta meglio - “ io la definirei voglio sapere tutto di te”- gli dissi ammiccando, lei prese un bel respiro – “ok l’accontenterò signor Depp ma solo se poi lei mi racconterà tutto di lei?”- mi porse la mano per sigillare il patto - “ci sto!”- e io la strinsi.

“sono italiana, ma questo già lo sappiamo, ho vissuto per tanti anni a Roma, dove ho studiato e dove  mi sono laureata, provengo da una famiglia del sud Italia e sono la secondogenita di due figlie. Dopo aver concluso gli studi mi sono trasferita a New York per frequentare un master, dove ho conosciuto Emy” – parlava molto tranquilla e di tanto in tanto mi osserva per studiare la mia reazione – “Emy? È la ragazza con cui sei venuta al ballo?”- lei si tirò una manata in fronte – “ è vero che stupida, ancora non vi ho presentati, come ho fatto a non ricordarmi?” – sembrava che stesse esprimendo i suoi pensieri ad alta voce – “ Comunque si è lei. Emy è la mia migliore amica nonché coinquilina. Insieme siamo proprietarie dello studio di consulenza di New York, dalla fine del master non ci siamo più separate. Lei è stata in un certo senso la mia salvezza, mi ha aiutato nei momenti difficili, non mi ha mai abbandonato, direi che è più una sorella che un’amica. Si prende cura di Sofia quando io non ci sono e grazie a lei sei io sono qua questa sera.”- “perché?”- chiesi curioso – “è stata lei a convincermi ad accettare questo lavoro, io non volevo, sai il mondo dello spettacolo non mi stava molto simpatico”- nel pronunciare le ultime parole si imbarazzò – “e adesso si?”- sapevo già la risposta ma volevo sentirla pronunciare da lei – “ un po’ di più rispetto a prima sicuramente” – disse toccandosi la nuca io sorrisi, non voleva darmela vinta – “ cosa ti ha fatto cambiare idea?”-  si girò di scatto –“ tu” – ma si tappo subito la bocca – “volevo dire che conoscendo adesso un po’ di più questo mondo alla fine non è male” – cercò di correggersi un po’ imbarazzata ma ormai io avevo sentito benissimo  – “ok adesso tocca a te” – cercò di sviare il discorso – “ok, su di me non credo ci sia molto da dire, sicuramente sai già tutto” – lei si mise una mano al mento, un po’ pensierosa – “effettivamente.” – ci pensò un po’- “ la verità è che io non sapevo chi fosse Johnny Depp, prima della telefonata di Eva, mi disse di chiamare per conto della famiglia Depp, a quel punto chiesi alla mia segretaria di cercare delle informazioni e lei si presentò con un mucchio di fogli, tra cui la tua biografia, presa da Wikipedia, e diversi pettegolezzi trovati dai siti di gossip.” – io la guardai di sbieco, ero al quanto sorpreso della sua affermazione – “ credo che sia più attendibile Wikipedia che i siti di gossip, ma non ci credo che tu non conoscevi l’attore Johnny Depp, cioè, dai non hai visto mai un mio film?” – lei mi guardò  di sottecchi con un sorriso sghengo  – “ vuoi sapere la verità?” – io annuì senza dire nulla – “ non avevo visto nessuno dei tuoi film, ma poi ho recuperato” – lei mi guardò preoccupata – “che significa ho recuperato?” –  tirò un respiro di sollievo forse si aspettava un altro tipo di reazione da parte mia – “quando sono tornata dai Caraibi ero al quanto confusa e dispiaciuta per come mi ero comportata, non avevo il coraggio di chiamarti dopo la pessima figura, quindi per dare una risposta, diciamo così, ai miei dubbi ho visto per due giorni di seguito tutti i tuoi film”- io scoppiai in una risata lei mi guardò un po’ corrucciata – “non c’è niente da ridere!” – disse voltandosi dall’altra parte, io cercavo di trattenermi ma non ci riuscivo – “scusa”- volevo rimediare – “ma è la prima volta che…”- si voltò di scatto- “lo so, lo so ma che ci posso fare se i miei metodi sono un po’ contorti” – e a quel punto si mise a ridere pure lei.

Continuavamo a ridere senza sosta, ad un certo punto lei si fermò, mi guardò intensamente, si avvicinò e mi baciò. Io la presi per i fianchi e la avvicinai di più a me, lei non fece resistenza anzi portò le sue mani alla mia nuca. Le mie mani attraversavano la sua schiena e si intrufolarono sotto la maglietta, piano piano la sollevai e la feci sedere su di me. Sentivo il cuore battere all’impazzata appoggiato al mio petto, continuava a stringermi a se senza smettere di torturare la mia lingua. Le mie mani salirono fino a toccargli i seni, lei ebbe un sussulto. Si staccò dalle mie labbra e si soffermò a guardarmi, non sapevo come interpretare quel atteggiamento – “ scusa”- disse piano ma non si staccò  dal mio abbracciò anzi appoggiò la sua testa al mio petto, nascondendomi il suo viso, io gli accarezzai i capelli e non dissi nulla, non volevo forzarla a fare qualcosa che in quel momento non voleva, sapevo che era già stato difficile per lei lasciarsi andare con me, quindi non volevo affrettare i tempi. Restammo abbracciati in silenzio, sentivo i suoi respiri soffiare sul mio petto, la strinsi ancora di più, volevo farla sentire protetta e compressa. Dopo un po’ alzò leggermente il viso –     “John” – disse in un sussurrò poi la vidi esitare –“ forse è presto per dirlo”- fece un altro bel respiro – “ ma credo che”- era imbarazzata, forse anche più del solito – “forse” – si strinse di più al mio petto – “mi sto innamorando di te” – disse tutto ad un fiato e tornò a nascondermi il suo viso imbarazzata. Un colpo all'anima, ecco cos'era stato, una scarica elettrica che mi percosse corpo ed anima. Il mio cuore perse un battito, non mi sarei mai aspettato quelle parole da lei, sentivo che era stato difficile dirle, ma erano parole vere, pensate e volute. Dentro di me qualcosa si mosse, senti un’ enorme fitta allo stomaco, non mi sentivo così da chissà  quanto tempo, mia aveva sorpreso nella maniera più bella che poteva ed adesso mi ritrovavo senza parole, senza riuscire ad elaborare una frase di senso compiuto da dirle, senza riuscire a mettere in moto il mio cervello e i miei polmoni. Lei continua a stringersi al mio petto ed di tanto in tanto alzava gli occhi per guardarmi, forse si aspettava una risposta da parte mia, a quel punto alzai con la mano il suo viso e i nostri occhi s’incrociarono, provocando ad entrambi un brivido, avvicinai le mia labbra alle sue e gli posai un casto bacio, l’unica cosa che riuscì a dire fu – “anch’io”- lei mi sorrise e ritornò ad abbracciarmi ma questa volta senza nascondermi i suoi occhi che adesso brillavano di luce propria. 


Angolo autore
siamo finalmente entrati nel vivo della storia, kate finalmente si sta lasciando andare e John è sempre di più preso, presto arriveranno i rinforzi (se non erro qualcuno me l'aveva chiesto) e anche i rompi scatole.
volevo ringraziare tutte le persone che si sono soffermate a leggere la mia storia e ancora di più, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito, pure se non siete stati molto, ognuno di voi mi ha fatto sentire orgogliosa della mia storia.
un grazie speciale come sempre a Glo, senza di te saremmo rimaste a "pronto sono Kate Armani"
continuate a leggere e speriamo che vi venga anche la voglia di recensire.
al prossimo capitolo
FRA

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Capitolo 18
*** Re e Regina ***


 Re e Regina
 

POV KATE
Non ci credevo, non avevo potuto dire quelle parole a Johnny, ero sorpresa di me stessa, quell’uomo riusciva a destabilizzarmi, a tirare quella parte di me che per troppo tempo era rimasta nell’ombra ad aspettare una nuova luce, una nuova aurora ed adesso il sole stava sorgendo di nuovo. Sarei rimasta in quella spiaggia anche tutta la vita, da lì il mondo appariva magico e favoloso, era come se  la percezione delle cose fosse diversa. Era il nostro castello, il nostro privato mondo delle favole e noi ne eravamo il re e la regina.

Restammo un altro poco abbracciati ad ammirare il cielo notturno che faceva da scenografia ai nostri discorsi silenziosi. Verso l’una Johnny mi riaccompagnò a casa, per tutto il tragitto restai appoggiata alla sua spalla ascoltando il dolce battito del suo cuore e facendo mio ogni suo profondo respiro. Arrivati a casa lui mi accompagnò sino alla porta – “grazie”- disse dolcemente mentre io cercavo nella borsa le chiavi, alzai lo sguardo sorpresa – “di cosa?”- lui respirò profondamente  – “di esserci stata questa notte” – io sorrisi dolcemente, non sapevo cosa dire, anzi forse avevo detto già molto per quella notte. Lui ricambiò il sorriso – “ti chiamo domani”- io annuì- “dolce notte Kate”- dandomi un casto bacio sulle labbra – “dolce notte John”.

Dire che la notte non chiusi occhi è riduttivo. Tutte le scene di quella sera si ripetevano, ad alternanza, nella mia mente, avevo l’adrenalina a mille, quindi chiedere alle mie palpebre di chiudersi era un’eresia. Il mattino dopo una spiacevole sorpresa, se così si può dire, mi costrinse a rimanere a casa, infatti un forte raffreddore mi aveva costretta a letto e Emy mi obbligò a non andare a lavoro.

La giornata sembrò non passare mai, ma almeno io ed Emy ne approfittammo per aggiornarci reciprocamente sulle nostre situazioni sentimentali. Emy ormai usciva quotidianamente con Dan e a quanto pare il ragazzo teneva molto a lei e questa era la cosa più importante.
“adesso parliamo di te! Cosa hai combinato con Johnny sex Depp?”- mi chiese Emy usando un tono di voce troppo euforico e anche un po’ troppo forte – “Emy ?”- chiesi un po’ perplessa- “Si cara?”- rispose lei con un tono un po’ ironico-“sono sicura di quello che ho sentito, mi chiedevo se sia frutto del tuo cervello o dei tuoi ormoni? Considerando il fatto che ieri non sei tornata a dormire a casa e considerando il fatto che due minuti fa mi hai confermato che le mie supposizioni sul perché non sei ritornata a casa erano fondate, io spero vivamente che sia frutto del tuo cervello” – chiesi gesticolando teatralmente per dare più enfasi alle mie parole – “scusa cara ma dopo frutto mi sono persa”- io la guardai minacciosa- “ok, ok”- disse alzando le mani in segno di resa – “era solo la descrizione della realtà. Però non puoi negare che l’uomo con cui ti frequenti sia un gran figo.” – disse facendomi l’occhiolino.- “effettivamente”- gli risposi cercando di essere impassibile, ma non ci riuscì infatti entrambe scoppiammo in una fragorosa risata. Tra una tazza di thè e commenti sul corpo del mio ….ops non so come definirlo??? Amico? Intimo amico forse? Uomo? Mi sembra eccessivo forse il termine esatto per non eccedere e neanche sminuire la cosa potrebbe essere……ehm vediamo….magari….. compagno di giochi! Ok mi piace!
Dove eravamo rimasti? Ah si… e commenti sul corpo del mio nuovo compagno di giochi la mattinata passò.

