Una serie di assurde scommesse..

di Swichi_Matiux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scommettiamo che..? [Come tutto ebbe inizio] ***
Capitolo 2: *** Una frittata di Malfoy... ***
Capitolo 3: *** A come Amore.. o Avada Kedavra? ***
Capitolo 4: *** Scherzi e Strillettere di cattivo gusto... ***
Capitolo 5: *** I dolori del giovane Malfoy ***
Capitolo 6: *** Super Party targato Potter ***
Capitolo 7: *** C'era una volta... ***
Capitolo 8: *** Dall'amicizia all'amore c'è la distanza di un bacio (?) ***
Capitolo 9: *** Elucubrazioni varie ed eventuali dopo... il fatto ***
Capitolo 10: *** Non fare il cretino, prendi il Boccino! ***
Capitolo 11: *** 2023: Fuga dallo Stadio ***
Capitolo 12: *** POOR BLONDE ***
Capitolo 13: *** Lago... dei Cigni, di Loch Ness? No Nero! ***
Capitolo 14: *** La perspicacia di Albus Severus Holmes ***
Capitolo 15: *** La Quarta Maledizione senza Perdono ***
Capitolo 16: *** Grandi Preparativi per un futuro disastro sociale ***
Capitolo 17: *** Strip Poker Face ***
Capitolo 18: *** SCORPIUS HYPERION MALFOY MESSO A NUDO! ***
Capitolo 19: *** V per VerdeArgento ***
Capitolo 20: *** ... COSA?! ***
Capitolo 21: *** Serpeverde si nasce o si diventa? ***
Capitolo 22: *** Nel buio della notte ***
Capitolo 23: *** Un unicorno è per sempre ***
Capitolo 24: *** Quando beccati può avere due significati ***
Capitolo 25: *** Tra figli e genitori, che rottura di... ***
Capitolo 26: *** Punizione doppia per Rose Weasley! ***
Capitolo 27: *** Problemi in Paradiso ***



Capitolo 1
*** Scommettiamo che..? [Come tutto ebbe inizio] ***


Scommetto che... 
[Come tutto ebbe inizio]



«Cretino, mi hai fatto cadere la borsa! E smettila di sorridere o ti verrà una paralisi facciale.»

«Suvvia Weasley, se sei imbranata non è certo colpa mia. E poi abbassa i toni, che stai dando spettacolo a tutta la Sala Grande.»

«Oh, ma sta’ zitto! Io non sono imbranata, sei tu che sei diversamente idiota.»

«Cosa?!»

Rose Weasley e Scorpius Hyperion Malfoy non si potevano vedere, era un dato di fatto. E quando, casualmente, si incontravano, ne veniva al corrente tutta la scuola, date il casino che riuscivano a scatenare per un nonnulla.
E quel mattino non era da meno.

«Mi hai sentito benissimo, Malfoy. E non fare quella faccia da pesce lesso platinato, che lo sappiamo tutti che sono falsi!»

«Io. Non. Sono. Tinto. I miei capelli sono di un bellissimo biondo naturale e smettetela tutti quanti con ‘sta storia!»

«Oh sì, ceeeerto. Ma vai a raccontarla a qualcun’altra.»

«Rimangiati subito tutto quello che hai detto o ti faccio ingoiare quei quattro peli rossi che hai in testa!»

E quando i due stavano per venire alle mani e darsela di santa ragione, un trafelato Albus Potter si slanciò dalla mischia — che come sempre si era affollata intorno a loro per godersi lo spettacolo — per dividere i contendenti. «Noi dobbiamo fare un discorsetto.» disse trascinando via i due ragazzi, rossi come pomodori maturi. Entrò nella prima aula vuota che trovò e gli si piantò davanti. «Sono stufo di dover saltare la colazione tutti i giorni per venire a fermarvi.» urlò, diventando paonazzo anche lui. «E stamattina c’era il bacon!» aggiunse piagnucolando.

«Guarda che non siamo mica noi a chiedertelo» replicò scocciato Scorpius. «Ce la caviamo benissimo da soli.»

Albus gli scoccò un’occhiataccia. «Infatti stavi solo per picchiare mia cugina!» gli ricordò ironico. Rose fece per aggiungere un commentino aspro in direzione del “nemico”, ma Al si girò prontamente verso di lei, con le mani sui fianchi in una curiosa — quanto spaventosa — imitazione di Nonna Molly, e aggiunse: «E tu stavi per fare a botte con il mio migliore amico!»

Tutti e due abbassarono prontamente la testa e provarono a dire qualcosa, ma il moro non diede loro tempo. «E non dite che vi dispiace e che non succederà più perché appena uscirete di qui comincerete di nuovo a scannarvi e avete diciassette anni, per Merlino, e IO NON SONO STUPIDO!» urlò, in una pericolosa escalation di acuti. Poi respirò profondamente, sia per calmarsi sia per recuperare tutto il fiato che aveva speso per strillare quelle frasi senza interrompersi, e, ripreso un colorito in viso che non facesse presupporre l’immediato attacco cardiaco, sfoderò un sorrisetto compiaciuto. «Quindi.. ho avuto un’idea: perché non fate un patto, un’alleanza, un lavoro di studio, qualsiasi cosa che incanali la vostra energia negativa e.. vi unisca in qualcosa un progetto comune e positivo?» Positiva per me e il resto di Hogwarts, avrebbe voluto dire, ma preferì tenerselo per sé e sorridere tanto da slogarsi la mandibola.

Scorpius, appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta, sogghignò. «Una scommessa, insomma.»

Albus impallidì e cominciò a gesticolare freneticamente, scuotendo la testa terrorizzato. «No, no! Io non intendevo.. Non volevo, voi non–»

«Accetto.» sibilò Rose socchiudendo gli occhi turchesi.A volte Albus si domandava se il Capello Parlante — maledetto pezzo di stoffa rifatta! — non avesse sbagliato a smistare la cugina a Grifondoro e non a Serpeverde, con quello sguardo agghiacciante.

Ottimo, Al; cento punti! Un’idea più distruttrice di questa non potevi dargliela.

                                                                                                                       


«Ok Weasley, queste sono le regole.» sogghignò il biondino. Nonostante Albus se ne fosse andato di gran carriera e parecchio incavolato, non poteva non sentirsi eccitato dalla prospettiva che aveva messo in gioco: una scommessa con quella secchioncella irritabile della Weasley. Pazzesco! «Uno dei due dirà “scommetto che non..” e una cosa che pensa che l’altro non abbia mai fatto. Se è vero, l’altro sarà obbligato a farlo, se no niente. Fine della storia.» spiegò, calcando su alcuni concetti fondamentali come “sarà obbligato”.

«E se uno di noi si volesse ritirare?» domandò Rose, cercando di non sembrare intimorita dalle parole del ragazzo. Ci sarebbe mancato solo quello!

Scorpius proruppe in una risatina malvagia e derisoria. «Weasley, vuoi già tirarti indietro?»

Ecco, appunto.

La ragazza lo guardò con una rabbia talmente tangibile che se gli sguardi avessero potuto uccidere la testa del ragazzo sarebbe già saltata via dal suo collo. «Strozzati Malfoy.» ringhiò. «Non ho nessuna intenzione di dartela vinta!»

«Bene, bene, bene.. Allora scommetto che non hai mai risposto male ad un professore.»

Lei impallidì. «Co-cosa?»

«Il gioco è cominciato, bellezza.» Il sorriso soddisfatto del biondo si allargò a dismisura.

Rose spalancò gli occhi e, in un gesto di stizza, diede le spalle al ragazzo e se ne andò indispettita. «Hai tempo una settimana. Divertiti!» le urlò dietro Scorpius e lei accellerò il passo, furiosa. Quella era stata — e prometteva di continuare a essere — proprio una giornataccia; la prima matricola che le fosse capitata tra i piedi avrebbe fatto una bruttissima fine.


                                                                                                                             ***



Rose detestava essere guardata troppo a lungo: la faceva sentire debole, esposta. Nuda. Essere tenuta d’occhio, quindi, soprattutto se da quello spocchioso di un Malfoy, la faceva sentire molto sulle spine e arrabbiata con il mondo senza un motivo preciso.

Era da tre schifosi giorni che Scorpius non le toglieva quegli occhi color ghiaccio — che gli gelassero le pupille, dannazione! — di dosso e si sentiva sul punto di esplodere; l’unico motivo per cui non l’aveva ancora steso con un cazzotto ben assestato era che non voleva mettere in mezzo Albus, che sembrava essersi avvinghiato peggio di una sanguisuga all’amico, forse per salvaguardare la sua persona. E perché odiava perdere, ecco.

Erbologia era una materia che non le dispiaceva affatto — in fondo, prendersi cura di persone e cose, anche se piante, era quasi una vocazione naturale per lei — e Neville era una grande amico di papà e zio Harry, oltre che un bravo professore e una persona di tutto rispetto. Ma aveva deciso che prendersela con lui sarebbe stato facile perché, nonostante l’imbarazzo di dovergli rispondere a tono durante una lezione, sarebbe stato più semplice convincerlo della situazione scomoda in cui si trovava e farsi perdonare, anche a costo di pulire la serra per due settimane.

«Signorina Weasley, può spiegarmi le caratteristiche di una Mandragola?»

Dannazione! Stupido Neville che faceva troppo affidamento sulle sue capacità di pseudo–secchiona e maledetta lei che si era lasciata coinvolgere da quell’idiota di Malfoy a partecipare a quella scommessa del cavolo! Poteva persino sentire il suo sorrisino compiaciuto bruciarle sulla nuca.

Respirando a fondo, afferrò con entrambe le mani il banco e si spinse indietro, facendo stridere la sedia sul pavimento; si alzò imbarazzata, a testa bassa. Ora, non solo quell’idiota del biondino slavato la guardava, ma aveva tutti gli occhi della classe addosso. Perfetto. Sembro una condannata a morte, così, pensò, alzando il capo e incrociando lo sguardo sorpreso del professore di Erbologia.

«Solo perché sono l’unica attenta in classe, non vuol dire che deve sempre fare domande solo a me, sa, professore?» esclamò con tono volutamente ironico e saccente. Oddio, dirlo a voce alta era anche peggio che pensare di doverlo fare! «Perché non lo chiede a quell’incompetente di Malfoy, invece?» riuscì ad aggiungere dopo.

Albus spalancò così tanto gli occhi che Rose temette per un attimo che gli sarebbe schizzati fuori dalle orbite; Scorpius, ridacchiando, si alzò con tutta la tranquillità del mondo e fece per prendere parola, ma Neville lo precedette: «C’è qualche problema, signorina Weasley?»

La sua voce era vellutata e dolce, ma lo sguardo era severo e affilato.Era solo lei che aveva sentito quella nota aspra nel suo cognome, poi? Era offeso. Mortalmente offeso per essere stato umiliato e beffeggiato dalla sua alunna preferita, studentessa modello e figlia di due dei suoi migliori amici.

«I-io.. non mi sento bene. VadoinInfermeria!» borbottò velocemente, mangiandosi le parole. Sentendosi improvvisamente ridicola e cattiva, terribilmente cattiva, corse fuori dall’aula senza guardarsi dietro, abbandonando nella serra libri, quaderni e lo sguardo derisorio di Scorpius Malfoy.


                                                                                                                          ***


Quando Scorpius e Albus — il primo trascinato dall’altro — andarono a trovare Rose, la ragazza stava leggendo un libro, comodamente seduta su un lettino dell’Infermeria. Quando arrivarono i due ragazzi si premurò di far scomparire il tomo, si stese sotto una marea di coperte e cuscini e si dipinse in faccia la miglior aria da malaticcia che avesse nel repertorio.

«ROSE!» la aggredì ad alta voce Al, avvicinandosi di gran carriera. Per sua sfortuna non c’era Poppy nei paraggi: se avesse sentito il tono di voce battagliero e decisamente troppo alto del suo cuginetto preferito lo avrebbe spedito fuori dal suo territorio con un calcio nel fondoschiena. Il ragazzo afferrò una sedia e le si accomodò accanto, incurante delle occhiatine incuriosite degli altri occupanti dell’Infermeria, una primina e un annoiato adolescente allampanato. «Cosa ti è preso? Neville era tutto triste; cosa ti è saltato in mente di risp– Oh, ma stai male?»

Lei annuì piano, sfoderando la sua miglior faccia cucciolosa: con Albus funzionava sempre. «Oh Albus! Zto dando male!» si lamentò, ignorando l’occhiata esasperata e ironica del biondo accanto a lui: ovvio che non aveva creduto a una parola. «Non zo berché ho barlato così a Debille!» continuò, facendo una smorfia contrita già meno finta: era davvero dispiaciuta di aver trattato con tanta arroganza il vecchio amico di famiglia. Se l’avesse saputo suo padre l’avrebbe cruciata, poco ma sicuro.

Il cugino la osservò commosso. Si scioglieva per un nonnulla, e lei lo sapeva bene. «Oh Rosie, quando starai meglio andremo a scusarci, ti va?» le domandò in tono zuccheroso e “da mammina”, accarezzandole la fronte.

Lei sfarfallò gli occhi azzurri. «Babbero?»

Lui fece un cenno col capo e Scorpius, non visto dal migliore amico, fece gesto di voler vomitare. Rose gli scoccò un’occhiataccia ammonitrice e poi si concentrò di nuovo su Al, facendosi venire gli occhi grandi come tazzine e lucidi. «Al, bi andresti a brendere un bibbier d’aggua, ber pavore?»

Quando si fu allontanato, Rose chiuse di scatto le tende attorno al lettino e si alzò a sedere, improvvisamente furiosa. Afferrò per il colletto della camicia Scorpius e lo guardò dritto negli occhi azzurro–grigiastri. «E ora, razza di stolto, come faccio a chiedere scusa a Neville?!» esclamò isterica.

«Non lo so e non mi interessa, Weasley.» Sembrava perfettamente a suo agio anche faccia a faccia con l’unica persona al mondo che desiderava giocare a palla con la sua testa mozzata, il maledetto!

«Scommetto..» sibilò, e vide con una certa soddisfazione che lo sguardo del biondo — eh, no, purtroppo doveva ammettere che non aveva i capelli slavati come quelli di suoi padre, ma più scuri! — si era fatto più attento e.. intimorito? Beh, andava comunque bene. Socchiuse gli occhi un istante e pensò intensamente: cosa poteva usare contro quel pallone gonfiato per urtare un suo nervo scoperto senza possibili e dannose ritorsioni? Quando riaprì gli occhi, una luce vittoriosa li pervadeva. «Scommetto che..» ripeté, sogghignando più apertamente. «..non sei mai cascato in modo ridicolo dalla scopa durante gli allenamenti.»

Lui impallidì e Rose sorrise: bersaglio centrato, missione compiuta!

«Hai una settimana di tempo, Malfoy. Divertiti!» lo canzonò, osservando quasi di striscio quanto i loro visi fossero notevolmente vicini; no, quel maledetto non poteva nemmeno essere definito brutto, pensò scontrosamente. Quando Albus entrò e lasciò cadere a terra il bicchiere, stupefatto, però, non poté non accorgesene. Arrossì impietosamente e notò che anche Scorpius era paonazzo; ma sicuramente aveva i riflessi più pronti dei suoi, perché invece di esclamare uno sconvolto «oh, babba bia!» come lei, chinò la testa e posò le sue labbra bollenti sulla sua fronte, borbottando un «è proprio calda, che febbrone!». Poi pensò bene di dileguarsi dignitosamente, ma con le guance ancora arrossate, e lasciarla in pasto al pettegolo Albus.

«Oh, ma che carini!» cinguettò infatti lui, allegro, facendola avvampare di più. «Vedi, Scorpius è un ragazzo gentile dopotutto!»

Rose annuì e lasciò che il cugino sproloquiasse sulle presunti doti dell’amico per un altro po’, e solo quando il ragazzo decise che era il caso di lasciarla riposare, temendo di incombere nell’ira funesta di Madama Chips, poté tirare un sospiro di sollievo. Quel giorno, comunque, raffreddore inventato o meno, sarebbe andata agli allenamenti di Quidditch di quello slavato per godersi una meritata vendetta e sarebbe andata a fare le sue scuse a Neville, poco ma sicuro.










Salve! ^o^ 
Siamo Swichi e Matiux, come si può facilmente intuire.. XD 
Allora.. questa è la prima fic che pubblichiamo, ma non la prima che stiamo scrivendo. Passiamo ore e ore (di scuola XD) con carta e penna per creare queste storielle che, a nostro modesto parere, dovrebbero almeno strappare un sorriso - dato che noi ci strappiamo i capelli per scriverle UoU
Detto questo.. Rose e Scorpius sono una coppia che ci accuma, perché la adoriamo entrambe, e adoriamo fantasticarci sopra. Quindi, se avrete il coraggio e se ci farete l'onore di leggere questo piccolo parto, ve ne saremo infinitamente grate. I commenti, se non diventano insulti, sono molto graditi
Ciao :D

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Capitolo 2
*** Una frittata di Malfoy... ***


Una frittata di Malfoy
[Come spiattellarsi su un palo in 4 facili mosse]




 
 
Rose non era mai stata una grande appassionata di Quidditch, men che meno della squadra dei Serpeverde, ma c’erano sempre delle eccezioni. La ragazza era stravaccata sugli spalti e attendeva con ansia l’inizio dell’allenamento; Scorpius, dal canto suo, sperava che quel giorno si mettesse a grandinare, così che saltasse.

Il biondo entrò in campo a testa bassa, strascicando i piedi e tirandosi dietro la scopa come se pesasse 300 kg. Quando lo vide, Rose si alzò in piedi con un balzo e cominciò ad applaudire fino a spellarsi le mani, sotto gli occhi sconvolti di tutto il resto della squadra. Scorpius la fulminò con un’occhiataccia e saltò sulla scopa, lambiccandosi il cervello nel tentativo di trovare un posto dove “atterrare” senza farsi troppo male. Notò inoltre con disappunto che avrebbe dovuto fare la figura dell’idiota davanti ai suoi amici, che si stavano spudoratamente pavoneggiando con la Weasley. Era evidente che non la conoscevano come lui.  

L’allenamento iniziò e il Boccino gli sfrecciò accanto al viso un paio di volte, ma il ragazzo era imbambolato a fissare il vuoto: aveva trovato il punto sopra il quale si sarebbe lanciato!

Rose, nel frattempo, lo fissava con insistenza, sperando che l’idiota in questione si decidesse a seguire quella cavolo di pallina dorata che le ricordava tanto un cioccolatino della Lindt – una ditta Babbana -, per poi rovinare a terra, così che lei sarebbe potuta tornare in camera a finire quel compito di Pozioni che rimandava da giorni.

«Allora, ti vuoi muovere?!» gridò la rossa al Cercatore dei Serpeverde, che pareva in trance, il quale, proprio in quel momento, si risvegliò dal coma e partì a razzo dietro al Boccino. Quell’affarino sembrava voler collaborare, perché lo portò esattamente sopra le tribune della torretta dei professori. Lì Scorpius mimò un’accidentale virata calcolata male e si gettò teatralmente giù dalla scopa. Peccato che non tutto andò secondo i suoi piani, che prevedevano un’indolore–caduta-non–troppo–ridicola: infatti riuscì a inciampare a mezz’aria sul manico della scopa e rimase per un secondo immobile in aria, sbracciandosi nel nulla. Un secondo dopo, cacciando un urlo da ragazzina isterica, precipitava verso il terreno, sempre più vicino, del campo. La cosa, oltre a essere terribilmente umiliante, stava per diventare anche terribilmente pericolosa e nessuno dei suoi compagni, paralizzati a guardarlo con le mascelle spalancate, sembrava in grado di connettere qualche sinapsi e venirlo a salvare prima che si spiaccicasse a terra e diventasse una frittata di Malfoy.

«AAAAAAARRRGHHH!»

Quindi, ricorrendo a tutto l’aplomb e il sangue freddo tipico della sua famiglia, si aggrappò con uno slancio a un drappo che pendeva davanti a lui, chilometricamente lungo. Purtroppo la sua azione non era destinata a finire bene perché, appena fu sicuro di essere ben attaccato, la potenza che aveva messo nell’afferrare il resistente pezzo di stoffa gli fece fare un giro intorno al palo in cui era piantato il maledetto striscione — Grifondoro, per di più! — e così.. ci si spiaccicò contro con la forza di un elefante in corsa. Poi strisciò ingloriosamente verso il basso, incollato al palo.  Solo a quel punto a qualcuno venne in mente la bella idea che forse — forse, eh! — aveva bisogno di un pelino d’aiuto e venne steso a terra. «Ehi, Scorp, tutto b–?»

La risata, grassa e sonora, della Weasley, risuonò in tutto il campo. I giocatori, Scorpius–steso–a–terra–come–un–deficiente incluso, si girarono a guardarla e la trovarono rossa e piegata in due dalle risate, quasi sul punto di soffocarsi. 

«Ehi, Weasley!» la richiamò inflessibile Zabini, con quella voce stentorea da capitano resa infastidita dall’evidente presa in giro che trapelava dall’aria spassionatamente divertita della ragazza. Il biondo stentava a credere che l’amico, e cugino, si fosse esibito davanti a lei come un pavone fino a qualche secondo fa! «Dato che hai tanto da ridere, penso che ti divertirai anche ad accompagnare Scorpius in Infermeria.» decretò tranquillo.
 
                                                                                                                                   
                                                                                                                 ***

 
Rose stava letteralmente trascinando la carcassa di Scorpius lungo il corridoio, diretti all’Infermeria, quando vide passare il professor Paciock.

«Da qui puoi anche andare da solo.» sibilò la ragazza mentre si staccava di dosso il biondo.

«Rose..» rantolò solamente lui, prima di accasciarsi a terra, più morto che vivo, ma la rossa non ci badò, era già corsa qualche metro avanti per placcare il professore di Erbologia. «Neville, Neville, aspetta! Ti devo parlare!»

L’uomo si girò con una smorfia corrucciata verso la figlia dei suoi migliori amici. «Dimmi, Rose.» disse un po’ scocciato.

Rose fece degli enormi occhi da cucciolo: «Oh Neville, mi dispiace tantissimo! Io-io, io non volevo risponderti male. È che questa notte non sono riuscita a dormire e poi non mi sono sentita molto bene e..»

Paciock la interruppe con un sorriso: «Rosie, dai, non piangere; non ti preoccupare, lo so che non mi avresti mai parlato in quel modo se non ci fosse stato qualcosa che non andava. Ti ho già perdonata.» concluse, accarezzandole la testa. Solo in quel momento notò una persona stesa a terra alle spalle della ragazza. «Ehm.. Rosie? Perché Malfoy è..?», e indicò la massa informe sul pavimento.

«Oh, quello!» sbottò lei, «Gli avevo detto di andare in Infermeria, ma evidentemente non mi ha ascoltato, quel deficiente!» sbuffò.

«MALFOY! Che cavolo ci fai ancora per terra?!» urlò, marciando verso il corpo esanime del povero ragazzo. «Eddai, idiota, svegliati! Come faccio a portarti se sei svenuto?» Ma, dato che il biondo non dava segni di voler rinvenire neanche dopo un paio di potenti ceffoni, Rose si rassegnò, lo girò supino, gli passò le braccia sotto le ascelle e cominciò a trascinarlo verso lo studio di Madama Chips.
 
 
 
La prima cosa che vide appena sveglio fu il broncio teneramente scocciato di Rose.

«Finalmente! Credevo fossi morto!» sbottò seccata, ma a Scorpius, nonostante fosse insonnolito e parecchio malandato, parve di intravedere un’ombra di preoccupazione nei suoi occhi azzurri.

Riuscì a mugugnare qualcosa di incomprensibile, ma aveva la bocca impastata e un mal di testa fortissimo che gli impediva di essere completamente lucido. «Ho- ho fatto una brutta caduta?» mormorò, agitandosi appena nel letto.

«Abbastanza.» Non sembrava più tanto arrabbiata e lo guardava con una smorfia indecifrabile, seduta a gambe accavallate al suo “capezzale”.

«Ho fatto la figura dell’idiota?»

Rose ridacchiò con aria materna e gli posò una pezza gelida sulla fronte bollente, passandogliela delicatamente sul volto sudato. Scorpius si sentì invaso dal suo profumo dolce e indefinito, che sapeva vagamente di sapone e pulito. «Eri davvero ridicolo!» rise deliziata, coprendosi un po’ la bocca con la mano.

E Scorpius, sorridendo – immaginava – come un ebete, pensò di non aver mai sentito un insulto più bello e che Rose, quando era allegra, era davvero, davvero bella. Sì, aveva decisamente sbattuto forte la testa.
 
                                                         
                                                                                                               ***

 
La mattina dopo Scorpius entrò nella Sala Grande con le stampelle e un’aria abbattuta: aveva gli occhi gonfi e pesti, la faccia più pallida del solito, i capelli biondi scompigliati e un grosso livido sul collo – gli altri era meglio non sapere dove fossero. Quando si sedette al tavolo dei Serpeverde Albus sogghignò malizioso: «Lo sai che con questi occhietti lucidi sei davvero sexy?»

Malfoy borbottò un insulto e cercò di mangiare con la sua mandibola pericolante e gli occhi che si chiudevano.

«Oh, povero Scorpy!» squittivano tutte le ragazze; «Guardate, non riesce neanche a fare colazione!» Molte si era pure offerte di imboccarlo, ma lui aveva deciso che fosse meglio per la sua immagine fare “il-figo-che-nonostante-tutto-tiene-duro” piuttosto che “il-rammollito-che-ha-bisogno-della-mammina”.

Nel frattempo, l’amico continuava a tirargli gomitate scherzose nelle costole più che doloranti, ridacchiando: «Dai, Scorpy, fatti imboccare dal tuo amichetto Albus!», e cercando di infilargli in gola un cucchiaio traboccante di uova, che più di una volta rischiò di accecarlo.

In quel momento arrivò un’agguerrita Rose, che prese posto tra i due ragazzi, interrompendo così il cugino che cercava inutilmente di sfamare zuccherosamente l’amico. Snobbò completamente il malaticcio e cominciò a chiacchierare amabilmente con Al di qualche trasfigurazione particolarmente difficile – condividevano l’amore per quella assurda materia -, ignorando bellamente ogni suo misero tentativo di intromettersi.  Albus, d’altro canto, pareva troppo eccitato dal discorso per notare che il suo migliore amico era stato brutalmente tagliato fuori.

«Ehm... io…» tentò di nuovo di essere incluso nell’appassionata discussione, con una vocetta acuta e stanca.

Rose si girò verso di lui e con aria decisamente infastidita gli prese la nuca, dolorante anche quella, e gli spiaccicò la faccia nel piatto, sibilando un seccato: «Mangia e taci, impiccione!»

Tutti i Serpeverde accanto a loro scoppiarono a ridere quando Scorpius si rialzò con la faccia grondante purè, bacon e uova strapazzate, mentre Rose continuava a conversare tranquillamente con un allibito Albus Potter.

«Scommetto che...» sibilò irato, ergendosi in tutta la sua altezza.
A quel punto le spalle della ragazza si irrigidirono e si voltò completamente verso il biondino, che la fissava con aria omicida. Come aveva potuto pensare, lui, Scorpius Hyperion Malfoy, che quella racchia bisbetica potesse anche solo essere carina?! Era peggio di un Troll cornuto quella ragazza!

Lei lo afferrò con fare rude per la cravatta e lo tirò verso di sé. «Parla a bassa voce, stolto!» esclamò irata.

Lui le sussurrò qualcosa all’orecchio e si rialzò sogghignando. Prima che potesse fare o aggiungere qualcosa, Rose si alzò con aria furente e, dopo avergli svuotato con un gesto secco il succo di zucca in faccia, se ne andò in un’ondeggiante marcia, seguita da molti occhi, in parte intrigati dalla camminata della ragazza, in parte divertiti dal siparietto appena conclusosi.
 
                                                    
                                                                                                                      ***
 
 
Cinque giorni dopo.

06:03 di mattina; Laboratorio di Pozioni.

«Sei sicuro?»

«Weasley, se lo dici un’altra volta ti scaglio una Maledizione senza Perdono!» sbottò Scorpius, aggiungendo un altro ingrediente alla pozione, che ribolliva minacciosamente.

«Sto solo cercando di assicurarmi che tu non mi avveleni!»

Lui si bloccò e la guardò scettico, un sopracciglio inarcato. «Sono un asso in Pozioni, lo dice anche quel vecchio di Lumacorno.»

«Continua a mescolare, deficiente!» strillò lei agitata.

Scorpius preferì seguire il suo consiglio e continuare a rimestare il liquido rosa. «Ecco, ho finito.» proclamò soddisfatto: davvero un lavoro ben riuscito, quel filtro.

Scese il silenzio. Rose era terribilmente nervosa, si strofinava le mani e batteva ritmicamente il piede a terra, resistendo di poco all’impulso di saltare addosso al ragazzo… e riempirlo di botte.

«Pronta?»

Malfoy sembrava troppo baldanzoso per i suoi gusti.

«Mica tanto..»

Lui sogghignò, raccolse con un mestolo un sorso della pozione e gliela tirò in faccia. Prima che il getto la colpisse, Rose riuscì a sentire un lieve odore di colonia maschile e erba e... a imprecare come uno scaricatore di porto.








N / A: 

Buongiorno! ^o^ 
Finalmente, ecco il nuovo capitolo.. *ovazione di sottofondo* (Matiux: Oh, povero il mio Scorpius <3 Cosa gli abbiamo fatto fare? ToT) (Swichi: *ride come una deficiente*) 
Non sappiamo esattamente con che frequenza riusciremo a postare, anche perché Swichi è un pelino impedita con Efp.. Capitela, è alle prime armi. (Swichi: Tenta sempre di screditarmi! >o<) (Matiux: Dico la verità; non è colpa mia se sei nata male UoU) (Swichi: Che marrana infame! Mi fa piangere T.T)
OOOOOK, concludendo con il teatrino... Grazie mille a chiunque ha recensito o anche solo letto/messo tra le preferite/messo tra le ricordate/messo tra le seguite =) Ci fate morire di gioia *o*
Un bacione appiccicoso

Swichi_Matiux

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Capitolo 3
*** A come Amore.. o Avada Kedavra? ***


A come Amore… o Avada Kedavra?
[Ovvero come Il Grande Scorpius idolo-delle-folle Malfoy diventò Scorpietto]
 
 

Scorpius era comodamente seduto al tavolo dei Serpeverde e stava facendo un’ottima colazione insieme ad Albus e William Zabini quando successe.

Fu un attimo.

Un secondo prima Rose, in un succinto vestitino verde mela, entrava nell’atrio della Sala Grande urlando a pieni polmoni:«Scorpy, sono qui!»; un secondo dopo era seduta sulle sue gambe, avvinghiata a lui, con la gonna inguinale che trasgrediva le regole della gravità rimanendo perfetta. Accanto a lui, Albus sputò la colazione in faccia ad una primina e rantolò qualcosa. Nella Sala Comune scese un silenzio di tomba. Tutti gli occhi erano puntati su di loro. Scorpius dal canto suo era pietrificato, non aveva certo immaginato che la Weasley potesse diventare così audace ma, tutto sommato, non gli dispiaceva… non ancora.

«Scorpietto, ti piace il vestito che mi sono messa per te?» squittì lei con un sorriso smagliante, «quando saremo soli potrai anche togliermelo però!» aggiunse con una risatina maliziosa, strizzandogli l’occhio.

A quelle parole Scorpius cambio repentinamente colore, passando da un pallore cadaverico a un malsano rosso aragosta. Al d’altro canto sembrava avere la mascella slogata, con lo sciroppo d’acero che gli colava sul mento. Solo Hugo ebbe il coraggio di rompere il silenzio imbarazzato che si era creato: «Oh no, no, no! Non pensarci neanche Malfoy! Tu non le toglierai proprio niente, e leva subito le tue luride manacce da serpe da lei!» urlò con voce tendente allo stridulo, alzandosi dal tavolo dei Grifondoro.

Il biondo era talmente paonazzo da sembrare incandescente e tolse le mani dai fianchi della rossa così velocemente da tirare due schiaffi ai ragazzi seduti di fianco a lui, uno dei quali era Albus, che però era così sconvolto da rimanere fisso nell’espressone non esattamente intelligente che aveva al momento.

«Ehm… cioè,… no! Non è come sembra! Lei…» balbettò Scorpius cercando di spiegare la situazione, ma venne bruscamente interrotto da un furente Hugo: «Come “non è come sembra”, disgraziato?! Ti stai praticamente accoppiando con mia sorella in Sala Grande!»

Ormai tutti i presenti erano così presi dalla discussione da girare la testa in sincrono verso il ragazzo che parlava e neanche i professori sapevano come intervenire.

«Ti prego Weas… Hugo! Ascoltami! Non ci stiamo accoppiando…» strillò lui terrorizzato. A quel punto Scorpius fece un madornale errore: mise le mani sulle spalle di Rose, cercando di scollarlarsela di dosso. Ma il protettivo fratello sembrò prendersela di più, mentre Rose, aggrappandosi ancor più stretta a lui, ebbe la pessima idea di urlare deliziata: «Non ancora!»

«AAAAAARGH!»

«NO! ABBI PIETÀ!» guaì il biondo, che da bravo Serpeverde peccava di coraggio, scrollando con più veemenza la ragazza.

«MOLLALA!»

«È LEI!» Scorpius era sul punto di piangere: perché Rose doveva avere un fratello tanto spaventoso quanto enorme?!

«Albus! Su, amico, svegliati!» Batté le mani davanti al moro, che però non diede segni evidenti di aver recepito.

«Ecco, bene, hai anche pietrificato mio cugino!» ringhiò rabbioso Hugo, scavalcando il tavolo dei Corvonero e sguainando con aria furente la bacchetta.

«No, ti scongiuro! Io…»

Hugo ormai era davanti a lui. I posti dove prima erano seduti i suoi amici erano improvvisamente vuoti, tranne quello di Albus, che pareva aver messo radici sulla panca.

Era la fine.

«Avada Kedav-»

«Noooooo!» urlò una voce. In un nanosecondo, sotto gli occhi allibiti di tutti, Rose si erse in tutta la sua –minima- altezza, sfoderò la bacchetta e, senza dar tempo al fratello di difendersi, strillò, in una raccapricciante imitazione di Bellatrix: «Stupeficium!»

Solo quando Hugo finì schiantato dall’altra parte della stanza, Albus si alzò: «Rose, per le mutande di Merlino, ci mandano ad Azkaban!» ululò disperato.

«Dai, Pius, fuggiamo!» urlò lei e prima che i due si potessero opporre, trascinò l’amato per un braccio sui tavoli con Albus saldamente ancorato alla gamba dell’amico.
 
                                                                                                                   ***
 
“Click click”

Il suono della lampadina dello sgabuzzino che si accendeva fece sobbalzare i tre ragazzi. Si erano rifugiati lì dopo la rocambolesca fuga dalla Sala Grande. Albus stette per qualche minuto a fissare la cugina abbarbicata al proprio migliore amico come se potesse staccarla con lo sguardo.

«Rose, scendi immediatamente da Scorpius. Scorpius molla subito mia cugina. Ora.» sbottò ad un tratto il moro, che non sopportava più la situazione.

«Non voglio!»

«Non posso!»

Urlarono rispettivamente Rose e Scorpius, in sincrono. Albus si schiaffò sconsolato una mano sul viso.

«Eddai Al, mi devi aiutare!» pigolò il biondo.

«Si, ma prima spiegami perché mia cugina ti sta attaccata come una cozza e poi forse ti aiuterò.» ribatté l’altro accigliato.

«Ok, è tutto molto semplice… noi, ehm... stavamo... si! Stavamo preparando un filtro d’amore e lei... ehm, ecco... è inciampata e se l’è rovesciata addosso tutta... che imbranata, eh?» cercò di scherzare Scorpius sempre più imbarazzato.

«E perché, di grazia, stavate facendo un filtro d’amore?... voi due?... insieme?!» strillò Albus al limite di una crisi isterica. Ecco, pensò il biondo, aveva detto di grazia, era spacciato.

«B-bella domanda!» Già, bella davvero: cosa si sarebbe inventato ora? «Noi... volevamo fare uno scherzo! Si, uno scherzo, proprio quello! A due primini. Uno scherzo a due primini!»

Albus lo fissò minaccioso, ma la scusa reggeva e Scorpius immaginò che l’amico preferisse questa versione a quella vera. Beh, meglio così.

«Bene.» Il moro cercò di assumere un’aria diplomatica mentre Rose continuava a strusciarsi sul biondo come una gatta in calore, «Ora diamole l’antidoto.»

L’altro impallidì. «Beh, Al... a questo proposito...» farfugliò.

«Non ce l’hai, vero Scorp?»

«Ehm... no.»

A quel punto Rose saltò in spalla ad un attonito Scorpius e gli schioccò un alquanto rumoroso bacio sulla guancia cominciando poi a strusciare la propria testa contro quella dell’altro accarezzandogli dolcemente i capelli. Albus era nuovamente pietrificato e il biondo aveva smesso di respirare, con le guance rosse e bollenti.
«Oooh, che carino il mio tigrottino!» chiocciò la rossa iniziando poi a baciargli il collo.

«Albus» tossicchiò il ragazzo, «io-io non... non pensare male! È lei!» si scusò, agitando le mani davanti a sé, spaventato dall’aria lugubre dell’amico. D'altronde non poteva negare a se stesso che, quella serie di bacetti delicati non solo lo imbarazzavano a morte, ma gli piacevano anche un sacco. Fosse stato per lui, sarebbe stato così in eterno. Improvvisamente si tirò uno schiaffo per risvegliarsi dal brodo di giuggiole, guadagnandosi un’occhiata interrogativa dall’amico. Poi lo prese per il braccio e, con Rose ancora attaccata alle spalle, lo trascinò verso le serre.
 
                                                                                                                       ***
 
Scorpius era distrutto: avevano saltato anche il pranzo rinchiusi in quella stupida serra di Erbologia per fare l’antidoto che, ovviamente, era lunghissimo e –neanche a dirlo- difficilissimo da preparare. Non aiutava il fatto che Rose li avesse ostacolati tutto il tempo cercando di abbracciarsi al biondo.

«Scorp, senti…» mormorò Albus spossato, con gli occhi che a momenti gli si chiudevano, «io devo andare a Divinazione a dormire se no mi danno per disperso.»

«Ok, perfetto!» esclamò l’altro contento: già pregustava una bella oretta a sonnecchiare avvolto dagli aromi della sala di Divinazione e cullato dalla voce cantilenante della professoressa.

«No, tu rimani qui con Rose.» lo ribeccò Al, serio. «Studiate, passeggiate, quello che volete insomma, ma non fatevi trovare!»

Scorpius tentò di replicare, di spiegare al proprio migliore amico che era impossibile stare con quella iena innamorata di sua cugina, ma il moro lo zittì con un gesto del capo e uscì dalla serra.

Rose gli allacciò le braccia attorno al collo e lo guardò con un’aria languida che lo fece sciogliere e –supponeva- anche arrossire. «Un appuntamento da soli, amore.» sussurrò maliziosa.

Ecco, apposto. Sarebbe stato un suicidio.
 
 

Albus era appena uscito dalla serra quando Rose decise che non ne poteva più di stare in quel luogo umido che puzzava di muffa. «Andiamo a fare un pic-nic!» aveva trillato, soddisfatta della sua idea ed era scappata fuori talmente velocemente che Scorpius non era riuscito a fermarla. Così ora si trovavano seduti in riva al Lago Nero, mentre il ragazzo cercava, inutilmente, di respingere la rossa, alla quale pareva fossero spuntate altre braccia da quanto rapida era a liberarsi dalla sua presa: altro che la Piovra!

«Eddai, Scorpy! Perché non mi dai un bacetto?» mugugnò un’insoddisfatta Rose, atteggiando il volto in un adorabile broncio.

Il biondo deglutì un paio di volte, ma non ebbe tempo di rispondere perché la ragazza, che aveva interpretato il suo disagio come un segno di cedimento, gli si lanciò addosso con rinnovata energia. Improvvisamente, Scorpius si ritrovò in una posizione alquanto… delicata: Rose, in un attacco di contorsionismo, gli si era seduta sopra a cavalcioni e ora, sogghignando come una degne Serpeverde – che non era! - avrebbe fatto, gli bloccava con una forza erculea che non sospettava avesse, i polsi.

«Rose, cara, ragioniamo con calma…» balbettò, con il cuore a mille.

Aveva avuto tante ragazze, ma mai una come la Weasley. E il pensiero che lei non fosse nel “pieno possesso delle sue facoltà mentali”, beh, sicuramente non aiutava.

«Scorpius… » lo chiamò lei. Il ragazzo notò, atterrito, che aveva gli occhi lucidi di lacrime e la voce incrinata: con le ragazze così non era mai un buon segnale! «… vuoi dire che non mi ami?» continuò con un singhiozzo.

«N-no… Io… Non è quello che… Io… sì, tu mi piac-»

«Oh, quanto ti amo!» trillò allora Rose, di nuovo allegra.

Prima che il cuore potesse scoppiargli in petto o che riuscisse a concludere la frase senza senso, Rose si chinò repentina su di lui. Per fortuna era dotato di buoni riflessi – sia lodato il Quidditch! – e quindi riuscì a evitare per un pelo quello che aveva tutta l’aria di essere un bacio, e la faccia famelica di Rose si posò sofficemente sull’erba, di fianco al suo viso paonazzo.

Uff, scampata per un pelo…

«TU!» tuonò un’inconfondibile voce stentorea.

Ecco, appunto.

Da dietro una siepe spuntò la figura massiccia di James Sirius Potter, seguito a ruota dal cugino Hugo.

Perfetto, pensò Scorpius, è la fine!

Con un’agile mossa riuscì finalmente a staccarsi dalla rossa e saltare in piedi, alzando le mani in segno di resa. «Io-io posso spieg-»

«Tu. Sei. MORTO!» urlò il cugino della ragazza, sfoderando la bacchetta.

«No! No, fermi!» strillò il biondo in preda al panico, «Non ho diritto a un ultimo desiderio?» domandò piagnucolando.

I due ci pensarono un attimo, assorti. Poi.. «NO!» ringhiarono in risposta.

A quel punto, Rose si mise tra i parenti e l’amato. «Oh, Jamie, se scaglierai un incantesimo sul mio Scorpino colpirai prima me!» disse con fare teatrale.

James fu costretto ad abbassare la bacchetta e, trattenendosi dall’urlare contro i due piccioncini tutta la rabbia repressa, sentenziò: «Allora, cosa vuoi Malfoy?»

A Scorpius non parve vero. «Chiama Albus» riuscì solo a dire, con una vocetta stridula, dopo qualche secondo di stupore.
 
 
«Radice di Mandragola!»

«Quattro foglie di Belladonna!»

«Hugo, non fermarti, dobbiamo finire questo stramaledetto antidoto!»

«Alla faccia dei geni Evans, Albus, non sai fare un tubo di Pozioni!»

«Un Bobotubero!»

«SCORPIUS, SCHIVA ROSE!»

Ormai, i quattro ragazzi si muovevano come automi, veloci ed efficaci, per completare l’antidoto del filtro d’amore, salvo qualche impedimento.

 «Rose, per Merlino, levati!»

«Uffa, Al, voglio vedere cosa fate!»

«Stiamo solo preparando una Pozione, sorellina.»

«Sì, ma.. quale? Perché siete così misteriosi? Dai, Scorpiuccio, dimmelo tu!» Detto questo, la rossa si gettò contro il Serpeverde, rischiando di fargli cadere la fiala di estratto di Tarassaco che teneva in mano.

«ROSE!» urlò il ragazzo, alzando in alto il braccio per mantenere la boccetta in equilibrio.

«Quello è l’ultimo ingrediente, guai a te se lo fai cadere!» ringhiò Albus, sgranando gli occhi. Quando anche l’estratto di Tarassaco fu aggiunto, la pozione assunse un bel colorito rosato. L’antidoto era pronto.

James prese una bella cucchiaiata del liquido (melius abundare quam deficere, diceva il proverbio latino*) e lo mise davanti alla bocca di Rose. «Avanti, Rosie, apri la boccuccia!»

«Jamie, non sono una bambina di tre anni, non so se l’hai notato... E poi prendo questa robaccia solo se me la da Scorpietto!» replicò lei indignata.

Ci fu un attimo di silenzio, carico di maledizioni pronunciate mentalmente.

«Col cavolo che te la da Sgorbius!» strillò James esasperato, e detto questo le ficcò in gola il cucchiaio con malagrazia. 










A / N:
Ed eccoci qua, con il nuovo capitolo fresco di stesura!
Allora.. il proverbio latino, melius abundare quam deficere, per chi non lo sapesse, significa: meglio abbondare che "scarseggiare". Ma dato che in Italiano FA SCHIFO, abbiamo deciso di fare le intellettuali - siamo al Classico per qualcosa, no? xD - e l'abbiamo scritto in Latino, anche se non penso che James sia così colto da saperlo XD
Volevamo fare un ringraziamento generale e molto sentito ai commenti B E L L I S S I M I che ci avete lasciato! *O* Siete stupende, grazie mille!
Mi raccomando, fateci sapere cosa pensate di questa ennesima, pazza, scommessa :D
Al prossimo capitoloooooo

Swichi_Matiux

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Capitolo 4
*** Scherzi e Strillettere di cattivo gusto... ***


Scherzi e Strillettere di cattivo gusto
[... William Zabini Must Die]









Quando si svegliò, Rose si trovò circondata dalle cugine, tutte con una smorfia preoccupata in volto.

 

«Si è svegliata!» strillò ansiosa Dominique e Lily la guardò dolcemente. 

 

«Zitta, Dom!» la sgridò Roxanne. 

 

«Oh, Rosie...»

 

La ragazza spalancò gli occhi e osservò con rinnovata confusione le cugine: Roxanne e Dominique erano nel suo dormitorio, ma Lily era più piccola... cosa ci faceva lì e con quella faccia da funerale?

 

«C-cosa è successo?»

 

«Oh, Rose, come stai?» la aggredì con slancio Dominique. Rose sapeva perfettamente che la bionda faceva così solo quando era nervosa. Molto nervosa. 

 

«Sto bene, ma non mi ric-»

 

«Oh, allora è il momento di andare in Sala Grande!» le diede man forte Lily, con il suo sorriso più falso in volto. Spiegare tutto a Rose sarebbe stato peggio di un suicidio. 

 

«Siamo in ritardo!»

 

E prima che la rossa potesse dire o fare qualcosa, era vestita e stava camminando sola soletta verso la Sala Grande, dopo essere stata abbandonata da quelle tre arpie che si ritrovava come cugine. 

 

Entrata nella Sala, uno spettacolo agghiacciante le si parò davanti agli occhi: tutti erano ammutoliti, non una forchetta che grattava il piatto, non un sospiro. Rose aggrottò le sopracciglia, confusa, e dopo essersi guardata alle spalle un paio di volte per capire se ci fosse qualcosa, o qualcuno, dietro di lei, si diresse verso il tavolo dei Serpeverde per avere delle spiegazioni. 

 

«Ciao Al... Malfoy.» disse, riservando un’occhiata glaciale a quest’ultimo; di sicuro lui era implicato in questa situazione, ne era certa! 

 

Dopo il saluto distaccato, la voce di uno dei tirapiedi del biondo attirò la sua attenzione:«Oh, cos’è tutto questo gelo, Rosie? Hai litigato con “Scorpino”?» chiocciò con un sorriso sornione. 

 

Il viso della Grifondoro divenne dello stesso colore dei suoi capelli. «C-cosa cavolo stai insinuando, Zabini?»

 

«Sì, esatto! Tappati quella fogna, Will!» aggiunse uno Scorpius molto agitato. 

 

Al imprecò: era arrivato il momento della verità.

 

«Ma come?» riprese William con aria falsamente stupita, «Non ti ricordi niente, tesorino? Fortuna che ho tenuto un piccolo promemoria...» aggiunse ghignando, mentre gli occhi di Rose diventavano sempre più grandi per la sorpresa. 

 

«Chris, ora!» urlò il Serpeverde e davanti al palco dove sedevano i professori calò un enorme poster, sul quale spiccava un’immagine scioccante: lei, Rose, la Weasley per eccellenza, in un super - attillato vestito verde mela, spalmata addosso a nientemeno che Malfoy. 

 

«C-COSA?!»

 

Prima che Rose cadesse a terra svenuta, Scorpius la afferrò per le ascelle e la sorresse, e, a giudicare dall’occhiata terrorizzata di Zabini, non fu la mossa giusta. 

 

«T-TU!» tuonò la ragazza, tremando di rabbia tra le sue braccia, «Non mi toccare, porco!» strillò e, toltasi dalla sua stretta, lo Schiantò con rabbia sul tavolo di alcuni sconvolti Corvonero. 

 

«Aiuto!» pigolò Nott e Zabini lo seguì a ruota sotto il tavolo, mentre Albus cercava, sotto le occhiate attonite dell’intera Sala, di calmare la cugina e al contempo di evitare Maledizioni potenzialmente mortali. 

 

«Amico,» cominciò serio Christopher, «ricordami di affatturarti la prossima volta che mi proponi di fare uno scherzo alla Weasley.» lo rimbrottò rabbioso.

 

«Non pensavo che fosse così isterica!» si difese l’altro.

 

«IO NON SONO ISTERICA!» ringhiò la diretta interessata e, prima che i due potessero fare alcunché, li sollevò con un Levicorpus da sotto il tavolo.

 

«Ehi, cosa succede?» strillò, dall’altra parte del cartellone, la McGranitt, sbattendo i pugni contro la carta. 

 

«Facciamo un poster incantato che tenga alla larga i prof che potrebbero salvarci da una morte sanguinolenta! Certo, Will, ottima idea!» ululò Nott con ironia, mentre cercava, come l’amico, di afferrare la bacchetta in quella scomoda posizione. 

 

«Zabini.»

 

«Sì?» squittì William.

 

«Togli. Quel. Cartellone.» sibilò Rose con aria assassina.

 

Il ragazzo notò con una punta di panico che Albus era steso, apparentemente incosciente, nella padella dei purè dei Tassorosso, che lo pungolavano con una forchetta per capire se fosse vivo o morto. 

 

«E fa in modo che, quando tornerò in questa Sala, nessuno si ricordi di questo... coso – e indicò con aria schifata l’enorme poster dietro il quale si agitavano i professori – o ti farò ingoiare le palle tue e di Nott.»

 

Christopher guaì spaventato; Zabini avrebbe voluto replicare qualcosa con la sua solita sfacciataggine da Serpeverde, ma era atterrito quasi quanto il suo amico dall’ultima minaccia della furiosa rossa. 

 

«E ora sparite!» Sbloccò l’incantesimo e lasciò precipitare i due addosso a qualche primino impaurito. Si avvicinò quindi a passo di marcia a Scorpius e Albus, che cercavano di darsi un certo contegno spazzolandosi via dai pantaloni inamidati pezzi di cibo semi-masticati e non, e li squadrò con rabbia. «Voi due. Con me», e detto questo scagliò l’ennesimo Levicorpus della giornata e si trascinò con sdegno dietro due strepitanti ragazzi che perdevano pezzi di contorno dai capelli fuori dalla Sala Grande. 

 

 

                                                           ***

 

 

Arrivata nel suo Dormitorio con i due Serpeverde al seguito, Rose si fiondò sul letto nascondendosi sotto le coperte. «Oh, che figura!» piagnucolò. Poi, però, il ricordo del cartellone le riapparve davanti agli occhi. I due ragazzi riuscirono solo a guardarsi una volta prima che la testa della rossa risbucasse dall’ammasso di lenzuola, con gli occhi lampeggianti di rabbia. «Voi due!» ringhiò, «È colpa vostra e di quegli infami dei vostri amici!»


«Veramente...» tentò di intromettersi Scorpius, ma fu bruscamente interrotto dalla Grifondoro: «Fai silenzio, maledetto!», e detto questo si mise a saltare sul letto come una bambina di cinque anni, strillando: «Non è giusto, non è giusto! NON È GIUSTO!»


I due ragazzi si guardarono una seconda volta sconvolti: non sapevano cosa fare!


Ovviamente ci pensò Rose: «Al, confortami!» ordinò perentoria, «E tu, feccia, portami subito una cioccolata calda, non troppo densa e con panna abbondante. Sbrigati!»

 

La scena che si presentò davanti agli occhi di Scorpius, quando ritornò al Dormitorio Grifondoro dopo aver lottato circa mezz’ora con quel maledetto arnese Babbano spara-panna, fu a dir poco assurda: Albus, il suo amico Albus, era abbracciato alla cugina e le stava dando comprensive pacche sulla schiena con una faccia stralunata. Rose, invece, era nel peggior stato in cui l’avesse mai vista: il viso era rosso e gli occhi gonfi, indossava un largo pigiama sgualcito e aveva i capelli arruffati. Era ancora sepolta sotto le coperte e si lamentava a gran voce della “figura barbina” che aveva appena fatto. 


La cosa avrebbe dovuto schifarlo, scioccarlo, nausearlo, stomacarlo, disgustarlo, inorridirlo, sconvolgerlo, traumatizzarlo, ma... stranamente lo intenerì. 


Tossicchiò un paio di volte per attirare la loro attenzione. 


Rose si girò verso di lui, lo squadrò per qualche secondo e quando realizzò che le aveva portato quello che gli aveva chiesto saltò in piedi, notevolmente meno depressa, e lo graziò di un meraviglioso sorrisone. La ragazza prese la tazza, poi lo tirò violentemente verso di sé, afferrandogli la cravatta verde-argento; il cuore del Serpeverde prese a battere velocissimo, ma che cavolo gli stava succedendo?


Rose però si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò melensa: «Non credere di cavartela così a buon mercato... Scommetto che non hai mai fatto la ragazza pon-pon per i Grifondoro in Sala Grande», e detto ciò si riavvolse nel piumone, lasciando il ragazzo pallido come un cencio sulla soglia della stanza, con la mano che aveva stretto la tazza ancora protesa in avanti e gli occhi talmente sgranati che avrebbero potuto cadergli dalle orbite da un momento all’altro. 


La sua vita era finita.

 

                                                                                                         ***

 

Nel frattempo, alla Tana... 


James era un impulsivo – non a caso era finito a Grifondoro. Quando gli succedeva qualcosa, lui agiva di conseguenza. E basta. 


Ma quel giorno la situazione richiedeva una precisa valutazione e ponderazione dei rischi, ragion per cui il primogenito Potter passeggiava nervosamente nei pressi della Tana, in preda a un dilemma universale. 


Rosie – la loro adorata, protetta e quasi venerata, cuginetta Rosie – era stata sedotta da quel maledetto Malfoy con un filtro d’amore; probabilmente, in assenza di testimoni, quei due avevano fatto cose che non osava nemmeno immaginare! E quando era arrivato lui, prode salvatore di anime caste e pure, come quella di sua cugina, era stato bloccato dallo sterminare il giovane rampollo Malfoy, in pose alquanto fraintendibili con Rose, da Albus checca-repressa Potter, nient’altro che quell’aborto di suo fratello. E, dulcis in fundo, aveva collaborato – vedi: era stato costretto – con quei tre per somministrare alla ragazza l’antidoto. 


Ora, il problema era: dirlo o non dirlo a zio Ron?


Se gliel’avesse detto si sarebbe tolto quel peso di dosso e avrebbe preservato Rose da quell’idiota di un Malfoy perverso; d’altra parte, però, se gliel’avesse confessato, sarebbe venuto fuori il fatto che aveva aiutato quel biondo da strapazzo, lavorando gomito a gomito con lui – tornato a casa si era disinfettato, ovviamente. 


In qualsiasi caso, non sapeva se il corso per Auror principianti lo avrebbe salvato dalla furia di zio Ron. 


Alla fine, preso un profondo respiro, prese la sua decisione, cercando di ignorare la spiacevole vocetta che gli diceva che probabilmente gli sarebbe costata la vita. Con l’oscuro presentimento che sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, suonò il campanello di casa Weasley-Granger.

 


«… E così abbiamo riportato Rosie alla normalità.» 


James sospirò di sollievo e vuotò la sua tazza di caffè; quella di zia Hermione era già vuota da un pezzo, mentre quella di zio Ron, neanche a dirlo, non era stata minimamente considerata. 


Scese un imbarazzante silenzio. 


«Beh, era sotto filtro, no?» concluse diplomaticamente zia Hermione.


Passo falso.


«COOOOSA? Era sot- Oddio, Hermione, l’ho sempre detto che leggevi troppo, ma non pensavo che facesse così male!» sbottò l’uomo, con le orecchie rosse e gli occhi che mandavano lampi. Dio non aveva ancora creato zio Ron incacchiato quando scagliò il Diluvio Universale, pensò James, sconvolto. 


«Tua figlia è salita a cavalcioni di un Malfoy. Malfoy, per la miseria!»


«Ron, lo so! Ma era sotto incantesimo.»


«Ciò non toglie che l’abbia fatto! Ti rendi conto? Noi, alla sua età, non facevamo queste cose!» ululò disperato lui. 


«Ti devo ricordare come cercava di risucchiarti la gola quella poco di buono della Brown al Sesto, Ronald?» sibilò crudelmente la donna, appoggiando con un
tonfo studiatamente rumoroso la tazza sul tavolo. 


«Beh, ma quello era solo un bacio!» protestò Ron avvampando. 


«Rose non ha fatto niente, neanche un bacetto a stampo!»


Ron ammutolì, mentre James ringraziava tutti gli dei del cielo per non essere stato coinvolto. 


«Hermione,» chiamò l’uomo con una faccia lugubre, «Preparami una busta rossa. Devo scrivere una lettera.»


Oh-oh. 

 

 

                                                                                             ***

 

 

Il giorno dopo...


Sala Grande; ora di colazione. 


Rose non era una santa; una piccola “Hermione-senza-pecche” in miniatura. Certo, avendo ereditato il cervello materno – e per fortuna! -, andava bene a scuola, ma ciò non le aveva impedito di prendere i suoi rari brutti voti o di combinare una delle sue cavolate. In qualsiasi caso, santa o meno, non aveva mai, mai, ricevuto una Strillettera. 


Prima di quella mattina. 


Quando il suo gufo, un piccolo rapace che aveva chiamato Rudolf, atterrò sulla sua colazione, era talmente intontita dallo stupore che non ebbe la prontezza di riflessi di afferrare la conosciuta lettera scarlatta e di fuggire il più lontano possibile. E quello, fu indubbiamente l’errore più grande della sua vita a Hogwarts – dopo l’aver conosciuto Malfoy.


«Rosalie Minerva Weasley!»


Già a quelle parole, pronunciate come una condanna dalla voce chiaramente furiosa di suo padre, la ragazza avrebbe voluto sotterrarsi.


«Come ti sei azzardata a fare... certe cose con un Malfoy?! Malfoy, Rose, un Malfoy! M – A – L … » si interruppe meditabondo, per riprendere due secondi dopo con più foga: «F – O – Y!»


Esplosero alcune risate, soprattutto dai Serpeverde.


«So che sei un’adolescente e tutte quelle cose assurde che dice tua madre, ma sederti a cavalcioni su un Malfoy non ti sarà permesso neanche a ottant’anni!»


«Suvvia, Ron, non fare così...»


«ZITTA, DONNA!» tuonò lui di rimando.


«C-COSA? Ronald, non ti rivolgere mai più così A ME!» strillò Hermione, chiaramente arrabbiata. 


«Comunque Rose, non ti azzardare a dare ancora certe confidenze a uno che mente anche sul colore dei suoi stessi capelli, chiaro?»


«Ehi!» protestò dall’altro capo della Sala Scorpius, sentendosi preso in causa. 


«E ricordati che sono un Auror e per ogni evenienza un Avada Kedavra non ha mai ucci


«RONALD!»


«AAHHH! Hermione, metti giù quella bacchetta. Ora! Sto facendo un discorso a nostra ff-»


Silenzio. Poi la lettera prese fuoco.

Rose fu costretta a catapultarsi in Guferia, sia per sfuggire alle risate comuni della Sala Grande, sia per accertarsi che i suoi genitori fossero vivi. 

 

                                                                                                     *** 

  

Scorpius si diresse a passo marziale verso la biblioteca, le braccia rigide lungo i fianchi e i pugni chiusi. Entrò nella sala silenziosa sbattendo la porta dalla rabbia, guadagnandosi un’occhiataccia di rimprovero da Madama Pince. Rose era seduta a uno dei tavoli – stava studiando, come al solito – e non sembrava essersi minimamente accorta della sua rumorosa entrata. Il biondo le si avvicinò e quando le fu accanto sbatté con forza i pugni sul tavolo, beccandosi un’altra occhiataccia.


«NO NO NO NO NO...» cominciò a strepitare.


«Non è che se continui a ripeterlo cambierò quello che ti ho chiesto.» lo interruppe la rossa con freddezza.


«Ma io non posso fare una cosa del genere! Non posso, ma proprio no!»


«Hai finito di piagnucolare? Quindi... questa dovrebbe essere una dichiarazione di resa Malfoy?»


«Neanche morto... ma chiedo una riduzione della pena!»


«Una cosa? Comunque ti arrangi, non so se ti ricordi quello che mi hai fatto fare tu.»


A questa affermazione il Serpeverde non seppe cosa replicare. 


«Bene,» fece allora Rose soddisfatta, «prendi questo e imparalo bene a memoria, il tuo debutto è domani.» La ragazza rovistò per qualche secondo tra le carte sparse sul tavolo e poi gli passò un foglio tutto stropicciato con un ghigno malefico degno di Bellatrix. 


Dopo aver letto ciò che era scritto su quello stupido pezzo di carta l’ultima cosa che Scorpius vide fu il pavimento che si avvicinava troppo velocemente.



«Signorina Pince, idiota svenuto in corsia quattro!» sentì ridacchiare Rose prima che il buio lo ghermisse: quella ragazza era davvero troppo malvagia per essere una Grifondoro.












N / A:

Ed eccoci con il nostro super–nuovo–capitolo–in–cui–non–succede–niente–di–che–ma–non–importa! ^o^ Yeeeeah! Euforia XD
Non vi preoccupate, non è assolutamente un calo di ispirazione – abbiamo fin troppe idee per questa fic =o=  Abbiamo solo pensato che servissero dei capitoli più.. tranquilli, per modo di dire XD 
La cosa più scioccante di questo capitolo, per Matiux, è che James sappia il Latino più di lei O_O È già la seconda "frase" che gli facciamo dire in questa lingua, forse dovremmo spedirlo in qualche Biblioteca sperduta a lasciarlo marcire là dentro, così non darà più fastidio ai nostri due pseudo–piccioncini *sguardo sadico* 
Speriamo di riuscire a pubblicare prima il prossimo capitolo – veramente lo posteremo solo un giorno prima, ma un giorno fa la differenza, no? XD
Un saluto dalle due autrici allo sbando, 

Swichi_Matiux

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Capitolo 5
*** I dolori del giovane Malfoy ***


                                                  BUON COMPLEANNO YELEEEEEEEEE!!    
(10 Dicembre  2011)
                        



I dolori del giovane Malfoy
[Come il Composto&Perfetto Albus Severus Potter spiaccicò un pomodoro in faccia alla Preside]



«E 1 e 2 e 3 e 4, dai Malfoy impegnati!» La squillante voce di Rose si spandeva per tutta la Sala Comune dei Grifondoro e proveniva dal suo Dormitorio, dove si era sigillata con il giovane Serpeverde. «Mi sembri un po’ addormentato.»

Scorpius grugnì qualcosa di intelligibile, ripensando all’orribile nottata trascorsa: aveva fatto un incubo tremendo che non gli aveva dato pace per tutta la notte, dove corteggiava nientemeno che il Professor Paciock – il sogno era arrivato all’apice quando si era sentito dire, con voce languida:«Neville, ho colto questa Radice di Mandragola solo per te. Potremmo... se vuoi... andarla a trapiantare insieme! Ho sentito che la Serra è deserta in questo momento...» Inutile dire che le sue urla terrorizzate avevano svegliato l’intero Dormitorio.

«Dai, impegnati, non vorrai mica fare una figuraccia, no?» lo sgridò allegramente Rose.

«Weasley, la figuraccia la farò in ogni caso, per Merlino!» piagnucolò Scorpius tra il disperato e il furioso.

«Ma và?» ghignò la rossa, sadica fino al midollo. «E ora riprendiamo: 1 e 2 e 3 e 4! Sbrigati stolto, devi andare in scena tra un’ora!»

Il biondo grugnì scomposto qualche parolaccia e poi riprese a fare quegli stupidi gesti che lo obbligava a compiere la ragazza.
 
 
 
12:32  Ora di Pranzo.

La Sala Grande era molto affollata quel giorno e il chiacchiericcio dei ragazzi era talmente alto che quasi si doveva urlare per sentirsi a vicenda, ma quando Rose Weasley salì sul palco dei professori con un microfono in mano calò un silenzio di tomba.

«1, 2, 3 prova... 1, 2, 3 prova... mi sentite tutti?» fece la ragazza, rivolgendo al pubblico un sorriso smagliante.

«Siiiiii!» fu il coro di risposte.

«Perfetto!» continuò la rossa, «perché qui c’è qualcuno che vorrebbe dirvi qualcosa...» Il suo sorriso si trasformò in un ghigno e prima di chiamare colui che doveva esibirsi aspetto alcuni secondi per aumentare la suspance, «Forza, vieni pure! Stanno tutti aspettando te!» urlò a quel punto rivolta al misterioso personaggio, che però sembrava non aver nessuna intenzione di uscire da dietro le quinte.

Dopo qualche minuto salì sul palco una persona incappucciata, completamente nascosta da un enorme drappo nero.

«Eccolo qui!»

«Weasley, io ti ammazzo.» borbottò una voce da sotto la cappa.

«Si, se prima loro non ammazzano te!» gli rispose la rossa sottovoce, parlando a denti stretti in modo da non farsi sentire da nessun altro se non lui. «CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO!» gridò entusiasta al pubblico, e detto questo scese dal palco e si sedette vicino ad Albus, che la fissava con aria interrogativa.

La Sala Grande al completo trattene al respiro e neanche quando il losco figuro si levò di dosso il mantello con un gesto deciso, rivelando un ridicolo Scorpius Malfoy abbigliato con una sgargiante tutina rosso-oro e due pon-pon abbinati, riuscì a muovere un muscolo. A momenti sarebbero partiti i “cri cri” dei grilli che spopolano nei film babbani durante i silenzi imbarazzanti.

«Ehm... ehm... » tossicchiò Scorpius, cercando con lo sguardo Rose tra il pubblico, ma quando incontrò i suoi occhi il ghigno che lei gli rivolse non era proprio dei più incoraggianti. «Ecco, io... io mi scuso in anticipo per quello che vedrete e... vorrei dedicare questo... pezzo ai fantastici Grifondoro: senza di voi non sarebbe lo stesso, ragazzi!» sibilò il ragazzo con la faccia di uno a cui hanno appena sparato un Incantesimo Mangialumache, tanto che la frase suonò più come un insulto che come un complimento.

 «Voce alta, mi raccomando! Ricordati che devono sentire anche quelli in fondo!» squittì la rossa, gongolando, prima di premere il pulsante Avvio di un fantastico stereo babbano sul quale svettava una sospetta antennina argentea marchio Tiri Vispi Weasley

Il ragazzo cominciò a ballare in maniera scomposta e dopo qualche tentativo mal riuscito di cominciare a cantare a tempo con la musica, intonò:

«Grifondoro,
più preziosi dell’oro,
più lucenti dell’argento,
siete un portento!

Grifondoro,
onore e decoro,
siete sempre in testa,
facciamo festa!»

Dopo una ridicola piroetta si bloccò, i pon-pon che ancora tremolavano tra le sue mani; aveva una faccia implorante e la sua voce uscì piagnucolante quando chiese:«Rose, ti prego, questo no!»

Lei, dopo un’occhiata soddisfatta alle facce allibite dei Serpeverde, sogghignò. «Dai, Scorpy, non vorrai certo privare i nostri ascoltatori dell’ultima parte!» trillò allegra.

Il ragazzo borbottò qualcosa e si rimise in posa – non solo la Weasley gli stava facendo dire una simile eresia, ma lo aveva anche costretto a dimenarsi come una cheer-cosa babbana!

Dopo un respiro profondo riprese il vergognoso balletto e ricominciò a cantare l’ultima, fatale strofa:

«Grifondoro,
cantiamo tutti in coro:
battiamo i Serpeverde,
che son tutti delle merde!
Yeeeah!»

E dopo un’imbarazzante capovolta, si ritrovò inginocchiato davanti a tutta l’allibita Sala Grande; prima che la risata di Rose spezzasse il silenzio, tutti quanti gli studenti Grifondoro scoppiarono in un boato gioioso, scambiandosi occhiate giubilanti e pacche sulle spalle, i Tassorosso e i Corvonero cominciarono a discutere e ridacchiare gli uni con gli altri. I Serpeverde, invece, erano paralizzati sul posto, incapaci di proferire verbo, così come Scorpius.

Ad un certo punto, un urlo indignato spezzò il chiacchiericcio animato:«TU!»

Tutti si girarono verso il tavolata verde-argento, dove Albus Composto&Perfetto Potter ringhiava inferocito sopra i pranzi altrui.

«Già: TU!» si aggiunsero con fare isterico William e Christopher.
«Muori, traditore!» urlò Al e, con un ruggito di rabbia, afferrò un enorme pomodoro e lo scagliò contro il biondo che, atterrito, lo schivò. Con un sonoro “splat!”, l’ortaggio incriminato si spiaccicò sulla faccia sconvolta della McGranitt.

E fu la fine.

Un attimo e parecchi tipi di cibi volanti dopo, Scorpius riuscì a uscire dalla Sala Grande abbastanza illeso e, l’ultima cosa che vide prima di riuscire a chiudere l’immenso portone e fuggire nella torre più alta del castello per tentare il suicidio, fu il sogghigno vittorioso di Rose Weasley... prima che una fetta di millefoglie le atterrasse in testa.
 
                                                                                                                          ***
 
Parecchie ore dopo...

Scorpius, neanche a dirlo, non si era fatto vedere per tutto il giorno, vagando come un’anima in pena per i corridoi più sconosciuti dell’intera scuola, intonando di tanto in tanto qualche lamentoso inno alla disperazione con Mirtilla Malcontenta nel bagno del terzo piano. A volte gli pareva di sentire la risata della Weasley riecheggiare tra le mura; altre rivedeva, come in un miraggio, il suo amico Albus schiumante di rabbia... e desiderava sotterrarsi in entrambi i casi.

Alle undici di sera decise che i suoi compagni ormai avevano avuto tutto il tempo necessario per sbollire l’ira e si incamminò verso la sua Sala Comune.

«Salazar.»

La porta non si aprì.

«Oh no! No. No, no e poi no!» strillò sconvolto il biondino, ripetendo la parola d’ordine altre tre o quattro volte, sperando che la porta si aprisse. «Api Frizzole, Severus, Piton..? Ehm... Malfoy è una merda?» tentò, con un crescente senso di panico.

A quel punto il fantasma del Barone Sanguinario uscì con la sua solita aria posata dall’immenso portone che lo separava dal suo comodo lettuccio.

«Credo che ti abbiamo deliberatamente chiuso fuori, ragazzo.»

«Non me n’ero accorto!» commentò stizzito lui.

Ecco. Crisi isterica con l’anima trasparente di un morto. Vai così, Scorpius!

«Hai deluso la casata di Salazar» aggiunse atono il Barone, prima di fluttuare via.

Apposto. Mi mancava – si disse rassegnato Scorpius.

«Ok, non mi metterò a battere i pugni sulla porta come in quei film di serie C babbani!» proclamò orgoglioso.

Due secondi dopo...

«EHI! APRITE!» urlò, calciando l’uscio disperato.

Improvvisamente uno spiraglio – quando l’avevano messo quello?! – si aprì nel legno intarsiato e da questa apertura si intravide l’occhio verde e sospettoso di...

«Albus, amico!» esclamò Scorpius sollevato. Era salvo!

«Non sei più neanche degno di essere chiamato Serpeverde, rifiuto dell’umanità» sibilò l’altro con fare disgustato e la porticina si richiuse.

«No, Al, aspetta! ... Dove dormo?»

Clang!

«Arrangiati!» ringhiò la voce del suo ex migliore amico dalla fessura.

«Ma.. devo andare in bagno! E quelli della scuola sono chiusi a quest’ora!» strillò con voce acuta dal panico.

Qualche minuto dopo il glorioso Scorpius Hyperion Malfoy camminava con passo strascicato per i corridoi deserti, con il morale sotto i tacchi e una bottiglietta colma di un misterioso liquido giallastro tra le mani.
 
                                                                                                               ***
 
Quella mattina Rose era parecchio di buon’umore: aveva la gonna stirata che sembrava più corta che la faceva più slanciata, c’era il sole e aveva decisamente, clamorosamente, definitivamente umiliato quel tronfio di Malfoy.

«Rosie, perché sogghigni in quel modo? Mi fai paura...» balbetto Lily con aria confusa.

«Oh... ehm... io.. che bella giornata!» cinguettò lei di rimando, allegra.

Arrivarono in Sala Grande conversando del più e del meno – Lily era impegnata in una nuova “relazione complicata” con un Corvonero molto dolce -  ma quando fecero la loro entrata si bloccarono ridacchiando: Scorpius Malfoy era seduto in un piccolo tavolino spoglio, lontano da tutte le altre tavolate, specie quella Serpeverde, e piluccava qualcosa da mangiare con aria mogia; di tanto in tanto cercava l’approvazione dei suoi compagni di Casata con occhiate imploranti, ma prontamente qualche Grifondoro arrivava a battergli un cinque o a fargli un complimento, e lui si rassegnava, ritornando alla sua magra colazione.

«Scusa, Lilù, vado un attimo... a divertirmi» sogghignò Rose e, afferrato un vassoio con un po’ di bacon e uova, si avviò in direzione del triste biondo.

«Buongiorno Malfoy!» trillò, sedendosi davanti a lui.

Quando Scorpius alzò lo sguardo, la ragazza notò che aveva le occhiaie e l’aria inferocita di nonna Molly di fronte alle monellerie che zio George, nonostante la veneranda età, combinava ancora. «Come hai potuto?» sbottò lui, piagnucolando come un bambino viziato – che effettivamente era. «Non mi hanno neanche fatto entrare in Dormitorio stanotte!»

«Malfoy... mi hai fatto bere un filtro d’amore» gli ricordò con aria schifata, «Ancora adesso qualcuno osa ridacchiare di me e delle mie perfomance romantiche, quando mi vede» sbuffò scocciata notando che, neanche a dirlo, tutta la Sala seguiva la loro conversazione con malcelata curiosità e una punta di malizia.

«Ma... ma...» pigolò lui sconfitto.

Rose cancellò con stizza e una certa dose di imbarazzo il pensiero che Scorpius Malfoy, con quel faccino mogio e gli occhi spalancati in una muta supplica, fosse dannatamente tenero!

Stava per replicare, quando un frullio d’ali la interruppe: migliaia di uccelli volarono dentro la Sala, gettandosi in picchiata verso i relativi padroni. Quando fu ripiombato il silenzio, interrotto solo dal frusciare della carta tra le mani degli studenti, esplose una voce indignata, che fracassò qualche bicchiere:«ALBUS SEVERUS POTTER!»

Rose sospirò: zia Ginny.

Osservò la faccia sconvolta di suo cugino, che fissava con gli occhi sbarrati la Strillettera che volteggiava maligna davanti a lui, e si chiese se anche lei avesse avuto quell’espressione in viso quando aveva ricevuto la missiva di suo padre, qualche giorno prima – tremendo!

«Come ti sei azzardato a scatenare una guerra di cibo contro i professori?! Altro che Voldemort, io ti distruggo!» ruggì la donna.

«Dai, Ginny, sii ragionevole...»

Zio Harry. Sicuramente lui, ovvio. Solo lui poteva mettersi in mezzo a una situazione del genere dalla parte sbagliata. A volte Rose si chiedeva come avesse fatto suo zio a salvare il Mondo Magico...

«COSA? Ragionevole?! Harry, tuo figlio ha tirato un pomodoro in testa alla professoressa che ti ha parato il culo per anni e TU mi dici di essere... RAGIONEVOLE?!»

«Beh... Parato il culo... Insomma..»

«Non ascoltare il pacifista di tuo padre, Albus. La saetta l’ha rincoglionito! – In molti scoppiarono a ridere alle parole di Ginny, Rose inclusa, nonostante i tentativi di trattenersi - Piuttosto... sappi che quando ritornerai a casa per Natale, che tanto manca poco, sarai in punizione! E col col cavolo che poi vieni a stenderti con me e papà nel lettone!»

«Dai, Ginny, cosa dic-»

Poi la Strillettera si accartocciò su sé stessa e si bruciò.

In quel momento, mentre tutti scoppiavano in una sonora risata a discapito del povero Albus, un ultimo, solitario gufo entrò dalle finestre e si posò sulla spalla di Scorpius, lasciando cadere un’altra lettera dal sospetto color porpora.

«Oh, NO!» riuscì solo a piagnucolare Scorpius, nel nuovo silenzio di tomba che si era creato alla vista della missiva.

«FIGLIO DEGENERE!» La voce roboante di Draco Lucius Malfoy esplose dieci volte più forte di quella, di pochi secondi prima, di Ginevra Weasley in Potter, e altri bicchieri andarono in frantumi.

Rose sgranò gli occhi, sconvolta.

«Come hai potuto?! Io ti disconosco, altro che eredità da milionario, ti troverai sotto un ponte a sgranocchiare le tue stesse scarpe!»

Scorpius deglutì a vuoto.
«LO SAPEVO! Tua mamma ti ha cresciuto come una ragazzina, con tutti quei coniglietti e quei vestiti da paggio! Oh, ma avrei dovuto farti ingoiare da un drago quando mi hai detto che ti eri divertito a giocare alle bambole con la figlia di Pansy!» strillò sempre più indignato l’uomo.

«Avevo cinque anni!» tentò di giustificarsi il biondo, cercando di ignorare le risate che riempivano la Sala Grande.

«E lo so che stai cercando di accampare scuse del tipo “avevo cinque anni”» disse Draco, imitando la voce del figlio stridulamente, «Ma sai una cosa? Non ti crede nessuno! Sei un infame! Non puoi essere un Malfoy, non puoi essere mio figlio!» urlò Draco che, in quel momento, doveva essere rosso come un pomodoro e con gli occhi grigi fuori dalle orbite, dato che aveva pronunciato tutto il discorso senza respirare.

«Su, caro, tranquillizzati...» intervenne Astoria, la madre di Scorpius, con voce conciliante.

Ci fu un attimo di silenzio, poi...

«Mio figlio è una checca che se la fa con i Grifondoro e tu mi dici di calmarmi?! Tu sei traviata, donna!»

«Cosacosacosa?!» strillò allora la moglie in risposta, «Brutto idiota, vedi di scusarti SUBITO o tutte le tue belle boccette di lozione per i capelli finiscono nel cesso, OK?!»

«Astoria, non oseresti» sibilò l’altro.

«Ah, sì?» fece la donna, rispondendo alla provocazione.

«No! Ok, va bene... mi scuso!» si affrettò a dire Draco.

«E adesso lascia stare mio figlio, che l’hai già sconvolto abbastanza!» lo rimbrottò lei, con voce imperiosa.

«Ma Astoria...!» piagnucolò. Poi, ricordandosi che questo duello verbale non sarebbe rimasto tra le mura del loro nobile castello, ma che sarebbe stato ascoltato da almeno qualche centinaio di ragazzi, Draco cercò di darsi un contegno, tossicchiando un paio di volte. «E tu!» continuò sottovoce ma non meno rabbioso, rivolgendosi di nuovo al figlio, «Se osi anche solo pensare di rifare una cosa del genere ti ritrovi senza attributi, anche se dubito che tu ce li abbia! E non ti azzardare a dare ancora confidenza a una Weasley, sono stato chiaro? È una Weasley, dannazione! W – E – A – S... – si bloccò, con un grugnito di riflessione, mentre Scorpius e Rose ripensavano a una scena molto simile avvenuta qualche giorno prima con aria sgomenta – L – E – Y!» sbraitò Draco per finire in bellezza.

Poi, con un urlo belluino di Astoria, la lettere prese fuoco.

Scorpius era immobile, un occhio che si chiudeva e si riapriva in un ridicolo spasmo di pazzia. Nessuno fiatava.

Rose represse una risata, facendo uno strano verso strozzato. «Non me lo sarei mai aspettato, ma..» si fermò un attimo, con gli angoli della bocca che si contorcevano per lo sforzo di non ridere, «tuo padre è un vero spasso!»

Lui la fissò con uno sguardo tra l’incredulo e l’assassino, ma prima che potesse scagliarle qualche Maledizione Senza Perdono arrivarono Nott, Zabini e Albus e si piazzarono di fronte a loro.

«Chris, Will, Al... cosa ci fate qui? Volete prendermi in giro anche voi – no, perché qui si sta formando la fila!» disse Scorpius, cercando di suonare ironico quando invece era sul punto di piangere.

«Beh, inizialmente l’intento era quello!» trillò Nott con la sua cattiveria tipica di Serpeverde.

«Ma poi è arrivata la lettera... per Merlino, non ho mai sentito uno così... arrabbiato! Neanche la madre di Al era così furiosa!» continuò allegramente William, sgranando gli occhi, e mettendo Ginny come massima unità di misura per le sfuriate.

«Comunque, volevamo dirti che ti riammettiamo nel Dormitorio» si aggiunse Albus, guadagnandosi uno sguardo luminoso da parte di Scorpius, «Ovviamente, però, non ti daremo la parola d’ordine: dovrai sempre essere accompagnato.. Non vogliamo che in un altro tuo schizzo di solidarietà verso i Grifondoro li faccia entrare!» finì, e gli altri due annuirono perfettamente d’accordo.
 
 
Verso l’ambito Dormitorio Serpeverde...

«Ehm.. Scorp? È vero che da piccolo ti piaceva giocare con le bambole?» chiese Albus, accompagnato dalle risate di Will e Christopher.

«Al, cuciti la bocca!» ringhiò il biondo, rassegnandosi a un anno di gogna pubblica made-in-Serpeverde. 








N  /  A
Buondì a tutti! ^o^ O forse sarebbe meglio dire buona sera? Uhm ma si dai buondì è più giovanile! XD
Comuuuuunque eccoci qui con un nuovo fantasmagorico capitolo! Abbiamo deciso di pubblicarlo un po' in anticipo (di un giorno... ma vabbè dai è sempre in anticipo no? XD ) perché oggi è il compleanno di Eleonora, una nostra grande amica che ci sUpporta/sOpporta sempre e alla quale volevamo dedicarlo! *o*
Ringraziamo veramente di cuore tutte voi che continuate a seguire/recensire questa pazza storia, ogni volta che troviamo un vostro commento ci sciogliamo dalla gioia ^o^ Siete veramente fantastiche! 
Un bacione abnorme

Swichi_Matiux

P.s. Per DPotter: ci dispiace non essere riuscite a scrivere un capitolo intero sulla scommessa che avevi proposto ma abbiamo dovuto inserirlo in seguito perché il capitolo era già pronto e abbiamo già una scaletta di idee da seguire :) Speriamo che tu possa perdonarci e accontentarti di un sogno... lo sappiamo che è misero misero T.T Ti prego non abbandonarci! Sperando comunque in una tua prossima recensione :D
Un bacio

Swichi_Matiux

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Capitolo 6
*** Super Party targato Potter ***


Super Party targato Potter 
[Di cervelli slavati, di gins e di baci mancati]




Dopo la sfuriata dei genitori made-in-Strillettera, Rose e Scorpius avevano tacitamente stretto un patto e non si erano più stuzzicati molto. In verità, Malfoy moriva dalla voglia di far fare qualcosa di umiliante a quella racchia di una Weasley, ma temeva l’ira di suo padre e comunque lei non aveva fatto niente per farlo arrabbiare particolarmente. Ma la tregua, che persisteva da un mesetto circa, non era destinata a durare...

«Hai. Invitato. Malfoy?!»

Albus sospirò. A volte si chiedeva cosa gli fosse passato in mente quando aveva stretto amicizia con Scorpius: che Rose lo avrebbe accettato? ... Ero davvero stupido a undici anni, pensò rassegnato.

«Rose, è un mio amico» cercò di spiegare, con il miglior tono diplomatico che riuscisse a formulare quando il suo unico impulso era quello di staccare a morsi la testa della cugina – parentela o no, a volte non la sopportava.

«Non mi interessa! È un bastardo, infame, rognoso testa di Troll!» strillò Rose aggressiva, «È la festa di James, Al! J – A – M – E – S! Tuo fratello. Il ragazzo che darebbe fuoco a tutti i Malfoy, se potesse. Come hai potuto?!»

«Gliel’ho chiesto» disse Albus sogghignando. Ora veniva la parte migliore. «Ha detto che va bene. Dice che è simpatico... a modo suo.»

Silenzio.

Rose aveva la bocca comicamente spalancata e gli occhi che minacciavano di schizzare via dalle orbite; ovviamente, poi, era di un bel rosso aragosta – tipico degli Weasley – e boccheggiava come un pesce fuor d’acqua.

«St-stai scherzando, vero?!»

Il ragazzo scosse la testa con aria solenne.