Alle 15 in punto il mio cellulare squillò. – “Pronto?”- “Kate ma dove sei? È da due ore che ti cerco ma si può sapere che fine hai fatto?”- Johnny urlava al quanto preoccupato alla cornetta del telefono – “John”- cercai di fermarlo ma lui continua imperterrito. A quel punto raccolsi le mie energie e le orientai verso le mie corde vocali – “JOHN!!!!”- urlai per zittirlo e finalmente lui smise di parlare. “John?”-chiesi un po’ preoccupata che il mio urlo gli avesse rotto un timpano – “Kate sono ancora qua. Ma dov’eri finita?””sono a casa”- cercai di essere più dolce possibile dopo l’urlo di Tarzan di prima- “a casa? Che ci fai a casa non dovresti essere a lavoro? È da mezzogiorno che sono nel tuo ufficio ad aspettarti?”- era molto stupito di non trovarmi a lavoro- “ho l’influenza ed Emy mi ha costretto a rimanere a casa”- lo sentì ridere – “ha fatto bene!” – disse con il sorriso sulle labbra – “come ti senti?”- chiese poi dolcemente – “adesso meglio, ho preso un’aspirina è adesso va meglio. Ma tu che ci facevi agli uffici non avevi un appuntamento?”- chiesi curiosa- “si ma volevo vederti e magari pranzare con te”- in quel momento i miei occhi si trasformarono in due piccoli cuoricini – “mi dispiace”- dissi un po’ amareggiata di aver rovinato i suoi piani – “non importa significa che recupereremo stasera” – cercò di rincuorarmi – “John ma io stasera non credo sarò nelle condizione di poter uscire”- gli feci notare – “ma chi ha detto che dobbiamo uscire? Tu riposati penso a tutto io” – era al quanto euforico. Io non potei dire altro che “ok” poi mi salutò dicendomi che doveva ritornare a lavoro.

Il pomeriggio lo passai sdraiata sul divano a guardare cartoni animati con Sofia. Alle 19 Johnny, Lily e Jack si presentarono a casa nostra. – “ che cos’hai in mano?”- chiesi a Johnny, che teneva fra le mani una pentola- “la tua cena”- disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo- “la mia cena?”- chiesi dubbiosa- “si, un ottimo brodino vegetale fatto con le mie manine”- disse orgoglioso di se stesso, mentre Lily e Jack lo guardavano di traverso- “papà!!!”- lo rimproverò Lily a quel punto anch’io mi misi a guardarlo perplessa – “ok ok non l’ho fatto io ma la cuoca ma sono stato io ad ordinarglielo”- scoppiamo in una bella risata di gruppo. Per tutta la serata Johnny non mi lasciò alzare un sol minuto dal divano, sembravo più una malata terminale che una donna con un raffreddore stagionale, mentre i nostri bambini giocano allegramente nel salotto, sembravamo proprio una famiglia felice. Per la prima volta qualcuno riuscì a farmi sentire speciale, mi aveva coccolato per tutta la sera, mi avrebbe anche imboccata se glielo avessi permesso. Si quella sera mi aveva fatto sentire proprio una regina amata e rispettata dal suo re.

Quel giorno riuscì a trovare il termine esatto per descrivere qual era il ruolo di Johnny nella mia vita: il mio uomo!

Da quella sera in poi noi due fummo legati da qualcosa di profondo, di potente e magnetico, e non perché mi aveva portato la cena e mi aveva fatta sentire preziosa con i suoi modi, ma perché quella sera avevo capito che il sogno di una vita con lui sarebbe stato realizzabile.
I giorni passavano ed il nostro legame si rafforzava., insieme alla complicità e la conoscenza l’uno dell’altra. Ogni momento insieme non era mai scontato, cercavamo di vivere nel miglior modo possibile tutti i nostri momenti, lunghi o corti, che fossero, senza sprecare mai niente. Ogni volta che John aveva delle pause dal lavoro scappava nel mio ufficio, io, nonostante la vita all’Infinitum Nihil mi sottraeva parecchie energie e tempo, appena staccavo dal lavoro mi dedicavo completamente alle due cose che in quel momento erano per me le più importanti al mondo: Sofia e Johnny.  



ANGOLO DELL'AUTORE
Capitolo che arriva con un ritardo ingiustificabile a causa di mancanza di ispirazione e poco tempo. è un capitolo di transizione che serve a portarci ad una nuova parte della nostra storia. non sono molto soddisfatta di quello che ne è venuto fuori quindi perdonatemi se non sarà all'altezza dei vostri gusti.
come sempre devo ringraziare una persona in particolare: Gloria sono sicura che non l'avrei mai scritto questo capitolo senza la tua insistenza. ringrazio anche tutti quelli che hanno letto e hanno recensito. al prossimo capitolo che spero arriverà molto presto.
Fra

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Capitolo 19
*** Completamente mia! ***


 Completamente mia!
 

POV JOHNNY
Erano stati giorni bellissimi, fatti di gioia, complicità, serenità e si anche di amore. Si perché quello che provavo per lei non poteva che essere amore.
Passò una settimana da quella sera a casa sua e tutto sembrava andare per il verso giusto. Me ne stavo nel giardino della mia villa a passeggiare, quando il mio cellulare squillò. –“ Pronto” “Pronto John”- disse una voce molto famigliare-“Tim, amico mio, come va?”- dissi affettuosamente- “bene,bene. Piuttosto tu che fine hai fatto? È da almeno 10 giorni che non ti fai sentire?”- disse non molto convinto, in realtà sapeva già la risposta- “sai Tim ho avuto per un po’ i bambini qui con me,  quindi mi sono dedicato completamente a loro ed a lavoro”- cercai di essere il più convincente possibile – “Depp con me non regge”- a quanto pare non c’ero riuscito – “allora com’è questa italiana?”- mi grattai la testa un po’ imbarazzato- “eh che ne dici se ne parliamo di presenza?”- Tim sorrise- “come vuoi”- mi schiarì la voce- “allora per quale motivo avevi chiamato?” “ah si, Johnny dobbiamo incontrarci a Londra il prima possibile per discutere del nuovo film”- disse tutto ad un fiato – “il prima possibile cosa significa?”- chiesi un po’ preoccupato – “entro la prossima settimana John”- cercò di essere molto delicato, sapeva che in quel momento non volevo muovermi per nessuna ragione al mondo da L.A. – “ok! Ma di quanti giorni si tratta?”- speravo che servissero giusto i giorni per consegnare il copione e fare qualche riunione con il cast – “minimo 15 giorni”-  disse piano –“cosa? 15giorni? Sono tantissimi!” - avevo urlato un po’ troppo, mi resi conto da solo. Respirai profondamente. Non potevo abbandonare Tim, lui c’era sempre stato per me, ormai eravamo una coppia assodata del cinema – “va bene ma cerchiamo di non perdere tempo in chiacchiere” – dissi un po’ nervoso – “te lo prometto”- Tim, come sempre, era molto comprensivo, non si trattava solo del mio regista, lui era uno dei miei migliori amici – “allora a lunedì”- dissi un po’ demoralizzato – “a lunedì”- e mise giù.

E adesso chi lo dice a Kate???

Kate stava ancora a lavoro, quindi avevo tutto il tempo per preparare la sorpresa che avevo pianificato, volevo recargli meno dolore possibile. Chiamai Emy e gli chiesi se per quella sera poteva badare a Sofia, lei accettò senza problemi. Il giardino era pronto ed era arrivato anche il catering. Lo ammetto mi ero fatto consigliare da Christie, da solo non ce l’avrei mai fatta. Alle 6 in punto mandai una macchina a prendere Kate a lavoro, col preciso ordine di fargli fare prima un giro panoramico della città, dovevo sviarla un po’, alla fine casa mia si trovava di fronte la sua.

Alle 7 e 30 citofonarono, era arrivata. – “Johnny si può sapere per quale motivo mi hai fatto girare per tutta Los Angeles, quando potevo andare a casa da mia figlia?”- ecco lo sapevo, ero già pronto a questa reazione, ma posso dire che era bellissima anche quando era incavolata – “ buona sera anche te tesoro”- mi avvicinai e gli porsi un casto bacio sulla guancia, lei mi guardò perplessa rimanendo nella sua posizione – “ John?”- mi chiamò nervosamente – “Si?”- chiesi indifferente – “Ti avevo fatto una domanda?”- disse portandosi le mani ai fianchi e picchiettando con il piede destro – “ah si, vieni intanto entriamo”- mi voltai ed entrai dentro mentre Kate continua ad guardarmi molta arrabbiata ed a urlarmi dietro parole di cui non capivo il significato, ma sono quasi sicuro che si trattasse di parolacce italiane.
Avevo deciso che gli avrei detto subito della mia imminente partenza ma in compenso questi pochi giorni li avremmo vissuti intensamente.
Feci trascinare Kate, da una ragazza dello staff, nella stanza da letto a cambiarsi, gli avevo comprato un bellissimo vestito di Gucci, con tutti gli accessori al completo, comprese le scarpe. Ad attenderla in camera c’erano anche una truccatrice e una parrucchiera.

Nel frattempo anch’io ero andato a cambiarmi e poi avevo sistemato gli ultimi dettagli, licenzia lo staff ed andai a chiamare Kate. -“tesoro sei pronta?”- bussai alla porta- “si che sono pronta, ma vorrei tanto sapere per cosa!”- era ancora molto arrabbiata. Io gli andai vicino, le presi la mano – “tra un po’ lo vedrai”- e la accompagnai sotto. Lei rimase in silenzio durante tutto il tragitto, ma quando io aprì la portafinestra che dava sul giardino, rimase sbalordita da quello che si presentò davanti ai suoi occhi. -“ti piace?”- chiesi un po’ titubante – “John ma è bellissimo” – mi rispose raggiante, a questo punto fosse sicuro che la rabbia gli era passata. Avevo fatto preparare al centro del giardino un tavolo per due, sotto un gazebo tutto adornato di veli bianchi, per tutto il giardino  e intorno alla piscina erano sparse candele di ogni genere e vasi con rose bianche. – “vieni”- la presi per mano e l’accompagnai al tavolo e l’aiutai a sedersi. Kate sembrava pensierosa, con lo sguardo mi stava studiando attentamente, si schiarì la voce – “Johnny Christopher Depp”- ecco quando Kate inizia a parlare chiamandoti con il tuo nome per intero si prevede che dalla sua candida bocca non sarebbero usciti petali di rosa – “non credo di aver capito bene il motivo di tutto questo. Forse c’è qualcosa da festeggiare ed io non ne sono al corrente o oggi non avevi nulla da fare e quindi hai pensato perché non adorniamo un po’ il giardino e giochiamo a fare l’organizzatore di eventi. Spiegati perché io non riesco a capire.”- era incavolata come non mai, se c’era una cosa che odiava Kate era non avere il controllo di tutto – “perché non cerchi di rilassarti un po’ così magari ti spiego con calma cosa sta succedendo e magari ti godi questa serata?” – gli dissi dolcemente accarezzandogli il dorso della mano – “ok, ma non fare scherzi Depp”- e si mise rilassata sulla sedia. La cena passo fra chiacchiere su com’era andata la giornata e sull’imminente uscita al cinema di Pirata dei Caraibi, cercai in tutti i modi di convincerla a venire con me alla premiere, che si sarebbe svolta fra meno di un mese a Cannes, ma lei rifiutò, dicendo che odiava stare sotto i riflettori e che non voleva finire per essere perseguitata dai paparazzi. Io, nonostante fossi molto preoccupato per la reazione di Kate alla mia imminente partenza, cercai di rilassarmi e aspettare il momento giusto per dirglielo. Avevamo finito di cenare e ci eravamo seduti a bordo piscina, Kate si appoggiò alla mia spalla e sospirò – “adesso puoi dirmelo quello che mi nascondi Depp, giuro che qualsiasi cosa sia non mi arrabbierò”- e si voltò per guardarmi negli occhi – “me lo prometti?”- chiesi speranzoso- “te lo prometto”- disse incrociando le dita, presi un profondo respiro – “oggi mi ha chiamato Tim e mi ha detto che lunedì mi devo recare a Londra per discutere del nuovo film”- lei mi lasciò parlare, rimase in silenzio – “ mi ci vorranno almeno 15 giorni”- e sospirai e lei respirò rumorosamente e si voltò a guardare un punto indefinito – “non cambierà niente vero?”- sembrava una bambina, aveva abbassato le difese – “si non cambierà niente”- presi il suo volto fra le mani – “ niente potrebbe farmi cambiare idea, anche se fosse stato un anno. Non cambierei mai idea. Non capisci che voglio te, ho scelto te, solo te” – non so dove presi la forza per confessargli in quel modo esplicito i miei sentimenti, ma sentivo il bisogno di tranquillizzarla, di dirgli che ci sarei sempre stato, oltre le distanze, oltre il tempo sarei stato sempre suo. Lei mi baciò intensamente, come mai aveva fatto, ci mise tutta la passione che possedeva e io non mi tirai indietro anzi ricambiai, donando tutto me stesso in quel bacio. Lei si accomodò sulle mie gambe, non staccando le labbra dalle mie, io gli accarezzai la schiena lasciata nuda dal vestito. Le mie mani viaggiavano spedite sul suo corpo, lei non esitò neanche un istante mi lasciò libero di assaporarla, di toccarla, di conoscerla. Ad un tratto mi staccai dalle sue labbra e la guardai intensamente – “sei sicura?”- lei mi sorrise – “ adesso si, sono sicura di voler essere tua!” – la cinsi con le mie braccia e la strinse intensamente a me, poi la sollevai e gli diedi la mano – “forse è meglio andare dentro?”- lei mi sorrise ed annuì.