«SIMPATICO?! Se lui è simpatico, io sono Voldemort! Per le mutande di Merlino, Al, è un borioso rompiscatole tinto! È un-»

«Sono un...?»

«BRUTTO IDIOTA, cosa vuoi ora?»

«Sai Weasley, avevo pensato a una scom...» - e fece un gesto eloquente con la mano - «che non fosse troppo umiliante per te... ma ora ci sto ripensando.» Un ghigno
si dipinse sul suo viso e Rose cominciò a digrignare i denti per la rabbia, mentre Albus li guardava senza capire.

«Brutto deficiente, vieni con me!» sibilò la ragazza, trascinandolo nel bagno dei Dormitorio Serpeverde dei ragazzi.

Albus era sempre più confuso.

«Bene Weasley» disse Scorpius, una volta entrati nell’angusto spazio, parlando a bassa voce per non farsi sentire da Albus, la persona più ficcanaso del mondo, «sei curiosa di sapere quale sarà la tua punizione?» la schernì, visibilmente eccitato all’idea di potersi prendere la propria rivincita.

Rose strinse gli occhi e fece un respiro profondo, nel tentativo di reprimere la voglia di rovinargli quel bel visino a suon di pugni. Quando li riaprì si ritrovò la faccia che avrebbe voluto massacrare poco prima a pochi centimetri dalla propria. La ragazza arrossì, allontanandosi di qualche passo. Un’ombra di delusione passò sul volto del Serpeverde, che però fu subito scacciata dal solito ghigno derisorio.

«Bene, bene, bene, Rosie...» ridacchiò lui, calcando sul nomignolo neanche fosse un insulto, «Sai, ho pensato molto alla festa di tuo cugino, alla quale sono stato stranamente invitato e, beh, lampo di genio! Scommetto che... attimo di suspense...» ghignò, notando la faccia sconvolta della rossa, «non hai mai raccontato gli eventi più imbarazzanti della tua vita davanti a tutti durante un party» concluse, soddisfatto della trovata.

Rose si sentì morire: non poteva fare una cosa del genere! A quella festa ci sarebbe stata tutta la gente più in di Hogwarts, miseriaccia! E poi, lei di figure imbarazzanti ne aveva fatte a bizzeffe, neanche fosse una macchina attira-sfighe.

«Non se ne parla neanche!»

La voce di Albus, che stava sbattendo i pugni sulla porta, li distrasse: «Ehi! Cosa state facendo? Fatemi entrare!»

«Hai sentito Al?» sogghignò Scorpius, «dovremmo uscire.»

A quel punto, Rose non ci vide più dalla rabbia e decise che quello era il momento migliore per buttare alle ortiche tutti i suoi propositi di rimanere in pace con Malfoy. Alias: gli si buttò addosso e iniziò a tempestarlo di pugni, coinvolgendo in una lotta-rissa alla Babbana, mentre Albus, preoccupato dai rumori poco rassicuranti che facevano nella colluttazione, cercava di scardinare la porta prima che qualcuno compisse un omicidio.

 
                                                                                                                                   ***
 
 
Albus Severus Potter era, normalmente, un ragazzo tranquillissimo, che adorava rintanarsi sotto mucchi di scartoffie a studiare o progettare, con la classica ambizione che a Serpeverde era di casa, il suo glorioso futuro. Ma quando si arrabbiava, ecco, quelle poche volte perdeva completamente la testa.

«SCORPIUS HYPERION BRUTTO-CRETINO MALFOY!»

Rose si seppellì sotto le coperte, terrorizzata, e notò che anche il biondo aveva seguito il suo esempio.

«Che cos’hai nel cervello? Cacca di Troll stantia?! Oltre ai capelli, ti fai tingere anche il cervello, ora? – perché mi sembra un po’ slavato, sai com’è!»

La cosa più assurda era che Albus, se debitamente provocato, sparava gli insulti più ridicoli, sbandierando al vento i tuoi segreti più reconditi senza neanche accorgersene.

«E tu! TU!» strepitò, girandosi verso Rose. Aveva il viso rosso e congestionato, e la ragazza sperò che fosse assolutamente impossibile che i suoi occhi verdi si trasformassero nel raggio letale dell’Avada Kedavra. «Dovrei farti a pezzi la giugulare per quello che hai fatto, lo sai? Già è tanto che non abbia scritto una lettere a zia Hermione!»

Persino Madama Chips si teneva alla larga dai loro lettini, spaventata dal terribile scoppio di rabbia del ragazzo. Il che era grave.

«Vi siete picchiati! Menati, presi a botte, rotolati come porci in una vasca da bagno dandovi pugni come due wrestler professionisti, per Merlino!»

Rose cercò di convincersi che buttare Scorpius Malfoy e la sua irritante faccia da schiaffi in una vasca nel bagno del Dormitorio maschile di Serpeverde era stato sbagliato, ma non ci riuscì: la verità era che era stato tremendamente gratificante riempire di pugni quel bel faccino, e dargli quella stupenda ginocchiata sugli attributi era stata la cosa migliore che avesse fatto negli ultimi cinque giorni.

Ovviamente, era stato molto meno divertente quando lui, per legittima difesa, le aveva stritolato il polso in una morsa d’acciaio, tanto che gliel’aveva slogato o, peggio, quando Albus aveva schiantato la porta e li aveva “Wingardium Leviosati” in Infermeria, dove ora stavano subendo le cure seccate della vecchia dottoressa e la sgridata memorabile di Al.

«Adesso esigo sapere cosa vi ha spinti a litigare così.» I due pseudo-malati si guardarono esitanti e poi scossero piano la testa. Albus sospirò e Rose, nella sua rosea immaginazione melodrammatica, pensò che avesse le lacrime agli occhi, anche se era troppo lontana per accertarsene e probabilmente si stava immaginando tutto.

«Mi avete davvero deluso.» concluse con aria grave il moro e poi, seguito dal singhiozzò commosso di Madama Chips –che aveva origliato con curiosità tutta la discussione (vedi: monologo drammatico di Albus) – se ne andò a grandi falcate, i pugni serrati dalla rabbia.

Rose guardò Scorpius con il miglior sguardo assassino, anche se l’altro sembrava veramente dispiaciuto dell’accaduto, e prima di prima di poter vedere se stava per scoppiare a piangere in una perfetta crisi isterica o meno, chiuse con uno scatto secco le tendine.

                                                                                                                        ***
Qualche giorno dopo...

«Dai, Al, ti prego!»

In sette, lunghi, anni nessuno aveva mai visto Scorpius Hyperion Malfoy strisciare per i corridoi implorando perdono e nessuno aveva mai visto quel santo di Albus Severus Potter tenere il muso a qualcuno così a lungo, eppure stava succedendo.

«Albus, dai, ti sto supplicando, per Morgana!»

«Hai. Picchiato. Mia. Cugina.»

Scorpius si corrucciò. «Tecnicamente parlando è stata quella assatanata della Weasley a saltarmi addosso. Io le ho solo impedito di evirarmi, scusa tanto se ci tengo alla mia vita!»

Albus si girò, con una smorfia raccapricciante in volto che diceva “se-non-ti-cuci-la-bocca-renderò-vano-il-tuo-tentativo-di-difesa-da-Rose” «Uno: “quella assatanata della Weasley” è la mia cuginetta preferita. Due: le hai praticamente smontato l’osso del polso.»

«Smontato!» soffiò lui di rimando, roteando gli occhi. «Dai, Al, ti ho fatto prendere una “O” in pozioni, cosa vuoi di più da me?»

«Uhm... vediamo... che i miei due migliori amici non si scannino ad ogni occasione?» sibilò ironico il moro, fissandolo con l’ennesima occhiataccia.

«Oh, andiamo! Cosa devo fare per dimostrarti che siamo capaci di andare d’accordo? Portarla alla fes- Oh no. No, Albus, non se ne parla!»

Il Potter sfarfallò le ciglia con un’aria innocente cha che stonava terribilmente con il sogghigno sadico-malvagio che gli si era aperto in volto,  «Oh beh, allora penso che potrò sfogarmi spezzando in mille minuscoli pezzettini invisibili la tua scopa dato che ti sei accapigliato come una bestia selvaggia con Rosie, no?»

Scorpius ringhiò qualcosa che sembrava un “sembrerò gay ad andare ad una festa con quel maschiaccio della Weasley” e poi marciò verso i Dormitori Grifondoro con l’aria furiosa-depressa-rassegnata di un innocente condannato a morte.

 
 
Ovviamente Scorpius, quando vide uscire una parecchio nevrotica Rose Weasley in un bellissimo vestitino da festa nero, non pensò neanche lontanamente che sarebbe passato per gay. Più che altro, osservando il succinto corpetto nero e la gonna – troppo corta, troppo! – a balze, pensò a come mantenere un certo contegno mentre si strozzava con la saliva. L’unica cosa che lo consolò un poco dalla figura barbina da “ragazzo-innamorato-della-luce-riflessa-della-sua-bella”, fu che anche la Weasley pareva parecchio sorpresa dal suo aspetto, e in effetti doveva ammettere che quei gins babbani di Albus, quella maglieta grigia attillata e quel jilé nero gli donavano molto, contando che già normalmente era un figo! 

 «Sembri una femmina con questo... affare, Weasley»

«Dovresti sapere come si chiama “questo affare”, dato che quelli come te lo indossano spesso.»

Soliti complimenti galanti, all’ordine del giorno.

Con la lentezza di uno che sta per andare al patibolo, i due, scambiandosi occhiate disgustate, si incamminarono verso il cunicolo segreto che li avrebbe portati
direttamente alla “Testa di Porco”, dove James aveva ubriacato il vecchio Aberforth e organizzato la festa illecita.

Quando arrivarono il party era già cominciato da una buona mezz’oretta – avevano dovuto eludere il controllo del custode facendo un giro irripetibile dei corridoi -, ma
la gente non era ancora così presa da non esclamare un coro di “ooh” maliziosi alla loro entrata.

«Gente simpatica gli amici di tuo cugino» borbottò acido Scorpius staccandosi immediatamente dal braccio della ragazza.

Rose sbuffò e si allontanò dal biondo. In quel momento arrivò James. «Oh ciao Rosie! Speravo che venissi... Ovviamente non mi aspettavo che ti accompagnasse lo sgorbio, ma... la vita è piena di sorprese!» disse apparentemente allegro, ma con gli occhi che lampeggiavano ogni volta che si posavano su Scorpius.

Rose notò gli svariati sguardi assassini tra i due e quindi le sorse un dubbio «Maaa... Jamie? Non lo avevi invitato?»

«Io?! Invitare Sgorbius alla mia festa? Tu devi avere qualche rotella fuori posto, cuginetta» rispose lui con una smorfia.

I tre arrivarono alla stessa conclusione: «Albus!» esclamarono in sincrono.

Il suddetto ragazzo si stava dimenando come un ossesso su un tavolo con Zabini... E sua sorella, Eleonor. Il fatto che i tre fossero abbarbicati in una sottospecie di danza tribale non impedì ai due cugini e Scorpius di andare là e sradicarlo dal braccio sanguisughesco della ragazza.

«Albus Severus Potter!» strillò Rose sovrastando la musica.

Lui la guardò perplesso. «Rose Weasley, James Sirius Pott-»

«Fai meno lo spiritoso, Al!» lo liquidò il fratello maggiore, anche se non sembrava più tanto arrabbiato: gli effetti dei primi boccali di Burrobirra si facevano già sentire,
probabilmente.

«Avevi detto che James l’aveva invitato!» continuò Rose imperterrita.

Albus alzò le spalle e lanciò un’occhiata pseudo – delusa al sedere ancheggiante di una Corvonero. «Beh, ormai è qui e non penso che a Jamie faccia tanta differenza,
no?».

Sotto gli occhi sgranati di Scorpius e la faccia in ebollizione di Rose, James borbottò:  «Non rompere a Rosie come l’altra volta – si riferiva ancora al filtro d’amore – e va bene.»

Scorpius preferì tacere: presto non avrebbe potuto mantenere la promessa.

Con l’inizio di un lento, il ragazzo prese la rossa per il braccio, la trascinò nella selva di corpi danzanti e le mise le mani sui fianchi. Lei, un po’ sorpresa da quello lascio, si allacciò al suo collo e gli si avvicinò impercettibilmente. Stavano ballando. Per la prima volta si guardavano negli occhi senza incenerirsi con lo sguardo e si toccavano senza picchiarsi. Rose si sentiva strana: il cuore le batteva più velocemente del solito e nell’aria aleggiava un profumo che la stava facendo impazzire; ehi, ma... quel profumo veniva da Scorpius (Che intuito! By Yele la sopportatrice/supporatrice)! Quando se ne rese conto, arrossì violentemente e cercò di allontanarsi: non poteva permettersi di saltare addosso a quel ragazzo! Il biondo però non la lasciò andare e, anzi, la strinse. Poi le si avvicinò. Rose sentì un caldo insopportabile e quando lui schiuse la bocca soffiandole sul viso il proprio meraviglioso profumo, lei pensò di svenire. Fu un attimo: Scorpius, infatti, non cercava la sua bocca, ma il suo orecchio.

«Dove credi di andare, Weasley?» le chiese ridacchiando sottovoce, «tra un po’ ci sarà il tuo debutto!» continuò ripetendole le stesse parole che lei gli aveva detto prima dell’umiliazione di fare la ragazza pon-pon. Lei rabbrividì e sentì lacrime di rabbia pungerle gli occhi.

«Rovini sempre tutto, Malfoy!» sibilò delusa spingendolo via con forza e dirigendosi a grandi passi verso il bagno, lasciando l’accompagnatore da solo sulla pista con una faccia sconvolta e incredula dalla reazione della ragazza.











N / A:
Ciao ragazzi! ^o^ Come state? Tutto bene?
...
Sì, stiamo cercando di sviare il fatto che siamo in ritardo di una settimana =o= 
Scusatescusatescusate! ToT 
Comunque, dato che siamo in periodo natalizio, e a Natale puoi, fare tutto quello che non puoi fare maaaaiii ~ e soprattutto ci sono le super-vacanze, cercheremo di fare aggiornamenti più rapidi e scrivere più capitoli possibile <3 
Detto ciò, un bellissimo Swichi_Matiux Natale a tutti *o*
Un bacione

Swichi_Matiux

... e prossimamente, proprio su questi schermi, una super ONE-SHOT DI NATALE!! <3 Scorpius e Rose guest star, ovviamente ^o^

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Capitolo 7
*** C'era una volta... ***


C’era una volta...
[... una prinshipessa che si chiamava Suicrops, un mostro quasi calvo e un principe poco popolare...]
 
 
 
Rose era nel bagno della “Testa di Porco” con le mani che stringevano il bordo del lavandino e la faccia stravolta dallo stupore riflessa nello specchio: non poteva piangere per lui. Lui non poteva averla fatta sentire in quel modo. Lei non era una dello stormo di oche che svenivano quandolui si passava una mano tra quegli stramaledetti capelli slavati. Però non poté non pensare a come si era sentita: estremamente felice, completa. Ma lei era Rose Weasley e non si abbatteva per nulla; ovviamente doveva fargliela pagare, ma intanto doveva anche pensare a come superare indenne la prova che le aveva proposto quello scellerato: non poteva macchiare la sua reputazione sbandierando ai quattro venti le peggiori figure che aveva fatto.
“Pensa, pensa, pensa...” si ripeteva come un mantra, “ecchecavolo sembro Winnie the Pooh”. La ragazza si passò una mano sul viso,poi se la schiaffò sulla fronte. “Idea luminosa” pensò ghignando, “Oh no, ora sto imitando Cattivissimo Me, ma perché diavolo ragiono come un cartone animato babbano?” Si guardò ancora un po’ allo specchio e poi uscì finalmente dal bagno lercio sbattendo la porta.
«Malfoy, lo sai che mi stai rovinando la vita?»
«Oh, lo so Weasley, e mi sto divertendo un sacco!» rispose l’altro ridacchiando.
«Ma ingoiati i denti, brutto demente» borbottò a mezza voce la ragazza prima di dirigersi verso il palco della sala afferrando al volo un bicchierino di Whiskey Incendiario.
«Bene allegri compagni,» esordì Rose, evidenziando il fatto che fossero le undici di sera e che tutti fossero abbastanza alticci. Come per affermare la dichiarazione della ragazza i presenti alzarono i calici per brindare. «io vorrei raccontarvi qualcosa di me, sapete, per farmi conoscere meglio! Ma non vorrei sembrare scortese e quindi, prima di iniziare, vorrei fare qualche brindisi di ringraziamento!»
La folla ormai pendeva dalle sue labbra e per approvare l’idea rumoreggiò e fece tintinnare i bicchieri. Scorpius – che pur sembrando ebete in fondo in fondo non lo era – capì il piano della ragazza. Le lanciò un’occhiata truce perché ormai non poteva più fermarla e afferrò con rabbia un bicchiere di Burrobirra.
«Allora, innanzitutto vorrei ringraziare mio cugino James per la festa fantastica!» cominciò Rose.
«Ohlè!» fu la risposta dei ragazzi del pubblico. E giù il primo bicchiere.
«Poi un brindisi a voi, degli amici grandiosi!»
«Ohlè!» Secondo bicchiere.
«A Scorpius Malfoy, l’accompagnatore ideale!»
A questa affermazione tutti si guardarono straniti, ma dopo un’alzata di spalle... «Ohlè!» Terzo bicchiere.
Quando arrivarono al decimo, Rose si ritenne soddisfatta dell’opera: tutti gli invitati erano ubriachi, nessuno avrebbe ascoltato – o si sarebbe ricordato – quello che avrebbe detto.
 Il suo fantastico piano aveva funzionato.
Anche Scorpius era accasciato su un divanetto in maniera scomposta. Nonostante si fosse ripromesso di restare lucido per poter controllare che la Weasley facesse ciò che le era stato “ordinato”, non era riuscito a resistere all’ilarità generale e dopo qualche bel boccale di Burrobirra si era scordato persino il proprio nome: figurarsi la scommessa!
Non si può dire però che Rose fosse una ragazza disonesta: infatti dopo aver fatto bere agli invitati tutto l’alcool presente nel locale alcuni aneddoti su se stessa li aveva pure raccontati, ma essendo tutti addormentati/svenuti le sembrava di parlare da sola quindi si era stufata ed era scesa dal palco.
Per invogliare gli altri a brindare però, qualche bicchierino se l’era scolato pure lei e ora le girava la testa e la vista, ogni tanto, le si appannava. Avrebbe voluto che qualcuno la riportasse nella sua stanza, ma sembrava che fossero tutti messi peggio di lei. Con passo malfermo si avvicinò al proprio accompagnatore.
«Scorpius...» gli sussurrò, non si era nemmeno accorta di averlo chiamato per nome, «Scorpius, dai svegliati»ripeté scrollandolo debolmente per le spalle. Vedendo però che l’altro non dava segno di riprendersi, con le ultime forze che le rimanevano, gli tirò un ceffone. Il biondo saltò su spaventato e massaggiandosi la guancia riuscì a biascicare: «Che – hic – cavolo uoi
«Devi portarmi a letto, idiota!»rispose la rossa che non ce la faceva più a reggersi in piedi dalla stanchezza.
Scorpius strabuzzò gli occhi alla richiesta della ragazza «Cosh-a?!» esclamò temendo di non aver capito bene.
«Portami subito nel mio dormitorio che sto per crollare dal sonno» sbuffò Rose al limite della sopportazione senza rendersi conto che l’altro non riusciva neanche ad alzarsi dal divano.
«Lo shai che – hic – non lo possho fare, vero? Sc’è lo sciii-hic-volo» fece lui stropicciandosi  gli occhi, nonostante fosse ubriaco fradicio il suo spirito di autoconservazione degnamente Serpeverde funzionava ancora.
«Uffa, portami nel tuo allora!» ribatté lei, dovendo ammettere che il biondo aveva ragione «Mi basta un posto dove dormire che non sia questo. Pensa se per caso sbucasse Aberforth, non voglio di certo che mi veda qui!» concluse sbadigliando e nel frattempo guardandosi intorno per controllare che il vecchio non uscisse veramente all’improvviso da qualche angolo nascosto della sala.
Quando Scorpius riuscì ad alzarsi – dopo svariati tentativi – le passò un braccio intorno alle spalle mentre lei si aggrappava alla sua vita e così, sorreggendosi a vicenda e zigzagando per i corridoi, si avviarono verso i sotterranei.
                             
                                                                                  ***
Quasi due ore dopo...
«Per Merlino, fortuna che siamo arrivati!» esclamò Rose sfinita quando arrivarono davanti al portone del Dormitorio Serpeverde «Forza Scorpius, dì la parola d’ordine».
Il ragazzo spalancò gli occhi «Ehm... io... hic... non la sho!» rantolò accasciandosi in ginocchio sul pavimento.
«Cosa?! Mi hai fatto scendere fin quaggiù per poi dirmi che non sai la parola d’ordine?! Ma io ti uccido!» urlò la rossa risvegliandosi dal torpore, senza pensare che fossero quasi le due di notte e che forse qualcuno stesse dormendo.
«Non gridare, Roshie» mugolò il biondo coprendosi le orecchie con le mani.
Rose si zittì: era la seconda volta che vedeva il ragazzo così vulnerabile e tenero, senza la solita patina di bastardaggine sugli occhi. Il cuore le si riempì di dolcezza.
«Forza, vieni con me» gli disse tendendogli una mano e guardandolo con fare materno. Scorpius non si mosse, le mani sul viso a coprirgli gli occhi. Ma che cavolo...? pensò la ragazza.
Quando lo toccò con la punta del piede il biondo si spalmò su pavimento con un unico, fluido movimento.
Rose sbuffò sonoramente, poi gli prese le caviglie  «Ma perché cavolo devo sempre portarti in giro a peso morto?» protestò irritata mentre cominciava a trascinarlo verso la Stanza delle Necessità. Fatto qualche metro, però, iniziarono a farle male le braccia – dopotutto il bellimbusto non era certo un fuscello – dunque ritenne opportuno riempire di calci Scorpius: che credeva, che lo avrebbe scarrozzato in ogni angolo del castello solo perché stava smaltendo un sbronza colossale?!
Quando il ragazzo aveva sbattuto gli occhi un paio di volte e boccheggiato con un’aria parecchio stupida, segno che si era svegliato, Rose aveva sperato che prendesse eroicamente il controllo della situazione, dato che lei aveva mal di schiena a forza di usarlo per spazzare i corridoi e la testa che cominciava a girarle.
«Roshie, mi racconti una shtor – hic – shtoria
Aveva sperato male,decisamente.
«Malfoy, siamo in un lurido corridoio del terzo piano alle due di notte, no che non te la racconto una storia!»
Scorpius annuì, condiscendente «Allora te la racconto io.»
«No, senti non hai capito-»
«Sc’era una volta... un po’ di tempo fa... – hic – ecco, sc’era una volta una... shì, una prinshipessa»
Rose si lasciò scivolare accanto a lui, rassegnata; sperava che dopo quel ridicolo teatrino sarebbe ritornato parzialmente in sé.
«Questa prinsci-princi-prencipessa era... bellisshima – hic!» i suoi occhi erano illuminati da qualche sporadica fiaccola accesa qua e là e brillavano di eccitazione. «Aveva lunghiiiisshimi capelli biondi e gli occhi... beh, gli occhi erano grigi, anche she sholi – hic – tamente leprinshipesse ce li hanno biond- azzurri.»
«Va bene, ok, taglia.»
«Shtavo dicendo... ah shì! Poi sc’era lui. Il prinschipe più bello del reame: aveva i capelli piùrosshi del mondo, come fiamme, e gli occhi che shembravano ziffari-»
«Zaffiri, Malfoy, si dice zaffiri» lo interruppe Rose, massaggiandosi le tempie con aria esasperata. Se tutti erano ubriachi come Scorpius , l’indomani, dal quinto anno in su ci sarebbero stati solo zombie semi-viventi.
«Shì, shì – hic! Come uoi... tu!» e scoppiò a ridere.
Oddio, uccidetelo!
«Comunque... laprinshipessa si chiamava Suicrops ed era la più bellissima del mondo, il prinshipe Eliasor, e anche se era – hic – stupendissimo non era molto popolare... avrebbe potuto fare di più.»
«È una storia noiosa.»
Scorpius si accigliò e arrossì, imbarazzato e furioso «Non siamo ancora arrivati al momento bello!» protestò, realmente offeso.
Rose fece un gesto con la mano e lui continuò, lievemente più lucido, almeno in apparenza: «Suicrops e Eliasor dicevano di odiarsi, ma ogni volta che la principessa vedeva il principe le girava la testa, aveva la nausea e male al pancino e-»
«Insomma, ‘sto Eliacoso le faceva venire la diarr-»
«NO-O!» strillò Scorpius, agitato. Scosse la testa e arrossì di più. «Lei... lei... non lo so cosa provo, ok?»
Rose aggrottò le sopracciglia, confusa «E tu cosa c’entri, scusa?» chiese.
«Ma!» continuò lui ignorandola bellamente, «c’erano due nemici: uno era grande come un gigante e rosso come un... come un... come dicono i babbani?... un camionista ubriaco, ecco! Rosso così.»
Come te, insomma.
«E poi un altro... sembrava un vampiro, era crudele e... quasi pelato!» Scorpius rabbrividì e Rose si domandò se uno dei cattivi della sua storiella non fosse Voldemort.
«I due non volevano che – ehi, mi è passato il singhiozzo!»
«Vuoi andare avanti?!» ruggì la ragazza, seccata. Detestava ammetterlo, ma si stava incuriosendo, e poi sentiva uno strano senso di familiarità mentre Scorpius parlava. Fattore non meno importante era l’ascendente che aveva su di lei il biondo con quelle guance arrossate e lo sguardo gaio e malandrino di un piccolo monello.
«I due cattivi – yahwn – non volevano che i due ragazzi si incontrassero troppo...» continuò Scorpius sbadigliando, «perché se lo avessero fatto...» iniziò a reclinare leggermente il capo in avanti, insonnolito.
«Siii?» lo incalzò la ragazza.
«... la principessa avrebbe a-» uno sbadiglio più lungo, «ammesso che...», e crollò addormentato.
«Malfoy, Malfoy? No, non ti azzardare! Malfoy...? Aaargh, SCORPIUS
                                                         
                                                                                   ***

Scorpius aveva già bevuto parecchie volte in vita sua – anche qualche bicchierino con il dolce nonnino Lucius – ma mai niente di troppo forte. Quindi riempire e svuotare un boccale per ben dieci volte di fila per ragioni assurde – si ricordava vagamente un “Urrà Grattastinchi!” e ciò bastava a fargli capire la portata delle scemenze che poteva aver detto – non era stata un buonissima idea.
L’unica volta che gli venne da vomitare Rose, che doveva essere incredibilmente più lucida di lui e di conseguenza il doppio più schifata, lo scaraventò contro una finestra, così Scorpius svuotò ben bene lo stomaco nel giardino di Hogwarts – niente che non potesse concimare, no?
Rose era arrabbiata con lui. Insomma, non era molto sicuro - vedeva ancora doppio per colpa dell’alcool ed è risaputo che le femmine facciano ragionamenti più complessi di quelli di un centauro – ma camminava spedita e aveva una smorfia che non prometteva niente di buono – un rissa, se gli fosse andata di lusso. O forse era ancora pseudo-scioccata-schifata dai dieci minuti di spurgo dell’intestino, tempo record.
Voleva dirle qualcosa di carino, accidenti! Una di quelle cose che fanno colpo sulle donne e le fanno sorridere come delle oche per ore.
«Hai dei bei capelli!»
Lei si girò, spiazzata; poi, in un nanosecondo, le si chiazzarono di rosso le guance e mise su un’aria guardinga – che nei film non c’era, maledizione! Lì le ragazze erano tutte esaltate, perché questa doveva assomigliare ad un Doberman?! - «Cosa vuoi dire con questo?»
«Che hai dei bei capelli. Insomma, guardali...» Si avvicinò e ne prese una ciocca in mano, apprezzando che Rose si fosse degnata di arrossire di più di fissarlo in silenzio, ammutolita.  «... sono crespi, senza forma e di un colore fuori natura!» decantò estasiato.
Infilò una mano nella folta chioma della ragazza e strattonò violentemente, ridacchiando «Guarda: non riesco neanche a togliere la mano!», mentre lei ululava di dolore: «Me li strappi!»
«Meravigliosi, non trovi?» esclamò quando furono riusciti a districare le dita dalle ciocche ricce.
«Oh, pensavi di essere divertente, Malfoy?! Tsk! » Sbottò lei e riprese a camminare più velocemente, sbattendo i piedi come se il pavimento le avesse fatto un torto personale.
Decisamente... no.
La rincorse e le si parò davanti, cercando di ignorare le sue occhiate intimidatorie «Dicevo per... ehm... per scherzare!»
Lei alzò un sopracciglio e si mise una mano su un fianco con aria che voleva essere ironica o al massimo scettica, ma che ai suoi occhi, probabilmente traviati dai bicchieri in più di Burrobirra, pareva dannatamente sexy.
«Insomma, stavo dicendo... esistono tanti tipi di bellezza, sai?» Rose sembrò stupita da quell’uscita – anche lui lo era, in realtà: cosa diavolo stava dicendo?! –, ma in tutti i giornalini di gossip dicevano che sorprenderla era un bene: quindi era messo bene, no?
«Ecco, c’è la bellezza di tua cugina Dominique, una bellezza classica: insomma, ha un culo che fa impazzire mezza scuola, ma è discreta. Classica, si.»
La faccia di Rose si fece più dubbiosa e Scorpius si mise a parlare più velocemente, agitato «Oppure c’è Lily, quella provocante. È come un’autostrada: ovunque eppure frequentatissima. Ma anche quell’altra... Roxanne, ecco, neanche Roxanne scherza: l’indiscutibile fascino di una ragazza che ti coinvolge in una rissa e gira con i soggetti più maschi della scuola. Pseudo-alternativa, molto stimolante.»
L’espressione di Rose ora era davvero preoccupante, così il ragazzo si affrettò a giungere al punto del suo discorso:«E poi ci sei tu. Guardati! Sei bassa, magra, con questi capelli fuori dal normale e questi occhi fiammeggianti – quando guardi qualcuno sembra che tu lo voglia mangiare, fa paura ti dico! – Epp-»
«Senti Malfoy, non so cosa tu voglia ottenere, ma non mi interessa se le mie cugine, nonché migliori amiche, sono delle “tutte-curve favolose”, ok? E neanche se mi consideri una specie di secchiona-orrenda ambulante, chiaro?» si stropicciò il vestito, nervosa. «Non mi fa nessuna differenza, capito?! Nessuna. Differenza. E ora, buonanotte.»
Scorpius rimase fermo a guardarla marciare dietro l’angolo, cercando di non pensare alla patina di lacrime che era sicuro di aver intravisto nei sui occhi a metà del discorso.
«Eppure sei stupenda.» completò nel silenzio, poco meno che un sussurro.
                                                         
                                                                                     ***

Appena girato l’angolo, Rose si pentì di essersene andata in quel modo; certo, Scorpius era stato veramente sfacciato e scortese, ma era ubriaco, per Merlino! Non avrebbe mai detto delle cose del genere se fosse stato nel pieno delle sue facoltà. Poi – molto probabilmente era stato frutto della sua mente poco lucida – aveva sentito un “eppure” appena accennato prima che lo interrompesse... chissà cosa le stava per dire.
L’immagine del ragazzo spalmato sul corridoio del terzo piano con quella faccia da cucciolo abbandonato le si piantò davanti agli occhi come una fotografia.
Non posso lasciarlo lì, se lo trovasse qualcuno in quello stato finirebbe in un mare di guai. Si ritrovò a pensare, ma non poteva mentire a se stessa: lei voleva tornare da lui, punto. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
Quando ritornò indietro Scorpius era nello stesso punto, solo che si era tirato le gambe al petto e il viso era affondato tra le ginocchia, le spalle scosse da quelli che sembravano singulti.
Rose gli si avvicinò e gli tirò uno schiaffetto sulla testa: «Che fai Malfoy, piangi?» ridacchiò, cercando di fargli riemergere la faccia «Spero che tu ti sia pentito di quello che mi hai detto!»
Quando, però, lui la guardò con gli occhi d’argento arrossati e gonfi e il labbro inferiore tremolante, il sorrisetto ironico le morì sulle labbra. Deglutì un paio di volte cercando di darsi un contegno «Su, dai... non fare così, non sono arrabbiata.»
Gli occhi di lui si allargarono per la sorpresa, l’iride che sembrava liquida.
«Cioè... in fondo non mi avresti mai detto quelle cose se non fossi stato ubriaco, no?» continuò  Rose, messa a disagio dallo sguardo e dal silenzio dell’altro. Non sapendo cosa fare gli tese una mano, «Dai, andiamo. Ormai manca poco alla Stanza delle Necessità.» e gli sorrise imbarazzata.
Scorpius la ricambiò con un sorrisino tremulo, poi le afferrò la mano e, barcollando, percorsero l’ultimo tratto che li separava dall’ambita sala.
 
 
 
 
 
N / A:
Ed ecco, dopo un bellissimo Natale (Swichi: parla per te, io mi sono ammalata! >o<), a pubblicare questo settimo capitolo, molto delirante ^o^ Vi avvisiamo già che il prossimo sarà abbastanza... mastodontico!
... E ora, un po’ di pubblicità: abbiamo scritto una fic di Natale, CHRISTMAS AT MALFOY MANOR!, che speriamo andiate a leggere, perché ci abbiamo speso sangue, sudore e lacrime (di gioia) su <3 Quindi speriamo di vedervi in molti *o*
Buon Anno e felici auguri a tutti quanti dalle vostre amate
 
Swichi_Matiux

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Capitolo 8
*** Dall'amicizia all'amore c'è la distanza di un bacio (?) ***


Dall’amicizia all’amore c’è la distanza di un bacio (?)
[Come ridurre il proprio migliore sull’orlo del baratro, con la collaborazione di Rose Weasley e Scorpius Malfoy]
 

 
Ore 10:23 del mattino

Quando Rose si svegliò – fortunatamente era Domenica – fu assalita da un mal di testa atroce. Inizialmente credette di essere nella Sala Comune dei Grifondoro, ma poi notò che la stanza era troppo piccola e che davanti al fuoco scoppiettante non c’erano poltrone o divanetti fuorché quello su cui era stravaccata. Si stropicciò gli occhi assonnata, cercando di ricordarsi cosa era successo la notte precedente, dopo che aveva raccattato Scorpius dal corridoio.
Oh cielo, Malfoy!pensò all’improvviso, spalancando gli occhi.
Proprio in quel momento si accorse di sentire qualcosa di caldo e pesante sopra le proprie gambe. Abbassò lo sguardo, spaventata da quel che avrebbe potuto vedere, e infatti, quando capì che quei ciuffi biondi appartenevano alla testa del ragazzo, represse un grido in un verso strozzato. Era infatti seduta su di un enorme divano, comodamente appoggiata al bracciolo, dove troneggiava un morbidissimo cuscino di piume, tutto rigorosamente rosso con rifiniture oro. Con il viso contratto in una smorfia di puro terrore, Rose cominciò a ricordare:
 
Ore 02:38 di notte

Appena entrarono nella Stanza delle Necessità Rose tirò un sospiro di sollievo: le gambe stavano per cederle. Ad un suo pensiero la stanza cominciò ad arredarsi come l’accogliente Sala Comune del suo Dormitorio. Inizialmente immaginò un letto, ma poi, arrossendo impietosamente al ricordo di non essere lì da sola, lo fece scomparire preferendo un colossale divano. Quando vi si accomodò sopra, però, Scorpius le cadde letteralmente addosso, accoccolandosi contro il suo ventre e passandole un braccio dietro la schiena. Rose avvampò fino alla radice dei capelli: non poteva star succedendo a lei!
Il biondo si addormentò quasi subito, russando lievemente, ma la ragazza era tutt’altro che insonnolita in quel momento. Con il cuore che le batteva a mille gli sfiorò i capelli e quando vide che il ragazzo non dava segno di volersi risvegliare, Rose si fece coraggio e gli accarezzò la testa, affondando le dita nella folta chioma dorata. Era una sensazione meravigliosa e rilassante: Scorpius aveva i capelli più morbidi e sottili che lei avesse mai toccato, certo che i suoi in confronto sembravano un cespuglio!
Il ragazzo sospirò e lei si irrigidì per qualche istante. Quando si ridistese, la stanchezza si fece finalmente sentire e con gli occhi che le si chiudevano, poggiò le labbra sulla guancia liscia e morbida del bel Serpeverde e, dopo avergli sussurrato dolcemente “Buonanotte”, posò la testa sul cuscino, che aveva fatto apparire insieme ad una calda coperta, e chiuse gli occhi sorridendo.
 
Quando si ridestò dal flashback avrebbe voluto prendersi a schiaffi: come aveva potuto lasciarsi andare così con Malfoy?
Fortuna che stava dormendo, almeno non ricorderà niente!
Proprio in quel momento il ragazzo strinse un po’ di più la presa intorno ai suoi fianchi. Rose non sapeva che fare: non poteva svegliarlo, altrimenti avrebbe visto in che posizione erano messi e per lo stesso motivo non poteva aspettare che si ridestasse da solo! Così gli passò una mano sotto la testa e una sotto il fianco e, facendo leva con gli avambracci, lo buttò giù dal divano. In quel modo non avrebbe sospettato nulla, peccato che non avesse contato il “fattore braccio”; l’arto del ragazzo, infatti, era ancora abbarbicato alla sua schiena e, quando Scorpius si sentì cadere nel vuoto, si aggrappò a lei per rimanere in equilibrio. Fatto sta che finirono a terra entrambi, l’una sopra l’altro.
«Buongiorno Weasley» ghignò Scorpius irriverente, facendola arrossire fino alla punta delle orecchie: i loro visi erano decisamente troppo vicini!
Il biondo strizzò gli occhi nel tentativo di reprimere una dolorosa fitta post-sbornia alla testa e la ragazza ne approfittò per cercare di allontanarsi da lui. La coperta che aveva evocato la sera prima, nel frattempo, si era attorcigliata loro intorno, facendo ripiombare Rose sul petto del ragazzo. Ormai le sue guance scottavano come un fuoco vivo e non riuscì neanche ad alzare lo sguardo: non osava incrociare gli occhi di Scorpius, ma se l’avesse fatto si sarebbe accorta che anche il suo viso era diventato di un singolare rosso bordeaux.
«Non riesci proprio a starmi lontana, eh?» soffiò allora lui, cercando di suonare ironico, anche se il verso che gli uscì fu più o meno un gorgoglio strozzato.
«Va’ al diavolo, Malfoy!» ringhiò lei, rispondendogli per le rime. Con un rapido tocco della bacchetta fece Evanescere la coperta che li teneva intrappolati – era talmente sconvolta che non le era nemmeno passata per l’anticamera del cervello l’idea che le sarebbe bastato pensare di farla scomparire e sarebbe sparita senza nessun problema – e balzò via dal corpo muscoloso – Argh, ma non ha neanche un difetto quest’essere?! si ritrovò a pensare – di Scorpius. Corse verso la porta, rossa e con i capelli arruffati, e quando la raggiunse la attraversò senza guardare dietro, con il rumore del cuore che le batteva furiosamente nelle orecchie.
 
 
L’aveva lasciata andare via. Lei gli era caduta addosso e lui l’aveva punzecchiata con una delle sue solite battutine. Lei era scappata e lui non l’aveva bloccata.
Ma quando idiota sono?!pensò affranto Scorpius, strofinandosi le mani sul viso.
Si sentiva uno schifo: non ricordava della notte precedente, quindi doveva aver bevuto di brutto. Si guardò attorno, rabbrividendo alla vista di tutto il rosso-oro che Rose si era lasciata dietro come una scia. Voleva sapere cosa era successo dopo che si era ubriacato, quindi fece mente locale sugli invitati della festa e decise che il più adatto a cui chiedere delucidazioni fosse Zabini.
Di sicuro non sarebbe andato da Albus: primo perché il moro al party si era ubriacato ancor prima che lui mettesse piede nel locale e secondo perché si vergognava di parlare con il cugino della ragazza per la quale provava sentimenti confusi. Molto confusi. E contrastanti, anche!
Aveva paura che il suo caro amico Al scoprisse quello che lui provava per Rose, anche se non lo sapeva bene nemmeno lui.
Ha gli occhi che ti scavano l’anima, pensò assorto.
Poi si alzò di scatto – cosa che gli provocò un’altra fitta lancinante alla testa -  e si diresse a passo veloce verso il Dormitorio di Serpeverde.
 
                                                                                              ***

Quando Rose si fu cambiata ed ebbe fatto colazione, se così si può chiamare, con qualche Piuma di Zucchero e una manciata di Api Frizzole, scese dalla Torre dei Grifondoro alla ricerca dei propri cugini. Stranamente li trovò tutti in gruppo – non che non si riunissero mai, eh, ma lì c’erano proprio tutti : perfino la piccola Molly che aveva appena compiuto dodici anni.  Gli unici che mancavano erano Victoire, Fred Jr e James perché non frequentavano più Hogwarts, e l’animata discussione verteva proprio sull’ultimo di questi tre, ossia il fautore e organizzatore della festa “illegale” tenuta la sera prima.
Rose si avvicinò curiosa al capannello che confabulava animatamente, ma gli altri non si accorsero di lei.
«Avete sentito di James?» esclamò Hugo concitato.
«Si, si!» squittì Dominique in risposta.
«Pensate che si dice in giro che Aberforth l’abbia trovato su un tavolo che dormiva e che gli abbia fatto ripulire tutto e ripagare i danni se non voleva essere denunciato!» si intromise Albus ridacchiando.
«Dai Al! Non essere cattivo con Jamie!» lo redarguì Lily tirandogli un pugno sulla spalla.
«Poveretto» bisbigliò Molly, che era sinceramente spaventata sia dal burbero fratello dell’ex preside Silente sia dal buon vecchio Hagrid, alla sorella Lucy.
Rose represse una risatina maligna: finalmente il cugino maggiore l’aveva pagata per aver parlato ai suoi genitori del filtro d’amore. Evidentemente non fu abbastanza silenziosa perché tutti i parenti si girarono verso di lei squadrandola come se fosse matta.
Fu Dominique a rompere il silenzio: «Ciao Rosie!» trillò allegra. Poi però affilò lo sguardo e storse la bocca in un sorrisetto malizioso «Com’è che non sei tornata nel nostro Dormitorio questa notte?»
L’interpellata sgranò gli occhi, congelandosi sul posto «No, io... cioè... io sono tornata, ma tardi! Stavate già dormendo!» squittì sotto pressione.
«E dimmi » la incalzò ancora Dom, che si stava divertendo da morire a vedere la cugina – nonché migliore amica – diventare rossa come un’aragosta e farfugliare frasi sconnesse «a che ora ti saresti alzata? Perché non c’eri neanche quando mi sono svegliata io!»
La rossa sbiancò di colpo: Dominique era sempre stata mattiniera mentre lei, quando poteva, preferiva poltrire a letto fino a mezzogiorno.
«Ehm... io...» cominciò a disagio cercando di trovare una buona scusa. Proprio in quel momento – più per disgrazia che per fortuna – i loro discorsi furono interrotti da Albus che aveva visto Scorpius passeggiare per il corridoio e lo stava chiamando a gran voce.
Quando il biondo se ne accorse impallidì e si guardò intorno alla ricerca di una via di fuga, ma non fu abbastanza veloce: con uno scatto Al lo raggiunse, lo afferrò per un braccio con una forza inaspettata in un mingherlino come lui e lo trascinò – letteralmente – verso i propri cugini.
«Ecco un altro che si è goduto la serata!» chiocciò.  «Dove eri scappato? Ti ho cercato dappertutto per tornare nel Dormitorio, ma poi ero troppo stanco – e troppo ubriaco – e me ne sono andato a letto.» concluse incrociando le braccia al petto in attesa di una risposta.
Per qualche minuto Rose e Scorpius fissarono il pavimento, poi la ragazza azzardò un sguardo in direzione del cugino, che proprio in quel momento sgranò i grandi occhi verdi pieni di consapevolezza «Voi-» ma non riuscì a continuare la frase perché i due sotto interrogatorio dissero in sincrono: «Io... devo andare in bagno!» per poi guardarsi increduli e trovarsi osservati da ben otto paia di occhi stupiti quanto loro.
Dopo essersi scambiati un altro sguardo carico di imbarazzo il biondo e la rossa scattarono strategicamente in direzioni diverse, con mete non ben precisate.
Il resto dell’allegro clan Weasley-Potter rimase in un innaturale e denso silenzio fino a quando Albus non decise di romperlo sbuffando sonoramente e girando l spalle ai cugini per partire alla ricerca di Colui-che-tutto-sa, più comunemente chiamato Christopher Nott.
                                                        
                                                                                                  ***

Rose si era rintanata in Biblioteca, qui non c’era mai nessuno e lei non voleva essere trovata: non era uscita nemmeno per pranzare!
Erano ormai passate un paio di ore dallo spiacevole e imbarazzante incontro Scorpius-Albus-Dominique-Rose, neanche fosse un cocktail esplosivo, e lei non si era ancora mossa di lì. Il fatto era che il “piccolo” Potter Serpeverde e la bellissima un-ottavo-veela, nonostante fossero i suoi migliori amici, a volte sembrava che godessero nel metterla in imbarazzo, quasi fosse il loro passatempo preferito, e poi erano troppo intuitivi e maledettamente insistenti sugli argomenti, diciamo, scomodi.
Dopotutto la scorsa notte non era successo niente ma lei si sentiva comunque a disagio al pensiero di aver trovato lo Scorpius indifeso così tenero e dolce. Represse un brivido e tornò a concentrarsi sul mastodontico e polveroso tomo di Trasfigurazione che stava studiando.
All’improvviso la porta della Biblioteca si spalancò di colpo e fece la sua comparsa Al, con i capelli scarmigliati che sembravano mossi da un vento inesistente e gli occhi smeraldini che lampeggiavano di rabbia.
Ovviamente, però, rimaneva lo stesso sbadato di sempre: infatti, quando fece un passo avanti in direzione del tavolo della cugina con la porta che gli sbatteva alle spalle, venne strattonato indietro cadendo poco elegantemente con il sedere a terra.
E tanti saluti all’entrata ad effetto pensò Rose reprimendo una risata, sinceramente turbata dalla faccia di Albus.
Quest’ultimo, con uno strattone, liberò il pezzo di stoffa della divisa che gli era rimasta incastrata tra lo stipite e il battente dell’uscio e, dopo essersi rialzato in piedi con un balzo tutt’altro che agile e spolverato i vestiti, riprese la sua marcia con aria truce.
Quando fu davanti a Rose però, ingigantì li occhi – già enormi – come solo lui sapeva fare e assunse l’aria più struggente che la ragazza avesse mai visto. La rossa deglutì un paio di volte.
«Rosie...» cominciò il cugino con voce tremante «ma io sono il tuo migliore amico, vero?»
Questa era la tecnica ideata, testata e approvata da Albus Severus Potter in persona: intenerire e far sentire in colpa la vittima per poi dirgliene su di tutti i colori.
Veramente molto subdola. E Serpeverde.
«Certo che si Al!... Perché me lo chiedi?» domandò Rose cercando di sembrare tranquilla.
«Beh, sai com’è i migliori amici, a mio modesto parere, si raccontano tutto, no?» le rispose Albus per le rime.
«Ehm... c’è qualcosa che vorresti dirmi, Al?» pigolò l’altra facendo la finta tonta.
«Oh, basta rispondermi con altre domande! E comunque non sono io che quello che qui ha omesso di dire qualcosa all’altro!» sbottò allora il ragazzo «Christopher mi ha detto che William gli ha detto che Scorpius gli ha detto... » si fermò un attimo per ricontrollare mentalmente la sequenza «...anzi no, si è vantato di essere riuscito a passare la notte con la santarellina-nonché-inarrivabile Rose Weasley! Che poi, se non erro, è mia cugina, giusto?» Silenzio. «E allora perché, di grazia, non l’ho saputo da lei?!»
«Al, io... non è-» balbettò la ragazza.
«Non importa Rosie...» la interruppe lui riuscendo a far spuntare dagli occhi qualche lacrima, che poi si asciugò con rabbia con un gesto teatralmente tragico. Molti lo ritenevano irresistibile, come un bambino con gli occhioni lucidi al quale è appena caduto il gelato, «...vuol dire che non sono degno di essere il tuo confidente.» concluse con voce rotta, girandosi per andarsene.
L’amo era lanciato.
«No, Al, aspetta! Dai, Albus, fermati!» esclamò raggiungendolo e afferrandolo per un braccio «Al, non è colpa tua! Io...» disse dolcemente.
Abboccato.
«Certo che non è colpa mia!» strillò il moro di rimando, ricordandosi poi di essere in Biblioteca e quindi smorzando i toni.
Questa tattica funzionava sempre: infatti dopo che aveva fatto sentire la vittima in colpa al punto giusto poteva urlargli dietro qualsiasi cosa perché l’altra persona pensava di meritarsi la sfuriata e, dunque, rimaneva inerme. Così infatti successe.
«Sarebbe proprio il colmo se fosse colpa mia, non credi?» aveva gli occhi fiammeggianti; altro che quieti e infiniti prati erbosi. «Ma quello che più mi brucia è che tu non me l’abbia detto! Perché? Ti vergogni? Ma se ci raccontiamo qualsiasi cosa da quando abbiamo cominciato a parlare!»
«Ma Al... non ho fatto niente con-» cominciò Rose con voce sottile, intimorita dal tono battagliero dell’altro, ma fu subito interrotta.
«Appunto! Non ci hai fatto niente! E allora cosa ti costava raccontarmelo?! E poi, tra parentesi, avevate anche la scusa di essere ubriachi, perché invece non avete fatto qualcosa
All’occhiata schifata della cugina Albus alzò gli occhi al cielo «Merlino, Rosie, hai diciassette anni: fatti una vita!»
«Ma èMalfoy» protestò indignata, facendo una smorfia.
Il moro sbuffò. «Siete proprio ciechi... tutti e due.» concluse sibillino uscendo dalla Biblioteca, lasciando Rose impalata vicino ad uno scaffale stracolmo di libri con un enorme punto interrogativo stampato in faccia.
                                                           
                                                                                               ***

Dopo essere uscita dalla Biblioteca, Rose si mise a cercare Scorpius. Lo trovò immerso in una piacevole discussione con alcune ragazze e quelli che dovevano essere Christopher Nott e William Zabini, i quali al suo arrivo ghignarono e si diedero il gomito.
«Malfoy, potresti venire con me? Te ne devo dire quattr- cioè, vorrei dirti un paio di cose.» disse cercando di suonare diplomatica e distaccata allo stesso tempo. Sarebbe esplosa dopo, certo non voleva fargli una scenata davanti ai suoi amichetti serpeverde.
«Certamente Weasley» fece lui di rimando, con lo stesso tono solo che con una nota derisoria in più.
Quando furono entrati in un’aula deserta la rossa si lasciò andare «Brutto infame! Come ti è venuto in mente di raccontare in giro che l’altra notte abbiamo dormito insieme?! Albus mi ha fatto un testa così!» strepitò sbattendo un pugno su un banco lì vicino.
«Senti, non è un problema mio! Io l’ho detto solo a Will, se poi lui non è capace di stare zitto non so cosa dirti» ridacchiò «E poi mi sembra che Al sia uno a cui piace divertirsi e noi abbiamo 17 anni e l’altra sera non abbiamo fatto un bel niente, non so cosa abbia potuto dirti!» concluse, rabbrividendo però leggermente al pensiero di Albus che usava la sua tecnica anche sulla cugina.
«Tu non hai capito. A lui non gliene frega niente che io abbia dormito con te, si è arrabbiato perché non gliel’ho detto! Quindi, mio caro imbecille, se tu non avessi raccontato tutto ai tuoi amici dalla bocca larga Al non ne saprebbe niente e non avremmo litigato!»
«Quindi stai dando la colpa a me per aver litigato con tuo cugino?»
«Esatto, a te e a quegl’altri due idioti di Zabini e Nott.» affermò, cercando nel frattempo di autoconvincersi che fosse realmente così.
 «Forse non hai capito Weasley, lui si è offeso perché hai tradito la sua fiducia. Albus ci tiene molto a sapere quello che fai prima di tutti e quello che è successo... beh sentirselo raccontare da Chris non so come dev’essere stato!»
«Beh, neanche lui mi racconta tutto quello che fa, per Merlino!» tentò Rose sulla difensiva «Vorrei vedere se tu lo baciassi se poi me lo direbbe!» Un guizzo di divertimento passò negli occhi della ragazza, Scorpius, invece, fece un passo indietro. Forse, inconsciamente, aveva capito quello che stava per succedere.
«Ehmm... Scorpius? A che punto eravamo con le scommesse? Toccava a me, giusto?» disse ghignando in maniera puramente Serpeverde, il ragazzo deglutì sentendosi l bocca secca «Si» riuscì solo a soffiar fuori.
«Bene. Allora scommetto che... non hai mai baciato Albus Severus Potter!» esclamò trionfante specificando bene il nome affinché non trovasse vie di fuga.
Il biondo si sentì cedere le gambe e dovette appoggiarsi ad un banco per non rovinare a terra. No, in effetti non l’aveva mai fatto... e non avrebbe mai pensato di doverlo fare!
Rose lo stava fissando con un sorriso sadico stampato in volto e le braccia incrociate. «Ok, andiamo... via il dente, via il dolore, no?» disse Scorpius con voce appena percettibile «Ma poi tu dovrai baciare Dominique, anzi rendiamolo subito ufficiale: scommetto che non hai mai baciato Dominique Weasley!» sibilò rinfrancato, sicuro di aver fatto l’affare del secolo.
«Certo, come vuoi.» gli rispose Rose senza perdere il sorrisetto.
Perché diavolo non sembra allarmata come me dalla scommessa? Questa ragazza è troppo intelligente... e malvagia ponderò lui lievemente a disagio: stava per baciare il suo migliore amico, per le mutande a pois di Merlino!
Usciti dall’aula trovarono il gruppetto di serpeverde ancora a parlare «Ehi, ragazzi... sapete dov’è Al?» chiese il biondo con voce tremula.
«Certo, è in Dormitorio a fare i compiti, ha detto che la festa di ieri l’ha stremato e che voleva “rilassarsi”» gli rispose Christopher ridacchiando, poi si ricordò del tono dell’amico «ma perché? È successo qualcosa?» domandò facendosi serio di colpo.
«No, no... era per sapere. Grazie mille Chris, ora vado.» la voce atona e monocorde insospettì l’altro Serpeverde «Ehi Scorp, amico, sei sicuro che vada tutto bene?»
«Si, si! Va tutto a meraviglia!» trillò Rose rispondendo al posto di Scorpius, il quale fu poi preso per un braccio dalla rossa e trascinato a forza verso i sotterranei.
 
Quando si trovarono davanti al portone del Dormitorio Serpeverde Scorpius si ricordò, con una punta di nervoso, di non sapere la parola d’ordine.
«Dovrò farmela dire, anche a costo di cruciarli» borbottò indignato prima di bussare con forza, Rose nel frattempo si nascose dietro un arazzo: non voleva perdersi la scena, ma non voleva nemmeno farsi vedere dal cugino. Fortunatamente – o forse è meglio dire sfortunatamente – Albus era davvero lì e gli aprì la porta.
«Oh che piacevole sorpresa, l’altro migliore amico che non si degna di raccontarmi quello che fa! Sei stato fortunato che non ti abbia incontrato prima altrimenti ti saresti beccato anche tu la sfuriata che ho fatto a Rose, ora non sono dell’umore.» sbuffò il moro chiudendo il portone con un gesto secco, trotterellando poi nuovamente verso la scrivania per ri-immergersi nella marea di fogli e libri che la occupavano.
Rose, nel frattempo, con un’agilità che faceva concorrenza a quella della famosa spia babbana James Bond, era riuscita ad entrare nella Sala Comune rischiando quasi di farsi schiacciare dal pesante portone che il cugino aveva chiuso con una certa irruenza. Fortuna che in quel momento il ragazzo era girato di spalle così che la rossa, passando da un arazzo all’altro, era riuscita a nascondersi, godendo però di un’ottima visuale di tutta la stanza.
Scorpius si fece coraggio, non poteva più rimandare: appena prima che Albus si sedesse all’ampio tavolo lo bloccò per le spalle e lo girò verso di sé. Il moro lo fissò stranito, buttando la testa all’indietro per poterlo guardare in faccia: tra loro, infatti, c’erano più di venti centimetri d’altezza di differenza. «Ehm, Scorp, che succede? Hai bisogno di qualcosa?»
Il biondo cominciò a mordersi il labbro inferiore, estremamente nervoso. «Al, io... devo fare una cosa che... beh... non credo che ti farà molto piacere...»si bloccò un attimo per vedere la reazione dell’amico che aveva la faccia più confusa – e anche un pizzico spaventata – che avesse mai visto, «... spero solo che dopo questo potremmo essere ancora amici, ecco...» Detto questo non lasciò ad Albus tempo per rispondere: lo prese per il colletto della divisa sollevandolo all’altezza del proprio viso. Dall’aria schifata e dagli occhi sgranati in maniera abnorme dell’altro, Scorpius capì che aveva intuito la sua mossa futura: lo tirò a sé di colpo stampandogli un bacio sulle labbra.
Beh, almeno non è brutto... ma cosa vado a pensare?!
 
Rose, dal canto suo si stava facendo violenza per non scoppiare a ridere in faccia ai due “piccioncini”. Aveva visto gli occhi del cugino dilatarsi a mano a mano che la consapevolezza di star per essere baciato dal proprio migliore amico si faceva strada in lui e quando Scorpius l’aveva tirato su era quasi esplosa: Albus era sollevato di quasi venti centimetri da terra, ed era talmente pietrificato da riuscire a muovere solo i piedi nel vuoto, era una scena troppo comica!
Quando il moro fu riposto a terra quasi non si reggeva in piedi: le gambe gli tremavano e fu un miracolo se non si schiantò contro la scrivania. Quando però vide che l’amico gli si stava riavvicinando fece un salto indietro degno di una Cioccorana «Sco-Scorpius forse è meglio che te ne vada... io, io devo... riflettere sul mio orientamento sessuale, al momento... perché sai, a me piacciono le donne...» sussurrò in tono piuttosto dubbioso, dirigendosi verso la camerata.
Il biondo, con l’orribile sensazione di aver fatto cambiare sponda al proprio migliore amico, uscì dall’antro dei Serpeverde strisciando i piedi e seguendo la rossa che saltellava in giro entusiasta cercando una delle tante cugine: Dominique Weasley.
 
 
 
 
 
N / A:
Ed ecco il nostro capitolo MASTODONTICO! Yeeeeah! :D
Inoltre, abbiamo appena imparato a fare i numerini minuscoli, quelli che si mettono per indicare che dobbiamo spiegare qualcosa dopo, e quindi aspettateveli nei prossimi capitoli *o* (Swichi: Matiux è MOOOLTO gasata XD)
Dedichiamo questo capitolo a BURNINGICE <3 che legge e recensisce sempre la nostra storia e di cui adoriamo le fic *o* Buon compleanno cara! ^o^
Un bacione
 
Swichi_Matiux
...
...
(Swichi: Recensiterecensiterecensite! :DDD *pendolo da ipnosi davanti agli occhi*)

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Capitolo 9
*** Elucubrazioni varie ed eventuali dopo... il fatto ***


Elucubrazioni varie ed eventuali dopo... il fatto
[Quando sei circondato da potenziali gay e la ragazza per cui hai una pseudo-cotta riesce sempre a infinocchiarti]
 



Scorpius uscì dal Dormitorio di Serpeverde con il morale sotto i tacchi: di tutte le cose che Rose avrebbe potuto inventarsi – e conoscendo la sua mente malvagia erano davvero tante – aveva scelto in assoluto la peggiore. Insomma, quale persona sana di mente gli avrebbe chiesto di baciare il proprio migliore amico?
La faccia di Al sarebbe stata impagabile se fosse riuscito a dimenticarsi l’infamante gesto appena compiuto. Aveva strabuzzato gli occhi e spalancato la bocca, e per un allucinante attimo Scorpius aveva avuto il terribile sospetto che il moro volesse il bis di quell’esperienza oltremodo imbarazzante. Poi se n’era andato, balbettando come un’idiota, e il biondo iniziava a pensare di aver compromesso per sempre l’identità sessuale del suo amico.
Rose, che camminava a balzelloni accanto a lui, continuava a ridacchiare tra sé e sé di tanto in tanto, e Scorpius poteva ben immaginare a chi, o meglio a cosa, stesse pensando.
«Potresti smetterla, per favore?»
Lei si girò e gli rise in faccia, con un beffardo sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
«E perché dovrei?» sghignazzò, facendo l’ennesimo, euforico saltello.
«Tanto per cominciare perché stai per fare la stessa cosa che ti diverte tanto» sibilò maligno lui, scoccandole un’occhiata vittoriosa, ma la ragazza alzò le spalle e continuò per la sua strada, alternando risatine convulse a giravolte entusiastiche.
«Sei davvero così malefica da ridere anche delle disgrazie di tuo cugino, Weasley?» sbottò Scorpius, dopo altri interminabili minuti di continue prese in giro – la ragazza pareva non aver freni.
«Oh, Al si riprenderà. Se è sopravvissuto a quando ha trovato Teddy e James a fare il bagno insieme, sopravvivrà anche a questo, credimi.»
Scorpius strabuzzò gli occhi. Ecco, così se Harry Potter non avrà più nemmeno un figlio maschio etero saprà con chi prendersela – e io non ho tutta la sua fortuna per sopravvivere a due Maledizioni senza Perdono.
Nonostante fosse parecchio irritato dall’allegria della Weasley, che non aveva smesso la sua strana danza tribale per i corridoi, Scorpius non poté impedirsi di essere piuttosto curioso – finalmente qualche notizia per ricattare i Potter! – e divertito dall’episodio, quindi chiese: «Cos’è successo?»
Rose lo guardò sorpresa, poi fece spallucce e iniziò a raccontare. «James aveva quindici anni e Teddy ventuno-»
«Ma Ted non stava con quella tua cugina biondissima e francesissima?» la interruppe subito il ragazzo, perplesso.
«Ah, quella è storia vecchia. Si sono dati qualche bacetto quando James era al primo anno e loro al settimo, ma Vic è sempre stata innamorata di un certo Krum... Adesso dev’essersi presa una vacanza in Scandinavia per passare qualche mesetto con lui» precisò con un sorrisetto: quando Ron era venuto a sapere che la nipote frequentava quell’aborto del figlio di Viktor Krum poco ci era mancato che ci rimettesse le penne.
«Va bene, va bene» tagliò corto lui, sempre più smanioso di conoscere la vicenda, «Stavi dicendo...?» chiese, osservando distrattamente che erano arrivati nell’enorme giardino di Hogwarts.
Lei gli scoccò un’occhiata in tralice, un po’ maliziosa, un po’ interrogativa. «Non sono sicura che ad Albus farà piacere sapere che te l’ho detto.»
«Oh, Weasley, andiamo, pensi che andrei subito a dirlo a lui? Tsk! E comunque, anche se non me lo volessi dire, ti obbligherei a raccontarmelo alla prossima scommessa» obbiettò lui.
«Oh, se è così!» Rose alzò le spalle, fece un sorrisetto e riprese: «James è sempre stato attaccato a Teddy come una cozza e... beh, io, Lily e Roxanne sospettavamo da una vita che ci fosse del tenero tra loro. Albus... non è così acuto. Insomma, avevano appena fatto una partita di Quidditch in casa, Jamie era sporco e non si voleva lavare...» Rose gli lanciò un’occhiata piena di malizia. «Albus è entrato in un momento... delicato
Scorpius scoppiò a ridere e Rose, nonostante l’avesse fulminato con un’occhiataccia, lo seguì a ruota.
«Tu ridi, ma Al ha avuto incubi per una settimana e zio Harry ha bandito ufficialmente Teddy da casa per mesi! Ora se ne sono fatti una ragione, anche perché quei due vivono insieme, ma vederli baciarsi nella vasca è stato traumatizzante per l’ingenuo Albie.»
«Dici che questa scommessa gli ha dato la stoccata finale o posso continuare a girare in mutande senza rischiare l’aggressione?» domandò Scorpius, ghignando.
«Giri in mutande?»
Lui arrossì: decisamente troppa confidenza con quella perfettina della Weasley, a cui non sfuggiva neanche un respiro.
«Guarda, c’è Dominique!»
La rossa sbuffò alzando gli occhi al cielo e sventolò una mano per salutare la cugina, che stava chiacchierando amabilmente con Lysander e Lorcan, i due gemelli Scamandro di Corvonero. I tre erano molto amici e Rose sospettava che tra Lysander e sua cugina stesse nascendo del tenero.
Scorpius ghignò e disse: «Oh, guarda che fortuna: tu hai anche il pubblico!», stupendosi quando la ragazza non rimase molto impressionata da quella che avrebbe dovuto essere una cattiveria gratuita. Poi si affrettò ad allontanarsi: farsi trovare fianco a fianco di una Weasley, in particolare Rose, non era proprio il massimo. Sparito dalla visuale dei quattro, si acquattò dietro a un albero secolare, pronto a osservare la scena.
Rose si avvicinò lentamente alla cugina, che stava ridendo insieme ai due Scamandro.
Adesso voglio proprio vederla, quella maledetta!, pensò Scorpius, rinfrancato all’idea che anche la sua nemica stava per sopportare quello che aveva subito lui.
Con un’audace mossa sgusciò di albero in albero seguendo la ragazza, che di tanto in tanto gli lanciavano occhiate dubbiose – forse non era il massimo a passare inosservato, ok, ma i tre ragazzi più in là, la preda, non parevano averlo visto.
«Ciao Dominique; Lysander, Lorcan» salutò gioviale Rose.
«Buongiorno Rose!» trillarono all’unisono i due gemelli e la Weasley fece una smorfia inquieta che doveva essere molto simile a quella che aveva lui stampata in faccia. Era piuttosto strano sentirli parlare, soprattutto perché avevano la pessima abitudine di farlo in sincrono – come facessero era ancora un mistero – o a terminare l’uno le frasi dell’altro.
«Ciao Rosie. Cosa ci fai qua?» chiese Dominique, sorridendo.
Sta per rovinarsi la reputazione, ecco cosa fa, cara la mia Dominique, pensò malevolo il biondo, sogghignando dietro le fronde di una nodosa quercia.
Rose si avvicinò e il sorriso sul viso di Scorpius si fece via via più grande e sornione: finalmente una resa dei conti come si confaceva!
Ma, quando Rose era vicinissima alla faccia, ancora sorridente, peraltro, della cugina, la ragazza scartò improvvisamente – cosa diamine fa?, si chiese lui atterrito – a destra e le labbra della rossa si posarono sulla guancia di Dominique.
No. Questo vuol dire... che potevo fare lo stesso con Albus?
Le parole che aveva scambiato con Rose gli rimbombarono in testa, mentre la ragazza salutava la cugina con un allegro: «Passavo di qua...» e iniziava a scambiare degli inutili convenevoli con i tre.
Non hai mai baciato Albus Severus Potter. Aveva detto così, la maledetta e subdola Rose. E, anche se Scorpius era nauseato all’idea di ammettere la sconfitta, non aveva specificato dove, quindi la scommessa valeva a tutti gli effetti in entrambi i malaugurati casi.
Nel rendersi conto che era stato giocato per l’ennesima volta da quella peste dai capelli fluorescenti della Weasley e che probabilmente da quel momento in poi Albus si sarebbe coalizzato con i suoi compagni di Dormitorio per fargli guerra per essere stato impunemente stuprato, Scorpius svenne, cadendo rumorosamente su una distesa di muschio. Rose, avendo sentito il rumore, sbuffò: nonostante da quella posizione non potesse vederlo, era intimamente sicura che le sarebbe toccato trascinare il corpo incosciente di quell’idiota in Infermeria un’altra volta ancora.
 
                                                                                               ***
 
Albus aveva passato una nottata d’inferno. Fortunatamente Scorpius era caduto in giardino ed era riuscito ad ottenere da Madama Chips il permesso di passare una notte in Infermeria, accusando un fortissimo mal di testa, che aveva insospettito Poppy ma l’aveva convinta a ricoverarlo.
Il giovane Potter era rimasto tutta la giornata chiuso in camera, accucciato con le ginocchia al petto sul letto a domandarsi cosa fare dopo la cosa – doveva chiamarlo con questi nomi ambigui perché definire l’accaduto un bacio lo avrebbe sconvolto definitivamente.
Si era interrogato per tutto il tempo, emettendo lamenti da bestia ferita che aveva disturbato numerose volte il sonno dei suoi amici, cosa avesse spinto il suo migliore amico, dichiaratamente etero da quand’era venuto al mondo, a... commettere l’atto. Ma, non riuscendo a capire i motivi dell’azione, si era anche domandato quali risvolti avrebbe potuto avere il fatto su di lui, e da lì era entrato in un vortice di disperazione; aveva persino fatto uno schifosissimo incubo dove aveva mischiato l’avvenimento con Scorpius a quella scena imbarazzantissima e scioccante a cui aveva assistito alla veneranda età di quattordici anni, quando ancora pensava alle trecce delle ragazzine e non al fatto che suo fratello potesse lasciarsi... cosare da un altro maschio in una vasca, fortunatamente piena di bolle e schiuma.
La mattina dopo, complice le occhiaie che aveva sul volto e lo shock che aveva avuto, non si era presentato alle lezioni, chiedendo ai suoi compagni di stanza di accampare qualche scusa per lui. Ma, nonostante fosse riuscito a saltare persino il pranzo, alle cinque aveva davvero dovuto uscire, con l’idea fissa in testa di raccontare tutto alla sua confidente più cara: Rose.
La trovò, come da copione, in Biblioteca, che scriveva svogliatamente un tema di Pozioni.
«Ciao Rosie» si annunciò con una vocetta tremula.
«Al!» esclamò lei spaventata.
Rose guardò suo cugino sconvolta: Albus aveva due profonde occhiaie, gli occhi talmente liquidi e spalancati che sembravano a un passo dallo scoppiare in lacrime e l’aria malconcia di uno che si sta tormentando da giorni.
Oddio, che razza di malattia si è preso?, pensò, ripensando ai balbettii dei compagni di suo cugino su un presunto virus che aveva colpito la camerata.
«C-cosa stai studiando?»
Rose guardò prima il ragazzo, poi la copertina dell’immenso volume che aveva davanti, su cui campeggiava in grassetto la scritta “Pozioni dalla A alla Z”.
«Al...? Ma... c’è qualcosa che non va?» domandò, esitante.
«No, sto benissimo-»
«I tuoi compagni hanno detto che eri ammalato» lo bloccò lei, guardinga.
«No, sto bene, sul serio. È che... è successa una cosa e non me la sentivo di venire a lezione» borbottò lui, arrossendo impietosamente e stirando le labbra in un sorrisetto che avrebbe dovuto essere rassicurante.
Il bacio! Oddio, forse non è stata un’idea felice..., pensò la ragazza, osservando la situazione in cui versava suo cugino. Scorpius era andato alle lezioni, da quello che sapeva, e anche se era arrivato in Sala Grande con l’aria un po’ stravolta di chi non ha dormito bene sembrava abbastanza tranquillo.
Improvvisamente ripensò alla sfuriata che Albus le aveva fatto qualche giorno prima e le spuntò un sorrisetto sulla faccia. Quel maledetto mi ha accusata di non raccontargli tutto quello che mi succede... Voglio proprio vedere se avrà il coraggio di dirmi che l’altro giorno Sgorbius l’ha baciato.
«Capisco. In fondo neanche io avevo tutta questa voglia di andare a Incantesimi, stamattina» commentò tranquillamente, chiudendo il librone di Pozioni con un gesto secco e scrivendo l’ultima riga del tema.
«Ehm, Rose...?»
«Oh, giusto» lo interruppe lei, con aria falsamente dispiaciuta, «Non mi ricordavo che ad Incantesimi sei piuttosto bravo. Albus, sul serio, c’è qualcosa che vorresti dirmi?»
Lui parve illuminarsi. «A questo proposito-»
«Oh, capisco! Non ti preoccupare, Al, so che in fondo non può esserti capitato niente di emozionante in questi giorni, ma la mia bocca ha parlato per me...»
«No, Rose!» la bloccò lui, agitando le mani in avanti, «C’è davvero qualcosa di importante che ti devo dire.»
Cosa?!
«Non posso.»
«Ma cos-»
«Ho una ricerca di Babbanologia che mi aspetta!»
Lui la guardò sospettoso, aggrottando le sopracciglia. «Rose, tu non fai Babbanologia. Tua  mamma è una Nata-Babbana, a cosa ti servirebbe?»
Lei soffocò un imprecazione: perché Albus doveva essere così schifosamente Serpeverde anche quand’era in condizioni psico-fisiche instabili?! «È per una mia compagna di Dormitorio» inventò, afferrando di slancio un libro – fortunatamente un manuale sull’ingegneria babbana – e ci seppellì la faccia dentro.
Cominciò una caccia all’uomo in Biblioteca. Rose cercava di sfuggire al cugino, arraffando in rapida sequenza miliardi di volumi sulla cultura babbana e fingendo di essere molto impegnata, mentre Albus la bombardava di domande, seguendola in ogni reparto della Biblioteca come un segugio.
«Va bene!» esclamò, con voce tragica, all’ennesima scusa della ragazza, «Vorrà dire che me ne ritornerò in Dormitorio» - si asciugò una lacrimuccia al bordo degli enormi occhioni verdi, lucidi di false lacrime - «a cercare qualcuno di altrettanto fidato della mia cuginetta p-r-e-f-e-r-i-t-a a cui raccontare il mio più intimo segreto che mi sconvolge il cuore e l’anima, dato che tu sei tanto impegnata.»
Rose, pur sapendo che il cugino stava spudoratamente mentendo e che il discorso che aveva appena fatto era ridicolo, non riuscì a resistere agli occhioni da cucciolo made-in-Potter e si accasciò stremata su una sedia, sbottando un seccato: «Ok, dimmi tutto.»
Albus le si sedette davanti, improvvisamente agitato.
«Allora?»
«Non è semplice... Insomma, l’altra sera... è venuto Scorpius e... è successa una cosa
Rose, sapendo perfettamente che se lo avesse interrotto avrebbe dovuto ascoltare ore e ore di borbottii indistinti, lo incitò con lo sguardo a continuare.
«Io non so cosa gli sia successo, perché Scorp è sempre stato uno a posto, sai, veniva a dirmi di tutte le ragazze che si portava a lett- non tante, Rose, ma insomma, uno normale, eppure mi ha baciato! Oh, lo so che sei sconvolta, lo sono anch’io, ma l’ha fatto! Mi ha sollevato, lo sai che è più alto di me, e mi ha baciato. E il peggio di tutto questo è che, insomma, Rose, sono confuso, ma... mi è piaciuto! Per carità, in questo momento potrei attentare alla sua vita per quello che ha fatto, ma non è stato male e mi chiedo... c’è forse qualche... somiglianza in me con James?! Ti ricordi di quella volta che erano in vasc-»
«Albus, ok» lo interruppe lei, frastornata dal fiume di parole che aveva vomitato il ragazzo.
Lui annuì più volte, tirando su col naso con aria molto infantile – che, per inciso, fece sciogliere la ragazza.
«Ti stai chiedendo se sei gay, vero?»
Lui fece un assenso, con aria parecchio stremata.
Ah. Questa conversazione è una di quelle cose per cui sarebbe predisposta mia madre, ma non posso dirgli di scriverle una lettera, vero? Anche perché se papà la legge mi dico che i Malfoy non avranno più eredi. Mai più.
«Albus, ti spaventa questa cosa?»
Lui deglutì molto rumorosamente e la risposta fu chiara.
Santo cielo, a zio Harry verrà un colpo alla fine di tutta questa storia!
«Al, vedi James e Teddy? Ti sembrano tristi o... in mancanza di attività fisica? O... o spaventati?» Rose arrossì al solo pensare a tutte le cavolate che stava dicendo.  «Adesso, non voglio dire che tu sia per forza gay, ma anche se fosse... non c’è niente di male e soprattutto non ti devi preoccupare di quello che sei. Non pensarci e quando troverai la persona giusta – maschio o femmina che sia – capirai.»
«Oh, Rose!» pigolò lui, slanciandosi ad abbracciarla.
La ragazza ricambiò il gesto e si sentì leggermente in colpa a pensare che tutta quella crisi era partita da una sua idea con quel biondino slavato.
«Albus, giusto perché tu non litighi con il tuo amichetto del cuore, c’è una cosa che devo confessarti» disse, grattandosi con fare imbarazzato la nuca. E poi, sotto gli occhi di uno sconvolto Albus, spiegò tutta la storia delle scommesse. All’inizio il ragazzo la prese male, imbufalendosi per essere stato tenuto all’oscuro di tutta la faccenda – Rose pensò che doveva bruciargli non aver capito da subito che le parole che si erano detti nello sgabuzzino si sarebbero avverate sul serio – e per essere stato la vittima di un perfido scherzo, poi si arrese alle smorfie dispiaciute della cugina e rise con lei di tutte le avventure che avevano passato con Scorpius e le scommesse. Alla fine della discussione Albus si fece promettere di essere informato del futuro svolgimento della sfida e assicurò che avrebbe risolto la questione con il suo amico.
La mattina dopo Albus e Scorpius arrivarono a tavola insieme, chiacchierando del più e del meno come tutti i giorni; Rose non sapeva cosa si fossero detti il pomeriggio prima, dopo la chiacchierata che aveva avuto con il cugino, anche se immaginava che doveva essere stata una discussione piuttosto imbarazzante, ma i due parevano aver risolto e a lei bastava così.
E ora, cosa si sarebbero inventati?
Proprio mentre si interrogava sulle scommesse future le passarono accanto Lily e Hugo, discutendo animatamente del più importante avvenimento che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni ad Hogwarts: la partita di Quidditch Grifondoro-Serpeverde.
Un ghigno vittorioso si dipinse sul viso della ragazza, già sicura dell’esito dell’incontro.
 
 
 
 
 

N / A:
Ciao ragazzi! Ecco il nuovo capitolo! Piaciuto? :D
Grazie mille per tutte le recensioni che sono arrivate numerosissime e un grande BENVENUTO alle nuove/i simpaticissime/i ragazze/i (?) che si sono uniti alla compagnia.
Ci scaldate sempre il cuore con i vostri commenti, quindi... scriveteciiiiii! <3
E ora... una notiziona!
DATO CHE SIAMO FORTEMENTE IMPEDITE A CARICARE FOTO, ABBIAMO CREATO UNA PAGINA FACEBOOK PER METTERE FOTO, CURIOSITÀ E ANNUNCI SULLE NOSTRE (ANCHE FUTURE) FIC!! Quindi, venite numerosi, così avremo un modo di sentirci e conoscerci meglio – oltre che spettegolare bellamente sulle nostre coppie ^o^
Ci chiamamo “Le storie di Swichi e Matiux” ^o^ Accorreteeeeee! <3
Un bacione
 
Swichi_Matiux

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Capitolo 10
*** Non fare il cretino, prendi il Boccino! ***


Non fare il cretino, prendi il Boccino!
[Cronache – firmate Fred&Roxanne Weasley – di una partita destinata a finire in disgrazia]
 
 
Giorno della partita di Quidditch Grifondoro-Serpeverde

Mattina

Quando Rose arrivò in Sala Grande per fare colazione vide Albus e Scorpius chiacchierare animatamente. Si avviò dunque verso il loro tavolo, fingendo di non notare le occhiatacce dei Serpeverde; l’antagonismo tra Case era ormai pressoché nullo, ma il giorno della partita più importante del Campionato la rivalità sportiva invadeva gli animi di tutti.
«Oh, si Al! Stanne certo, questo incontro lo vinceremo senza neanche faticare! Ci siamo allenati come pazzi e abbiamo anche un asso nella manica, una strategia che quei tonti non si aspettano...» stava ghignando Scorpius, già in uniforme nonostante la partita si sarebbe tenuta nel pomeriggio.
Oh, ma certo! La vincerete sicuramente, stanne certo! Pensò sarcastica Rose prima di raggiungerli.
«Buongiorno ragazzi! Agitati per oggi?» salutò amabile, sorridendo disinvolta.
Il biondo aggrottò le sopracciglia, insospettito dal tono di voce della ragazza; Al, dal canto suo sorrise entusiasta alla cugina «No, no, per niente Rosie, Scorp è sicurissimo che vinceremo, quest’anno Serpeverde è invincibile!» esclamò convinto; in effetti la Casa verde-argento non aveva ancora perso un incontro dall’inizio dell’anno, fino a quel giorno.
Il moro tornò a mangiare tranquillo, perdeva subito interesse a parlare di sport anche se poi, quando era sugli spalti, diventavo un tifoso accanito. Aveva stupito tutti il fatto che il figlio minore del grande Cacciatore Harry Potter non fosse diventato un giocatore di Quidditch. Certo, era maldestro e sbadato come pochi, ma l’agilità sulla terraferma non era una qualità richiesta se dovevi semplicemente cavalcare una scopa. James, al contrario era diventato Capitano della Squadra Grifondoro, facendo vincere ai rosso-oro la Coppa delle Case per ben tre anni di seguito. 
«Ah si, Scorpius, ne sei proprio sicuro?» sogghignò Rose.
«Certo che ne sono sicuro, Weasley. O non mi chiamo più Scorpius Hyperion Malfoy!» dichiarò baldanzoso, facendo un sorrisino ironico «Stracceremo voi Grifondoro in maniera talmente irreparabile che ve ne andrete a piangere in un angolino buio fino alla prossima stagione!»
Albus, nel frattempo, seguiva lo scambio di battute interessato. Aveva notato che c’era qualcosa che non andava nell’espressione della cugina: come se stesse prendendo in giro Scorpius e si stesse divertendo come una matta a farlo. Quando capì a che gioco stava giocando Rose gli venne da ridacchiare per l’ingenuità dell’amico.
«Che c’è Al, non credi che la nostra squadra batterà quelle fecce di Grifoni?» sibilò Scorpius, scocciato dal fatto che il moro non lo sostenesse più.
«E saresti tanto sicuro della vostra vittoria da... scommettere?» domandò malvagia la rossa tirando fuori il reale motivo della propria visita al tavolo delle Serpi, mentre un sorriso malefico le si allargava sul viso, donandole un’aria spaventosa.
Il biondò finalmente ci arrivò. Sbiancò di colpo, anche le labbra erano illividite: si sentì svenire.
«No...» rantolò con la bocca secca e gli occhi spalancati, non riusciva neanche più a battere le palpebre dallo shock.
«Scommetto che... non hai mai fatto perdere la partita Grifondoro-Serpeverde più importante del Campionato. Tanto per renderlo ufficiale, sai com’è.» decretò, fingendosi incredibilmente annoiata all’ultima affermazione.
«... non puoi farmi questo. No, no, ti prego!» soffiò disperato «È la partita più importante... più importante... no... io... non puoi...» balbettò infine, prima che gli occhi gli si rivoltassero all’indietro e si schiantasse di schiena giù dalla panca. Molti ragazzi si alzarono in piedi per vedere meglio la scena, spettegolando sottovoce.
«Uffa Al! Come fai ad essere amico di questo rammollito? Merlino, sviene ogni due per tre!» sbottò Rose scocciata, mentre il cugino si spanciava dalle risate. Ora che sapeva della serie di scommesse in cui erano implicati i due era tutto decisamente più divertente e inoltre si era fatto giurare da Rose di non essere più messo in mezzo ad una sfida.
Per fortuna era anche riuscito a far luce sulla propria sessualità, grazie a Scorpius... e ad una generosa Corvonero tutt’altro che sprovvista di forme. Ora era sicuro al cento per cento di essere attratto dalle femminucce, oh si!
 

Pomeriggio

La partita sarebbe cominciata a minuti. Scorpius si era rintanato negli spogliatoi e non dava segno di volerne uscire: avrebbe preferito morire. La cosa che lo sconvolgeva maggiormente era il fatto che lui era il protagonista della strategia vincente che i Serpeverde avrebbero adottato durante l’incontro: la chiave, il fulcro. Ma non aveva contato la Weasley; perché non l’ho contata?! Ora avrebbe dovuto trovare una buona scusa affinché, al termine dell’incontro, non fosse scannato dai compagni... e da Albus. Quel ragazzo non si arrabbiava quasi mai e aveva una pazienza pressoché infinita, ma quando si infuriava... insomma, c’erano poche cose che veramente non sopportava e una di queste era perdere. In qualsiasi ambito.
Magari, dato che c’era anche lui quando la Weasley mi ha detto che avrei dovuto far vincere i Grifondoro, per questa volta mi perdona! cercò di autoconvincersi il biondo, sperando di non incappare nella futura ira di Al.
Era talmente preso dalle proprio riflessioni da non sentire la porta aprirsi. All’improvviso si ritrovò in piedi a braccetto con Christopher Nott e William Zabini.
«Oh, oh! Eccolo qui il nostro Cercatore preferito! Che succede, perché te ne stai rintanato qui mentre noi facciamo riscaldamento? Qualche problema di cuore?» indagò il primo ridacchiando.
«Suvvia, vedrai che quando le porterai il Boccino della vittoria la Weasley cadrà ai tuoi piedi, anche se avrai battuto la sua squadra!» si aggiunse l’altro trattenendosi dal ridere in faccia al povero Scorpius che, nel frattempo, era diventato paonazzo. «Co-cosa?! A me non piace la Weasley!» esclamò infatti con gli occhi fuori dalle orbite, facendo sghignazzare i due amici «E non credo che potrei portarle il Boccino della vittoria... in qualunque caso» sussurò talmente piano che non fu udito.
«Si  si, Scorp certo. Abbiamo notato tutto il tempo che passi con lei, sai? Non siamo mica scemi!» commentò ironico Christopher mentre cominciavano a camminare in direzione del campo «Quindi, da buoni amici, ti preghiamo di starle lontano prima, durante e dopo questa partita... abbiamo visto suo padre, suo zio e tuo padre sugli spalti: non so come la prenderebbero Weasley Senior e il signor Malfoy se sapessero che... vi frequentate
«Noi non ci frequentiamo!» squittì il biondo, cercando di suonare convincente. Era comunque grato ai due di averlo avvertito della presenza dei loro genitori altrimenti, molto probabilmente, sarebbe sgattaiolato dalla ragazza per supplicarla di cambiare scommessa, mettendosi però in bella mostra: di certo una divisa verde sarebbe spiccata sulle gradinate rosso-oro.
«Si  si, Scorp, certo.» ripeté Chris, questa volta in sincrono con William.
Quando la porta dello spogliatoio si aprì, mostrando l’enorme quantità di gente davanti alla quale avrebbe dovuto far perdere la propria squadra, a Scorpius venne da piangere... e da svenire – tutta colpa della pressione bassa: ok, forse doveva farsi visitare da Madama Chips.
Poi, un lampo di genio.
Forse aveva trovato il modo di utilizzare a proprio vantaggio la presenza di tutte quelle persone per farla pagare alla rossa, distruggendole la reputazione davanti a tutta la scuola... e ai proprio genitori.
E, magari, facendo dimenticare momentaneamente la figuraccia che sto per fare. Ma quanto geniale sono? ghignò pensando alla propria rivalsa, staccandosi dai due amici e camminando baldanzoso verso gli altri compagni.
Davanti al repentino cambiamento d’umore del biondo, Nott e Zabini si scambiarono un’occhiata interrogativa seguita da un’alzata di spalle.
 
Scorpius diede uno sguardo agli spalti e sospirò: nonostante il dolce sapore della vendetta gli avesse donato un momento di gioia ineguagliabile, pensare all’immenente futuro gli fece venire un groppo allo stomaco; con che coraggio avrebbe guardato i propri amici Serpeverde? All’improvviso vide una persona completamente vestita di verde campeggiare tra le uniformi nere: Albus. Chissà perché, nonostante sapesse dell’imminente sconfitta della sua Casa, si era ostinato a vestirsi così.

Quando il moro si accorse che l’amico lo stava guardando fece apparire un enorme striscione, guadagnandosi occhiate inerrogative dai vicini ai quali rispose semplicemente con un sorriso.

Scorpius, strizzando gli occhi, notò che l’altro si stava agitando parecchio. Poi apparve: un enorme drappo bianco con su scritto “Non fare il cretino, prendi il Boccino!”  fece bella mostra di sé sul parapetto della torretta Serpeverde: un innocuo slogan per chi ignorava il vero significato.
Se non fosse stato così in ansia gli sarebbe venuto per fino da ridere. Ecco il perché dell’abbigliamento del minore dei Potter: era tremendamente competitivo, non voleva che vincessero i Grifondoro nonostante fosse al corrente della sfida alla quale l’amico era stato sottoposto.
Il pensiero che no, Albus certamente non l’avrebbe perdonato, lo fece stare ancora peggio. Volse lo sguardo verso i tifosi grifondoro e, dopo aver scritto un paio di righe su uno dei grossi coriandoli di pergamena colorata che erano stati lanciati sul campo e averlo trasformato in aeroplanino, lo spedì verso la chioma ramata che spiccava tra tutte.
 
«Ehi, Rosie, hai qualcosa tra i capelli!» esclamò Dominique, estraendo un foglietto dorato tutto stropicciato dalle ciocche della cugina.«Oh, è un biglietto. Secondo me viene da uno dei giocatori: guarda, è uno dei coriandoli!» aggiunse con un sorrisetto malizioso.
Rose arrossì e spianò il bigliettino. Quando lesse le parole che riportava sgranò gli occhi inorridita e smise di respirare per qualche istante:
Scommetto che...non hai mai urlato ad una partita di Quidditch Serpeverde-Grifondoro: TI AMO SCORPIUS HYPERION MALFOY!  Con il microfono possibilmente.
Quell’idiota ha specificato “con il microfono”?  Porco Merlino, l’ho fregato troppe volte!  E adesso come faccio?! Pensò Rose sull’orlo di una crisi isterica mentre Dominique cercava di leggere il messaggio, curiosa.
 «Io... devo andare, Dom» esalò rassegnata all’orrenda morte che l’aspettava: ovviamente aveva visto suo padre sugli spalti degli ospiti, insieme a suo zio Harry, James, Teddy e pure Draco Malfoy. Chi si sarebbe perso l’incontro decisivo tra Serpeverde e Grifondoro, di cui era appena entrato a far parte anche suo fratello Hugo come – ironia della sorte – Cercatore?
La cugina però non la sentì, infatti appena aveva aperto bocca la sua voce era stata coperta da quella di Fred Weasley II, altro allegro componente del clan Weasley-Potter che da poco era diventato un famoso cronista di Quidditch, chiamato apposta per l’occasione speciale.
«Buon pomeriggio a tutti voi! Salite pure sulle vostre scope, ragazzi... la partita più attesa della prima stagione di Quidditch di Hogwarts ha inizio!» stava, per l’appunto, urlando nel microfono incriminato. «E serpentelli... vedete di perdere, intesi?» gufò maligno. Al suo fianco si era accomodata la McGranitt, incorruttibile Preside della scuola, per evitare commenti del genere: non era necessario specificare per chi parteggiasse Fred.
Al fischio di Madama Bumb l’incontro ebbe effettivamente inizio.
«Il possesso della Pluffa va subito ai Serpeverde grazie a  William Zabini, valente Capitano ma –puah – nessuno sarà mai all’altezza di James Sirius Pott-» cominciò esaltato il cronista, brutalmente interrotto dalla Preside «Signor Weasley, la prego, si concentri sulla partita e non divaghi... cercando di essere imparziale, magari.»
«Certo, Minny, messaggio recepito!»
«Signor Weasley!»
«Ok, Mc, ora ritorniamo all’incontro però!» la ignorò Fred, ricevendo un’occhiata esasperata dall’anziana signora, che però non osò replicare ancora per paura di nuovi orrendi nomignoli. «Eccomi di nuovo, ma... cosa vedono le mie fosche pupille? La Pluffa è ancora in mano ai Serpeverde che se la passano pigramente senza neanche tentare di fare gol!  E se la tengono anche! Maledetti imbroglioni: ehi, Granny, non dovrebbe essere fallo quello?! Forza Grifondoro, prendete quella palla e fateli rimpiangere di essere scesi in campo!» urlò senza neanche prendere fiato tra una frase e l’altra.
«Signor Weasley!»
 
Scorpius se ne stava sconsolatamente accasciato sulla propria scopa. Sapeva perfettamente cosa stavano aspettando i suoi compagni, era la loro nuova strategia segreta e, per colpa della Weasley, sarebbe andata a rotoli: tutto il piano si basava su di lui, Scorpius Malfoy, infallibile e velocissimo che, nel minor tempo possibile, avrebbe dovuto trovare e acciuffare il Boccino, prendendo così 150 punti sicuri.
Meglio non rischiare di perdere la palla con i Grifondoro, cercando di fare gol azzardati che avrebbero fatto guadagnare loro 10 miseri punti. Avevano deciso di dare tutto il lavoro al Cercatore mentre i compagni di squadra prendevano tempo congelando il gioco per proprio tornaconto. Ovviamente questo i Grifoni non se lo sarebbero aspettato: loro erano tutti finte, azione e un gol dopo l’altro. Il Boccino se lo tenevano per la fine.
Peccato che quel giorno i Serpeverde  avrebbero aspettato invano.
 
«Qui ci si comincia ad annoiare, ragazzi! Serpeverde, per Merlino, che state facendo? E voi Grifondoro vi volete svegliare? Malfoy, sei ancora con noi?! HUGO DATTI UNA MOSSA E PRENDI QUEL BOCCINO DEL-»
«SIGNOR WEASLEY!»
 
Il pubblico cominciò a rumoreggiare e urlare, incitando la propria squadra dopo il grido belluino del giovane Fred.
Proprio in quel momento il Boccino cominciò a svolazzare davanti al naso di Scorpius.
Questa è una maledizione!
Il ragazzo fece una faccia addolorata poi, allungando leggermente il braccio fece finta di non riuscire ad arrivarci, afferrando il vuoto e atteggiando il volto ad una smorfia stupita. Non osò guardare verso gli spalti Serpeverde, da dove provenivano le urla stizzite di Albus, udibili sopra tutto il trambusto dello stadio. Tutta la squadra lo stava guardando malissimo.
«Che diavolo fai Scorpius?! Vuoi prendere quella cavolo di roba! Ci sei o ci fai?!» stava strepitando infatti Zabini e proprio quando il biondo stava per diventare bersaglio di almeno sei fatture – sette contando anche quella di Albus – accadde l’impossibile.
«Io ti amo Scorpius Hyperion Malfoy!»
Un urlo proveniente dalla torretta del cronista sovrastò tutti gli altri, facendo scendere un agghiacciante silenzio sullo stadio. Fortunatamente non era stata la voce di Fred, ma di Rose.
Finalmente sono riuscito a farle concludere un sfida senza “barare”! nonostante la situazione critica non riuscì a reprimere un sogghigno di trionfo, dandosi mentalmente del genio.
«Oh, Merlino» si sentì poi sussurrare nel microfono.
 
Rose era scioccata da quello che aveva appena fatto: come aveva potuto accettare una scommessa del genere? Certo, era una Grifondoro modello, quindi si sentiva in dovere di raccogliere una sfida – il suo orgoglio glielo imponeva –, ma non era stupida! Sapeva che, una volta arrivata alla Tana per le vacanza di Natale, suo padre l’avrebbe uccisa... tra atroci sofferenze anche.
La cosa che la stupiva maggiormente, però, era il non sentirsi per niente in colpa; ridicola si, ma non pentita di quel gesto così impensabile per una come lei. Forse era il suo “io” più interiore di giovane adolescente ribelle che scalpitava per uscire – in fondo era sempre stata un’assidua sostenitrice del seguire le regole – o forse...
Forse perché lo pensi davvero, sciocchina! Insinuò una vocetta maliziosa, terribilmente simile a quella di Dominique, nella sua testa.
«Oh, Merlino» riuscì solo a soffiare, accorgendosi successivamente di avere ancora il microfono, che aveva strappato a Fred con una certa malagrazia, in mano.
 
Scorpius approfittò del momento di stallo creato dalla rivelazione shock della rossa per volare verso la torretta del cronista.
«Forza Weasley, salta su!»
La ragazza fece una smorfia inorridita, ma cominciò a scavalcare la ringhiera che la separava dal ragazzo quando notò due figure – il signor Malfoy e suo padre, uno più furioso dell’altro – che si cominciava a sgomitare tra gli ospiti per raggiungerli.
«Cadremo!»
Si trovavano a più di venti metri d’altezza e lei non aveva decisamente voglia di fare un bel voletto per poi sfracellarsi, con grazia, a terra.
«Non è niente vero, muoviti
«La scopa non ci terrà tutti e due!» strillò Rose spaventata, mentre cercava di issarsi su e prendere contemporaneamente la bacchetta, giusto nel caso fosse volata qualche maledizione.
«Salta e sta zitta, Weasley, o ti abbandono qui!»
Man mano che i due genitori si avvicinavano Scorpius pareva farsi sempre più nervoso.
«Engorgio!1»
Grazie all’incantesimo di Rose la scopa si ingrandì e si allungò in modo da poter sopportare il peso di entrambi senza schiantarsi al suolo.
Poi, sotto gli occhi strabuzzati di tutta la platea, la rossa si diede una poderosa spinta con le braccia, scavalcò la ringhiera e si buttò su Scorpius, aggrappandosi a lui e issandosi così su mezzo senza cadere.
«VAI
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e accelerò con Rose terrorizzata, confusa e sconvolta, arpionata ai suoi fianchi e le urla rabbiose – stranamente distinguibili tra quelle della massa di spettatori – di Draco e Ron.
 
Pochi minuti dopo...

«Signori e signore, qui al microfono è Roxanne Weasley che vi parla. Alla mia sinistra Hugo, che non è altri che il mio adorato cuginetto, ha approfittato della confusione per prendere il Boccino e... GRIFONDORO HA VINTO! Alla facciaccia vostra, Serpeverde dei miei stivali! Sempre alla mia sinistra, poi, abbiamo...»
«AARGH! MALFOY, SCOLLATI IMMEDIATAMENTE!»
«È QUESTO MOCCIOSO CHE MI STA ADDOSSO!»
«E CI CREDO, PEZZO DI IDIOTA!»
«Ronald, non essere scurrile!»
«Hermione, non è il momento!»
«Stavo dicendo, cari ascoltatori? Ah, sì! Alla mia sinistra, dopo una mossa che dimostra tutta l’arguzia Serpeverde – come si fa a dire Accio scopa in una partita di Quidditch? – il Furet- il signor Malfoy ha tirato contro di sé tutti i giocatori – per fortuna Hughetto aveva già afferrato il Boccino! – e, a dire dalle urla, anche il mio scaricatore di port- ehm, volevo dire lo zietto Ron, il mio preferito! Non si sa di preciso perché Sgorbius e la nostra adorata Rosie siano ancora tranquillamente in volo, ma penso che il merito vada tutto attribuito all’intelligenza Granger trasmetta geneticamente alla mia cuginetta. Quindi, zio Ron, metti una cintura di castità a Rose, o mi sa che la prossima volta che la rivedremo sarà con un pupo in braccio, a dire da quanto era impaziente Scorpius!»
Un urlo belluino dall’ammasso di braccia e gambe che si agitava nella torretta degli ospiti segnalò che Ron, sebbene sepolto vivo sotto due enormi battitori Serpeverde, aveva sentito tutto.
«E, concludendo, alla mia destra» continuò irrefrenabile Roxanne, tra gli applausi e le grida del pubblico, «sì, carissimi amici, ci vedete bene. Una-»
«Mckie, vacci piano!»
«Stia zitto, signor Weasley!»
«Una rissa tra Fred Weasley, il mio fratellone combina-guai, e la Preside di Hogwarts: MINNIE!»
«Lei, a differenza di questo screanzato, è ancora nella mia scuola, signorina Weasley, quindi veda di cucirsi la bocca! E comunque io e il signor Weasley stiamo solo affrontando un acceso diverbio... verbale.»
«Faremo finta di crederle, Mac. Piazzate ora le vostre scommesse... E papà, se ci stia guardando o ascoltando, sii orgoglioso di noi!»
Intanto, mentre lo stadio andava nel panico, le figure di Rose Weasley e Scorpius Malfoy, aggrappati l’un l’altro sulla scopa modificata, sparivano dietro le guglie di Hogwarts.
 
 
 
 
 
N / A:
Eccoci qua! ^o^ NUMERO DIECI! YEAH!
Un bel numero tondo tondo, che voleva essere il capitolo più figo del mondo... Vabbè, insomma, avete capito la dose di esaltazione XD
Quindi... vorremmo dire un enorme GRAZIE a tutte voi che ci seguite da sempre o quasi. Questo capitolo è dedicato unicamente a voi (Matiux&Swichi: *commosse, fanno “clap, clap, clap!”*)! <3
... E mi raccomando, popolate la pagina di Facebook: fateci sentire very important *o* http://www.facebook.com/pages/Le-storie-di-Swichi-e-Matiux/309614332414538
E, per la gioia di Matiux, Swichi e sheena, finalmente un numerino! Lo sappiamo che conoscete tutte questo incantesimo ma non abbiamo resistito alla tentazione e quindi:

1.    Engorgio:  ingrandisce cose o persone

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Capitolo 11
*** 2023: Fuga dallo Stadio ***


2023: Fuga dallo Stadio
[Incontri e scontri delle affiatate coppie Weasley-Malfoy]







Rose e Scorpius stavano ancora sfrecciando per il cielo limpido; da quando erano riusciti a scappare dallo stadio non si erano ancora fermati e, nonostante il gelido vento che soffiava loro contro e il fatto di essere in due su una scopa geneticamente modificata, volavano ad una velocità notevole senza, però, una meta precisa.
«Senti, Weasley, avvertimi se vedi tuo padre – o il mio – comparire... non vorrei che mi affatturasse a tradimento» fece il ragazzo, rompendo il silenzio teso e cercando di suonare ironico. Una sfumatura di puro terrore nella sua voce non sfuggì alla rossa: in fondo non era una possibilità così remota. Se al prossimo incontro suo padre lo avesse solamente affatturato avrebbe dovuto ritenersi il ragazzo più fortunato del Mondo Magico... e anche di quello Babbano, a dirla tutta. «E... ehm... potresti allentare un po’ la presa? Sai com’è, vorrei respirare.»
Rose arrossì impietosamente quando si accorse del modo koalesco con cui stava avvinghiata al biondo. Sciolse leggermente l’abbraccio e arrischiò un sguardo alle proprie spalle «Niente camionisti ubriachi né vampiri quasi-pelati all’orizzonte» sussurrò, senza voce dalla paura, ma divertita al ricordo dell’assurda storiella che le aveva raccontato uno Scorpius decisamente più ubriaco e tenero di ora.
«Chi?» chiese il ragazzo, confuso.
Ah, giusto, non se lo ricorda. Merlino grazie! Pensò Rose, non del tutto sicura, però, dei propri sentimenti: se da una parte era veramente sollevata dal fatto che il Serpeverde non si ricordasse del momento di debolezza che aveva avuto nella Stanza delle Necessità, dall’altra ne era leggermente scocciata; dopotutto era stata l’unica volta in cui non si erano scannati o presi in giro. E ultimo ma non da meno avrebbe voluto potergli chiedere delucidazioni sulla storia.
«Oh no, niente. Una cosa che mi hai detto una volta che-»
Una corrente ascensionale fece virare bruscamente la scopa e la ragazza si strinse talmente forte a Scorpius che quest’ultimo trattenne a stento un gemito di dolore. «Non ti piace molto volare, eh? Vuoi che ci fermiamo da qualche parte? Idee?» soffiò con un filo di voce, pregando perché allentasse la presa.
«No, volare mi piace ma...»Per poco tempo e non tanto in alto. «... soffro di vertigini» ammise con un borbottio indistinto, come se fosse un grave peccato. Il ragazzo non disse nulla e lei gliene fu grata. «Che ne dici se torniamo al Castello? Magari ti faccio entrare nella Sala Comune Grifondoro oppure torniamo nella Stanza delle Necessità...»
A quelle parole Scorpius arrossì senza rendersene conto: aveva un ricordo vago e nebuloso di loro due nella stanza... e anche di tutta la sera prima. Voleva davvero sapere cosa era successo dopo la festa, ma era sicuro che se gliel’avesse chiesto, la rossa gli avrebbe mentito di certo. Decise quindi di tralasciare le varie elucubrazioni sul verbo “torniamo” – ci sarebbe tornato più tardi, una volta trovato un nascondiglio caldo e asciutto – per proporre un posto meno scontato.  «Uhm... no. Meglio di no. Verranno subito a cercarci lì; potremmo andare... alla Stamberga Strillante!»
Rose represse un brivido «La Stamberga Strillante? ... ma è a Hogsmeade! Non possiamo andarci: se ci trovassero là da soli e senza permesso riceveremmo una punizione esemplare, se non l’espulsione! No, no, no. Trova un altro posto.»
 «Suvvia, Weasley, non fare la guastafeste! Lì è perfetto: non ci troveranno mai proprio perché sanno che tu non ci andresti perché è contro le regole, capisci?» proclamò, esaltato dal proprio ragionamento a prova di bomba.
«Non ne sono convinta, se-»
«Basta. Decido io: andiamo!... veloci anche, che sento che a momenti potrebbe cadermi il naso da quanto è congelato!»
Nonostante la brutta situazione in cui si stavano per cacciare Rose non riuscì a reprimere una risatina alla battuta del biondo; quando non la prendeva in giro – ah, beati rari momenti di pace! – Scorpius sapeva essere perfino divertente.
«Che stupida, perché non ci ho pensato prima?» esclamò, cercando la bacchetta «Fuocondro1» , e subito il freddo pungente cedette il posto ad un calore piacevole che avvolse i due ragazzi.
 
 
 
Circa un quarto d’ora dopo; Stamberga Strillante

Quando finalmente era potuta scendere dalla scopa, Rose avrebbe voluto buttarsi per terra e baciare il suolo dalla gioia. Ovviamente non lo fece perché le restava un po’ di dignità nonostante il naso rosso, la divisa stropicciata e i capelli scarmigliati dal vento che le davano un’aria leonina.
«Alohomora» sussurrò la ragazza e la porta si aprì cigolando.
Entrati nella catapecchia si accorsero con fastidio che si gelava, al che la rossa, pronunciando un Lacarnum Inflamare2, fece appiccare il fuoco ad uno straccio. Scorpius si avvicinò subito, come se da quello dipendesse la sua vita.
«Muffliato... perché non si è mai troppo sicuri» borbottò ancora Rose agitando la bacchetta intorno a loro.
Lui la guardò con ammirazione, dalla quale si riscosse subito cercando di assumere un’aria indifferente «Merlino, non te la cavi male in... ehm... Incantesimi» fece, tentando di fare conversazione: se dovevano restare lì nascosti per chissà quanto era meglio cominciare nel modo giusto.
«Dovrebbe essere un complimento? No, perché cosa ti aspettavi dalla secchiona-orrenda ambulante Weasley? Mi pareva di aver capito che tu mi vedi così.» commentò acida, tirando fuori un’altra discussione che avevano avuto dopo il party di James.
Decisamente quello non era il modo giusto.
«C-cosa?» balbettò lui, sgranando gli occhi «Io non ho mai detto una cosa del genere!»
«No, non l’hai detto, ma era sottointeso! Mi hai paragonata alle mie cugine dicendo che sono delle tutte-curve favolose mentre io sono bassa, magra, con questi capelli fuori dal normale e questi occhi fiammeggianti; tue testuali parole, per Merlino!»
«Davvero ho detto questo?» fece Scorpius mortificato, parlando più a se stesso che alla ragazza che ormai era sull’orlo di una crisi isterica in piena regola.
Rose per un momento si lasciò intenerire dall’aria sconvolta del ragazzo, che pareva sinceramente colpito da quello che si era lasciato sfuggire quella sera; poi si ricordò che quello era lo stesso Serpeverde che la tormentava dal primo giorno di scuola e che le aveva fatto urlare – urlare, Merlino, urlare! – al microfono la rivelazione più falsa e sconvolgente della sua vita, e ritornò alla carica: «SI! E non solo!»
Scorpius colse la palla al balzo. «E cos’avrei detto?»
Lei assottigliò lo sguardo, facendosi sospettosa. Allora era vero!
«... non ti ricordi proprio niente?»
«Ehmm...» Sotto l’occhiata truce di Rose, il biondo optò per un isterico: «Ero ubriaco!»
«E se io... ti raccontassi una storia?»
«EH?»
Rose sogghignò ancora di più, sfregandosi le mani. «Una storia, Malfoy... di due principi: Suicrops ed Eliasor.»
Scorpius aggrottò le sopracciglia di fronte ai due nomi; eppure, per quanto strani, inusuali e orrendamente schifosi, gli ricordavano qualcosa... Suicrops ed Eliasor, Suicrops ed Eliasor, Suicrops ed El-
Oh. Porco. Merlino!
«Stai scherzando vero?»
«Affatto.» Rose sembrava sadicamente soddisfatta.
«Ti- ti voglio ricordare che... non ero nel pieno delle mie facoltà, ok?»
«Certo, certo... Mi sembra che ti si sia rischiarata la memoria. Ora mettiti comodo e sturati le orecchie: ascolta cosa la tua fantasia perversa ha creato.»
 
                                                                                            ***
 
Nel frattempo, nello stadio di Quidditch...

La situazione era completamente sfuggita di mano. A chiunque. La McGranitt aveva strappato di mano il microfono a Fred Weasley per evitare che peggiorasse il tutto con uno dei suoi soliti commentini alla-Lee-Jordan, ma il ragazzo non si era lasciato incartare e aveva passato il testimone alla sorella per ingaggiare una pseudo-lotta con la Preside per evitare che il fantomatico oggetto della disputa “finisse nelle mani sbagliate”, come aveva asserito lui stesso.
Poco più in là, in una cacofonia di insulti, urla e imprecazioni, Draco Malfoy e Ron Weasley cercavamo di riempirsi di pugni e contemporaneamente di districarsi dalla massa di corpi sudati che erano le due squadre di Quidditch di Serpeverde e Grifondoro. Le due mogli, Astoria e Hermione, si fissavano con rassegnazione e tentavano invano di escogitare qualche espediente per evitare che i relativi coniugi facessero una strage, mentre il famoso Bambino-che-È-Sopravissuto, con moglie, figlio gay e fidanzato del figlio gay (alias figlioccio), cercava di fungere da sostegno psicologico ai due uomini intrappolati dietro la barriera di corpi.
Per condire il tutto con po’ di sana drammaticità, alcuni dei genitori dei giocatori – come un furioso Theodore Nott – si erano uniti alla rissa generale per cercare di trarre in salvo i propri figli, creando un parapiglia tale che nemmeno l’intero corpo docenti riusciva a calmare.
Venti minuti, molte urla, qualche cazzotto e un microfono sbriciolato sotto gli occhi di un atterrito Fred Weasley jr. dopo, la Preside riuscì a prendere il controllo della situazione generale: con un paio di incantesimi azzeccati – fortunatamente due impavidi Tassorosso erano andati a svegliare il professor Vitious dal sonnellino pomeridiano e lo aveva trasportato di peso allo stadio – riuscirono a separare Draco dagli studenti, rossi in faccia e ancora a cavalcioni delle loro scope. Ora il problema sarebbe stato sedare la rabbia dei due genitori che, prima di essere stati sommersi da Serpeverde e Grifondoro, avevano visto i loro due primogeniti fuggire dopo una commovente dichiarazione d’amore a bordo di una scopa.
«TU!» ululò rabbiosamente Ronald, puntando un dito accusatorio contro il nemico di una vita, «COSA AVETE FATTO A MIA FIGLIA?»
Draco boccheggiò, furioso. «Io- io- È STATA LEI!»
«NON TI AZZARDARE A PROVARE A INSULTARE MIA FIGLIA DAVANTI A ME, MALFOY, SE NON VUOI MORIRE QUI, ORA E SENZA LA POSSIBILITÀ DI FARTI RICRESCERE QUALCHE PELO IN TESTA CON LA MAGIA.»
«BRUTTA CANAGLIA! NON PERMETTERTI DI INSULTARMI, PERCHÉ È STATA TUA FIGLIA A DICHIARARE AMORE IMPERITURO COME UNA MOCCIOSA BABBANA A MIO FIGLIO!»
«Signor Weasley, signor Malfoy, vi prego, calmatevi...» tentò la McGranitt, ma venne brutalmente zittita dai due uomini, che urlarono all’unisono: «Stia zitta, lei!»
«Ronald, chiedi immediatamente scusa alla Preside!» tuonò Hermione, assumendo un cipiglio che fece indietreggiare i più.
«Draco, anche tu, o non vedrai il tramonto» rincarò la dose Astoria, con le mani sui fianchi e battendo nervosamente il tacco della scarpa per terra.
«Questo cretino ha osato insultare nostra figlia, Hermione!»
«Oh, Ronald, non essere sciocco. Rose è un’adolescente e come tale è libera di innamorarsi di chi vuole.»
«Hai sentito Astoria? Lo ha ammesso, lo ha ammesso! Quella piaga della Weasley miniaturizzata ha osato ridicolizzare nostro figlio con la sua patetica dichiarazione!»
Astoria sbuffò, alzando gli occhi al cielo, seguita da Hermione. «E nostro figlio l’ha presa sulla scopa e se l’è portata via con sé per evitare che qualcuno avesse la brillante idea di ridurla in poltiglia per quello che aveva appena detto. Vedi di darti una calmata, signorino, perché mio figlio è stato educato a poter essere libero di fare e AMARE CHIUNQUE.»
«Ma cara-»
«Cara un fico secco, Draco. Forza, chiedi scusa.»
I due uomini si guardarono in cagnesco, poi fecero una smorfia e si tesero la mano rapidamente, come se temessero di scottarsi vicendevolmente. Un po’ più in dietro, Harry si deterse il volto sudato, sospirando di sollievo, e Ginny guardò male James e Teddy, che sghignazzavano allegramente alla vista delle due mogli alla riscossa.
«Bene» riprese diplomaticamente Hermione, «ora che abbiamo risolto questo inutile diverbio, preoccupiamoci di ritrovare i nostri figli.»
«Concordo pienamente, cara» si aggiunse Astoria, annuendo determinata, «Immagino che toccherà a noi occuparci della cosa, dato che quei due sono ottusi come pochi e quindi... DRACO, MUOVITI!»
«PURE TU, RONALD, SU!»
E le due donne, a braccetto, iniziarono a incamminarsi tranquillamente verso la scuola, discutendo animatamente su dove potessero essersi cacciati i rispettivi figli, sempre se non fossero ancora insieme.
«Arrivo, cara!» esclamarono insieme Draco e Ron, guardandosi male l’un l’altro. Si fecero largo tra la folla attonita, mormorandosi a vicenda minacce quali, “Se tuo figlio ha mosso una sola mano contro mia figlia vi spezzo le ossa del collo” e “Se la tua primogenita è saltata addosso in un impeto di passionalità babbanesca a Scorpius giuro che non uscirai vivo da qui”.
La McGranitt, una volta che i quattro, seguiti a ruota da tutta la parentela Weasley possibile e immaginabile, sospirò, asciugandosi la fronte con un gesto sfinito – nonostante non avesse fatto niente, si sentiva ugualmente stanca, anche perché immaginava che la caccia ai fuggitivi sarebbe stata più dura del previsto data al fretta con cui se l’erano squagliata.
«Non si preoccupi, Mac, c’è il mitico Fred al suo fianco.»
«Sparisca dalla mia vista, signor Weasley.»
 
                                                                                                ***
 
Stamberga Strillante

«Malfoy, non farti venire una sincope, ti prego; ti ho solo raccontato cosa TU mi hai detto.»
Il ragazzo non riusciva a smettere di boccheggiare, pallido come un cencio. Lui, insomma, l’alcool... come poteva aver inventato una storiella del genere con la Weasley?
«T-tu... non ti sei fatta strane idee, giusto?» riuscì a balbettare alla fine lui.
Rose si accigliò. Alla fine, rimuginando molto sulla questione, aveva tratto la conclusioni che i due reali di cui Scorpius aveva ciarlato da ubriaco dovevano essere loro. Insomma, il fatto che Malfoy si fosse descritto come la più bella principessA del reame era un po’ strano, ma tutto sommato le descrizioni corrispondevano – e, sì, anche quelle dei genitori. Però, dato che il biondo pareva non volerle rivelare niente, Rose aveva il timore di aver preso un tremendo abbaglio e temeva di fare la figura dell’idiota impicciona a chiedere delucidazioni.
«Che... che idee strane avrei dovuto farmi?» domandò sospettosa, cercando di rimanere sul vago.
«OH!» sussultò Scorpius, con le guance arrossate – imbarazzo o gelo perenne? – e gli occhi che luccicavano in modo preoccupante, «No, niente... nessuna! Nessuna idea strana. Tu hai avuto idee strane? Io ho avuto idee strane? NO, e allora è tutto apposto», e scoppiò in una risata isterica.
«Malfoy, sei inquietante: smettila di ridere in quel modo» commentò la ragazza, fissando con gli occhi sgranati il compagno; che lo avesse stritolato troppo nel viaggio?
«E chi sta ridendo? Tu stai ridendo? Io sto ridendo? NO! E allor-»
Rose sospirò e lo interruppe: «Malfoy, BASTA. Il concetto è chiaro. Tranquillizzati.»
«O-ok» balbettò lui, calmandosi e arrossendo più vistosamente.
Scese un silenzio imbarazzato. Come si faceva a instaurare una conversazione normale con il nemico di una vita?! Qual’erano gli argomenti da toccare per riuscire a destare nell’altro qualcosa che non fosse il desiderio di spaccargli la faccia a suon di pugni?
Rose iniziò a fissare di sottecchi il ragazzo, che stava esaminando minuziosamente le ragnatele della casa pur di non guardarla negli occhi. Da quando aveva cominciato quell’assurdo giro di scommesse, si era accorta che Malfoy non era né furbo come una volpe né malvagio; più che altro era ingenuo, sciocco e molto confusionario. Man mano che il tempo passava, aveva capito che, tutto sommato, non era quella persona dall’animo corrotto che aveva sempre pensato che fosse, e non era neanche brutto, anzi!, ma da lì a diventare la sua migliore amica il passo era lungo. Diciamo che preferiva decisamente  quella sottospecie di competizione. A volte, come quando si era svegliata con il ragazzo accoccolato addosso, aveva avuto i suoi momenti di confusione, ma, diciamocelo, Scorpius era un bel, anzi, un bellissimo ragazzo e nessuno si sarebbe sconvolto più di tanto a fare certi pensieri su di lui.
Nel frattempo, Scorpius si era alzato e aveva cominciato a esaminare la famosa Stamberga Strillante, canticchiando a bassa voce per spezzare quell’orribile silenzio impacciato. Davanti alla finestra appannata, si guardò sorpreso: i suoi capelli, solitamente un po’ mossi e più scuri dell’abominevole platino di suo padre, a causa dell’umidità e del viaggio in scopa, erano diventati degli adorabili ricciolini come quelli di sua madre – che però se li lisciava sempre per nasconderlo.
«Ehi!» esclamò, per un secondo dimentico dell’atmosfera rigida che c’era tra loro, «Ehi, guarda, mi sono venuti i capelli ricci!»
Rose al “ehi!” saltò su sconvolta, già immaginandosi gli scenari più apocalittici, ma quando vide che era semplicemente il Serpeverde che si emozionava davanti ai suoi capelli per poco non svenne.
«Tu! Mi hai fatto prendere un colpo solo per vantarti dei tuoi stupidi quattro peli biondi?!»
Scorpius spalancò gli occhi, parzialmente offeso: insomma, non gli sembrava di aver compiuto chissà quale delitto!
Non aveva ancora pensato a qualche risposta efficace per stendere quella scorbutica della Weasley, che la ragazza sogghignò subdolamente.
«Lo sai, Malfoy, hai proprio dei bei capelli.»
Per Salazar, e con questo cosa vuole dirmi? Sta per caso cercando di sedurmi? Oddio, la Weasley che mi seduce; Santo Merlino, cosa si fa in questi casi?! Porca Morgana, non la sapevo così audace...
«Voglio dire...» riprese Rose, alzandosi in piedi e iniziando a girargli intorno, forse per studiare meglio la sua folta chioma, «sono belli, biondi, non del colore innaturale di tuo padre...»
O. Mio. Dio. COSA STA CERCANDO DI FARMI CAPIRE?
«C-che fai?» balbettò quando la ragazza gli afferrò una ciocca per esaminarla attentamente.
«Niente, niente» rispose lei, facendo un cenno di noncuranza con la mano, «Sai, Scommetto che...»
 
 
 
 



N / A:
Salveeee!
Non odiateci per il ritardo, ci faremo perdonare :D
Questo capitolo non è esattamente un granché ma ci serve per spiegare i sentimenti che provano i vari personaggi e scoprire qualcosa in più sui loro vari caratteri (Si, Scorpius è decisamente ritardato, ma noi lo amiamo lo stesso! ^o^)
Avete visto quanto ci siamo impegnate tra incantesimi e numeretti? xD
Un bacione enorme,

Swichi_Matiux
 
 
1.    Fuocondro: crea uno scudo di calore intenso intorno al mago, impedendogli di congelare; Harry Potter Wikipedia
2.    Lacarnum Inflamare: incantesimo che fa appiccare il fuoco; Harry Potter Wikipedia
 
 

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Capitolo 12
*** POOR BLONDE ***


POOR BLONDE
[La coppia (di un giorno) del secolo: paparazzata persino dal professor Paciock!]
 
 
«Weasley, sei veramente una bastarda.»
«Zitto Malfoy, non mi distrarre.»
«Come se fare un dannatissimo shampoo fosse difficile!»
«Oh, quanto sei noioso! Mi sto impegnando perché la cosa mi sta a cuor- E smettila di muoverti come un ossesso!»
Scorpius emise un brontolio rassegnato, guardando in cagnesco la ragazza, che continuò il suo lavoro indisturbata, sempre con quel mezzo sorrisetto soddisfatto. Il Serpeverde era certo che quella fosse la reincarnazione vivente di Satana.
Altro che erede di Salazar Serpeverde... Questa avrebbe fatto paura anche a lui!
«E giù questa testa!» esclamò Rose, spingendogli la testa dentro la bacinella d’acqua.
«Ma sei pazza?!» strillò lui appena riemerso.
«Oh, e piantala!»
Scorpius brontolò qualcosa di molto offensivo – senza che, tuttavia, questo riuscisse a scalfire l’improvviso buon umore della Grifondoro – e chinò nuovamente la testa sopra il pelo dell’acqua, fissando imbronciato la superficie piatta a pochi centimetri dal suo naso. Pochi minuti prima Rose aveva avuto la brillante idea di pronunciare le fatali parole: «Scommetto che non ti sei mai tinto i capelli di rosso.» Scorpius aveva provato a convincerla che era una pessima idea, che dovevano preoccuparsi del fatto che sarebbero stati presi a sassate dai loro genitori appena li avessero trovati e non del colore dei suoi capelli, ma non c’era stato verso di dissuaderla dai suoi malvagi propositi. Era talmente convinta che aveva anche appellato tinta rosso fuoco, bacinella piena d’acqua e tutti gli strumenti per fargli diventare la testa una specie di stendardo Grifondoro.
«Non sapevo ti tingessi, Weasley» commentò il ragazzo, che non sopportava di stare in silenzio a rimuginare su quello che gli stava succedendo.
«Non è il mio colore, Malfoy.» Per quanto secca, e forse anche indispettita – mai toccare i capelli delle donne, soleva ripetergli sua madre –, il Serpeverde riusciva quasi a immaginarsi la linea delle labbra della nemica incurvate all’insù mentre gli sfregava la testa con più convinzione. «È la tinta di una mia compagna di Dormitorio, Anna Finnigan. È quella Nata-Babbana, sai, la sorella di Brad Finnigan, quello di Tassorosso – sua mamma le manda questo e altro dall’Irlanda.»
«Ah, già. Finnigan è simpatico per essere un Tassorosso.»
Scorpius si ricordò in quel momento che stava conversando civilmente con la Weasley, la stessa Weasley che gli stava sciacquando i capelli – con un tocco decisamente rilassante per una manesca come lei, per di più – rischiando di affogarlo ogni due per tre. Quindi si zittì, storcendo la bocca dal disappunto.
«Vedrai, starai bene!»
«Bene un corno, io sono biondo!»
«Oh, ma sentitelo! Sei attaccato ai tuoi preziosi crini come il tuo adorato paparino?» cinguettò maliziosamente Rose, frizionando con più forza la sua nuca.
«Ahi, mi stai facendo lo scalpo!»
Scese un silenzio teso, spezzato solo dai borbottii insistenti di Scorpius e dal rumore dell’acqua mossa dalle mani della ragazza, che lavorava tranquillamente.
«Ma quanto ci metti a farmi ‘sta roba?» sbottò lui dopo un po’, innervosito. Era sicuro che Rose gli avesse fatto minimo sette risciacqui.
«Ma come? Dovresti saperlo, dato che hai un esperto in casa» rispose tranquillamente la ragazza.
Il Malfoy capì che Rose, continuando con quelle frecciatine piuttosto irriverenti sulla sua famiglia, si stava infantilmente vendicando di tutto quello che era successo nelle ultime... bah, due ore? Forse. In sostanza, meglio non provocarla.
«Come spiegherò questo improvviso... cambio di rotta?»
La Weasley rimase zitta per un po’, pensierosa, e Scorpius gioì tra sé: neanche quella stupida so-tutto-io sapeva rispondere a quella domanda, eh?
«Beh» riprese Rose dopo un lasso quasi interminabile di tempo, «dato che ti ho fatto una dichiarazione coi fiocchi davanti a tutti, non sarai certo così scortese da rifiutare le mie avances, no?»
Era così tranquilla che Scorpius quasi temette che parlasse sul serio.
«C-cosa?»
«Ma sì! Dirai che ti sei tinto perché sei assolutamente innamorato di me: una specie di elogio al mio essere perfetta. Anche con i capelli rosso Weasley.»
«Ma cosa diavolo stai dicendo?» urlò, sconvolto, alzando di scatto la testa e facendo schizzare un po’ ovunque acqua e schiuma. «Questo è anche peggio che tingermi, per Salazar!»
«Io ti stavo solo dando un consiglio» commentò placidamente Rose, tirandosi su le maniche della divisa e sistemandosi la gonna umidiccia. «E ora giù!»
 
                                                                                                   ***
 
Un’ora e mezzo dopo, nell’ufficio della Preside

Hermione e Astoria avevano immediatamente attuato una strategia, a parer loro, vincente: avevano stilato una lista di posti dove i ragazzi avrebbero potuto nascondersi e poi avevano sguinzagliato Prefetti, Caposcuola e anche qualche professore alla ricerca dei loro figli.
Dopo tre ore, tutti i Dormitori, stanze, ripostigli erano stati setacciati da cima a fondo e le due donne stavano iniziando a farsi prendere dal panico.
«È tutta colpa vostra!» sibilò Hermione, scontrosa, diretta a Ron e Draco.
«Già! Sempre a fare i noiosi genitori attaccati ai pregiudizi!» rincarò la dose Astoria.
«NOI?»
«Sì, voi.»
«Solo perché non siete abbastanza sveglie da ritrovarli, adesso è colpa nostra?» intervenne Ron, schierandosi inconsciamente accanto a un furente Draco.
Astoria spalancò la bocca indignata.
«Noi non siamo abbastanza sveglie? Siete voi che li avete fatti scappare a gambe levat- Beh, no, a scope levate...»
«Ecco, Granger, non sei nemmeno capace di formulare una frase di senso compiuto; come pensi di poterci fare la ramanzina?»
«Non parlare così a Hermione!» lo rimbrottò Astoria, con le guance chiazzate di rosso dalla rabbia.
«Hermione? HERMIONE?! Da quand’è che la chiami Hermione?»
«Da quando tu hai fatto scomparire MIO figlio e SUA figlia.»
«È anche MIA figlia!» si intromise Ron, incrociando le braccia al petto.
«Ronald, stanne fuori: questa è una discussione da persone mature.»
«Cosa stai insinuando?!»
«Signori, vi prego! Continuando a litigare tra voi, non risolvete niente!»
Tutti si girarono verso una stranamente scarmigliata Preside McGranitt, che cercava di ricomporsi lisciandosi la gonna e aggiustandosi i capelli.
«Senta, smettiamola con questa storia della pace nel mondo e-»
«Non sto parlando di pace nel mondo, signor Malfoy» commentò freddamente la donna, sospirando rassegnata. «Sono venuta a dirvi che penso di aver scoperto dove sono i vostri figli.»
«Davvero?»
«Oh, grazie al cielo!»
La McGranitt indicò con gesto imperioso il camino e, uno dopo l’altro, i presenti si buttarono dentro urlando: “Testa di Porco!”. Arrivati là iniziò a camminare, seguita immediatamente da tutti i genitori, ignorando bellamente Aberforth, che guardava la processione con gli occhi strabuzzati dalla sorpresa.
«Alla Stamberga Strillante?» riuscì a urlare, appena arrivati, sconvolta, Hermione, prima che la Preside li trascinasse verso la casupola in decadimento. Arrivata lì prese un profondo respiro, diede un’occhiata sospettosa a tutti i membri della “spedizione”, uno più serio dell’altro almeno per una volta, e spalancò con gesto secco la porta.
Rose si bloccò, con la bacchetta ancora in mano da cui fuoriusciva un getto d’aria calda per asciugare i capelli del ragazzo, e Scorpius alzò di scatto la testa, trovandosi davanti la faccia cadaverica di suo padre.
«Noi possiamo spiegare...» tentò lui, neanche stessero facendo chissà quali cose.
«Non ci avrebbero mai trovato, eh?» sussurrò Rose furiosa, prima che Draco svenisse –tale figlio, tale padre – e che tutta l’attenzione si focalizzasse su di lui.
 
                                                                                             ***
 
Ufficio della Preside Minerva “Minnie” McGranitt; dopo il “salvataggio” (di Draco, ovvio)

«Preside, davvero, non capisco perché Scorpius debba tenersi i capelli... così e la ragazza la possa scampare.»
Dopo che i relativi genitori si erano impegnati a sgridare abbondantemente i figli per tutto quello che era successo, si era passati a una discussione di maggiore importanza: le punizioni. A Rose, che era sempre stata un’alunna volenterosa e rispettosa delle regole, la McGranitt aveva concesso il lusso di scampare alla pena, mentre Scorpius... «beh, dato che ha i capelli così, se li tenga, signor Malfoy» aveva decretato la Preside, sperando di liquidare la questione con poco. Errore, se si parlava di Draco Malfoy e tinte per i capelli rosso fuoco nella stessa frase.
«Non è giusto!»
Tutti si girarono sorpresi verso il diretto interessato della storia. Scorpius, fino a quel momento, era sempre rimasto in un rassegnato silenzio, ascoltando le proteste accalorate del padre.
«Non è giusto che, per quanto brava, bella e quant’altro, la Weasley la passi liscia!» si impuntò, alzandosi in piedi. «Se io sono tinto di rosso, che lei si tinga di biondo!»
«Oh, tesoro» intervenne Astoria, con gli spalancati dall’emozione, avvicinandosi al figlio e mettendogli una mano sulla spalla, «chiami la tua fidanzata con il suo cognome?»
«Mamma, non è la mia fidanzata!» bofonchiò Scorpius imbarazzato.
«Come non è la tua fidanzata? Ti ha fatto una dichiarazione d’amore davanti a tutti» - all’ennesimo rivangare dell’episodio, Draco e Ron contorsero la faccia in una smorfia rabbiosa e disgustata al tempo stesso - «solamente per incoraggiarti a vincere la partita!»
«No, mamma, non è andata esattamente così-»
«E come sarebbe andata, allora?» si insinuò Ron nel discorso, assottigliando gli occhi in quello che era il famigerato “sguardo assassino alla Auror”.
«Ma no! Noi... non si stava dichiarando! Insomma... è una cosa tra amici. Sì, tipo uno scherzo, qualcosa come: ehi, Rose, ti amo!»
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, ma gli resse il gioco: «Ehm... anche io.»
«Non ditelo mai più. Neanche per scherzo» fu il commento lapidario di un ancora traumatizzato Draco, che lanciava occhiate preoccupate alla capigliatura appariscente del figlio e alternativamente si tastava la pelata imminente.
«Bene, direi che per i ragazzi è arrivata l’ora di andare a letto. Si è fatto tardi» si aggiunse la McGranitt, sfidando con lo sguardo chiunque a contraddirla.
«Ecco... beh, buonanotte?» tentò Scorpius, avviandosi alla porta.
«Vedi di farti ritornare di un colore sobrio quei capelli, Scorpius, o te ne pentirai amaramente.»
«Buonanotte anche a te, papà.»
 
                                                                                                    ***
 
La mattina dopo

Scorpius era riuscito a evitare miracolosamente i suoi compagni di stanza chiudendosi in bagno e accusando forti dolori alla pancia: dopo quell’affermazione non si era più avvicinato nessuno. Anche quando si era steso a letto, a notte fonda, perché la sicurezza non era mai troppa, non aveva chiuso occhio nel terrore che qualcuno si svegliasse e lo scoprisse. Quando i suoi amici si erano svegliati si era imbozzolato sotto le coperte e era riuscito a convincerli a lasciarlo poltrire lì un altro po’. Ma ora era davvero il momento di prendere il coraggio a due mani e affrontare la realtà: doveva entrare in Sala Grande e fare colazione. Con quei capelli.
Non ce la farò mai, pensò scoraggiato, camminando avanti e indietro davanti al portone di legno massiccio della Sala Grande.
Alla fine, complici anche i morsi della fame, prese un profondo respiro e spinse, a occhi chiusi, i battenti.
«Scorpius!» esclamò immediatamente una voce.
Il ragazzo maledì il suo amico Albus per avere quell’occhio di falco. Anche se dubitava che un colore come il suo – suo... si fa per dire – potesse non essere notato nel raggio di chilometri.
«Cosa ti sei fatto ai capelli?» esclamò inorridito Christopher, nello stesso momento in cui William quasi gridava: «Ma tuo padre lo sa?!»
Il Serpeverde crollò sconfortato al suo posto, lasciandosi sommergere dalle domande e cercando vanamente di evitarle riempiendosi la bocca di tutto quello che si trovava in tavola. Delle primine insistenti stavano tentando di cavargli materialmente del bacon dalla bocca per scoprire cosa gli era successo, quando il ragazzo si accorse che, accanto ad Albus, che pareva essersi ripreso abbastanza dalla scioccante visione, c’era Rose, che discuteva animatamente con il cugino di qualcosa – forse Trasfigurazione, dato che piaceva così tanto ad entrambi.
«Dai, Scorp, ci sarà un motivo per cui ti sei fatto questa tinta obbrobriosa!» strillò Amanda – una delle due primine scassa-Pluffe – a voce indecentemente alta.
Il ragazzo vide la ragazza e il cugino girarsi; lei sogghignò appena, fissandolo attentamente.
Il maledettissimo momento della verità. Porca miseria, perché queste cose devono succedere SOLO a me?!
«Vedi, Amanda» cominciò, con un tono di voce così secco da farsi quasi paura, «preferirei che tu non insultassi il mio nuovo colore di capelli, perché me li sono tinti così apposta per la mia fidanzata. Sai, quella che ieri mi si è dichiarata davanti a tutto lo stadio: Rose, Rose Weasley.»
«Q-quella Rose Weasley?» balbettò la ragazzina.
«Già» si intromise la presunta fidanzata, che aveva ascoltato tutta la discussione e si era avvicinata, «non trovi che sia un gesto tremendamente carino da parte di Scorpius?»
«S-sì» assicurò incerta Amanda, prima di scappare via, pronta a diffondere il pettegolezzo come se ne andasse della sua stessa vita.
«E così Rose è la tua fidanzata, Scorp?» domandò maliziosamente Chris, sfidandolo con lo sguardo.
«Esattamente» esclamò sicuro lui. Non era esattamente un cuor di leone, ma un po’ di faccia tosta made in Malfoy l’aveva ereditata da suo padre e dalla Casa di cui faceva parte, accidenti. Afferrò Rose per un braccio e riuscì a farsela sedere sulle ginocchia, cercando di ignorare il cuore che gli martellava furiosamente nel petto e le guance bordeaux della Grifondoro, che sembrava sul punto di esplodere dall’imbarazzo.
«È una cosa molto recente» riuscì a dire Rose, tentando di mostrarsi disinvolta tra le braccia del nemico giurato.
«Oh, beh... auguri e figli maschi» commentò tranquillamente William, ignorando con consumata abilità Scorpius che si soffocava con l’enorme boccone di uova strapazzate. «Siete la coppia del secolo, ragazzi: anche il professor Neville non riesce a togliervi gli occhi di dosso.»
Rose fece una risatina imbarazzata, agitandosi nervosamente sulle gambe del presunto fidanzato «Oh, ma che dici? Non è neanche una cosa seria, probabilmente ci lasceremo tempo un paio di giorni!» chiarì con disinvoltura.
Essendo girata di spalle non si era accorta della smorfia delusa che era passata per un attimo sul volto di Scorpius.
William e Christopher la guardarono sconvolti: come si poteva essere così disinvoltamente bastarde? E non era nemmeno una Serpeverde!
«Ehm... sì» borbottò Scorpius, imbarazzato, afferrando con un certo vigore la mano della ragazza, appoggiata mollemente sul tavolo, «N-noi andiamo a lezione!»
Rose provò a ribellarsi, ma il biond- rosso fu irremovibile: trascinandola per un braccio e elargendo sorrisetti che avrebbero dovuto essere rassicuranti, guadagnò l’uscita della Sala Grande.
«Grande idea quella del fidanzamento, cara. Un altro giorno così e quelli ci fanno le bomboniere» sbottò il ragazzo frustrato. Possibile che Rose riuscisse a prendere TUTTO così alla leggera?
«Oh, quanto la fai lunga! To’, portami la borsa, da bravo fidanzato.»
Scorpius afferrò la borsa che, peraltro, pesava come se la ragazza l’avesse riempita di massi, e iniziò a seguirla docilmente, ascoltandola sproloquiare.
«Basterà comportarsi da bravi ragazzi innamorati per una giornata, qualche urla per i corridoi e domani saremo di nuovo Rose Weasley e Scorpius Malfoy, che si odiano esattamente come al principio. Prega solo che quei due deficienti dei tuoi amichetti non chiedano qualche dimostrazione d’affetto davanti a tutti!»
Bene. Non poteva andarmi meglio di così.
 
                                                                                                     ***
 
Quella notte Scorpius andò a letto presto e pensieroso. Dato che aveva appena inscenato una litigata da record con Rose, nessuno fece domande – Albus si limitò a sospirare, dato che sapeva tutta la storia, Will e Chris a salutarlo con una smorfia contrita. Arrotolato tra le coperte, il ragazzo pensò a lungo.
Era stata una lunghissima giornata. Aveva girato per la scuola con gli occhi di qualunque essere vivente costantemente puntati addosso, forse per l’insolito colore di capelli, forse per la mano intrecciata a quella della Weasley e il tono zuccheroso con cui si parlavano da quella mattina. Perfino la Preside, incrociata casualmente per un corridoio dopo pranzo, aveva inarcato un sopracciglio con fare meditabondo, ma non aveva detto niente e aveva proseguito per la sua strada – d’altro canto, fare pettegolezzi non doveva essere molto professionale, soprattutto alla sua età, no?
Con Rose era andato tutto a meraviglia, e la cosa l’aveva anche un po’ stupito. L’aveva accompagnata a lezione e le aveva tenuto quella specie di macigno portatile tutto il tempo, come il perfetto Principe Azzurro, con la “P” maiuscola. Lei aveva sorriso, si era sistemata con fare innocente i capelli dietro le orecchie, e aveva riso alle sue battute, comportandosi esattamente come una qualsiasi ragazza innamorata.
Avevano fatto i compiti insieme, davanti alla riva del Lago Nero, sopportando il freddo del clima inglese imbacuccati nei loro giacconi. Rose lo aveva bacchettato allegramente a ogni errore, schiaffeggiandolo piano sulle mani quando si distraeva e correggendogli gli errori, cercando però di non sfoderare la sua superbia-alla-Granger. Quando aveva notato degli studenti piazzati alle finestre a paparazzarli, gli aveva strizzato l’occhio con fare complice e, buttando all’aria ogni proposito di compiti ed esercizi, gli si era accoccolata sul petto, fingendo uno di quei momenti romantici tra fidanzati.
Poi avevano litigato.
Non era stato come al solito, quando si urlavano gli insulti più stupidi dell’intero pianeta e si sgolavano a forza di cercare di imporsi sull’altro, o quando sguainavano le bacchette per improvvisare un duello. Sembravano passati secoli da quand’erano quelli i loro soliti litigi; da quando avevano iniziato quelle scommesse, il loro rapporto sembrava essersi appianato, anche se suonava strano dirlo. Rose aveva fatto praticamente tutto: lo aveva aggredito, accusandolo di tradirla, aveva urlato, fatto una scenata epica davanti a tutti ed era anche riuscita a farsi spuntare qualche minacciosa lacrime di frustrazione negli occhi, prima di andarsene, sbattendo platealmente la porta. Lui era rimasto lì come uno stoccafisso, non dovendo nemmeno fingere di esserci rimasto male, ascoltando i bisbigli confusi della folla che si era radunata attorno a loro. L’unica consolazione che gli era rimasta era che sarebbe potuto finalmente, con grande soddisfazione di Amanda e compagnia pettegola al seguito, ritornare al suo colore naturale di capelli.
Gli era piaciuto. Gli era piaciuto stare accanto alla Weasley, sentirla rilassata contro di sé mentre si stendevano sull’erba quasi ghiacciata del prato di Hogwarts, ascoltare la sua risata squillante, lasciarle la possibilità di rimbrottarlo in quel suo modo tutto perfettino  ma non cattivo. Era stato bello tenerle la mano fredda, abbracciarla davanti a tutti gli occhi spalancati del pubblico che li aveva seguiti per tutta la giornata e osservarla di nascosto mentre si sistemava i capelli nervosamente, sbirciandolo con lo sguardo durante Cura delle Creature Magiche, che avevano fatto insieme.
Sto pensando un mucchio di cavolate. La Weasley è solo una sadica. Fine della storia.
Si sistemò meglio la coperta, imbronciato, e spense la luce, ignorando i lamenti di Chris e Albus, che stavano leggendo. Si addormentò in pochi minuti, con la mente ancora piena di quell’assurda giornata in compagnia di Rose e la sensazione delle sue dita gelate intrecciate con le proprie. Strinse violentemente i pugni, quasi volesse dimenticarsi quei pochi – perfetti – momenti che non si sarebbero certo ripetuti. 
 
 
N / A:

Buongiorno (o meglio, buonasera!) amici! ^o^
Eccoci tornate con nuovo capitolo... con leggero retrogusto drammatico che ci è costato non-sapete-quanto =o= Ma non vi preoccupate, la storia non precipiterà nei drammi adolescenziali del nostro Scorp... almeno non del tutto XD MA, e ripetiamo MA, se volete davvero deprimervi insieme a Scorpius, vi esortiamo ad ascoltare una bellissima canzone (*o*), la stessa che ci ha ispirato mentre scrivevamo l’ultimo pezzo: I wanna hold your hand (The Beatles) cantata dal magnifico Kurt Hummel (interpretato da Chris Colfer) di Glee!

http://www.youtube.com/watch?v=lvt1DFkeoDI

Appuntino: il titolo l’abbiamo preso da una battuta di una nostra adorata lettrice, che ringraziamo un sacco per l’incoraggiamento che ci da sempre e per questo titolo stupendo, che abbiamo preso impunemente: Jo_94
E inoltre un applauso a tutte quelle che hanno cercato di indovinare la scommessa e soprattutto a chi c’è riuscita! xD
Un bacione e al prossimo capitolo
 
Swichi_Matiux

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Capitolo 13
*** Lago... dei Cigni, di Loch Ness? No Nero! ***


Lago... dei Cigni, di Loch Ness? No Nero!
[Guest Star: Scorpius Malfoy – tra rivelazioni e idee geniali]
 

 
Quella mattina, Scorpius si svegliò ancora più nervoso del giorno prima. Aveva dormito male, con la testa intasata da confusi sogni di lui e Rose, e quella che il giorno prima era stata delusione, adesso era rabbia. Immotivata, per di più.
Era tutta finzione, tutto programmato. Perché, allora, ci sono rimasto così male?
Quando arrivò in Sala Grande, il suo sguardo doveva essere chiaro su come fosse il suo umore, dato che nessuno gli si avvicinò. Scorpius si sedette con un tonfo al suo posto e cominciò a riempirsi il piatto di schifezze, mentre fissava la schiena della Weasley, dall’altra parte della Sala, come se gli avesse fatto un torto personale.
«Ehi, amico» lo salutò dopo un po’ Albus, appena arrivato – lui, Will e Chris avevano deciso di comune accordo di lasciare il biondo sbollire un po’ prima di avvicinarsi.
Scorpius borbottò qualcosa che poteva passare sia come saluto sia come insulto. Albus preferì non indagare.
«Nervosetto, eh?»
«Cosa te lo fa pensare?» Stranamente Scorpius non sembrava ironico, forse troppo preso dall’ardua impresa di distruggere mentalmente la schiena di sua cugina.
«Ah, niente di che. Un primino si è defilato appena sei entrato, ma... nah, niente.» Al fece una pausa d’effetto, bevendo un sorso del suo succo di zucca. Poco distante da là, Chris e Will continuavano a fissarli con aria trepidante, rivolgendogli saltuariamente delle strizzatine d’occhio rassicuranti. «Avanti, amico, parla.»
«Non c’è niente da dire. Ho dormito male, ecco.»
«Scorp, l’ultima volta che sei rimasto così per una ragazza eravamo al Terzo anno e lei era Samantha Thomas, il sogno di ogni tredicenne.»
Il biondo si girò, squadernando un’occhiata risentita: detestava che qualcuno rivangasse la storia di Samantha. «Al, avevo tredici anni, l’hai detto anche tu. E mi mollò al Ballo; cosa pretendi?»
«Voglio dire che se ci stai male per mia cugina come per la Thomas, che è stata l’unica ragazza di cui sei stato innamorato sul serio, dovresti dirglielo e risolvere questa faccenda.»
Scorpius lo guardò ancora più male. «Al, amico, era solo una stupida scommessa e stanotte ho dormito male. E comunque sono uscito con altre ragazze, ma non solo per portarmele a letto, come Flitt!»
«Sì, lo so, lo so: ma quelle erano semplici cotte.»
«Allora rasserenati, perché per tua cugina non c’è neanche quella» concluse lapidario il Malfoy, riprendendo a ingozzarsi, più furioso di prima mentre osservava la Weasley conversare tranquillamente con il fratello, che rideva sguaiatamente.
«Come vuoi tu.» Scorpius avrebbe voluto strozzarlo, perché Albus sembrava maledettamente irrisorio quando assumeva quella vocetta ridicolmente strafottente: non sembrava neanche normale che un bel faccino come lui riuscisse a essere così straordinariamente bastardo, Serpeverde o meno.
«Vivienne Clarke a ore dieci, amico» commentò infine il moro, afferrando il suo succo di zucca con scioltezza e andando a sedersi accanto ai due spioni.
«Ciao Scorp» si annunciò imbarazzata Vivienne, guardandosi freneticamente intorno. Aveva i capelli biondi ricci e gli occhi azzurri più chiari che Scorpius avesse mai visto, ma non era svampita come la maggior parte della popolazione – invidiosa – femminile di Hogwarts pensava. Adorava circondarsi di bei vestiti, ma non ostentava con crudeltà la ricchezza quasi spudorata della sua famiglia, come sussurravano malevole le oche più gelose della scuola, e aveva una cerchia di amici popolari, certo, ma sinceri.
«Ciao Vì. Come va?»
Lei fece un pallido sorriso, ancora sulle spine. «B-bene, e tu?»
«Tutto ok.» Si prese una pausa per osservarla attentamente, lei e la sua fronte corrucciata dalla preoccupazione. «C’è qualcosa che devi dirmi, Vivi?»
«Oh Scorpius, non sai quanto mi dispiaccia!» esclamò lei, accasciandosi contrita nel posto a sedere accanto a lui e stringendogli la mano con ansia, ma rimanendo sempre guardinga. «Non volevo metterti nei guai con Rose, l’altra sera, quando ti ho abbracciato. È che... insomma, quelle tue ripetizioni di Pozioni mi sono state davvero utili e... diavolo, Scorpius, era un Oltre Ogni Previsione!» strillò concitatamente Vivienne, agitando i capelli di qua e di là. «Mi dispiace così tanto! Le hai spiegato cosa è successo, vero? Oddio, non voglio nemmeno pensare che avete litigato per colp-»
«Ehi» la bloccò Scorpius, toccandole la spalla per calmarla, «con Rose non sarebbe funzionata lo stesso.» Gli sembrò che le sue parole, per quanto dovessero essere rassicuranti, non nascondessero tutta l’amarezza che non si era impedito di lasciare trasparire.
«Mi dispiace: eravate molto carini insieme» commentò sinceramente la ragazza, aumentando impercettibilmente la stretta sulla sua mano. A Scorpius parve di sentire l’intensità dello sguardo dei suoi amici, poco distanti da lui.
«Non importa. Piuttosto» aggiunse, mentre le si avvicinava, guidato da qualcosa che non sapeva se descrivere come rabbia, delusione o tristezza, «perché non avveriamo un po’ delle cavolate di cui mi ha accusato ieri Rose?»
Vivienne sorrise timidamente e Scorpius la baciò, delicatamente ma a lungo.
Mentre la ragazza si faceva ancora più vicino, socchiudendo gli occhi per assaporare il momento, Scorpius osservò Rose passare là davanti per uscire dalla Sala Grande. Nei film – o almeno in quelli che sua mamma lo obbligava a guardare, di nascosto, neanche a dirlo, con lei – la ragazza rivolgeva sempre uno sguardo ferito al ragazzo. Ma quello non era un film e Rose passò avanti tranquilla, agguantando la cuginetta Lily con un braccio e sorridendo allegra a suo fratello, quasi senza accorgersi che quello che era stato il suo pseudo-fidanzato se la stava spassando con un’altra.
 
                                                                                           ***
 
Scorpius era seduto fuori a fare i compiti. Non ne poteva più della presenza silenziosa ma assillante dei suoi amici, che lo spalleggiavano ovunque come se fosse stato una ragazzina depressa: solo perché Rose l’aveva mollato il giorno prima e Vivienne gli aveva detto, gentilmente ma chiaro e tondo, che tra loro non poteva funzionare e di aver sbagliato a baciarlo quella mattina, non si sarebbe certo tagliato le vene alla prima occasione, per la miseria!
Sono innamorato della Weasley? si chiese, per l’ennesima volta in quella giornata.
Non era possibile. Insomma, per quanto la giornata precedente fosse stata sotto certi versi perfetta, Rose rimaneva sempre la stessa persona saccente, rigida e irritante di sempre. E, cosa da non meno, lo detestava. E lui detestava lei, fine della storia. Forse l’unica cosa che desiderava era rimanere in buoni rapporti con lei, invece che litigare sempre e comunque per sciocchezze da bambini.
«Eccoti Malfoy! Finalmente.»
«Ciao Weasley» rispose, con il morale sotto i tacchi, Scorpius.
«Ti ho riportato il tema di Erbologia. L’avevi dimenticato nei miei appunti» gli spiegò la ragazza, stringendosi infreddolita nella giacca e tendendogli un foglio.
Il ragazzo glielo strappò di mano, desiderando al tempo stesso che Rose sparisse dalla sua vista il prima possibile e che rimanesse là con lui in eterno, anche solo per guardarlo pensierosa in quel modo.
«Be’, io vado.»
«NO!»
La rossa si girò, chiaramente sconvolta.
«È il mio turno per la scommessa, giusto?» riuscì a inventare su due piedi Scorpius, sentendo le guance scottare come se avesse la febbre. Sperò vivamente che il colore innaturale dei suoi zigomi si potesse scambiare per freddo.
«Sì, direi di sì.»
«Bene... Scommetto che...» Si bloccò, guardandosi pensierosamente attorno: non aveva la più pallida idea di cosa combinare alla Weasley, ma sentiva l’irresistibile voglia di farle un bel tiro mancino, per una volta. «Scommetto che non hai mai fatto un bagno nel Lago Nero d’inverno
«COSA?!» urlò Rose con gli occhi fuori dalle orbite dopo un paio di minuti che le erano serviti per metabolizzare le parole del ragazzo. «Tu mi vuoi uccidere! Ma sei pazzo?»
Scorpius ripensò per un attimo alla sfida appena lanciata: in effetti era leggermente estrema e con conseguenze probabilmente disastrose per la salute, ma era fattibile. «Che c’è Weasley? Basta un tuffo e poi torni fuori! Non devi mica sguazzare un giorno intero...» fece semplicemente lui, scrollando le spalle.
«Tu sei proprio fuori, io una cosa del genere mi rifiuto di farla» concluse dura la rossa, voltandosi nuovamente per andarsene.
Il biondo rimase di sasso: Rose non poteva non accettare, non poteva recidere l’unico legame che li teneva uniti. La ragazza si era già incamminata verso la scuola quando lui realizzò che sì, gli piaceva la Weasley. Non poteva fare a meno di volerla accanto a sé.
Lei però non è innamorata di me... pensò sconsolato. Prima o poi lo sarà, però: non si può resistere a Scorpius Hyperion Malfoy! La farò cadere ai miei piedi... Oh sì! Ma fino a quel momento fingerò che la sua presenza non mi faccia né caldo né freddo.
Si slanciò quindi all’inseguimento della ragazza e, afferratala per un braccio, la fece voltare. «Quindi... ti stai ritirando, Weasley?» le domandò con un ghigno sadico.
Lei lo fissò negli occhi con aria di sfida. «E se ti dicessi di sì?»
Ok, questo non me lo aspettavo.
«Ah... Ehm... Ma non puoi! Non ora che tocca a me!» boccheggiò irritato.
«E chi me lo impedisce?»
«Io!»
«Ah beh, allora!» esclamò ironicamente.
«Ok, dai, cambio la sfida: dovrai scusarti pubblicamente con me per la scenata che hai fatto ieri. Dirai che eri solo gelosa di me e mi implorerai di tornare insieme. Che ne dici: sono o non sono generoso? Ora ti basta solo scegliere!» sogghignò, con una smorfia talmente bastarda che Rose represse a fatica la voglia di spaccargli il naso con un pugno.
«Va bene Malfoy» sputò con rabbia, stringendo i denti dal nervoso – per un momento Scorpius sperò che quel “va bene” fosse per le scuse ufficiali - «farò il bagno nel Lago Nero. Un tuffo solo però, e poi me la paghi.»
Il biondo annuì, nascondendo abilmente una smorfia delusa, poi si diresse a grandi falcate verso la riva del lago, trascinandosi dietro la ragazza, rassegnata a un imminente raffreddore.
 
Rose non aveva nessuno voglia di bagnarsi. L’acqua del Lago Nero, poi, non era esattamente invitante, con quella sottilissima patina di ghiaccio sulla superficie. L’unica cosa che la spingeva – anzi, la tirava – verso la riva limacciosa era Scorpius.
Era una follia: faceva decisamente troppo freddo per buttarsi e sperare di non ghiacciare all’istante! E poi cos’avrebbe detto? Come avrebbe spiegato che si era volontariamente fatta un bagnetto nel lago in quasi-pieno inverno?!
Mentre avanzava Rose maturava pian piano la convinzione di aver fatto una stupidaggine. Eppure aveva reagito d’istinto. Certo, non voleva smettere quella stupida serie di scommesse: era troppo divertente poter ordinare a Scorpius qualcosa di assolutamente assurdo, ma non se ne parlava neanche di umiliarsi a chiedere scusa a quell’idiota pubblicamente. Quando si era arrabbiata con lui, sapevano entrambi che era solo recitazione – nulla più, nulla meno. Vivienne Clarke, la stessa Corvonero che faceva Aritmanzia con lei, era stata semplicemente un pretesto; pretesto che Scorpius, comunque, sembrava avesse usato piuttosto bene, dato che quella mattina li aveva visti attaccati come due sanguisughe. E lei, dopo che lui aveva baciato l’altra come se nulla fosse, doveva anche chiedere scusa?! Assolutamente NO.
Così si lasciò trascinare verso il piccolo molo sulle sponde del lago, godendosi il tepore della mano di Scorpius, saldamente aggrappata al suo polso.
 
Tolte la cappa e le scarpe, Rose avanzò piano sul molo, con le assi che scricchiolavano in modo sinistro e per niente incoraggiante.
«E se arriva la Piovra Gigante? O le sirene?» esclamò all’improvviso la ragazza inorridita, ricordandosi che l’acqua ghiacciata non era il solo pericolo a cui andava incontro.
«Ma che dici! Loro vivono in profondità, di sicuro non vicino al molo! Ora tuffati.» la riprese il biondo, ostentando superiorità.
«Devo proprio farlo?» chiese mesta, le braccia incrociate strette al petto nel tentativo di ricavarne calore.
Scorpius la fissò per qualche secondo, beandosi della vista di una Rose indifesa e infreddolita e accarezzandosi il mento con fare pensieroso, «Uhm... si!» esclamò all’improvviso, spingendola indietro.
Rose spalancò gli occhi e la bocca, mulinando le braccia per mantenersi in equilibrio ma nonostante tutti i propri sforzi fu inghiottita con un risucchio dalle gelide acque del Lago Nero, provocando un’ondata di schizzi che investì uno Scorpius decisamente troppo compiaciuto.
Maledetto karma! La Weasley riesce sempre a farmela pagare, anche inconsapevolmente. Pensò stizzito, passandosi una mano sul volto e scuotendola di lato per asciugarla. Poi si sporse leggermente dal molo per vedere il punto dove la rossa era sparita. L’acqua era talmente scura e torbida, però, da riuscire a scorgere solo il proprio riflesso e quello del cielo latteo che prometteva neve.
Scorpius cominciò a torcersi le mani, angosciato: ormai doveva essere passato qualche minuto e della ragazza nessuna traccia. Doveva esserle successo qualcosa.
Il biondo si schiarì la voce, sentendosi molto stupido «Weasley? Weasley, dai, vieni su. Mi hai dimostrato di essere veramente coraggiosa, si. Ora vieni su però! ... ti prego!» rantolò leggermente isterico: se era annegata o stava per farlo non l’avrebbe di certo sentito. «Rose?» piagnucolò per l’ennesima volta. «Oh, per Salazar!» sbottò poi, levandosi il mantello e tuffandosi tra i flutti alla ricerca del corpo della ragazza.
 
Rose aveva avuto veramente paura quando il ragazzo l’aveva spintonata all’indietro. Aveva cercato di mantenere l’equilibrio e dalla sorpresa non era nemmeno riuscita a gridare. Poi la gelida morsa dell’acqua l’aveva avvolta, intontendola per qualche secondo; il freddo e la paura di essere in quel lago l’avevano immobilizzata e stava lentamente affondando. All’improvviso i polmoni cominciarono a bruciarle e il diaframma a contrarsi impercettibilmente per convincerla ad aprire la bocca e inspirare: la consapevolezza di stare per morire la risvegliò completamente dal torpore. Iniziò a muovere le braccia e le gambe e si azzardò ad aprire un occhio per controllare di star nuotando verso la superficie.
Quando riuscì a riemergere si trovò di fronte ad uno dei pali che reggevano il pontile e lì si aggrappò con forza – nonostante la patina viscida e ghiacciata che lo ricopriva –, respirando affannosamente e sentendo l’occhi destro che le bruciava e prudeva fastidiosamente. Anche se era scossa da brividi talmente forti che dovette tenersi con una mano la mascella e la mandibola serrate per non rompersi un dente, stette nascosta sotto il molo, cercando di fare meno rumore possibile: voleva che quel verme – comunemente chiamato Scorpius Malfoy – capisse quanto stupida e pericolosa fosse la sfida che le aveva proposto. Fu allora che lo sentì: «Weasley? Weasley, dai, vieni su. Mi hai dimostrato di essere veramente coraggiosa, si. Ora vieni su però! ... ti prego!»
Sembrava quasi... spaventato? In ansia? Preoccupato?
Certo, ha praticamente appena ucciso una sua compagna: potrebbero mandarlo ad Azkaban! Pensò Rose, sadicamente divertita dall’angoscia dell’altro. Ormai non si sentiva più le gambe, ma voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinto il Serpeverde.
«Rose?» Era una supplica questa? «Oh, per Salazar!» e, dopo un fruscio indistinto che Rose non riuscì a identificare, il tonfo di qualcosa che cadeva in acqua ruppe il silenzio.
O Merlino benedetto, si è tuffato! Si è tuffato per cercarmi!... ok, probabilmente per cercare il mio cadavere e passare per un eroe, ma comunque si è tuffato!
Trascorso qualche minuto la testa bionda di Scorpius riemerse in superficie, inspirando rumorosamente. A quel punto la ragazza non riuscì più a trattenersi e proruppe in una risata fragorosa che le scosse il corpo ancora immerso nell’acqua gelida facendola singhiozzare in modo esilarante.
Quando il Serpeverde si accorse che Rose era viva e non pappa per pesci si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo, cominciando a nuotare nella sua direzione; la consapevolezza di essere stato preso in giro in quella maniera inappropriata lo infastidiva molto, ma non riusciva ad essere altro che felice nel vederla viva. Arrivato vicino al molo si issò sopra a fatica – aveva il corpo talmente congelato che i muscoli rispondevano a mala pena ai suoi comandi – e poi aiutò Rose ad uscire dal lago.
La rossa non aveva una bella cera: era pallida e le labbra violacee serrate tentavano invano di nascondere il furioso battere dei denti, le mani ghiacciate e il corpo irrigidito a tal punto che avrebbe dovuto prenderla in braccio per portarla in Infermeria. Sembrava sul punto di svenire.
Le posò la cappa sulle spalle, frizionandole le mani sulle braccia nel tentativo di darle un po’ di calore, «Rose, ci sei?»
In quel momento era troppo sconvolto dalla sensazione di averla quasi persa per arrabbiarsi, ma avrebbe rimediato una volta fosse stata meglio.
Vedendo che la ragazza non dava segno di risposta e che se fossero stati lì fuori ancora per un po’ si sarebbero congelati definitivamente, le passò un braccio attorno alla vita e poi le tolse l’appoggio da terra, prendendola tra le braccia e coprendola anche con il proprio mantello.
Rose non oppose resistenza, al contrario allacciò le mani al collo del biondo e appoggiò la testa al suo petto alla ricerca di calore.
«Andiamo in Infermeria» sussurrò allora Scorpius, più a se stesso che alla rossa, guardandola con tenerezza e incamminandosi, finalmente, verso il Castello.
 
 
 
 
 
 
N / A:

Buonasera! :D
Lo sappiamo: siamo imperdonabili! UoU
Ma tra Swichi con la febbre (sempre durante le feste ovviamente T.T) e Matiux alle Maldive è stato un po’ complicata la stesura del capitolo. Speriamo comunque che sia di vostro gradimento! ^o^
Il dolce Scorpietto non brilla certo d’intelligenza, perdonatelo, è già tanto che abbia avuto la rivelazione! xD Comunque da ora in poi non pensate sarà tutto rose e fiori. Perché? Ma perché la cara Rosellina – come ben sapete – è testarda, sadica e quando si parla di amore ha due fette di prosciutto davanti agli occhi! Quindi... non illudetevi! ;D
Vi ringraziamo ancora infinitamente per le meravigliose recensioni (alle quali risponderemo presto, eh eh!), ci fate morire di gioia ogni volta *o*
Un bacione speciale a picci 1989, che recensisce sempre tutti i capitoli e che in questo periodo ha bisogno di coccole! <3
Al prossimo capitolooo

Swichi_Matiux

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Capitolo 14
*** La perspicacia di Albus Severus Holmes ***


La perspicacia di Albus Severus Holmes
[Con il grande ritorno dell’indivisibile duo delle meraviglie Will&Chris!]
 

 

 

 
Rose, quella mattina, fu svegliata da sibili arrabbiati. Le voci che litigavano, però, erano basse e gravi: di certo non erano le sue compagne di dormitorio. Aprì gli occhi, stupendosi di trovarsi in infermeria, e cercò di alzarsi a sedere per capire chi fossero i due contendenti. Non l’avesse mai fatto: appena tentò di staccare la testa dal cuscino un senso di vertigine la assalì e la costrinse a ripiombare indietro, gemendo di dolore.
«Rose! Rosie, sei sveglia?»
Albus, sicuramente Albus. Ponderò la ragazza a occhi chiusi: nessuno riusciva a modulare un tono così dolcemente apprensivo e terribilmente di rimprovero nello stesso tempo come faceva lui, nemmeno sua madre.
«Mh mh» rispose piano lei, muovendo impercettibilmente il capo in segno di assenso.
«Merlino, Rose! Mi hai fatto preoccupare così tanto: hai dormito due giorni interi e scottavi talmente tanto che temevo saresti bruciata viva.» esclamò Al con le lacrime agli occhi, afferrandole una mano. «Anche zio Ron e zia Hermione sono venuti a trovarti e sono stati qui tutta la notte ma, sai com’è, il lavoro chiama. Ovviamente non ti avrebbero mai lasciata se non si fidassero così tanto di Madama Chips...» le comunicò, tentò di giustificarli, ma la rossa non era arrabbiata con i genitori, anzi. Era quasi sollevata che non fossero lì in quel momento, sarebbero stati ancora più ansiosi di Albus. «Come ti senti ora?»
Proprio in quel momento arrivò l’anziana infermiera che rispose al posto di Rose «La signorina Weasley finalmente mostra miglioramenti, ma la febbre è ancora molto alta quindi la lascerei riposare ancora. Ora bisogna rinfrescare la pezzuola da metterle sulla fronte e... signor Potter? Non la infastidisca troppo»
Appena la donna se ne fu andata Albus si chinò fino all’orecchio della cugina «Rose, cos’è successo? Mi hanno chiamato dicendomi che Scorpius ti aveva portata qui completamente fradicia, congelata e svenuta e anche lui era più o meno nelle stesse condizioni, ma quell’essere inutile non vuole dirmi niente. Quindi cos’è successo... veramente?» le sussurrò leggermente infastidito.
La ragazza si schiarì la voce – mossa sbagliata: la gola le bruciava in modo tremendo – e disse faticosamente: «È... è stato un incidente. Ero sul molo e... sono scivolata... per il ghiaccio. Per fortuna... Scorpius mi ha vista e si è tuffato» concluse tossendo forte e inspirando una lunga boccata d’aria.
«Ah, è andata così? Scorpius, confermi?» domandò sospettoso Al.
Il biondo, seduto su un lettino lì vicino, annuì appena, stupito che la ragazza avesse mentito volontariamente al cugino. Anche lui era stato ricoverato in Infermeria, ma, essendosi preso solo un brutto raffreddore, era potuto uscire quasi subito.
«Non è che è stata una delle vostre stupide scommesse e state cercando di coprirvi a vicenda?» indagò ancora, assottigliando minacciosamente i grandi occhi verdi.
Scorpius si irrigidì. «No, no! È stato proprio un incidente, come ha detto lei!» mentì, scuotendo la testa e alzando le mani come a dimostrare la propria innocenza.
«Uhmm...» Albus li scrutò ancora per qualche secondo, non ancora del tutto convinto. «Ok, ora è meglio che vada, prima che torni Madama Chips. Scorpius, vieni?»
«Sì, Al, tu comincia ad andare; arrivo subito.» Il giovane Malfoy si avvicinò timoroso al lettino di Rose non appena il cugino di lei fu uscito dall’Infermeria. «Ro- Weasley, ehm... perché non hai detto la verità?» domandò curioso. Vedendo lo sguardo carico di rabbia e indignazione che la ragazza gli stava lanciando, si affrettò ad aggiungere: «Comunque grazie. Veramente, ti ringrazio: penso che Al mi avrebbe ucciso se avesse saputo la verità!»
«Malfoy, è ovvio che non l’ho fatto per te, se non ti è chiaro. Solo non volevo che Albus si arrabbiasse... e mi impedisse di vendicarmi» sibilò, tentando di dissimulare la fatica che faceva a parlare con la gola dolorante per suonare più minacciosa, e chiudendo poi gli occhi per mettere fine alla conversazione. In quel momento tornò Madama Chips con un catino pieno d’acqua ghiacciata e una pezza: «Signor Malfoy, è ancora qui? Quello che ho detto al Signor Potter vale anche per lei. Su, vada, la Signorina Weasley deve riposare» lo rimproverò con un’aria fintamente arrabbiata, cominciando a rinfrescare la fronte di Rose.
«Va bene, ora me ne vado» si scusò avviandosi verso la porta ma spiando con la coda dell’occhio il viso della rossa, sperando che aprisse gli occhi per salutarlo.
 