Arrivammo nella mia camera da letto e chiusi la porta con un calcio, lei continuò a sorridermi, mi avvicinai e la presi per la nuca per baciarla meglio, ma lei con un colpo mi spinse sul letto, io la guardai perplesso e lei sorrise maliziosa. Si sciolse il vestito, che cadde atterra e rimase in biancheria, poi avanzò verso di me sinuosamente e salì con le ginocchia sul letto avvicinandosi a gattoni a me, raggiunta alla meta le nostre labbra ripresero la danza che era stata interrota. Kate mi sbottonava la camicia, mentre io con le mie mani esploravo ogni centimetro del suo corpo. Il nostro momento era arrivato, eravamo io e lei, il mondo per noi in quel momento non esisteva, si era fermato, niente aveva senso in quel momento, se non il battito dei nostri cuori e i nostri desideri. Mi levò la camicia e iniziò a sbottonarmi anche i pantaloni, io nel frattempo gli tolsi il reggiseno e l’aiutai a togliermi il pantaloni. Era li davanti a me, completamente nuda, bella come non mai, era una dea, la mia dea e io non l’avrei lasciata andare via, quella notte lei sarebbe stata mia e io completamente suo. Con un colpo cambiai le posizioni, adesso era sotto di me e mi guardava ammagliata, io la fissai per un secondo, era la perfezione fatta persona, i suoi occhi erano così lucidi da potersi specchiare dentro, pendevo dalle sue labbra, ero completamente attratto dai suoi zigomi e in quel momento entrai in lei, diventando una sola cosa, un’unica essenza. Adesso ne ero pienamente consapevole era mia, solamente mia. 


ANGOLO DELLO SCRITTORE
Eccomi qua, finalmente il momento è arrivato, lo so mi sono fermata sul più bello, ma devo confessarvi che stato un pò difficile e imbarazzante scriverlo, quindi non credo sia un grande momento da leggere. Adesso i nostri due personaggi possono essere definiti una vera coppia, ma il tempo e la distanza riusciranno a fortificare questa unione?
Staremo a vedere cosa la mia fantasia deciderà...
Ringrazio tutti quelli che si fermerano un attimo a leggere e le mie due grandi fans Gloria e Valentina alias Sailormars30, senza voi due questo momento non sarebbe mai giunto!!!
un bacio Fra

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Capitolo 20
*** Wonder Woman ***


Wonder Woman
 


POV JOHNNY

I don’t want this moment, to ever end,
Where everything’s nothing, without you.
I’ll wait here forever just to, to see you smile,
Cause it’s true, I am nothing without you. 
Sum 41- With me

Era stato il più dolce dei risvegli. La mia regina era avvolta da un lenzuolo bianco e se ne stava, ad occhi chiusi e con un sorriso stampato sul volto, fra le forti braccia di Morfeo.

Chissà cosa stava sognando la mia regina?
Era un peccato mortale svegliarla, incantevole com’era mentre dormiva, Biancaneve ne sarebbe stata gelosa.

Rimasi straiato ad ammirare quella celestiale visione.
Chissà quando Morfeo me l’avrebbe restituita?

Mentre guardavo Kate dormire ripensai a tutto quello che era successo la sera precedente. Mi sembrava tutto così surreale, mi stavo quasi convincendo di essere ancora nel mondo dei sogni. Era stata una delle serate più belle della mia vita e lei era stata perfetta, e non è una retorica ma la realtà dei fatti. Si era lasciata andare completamente, togliendo definitivamente la maschera che usa per proteggersi dal mondo ed aveva mostrato il suo vero volto solo a me. Per una notte era stata completamente mia, si perché infondo l’avevo capito, Kate non sarebbe mai potuta appartenere totalmente a nessuno, non avrebbe mai permesso a nessuno di avere il totale controllo sulla sua vita, era nata libera e libera sarebbe morta. Ma per una volta stava consegnando una piccola parte di se stessa a qualcuno ed io non avrei mai potuto deluderla, perché avrei segnato la mia condanna a morte o per mano  di Kate o per mano mia, se Kate avrebbe sofferto non mi sarei mai perdonato, preferirei morire piuttosto che vedere una sola lacrima sul volto della mia anima gemella.

Find me here speak to me
I want to feel you I need to hear you

You are the light that's leading me
To the place where I find peace again

You are the strength that keeps me walking
You are the hope that keeps me trusting

You are the life to my soul
You are my purpose You are everything
Lifehouse- Everything

 
  


“John”- un sussurro, si era svegliata –“Tesoro sono qua”- gli accarezzai il viso- “ a furia di fissarmi sarai diventato strabico”-  disse con un leggero sorriso sulle labbra e con gli occhi ancora chiusi- “ma tu non stavi dormendo?”- risposi sorpreso, ero convinto che stesse dormendo – “ infatti!”- e si voltò verso di me aprendo finalmente i suoi ammalianti occhi – “ma capisco quando qualcuno mi guarda insistentemente”- puntualizzò continuando a sorridermi – “ e come fai? Hai i super poteri?”- dissi guardandola incuriosito della sua risposta – “ Si. Ecco lo sapevo mi hai scoperto. Sono un super eroe”- si tirò su assumendo un finto broncio e incrociando le braccia. Io mi avvicinai e gli posai un bacio sulle labbra – “ ecco così va meglio”- disse approfondendo il bacio, il suo stomaco però brontolò e lei mi guardò un po’ imbarazzata – “non avevi detto di essere un super eroe?” – la guardai beffardo – “ ma chi l’ha detto che i super eroi non hanno bisogno di mangiare e Jack Sparrow non rientra nella categoria”- si affrettò a giustificare con un espressione buffissima che mi fece scoppiare in una risate – “ vieni Wonder Woman andiamo a fare colazione”- e la presi di peso in braccio e la portai giù nonostante le sue proteste. La colazione passò tranquilla, era da troppo tempo che non mi ritrovavo una donna in giro per casa la mattina, a maggior ragione se questa donna era la regina del mio cuore.

And how can I
Stand here with you
And not be moved by you
Would you tell me
How could it be
Any better than this
Lifehouse- Everything


 


Dopo colazione Kate andò  a casa sua a cambiarsi, dandoci  appuntamento per le 10.30. – “oggi cosa prevede l’itinerario?”- eccola era ritornata, mi era già mancata. Appena la vidi sgranai gli occhi, era bellissima, i capelli mossi erano legati in una semplice coda, indossava un vestitino bianco con disegnati dei piccoli fiorellini grigi e neri e portava dei semplici infradito. Mi risvegliai dal mio stato di confusione e gli andai incontro, gli diedi un bacio sulla guancia – “Sorpresa”- la presi per mano e la trascinai verso la macchina.
“Non sono una donna”- esordì - “dopo questa notte ti credo”- disse sarcastica, io la guardai sorridendo – “ma so cosa piace alle donne e qual è la cosa che le rende felici e rilassate” – dissi accendendo l’auto. Alzò il dito per chiedere la parola come fanno i bambini – “io lo so, io lo so. Il sesso”- disse soddisfatta della sua risposta, io sorrisi – “no, non è quello anche se i risultati a quanto pare  sono uguali” – lei sbuffò rumorosamente – “però inizia per S” – gli diedi un aiutino – “ una SPA”- disse convinta – “NO” “Spaghetti?”- chiese dubbiosa – “gli spaghetti ti rendono molto felice?”- le chiesi perplesso – “ma che vuoi” – disse incrociando le braccia al seno –“io sono italiana, voi americani non potrete capire mai cosa significa mangiare spaghetti con passata di pomodori freschi e basilico. È… è…” – scossi la testa per invitarla a continuare – “è?”- lei mi guardò entusiasmata – “è estasiante”- disse compiaciuta- “estasiante?”- ripetei perplesso – “ si, ti soddisfa in tutti i sensi, se poi metti il parmigiano, quello originale D.O.P, D.O.G., com’è che si chiama, ma no quello che copiate voi, quello di Parma, solo ed esclusivamente di Parma, io me lo faccio spedire da mia madre”- Io sono sempre più scoraggiato, questa donna è pazza! Non si può parlare di cibo alle 10 di mattina! Ah dimenticavo… è italiana.
“no, non mi riferivo agli spaghetti, se ci tieni così tanto questa sera potresti cucinare tu?”- lei mi guardò ed iniziò ad annuire con un mega sorriso stampato in volto – “comunque mi riferivo allo shopping”- la sua espressione si mutò, mi rivolse uno sguardo da serial killer ed io per poco non centrai in pieno un palo – “eh no Johnny, no, lo shopping non ti rende felice e ti rilassa. Lo shopping è qualcosa di più, che voi uomini non capirete mai. Lo shopping è qualcosa che ti entra dentro, ti sconvolge e ti esalta allo stesso tempo, ti manda l’adrenalina a mille, ti fa diventare una belva, una macchina da combattimento e come se andassi in guerra, sei tu e la tua carta di credito pronta a strisciare per appagare tutti i tuoi sensi e i tuoi desideri, e quando la carta di credito striscia è la cosa più eccitante di questo mondo”- la guardai con gli occhi che mi uscivano dalle orbite, meno male che eravamo fermi ad un semaforo, lei mi guardò e mi sorrise soddisfatta e compiaciuta, io ricambiai con una risata isterica – “tu non sei un essere umano, tu sei un alieno!”- dissi ancora sconvolto, lei continua a sorridermi, ad un tratto fece uno scatto e scosse la testa – “ OH MIO DIO!!!” –urlò, io saltai per lo spavento – “io e te stiamo andando a fare shopping, insieme, mano nella mano, come una normale coppia, come un uomo e una donna?”- disse tutto ad un fiato, agitatissima – “Si”- risposi semplicemente-“Si”- ripete lei con lo sguardo perso nel vuoto – “ma tu sei Johnny Depp?” – mi chiese preoccupata – “e tu sei Kate Armani e quindi?”- gli chiesi dolcemente –“Johnny Depp può fare shopping?”- sembrò quasi una bambina per come me lo chiese – “credo di si” – le presi la mano e si voltò a guardarmi- “Kate abbiamo bisogno anche di questo, tu hai bisogno di questo ed io non ti priverò di qualcosa solo perché troveremo le nostre facce su tutti i giornali. Sono un essere umano anch’io e che si facciano fottere i paparazzi, io voglio portarti a fare shopping e lo farò!”- lei si tranquillizzò e mi guardò felice, io la strinsi più forte la mano, l’avvicinai a me e la baciai sulla tempia.

Non l’avessi mai fatto, Kate aveva detto la verità lo shopping era una guerra. Dopo tre ore ero sommerso dalle buste, tutte di Kate e lei non accennava a fermarsi, però infondo era stato divertente, avevo visto una parte di lei che in altre occasioni non sarebbe uscita fuori. Volevo godermela totalmente prima di partire, volevo vedere ogni sfaccettatura del suo essere, volevo scoprirla, conoscerla ed amarla così com’era.
Pranzammo in un ristorante ed io ne approfittai per riposare il mio povero corpo, ormai martoriato dalla battaglia appena svolta. Le donne non sono di questo mondo ed è vero noi uomini non le capiremo mai, Kate era talmente rilassata che non sembrava vero che avesse camminato per tre ore senza fermassi un solo istante. Decidemmo che l’unica tappa che avremmo affrontato pomeriggio sarebbe stato il supermercato, per acquistare gli ingredienti che sarebbero serviti a Kate per cucinare la sera. È inutile dire che acquistò solo cose di provenienza italiana, mettendomi al corrente della storia di ogni singolo prodotto e dell’uso che ne potevamo fare e aggiungendo tutte le notizie economiche e strategiche delle aziende che li producevano.

Lo dovevo ammettere avevo sottovalutato gli spaghetti e anche la cucina italiana, solo adesso riuscivo a capire le parole di Kate e di tutti gli scienziati e medici che sostenevano che la cucina mediterrane fosse la più salutare e lo stesso tempo la più buona. Kate si divertì un sacco a cucinare, mi aveva ordinato di stare lontano della cucina perché in quel momento rappresentava il suo regno e non voleva intrusi, io di tanto in tanto la spiavo in religioso silenzio, scoprendo un’altra parte di lei che teneva ben nascosta.

I want you to know, with everything I won’t let this go.
These words are my heart and soul,
I hold on to this moment you know.
Cause I’d bleed my heart out to show, that I won’t let go. 
Sum 41- With me


Dopo la cena ci accomodammo in giardino sul dondolo, ad ammirare il cielo stellato di Los Angeles, che quella sera era particolarmente sereno e pieno di stelle. Kate si strinse a me, appoggiando la sua testa al mio petto –“Ho paura”- disse ad un tratto rompendo il rilassante silenzio che si era creato, gli accarezzai il braccio cercando di farle capire la mia vicinanza al suo stato d’animo – “Kate credi nell’anima gemella?”- lei si voltò e mi guardò perplessa – “Io si, mi ero illuso di averla trovata tempo fa, ma poi col passare del tempo mi sono reso conto che Vanessa non lo era, mi ero accontentato di una finta copia della mia anima gemella, di una persona che secondo me assomigliava alla mia metà, mi sbagliavo non assomigliava per niente a te. Mi ci sono voluti più di quaranta anni per trovati, ti ho cercato in ogni sorriso, in ogni sguardo, in ogni persona che potesse farmi provare quello che ho provato aprendo quella benedetta porta all’ufficio. Lo saputo dal primo momento, dal primo istante in cui i nostri occhi si sono incrociati chi eri. Nella vita esiste una sola anima gemella ed io sono stato uno dei pochi a trovare la mia, quindi io non ho paura perché so che in qualsiasi parte del mondo andrò, mi potrò anche perdere, mi ci vorranno anni, ma so che tornerò sempre da te, che ti ritroverò perché sei parte di me”- solo in quel momento mi accorsi che Kate stava piangendo, avvicinai la mia mano al suo viso per asciugarle una lacrima e gli sorrisi – “perché piangi?”- lei mi fece segno di aspettare un attimo, si asciugò le lacrime e si schiarì la voce – “sarei una stupida nel non gioire delle tue parole, nessuno mi ha mai detto cose del genere, nessuno mi ha fatto provare quello che mi stai facendo provare tu, nessuno mi ha mai amata come stai facendo tu. Ma anche vero che non ho avuto mai la paura di perdere qualcuno come ho paura di perdere te. Sei Johnny Depp, sei una star acclamata e amata in tutto il mondo ed io ho paura che questo mondo ti porti via, che ti allontani da me. Tu sei costantemente circondato da bellissime donne, molto più seducenti e aggraziate di me, avrebbero tutti i mezzi per portarti via”- e si voltò dall’altra parte, privandomi del suo sguardo, io gli afferrai il viso e la obbligai a guardarmi – “ma io amo te.” 

Can you still see the heart of me?
All my agony fades away
when you hold me in your embrace
Don´t tear me down for all I need
Make my heart a better place
Give me something I can believe
Don´t tear me down
Within Tempatation- All I need

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Capitolo 21
*** Resurrezione ***


Resurrezione
 


POV KATE

Poteva un TI AMO detto da quell’uomo provocarmi tutte queste sensazioni?
Era arrivato come uno schiaffo che ti risveglia da uno shock, come un’ignizione di adrenalina che fa ripartire di nuovo il cuore, come una scarica elettrica che rimette in moto una batteria, come un fulmine che accende il cielo grigio.
Un TI AMO poteva cambiarti la vita? Poteva cambiarti dentro?
Ero rimastra pietrificata davanti a quelle parole e alle sensazione che attraversavano il mio corpo, non riuscivo a reagire, ad aprire bocca. Esisteva ancora qualcuno in questo mondo che era in grado di amarmi? Io non ero un essere umano, io ero una bestia con un bel aspetto. Dieci anni fa ero morta dentro, avevo cancellato ogni traccia di sentimento dal mio cuore, quel poco che era rimasto era tutto per Sofia ed Emy. Adesso lui stava facendo ripartire il mio cuore con un massaggio cardiaco insistente ed instancabile, aveva iniziato piano e con il tempo le spinte erano aumentate, sempre più forti, più potenti. Il mio cuore piano si era scongelato e a piccole dosi era ricominciato a ribattere e quel TI AMO aveva segnato il mio ritorno alla vita, la mia resurrezione.
Continuavo ad aprire e chiudere le palpebre per convincermi che non stessi sognando, che avevo udito veramente quelle parole. Johnny mi continua a fissare aspettando una risposta che io non riuscivo a pronunciare. Ero confusa, smarrita, incredula e respiravo a fatica, dovevo farmi forza e dirlo, lui si aspettava questo, doveva essere cosi, come nelle migliori favole, e invece io non riuscivo a formulare una frase di senso compito. Sciolsi l’abbraccio di Johnny, mi alzai e mi allontanai, ero mortificata, lui attendeva la mia risposta e io non riuscivo a dargliela, era come se fosse là, sulla punta della lingua, ma non riusciva a trasformarsi in suono. Fissai la luna implorandole aiuto, ma si sa la luna è un essere geloso e superbo, dalla sua altezza si può permettere di guardare senza essere scalfita dalle sofferenza altrui, è furba la luna, lei non è come il sole, che basta poco per riscaldarti il cuore, lei ha due facce: una romantica, che ti culla nelle dolci notti; ed una oscura, con cui ti avvolge insieme a lei nelle tenebre. Le lacrime non tardarono ad arrivare, erano l’unico mezzo di sfogo che in quel momento il mio corpo mi permetteva di usare. Johnny rimase seduto a fissarmi, io ero di spalle, non volevo fargli vedere la mia fragilità, la mia incapacità a governare i miei sentimenti, non potevo scappare, mi ero sempre vantata di essere una donna forte, ma in quel momento ero tutto forche una donna forte.
Chiusi gli occhi e respirai profondamente, cercando di fermare le lacrime e calmare i battiti del mio cuore – “Johnny”- ero quasi sicura che non mi avesse sentito per quanto flebile fosse la mia voce, mi voltai e lui era di fronte a me, con uno sguardo carico di comprensione, si mantenne a debita distanza, senza sfiorarmi, lasciandomi il mio spazio – “non ho bisogno di sentirmi dire niente”- disse ma io lo bloccai con gesto della mano- “invece si, tu hai bisogno di sentirtelo dire e io ho bisogno di dirlo”- lo guardai intensamente cercando di tranquillizzarlo, lui annui. I suoi occhi mi diederò la forza che mi mancava per pronunciare quelle benedette parole – “Ti amo Johnny, ti amo così tanto che questo amore mi logora, mi sconvolge, mi mette a soqquadro ed io non sono in grado di controllarlo. Ed ho paura, ho paura di non essere all’altezza, di non essere ciò di cui hai bisogno, di ferirti e non potrei perdonarmi mai se ti facessi del male. Non ho provato mai niente di simile nella mia vita, per nessuno e questo mi spaventa più di ogni altra cosa. Ma credo che sia ancora più grande la paura di perderti, di non vederti, di starti lontana per 15 giorni e questo è strano, perché per una vita intera ho allontanato le persone da me, non mi sono mai tenuta stretto nessuno, ho amato la solitudine e adesso invece ho paura di rimanere sola e mi chiedo come ho fatto fino adesso senza di te, sei la cosa più bella e più devastante che mi sia capitata e non avrei la forza di lasciarti, di ignorare quello che provo. È successo così di fretta che neanche mi sono accorta di quello che mi stava crescendo dentro, è stato imprevisto, non calcolato, è sono scossa per questo. Le mie giornate sono scandite da una fitta agenda che non mi da neanche il tempo di guardarmi indietro o permettermi di sbagliare, deve essere tutto perfetto perché non ho tempo di rimediare agli errori. Non ho tempo neanche per essere una brava madre, ho dovuto chiamare una tata per accudire mia figlia e dargli l’affetto che io non sono in grado di dargli, e ringrazio il cielo di avermi mandato Emy, almeno lei è lo specchio in cui rifletto i miei errori e in qualche modo cerco di correggerli. E sai dovresti ringraziarla, magari mandargli dei fiori, perché è solo merito suo, se io sono qua  a dirti che è vero, hai ragione Johnny, adesso lo posso dire l’anima gemella, l’altra metà esiste, adesso ne sono consapevole perché la mia è qui davanti a me” – lo dissi tutto ad un fiato con le lacrime agli occhi, come se dovessi fare di fretta perché se no le parole sarebbero scomparse o la voce mi avrebbe abbandonato. Johnny per tutto il tempo rimase fermo, a debita distanza, come se avesse paura di interrompermi, ma alla fine mi venne incontro e mi abbracciò senza dire una sola parola. Restammo abbracciati non so per quanto tempo, senza dire una parola, con la luna che dall’alto ci guardava carica di invidia. I nostri respiri erano scanditi all’unisono, l’abbraccio era così stretto da sembrare un solo corpo, una sola anima. In quello abbraccio c’erano tutte le parole che ancora non c’eravamo detti, tutte le emozioni che avremmo voluto condividere insieme e tutta la forza dei nostri sentimenti. Per quella notte c’eravamo detti troppe parole, Johnny si limitò a prendermi in braccio e portarmi nel suo letto. Restammo li abbracciati a fissare la luna che illuminava dalla finestra la stanza, finché Morfeo non ci invitò nel suo regno. 

ANGOLO SCRITTORE
Lo so, lo so capitolo un pò corto, ma se non pubblicavo rischiavo di non andare pù avanti. Diciamo che da adesso in poi i nostri protagonisti affronteranno un periodo un pò nero, quindi con questo corto capitolo volevo chiudere una fase e dal prossimo iniziare un'altra.
ringrazio mille tutte le persone che leggono la mia storia e in particolar modo quelle tre donne, Glo, Vals e Cloe, che hanno ancora il coraggio di recensire, vi adoro!
un bacio
Fra

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Capitolo 22
*** Resistere ***


Non so in che modo e quale lingua usare per giustificare l'assenza di un continuo per questa storia.
A mia discolpa posso dire che è stato un periodo impegnativo e che la mia mente è stata invasa da nuove idee e fantasie, che mi hanno portato a scrivere una nuova storia.
Adesso sono più decisa che mai a ridare "vita" alla storia di Kate e Johnny. Sono sicura che la storia andrà avanti molto a rilento, ma prometto che avrà un finale, che ormai da molto tempo e ben stampato nella mia metnte, serve solo la voglia e il tempo per scriverlo.
Non so quanto questo nuovo capitolo possa essere soddisfacente, ma siete autorizzati ad esiliarmi dal sito se lo riterrete opportuno.
Buona lettura
Fra
Resistere

Si dice che la distanza fortifica il rapporto ed aumenta la passione, ma poi succede che la maggior parte delle storie a distanza finiscono. Allora dove sta la verità? Credo che la parola chiave quando si parla di storie a distanza sia: RESISTERE!  Il dizionario della lingua italiana ci informa che il termine resistere sta a significare: opposizione nei confronti di un’attrazione dannosa o di una sollecitazione impulsa, concretizzandosi nella decisa se pur sofferta rinuncia al piacere o nell’uso del buon senso o nell’esercizio della pazienza. Io mi soffermerei sull’ultimo pensiero: rinuncia al piacere, uso del buon senso ed esercizio della pazienza. Ecco appunto, la donna che vi parla o vi scrive, interpretatolo a vostro piacimento, in questo momento rappresenta l’esatto opposto significato che, Devoto e Oli, hanno dato nel loro dizionario alla parola resistere. Il mio significato di RESISTERE può essere riassunto in: opposizione nei confronti di ripetute richieste di reazione, affiancate da minacce di basso livello, che portano il soggetto oltraggiato ad espellere tutta l’aggressività trattenuta interiormente.