                                                                                                       ***
 
Qualche giorno dopo Rose fu dimessa dall’Infermeria. Al contrario di molti altri studenti, era realmente felice di ricominciare a frequentare le lezioni e fare i compiti: durante il periodo di malattia si era annoiata da morire – nonostante le numerose visite di cugini e amici – e aveva avuto troppo tempo per pensare. Con sua estrema irritazione, ogni volta che abbassava le palpebre la sua mente veniva invasa da immagini del volto di Scorpius. Non riusciva a capire perché era così ossessionata da quel biondino: certo, alla partita le era venuta un’illuminazione, ma aveva scartato poco dopo quell’insana idea, dettata sicuramente dalla situazione. Non era neppure odio, forse un po’ di fastidio e rancore nei suoi confronti, ma l’odio era un sentimento eccessivo. Dunque, se non era amore, e nemmeno odio... cos’era? Di certo non amicizia – a suo modesto parere, gli amici non cercavano di rovinarsi la reputazione a vicenda o, nel peggiore dei casi, di uccidersi, come era quasi successo – ma non erano neppure nemici giurati come alcuni pensavano; almeno che i nemici giurati non si divertissero e stessero bene in compagnia l’uno dell’altro.
«Ehi Rosie, come stai?» Albus interruppe il filo di quel ragionamento che la tormentava da giorni, affiancandola nel corridoio.
«Ora sto meglio, grazie» rispose la ragazza, sorridendo dolcemente al cugino, che le aveva passato un braccio attorno alle spalle. Rose era abituato a quel genere di gestualità affettuosa di Albus e non ci diede peso fino a quando non arrivarono in Sala Grande. Il ragazzo, infatti, non l’aveva lasciata e la stava letteralmente trascinando verso il tavolo di Serpeverde.
«Ehm, Al...? Puoi lasciarmi ora? Devo andare a parlare con Domin-» cominciò lei, divincolandosi appena dalla stretta del moro.
«Oh no, Rosie, tu farai colazione con me! Mi sei mancata così tanto...» sogghignò calcando bene sul mi.
Rose si arrese e si lasciò condurre verso il tavolo nemico.
«Buongiorno ragazzi, guardate chi è tornata dalla tomba!» esordì Al, obbligando la rossa a sedersi nel posto vuoto accanto a Scorpius.
«’Giorno Al; Rose, bentornata nel mondo dei vivi» li salutarono Zabini e Nott, riservando alla ragazza un’occhiatina maliziosa.
«Ho solamente avuto un po’ di febbre...» borbottò lei, nascondendo il volto dietro un bicchiere di succo di zucca e sbirciando il biondo al suo fianco, che non aveva alzato gli occhi dal proprio piatto da quando era arrivata.
«Allora, Rosie, dicci» cominciò William con finta indifferenza – tradita dal sorrisetto irriverente sbocciato sulle labbra di Christopher -, focalizzando la sua attenzione di imburrare il toast, «come hai ringraziato Scorpius per averti salvata?»
Rose quasi si soffocò con quello che stava mangiando, il giovane Malfoy diventò rosso come un peperone e Chris e Albus trattennero a stento una risata facendo strani grugniti.
«Ehm... io... l’ho ringraziato» disse semplicemente la Grifondoro, scrollando le spalle.
«No, fammi capire» fece Will, impassibile, posando la fetta di toast sul piatto e intrecciando le mani sul tavolo, «lui ti ha salvato la vita e tu gli hai solo detto... grazie?!»
Rose annuì tranquillamente.
«E tu, Scorp? Non hai preteso niente in cambio?»
Scorpius era sempre più imbarazzato e pareva voler scomparire da quanto era piegato sulla panca. «William, basta» sibilò, uccidendolo con lo sguardo.
«Oh, io avrei saputo come farla sdebitare...» ghignò rivolto a Nott, che gli lanciò un’occhiata eloquente, cominciando poi a ridacchiare.
«Ok, sarà meglio che io vada» sospirò esasperata la ragazza, alzandosi in piedi e afferrando la borsa.
«Ma no, rimani! Scusaci, dai...» esclamò Chris, tirando una pacca in testa a Zabini, che continuava a sghignazzare.
«Ci vediamo a Pozioni» lo liquidò lei andandosene.
Scorpius sospirò, meditando per un momento di tentare di annegarsi nel succo che aveva davanti. Will e Chris ridevano ancora, e probabilmente avrebbero continuato a lungo.
 
                                                                                                ***
 
Albus si fidava di sua cugina Rose: era cresciuto con lei e sapeva quanta lealtà Grifondoro possedesse. Ma non poteva comunque smettere di rimuginare, negli sprazzi di tempo libero, sull’avvenimento del lago.
Insomma, Rose era tutto fuorché una sprovveduta e Albus non vedeva nessuna ragione logica per cui avrebbe dovuto sporgersi così tanto sul molo ghiacciato da scivolare. Inoltre la zona non era esattamente in un punto visibile, in modo, appunto, da non incoraggiare pericolosi esperimenti – alcuni primini non ne conoscevano nemmeno l’esistenza, quindi... perché Scorpius era proprio là in quel momento? Per quanto fosse grato all’amico di essere intervenuto in tempo, la trovava una strana coincidenza, anche se l’ipotesi di Will Scorp si fosse messo a pedinare sua cugina non era da scartare.
E poi...
Albus si fermò in mezzo al corridoio – rischiando un conseguente scontro potenzialmente letale con una grassona del quarto -, fulminato da un pensiero. Quando Rose e Scorpius erano arrivati in Infermeria, barcollando e tremando l’uno sull’altro, due studenti erano stati incaricati di andare a perlustrare la zona dov’erano caduti i due per vedere se, nell’impatto con l’acqua, avevano perso qualcosa. Ed erano ritornati con un paio di scarpe femminili. Asciutte. Ma se Rose era caduta accidentalmente in acqua, come facevano alcuni dei suoi indumenti ad essere rimasti intatti sul pontile?
Maledetti traditori!
 
«Ciao Al!»
Il ragazzo continuò a camminare a passo svelto.
Rose si accigliò. «Al... tutto apposto?»
Albus non la guardò neppure, girando l’angolo con la faccia annoiata di un qualunque studente che andava a lezione.
«SEVERUS!» sbottò la rossa, innervosita, «cosa ti prende?»
«Sai, Rosalie, non ho niente da dirti. In fondo, cosa dovrei raccontare a una che mi ha nascosto una cosa come il buttarsi volontariamente in un lago gelido?»
Lei sbuffò. Colpita e affondata. «Ancora con questa storia?! Al, ti ho già detto ch-»
«Non. Osare. Mentire.» Albus, con gli occhi verdi che scintillavano rabbiosi in quelli di Rose, si girò ad affrontarla, con le labbra serrate in una smorfia dalla frustrazione. «A meno che tu non sappia spiegarmi razionalmente come avresti fatto a scivolare in acqua e riuscire a salvare le scarpe sul molo, devi stare zitta.»
Rose imprecò mentalmente. Quello era un dettaglio schifosamente imbarazzante.
«Mi sono preoccupato a morte» ritornò all’attacco il moro, con voce tagliente, «per te e per quell’idiota di Scorpius, e voi non avete avuto nemmeno il coraggio di dirmi la verità! Direi che non c’è nulla da aggiungere.», e detto questo se ne andò.
Albus era una persona paziente, premurosa e capace di chiudere anche due occhi su quasi ogni questione, Rose lo sapeva perfettamente, ma quando si sorpassava il limite, non perdonava. Non faceva scenate urlando istericamente come sua madre, ma si chiudeva in un silenzio offeso e indignato, scrutandoti con i suoi occhioni e facendoti sentire un miserabile verme.
 
                                                                                            ***
 
In quei giorni Albus rimase zitto tutto il tempo in presenza di Rose, ignorandola brutalmente. Per quante urla, preghiere e lacrime – alias: uso improprio di collirio babbano – per muoverlo a compassione, la rossa non riuscì a ottenere nulla se non qualche occhiata comprensiva da parte di William e Christopher, che non sapevano il motivo di tanta rabbia, ma lo spalleggiavano giusto per fare qualcosa.
Anche Scorpius sembrava abbastanza rattristato dalla situazione, e si aggirava abbacchiato per i corridoi, solo come un cane.
Rose lo abbordò tre giorni dopo il prolungato silenzio del cugino e lo trascinò dentro uno sgabuzzino.
Whoa! Cosa sta cercando di farmi?
«Mi sono amaramente pentita di averti coperto, ma ormai il danno è fatto» cominciò rabbiosamente la ragazza, stroncando ogni possibilità di un imboscamento clandestino tra Erbologia e Aritmanzia, «ora l’unica cosa che possiamo, e dobbiamo, fare è riuscire a farci perdonare!»
Scorpius, momentaneamente deluso dalla mancanza di effusioni, grugnì deluso: «Cosa intendi fare?» Avrebbe dovuto essere felice che avesse avuto lei lo spirito di iniziativa di contattarlo, ma ovviamente l’unica cosa che aveva spinto Rose a parlare con lui era Albus. Se fosse stato per lui lo avrebbe lasciato cuocersi nel suo brodo fino a quando gli fosse passata l’arrabbiatura – cioè probabilmente mai: era più bravo delle ragazze a tenere il broncio, e questa la diceva lunga. Inoltre, come se servisse qualcos’altro a peggiorare la situazione, era anche bello che stufo che le uniche frasi che gli rivolgevano quei due pecoroni di Will e Chris fossero “Scorpius, questo proprio non dovevi farglielo” oppure “Lui ti credeva un vero amico e invece...” con delle facce serissime, salvo poi scoppiare a sghignazzare appena voltava loro le spalle; ma avrebbe voluto che le prime parole che Rose gli rivolgeva dopo quasi tre giorni fossero state quelle.
La rossa lo guardò male per il modo in cui le aveva risposto, poi gli spiegò la sua idea con tono di sufficienza, come se fosse estremamente annoiata dallo star parlando con lui. «Dobbiamo, in rapida successione, pedinarlo, braccarlo, placcarlo e trasportarlo in un posto appartato dal quale non possa scappare e quindi sia obbligato ad ascoltarci!»
«Ehm... non mi sembra il modo migliore per invogliare qualcuno a perdonarti» le fece notare il Serpeverde, aggrottando appena le sopracciglia.
La ragazza sbuffò, leggermente irritata dall’essere stata contraddetta, e borbottò: «Sì, ma è l’unico che funzionerà, fidati. Albus non ci ascolterà mai altrimenti.»
«In effetti hai ragione. Dove lo portiamo?» acconsentì Scorpius, ricordando con un brivido quanto era stato terrificante stare in dormitorio con tre persone ostili e distaccate – anche se Zabini e Nott non era realmente arrabbiati con lui, solo li divertiva prenderlo in giro.
«Seguimi, ho già pensato a tutto: passerà davanti all’aula vuota che ho scelto tra cinque per andare a Incantesimi.»
Il biondo scoccò un’occhiata scioccata a Rose, che, dopo aver controllato che non passasse nessuno nel corridoio, uscì dallo sgabuzzino con l’aria determinata di un serial killer che ha individuato la propria vittima.
 
Albus, all’oscuro del proprio imminente rapimento, si stava dirigendo tranquillamente verso l’aula di Incantesimi, preparandosi psicologicamente a una bella dormita. All’improvviso si sentì tappare la bocca e sollevare da terra.
Oddio, i seguaci di Voldemort sono usciti allo scoperto e se la prendono con il figlio di Harry Potter, pensò sconvolto mentre veniva trasportato in un’aula vuota.
«Bel lavoro Malfoy. Ora mettiti davanti alla porta così che non possa scappare.»
Cosa? Malfoy?! Ma non si era “convertito”? ... Aspetta un secondo... Ma quella non era la voce di Rose?
Poi due persone, che si erano premurate di stare ben nascoste durante il rapimento, entrarono nella sua visuale.
«Rose? Scorpius? Ma che-» cominciò sbalordito sgranando gli occhi.
«Sì, siamo noi. Scusaci ma questo era l’unico metodo per parlarti senza che tu riuscissi a scappare!» lo interruppe la cugina e il biondo accanto a lei annuì convinto.
«Voi siete proprio fuori di testa: mi avete fatto prendere un colpo ma siete normali?!»
I due rapitori si guardarono dispiaciuti; Scorpius cercò di prendere parola appoggiando una mano sulla spalla dell’altro. «Senti-»
Al si allontanò facendo un passo indietro e, scrollandosi di dosso la mano dell’amico, sbottò: «No, sentite voi: avete veramente esagerato con queste scommesse; rischiare la vita per orgoglio, ma stiamo scherzando?! E questo è il principale ma, oh no, non è finita qui, miei cari! C’è anche un’altra cosina, che, però, ho capito che per voi è un optional: la sincerità!»
La rossa fece una smorfia contrita, abbassando lo sguardo sul pavimento.
«Oh, Rose, finalmente un’espressione sincera! Tu ed io abbiamo già fatto questo discorso e quindi non voglio ripetermi. Ora, se permettete, avrei lezione» concluse in bellezza, prendendo un bel respiro e avviandosi verso la porta.
Il biondo però lo bloccò. «Dai, Al, anche noi abbiamo lezione ora, eppure siamo qui con te!» esclamò.
Rose tirò su con il naso e sfornò un ghignetto, dicendo: «Io no, ho un’ora buca: ecco perché ho scelto questo momento.» La ragazza non era un’insensibile, solo odiava mostrarsi debole quindi, per “proteggersi”, faceva battutine bastarde nei momenti meno opportuni.
Scorpius le lanciò un’occhiata assassina quasi contemporaneamente ad Albus, ma poi la ignorò concentrando nuovamente la propria attenzione sull’amico. «Dai, Al, ti prego scusaci. Faremo qualsiasi cosa per il tuo perdono!» piagnucolò, scrollandolo per le spalle. Il moro si allontanò nuovamente dall’altro Serpeverde con una leggera nausea, sbattendo ripetutamente gli occhi per riprendere l’equilibrio. Poi squadernò il proprio miglior sorrisetto malvagio «Qualsiasi? Uhm... va bene. Allora se smettete di fare quelle scommesse assurde, forse vi perdono»
A Rose cadde la mascella e Scorpius si irrigidì «Ma, amico, lo sai che non possiamo smettere per il momento» scandì, calcando su determinate parole e mandandogli messaggi velati con gli occhi. Albus, infatti, sapeva benissimo che il biondo pensava che lo sfidarsi fosse l’unico modo possibile per relazionarsi e stare a contatto con sua cugina. A lui andava benissimo che il giovane Malfoy si fosse innamorato di lei e, anzi, voleva aiutarlo ma, a suo modesto parere, il cercare di ammazzarsi a vicenda non era il miglior modo di corteggiarsi.
«Si che potete invece! E sarebbe anche un toccasana per la vostra salute, la vostra vita sociale e il vostro rapporto»
La Grifondoro spalancò anche gli occhi a quelle parole «Albus, sii comprensivo: è il nostro modo per svagarci! Ci sono quelli che leggono, quelli che organizzano festini illegali, che giocano a Gobbiglie o a Scacchi, che raccolgono fiori o quel cavolo che gli passa per la testa; noi scommettiamo, non puoi privarci di questo divertimento!» sbottò dopo, avanzando minacciosa verso il cugino: non le piaceva che le si dicesse cosa fare... ovviamente c’erano delle eccezioni.
Al ci pensò un attimo, nonostante tutte le sue preoccupazioni non poteva obbligare i due a obbedirgli. «Okay, hai ragione Rosie, non sta a me decidere. Promettetemi una cosa, però: le prossime sfide non prevedranno la possibile morte di uno dei due» si arrese con un sospiro.
Rose e Scorpius si aprirono in un enorme sorriso «Grazie Al, promesso!» esclamarono in coro.
«Abbraccio del perdono?» domandò Albus ridendo.
«Abbraccio del perdono» sospirarono gli altri due, divertiti come al solito dalle stranezze dell’altro, avvicinandosi per attuare l’abbraccio.
La rossa e il biondo, attaccati al moro uno da una parte e uno dall’altra, si guardarono, sorridendosi per un secondo, felici di essersi riconquistati l’amicizia di Albus.
«Ehi, Al, va bene così?» chiese Rose, lanciando un’occhiata al ragazzo e sogghignando, «Scommetto che... non sei mai uscito a Hogsmeade con la peggior piaga della scuola, scelta da me ovvio. Ah, ho già detto che deve essere un’uscita romantica?»
Il cugino ridacchiò e Scorpius, con aria rassegnata, si appoggiò sulla spalla dell’amico sbuffando sonoramente.
 
 
 



 
N / A:

Buonasera! ^o^
Finalmente ecco il nuovo capitolo: yeeeeee!
Ci siamo accorte che il piccolo Al è l’unica persona pseudo-seria in questa storia, eheheh, che ci volete fare? Di sicuro serve qualcuno che tenga a freno gli altri due pazzoidi che altrimenti rischierebbero di scannarsi ad ogni piè sospinto xD
Giusto per informarvi pensiamo che neanche i prossimi capitoli riusciremo a postarli una volta alla settimana come all’inizio, perché siamo oberate di compiti, verifiche e interrogazioni: ci dispiace veramente un sacco T.T
Per quanto riguarda le recensioni sappiate che vi adoriamo e che risponderemo al più presto, nonostante sappiamo che alcune di voi avranno perso la speranza oramai :D Su tenete duro, la pazienza è la virtù dei forti!
Un bacione enorme,

Swichi e Matiux
 

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Capitolo 15
*** La Quarta Maledizione senza Perdono ***


QUESTO CAPITOLO È DEDICATO A NIVA, PER AVER CHIESTO CHE LA STORIA VENGA MESSA NELLE SCELTE DEL SITO! CI HAI VERAMENTE SCALDATO IL CUORE! <3


La Quarta Maledizione senza Perdono
[La giornata dei grandi discorsi amici-fratelli-pace-amore]


 
Rose, Scorpius e Albus erano in biblioteca a fare i compiti; per lo meno l’ultimo dei tre stava realmente studiando, gli altri due discutevano amabilmente.
«Allora Malfoy, hai già invitato la meravigliosa Amanda ad Hogsmeade?» sogghignò la ragazza, vedendo con gioia il ragazzo innervosirsi.
«Ma perché proprio lei?» piagnucolò il biondo in risposta, «Oltre ad essere un brufolo ambulante è anche la persona più appiccicosa che io conosca. Una volta usciva con Thad Lewis e lo seguiva pure in bagno, poveretto» concluse scandalizzato.
La rossa ascoltò lo sproloquio di Scorpius con la testa appoggiata ad una mano e una luce divertita negli occhi. «Caro mio, mi pare che tu ti sia risposto da solo.»
Il Serpeverde boccheggiò per qualche istante. «Albus, aiutami!» pigolò.
«Assolutamente no» replicò tranquillamente il ragazzo, continuando a sfogliare il manuale di Incantesimi e ricopiare formule come se nulla fosse, «Ti ricordo che hai rischiato di far affogare Rosie...»
«Ma se è anche riuscita a farmela pagare mentre era in acqua!»
«... quindi uscire con quella piattola di Amanda Finnigan è l’unico modo per vendicarsi e lo trovo magnifico.»
«Siete crudeli!» biascicò Scorpius, sprofondando la testa tra le braccia e sbuffando sonoramente, giusto perché gli altri due capissero bene quanto si sentiva vittima in quel momento. Non era esattamente il comportamento da macho che avrebbe fatto capire a Rose quanto mostruosamente figo fosse e quanto sarebbero stati bene insieme, ma avrebbe rimediato, ne era certo. Magari sarebbe riuscito persino a usare la situazione a suo favore, per una dannatissima volta: sarebbe bastato sedersi con quella lagna ambulante di Amanda  in modo da riuscire a vedere la faccia di Rose – che aveva entusiasticamente deciso di tampinarli tutto il tempo per osservare che lui si comportasse appropriatamente –, dire qualche frase romantica con quella faccia piena di pathos che aveva scoperto di riuscire a fare, e allora Rose avrebbe sbattuto le ciglia con aria lusingata e avrebbe detto: «Oh davvero tu-» mentre lui l’avrebbe interrotta con un...
«SCOOOORPIUS?»
Maledizione a lei e ad Amanda...
«Sì, cosa c’è?»
Amanda, noncurante della faccia palesemente annoiata e dei tentativi piuttosto evidenti di Albus di tagliarsi le vene con la piuma, iniziò a dirgli qualcosa a proposito degli allenamenti di Quidditch e di un neo gruppo di esaltate, capeggiate da lei, che avrebbero cercato di ammazzarlo mentre era sulla scopa, gettandoglisi addosso come tanti kamikaze.
«R-Rose... perché sorridi così?» sussurrò agghiacciato, dopo un quarto d’ora di sproloqui esaltati della ragazzina, che finalmente se n’era andata.
«Sai,» cominciò Rose, mentre il ghigno malvagio che le era comparso sul volto si allargava, «credevo che Amanda Finnigan fosse la quarta Maledizione Senza Perdono... e avevo pensato giusto.»
 
Sabato mattina...

Scorpius si svegliò di buon ora quella mattina. Si preparò fischiettando – suscitando l’irritazione dei propri compagni ancora addormentati –, si vestì e si apprestò ad uscire dalla stanza. Ma appena arrivò davanti all’uscio gli si gelò il sangue: per terra – doveva essere stato fatto passare sotto la porta – c’era un bigliettino rosa con scritto in caratteri svolazzanti “Per il mio Scorpietto”. Il biondo fu tentato di scavalcare quello stupido pezzo di carta e andarsene a fare colazione, ma poi si ricordò della scommessa di Rose e, con un grugnito, si chinò per raccoglierlo.
“Caro Scorpius,
la tua scialba amichetta rossa mi ha fatto sapere che vorresti andare con me a Hogsmeade questo pomeriggio. Ovvio che ti avrei risposto di sì, se me l’avessi chiesto! Sono felicissima! Solo non capisco perché tu abbia mandato avanti quella racchia – cioè, non capisco neanche come tu abbia fatto a starci insieme, ma va be’ –, ghignava talmente tanto che pensavo che fosse uno scherzo. Quindi ho chiesto ad Albus e indovina? Mi ha detto che è tutto vero!”
Scorpius poté quasi sentirla squittire mentre scriveva.
“Dunque mi aspetto di trovarti all’entrata della sala comune alle quattro in punto.
Un calderone pienissimo di baci,
la tua dolce Amanda”
Era quasi agghiacciante pensare che quello stesso giorno sarebbe dovuto uscire con l’unica ragazza che riusciva a fargli venire i conati di vomito solo mandandogli una lettera e non tirandogli un cazzotto nello stomaco.
Si avviò verso la Sala Grande con il morale sotto i tacchi: come avrebbe potuto mai fare colpo su Rose se si faceva sempre mettere in ridicolo? Come poteva farle vedere quanto carismatico – e bello, simpatico, e affascinante e tanti altri aggettivi a cui non voleva pensare – era, uscendo con quel microbo appiccicoso di Amanda Finnigan.
Almeno non la incontrerò a colazione, si consolò, mentre entrava nella Sala Grande, si starà preparando per oggi... E per tutti i brufoli che ha in faccia ci vorranno minimo tre ore!
Al tavolo di Serpeverde , oltre a una schiera di diligenti primini e qualche quattordicenne addormentato, c’erano due ragazzi della sua età, ma da lontano faticò quasi a riconoscerli: William e Christopher, semi-accasciati l’uno sull’altro, avevano entrambi i capelli scombinati e un paio di vistosi occhiali da sole babbani – alcuni studenti continuano a guadarli straniti, forse sorpresi che due Purosangue doc come Zabini e Nott possedessero oggetti non-magici.
«Ehi ragazzi!» salutò sorpreso. Pensava che i due fossero a letto, ma non aveva potuto constatarlo al buio della stanza quella mattina.
«Ciao Scorp.»
Chris non si degnò neanche di rispondere, barcollando per cercare di raggiungere la brocca di succo di zucca senza spiaccicare il braccio nel bacon.
«T-Tutto bene?» chiese esitante, sedendosi di fronte a loro.
«Siamo usciti ieri sera» spiegò William, sbadigliando. Scorpius si accorse in quel momento come quei due erano in sintonia: Chris si affidava spesso e volentieri a Will, che era più affascinante – merito del padre mezzo Veela – e bravo con le parole, ma Will, forse inconsapevolmente, si appoggiava sempre all’altro, che, silenzioso ma presente, comunicava con lui anche solo con lo sguardo. Era una strana alchimia, muta ma solida, qualcosa che tra lui e Albus, che erano indubbiamente amici e anche da tanto, non c’era mai stato.
«Ve la siete spassata?» ridacchiò.
«Fino a un certo punto» commentò astioso Zabini, «Siamo rimasti troppo fuori e abbiamo trovato i passaggi chiusi: quel bastardo di Brown, di Tassorosso, ci ha già beccato un paio di volte a uscire clandestinamente e ha bloccato il passaggio segreto che usiamo di solito per vendicarsi. Ci ha chiusi fuori per tutta la notte e alle sette è venuto ad aprirci, il bastardo!» Christopher ringhiò anche qualcosa di incomprensibile, ma che era sicuramente un insulto. «Quindi ci è toccato dormire fuori» concluse.
Scorpius scoppiò a ridere.
«Ha-ha, molto divertente.»
«Oddio ragazzi, se non avessi voi...» continuò il biondo, continuando a sghignazzare.
«Be’, amico, almeno noi abbiamo passato una serata tra amici» si intromise Nott, con un sorrisetto cattivo, «E non un intero pomeriggio con la dolce Amanda Finnigan, come farai tu. Io non riderei se fossi in te.»
Scorpius si accasciò sulla sedia, e per un po’ rimasero così, silenziosi, a mangiare.
«Senti, Scorp,» esordì dopo un po’ Will, abbassando gli occhiali scuri sul naso per mostrare i suoi bellissimi occhi azzurri, quel giorno cerchiati di leggere occhiaie, «Al non ci ha detto niente, ma siete entrambi pessimi a mentire ed è chiaro che stai combinando qualcosa con la Weasley – l’ha capito chiunque ma – no, non bloccarmi, perché sono stanco e non ho intenzione di rifare un discorso simile – noi siamo tuoi amici e ci siamo accorti che c’è qualcosa di più.»
«I-In che senso, scusa?»
Chris sospirò pesantemente e stranamente decise di prendere la parola:«Scorp, per alcuni sei solo un ragazzo qualunque che sta cercando di compiere un suicido sociale mano nella mano con Rose Weasley, ma per noi sei solo un cretino innamorato – e credimi si vede lontano un miglio se ti si conosce. Quello che ti vogliamo dire è che-»
«Non fare boiate,» lo interruppe William, scrutando ancora occhi negli occhi, «non fare cretinate o commedie o tutte quelle stronzate che, lo so, che le stai pensando, ma comportati come sei sul serio. Non è uno di quei discorsi da amici-fratelli-pace-amore sul fatto che sei una persona meravigliosa e la Weasley leggerà il tuo cuore e sarà amore per sempre.» William prese fiato e Scorpius notò che aveva le guance lievemente arrossate, perché alla fine, anche se lo stavano negando tutti e tre, perché era imbarazzante e poco maschio, ma era proprio quello il discorso. «È un consiglio pratico. La Weasley ti vuole e ti vuole come sei. Solo che ancora non lo sa.»
«O non lo accetta» aggiunse Chris.
Uff. Merlino, pensavo che non avrebbero più finito!
«Bene. Non ridicolizziamoci oltre», e detto questo i due si alzarono e barcollarono via sotto gli sguardi scioccati di tutta la sala. 
Scorpius ridacchiò e si ripromise di riprendere alla Testa di Porco i pantaloni che quei due cretini dovevano aver perso in qualche bravata – che non voleva sapere – dettata dall’alcool. 


Nel primo pomeriggio...

«Allora» cominciò Rose, che indossava il suo miglior ghigno malvagio, «ecco una pratica lista di cose che devi assolutamente fare con Amanda.»
«Rose, ti sembra il caso?» si intromise Albus. Per non far sembrare proprio la cugina una stalker di primo grado, Al si era offerto di accompagnarla in giro per Hogsmeade, anche perché non aveva niente di meglio da fare con Will e Chris con un dopo–sbronza particolarmente pesante. 
«Cosa?» strepitò lei, strabuzzando gli occhi con fare indignato, «Lui mi ha quasi affogato!»
«Non ne riparliamo inutilmente» si intromise Scorpius, scoccando un’occhiataccia a Rose, «e dammi questa lista!»
«Okay!» trillò lei soddisfatta, «devi assolutamente tenerla a braccetto, o per mano, e se ti si appiccica addosso è meglio. Poi offrile da mangiare e bere, falle i complimenti su aspetto, capelli e vestiti, e, mi raccomando, se qualcuno osa prendere in giro la vostra uscita, o peggio ancora, lei, difendila strenuamente. E quando la riporti al castello... baciala – un tocco di classe.»
Ecco, sono ufficialmente morto. 
«Quelle a cosa servono?» chiese mogio il biondo, indicando le moderne macchinette fotografiche babbane e magiche che i due cugini avevano appese al collo mentre si infilava la famigerata lista nella tasca dei pantaloni.
«Per paparazzarti» spiegò Rose come se fosse una cosa ovvia – effettivamente avrebbe dovuto immaginarselo. «Will e Chris hanno pagato dieci galeoni a testa per un servizio completo.»
Perfetto!
«SCOOOOORPIUSSSSS? Sono qui!» trillò una vocetta estremamente fastidiosa alle loro spalle.
Doppiamente perfetto.
«Ciao Amanda» borbottò infastidito, stirando poi le labbra in un sorriso falsissimo quando la rossa lo guardò con aria minacciosa, sollevandosi con il pollice e l’indice gli angoli della bocca verso l’alto. 
«Ciao Albus» ridacchiò la piaga, lanciandogli un sorrisetto malizioso. «Weasley» aggiunse con stizza. «Cari, potreste sloggiare ora? Io e il mio innamorato vorremmo stare un po’ soli.»
Scorpius a quelle parole sbiancò, deglutendo rumorosamente. Un flash lo accecò. 
«Uh-uh, Al! Questa gliela faccio pagare più di dieci galeoni! La chiamerò... “L’urlo interiore di Malfoy”» sghignazzò Rose ispiratissima, scappando verso Mielandia e trascinandosi dietro un esasperato Albus. 
Sarebbe stato un lungo pomeriggio.
 
Era una fortuna, per una volta, che Amanda avesse una parlantina tanto sciolta, perché Scorpius davvero non sapeva di che argomento discutere con una ragazzina appiccicosa di undici anni. D’altro canto lei sembrava contenta anche solo di stargli aggrappata al braccio fino a bloccargli la circolazione sanguigna.
Va bene, si disse, sospirando interiormente tra sé e sé, la porterò da Madama Piediburro, la farò strafogare di cioccolata calda e dolcetti – come se non avesse brufoli che bastano – e quando la riporterò al Castello lei sarà felice e mi lascerà in pace. Forza Scorpius, passerà in fretta!
«Allora, Amanda» esclamò all’improvviso, interrompendo uno sproloquio che riguardava loro due e un’ipotetica luna di miele in qualche zona caraibica babbana, «tu... ehm, stai... oddio! ... molto bene vestita così.»
La ragazza, sfarfallando le ciglia con fare civettuolo, fece una piroetta nel suo ingombrante, e decisamente osceno, vestito verde acqua e giallo senape. Si sistemò soddisfatta il copri spalle lilla e disse: «Sono contenta che tu apprezzi, Scorpino! La tua ex aveva cercato di depistarmi, ma non ci sono cascata.»
«C-cioè, scusa?» domandò il biondo allucinato.
«Quando è venuta ad avvertirmi del nostro appuntamento di oggi – ancora non ho capito perché tu abbia mandato lei, poi – le ho chiesto come mi sarei dovuta vestire secondo lei – sai, una... prova del nove tra ragazze, tipo, e lei ha bocciato subito questa mise, quindi ho capito che era quella giusta» spiegò lei, gongolando.
Scorpius la osservò allibito. Amanda aveva ricominciato a parlare di qualcosa che, però, non stava ascoltando, così ebbe un po’ di tempo per studiarla. Era bassina e paffuta, con i lineamenti ancora da bambina e le forme poco sviluppate del corpo che sparivano nel tulle e nei trini del vestito; aveva grandi occhi nocciola – probabilmente i punti forti del suo visto –, il naso piccolo, ma troppo a patata, le labbra sottili e i capelli scuri e lisci, con la frangetta che le davano un’aria veramente infantile. E chiacchierava decisamente troppo. Scorpius, nonostante in quel momento avrebbe dato una mano pur di essere da un’altra parte senza quella piaga di appuntamento, doveva riconoscere che Amanda era semplicemente una ragazzina innamorata e forse un po’ troppo brufolosa che cercava qualche attenzione.
Oh, e va bene!
Sapeva che si sarebbe pentito della decisione che aveva appena preso, ma tutti quelli che lo conoscevano bene sapevano che alla fine era un tipo romantico e si scioglieva peggio di una Cioccorana al sole in certe situazioni.
Se lui non avrebbe potuto avere il suo appuntamento con Rose, Amanda avrebbe di certo avuto il suo con Scorpius Hyperion Malfoy al meglio di sé.
 
 «No, no, no!»
Albus inarcò un sopracciglio fino alla radice del cespuglio nero che spacciava per capelli guardando la cugina che, accucciata dietro ad una siepe, brandiva con aria parecchio irritata la macchinetta fotografica, finora quasi inutilizzata.
«Cosa c’è che non va?»
«Come cosa c’è che non va?!» sbottò lei, incenerendolo con un’occhiataccia, «Quei due vanno d’amore e d’accordo! Non è giusto: che razza di scommessa umiliante è se si diverte con quella marmocchia?!»
Albus sfoderò un sorrisetto impertinente targato Serpeverde – Will e Chris lo avevano fatto esercitare per ore allo specchio prima di ottenere un risultato accettabile. «Non sarai mica gelosa della Finnigan, vero Rosie?»
Lei arrossì un po’, ma rispose prontamente: «Certo che no! Ma la mancanza di imbarazzo, o orrore, nello sguardo di Scorpius farà valere meno le fotografie che devo smerciare a Zabini e Nott.»
«Aha.» Il sopracciglio di Al raggiunse picchi così elevati che il ragazzo pensò che sarebbe stato inglobato dai ciuffi spettinati che aveva in testa.
«Non fare ironia, Albie» lo richiamò la rossa, ricominciando ad armeggiare con la fotocamera, sbirciando di tanto in tanto verso Scorpius e la ragazzina attaccata al suo braccio che sembrava andare in brodo di giuggiole ad ogni parola del biondo.
«Sai, Rose, dovresti dargli una possibilità.»
«Eh? A chi?»
«A Scorpius.» All’occhiata confusa della Grifondoro, il ragazzo sbuffò staccandosi dal tronco dell’albero a cui era appoggiato e sedendosi davanti a lei sull’erba. «Non è male, anzi.»
«No è un discorso molo convincente, sai?»
«Lo so,» ridacchiò lui, rimuginando su quanto fosse strano parlare a sua cugina del proprio migliore amico, «ma non so come spiegartelo. È... strano. Forse è diventato così perché è cresciuto con dei genitori come Draco e Astoria – che è simpaticissima ma ti assicuro che ha le sue belle particolarità. Comunque non è il solito adolescente cretino come James, ad esempio.»
«Beh, non è il mio tipo» lo censurò lei.
«Oh, andiamo Rose! Sei uscita con quel pazzo del figlio della Brown: quello non era decisamente il tuo tipo!»
«Aveva il suo fascino» protestò in risposta la ragazza.
«Sì, e pensava che fossi la figlia del Sacro Centauro.1»
Rose sbuffò e Albus sorrise. «Dagli una possibilità, Rosie.»
Scese un silenzio teso, rotto solo dallo smanettare della rossa sull’apparecchio digitale. Proprio mentre il giovane Potter stava per aggiungere qualcosa per spezzare la tensione, Rose disse: «Gli sto già dando una possibilità con queste scommesse.», dando poi le spalle al cugino e incamminandosi all’inseguimento del biondo.
 
Anche armato dei migliori propositi sull’invidiabile pomeriggio che avrebbe fatto trascorrere ad Amanda, Scorpius non poté evitarsi di sospirare. Per quanto la ragazzina fosse dotata di una parlantina pressoché inesauribile, rimaneva comunque una marmocchia ai suoi occhi e non riusciva a trovare un argomento che potesse coinvolgerli entrambi.
Per la strada avevano incontrato un paio di dannatissimi sbruffoncelli Tassorosso con il testosterone alle stelle che avevano provato ad attaccar briga, ma i grugniti poco amichevoli di Scorpius e la fama dei suoi bicipiti (almeno così credeva) li avevano fatti girare al largo abbastanza rapidamente.
In quel momento erano seduti su una panchina, mano nella mano, mentre Amanda si ingozzava di Cioccorane e parlava. Insieme. Con la coda dell’occhio Scorpius vide il riverbero del sole provenire da un cespuglio e sorrise: Rose li stava ancora spiando.
Il biondo decise di approfittare della situazione. Tirò fuori dalla tasca un fazzoletto immacolato e si chinò sulla ragazzina, che si zittì all’istante, stupefatta.
«Oh, Amanda, come sei tenera: sei sporca di cioccolato fin sul naso!» esclamò a voce decisamente troppo alta – lo dedusse anche dall’espressione dubbiosa della Finnigan –, ma non gli importava: voleva che Rose lo sentisse.
Udì lo scatto di una macchina fotografica e rimase deluso di non vedere la rossa saltare fuori da dietro l’arbusto per dividerli. Sbuffò, imbronciandosi e cominciando a strofinare più energicamente il naso dell’altra.
«Ahi! Ehm... Scorp, basta, mi stai facendo male. Cos’è, vuoi farmi diventare la copia di Voldemort?» ridacchiò un po’ sconvolta, massaggiandosi il naso arrossato.
«No, no, scusa» borbottò lui, ficcandosi di nuovo in tasca il fazzoletto stropicciato.
La ragazza lo fissò ora seriamente perplessa, «Scorpius, voglio tornare al Castello. Sono stanca!» esclamò con voce lamentosa da bambina viziata alzandosi in piedi di scatto, ma al biondo mai parole pronunciate con quel tono suonarono più soavi.
«Certo!»
Il Serpeverde fece un balzo un balzo entusiastico per tornare in piedi e poi cominciò a trascinare Amanda verso la scuola – erano appena le cinque, ma contando quanto fosse petulante la Finnigan sembravano passati due secoli.
 
Rose vide il biondo scattare verso Hogwarts tenendo per mano la marmocchia che quasi non toccava terra dalla velocità. Si scambiò un’occhiata stranita con Albus e, dopo un si sarà ricordato di avere un calderone sul fuoco! e un’alzata di spalle, si lanciò nuovamente all’inseguimento dei due con il cugino alle calcagna.
Arrivarono davanti al Dormitorio Serpeverde in un tempo record ma, mentre Rose sembrava per avere un attacco di cuore dallo sforzo e Albus strisciava lentamente verso il pavimento con la schiena appoggiata al muro e la faccia stravolta, Scorpius era ancora pieno di energia e più pimpante che in tutto il resto della giornata. «Allora, Amanda, è ora di salutarsi!» esclamò, aggiungendo mentalmente un finalmente!, «Mi sono davvero divertito con te e... beh, ci si vede in giro».
Fece per andarsene quando sentì la “Lista delle Cose da Fare” datagli da Rose quasi scottargli nella tasca posteriore dei pantaloni.
Maledetta strega!
Strinse gli occhi e i denti in un moto di stizza inspirando profondamente, poi si girò e cominciò a chinarsi verso la ragazzina, che non si era ancora spostata di un millimetro.
 
Albus osservò attentamente Rose mentre Scorpius si accingeva a baciare l’altra ma, a parte un lieve irrigidirsi dei lineamenti, non registrò nessun cambiamento degno di nota nel volto della cugina.
Che caprona! Quell’idiota le muore dietro e lei non solo non se ne accorge, non le fa neanche nessun effetto!
Ovviamente il ragazzo, per quanto penetranti fossero i suoi bellissimi occhi verdi, non poteva scorgere il lieve fastidio che quella scena procurava inconsciamente all’anima della rossa.
 
Scorpius ormai era a meno di cinque centimetri dalle labbra di Amanda – ci era voluto un po’ di tempo a causa dell’abissale differenza di statura – quando accadde l’impossibile: la Finnigan posò una mano sul petto del biondo e lo bloccò.
«Senti, Scorp, tu sei decisamente carino. No, okay, ammettiamolo: un vero figo, ma non sei il mio tipo. Cioè, sei stato zitto tutto il pomeriggio! Io voglio un ragazzo che, si, mi ascolti, ma che dica anche qualcosa: mi sembrava di parlare da sola! In più ti guardavi sempre attorno come se qualcuno dovesse saltare fuori dai cespugli da un momento all’altro.»
Scorpius era allibito. Era la prima volta che veniva rifiutato e gli succedeva con una ragazzina di undici anni?!
«Oh si, e poi sei troppo alto. Mi fai sentire ancora più bassa di quello che sono e ti verrebbe un’ernia a piegarti ogni volta per baciarmi. Ora vado; penso che chiederò a Lewis se vuole rimettersi con me. Ciao, ciao!» cinguettò allegra prima di sparire nel Dormitorio lasciando il ragazzo ancora abbassato, congelato in quella posizione dalla sorpresa.
Rose saltò fuori all’improvviso da dietro l’angolo, cominciando a bombardarlo di flash. «Oh oh oh, i tuoi simpatici amichetti pagheranno una fortuna per queste fotografie! Al, potrei diventare una giornalista scandalistica come la Skeeter, senti questa: Il rampollo dei Malfoy, scaricato da una marmocchia, si trasforma in un nuovo gargoyle per la felicità della collezione di Hogwarts!, vedo già l’articolo in prima pagina!»
Albus guardò Rose che saltellava in giro ridendo e Scorpius ancora pietrificato e sospirò teatralmente: chi diceva che il lavoro di Cupido era una bazzecola poteva andarsene allegramente a quel paese.
 
                                                                                                                            ***
 
«Le vostre foto» esordì Scorpius entrando in camera.
Will e Chris, che erano stesi sotto le coperte quando il biondo fece la sua entrata, si sedettero di scatto sul materasso e iniziarono a ridacchiare come ragazzine davanti alle fotografie che Malfoy aveva gettato sul letto.
Ognuna di esse era corredata da didascalie più o meno lunghe che spiegavano i vari episodi dell’uscita – Rose li aveva aggiunti nei momenti liberi, divertendosi a umiliare più che poteva il Serpeverde.
«Ehi Scorp, come ha fatto a convincerti a portarci le foto? Io fossi stato in te le avrei distrutte!» domandò giustamente Chris quando gliene capitò in mano una particolarmente imbarazzante.
«Mi ha promesso il dieci per cento sul guadagno della loro vendita a voi e soprattutto il suo silenzio riguardo tutto l’accaduto durante la giornata, ovviamente al di fuori di voi due» borbottò Scorpius facendoli sghignazzare.
«Ci sa fare la ragazza!» commentò Will, mentre Christopher annuiva d’accordo.
«Si, certo. Oh, ecco: ho anche recuperato i vostri pantaloni» aggiunse, cambiando discorso e ingrandendo con un Engorgio le braghe che aveva miniaturizzato.
«Grazie amico!» esclamarono in coro.
«Come avete fatto a perderli?»
«Non li abbiamo persi» sogghignò mefistofelico William.
Scorpius strabuzzò gli occhi. «Non avrete mica-»
«Strip Poker. Mai provato?» lo interruppe sibillino Chris, avvicinandosi a Zabini.
Il biondo decise di dormire in bagno quella notte.
 
 
 


1. Riferimento all'amore incondizionato che Lavanda Brown aveva per l'Astronomia... o i muscoli di Fiorenzo The Teacher. XD




N / A:

Waaaaa! *o*
Eccoci arrivati al quindicesimo capitolo, un altro MASTODONTICO *troll face* Siamo molto soddisfatte di quello che abbiamo scritto, perché è stata una cosa lunga e sanguinosa (Matiux ha rischiato più volte, nelle ultime settimane, di essere decapitata dalla furia omicida che risiede nel corpo apparentemente innocente di Swichi! O___O), ma è nel prossimo che le cose inizieranno a farsi... bollenti *sogghigno mefistofelico*
E dobbiamo anche annunciarvi che il rating diventerà probabilmente giallo. (Matiux: Non è una cosa di gran conto, ma Swichi ci sta quasi diventando pazza =o= Fuori sembra candida... ma dentro perversa! UoU)
E detto ciò...
Lanciamo un appello. SHEENA, SE CI SEI, DACCI UN SEGNO! CI MANCHI ToT
Un bacione a tutte e a presto,

Swichi e Matiux

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Capitolo 16
*** Grandi Preparativi per un futuro disastro sociale ***


QUESTO CAPITOLO E’ DEDICATO ALLE MERAVIGLIOSE Lyu chan E EmWeasley CHE HANNO SEGNALATO QUESTA STORIA PER LE SCELTE! GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE SIETE VERAMENTE STUPENDE, VI ADORIAMO <3
 
Grandi Preparativi per un futuro disastro sociale
[Come Rose Weasley scoprì di essere finalmente negata in qualcosa]
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La mattina dopo Scorpius si svegliò ancora in bagno. Si alzò tutto indolenzito, contorcendosi per far schioccare la schiena, e si guardò allo specchio. Proprio mentre si stava tastando un’occhiaia particolarmente gonfia e violacea, un energico bussare alla porta lo fece sobbalzare, facendogli infilare il dito nell’occhio.
«Scorpius, hai finito con il bagno? Guarda che se non esci entro due minuti vado a farla sul tuo letto!» lo minacciò Will, continuando a tempestare la porta di pugni.
«Sei vestito?» domandò il biondo con una vocetta stridula in risposta, coprendosi l’occhio dolorante con una mano.
«Certo, amico! Non ti preoccupare non ti assaliremo.» sghignazzò William.
«Ma no, non è quello! È che il tuo fisico non è esattamente scolpito» rispose l’altro ridacchiando e aprendo la porta.
«Parla lui!»
«Io sono perfetto»
«Fate silenzio Smilzo e Stecchino: io sono il migliore!»
Scorpius si girò verso la fonte di quella voce e vide Christopher in boxer in piedi sul letto, le mani sui fianchi e il petto in fuori, che sfoggiava i propri muscoli da Battitore con aria soddisfatta. «Will, maledetto, avevi detto che eravate vestiti!»
«No, bello, ho detto che io ero vestito. Dovresti darmi più ascolto» ribatté l’altro da dentro il bagno con tono di finto rimprovero misto a vero divertimento.
Il biondo decise che era meglio per loro se non rispondeva, così si avviò a passo sostenuto verso la Sala Grande, borbottando ingiurie verso il mondo e meditando. Aveva avuto tutta la notte, sdraiato sul duro pavimento, per riflettere sulle parole dei suoi amici. Non voleva certo scoprire cosa avessero fatto con un goccio di alcool in più e tutte le ambiguità che li univano – anche perché sapeva perfettamente come si giocava a Strip Poker e ancora di più come finiva, o meglio degenerava, la situazione.
L’idea di applicarlo con Rose non gli sembrava così malvagia... per quanto romantico aveva degli impulsi anche lui!
Arrivò in Sala Grande ancora più confuso di prima. Servendosi una porzione di porridge, si sedette accanto ad Albus, che stava tranquillamente facendo colazione.
«Ehi» lo salutò senza troppo entusiasmo.
«Ehi» rispose Al, versando a entrambi un bicchiere di succo di zucca, «Come mai hai dormito in bagno stanotte?»
Scorpius gemette sconfortato, «Credo che quei due pervertiti di Will e Chris abbiano una pseudo-tresca. Mi sono rifiutato di vedere o sentire alcunché.»
Albus riuscì a deglutire quello che stava masticando senza sputacchiare neanche un pezzetto bavoso sull’amico solo per miracolo, «Stai scherzando, vero?!» domandò con la voce pateticamente stridula.
«Purtroppo no.»
Il giovane Malfoy sperò intensamente che la questione si chiudesse là, in maniera indolore e senza nessun’altra crisi sessuale del moro, ancora provato dalle varie esperienze vissute, ma improvvisamente lo fulminò un’idea, «Oddio, io sono imparentato con William! Mi toccherà essere il testimone alle loro nozze!» esclamò angosciato.
Albus lo guardò sconvolto. «Siamo già alle dichiarazioni ufficiali?» Poi si lasciò scappare una risatina, alleviando la tensione «Comunque tu non sei così importante e poi non sei per niente affidabile: non ti sceglierà mai come testimone di nozze. Lo farò io!»
«Ehi, sei crudele! In ogni caso non penso siano ancora arrivati a questo punto.»
Dopo aver mangiato un paio di cucchiaiate di porridge, riprese parola con un pizzico di gelosia, «Maledetti loro, sono anche fortunati: sono in stanza insieme! Per noi è molto più difficile andare o far venire nel Dormitorio le ragazze»

Un quarto d’ora dopo, esattamente nel momento in cui una pimpante Rose Weasley varcava entusiasticamente la soglia della Sala Grande, Albus e Scorpius si erano appena accordati sui turni da passare in bagno e in Sala Comune per evitare di interrompere le effusioni degli amici.
«Buondì Al!» esclamò la rossa, abbracciando velocemente il cugino e sedendosi affianco a lui. «Ehilà Malfoy»
Scorpius la guardò stupito da quel saluto così umano.
«Weasley: tu, io, corridoio appena fuori di qui, ora.» sussurrò con fare cospiratorio.
«Ehi, ehi, solo perché ti ho salutato non è che puoi prenderti certe libertà!» ridacchiò lei, contagiando anche Albus, mentre il biondo arrossiva impietosamente.
«Ma che hai capito! Devo dirti della s-c-o-m-m-e-s-s-a,» sillabò sottovoce per non farsi sentire da orecchie indiscrete. Poi sogghignò malizioso, facendo insospettire non poco Rose. «non vorrai che sentano tutti.»
La ragazza sbuffò, alzandosi, «Dai Malfoy, andiamo. Vedi che sia una cosa veloce, però, che sto morendo di fame»
Ovviamente alla maggior parte dei presenti non sfuggì la visione di Scorpius Malfoy e Rose Weasley che uscivano insieme dal grande portone.
«Allora?» domandò con una punta di curiosità la rossa appena furono nel corridoio.
«Strip Poker» buttò fuori lui, come se fosse una cosa da nulla.
La Grifondoro strabuzzò gli occhi «Strip Poker? Seriamente?»
«Certo. Oggi pomeriggio ti insegno come si gioca» rispose il biondo con fare superiore, dandosi mentalmente del genio per aver trovato anche una scusa per stare insieme a Rose.
«Guarda che so giocare, impiastro. Solo che si fa con un minimo di quattro giocatori»
Scorpius rimase interdetto: non ci aveva proprio pensato preso com’era a immaginarsi la scena di loro due mezzi nudi chiusi in uno sgabuzzino, con una lampada piatta e bassa che creava ombre sinistre sul tavolo verde come nei film babbani; che lui ovviamente non aveva visto di nascosto a suo padre in uno dei tanti ritrovi con William, Christopher e Albus, dove aveva anche imparato a giocare a carte.
«Ma è ovvio che lo sapevo! Non ti ho detto che con noi giocheranno Will e Chris?» esclamò, inventando tutto su due piedi, con la voce leggermente stridula.
«Cosa?! Vuoi tirare in mezzo quei due?»
«Si, tutto sommato tu gli hai venduto le fotografie della mia uscita con Amanda, quindi sono già in mezzo» fece Scorpius impassibile, mimando con le dita le virgolette alle parole “in mezzo”.
«Come vuoi, ma sappi che perderai: è una promessa» sogghignò malefica, voltandosi per rientrare nel salone.
Il biondo deglutì un paio di volte. Cosa aveva in mente quella sadica? E perché era così sicura?
Si apprestò a seguirla ma, con il nodo allo stomaco nato dall’ansia derivata dall’ultima affermazione di Rose, sapeva che non sarebbe più riuscito a mangiare nulla.
 
                                                                                                               ***
 
Se Scorpius aveva pensato che parlare a Rose della scommessa sarebbe stata la parte più difficile, si era sbagliato di grosso. Non aveva minimamente calcolato la presenza di altri due giocatori e, per quanto imbarazzante, sapeva che i suoi due perversi compagni di stanza erano gli unici che potevano partecipare a un’impresa del genere. Per non parlare del mazziere... gli veniva da piangere al pensiero che il solo a cui poteva rivolgersi era Albus, per non tirare in mezzo estranei.
Fortunatamente l’amico non era muscoloso come quella bestia di Hugo Weasley, se non avrebbe passato un brutto quarto d’ora.
Un problema alla volta, si disse, dirigendosi a passo di marcia verso il Dormitorio di Serpeverde.
Le prime due ore aveva avuto Pozioni, dove si era lasciato adulare a spese di quell’imbranato di McNair per l’ottimo esito del suo filtro, ma ora aveva un’ora buca... e sapeva che Will e Chris erano di certo in camera.
Sperava che i due stessero veramente facendo i compiti per avere il week-end libero, altrimenti sarebbe stata un’impresa impossibile.
Agguantò un primino proprio davanti al muro che lo separava dalla Sala Comune e gli ordinò di aprirlo. Il marmocchio doveva essere stato un appetibile candidato per Tassorosso, dato che guaì qualche scusa e lo lasciò passare, premurandosi però di non fargli sentire la parola d’ordine.
«Will! Chris!»
I due risposero da dentro camera.
«Sto entrando» avvisò, prima di spalancare la porta con un gesto deciso socchiudendo gli occhi, pronto ad una grande ritirata.
«Amico,» lo richiamò William con bonaria irritazione, «non scopiamo mica tutto il giorno.»
«Non scopiamo affatto» aggiunse Nott, con le guance stranamente rosse e l’aria imbarazzata.
A testimoniare le loro parole sul pavimento erano sparsi diversi appunti e un saggio di Astronomia ancora da portare a termine.
Scorpius sospirò di sollievo: no, non erano decisamente alla parte della dichiarazione.
Oh, al diavolo, stanno maledettamente bene insieme! rifletté alla fine, sedendosi di botto per terra tra di loro, L’importante è che non combinino niente sul mio letto.
«Scusate, non farò più stupide scenate» promise, sentendosi tremendamente in colpa.
«Scenate? Quali scenate?» esclamò Zabini facendo finta di cadere dalle nuvole e Scorpius sentì di adorare incondizionatamente il cugino. «Allora dicci: cosa vuoi? Noi saremmo un po’ occupati al momento» domandò, facendogli notare con un gesto eloquente della mano il caos di pergamene e libri.
«Si, beh... ecco, è un tantino imbarazzante come cosa. Allora-»
«Porco Godric, hai messo incinta una ragazza?!» saltò su Nott scandalizzato.
Il biondo sgranò gli occhi, «NO! Assolutamente no! È una cosa che riguarda me e Rose...»
«Oh, lo sapevo: vi siete messi insieme finalmente!» fu interrotto nuovamente, questa volta da Will.
«No! Lasciatemi finire senza interruzioni. I commenti dopo.»
E così raccontò loro tutta la storia delle scommesse: quando aveva avuto la brillante idea di iniziare questo “gioco” e aveva sfidato Rose per la prima volta, la festa e la conseguente ubriacatura – ovviamente omise la parte dell’imbarazzante storiella che si era inventato –, il bacio ad Albus, la partita di Quidditch persa, i capelli tinti, il bagno nel Lago Nero della ragazza, l’appuntamento con Amanda. Tutto.
I due, stranamente, stettero in silenzio fino alla fine, lasciandosi sfuggire solo qualche sghignazzamento e qualche espressione stupita di tanto in tanto.
«Quindi quando hai cantato quell’inno osceno per i Grifondoro, era solo una sfida con la bella rossa?» Scorpius annuì mestamente. «Quella Weasley è proprio un genio del male!» esclamò William con gli occhi pieni di ammirazione, ricevendo una gomitata dal cugino.
«Ora potrei sapere la parola d’ordine?»
«A questo punto sei stato punito a sufficienza. La meravigliosa parola d’ordine è: Sgorbius must die, ma penso che potremmo chiedere di cambiarla.»
«Cosa?! Dovete cambiarla!»
«Uhm... forse è meglio di no, i primini potrebbero confondersi. Che dici Chris?»
«Anche secondo me non è una buona idea, Will» assentì Nott con aria diplomatica. «Comunque, Scorp, sei davvero venuto qui solo per raccontarci questo e chiederci la parola d’ordine?»
Scorpius si perse qualche secondo per osservare i due amici che lo fissavano scettici, aspettando una risposta, poi inspirò profondamente, «In realtà quella era solo la premessa per potervi chiedere un favore... ehm io... si, beh... la sfida che ho lanciato a Rose è di giocare a Strip Poker con me, ma-»
«Wow, bello, tu sei un genio! Un genio dico!» quasi urlò Chris appena ebbe udito la scommessa, tirando una pacca sulla schiena di William, «Oh, Will, è merito nostro: l’abbiamo fatto svegliare fuori!»
Scorpius aspettò pazientemente che i due finissero di stringersi le mani, battersi il cinque e congratularsi a vicenda prima di continuare, «Comunque il punto è questo: il numero minimo di giocatori è quattro e noi siamo solo in due quindi... non è che vorreste partecipare anche voi?»
«E vedere la dolce Rosellina nuda? Sicuro!» esclamò William esaltatissimo, beccandosi uno sguardo omicida sia da Scorpius che da Christopher.
«Bene... vi dirò a breve dove e quando. Ora devo proprio andare» sospirò il biondo avviandosi verso la porta, ma appena afferrò la maniglia gli venne un flash, «Aspettate un secondo, ragazzi. Ma se il numero minimo di giocatori per lo Strip Poker è quattro, voi come avete fatto?»
«Eh, Scorpietto, che ti devo dire: ci siamo arrangiati. In fondo è stato più uno Strip che un Poker.» rispose sibillino Zabini, facendogli l’occhiolino.
«Questo no lo volevo sapere!» esclamò esasperato il cugino.
«Questo non lo dovevi dire!» ringhiò al contempo Chris, lanciandosi sul compagno.
Scorpius uscì velocemente dalla stanza nel tentativo di preservare l’ultimo brandello di sanità mentale che gli rimaneva.
 
Appena rientrato in Sala Comune il biondo vide Albus in un angolo, intento a leggere un libro alquanto voluminoso. Calcolò di avere circa una ventina di minuti per convincere il ragazzo a fare da mazziere alla loro partita clandestina e, in caso l’altro non l’avesse presa bene, si cercò una via di fuga sicura per arrivare in classe sano e salvo.
Poi prese un bel respiro e si avvicinò al moro, «Ehilà Al, cosa leggi? È appassionante?»
«Non ti interessa davvero. Cosa vuoi, Scorp?» lo liquidò Albus senza staccare gli occhi dal libro.
«Come “cosa voglio”? Non posso più chiedere qualcosa di futile ad un amico senza avere secondi fini?» domandò il biondo, finendosi irritato dalla considerazione poco simpatica che aveva Albus di lui.
L’occhiata del moro fu piuttosto eloquente.
«Okay, è vero, ti devo chiedere una cosa. Ma devi promettermi di non arrabbiarti»
«Non posso. Dimmi.»
Forse non era il momento giusto per fargli la proposta: Albus quando leggeva diventava molto irritabile, odiava essere interrotto.
«Magari un’altra volta, eh?»
Il moro alzò nuovamente gli occhi dal tomo proprio mentre Scorpius se ne stava andando, inchiodandolo sul posto, «Dimmi.»
«Ma no, non è niente! Scusa se ti ho distratto»
«Scorpius smettila di piagnucolare e dimmi cosa vuoi»
«Non sto piagnucolando!»
«Scorpius...»
«Okay, okay!» si arrese risedendosi.
Maledetto Al e le sue tecniche di manipolazione! Merlino quanto mi mette in soggezione quando fa così! Pensò sconsolato, scrutando ancora una volta il proprio migliore amico e futuro boia. Come gli era venuto in mente di chiedere a lui?
«Praticamente... io e Rose dobbiamo giocare a Strip Poker e ci serve un mazziere» sussurrò talmente piano che riuscì a stento a sentirsi. «Oh si, partecipano anche Will e Chris.»
A sorpresa Albus non gli saltò al collo come si era immaginato, ma si mise a sogghignare.
 
Forse era stato il modo timido con cui Scorpius aveva parlato o forse era perché voleva che quei due zucconi si mettessero insieme, fatto sta che Al non riuscì ad arrabbiarsi con lui, anzi. «Strip Poker, eh? Wow, come ti è venuto in mente?»
«Will e Chris» borbottò solamente il biondo, infastidito dal fatto che fossero stati quei due a suggerirglielo e non un lampo di genio di cui prendersi il merito.
«Okay, Scorp, farò il mazziere. Basta che la cosa non degeneri... sono pur sempre il cugino di Rose, certe cose non vorrei vederle»
«Grande, amico, grazie!» fece Scorpius, scontrando il proprio pugno con quello di Albus alzandosi in piedi. «Andiamo? Tra cinque minuti inizia Antiche Rune»
«Si, si tu vai. Io finisco questa pagina e arrivo. Non ho ancora capito perché seguiamo quel corso poi» bofonchiò rimettendosi a leggere.
«Perché è nei Sotterranei e ci mettiamo poco ad arrivare in aula, ma soprattutto perché è molto interessante!» scherzò il biondo in risposta.
Proprio mentre stava per uscire dalla Sala Comune, però, Albus lo fermò. «Ehi Scorp, vuoi che insegni io a Rosie come si gioca a...» domandò, facendo un gesto con la mano per non dire ad alta voce il gioco incriminato.
Scorpius si irrigidì e sgranò gli occhi, cominciando ad aprire e chiudere spasmodicamente i pugni.
Non è possibile!
Poi si girò e se ne andò a grandi passi senza rispondere all’amico che, dopo un’alzata di spalle, tornò alla lettura del proprio libro.
 
                                                                                                                    ***
 
Nel pomeriggio...
 
Rose si fermò davanti alla porta della Sala Comune di Corvonero ansimando per la lunga camminata. Ringraziò Merlino quando vide una primina uscire dal portone proprio in quel momento, non aveva minimamente pensato all’inconveniente indovinello strizza-cervello al quale bisognava rispondere per avere l’accesso. Così, dopo essersi nascosta alla vista della ragazzina, sgattaiolò all’interno prima che la porta si richiudesse.
Rimase senza fiato vedendo quella Sala meravigliosa, come se ogni volta fosse la prima: enormi vetrate ad arco illuminavano tutta la stanza ampia e circolare di una luce soffusa, smorzata dai drappi di seta blu e bronzei che ricoprivano le pareti. La cupola del soffitto era decorata da un affresco raffigurante il cielo notturno punteggiato di stelle di bronzo, che rispecchiavano quelle della moquette blu notte mentre tavoli, sedie e librerie occupavano tutto il perimetro della stanza. Accanto alla porta che conduceva ai Dormitori al piano superiore era posta una statua di marmo levigato rappresentante Cosetta Corvonero.  
Subito si sentì troppo rumorosa e vistosa in quel luogo così tranquillo e si limitò a camminare in punta di piedi fino al Dormitorio maschile del Settimo anno per non disturbare gli altri ragazzi, che però sembravano non essersi nemmeno accorti della sua presenza immersi com’erano nelle varie attività.
Quando giunse davanti alla porta della camera di Lysander e Lorcan Scamandro corrugò le sopracciglia, confusa: sulla maniglia era appeso un cartello con scritto in caratteri cubitali Do Not Disturb e dall’interno non proveniva nessun suono, se non un lieve ronzio.
Possibile che stessero davvero studiando? Loro?

I gemelli Scamandro erano i personaggi più particolari che Rose avesse mai incontrato. Tanto per cominciare erano identici: stessi capelli biondo cenere, stessi enormi occhi chiari, stessa altezza – leggermente superiore al normale, solevano ripetere con un pizzico di gelosia Albus e Rose, che non godevano certo di una statura elevata ed erano sempre circondati da spilungoni – stesso carattere spigliato e aperto, che faceva sentire a proprio agio chiunque parlasse con loro. Erano i figli di Luna Lovegood, ma nessuno dei due credeva nell’esistenza di strane creature, invisibili a tutto il mondo tranne che alla propria madre, anche se li citavano spesso e volentieri perché dicevano essere parte della loro infanzia. Erano molto intelligenti – su questo nessuno aveva da ridire – ma era risaputo che alla lettura di un buon libro preferissero una scatenata partita di Quidditch. In poche parole erano dei Grifondoro mancati ma, quando i cugini Weasley-Potter avevano giustamente chiesto loro perché non avessero scelto la Casa rosso-oro avevano risposto molto semplicemente: “dato che a Grifondoro tutti sarebbero stati rumorosi e vivaci come noi, nessuno ci avrebbe mai ritenuti speciali o particolari e, non volendo essere ricordati solo perché siamo uguali, abbiamo optato per una Casa tranquilla dove il nostro carattere fuori dal comune sarebbe risaltato senza fatica!”.
E infatti si erano ben presto fatti conoscere da ciascun componente di Corvonero ed erano amati da tutti.

Proprio per la loro indole così particolare Rose li aveva scelti come Guru dello Strip Poker; era sicura che quei due matti lo conoscessero e sarebbero stati disposti ad aiutarla perché sì, lei non sapeva giocare a Strip Poker. Aveva mentito a Scorpius perché non aveva nessuna intenzione di mostrarsi così disinformata e ingenua verso i giochi leggermente più hot; l’unica cosa che sapeva era il numero di giocatori perché una volta Albus aveva tentato di insegnarglielo, ma erano troppo piccoli e a lei non interessava per niente.

Spinse l’uscio titubante.
Appena la porta si spalancò davanti alla porta le apparve la scena più esilarante che avesse mai visto: Lysander e Lorcan in mutande  – rigorosamente dello stesso colore –, nonostante fuori non fosse esattamente caldo, che correvano da una parte all’altra della stanza, letteralmente piena di fogli, urlando come degli scalmanati e talvolta prendendo a pugni un grosso aggeggio che faceva bella mostra di sé in un angolo emettendo fischi e stridii acutissimi e sparando a ritmi regolari altri fogli in tutte le direzioni. La ragazza si chiuse velocemente la porta alle spalle, capendo finalmente a cosa era dovuto quel leggero ronzio che si percepiva da fuori: un efficientissimo Muffliato.
«Lys, Lor, per Merlino che state facendo?» strillò per farsi sentire sopra tutto quel trambusto, trattenendo a stento le risate.
«Oh Rosie, che piacere vederti! Aspetta...» esclamò Lysander urlando a sua volta. Poi, scendendo dal letto con un balzo, si fiondò sull’apparecchio e lo spense con un colpo di bacchetta, facendo cessare anche tutto il baccano. A quel punto anche Lorcan si accorse della presenza di Rose e la salutò con un cenno e un’enorme sorriso, tornando però subito dopo alla lettura di uno dei tanti fogli sparsi per la camera.
«Allora, ragazzi, che sta succedendo qua?»
«Nostra mamma per il compleanno ci ha regalato questa stampante magica! Prima la usavano alla redazione del Cavillo ma ora sono usciti i nuovi modelli e quindi... Comunque io e Lor abbiamo deciso di fondare un giornalino della scuola, che te ne pare? Lui sta correggendo le bozze di un articolo e io mi sto scervellando da un’ora! Ti starai sicuramente chiedendo il perché. Beh, perché non abbiamo la prima pagina! La prima pagina ci pensi? Non si può fare la prima edizione di un giornale senza un super articolo che attiri l’attenzione e ti invogli a continuare la lettura! Siamo fregati: è tutto finito ancora prima di cominciare!» snocciolò Lysander quasi senza prendere fiato, muovendo freneticamente le mani.
Ecco l’unica differenza dei due gemelli: tanto uno era silenzioso quanto l’altro era chiacchierone. Ovviamente poi c’erano le volte in cui parlavano in sincrono e a quel punto era veramente impossibile riconoscerli.
«Penso sia un’idea fantastica! Dai non disperare, Lys, vedrai che qualcosa vi verrà in mente» lo consolò Rose con tono rassicurante.
«Grazie, Rosie! Comunque qual buon vento ti porta nella nostra camera? Hai uno scherzo da proporci?»
«Uno scoop da raccontarci?» si intromise Lorcan.
«Hai bisogno di aiuto nei compiti?» domandò disponibile Lysander.
«Hai assistito ad un evento esilarante e vuoi raccontarcelo?»
«Oh, no, niente di tutto questo. Anche se vorrei chiedervi un favore» li interruppe la rossa titubante.
«Avanti, spara!» esclamarono contemporaneamente.
«Ehm... mi insegnereste a giocare a Strip Poker?»
«Strip Poker?» domandarono, sgranando gli occhi per poi assottigliarli il un’espressione curiosa e indagatrice, sempre in sincrono, «Perché?»
«È una storia troppo lunga, ragazzi, magari un’altra volta ve la racconterò. Allora, mi potreste dare una mano?»
«Sicuro! Uhm... hai mai giocato a carte?»
«Si, qualche volta: nonno Arthur è fissato con i babbani e una volta ci ha insegnato qualche gioco»
«Perfetto, almeno non partiamo da zero. Di base il Poker non è molto difficile, tutto ruota attorno alla tua fortuna... o a quanto sei bravo a bluffare» cominciò Lysander con fare esperto.
«Lo Strip Poker poi è ancora più semplice perché non devi neanche puntare!» continuò Lorcan.
«Ma allora come...?»
«Quello con la combinazione più bassa perde e si deve togliere una parte dell’abbigliamento» spiegò il primo.
«Allora, si gioca con un minimo di quattro giocatori e con un mazzo di cinquantadue carte, esclusi i jolly, divise in quattro “semi”: cuori, quadri, fiori e picche. Ogni seme ha tredici carte, dall’asso al due, tre, quattro fino al dieci, seguito da Jack, Donna o Regina e Re. L’ordine di valore è invece inverso e vede l’asso al primo posto, come carta più forte, poi il Re, la Donna, il Jack, il dieci, scendendo via via fino al due. Nel formare le diverse combinazioni, però, l’asso può anche assumere il valore più basso, pari a uno. Questo succede in una combinazione detta Scala che va dall’asso al cinque, ma la vedremo dopo. Ci sei?» Rose annuì convinta. «Il mazziere distribuisce cinque carte a ciascun giocatore che le guarda e decide cosa può fare, se ha delle brutte carte può chiedere di cambiarne fino a quattro e poi, eventualmente, decidere di passare» riprese Lysander, fissando la ragazza negli occhi per capire se si stesse perdendo qualche passaggio.
«E cosa si può fare con le cinque carte?» chiese la rossa, determinata ad imparare il più in fretta possibile.
«Allora, ti diciamo tutto quello che puoi fare in ordine di valore: quando i giocatori non hanno nessuna delle combinazioni, vince quello che ha la carta più alta, ma è abbastanza raro come avvenimento. La più bassa delle combinazioni è la Coppia in cui hai solo due carte uguali e le altre tre diverse l’una dall’altra. Ovviamente la coppia più bassa è quella di due mentre quella che vale di più è quella di assi»
La ragazza annuì nuovamente, un po’ meno convinta: già dall’inizio si stava rivelando più complicato di quanto pensasse.
«Poi c’è la Doppia Coppia dove si hanno due coppie e una carta che non c’entra niente. Per esempio se hai due dieci, due Donne e un nove. Più alto è il Tris, con tre carte dello stesso valore e due diverse.»
Okay: Coppia, Doppia Coppia e Tris. Per Merlino, farei prima a scrivermele tutte queste informazioni! Pensò sconsolata, non ce l’avrebbe mai fatta.
«Dopo il Tris c’è la Scala, nella quale devi avere tutte e cinque le carte in sequenza. Non serve che siano tutte dello stesso seme: per esempio puoi avere un cinque e un sei di cuori, un sette di picche, un otto di fiori e un nove di quadri! Ancora più importante è Colore dove hai le carte tutte dello stesso seme ma non in scala, mi raccomando. Rosie che c’è?»
La ragazza infatti aveva una faccia strana, tutta corrucciata, «Niente Lys, è che è tutto così complicato! Sto cercando di concentrarmi ma non mi ricordo già più niente!» sospirò sconsolata.
«Oh, ma và! Vedrai che diventerai bravissima. Ora continuiamo: dopo Colore troviamo Full, che è formato da un tris e una coppia. Poi c’è il Poker, dove si hanno quattro carte dello stesso valore e l’ultima che non conta.»
Oh, finalmente è finita!
«Ancora più alto del Poker è Scala di colore, ossia cinque carte dello stesso seme in scala, ma non fino all’asso.»
«C’è qualcosa che vale più del Poker?!» esclamò Rose, stupita.
«Certo! E la combinazione che vale più di tutte è la Scala Reale, cioè cinque carte dal dieci all’asso tutte dello stesso seme. Diciamo che dopo che ogni giocatore ha visto, ed eventualmente cambiato, le rispettive carte deve mostrare la propria combinazione e lì si vede chi ha vinto. Fine!»
Rose era allibita: non sarebbe mai riuscita a battere Scorpius!
«O-okay, grazie mille ragazzi. Ora devo andare, ci si vede!» li salutò la ragazza poco convinta, uscendo dalla camera.
Appena furono soli Lysander e Lorcan si scambiarono un’occhiata complice.«Ehi Lys, pensi anche tu quello che penso io?»
«Ma certo, Lor»
«Abbiamo trovato l’articolo per la prima pagina!» esclamarono in sincrono, battendosi il cinque.
  
 
 

 
 
 


N / A:

Ehilààà! :D
Questo è un super-capitolo: è ancora più MASTODONTICO del primo MASTODONTICO xD Non succede un granché per quanto riguarda le scommesse, ma per questa sfida ci volevano un po’ più di preparativi! J
Tanto per essere sincere vi dobbiamo confessare che non abbiamo mai giocato a Strip Poker e quindi ci siamo documentate qua e là, ma potrebbe essere tutto sbagliato ^o^ Per quanto riguarda il Poker vero e proprio, quello ce lo ha insegnato il padre di Swichi, per cui se qualcuno che sa giocare bene trova qualche errore ce lo dica che lo picchiamo a sangue! (Swichi: ovviamente picchiamo mio padre non colui che ci avverte dell'errore!) xD
Will e Chris sono i nostri miti e abbiamo deciso di dar loro più spazio, perché – sinceramente – chi non vorrebbe avere due amici così fuori di testa? :D
Abbiamo introdotto Lysander e Lorcan, yeee! La stampante magica è completamente inventata, non sapevamo come stampassero i giornali i maghi quindi... ta-daaan!
Per il rating giallo... bah... diciamo che per ora non c’è praticamente niente; è più un verde oliva o pera... okay, stiamo vaneggiando! :)
Vorremmo ringraziare di cuore la meravigliosa Yele, che ha betato il capitolo, ci ha dato l’idea per il titolo dello scorso capitolo e noi ci siamo dimenticate di ringraziarla (ToT perdonaci!) e che ci sopporta sempre e comunque! Grazie Yeleee! ^o^
Un grandissimo bentornata a SheenaBurningIce e Jo_94: ci avete fatto sentire la vostra mancanza, belle :’)
E per concludere: BUONA PASQUAAAAA! E buone uova di cioccolata per tutti :D  *sbavano con lo sguardo perso come Homer Simpson*
 

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Capitolo 17
*** Strip Poker Face ***


Questo capitolo è dedicato alla meravigliosa Matilde97 (Matiux: anch'io mi chiamo così! Sei forte, ti stimo!)

Strip
Poker face

[Weasley vs Malfoy – Fate il vostro gioco] 
 
 
Ore 21.30 Verso la Stanza delle Necessità
 
Rose percorreva a passo di marcia i corridoi di Hogwarts. Era sera, i Prefetti sarebbero stati sguinzagliati in giro per il castello a minuti e lei stava andando a farsi umiliare davanti a Sgorbius, i suoi due amici pervertiti – che le stavano anche simpatici – e suo cugino. Albus. Se pensava che si sarebbe dovuta spogliare davanti ad Al in quel frangente le veniva da vomitare, era totalmente diverso dal vedersi in costume in spiaggia come facevano ogni anno. Non si sarebbe più ripresa da uno evento del genere.
Passò tre volte davanti all'arazzo di "Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll" pensando intensamente: voglio entrare nella sala da poker con Scorpius e i suoi compagni di Dormitorio.
«Finalmente, Rose!» saltò su Will, impaziente. Poi si bloccò.
«Cosa diavolo ti sei messa?!» chiese Christopher allibito.
Tornata in camera, dopo il fatidico Scommetto che non hai mai giocato a strip poker con me e i miei amici, la ragazza aveva ripassato due o tre volte le regole che le avevano insegnato Lysander e Lorcan, scoprendo che alla fin fine non era così difficile ricordarsele tutte. Ciò non voleva dire che aveva la vittoria in tasca, anzi! Così aveva provveduto con un’ulteriore forma di sicurezza, indossava: scarpe, calze, calzini, mutande, reggiseno, una canottiera, pantaloni, due magliette, una felpa, un maglione extra-large e un mantello. Giusto per stare tranquilli.
«Beh, non sono ancora nuda e già mi fissate?» sbottò Rose stizzita, chiudendosi la porta alle spalle. «Su, cominciamo, non ho tempo da perdere.»
«Ti è costato uscire dai Dormitori fuori orario, eh Weasley?» sogghignò Chris.
«... o forse uscire con addosso questa accozzaglia schifosa di roba?» continuò Will malizioso, anche se ancora parecchio sconvolto dall’abbigliamento della ragazza.
«Oh, zitti voi due!» esclamò lei imperiosa, sedendosi di fronte a Scorpius, che non aveva ancora spiccicato parola.
«Rose,» esordì Albus con aria diplomatica – oltre che mazziere si era auto-proclamato arbitro della partita –, «lo sai che secondo il regolamento tutti dovrebbero avere lo stesso numero di vestiti?»
La rossa lanciò uno sguardo ai ragazzi: erano vestiti tutti in modo molto semplice, più o meno sei indumenti a testa, contando anche le scarpe.
Ops.
Rose scrollò le spalle indifferente, «Ascolta Al, siamo quattro maschi e una femmina che stanno per giocare illegalmente a Strip Poker, potrò avere qualche vantaggio o no?»
Albus sospirò rumorosamente, cominciando a mescolare le carte «Okay, Rosie, in effetti non hai tutti i torti» acconsentì, alzando gli occhi al cielo. «Ora, però, giochiamo: ho deciso che faremo una versione più veloce e semplice dello Strip Poker, per non finire ad ore assurde della notte. Ah, ovviamente non ci ubriacheremo e domani questo non sarà mai successo, ci siamo capiti?»
Lanciò uno sguardo sommario ai giocatori, che annuirono convinti, poi continuò: «Perfetto. La piccola modifica è che, invece di giocare con l’intero mazzo, useremo solo le carte dall’otto all’asso, che useremo solo come undici, ovvio. Più facile avere combinazioni, più facile vincere! Bene, buona fortuna.»
Al distribuì cinque carte a ciascuno dei partecipanti.
Rose chiuse gli occhi mentre le girava: non era mai stata particolarmente fortunata nella sua vita, ma dato che non aveva mai avuto tanta fortuna in amore magari aveva qualche possibilità nel gioco!
Ovviamente non era così.
Rose guardò le proprie carte con astio: una Coppia. Una misera, insulsa coppia di otto che, stando al cambio di regole di Albus, era anche la più basse che potesse capitarle. Diede un’occhiata agli altri ragazzi che però avevano messo su delle facce talmente inespressive da far quasi paura.
Sbuffò rumorosamente dal nervoso, guadagnandosi uno sguardo vittorioso da Scorpius, «Oh Rose, non sai proprio bluffare, eh? Sarà troppo facile batterti»
Albus tossì per anticipare la rispostaccia della cugina e attirare l’attenzione dei partecipanti «Qualcuno vuole cambiare?»
Tentar non nuoce. Pensò la ragazza sbattendo tre carte coperte sul tavolo.
Anche Christopher fece sostituire tre carte, William due e Scorpius, negando con un cenno di superiorità, nessuna.
«Perfetto. Fate vedere la combinazione» dichiarò Albus in tono monocorde, completamente calato nella parte.
Rose poggiò la propria coppia di otto rassegnata, il cambio delle carte non aveva migliorato la situazione. Will scoprì le proprie con un sorriso di scuse: Doppia Coppia, l’aveva già battuta.
La vittoria del ragazzo, però, non durò a lungo perché Chris, facendogli una smorfia di scherno mostrò un Tris, procurandosi un pugno ben assestato sulla spalla dall’amico.
«William, Christopher finitela» li riprese Al, autorevole, «questo è un gioco seri-. No, okay, dimenticatevi quello che stavo per dire, ma smettetela di fare i bambini!»
Scorpius nel frattempo non aveva perso la sua aria di pietà nei loro confronti. Con lentezza calcolata posò la propria combinazione rivelando una Scala.
«Scala batte Coppia, Doppia Coppia e Tris. Scorpius vince questa mano!» annunciò il mazziere raccogliendo le carte e ricominciando a mescolarle.
Il biondo fece un breve inchino squadernando un sorrisetto compiaciuto in direzione di Rose. La ragazza capì al volo e, dopo aver alzato teatralmente gli occhi al cielo, si slacciò il mantello e lo lasciò cadere a terra.
«Ora possiamo continuare.»
Albus distribuì altre cinque carte e il gioco ripartì.
Questa volta le cose migliorarono un po’: da una misera Coppia, Rose riuscì a fare un Tris. Cambiò le altre due carte, insieme a Scorpius e a Chris, ma ovviamente non servì a niente. Poco male.
«Mi dispiace, Rose,» disse Albus, mantenendo comunque la sua facciata impassibile, quando tutti i giocatori scoprirono le carte, «ma hai perso un’altra volta. Chris, il Full di Scorpius e la Scala di William vincono contro la tua misera Coppia
«Chi perde adesso, eh?» ghignò Will in direzione del compagno.
Chris sbuffò sonoramente e, dopo avergli lanciato uno sguardo estremamente malizioso, cominciò a sfilarsi con lentezza calcolata il maglione, facendolo passare sopra la testa e lasciando che la maglietta che indossava sotto si alzasse leggermente, scoprendogli l’addome. Finse di non vedere come William avesse sgranato gli occhi e non riuscisse a staccarglieli di dosso. Lanciò l’indumento a terra e poi sorrise ad Albus con finta innocenza, «Andiamo avanti?»
Al si schiarì la voce e cominciò a distribuire le carte per la terza volta.
Scorpius prese le proprie con aria baldanzosa, convinto che la fortuna avrebbe continuato a sorridergli. Quando le guardò quasi gli sfuggì un ghignò compiaciuto: un Tris di Re. Decise di non cambiare neanche le due carte inutili e fingere di avere già in mano una combinazione ancora più alta, sicuro che tanto quelle tre larve con cui stava giocando non fossero riusciti a mettere insieme neppure una Coppia.
Quando, però, Rose schiaffò con un ghigno vittorioso un Colore, a Scorpius si seccò la bocca.
Oh oh.
Fortunatamente per lui, fu salvato da William che lanciò con stizza sul tavolo la propria miserabile Doppia Coppia, facendo ridacchiare Chris che invece aveva una Scala.
«Che succede Willy, serata sfortunata?»
«Oh, fai silenzio Nott! E attento a non sbavare troppo» gli rispose, alzando un sopracciglio con aria di superiorità e aprendo pigramente la zip della propria felpa babbana, senza mai staccare gli occhi da quelli dell’altro.
«Dai, dai Will, facciamo una cosa veloce, eh! Non sono venuto qui per vedere voi spogliarvi» fece Scorpius impaziente, non accorgendosi di quello che aveva sottointeso.
Rose, però, non se lo lasciò sfuggire. «Ah si, Malfoy? E chi allora?» domandò perfida, incrociando le braccia al petto.
Il biondo boccheggiò disperato per un paio di secondi, prima che Albus lo salvasse con un provvidenziale: «Continuiamo?»
La rossa lanciò un’occhiataccia al cugino, ma decise di non indagare più a fondo, prendendo le proprie carte una alla volta mano a mano che le venivano consegnate.
Dieci, Re, Asso, Donna... porco Merlino, mi basta un Jack e faccio Scala! Pensò esaltatissima, pregando mentalmente per la carta della possibile vittoria.
...otto.
A Rose venne uno spasmo alla mascella e lo strano impulso di schiantare Albus: di sicuro era lui la causa della sua sfortuna.
Cambiò l’ultima carta che le era arrivata insieme a William e Scorpius, che si lasciò scappare un sospiro vittorioso.
Quel bastardo ha di sicuro la combinazione più alta!Meditò con rabbia, guardando con astio il dieci di cuori che le aveva appena dato Albus, il che significava un’altra stupida Coppia.
Cominciò a sfilarsi il maglione extra-large ancora prima di vedere le carte degli altri.
«Ehi, Rose, che stai facendo?» la richiamò il cugino.
«Sai com’è, ho caldo. Ma dai, Al, svegliati! Ho perso, mi sto prendendo per tempo» commentò lei acida.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. «Forza, mostrate le combinazioni.» dichiarò, voltando le carte della rossa dato che lei era troppo occupata a svestirsi.
Will mostrò la propria Doppia Coppia, girandosi con un sorrisetto irritato verso Chris, che lo guardò con sdegno svelando il proprio Tris e beccandosi l’ennesimo pugno.
Scorpius si prese un altro minuto per assaporare a pieno la schiacciante vittoria che stava per imporre loro.
«Preparatevi a rifarvi gli occhi, ragazzi!» esclamò, prima di lanciare sul tavolo il proprio Full di tre Assi e due Re.
Will e Chris sgranarono gli occhi e cominciarono a insultarlo bonariamente in modi più o meno coloriti, Rose inspirò esasperata e Albus annuì soddisfatto, prendendo con reverenza le carte del biondo.
«Che ne dite, facciamo una pausa?» ghignò Scorpius, stiracchiandosi sulla sedia e facendosi schioccare le dita delle mani, «No, perché vi vedo un po’ in difficoltà...»
Rose gli lanciò uno sguardo assassino, «Neanche per sogno, tesoro, tu non hai ancora perso una volta!»
«E non perderò neanche in futuro, dolcezza» le rispose il ragazzo con un sorrisetto tale che alla rossa venne voglia di farglielo sparire a pugni.
William e Christopher si scambiarono un’occhiata consapevole. «Ehi, ehi belli, cosa sono questi accattivanti nomignoli da Casinò?» sghignazzò Zabini, mentre Chris si tappava il naso e la bocca con una mano per non scoppiare a ridere.
«Casi-che?» si intromise Albus confuso, ma fu brutalmente ignorato da tutti i presenti.
Rose e Scorpius guardarono Will in cagnesco, «Stanne fuori!» ringhiarono in sincrono.
«Oook ragazzi, andiamo avanti?» tentò allora di mediare Al, posando le mani sulle spalle del biondo e della cugina per farli risedere con calma.
Calò un silenzio di tomba mentre il mazziere distribuiva per la quinta volta le carte.
Rose quasi saltò sulla sedia quando vide quello che aveva in mano: una Scala! Fece un sorrisetto compiaciuto durante il cambio delle carte degli altri giocatori.
«Va bene, mostriamo le combinazioni!» esclamò la rossa, che non riusciva più a trattenersi: per una volta aveva la possibilità di vincere.
Depose la propria Scala sul tavolo con evidente soddisfazione.
Will e Chris, quasi contemporaneamente, posarono una Coppia di nove – cuori e picche per il primo, quadri e fiori per il secondo.
«Uh uh, Chris: abbiamo le stesse carte!»
«E ora che si fa?» domandò Scorpius depositando la propria Doppia Coppia, tentando di dissimulare il fatto che Rose l’aveva battuto.
«Beh, di solito si guardano le carte rimanenti e si vede chi ha quelle più alte» annunciò Albus leggermente dubbioso, grattandosi la testa.
«Io ho un Jack, un asso e un dieci, tu?» chiese William all’amico, scrollando le spalle.
Christopher si girò con gli occhi sgranati per lo stupore. «Amico, anche io!»
«Non ci credo!»
«Credici!» affermò mostrandogli le proprie carte.
Si rivolsero ad Al nello stesso momento, «E adesso?»
Il ragazzo sembrò in difficoltà e corrugò la fronte quando vide un lampo malizioso negli occhi di Nott.
«Ma cos-»
«Albus, fai silenzio, eh. Abbiamo perso, dobbiamo svestirci.» intervenne William, che aveva compreso le intenzioni dell’amico.
Si alzarono entrambi in piedi, si misero l’uno di fronte all’altro e, mentre Will infilava le mani tra i capelli di Christopher, poggiandogli la testa sul petto, Chris gli sfilava la maglietta a maniche corte, indugiando con le dita sulla pelle nuda. Quando gli sfiorò il collo, Zabini si lascò sfuggire un gemito.
Scorpius e Albus erano pietrificati.
Non può star succedendo di nuovo. Non davanti ai miei occhi! Pensò Al fintanto che il ricordo di James e Teddy riaffiorava prepotentemente, trascinandosi dietro tutti i dubbi correlati.
Rose invece aveva un sorriso ebete, completamente conquistata dalla scena. Il biondo la guardò con la coda dell’occhio e, quando si accorse che aveva quasi le lacrime agli occhi dalla commozione, gli venne un nervoso indescrivibile.
Ma porco Godric, devo diventare gay per piacerle?! Ma che storia è? È un controsenso bello e buono!
Nel frattempo William, rimasto a petto nudo, stava tentando di togliere la t-shirt a Chris, cercando di non essere distratto dalle mani dell’altro nelle tasche posteriori dei propri pantaloni, che lo tiravano più vicino e facevano cozzare ripetutamente i loro bacini.
Dopo che anche quell’indumento finì per terra, Will posò un baciò leggero sul collo di Christopher e poi si sedettero tranquillamente ognuno al suo posto, come se non fosse successo nulla.
«Oh Santo Merlino: io vi amo!» esclamò Rose con gli occhi che le luccicavano mentre si portava le mani strette a pugno davanti alla bocca.
Scorpius si sentì svenire.
Proprio in quel momento la rossa si accorse della misera Doppia Coppia che faceva capolino di fronte al ragazzo e la sua espressione mutò paurosamente da adorante a vittoriosa. «Ma... Malfoy, stavi per caso cercando di nascondere il fatto che questa mano l’ho vinta io? Chi è che diceva: non perderò neanche in futuro, dolcezza?» lo prese in giro imitando malamente la sua voce, «Oh, aspetta, eri tu!»
Il biondo schiantò la testa sul tavolo, sarebbe stata una lunghissima serata e – se lo sentiva nelle ossa – in futuro si sarebbe pentito di aver lanciato questa scommessa.
 