 

Fase 1: OPPOSIZIONE NEI CONFRONTI DI RIPETUTE RICHIESTE DI REAZIONE

“Quel giorno” lo stavo ripetendo fino alla nausea, da quando Johnny mi aveva lasciato nel suo letto ed era partito. Ero rimasta un altro po’, nel letto, a torturarmi su quei cazzo, di fottuti, maledetti quindici giorni. Grazie alla forza inviatami da chissà quale buon Santo che, guardava impietosito la scena da lassù, riuscì a vestirmi e a recarmi a casa mia.

Non appena arrivata, mi scaraventai, come si fa per un sacco di patate, sul divano e da la non mi mossi per almeno dieci ore, cioè fino a quando il cellulare non squillò e sul display comparve il nome JOHNNY

“Hey sei arrivato?”- urlai apprensiva, tutto ad un fiato, come se fosse la telefonata della vita- “si sono atterrato da 5 minuti. Appena ho riacceso il telefono ti ho chiamato”- si affrettò a spiegare, aveva intuito il mio stato d’ansia – “è andato bene il volo?”- ero sulla soglia di una crisi isterica di pianto, ma cercai di trattenermi, non volevo angustiarlo con le mie paure – “si, si”- rispose brevemente poi ispirò sonoramente –“ non c’è bisogno di nascondermi quello che provi, lo percepisco, quindi se ti va, ne possiamo parlare” – disse dolcemente, senza molte pretese. Quello fu il colpo di grazia che scatenò l’acquazzone nelle mie pupille. Un pianto forte m’investì come un uragano, non riuscivo a trattenermi. Johnny non disse una sola parola, mi lasciò sfogare, senza farmi sentire in imbarazzo o sottopressione. Quando finalmente riuscì a calmarmi fu io a parlare per prima –“ non sono ancora abituata a te, non sono ancora abituata a noi e non sono abituata ad averti lontano. Ti sembrerò una ragazzina alla prima cotta, che crede di aver perso l’amore della sua vita, ma non è così. Ho solo bisogno che questi giorni passino in fretta. Tutto qua!”- dissi tutto con un filo di voce, prendendo frequentemente boccate d’aria. Il pianto mi aveva strozzato le corde vocali e mi aveva tappato il naso, la mia voce risuonò rauca e nasale. Sentì Johnny sorridere leggermente – “Passeranno talmente veloci, che neanche te ne accorgerai”- cantilenò dolcemente, come quando si cerca di addormentare una bambina. Io mi vergognai come una ladra, sembravo davvero una ragazzina alla prima cotta. Che fine aveva fatto Caterina la sanguinaria?

“Toglimi una curiosità, che cos’hai fatto tutto il giorno?”- ecco appunto adesso si che mi sarei sotterrata per la vergogna! Mi asciugai le ultime lacrime e mi schiarì la voce – “ Niente. Sono stata tutto il giorno a lavoro e poi sono ritornata a casa!”- cercai di essere il più convincente possibile, richiamando a me quelle pessime doti da attrice da quattro soldi che possedevo – “Sicuro? Sai prima ho ricevuto un messaggio di Chr…”- non lo lasciai concludere e partì spedita con un monologo di balle – “ si sono ritornata un po’ presto, sai ero stanca, dopo questi due giorni, dove tu mi hai costretto a prestazioni fisiche di notevole sforzo. Ho dovuto mangiare uova sta mattina per riuscire a mettermi in piedi e sai, io odio fare la colazione all’americana, anzi odio mangiare tutte quelle schifezze che voi americani vi ostinate ad ingurgitare. Cazzo sono italiana io! Vengo dal paese della pasta, della pizza, dei tortellini, del tiramisù…” “FERMA!!! STOP! Stop ti prego!!! Non iniziare ad elencarmi tutti i piatti tipici dell’Italia, perché sarei costretto ad riattaccare, visto che la lista sarebbe troppo lunga per una chiamata intercontinentale e poi forse ti sei dimenticata che stai parlando con un attore” –  partì in quarta senza lasciarmi il tempo di replicare o potermi giustificare – “ Sai un attore alla capacità di accorgersi subito quando qualcuno con pessime doti teatrali, sta raccontando delle bugie?” – mi canzonò divertito – “io non ho pessime doti teatrali”- risposi come una bambina indispettita – “ripongo la domanda: cosa ha fatto oggi Dottoressa Armani?” – usò un finto tono professionale – “Sono stata tutto il giorno appollaiata sul divano ad aspettare la tua chiamata”- dissi balbettando molto imbarazzata. Johnny scoppiò a ridere – “Spero che al mio ritorno, il tuo divano non abbia preso la forma del tuo sedere”- esclamò divertito, aspettandosi un sonoro “Vaffanculo” che non tardò ad arrivare. Smise di ridere e con voce seducente mi sussurrò –“ Non passeranno veloci questi giorni, se rimarrai seduta su quel divano, quindi alza il tuo bel culetto da lì, vai da tua figlia e gioca un po’ con lei, domani svegliati presto e vai a lavoro. Continua a vivere la tua vita e ricorda quello che ti ho detto: in qualsiasi parte del mondo sarò ritornerò sempre da te” – sospirai sonoramente, mentre una lacrima fece capolinea sulla mia guancia, mi affrettai ad asciugarla. Questa volta si trattava di lacrime di commozione e non di dolore – “ed io sarò sempre qui ad aspettarti”- risposi con un filo di voce, ancora commossa – “adesso devo andare, tu promettimi che ti alzerai da quel divano”- non fu una richiesta, fu un ordine a cui non si poteva rispondere no – “lo farò. A dopo” “A dopo”

Quella sera eseguì alla lettera gli ordini impartitemi da Johnny: aiutai Emy a preparare la cena, ascoltai il resoconto dei giorni che ero stata lontano da casa da parte Sofia, aiutai la mia bambina a cenare e poi insieme guardammo la tv, la aiutai a mettersi il pigiama, la accompagnai a letto e le lessi una favola. Era strano come quell’uomo riusciva a persuadermi dalle mie strane idee. Avevo deciso di non far nulla durante la sua assenza e lui con una sola frase aveva smontato il mio progetto, ma qualcosa dentro di me aveva recepito solo gli ordini ed escluso il consiglio. Andai a dormire solo perché il mio corpo ne aveva bisogno. Fu una notte priva di sogni o incubi. Al risveglio, ero ritornata ad essere la donna del pomeriggio prima!

Che cos’erano quindici giorni?Il nulla. Eppure per me sembravano un’eternità. Quindici giorni senza Johnny. Sembrava il titolo di un film horror. Non ero ancora abituata alla sua presenza figuriamoci alla sua assenza. Che cosa avrei fatto in quei dannati quindici giorni?Il nulla. Sarei stata ferma, immobile, ad attendere il suo ritorno. Avrei vissuto in funzione di quel giorno. Avrei vissuto come un vegetale nella speranza di vedere l’alba di quel giorno. Niente, né il mondo, né l’universo, né le stelle, avrebbero potuto distogliermi dall’attesa del suo ritorno.

Questi erano i pensieri che accompagnarono il mio risveglio, c’era una sola nota di felicità in tutto quello: almeno un giorno era passato!

Ero accovacciata sul mio amatissimo divano a contemplare il muro davanti a me, stavo fantasticando su come sarebbe stato riabbracciare, usiamo questo termine per essere pudiche, Johnny al suo ritorno, quando qualcuno suonò al campanello di casa. La mia reazione fu come sempre impassibile, rimasi al mio posto, senza neanche fare una smorfia di disgusto, mentre qualcuno andò ad aprire - “Dov’è?”- urlò qualcuno dalla voce squillante ed irritante, continuando ad avanzare verso il salotto, alias Il Regno dei Culi Pesanti, come l’aveva ormai ribattezzato da qualche giorno Emy. – “Dov'è?”- continuava ad urlare quella voce, senza che nessuno gli desse una risposta. Quando la sentì entrare nel mio regno, biascicai uno scoglionato “sono qui”. Lei si avvicinò a grandi passi al divano ed iniziò con la solita paternale che sentivo ogni giorno da parte di Emy e Johnny – “ Dovresti smetterla di fare la bambina, ti dovresti alzare da lì e venire al lavoro. Non ci sono giustificazioni al tuo comportamento infantile. Sembri una vedova depressa che a perso tutto, anche il gatto che le faceva le fusa mentre lei piangeva il marito ormai morto. Che sono quindici giorni? E neanche fosse andato in Iraq? E a Londra, in un albergo di lusso, che dorme in un letto  molto più comodo del tuo, quindi alza quel culo e non mi fare urlare ancora di più di quanto io stia facendo!”- Christie sbraitava continuando ad urlare parole che il mio cervello non riusciva a captare, io la guardavo indifferente con un sorriso strafottente stampato sul volto, divertita dal suo comportamento. – “Kate mi hai sentita?”- m’intimò puntandomi un dito contro. Io annuì poco convinta e lei sbuffò, andandosene in cucina sicuramente a confabulare con Emy.

 

Fase 2: MINACCE DI BASSO LIVELLO

Avevano provato di tutto, avevano anche minacciato si far venire mia madre, se il giorno dopo non sarei andata a lavoro. E così feci per altri due giorni, rimasi sempre accomodata sul mio candido e comodo divano, finché dalle minacce non si passò ai fatti e la signora Maria Rita Rossi Armani non si materializzò davanti ai miei occhi. Era stato un colpo basso, di cui gli ideatori, compreso Johnny Christopher Depp, ne avrebbero pagato le conseguenze. “Mamma”- dissi con una finta allegria, senza alzarmi dal divano ed allungando le braccia verso di lei come sinonimo di “se vuoi abbracciarmi, vieni tu verso di me”. Mentre mia madre mi abbracciava, io lanciai uno sguardo da vera signora del crimine, alle due donne che se la ridevano a mie spese. Non appena la mamma concluse l’abbraccio, iniziò con uno dei suoi lunghi monologhi italiani dal finale inesistente. Ignorai volontariamente la voce di mia madre, annuendo ogni tanto per dimostrare che ero attenta, ma in realtà la mia mente stava già pianificando la vendetta contro gli insorti e una fuga dal tiranno venuto dall’Italia.

Se non conoscete Maria Rita Rossi Armani, non riuscirete mai a capire il concetto di classica mamma italiana. Lei possiede tutte le caratteristiche che servono per rientrare nella categoria: pettegola, apprensiva, affettuosa, appiccicosa, presuntuosa, invadente, cordiale, chiacchierona e laboriosa. Era arrivata da neanche dodici ore e già aveva licenziato la donna delle pulizie, aveva minacciato la baby sitter, spostato la disposizione della stanza da letto degli ospiti, dove lei dormiva, mi aveva aggiornato sugli ultimi scoop sulla figlia del macellaio, preparato una ciambella per Sofia, minacciato di morte (in italiano) il postino e mi aveva obbligato a mandare Eva a fare la spesa. Ma la cosa che mi sconvolse di più fu che per un’intera giornata non nominò una sola volta il nome di Johnny, e questo era davvero preoccupante, perché stavamo parlando di mia madre, si proprio quella che mi aveva chiamato per chiedermi se Johnny poteva assumere la figlia della fioraia come truccatrice. Ma il mio stupore durò ben poco perché non appena misi Sofia a letto, mi ritrovai mia madre ad attendermi alla soglia della porta del salotto, come un ispettore di polizia che è pronto a fare un interrogatorio, indicandomi di accomodarmi al divano. – “allora Maria”- io già la guardai di traverso – “quando mi presenti Johnny?”- mi chiese tutta felice, mentre io stavo ancora digerendo il Maria – “non vedo l’ora di conoscerlo. Dalle foto sembra davvero un bell’uomo, l’ha detto anche zia Livia e lo sai che lei normalmente è pignola ed ha da dire su tutto e tutti”- mia madre continuava a parlare a raffica senza darmi il tempo di rispondere – “ immagina quanta soddisfazione ho provato nel sentirle dire è carino e sai che quel suo è carino vale più di un è bellissimo di qualsiasi altra persona. Comunque cara, non ti ho parlato prima, perché non volevo mettere in imbarazzo le tue amiche, magari i loro ragazzi sono un po’ più discreti, Johnny è bello, famoso, simpatico.”- io continuavo ad annuire a quella cantilena, che in quel momento stava diventando una noiosa ninna nanna – “ allora dai chiamalo, chiamalo, fallo venire, su su”-  aveva sessant’anni, ma si comportava come un’adolescente in preda alla sindrome di Gossip Girl, io sospirai spazientita, feci un bel respiro e iniziai a chiarirle un paio di cosettine – “Mamma, per prima cosa: quante volte ti devo dire di non chiamarmi Maria?”- lei stava per rispondere ma io la frenai con un gesto della mano – “per seconda: lo sai che io odio che la mia vita privata sia di dominio pubblico, quindi evita di fare riunioni di quartiere per parlare della mia situazione sentimentale. E non ho finito”- precisai, poiché lei era pronta a tirar fuori una scusa plausibile per giustificare i giudizi di zia Livia; che poi questa zia Livia neanche la ricordassi, passava in secondo piano, rispetto al fatto che io ero l’argomento preferito di cui parlare mentre la parrucchiera ti faceva la messa in piega. – “terza cosa: toglimi una curiosità, per quale motivo sei venuta a Los Angeles?”- chiesi sospettosa, il viso di mia madre si trasformò nel ritratto della gioia, solo perché le avevo concesso il diritto di replica – “ come per quale motivo?  Tu ti fidanzi ufficialmente e chiedi per quale motivo tua madre sia qua?”- io le ammazzo fu l’unico pensiero che si materializzò nella mia mente, mentre mia madre continuava a parlare – “tuo padre non è potuto venire, perché aveva una visita specialistica, che non poteva rimandare, ma ha detto che verrà a trovarvi presto”- continuavo a studiare un piano fattibile per uccidere, nel modo più doloroso, quelle due serpi, decretando che, al suo ritorno, Johnny, non avrebbe visto, per almeno un mese, neanche un millimetro di pizzo delle mie mutande. – “ mamma fermati, non c’è bisogno del tuo tailleur rosa confetto, lo puoi rimettere in valigia, non ci sarà nessun fidanzamento”- dissi acida, infastidita dal fatto che adesso avrei dovuto trovare una scusa credibile per giustificare l’assenza di una festa.  – “cosa? Perché? Tu e Johnny vi siete lasciati?”- mi chiese preoccupata – “No!”- risposi quasi schifata da quella domanda – “quindi cosa c’è che non va?”- domandò seguendomi lungo le scale che portavano alla zona notte – “Mamma, chiedilo domani ad Emy, lei ti saprà rispondere. Adesso io devo andare a dormire, domani avrò una giornata pesante di lavoro. Buonanotte” – le chiusi la porta della mia camera in faccia, lasciandola perplessa nel corridoio. Si avete capito bene, il giorno dopo sarei andata a lavoro.

 

Fase 3: ESPULSIONE DELL’AGGRESSIVITÀ TRATTENUTA INTERIORMENTE

Alla fine ero sempre io, Kate Armani, forse un po’ meno acida, ma sempre io. Quindi –“ cosa fate  qua fuori? Non credo sia il momento della pausa caffè! Fra cinque minuti voglio il reso conto scritto di questi giorni in cui sono stata assente sulla mia scrivania. Chiaro? E adesso a lavoro! Muoversi, muoversi, muoversi!”- si ero ritornata in gran forma e per giunta incavolata con il mondo intero, per via dell’assenza di Johnny e della presenza di mia madre in casa. Mi sigillai nel mio ufficio e non uscì finché la mia vescica non reclamò attenzione. Il telefono dell’ufficio squillò – “ Dottoressa c’è una telefonata per lei da parte della Time Warner, gliela passo subito” – era Eva, non mi diede neanche il tempo di replicare, che sentì il suono dell’attesa alla cornetta, forse aveva paura che questa volta, oltre alla spesa, le avrei chiesto di comprare la crema per le verruche di mia madre – “ buongiorno è la Dottoressa Caterina Armani?” – disse una voce maschile dall’altro capo del telefono – “Si, parlo con?”- chiesi un po’ titubante – “ Steve Miller, della Time Warner.”- rispose professionalmente – “a cosa devo la sua telefonata?”- chiesi indispettita – “ come sicuramente saprà, lei questa settimana è stata la regina indiscussa delle prime pagine di tutti i giornali e non solo, il suo nome è stato il più cliccato sul web ed è diventato Tendenza su Twitter”- parlò come se io fossi al corrente di tutto, senza lasciarmi il tempo di fare domande – “quindi noi le volevamo proporre un’intervista”- nella mia mente lo immaginavo, senza neanche conoscerlo, nel suo doppiopetto Dolce & Gabbana, con la sua faccia da prendere a schiaffi e con il suo sorriso scintillante attendere una risposta, ma io non sapevo neanche di cosa stesse parlando e cos’era la Time Warner, come potevo dargli una risposta? – “Stop, stop, stop!”- lo intimai a fermarsi, per riuscire a comprendere la situazione – “ le opzioni sono due: o avete scambiato qualcuna per me oppure ho fatto qualcosa sotto il controllo di stupefacenti? Io non so di cosa lei stia parlando!”- dov’ero andata per un’intera settimana, per non accorgermi che il mondo parlava di me? E poi per quale motivo ero diventata la star della settimana? – “ Signora, questa settimana non ha aperto neanche un giornale?”- chiese stupito l’uomo- “No!”- risposi secca – “ cioè lei mi sta dicendo che non conosce il motivo per cui noi l’abbiamo contattata?” – continuò ancora, stimolando i miei nervi – “No!”

 “cioè ricapitoliamo: lei non sa il motivo per cui la sua faccia è stampata su tutti i settimanali, i giornali di gossip, i quotidiani; perché si parla di lei su tutte le radio e le trasmissioni televisive?” – continuò ad elencarmi tutti i mezzi di comunicazione, come se stesse parlando ad una persona che per dieci anni era stata segregata in un bunker sottoterra – “NO!”- urlai scocciata dalla stupidità del mio interlocutore – “ sono solo due lettere N ed O cosa non ha capito? Vuole che le mandi un fax, un’e-mail con scritto NO?  Io non capisco perché si ostinano ad assumere certa gente, se non sono  in grado di formulare una frase di senso compiuto!”- ecco che finalmente quella parte che Johnny, per qualche ragione a me oscura, era riuscito a seppellire, e di cui io ne andavo tanto fiera, era riemersa dalle più profonde viscere del mio essere, in tutto il suo splendore. Quel poveretto doveva ringraziare solo l’inventore del telefono, perché se si fosse trovato seduto di fronte a me, in quel momento, sarebbe diventato facile bersaglio del mio gancio destro. Il Signor Miller, alquanto turbato, non proferì parola, fin quando non fu io stessa a spronarlo a parlare – “Adesso Miller, mi può spiegare per quale motivo lei mi vuole intervistare?”






ANGOLO AUTORE
Se state leggendo, significa che siete arrivate alla fine e non siete morte alla seconda parola.
Per  scrivere questo capitolo è servito prendere spunto dalle mie esperienze personali e credetemi se vi dico che il mio divano aveva preso la forma del mio sedere, che per giunta non è un sedere piccolo.
Cosa ne pensate della Signora Maria Rita? L'avevamo già conosciuta via telefono, ma adesso si è materializzata in tutto il suo splendore ad L.A.
Come sempre vi ricordo che recensire non nuoce gravemente alla salute e per chi ancora non l'abbia fatto, vi invito a leggere la nuova storia che io e la mia socia Vale, detta anche come _TheDarkLadyV_, abbiamo scritto. Il titolo è FORTIS EST UT MORS DILECTIO e se lasciate anche un commentino non sarebbe male.
un bacio
Fra

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Capitolo 23
*** Kate la stronza! ***


Kate la stronza!
 


Pov Johnny

Finalmente, dopo aver passato gli ultimi due giorni a Parigi con i miei figli, stavo facendo ritorno a casa. In questi giorni Kate si era fatta sentire poco, stranamente: o era impegnata con il lavoro o stava facendo qualcosa insieme a Sofia; ogni scusa era buona per riattaccare. Non avevo dato molto peso alle sue sfuggenti telefonate, preso com’ero dall’euforia che presto l’avrei rivista ed avremmo recuperato tutto il tempo che, in quei quindici giorni, avevamo perso.
Appena atterrai, la prima cosa che feci, fu chiamarla, ma non ricevetti risposta, da una parte ero contento, gli avrei fatto una sorpresa, ma dall’altra, la cosa mi risultava strana. Arrivato in prossimità delle nostre case, chiesi all’autista di lasciarmi davanti al grande cancello della villa di Kate, mentre lui avrebbe portato i miei bagagli a casa. Scesi di fretta e furia dall’auto e suonai al citofono – “ chi è?” - rispose una voce femminile a me estranea- “Johnny”- dissi semplicemente. Non ricevetti risposta, l’invito ad entrare fu dato dall’apertura del cancello che si aprì insieme al portone. Ad attendermi alla soglia della porta c’era un’indispettita Emy – “ciao”- le dissi affettuosamente, era la prima volta che ci incontravamo e quindi cercai di essere il più cordiale possibile, anche se ero impaziente di vedere la mia bella – “ciao”- rispose fredda. La cosa mi diede un po’ fastidio, era la migliore amica di Kate, mi sarei aspettato un altro tipo di primo approccio. Continuai a sorridere, facendo finta di nulla – “piacere Johnny”- ed allungai verso di lei la mano – “piacere Emy”- rispose stringendo titubante la mia mano. Si spostò per farmi entrare, senza aggiungere altro – “Kate non c’è?”- chiesi mentre lei mi seguiva nel corridoio – “No”- rispose secca – “sai quando ritorna?”- continuai gentile – “No”- ribatté. La cosa non mi piaceva, stavo per arrabbiarmi, non capivo il perché Emy si stava comportando in quel modo, era la prima volta che parlavamo, quindi non c’era bisogno di trattarmi in maniera superficiale senza conoscermi. Cercai di controllarmi e con molta calma mi voltai verso di lei – “C’è qualcosa che non va?”- pronunciai tutto lentamente, senza far trasparire nessun tipo di emozione – “No”- disse di nuovo, con uno sguardo minaccioso – “allora qual è il tuo problema?”- le risposi un po’ alterato – “dovresti saperlo”- controbatté con un sorriso sarcastico stampato sulle labbra. Io la guardai perplesso, non riuscendo a capire di cosa stesse parlando. –“e non fare finta di non saperlo”- continuò voltandomi le spalle e dirigendosi verso il salotto. Io la seguì, volevo andare fino infondo alla questione: la vedevo per la prima volta, dopo aver sentito parlare Kate solo bene nei suoi confronti; era stata lei a spingerla nelle mie braccia e adesso si comportava da emerita stronza? C’era qualcosa che non quadrava e in tutto questo dov’era Kate? – “Cosa dovrei sapere Emy?”- sottolineai il suo nome, per farle capire che per me non era un’estranea. – “ Kate è a New York e si è portata dietro sua madre e Sofia” – non diede peso alla mia domanda, rispose senza neanche guardarmi, come se non meritassi neanche di sapere quell’informazione. – “Quindi ritorna domani?”- chiesi speranzoso, sapendo che lunedì Kate sarebbe dovuta ritornare a lavoro –“ non ci spererei”- rispose ritornandomi a guardare –“Emy smettila di parlare per monosillabie spiegati!”- esclamai duro – “dove sei stato in questi giorni Johnny? Non mi dire che non hai avuto neanche il tempo di accendere un attimo la tv?”- chiese ironica – “No perché?”- mi ero un po’ calmato, spiazzato dalle parole di Emy, ma la paura e la preoccupazione si stavano impadronendo di me. Sbuffò sonoramente e si alzò dal divano, piazzandosi davanti a me – “è talmente tanto romantica Parigi, che riesce a far ricongiungere cuori che ormai sembravano distanti anni luce e poi Jack Sparrow ha sempre il suo perché!”- disse minacciosa, senza abbassare mai lo sguardo –“ stai attento Mister Depp, non tutti sono disposti a prendere pugnalate gratuitamente!”- detto questo mi accompagnò alla porta, invitandomi ad uscire con un gesto della mano. Restai a fissare confuso la porta un per paio di minuti. Era successo tutto troppo velocemente che non mi ero neanche soffermato a pensare alle parole di Emy
Kate è a New York e si è portata dietro sua madre e Sofia…
 