                              ***
 

Dopo circa una ventina di giri la situazione era decisamente degenerata. Albus si era un po’ sciolto, abbandonando la sua facciata da croupier impassibile, complici anche i sorsetti di Whiskey Incendiario Ogden Stravecchio che Will e Chris avevano tirato fuori a metà serata – «Per animare la situazione!» avevano sogghignato –, a cui non aveva resistito. Alla fine, comunque, erano stati gli unici a berne sul serio qualche bicchierino intero.
Erano a una svolta finale del gioco: Scorpius, il più fortunato, indossava ancora sia la maglietta che i pantaloni; Rose, che lanciava sguardi da animale in gabbia a chiunque tranne che al soddisfatto biondo, aveva solo mutande, reggiseno e una striminzita canottiera bianca da spiaggia – per la gioia del sopraccitato ragazzo. William e Christopher invece, piacevolmente inebriati dall’alcool ma ancora abbastanza lucidi, indossavano il primo solo un paio di boxer scuri e il secondo l’intimo e i pantaloni, lasciando in bella vista la delineata tartaruga sull’addome.
«Abbassate le carte» ordinò Albus, occhieggiando ansioso la cugina.
Ma Rose era stata fortunata, almeno in quel giro: un Full che batteva le due Scale di Scorpius e Will e soprattutto la misera Coppia di Chris.
Il ragazzo spinse all’indietro la sedia, facendola stridere sul pavimento e si alzò in piedi con aria provocante, conscio degli occhi affamati di Zabini e Rose sul suo corpo – e si, pure Albus e il biondo lo stavano guardando, ma di sbieco per controllare le reazioni dell’unica ragazza nella stanza.
«No!» esclamò William concitato, scattando in piedi quando Christopher mise le mani sulla cintura. «Faccio io» aggiunse con voce roca, avvicinandosi all’amico (era giusto chiamarlo così, ormai?).
Will si posizionò davanti all’altro ragazzo, talmente vicino da sfioragli la punta del naso – Rose quasi si commosse quando notò, dalla posizione in cui era seduta, il sorriso felice di Chris. Poi, prima che Albus e Scorpius potessero fare o dire qualcosa – che sarebbe stato di sicuro un gemito strozzato – si abbassò con lentezza studiata, iniziando a mappare con piccoli, voraci baci il torace e l’addome scolpiti di Nott, che ghignò alle facce sconvolte di Al e Scorp. Dopo, arrivato al bordo dei pantaloni, slacciò con gesti sicuri la cintura e la lanciò lontano, vicino alla catasta di vestiti abbandonati in un angolo, e iniziò ad abbassarglieli.
Merlino Santissimo, ora capisco cosa intendeva Will con “più uno Strip che un Poker”! pensò scandalizzato Scorpius, cercando di distogliere lo sguardo che era stato calamitato da quello spettacolo... ambiguo.
Okay che non aveva nulla in contrario con i gay, specie se erano suoi amici, ma non era pronto per uno spogliarello in diretta!
Puntò lo sguardo su Rose e...
Le piace?! Urlò disperata una vocina nella sua mente, osservando la faccia estatica della ragazza che seguiva attentamente ogni movimento di William, il quale aveva appena levato le braghe dalle caviglie di Chris e, praticamente accucciato ai suoi piedi, lo fissava dal basso verso l’alto con aria quasi adorante.
«Willy» mugolò a mezza voce Christopher, socchiudendo gli occhi.
Zabini scattò come una molla, balzando in piedi e aggrappandosi agli avambracci dell’altro per alzarsi sulle punte... e lo baciò. Oh, forse baciò era riduttivo: premette quasi con rabbia le labbra su quelle di Nott e gli infilò la lingua in bocca con un gemito di apprezzamento.
Albus e Scorpius si girarono l’uno verso l’altro allibiti, mentre Rose strabuzzava gli occhi, piacevolmente sorpresa.
Will e Chris, d’altro canto, parevano essersi dimenticati della presenza di un pubblico piuttosto vasto: Christopher, con una mossa pratica – Quante volte l’avrà già fatta prima d’ora per riuscirci così facilmente? Si chiese il biondo, quasi pietrificato dallo shock –sollevò William e lo prese in braccio, tenendolo su per le natiche. Will serrò le gambe intorno ai fianchi dell’altro per reggersi e gli mise le mani nei capelli, iniziando ad ondeggiare in su e in giù per approfondire meglio il bacio – come se fosse possibile infilare di più la lingua in gola a Chris senza strozzarlo o fargli rimettere tutta la cena.
«Okay, okay, direi che può bastare» intervenne Scorpius, prima che lo “spogliarello” sfociasse in qualcosa di più spinto. «Stacc- Will, Chris, staccatevi
Albus, pallido dallo shock dovuto allo star rivivendo l’oramai noto ricordo, lo raggiunse incerto e insieme, sotto lo sguardo carico di rimprovero e i gemiti di protesta di dei due pseudo-amanti, riuscirono a scollarli l’uno dall’altro.
«Siete proprio dei guastafeste, sapete?» brontolò Christopher, ma sorrideva.
William annuì concorde. Poi afferrò la mano di Nott, intrecciandola con la propria, e avvicinò le loro sedie in modo che le ginocchia si sfiorassero ad ogni movimento. Quando furono seduti, Zabini sussurrò qualcosa all’orecchio di Chris che suonava come «Continuiamo dopo» e Albus e Scorpius, spalancando gli occhi, iniziarono a litigare su chi avrebbe dovuto dormire in bagno, protetto da un incantesimo silenziante, quella notte.
«La mia stima per voi è all’apice!» rise Rose, e i due le batterono entrambi il cinque.
 
Dopo qualche altro minuto di borbottii da parte del biondo e del cugino, la rossa perse la pazienza: «Oh, insomma, se proprio volete li faccio dormire nel mio Dormitorio, okay?» esclamò, alzando le braccia e facendole ripiombare rumorosamente sul tavolo per ottenere l’attenzione dei due litiganti.
Albus strabuzzò gli occhi al pensiero di quella pazza di Rose nella stessa stanza di Will e Chris mezzi ubriachi, «N-no, Rosie, non puoi!»
«E allora finitela di questionare per delle assurdità e continuiamo» dichiarò con un tono che non ammetteva repliche, guadagnandosi gli sguardi pieni di ammirazione di William e Christopher: avevano appena trovato la loro paladina.
Scorpius incrociò le braccia al petto offeso, infastidito dal fatto che ancora una volta la ragazza si fosse schierata contro di lui.
Nel frattempo Al aveva rimescolato e distribuito le carte nel più totale silenzio.
Ancora tutta infervorata, Rose afferrò le proprie e quando le guardò le venne quasi un colpo: niente. Se ne fece cambiare quattro, sperando nella sorte e... ancora niente. Erano tutte diverse.
Ma è possibile essere più sfortunate?
Sbarrò gli occhi dall’orrore, di lì a poco si sarebbe dovuta levare anche la canottiera per rimanere in intimo davanti a Scorpius. Sarebbe stato decisamente troppo imbarazzante: doveva escogitare qualcosa.
Il biondo, che si era accorto della sua espressione agghiacciata, sfoderò un sorrisetto strafottente, «Allora Rosie, pronta a diventare la protagonista del prossimo spogliarello?»
La ragazza lo incenerì con lo sguardo, stringendo i denti dalla rabbia «Senti, essere, solo perché hai perso solo un paio di volte non devi crederti tanto superiore, okay?»
«Io non mi credo superiore, Weasley: io lo sono. Non vincerai mai contro di me, sappilo» sbuffò altezzoso, sventolando una mano come per allontanare la questione.
«Ah si?»
Rose fece un sorriso innocente, ma gli occhi la tradivano, rivelando che presto Scorpius si sarebbe pentito amaramente delle parole appena pronunciate.
Will e Chris, intuito che la ragazza nascondeva un’idea malvagia, tentarono di avvisare l’amico facendogli segno di negare. Ma il biondo, accecato dalla propria vanità, fece finta di non vederli. «Certo!»
«Saresti così certo da... scommettere?» Il ghigno sul volto della rossa si allargò a dismisura, ma nemmeno questa volta il ragazzo si rese conto di stare per farsi fregare alla grande, eccessivamente sicuro di se stesso.
«Ovvio»
Troppo tardi si accorse di quello a cui aveva appena acconsentito: gli si spalancò la bocca in un muto grido di terrore e gli occhi si spalancarono così tanto da poter cadere fuori dalle orbite senza fatica.
Rose, però, non si lasciò né impressionare né intenerire da quella faccia così sconvolta, «Bene, allora scommetto che non hai mai perso totalmente una partita di Strip Poker contro di me, William e Christopher.»
 
C’era andato così vicino. Così vicino al poter vedere Rose nuda – o seminuda, gli andava bene lo stesso –, al poterla umiliare come lei aveva fatto numerose volte con lui, al poterla rendere inerme e finalmente senza un’idea vincente con cui controbattere e cosa faceva? Si faceva mettere nel sacco come il più idiota degli idioti.
Maledetto il momento in cui Will e Chris gli avevano dato la malsana idea di giocare a Strip Poker con la Weasley, doveva prevedere che l’avrebbe battuto ancora in astuzia, che avrebbe trovato un modo per non perdere.
 
Rose era veramente soddisfatta della propria trovata: non solo non si sarebbe più dovuta spogliare davanti a Scorpius ma l’avrebbe anche mortificato come meritava.
E pensare che era stato lui stesso a darle quell’idea, facendole ricordare in un lampo una delle varie regole che le avevano detto i gemelli: “Il mazziere distribuisce cinque carte a ciascun giocatore che le guarda e decide cosa può fare, se ha delle brutte carte può chiedere cambiarne fino a quattro e poi, eventualmente, decidere di passare.”
Ecco la chiave della questione: decidere di passare.
«Perfetto ragazzi, dato che, però, non posso mettere mano alla fortuna di Malfoy, ho trovato una soluzione: cambieremo il giro, quindi il primo sarà proprio il caro Scorpius poi Chris, William e io. Malfoy, tu dovrai cercare di creare sempre le combinazioni più basse e, se la tua buona sorte continuasse a persistere nonostante tutto, noi potremmo passare, evitando dunque di doverci spogliare.» spiegò la rossa con estrema calma ai giocatori.
Tutti i presenti la guardarono abbastanza sconvolti.
«Santo Merlino Rose, sei veramente un genio del male! Neanche a me sarebbe venuta in mente un’idea del genere, hai tutto il mio rispetto!» dichiarò Will ammirato, alzando le mani e piegando leggermente la testa. «Scorp, te la sei scelta proprio bene!» ammiccò invece in direzione dell’amico, strizzandogli l’occhio esplicitamente.
Ma Scorpius era troppo atterrito per prendersela.
«Bene, fate vedere!»
«Aspetta Al, devo cambiare le carte» sussurrò il biondo rassegnato, con gli occhi fissi e vitrei, quasi caduto in una sorta di trance.
Christopher, vinto dalla curiosità, abbassò le carte dell’amico per vedere quale combinazione l’aveva ridotto in quello stato. Scorpius glielo permise senza protestare e l’altro quasi ci rimase secco: un Poker d’assi.
Dopo che ebbero effettuato a malincuore lo scambio, ciascuno mostrò le proprie carte. Quando toccò a Rose, la ragazza alzò le sopracciglia e, molto candidamente, passò.
«Uhm... il perdente di questa mano è... beh, sei tu Scorp» annunciò Albus, facendogli un gesto allusivo con la mano.
Il ragazzo sospirò e cominciò a sbottonarsi la camicia con lentezza esasperante.
Almeno un lato positivo in tutto quella sfiga c’era: poteva vedere se il suo corpo scatenava qualche reazione sulla rossa o se proprio non aveva speranze.
Quando aprì l’indumento e scrollò le spalle per far scivolare le maniche lungo le braccia si ritenne soddisfatto: Rose aveva la bocca leggermente socchiusa e gli occhi sgranati, lo sguardo completamente calamitato dai suoi addominali.
Fece finta di controllarsi le unghie, fingendosi disinteressato a tutti gli occhi che lo stavano ammirando in quel momento. Passato un lasso sufficiente di tempo, lanciò un’occhiatina maliziosa alla ragazza, «Weasley chiudi la boccuccia che entrano le mosche» commentò, storcendo le labbra in un sorrisetto sfacciato.
Rose serrò la bocca in un attimo e arrossì furiosamente abbassando lo sguardo.
Albus osservò i presenti a uno a uno, a disagio nel silenzio teso pieno di imbarazzo che si era creato, neanche Will e Chris osavano fiatare. Poi, per risollevare la situazione, mescolò e distribuì le carte per l’ennesima volta.
Il biondo prese le proprie con fare nuovamente sconsolato: Tris di Donne.
Cambiò tutte e tre le carte vincenti ma con le nuove, aggiuntesi alle due che aveva in mano, riuscì a formare comunque una Doppia Coppia. Quando Albus annunciò di mostrare le combinazioni, lanciò la propria sul tavolo sbuffando platealmente.
Will strabuzzò gli occhi, «Ma che carte hai cambiato per avere lo stesso una Doppia Coppia
«Un Tris di Donne» borbottò Scorpius, scontroso.
Christopher e William si scambiarono un’occhiata consapevole, poi fecero vedere rispettivamente un Tris di dieci e un Full. Rose esibì la propria Scala e sorrise amabilmente. «Al, credo che tu possa annunciare il nuovo perdente... ah no, aspetta, è sempre lo stesso! Che succede Scorpietto, dov’è finita tutta la tua fortuna?»
Il ragazzo strinse i denti guardandola con rabbia per quella frecciatina, ovviamente voleva vendicarsi per averla imbarazzata poco prima.
Poi si alzò e sfilò con stizza i pantaloni – stavolta non era dell’umore di osservare le sbirciatine con la coda dell’occhio di Rose. La situazione si stava facendo sempre più spinosa e, ovviamente, lui non era abbastanza pronto di riflessi e fornito di inesauribile astuzia (anche se era un dannatissimo Serpeverde, per Salazar, non doveva essere PER FORZA un pozzo di furbizia!) come quella vipera della Weasley.
«Possiamo riprendere?» domandò secco, risedendosi.
Nessuno obbiettò: Rose era troppo soddisfatta per trovare qualcosa di più adatto del suo sorrisetto vittorioso per demoralizzare ancora di più Scorpius e Will e Chris troppo immersi nel loro tentativo di baciarsi senza scatenare l’ira furibonda di Al, che continuava a monitorarli con lo sguardo.
Scorpius fu costretto a cambiare le sue carte e con un ringhio si arrese, lasciando che gli altri scoprissero le loro combinazioni.
Maledizione, non posso spogliarmi davanti alla Weasley!
«Scorpius...» cominciò Al, esitante – aveva notato il tic omicida all’occhio dell’amico. «Hai perso. Dovresti... sai com’e...»
«Sì, so com’è» ringhiò il biondo, raccogliendo con gesti a malapena controllati i vestiti che aveva impilato accanto alla sedia e se li sistemò con lentezza sullo stomaco. Poi, fulminando con lo sguardo tutti i presenti, nessuno escluso, si tolse con un gesto secco i boxer, rimanendo nudo – ma almeno coperto da maglietta e pantaloni – e umiliato. Le guance gli scottavano quasi dolorosamente.
«E ora?» chiese innocentemente Will, reclinando la testa di lato sulla spalla di Chris.
«E ora,» sbraitò l’isterico Malfoy, afferrando quanta più stoffa sull’addome e sistemandosela al meglio per coprirsi, «me ne vado.»
Si alzò e inforcò rapidamente la porta, immediatamente seguito dagli altri – come avevano fatto a radunare in pochi secondi tutti i vestiti di Rose pur di tampinarli era qualcosa che non riusciva proprio a spiegarsi! In qualsiasi caso, cercando di ignorare le occhiatine dei suoi amici e della ragazza di cui era innamorato perso saldamente aggrappati al suo fondoschiena, spalancò il portone della Stanza delle Necessità e...
FLASH!

 
 
 
 
 
N / A:
Eh, eh, lo sappiamo che vi avevamo promesso un bel capitolo e tante altre cose, ma... ci è sfuggito questo finale a sorpresa. Aperte le scommesse (tanto ormai sono di casa, no? XD) su cosa è successo e su cosa significa quel “flash” finale! ;) E vediamo se qualcuno riesce a indovinare... o se siamo state tanto scontate che indovinerete tutti =o= (Molto probabile la seconda...)
Il capitolo è, a nostro modesto parere, uno dei più belli: ci siamo impegnate, è venuto decisamente lungo (batte ogni record dei precedenti MASTODONTICI, come ama chiamarli Swichi, con la bellezza di quattromilaseicento e passa parole!) e ci è piaciuto scriverlo e rileggerlo perché era pieno di scene comiche, della malvagità intrinseca di Rose e della bellissima, quanto (speriamo) apprezzatissima, nuova coppia: Will&Chris. Chi non li ama? *o* Inoltre, per realizzare alcune scene dello strip poker, che ci crediate o no, abbiamo portato un mazzo di carte a scuola e, nell’ombra dell’ultimo banco con il professore più noioso della storia dei professori noiosi (uno che a Ruf fa un baffo, altroché!), abbiamo giocato a poker in classe XD Ma siamo o non siamo pazze? Fortunatamente non ci hanno beccate – ci mancava solo quello!
E... con le scene dei nostri gay preferiti, siamo contente e soddisfatte di aver raggiunto un bellissimo giallo limone (e magari un giorno, un giorno MOLTO LONTANO, raggiungeremo il giallo lemon XD)
Siamo un po’ di fretta e abbiamo trovato quasi per miracolo il tempo di postare, quindi dobbiamo salutarvi presto...
Un bacione,

Swichi_Matiux

P.s. E bentornate a Aravis24 e DetectiveMary! Ci siete mancate, ragazze!

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Capitolo 18
*** SCORPIUS HYPERION MALFOY MESSO A NUDO! ***


QUESTO CAPITOLO E’ DEDICATO ALLA NOSTRA STUPENDISSIMA Jo_94: LE TUE RECENSIONI CI RIEMPIONO SEMPRE IL CUORE DI GIOIA E ORA CI HAI ANCHE SEGNALATO PER LE STORIE SCELTE! <3
 
SCORPIUS HYPERION MALFOY MESSO A NUDO!
[Tratto da Daily Hogwarts: il giornale che Gorgosprizza vitalità!]
 


Intorno a mezzanotte, prima del fatidico FLASH...
 

«Lor, non ti addormentare! Ormai sono lì dentro da quasi tre ore, staranno per uscire!»
Al sussurro concitato di Lysander, Lorcan sobbalzò, svegliandosi di colpo.
«Shh, ragazzi, fate silenzio. Siamo riusciti a eludere la sorveglianza dei Prefetti fino ad adesso, non vorrete farci scoprire!»
«Agli ordini, Domi!» esclamarono i gemelli in sincrono, mettendosi sull’attenti.
La ragazza alzò gli occhi al cielo sorridendo.
Proprio in quel momento si udì un cigolio: la porta era stata aperta.
I tre scattarono i piedi, pronti per la loro prima pagina: Lorcan con l’occhio premuto sulla macchina fotografica e Dominique con un taccuino in una mano, una pratica penna babbana nell’altra e una di riserva incastrata dietro l’orecchio – per ogni evenienza.
L’unico che non riusciva più a contenere l’eccitazione e continuava a saltare in giro sfregandosi le mani in modo isterico era Lysander.
«Domi, Domi, e io cosa faccio? Voglio fare qualcosa!»
Lorcan, abituato all’esaltazione infantile del fratello, sospirò divertito e tirò fuori dalla borsetta di Dominique – precedentemente ingrandita con un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile – un’altra macchinetta fotografica magica.
«Oh sì, ora chiunque uscirà da quella stanza non avrà scampo!» ghignò compiaciuto Lysander rigirandosi l’arnese fra le mani, cercando di metterlo nel verso giusto.
«No Lys, è storta! No, non così... no ancora, girala ancora-» cercò di spiegargli il gemello tentando di aiutare l’altro che però, testardo, continuava a tenere l’obiettivo puntato verso di sé.
«Ma scusa Lor, se c’è questo coso che sporge sarà dove devo mettere l’occhio no? Come il telescopio babbano di papà!»
Lorcan roteò gli occhi esasperato, abbandonando il fratello al proprio destino.
«Silenzio ragazzi, ho appena sentito delle voci: sta per uscire qualcuno!» sibilò Dominique, ma non riuscì a finire la frase che uno Scorpius Malfoy – completamente nudo tranne un mucchietto di vestito posizionato strategicamente sul basso ventre e il fondoschiena – uscì dalla Stanza delle Necessità di gran carriera con un’espressione omicida.
«Eccolo!» esclamarono i tre reporter in erba in sincrono.
Subito Lorcan cominciò a fotografare a raffica, mentre la penna della ragazza scorreva così velocemente sulla pergamena da sembrare invisibile. L’unico che pareva non aver capito la gravità della situazione era Lysander che, macchina fotografica storta alla mano, continuava ad autoimmortalarsi commentando di tanto in tanto con “più serio”, “più sensuale”, “fammi un sorriso, dai!”, credendo di star facendo le foto del secolo.
Scorpius, dal canto suo, non si aspettava una tale accoglienza: il primo FLASH lo accecò completamente, facendolo barcollare spaesato per il corridoio e quasi mollare gli indumenti che lo coprivano per proteggersi gli occhi; i successivi, e la voce di uno dei due gemelli che lo incitava a fare smorfie, lo fecero sentire un fenomeno da baraccone.
Così, dopo un «Porco Godric, che sta succedendo qui?!» e un urletto isterico ben poco mascolino, si fiondò per il corridoio ad una velocità assurda, sperando di arrivare al proprio dormitorio sano e salvo senza incappare in un altro branco di folgorati.
«Signore e signori,» esordì Lysander con tono solenne, «dovremmo fare un brindisi: questo sarà l’articolo più letto nella storia del Mondo Magico!»
 
                                                                                                                             
                                                                                                                                         ***

 
«Penso che non sarebbe una grande idea uscire ora, non trovate?» esordì sarcastico Will, sbirciando insieme a Chris il corridoio, nascosto dietro lo stipite della porta, «Lì fuori si sta scatenando una tempesta di flash... non vorrei certo essere nei panni di Scorpius in questo momento!»
«Si, anche perché non ne ha addosso» commentò Albus con lo stesso tono ironico, ma con una punta di vera preoccupazione per l’amico. Rose e Christopher ridacchiarono e Al si girò verso di loro di scatto, zittendoli con un’occhiataccia, «Ragazzi, non mi sembra che voi siate in condizioni migliori quindi, se non volete incappare nel suo stesso destino, vedete di vestirvi alla svelta.»
La cugina sbuffò leggermente: perché Al doveva essere sempre così maturo?
Quando finalmente furono coperti, si sporsero tutti e quattro dalla porta contemporaneamente per controllare che non ci fosse più nessuno.
Fortunatamente il silenzio della notte non era disturbato nemmeno dalla scalpiccio dei Prefetti in ronda e la luce delle fiaccole sui muri non mostrava individui sospetti nascosti dietro l’angolo.
«Okay, via libera. Ci vediamo domani a colazione, belli. Buonanotte!» salutò Rose, cominciando ad incamminarsi lungo il corridoio.
«Si, e mi raccomando: questo non è mai successo» sussurrò Albus minaccioso, anche se le palpebre che stavano per cedere dal sonno lo rendevano molto meno credibile, «o potrebbe causare la fine prematura delle nostre reputazioni... e vite» concluse in tono lugubre.
La rossa si bloccò sul posto e si girò verso il cugino lentamente, fissandolo sconcertata. «Al, tutto bene? Lo sai che quando fai così mi inquieti, vero?»
Il ragazzo scosse la testa irritato, «Smettetela di guardarmi in questo modo: è la verità!»
I tre rimasero congelati a squadrarlo con la bocca aperta per qualche altro secondo.
«Ooookay amico,» fece Chris condiscendente, «che ne dici se andiamo a letto?»
Albus strabuzzò gli occhi a quelle parole e, quando se ne accorse, Christopher cominciò a muovere freneticamente le mani davanti a sé, come per cancellare la frase formulata male. «Oh no. No, no, no Al, non ti preoccupare: non intendevo quello! Riproviamo: ooookay amico, che ne dici se andiamo a dormire? Sei praticamente in coma e ti sta per venire una crisi isterica!»
Al, si tranquillizzò un poco, dopotutto non lo si poteva biasimare: quella serata aveva messo a dura prova i suoi nervi.
«Si, giusto. Hai ragione» concordò Albus sbadigliando e facendo qualche passo incerto nel corridoio.
«Secondo te riesce ad arrivare indenne al Dormitorio?» sussurrò con fare cospiratorio William all’amico, lanciando un’occhiata dubbiosa alla sagoma barcollante del giovane Potter che si avviava nella direzione sbagliata.
Christopher sogghignò, «Non credo proprio: resiste fino ad un certo punto e poi crolla all’improvviso. Dai, seguiamolo prima che rotoli giù dalle scale, non voglio certo raccoglierlo con un cucchiaino!»
I due, dopo aver dato una calorosa buonanotte a Rose – ora erano ufficialmente amici –, si avviarono mano nella mano dietro a un traballante Albus.
La ragazza rimase qualche momento ferma a riflettere: tirando le somme, aveva appena passato la notte più folle della sua vita – e Scorpius Malfoy probabilmente stava correndo semi-nudo per i corridoi di Hogwarts.
Sconvolgente, pensò, cominciando a camminare verso la sua stanza, e detto così... equivoco.
Quando entrò in camera era da poco mezzanotte e tutta la stanza era immersa in un buio pesto. Ma Rose, avvicinandosi a tentoni al letto, si accorse comunque di un dettaglio non trascurabile: un letto era indiscutibilmente vuoto.
Ed era quello di sua cugina Dominique.

  
                                                                                                                                      ***

 
Nel frattempo, nell’ala Corvonero...

 
«Sono stanco, Lor!» piagnucolò Lysander, sbattendo ripetutamente la testa sul muro. «Possiamo andare a dormire, adesso?»
Prima che Lorcan potesse fare qualcosa come decapitare o smembrare il fratello, Dominique intervenne concitatamente, gli occhi sbarrati in maniera inquietante: «No che non puoi, Lys. Non abbiamo sfrattato quella povera anima del vostro compagno di stanza – anche se sono sicura che avrà trovato ricovero nella stanza di quella Tassorosso perversa, Abigail qualcosa – per nulla, capito? Sono le...» Controllò l’orologio e, guardando l’ora, se possibile strabuzzò ancora di più gli occhi. «Le tre del mattino!»
«Appunto!» pigolò il biondo, distrutto.
«È tardissimo! Non c’è tempo, non c’è tempo!» continuò la ragazza, infervorata. «Riesci a capire la gravità della situazione? Tra meno di cinque ore tutti i ragazzi che vivono a Hogwarts si saranno svegliati, saranno scesi in Sala Grande e si staranno abbuffando come maiali in attesa che NOI, anche se loro ancora non lo sanno, gli sbattiamo in faccia la prima pagina fresca fresca di stampa più incredibile negli ultimi anni, ok? E non abbiamo niente se non l’intero giornalino, la foto e un misero titolo! CAPISCI?!»
Lorcan annuì con fare grave, mentre cercava di portarsi alla bocca una tazza di caffè bollente evitando di rovesciarselo tutto addosso a causa della mano che tremava incontrollabilmente – come Lysander, non reggeva molto bene la mancanza prolungata di sonno.
«Ma non ce la faccio Domi!» si lamentò ancora Lysander.
«Sì che ce la fai.»
«No-o!» scandì come un bambino.
«Ti dico di si!»
«E io ti dico di no! Chi lo dice prima vince, punto e fine. AH-AH, ho vinto io!»
«Vuoi una tazza di caffè?» si intromise Lorcan, non rivolgendosi a nessuno in particolare, spaesato.
«Piantala di ingurgitarne, tu!» strillò Dominique, strappandogli la bevanda di mano e deglutendone un sorso lunghissimo.
Passò un’altra mezz’ora prima che succedesse qualcosa degna di nota. Dominique la passò a stilare appunti, tentare di scrivere articoli che poi, puntualmente, scartava e cercare di svegliare i due fratelli per farsi aiutare. Tutto invano.
Poi...
«IDEA!» urlò Lysander, schizzando in aria e iniziando a muoversi freneticamente per la stanza, raccattando fogli, matite e gomme in quantità.
«E quando pensavi di tirare fuori tutta questa energia?» domandò Dominique, troppo stanca per arrabbiarsi.
«Lasciami in pace, donna senza ispirazione» la snobbò il ragazzo, sedendosi per terra e cominciando a scrivere rapidamente qualcosa su un foglio bianco. Dopo qualche minuto anche Lorcan gli si avvicinò e, afferrata una matita, cominciò a scarabocchiare qualche nota qua e là, correggendo gli errori del gemello e aggiungendo qualche osservazione.
«Va bene...» si arrese Dominique, «io vi lascio lavorare, ma intanto guardo le foto.»
La sua affermazione cadde nel vuoto.
«Grazie per l’attenzione» borbottò irritata, afferrando una delle due macchine fotografiche che avevano usato i suoi amici.
Mentre Lysander e Lorcan si accanivano sul foglio, diventando via via sempre più ispirati e cominciando a discutere accanitamente su cosa scrivere, la ragazza si divertì a passare in rassegna gli scatti – decisamente imbarazzanti – che aveva fatto Lorcan.
Alla fine, dopo una serie di grasse risate all’indirizzo del povero Malfoy e un’accurata visione di tutte le immagini, scelse quella che secondo lei sarebbe stata la migliore. Poi iniziò a esaminare quelle che aveva fatto Lysander.
«Lys, ti sei accorto di aver fotografato solo te stesso?»
Il ragazzo alzò lo sguardo, sgranando gli occhi. «NO!» ululò disperato. «E tutte le mie foto? M-ma come? Mi sono impegnato così tanto...»
«Be’» cercò di salvare il salvabile Dominique, sconcertata dall’aria disperata dell’amico, «potrei appendermi in camera questa... gigantografia del tuo... naso e... sono sicura che Lorcan la incornicerà... vero Lorcan?»
Il ragazzo la assassinò con lo sguardo, ma poi sospirò e fece un cenno del capo a un ormai entusiasta Lysander.
«Oh, che pensiero carino!» trillò il biondo, portandosi le mani al cuore. Poi si bloccò, pensieroso. «È per questo che dopo ho visto tutto a macchie per ore dopo il servizio?» chiese.
Dominique lo ignorò. «Fatemi leggere l’articolo!»
I due ragazzi glielo tesero con un sorrisetto criminale, «Manca solo il tocco finale: far si che i professori non possano leggerlo!» annunciarono in coro, raggianti.
Poi aspettarono pazientemente che la ragazza lo leggesse, mettendo mano alla matita di tanto in tanto per modificare qualcosa sul momento.

Ebbene si, cari Hogwartsiani, Re e Regine del Gossip (e chi non lo sarebbe chiuso in questo castello dieci mesi su dodici?) ... siamo riusciti a beccarlo, e in questa intervista abbiamo intenzione di spogliarlo (in tutti i sensi) e rivoltarlo come un calzino per voi!
                                                                                                    
Scorpius Hyperion Malfoy è sempre stata una figura avvolta nel mistero. Tutti hanno fantasticato su di lui in una maniera o nell’altra; insomma, chi di voi non ha mai immaginato di ficcargli le mani tra quei setosi capelli biondi per a) coinvolgerlo – volontariamente o non è solo un dettaglio – in un focoso bacio, b) strapparglieli tutti dal primo all’ultimo o c) sbattergli la testa contro il muro?
Nato il 17 Giugno tra le pareti spoglie di una qualunque Sala Parto del San Mungo, la vita di Scorpius è iniziata in maniera quasi normale – sempre se possiamo parlare di normale con lui.
Ma da un padre come Draco Lucius Malfoy cosa ci si poteva aspettare? Il signor Malfoy, temuto dai più, ritenuto da fonti piagnucolose un vampiro, ha riguadagnato parecchi punti nella scuola di Hogwarts dopo la fenomenale Strillettera inviata al figlio poco tempo fa. Si dice che alcuni coraggiosi, inclusa la vivace Lily Potter, gli abbiano inviato missive con la supplica di diventare professore di Pozioni!
Ma ritorniamo al nostro Scorpius... sembra che ultimamente sia finito sulla bocca di tutti più del solito per le numerose apparizioni ridicole: prima ha fatto il ragazzo pon pon, poi ha fatto perdere a Serpeverde la partita più importante della stagione, imbambolandosi sulla scopa, dopo si è tinto i capelli di un assurdo rosso fuoco «in onore della ragazza che ha rubato il suo cuore». Insomma, questa è solo la goccia che ha fatto traboccare il calderone!
Cosa stai combinando, nostro biondissimo gossip-ambulante?, si chiede tutta Hogwarts dopo aver visto l’incriminante foto scattata dal nostro abilissimo fotografo. Beh, cari lettori, ce lo siamo chiesti anche noi e, dopo innumerevoli ricerche, siamo entrati in possesso di informazioni top-secret. Una in particolare che vorremmo condividere con voi è questa: un paio di giorni fa una donzella – della quale, per amor della privacy, non citiamo il nome, ma possiamo aiutarvi dicendo che una delle sue iniziali è W e che i capelli sono di un colore particolare – è venuta da noi a chiedere informazioni sullo Strip Poker. Inoltre ieri sera la nostra amata reporter Dominique Weasley ha visto la sua “compagna di stanza” uscire ad un’ora improbabile vestita in modo assurdo.
In più siamo sicuri che al vostro occhio esperto non siano sfuggiti gli adorabili ghigni di William Zabini e Christopher Nott che fanno capolino dalla porta della Stanza delle Necessità.
Quindi, adorati compagni di scuola, vi abbiamo dato un bel po’ di indizi da analizzare. Sta a voi tirare le somme su cosa sia successo e capire chi è la fantomatica ragazza misteriosa.
Sono aperte le scommesse!
In attesa dell’ennesimo colpo di testa del nostro amato Scorpius Hyperion Malfoy – diventato ormai l’attrazione principale di Hogwarts – e della sua pseudo-dolce-metà/compagna-di-pazzie (chi vuol intendere, intenda), ricciocorno schiantatevi dalle risate con i prossimi capitoli!

                                                                                                                                                                                        Lys, Lor & Domi

 
Quando ebbe finito di leggere, rialzò lo sguardo con uno sguardo maniacale. «Perfetto.»
 

 
                                                                                                                                               ***

 
Quando Scorpius si svegliò, quella mattina, la stanza era vuota.
Quando Albus era tornato, trascinato da due affannati Will e Chris, era andato a dormire immediatamente e probabilmente si era alzato prima di tutti per fare un pieno di caffè. Sugli altri due non voleva indagare, dato che era spariti subito dopo aver scaricato Al sul suo letto, e dall’espressione impaziente sulle loro facce non era difficile immaginare cosa stessero per fare.
Lui si era addormentato relativamente presto – era troppo stanco per farsi di pare mentali a pensare a cosa sarebbe successo dopo quella tremenda gaffe notturna.
Di mattina, svestito, sbarbato e quant’altro, ragionò meglio: in fondo, a ben pensarci, la cosa non era drammatica come sembrava... erano lui, quell’arpia di Rose, i suoi migliori amici e quelle teste calde degli Scamandro. Ah, sì, anche Dominique, la cugina intelligente di Rose e Al – ma sembrava più interessata a prendere appunti su chissà che cosa che sul suo fisico in completa esposizione, quindi non sapeva neanche se considerarla parte di quella figuraccia. E poi cosa avrebbero fare con quelle foto? Ricattarlo, certo, ma a cosa sarebbe servito? Rose già lo teneva in pugno e forse, se le avesse fatto uno dei suoi discorsi con il cuore in mano e gli occhioni lucidi, sarebbe riuscito a convincerla a eliminare tutti quegli scatti imbarazzanti dalle sataniche macchinette fotografiche dei gemelli «così potrai ricattarmi solo tu, Rosie» avrebbe piagnucolato e lei, già lo sapeva, avrebbe ceduto, vinta dal senso di onnipotenza.
Quindi entrò in Sala Grande con il cuore metaforicamente leggero.
Immediatamente fu salutato da parecchie risatine, un scroscio di applausi dalle parti di Tassorosso e da alcune occhiatine adoranti da parte di un gruppo di ragazzine.
Cavolo, la situazione non promette bene.
Si sentiva strano. Aveva la spiacevole sensazione che stesse per accadergli qualcosa di tremendo – e purtroppo, ora che aveva fatto il callo a situazioni del genere, si poteva dire quasi un maestro nel riconoscere certi presagi.
«Cosa succede?» sbottò, sedendosi di botto tra Will e Chris, che stavano facendo tranquillamente colazione.
«Credimi» gli rispose Christopher, che non sembrava minimamente toccato dal fatto che l’intera Sala Grande li stesse praticamente molestando con gli occhi per osservare Scorpius, «non vuoi saperlo davvero.»
Prima che il biondo potesse replicare che sì, maledizione, voleva dannatamente sapere perché tutti lo guardavano come se fosse un enorme trofeo ripieno di Cioccorane o con le occhiatine comprensive che si rivolgono a un malato terminale o con il sorriso sadico “alla Rose”, il peggiore stato di malvagità, un gruppo piuttosto ampio gli si avvicinò a passo di marcia.
«Scorpius Malfoy?» lo chiamò con sicurezza una ragazza del Quinto anno con due enormi denti da castoro e le trecce nere.
«S-sì? Vi conosco?» balbettò lui confuso.
«Sono Melanie Sabine Egle, direttrice amministrativa e responsabile dello SCOPAMI» si presentò lei, impassibile, tendendogli rigidamente la mano. I suoi occhi saettavano impazienti, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa di particolarmente indecente.
«DEL COSA?» strillò Scorpius, mentre Will sputava in faccia al Albus un sorso piuttosto generoso di succo di zucca e Chris si accasciava sulla panca dalle risate. Improvvisamente, tutta l’intera sala sembrava sprofondata nel silenzio più totale e tutti parevano interessati a seguire la discussione che si stava svolgendo nel tavolo Serpeverde.
«SCOPAMI» ripeté esitazioni la ragazzina, continuando ostinatamente a porgergli la mano perché lui la stringesse. «Studentesse Che Orgogliose Pensano A Malfoy Ignudo. Ieri eravamo ancora SEME – che è Studentesse Eccitate dal Malfoy più Eccezionale – ma oggi, dopo un rapido consulto della comunità, abbiamo optato per qualcosa che esprimesse tutto quello che proviamo per te.»
«Cioè... la voglia di spogliarlo e stuprarlo?» si intromise William, prima di scoppiare a ridere.
«Cos’è che volete farmi?» squittì Scorpius terrorizzato.
La Sala Grande sembrava talmente presa dal discorso che cercava di ridere in silenzio per non perdersi neanche una parola.
«Niente che tu non voglia Scorpius – ma se volessi accettare il consiglio di Zabini, siamo liberi a tutte le ore» rispose prontamente la ragazza con aria professionale, bloccandosi un secondo a fargli l’occhiolino con fare complice.
«NO! Cosa è successo ieri? Perché ci sono queste assatanate qui?» strillò Scorpius, rivolgendosi ai suoi compagni di Casa con aria disperata, dopo aver notato che tra la schiera di mocciosette perverse c’era anche un ragazzo. UN MASCHIO!
«Tieni» disse Albus con aria sconfitta, porgendogli un giornale.
Scorpius lo afferrò, gli diede un’occhiata e sbiancò.
OH PORCO GODRIC!
Nella prima pagina del Daily Hogwarts: il giornale che Gorgosprizza vitalità! – ossia il nuovissimo giornalino scolastico che avevano creato quei folgorati degli Scamandro insieme a Dominique Weasley – c’era lui, con un grumo appallottolato di vestiti a coprire il minimo indispensabile, nell’atto di una fuga di gran carriera. Aveva gli  occhi sgranati in maniera comica e la bocca aperta in un muto grido d’orrore, e da una pezzo della copertina spuntavano il sogghigno divertito di William e la faccia sconvolta di Chris.
Fortunatamente non appariva anche Rose. Sotto l’immagina, spiccava una scritta in grassetto: “SCORPIUS HYPERION MALFOY MESSO A NUDO!”
«Oh. No! Oddio, non può essere!» boccheggiò il biondo.
Melanie si avvicinò, supportiva, ma fu anticipata dal ragazzino che aveva individuato poco prima con somma disperazione Scorpius.
Era scandalosamente basso - altezza primino, circa - due enormi occhiali di corno e un faccino (in quel momento luminoso dalla gioia) acqua e sapone.
«Scorpius, non essere triste!» cinguettò con una vocetta acuta. «Io sono Chad e non voglio molestarti... ma se vorrai piangere sulle mie spalline, non sarò certo io a tirarmi indietro» aggiunse con un sorrisetto criminale tutto Serpeverde. 
Chris e Will si accasciarono l’uno sull’altro dal troppo ridere e Albus, con le lacrime che scorrevano sulle guance, da quanto si stava divertendo alle spalle del migliore amico, cercò di battere il cinque al ragazzino. 
«STATEMI LONTANO!» strillò Scorpius e si alzò, con tutta l’intenzione di fuggire. All’ultimo si fermò, combattuto, e strappò di mano più riviste possibili alle persone più vicine. 
«SONO CHAD MCDONALD, SERPEVERDE DEL TERZO ANNO! VIENIMI A TROVARE!» trillò il ragazzino sbracciandosi.
Solo quando Scorpius, con gli occhi sgranati come un cerbiatto davanti ai fari di un camion babbano, si girò per dare un’ultima occhiata alla folla di smaniosi adolescenti pazzoidi che gli stavano alle calcagna, la Sala Grande scoppiò in una grassa e piuttosto lunga risata. 


                                                                                                                                   ***


Scorpius camminava veloce per i corridoi, quasi correndo. Voleva arrivare al proprio Dormitorio e non uscirne più: magari, per qualche strana ragione, il lago avrebbe infranto le finestre e lui sarebbe morto annegato. L’avrebbe di certo preferito al dove affrontare di nuovo tutti i propri compagni che gli ridevano dietro e gli sparlavano alle spalle. 
Sentì gli occhi pungere in modo fastidioso e si passò con stizza una manica sul viso: non poteva piangere, ci mancava solo che qualcuno lo vedesse anche in quello stato! Si vedeva già il titolo del prossimo articolo di prima pagina di quei bastardi degli Scamandro: Scorpius Malfoy piange calde lacrime di coccodrillo!
No, non poteva permetterselo.
Quando arrivò davanti all’entrata del Dormitorio, però, dovette stringere i denti e strizzare gli occhi per non permettere neanche ad una lacrime di scivolare via. 
«Sgorbius must die» sussurrò con voce rotta. 
Anche i suoi amici si prendevano gioco di lui. 
Appena il muro si aprì, si fiondò all’interno, correndo per arrivare al proprio letto come se ne andasse della sua vita. 
«Perché capitano tutte a me?» singhiozzò piano, premendo il viso sul cuscino. 
Non riusciva nemmeno a dare la colpa a Rose, anche se avrebbe tanto voluto, solo per avere una scusa per odiarla e magari riuscire a smettere di provare quel doloroso amore non corrisposto. Tutto sommato, però, non riusciva a essere arrabbiato neanche con sé stesso per aver iniziato quell’assurda serie di scommesse e per essere caduto negli innumerevoli tranelli della ragazza, perché era grazie a tutti questi avvenimenti che si era avvicinato a lei. 
Ecco, la sto pensando di nuovo! MALEDIZIONE!
Stritolò il cuscino tra le mani e vi affondò di più la testa, sentendo con rabbia che la stoffa era bagnata. 


                                                                                                                                    ***


La Sala Grande era ancora nel caos: c’era chi sghignazzava, chi commentava malignamente, chi sospirava davanti alla sua foto. 
Rose era paralizzata davanti al giornalino che le aveva piazzato in mano Lily, non riusciva a smettere di rileggere quello stupido articolo, disgustata dal poco rispetto dei gemelli e di sua cugina, e in generale di tutta Hogwarts. Come si poteva essere così cattivi con una sola persona? Come potevano i professori aver permesso la diffusione di tali informazioni?
Avrebbero potuto espellere Scorpius per un tale avvenimento. 
«Ehi Rose, ci sei? Che succede?» la chiamò Hugo preoccupato, scuotendola lievemente per una spalla. Dovevano essere passati almeno dieci minuti da quando aveva lanciato la prima occhiata alla rivista. 
«Sì, sì, è tutto ok. Ora... ora devo andare, però» si rianimò lei, alzandosi da tavola.
«Ma dove...?»
Rose non aspettò che il fratello finisse di parlare e si diresse velocemente verso il tavolo Serpeverde, dove Albus, William e Christopher si lanciavano occhiate dubbiose, cercando di capire cosa fosse successo all’amico. 
«Per Merlino, cosa ci fate ancora qui?» esclamò stizzita in direzione dei tre, guadagnandosi degli sguardi interrogativi. 
«Dove dovremmo essere, scusa?» domandò Chris confuso. 
«Magari a consolare Scorpius? No, ma avete visto in che condizioni se n’è andato?!» rispose ovvia. 
I tre sgranarono gli occhi e Rose sbuffò esasperata, passandosi una mano tra i capelli.
«Porco Salazar, ho capito che siete ragazzi e non avete un briciolo di “intuito femminile”, ma dai! Dovete essere proprio ciechi per non aver visto che c’è rimasto DA SCHIFO! Probabilmente sta anche piangendo!»
«Oh, cavolo! Ma c’è rimasto così male?! Pensavamo fosse solo imbarazzato!» esclamò William preoccupato, mentre Albus scattava in piedi, pronto a schizzare verso il Dormitorio. 
Rose annuì gravemente. I tre Serpeverde si guardarono un’ultima volta.
«Ve ne volete andare? Che ci fate ancora qui?!»
I ragazzi si affrettarono a seguire il consiglio della rossa, ma all’ultimo momento ad Albus balenò un’idea. «Rosie, tu non vieni?»
Di sicuro a Scorpius avrebbe fatto piacere vedere che la ragazza si preoccupava per lui: avrebbe dimenticato subito tutta la tristezza.
«Meglio di no, Al. Sarebbe troppo sospetto con tutti questi pettegolezzi che circolano. Non hai letto il giornale? Ci sarà praticamente una caccia alla misteriosa ragazza con la W fino alla fine dell’anno!» rispose sconsolata, poi aggiunse piano «Digli che mi dispiace, non avrei dovuto farlo perdere in quella maniera.»
Il cugino le fece un cenno comprensivo con la testa e poi sparì fuori dalla porta della Sala Grande, mentre la ragazza si accasciava sulla panca lì vicina, incurante a che casa appartenesse.

 
                                                                                                                                          ***

 
«Dobbiamo far cambiare la parola d’ordine!» ringhiò William, attraversando a passo di marcia la Sala Comune di Serpeverde.
Albus abbassò gli occhi, colpevole. Chissà come si doveva essere sentito Scorpius, in un momento del genere, a doversi umiliare ancora di più solo per entrare in camera...
A volte, specialmente quando erano più piccoli, Al aveva preso in giro l’amico biondo per la sua indole assolutamente poco Serpeverde. Scorpius era sempre stato ingenuo, gentile e soprattutto sensibile – guardava film d’amore babbani, piangeva con molte meno ritrosie di qualsiasi altro adolescente maschio che conoscesse e si era lasciato ridicolizzare da tutta la scuola pur di riuscire a conquistare sua cugina.
Chris afferrò per qualche istante la mano di Zabini per tranquillizzarlo, ma l’altro ragazzo si girò a guardarlo mortificato e accelerò il passo.
«Sco-»
Il biondo stava dormendo: era rannicchiato in maniera scomposta sul suo letto con tutte e due le mani sotto una guancia, come un bambino.
William si avvicinò e lo scosse dolcemente. Albus pensò dovesse sentirsi molto in colpa: era suo cugino e non era riuscito a capire che aveva bisogno di essere confortato.
«Scorp? Ehi, sveglia.»
Scorpius mugugnò qualcosa con la bocca impastata dal sonno e si passò le mani sul viso, stropicciandosi gli occhi e sentendo la pelle delle guance tirare leggermente a causa delle righe salate lasciate dalle lacrime.
Quando vide i tre amici che lo guardavano preoccupati cercò di darsi un contegno.
«Ehi, ragazzi, che ci fate qui?» mormorò con voce leggermente roca, tossendo subito dopo per schiarirsela, come se nulla fosse.
«Come “cosa ci facciamo qui”? Per caso hai visto la faccia che hai? Sembra che ti abbia investito una mandria di Thestral!» esclamò Chris sconvolto.
Non voleva di certo avere poco tatto, ma gli sembrava stupido che Scorpius cercasse di nascondere anche a loro – i suoi migliori amici indiscussi – il suo vero stato d’animo.
Il biondo fece un sospiro spezzato e Will lo fulminò con lo sguardo, sdraiandosi sul letto di fianco al cugino.
«Scorp, ci dispiace tanto.» cominciò terribilmente dispiaciuto, mentre anche Christopher e Albus si sedevano sul bordo del materasso, toccando leggermente una spalla a Scorpius per fargli sentire quanto fossero partecipi della sua amarezza. «Non per l’articolo in sé perché non avremmo potuto fare niente per impedirlo e quindi suonerebbero come scuse vuote fatte apposta per l’occasione, tanto per dire qualcosa e rompere il silenzio imbarazzante, ma scusaci per non aver capito subito come ti ha fatto stare quello stupido giornale e l’essere al centro di tutta quell’attenzione. Scusaci per non aver schiantato quegli idioti dei due replicanti e per non aver tirato il porridge in faccia a quella malata della Egle. Scusaci per non averti seguito subito per vedere come stavi, dei veri amici lo avrebbero fatto e...» William fece un respiro profondo, perché lo distruggeva vedere il cugino in quello stato e non riuscire a farlo stare meglio, e poi fece per ricominciare a parlare ma Scorpius lo interruppe. «Will, tu - e anche voi ragazzi -, non devi scusarti di niente! Come ti vengono in mente queste sciocchezze? Siete i migliori amici che io abbia mai avuto e se tutti quegli idioti del resto di Hogwarts hanno deciso di coalizzarsi contro di me per rendermi la vita un inferno, pazienza! Questo è il nostro ultimo anno e poi molto probabilmente con i tre quarti di loro non avremo più niente a che fare e il resto lo incroceremo per strada o al lavoro di tanto in tanto quindi... chi se ne frega! Ho deciso che non mi importa niente. L’unico parere di cui mi interessa è il vostro... e quello di Rose, ma questa è un’altra storia dato che sono quasi certo che mi consideri un perdente» concluse, tornando improvvisamente triste all’ultima affermazione dopo che il suo umore era appena appena migliorato mentre faceva quell’acceso monologo.
Will strinse il biondo tra le braccia, decisamente sollevato, lasciando che il cugino gli affondasse il viso in una spalla.
«Sai una cosa?» gli sussurrò in un orecchio con un sorriso divertito,  «Penso che tu non sia così perdente per lei...»
Scorpius tirò su la testa di scatto per guardare il cugino negli occhi, «William Zabini cosa vorresti dire con questo? Non fare il misterioso: io so che tu sai qualcosa che non so, quindi dimmi!» esclamò imperioso, mentre sentiva la malinconia causata dagli avvenimenti precedenti scivolare via per lasciare il posto alla speranza.
A quell’attestazione ingarbugliata i quattro Serpeverde si lasciarono sfuggire una risata, alleggerendo finalmente la situazione.
«Non temere Scorpietto, prima o poi si sveglierà anche lei» lo rassicurò Chris in tono sibillino, strizzandogli un occhio e battendogli una mano sulla spalla, comprensivo.
 
 
 
 

N/A:
Ciaooooo!
Lo sappiamo, siamo in ritardo... ma ci perdonate vero? *occhioni da cucciolo*
Questo capitolo è un nuovo MASTODONTICO! Ma ci sono meno avvenimenti che nell’altro: abbiamo deciso di lasciarlo un po’ più “leggero” JComunque non è proprio del tutto inutile, no? Abbiamo scoperto un nuovo lato del dolce Scorpietto, che amiamo più di noi stesse! Inoltre vorremmo anche avvisarvi che la storia potrebbe anche rimanere incompiuta perché... siamo morte prematuramente di gioia nel sapere che anche voi adorate Will e Chris! [per un attimo avete temuto, eh? xD] Davvero, non ispirano fluff a palate? *o* 
Non preoccupatevi per Scorpius, è solo un momentino no (anche se ci siamo veramente disperate a scriverlo), di passaggio diciamo, perché il prossimo capitolo sarà decisamente più esilarante xD
Vorremmo ringraziare di cuore tutte voi che recensite, leggete e siete talmente pazienti da sopportarci e attendere i nostri aggiornamenti strampalati. Scusateci veramente tanto se non siamo riuscite a rispondere in tempo alle vostre MERAVIGLIOSE recensioni, sappiate che vi adoriamo e che ogni volta che ne troviamo una nuova dobbiamo trattenerci dal ballare, cantare di gioia e rotolarci sul pavimento (dobbiamo pur sempre mantenere un facciata di normalità con i vicini, no?)
Risponderemo al più presto e con tanto amore <3
E infine ecco le mitiche che hanno accettato la scommessa e hanno indovinato: Aravis24, lunatica365Harry Potterish, Lyz_, niva, nuvole, RAB 95, edvige forever, DetectiveMary; ma siete super!
Anche a coloro che hanno solo pensato alla soluzione o hanno indovinato a metà vorremmo inviare uno stritolante abbraccio virtuale perché significa che perdete parte del vostro prezioso tempo a leggere anche questi nostri scleri finali! :’D
Non sappiamo più che aggiungere se non continuare a ripetervi quanto siete fantastiche e quanto ci scusiamo per ritardo&company (Si può sapere perché Maggio non ha feste ed è pieno di verifiche? È dettato da qualche strana legge della fisica? >o<)
Un bacione,
Swichi e Matiux
 
P.s. Per chiunque di voi amasse Glee come noi... beh, ci sono due piccoli riferimenti che però non vi vogliamo svelare: vogliamo vedere se riuscite ad indovinare! ;D (Lo sappiamo, noi siamo abbastanza fissate quindi potremmo sembrarvi un tantino maniacali, ma che volete farci!) Piccoli indizi: uno è una persona e uno è una cosa che questa persona dice :D
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** V per VerdeArgento ***


Il capitolo è dedicato alla fantastica fivecarrotsx e alla sua meravigliosa richiesta per le Scelte! <3 

V per VerdeArgento
[Come i Serpeverde (e in particolare Scorp) riuscirono a sconfiggere Rose Weasley... Certo... ]
 



Il cugino le fece un cenno comprensivo con la testa e poi sparì fuori dalla porta della Sala Grande, mentre la ragazza si accasciava sulla panca lì vicina, incurante a che casa appartenesse.

Era la seconda volta che aveva dei ripensamenti su quella storia delle scommesse: c’erano le volte in cui passavano inosservate, e quindi andava tutto bene, e poi c’erano le volte in cui avevano dei risvolti disastrosi. Tutto sommato, nonostante la paura di essere scoperta ed etichettata come “la ragazza con la W” di Scorpius, non riusciva ad immaginare la sua vita a scuola senza quei quattro pazzi Serpeverde intorno... e senza quelle sfide.
Ormai erano diventate il suo pane quotidiano e la sua ragione di svegliarsi allegra la mattina: non poteva permettere che qualcuno facesse si che terminassero, nemmeno sua cugina.
Si alzò di scatto, accorgendosi solo in quel momento di avere tutti gli sguardi dei Tassorosso lì vicino puntati addosso, e si diresse verso la Torre di Corvonero. Se Dominique non era in Sala Grande doveva per forza essere lì con i gemelli.
E per la seconda volta ebbe fortuna perché proprio nel momento in cui arrivò in cima alle scale Dominique uscì dalla porta della Sala Comune di Corvonero.
«DOMINIQUE!» ruggì.
La ragazza, appena individuata la voce, sgranò gli occhi sconvolta e per un secondo nei suoi occhi lampeggiò l’idea di darsi alla fuga. Ma alla fine si arrese all’evidenza che anche se fosse riuscita a sparire dal raggio d’azione di Rose, la cugina l’avrebbe trovata prima o poi e allora sarebbero stati guai. Guai ancora più grossi di quelli a cui stava per andare incontro.
«Rosie, che caso trovarti qua...» tentò.
«Non ci provare neanche» la interruppe la rossa, accigliata. «Ti rendi conto che quello che avete fatto è crudele?» la aggredì.
«Ehi, non ti sembra di star esagerando un po’? Era solo uno stupido articolo di gossip!» si difese Dominique sgranando gli occhi.
«Solo uno stupido articolo? Beh, allora si vede che siete già entrati nella parte dei giornalisti senza cuore, che pur di avere una storia sono disposti a far soffrire le persone! Siete la nuova Skeeter, complimenti. Io non me ne vanterei troppo in giro, comunque» concluse Rose ironica, facendo per andarsene. Sentiva la strana sensazione di aver fatto, per una volta, la cosa giusta.
«No, Rose, ferma! Non volevamo essere cattivi.»
La rossa la guardò con un’aria interrogativa leggermente sarcastica che la invitava a continuare, anche solo per sentire cosa si sarebbe inventata per farsi perdonare.
«Noi...» Dominique  prese un respiro profondo prima di continuare, si vedeva che era in difficoltà. All’ultimo momento decise di ricominciare, «Sai bene quanto è difficile essere una Weasley. Al primo anno tutti ti vedono solo per il tuo cognome, per quello che hanno fatto i tuoi genitori e capire se quelli che ti sorridono e ti stringono la mano vogliono essere veramente tuoi amici o vogliono solo conoscere la tua famiglia è complicato. Io però ho trovato Lysander e Lorcan che non mi vedevano solo come “la bionda Veela Weasley” e ho subito capito che erano sinceri – forse perché anche loro due sapevano perfettamente cosa vuol dire essere etichettati.»
Rose non riusciva a comprendere dove la cugina volesse andare a parare, ma sapeva benissimo cosa intendesse dire. Sapeva cosa si provasse ad essere sempre un po’ sospettosa verso quelli che ti si presentavano con troppo entusiasmo.
Solo in quel momento realizzò di essere più sola di quanto pensasse. Non aveva mai avuto un’amica del cuore; che non fosse una sua parente, ovviamente. Non aveva mai avuto un ragazzo o un amico speciale... neanche un amico semplice, per la verità. Conosceva tantissime persone, ma tra il conoscere e l’essere amico c’era un divario enorme.
E Will e Chris, allora? Le domandò una vocetta saccente nella sua testa. Quei due Serpeverde folli? Beh, a quel punto poteva proprio considerarli amici.
E Scorpius?
Dominique, però, interruppe i suoi pensieri, ricominciando a parlare dopo essersi schiarita la voce. «Così non ho più avuto bisogno di nessuno: avevo voi, la mia fantastica famiglia, e avevo loro, gli amici dementi con cui passare i momenti liberi. Il punto è che nonostante non sentissi il bisogno di stringere altre particolari amicizie forti e confidenziali, devo ammettere che mi ha sempre irritata il fatto che la gente mi additasse nei corridoi dicendo “quella è Dominique Weasley”, mentre io ignoravo completamente i loro nomi. Non perché non mi piaccia essere famosa – al contrario – ma mi infastidisce che gli altri abbiano la presunzione di conoscermi veramente solo perché sanno come mi chiamo. E poi, andiamo, perché dovremmo essere orgogliosi di essere conosciuti per le azioni dei nostri genitori? Noi non abbiamo fatto niente! Non sai quanto vorrei tirare un pugno a quelli che me lo chiedono.»
Rose era d’accordo con il discorso della cugina ma ancora non afferrava il punto della situazione, così le lanciò uno sguardo confuso e la bionda capì di dover arrivare al sodo prima che l’altra perdesse del tutto il filo del discorso. «Comunque, tutto questo monologo era per spiegare il perché delle mie, anzi nostre azioni: essere diversi, Rosie. Io, Lysander e Lorcan volevamo riscattare i nostri nomi facendo vedere che non siamo come tutti pensano, che siamo ragazzi con dei caratteri personali e non il ritratto dei nostri familiari. Vogliamo la fama, si, ma a modo nostro. Vogliamo essere ricordati, anche, ma perché abbiamo fatto qualcosa di innovativo: un giornalino per Hogwarts! Sul serio, ci avevi mai pensato, Rosie?» esclamò, leggermente emozionata.
La rossa, invece, era ancora un po’ confusa «E tu avresti fatto quell’articolo di dubbio gusto solo per non essere ricordata solo come una delle Weasley
L’orgoglio di Dominique scemò in un attimo. «No, Rose. Ascolta, forse neanche tu puoi capirmi del tutto, perché in fondo nessuno ti ha mai confrontata con tua madre - anche se credo che i professori qualche volta ci abbiano pensato - : tu sei stata subito capace di far vedere che eri diversa, non ti sei fatta bollare come “figlia di Hermione Granger” eccetera. Hai fatto vedere a tutti, sin dal primo momento che sapevi il fatto tuo! Ora per tutti sei “la Grifondoro-Serpeverde” o “la tosta che non si fa mettere i piedi in testa”, “il genio del male”, insomma se volessi potresti avere tutti gli amici che vuoi e non solo perché sei una Weasley. Io invece non sono stata capace di farlo e ora sono semplicemente “la discendente Veela”, “la mezza francese” o “la Weasley bionda”, mi capisci ora?»
Rose sospirò e annuì, infatti non le era mai capitato di essere paragonata alla madre... forse perché non c’era proprio nessun paragone. Certo era brillante, ma usava la sua intelligenza per ben altro rispetto allo studio, come potevano dimostrare i suoi precedenti. Non che non avesse una media decente comunque.
Si avvicinò alla cugina e l’abbracciò. Perché non le aveva mai detto quello che provava?
«Okay, Domi, ho capito cosa intendi, ma non ti ho scusata del tutto. Come avete potuto scrivere un articolo del genere?» domandò sulla spalla della cugina.
«Oh, Rosie, perché te la prendi tanto? Non ti abbiamo neanche nominata in fondo!»
«Si, ma Scorpiu-»
Dominique la interruppe, strattonandola leggermente per scioglierla dall’abbraccio e allontanandola per guardarla in faccia, «Ti stai per caso preoccupando per Scorpius?» le chiese, assottigliando gli occhi e facendo un sorrisetto malizioso.
«Certo! Non sono una persona senza cuore come te.» grugnì Rose, scrollandosi le braccia della cugina dalle spalle. «E togliti quel sorrisino dalla faccia prima che ti affatturi»
«Disse quella che aveva un cuore!» ridacchiò la bionda, osservando l’altra che allontanandosi le faceva un cenno di noncuranza con la mano.
 
                                                                                                                               ***
 
Lasciato Scorpius in camera, Will, Chris e Albus si stavano dirigendo a passo di marcia verso la Torre di Corvonero, determinati a scovare quei vermi degli Scamandro e a far loro vedere cosa succedeva se si faceva star male uno dei “Fantastici Quattro” – nome coniato da Al durante il periodo in cui era stato fissato con i supereroi babbani. 
«Giuro che quando li trovo spacco loro la faccia» sibilò William tra i denti  e accelerando il passo, al ricordo del cugino che piangeva.
Christopher sospirò, divertito dalla ferocia dell’amico, poggiandogli una mano sulla spalla per calmarlo, «Certo Will, se riesci ad arrivarci alla loro faccia»
«Ehi! Va bene che loro sono dei giganti di un metro e novanta e passa, ma io non sono basso!» si indispettì quello.
«Beh, sei più basso di me»
«E questo cosa centra?» ridacchiò William, guardando l’altro come se fosse pazzo.
«Niente, ma almeno ti sei calmato. Lo sai che non sarebbe la prima volta che lanci incantesimi contro altri ragazzi perché sei arrabbiato, potrebbero espellerti!»
Il giovane Zabini sbuffò insofferente, «E’ successo solo un paio di volte e se lo meritavano. Comunque chi ti dice che non volevo farli fuori alla babbana? La maggior parte delle volte un bel pugno da molta più soddisfazione di un Furnunculus» ghignò, mentre Chris si schiaffava una mano sul viso, alzando gli occhi al cielo.
«E, tanto per essere chiari, io non sono basso.» scandì bene le parole per farle comprendere bene all’altro.
«Si che lo sei!» rise Christopher, scompigliandogli i capelli.
«Will, sei normale? Ti pare che un metro e settantacinque sia una statura da nani?»
«Si!» si intromise Chris, guadagnandosi una gomitata nelle costole da William.
«E ora smettetela di parlare di altezza in mia presenza: potrei affatturarvi» li interruppe Albus, irritato, assottigliando gli occhi in modo minaccioso – dal grande Harry Potter non aveva ereditato solo il cognome, per sua enorme sfortuna.
Will e Chris sghignazzarono, dandogli piccole pacche comprensive sulla testa, «Ricevuto!»
 
«Allora...» esordì William dopo qualche minuto di silenzio, «cosa ne pensate delle scommesse di Rose e Scorpius?»
«Stupide»
«Geniali!» Fecero contemporaneamente Albus e Christopher. «Dovremmo cominciare anche noi, Will» continuò bisbigliando il secondo con un sorrisetto che sottintendeva, però, un altro ambito di gioco. 
«Perché stupide?» domandò invece Zabini, ignorando la battutina maliziosa.
«Perché succede sempre qualcosa di tragico come conseguenza, non ricordate quando si sono buttati nel lago?»
I due annuirono, d’accordo a loro malgrado.
Passò qualche altro minuto in cui i ragazzi stettero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Ormai erano quasi arrivati alla Torre di Corvonero.
«Sapete, ho un’idea...»
«Will, quella faccia mi preoccupa» commentò Al, alludendo al ghigno che si stava formando sulla faccia dell’altro.
«Non dovrebbe invece, perché grazie alla mia mente geniale Scorpius non dovrà sforzarsi di trovare una delle sue solite sfide pietose – tranne lo Strip Poker, si ben chiaro – che hanno uno strascico di effetti drammatici e inoltre potremo vendicarci di quando ci ha fatto perdere la partita!»
«Ma cosa stai-»
Proprio in quel momento Rose sbucò da dietro l’angolo di un corridoio e William si illuminò, correndole incontro e facendo interrompere bruscamente Christopher a metà domanda.
«Rosie!»
«Ehi ragazzi, che ci fate qui?» chiese la rossa confusa.
«Sinceramente stavamo andando a “parlare” coni gemelli» rispose con franchezza Chris, calcando con abbondante sarcasmo sul parlare. «Ma poi ti abbiamo incontrata e... Will, volevi dirle qualcosa?» si rivolse direttamente al compagno, curioso di capire cosa avesse in mente.
«Oh, si! Scorpius ti manda un dolce messaggio: Scommetto che non hai mai fatto la “schiavetta”  dei Serpeverde fino alla fine della settimana.»
«Che cosa?!» esclamò Rose portandosi una mano al petto come se le fosse venuto un colpo.
«La schiavetta per i Serpeverde» ripeté William tranquillamente mentre Chris e Albus alle sue spalle non riuscivano ad aprire bocca per la sorpresa.
«E cos’è che dovrei fare esattamente?» domandò perplessa la ragazza con la mano ancora posizionata sopra al cuore, sperando che fosse tutto un brutto scherzo.
«Mah: cameriera, tuttofare, tizia che farà le pulizie nella nostra Sala Comune... insomma, tutto quello che ti chiederemo» ghignò Will soddisfatto.
«Okay, okay frena. Mettiamo dei limiti a “tutto quello che ti chiederemo”.» fece la rossa tornando in sé e incrociando le braccia al petto, «Non farò niente – e sottolineo niente – di fisico. E avete capito benissimo cosa intendo»
Alzò le sopracciglia e strinse le labbra in una smorfia allusiva che fece spegnere un po’ della luce orgogliosa negli occhi del giovane Zabini – sperava veramente di riuscire ad obbligarla a baciare Scorpius, non chiedeva mica tanto!
«Va bene» sbuffò infatti, poco convinto, facendo sgranare ancora di più gli occhi ad Albus, dato che il suo tono di voce sottintendeva che non era per niente contento di quella puntualizzazione. «Okay, ragazzi, andiamo. Non ho più voglia di incontrare quelle due facce da fessi degli Scamandro.» dichiarò con voce annoiata, cominciando ad avviarsi nuovamente verso i Sotterranei – la prima ora ormai era persa.
«Ah, Rosie, ci vediamo oggi pomeriggio nella nostra Sala Comune per la tua divisa!»
La rossa boccheggio un paio di istanti, «Aspetta... cosa?! Non si era parlato di una divisa!» fece una pausa, sconvolta, aspettando una smentita che, però, non arrivò. Dopo poco un’altra terribile consapevolezza la colse: «Ehi no! Oggi è giovedì, sono quattro giorni, non ci penso neanche!»
«Tranquilla, Rosie: in fondo sono solo tre giorni e mezzo» ridacchiò William in risposta, facendole un cenno con la mano dal fondo del corridoio.
Appena fu sola, Rose – buttando alle ortiche la dignità rimastale – ringhiò tutta la propria rabbia, che riecheggiò tra le pareti di pietra del passaggio.
Era ufficiale: lei odiava Scorpius Malfoy.
 
                                                                                                                                  ***
 
Molte ore dopo...

Rose si avviò verso i Dormitori Serpeverde con aria abbacchiata. Aveva pensato per tutto il pomeriggio a come poter scappare alla scommessa, ma non le era venuto in mente niente. Vuoto totale. Blackout. La sua mente Granger aveva fatto cilecca.
E ora come entro? Si chiese, nervosa.
Aveva scelto di avventurarsi in “campo nemico” poco prima di cena, di modo che tutti sarebbero stati nei pressi della Sala Grande per prepararsi alla cena. Non aveva pensato che non ci sarebbe stato nessuno in giro per poter accedere alla Sala Comune verde-argento. Giusto prima che si mettesse a tempestare di pugni il muro per farsi sentire, apparve Scorpius da un corridoio.
«Rose!» esclamò stupito, «cosa ci fai qui?»
Tutta la comprensione che aveva avuto giusto qualche ora prima nei confronti del biondino sembrava scomparsa nel nulla dopo l’ultima simpatica sfida.
«Come cosa ci faccio qui?!» ruggì la ragazza.
In quel momento, dal medesimo corridoio dal quale era arrivato Scorpius, spuntarono Will e Chris.
«Rose!» trillò William, gettandosi addosso a lei e stritolandola in un abbraccio, «Brava, sei venuta nel momento giusto!»
«Perché?» domandò Malfoy, ancora ignaro di tutto. «La aspettavamo?»
Christopher si schiaffò una mano in faccia con aria esasperata.
«Ma ceeeerto!» rispose Zabini, sorridendo in modo inquietante, «Non ti ricordi che dovevamo incontrare la nostra Rosie per la scommessa che  tu mi hai detto e che io ho diligentemente riferito?»
«Ah... si, la scommessa... » gli resse il gioco Scorpius, anche se era parecchio confuso.
«Entriamo, dai» fece allora Chris, sospingendoli divertito verso il muro. Sussurrò la parola d’ordine (per non farla sapere a Rose e di conseguenza a tutta Grifondoro) ed entrarono.
Solo allora, davanti alla folla di Serpeverde assiepata di fronte a loro, Rose scoprì che evidentemente in quella Casa non si usava andare ad affollarsi davanti alle porte della Sala Grande e attendere la cena, ma rimanere in Sala Comune e aspettare fino all’ultimo se qualche compagno avrebbe portato qualche “preda”.
 
                                                                                                                                       ***
 
Quella mattina Rose Weasley – esatto, proprio quella Rose Weasley che la mattina era sempre compostamente seduta al suo posto, con un libro a scelta sotto il naso o un cugino con cui scherzare di fianco e il solito pezzo di fetta biscottata alla marmellata di more davanti alla bocca – non era in Sala Grande, e mancava poco prima dell’inizio delle lezioni. I Tassorosso e i Corvonero, vicini di tavolata, continuavano a scambiarsi pareri pensosi su cosa fosse potuto succedere, mentre i Grifondoro si agitavano ansiosamente sui loro posti (soprattutto contando che metà della popolazione rosso–oro era parente stretta della ragazza). Solo i Serpeverde sembravano tranquilli. E, se qualcuno non fosse stato troppo preso dal cercare di capire che fine avesse fatto Rose Weasley, si sarebbe reso conto che la noncuranza per gli eventi mondani del giorno del tavolo Serpeverde era ancora più sospetta della mancanza di una studentessa.

Improvvisamente, le porte della Sala Grande si aprirono con uno schianto... ed entrò Rose.

La ragazza, che aveva i capelli rossi scompigliati e l’aria inferocita di chi si sta trattenendo dal commettere un omicidio piuttosto efferato, indossava una divisa da cheerleader babbana verde e argento con le maniche lunghe e la gonnellina a frange. Sul petto aveva una luminosa scritta che recitava orgogliosamente SERPEVERDE.
«Non sta succedendo sul serio» mormorò sconvolto Hugo, lasciando cadere per terra la scodella di latte e cereali.
«Oh sì che sta succedendo» lo corresse incredula Lily.
Dominique, che era seduta al tavolo Corvonero, anche se in stato semi–comatoso per lo shock, riuscì comunque a bloccare Lysander dall’iniziare uno scatto fotografico (anche se probabilmente si sarebbe risolto in un’altra gigantografia anatomica, conoscendolo).
«Roooo–ose!» cantilenò ad alta voce William Zabini in quel momento, sventolando la mano in aria. «Dai, Rose, vieni qua! Ti stavamo giusto aspettando per la colazione.»
Accanto a lui, Scorpius era troppo sorpreso dal corto vestiario della ragazza per fare qualcosa che non fosse spalancare la bocca in un’espressione comicamente stupefatta. Albus e Chris si piangevano addosso dal ridere.
«ROSE!» ruggì Hugo, lanciandosi all’inseguimento.
La ragazza fece una smorfia insofferente, pinzandosi la radice del naso tra indice e pollice – le mancava giusto la sfuriata di Hugo per iniziare quella mattinata catastrofica in grande stile.
«Rose,» ripeté il ragazzone, ora di fronte a lei nel centro della Sala Grande, «cosa diavolo significa tutto questo?»

Vorrei tanto saperlo!, pensò lei.

In quel momento arrivò William, trascinandosi dietro un ancora traumatizzato Scorpius, con un’aria tranquilla che faceva decisamente a cazzotti con il sogghigno tutt’altro che innocente che aveva dipinto in volto. «Hugo, carissimo, quello che puoi ammirare con i tuoi piccolo occhi porcini è il frutto dell’arduo lavoro mio e di Scorpius.» Diede una scossa illustrativa al corpo inanimato del cugino, accanto a sé. «La professoressa McGranitt ci ha autorizzato ad aiutare Rose a diventare lo sponsor di una campagna pro–Serpeverde che potrebbe facilitare la strada ai poveri compagni della nostra Casa che sono ancora ritenuti “malefici traditori” e quindi emarginati e discriminati.»
«S–sta dicendo la verità?» boccheggiò Hugo.
«C–certo» balbettò a sua volta Rose, cercando di essere credibile. A meno che quella testa matta di Zabini non si fosse preparato il discorso la sera prima, le pareva quasi impossibile che avesse tirato su una storia così credibile in quattro e quattr’otto. «Dovevamo andare a prendere l’autorizzazione della Preside giusto ora» continuò.
«Oh Rose, fortuna che te lo sei ricordato!» strillò William entusiasta. «Ci si vede, gigante» trillò, e afferrati Rose e Scorpius da entrambe le braccia se li trascinò dietro.



«Non puoi averlo fatto sul serio!» strillò Rose.
«Cosa? Aver creato una scusa perfetta per tutta la scuola, averti sottratta impunemente dalle grinfie del tuo terrificante fratello senza tremare o averti trasformata nella schiavetta personale di tutta Serpeverde?» rispose noncurante William. Accortosi della gaffe (grazie a uno sguardo terrorizzato di Scorpius, che si era apparentemente ripreso) si affrettò a correggersi, sempre monocorde: «Ah no, aspetta, per l’ultima è stato Scorp.»
La ragazza ringhiò qualcosa di incredibilmente cattivo – e altrettanto incredibilmente incomprensibile a orecchio umano – e continuò a marciare verso l’ufficio della Preside.
«Non credo che convincere la McGranitt sarà semplice come abbindolare Hugo» borbottò Rose dopo qualche minuto di silenzio, contenta di potersi riprendere almeno quella rivincita. Forse sarebbe stata proprio la severa Preside a salvarla da quel destino infame.
«Stai scherzando, vero?» commentò incredulo Zabini. «Tuo fratello avrebbe potuto pestarmi, o peggio, fare una di quelle facce assolutamente terrificanti che avrebbero indotto me e Scorp a farcela addosso davanti a tutta la Sala Grande senza via di scampo.»
Rose era allibita.

Un giorno di questi dovrò dire a Hugo quanto timore incuta a qualcuno che non sappia che a casa sforna biscotti allo zenzero come una pasticceria a tutto regime, ponderò dubbiosamente.

«La Mac sarà felicissima di vedere che hai preso così a cuore la causa dei poveri piccoli Serpeverde reietti e se non sarà abbastanza convinta basterà sfoggiare la mia faccina da cucciolo e sarà tutto a posto.»
«Se lo dici tu...»
Dato che Scorpius sembrava essersi ripreso, certo, ma era ancora ben lontano da collegare qualche neurone in più e dire qualcosa, proseguirono per qualche altro corridoio in silenzio.
«Oh!» trillò deliziato William ad un certo punto. «Ma fatti guardare un po’ meglio, su! Prima non ho nemmeno avuto il tempo di osservare la mia creazione!»

La sera prima, infatti, quando Rose si era ritrovata accerchiata da una massa informe di Serpeverde pronti a spartirsi la sua carcassa fumante, aveva scoperto un paio di cosette: a) l’intero Dormitorio di Serpeverde, maschi e femmine senza distinzione, era stato messo al corrente della cosa, anche se sotto termini diversi (Chris aveva inventato una balla assurda sul fatto che lei dovesse un gigantesco favore a William e tutti ci avevano creduto), b) le ragazze di Serpeverde non erano niente male, sia nell’intrattenere una discussione, sia con un po’ di fard in mano pronte a rifarle trucco e parrucco in men che non si dica («per le prove generali!» aveva esclamato Albus, che si era messo in combutta con il malefico duo Zabini&Nott) e c) Will sapeva cucire. Non solo. Sapeva confezionare degli abiti paradisiaci. Una certa Millicent e una tipa con le trecce, che si erano improvvisate estetiste e si erano attaccate alle sue unghie armate fino al collo di smalti colorati, le avevano spiegato che la madre di William, Daphne Greengrass in Zabini, era una famosa stilista – aveva anche un negozio, dove probabilmente lavoravano sia Teddy che Victorie – e così il figlio aveva imparato qualcosa dal mestiere. Qualcosa dal mestiere che gli aveva permesso, con qualche tocco di bacchetta e un po’ di sano olio di gomito, di ricavare quella bellissima divisa in meno di due ore.

«Sei un capolavoro!» esclamò il ragazzo soddisfatto e quasi commosso – Scorpius non avrebbe saputo come dirlo meglio, anche se rimase zitto.
«Non lasciarti distrarre» borbottò funerea la ragazza. «Siamo arrivati.»

                                                                                                                               ***

Oltre ogni più rosea previsione di Rose, la McGranitt si era lasciata convincere. William non aveva dovuto neanche sfoderare gli occhi da cucciolo; la Preside si era alzata, aveva stretto con aria cerimoniosa a tutti e tre la mano e dopo un toccante discorso su come l’amicizia portasse a grandi gesti, li aveva scacciati dall’ufficio con il permesso che volevano e la scusa in tasca per fare ciò che desideravano.
«Bene» esclamò Scorpius. «Direi che facciamo giusto in tempo ad andare a prendere le nostre cose in Sala Grande e poi possiamo andare a lezione.»
«Oh, ma non ce ne sarà bisogno...» lo bloccò sornione William. «Scommetto che Rose sarà più che felice di occuparsi personalmente delle nostre borse, vero cara?»
«Certo» sibilò lei e con passo furioso si diresse a prendere le robe di quei due sfaticati.
 In Sala Grande la situazione sembrava essersi un po’ calmata, ma non tanto da impedire a chiunque di registrare l’inatteso ritorno di Rose.
«Ros–»
«Zitto Hugo» lo freddò la rossa, pestando i piedi in direzione della tavolata Serpeverde, dove Albus era appena riemerso da un attacco soffocante di risate. Chris si stava tamponando gli occhi lucidi di lacrime e aveva ancora un sorriso strafottentemente divertito in volto.
«Dove sono le borse di Zabini e Malfoy?» ruggì.
«Qui» riuscì a sillabare Al, prima di accasciarsi sul tavolo.
Chris, in preda a chissà quale pensiero, riuscì ad accodarsi dietro a lei giusto in tempo.
«Dove scappi?» le chiese gentilmente.
«Cerco di recapitare a quei bastardi le loro cianfrusaglie prima di andare a lezione.»
«Capisco. Ti hanno mandato loro, eh?»
«Già» borbottò Rose. Christopher le era simpatico. Era più comprensivo di suo cugino, più empatico di quel carciofo morto di Malfoy e soprattutto meno diabolicamente sadico di Zabini.
«Bene. Allora penso non avrai nessun problema a portare anche i miei, di libri» continuò il ragazzo, mollandole addosso una borsa che doveva aver riempito di sassi per essere così pesante e scattando in direzione dell’aula dove Grifondoro e Serpeverde condividevano la prima lezione.
 
                                                                                                                                ***
 
«Rose, aiutami con trasfigurazione»
«Rose, prendimi qualcosa da bere»
«Rose, proprio non capisco questa formula!»
«Rose, vai a dare da mangiare al mio gufo»
«Rose, vai a chiamarmi Jack Sullivan di Corvonero»
Insomma, il Venerdì di Rose era stato terribile. Aveva fatto qualsiasi cosa le avessero chiesto e doveva essere dimagrita di un paio di chili a furia di correre avanti e indietro e di portare borse. Quei Serpeverde diventavano più esigenti ogni minuto che passava.
«Rose...?»
«No, basta, zitto, muto, non dire niente! Se è qualcosa che è già stato chiesto o prevede un posto in cui sono già stata, non azzardarti a richiedermelo» ringhiò esasperata, interrompendo il povero primino che ora tremava terrorizzato.
«Ma non dovresti fare tutto quello che ti “ordiniamo”?» domandò una ragazzina con aria palesemente divertita e vocetta saccente.
«Sì, ma sono già andata quattro volte sulla Torre di Corvonero e sette nelle cucine... in momenti diversi. Non sono esattamente dietro l’angolo, sai?» rispose a tono la rossa, fissando con odio colei che aveva osato ribadire l’ovvio. «Quindi per i prossimi due giorni faremo così:» disse alzando la voce per farsi sentire da tutti i presenti nella Sala Comune, in modo che poi potessero passare parola anche agli altri, «ognuno mi darà una lista di cose da fare, io raggrupperò per richiesta e le porterò a termine un po’ alla volta – e che siano cose serie, ragazzi: esatto Frank sto parlando con te, l’acqua te la puoi prendere anche da solo. Se invece avete bisogno di aiuto in qualche materia vedete se non siete gli unici e poi, di pomeriggio, vi dividerete i gruppetti qui in Sala Comune e io vedrò cosa posso fare per assistervi, capito?»
Tutti i ragazzi nella stanza annuirono, ammutoliti dal tono autoritario di Rose.
«E ora, se non vi dispiace, me ne vado a letto perché è stata una giornata terribile e domani sarà ancora peggio, okay?»
I presenti annuirono nuovamente e la rossa sorrise soddisfatta. «Perfetto, buona notte a tutti. Sarò davanti al muro alle sette e mezza per prendere le liste. Non dimenticate di aggiornare gli altri sulle novità!»
E detto questo uscì dalla stanza senza aspettare risposta. 

A rompere il silenzio fu un ragazzo del sesto anno con un sorrisetto tra il divertito e l’ammirato: «Tosta questa Weasley, finalmente ho capito perché Scorpius ha perso la testa per lei!»



Rose stava tornando baldanzosamente al suo Dormitorio. Era riuscita a uscire viva da quella giornata d’inferno senza riportare danni mentali permanenti e, dulcis in fundo, aveva in pugno l’intera Casa di Serpeverde. A volte si stupiva da sola. Dato che quelle piccole canaglie verdi–argento avevano passato tutta la giornata a cercare di farsi fare i compiti, Rose avrebbe ritorto la cosa contro di loro. Volevano voti alti? Be’, lei gli avrebbe dati, ma senza spremersi il cervello fino all’esaurimento nervoso come era successo in quel misero Venerdì.

E adesso un po’ di meritata pace... pensò soddisfatta, sfregandosi le mani, pregustando il momento in cui sarebbe riuscita a mettere mani a quella schifosa divisa e a buttarla nell’armadio per almeno una notte. Aveva evitato di proposito qualsiasi superficie riflettente nel castello per non vedersi avvolta in quel ridicolo vestitino, nonostante William e il suo impeccabile buongusto continuassero ad affermare che stava un incanto.
«ROSE!» trillò una vocetta insopportabilmente acuta. 

E adesso che c’è?!

Sulla tromba della scale, con i capelli biondi terribilmente scompigliati e un sorrisetto compiaciuto, c’era un ragazzino incredibilmente basso e magro. Se non avesse avuto la cravatta verde–argento, Rose sarebbe comunque riuscita a capire la Casa di cui faceva parte dal sogghigno falsamente innocente del suo faccino acqua e sapone. 

Oddio, è quel marmocchietto petulante che assillava Scorpius l’altro giorno... Come si chiama? Sono quasi sicura che sia con la C... Chase? Carl? Chaz... CHAD! Sì, è lui il microbo!

«Rose Weasley, ferma là!» ordinò il ragazzino, puntandole imperiosamente un dito contro. 
«Cosa vuoi?» esalò la ragazza scontrosa. 
«Capiti giusto a fagiolo» esclamò Chad soddisfatto. «Devi avverare tutti i miei desideri, giusto?» 
«Veramente...»
«Sì, sì, come vuoi tu» la interruppe il ragazzino. «Ora sturati le orecchie, Weasley.»
«Sì, dimmi...» borbottò scocciata la ragazza. Probabilmente quel nano impertinente non aveva ancora sentito il programma che aveva illustrato qualche minuto prima al resto della Sala Comune di Serpeverde. 

«Voglio che tu mi procuri un appuntamento con Scorpius Hyperion Malfoy.»
 
 




N / A:
...
Non ci sono parole per dire quanto ci dispiace. ToT Siamo sempre in ritardo nei postaggi ma non sappiamo come fare. Abbiamo anche pochissimo tempo per rispondere alle recensioni o per riempire questo miserabile spazietto delle Note Autori (soprattutto perché Matiux sta per essere inculata a scuola e Swichi si è trasformata in un mostro per colpa di Matiux. Che depressione).
Vi amiamo tantissimo e le vostre recensioni (alle quali risponderemo prestissimissimo!) sono sempre più stupende <3
Comunque, prima che scappiamo, sappiate che siamo già a buon punto con il prossimo capitolo e cercheremo di essere puntuali :D Sarà anche ora che finiscano Maggio, le verifiche e la SCUOLA!
Per la scommessa dello scorso capitolo: il carattere del caro Chad è liberamente tratto dal nostro amato Kurt e anche la battuta del "piangere sulle mie spalline!" [Un super brava a Matilde97 per averla capita :D] mentre l'aspetto fisico è preso da Chandler, personaggio che purtroppo è comparso in un solo episodio! [Grande lunatica365!] Un applauso anche a: Jo_94 <3
Un bacione, 

Swichi e Matiux

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Capitolo 20
*** ... COSA?! ***


Dedichiamo questo capitolo alla fantastica toccamilemaniamore che ha segnalato la nostra storia per le Scelte del sito <3
 

 
... COSA?!
[Una sconvolgente serie di turbe mentali collettive made in Serpeverde]
 
 
 
La mattina dopo, in Sala Grande...
 
Rose era nervosa. Non nel modo furioso del giorno prima (ora che aveva messo all’angolo i Serpeverde non aveva più così tanti problemi), ma nervosa in senso ansiosa.
Stava servendo la colazione al tavolo verde-argento e non poteva fare a meno di sentire lo sguardo imperioso di Chad sulla nuca.
«Stupido marmocchio, vuoi smetterle di fissarmi?!» sussurrò, spalmandogli con malagrazia la marmellata di albicocche – la sua preferita a quanto pareva – su una fetta di pane.
«Non finché non esaudirai i miei desideri, sciocca Weasley.»
Rose odiava il modo in cui, anche dal suo metro e cinquanta scarso di altezza, riuscisse a squadrarla dall’alto in basso con superiorità.
«Non so come fare, okay?» confessò rabbiosamente.
«Non sono affari miei» commentò tranquillamente lui, linciando con lo sguardo una sua compagna che lo fissava con aria adorante. «Lo aspetterò di fronte alla Foresta Proibita alle quattro. Fai in modo che sia lì o io farò in modo di renderti la vita un inferno.»
La rossa ringhiò e passò a servire una ragazza del Quinto anno particolarmente ingorda.
«Rooooose!» trillò Will, in quel momento.
Ecco, mi mancava giusto questo.
Si avviò con aria rassegnata dal ragazzo, circondato dai tre storici amici.
«Cosa vuoi, Zabini
«Voglio che mi organizzi un appuntamento.»
«Cosa?»
«Per Albus!»
«COSA?»
«Hai capito bene, Rosie. Sono stanco di averlo sempre tra i piedi quando è chiaro che voglio stare da solo. O in alternativa con Chris. Soli.» sospirò drammaticamente, mentre Scorpius picchiettava gentilmente le spalle di Albus, che si stava strozzando. «E poi è tuo cugino, dovresti preoccuparti della sua vita amorosa... o in questo caso della sua assenza.»
Proprio in quel momento, tra le grida indignate di Al («Nessuno si deve preoccupare della mia vita. Soprattutto amorosa!») e di Christopher («E tu, Will, vuoi smettere di sbandierare la nostra invece?!»), a Rose venne l’idea.
 
Avvicinare Scorpius non fu difficile. Quando gli chiese se potevano parlare un momento da soli, il ragazzo si illuminò in volto in maniera inspiegabile – che avesse già in mente la prossima, sadica scommessa? Pareva quasi impossibile – e la seguì senza protestare un po’ discostati dai compagni. 
«Allora?»
«Ecco, ti volevo dire una cosa che... Ehm.»
Rose si trovò inaspettatamente senza parole. L’idea di poco prima non sembrava più tanto brillante. Insomma, quando si trattava di Albus era semplice: bastava fingere di sapere tutto (dal fatto che avesse trasfigurato il bagnoschiuma di James in polvere urticante o chi fosse la biondina con le lentiggini che gli piaceva) anche se in verità non ne sapeva niente. Prima o poi, mantenendo una solida facciata, Al avrebbe ceduto e confessato da solo. Ma Scorpius... 

Be’, se sono amici ci sarà un motivo... Di solito tra cretini ci si piace. 

«Ehi, Rose?» la richiamò all’attenzione il biondo, sventolandole una mano davanti agli occhi. 
Era preoccupante notare come il ragazzo avesse preso la malsana abitudine di chiamarla per qualsiasi ragione per nome. 

No. Non ti distrarre in pensieri inutili. Quel marmocchio ti farà la pellaccia se non gli procuri questo stramaledetto appuntamento con il biondastro. 

«Io so chi ti piace» sputò tutto d’un fiato.
Quello era un azzardo parecchio grosso, effettivamente. Non era neanche sicura che Scorpius avesse il benché minimo accenno di interesse per qualcuno, in quel momento.
Ma dato che il biondo arrossì colpevole e starnazzò un «COSA?!» che dava ben pochi dubbi, Rose si sentì abbastanza incoraggiata.
«Sì, so che c’è questa persona... che, insomma, che ti piace molto.»
Malfoy era paralizzato. Sembrava proprio un bambino beccato con le mani nel pentolone con quelle guanciotte arrossate e l’aria imbarazzata.
«E anche questa persona ti – ehm – ricambia. Quindi, dato che sono una brava persona e voglio farmi perdonare per quello che ha fatto mia cugina, ti ho combinato un appuntamento con... quella persona, ecco.»

Uff. Speriamo in bene. Non ci saranno seconde occasioni. 

«D–davvero?» balbettò Scorpius. Adesso nei suoi occhi si era acceso un barlume di speranza e sembrava più entusiasta che imbarazzato.
Allora c’era davvero qualcuno per cui aveva una cotta... Interessante. 
«Certo!» esclamò, cercando di sembrare convincentemente amichevole. «Fatti trovare davanti alla Foresta Proibita questo pomeriggio alle quattro.»
«O–ok.» Scorpius pareva senza fiato. La salutò con un cenno del capo parecchio traballante e si allontanò, squittendo qualcosa sull’andare a Pozioni. 
Rose inclinò divertita la testa da un lato e osservò con una certa dose di tenerezza il biondo barcollare dalla parte opposta del laboratorio di Pozioni.

                                                                                                                     ***

 Quello era il giorno più bello della sua vita, decise Chad. 
Stava uscendo con niente meno che Scorpius Hyperion Malfoy e in camera aveva incorniciata una foto mentre era semi–nudo. E, cosa non meno importante, avrebbe fatto schiattare di invidia tutte le sue amiche dello SCOPAMI quando avrebbe raccontato la sua uscita con Scorpius.
L’inizio non era stato molto promettente. Nonostante Chad adorasse l’espressione stupidamente stupita di Scorpius quando non riusciva a capire qualcosa (e fortunatamente per lui succedeva un sacco di volte), ci aveva messo un po’ a spiegarli che quello era un appuntamento e lui non doveva azzardarsi a pensare di scappare che si sarebbe trovato steso a terra da uno Schiantesimo.
Dopo ciò, le cose erano andate a gonfie vele. Scorpius aveva riso alle sue battute, anche se con una strana smorfia sulle labbra sottili, l’aveva appoggiato con molto fervore quando avevano parlato dei suoi due compagni, Stebbins e McNair, che lo prendevano in giro e gli nascondevano le mutande perché era gay, e lo aveva persino tenuto per mano per un certo tratto di strada (anche se prima si era assicurato che si fossero ben addentrati nella Foresta Proibita). 
«Bene» gorgheggiò soddisfatto quando finì l’appuntamento – era quasi ritornati in prossimità del castello. 
«Mi sono davvero divertito, Chad» esclamò Scorpius. Pareva sollevato che fossero finalmente ritornati al punto di partenza. Chad, con un moto di stizza, lo collegò al fatto che avesse iniziato a tirare un po’ di vento negli ultimi quindici minuti. Sicuramente era per quello.
«Anche io» commentò beatamente, stringendo forte la mano del suo paladino.
«Bene, e ora...» 
«Baciami.»
«COSA?!»
«Baciami» ordinò ancora Chad, un po’ infastidito.
«Stai scherzando, vero?» strillò il biondo, fissandolo a occhi aperti.
«Certo che NON sto scherzando» sibilò il ragazzino, fulminandolo con lo sguardo. Ok, era appurato che adorasse la maniera di Scorpius di cadere sempre dalle nuvole nonostante avesse diciassette venerandi anni d’età, ma c’era un limite a tutto; anche un imbecille sapeva che un appuntamento degno di questo nome finiva con un bacio mozzafiato. «E ora baciami» si impuntò, chiudendo gli occhi e sporgendosi leggermente in avanti. 
«N-no!»
«Cosa?»
«No, Chad» ripeté Scorpius, più convinto.
Il ragazzo aprì gli occhi, imbronciato. «Qual è il problema adesso?» scattò rabbiosamente, mettendosi le mani sui fianchi con aria scocciata. Qualcosa nel suo stomaco cominciava ad aggrovigliarsi dolorosamente. 
«Non posso baciarti. Insomma, sei un ragazzo e...» balbettò a disagio il più grande. 
«Perfetto! Ti permetti di precluderti la possibilità di baciarmi solo perché siamo dello stesso sesso? Sei omofobo per caso? Avevi intenzione di dirmi una cosa del genere in modo da non distruggermi il cuore?!» strillò Chad, ferito. 
«No, no, cosa ti salta in mente!» si affrettò a tirarsi indietro Scorpius. «Ci sono un miliardo di ragioni perché non posso baciarti: insomma, io sono più grande, sono più biondo, mi piace un’altra persona...»
«PERFETTO!» lo interruppe ancora Chad, stavolta urlando. Sentiva le prima lacrime affollarsi intorno ai suoi occhioni verdi. «Sei uscito con me, mi hai stretto la mano, hai promesso di menare quei deficienti dei miei compagni e mi hai schifosamente illuso per poi sbattermi in faccia che ti faccio schifo? Non ti credevo una persona del genere, Scorpius.»
«No, Chad, aspetta... Parliamone...»
«Non c’è niente da dire!» strepitò istericamente Chad. E pestando i piedi se ne andò, sfregandosi rabbiosamente gli occhi con la manica della divisa. 

 Scorpius ritornò al Dormitorio con l’aspetto di uno zombie. 
«Scorp, cosa succede?» scattò subito William, alzandosi in piedi in un balzo. Al si limitò ad alzare il naso dal libro che stava leggendo e fare un check–up visivo dell’amico per accorgersi se stava bene. 
«Will, sono un essere infame...»
«Te ne sei accorto solo ora...» borbottò scherzosamente Chris. 
Will si girò a fulminarlo con lo sguardo e, quando fu nuovamente tornato a confortare il cugino, l’altro ragazzo iniziò a fargli le linguacce. Lo detestava quando entrava in modalità mamma–chioccia, anche perché non succedeva mai a lui. 
«Sono un mostro...» 
Will lo fece accomodare sul suo letto, poi si posizionò davanti a lui e lo fronteggiò con il suo migliore sguardo da cattura–informazioni/gossip. 
Alla fine, dopo un estenuante quarto d’ora di lamenti sconnessi sull’essere un disastro nelle relazioni interpersonali e un eventuale ritiro a vita di clausura, Scorpius confessò: «Ho rovinato la vita a un marmocchio.»
«Cosa?» domandò Chris sconvolto. Malfoy era quel tipo di persona che non avrebbe fatto male neanche a una mosca volontariamente – soprattutto perché si sarebbe impressionato. 
Il biondo spiegò tutta la situazione concitatamente, alternando insulti verso il suo miserabile essere una persona senza cuore e tatto alcuno a vere e proprie imprecazioni contro Chad.
«Quindi, fammi riassumere,» si intromise inaspettatamente Albus, «sei uscito con questo ragazzino petulante pensando che saresti andato a farti un giro con Rose, gli hai stretto la mano, hai assecondato qualsiasi sua pretesa, e quando lui ti ha innocentemente chiesto di baciarlo...»
«Innocentemente? Un altro po’ mi stuprava in mezzo al bosco, Al!»
«... tu gli hai tirato fuori la sfilza di diecimila “buoni” motivi per cui non avresti dovuto – o meglio voluto stare con lui.»
Scorpius emise un gemito sconfortato.
«Sei un mostro» dichiarò senza pietà Albus, prima di chiudersi le tende del letto intorno e continuando la sua lettura, senza dare ascoltando alle strazianti suppliche dell’amico. 

Dopo un’altra decina di minuti, Will riuscì a tranquillizzare Scorp con la promessa che avrebbe trovato la piccola peste e avrebbe sistemato le cose. 
«Adesso tu e Albus andate giù a fare la seduta di compiti con Rose, ci coprite le spalle, e in men che non si dica io e Chris saremo ritornati con il piccoletto tutto sorridente con noi e disposto a perdonarti.»
 
                                                                                                                                     ***
 
«Stai davvero prendendo questa cosa seriamente?» domandò sorpreso Chris quando furono sgattaiolati fuori dalla Sala Comune gremita di povere, innocenti vittim-  molti, allegri Serpeverde pronti allo studio.
«Certo!»
Chris inarcò un sopracciglio.
«Oh, e va bene» sbottò Zabini, lanciandogli un’occhiataccia. «Un po’ è per non sentire quella piaga di Scorp piagnucolare tutto il giorno!»
«E...?» lo incoraggiò l’altro, con un sorrisetto divertito.
«Ma lo sai che sei davvero noioso?!» strepitò William, affrettando il passo con aria scocciata. «Sì, ok, lo ammetto, non avevo voglia di studiare con Rose, ma il povero destino di quel marmocchio mi interessa sul serio.»
«Non ne dubito...»
«CHRIS!»
«Ok, ok» ridacchiò Nott, schioccando un bacetto sulla guancia arrossata di Will.
«Guarda che non mi corrompi mica così facilmente...» borbottò il ragazzo, con una faccia che diceva tutto il contrario, sfregandosi la guancia. «E ora apri gli occhi e orecchie: la caccia è cominciata.»
 
                                                                                                                                       ***
 
«Bene, piccoli sciacalli in verde-argento, è ora di cominciare!» esclamò Rose, pimpante. L’essere riuscita a organizzare l’appuntamento di Scorpius e Chad le aveva decisamente migliorato l’umore – fino a quando Will non aveva preteso di essere portato in braccio fino in classe. «Come potete vedere, ho creato questa zona nella vostra Sala Comune perfetta per lo studio. Adesso vi disporrete tutti per classe. Forza!»
«Ma questa cosa non doveva essere divertente?» sussurrò una ragazza del quinto.
«Sì, lo so» sbottò scocciato Albus. «E pensa che io sto con lei da quando eravamo neonati.»
La ragazza rabbrividì e colse al suo posto senza fare altre storie.
«Magnifico! Ora che siamo tutti pronti, cominciamo! Ognuno si dedichi alla materia che preferisce – ripassare, s’intende – e se ha dei dubbi mi chiami pure alzando educatamente la mano.»
Scorpius , che doveva assolutamente ripassare Cura delle Creature Magiche perché in quella materia faceva più che schifo, sbuffò sonoramente.
«SILENZIO!» ruggì Rose.
Sarebbe stato un luuungo pomeriggio.
 
                                                                                                                                   ***
 
Dopo dieci minuti di esplorazione, Will e Chris non avevano ancora ritrovato Chad e l’impresa sembrava diventata impossibile.
«Merlino, non lo troveremo mai!» sbottò Chrisopher. «Non mi ricordo neanche che faccia ha, pensa se posso sapere dove si è cacciato.»
«Smettila di lamentarti» lo riprese bonariamente Will. «Abbiamo uno scaltro cervello Serpeverde e lo useremo proprio per questo.»
Nott sospirò.
«E comunque mi è venuta in mente una cosa...» continuò William, sogghignando. Afferrò per il polso l’altro ragazzo e cominciò a camminare di buona lena, trascinandoselo dietro. Quando iniziarono a salire delle scale ben conosciute, Chris inizialmente strabuzzò gli occhi, colpito, poi annuì, capendo. Effettivamente, la Torre di Astronomia era il luogo perfetto per piangersi un po’ addosso.
«Ci venivo sempre quando prendevo un brutto voto...» ricordò con aria pensierosa Chris, continuando a salire le ultime scale. «E anche quella volta che non hanno voluto prendermi nel Club dei Duellanti, al secondo anno...»
«Come se non lo sapessi fin troppo bene» commentò con aria di superiorità Will. «Ti devo ricordare che era che veniva a consolarti e portarti la cena trafugata dalle cucine ogni volta?»
«Ehi!» protestò Chris, parzialmente offeso nel suo orgoglio maschile. «Guarda che me la ricordo benissimo quella volta che ti volevi buttare di sotto dalla Torre perché la Baston di Corvonero ti aveva fatto Evanescere i pantaloni in classe.»
Will arrossì impietosamente. «Avevo tredici anni!»
«E mezzo» precisò puntiglisamente l’altro.
«Ehi, guarda che...»
Ma Will non fece in tempo a finire la frase, perché Chris gli tappò bruscamente la bocca, tendendo le orecchie. Nell’improvviso silenzio si udì chiaramente il suono di un singhiozzo soffocato.
«Trovato» sussurrarono in sincrono.

                                                                                                                                     ***
 
Le cose nella Sala Comune di Serpeverde non procedevano esattamente come programmato. Rose aveva preso in simpatia solo i primini, che, ancora terrorizzati da compiti ed esami, pendevano letteralmente dalle sue labbra, e due gemelli del quarto anno, che avevano un’intera famiglia Corvonero e il conseguente obbligo morale di prendere Eccellente in ogni materia. Da quel che si sapeva in giro erano gli unici, dopo Hermione Granger, ad avere avuto il permesso di utilizzare una Giratempo per seguire più contemporaneamente. Gli altri erano tutte potenziali vittime della Weasley.
«Tua cugina si comporta sempre così?» borbottò a bassa voce Amanda, che era riuscita a farsi spostare al loro tavolo con il pretesto di farsi spiegare meglio una formula di pozioni dai più grandi.
«Oh sì» sospirò Albus. «Ma non è colpa sua, però. Papà dice che è stata sotto l’influenza di zia Hermione per troppo tempo. Fortunatamente zio Ron è riuscito a salvare Hugo.»
«Wow» mormorò la ragazzina, scoccando un’occhiata in tralice alla Weasley, «mi chiedo come faccia a piacerti una così!» esclamò piano, rivolgendosi ovviamente a Scorpius, seduto di fianco a lei.
«A me non-»
«Oh, ti prego! Almeno non guardarla con quell’aria adorante, se vuoi spacciare per vera l’esorbitante bugia che stai per dire» lo ribeccò sapientemente Amanda.
Albus soffocò prontamente una risata. Da quando la ragazzina aveva scaricato brutalmente Scorpius, smettendo di essere così appiccicosa, era diventata molto più simpatica.
«Mi chiedo cosa farebbe se prendesse un Troll in qualche materia...» continuò assorta la malefica Serpeverde, osservando pensierosa Rose mentre cercava di non farsi venire un attacco cardiaco nello spiegare Aritmanzia a Goyle, un inetto del Quinto anno con pochissime speranze di promozione.
«Oh-o» sogghignò Albus, «è successo, è successo.»
Scorpius strabuzzò gli occhi e si dimostrò molto più attento a quello che diceva l’amico che a sbattere la testa contro il libro (piuttosto feroce, a dire il vero) di “Cura delle Creature Magiche” e Amanda spalancò la bocca, incredula.
«Non. Ci. Posso. Credere.»
«Credici!»
«Dai, racconta!»
Dato che la diretta interessata era abbastanza occupata a spaccarsi la schiena con i compiti di Goyle da non accorgersi che molti altri tavoli stavano bisbigliando, Albus si sentì incoraggiato a continuare. «Al Primo anno, lezioni di volo.»
Scorpius si annotò mentalmente di fare qualcosa che riguardasse Rose e una scopa volante in una delle prossime scommesse.
«Non è assolutamente capace di volare. Almeno zia Hermione, a suo tempo, era riuscita a passare... lei no. Impedita allo stato puro.»
«Incredibile!»
Rimasero qualche minuto in silenzio, ognuno fingendo spudoratamente di ripassare la materia scelta sotto lo sguardo vigile della Weasley, che passava tra i vari gruppi bacchettando i più chiacchieroni.
 
                                                                                                                              ***
 
Quando Will e Chris entrarono nella Torre di Astronomia, Chad era di spalle e quindi non li vide né li sentì.
I due si avvicinarono lentamente, non sapendo come annunciarsi per non sembrare insensibili e avendo anche paura di spaventarlo.
Dopo poco, però, Christopher fece una faccia strana, guadagnandosi un’occhiata interrogativa da William. «Ehi Chris, che succede?» mimò con la bocca per non farsi sentire.
«Sto per starnutire!» rispose allo stesso modo Nott con un’espressione dispiaciuta.
«No, no aspetta! Non so ancora come-»
Eetciù!
Will e Chris si immobilizzarono mentre l’eco dello starnuto riecheggiava tra le pareti della torre, aspettando che il ragazzino si voltasse di scatto, cacciandoli senza nemmeno ascoltarli.
Fortunatamente non successe: Chad, raggomitolato su se stesso, affondò ancora di più la testa tra le braccia, tirando rumorosamente su con il naso. «Melanie, puoi anche andartene: non ce l’ho un ciuffo di capelli di Scorpius» biascicò tra i singhiozzi.
Zabini allora si schiarì la voce, «Ehm... veramente non siamo Melanie. Siamo Will e Chris.»
«Oh bene,» commentò sarcastico il più giovane, «Scorpius ha mandato i suoi amichetti a scusarsi per lui. Che pappamolla»
«In realtà siamo venuti a cercarti di nostra spontanea volontà perché sapevamo che ci saresti rimasto male. Pensa che anche Scorpius, con la sua sensibilità da triglia, stava uno schifo» fece William con un sorriso, andando a sedersi di fianco a Chad.
Chris alzò gli occhi al cielo, leggermente infastidito da tutte le attenzioni di Will che quel microbo gli stava rubando, e andò ad accomodarsi un po’ più distante, poggiando la testa contro il muro e rilassandosi.
«Senti,» incominciò Zabini poggiando un mano sulla spalla dell’altro.  «Non sono il tipo che sa fare grandi discorsi illuminati – infatti mi sto ancora domandando da dove mi siano uscite le fantastiche frasi che ho detto un paio di giorni fa a Scorpius – ma ora mi concentro.»
Nel frattempo aveva attirato l’attenzione del ragazzino, che ora lo guardava con gli occhi lucidi spalancati alla ricerca di conforto.
«Ecco... guarda, non è una faccenda personale, mio cugino è tardo di natura, okay? Ed è pure innamorato perso di Rose, quindi non devi pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in te, solamente lui non è quello giusto. Devi trovare qualcuno che possa ricambiare il tuo amore... »
«Ossessione» borbottò Chris tra i denti, senza essere però sentito.
«Ma io amo Scorpius!» bisbigliò con voce strozzata Chad, gli occhi nuovamente pieni di lacrime.
«Oh no, non rimetterti a piangere, ti scongiuro. Ho visto troppe persone in queste condizioni in troppo poco tempo!» scherzò William, cercando di strappare un sorriso al biondo, ma vedendo che non aveva funzionato tornò serio. «Okay, ascoltami per favore: tu credi di amarlo, ma è solo una cotta. Ehi, ragazzino, hai solo tredici anni; hai tutta la vita davanti! Inoltre sei di bell’aspetto e hai una personalità incredibile: vedrai che tra un paio di anni avrai chiunque ai tuoi piedi»
Finalmente Chad azzardò un sorrisino tremulo, asciugandosi gli occhi con una manica della divisa. «Dici davvero?»
«Ma certo! Devi solo trovare qualcuno che ti insegni a sfruttarla al meglio» gli sorrise di rimando Will, facendogli l’occhiolino, «Considerati la mascotte ufficiale dell’indivisibile duo Zabini&Nott!»
«Cosa?!» saltò su improvvisamente Chris – Oh no, non avrebbe sopportato un terzo incomodo; già avevano quello sfaticato di Albus sempre intorno.
William però lo ignorò, tornando a rivolgersi al ragazzino. «Qualsiasi cosa ti serva o servirà in futuro non farti problemi a chiedercela»
«Davvero?» domandò nuovamente Chad, incredulo, ora con un sorriso genuino ad illuminargli il volto. «Grazie, grazie!»
Will dovette puntellarsi con un braccio per non finire disteso sul pavimento quando il ragazzino gli si lanciò al collo, stritolandolo in un abbraccio soffocante. Zabini rise dandogli delle leggere pacche rassicuranti sulla schiena e dopo qualche secondo il più piccolo si staccò, lisciandosi la divisa e riacquistando la sua proverbiale compostezza. «Bene, signori, penso che sia arrivato il momento che Chad McDonald vada a chiedere di togliere la propria iscrizione allo SCOPAMI. Non mancherò di farmi sentire. Ciao Will!» esclamò poi, fiondandosi giù dalle scale.
«Perfetto: il mio compito qui è terminato. Un altro lieto fine firmato William Zabini» sospirò soddisfatto il ragazzo stiracchiandosi e poi girandosi finalmente verso Christopher, che era rimasto zitto fino a quel momento, tranne per qualche commentino caustico qua e là.
«Ehi Chris, che succede? Non dirmi che devo consolare anche te, ora!» ridacchiò Will, avvicinandosi gattonando all’altro,che aveva il volto stranamente inespressivo.
Non ricevendo risposta, Zabini corrugò le sopracciglia perplesso, sventolando una mano di fronte agli occhi di Christopher.
«Iu-huu, Chris?»
«Ti ha abbracciato» sussurrò Nott, con lo sguardo ancora perso nel vuoto.
«È solo questo il problema? Sei geloso?» domandò William divertito.
«Solo?» gli fece il verso Christopher, accigliandosi.
«Oh dai, lo sai che non potrei mai preferire lui a te!»
«Magari cederai solo per avere l’opportunità di essere il più alto.»
Will sgranò gli occhi e gli diede un pugno scherzosamente offeso sulla spalla, esclamando: «Non l’hai detto sul serio!», poi gli lasciò un bacio a stampo sulle labbra corrugate e balzò in piedi, tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Chris sospirò e sorrise, afferrando la mani di Zabini e tirandosi su.
«Sei unico, Will» gli sussurrò all’orecchio, mentre cominciavano a scendere le scale con le dita ancora intrecciate.
 
***
 
«Weasley, Weasley!» strepitò Amanda, allungando la mano il più possibile per farsi notare.
«No! Cosa fai?» sussurrò Albus preso dal panico, osservando con aria terrorizzata la cugina abbandonare il tavolo di Goyle con un sospiro di sollievo e dirigersi verso il loro a passo di marcia.
«Rigiro questa patetica situazione a nostro favore» rispose semplicemente la ragazzina, prima di squadernare un sorrisetto made in Serpeverde che prometteva solo guai.
 
Una decina di minuti dopo...
 
«Non credo che sia una buona idea» bisbigliò Al, osservando preoccupato la schiena rigida di Rose, qualche passo avanti a loro.
«Non è che si ammazza sul serio?» si intromise Scorpius angosciato.
«Ma figurati, non può essere così impedita!»
«Oh, tu non ti immagini neanche...» sospirò Albus con aria rassegnata. «Zio Ron ha perso qualcosa come dieci anni di vita e la maggior parte dei suoi neuroni per insegnarle a stare in equilibrio, ma proprio non fa per lei.»
All’improvviso Scorpius si ricordò di quando, per scappare da quella maledetta partita di Quidditch qualche mese prima, erano dovuti scappare a cavallo di una scopa e lei non glli era sembrata esattamente entusiasta.
«Ragazzi, sentite, mi sembra proprio una cattiveria questa. Non è che puoi dirle di lasciar stare, Amanda?» domandò il biondo, ora ancora più preoccupato, stropicciandosi le mani.
«Oh, non ci penso neanche! Dopo quello che mi ha fatto passare in questi giorni quando era lei che avrebbe dovuto penare, ci vuole proprio una bella rivincita»
 
Rose, nel frattempo, si era procurata una scopa dalla rimessa e si stava avvicinando al gruppetto di Serpeverde venuti ad assistere con l’espressione di una condannata a morte.
«Okay, ecco... dovete posizionarvi di fianco alla scopa e dire “su!” con sentimento» spiegò la rossa con voce strozzata, stendendo una mano sopra il manico. «Tipo così: SU!»
La ragazza fissò la scopa, concentrata, ma quella non si mosse di un millimetro.
«SU!» esclamò di nuovo, frustrata, mentre una risatina cominciava a serpeggiare tra i ragazzi.
«SU!... SU!... SU!» tentò ancora e ancora prima insicura, poi imperiosa e infine implorante.
Quando si rese conto che quella maledetta scopa non l’avrebbe mai ascoltata e che stava facendo la peggior figura di tutta la sua vita, si piegò furtiva e raccolse il manico con aria indifferente. «Bene. A questo punto dovete cercare di salire sopra... tipo... aspettate...»
Rose lottò un po’ per riuscire a sedersi sul manico mentre cercava di spiegare la procedura ma, appena riuscì a mettersi comoda, non ebbe il tempo di stirare un sorrisino soddisfatto che la scopa schizzò verso l’alto, facendola urlare dal terrore.
Tutti i Serpeverde erano piegati in due dal ridere, quasi alle lacrime, tranne Albus e Scorpius che non riuscivano a staccare gli occhi, sgranati dall’orrore, dalla figura nel cielo che sfrecciava da una parte all’altra senza controllo.
«Al, Al, che facciamo? Porco Godric, se cade si ammazza!» strillò il biondo, aggrappandosi al braccio dell’amico quando la ragazza fece una virata piuttosto pericolosa, gridando e abbracciandosi al manico della scopa con tutta la forza che aveva in corpo.
«Non... non ne ho idea» squittì Albus pietrificato.
A quel punto Scorpius capì che avrebbe dovuto cavarsela da solo data l’inutilità di Al in quelle condizioni. Di certo non avrebbe potuto prendere una scopa e lanciarsi all’inseguimento della rossa: non sarebbe mai riuscito a farla passare sul proprio manico e   molto probabilmente avrebbero rischiato di cadere entrambi. Così si stacco da resto del gruppo e, toccandosi la gola con la bacchetta, pronunciò un Sonorus. «Rose! Rose, devi scendere!»
La distanza attutì la risposta della Weasley, ma il ragazzo era sicuro che il tono fosse decisamente sarcastico.
«Okay, ora ascoltami bene: piega il manico verso il basso per venire più giù. Poco, altrimenti vai in picchiata e ti schianti»
«Rassicurante!» urlò Rose nel panico mentre si accingeva a seguire i comandi del biondo.
Stava comunque andando troppo veloce e dunque presto avrebbe dovuto rialzarsi in volo per non spiaccicarsi contro qualcosa. Quando stava per passare per l’ennesima volta sopra il gruppetto di Serpeverde che ancora rideva e la indicava, la voce di Scorpius la prese alla sprovvista: «Buttati!»
«Cosa?!» gridò sconvolta.
«Buttati giù dalla scopa! Sono solo un paio di metri, ti prendo io: te lo prometto» la pregò il ragazzo, sull’orlo di una crisi di nervi.
La rossa chiuse gli occhi, inspirò profondamente per farsi coraggio e, dopo aver calcolato più o meno il momento giusto per non sfracellarsi al suolo, si lasciò cadere nel vuoto.
In fondo meglio in braccio a Malfoy che spalmata sugli spalti del campo da Quidditch, no?
Dopo qualche secondo di caduta libera – con urlo spaccatimpani annesso –, Rose si sentì afferrare da un paio di braccia robuste.
 
Albus, poco distante, si fermò a contemplare la scena che si presentava davanti ai suoi occhi: Scorpius si stringeva Rose al petto sorridendo come un ebete mentre lei teneva ancora gli occhi serrati dallo shock della caduta. Da un punto imprecisato, inoltre, erano comparsi Will e Chris – quest’ultimo con un’aria particolarmente scocciata – seguiti a ruota dall’entusiasta ragazzino biondo che poco prima era stato rifiutato dal giovane Malfoy, che invocava a gran voce il nome di Zabini.
Al si accarezzò il mento, pensieroso.
Uhm... c’è qualcosa di diverso nell’aria... ponderò ispirato. Mah, sarà la primavera! decise subito dopo, saltellando poi spensierato verso gli amici.
 
 
 
 
 
 
 
 
N / A:

Ci sono un bel po' di cose da festeggiare! Aaaaallora:
1. Siamo arrivate al capitolo 20!  Hip hip urrà per noi ^o^
2. Abbiamo superato le 200 recensioni! [Ok, questo da un po', ma non vi abbiamo mai ringraziate abbastanza :D ]
3. È finita la scuolaaaaa!
Quindi, per festeggiare, abbiamo deciso di postare il capitolo un po’ prima (sai di quanto, solo di un giorno) anche se voi non sarete così sfaticate da passare QUESTO Sabato pomeriggio a leggere i nostri scleri (ma solo oggi, perché è un giorno importante UoU).
Comunque noi ci siamo riscattate stamattina. Non sappiamo cosa si faccia in altre città, ma qui a Padova (e sì, avete indovinato, viviamo proprio a Padova!) alla fine della scuola ci si ritrova in centro, in Prato della Valle, e ci si butta in fontana XD
Swichi: È stata una dura lotta a suon di gavettoni e bottigliette, ma mi sono fatta valere. E ho anche parzialmente difeso Matiux, che è stata così pirla da non riuscire a prendere neanche un’arma e rimanere indifesa come una capra sotto gli schizzi altrui xD
Matiux: Io invece sono stata spinta da un maledetto sconosciuto in fontana -_- Sono arrivata a casa bagnata fradicia (e OVVIAMENTE avevo la maglietta bianca e il reggiseno scuro, un classico) e mia mamma mi ha fatto cambiare fuori, davanti alla strada, così, per dare spettacolo. Siamo tutti un po’ sclerotici qui a Padova, sapete com’è...
E voi... tanto per conoscerci meglio, dove abitate? Come avete festeggiato questo fantastico giorno di fine scuola? *___*
Speriamo che il capitolo vi piaccia, anche perché era pronto da talmente tanto tempo che non ci ricordavano neanche cosa succedesse e forse ci sarà qualche errore qua e là...
Un bacione e un augurio di buona estate a tutti quanti <3 (anche se noi continueremo a rimanere collegate a postare questa pazza storia)
 
Swichi e Matiux
 

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Capitolo 21
*** Serpeverde si nasce o si diventa? ***


Questo capitolo è dedicato alla fantastica _LenadAvena_ che ha segnalato la nostra storia per le Scelte e alla meravigliosa Harry Potterish che ha creato il banner della nostra storia *piangono di commozione* Grazie ragazze <3
 


Serpeverde si nasce o si diventa?
[Tra flashback che dimostrano come Rose e Scorpius si sono sempre amati...]

La mattina che Rose non fu più costretta a indossare quella ridicola divisa da Serpeverde era il primo giorno di Aprile. Era passata circa una settimana dall’incidente con la scopa e da qual momento la rossa aveva cercato di evitare il più possibile Scorpius. Ancora le veniva in mente la sensazione di sicurezza che l’aveva pervasa quando il ragazzo l’aveva stretta tra le braccia, bloccando la sua caduta.
 
Ti sei appena lanciata da una scopa in corsa, ma non sei morta, non sei morta! Continuava a ripetersi Rose mentalmente, tenendo gli occhi ancora serrati nonostante il senso di caduta nel vuoto fosse finito da un po’. Ora si sentiva comunque sospesa, ma al sicuro; non di certo su una scopa assassina.
Sentì qualcuno avvicinarsi saltellando e si azzardò ad aprire un occhi, socchiudendolo appena. Albus era poco distante e le sorrideva rassicurante. Ed era al suo livello, non un puntolino nero che spiccava sul verde dell’erba.
A quel punto la ragazza si decise ad aprire entrambe le palpebre, ma quello che non si aspettava era trovarsi così vicina al volto di Scorpius. Rose spalancò la bocca, sorpresa, ma non riuscì a dire niente mentre il biondo la fissava con un’espressione interrogativa, come se fosse lei quella che aveva qualcosa da spiegare e non lui, che si teneva in braccio una ragazza come se niente fosse da ben cinque minuti.
«Ehm... ora potresti anche mettermi giù» fu l’unica cosa che riuscì a balbettare dopo qualche altro secondo di mutismo assoluto, abbassando subito gli occhi, imbarazzata, e quindi non notando l’espressione delusa di Scorpius.
 
Quello che ricordava dopo che era riuscita a rimettere finalmente i piedi per terra, era che praticamente era scappata verso il castello inventandosi una scusa assurda, senza neanche salutare William e Christopher quando era passata loro di fianco.
La cosa iniziava a sfuggirle di mano e Rose se ne stava accorgendo ogni minuto che passava. Quelle scommesse si erano tramutate in qualcosa di più che un semplice tentativo di distruggersi la reputazione a vicenda e, anche se la cosa la spaventava, non era ancora pronta a darci un taglio.
Per fortuna tra un po’ ci saranno le vacanze!, pensò sollevata, mentre si dirigeva pensosamente a lezione di Erbologia.
A breve, infatti, ci sarebbero state le vacanze di Pasqua e Scorpius le avrebbe passate come ogni anno lontane dal Castello, così lei avrebbe avuto un po’ di tempo per pensare alle scommesse e cercare di dimenticarsi del biondo (e di tutta la confusione che aveva in testa ultimamente) senza trovarsi la sua faccia davanti ogni minuto, cosa che rendeva più ardua l’impresa.
 
                                                                                                                           ***
 
Circa una settimana dopo... 

Alla fine, nonostante tutti i suoi sforzi, Rose non era riuscita a ottenere niente... se non pensare a Scorpius ancora più intensamente di prima. Insomma, come cavolo era arrivata fino a quel punto? Qualche mese prima si sarebbe volentieri sputati in un occhio e adesso non riusciva a distogliere i suoi pensieri da lui. Ovviamente, anche ora gli avrebbe sputato in un occhio alla prima buona occasione... ma poi sarebbe finita a rimuginarci sopra, magari soffermandosi e fantasticando su come Malfoy aveva contratto i muscoli della faccia dal disgusto in una smorfia oscena. 
Maledizione!
Per fortuna, tutto quell’essere ossessionata dal suo peggiore nemico (se ormai si poteva chiamarlo così) portò i suoi frutti. Successe esattamente due giorni dopo la fine delle vacanze,mentre erano a Cura delle Creature Magiche, cercando di ascoltare quello che stava raccontando Hagrid a proposito degli unicorni e al contempo schivare le gigantesche pozzanghere di fango che comparivano di qua e di là all’improvviso a causa dell’acquazzone del giorno prima. 
Osservando la chiara espressione di raccapriccio sul volto di Scorpius, Rose ebbe come un dejà vu di parecchi anni prima, quando...

... lei stava semplicemente eseguendo l’esercizio che era stato dato loro da Hagrid, cercando di nutrire i recalcitranti Vermicoli che sguazzavano nel fango, ma non ne poteva più del chiacchiericcio irritato di quel Malfoy. Ma non la smetteva mai di lamentarsi? Cosa c’era di così particolare nel maneggiare un po’ di fanghiglia melmosa?
«Senti, Malfoy,» sbottò, scrollandosi di dosso la terra e girandosi a fronteggiarlo, «guarda che sono le ragazze ad avere paura di sporcarsi, quindi cuciti quella boccuccia da femminuccia e inizia a lavorare.»
Accanto a lei, Dominique scoppiò in una risatina squillante, cercando di coprirsi la bocca senza insozzarsi. Rose la ignorò e ritornò alla sua lezione. 
Ovviamente il piccolo e biondissimo Malfoy, dopo un istante di sorpresa misto a sconcerto, ricominciò a parlare a macchinetta, prendendosela ad alta voce con lei e i maledetti Vermicoli di Hagrid. 
Ignoralo, Rose, non dargli retta, si disse la ragazzina, mentre sentiva la furia montare in maniera preoccupantemente veloce, se ti arrabbi fai solo il suo gioco. 
Ma quando il biondino iniziò a insultare i suoi capelli crespi (argomento tabù per la piccola Rose), non resistette. 
Con tutta la dignità possibile, creò una palla di fango e si girò. 
«Malfoy?» chiamò, con un tono talmente dolce da essere palesemente falso. 
«Cosa vuoi, Weas–»
Sfoggiando un’inconsueta mira, Rose scagliò la sua palla in faccia a Malfoy, che rimase sconvolto, dritto come un palo con il fango che gli sgocciolava dalla faccia sulla divisa perfettamente inamidata e dalla bocca, dato che stava parlando mentre la ragazza si era presa la sua meritata vendetta. 
«Ora che hai risolto il tuo problemino col fango,» dichiarò tranquilla la rossa, osservando con una certa soddisfazione la faccia allibita di Zabini, il cugino della sua vittima, «buon lavoro, Malfoy.»
Il ragazzino sembrò sul punto di svenire dal ribrezzo, ma poi riuscì ad urlare – con la bocca disgustosamente impastata di terra, sputacchiando ovunque pezzi di fango: «AAAAAAAAAH! PROFESSOR HAGRID, AIUTOOOO! CHE SCHIFO, QUESTA ROBA MI VA IN GOLA! AAAAAH!»

Ma certo!
Fino a quel momento, quando aveva fatto una scommessa, aveva sempre pianificato qualcosa di imbarazzante in generale; ma perché non focalizzarsi direttamente sui punti deboli di Scorpius, quando erano così palesemente in bella vista? Dopotutto lui l’aveva fatta salire su una scopa per ben due volte quando sapeva che soffriva di vertigini, l’aveva buttata nel Lago Nero e l’aveva bloccata nel Dormitorio verde-argento per quasi quattro giorni.
Tremendamente Serpeverde, ragionò Rose ripensando alla fantastica idea che le era venuta in mente, ma scacciò immediatamente il molesto pensiero.
Perfetto. Se Scorpius Malfoy non voleva uscire dalla sua testa, ci avrebbe pensato lei a scacciarlo. Con una bella scommessa.
 
«Bene, ragazzi, tornate al castello. E, mi raccomando, che la prossima volta ci voglio anche i compiti.» esclamò in quel momento il vocione di Hagrid, sancendo la fine della lezione e risvegliandola dai suoi pensieri.
Rose decise che quello era il momento perfetto. Scorpius – la preda – camminava tranquillamente con Will, Chris e suo cugino, muovendo convulsamente tra le mani il libro di Cura delle Creature Magiche e parlando accanitamente di qualcosa (che Rose sperava non fossero gli unicorni, quel ragazzo ne era ossessionato: erano l’unica creatura che gli andava a genio). Doveva, però, trovare il modo di allontanarlo dagli altri tre per comunicargli la sfida: probabilmente William e Christopher ne sarebbero stati entusiasti, ma Albus non avrebbe mai accettato una cosa del genere e quindi doveva esserne tenuto all’oscuro.
«Malfoy!» esclamò, affiancandolo con aria decisa.
«... e gli unicorni mangiano- Rose?»
Will e Chris sospirarono di sollievo – un altro monologo sugli animali più arcobalenosi del mondo finalmente interrotto.
«Malfoy,» continuò Rose, assottigliando gli occhi e guardandolo intensamente, come se volesse comunicargli qualcosa con la mente, «mi presteresti gli appunti di Pozioni?»
Lui la guardò sorpreso. «Be’, ma abbiamo Pozioni fra tre giorni...» commentò dubbioso.
La ragazza si dominò dal cominciare a urlare e trasfigurare il suo libro di testo in una mazza per spaccargli il cranio a metà. «Ma ne ho veramente bisogno» scandì, calcando su determinate parole per far capire che quello che stava dicendo non era quello che realmente intendeva.
Scorpius alzò le spalle con aria accondiscendente e disse: «Ok, magari dopo pranzo ci troviamo in Biblioteca e te li por-»
«NO!» sillabò la rossa seccata. «Mi servono ora
Will, che aveva capito che sotto quella innocente richiesta doveva esserci nascosto qualcosa di leggermente più illecito, prendendo un profondo respiro, si intromise nella discussione con un accenno di isteria nella voce dovuto alla lentezza di comprendonio dell’altro: «Scorpius, caro, sveglio cugino, accompagna Rose a prendere gli appunti di Pozioni, dai.»
Scorpius fece una smorfia poco convinta e poi annuì di buon grado. Rose, prima di seguirlo, lanciò una sguardo che esprimeva tutti i suoi ringraziamenti a Zabini, che le sorrise con aria comprensiva mentre Chris, notati gli strani scambi di battute e di espressioni, afferrava con disinvoltura Albus per un braccio, trascinandoselo dietro prima che potesse collegare qualche neurone e iniziare a fare domande, lanciando alla ragazza un’occhiata che poteva essere tradotta con un esplicito: dopo vogliamo sapere tutto.  
 
 
«Allora, sei davvero messa male in Pozioni se stai venendo a chiedere gli appunti a me...» commentò Scorpius con un sorriso soddisfatto.
Rose, prima di deprimersi per la scarsa perspicacia del biondo, notò con piacere come il suo tono, nonostante esprimesse tutto il suo orgoglio, rimanesse comunque gentile, senza nessuna traccia di presa in giro. La ragazza non ne rimase, però, molto sorpresa – in quei giorni, ripensando a mente lucida a Scorpius, si era accorta che, conoscendolo meglio, era davvero una persona disponibile, simpatica e abbastanza tonta, niente a che vedere con il ragazzo gentile ma piuttosto distaccato che era con quelli che non conosceva o il bastardo di prima categoria che diventava con chi gli stava antipatico... e con il quale lei aveva avuto l’onore di relazionarsi per più di sei anni.
Oh... quindi io non gli sto più antipatica!, realizzò in quel momento e in lei si scatenò una battaglia di ormoni che preferì mettere da parte per sbeffeggiare il biondo.
«Malfoy, ti prego, vuoi dirmi che non hai ancora capito?»
«Capito cosa?»
«Non ho bisogno dei tuoi inutili appunti di Pozioni!» sbottò Rose, come sempre il suo orgoglio le impediva di mostrarsi inferiore. Alla faccia di sorpresa delusione, la ragazza si affrettò ad aggiungere con aria burbera, ma leggermente dispiaciuta: «Dovevo parlarti. Da soli.»
Le guance di biondo si chiazzarono leggermente di rosso. «Oh... certo. Dimmi tutto.»
«Riguarda le scommesse.» Solo a quel punto Rose si permise di sfoderare un sorrisino che esprimeva tutto l’appagamento per l’aver pensato a una malvagità di quella portata. «Scommetto che non hai mai passato un’intera notte nella Foresta Proibita
Scorpius strabuzzò gli occhi in maniera ridicola ma cercò di non scomporsi più di tanto.
«Ma tu verrai con me, vero?»
«Perché, hai paura Malfoy?» rispose sprezzantemente Rose.
«No, certo che no, ma-»
«E allora? O è la tua scommessa o non credo che riuscirai a obbligarmi tanto facilmente a venire con te per stringerti la manina mentre te la fai sotto dal terrore.»
«Ma se tu non vieni con me... come farai a sapere se ci sarò veramente andato?» chiese Scorpius come se fosse una cosa ovvia.
Oh, maledetto Merlino in mutande! Non ci avevo proprio pensato. considerò scandalizzata la ragazza, mentre il biondo la osservava in silenzio, ancora in attesa di una risposta. E ora come faccio?
«Quindi...?»
«Quindi ci devo pensare! Ti farò sapere più tardi» gli rispose la rossa seccata, avviandosi a grandi falcate verso il Castello. Dopo una dozzina di passi, però, si girò di scatto, ricordandosi di una faccenda di massima importanza. «Guai a te se dici ad Albus di questa scommessa!»
«E a Will e Chris?» tentò Scorpius – aveva bisogno di parlare con qualcuno di quella sfida anche perché era la prima volta che costringeva Rose a dover pensare ai dettagli di una scommessa che lei stessa aveva proposto.
«Sì, sì. A loro sì. Ci vediamo dopo pranzo in Biblioteca, così potrai dire ad Al che non avevi trovato gli appunti di Pozioni e che me li devi portare lì, dato che comunque l’avevi proposto prima» fece la ragazza leggermente stizzita, ricominciando a camminare velocemente verso la scuola, iniziando a pensare a come poter non entrare in quella maledetta foresta.
 
Scorpius si assicurò di essere uscito dalla visuale di Rose prima di sussurrare un si! gioioso e stringere un pugno in segno di vittoria: che la rossa stesse cominciando a perdere colpi?
Poi si incamminò verso il Dormitorio Serpeverde alla ricerca dei suoi amici e di un modo per sopravvivere ad una notte in una foresta piena di bestie mostruose e potenzialmente mortali, ma soprattutto fango.
Quando arrivò nei Sotterranei trovò la Sala Comune semi deserta, con solo qualche ragazzino addormentato o assorto nello studio e William e Christopher aggrovigliati su un divanetto che leggevano, ma di Albus nessuna traccia.
«Ehi ragazzi, ma... Al?» domandò il biondo con un’espressione alquanto interrogativa, avvicinandosi ai due amici.
«Biblioteca» rispose spiccio Will, senza staccare gli occhi dalle pagine.
«Bene, allora possiamo parlare»
A quelle parole Chris si ricordò dell’incontro con Rose di poco prima e, perdendo immediatamente interesse per il volume che teneva tra le mani, cercò di districarsi da Zabini per mettersi seduto e fare spazio anche a Scorpius.
«Ehi!» esclamò William contrariato, quando fu praticamente gettato giù dal divano, «che modi»
«Chiedo venia,» si scusò dispiaciuto Christopher, tendendo una mano all’altro per aiutarlo ad alzarsi e poi tirandoselo a sedere vicino. «lo sai che sono curioso»
«Si, si» lo assecondò Zabini, fintamente arrabbiato, massaggiandosi un gomito dolorante, «Allora, Scorpius, cosa ha ideato questa volta la bella rossa per metterti in difficoltà?»
«Non potete capire: diventa sempre più perfida! Ora ha anche trovato un mio punto debole e l’ha crudelmente sfruttato» si lamentò il biondo, prendendosi la testa tra le mani, sconsolato.
«Quale dei tanti?» ghignò William divertito.
Scorpius si tirò su di scatto con un’espressione offesa, «Dai, Will, è una cosa seria!»
«Merlino, cosa vuoi che ti abbia chiesto»
«Di passare un’intera notte nella Foresta Proibita» squittì il ragazzo, depresso, sfidando poi con lo sguardo il cugino a ribattere.
«Oh. Porco. Godric.» sussurrarono in sincrono Will e Chris, sgranando gli occhi. «Ma siamo pazzi? E tu cosa le hai risposto?»
«Ragazzi, adesso arriva la parte migliore» gongolò il biondo, «l’ho obbligata a venire con me!»
Non ottenendo altro che occhiate interrogative, si affrettò a spiegare come era riuscito a rigirare la frittata a suo favore. «Beh, praticamente le ho detto: “ma tu vieni con me, vero?” e lei ha iniziato a prendermi in giro dicendo che avevo paura di andare da solo ed era tutta soddisfatta. Così le ho semplicemente detto: “ma se tu non vieni con me, come farai a sapere se ci sarò veramente andato?”. Sono o non sono un genio, eh?»
I due amici continuarono a guardarlo in silenzio, con una faccia così sconvolta che sembrava che sarebbero andati volentieri ad abbracciare la Piovra Gigante.
«Eh?» ripeté Scorpius con un sorrisetto compiaciuto, in cerca di approvazione.
«Te l’abbiamo già detto che sei un idiota?» lo smontò Chris con un’espressione paurosamente apatica.
«Ma... ma come? Perché? Sono addirittura riuscito a metterla in difficoltà! Ragazzi, ha detto che deve pensarci!» tentò di convincerli il biondo.
«Perché se fossi stato un vero genio te lo saresti tenuto per te e, appunto, avresti fatto finta di andare in quella foresta!»
Malfoy boccheggiò un paio di volte, completamente preso alla sprovvista dalla veridicità delle parole dell’amico: avrebbe potuto raggirare una sfida nel pratico modo alla Rose e passare tranquillamente la notte nella Stanza delle Necessità o perfino nel proprio Dormitorio e invece era riuscito a trascinare entrambi in un sol colpo in quella sfida suicida.
«Tranquillo Scorp, fango e deliziose creaturine a parte, passerai comunque una notte con Rose, no?» cercò di trovare il lato positivo Will, dato che il cugino stava per avere un attacco di panico con probabile svenimento annesso. «Dobbiamo trovare un modo per vendicarci»
Scorpius continuava a non dare segni di comprensione e, con gli occhi vitrei, continuava a mormorare: «Avrei potuto... e invece... Foresta Proibita... fango...»
«Scorp, svegliati! Dobbiamo pensare a come farla pentire di aver lanciato questa sfida. Ora dovrà venire anche lei per forza nella foresta, quindi non puoi sprecare questa occasione» fece Christopher scrollandolo per le spalle per dare man forte a William.
«E poi dovete anche riuscire ad uscire dal Castello senza farvi beccare, un conto è andare nella Stanza delle Necessità dopo il coprifuoco, un altro è uscire dal Castello per andare nella Foresta Proibita dopo il coprifuoco.» ponderò Zabini, «Qui ci serve Albus»
«Cosa?! No, no non puoi tirare in mezzo Al, ci ucciderebbe se sapesse quello che vogliamo fare! O in alternativa ci ammazzerebbe Rose perché l’abbiamo detto ad Albus, che a quel punto vorrebbe sterminare sia noi che lei!» esclamò terrorizzato il biondo.
«Infatti ho detto che ci serve, non che lo dobbiamo mettere al corrente dei nostri piani» chiarificò Will calmo, con un sorrisetto enigmatico.
«Ma allora come...?»
Proprio in quel momento, però, Albus fece la sua comparsa in Sala Comune con un paio di grossi tomi sotto tra le braccia e Scorpius venne prontamente zittito con una dolorosa gomitata tra le costole.
«Ah si, Chris? Tu hai paura di fare scena muta alle interrogazioni?» esclamò all’improvviso William esageratamente stupito, come se stessero davvero parlando di quell’argomento da un bel po’. «Non l’avrei mai detto!»
«Eh già» gli resse il gioco Chris, che cominciava ad intuire dove l’amico volesse andare a parare. Gli unici che non avevano compreso l’utilità di quella farsa erano Scorpius, che però non osò fare domande per paura di ricevere altre gomitate, e ovviamente Albus, che passò loro accanto senza commentare. «Ehi, Al, a te cosa spaventa più di tutto?» domandò invece al giovane Potter per coinvolgerlo nella discussione.
Albus si fermò e si mise ad accarezzarsi il mento, pensieroso, per nulla sorpreso dalla stranezza dei discorsi dei propri amici. «Beh, devo dire che il quadro del Preside Piton mi fa un sacco di paura, ogni volta che ci devo passare davanti faccio una corsa»
Gli altri tre sghignazzarono a quella risposta, ripensando a quando – al Primo anno – Al aveva paura di qualsiasi cosa, Scorpius in primis.
«Invece sai cosa ci domandavamo?» fece William rivolto ad Albus con un’espressione estremamente interrogativa – se fosse stato un babbano avrebbe potuto avere una brillante carriera cinematografica. «Di che cosa potrebbe aver paura Rose? Una ragazza del genere di sicuro non si spaventa per un nonnulla»
Il giovane Potter assottigliò gli enormi occhi verdi con fare inquisitorio, «Poi non lo userete contro di lei in una di quelle assurde scommesse, vero?»
«Certo che no! Ma che tipo di persone pensi che siamo?»
Albus sospirò alla faccia eccessivamente offesa di Zabini, subito copiata da Christopher e Scorpius, «Okay, okay: sin da bambina ha sempre avuto il terrore dei ragni, come lo zio Ron. Una fobia pazzesca poi, non può vederne neanche uno microscopico che comincia ad urlare come una pazza e scappa via.» confessò il ragazzo, ridacchiando al ricordo della cugina che correva per tutta la Tana strillando disperata.
Scorpius si appuntò mentalmente di fare una statua a Will e Chris per quella preziosa informazione anche se ora non riusciva ad immaginarsi come il discorso si sarebbe potuto evolvere dato che era stato imbastito al momento per carpire informazioni ad Albus che, incuriosito dalla discussione, si era seduto sul pavimento davanti a loro.
«E tu, Will, di cosa hai paura?» domandò infatti Al interessato, per mandare avanti la conversazione.
Il biondo lanciò uno sguardo al cugino, che sembrava totalmente a suo agio e sorrideva in modo inquietante, come se non aspettasse altro che quella domanda.
Cosa avrà in mente ora?
«Beh, Al, devo ammettere che mi hanno sempre terrorizzato i fantasmi, mi fanno proprio venire i brividi, il che non è decisamente una cosa positiva in questa scuola. Ma forse, mi fanno così paura solo perché so che loro possono rendersi invisibili e spiarmi e a me fa solo angoscia l’idea di essere osservato, chi lo sa.» mentì con tono casuale, come se non stesse realmente tendendo una trappola. «In effetti ci sarebbe un modo per provare questa mia teoria...» Albus fece una faccia sbigottita che lo incitò a continuare.
Troppo facile!
«Esattamente, Al, e avrò bisogno del tuo aiuto»
«E cosa devo fare?»
«Ti ricordi quando, alla fine dell’anno scorso, sei venuto da noi tutto orgoglioso?»
«Certo: finalmente James mi aveva dato il Mantello dell’Invisibilità che aveva trovato anni prima in soffitta! A lui non serviva più dato che aveva finito la scuola» spiegò Albus eccitato, quasi saltando in piedi.
«Ecco, la mia idea sarebbe che tu provassi a nascondertici sotto e poi vediamo se mi spaventi.» 
Il piano di William era molto ingegnoso, ma anche poco credibile: il ragazzo sperava solamente di riuscire a far leva sull’animo infantile dell’amico che, nonostante avesse picchi di genialità inaudita, rimaneva tendenzialmente facilmente abbindolabile.
«Sicuro, l’ho nascosto nel mio baule. Vado a prenderlo?»
Bingo.
Proprio in quel momento però, furono interrotti da una comparsa inattesa.
«William!» trillò Chad, sbucando apparentemente dal nulla con il suo solito sorrisone entusiasta. «Avevi promesso che mi avresti insegnato quella nuova mossa di Quidditch!»
«Oh, maledizione, me n’ero completamente dimenticato» esclamò l’altro, alzandosi con un balzo dal divanetto dove era seduto con Chris e Scorpius. Vedendo la smorfia di cocente delusione del ragazzino, si affrettò a squadernare un sorrisetto, «Per farmi perdonare te ne insegnerò due! Dai, andiamo» dichiarò, poggiandogli una mano sulla schiena e spingendolo verso l’uscita della Sala Comune.
«Scusatemi ragazzi, impegno improrogabile!»  aggiunse in direzione degli amici. «Al, sarà per un’altra volta e Scorp... spero che tu abbia capito»
Il biondo fece un sorriso grato al cugino prima che questi uscisse dalla stanza.
«Merlino, quanto posso odiare quel ragazzino?» sbuffò Christopher, alzandosi di scatto dal divano e avviandosi verso la propria camera a grandi falcate.
 


Intorno a mezzanotte...
 
«Hai portato tutto?» domandò sottovoce Rose; era riuscita ad evitare il controllo dei Prefetti fino allo sgabuzzino dove si erano dati appuntamento, non voleva certo farsi scoprire. Per Scorpius, invece, era stato tutto molto più semplice grazie al Mantello dell’Invisibilità – la ragazza si domandava ancora dall’incontro in Biblioteca che avevano avuto nel pomeriggio per definire i dettagli della loro spedizione, come quel tonto fosse riuscito ad ottenerlo senza insospettire Albus.
«Certo» rispose il biondo, iniziando a drappeggiarsi il suddetto mantello sulle spalle e avvertendo fantomatiche farfalle nello stomaco: per stare ben nascosti entrambi avrebbero dovuto stare molto vicini.
Solo in quel momento il ragazzo si accorse dell’aggeggio che pendeva dal collo della rossa. «Non dirmi che quella è...»
«... la macchina fotografica di Dominique, esatto. L’ho... ehm... presa in prestito prima di venire qui, magari nella foresta accadrà qualcosa degno di essere ricordato»
A quelle parole, Scorpius sentì le farfalle moltiplicarsi pericolosamente. Si schiarì la voce cercando di sopprimere quella sensazione e tutte le fantastiche immagini illusorie che la sua mente stava creando su loro due, soli, nella foresta, di notte...
«Andiamo?»
 
 
 
 


N  / A:


Buon giorno e buona domenica a tutti! Ebbene sì, non siamo morte e siamo in super ritardo. Ma, ma, ma... questa volta abbiamo delle scusanti e non solo la pigrizia xD
Tra l’essere animatrici del Grest che ci occupava tutta la giornata dalle otto e mezza della mattina alle sette e mezza passate della sera, il compleanno e la brutale slogatura di un dito del piede di Swichi e la partenza di Matiux per la Calabria non siamo riuscite a fare niente ^o^ Questo capitolo è il massimo che siamo riuscite a partorire in queste disastrate settimane, è un po’ di passaggio – lo sappiamo – ma nei prossimi ci sarà un sacco di azione!

Per farci perdonare avevamo una mezza idea di postare, Domenica prossima, una spin off di questa storia dedicata a Will e Chris, che amiamo così tanto <3 Avremmo il vostro perdono?
Ringraziamo ancora e ancora e ancora e ancora la mitica Harry Potterish per il meraviglioso banner che ci ha fatto e per essere riuscita a sopportarci *we love you so much*
Promettiamo che risponderemo al più presto alle vostre recensioni che sono sempre più stupende *o*
Con la speranza che l’Italia stasera vinca (e ovviamente che questo capitolo vi piaccia! xD)
Un bacione,
 
Swichi e Matiux

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Capitolo 22
*** Nel buio della notte ***


Vorremmo dedicare questo capitolo alla meravigliosa Matilde97che ha segnalato anche il nostro Spin Off su Will&Chris per le Scelte: siamo troppo commosse <3
Con nostro terribile dispiacere in fondo ci sarà un piccolo avviso... {non temete, non è così tanto brutto!}
 
Nel buio della notte
[Come far tornare Scorpius Malfoy un bastardo senza gloria: Manuale Illustrato]
 
 


 
«Non potresti camminare un po’ più velocemente?»
Scorpius si fermò di botto per sistemarsi meglio in braccio la ragazza che, ormai da più di dieci minuti, continuava a commentare con tono qualsiasi cosa facesse. Le innumerevoli critiche erano iniziate con un irritato “guai a te se approfitti della situazione per toccarmi il sedere” da parte di Rose mentre intrecciava le gambe attorno alla vita del biondo – che era arrossito impietosamente, domandandosi se lei potesse davvero leggergli nel pensiero – ed erano allegramente continuate con mi tieni troppo stretta!, Bravo, entra nelle buche!, Cosa credi di avere in braccio: un sacco di patate?, Vai più lento che poi cadiamo e mi rompo qualcosa! Tutto questo perché altrimenti non riuscivano a stare entrambi sotto il mantello e quindi Scorpius si era preso l’onere di portare in braccio Rose – abbarbicata a lui come un koala – e avanzare faticosamente piegato in avanti, altrimenti la sua elevata statura non avrebbe permesso al mantello di coprirgli i piedi. «Scusa, ma-»
«Oh, mi dispiace!» lo interruppe lei, sarcastica, «Dovevo ricordarmi che non riesci a fare due cose contemporaneamente, quindi: zitto e cammina»
Il povero ragazzo, che si era ormai arreso all’atteggiamento bisbetico della rossa, ricominciò a marciare più velocemente che poteva, godendosi la sensazione del corpo di Rose abbracciato al suo. In fondo doveva trovare un lato positivo al fatto che avrebbe contratto prematuramente la gobba e i reumatismi.
 
Appena si furono addentrati il più possibile nella foresta per non essere visti, Rose saltò giù dalle braccia di Scorpius in un lampo. Era imbarazzata. Altamente imbarazzata, ed era per questo che non riusciva a fare altro che insultare e demolire il ragazzo. Poco tempo prima sarebbe stata furiosa del fatto di essere così a contatto con lui, ora era semplicemente a disagio e non ne capiva il motivo, anche se una strana ombra di consapevolezza cominciava a fare capolino nella sua mente; prontamente e brutalmente soppressa, ovvio.
«Bene, e ora?» domandò il biondo, guardandosi intorno circospetto e togliendosi il mantello dalle spalle.
«E ora non lo so» gli rispose con il solito tono burbero la ragazza, strappandogli l’indumento dalle mani e infilandolo malamente in uno zainetto talmente piccolo che Scorpius non l’aveva nemmeno notato.
Allo sguardo impressionato del ragazzo, Rose alzò gli occhi al cielo e sospirò scocciata: «Incantesimo di Estensione Irriconoscibile ti dice qualcosa? Me l’ha insegnato mia mamma»
«Wow» mormorò lui, colpito, mentre la rossa accendeva la bacchetta con un Lumos.
«Dato che siamo qui potremmo dare un’occhiata in giro, che ne dici?» domandò Rose dopo qualche minuto di silenzio, iniziando ad illuminare nei dintorni.
«Dico che sarebbe più saggio trovarsi un posto riparato dove passare la notte ed evitare di attirare l’attenzione»
«Merlino, quanto sei noioso!» ridacchiò la ragazza, intenerita però dalle occhiate guardinghe che il biondo lanciava in giro e da come sobbalzava ad ogni minimo fruscio. «Okay, dai, cerchiamo un posto dove sistemarci; in fondo avevo detto solo passare un’intera notte, no?»
Scorpius le rivolse un sorriso grato – di cui però lei non si accorse perché di spalle – e la seguì alla ricerca di un luogo abbastanza nascosto dove passare la notte senza essere trovati da strane creature.
 
                                                                                                                            ***
 
«Ehi Will, secondo te-»
«Shhh!»  William interruppe Chris posandosi un dito sulle labbra e poi si avvicinò di soppiatto al letto di Albus.Ormai la mezzanotte era passata da un pezzo, quindi il ragazzo quando scostò le pesanti tende smeraldo, non si stupì nel vedere Al sdraiato in modo scomposto completamente perso nel mondo dei sogni - soprattuto dato che gli avevano conciliato il sonno con un goccio di Pozione Soporifera -, ma non si poteva mai essere sicuri. Avevano aspettato che lui si addormentasse per prendere il Mantello dell’Invisibilità e far uscire Scorpius di nascosto dal Dormitorio, ma nel frattempo poteva essersi svegliato per qualunque motivo, quindi meglio controllare.«Okay, tutto a posto. Che stavi dicendo?» riprese Will, avvicinandosi a Christopher che, seduto a gambe incrociate sul materasso, lanciava di tanto in tanto occhiate ansiose fuori dalla finestra come se così facendo potesse vedere il giardino della scuola, dimenticandosi ogni volta di essere sotto il Lago Nero.  
«Secondo te cosa staranno facendo Rose e Scorp? Non è che hanno incontrato qualche strana creatura nella foresta? Merlino, è pieno di bestie pericolose e potenzialmente mortali là dentro, come ci è venuto in mente di lasciarli andare?» bisbigliò velocemente, sempre più preoccupato.
William gli si sedette accanto e gli appoggiò una mano sulla gamba. Gli faceva sempre un certo effetto vedere Christopher in quelle condizioni, così... fragile. Da quando l’aveva visto per la prima volta lo aveva subito affascinato perché era silenzioso, riservato e riflessivo – o almeno così si mostrava agli albori – ma non “senza emozioni” come lo definiva inizialmente Scorpius, e quindi diverso da tutti gli altri ragazzini. Le volte in cui era nervoso o angosciato tendeva a nasconderlo agli altri e quindi, quando si confidava con lui, Will si sentiva importante e quasi in dovere di condividere con lui il peso delle proprie preoccupazioni; non certo di consolarlo in stile mamma chioccia come faceva con Scorpius.
«Siamo stati proprio stupidi, eh? Continuo ad avere anch’io un sacco di ripensamenti, ma ormai è fatta: non possiamo fare niente per riportarli qui.»
Alla vista di Chris che continuava a tormentare nervosamente il lenzuolo, si lambiccò il cervello alla ricerca di qualcosa da dire. «Senti, non ci preoccupiamo inutilmente: Rose non è una sprovveduta, vedrai che non si saranno addentrati molto, inoltre è un genio in Incantesimi e ne sa una più del diavolo quando si tratta di uscire da situazioni scomode. Figurati se lascerà che succeda qualcosa a Scorpius! E poi lui è qualcosa tipo accecato dal suo amore per la bella Rosie e quindi pur di mettersi in buona luce con lei farebbe e affronterebbe qualsiasi cosa. In fondo sono proprio una bella coppia, non trovi?» concluse con un sorrisetto soddisfatto; dopo tutte quelle costatazioni si era tranquillizzato da solo.
Anche Christopher pareva più sollevato, infatti aveva smesso di maltrattare il povero lenzuolo ormai spiegazzato e lo guardava dolcemente con i meravigliosi occhi verde acqua.
«Che c’è?» chiese, leggermente imbarazzato da quello sguardo così profondo. Non erano tipi romantici loro due, ma Will doveva ammettere che anche solo un paio di paroline dolci dette da Chris avrebbero avuto il potere di farlo sciogliere.
«Grazie» sussurrò l’altro, senza apparente nesso logico, ignorando la domanda.
«Per cosa?»
Christopher sembrava star seguendo il filo di un discorso che si era già preparato, perché anche quella volta non prese in considerazione la domanda di William, rispondendo invece: «Era da un bel po’ che non riuscivamo a passare del tempo noi due da soli, seriamente. Senza nessuno che ci interrompesse: c’era sempre Al in mezzo o Rose e Scorpius con le loro scommesse o...»
Will capì in un attimo dove Christopher voleva andare a parare. «Chad» sospirò consapevole e il compagno gli lanciò un’occhiata eloquente. Bingo.
 
                                                                                                                                             ***
 
«Rooose, saranno ore che camminiamo. Perché non possiamo sdraiarci dietro a quel cespuglio e farla finita?»
La ragazza si bloccò all’improvviso, facendo si che Scorpius, appena dietro di lei, le finisse quasi addosso. Si girò lentamente, gli occhi turchesi che brillavano in modo sinistro alla luce del Lumos, e puntò minacciosamente la bacchetta in faccia al biondo. «Senti tu, già dall’inizio della nostra collaborazione ti sarai accorto che non sono una persona paziente, quindi evita di fare il bambino viziato e lagnoso e aiutami a trovare un posto che non sia una tana di qualche Acromantula, nel territorio dei Centauri o che non sprofondi in un lago melmoso. Perché tu non vuoi che succeda, vero?»
Scorpius annuì lentamente, gli occhi sgranati nonostante la luce accecante.
«E poi staremmo camminando si e no da una ventina di minuti, quindi vedi di smetterla di lamentarti!» concluse la rossa rigirandosi di scatto. L’unica cosa che non aveva commentato – e che le era rimasta impressa nella mente – era il modo in cui lui aveva detto il suo nome: così cantilenante e confidenziale aveva avuto uno strano impatto su di lei, che ormai si era arresa da un po’ al fatto che il ragazzo la chiamasse Rose ogni volta che ne aveva l’opportunità.
«Guarda, penso di aver trovato il posto giusto»
Scorpius lanciò un’occhiata al luogo indicatogli da Rose: una conca abbastanza profonda nel terreno abbracciata quasi completamente da un secolare albero cavo che ne delimitava il perimetro con la corteccia e grosse radici.
«Penso sia stato un fulmine» spiegò la ragazza pensierosa, saltando dentro la buca e accarezzando il tronco liscio e annerito, «Qui dentro dovremmo essere al sicuro, ma sarà comunque più sicuro fare dei turni di guardia.»
Il biondo si fece subito più attento, finalmente aveva trovato il modo per farsi vedere da Rose e diventare un eroe ai suoi occhi – nonostante avesse una fifa nera e si stesse trattenendo con tutte le sue forze dallo scappare urlando come un disperato da quella foresta maledetta.
«Se vuoi,» propose, cercando di buttarla sul casuale, evitando lo sguardo della rossa e gonfiando il petto per sembrare più coraggioso, «posso fare il primo turno, dopotutto è la scommessa che devo scontare io»
Rose gli lanciò uno sguardo incredulo: da lui non se lo sarebbe proprio immaginata quello slancio di temerarietà, dato che aveva tremato come una foglia ad ogni fruscio non meglio identificato. «Okay, come vuoi» gli rispose scrollando le spalle mentre si sedeva per terra e cominciava a frugare nello zainetto. «tieni, prendi il Mantello dell’Invisibilità, io userò questa.»
Scorpius prese l’indumento che la ragazza gli porgeva senza neanche guardarlo, troppo impegnata a tirare fuori una coperta dello stesso colore del terreno e un cuscino, e rimase leggermente deluso; certo non si era illuso che lei gli si lanciasse al collo sospirando con voce sognante “grazie, mio salvatore!”, ma un po’ più di riconoscenza non gli sarebbe dispiaciuta.
«Beh, buonanotte» mormorò Rose, più a se stessa che al ragazzo, coprendosi meglio con la coperta e chiudendo gli occhi «e mi raccomando: svegliami se vedi o senti qualcosa di sospetto»
Scorpius non fece neanche in tempo a ricambiare l’augurio che il respiro della ragazza diventò lento e regolare.
Doveva essere stanchissima, pensò il biondo non riuscendo a distogliere lo sguardo dal viso di Rose, che sereno nella quiete del sonno era ancora più bello. Solo in quel momento si accorse di essere altrettanto sfinito e non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Diede un veloce sguardo intorno e tirò le orecchie alla ricerca di rumori minacciosi, ma a parte il bubbolare in lontananza di un gufo e il rilassante fruscio delle foglie mosse dal tiepido venticello primaverile regnava un silenzio irreale.
Niente rumori uguale niente pericoli in agguato, no? E poi se mi riposo dieci minuti non se ne accorgerà mai, rifletté Scorpius sdraiandosi di fianco a Rose e lasciandosi sfuggire un altro sbadiglio. Dopo essersi sistemato per bene il mantello addosso, chiuse gli occhi e, cullato dal respiro tranquillo della ragazza vicino alle orecchie, si addormentò.
 
                                                                                                                                         ***
 
Appena un paio di ore dopo Rose fu svegliata di soprassalto da uno stridio in lontananza e dallo schiocco di rametti secchi spezzati. Subito si tirò su a sedere e la prima cosa che notò, con un doloroso groppo in gola dovuto dall’ansia, era cha non vedeva Scorpius. Come aveva potuto abbandonarla da sola, nel cuore della notte in quella foresta?
Gli sarà successo qualcosa? Le suggerì prontamente una vocina preoccupata nella sua testa, che però si premurò di accantonare, imbarazzata da quel pensiero da ragazzina innamorata. Con il respirò affannato e lacrime amare che pungevano ai bordi degli occhi, Rose tentò di alzarsi per cercare aiuto, ma per la seconda volta in pochi mesi, nella foga del momento, non aveva tenuto conto del “fattore braccio”, che la fece ripiombare dolorosamente a terra: non si era accorta infatti che Scorpius era placidamente sdraiato accanto a lei con un braccio che nel sonno le era andato a circondare la vita, per tenerla più vicina, e quindi non era né fuggito lasciandola a se stessa, né morto nella tana di qualche orrenda creatura.
Rose ne fu immensamente sollevata, ma il momento di benessere non durò a lungo: come aveva potuto – dopo essersi preso il compito di fare la guardia – addormentarsi come se niente fosse, lasciandoli entrambi inermi alla mercé di qualunque essere che gironzolava nella foresta?
Con uno scatto di nervoso si tolse il braccio di Scorpius di dosso, facendolo borbottare qualcosa di indefinito, e, piegatasi vicina ad un suo orecchio, gli urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni: «MALFOY!» E al diavolo la sicurezza di non farsi sentire.
Scorpius saltò su come una molla, brandendo la bacchetta, «Chi è? Che succede? Io non ho fatto niente!» esclamò confuso, con il respiro accelerato.
«Certo che non hai fatto niente, idiota, ti sei addormentato!» strillò la ragazza, le guance chiazzate di rosso dalla rabbia.
«Non gridare, ci potrebbero sentire» sussurrò il biondo nel tentativo di calmarla, ma ovviamente l’effetto fu opposto.
«Oh, adesso ti preoccupi della nostra sicurezza! Ma ti sei bevuto il cervello? Lo sai dove siamo? Qui non si può abbassare la guardia un solo istante!»
A quel punto Scorpius, imbarazzato dall’essersi addormentato e dallo star subendo il terzo grado dalla ragazza su cui voleva fare colpo, non riuscì più a trattenersi: «Sì che so dove siamo e mi pareva che fosse una tua idea passare una notte qui»
«Certo, ma eri tu che dovevi farlo, non io. E ora, solo perché sei uno stupido Serpeverde codardo, mi hai fatto prendere il più grande spavento della mia vita!» gli gridò Rose, con gli occhi lucidi dal nervoso e la frustrazione.
Le sue parole colpirono Scorpius come un pugno nello stomaco; praticamente nulla l’aveva mai ferito e deluso così tanto. Quando parlò con voce fredda e distaccata, quasi non si riconobbe: gli pareva di essere tornato ai litigi che aveva quotidianamente con Rose prima di tutte quelle scommesse, prima che in qualche modo diventassero amici, quando si insultavano per ferirsi e non per scherzo, «Oh no, non hai ancora preso il più grande spavento della tua vita: scommetto che... non sei mai andata vicino ad un’Acromantula»

                                                                                                                          ***
 
Chris inspirò a fondo e poi chiuse gli occhi, «Senti Will, non voglio sembrare geloso o chissà cosa, tu poi frequentare chi vuoi, ma quel ragazzino è davvero sempre in mezzo.»
Fece una pausa e William gli prese una mano, «Chris, io-» tentò, ma l’altro lo interruppe prima che potesse continuare la frase.
«No, aspetta, lasciami finire: io capisco che ha bisogno di una figura a cui ispirarsi o quant’altro, ma Merlino!, possibile che non abbia niente da fare per tutto il giorno oltre che stare con te? Da quant’è che non passiamo un momento di tranquillità da soli? Anche semplicemente per fare i compiti, non chiedo chissà cosa. L’ultima volta che siamo stati io e te e basta è stato mentre cercavamo quella sottospecie di marmocchio quando era stato appena scaricato da Scorpius!» esclamò con una nota sconvolta nella voce, poi si bloccò di nuovo e Will aspettò qualche altro secondo prima di iniziare a parlare, per evitare di essere nuovamente fermato. «Mi dispiace» sussurrò soltanto, abbassando lo sguardo sul pavimento.
Christopher aprì gli occhi e lo fissò con le sopracciglia leggermente aggrottate, aspettando una spiegazione.
«Mi dispiace perché nonostante ci conosciamo da così tanto tempo non mi sono accorto di quanto ti facesse stare male il fatto che io passassi tutto quel tempo con Chad. Non ci sono scuse, pensavo solo di stare facendo la cosa giusta nell’aiutarlo e stargli vicino e non mi sono accorto che lo mettevo addirittura al primo posto rispetto ad Al, Scorp, ma soprattutto a te.»
Sentendo quelle parole Chris abbassò la testa e la scosse piano, come se non lo confortassero neanche un po’; Will se ne accorse e quindi cercò di arrivare al succo del discorso velocemente, prima che il compagno se la prendesse con lui in modo irreparabile. «Ma il punto è che per me era come un giocattolo nuovo per un bambino, che lo usa per un po’  e poi si stufa. Non sto dicendo che l’ho usato nel vero senso della parola o cose così, perché comunque mi sono divertito con lui come con un fratellino minore che non ho mai avuto e non penso che lo abbandonerò definitivamente, ma ora vorrei passare più tempo con voi – con te – se mi perdonerai»
«Non c’è niente da perdonare, Will, guarda che lo capisco se ti sei stancato di noi, basta dircelo» borbottò Christopher tenendo il capo chino, per non mostrare all’altro l’espressione abbattuta.
William era sconcertato, non sapeva neanche cosa provare: gli veniva da ridere, da urlare, da picchiarlo e da piangere tutto insieme per quella stupida affermazione. Balzò in piedi e gli si posizionò di fronte con le braccia incrociate e un’espressione sbalordita «Christopher Nott, adesso mi devi spiegare come cavolo ti è venuta in mente una cosa del genere. Non potrei mai stufarmi o fare a meno di voi, lo vuoi capire? Solo perché un paio di volte ho portato un ragazzino al campo di Quidditch o...»
Vedendolo in difficoltà, Chris lo aiutò a ricordare, snocciolando con tono di sfida tutti i momenti passati con Chad, neanche se li fosse scritti: «... o gli hai fatto una settimana di ripetizioni intensive di Aritmanzia passando tutti i pomeriggi con lui o siete andati insieme dalla McGranitt per la storia dell’Animagus o ti ha portato a vedere le stelle sulla Torre di Astronomia perché, guarda caso, aveva “bisogno di aiuto” anche in quella insulsa materia o quando ti ha presentato la sua migliore amica o forse sarebbe meglio dire: ti ha presentato alla sua migliore amica o...»
«Okay, okay,» si arrese William alzando le mani, «non sono stato esattamente un buon amico in queste settimane e voi non avete avuto tutti i torti a pensare male di me, ma – Chris guardami negli occhi» gli ordinò con dolcezza, affinché non potesse avere nessun dubbio riguardo alla veridicità delle proprie parole «ho bisogno di te»
Quando Christopher alzò lo sguardo e incrociò i limpidi occhi turchesi di William non poté fare a meno di sospirare e lasciarsi sfuggire un sorriso. «Vieni qui» sussurrò, aprendo le braccia in un muto invito.
Will non se lo fece ripetere due volte: gli si lanciò al collo, accoccolandosi contro il suo petto e lasciandosi stringere da quell’abbraccio così familiare. Solo in quell’istante si accorse quanto in realtà gli erano mancati quei momenti così speciali solamente per loro due.
«Davvero hai bisogno di me?» domandò Christopher con un tono che tradiva un sorriso, sfiorando con le labbra i capelli scuri dell’altro.
«No Chris, quello che dovevi dire ora era “oh Will, anch’io ho bisogno di te!”» ridacchiò William, guadagnandosi un leggero pugno scherzoso.
«Veramente stavo benissimo senza il tuo peso che mi schiaccia le gambe» lo ribeccò Nott.
«Ehi!» esclamò Will fintamente offeso, facendo per sciogliere l’abbraccio e allontanarsi, prontamente bloccato dalle braccia muscolose di Christopher.
«Dove credi di andare? Certo che ho bisogno di te» gli sussurrò in un orecchio, prima di lasciargli un leggero bacio a fior di labbra.
«E tu pensi che io mi possa accontentare di questo dopo tutto il tempo che non abbiamo passato insieme? Illuso!» dichiarò Zabini, spingendo l’altro a sdraiarsi sul letto e appropriandosi della sua bocca.
A Chris non pareva vero: subito portò una mano sotto la maglietta di Will, lasciandola scivolare sulla sua pelle calda fino al bordo dei pantaloni, e l’altra ad accarezzargli il collo.
Ma all’improvviso qualcuno bussò alla porta e il momento idilliaco finì.
«Porco Godric, chi può essere a quest’ora?» ringhiò Christopher, mentre William saltava via da sopra il suo corpo, andando verso la porta per scoprire chi aveva osato interromperli.
«Non saprei proprio...»
 