È talmente tanto romantica Parigi, che riesce a far ricongiungere cuori che ormai sembravano distanti anni luce e poi Jack Sparrow ha sempre il suo perché!
 
stai attento Mister Depp, non tutti sono disposti a prendere pugnalate gratuitamente!
 
Quelle frasi mi rimbombavano ripetutamente nella testa, mentre percorrevo la strada per andare a casa. Cosa voleva dirmi? Che cosa dovevo fare?
Per l’intero pomeriggio provai a chiamare Kate ma non ricevetti nessuna risposta, a quel punto decisi che l’unica cosa che potevo fare, con le poche informazioni che avevo, era cercare di capire a cosa si riferiva Emy. Chiamai la mia assistente e le feci cercare le ultime notizie che i giornali avevano pubblicato su di me.
Rimasi esterrefatto da quello che lessi: “Johnny Depp e Vanessa Paradis insieme a Parigi.”, “Depp e Paradis ritrovano l’amore”, “Capitan Depp a caccia di sirene”, “Depp flirta durante le riprese del nuovo film”, “Johnny, Katerina e le altre”.
 
Non ci credevo, non poteva essere vero, era impossibile, quello che stavo vivendo era solo uno scherzo di pessimo gusto. C’erano mie foto mentre passeggiavo a Parigi insieme ai miei figli e Vanessa che venivano confrontate con foto di Kate mentre passeggiava da sola a Los Angeles o che usciva da casa insieme a Sofia, e poi un’intervista di una ragazza, che aveva partecipato come comparsa alle riprese di Pirati dei Caraibi, che dichiarava che io ci avevo provato spudoratamente con lei.
Bastardi, avevano reso tutto così reale e innegabile, che anche Kate, sicuramente, ci aveva creduto.
Chiamai subito la mia assistente e le feci prenotare il primo volo per New York, poi contattai anche Eva per farmi dire l’indirizzo di casa di Kate, lei cortesemente me lo diede, aggiungendo che Kate era partita subito dopo la chiamata di un giornalista della Time Warner, proprietaria del famoso sito di gossip TMZ.
Ormai avevo chiara la situazione, Kate era scappata a causa mia, o meglio dire, a causa d’inventori gratuiti di frottole e stronzate.
Arrivato a New York, chiamai il primo taxi disponibile e gli diedi l’indirizzo di casa di Kate. Dopo circa mezz’ora arrivammo davanti ad un grandissimo palazzo, situato nel centro dell’Upper East Side, pagai e mi precipitai in strada. Non sapevo cosa fare, conoscendola se avrei citofonato, mi avrebbe mandato direttamente a quel paese, quindi per una volta decisi di sfruttare la mia fama e le mie doti d’attore e riuscì a convincere il portiere ad accompagnarmi all’appartamento di Kate. Arrivati davanti alla porta, dell’unica abitazione dell’ultimo piano, il portiere se ne andò.
Suonai al campanello, pregando ogni santo affinché infondesse un po’ di calma all’uragano Kate. Attesi, ansioso, con le mani che mi sudavano per l’agitazione – “chi è?”- rispose dall’altro lato della porta, una candida voce. Dedussi che si doveva trattare di Sofia e con il tono più calmo possibile risposi – “Johnny”- la porta lentamente si aprì e subito Sofia mi saltò addosso – “Johnny, Johnny”- urlò contenta la bambina, mentre io la tenevo stretta fra le mie braccia – “ciao piccola”- le dissi dandole un delicato bacio sulla guancia – “Sofia chi è?”- chiese una voce familiare. Kate rimase immobile, senza dire o fare nulla, mi fissava severa, senza far trasparire nessun tipo di emozione. Chissà quanto aveva sofferto in quei giorni? Chissà quanto dolore le avevo causato? Chissà se ancora si fidava di me?
Continuavo a pormi mille domande quando le risposte erano ad attendermi davanti a me ed io avevo solo paura di sentirle.

“Kate”- bisbigliai sciogliendomi dall’abbraccio di Sofia e avvicinandomi a Kate. Lei non rispose, si limitò a fissarmi. Mi avvicinai ma lei immediatamente si spostò – “Sofia va ad aiutare la nonna in cucina”- disse dolcemente alla bambina che, in un batter d’occhio, scomparve. –“Che ci fai qui?”- esclamò visibilmente irritata – “Kate”- la implorai – “ Ti ho chiesto cosa ci fai qui?”- ribatté ferma scandendo ogni parola – “ Sono venuto a cercarti” – le risposi addolorato – “per quale motivo?”- era ritornata a essere la Kate dei primi tempi: fredda, cinica e impassibile. – “per vederti, per stare con te”- risposi come se fosse scontato il motivo della mia visita – “quando eri a Parigi, non sembrava avessi tutta questa voglia di rivedermi?”- esclamò sprezzante – “Kate lo sai che non è vero, sai che sono tutte stronzate quelle scritte su quegli squallidi giornali e sai anche che questi sono stati i quindici giorni più lunghi della mia vita”- dissi fermo, convinto delle mie idee – “ io so solo che un giorno ero la donna più invidiata del mondo e il giorno dopo la donna più cornuta dell’intero universo! Questo so Johnny Depp!”- urlò tutta la sua rabbia contro di me, agitando nervosamente le mani, puntando il suo sguardo glaciale sui miei occhi. Non volevo farla innervosire, non volevo che Sofia sentisse sua madre urlare a causa mia – “forse è meglio se andiamo a parlare da un’altra parte?” – le feci notare – “No”- disse categorica – “C’è tua madre”- le afferrai il braccio per invitarla ad uscire, si pietrificò e scosse la testa per negare – “e Sofia”- si scrollò la mia mano di dosso e afferrò la prima giacca attaccata all’attaccapanni – “Andiamo”- mormorò spazientita e si chiuse la porta alle spalle.
 
Camminavamo uno accanto all’altro, senza proferir parola, ogni tanto guardavo Kate di sottecchi, senza farmi notare. Lei sembrava stesse marciando verso il patibolo, dritta nella sua postura, senza dare segni di cedimento, mi seguiva in silenzio. Arrivati all’hotel, che avevo fatto prenotare dalla mia segretaria, Kate tergiversò sull’entrare o no, mentre io la osservavo un po’ divertito, dalle espressioni che continuavano a mutare sul suo viso. Non appena i nostri occhi finalmente s’incontrarono, Kate diede i primi segni di cedimento, sbuffò stizzita ed entrò.
Nell’ascensore nessuno dei due fiatò, aspettavamo l’arrivo in camera come quando, dopo un gelido inverno, sia aspetta l’arrivo della primavera.
“Vuoi sederti”- le chiesi non appena arrivammo nella grande suite. Lei si limitò a declinare l’invito scuotendo lievemente la testa e si appoggiò alla grande scrivania che stava al centro della stanza, con le braccia conserte. Non sapevo da dove iniziare, quali parole usare per quella disgraziata situazione in cui eravamo finiti senza volerlo. Restammo ancora in silenzio. Kate era evidentemente spazientita dal mio silenzio e sbuffò ripetute volte, tamburellando nervosamente le dita sul legno della scrivania.
“Tu credi davvero ai giornali?”- finalmente mi decisi a parlare, sovrastato dall’ansia e dalla voglia di sapere la verità –“ sei ti fa piacere, io non ho letto nessun giornale”- rispose beffarda – “ci ha pensato un giornalista al telefono a farmi sapere che ho vinto il premio come cornuta dell’anno”- continuò acida, guardandomi severa. In quel momento mi ritornarono subito in mente le parole di Eva e la situazione mi apparve leggermente più chiara. –“Non so e non voglio sapere cosa ti abbia potuto dire quel giornalista da quattro soldi, ma se t’interessa sapere come sono andate realmente le cose, devi smetterla di far finta che la cosa non abbia nessuna importanza per te”- iniziava a infastidirmi il suo comportamento, sapevo chi era realmente Kate e non volevo che ritornasse a indossare quella maschera da cinica, stronza e menefreghista che fingeva di essere. Lei non rispose ed io lo interpretai come un invito a continuare. – “Sono andato a Parigi per trovare i miei figli, siamo andati a fare una passeggiata e i bambini hanno chiesto a Vanessa di venire con noi, siccome siamo in buoni rapporti, non ci ho trovato niente di sbagliato. L’unica cosa in cui ho peccato è stato non dirtelo prima, ma anche se l’avessi fatto, a quanto pare il giornalista mi avrebbe lo stesso anticipato. Della ragazza del film non ne so nulla, non so neanche chi sia, forse aveva bisogno di pubblicità e ne ha approfittato della situazione.”- spiegai nervosamente, senza indugiare su una parola. Era la verità ad anche Kate doveva rendersene conto. 



ANGOLO DELL' AUTORE

eccomi qua!!!
come promesso la storia continua, sono stata di parola!
Oh Povero Johnny cosa deve fare con questa donna???
A me piace troppo scrivere di Kate un pò stronza, quindi non so cosa ci riserverà il futuro..
Intanto, so che devo per prima cosa, ringraziare le persone che continuano a recensire, a leggere, a mettere nelle seguite, preferite e da ricordare questa storia, sono soddisfazioni e mi danno la carica e la giusta voglia per andare avanti.
Come seconda cosa, vorrei dire a tutte le persone che leggono la storia, che sono un bel pò, per una volta fatemi contenta, scrivete anche un piccolo commento: "fa schifo!", "ritirati". "c'è di meglio", ecc... ad uno scrittore, scusate se abuso del termine, serve sapere cosa ne pensano i suoi lettori, se no non riuscirà mai a migliorarsi.
Con la speranza che accoglierete il mio appello, vi saluto e vi ricordo che lo stesso vale per  FORTIS EST UT MORS DILECTIO, scrivere due parole non occupa molto del vostro tempo.
un bacio
Fra

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Capitolo 24
*** La resa dei conti ***


Prima che iniziate a leggere ho bisogno di informarvi di un cambiamento, di cui sicuramente vi accorgerete in questo capitolo. A differenza degli altri questo capitolo è narrato in terza persona, poiche volevo mettere i evidenza i pensieri e sentimenti di entrambe i personaggi, contemporaneamente.
Buona lettura.
Fra

 

La resa dei conti


 

“Avere 24 anni e sentirli, sentirli tutti e 24, ed esclusione di nessuno. Non si è né troppo grandi né troppo piccoli a 24 anni, ma capita alcune volte che la vita richiede troppa maturità per i tuoi 24 anni. Tu vorresti essere ancora una bambina per vedere tutto dipinto di rosa e arancio, per guardare il mondo dal basso e pensare che si tratti di qualcosa di magico, dove il male non esiste e il dolore non sia così lancinante. Vorresti ancora parlare con le fate e confidargli i tuoi più profondi desideri. Vorresti ancora preoccuparti solo delle sgrida della mamma perché con le tue piccole manine hai scavato nella terra. Vorresti ancora sentire la nonna che ripete con voce autorità “è ora di tornare a casa”. Ma soprattutto ha 24 anni speri ancora, che il principe, tanto sognato grazie alle favole, arrivi a salvarti. E così il principe giunge dal nulla, con il suo completo azzurro, sopra il suo cavallo bianco, e tu puoi dare solo tutta te stessa, ad esclusione di niente, perché lui è la tua salvezza e nulla potrà portartelo via. Poi, però, in un giorno, nell’anno dei tuoi 24 anni, capisci che il momento di diventare adulto sia arrivato e che le streghe cattive, se pur non in forma umana, esistono. Sopraggiunge come uno schiaffo, come una bomba che perfora i timpani, e tu ti svegli di soprassalto, stordita, ma cosciente che l’era delle fate sia finita perché il principe è arrivato, ma non ti ha salvato, anzi, si è trasformato nel lupo cattivo di cappuccetto rosso, lasciando una donna, che fino a due minuti prima, era ancora una bambina, vestita di bianco con un bouquet già appassito, sul sacrato di una chiesa, senza neanche una mela avvelenata da mordere.”