                                                                                                                                           ***
 
«Cosa?»
Rose era paralizzata dalla sorpresa, non tanto dalla scommessa azzeccata – in fondo era tristemente nota l'avversità di Ron Weasley e discendenza per i ragni – quanto dal violento cambio di comportamento di Scorpius. Sotto i raggi lunari, alto, più biondo che mai e con i lineamenti del viso irrigiditi da una gelida furia assomigliava terribilmente a suo padre. Solo ora Rose capiva il perché la metà di Hogwarts che non se lo divorava con lo sguardo ne era intimamente terrorizzata.
«Hai capito perfettamente, Weasley,» sibilò Scorpius seccamente. 
«Ma come...?» tentò ancora la ragazza, non sapendo neanche come formulare la domanda. Improvvisamente, di fronte alle sottili labbra arricciate dalla rabbia di Malfoy, si sentiva la gola secca. 
«Proprio tu che sei il cervellone di Hogwarts non lo sai, Weasley?» motteggiò ferocemente Scorpius, ironico. «Da quando c'è stata la guerra il gruppo di Acromantule che era qui è stato decimato; hanno lasciato giusto un paio di uova per creare una nuova colonia, addomesticata e abituata al contatto umano, anche se pur sempre raro. Strano che tu non lo sappia dato che è state proprio il vostro amato Hagrid a occuparsene.»
Rose era allibita.
«E ora muoviti,» la esortò bruscamente il biondo, gettando con malgarbo le ultime cianfrusaglie nella borsa di Rose. «Non vorrei mai che qualche creatura potenzialmente mortale di cui non mi sono accorto accorresse a sbranarci per le tue urla da Veela isterica.»
Rose lo seguì in silenzio mentre si addentravano nel folto della foresta. Si sentiva umiliata ma, anche se non avrebbe dovuto, stranamente in colpa. 
È lui che ha sbagliato!, urlava una vocetta instancabile nella sua mente. Non si sarebbe dovuto addormentare!
Nonostante questo, lo stomaco continuava ad attorcigliarsele dal rimorso - e forse un po' anche dalla paura. In fondo stava o non stava per essere buttata in pasto a una Acromantula? 
«Mi dispiace,» borbottò dopo un'altra interminabile lotta interiore. 
Scorpius sussultò ma continuò a far finta di niente. 
«Non avrei dovuto aggredirti così... è solo che ero spaventata!» Rose si accorse con un accenno di panico di star iniziando a parlare a vanvera. «Se ti- ci, se CI fosse successo qualcosa... non me lo sarei mai perdonata e poi... »
«Ehi,» la bloccò Scorpius e non aveva più il tono di voce tagliente di poco prima. Anche a guardarlo negli occhi (ora che si era finalmente girato ad affrontarla e, per fortuna, a bloccarla dal dire altre eresie) Rose poteva capire che era tornato il Grande Gigante Gentile che si era rivelato essere veramente. «grazie, scuse accettate.»
Sorrise quasi timidamente alla luce del Lumos che aveva acceso per farsi strada. «In fondo, me la meritavo un po' quella strigliata...»
La rossa si ritrovò inaspettatamente a ricambiare esitante il sorriso. 
«Ma la scommessa non cambia comunque!» si affrettò ad aggiungere il ragazzo. 
Rose grugnì qualcosa di decisamente poco femminile e Scorpius scoppiò a ridere.
 
«Gneak
«Scorpius... » sospirò Rose. «Siamo qui da poche ore, non mi sembra già il caso di dare di matto. »
Lui si girò a guardarla in maniera quasi offesa. 
«Non sto - gneak - dando di matto!» sbottò, imbronciando le labbra come il ragazzino viziato che era. «Sto - gneak - richiamando - gneak - l'Acromantula.»
«E, di grazia» continuò Rose divertita nonostante il crescente terrore, «come sai che questo – fece segno al continuo verso che continuava a produrre incessantemente Scorpius – la richiamerà?»
«Perché l'ho studiato!»  esclamò Malfoy tutto convinto. «È un verso tipico che produce l'Acromantula media se è arrabbiata o eccitata. Questo significa che prima o poi salterà, o meglio, zampetterà, fuori un esemplare in cerca di cibo o di un approccio sessuale.» 
«E se non lo troverà?»
«Oh, ti prego,» la freddò il ragazzo, «faccio cadere ai miei piedi quelle ochette di Hogwarts, cosa sarà mai un ragnetto contro il mio invidiabile carisma Malfoy?»
Rose scoppiò in una fragorosa risata e Scorpius, piacevolmente sorpreso dall'effetto della sua battuta, continuò a fare quegli orribili rumoracci con la bocca. 
Una decina di minuti dopo fu ricompensato da un flebile "gneak" in lontananza in risposta. 
«Ci siamo,» esclamò vittorioso all'indirizzo di Rose, che si era fatta verdognola dall'ansia. 
«Mortimer! Mortimer caro - gneak - non essere timido, torna dalla tua regnettina, Mortimer!» strillò una vocetta petulante con una pesante erre moscia. 
Prima che potessero muovere un muscolo davanti a loro si palesò la creatura più disgustosa che Rose avesse mai visto in vita sua: un'Acromantula femmina, a dire dalla quantità esorbitante di nastrini colorati sparsi in mezzo alla ruvida peluria scura, che sfarfallava incessantemente le ciglia degli otto occhi. 
Adesso capisco perché Malfoy possa pensare di accalappiare questo... abominio, pensò disgustata, trattenendo con magistrale autocontrollo un conato di vomito e un urletto decisamente poco Grifondoro. A parte qualche pelo in più, il modus operandi è sempre lo stesso anche a Hogwarts.
«Buonasera signora.»
L'Acromantula sbatté le ciglia ancora una volta, confusa. «Non sei Mortimer... » ponderò con la sua vocetta stridente. Scorpius trattenne il respiro. «Ma sei decisamente carino per essere un essere umano. Un vero bocconcino, non so se mi spiego!» ammiccò. 
Malfoy fece una risatina nervosa ma si affrettò a ringraziare. Pur essendo pettegolo e altamente fastidioso, rimaneva comunque un animale letale. 
«In cosa posso esserti utile, mio caro?»
«Vede signora,» cominciò Scorpius con un tono dimesso che Rose non gli aveva mai sentito addosso.
«Chiamami pure Ruth, caro»
«certo... ehm... Ruth, ci sarebbe questa mia amica...» 
«S-salve,» balbettò Rose schifata. 
«Si, ecco, lei muore dalla voglia di fare una foto con un'Acromantula...» la buttò là Scorpius, con un sorrisino da conquistatore. «E sa, sarebbe davvero un sogno se potesse posare con un esemplare aggraziato come lei, signora.»
La rossa, con un brivido di disgusto malcelato, si accorse che il bestione era – contro ogni legge della natura – arrossito. 
«Dici, giovanotto?»
«Ma certo!»
«Non è che magari sono troppo ingombrante per una foto?» domandò Ruth, ma dietro la lieve punta di imbarazzo si capiva che era chiaramente lusingata.
«Oh, scommetto che è nata per stare dietro l'obiettivo...»
Vedendo che comunque l'Acromantula non sembrava completamente convinta, Scorpius aggiunse con aria complice: «E poi la mia amica sarebbe così dispiaciuta...»
«AAAH!» esclamò il ragnaccio con aria maliziosa. «La sua amica... Certo, certo, la capisco giovanotto... Anche io e Mortimer... Ah, amici, certo, amici...»
E gli strizzò l'occhio. 
Gli. Strizzò. Il. Maledetto. Occhio!
Rose adesso fumava di rabbia. Se prima aveva considerato questa specie solo altamente pericolosa e disgustosa, adesso era certa che fossero da sterminare. Almeno gli esemplari femmine. 
«Vieni qui, mia cara...» la esortò nel frattempo l'ammasso di peli. «Sicuro che non vuoi fare una foto anche tu, caro?»
«No grazie, signora – d-dobbiamo correre dentro al castello, è tardi, sa...» riuscì a scamparla Scorpius, mentre cercava la macchina fotografica nell'illimitata dispensa di cianfrusaglie che era la borsa di Rose. 
«Ti sei trovata proprio un bel cucciolo d'uomo, eh, tesoro?»
La ragazza era sconvolta: come poteva il ragno allo stesso tempo civettare con lo-stupido-Malfoy – che stava trafficando con la macchinetta cercando di capire come funzionasse con aria molto babbea – e simpatizzare per lei. 
«Non l'ho esattamente trovato...» borbottò rigidamente Rose, cercando una posa che le permettesse di stare a distanza di sicurezza dallo schifoso animale. 
«OH!» L'Acromantula scoppiò in un risolino civettuolo. «È lui che ti ha cercata... te lo sei trovata intraprendente – il meglio!»
Me lo sono trovato scemo, altroché...
«È al contrario, Malfoy!» ringhiò all'indirizzo del biondo, prima che la sua poca pazienza si esaurisse e sputasse in faccia a Ruth. 
Aspetta...! Io non mi sono trovata proprio un bel niente! ... OH, MALEDIZIONE!
«Sbrigati a fare questa foto, per Merlino!»
«L'amore non è bello se non è litigarello...» commentò saggiamente l'aracnide.
«Ok, ok, ci sono.»
Il ragazzo si sistemò dietro la macchina fotografica ed esclamò giovale: «Dite "cheese"! ... dai, fai un sorriso, Rose!» aggiunse dopo un istante, osservando la smorfia di rigida sul volto della rossa. 
«Già, cara, non essere così tesa,» gettò sale sulla ferita Ruth, «che se no mi sminuisci!»
E quella fu la famosa goccia che fa traboccare il vaso. 
«Sminuire? SMINUIRE?!» tuonò inviperita. «Stiamo scherzando, spero! Senti, per la cronaca, non ho mai voluto fare una foto con un disgustoso essere come te perché, indovina un po'? MI FAI SCHIFO! E vedi di smetterla di fare tutta la petulante come se fossi meravigliosa e di civettare con Scorpius come gallina perché lui è–»
«Cosa. Hai. Detto?» sibilò l'Acromantula, con le chele che tichettavano rabbiosamente. 
«R-Rose...?» balbettò Scorpius con gli occhi sgranati e la macchina forografica che penzolava da collo.
«Sì?» strillò lei, in una perfetta imitazione di Ron Weasley a dodici anni. 
«Corri!»


Circa dieci minuti di corsa a perdifiato dopo... 

«Cos'è quel bagliore?»
«Non lo so e non me frega!» strillò Scorpius terrorizzato. «Tu continua a correre!»
 
 


N / A

*sbucano con la testa da dietro un angolino*
Buongioooorno!
Lo sappiamo che starete pensando: alla buon’ora, guarda un po’ chi si rivede, ma vi supplichiamo di non odiarci più del dovuto ToT
Abbiamo avuto seri problemi di connessione/contatto e per un certo periodo l’unica opzione per passarci i pezzi del capitolo e revisionarli è stata leggerceli per telefono: un disastro praticamente. Ora però, nonostante la possibilità occasionale di Matiux di usare un computer e la chiavetta scrausa di Swichi, siamo riuscite finalmente a farvi avere questo pseudo-nuovo-mastodontico :D
Passando al capitolo... quanti interrogativi! Chi sara colui cHe si celA Dietro la porta? (Swichi: eh eh eh... si vede che in questi giorni mi sto dedicando alla Settimana Enigmistica? xD) E moooolto più difficile perché non vi diamo indizi: cosa sarà il misterioso bagliore notato da Rose? Fate il vostro gioco!

Vorremmo dirvi tantissime cose, tra le quali ringraziarvi immensamente per tutte le meravigliose recensioni che ci lasciate, per aver letto il nostro Spin Off o anche solo la nostra storia in generale e per essere arrivate fin qui: non sappiamo veramente come ringraziarvi :’)

Avviso mica tanto carino: dati i vari problemi che sono sorti per scrivere questo capitolo non riusciamo a promettervi che riusciremo a pubblicarne uno nuovo tra due settimane, quindi abbiamo pensato di ritrovarci Domenica 9 Settembre, così nel frattempo cercheremo di andare il più possibile avanti con i capitoli, in modo da non essere più in ritardo in futuro :)

Ora una domandina perché non vorremmo scomparire del tutto per un mese: avevamo pensato di postare Domenica 19 Agosto la prima parte della mini long che vi avevamo già accennato (con una parte per la paura del piccolo Albus!), ma poi dovreste aspettare fino alla fine di Una serie di assurde scommesse.. per avere la seconda. Quindi la domandina è: preferireste averne una parte ora e una in un futuro indefinito oppure tutte e due in futuro ma più ravvicinate tra loro nel tempo? Sappiate che comunque non c’entrano molto l’una con l’altra, alla fine della prima non vi lasciamo suspense ;) 

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Capitolo 23
*** Un unicorno è per sempre ***


Vorremmo dedicare questo capitolo alle meravigliose Fanny e supercandycotton per aver segnalato la nostra storia per le Scelte: grazie, grazie, grazie ♥
 
Un unicorno è per sempre
[♪ In the Forest, the Forbidden Forest, the hippogriph sleeps tonight... ♪]
 
 
 
Quando aprì la porta, Will si trovò davanti l’ultima persona che avrebbe mai pensato. E si che si era immaginato tutti gli scenari più assurdi – e leggermente disastrosi – nei sessanta secondi circa che gli ci erano voluti per raggiungere l’uscio e abbassare la maniglia: Scorpius macilento che portava in braccio Rose svenuta, Rose in lacrime che gli annunciava di aver smarrito Scorpius nella foresta – anche se, ragionò poi a mente lucida, non sarebbe mai potuta essere lei dato che non conosceva la parola d’ordine del Dormitorio Serpeverde – la McGranitt che lo informava che suo cugino risultava disperso, l’intero clan Weasley – ma soprattutto Hugo e James – che lo incolpavano della scomparsa di Rose, persino lo zio Draco, ma non...
«Chad!» esclamò a voce forse un po’ troppo alta, dato il grugnito che giunse dal letto di Albus,  «Che ci fai qui? È l’una e mezza di notte!»
Il ragazzino teneva lo sguardo fisso sul pavimento, dispiaciuto, «Scusami Will, è che mi sono addormentato in Sala Comune e quando sono andato nella mia stanza ho trovato la porta chiusa, sprangata; davvero uno scherzo crudele. Ovviamente non sono riuscito ad entrare e ho pensato che tu saresti stato tanto gentile da ospitarmi in camera tua solo per questa notte»
«Non hai pensato che magari potevamo star dormendo o... facendo altre cose?» la voce irritata di Chris arrivò ovattata alle loro orecchie, infatti il ragazzo, per soffocare ringhio esasperato al solo sentire ‘Chad’, si era girato a pancia in giù e aveva affondato il viso nel cuscino.
A quelle parole Chad alzò lo sguardo verso William. Soltanto in quel momento si accorse dei pantaloni del pigiama leggermente calati sui fianchi, della maglietta più stropicciata del normale e delle labbra rosse e gonfie ed ebbe la decenza di arrossire per essere arrivato in un momento tanto intimo. «Io- io ho interrotto qualcosa?»
«Sì» sbottò Christopher, facendo diventare Chad ancora più rosso, prima che Will avesse il tempo di rassicurarlo sul fatto che non stessero facendo niente.
«Oh, beh... io allora torno di là e...»
«Perfetto.» borbottò Nott, anticipando nuovamente William.
«Chris!» lo riprese il compagno, mezzo sconvolto da quel suo comportamento così scortese, tornando poi a rivolgersi al nuovo arrivato: «Chad, non dire stupidaggini. Potresti darci un secondo?» domandò gentilmente, chiudendo poi la porta di modo che il ragazzino non sentisse.
«Christopher, come ti viene in mente di trattarlo così? Capisco che non ti sta simpatico eccetera, ma non possiamo lasciarlo dormire in Sala Comune!»
«E perché no? I divani sono comodissimi»
«Chris!»
«Ma insomma, non avevi appena detto che volevi passare più tempo con me e meno con quel marmocchio?» esclamò il ragazzo, balzando a sedersi sul letto all’improvviso e facendo mugugnare qualcos’altro di indefinito ad Albus.
«Sì, ma questa è un’emergenza: pensa se fossi tu nella sua situazione!» cercò di farlo ragionare Will.
«Se fossi “nella sua situazione” mi sarei già tranquillamente addormentato su uno dei divani della Sala Comune; non sarei di certo andato ad importunare nel cuore della notte un ragazzo dell’ultimo anno che conosco solo da un paio di settimane!» lo freddò Chris con un espressione profondamente delusa, prima di tirare le tende del letto con un gesto secco.
William rimase paralizzato per qualche secondo, completamente senza parole: come aveva fatto a litigare con Christopher neanche dieci minuti dopo che si erano riappacificati?
Si strofinò il volto con una mano, come per risvegliarsi da una sorta di trance e poi si incamminò lentamente verso la porta.
«Entra» ordinò stancamente a Chad, che nel frattempo si era seduto a terra, appoggiato allo stipite. All’improvviso si sentiva esausto, vuoto, come se il litigio gli avesse prosciugato tutte le forze, lasciandogli solo la sensazione di avere un macigno posato sul  petto. «Puoi sdraiarti lì: stanotte abbiamo un letto in più dato che Scorpius non c’è»
Chad si sdraiò sul materasso indicatogli senza fiatare. Si era accorto che William aveva cambiato completamente umore da quando gli aveva aperto la porta: da stupito, ma comunque allegro e disponibile era allo stato catatonico in cui si cade quando non si riesce ad accettare un avvenimento appena accaduto o non si vuole piangere e lui si sentiva terribilmente in colpa.
«Beh, buonanotte... e grazie» sussurrò quando sentì il fruscio di Will che si sistemava sotto le lenzuola.
«Sì, buonanotte» mormorò in risposta Will, atono, lanciando un’ultima occhiata afflitta al letto di Christopher.
 

***

 
Scorpius si sarebbe aspettato di morire in maniera dolorosa, magari sotto le chele di un'Acromantula inviperita – ovviamente, chi avrebbe trovato i suoi resti, non avrebbe pensato che il motivo per cui era stato attaccato fosse una disputa di cuore e il suo onore sarebbe rimasto salvo. Non contava di sopravvivere neanche se la bestia non li avesse raggiunti: era sicura che Rose, per lo spavento e il pericolo corso, sarebbe stata pienamente in grado di stare al livello dell'Acromantula più inferocita. 
Dopo una decina di minuti, infatti, stavano ancora correndo disperatamente verso una meta imprecisata, le guance arrossate dalla fatica e il fiato accelerato in maniera dolorosa. Scorpius, però, troppo impegnato a non andare a sbattere contro uno dei grossi alberi che sembravano spuntare all’improvviso davanti a lui, non aveva calcolato una piccola radice che spuntava dal terreno e che si incontrò esattamente davanti alla punta del suo piede, sbilanciandolo e catapultandolo in avanti. 
Con un grido d'orrore si ritrovò addosso a Rose – oh, Merlino, adesso si che mi ammazza! – e insieme cominciarono a rotolare scompostamente giù dal pendio dove stavano correndo qualche istante prima. 
Quando si fermarono ai piedi del dislivello – aggrovigliati in maniera piuttosto comica e anche dolorosa –, Scorpius aveva la schiena a pezzi per il tentativo, piuttosto vano peraltro, di prendere tutte le asperità del terreno al posto di Rose; questo adorabile e inaspettato gesto d’altruismo da parte del Serpeverde oltre che per carineria – cosa faceva fare l'amore… – era stato fatto per poter barattare la gentilezza con una morta meno dolorosa. 
Inaspettatamente Rose scoppiò a ridere. 
Ma cosa…? Forse ha sbattuto la testa, avrei dovuto immaginare che non sarei riuscito a prendermi tutte le botte… 
«O-oddio, non ci posso credere!» singhiozzò tra le risate, asciugandosi gli occhi. 
«A cosa? Al fatto che hai fatto una foto con un'Acromantula o che L'HAI INSULTATA?!»
A quelle scandalizzate parola Rose scoppiò in un'altra risata scrosciante che, per quanto inappropriata, fece sciogliere Scorpius; senza quasi accorgersene si ritrovò a ridacchiare anche lui, anche se non quanto di gusto come la ragazza. Lo spavento ancora gli serrava il cuore in una dolorosa morsa. 
Però… era sopra Rose, con la frangia di capelli biondi che quasi le sfiorava la fronte, e lei era così bella e felice mentre si calmava leggermente dallo scoppio di risate e socchiudeva lentamente gli occhi, fissandolo come un gattino curioso... e forse – be', era quasi morto, no? – un bacetto ci poteva anche stare, in fondo Rose era pacifica e allegra e lo guardava come se non si aspettasse altro che lui si abbassasse e…
«G-guarda, degli unicorni!» esclamò lei all’improvviso; lo sguardo catturato nuovamente dal magico bagliore che aveva scorto durante la terribile fuga da Ruth.
Se non fossero stati animali così belli, Scorpius avrebbe detto una cosa decisamente poco carina. 
Rose si rialzò, scostando delicatamente il ragazzo che non si era ancora mosso di un millimetro e spazzolandosi i pantaloni con aria imbarazzata, e osservò con aria confusa il piccolo branco di unicorni – una decina al massimo. Poco distante dal luogo dove erano atterrati si apriva una piccola radura dove si erano raccolti i magici animali: alcuni avevano il lucido manto candido come la neve che baciato dalla luna emanava una soffusa luce perlacea, mentre altri – più piccoli e tranquilli – l’avevano di un oro scintillante o argento brillante. Erano semplicemente splendidi, uno spettacolo unico e... magico da vedere, mentre brucavano placidamente l'erbetta della radura e si tiravano spensierate musate addosso. 
Ormai rassegnato a non aver nessuno contatto con le labbra di Rose per quella notte, il biondo si alzò, ingoiò altre brutte parole che premevano per uscire e si dispose in una condizione d'animo che gli permettesse di apprezzare gli animali. 
Non ci volle molto, comunque. Erano la sua specie preferita. L’unica.
Qualche minuto dopo la rovinosa caduta era già esaltato, mentre si avvicinava agli animali, esitante ma fiducioso, con gli occhi lucidi di gioia come quelli di un bambino.
Rose rimase a guardarlo. Si sentiva accaldata, perché, diamine, Scorpius aveva palesemente cercato di baciarla e lei non si era ritratta! Anzi. Un altro poco e avrebbe persino chiuso gli occhi e sospirato come una qualsiasi oca di Hogwarts. 
Come fai a sapere che stava per baciarti? Non sei nemmeno sicura di piacergli e poi da quand'è che sei pronta a farti sbaciucchiare da Scorpius MALFOY?!
Arrossì leggermente e scosse la testa come per far uscire quei pensieri imbarazzanti dalla propria testa.
«Ehi, biondo!» lo chiamò, mentre le labbra le si stiravano automaticamente in un sorrisetto malvagio.
Lui si girò, inclinando la testa perplesso dal modo in cui la ragazza lo aveva apostrofato.
«Lo sai che gli unicorni si fanno accarezzare solo dalle ragazze, vero?» sogghignò. In fondo, non c'era migliore cura per togliersi di mente pensieri molesti che distrarsi con qualche presa in giro e godersi la faccia di Scorpius mentre realizzava che sì, Rose aveva ragione e sì, stava accarezzando un unicorno che, non sazio delle sue coccole, gli si spingeva addosso, richiamando i suoi amici con dei nitriti soddisfatti.
«C-certo che lo so!» squittì imbarazzato lui, levando di scatto la mano dal muso vellutato dell’animale come se si fosse scottato. «Solo che magari questo qui è mezzo cieco e, frastornato dalla mia bellezza, mi ha scambiato per una donna» concluse rosso in viso incrociando le braccia al petto e allontanandosi di un passo dall’unicorno.
Quest’ultimo, però, non pareva soddisfatto dalla piega che avevano preso gli eventi e, sotto lo sguardo divertito di Rose che si stava trattenendo a stento dal ridere in faccia a Scorpius, si riavvicinò lentamente al ragazzo cominciando a dargli leggeri colpi con il muso sulla spalla affinché ricominciasse ad accarezzarlo.
Il biondo arrossì ancora di più e tentò nuovamente di scappare, andando a nascondersi dietro Rose, sperando che l’unicorno riconoscesse una vera ragazza e la smettesse di rincorrerlo.
Quando, però, il magnifico cavallo aggirò la rossa e cominciò a pungolarlo delicatamente con il lungo corno d’avorio, si arrese con un sospiro e ricominciò a sfiorargli dolcemente il muso morbidissimo.
«Ma certo, è ovvio che questo unicorno è mezzo cieco, non hai notato come ti ha perso di vista subito quando ti sei nascosto dietro di me?» ridacchiò Rose, mentre l’animale emetteva un brontolio soddisfatto e scuoteva la criniera lattea.
«Io non riderei se fossi in te,» borbottò Scorpius di rimando senza tuttavia staccare gli occhi da quelli color liquerizia dell’unicorno, completamente ipnotizzato, «perché se ha preso me per una ragazza, sdegnando te che lo sei veramente... beh, vuol dire che ti ritiene un maschio.»
La rossa boccheggiò un paio di volte senza sapere cosa rispondergli. Certo, era sempre stata più ‘maschiaccio’ che ‘donzella in pericolo’, ma da lì ad essere considerata più maschio di un maschio... «Okay, questo unicorno è completamente cieco» sibilò sconfitta, lasciandosi cadere sull’erba umida della radura e facendo ridacchiare Scorpius. «Ma come, non eri proprio tu che sostenevi che Perla ci vedesse benissimo?»
Rose sbuffò alzando gli occhi al cielo.
Perché le poche volte che riesce a zittirmi me le deve rinfacciare mille volte? Ah sì, perché sono poche.
«Ti dice niente “cambiare idea”? ... No, ehi, aspetta un secondo: Perla
Il biondo diventò nuovamente rosso – ma che diavolo ci succede questa notte? – «È l’unicorno... è bianco e... ehm... una femmina, quindi mi pareva brutto non darle un nome dato che mi si è affezionata tanto» spiegò imbarazzato.
Lanciò un’occhiatina veloce a Rose per spiarne la reazione, ma lei non aveva l’espressione scettica e derisoria che si aspettava, anzi, sembrava... intenerita.
Sì, c’è decisamente qualcosa di strano nell’aria, probabilmente saranno gli unicorni.
La rossa non commentò il chiarimento del ragazzo e impiegò qualche secondo a contemplare i meravigliosi animali passeggiare tranquillamente nella quiete della notte, sotto il cielo stellato: le sembrò un momento magico e perfetto.
Silenziosamente estrasse dallo zainetto la macchina fotografica.
«Ehi!» esclamò Scorpius contrariato, quando sentì l’ormai familiare scatto sinonimo di una fotografia.
«Così potrò ricattarti» rispose semplicemente lei, scrollando le spalle, ma senza il ghigno malvagio che le increspava le labbra quando faceva realmente qualcosa con subdoli secondi fini.
Finalmente l’unicorno trotterellò via da Scorpius e si ricongiunse al resto del branco, prima che sparissero tutti insieme in una luminosissima macchia scintillante.
Il ragazzo caracollò fino a Rose, buttandosi poco elegantemente accanto a lei e intrecciando le mani dietro la testa. «E ora?»
La rossa si guardò attorno: ora che gli unicorni se n’erano andati la radura pareva più buia, ma la sensazione di pace infinita era rimasta.
«Avrebbe dovuto vedermi il professor Hagrid,» riprese Scorpius gongolante, dato che Rose pareva troppo immersa nei propri pensieri per rispondergli, «altro che quegli schifosi Vermicoli al Primo anno: ho intrattenuto una conversazione con un’Acromantula e accarezzato un unicorno; tutto nella stessa notte!»
La ragazza roteò gli occhi al tono compiaciuto dell’altro, «Ovviamente, meriteresti un Oltre Ogni Previsione. Perché per completare questa fantastica nottata “alla ricerca delle creature selvagge” non te ne vai ad abbracciare un Ippogrifo?»
Scorpius strabuzzò gli occhi e sperò vivamente che il commento sarcastico che Rose aveva appena fatto non le desse strani suggerimenti che poi lui avrebbe dovuto concretizzare.
Speranza vana.
«Senti...» cominciò infatti la ragazza in tono casuale e Scorpius sentì una spiacevole morsa allo stomaco dettata dall’ansia, «tu hai un buon senso dell’orientamento, vero?»
Il biondo girò la testa per mostrare a Rose la sua migliore espressione interrogativa; non era esattamente quello che si aspettava che lei gli chiedesse.
«Ehm... sì?»
«Bene, allora fai strada. Direzione: capanna di Hagrid!» esclamò lei, balzando in piedi e buttandosi il piccolo zaino sulle spalle.
Scorpius, a suo malgrado, si alzò dalla comoda posizione che aveva trovato sull’erba fresca della radura e domandò dubbioso: «Posso chiederti perché?»
«Ma ovviamente perché lì vicino si trova il recinto di Fierobecco!»
«C-cosa?!» Il biondo quasi si strozzò con la propria saliva. Si ricordava benissimo di tutte le volte in cui, da piccolo, suo padre gli aveva raccontato di quando quella sottospecie di rapace gli aveva quasi staccato un braccio in un attacco d’ira del tutto ingiustificata; si sentiva ancora rimbombare le sue parole nella testa. «È ancora vivo? Cosa ci fa a Hogwarts?»
Rose invitò Scorpius a farle strada con un cenno prima di cominciare a spiegare, «Beh, dopo che Sirius è morto, Fierobecco è diventato parte dell'eredità destinata a mio zio Harry, ma, su suggerimento di Silente, lui lo ha affidato alle cure di Hagrid, che lo ha nascosto nella Foresta Proibita in un recinto non troppo distante dalla sua casa e per non correre rischi, gli ha dato un nuovo nome: Alisecco. Oh, giusto, bisogna chiamarlo con il suo nuovo nome! E certo che è ancora vivo! Le creature magiche vivono molto di più di qualsiasi animale normale.»
A Scorpius vennero i sudori freddi mentre si addentrava nuovamente nella foresta, in quella che sperava fosse la direzione giusta, guidato da un Incantesimo Quattro Punti; ovviamente recitato da Rose. Il ricordo della voce di Draco continuava a ripetergli: Scorpius, non avvicinarti mai a uno di quei maledetti polli o potrebbe andarne della tua vita.
Vedendolo così teso alla ragazza venne da ridere: chissà cosa gli aveva raccontato suo padre dell’incidente che aveva avuto con lo stesso Fierobecco. Probabilmente che l’aveva quasi ucciso.
«Oh, tranquillo, era solo un graffio» proclamò ad alta voce, senza quasi rendersene conto.
«Cosa?» le domandò Scorpius confuso e leggermente allarmato da quelle parole; che potesse leggergli nel pensiero?
«Niente, niente... stavo solo pensando ad una cosa»
Il biondo preferì non indagare e il resto del viaggio attraverso la Foresta Proibita procedette in silenzio, l’aria densa e carica di aspettative.
 
 
Scorpius aveva un male ai piedi atroce per tutto quel camminare sul terreno accidentato della foresta, ma non era niente in confronto alla paura che gli attanagliava lo stomaco e gli faceva venire voglia di vomitare. Aveva sempre avuto paura degli Ippogrifi dopo aver sentito i racconti di suoi padre e queste creature avevano popolato i suoi incubi più ricorrenti. Fortunatamente fino a quel momento non aveva mai avuto il piacere di trovarsi faccia a faccia con uno di questi animali, neanche in una delle lezioni di Cura delle Creature Magiche – forse perché in teoria Hagrid non doveva nemmeno possedere un Ippogrifo.
Diede un’occhiata alla luna, che si intravedeva tra gli alberi, e strabuzzò gli occhi: dovevano star camminando da molto più tempo di quanto avesse immaginato, infatti la luminosissima sfera lattea non si trovava più alta nel cielo scuro come quando avevano lasciato la radura degli unicorni, ma era più spostata verso l’orizzonte; dovevano essere più delle quattro e mezza di mattina.
Ormai era primavera quindi il sole sorgeva prima e dunque avevano circa un’ora e mezza per tornare nei propri Dormitori senza farsi tradire dalla luce dell’alba.
Almeno non possiamo perdere troppo tempo con l’Ippogrifo.Constatò Scorpius parzialmente sollevato. Però, aspetta... Rose le ha dette le incriminanti “parole magiche”? No, se mi ricordo bene!
Un ghignetto gli si disegnò sul viso se no corrucciato dalla preoccupazione: per Rose sarebbe stata proprio una bella sorpresa, almeno per un attimo lui avrebbe potuto vedere lo sbalordimento sul suo volto.
Proprio in quel momento, però, udì un rumore ben poco rassicurante – una specie di ringhio basso e gutturale – che lo distolse dei proprio pensieri e gli fece ingoiare il sorrisetto vittorioso, trasformandolo in un doloroso groppo in gola.
«Ci siamo quasi!» trillò a quel punto Rose, facendolo sobbalzare, «Non ho mai visto un Ippogrifo fino ad ora: che emozione! Mio zio dice che sono creature estremamente intelligenti ed educate.»
Poi la ragazza tese le orecchie e si corrucciò per qualche secondo, «Forse adesso sta dormendo, però. Speriamo che non si arrabbi se per sbaglio lo svegliamo»
Scorpius diventò ancora più pallido e deglutì un paio di volte cercando di inumidire la gola completamente secca; scene di loro due squartati dagli artigli e dal becco dell’Ippogrifo avevano iniziato a susseguirsi ad una velocità spaventosa nella sua testa.
Passarono un’altra decina di minuti a girovagare e infine una nuova radura si aprì davanti ai loro occhi, non ampia e spaziosa come quella degli unicorni, ma lunga e stretta, come se all’animale piacesse correre o... dovesse prendere la rincorsa per spiccare il volo.
Quella consapevolezza colpì Scorpius all’improvviso: giusto, questa creatura malvagia non è solo letale a terra, ma può anche volare. Meraviglioso.
Il terreno era quasi privo di erba e molto secco. Qua e là biancheggiavano le sagome di alcune ossa piuttosto grosse che probabilmente l’Ippogrifo non era riuscito a deglutire.
Anche Rose finalmente ebbe una reazione che non fosse eccitazione e Scorpius si sentì un po’ meno “frignone di turno”: la ragazza rabbrividì e si lasciò sfuggire un verso di disgusto che sintetizzava esattamente anche quello che provava il biondo in momento.
Poi lo videro: nell’oscurità l’enorme creatura metà cavallo grigio e metà aquila gigante si mimetizzava perfettamente con il suolo inaridito, le ali erano di un bianco sporco con l’estremità delle penne grigio scuro e marrone. Come aveva detto Rose, l’Ippogrifo stava dormendo, comodamente accovacciato tra le radici di un grosso albero.
«Dai Scorpius,» lo esortò sottovoce la rossa, con un braccio immerso nello zainetto alla ricerca della macchinetta fotografica, «vagli vicino così la facciamo finita e possiamo tornare nei nostri Dormitori»
«No-o» balbettò lui, completamente paralizzato dal terrore, che lo costringeva a continuare a fissare l’ammasso di penne e piume più pericoloso che avesse mai incontrato. Solo dopo realizzò che Rose l’aveva chiamato per nome, ma non fece in tempo a rallegrarsene che lei sbuffò infastidita, come se lui, rifiutandosi, stesse solo rallentando la loro tabella di marcia. «Uff, scommetto che non sei mai andato vicino ad un Ippogrifo, diciamo tanto vicino da toccarlo. Contento? Ora vai»
Nessuna meraviglia sul suo viso, solo un po’ di irritazione probabilmente dovuta anche alla mancanza di sonno; mai che gli desse una soddisfazione, comunque.
Scorpius si arrese e cominciò ad avviarsi verso la creatura addormentata, facendo meno rumore possibile. L’animale non era neanche legato con una catena che potesse bloccarlo nel caso avesse cercato di attaccarlo. Certo, questo era in qualche modo rassicurante perché significava che non era un giovanetto esaltato e che aveva già avuto contatti con l’uomo, ma era pur sempre un grosso Ippogrifo irritabile!
Scorpius camminava lentissimo, stando bene attento a dove poggiava i piedi e rabbrividendo ogni volta che passava di fianco a un osso spolpato o a qualche grumo di pelliccia non meglio identificato. Quando fu a meno di un metro dall’animale, però, qualcosa si scricchiolò sotto il suo piede e si ruppe con uno schiocco secco – il ragazzo sperò vivamente che non fosse un osso o avrebbe vomitato sul serio.
Un silenzio innaturale calò all’improvviso sulla radura e neanche i gufi selvatici, che avevano fatto loro compagnia con il loro tetro bubolare, ora avevano il coraggio di emettere un fiato.
Scorpius era diventato una statua di ghiaccio e per poco non svenne quando l’Ippogrifo aprì lentamente l’enorme occhio arancione e lo squadrò da capo a piedi, quasi valutandolo.
Oh oh, un conto è avvicinarsi mentre dorme un altro è farlo mentre mi disseziona con lo sguardo! È ufficiale: ora mi squarta.
«Fai qualcosa!» gli sussurrò concitatamente Rose, e a quel punto al ragazzo tornò in mente quello che lei aveva detto poco prima: mio zio dice che sono creature estremamente intelligenti ed educate.
Beh, lui aveva una rigida educazione Purosangue alle spalle, volevano per caso fare a gara a chi fosse il più beneducato?
Bene, stupido pollo, perché vincerò io!
Scorpius si sciolse lentamente dalla rigida posizione in cui si era immobilizzato e poi fece un elegante e profondo inchino in direzione dell’animale.
Questi lo scrutò ancora per qualche secondo e infine si alzò sulle possenti zampe, piegò quella anteriore e abbassò l’enorme capo, imitando l’inchino del ragazzo.
«Stupendo, stupendo!» esclamò Rose dall’altro lato della radura, brandendo la macchina fotografica, «Ora si lascerà accarezzare! Forza, cosa stai aspettando?»
Il biondo alzò adagio la testa e si trovò la faccia a pochi centimetri da quella pennuta dell’Ippogrifo. Sobbalzò un poco, ma poi si avvicinò pian piano alla creatura. I fondo non era così male e non aveva ancora cercato di attaccarli.
Alzò la mano e la poggiò il più lontano possibile dal becco dell’animale, facendola scorrere dolcemente sulle piume della nuca dell’animale. Questo chiuse gli occhi, come per assaporare meglio il momento, ed emise uno strano gorgoglio gutturale.
«Secondo me dovresti riconsiderare l’opzione di fare il guardiacaccia,» ridacchiò la ragazza, «sembra che tu gli piaccia!»
«Io piaccio a tutti» la corresse Scorpius compiaciuto, le piccole vittorie che aveva ottenuto quella notte con le creature che normalmente non si sarebbe mai immaginato di avvicinare lo avevano mandato su di giri; si sentiva invincibile.
«Pallone gonfiato» fece Rose, coprendo abilmente le parole con un paio di colpi di tosse e facendo sorridere l’altro.
«Perché non vieni a provare ad accarezzarlo anche tu?» chiese amabilmente Scorpius, intimamente soddisfatto nel vedere un lampo di panico passare sul viso della rossa nonostante la distanza. «Dai, guarda com’è buono! E poi sono sicuro che Alisecco voglia fare la tua conoscenza»
«Aehm... penso che sia meglio che io stia qui, sai le foto non vengono bene da troppo vicino» balbettò la ragazza cercando freneticamente una scusa per non avvicinarsi alla creatura.
«Ma che dici! Su, vieni qui; ha delle piume morbidissime!»
Rose azzardò qualche passo in direzione dell’Ippogrifo e Scorpius, in realtà era terrorizzata dall’idea di andare vicino a quella creatura che in Animali Fantastici di Newt Scamandro era classificata come XXX, ma non poteva farsi vedere spaventata, soprattutto da una animale che il biondastro stava tranquillamente accarezzando neanche fosse un cagnolino bene addestrato.
Attraversò cautamente la radura per non attirare l’attenzione dell’Ippogrifo o spaventarlo con un movimento troppo improvviso.
«Ora che sei qui vicina fai un inchino. Anzi no! Dato che sei una ragazza ti conviene fargli una riverenza, se è davvero così educato come dicono noterà di certo la differenza.»
Rose fece un’espressione divertita vedendo lo sguardo serio con cui lui aveva parlato: davvero stava facendo una gara d’educazione con un Ippogrifo?
Bah, magari poi lo inviterà anche a una di quelle cene extra lusso per soli Purosangue e lo sfiderà a usare la posata giusta tra le mille che ci sono ai lati del piatto!
La ragazza si piegò come le aveva consigliato Scorpius e, dopo qualche secondo di straziante attesa, la creatura piegò a sua volta le ginocchia squamate.
Rose tirò un sospiro di sollievo e si spostò dal lato dell’Ippogrifo opposto al biondo.
«Dai, dai, accarezzalo!» le sussurrò Scorpius eccitato, ora che la paura era completamente scomparsa; pareva che da un momento all’altro potesse mettersi a saltare di gioia.
«Ma anche no...» borbottò la rossa così a bassa voce che il ragazzo non la sentì. «Penso che ora potremmo anche tornare a Hogwarts: guarda, sta albeggiando!» disse invece ad alta voce indicando dietro Scorpius.
Senza staccare la mano dal collo dell’Ippogrifo il ragazzo si girò di scattò per vedere una luce rosata diradarsi attraverso gli alberi da dietro le colline. Peccato che compiendo quel movimento repentino avesse preso leggermente l’equilibrio e si fosse attaccato al collo della creatura per non cadere, tirandogli dolorosamente alcune penne.
L’Ippogrifo, stridendo, diede un colpo su sedere a Scorpius con la testa, facendoselo volare sul dorso, le braccia da una parte e le gambe dall’altra.
Rose, inorridita dalla scena, cercò di scostarsi, ma la creatura si impennò e una delle zampe  si impigliò in una delle cinghie dello zainetto che pendeva da una spalla della ragazza.
Poi, trascinandosi dietro Rose, che non era riuscita a sfilare il braccio, spiccò il volo.
 

***


Quella mattina Albus si svegliò di buon ora e, stranamente, anche di buon umore. La sera prima doveva essersi addormentato veramente presto per sentirsi fresco e riposato alle sei di mattina. Solitamente, se poteva, preferiva restare a letto fino a tardi, a godere di quel confuso e rilassante dormiveglia che ti avvolge quando ti svegli, lasciandoti piacevolmente intontito. Ma lui si sentiva perfettamente lucido e sentiva che non sarebbe più riuscito ad addormentarsi, quindi decise di andare a farsi un giro per il castello – a quell’ora di domenica sicuramente deserto – e magari fare un salto nelle cucine.
Sbadigliò, si stiracchiò facendo schioccare ogni vertebra della spina dorsale, poi scostò le tende che circondavano il letto e buttò giù le gambe dal materasso, guardandosi attorno.
Il letto di Scorpius aveva le tendine aperte ed era vuoto, ma quelli di Will e Chris erano ancora nascosti dalla stoffa verde. Albus si avvicinò silenziosamente a quello di Christopher per dare un’occhiata – a volte i due ragazzi chiudevano le tende per non far vedere che il letto era ancora da rifare o per non far capire che stavano dormendo tutti e due nello stesso –, ma, scostando leggermente le tende, trovò l’amico ancora immerso nel mondo dei sogni, anche se dall’espressione sembravano tutt’altro che piacevoli.
In quello di William invece trovò una sorpresa.
Oh, allora il litigio a cui ho assistito stanotte non era solo parte del mio sogno! rifletté Al, osservando il ragazzino biondo che dormiva beatamente, abbracciato a Will.
Solo perché quella mattina si sentiva in ottima forma e quindi più disponibile verso il prossimo, decise di far sì che Chad potesse preservare il proprio bene fisico. Quindi si chinò e lo scrollò delicatamente, cercando di non svegliare anche Zabini.
Chad borbottò qualcosa, si strofinò gli occhi e poi mise a fuoco un ragazzo carino che lo fissava insistentemente con due enormi occhi verdi. Era sicuro di averlo già visto insieme a William, ma in quel momento gli sfuggiva il suo nome; comunque doveva essere il figlio del Famoso Harry Potter.
«Che c’è?» borbottò, scocciato dall’essere stato svegliato nonostante – ne era sicuro – fosse domenica mattina.
«Ti salvo la vita» replicò tranquillamente Albus, scrollando le spalle. «Sai com’è, non credo che Chris apprezzerà questo tuo slancio d’affetto verso Will, dato come si è comportato nei tuoi confronti in queste settimane. Per cui, se hai voglia di poter usare ancora tutte e due le braccia in futuro ti conviene cambiare letto. Ricorda, è un consiglio da amico» sussurrò, strizzandogli un occhio alla fine e facendo un sorrisetto gentile, che però pareva nascondere un pizzico di sadica soddisfazione nel mettergli paura.
La minaccia contenuta in quel discorso, pronunciata con quella faccina d’angelo, fece partire un brivido involontario lungo la schiena di Chad, che balzò subito giù dal materasso di William e si diresse a passo sicuro verso il letto di Scorpius; a suo parere era ancora troppo presto per alzarsi definitivamente.
Soddisfatto della sua opera caritatevole, Albus si avviò verso la porta della camera, ma proprio mentre stava per abbassare la maniglia lo colse una folgorazione.
«Chad?» chiamò sottovoce, «a che ora sei venuto qui stanotte?»
Il ragazzino sbuffò piano: perché non poteva lasciarlo dormire in pace? «Non so, penso intorno alle due. Perché?»
Albus ignorò la domanda, sgranando gli occhi dalla sorpresa, «E sei stato tutto il tempo nel letto di William?»
«Oh no,» rispose Chad con un tremolio imbarazzato nella voce, «sono andato da lui quando si era già addormentato, all’inizio ho dormito in questo letto»
«Con Scorpius?!»
«No! Quando sono arrivato era vuoto.»
Il volto di Albus divenne una maschera di pietra e la mano poggiata sulla maniglia si serrò con forza, mentre l’ombra della consapevolezza si faceva strada nella sua mente e ogni tassello del puzzle andava al suo posto: la paura di Rose, il Mantello dell’Invisibilità... il letto vuoto di Scorpius.
Ogni traccia di buon umore evaporò in un attimo.
 
 


N / A:

Squillino le trombe, rullino i tamburi: Swichi e Matiux sono di nuovo qui!
Ve l’avevamo detto che saremmo tornate, visto? (Probabilmente ormai vi sarete abituate a stare senza di noi e ci manderete a quel paese, ma noi vi vogliamo tanto bene quindi insistiamo a rompervi l’anima con un nuovo capitolo addirittura di quasi 5.000 parole xD) Eh sì, un nuovo MASTODONTICO ;D
Nonostante tra poco ricominci la scuola (sigh, sob, gasp... diteci che non siamo le uniche a stare per suicidarci dalla depressione!) non vedevamo l’ora di postare questo nuovo capitolo in cui – eh eh – succedono un bel po’ di cosucce; ammettetelo, almeno un po’ vi abbiamo sorprese, eh? :D
Non vediamo l’ora di sapere cosa ne pensate (se abbiamo perso lo smalto o riusciamo a cavarvi un “ohibò, questa proprio non me l’aspettavo!”) e se questo capitolo è valso (almeno un pochino) l’attesa! Oh si, potete anche insultarci in turco ottomano o la lingua che più vi aggrada se volete ^^
Bene, detto questo vorremmo solo ricordarvi di passare a dare un’occhiata alla mini long From Hogwarts with Love in cui ci sono (e saranno) un sacco di missing moments e spiegazioni del perché i nostri1 personaggi sono così ora e altre curiosità :)
E vorremmo anche fare un applauso a lunatica365, Fanny,Harry Potterish,edvige forever per aver indovinato il Misterioso Individuo che si cela dietro la porta e si, un altro anche a lunatica365,Harry Potterish, Out of my head, edvige forever, luceweasley e Oceans per aver provato ad capire cosa fosse l’ Ignoto Bagliore: sul serio, adoriamo quando accogliete le nostre sfide e dite quello che vi passa per la testa, ci sentiamo molto più vicine a voi ♥
Ora vi salutiamo (chissà chi avrà avuto il coraggio di sorbirsi queste note infinite xD) e al prossimo capitolo!
Un bacione grandissimo,
 
Swichi e Matiux
 
 
1  Nostri nel senso del carattere e la storia che abbiamo dato loro, ovviamente per il resto appartengono alla Rowling! ;)
Questo è un piccolo bonus per avervi fatto aspettare così tanto ^_^ 
Matiux: Anche se la grand parte di voi lo odia (ToT a me sta così simpatico!), ecco a voi...
CHAD MCDONALD! (Immaginatevelo con degli occhiali giganti quadrati xD)

Chad Chad 2

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Capitolo 24
*** Quando beccati può avere due significati ***


Quando beccati può avere due significati
[CACCOLA! cit. Draco Lucius Malfoy]
 
 

Albus Severus Potter era ufficialmente entrato in crisi. 
Uscito a grandi passi dalla propria camera, aveva cominciato a camminare a larghe falcate senza nessuna meta apparente. 
La sua mente era piena di pensieri – e nessuna di questi era buono. Riassumendo brevemente: sua cugina e il suo migliore amico era dispersi fuori da Hogwarts (presumibilmente, o nella Foresta Proibita o nella Londra babbana) e nessuno ne sapeva niente. 
O forse no...
Al si fermò, accigliato. 
Chris e Will mi hanno chiesto delle Acromantule, Chris e Will hanno tirato fuori il Mantello dell’Invisibilità con un discorso senza né capo né coda, Chris e Will mi hanno offerto un succo di zucca prima di andare a letto... Maledizione, pensò il ragazzo, digrignando i denti in un gesto molto poco Potter, erano tutti d’accordo! 
Scartò immediatamente l’opzione di andare a svegliare i due traditori e fargli sputare la verità a suon di pugni (che, comunque, non sapeva dare), per proseguire la sua camminata senza scopo. Al momento, l’importante non era accertarsi della veridicità di quello che aveva pensato, ma scoprire dove erano andati a cacciarsi Rose e Scorpius e tirarli fuori dal pasticcio che sicuramente combinato.
E qui sorgeva il problema: dirlo o non dirlo a qualcuno?
Chris e Will erano automaticamente eliminati: probabilmente avrebbero alzato le spalle e gli avrebbero detto che sarebbero tornati presto. 
Dominique ne avrebbe fatto un caso di stato e forse, presa dal terrore più nero, avrebbe scritto ai loro genitori – e questo non era arrivato a pensarlo nemmeno lui!
A Lily e a qualche altro parente disperso per la scuola avrebbero dovuto spiegare tutta la storia e non voleva che il suo migliore fosse linciato, se si fosse ripresentato vivo dopo l’avventura notturna da tutto il suo parentado. 
Rimaneva un’unica, terrificante possibilità: un professore. 
Però, nonostante fosse spaventato da quello che poteva essere successo, non aveva nemmeno il coraggio di andare dalla McGranitt: di sicuro li avrebbe puniti – ma di questo Albus non si preoccupava perché credeva che una bella punizione sarebbe stata il minimo – ma temeva che i due ragazzi sarebbero potuti incorrere nell’espulsione per aver violato il coprifuoco per uscire dalla scuola e andare nella Foresta Proibita a stuzzicare creature più o meno letali (Al aveva scelto questa opzione dato che erano stata tirate in ballo le Acromantule e, a quanto ne sapeva, nella Londra babbana non scorrazzavano liberamente per le strade). Ma come ha fatto Rose a lasciarsi convincere, lei che teneva così tanto a sembrare la studentessa perfetta, a fare un’assurdità del genere rischiando di rovinarsi il futuro?! 

(S)fortunatamente, a bloccare il corso dei suoi pensieri e a risolvere la situazione, fu la McGranitt stessa, che spuntò all’improvviso da un corridoio laterale e Albus non riuscì a evitarla, andandole a sbattere addosso.
«Oh, Merlino, m-mi scusi!» balbettò Albus agitato. 
«Signor Potter,» esclamò la professoressa, spolverandosi granelli invisibili dalla austera veste che indossava, «cosa ci fa sveglio a quest’ora antelucana del mattino quando tutto il corpo docenti si lamenta dei suoi ritardi?» 
«Ehm... io...» tartagliò il ragazzo, preso dal panico; generalmente sapeva mentire abbastanza bene, per essere un onesto e gentile Potter, ma sotto pressione persino le sue abilità da consumato Serpeverde andavano a farsi benedire. «Ieri mi sono addormentato molto presto e... eccomi qua!» e cercò di sfoderare un sorriso convincente. 
La goffa bugia, che però era più che altro l’omissione di qualche verità, sembrò convincere la professoressa. «Veda di prendere questa abitudine anche per i giorni scolastici» lo riprese bonariamente, girandosi poi per andarsene.
Glielo dico o non glielo dico? Potrebbe espellerli... Rose e Scorpius potrebbero odiarmi per tutta la vita... potrebbero accusarmi di essere uno spione che non si fa mai i fatti suoi... potrebbero essere in pericolo... priorità!
«ASPETTI!»
La donna si girò, con una smorfia incuriosita. «Mi dica, signor Potter.»
E ora come glielo spiego? Non so neanche io esattamente com’è andata!
«Ehm... ecco, veramente...» 
Dopo un minuto di balbettamenti vari, la McGranitt iniziò a sembrare vagamente esasperata. «Signor Potter, per quanto mi piaccia conversare con i miei alunni, se mi sono alzata a quest’ora – e indicò con un gesto della mano l’enorme finestra che dava sulla Foresta Proibita, appena illuminata dai raggi del sole, davanti alla quale erano – ci sarà qualche ragione...» lo esortò gentilmente. 
«È... che è una questione un po’ spinosa.»
La professoressa si fece, se possibile, ancora più curiosa e impaziente.
«Quello che voglio dirle è che...»

«MALEDETTO POLLOOOOOOOOO!»
«AAAAAAAHHHHHHHH!»

Albus rimase congelato a fissare la finestra, dove, qualche istante prima, erano passati sua cugina e Scorpius a cavallo – più o meno – di un Ippogrifo chiaramente imbizzarrito, prima di voltarsi verso la Preside. 
«Cosa stava dicendo, signor Potter?» gli chiese gentilmente, come se niente fosse successo, ma con una punta di sospetto; sperando che quello che aveva appena visto con la coda dell’occhio era stata una terribile allucinazione dovuta alla stanchezza. 
«Ehm... Ecco, il “maledetto pollo” riassume più o meno la situazione.» sganciò la bomba senza riuscire a guardare negli occhi l’insegnante.
La McGranitt dimostrò una calma invidiabile mentre elaborava la situazione, tale che Albus pensò che fosse andata sotto shock.
«Quindi... mi vuole dire che le due persone appena passate a cavallo di un Ippogrifo erano la signorina Weasley e il signor Malfoy?» tentò lentamente le preside.
«Esatto, come l’ha capito?»
«Intuizione, signor Potter. Ora andiamo, non c’è tempo da perdere»
Proprio mentre Albus e la McGranitt si fiondarono a passo svelto verso la porta d’ingresso della scuola per andare nel parco, uno stridio acuto e due urla terrorizzate attirarono la loro attenzione, facendo aumentare loro la velocità con il cuore in gola.
 
 Rose era semplicemente terrorizzata.
Aveva sempre avuto paura viscerale delle altezze, di quelle che ti fanno tremare le gambe e mozzare il respiro il modo doloroso, e ora si trovava a una ventina di metri di altezza completamente sospesa nel vuoto e l’unica cosa che le impediva una caduta rovinosa era la sottile cinghia dello zainetto, che però nello stesso tempo le stava segando la spalla.
Ormai non sentiva più il braccio nonostante si fosse aggrappata con tutte le sue forze con l’altro per non rischiare di cadere. Il dolore, la paura e il vento la facevano lacrimare e le appannavano gli occhi, ma non aveva il coraggio di urlare per paura di spaventare ancora di più la creatura; oltretutto non riusciva ad arrivare alla propria bacchetta, che prima di avvicinarsi all’Ippogrifo aveva infilato nella tasca posteriore dei pantaloni.
 
Scorpius non si era mai sentito così inerme, nemmeno sotto lo sguardo indagatore e minaccioso di Rose.
Non sapeva che fare: si trovava in una posizione assurda in groppa ad uno stupido pennuto e aveva una paura matta di fare una mossa sbagliata e finire spappolato al suolo. Di solito questa sensazione, che lo accompagnava durante tutte le partite di Quidditch lo elettrizzava e gli dava il vigore di inseguire il boccino e acchiapparlo facendo le evoluzioni più stravaganti. Ma di solito quando volava non si trova in groppa ad una creatura mostruosa ed instabile!
In più non riusciva a vedere né sentire Rose, nonostante fosse certo che si fosse alzata anche lei in volo insieme a lui. Sperò che non fosse caduta, ma l’avrebbe sentita urlare in quel caso, no?
 
Da qualche minuto il volo dell’Ippogrifo si era stabilizzato e i due ragazzi stavano cominciando a tirare un sospiro di sollievo – anche se Rose temeva terribilmente il momento dell’atterraggio – quando all’improvviso la creatura sterzò bruscamente verso Hogwarts e accelerò.
Con orrore Scorpius si accorse che stavano per schiantarsi contro una delle vetrate della scuola a tutta velocità.
 «MALEDETTO POLLOOOOOOOOO!» urlò a pieni polmoni nel tentativo di distoglierlo dal suo intento suicida. Doveva essersene accorta anche Rose perché lanciò uno strillo abbastanza acuto da perforare un timpano.
Ovviamente l’Ippogrifo non aveva mai voluto scontrarsi contro la scuola, era semplicemente affamato e aveva puntato la sua preda: una bella pernice, che proprio in quel momento aveva virato bruscamente verso il Lago Nero sempre inseguita dall’enorme creatura.
All’ennesimo brusco strattone che ricevette la sua spalla, Rose impallidì e trattenne un grido di dolore stringendo le labbra. Quando però vide dove stava dirigendosi l’Ippogrifo non le parve vero: certo, probabilmente si stava buttare dalla padella alla brace dato che non sapeva nuotare e probabilmente aveva una spalla lussata – per non parlare della Piovra Gigante e della velocità con cui avrebbe impattato con l’acqua contando anche l’altezza e l’angolazione da cui si stava lanciando –, ma, Merlino!, mille volte meglio il Lago Nero alla solida superficie del terreno, contro la quale si sarebbe di certo rotta una gamba come minimo.
«Buttati!» urlò la rossa a Scorpius all’improvviso, quando furono non troppo distanti dalla riva, ma neanche troppo vicino da rischiare che l’acqua fosse talmente bassa da colpire il fondo.
«Cosa?!» domandò il ragazzo, sicuro di aver capito male
«Buttati nel lago, veloce!»
Le sembrò di ripetere un dialogo già fatto, però con i ruoli invertiti.
Scorpius non se lo fece ripetere due volte e, approfittando di un momento in cui l’Ippogrifo si abbassò leggermente per seguire una corrente d’aria si lasciò cadere nell’acqua gelida e scura, gridando soprattutto per il sollievo che fosse tutto finito.
Pochi secondi dopo sentì il tonfo di Rose – che con un ultimo, disperato strattone era riuscita a rompere la cinghia dello zainetto che la teneva legata all’Ippogrifo – che sprofondava poco lontano da sé.
Le si avvicinò in poche bracciate e la aiutò a stare faticosamente a galla; non riusciva a muovere un braccio e sembrava sufficientemente traumatizzata, ma almeno ora non erano più sospesi per aria.
Per fortuna Rose aveva calcolato bene la distanza dalla riva, infatti poco più di cinque minuti dopo erano entrambi sdraiati sulla sponda fangosa del lago, ansanti e sconvolti ma vivi.
Proprio mentre stavano riprendendo fiato, ripensando all’incredibile avventura appena vissuta, due voci li fecero agghiacciare più del venticello fresco che soffiava quella mattina e che si infilava loro tra i vestiti e la pelle bagnata.
«Rose, Scorpius! Oh Merlino!»
«Signor Potter mi aspetti!»
Scorpius fece appena in tempo a scattare seduto – movimento che gli provocò una dolorosa fitta alle costole – e vedere Albus correre loro incontro prima che quest’ultimo gli saltasse addosso, prendendolo per il colletto della felpa babbana indossata per andare nella foresta e cominciando a strattonarlo con forza.
«Come vi è venuto in mente?! Perché non mi dite mai quando state per fare un’assurdità del genere?! State bene? Dove siete stati? Will e Chris lo sapevano, vero? Quei traditori! E il Mantello, dov’è il Mantello dell’Invisibilità?» gli urlò a pochi centimetri dalla faccia, assordandolo e continuando a scrollarlo con forza insospettata.
«Signor Potter, la smetta di scuotere il signor Malfoy, che penso abbia vissuto abbastanza alti e bassi per oggi. Lo lasci andare in Infermeria che poi avremo una meravigliosa discussione nel mio ufficio e vorrei che non fosse moribondo»
Solo in quel momento la McGranitt si ricordò che insieme al biondo c’era anche Rose, che non aveva fiatato per tutto il tempo ed era rimasta sdraiata nel fango. La preside, senza curarsi dei propri vestiti, si inginocchio vicino alla ragazza, le accarezzò la fronte e le auscultò il cuore, «Signorina Weasley, si sente bene? Riesce ad alzarsi? Ora la portiamo Infermeria»
Rose annuì lentamente, ormai svuotata da tutte le forze, e, tenendosi il braccio dolorante, si alzò sotto lo sguardo preoccupato della professoressa e del cugino, che non aveva ancora osato rivolgerle la parola, e si diresse strascicando i piedi verso l’Infermeria assieme a uno Scorpius leggermente zoppicante.
 
«Signor Potter, per caso prima intendeva William Zabini e Christopher Nott?» domandò con tono noncurante la preside guardando i due ragazzi allontanarsi barcollando verso la scuola.
«Ehm...»
Era ufficialmente un uomo morto.
 

***

 
Quella mattina William, nel bel mezzo di un sogno alquanto interessante, sentì il sonno diventare più leggero fino a svegliarsi all’improvviso. Gli era capitato poche volte di risvegliarsi in quel modo fastidioso, ma quando era successo significava che c’erano delle cose da sistemare e che non c’era tempo da perdere; il suo subconscio lo sapeva meglio di lui.
La luce che filtrava attraverso l’acqua torbida del Lago Nero era fioca, quindi doveva essere piuttosto presto. Will si stropicciò gli occhi per abituarsi alla penombra e si accorse che Chad si era già alzato. Dall’alto del suo letto a castello – ovviamente sopra a quello di Chris – poteva vederlo dritto davanti a sé, rannicchiato in un angolo del letto di suo cugino, tormentarsi nervosamente le mani. 
«Will!» esclamò appena lo vide. 
Il sesto senso di Zabini lo avvertì che anche Christopher doveva essere già sveglio, a dire dagli sbuffi inferociti che giungevano a intervalli regolari dietro le tende. Chad, forse vittima dell’ansia, non sembrò notare nulla. 
«Buongiorno...» sospirò William, stiracchiandosi. «Albus?»
«Oh-ehm!» Il ragazzino arrossì violentemente e iniziò a torturarsi una minuscola pellicina del pollice destro. «S-si è alzato prima ed è sparito... mi ha fatto qualche domanda ma sembrava di fretta e leggermente arrabbiato, quindi non l’ho fermato, ma magari avrei dovuto-»
«No, hai fatto bene. Al non è mai di buon umore al mattino finché non fa colazione» lo censurò Will, tendendo le orecchie all’ennesimo sospiro disgustato di Chris. 
Si sentiva infastidito sia dalle continue, sottili critiche del suo amico, sia dal comportamento insolito del biondino. Avrebbe voluto buttarli entrambi fuori dalla stanza, chiudercisi dentro e dormire ancora qualche oretta senza pensare a come incastrare due pezzi tanto fondamentali della sua vita senza farli scontrare (con esiti potenzialmente mortali). 
«P-posso parlarti?» balbettò la vocetta acuta di Chad, distraendolo dai suoi pensieri. 
William si girò a guardarlo: avvolto nel suo pigiami di un bel verde pisello, con gli occhi (privi di occhiali) gonfi di sonno e i capelli stropicciati da un lato sembrava ancora più piccolo di Albus a undici anni. E non era cosa da poco. 
«Okay» rispose e gli fece gesto di salire. 
Quando Chad si fu nervosamente accomodato accanto a lui, a gambe incrociate, gli fece nuovamente cenno: un chiaro invito a parlare – in fondo era pur sempre mattina e non era ancora del tutto lucido. 
«I-io lo so di essere un po’ insistente, alle volte» cominciò dopo un profondo respiro. 
William poteva perfettamente immaginarsi lo scuro sopracciglio di Christopher inarcarsi scettico come a dire: solo un po’?
«E so anche di stare decisamente sulle Pluffe a Nott e che ieri mi avrebbe volentieri trucidato dopo che vi ho interrotti mentre...» Si bloccò, arrossendo. «Ho tredici anni, non sono mica scemo.»
L’ennesimo sbuffo sotto di loro segnalò come la pensava Christopher. 
«Il punto è che... m-mi d-dispiace!»
Grossi lacrimoni piovvero dagli occhi sgranati di Chad, mentre le sue spalle iniziavano a sussultare. 
«Ehi-»
«È solo che... da quando sono qui a Hogwarts sono sempre stato solo!» quasi urlò, con i singhiozzi che gli scuotevano il costato come se fosse stata carta velina. Sembrava non riuscisse nemmeno a prendere fiato. «Il mio unico vero amico è partito per Beauxbatons all’inizio del secondo anno e i miei compagni di stanza non fanno altro che nascondermi le cose e dirmi che sono una femminuccia e a volte vanno addirittura nel bagno di Mirtilla Malcontenta a fare dei disegni cattivi su di me, tanto lì non va mai nessuno e quindi non verranno cancellati e loro non verranno puniti dalla preside e-e-e...» Si fermò ancora, non riuscendo nemmeno a concludere il suo fiume di parole da quanto forte piangeva. 
«Chad,» lo chiamò dolcemente Will, «non c’è bisogno che-»
«N-no!» lo interruppe ancora il ragazzino, tirando rumorosamente su con il naso e cercando di darsi un contegno. «Sono andato insieme a quel gruppo di ragazze – Melanie e le altre dello SCOPAMI – solo perché non rompevano. Per una volta n-non importava s-se m-mi piaceva Scorpius o s-se mi lavavo due volte al giorno o s-se s-sono così s-schifosamente gay o... m-m-me lo diceva sempre mio p-papà c-che... Mi dispiace tanto!»
A Will si stavano inumidendo gli occhi e se Chad non avesse smesso subito, ormai se lo sentiva, sarebbe irrimediabilmente scoppiato in lacrime anche lui nonostante fosse uno che non si commuoveva facilmente; non solo perché aveva già sentito altre storie parimenti dolorose e ingiuste, ma anche perché si sentiva molto simile a quel ragazzino: sicuramente se al Primo anno non avesse trovato Christopher, Albus e non avesse avuto Scorpius ora sarebbe stato anche lui in una situazione simile e doveva averlo pensato anche Chris, dato che sotto di loro, gli sbuffi erano misteriosamente scomparsi. 
«E ora c-che un ragazzo come te,» continuò Chad, con la voce che si spezzava continuamente ma determinato a finire il suo discorso, «bello, s-simpatico, che m-mi capiva, mi a-aiutava, m-mi ascoltava... io volevo solo avere un amico! Perché tutti gli altri sì e io no?! Io volevo solo un amico, mi dispiace, mi dispiace!»
«Oh Chad, Merlino, non dire così!» sbottò William commosso e se lo trascinò addosso.
Il ragazzino all’inizio oppose una fiera resistenza, tremando e cercando di bloccare i singhiozzi, ma alla fine si arrese e si rilassò tra le sue braccia.
«Non devi mai più pensare una cosa simile, ok? Qualunque cosa ti abbia detto tuo padre o abbiamo disegnato i tuoi compagni di stanza... non è sbagliato, Chad, è quello che sei, va bene? E io sono orgoglioso e fiero di dire che tu sei assolutamente un mio amico!»
E quando scoppiò a piangere ancora più forte, William lo strinse a sé, perché ognuno aveva diritto a poter avere i suoi cinque minuti d’inferno, e soprattutto ognuno aveva il diritto di poter avere qualcuno al suo fianco per quei cinque minuti – anche se era fiero, orgoglioso e biondo come il piccolo Chad McDonald. 

***

Mezz’ora dopo il volo dell’Ippogrifo
Casa Weasley-Granger.

Nonostante fosse Domenica, Hermione Jean Granger – ormai Weasley – era comunque abituata a svegliarsi presto, soprattutto da quando entrambi i suoi figli era a Hogwarts a tempo pieno e aveva del tempo libero da dedicare a studi extra che non aveva potuto fare prima. E a Ron. 
Inoltre, sempre con il tempo e con la continua vicinanza del marito, aveva anche preso il vizio di concedersi una lauta colazione per partire col piede giusto. 
Quindi stava giusto addentando una gigantesca fetta biscottata col burro d’arachidi quando un thud risuonò per la casa. E poi un altro. E un altro. E ancora, e ancora, e ancora. 
«MISERIACCIA HERMIONE!» muggì Ron dalla camera da letto. 
La donna sospirò rumorosamente e abbandonò la colazione per andare a vedere che cosa fosse successo. 
«Perché non la smetti di sbattere contro la finestra, per tutte le mutande di Merlino?» si lagnò Ronald ad alta voce quando la moglie arrivò nella stanza. 
«Ronald, amore,» lo riprese con tono condiscendente, «ti pare che andrei a sbattere contro una finestra di mia volontà e, per giunta, ripetutamente?»
Ron grugnì una risposta poco intelligente che Hermione scelse saggiamente di ignorare. 
«Piuttosto, che diavolo-»
Davanti alla loro finestra, ancora impegnato nell’opera suicida, un grosso pennuto con una busta nel becco continuava a sbattere implacabile contro il vetro.
«Oh santo cielo, guarda cosa mi tocca vedere!» esclamò Hermione, spalancando la finestra e facendo entrare il gufo, che volteggiò un po’ a zig zag – troppi colpi in testa – fino a posarsi sul cassettone dei vestiti davanti al letto. 
«Oh, magnifico!» sbottò Ron infastidito. «Se prima c’era una possibilità che riuscissi a riprendere sonno, adesso è magicamente evaporata!»
Hermione ignorò il marito e sfilò con delicatezza la missiva dal becco dell’animale, che iniziò a lisciarsi le piume, lanciando occhiatine curiose verso la faccia infuriata di Ron, ancora semi-sepolto dalle coperte ma ormai abbastanza sveglio da fulminare con lo sguardo sia il gufo sia la moglie. 
«UH! È da Hogwarts!» annunciò la donna. Non si capiva se fosse sorpresa o spaventata.
Ron grugnì ancora, affondando la faccia nel cuscino. «Se Hugo ha ancora fatto a botte con un Serpeverde MA mi ha svegliato alle sette di mattina di Domenica, giuro che appena torna a casa gli faccio sparire tutti quei maledetti arnesi babbani con cui ascolta la musica!» minacciò.
La donna aprì la busta e sfilò la lettera, mentre commentava: «Be’, sarebbe utile, dato che quando li utilizza non ci ascolta...»
«Ma...?»
«È Rose.»
Ron sembrò rasserenarsi. «Be’, sarà una di quelle lettere spocchiose in cui ci avvertono che nostra figlia è un genietto, proprio come sua madre. Sai che novità!»
Hermione si girò, pallida in viso. «La McGranitt ci ha convocato ad Hogwarts.»
Ron si girò ad uomo vitruviano sul letto con un lamento. «Ma porca Circe, cosa le devono dare: un trofeo alle otto di mattina?!»
«NO, Ron!» esclamò con urgenza Hermione, sempre più nervosa. «È stata tutta la notte nella Foresta Proibita.»
L’uomo la guardò sollevato. «Oh! Pensavo avesse fatto qualcosa di brutto! OH, andiamo Hermione, con tutte le volte che ci siamo stati noi... La McGranitt le farà una ramanzina davanti ai nostri occhi severi di genitori e poi sarà tutto finito e noi avremo la prova che nostra figlia è un essere umano!»
Hermione assottigliò la sguardo. «Con il figlio di Malfoy, Ronald. Scorpius Malfoy.»
Ron si rabbuiò istantaneamente, alzandosi dal letto di scatto. «Andiamo.»
La moglie sospirò. «Ronald, sei un boxer. E non puoi andare da nessuna parte senza la Passaporta che ci ha inviato la Preside.»
L’uomo grugnì per l’ennesima volta, vinto dalla logica a prova di bomba della moglie.
 
 
Nello stesso momento...
Casa Malfoy-Greengrass.

Draco era sempre stato abituato a svegliarsi a mezzogiorno e a trovarsi servito e riverito dagli elfi. Evidentemente Astoria, la sua arzilla mogliettina, non era stata educata allo stesso modo, dato che da quando era entrata nella sua vita ci si svegliava sempre presto e si faceva colazione tutti insieme.
«Oggi penso di andare a trovare Daphne» disse Astoria, sorbendo elegantemente il suo the.
Draco annuì svogliatamente da dietro le pagine della finanza della Gazzetta del Profeta.
Vedendo che il marito non la stava ascoltando, Astoria continuò con un lieve sogghigno: «Sai, gestisce ancora quel giro di droga babbana che prendevo da giovane e adesso che sono nuovamente incinta di due gemelli malformati vorrei davvero ricominciare a farmi, anche se dicono che fumare non faccia bene durante una gravidanza, ma tanto che differenza vuoi che faccia dato che bevo Ogden Stravecchio tutte le sere fino a stare male e... ah si! I bambini non sono tuoi ma del giardiniere. Per te va bene, caro?»
«Aha.» Draco sfogliò l’ennesima pagina. Si bloccò. «Aspetta: cosa?» Abbassò il giornale, mostrando alla moglie un’espressione sconvolta. «Due gemelli?»
«DRACO!»
«Che c’è?»
Lei sospirò, lasciando cadere la questione con un gesto distratto della mano. «Tesoro, sai che non amo che tu legga mentre facciamo colazione. Ostacola la digestione.»
L’uomo sospirò e ripiegò il giornale con gesti secchi, che lasciavano intendere il suo fastidio. Nonostante ciò, e il fatto che lui la mattina bevesse solo una tazza di caffè, niente di indigeribile anche leggendo, non era ancora in grado di contraddire la moglie o, peggio, disubbidirle. 
«Stavo dicendo,» continuò serafica lei, «che oggi andrò a trovare Daphne e Blaise...»
Draco annuì nuovamente, prendendo in mano il suo caffè e iniziando a mescolarci dentro quattro zollette di zucchero e il latte. 
«Non per prendere droga babbana, spero» la riprese l’uomo dolcemente.
«Allora mi ascolti!»
L’uomo fece un versetto di sdegno. «Certo.»
«Sai,» continuò lei, prendendo un pasticcino glassato dal vassoio che troneggiava in mezzo al tavolino di ferro battuto imbiancato su cui stavano consumando la colazione, «mia sorella ha organizzato un pranzo anche con Theodore Nott. Sai, è sempre da solo in quell’enorme  casa... è una persona così allegra, è un peccato che rimanga sempre rintanato là dentro!»
«Be’, in tal caso credo che mi unirò anch’io.»
«Oh, speravo lo dicessi!» trillò la donna contenta. 
In quel momento un gufo planò dolcemente sullo schienale della sedia di Draco, che lo guardò infastidito. 
«Oh, aspettavi una lettera da qualcuno?» domandò curiosa la moglie. 
«No...» rispose dubbiosamente lui, prendendo la lettera che il pennuto gli porgeva ed esortandolo con un gesto a volarsene via da casa sua. Ovviamente Astoria, incapace di stare ferma e buona al suo posto e di essere scortese con qualcuno, gli offrì un pasticcino e l’animale scelse semplicemente di cambiare schienale, posizionandosi alle spalle della simpatica donna. 
«È da Hogwarts» annunciò Draco, osservando impensierito lo stemma della scuola. Afferrò il coltellino del burro e aprì con precisione la busta, sotto gli occhi impazienti della moglie. 
«Oh, dici che è successo qualcosa a Scorpius?»
Draco scorse velocemente con gli occhi  le righe d’inchiostro vergate a mano sulla pergamena. «È andato nella Foresta Proibita. Per un’intera notte.» informò Astoria con voce piatta, poi si prese un attimo per deglutire un moto di disgusto. «Con la Weasley.»
Astoria si portò una mano davanti alla bocca spalancata dallo stupore. «Oh Merlino, per caso si sono fatti male?»
L’uomo prese un bel respiro. Come poteva una donna intelligente come sua moglie non cogliere il punto della situazione? «Astoria. Ho detto con la Weasley
«Ho capito!» lo rimbrottò lei. «E infatti ho chiesto: si sono fatti male?»
«No- io- ehm-» articolò Draco; era impossibile mostrare antipatia per qualcuno davanti a quella donna; grugnì esasperato in modo molto poco aristocratico. «CACCOLA! CACCOLA! Maledico ancora oggi il giorno in cui ho deciso di far scegliere il nome di quell'elfo a Scorpius. CACCOLA! Perché l’abbiamo fatto scegliere a Scorpius?»
Astoria sorrise divertita, ma non commentò.
«Sì, signore padrone Draco?»
«Finalmente, Caccola. Io e Astoria stiamo per andare a Hogwarts. Non preparare il pranzo.»
«Certo, signore padrone Draco. Caccola ha capito, signore padrone Draco.»
«Andiamo, Astoria. Questa storia merita di essere risolta quasi quanto quella del nome dell’elfo» pronunciò l’uomo con aria funesta, frugando nella busta ed estraendone una lucida piuma di gufo.
La donna si sporse per afferrarla e pochi minuti dopo la Passaporta si attivò – proprio secondo le istruzioni della McGranitt nella lettera – trasportandoli nella loro vecchia scuola.
 
 
N / A:

Buonaseraaa! O buongiorno, dipende da quando vi accorgerete di questo capitolo :D
Bene, bene, bene, com’è andato il Terribile Inizio? Noi siamo già sommerse di compiti e interrogazioni, che volete con tre-quattro materie nuove! In sostanza ci stiamo per impiccare =o= Speriamo che per voi sia meglio!
Comuuuunque non so se vi siete accorte ma noi siamo riuscite ad evolverci un poco nel misterioso mondo di Internet e siamo riuscite a cambiare la foto di Chad che nello scorso capitolo non riuscivate a vedere (no, no, tranquille, non era colpa del vostro computer!) e ora basta un clic per vederlo comparire in tutta la sua eterea bellezza ^o^
Non mancate di farci sapere cosa ne pensate del ritorno dei magnifici genitori!
A presto! (Se non moriremo prima xD)

Swichi e Matiux

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Capitolo 25
*** Tra figli e genitori, che rottura di... ***


Tra figli e genitori, che rottura di...
[Ottima deduzione, Theodore!]
 