 

Quei giorni, per Kate, avevano rappresentato il ritorno al passato, che lei con tanto dolore, in quegli anni aveva cercato di dimenticare. Adesso aveva 35 anni, era un’adulta, una madre e un’amica, ma soprattutto aveva cercato di essere una donna. Le mancava tanto sentirsi donna, sentirsi amata da qualcuno, ma Johnny aveva appagato questo desiderio, con amore, devozione e affetto. Lei si era lasciata andare, dando, anche questa volta, ogni parte di se stessa, perfino la sua vulnerabilità. E adesso si ritrovava a chiedersi se, di frantumare il suo cuore, almeno questa volta ne fosse valsa la pena.

Johnny aspettava una risposta, un segno, per convincersi che il cuore di Kate battesse ancora. Aveva paura come mai nella sua vita. Temeva di perderla, ma di più aveva il timore che Kate ne sarebbe uscita distrutta, frantumata da una promessa che in quel momento non sembrava più eterna. L’aveva promesso, non l’avrebbe fatta soffrire, invece l’aveva esposta al mondo, senza un’adeguata copertura, senza proteggerla dagli attacchi come un semplice civile in piena guerra.
“Possiamo rimanere qua anche tutta la notte se tu non apri bocca”- Johnny cercò di spronarla, usò un tono canzonatorio, per cercare di risultare il meno irritante possibile. Avrebbe preferito sentirsi insultare pesantemente piuttosto che dover sopportare quel tagliente silenzio. Kate non sapeva cosa rispondere, aveva dato sempre poca importanza ai giornali di gossip, sapeva che la maggior parte di quello che scrivevano erano falsità, odiava il mondo dello spettacolo per questo, ma adesso quella in prima pagina era lei. Amava Johnny, lo amava ancora, nonostante tutto, ma dopo quell’ennesima pugnalata al suo povero cuore, non era più convinta di essere disposta a sopportare il mondo che lo circondava.

Dopo tutto quel silenzio, Kate si decise a parlare, dopotutto Johnny meritava una risposta – “no, non credo nei giornali, se è quello che t’interessa, ma ancora di più non credo in niente di questo mondo fatto solo di finzione e strass. Non appartengo a questo mondo, sono arrivata senza volerlo e non accetto che dei giornalisti di merda governino la mia vita. Lo sapevo che prima o poi avrei dovuto farei i conti con tutto questo, ma forse non ero ancora pronta. Lo devo anche a mia figlia, non posso lasciarla in balia di questi avvolti, è una bambina ed io ho il dovere di proteggerla. Mi dispiace Johnny ma non posso e non sono in grado di sopportare tutto questo.”- disse tutto ad un fiato, cercando di non tentennare su nessuna parola e, di palesare, nella maniera più efficace, i suoi pensieri. Johnny non fiatò, d’altronde Kate aveva ragione, e lui non poteva obbligarla a fare qualcosa che le avrebbe causato solo del male, ma allo stesso tempo non era disposto a lasciarla andare, avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterla avere per sempre con sé. I due si guardarono dritti negli occhi, in silenzio, per attimi che avrebbero preferito non finissero mai. Entrambi sapevano la risposta a una domanda che era così elementare ma complicata. Quindi? Ma nessuno dei due aveva voglia, tanto meno il coraggio di rispondere. In cuor suo Kate desiderò che da un momento all’altro Johnny aprisse bocca per sussurrarle la più straziante dichiarazione d’amore, che un uomo, che di professione non faceva il poeta, avrebbe potuto scrivere. Ma così non fu. Johnny non disse una parola, aveva paura che qualsiasi cosa avesse detto, avrebbe solo peggiorato le cose. Sapeva che Kate aveva bisogno di smaltire la rabbia prima di poter cercare di recuperare qualcosa che a lui in quel momento sembrava così lontano. Aveva sentito il cuore fermasi quando Kate aveva pronunciato quella frase e la convinzione di averla ormai persa si era impossessata dei suoi pensieri.

Kate capì che il momento di andare fosse arrivato, Johnny non aveva aperto bocca e questo stava solo a significare che ormai le parole che si erano detti, erano state sufficienti. Lo guardò per l’ultima volta, con la testa china, a fissarsi le scarpe, disperso chissà in quali tristi pensieri. Non avrebbe mai pensato di vederlo scomparire dalla sua vita così facilmente, era così sicura che lui sarebbe rimasto per sempre, e invece. Chiamolo caso, chiamalo coincidenza o destino, ma quello che conta alla fine era trovarsi davanti ad una situazione che non sarai mai tu a poter gestire.
In silenzio lasciò la stanza, con un leggero sorriso sulle labbra, nato da tutti i momenti belli che in quelli istante le avevano inondato la mente. Avrebbe voluto regalargli un ultimo sorriso, un ultimo abbraccio o come nei film un bacio d’addio, ma Johnny si era rifugiato in se stesso e per una volta era stato lui ad alzare le barricate.
In realtà Johnny stava metabolizzando le parole di Kate, per riuscire a trovare una soluzione a quella trappola infernale in cui erano finiti. Si era reso conto, solo quando aveva sentito lo sbattere della porta, che Kate non c’era più. Alzò di scatto il viso per assicurarsi che quello che aveva pensato non si fosse realmente avverato, invece era così, lei non c’era più. A quel punto decise che l’unica cosa da fare era catapultarsi per il corridoio e salvare l’insalvabile.

Ed eccola lì, imbambolata a fissare il pulsate dell’ascensore, senza un’espressione precisa in volto. –“ non andare”- disse con un filo di voce, distogliendo Kate dal suo incanto – “non andare…”- si avvicinò lentamente – “ o se vuoi farlo, portami con te”- le afferrò il braccio stringendola a se. Kate non sapeva cosa dire, ormai si era rassegnata al peggio, era quasi certa che il suo principe non l’avrebbe più salvata e invece era lì davanti a lei a implorarla di essere lei la sua ancora di salvezza. Lei si limitò a stringerlo forte a se, non era mai stata abituata a essere il salvatore, lei semmai era il paziente, il malato che aveva bisogno di essere curato e ora toccava a lei accudire qualcuno di cui aveva un bisogno vitale. Non volevano arrendersi, non avevano avuto il coraggio di dirselo, ma non avrebbero mai voluto mettere la parola fine a qualcosa che era destinato a durare per l’eternità.
Rimasero abbracciati, l’uno nelle braccia dell’altro, come quella sera, che sotto la pallida luna, si erano dichiarati amore. Non volevano staccarsi, volevano cibarsi uno dell’altro, avevano bisogno di quella linfa vitale per riuscire ad affrontare quella guerra insieme.
Johnny, lo sapeva, era lui l’uomo, e a lui toccava proteggerla, non solo lei, ma tutto quello che lei si portava dietro. La allontanò leggermente per poter ammirare i suoi magnetici occhi neri. Kate gli regalò un sorriso carico d’amore e di comprensione. Johnny le accarezzò le gote pallide e le sussurrò dolcemente – “Allora, dove andiamo?”- Kate sorrise di cuore e il suo volto si trasformò in un’espressione maliziosa – “ Dove vuole andare Mr. Depp? Abbiamo una suite tutta per noi!”- Johnny rise di gusto a quell’affermazione, la prese per me mano e la riportò in camera.- “dammi un minuto per informare mia madre che non torno a dormire a casa e poi sono tutta tua”- gli disse Kate togliendosi provocante il cappotto e prendendo dalla tasca il cellulare. Johnny si tuffò nel grande letto, osservando divertito la sua principessa mentre gesticolando, spazientita dava spiegazioni, in italiano, a sua madre.

“Kate, che Gesù Bambino sia benedetto, ma che fine hai fatto?”- urlò alla cornetta una preoccupata signora Armani. Kate non aveva ancora pensato a una scusa plausibile, si sentiva ai tempi del liceo, quindi come allora cercò di improvvisare – “Mamma non c’è bisogno di urlare, spaventerai Sofia!”- come si dice, la miglior difesa è l’attacco e Kate cercò di fare propria ogni singola parola del detto – “Tranquilla sta guardando quel coso, dove c’è quello che cammina come una femmina. Non capisco niente, parlano in inglese ed io mi sento esclusa” – disse seccata la madre. Kate sorrise, la sua bambina, già alla sua tenera età, aveva appreso alla lettera regole della “stronza perfetta”. – “ tra poco mandala a dormire, il pigiama sta sul mio letto. Se la senti urlare e poi saltare sul divano come un’indemoniata, stai tranquilla non c’è bisogno di chiamare l’esorcista”- disse tranquilla ma con un sorriso diabolico stampato in faccia, ripensando alle reazioni, che solitamente, Sofia aveva mentre Jack Sparrow duellava con Barbossa – “ma tu dove sei?”- rispose passando al sodo la Signora Armani. – “mamma ti ricordi quando mi hai chiesto se Johnny poteva assumere la figlia della fioraia?”- urlò come se stesse parlando con una persona sorda e neanche lei riuscì a spiegarsi il perché- “Si”- urlò a sua volta la mamma-“Ecco sono andata a risolvere il problema della pratica burocratica dell’hair style e del fashion style, per passare allo step successivo, per non trovare uno stop all’entrata”- Johnny la guardò curioso, cercando di comprendere quello che stesse dicendo, lei le fece segno che tutto stava procedendo per il meglio, ma in realtà neanche lei era riuscita a capire quello che usciva dalla sua bocca – “Ok, mi raccomando non mi far fare brutta figura con la fioraia, se non quest’anno niente gerbere.”- a quanto pare solo la signora Armani era stata in grado di decifrare quel miscuglio di parole – “va bene ci vediamo domani. Dai il bacio della buona notte anche per me a Sofia e dille che la mamma è con il capitano Jack, lei capirà”- continuò a urlare Kate – “con chi?”- rispose una confusa Maria Rita – “JACK!”- tuonò spazientita Kate – “ok ok e non c’è bisogno di urlare e che caz…”-rispose brusca la donna-”MAMMAAA glielo dico a Padre Paolo e ti faccio declassare al secondo banco”-disse quasi scandalizzata Kate –“no, no per l’amor del cielo”- rispose implorante la madre conoscendo la stronzaggine della figlia – “meglio che vada a farmi un rosario”- si affrettò a giustificare- “Vai vai e ricordati che sono cinque le stazioni”- rispose malefica Kate e finalmente terminò la chiamata.

“Adesso a noi due Mr. Depp!”- tuonò maliziosa.  

 

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