 

Dormitorio Serpeverde,
Poco dopo la caduta dall’Ippogrifo
 
Chad si stava asciugando gli occhi e tirando su con il naso per l’ennesima volta sotto lo sguardo preoccupato di William, quando la porta si aprì all’improvviso.
La chioma scompigliata di Albus fece capolino dallo spiraglio dell’uscio anticipando la sua entrata in modo comico. «Oh, Will, speravo proprio di trovarti già sveglio! Chad.»
Will lanciò un’occhiata interrogativa all’amico: a conti fatti era davvero presto per essere domenica mattina e di solito Albus doveva essere tirato giù dal letto di peso anche nei giorni scolastici... inoltre sembrava piuttosto trafelato, come se si fosse fatto qualche rampa di scale di corsa per arrivare al Dormitorio e – contando che era atletico come una cimice rovesciata – tutto ciò poteva sembrare piuttosto strano. Cos’era successo?
«In effetti è una cosa abbastanza importante quella che ti devo dire: appena Chris si sveglia, tu e lui siete stati convocati urgentemente in Presidenza dalla McGranitt» gli annunciò con un tono disinteressato che però cozzava con il sorrisetto sadico che gli increspava le labbra, come se quella notizia lo divertisse immensamente.
«Ma... cosa?!» esclamò William sorpreso: era da un po’ che lui e Christopher avevano smesso di fare scherzi ai primini – e ad Albus – e nessuno li aveva mai scoperti, com’era possibile che fossero convocati ora?
«Così mi è stato detto di riferirvi. Mi raccomando: alle otto e mezza puntuali, molto probabilmente ci saranno anche i vostri genitori!»
Si, era decisamente divertito dalla situazione. E pure soddisfatto, ma perché?
«Oh e... Merlino, come diamine era? Micio... Micio...? No!»
«Albus, stai delirando per caso?» gli chiese Will sconvolto, prima gli dava una notizia del genere e poi si metteva a farneticare di un gatto immaginario?
«Ma sì: Gatto Tigrato! Ci si vede!» esclamò alla fine Al, sentendosi immensamente realizzato e scivolando via dalla stanza con un’agilità inaspettata, prima che William potesse chiedergli qualsiasi tipo di spiegazione.
«Gatto tigrato? Ma si è rintronato? Va be’ che è sempre stato strano, ma qui si esagera!» fece il ragazzo rivolto a Chad, mentre scendeva dal letto, dirigendosi verso il bagno. Il biondo in tutta risposta scrollò le spalle senza sapere cosa dire.
«Be’ Chad, io vado a farmi una doccia, tanto ho tempo prima di andare dalla Preside. Tu stai pure quanto vuoi, fai come se fossi nella tua stanza» lo rassicurò con un sorriso prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle.
Il ragazzino si lasciò cadere di nuovo sul letto sospirando, svuotato e spossato dal pianto e dalle confessioni. Ascoltò il ritmico picchiettare dell’acqua della doccia sulle piastrelle, ma non fece in tempo a rilassarsi completamente che lo scatto secco di una tenda che veniva tirata con malagrazia lo fece scattare seduto con il cuore in gola.
Chris.
Chris si era svegliato.
Chad continuò a fissarlo, con il cuore che pareva stargli per sfondare la cassa toracica, immobile, sperando di poter diventare invisibile.
Oggettivamente non poteva negare che Christopher fosse proprio un bel ragazzo. Un gran bel ragazzo. Ma nonostante ora gli stesse davanti semplicemente in pantaloni del pigiama, lasciando in bella mostra gli addominali e i bicipiti da Battitore, con quell’aria scompigliata e stropicciata dal sonno, Chad non riusciva a guardarlo come ragazzo di cui potersi innamorare: gli faceva troppa paura, aveva quel non-so-che negli occhi e nelle movenze che lo faceva rabbrividire. Per non parlare di quando gli si rivolgeva con quel tono freddo che...
«Sei ancora qua» constatò proprio in quel momento Chris senza neanche alzare lo sguardo verso il ragazzino.
Chad cercò di deglutire, ma aveva la gola troppo secca.
«Bene, perché ci sono delle cose che dovrei dirti.»
Merlino, ora mi dice che vorrebbe strangolarmi... e poi mi strangola! «C-certo» si scollò dal palato con fatica il biondo, cercando di non sembrare troppo spaventato.
«Ti prego, però, non... parlare: rovini tutte le mie buone intenzioni. Sai, ti trovo ancora abbondantemente irritante e inopportuno, ma ho deciso che non sarò più... geloso del tempo che passerai con Will»
Chad sgranò gli occhi, sorpreso da quelle parole inaspettate, ma non si azzardò a fiatare per paura di rovinare quel momento idilliaco.
«William è una persona fantastica, ma da piccolo era proprio come te... fastidioso, insistente, esuberante, decisamente troppo vivace...»
«Ma...?» si arrischiò ad interromperlo il ragazzino, stufo di sentirsi rinfacciati i propri difetti, nonostante fossero ammorbiditi dall’immagine di Will sullo sfondo.
«Ma,» riprese Chris, fulminandolo con uno sguardo, «anche se all’inizio faticavo a sopportarlo e ho più volte meditato di ucciderlo nel sonno, mi sono sempre preoccupato per lui proprio a causa del suo carattere. Certo, grazie a questo era pieno di amici già la prima settimana di scuola, ma non sai quante volte ho sentito imbecilli parlare male di lui, insultarlo» inspirò a fondo e si coprì gli occhi con una mano, «Non riuscivo a tollerare una cosa del genere, così ho imparato a conoscerlo e... per fortuna l’ho fatto! Comunque il punto della situazione è che come non ho voluto che succedesse qualcosa a Will, non voglio che succeda a te. Odio i bulli e gli idioti, quindi se ti ricapitasse una situazione come quella di ieri sera o una qualsiasi altra, non esitare a chiamarmi e vediamo se riesco a far passare loro la voglia di prenderti in giro»
Ora Chad era definitivamente impietrito. Possibile che Christopher non solo gli offrisse bandiera bianca, ma anche il proprio aiuto e sostegno? Sentì le lacrime di gratitudine pungergli gli occhi, ma non sapeva cosa dire.
Scese più velocemente che poteva dal letto e si fiondò addosso al ragazzo più grande che proprio in quel momento stava togliendo la mano che prima gli copriva gli occhi.
«Ma che...?!» esclamò Chris sconvolto quando si trovò il ragazzino ancorato al petto tutto d’un tratto. Senza sapere cosa fare gli batté un pacchetta amichevole sulla testa, tirandosi poi indietro, con un’espressione leggermente disgustata da quello slancio di affetto da carie. «Si, si, bravo, ora puoi lasciarmi andare...»
«Ma, Chris! Questo vuol dire che siamo amici!» trillò Chad entusiasta, senza spostarsi di un millimetro.
«Non proprio, veramente. E comunque per te sono Christopher; il modo in cui dici Chris mi irrita»
«Va bene, Chris! Farò qualsiasi cosa mi chiederai da oggi in poi!» Non riusciva a crederci: aveva due amici fantastici. Due!
«Si, appunto. Ora staccati.»
«Subito!» esclamò il ragazzino, balzando lontano da Christopher e allacciando le mani dietro la schiena.
Chris sospirò, questa volta leggermente divertito. «Okay, e mi raccomando: questa nostra discussione non deve uscire da qui e...»
Proprio in quel momento, il picchiettare dell’acqua smise e pochi istanti dopo la porta del bagno si aprì lasciando uscire Will, coperto semplicemente da un asciugamano attorno alla vita, che si frizionava energicamente i capelli scuri con un altro telo di spugna.
Chad e Christopher si fermarono per un istante a fissarlo con la bocca socchiusa e prima che il piccolo biondo potesse commentare qualcosa, Chris gli piazzò una mano sulla spalla, sospingendolo energicamente verso la porta della camera, senza mai staccare gli occhi da William che lo osservava a sua volta scuotendo la testa divertito. «Beh, Chad, non credi che sia ora che tu te ne vada?»
«Ma...»
«Niente “ma”: sciò!»
William scoppiò a ridere mentre Christopher cacciava fuori di peso il ragazzino dalla stanza e poi si avvicinava a lui con le braccia incrociate e l’espressione fintamente corrucciata.
«Avete chiarito?»
Il ragazzo più alto sospirò spazientito, «Possibile che finiamo sempre a parlare di quel mostriciattolo?»
«Allora di cosa vorresti parlare?» gli domandò dolcemente Will, deciso più che mai a non finire nuovamente a litigare per colpa di Chad.
«Dobbiamo parlare per forza? Perché io avevo altre idee...»
«Quindi... sono perdonato?»
«Come potrei rimanere arrabbiato con te per più di dieci minuti? Non sai quanti incubi ho fatto stanotte per il senso di colpa!»
William si illuminò, regalandogli un sorriso enorme, e Chris non riuscì più a trattenersi: gli si fiondò addosso appropriandosi delle sue labbra quasi con rabbia.
«Chris... non abbiamo tempo» sospirò Will deluso.
«Non preoccuparti, a me basta sapere che mi sarai sempre vicino»
«Per sempre»
 

***

 
Quando Madama Chips finì di brontolare e di fasciare rispettivamente il braccio destro di Rose e la caviglia sinistra di Scorpius, i due ragazzi furono liberi di uscire dall’Infermeria... per andare direttamente in Presidenza su convocazione immediata della Preside. 
Rose partì di gran carriera con Scorpius che le arrancava dietro, cercando di mantenere il passo con la caviglia dolorante che urlava a ogni suo movimento, costringendolo a zoppicare molto poco malfoycamente
«Rose... aspettami! Lo sai che faccio fatica a camminare!»
«Potevi prenderti una stampella, tardo!» sbottò la ragazza, furente, proseguendo ancora più velocemente. 
Scorpius sospirò – non aveva chiesto volutamente una stampella nella speranza che la ragazza, presa dal sacro fuoco dell’infermierina, lo lasciasse appoggiarsi a lei per camminare – e cominciò a saltellare sul piede sano per raggiungerla, cercando di posare a terra il meno possibile quello leso. 
«Rose...»
«Non dire una parola!»
«Ma...»
«È colpa tua!»
«Be’, se esaminassimo attentamente la situazione,» ponderò diplomaticamente Scorpius, cercando di assumere un’espressione seria mentre zampettava dietro alla rossa, «sarebbe più colpa tua che mia.»
Lei si bloccò di colpo, furente, assottigliando gli occhi e girandosi di scatto verso di lui. «C-cosa?!»
«Be’, insomma... sei stata tu a proporre di andare nella Foresta Proibita!» si difese Scorpius, sempre più pentito di quello che diceva man mano che andava avanti. «E poi hai detto tu che mi dovevo avvicinare all’Ippogrifo e- Non guardarmi con quegli occhi!»
Lei boccheggiò senza parole in cerca di una risposta abbastanza cattiva, ma stavolta era dalla parte del torto, quindi si limitò a emettere un ringhio frustrato e riprendere a marciare verso la Presidenza. Dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dal ciabattare di Scorpius, la ragazza si girò di nuovo, il luccichio malvagio della vittoria negli occhi azzurri. «Però sei stato tu a strappare la penna a quella bestia facendola spaventare e prendere il volo!»
«Ma è stato un incidente!» protestò il ragazzo. «Se tu non ti fossi messa a starnazzare che era ora di andarsene, io non mi sarei distratto e sarebbe filato tutto liscio.»
Vedendo che la Grifondoro non era pienamente convinta, con un pizzico di cattiveria gratuita, aggiunse: «Io non ho mica deliberatamente insultato un’Acromantula! E se quell’essere ci avesse preso a causa della tua suscettibilità, eh? Non ci saremmo nemmeno arrivati vivi dall’Ippogrifo!»
«Questo non dovevi dirlo, Malfoy!» sbottò, lasciandolo indietro per l’ennesima volta. 
Scorpius, rinnegando le sue origini Serpeverde, iniziò a gemere, affrettando nuovamente il passo e mettendo a seria prova la sua povera milza.
 
 
«Signorina Weasley» la accolse la McGranitt appena arrivò davanti alla Presidenza «Il signor Malfoy?»
«È tardo... cioè volevo dire è in ritardo» borbottò Rose, correggendo immediatamente la gaffe che le era sfuggita.
Pochi istanti dopo dalla curva del corridoio apparve Scorpius affannato e dolorante. «Mi scusi professoressa McGranitt, la mia caviglia...»
«Certo, signor Malfoy, me ne rendo conto. Ora entriamo e accomodiamoci, i vostri genitori arriveranno a momenti. Se per caso dovessero materializzarsi fuori dal mio ufficio ho dato loro la parola d’ordine. Gatto Tigrato.»
L’enorme gargoyle di pietra cominciò a ruotare su se stesso facendo comparire una ripida rampa di scale.
Rose rabbrividì al pensiero di star entrano per la seconda volta nello stesso anno nell’ufficio della Preside per un motivo che non fosse un encomio speciale e con i suoi genitori in arrivo per giunta; stava davvero peggiorando. Inoltre, nonostante conservasse ancora i suoi modi cortesi, si vedeva che la McGranitt era chiaramente furiosa per tutto quello che era successo. 
L’anziana signora li fece accomandare in due sedie dirimpettaie alla sua enorme scrivania. Attorno a loro erano disposte altre poltroncine vuote. 
«Come vi ho accennato, ho convocato urgentemente i vostri genitori. Una cosa che ho avuto il dispiacere di fare ben poche volte nella mia carriera di insegnante e successivamente di Preside» li informò senza alcuna pietà l’austera donna, rivolgendo un’occhiata carica di biasimo a entrambi i suoi studenti. 
Rose sembrava sul punto di impiccarsi con la fasciatura che aveva intorno al braccio, mentre Scorpius tremava al solo pensiero di suo padre e Ronald Weasley nella stessa stanza. 
Come invocati, i due uomini, accanto alle rispettive consorti, comparvero al centro della stanza, scontrandosi con un ringhio. Entrambi reggevano una piuma che brillava a intermittenza e i due ragazzi intuirono che si dovesse trattare di una Passaporta.
«Non avevo pensato all’arrivo incrociato...» borbottò la McGranitt tra sé, osservando con un sopracciglio inarcato Draco e Ron che sgomitavano cercando di allontanarsi l’uno dall’altro. 
«Signori, vi prego» li richiamò all’ordine. 
I due si scambiarono un’ultima occhiata di fuoco – seguiti dai sospiri rassegnati delle mogli – prima di accomodarsi accanto ai rispettivi figli. 
«Spero ci sia una spiegazione razionale che chiarisca tutta questa incresciosa situazione» sussurrò rabbiosamente Draco al figlio, proprio mentre Ron borbottava alla figlia: «Miseriaccia, ti sei cacciata in un bel guaio, ragazza mia!»
«Vi ho richiamati nel mio ufficio per mettervi al corrente di quello che vi ho anticipato nella lettera» cominciò la McGranitt con tono solenne. 
«Oh, Scorpius, bimbo mio...» la interruppe all’improvviso Astoria, lanciando un’occhiata al figlio.
«MAMMA!» la interruppe il biondo, contrariato e imbarazzato dall’essere chiamato in quella maniera davanti alla Preside e a Rose.
«Cosa hai fatto al piede?» squittì Astoria terrorizzata, ignorando l’esclamazione del figlio. «E Rose, cara, la tua spalla! Ti fa male? Forse dovremmo farti prendere qualcosa...»
Rose, che nonostante l’odio radicato in generazioni per i Malfoy non riusciva davvero a trovare antipatica la donna – forse perché era una Greengrass, a conti fatti –, le fece un piccolo sorriso e spiegò gentilmente: «Madama Chips mi ha già dato un antidolorifico.»
Astoria – come sua mamma – sembrò più rasserenata. 
Draco, insensibile a tutta quell’attenzione da parte della moglie per la ragazza-Weasley, interruppe il lacrimoso discorso su spalle lussate e affini per chiedere alla Preside: «Cosa ci fanno queste...» - fece un rapido calcolo - «cinque sedie in più?»
«Ottima domanda, signor Malfoy. Abbiamo anche due complici a questa spiacevole infrazione del regolamento scolastico. Sono anche leggermente in ritardo, per giunta.»
Appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, la scala a chiocciola scricchiolò e comparvero delle figure sulla soglia.
Ma non erano i due complici. Erano...
«Blaise? Daphne? Theodore?» esclamò Draco.
«Voi cosa ci fate qua?» continuò, meno elegantemente, Ron.
 

***

 
La McGranitt sospirò. Sarebbe stata una lunga mattinata. 
Sulla porta della Presidenza c’erano Theodore Nott - con un sorriso decisamente poco rassicurante in faccia e l’aria scombinata di chi si è alzato frettolosamente dal letto - e l’affiatata coppia formata da Daphne Greengrass, con i boccoli biondi perfettamente acconciati e il rossetto perfetto, e Blaise Zabini, gli occhi azzurri che scintillavano in contrasto con la carnagione scura. 
«Buongiorno, signora Preside» salutarono educatamente i due coniugi, andandosi a sedere accanto a una sorpresa Astoria. Theodore, limitandosi a un educato quanto irriverente «Professoressa», rompendo ogni schema, si sistemò accanto a Hermione, che gli rivolse un sorrisetto di circostanza. 
«Perché siete qui anche voi?» domandò Astoria, sorpresa. «Non ci dovevamo incontrare per pranzo?»
La sorella maggiore scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Nonostante fosse dolce e aperta quasi quanto la sorellina, aveva comunque più compostezza e più rigidità puramente Purosangue radicata. E non era così entusiasta e leggermente svampita. 
«Siamo stati convocati anche noi» spiegò Blaise, lanciando uno sguardo interrogativo alla McGranitt. 
«Ci scusi per il ritardo, Professoressa,» intervenne la moglie, aggiustandosi la veste viola scuro sulle spalle, «ma siamo andati a prendere Theodore... non trovava la sua Passaporta.»
L’uomo, di fronte alle occhiate esterrefatte di tutti, si limitò a squadernare un sorrisone e annuire con aria saputa, come se la sua Passaporta nascondesse chissà quale mistero. 
«Per quanto sia impaziente di cominciare questa... riunione quanto voi, il signor Zabini e il signor Nott mancano ancora all’appello, quindi mi vedo costretta a rimandare ancora» commentò freddamente la McGranitt, che iniziava a innervosirsi. Mai aveva dovuto ospitare nel suo ufficio un numero così grande tra studenti e genitori - uno più diverso dell’altro, per di più - per risolvere una questione spinosa come quella che si profilava. 
Fortunatamente in quel momento qualcuno bussò e dalla porta entrarono i due attesissimi Serpeverde, ansimanti e rossi in volto. 
«William,» lo richiamò il padre, facendogli gesto di accomodarsi accanto a sé e alla consorte, «spero vivamente che non sia successo niente di grave.»
«Papà!» sbottò il ragazzo, buttandosi sulla sedia con un tonfo. Detestava quando suo padre si rivolgeva a lui in quel modo pacato e quasi disinteressato: lo faceva sentire un ragazzino inesperto e infantile. 
Dall’altra parte della stanza esplose quasi in contemporanea un allegro: «Ehi, campione, come va?» da parte di Theodore. 
Chris, imbarazzatissimo e sotto gli occhi attoniti di tutti – suo padre non pareva accorgersi di niente, invece –, si accomodò accanto all’esuberante genitore e iniziò a bisbigliargli qualcosa concitatamente; probabilmente qualcosa a riguardo dello stare fermo e zitto al suo posto e fingere di essere una persona responsabile, una volta tanto. 
«Bene» sospirò la McGranitt. «Ora che ci siamo tutti, direi che è proprio il caso di cominciare.»
Rose e Scorpius si fecero immediatamente più nervosi, mentre tutti i genitori più attenti. 
«Anche se non so ancora come e perché, e questo gradirei che ce lo spiegassero i nostri due avventurieri, sono venuta a conoscenza che, infrangendo un gran numero di regole base di questa scuola e rischiando ripetutamente di farsi male, la signorina Weasley e il signor Malfoy si sono addentrati nella Foresta Proibita la scorsa notte. Qualcosa da obiettare, fin ora?»
I due ragazzi, sotto lo sguardo vigile delle apprensive madri, furono costretti a negare.
«Stamattina sono stata avvertita dal signor Potter della faccenda e mi sono assicurata che il ragazzo non ne sapesse niente. L’aveva semplicemente dedotto» continuò la Preside, lanciando un’occhiata alla Grifondoro e alla Serpeverde di fronte a sé. Vedendo che rimanevano tranquilli, confermò interiormente la versione di Albus. «e si vedeva che era diviso dalla decisione di confessare o no quello che avevate fatto; fortuna che il suo buon senso ha avuto il sopravvento. Quindi ora, prima che consideri seriamente l’opzione di espellere due dei miei migliori studenti, gradirei che mi spiegaste cosa è successo.»
Blaise si girò a fulminare il figlio con lo sguardo: nonostante fosse un uomo molto permissivo e benevolo, detestava sfigurare di fronte ad altra gente. «William, cosa c’entri in questa storia?» bisbigliò severo.
«Una cosa alla volta, signor Zabini. Prego signor Malfoy, signorina Weasley?»
Rose e Scorpius si lanciarono uno sguardo. Non potevano raccontare la verità... ma una mezza verità non li avrebbe di certo uccisi e magari, mostrandosi molto pentiti e supplicando un po’, la McGranitt non avrebbe neanche fatto scontare loro una punizione troppo dura.
Non sono mai stati espulsi i miei genitori e lo zio Harry con tutto quello che hanno fatto, la nostra avventura sembrerà una sciocchezza in confronto! ponderò la ragazza, cercando di convincersi a parlare con tutti quegli occhi carichi di aspettativa. Compresi quelli di Scorpius, Will e Chris.
«Ecco, noi...» cominciò, sentendo lo sguardo di disapprovazione di sua madre bruciarle addosso, continuando però a tenere gli occhi fissi in un punto imprecisato della scrivania della Preside per trovare la forza di andare avanti. «Preside McGranitt, lo sa che io e Scorp- Malfoy non andiamo d’accordo, ma stavolta pure noi sappiamo di aver esagerato. Tutto è partito qualche giorno fa, quando lui mi ha sfidata dicendo che non avrei mai avuto il coraggio di infrangere le regole andando nella Foresta Proibita di notte e... e io sono una Grifondoro: lo sa quanto siamo orgogliosi! Non sono riuscita a dire di no perché sapevo quanto poi mi avrebbe presa in giro e allora l’ho obbligato a venire con me. Ci dispiace moltissimo signora Preside, se potessimo tornare indietro nel tempo non rifaremmo mai una cosa del genere! Siamo consapevoli dell’enorme sbaglio che abbiamo commesso e siamo entrambi in torto: nessuno dei due è più colpevole dell’altro. Abbiamo capito la lezione a nostre spese dato che siamo finiti tutti e due in Infermeria. Con questo, però, non le sto chiedendo di non punirci: solo non ci espella, la supplico! Ormai manca poco più di un mese alla fine della scuola, morirei se tutti gli sforzi che ho fatto fin ora venissero annullati da una stupidaggine del genere!»
Rose aveva pronunciato il proprio monologo difensivo tutto d’un fiato e dall’emozione era riuscita a farsi venire perfino gli occhi lucidi; non era mai stata così orgogliosa di se stessa come in quel momento. Scorpius preferì non obiettare né aggiungere nulla per paura di rovinare il discorso perfetto della rossa, così si limitò ad annuire mostrando l’espressione più contrita e mortificata del suo repertorio.
«Signorina Weasley non si preoccupi, nonostante tutto non ho mai realmente pensato di espellervi, come ho detto prima siete comunque due dei miei studenti migliori.»
I genitori non avevano ancora fiatato dopo la confessione di Rose, ma si sentiva che si erano rilassati alla precisazione della Preside.
«Comunque, credo che anche voi, signori Weasley e signori Malfoy, siate consapevoli che i vostri figli meritano una punizione.»
«Ovviamente!» esclamarono Hermione e Astoria, cercando di compiacere la Preside il più possibile, ora che il peggio era passato. Sicuramente qualcuno di meno magnanimo della McGranitt non ci avrebbe pensato due volte a espellere entrambi i ragazzi.
Ron invece sbuffò contrariato: sua figlia non avrebbe mai imboccato la strada spericolata che aveva percorso lui in gioventù se continuava a venir frenata così brutalmente dalle punizioni. Certo, non le augurava di dover combattere un mago oscuro, ma infrangere le regole una volta o due di certo non avrebbe fatto male al suo carattere! Ovviamente avrebbe preferito che quelle avventure non le vivesse con il baby Malfoy, ma non poteva mica ucciderlo, no? Giusto?
«Bene allora toglierò sessanta punti a Grifondoro e Serpeverde ed entrambi dovrete passare due ore al giorno in Biblioteca, sotto la sorveglianza della signorina Pince a riordinare e spolverare i libri per un mese. Vi darò un permesso per tornare nei vostri Dormitori dopo il coprifuoco dato che non penso avrete tempo libero durante il pomeriggio con anche la preparazione per i MAGO come ulteriore impegno.»
Rose strabuzzò gli occhi: non le pareva vero di essersela cavata così facilmente!
 
Will e Chris cercarono di farsi piccoli piccoli sulle loro sedie; la McGranitt pareva essersi scordata di loro intenta com’era a parlare con la madre di Rose e non avevano nessuna intenzione di ricordarle la propria esistenza. «Ma qualcuno doveva sapere di questa esperienza notturna per poter coprire i due... fuggitivi,» riprese all’improvviso la Preside senza che i due ragazzi si accorgessero del cambiamento di direzione del discorso, «ed ecco che entrano in gioco il signor Zabini e il signor Nott.»
William e Christopher si immobilizzarono di colpo, mentre calava un silenzio di tomba.
«Dai, ragazzi! Non avete mica fatto una cosa così grave, eh!» esclamò all’improvviso Theodore, girando leggermente la sedia verso il figlio. «E Preside, su, non può prendersela con loro: sono ragazzi attivi! Soprattutto il mio Chris, no?» aggiunse più a bassa voce, con una debole nota ammiccante che fece insospettire e drizzare le orecchie a Christopher, soprattutto perché dicendolo aveva lanciato un’occhiatina inequivocabile a Will: possibile che il padre avesse capito qualcosa? Ma come? Non era possibile. Non osava pensarci.
«Signor Nott, capisco che lei non vuole che suo figlio sia punito, ma non posso lasciar correre. Hanno coperto un’infrazione piuttosto grave e se anche tralasciamo le questioni burocratiche hanno comunque coperto un’infrazione piuttosto pericolosa. Il signor Malfoy e la signorina Weasley avrebbero potuto farsi male in modo decisamente più serio e loro non hanno fatto niente per impedirlo.» 
«William, cos’è successo esattamente?» domandò Daphne al figlio, con dolcezza ma non senza una certa distaccata autorità.
«Mamma, ma noi-»
«Non mentire a tua madre, William» intervenne Blaise.
«D’accordo, abbiamo semplicemente... chiesto ad Albus dove fosse il Mantello dell’Invisibilità, ma questo per proteggere Rose e Scorpius da quello che potevano incontrare nella Foresta!»
«Assurdo!» si intromise Ron con fare ironico, «Il mantello non li avrebbe mai coperti entrambi. A meno che non... » la sua voce si spense mentre giungeva a una delle peggiori conclusioni che il suo cervello aveva elaborato. Si girò scioccato verso Rose, che nel frattempo era diventata viola dall’imbarazzo.
«E dopo?» la McGranitt incoraggiò William, ignorando l’intervento di Ron, «Sono sicura che non sia solo questo ciò che avete fatto quella sera»
«Già, anche io!» aggiunse Theo, alzando un sopracciglio, allusivo. Chris si girò lentamente verso di lui, ma tutto ciò che ottenne fu una strizzata d’occhio. Una maledettamente preoccupante strizzata d’occhio. Si rigirò con un brivido verso William, che lo stava guardando allarmato, e gli fece cenno di continuare a parlare.
«Beh... potremmo aver dato una Pozione Soporifera ad Albus e creato un diversivo con il Custode e... ehm.... indicato a Rose e Scorpius qualche passaggio segreto per uscire indisturbati dalla scuola... questo in via totalmente teorica comunque.» affermò Will, non senza una certa soddisfazione per la perfezione del proprio lavoro.
«E in via pratica?» domandò scettica la Preside, che odiava essere presa in giro.
William e Christopher tacquero, abbassando lo sguardo colpevoli.
«Bene, quindi-»
«Io sono ancora convinto di non aver sentito tutto» affermò Theodore incrociando le braccia con un ghigno, interrompendo la McGranitt.
«Cosa vuoi sentire ancora, Theo? Vuoi per caso che i nostri figli abbiano una punizione ancora maggiore?»
«Ma certo che no, caro Blaise. Ragazzi, siete compagni di stanza, giusto?»
Ormai i due Serpeverde stavano diventando bordeaux dall’imbarazzo, temendo dove potesse andare a parare Theodore.
«E questo che c’entra, Theo?» domandò Daphne stupita da quel cambio di direzione, «Sappiamo tutti che sono compagni di stanza da sette anni ormai! E poi anche tu, Blaise e Draco eravate in stanza insieme qui a Hogwarts. Cosa dovrebbe significare?»
«Oh Daphne, Daphne, Daphne, noi non eravamo certo così compagni!»
«Bene, signori, credo che per il signor Nott e il signor Zabini basterà un ammonimento e meno venticinque punti a testa per Serpeverde, per questa volta.» decretò la Preside, fermando il discorso sconclusionato del padre di Christopher, le elucubrazioni degli altri presenti e facendo tirare un sospiro di sollievo a Will e Chris.
«Penso che lei sia stata anche troppo gentile, signora Preside» dichiarò ossequiosamente Hermione, «La ringraziamo per il suo tempo e la sua pazienza.»
«Io non sono ancora convinto.»
«Theo, di grazia, di cosa non sei ancora convito?» sospirò Draco, che non vedeva l’ora di andarsene e si era già proteso in avanti per stringere la mano alla McGranitt e concludere l’incontro.
Theodore si grattò pigramente il mento, facendo accrescere la suspance, «Ma quindi, Will Chris, voi-»
Lo stridere perfettamente in sincrono di due sedie interruppe la domanda.
«Io devo andare in bagno» esclamarono contemporaneamente William e Christopher, lanciandosi poi uno sguardo preoccupato per quello che avrebbe potuto pensare Theodore.
E infatti fece un sorriso talmente compiaciuto che i due ragazzi ebbero seriamente paura che potesse rivelare qualcosa su di loro. «Bene. Ora sono convinto.» affermò, beccandosi le occhiate interrogative di tutti gli adulti presenti. «Penso che comunque il colloquio sia finito: potete pure venire»
William e Christopher sgranarono gli occhi dall’orrore e poi si catapultarono fuori dalla porta.
«Theo, lo sai che si dice andare, vero?» lo corresse Draco, alzando un sopracciglio.
«Certo, Draco, certo»
 

***

 
Finalmente liberi, Rose e Scorpius si stavano dirigendo verso la Biblioteca per scontare le loro prime due ore giornaliere di punizione.
«Merlino,» iniziò il biondo, cercando di intavolare una discussione neutra dopo più di un’ora e mezza passata nell’ufficio della Preside. «il padre di Chris ha capito tutto o mi sbaglio?»
La ragazza roteò gli occhi: un modo più stupido per iniziare un discorso non poteva trovarlo. «E da cosa l’hai capito, da tutte le battutte velate che ha fatto o dalle occhiatine divertite che lanciava loro alternativamente?»
«Beh... veramente dalle loro facce: erano più rossi di uno stendardo di Grifondoro!» borbottò Scorpius, contrariato dal tono sarcastico della rossa.
«Certo che sei proprio un mago della deduzione, Sherlock»
Fecero qualche altro passo in silenzio, «Chi è questo Shelrock?» domandò Scorpius dopo averci rimuginato su.
«Sherlock, Malfoy, Sherlock Holmes. Ed è solo il più famoso e geniale investigatore babbano di tutti i tempi» lo freddò Rose.
«Ah. Comunque secondo te come ha fatto Theo a capire di Will e Chris?» ripartì alla carica il ragazzo, che non voleva far cadere il discorso, ma non trovava un miglior argomento di cui discutere.
«Mah, per me sono abbastanza palesi ormai: sono arrivati insieme, tutti messi in disordine quando avevano avuto quasi un’ora per prepararsi e si vedeva che non erano rossi o affannati per la corsa, si sono fissati in cerca di supporto morale per tutto il tempo che siamo stati dalla McGranitt e cosa più importante: quando sono entrati nell’ufficio, Chris ha spinto Will all’interno mettendogli una mano sulla base della schiena. Ora tu immagina una persona che non li vede mai interagire, ma che sa perfettamente come si comportano tra loro due adolescenti maschi della nostra età... più esplicito di così»
«Uhm... giusto. Io non l’avrei mai fatto con...»
«Albus!»
«Esatto»
«Ma no! Guarda là: quello non è Albus?» domandò Rose indicando la fine del corridoio.
Scorpius seguì con lo sguardo il dito della ragazza e individuò l’amico camminare a testa bassa nella loro direzione.
Proprio in quel momento Al alzò gli occhi e individuò Rose e Scorpius. Corrugò la fronte e aumentò il passo. «Ma buongiorno ragazzi, com’è andato l’incontro con la McGranitt?» chiese loro con tono casuale e un sorriso falsissimo.
La ragazza gli lanciò un’occhiata assassina; non era arrabbiata con lui per aver fatto la spia – capiva che le sue intenzioni erano dettate dalla preoccupazione per la loro  incolumità –, ma piuttosto per quell’espressione soddisfatta: l’avrebbe volentieri preso a schiaffi. «Tutto bene, Al. Ora dobbiamo andare in Biblioteca per scontare felicemente la nostra punizione, contento?»
«Certo! Buon divertimento, chissà che questo vi faccia capire che avete esagerato» affermò con una scrollata di spalle.
Rose e Scorpius si allontanarono in silenzio, ma avevano fatto pochi passi che Albus li richiamò: «Ehi ragazzi, lo sapete che vi voglio bene, vero?»
I due interpellati si girarono di scatto, sconvolti da quell’ammissione spassionata in quel frangente non esattamente incline alle dichiarazioni d’affetto.
«Esatto, vi voglio bene. Quindi se non la smettete di fare scommesse che mettano a repentaglio la vostra vita sarò costretto a raccontare tutto ai vostri genitori e qualcosa mi dice che non ne sarebbero entusiasti»
Detto questo rivolse loro il sorriso più amichevole e spensierato del suo repertorio e, voltatosi, se ne andò, lasciando i due ragazzi a fissarsi l’un l’altra con un’ombra di puro terrore negli occhi.
 
 



N / A:
Ehilààà! Che si dice? ;D
Eccoci di nuovo qui con un “fantastico” nuovo capitolo! Visto che i genitori sono magicamente ricomparsi? E con quale stile! Sono apparsi addirittura quelli di Will e Chris, cosa ne pensate?
Theo, Theo, Theo, cosa ci combini? Vuoi spifferare il loro segreto ai quattro venti?
E il momento Chad/Chris scommettiamo che molti non se lo aspettavano! Bene, bene :)
Per il resto noi già ci disperiamo per lo studio, i professori, le verifiche, le interrogazioni e co. Ma che volete farci? Di sicuro non siamo le uniche!
E ora, siamo onorate di annunciarvi che questo capitolo è... il nuovo MASTODONTICO! (Con il superamento delle 5.000 parole, siamo molto orgogliose :D) E inoltre vorremmo ringraziare tutte voi (se per caso ci fosse anche qualche ragazzo, chiediamo venia!) che leggete questa storia e recensite, facendoci trovare sempre la voglia di continuare: GRAZIE  (Grazie a siamo arrivate a 300 recensioni: non ci sembra vero!)
Ultima cosina piccina picciò: non dimenticate di leggere lo spin-off From Hogwarts With Love per capire meglio l'evoluzione della storia dell'amicizia di Will e Chris e di lasciarci un commentino! Non temete comunque, prima o poi aggiorneremo anche quella :)
 
 
 

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Capitolo 26
*** Punizione doppia per Rose Weasley! ***



Punizione doppia per Rose Weasley!
[Come Albus Potter venne rapito per la seconda volta]




«Ma... Rose! Non possiamo lasciarlo andare via così, non hai sentito cosa ha detto?»
La ragazza, che dopo l’incontro con Albus aveva continuato a camminare come se niente fosse, ignorò le lamentele di Scorpius e aprì la porta della Biblioteca.
«Rose? Ma mi stai ascoltando? Albus ha minacciato di raccontare tutto ai nostri genitori! Non so se ti ricordi dove eravamo fino a pochi minuti fa, ma non voglio più ripetere un’esperienza del genere» continuò il biondo imperterrito.
Ancora nessun cenno da Rose, sembrava quasi che per lei Scorpius non esistesse.
Il ragazzo cominciò seriamente a sentirsi frustrato, «Rose, Merlino, rispondimi! Dobbiamo andarlo a cercare e implorarlo di non raccontare niente!»
«Signor Malfoy, silenzio! Come si permette di urlare in questo modo in una Biblioteca? Che fine ha fatto l’educazione?» lo riprese proprio in quel momento Madama Pince, sbucata da dietro uno scaffale più silenziosa di un fantasma.
A quelle parole la rossa si lasciò sfuggire un ghignetto e Scorpius arrossì dalla vergogna; come poteva quella megera mettere in discussione la sua perfetta educazione Purosangue? «Mi scusi, io-»
«Sì, sì, certo signor Malfoy. Siete qui per la punizione è esatto?» domandò la donna con un pizzico di malvagità nella voce.
I due ragazzi annuirono senza fiatare.
«Bene. Allora seguitemi cominceremo da questi scaffali» continuò tutta contenta la Pince, scortandoli per l’intricato labirinto di corridoi della Biblioteca, «tutto quello che dovete fare è prendere i libri dallo scaffale, dar loro una ripulita e, prima di rimetterli al loro posto – rigorosamente in ordine alfabetico – stilarne una lista con autore, titolo del tomo e numero di pagine.» Si girò a rivolgere ai due malcapitati un ghigno per niente rassicurante, prima di riprendere la ramanzina: «Così voi ragazzacci imparerete a prendere tutti i libri che volete e poi lasciarmeli sui tavoli, così da farmi perdere ore e ore a ritrovare la loro esatta collocazione!»
Rose si trattenne a fatica dal dirle molto gentilmente che dopo tutto quello era il suo  lavoro – era dall’inizio del Primo Anno che aveva in corso una guerra fredda con la bibliotecaria. Scorpius invece sbuffò rassegnato, seguendo a testa bassa la vecchia. 
«Eccoci arrivati!» annunciò Madama Pince, lasciandoli davanti a un enorme scaffale. «Buon lavoro» augurò sogghignante prima di andarsene.
«Una volta o l’altra ti mando una maledizione altro che “buon lavoro”, maledetta rospa!» borbottò Rose indispettita, iniziando a togliere i libri dallo scaffale con il braccio sano. Non avevano neanche la bacchetta per aiutarsi. Ovviamente, con quella non sarebbe stata una vera e propria punizione, dato che, tenendo conto delle abilità della rossa in Incantesimi, la magia avrebbe fatto tutto al posto suo.
«Non ho capito perché abbiamo permesso ad Albus di andarsene chissà dove dopo che ci aveva minacciato!» sbottò Scorpius, dopo qualche minuto passato a osservare Rose che faticosamente sbatteva tomi polverosi su un tavolo lì vicino, lasciandosi cadere a peso morto su una sedia. 
«Perché» sibilò Rose istericamente, «siamo finiti in una maledetta punizione senza fine per colpa di questa assurdità di scommesse e il minimo che possiamo fare ora per rimediare e non farci espellere una buona volta dalla McGranitt è rigare dritto, chiaro? Quindi se inseguivamo quell’infame di mio cugino magari finivamo per cacciarci in qualche altro guaio»
«Questa assurdità delle scommesse?» le fece il verso Scorpius come se non avesse sentito tutto il resto del discorso, iniziando a innervosirsi a sua volta. «Sembra quasi che tu non fossi d’accordo quando abbiamo iniziato!»
«Io ho provato a smettere.» replicò la rossa seccata. «Quando hai provato ad annegarmi nel Lago Nero ghiacciato questo inverno»
«Ma alla fine non l’hai fatto, mi sembra» replicò immediatamente il ragazzo, incrociando le braccia al petto. 
«Non importa,» si indignò la rossa, ormai al limite della pazienza e delle risposte, «ciò non lo rende meno stupido. E adesso alzati, comincia a scontare la punizione e smettila di lamentarti.»
«Sai cosa ti dico?» replicò Scorpius, decisamente stanco del caratteraccio della ragazza, alzandosi in piedi con aria infastidita. «Se hai proprio tanta voglia di fare questo strazio di lavoro per la McGranitt mentre Al va a spifferare tutto ai nostri genitori, be’, fattelo da sola!»
Rose rimase a boccheggiare senza parole, rossa in volto. 
«Anzi... dato che siamo in tema di stupidaggini» calcò la mano il biondo, sogghignando, «scommetto che non hai mai scontato la mia parte di punizione al posto mio
Dopo un minuto di silenzio attonito, Rose sbottò un: «Bene» decisamente isterico.
«Bene» la seguì a ruota Scorpius, ritornando a sedersi con un tonfo sulla sedia.
 

***

 
Poco prima...
 
«Oh. Santo. Merlino.»
«È stato tremendo!»
Chris aprì la porta del bagno e aspettò che Will fosse entrato per chiudersela dietro con un colpo secco. Entrambi avevano le guance paonazze e gli occhi più o meno strabuzzati dall’imbarazzo. 
«Dimmi – ti prego, Chris – dimmi che tuo padre non ha fatto una battuta sull’andare e il venire davanti al mio, perché penso potrei morire» esclamò Will, con la voce più acuta del solito dall’agitazione. 
«Oh Morgana, Will, mi dispiace da morire!» sospirò Chris, abbattuto e pieno di sensi di colpa. «Speravo che mio papà si sarebbe comportato come una persona dotata di senno almeno stavolta, ma evidentemente non sa cosa vuol dire!»
William, accorgendosi che il suo migliore amico era decisamente sconfortato per quella storia, cercò di rassicurarlo: «Chris, non è colpa tua! Merlino, siamo entrambi vittime del pessimo senso dell’umorismo e, per nostra sfortuna, dell’ottimo intuito di Theodore!»
Rimasero per un attimo fermi a guardarsi negli occhi, cercando di sbollire l’imbarazzo. 
«Bene, credo che non potrò più venire a casa tua senza rischiare l’autocombustione» commentò Will esasperato. Poi, notando la reazione di Chris – che si era messo a boccheggiare, cercando di trattenere le risate – si corresse sconvolto: «Oh no, non intendevo quello- Merlino! Non potrò più... giungere e fermarmi in pianta stabile per alcuni giorni a casa tua!»
Di solito William era addirittura il più malizioso dei due, ma la situazione era troppo strana e delicata in quel momento e il ragazzo si sentiva troppo in imbarazzo per capire il divertimento dell’altro.
«Credo che adesso mi si aprirà un mondo di doppi sensi» scherzò Chris. «Grazie mille papà.»
Anche a Will scappò una risata, nonostante tutto, e l’amico lo seguì a ruota, sollevato che la questione si fosse “risolta”.
«Be’, direi che ha preso bene questa cosa...» considerò infine Will, meditabondo. 
«Ma questa cosa... cosa?» chiese con esitazione Chris, gli occhi leggermente assottigliati come se non riuscisse sul serio a capire dove l’amico volesse arrivare.
«Che siamo...» gay avrebbe voluto continuare William. Ma se Chris non lo fosse stato realmente? Magari lui la considerava come un divertimento tra amici – esattamente come tutto era iniziato. Lo scambiarsi baci, abbracci e un altro tipo decisamente poco casto di effusioni che era arrivato dopo qualche tempo era solo un modo diverso di divertirsi senza doversi procurare la rogna di una ragazza sempre incollata dietro e faceva comunque parte della loro amicizia, seppur non fosse un tipo di relazione molto comune. 
Will si fermò a pensare. 
Agli occhi di tutti, sembravano solo un’affiatata coppia di amici: l’indivisibile duo Zabini&Nott. Agli occhi di chi li conosceva meglio – a conti fatti solo Scorpius, Albus e Rose –, però, erano sicuramente una coppia a tutti gli effetti. 
Will invece non sapeva come classificare il proprio rapporto con Christopher ed era abbastanza sicuro che fosse lo stesso per l’amico. Era esattamente al confine tra amicizia e qualcos’altro, di molto più profondo e complesso. 
Quindi, alla fine, cos’erano sul serio?
«Ah... Che... ehm... ce la facciamo tra noi» cercò di prenderla alla larga William, gesticolando piuttosto esplicitamente. 
Calò un imbarazzante silenzio. 
Da una parte Chris sembrava quasi deluso dalla sua risposta, come se si fosse aspettato qualcosa di più, come se non avesse dato il giusto valore a ciò che condividevano; dall’altra pareva quasi sollevato che il problema fosse stato schivato così facilmente, come se entrambi non fossero ancora pronti ad affrontarlo.
«Penso che se ci muoviamo, siamo ancora in tempo per salutare i nostri» suggerì Christopher, sorridendo per rompere la tensione e sbloccare la situazione.
«Già» concordò frettolosamente Will. «M-meglio sbrigarsi.»
Uscirono dal bagno ancora più rossi in volto di quando erano entrati. La consapevolezza che presto qualcosa sarebbe cambiato aleggiava tra di loro, più consistente che mai.
 

***

 
«Merlino, potresti almeno spolverare i libri che ti appoggio vicino!» esclamò Rose esasperata, dopo sicuramente più di un ora che tentava di fare tutto il lavoro con un braccio solo, facendo più volte cadere i tomi per terra.
Scorpius non voleva cedere e andare ad aiutarla – anche se doveva ammettere che vederla in quelle condizioni lo straziava – perché lei non l’avrebbe mai fatto per lui, e il ragazzo non voleva sembrare il pappamolla della situazione, voleva che lei capisse che non poteva fare come le pareva e piaceva tutte le volte  e passarla liscia. «No che non posso, altrimenti dove andrebbe a finire la scommessa?» le rispose quindi in tono ovvio, stravaccandosi meglio sulla sedia e appoggiando i piedi sul tavolo proprio vicino alla pila di libri che la rossa aveva appena finito di accatastare.
«Ma ho un braccio fuori uso» si lamentò lei con una voce implorante che Scorpius non le aveva mai sentito usare. Sperò vivamente che non fosse capace di incantarlo come le sirene, semplicemente parlando in quel modo.
«E io ho una caviglia dolorante, ma non mi pare che tu mi abbia mai aspettato in corridoio»
La ragazza gli lanciò un’occhiata disgustata e poi dichiarò lapidaria: «Sei senza cuore»
«No, tesoro, sono un Serpeverde» ghignò il biondo in risposta.
«Malfoy, non mi chiamare tesoro o ti strappo la lingua»
«Ormai puoi anche chiamarmi Scorpius, sai? Non mi offendo mica»
Rose sbuffò divertita, rigirando la risposta: «Non è certo per offenderti che ti chiamo per cognome, solo che non mi piace chiamare per nome le persone che non conosco o che non mi stanno simpatiche»
Scorpius sentì un colpo al cuore, ma non seppe dire se fosse una cosa positiva o meno: in fondo tutti quelli che lo chiamavano per cognome lo facevano apposta per offenderlo e quindi era una cosa bella che lei non la pensasse così, ma Rose aveva quindi insinuato di non conoscerlo? Dopo quasi un anno passato a stretto contatto? Ovviamente questa era la soluzione migliore, non voleva considerare l’idea di starle antipatico. «E io a quale delle due categorie corrispondo?» le domandò con voce strozzata.
La rossa incassò appena la testa tra le spalle, arrossendo leggermente. Fortunatamente era rivolta verso lo scaffale e quindi girata nel verso opposto rispetto al ragazzo. «Perché ti interessa Malfoy?»
«Perché mi sembra strano che tu dica di non conoscermi dopo tutto quello che abbiamo passato insieme – probabilmente sai più cose di me di Al! – e poi perché per un mese abbiamo molto altro tempo da passare chiusi qui dentro, dunque perché non parlare di qualcosa?»
«Magari allora appartieni all’altra categoria» borbottò Rose, sbattendo un altro paio di volumi sulla tavolata, facendo alzare una nuvola di polvere.
Scorpius deglutì un doloroso groppo di saliva: questo rendeva tutto molto più difficile. «E perché?»
«Cosa perché?» domandò la ragazza aggrottando la fronte.
«Perché ti sto antipatico?»
«Ma che domanda è?» esclamò Rose strabuzzando gli occhi, quasi divertita. «Non ci sopportiamo da sempre! Ti devo per caso ricordare i nostri epici incontri, anzi scontri, nei corridoi? Siamo diventati famosi per il nostro odio reciproco, perché lo vieni a chiedere a me ora
«Perché io non ti odio, Rose»
Rose si bloccò di colpo, boccheggiando senza parole: come si rispondeva ad un affermazione così inaspettata e diretta?
Proprio in quel momento comparve all’improvviso Madama Pince, silenziosa come sempre, «Bene ragazzi, penso che per oggi le due ore obbligatorie siano concluse. Siete liberi di andare» annunciò loro, con voce atona.
La ragazza rimase qualche altro istante in silenzio e fissare gli occhi grigi di Scorpius, prima di voltarsi e scattare come un fulmine tra i corridoi labirintici della Biblioteca.
Il biondo sospirò avvilito: come gli era venuto in mente di dire una cosa del genere?
 

***

 
Will e Chris, dopo essere usciti a tutta velocità dal bagno, erano tornati nell’ufficio della Preside per salutare i genitori prima che questi ripartissero. Christopher soprattutto avrebbe voluto parlare con il proprio padre per chiarire la situazione – ovviamente non aveva intenzione di dirgli la verità su lui e William, ma non voleva neanche che si facesse strane idee, come quelle che probabilmente già gli erano venute in mente data l’originalità dei doppi sensi – ma sfortunatamente al loro arrivo se ne erano già andati tutti.
«Maledizione, adesso come facciamo con mio papà?» sbottò Chris sbattendosi la porta della camera alle spalle, scocciato di non essere riuscito a risolvere il problema-padre con una semplice e costruttiva chiacchierata faccia a faccia.
Will lo squadrò pensoso per qualche istante, «Beh,» azzardò, «potresti scrivergli una lettera. Speriamo solo che nel frattempo non si faccia sfuggire nessun altro commento e gli altri non chiedano spiegazioni sui suoi interventi mentre erano qui ad Hogwarts»
«Ti ho mai detto che sei un genio? Non ci avevo pensato!» esclamò Chris, rianimato dall’avere qualcosa da fare, stritolando in un breve abbraccio William e poi fiondandosi verso la scrivania alla ricerca di carta e penna. «Spero solo che quel catorcio pennuto di un gufo che mi ritrovo non ci metta un’eternità a consegnarla»
Will rimase a fissarlo mordicchiare assorto il cappuccio della penna babbana di Albus, prima di scivolare silenziosamente fuori dalla camera, per lasciare all’altro il proprio spazio e per cercare una persona.
 
Christopher non si accorse nemmeno quando William uscì dalla camera, troppo assorto a pensare a cosa poter scrivere al proprio padre per rimproverarlo e nello stesso tempo non fargli capire come stavano veramente la cose.

Caro papà,
Ti sto scrivendo per... no, okay, saltiamo gli inutili convenevoli da primino che scrive la sua prima lettera da Hogwarts, dato che oltre tutto ci siamo visti poche ore fa, e passiamo al sodo: ma che cazzo ti salta in mente? Comportarti in quel modo davanti alla Prreside? Perché non riesci ad essere una persona una po’ più matura e seria, non hai più diciassette anni, Merlino benedetto! Comunque non è questo il motivo principale per cui ti scrivo. Sono talmente arrabbiato che vorrei mandarti una Strillettera ma, sai com’è, tra noi l’adulto sei tu – in teoria. Ma sto divagando un’altra volta. Chi ti ha detto che io e...,perché pensi che noi..., perché cavolo credi che Will..., come diavolo ti sei permesso di fare doppi sensi su di me e William? Ma ti sei bevuto il cervello?! Lui è il mio migliore amico: tu hai le visioni! Ti rendi almeno conto di quanto tu mi abbia fatto imbarazzare?
Non so veramente cosa ti passi per la testa a volte; dire quelle cose, davanti a Daphne e Blaise poi! Basta, sono ancora sconvolto.
Vedi di mandarmi al più presto delle scuse decenti o te lo sogni che ti parlo quando torno a casa dopo i Mago. Ah, e ringraziami di non star meditando di mandarti al reparto psichiatrico del San Mungo, perché sono un bravo figlio.
 
Mise giù la penna soddisfatto: chiaro e conciso, non lasciava dubbi. Forse un po’ esagerato e melodrammatico in certi punti, ma con il padre che si ritrovava bisognava calcare un po’ la mano.

Perfetto, ora bisogna semplicemente trovare quella palla di piume e il gioco è fatto.
 

***

 
Per Albus era stata una giornata stressante. E non era ancora finita.
L’unica cosa che ancora gli aveva impedito di affogarsi in una tazza di caffè – cosa che su di lui poteva avere spiacevolissimi effetti – era l’uscita a Hogsmeade. Per questo si era avviato verso la cittadina magica quasi con le ali ai piedi, proprio lui che era pigro come un bradipo: una volta là avrebbe incontrato Dominique con gli inseparabili Lysander e Lorcan e Alice, la figlia di Neville Paciock.
Finalmente avrebbe potuto passare un pomeriggio in tranquillità e dimenticarsi per un po’ di Rose, Scorpius e tutti i problemi che si trascinavano sempre dietro.
Era triste di aver minacciato sua cugina e il suo migliore amico, ma davvero non ne poteva più! Se quei due avevano deciso di corteggiarsi, che imparassero a farlo come due persone normali, e non gettandosi in laghi ghiacciati e affrontando avventure al limite del mortale! Chiedere un appuntamento faceva improvvisamente schifo?! Bah, forse era passato di moda e lui non lo sapeva – al momento non si interessava alle questioni di cuore personali, aveva cose più importanti su cui incentrare la propria attenzione – o forse c’entrava il fatto che Rose e Scorpius non fossero due persone normali...

No, basta, devo smettere di pensarci per un po’ o mi si fonde il cervello! Adesso vado e passo un pomeriggio con i miei- AAAAAAH!

«AAAAAAAH!»
In preda al panico, Albus cominciò a divincolarsi, mentre veniva trascinato in un vicoletto buio.
«Hmp! MMH!» cercò di urlare, una callosa mano premuta sulla bocca.
«Sta’ zitto, lagna!» sibilò irritato il suo aggressore, dandogli l’ennesimo strattone.
Albus, riconoscendo la voce, prima strabuzzò gli occhi e cercò di scalciare più forte, poi assottigliò lo sguardo in una smorfia rabbiosa e senza il minimo ripensamento azzannò il palmo sopra le sue labbra.
«Ma che diamine fai?»
«Lasciami in pace, bruto!»
«Fermo qui, marmocchio!»
«Aspetta che lo dica a pa-»
«Maledetto moccioso!»
Nel vicoletto risuonarono i rumori di una brevissima colluttazione e poi ritornò il silenzio.
«Merlino benedetto, sei più fastidioso di una scopa nel cu-»
«Detto da te non è credibile!»
«Sta’ zitto, brutto figlio di- No. Non lo dirò.»
«Ottima scelta. Anche perché sarei andato a riferirlo immediatamente alla mamma, sommando il fatto che MI HAI APPENA SEQUESTRATO!»
«Stupido Serpeverde ricattatore» borbottò James Potter, in tutto il suo splendore di “Auror (più o meno) in incognito”. «Se avevi capito che ero io, perché hai continuato a dimenarti e mi hai morso?!»
«Mi stavi RAPENDO!» sbottò il junior Potter scandalizzato. «E ora cosa vuoi, comunque?»
«Sono qui per Rose.»

Maledizione, mai un attimo di pace.

«Io non ne posso più! Ma cosa credete?! Che io sia il baby-sitter di quei due? La loro agenzia matrimoniale? Io non-»
«Ehi-ehi-ehi-ehi!» lo bloccò James, agitando le mani davanti. «Calmati, piattola! Nessuno ha voglia di sentire i tuoi scleri da donnetta in crisi pre-mestraule, ok? Dacci un taglio.»
Albus fulminò il fratello con lo sguardo ma si zittì. In fondo aveva sproloquiato abbastanza contro i suoi due migliori amici.
«Stamattina zio Ron è venuto a pranzare da noi. È stato tre-men-do. Ha raccontato a Ma’ e Pa’ per filo e per segno quello che è successo stamattina» raccontò James, rabbrividendo al ricordo dello zio arrabbiato. «Insomma, Rosie e quello snob di Malfuretto non si sono mai cagati troppo e adesso combinano tutti questi casini insieme?»
Mentre il fratello parlava, ad Albus venne in mente un’idea.
Aveva promesso a quei due cretini – e in parte anche a se stesso, per evitare di avere ulteriori crisi isteriche durante la fine di quell’anno – che avrebbe preso dei provvedimenti riguardo le loro scommesse da scavezzacollo. Ma sapeva perfettamente che dirlo ai loro genitori sarebbe stato troppo cattivo, anche per lui.
Ma James... era esattamente al confine. Non un genitore, ma comunque un maggiorenne. Non un adolescente ma comunque un ragazzo. Non una minaccia di morte ma nemmeno una speranza di sopravvivenza.
«Vedi... Io so una cosa a proposito...» cominciò sibillino Albus. «Ma devo essere sicuro di potermi fidare.»
«Certo che ti puoi fidare: sono tuo fratello!»
Albus gli scoccò un’occhiataccia, alzando le sopracciglia, alquanto scettico. «Questo non è credibile, dopo che mi hai rapito!»
«Pignolo» borbottò il quasi-Auror.
«Quello che sto per dirti probabilmente ti farò esplodere una vena, capisci? Devi giurarmi che manterrai la calma e non agirai d’impulso come il tuo stupido istinto Grifondoro ti urla in quella tua testolina»
«Va bene» sbottò il maggiore, sbuffando. Non sopportava quando Albus faceva la ragazzina misteriosa: era peggio di Lily quando ci si metteva. «E ora spara!»
Albus si avvicinò al fratello. «Vedi, Rose e Scorpius sono-»
«Jamie!»
«Teddy?!»
«Albus!»
«Teddy?!»
«A-Albus? ... Ma cosa...? JAMES.»
«Non ho fatto niente di male!»
«Avevamo concordato che non saresti intervenuto!» lo rimproverò Teddy, incrociando le braccia al petto con aria intimidatoria.
«Ehm... ops?» gli rispose James, stringendosi nelle spalle e regalandogli un falsissimo sorriso innocente.

Di male in peggio, pensò Albus scoraggiato, ora sono due le persone a cui dovrò spiegare con diplomazia questa storia.

«Bene, che ne dite se vi racconto tutto davanti ad un bel boccale di Burrobirra?» propose Al, ormai arresosi alla presenza inaspettata di Ted Lupin.
 

Una decina di minuti dopo...
 
«Allora Teddy, cosa ci fai qui a Hogsmeade?» domandò Albus, cercando di intavolare una discussione civile prima di sganciare la bomba su Rose e Scorpius.
James alzò gli occhi al cielo, ma non osò chiedere di cambiare argomento perché sapeva quanto il Teddy amasse parlare del proprio lavoro.
Infatti al ragazzo si illuminarono gli occhi, «Beh Albie, da quando sono stato assunto da Madama McClan ho una certa idea che mi frulla in testa, e ora che sono il suo “braccio destro” e che mi ha già detto che quando andrà in pensione – non che io voglia che se ne vada, per Nimue no, ma lei non sta certo ringiovanendo e un po’ di riposo le farebbe bene – mi lascerà il negozio, ho deciso di cominciare ad attuarla. Vorrei riuscire a creare una catena di negozi Madama McClan: abiti per tutte le occasioni e riuscire ad esportarla per tutto il Mondo Magico, non solo a Londra! Per questo vorrei cominciare da Hogsmeade, però non vorrei entrare in concorrenza diretta con Stratchy&Sons, anche perché adoro quel negozio.Tu che ne pensi?»
«Ehm... penso che sia un’idea fantastica Teddy! Vedrai che-»
«Scusate se interrompo le vostre adorabili chiacchiere» si intromise James, approfittando del fatto che stesse parlando il fratello, «ma io sarei venuto qui per un grave problema chiamato “zio Ron arrabbiato” e vorrei conoscerne la causa, se possibile.»
Albus sbiancò: aveva sperato che con il passare dei minuti, James si dimenticasse del vero motivo per cui l’aveva inizialmente sequestrato.

Perché si deve dimostrare sveglio e attento proprio in questa situazione? Maledetto corso Auror che gli ha migliorato la concentrazione.

«Ecco... è una storia un po’ lunga...»
«Abbiamo tutto il tempo» lo incalzò James, al limite della pazienza.
Al face un respiro profondo e lanciò un’occhiata alle facce piene di attesa e malcelata curiosità di fronte a lui prima di cominciare a raccontare. «Okay, sono sicuro che troverete questa storia assurda, ma dovrete credermi perché siete già al corrente di molti avvenimenti che sono accaduti, anche se ancora non sapete da cosa sono collegati. Bene, tutto è cominciato all’inizio di quest’anno...»
 

***

 
Stranamente, durante quasi tutta la narrazione da parte di Albus delle varie vicissitudini che Rose e Scorpius avevano vissuto durante l’anno, James e Teddy erano stati in silenzio, lasciandosi sfuggire solo qualche sporadico commento – forse complici le occhiate assassine che il più giovane indirizzava loro quando tentavano di aprire bocca.
Quando finalmente aveva concluso il proprio monologo né lui né Teddy erano riusciti a trattenere James che, tra urla di alto tradimento, di compromissione della virtù di una ragazza innocente – ovviamente riferito alla partita di Strip Poker – e improperi vari, era riuscito a farsi cacciare da I Tre Manici di Scopa.
Ora Albus, tornando a scuola da solo da Hogsmeade dopo aver lasciato Dominique, Lysander, Lorcan e Alice – che si erano attardati da Mielandia – si sentiva più leggero.
Certo, temeva per il futuro di Rose – e soprattutto di Scorpius ora che James era al corrente della situazione –, ma almeno non era più l’unico a dover sopportare il peso del silenzio; in questo frangente non voleva nemmeno contare Will e Chris dato quanto si erano lasciati coinvolgere. Inoltre sapeva che suo fratello stava tramando qualcosa per riuscire a tenere lontana la cugina preferita dalle grinfie del giovane Malfoy, ma sperava solo che non si lasciasse sfuggire nulla davanti ai genitori: quello si sarebbe stato un bel guaio. Anche perché probabilmente sarebbe stato tirato in mezzo in veste di complice e Albus non aveva la minima intenzione di avere problemi per una faccenda che aveva scoraggiato sin dall’inizio.
Il ragazzo sospirò e si strinse un po’ più stretto nella giacca: nonostante fosse primavera in Scozia la sera scendeva abbastanza presto e il venticello era ancora piuttosto freddo. Fortunatamente il castello era ormai vicino e Albus non vedeva l’ora di potersi fare una bella doccia calda e rilassante prima di correre in Sala Grande.

Ma ovviamente quando mai qualcosa va come voglio io?

Infatti, appena superò il muro che lo divideva dalla Sala Comune Serpeverde, fu accoltò da un’esclamazione sollevata del tutto inaspettata.
«Oh Al, eccoti! È tutto il giorno che ti cerco»
Albus sollevò un sopracciglio, interrogativo. «Will?»
«Che stupido che sono, neanche mi sono ricordato che oggi c’era l’uscita a Hogsmeade. Perché è lì che sei stato, giusto? Merlino, all’inizio credevo ti avessero rapito!» continuò William leggermente agitato.

Mai paragone fu più azzeccato...

«Sì, Will, sono stato al villaggio. Ma tu perché mi cercavi? È successo qualcosa?»
Albus cominciava a sentirsi leggermente in apprensione: William non perdeva mai la calma o mostrava segni di cedimento se non accadeva qualcosa di veramente grave.
Will si torturò le mani, abbassando lo sguardo. «Ecco io... avrei bisogno di parlare di un mio problema con qualcuno e-» si bloccò, come se pronunciare quelle parole gli costasse immensamente «avrei bisogno del tuo aiuto»
 
 

N / A:
Hello everybody!
Ebbene sì, non siamo morte per vostra sfortuna... abbiamo solo avuto un momento di piena: pensate a qualsiasi cosa negativa... è successa xD
Bene, a parte tutto ci dispiace tantissimo per questo ritardo e speriamo che riusciate veramente a perdonarci, perché è solo grazie a voi e al vostro sostegno che questa storia va avanti ♥
Detto questo vorremmo dirvi che in caso di altri ritardi et similia i giorni in cui posteremo saranno il Mercoledì e (come al solito) la Domenica.
Ora dobbiamo proprio lasciarvi per finire di studiare Greco, Fisica, Filosofia, Dante e Algebra per domani!
Augurateci un grande “in bocca al lupo” perché ci si prospetta una settimana terrificante nella quale l’unico raggio di sole saranno i vostri commenti :)
Un bacione grandissimo!
 
Swichi e Matiux

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Capitolo 27
*** Problemi in Paradiso ***


Problemi in Paradiso
[La famiglia Weasley-Potter alla riscossa]
 


 
Lunedì mattina Rose fu svegliata da un raggio di sole; quella doveva essere la prima vera bella giornata dell’anno e la ragazza non si stupì di sentirsi subito più ben disposta ad affrontare anche quel giorno di scuola, sapendo che ad attenderla nel pomeriggio ci sarebbe stato un bel cielo limpido e un albero nel parco del castello sotto il quale sedersi a leggere uno dei suoi adorati libri.
Si preparò tranquillamente, e si meravigliò quando si trovò a fischiettare mentre si pettinava. Preparò la borsa, scegliendo accuratamente i libri delle materie giuste – sbuffando quando realizzò che la prima ora l'aveva in comune con i Serpeverde – e quando fu pronta decise di svegliare Roxanne.
La cugina infatti, al contrario di Dominique che era una mattiniera cronica e quindi molto probabilmente l’avrebbe trovata in Sala Grande con già la tavola sparecchiata davanti, preferiva dormire fino all’ultimo minuto.
«Roxy è ora di svegliarsi!» sussurrò, scrollandola leggermente per una spalla. Dalla Bella Addormentata, però, giunse solo un grugnito decisamente poco femminile.
«Dai, Roxy, è tardi, alzati»
«Ma non ho voglia!»
«Beh, affari tuoi. Io vado a fare colazione, a dopo!» dichiarò Rose dopo l’ennesimo grugnito della cugina, avviandosi verso la porta della camera, ben decisa a non farsi scalfire il buon umore.
Scese le scale della Torre di Grifondoro a tempo di record e, dopo aver mollato la borsa per terra con malagrazia, si accomodò vicino a Dominique che, come previsto, aveva già finito di consumare la propria colazione e si stava dedicando al ripasso delle materie del giorno.
«Ehi Domi!» la salutò con un gran sorriso.
In tutta risposta l’altra si sistemò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, girandosi di scatto verso di lei. «Oh Rose, per fortuna sei arrivata! Sono proprio un’incapace in Incantesimi: pensa che non riesco a fare nemmeno un Incantesimo Rallegrante»
«Su dai, non dire così, non è vero! E poi l’Incantesimo Rallegrante ce l’hanno insegnato al Terzo anno, non ci credo che non lo sai fare» la consolò Rose, cominciando a zuccherare il proprio the. «Comunque ti devo dare ragione,» continuò vedendo l’espressione afflitta della cugina, «è un incantesimo molto difficile da eseguire. Sai com’è bisogna riuscire a far diventare felice una persona, facendole sparire ogni preoccupazione, non è esattamente una cosa da poco»
Dominique chiuse il libro con uno scatto, «Basta, mi arrendo! Questa roba non mi entrerà mai in testa» concluse sbattendo la fronte sulla copertina e rimanendo mezza accasciata sulla tavola.
«Oh Domi, non buttarti giù, manca ancora più di un mese ai M.A.G.O. e comunque pensa cosa ti direbbe Victoire se ti vedesse sdraiata sulla tavola in questo modo così poco aggraziato» ridacchiò la rossa, iniziando a sorseggiare il suo the con il mignolo esageratamente alzato per imitare l’educatissima cugina francese.
Anche Dominique si lasciò sfuggire una risata, prima di rimettersi seduta e ficcare con rabbia il libro di Incantesimi nella borsa. «Ah cara vecchia Vicky, alle volte sembra proprio che abbia ingoiato un manico di scopa... per dirla molto elegantemente. Comunque, a proposito di Incantesimi Rallegranti... qui mi sembra che qualcuno si sia alzato di ottimo umore stamattina! È successo qualcosa di bello?»
«Oh, no... beh questa mattina mi sentivo proprio bene. Secondo me è perché finalmente è una bellissima giornata di sole, ma sento che oggi non riuscirei ad arrabbiarmi per nessun motivo. Ti sembrerà stupido ma sono... felice senza motivo!»
La bionda le lanciò un’occhiatina divertita in tralice, «Siamo proprio sicure che non ci sia un motivo?»
«Non mi pare, no. È solo una sensazione» considerò Rose meditabonda, aggrottando leggermente le sopracciglia.
Ora l’occhiata di Dominique era diventata scettica. «Secondo me ti sei innamorata, ma sei troppo tonta perfino per accorgertene»
«Cosa?! Chi ti ha lanciato un Confundus
«Puah, Rose, non parlare per Incantesimi con me! Tu mi nascondi qualcosa, ne sono sicura»
La ragazza arrossì alle insinuazioni della cugina, quindi cercò di sviare l’attenzione: «Oh Merlino, guarda com’è tardi! Arriveremo in ritardo a lezione!» esclamò, alzandosi repentinamente dalla panca, afferrando al volo la borsa con i libri e scattando in direzione della porta della Sala Grande.
«Rose Weasley non credere di poter scappare in questo modo: il discorso non finisce certo qui! Siamo sedute vicine a Incantesimi, ricordi?» le urlò dietro Dominique, raccattando le proprie cose il più velocemente possibile per non lasciarsi sfuggire la cugina.
 A quelle parole, Rose accelerò il passo: se non poteva evitare Dominique all’infinito poteva trovare nel frattempo una conversazione più interessante su cui focalizzare la concentrazione della ragazza.
Era talmente assorta nei propri pensieri, alla disperata ricerca di qualche gossip interessante da raccontare alla cugina per farle dimenticare temporaneamente le sue fatidiche affermazioni, che si scontrò con due persone davanti la porta dell’aula. «Oh, scusatemi» mormorò, senza neanche alzare la testa per scoprirne l’identità e filando nella stanza.
 
Albus e Scorpius, dal canto loro, erano rimasti impietriti sull’uscio, pronti a una sfuriata epica da parte della ragazza per esserle andati addosso, e di certo non si sarebbero mai aspettati che lei non solo non dicesse loro niente, ma anche si scusasse.
«Secondo te sta bene?» sussurrò il biondo all’amico, tenendogli la porta aperta per farlo passare per primo.
«Bah, è una ragazza ed è Rose Weasley: non sai mai cosa aspettarti» si limitò a rispondere Albus scrollando le spalle.
 
Dominique arrivò pochi minuti dopo con il fiatone e i capelli scarmigliati – ma comunque di una bellezza frastornante – seguita da un solitario Christopher Nott.
«Tu! Credevi di potermi sfuggire, eh!» proclamò la ragazza avvicinandosi al banco di Rose, che si stava facendo più piccola che poteva sulla sedia, con un ghigno che non prometteva niente di buono.
Per fortuna della rossa entrò il professor Cox – in cattedra da quando, qualche anno prima Vitious era andato in pensione – che fece zittire momentaneamente la bionda.
«Allora, cara Rosie, dimmi cosa ti passa per la testa» le sussurrò Dominique dopo circa un quarto d’ora di silenzio.
«Shhh Domi, il professore sta parlando dei M.A.G.O.»
«Ma non prendermi in giro, bambolina, è dall’inizio dell’anno che ci ripetono queste cose: ce le hanno dette talmente tante volte che neanche tu le stai più ascoltando!» ribadì decisa la ragazza, indicando con un gesto veloce la pergamena di Rose, completamente ricoperta di scarabocchi. «Bene, bene, bene. Dunque riassumendo i sintomi abbiamo: felicità senza motivo apparente, carenza di appetito – oh sì, Rosie, ti ho visto che hai bevuto a mala pena una tazza di the stamattina – e ora pure disattenzione alle lezioni»
Rose sbuffò, ma resse comunque il gioco alla bionda suggerendole la battuta successiva: «È grave Guaritore?»
«Oh decisamente! Innamoramento con i fiocchi,» sentenziò Dominique con tono professionale, «purtroppo a quest’età è irreversibile e saltuariamente doloroso, quindi stia pronta mia cara»
«Certo Domi, però ora scendi dalle nuvole e torna tra noi comuni mortali»
«Rose, parliamoci chiaro: sei davvero convinta che io – stiamo parlando di me, Dominique Weasley, superfantastica un-ottavo-veela con un sesto senso speciale per le questioni di cuore e non di quell’ottuso di Al – non mi sia accorta che è da un bel po’ che circa ogni tre secondi lanci un’occhiata verso una certa testa bionda di nostra conoscenza?» l’apostrofò con uno sguardo scettico talmente penetrante che fece sentire la rossa un’idiota completa.
Cercò di aprire bocca per protestare, ma la cugina la bloccò subito: «Ah ah, non ho mica finito! Non sto certo parlando solo di oggi, è da un po’ che ti controllo e ogni volta che stiamo pranzando o cenando non puoi fare a meno di guardare verso la tavolata Serpeverde, anche se lui non c’è»
Rose abbassò lo sguardo. Dominique aveva ragione, ma a lei non sembrava una cosa particolare: avevano passato così tanto tempo insieme quell’anno, lei e Scorpius, che le sembrava naturale voler controllare dove fosse, ma ora che la cugina glielo faceva notare sotto quella luce si sentiva una specie di ossessionata; anche perché doveva ammettere che ogni volta che cercava e trovava la figura di Scorpius si sentiva più sollevata.

Ma che diavolo sto pensando? È tutta colpa di Dominique che mi fa il lavaggio del cervello.

«Allora? Cos’hai da dire a tua discolpa?»
Rose si riscosse immediatamente dai proprio pensieri, trovandosi di fronte le sopracciglia della bionda sollevate in un chiaro segno di quanto fosse sicura e soddisfatta del proprio ragionamento.
«È che ormai mi sono abituata alla sua presenza, che c’è di strano nel cercare una persona con lo sguardo?» le rispose in tono candido.
«Ah, Rose Weasley, sei un caso perso. Parlare con te è veramente impossibile!» sbottò Dominique accalorata.
«Signorina Weasley ha detto qualcosa?» la interpellò il professore, guardandola da sopra la montatura degli occhialetti squadrati.
«No, mi scusi se l’ho interrotta, professor Cox» trillò zelante Dominique, squadernando il proprio miglior sorriso innocente.
Quando l’insegnante fu distratto dalla domanda di uno dei Grifondoro presenti nell’aula, Rose tornò a sporgersi leggermente verso la cugina. «Perché?»
«Come perché? Perché sei una testarda della peggior specie!»
La rossa sospirò alla risposta di Dominique e poi lasciò che i propri occhi vagassero per la classe e, quasi fossero attirati da una calamita, si ritrovò a fissare una testa bionda che sussurrava fitto fitto con una dai capelli nerissimi; chissà di casa stavano parlando.

Maledizione!

«Ta-daan, tana per Ro–ose!» cantilenò Dominique ad un centimetro dal suo orecchio sinistro, facendola rabbrividire. Fortunatamente non insinuò altro, anche perché, molto probabilmente, per lei la ricompensa maggiore era aver colto la cugina in flagrante e averglielo fatto notare. «Comunque,» riprese dopo una breve pausa di riflessione in cui si era goduta le diverse gradazioni di rosso susseguitesi sulle guance di Rose, «hai notato che oggi Zabini non si è presentato a lezione? E che Nott è più ombroso del solito? E che Al e il tuo biondino è tutta la spiegazione di Cox che confabulano?» sparò a raffica, saltando di palo in frasca con nonchalance come solo lei sapeva fare senza risultare ridicola. 
«Come fai a notare tutte queste cose e al tempo stesso a prendere anche appunti?» sussurrò stizzita Rose.
«In verità stavo facendo un abbozzo dell’invito al matrimonio tuo e di Scorpius,» confessò Dominique, lasciando intravedere alla cugina un pezzetto della pergamena piena di scarabocchi di bouquet e dei loro nomi in bella calligrafia, «ma tu non farci caso.»
«Ti preferivo quando sparlavi degli amichetti di Al» sospirò Rose, sbattendo la testa contro il banco – non prima di essersi assicurata di essere fuori dal campo visivo del professore, ovvio.
«Oh, beh, visto che ti ho già torturata a dovere su Testa Bionda, questo è un altro argomento scottante!» bisbigliò eccitata Dom, lasciando perdere i suoi progetti da agenzia matrimoniale e girandosi con aria cospiratoria verso la cugina. «Insomma, ma non ti pare che siano troppo coppietta-felice? Voglio dire, sono due dei ragazzi più fighi e gettonati della scuola e nessuno si è mai posto il problema, ma qualcuno li ha mai visti uscire seriamente con una ragazza...? La risposta è no, mia cara Rosie; e se te lo dico io, che sono il gazzettino di Hogwarts, puoi credermi sulla parola. E sai perché non frequentano nessuna ragazza? Perché non ne hanno bisogno! Ovvio, no?!»
Rose si irrigidì. Oh maledizione, ma non era lei quella acuta della famiglia?! Come aveva fatto Dominique a capire che tra i due Serpeverde ci fosse del tenero?

Maledetto sangue da Veela. Metterei la bacchetta sul fuoco che è per colpa sua. 

«Oh andiamo!» la spronò Dom, che aveva tutta l’intenzione di occupare quell’ora chiacchierando, a quanto pareva. «Vuoi dirmi che non l’hai notato?»
Certo che l’ho notato, hanno ampiamente amoreggiato davanti ai miei occhi! avrebbe voluto urlare la rossa, ma invece disse solamente, tentando di mostrarsi disinvolta: «Davvero? Ma da cosa lo deduci?»
Dominique la guardò con aria cospiratoria. «Stai scherzando? Sporgiti un po’ e osserva il musetto avvilito di Nott. Probabilmente lui e Zabini devono aver litigato.»
Rose squadrò meditabonda la faccia (davvero abbattuta, per Merlino!) di Christopher, che seguiva svogliatamente la lezione, e poi azzardò un esitante: «Magari è semplicemente di cattivo umore...»
«Oh, ma ti prego! Proprio oggi che casualmente Zabini sembra introvabile e che il tuo biondo e Al non fanno che spettegolare come due comari stando quasi completamente girati verso di lui? Tsk.»
La Grifondoro preferì non ribattere, sconfitta. Meglio non dare retta a Dominique quando era in vena di mettere alla gogna ogni segreto della scuola. 
Ma ovviamente la bionda non demorse. «Però, sai... non penso che siano veramente fidanzati.»

Oh, finalmente. Niente più scleri incriminanti su Will e Chris ai quali non posso ribattere; qualche supposizione innocua la posso sopportare, sospirò mentalmente Rose, rigirandosi per dar retta alla cugina. 

«Voglio dire... sono spavaldi e abbastanza impudenti per essere dei trama-casini Serpeverde e soprattutto non si vergognano di niente... quindi se fossero davvero una coppia penso che tutte le ragazze che sbavano dietro le loro ombre sarebbero costrette a subirsi le loro limonate pubbliche ogni santo giorno» spiegò la bionda, arricciando attorno alla sua matita – si rifiutava da tempo di usare delle antiestetiche piume che le avrebbero sporcato d’inchiostro tutte le mani – una ciocca di capelli. «Ma se c’è una cosa che Grifondoro e Serpeverde temono alla stessa maniera sono i sentimenti. Secondo me quei due stanno ancora ponderando che non sono né semplici amici né amici con benefici.»
«Secondo me stai fantasticando troppo» la riprese bonariamente Rose, in realtà sudando freddo sotto la facciata impassibile. 
«Dici?»
«Aha.»
Dominique scrollò le spalle e si appuntò un paio di parole chiave sotto lo sguardo severo del professore. Rose, lieta di poter riprendere a seguire la lezione senza che sua cugina cercasse di farle venire un infarto a ogni sua insinuazione, sorrise soddisfatta e iniziò a intingere la sua piuma nella boccetta di inchiostro.
«Comunque,» riprese Dom appena il professor Cox ebbe voltato lo sguardo, «secondo te di cosa stanno parlando Al e Scorpius?»
ARGH.
 

***

 
Nel frattempo...
 
«Ok Al. Credo che sia arrivato quel momento.»
«Quale?» domandò distrattamente Albus. «Quello in cui tu mi confidi tutte le tue paturnie su come sedurre Rose e io ti ripeto per la millesima volta che l’unico modo per conquistarla è -»
«N-no» lo interruppe Scorpius, sconvolto. «Io intendevo quel tipo di discorso in cui io giuro che non torcerò un capello a Rose e ti rassicurò sulla nostra futura vita sessuale.»
Albus scoppiò a ridere e per non farsi sorprendere dal professor Cox dovette chinarsi e fingere di raccogliere una pergamena. «Scherzi? L’unico cosa sessuale che potrebbe succedere tra voi due è Rose che ti stupra mentalmente per capire qual è la prossima scommessa che cercherai di propinarle!»
Scorpius spalancò la bocca, parzialmente abbacchiato. L’unica cosa che lo sollevava era che comunque l’adorabile - più o meno - cugina del suo migliore amico doveva provare qualcosa per lui, se lo avrebbe stuprato mentalmente... no?
«Senti, Scorp, so che sarà strano sentirselo dire proprio da me, ma dovresti affrontare questa cosa con le palle. O-ok, non inarcare così il sopracciglio!»
Scorpius tuffò la testa in mezzo alle braccia e sospirò. Anche ascoltando i consigli ipocriti del più fifone di tutta Hogwarts, non sarebbe mai riuscito a racimolare il coraggio necessario a prendere l’Ippogrifo per il becco e confessare il suo amore a Rose. Anche perché probabilmente Rose avrebbe aperto la bocca e se lo sarebbe divorata in un niente. 
«Non credo di esserne in grado» bisbigliò abbattuto. 
«Anch’io,» rispose Albus sinceramente, «ma la speranza è l’ultima a morire.»
«Non sei d’aiuto.»
«Non ho mai detto che volevo esserlo.»
«Davvero Albus.»
Potter sospirò. Non era molto paziente quando si trattava di ascoltare tutte le lagne represse dei suoi amici, contando che aveva le sue a ripetizione continua nel cervello. Ma Scorpius rimaneva pur sempre il suo tremendamente complessato migliore amico e glielo doveva. «Dai, parla.»
Il biondo sembrò rianimarsi quasi immediatamente. «Oh, bene, vedi, il problema è che siamo sempre chiusi in quella maledetta Biblioteca, e la cosa sarebbe quasi stupenda se non ci fosse sempre quella vecchia arcigna e se io non avessi già rovinato l’atmosfera potenziale romantica con una scommessa davvero cattiva e quindi stavo pensando che-»
Albus lasciò che Scorpius continuasse a parlare mentre si perdeva nei suoi pensieri – tanto probabilmente non se ne sarebbe neanche accorto. E comunque lui aveva di meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista) su cui riflettere. 
La discussione del giorno precedente con William era stata oltremodo... scomoda, era l’unico aggettivo che gli veniva in mente e che calzava abbastanza con la situazione.
Eppure non era cominciata neanche così male...

«Albus, ti devo parlare.»
«Proprio ora?» brontolò il ragazzo, ancora un po’ scocciato dall’uscita finita male a Hogsmeade.
«Aha.» 
Will non sembrava particolarmente sconvolto o disperato o isterico o qualsiasi altro aggettivo che avrebbe dovuto indurre Albus a offrirgli la sua spalla sulla quale piangere sopra, ma aveva uno strano scintillio negli occhi che normalmente non c’era. E tanto bastò. 
«Va bene, dai» acconsentì, ricevendo un sorriso grato in cambio. «Ma solo dopo che saremo stesi sul mio letto con un mare di caramelle di Mielandia sparse intorno a noi.
Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita male. Malissimo.
 
Nel frattempo Scorpius continuava a parlare, senza accorgersi che Albus si era perso tra ii propri ricordi, immerso nei suoi monologhi su Rose.
 
«Allora, di cosa si tratta?» chiese Albus, addentando un dolcetto alla liquirizia. 
«Ecco... è un po’... come si può dire... imbarazzante per me parlarne» spiegò Will, insolitamente incerto.

E allora perché insisti ad avere una chiacchierata cuore a cuore?! si chiese mentalmente Albus, roteando gli occhi al cielo ma stando attento a farlo passare come un gesto casuale.

Decise – saggiamente – di non aggiungere niente e di lasciare al suo amico il tempo di raggruppare bene le idee e di parlare. 
«Si tratta di Chris. A ben vedere, vorrei proprio trovare una volta in cui non si tratta di Chris» cominciò Will, e il suo tono era... amaro? Albus non sarebbe stato di descriverlo in altro modo. «Io credo... Insomma, tutti si saranno accorti che tra me e Chris non c’è la normale relazione che intercorre tra due amici maschi... normali.»
«Beh, oddio... voi...» tentò Potter, preso alla sprovvista. 
«Albus,» gli venne gentilmente in contro William, «non serve che lo neghi in qualche maniera: sono già venuto a patti con questa cosa da parecchio tempo. È quello che ne consegue che mi... spaventa? Mah. Non saprei. È una situazione un po’ strana.»

«Parecchio strana» concordò Al confuso. 
«Io credo... Ecco. Tu sei consapevole che io e Christopher ci divertiamo come tu... ehm, no... come Scorpius si diverte con le ragazze quando le frequenta?»

E da qui la discussione aveva proceduto sempre più verso il baratro dell’imbarazzo e del silenzio attonito.

«Ehm, sì. Non sempre siete.. uhm... abbastanza attenti da tirare completamente le tende e... ecco... a volte gli Incantesimi Silenzianti non sono propriamente... silenzianti.»
William avvampò tremendamente, mentre Albus cercava di dissimulare divorando altri tre chili di zucchero. 
«B-bene.»
«Già.»
«Staremo più attenti.»
«Non ti preoccupare, comunque, non succede così spesso.»
Will si passò una mano tra i capelli – un gesto che aveva acquisito frequentando alla lunga Nott. 
«Bene. In sostanza, quello che io temo è che i sentimenti che io provo per Christopher non siano più di amicizia ma di quell’altra emozione che inizia per “am”» aveva sputato a velocità inaudita William.

«... e tu cosa ne pensi, Al?»
«Eh?» Albus cadde dalle nuvole. «Oh, ehm, hai ragione tu Scorp.»
Scorpius lo guardò sospettosamente. «Ti ho chiesto qual è il colore preferito di Rose, in verità.»

Merlino, che strazio!

«Sì, ti ho ascoltato, è che il professore stava spiegando e mi sono perso seguendo un passaggio e- Senti, davvero, non importa.»
«C’è qualcosa che non va, Al? Ti vedo impensierito...» domandò Malfoy con il suo solito acume da Serpeverde secchione. 
E ora ci mancava il dubbio amletico... Dirlo o non dirlo a Scorpius?
Scorpius era il cugino di William e magari avrebbe saputo meglio come affrontare la questione con lui, per non considerare il fatto, poi, che Albus desiderava davvero confidarsi con qualcuno, e chi meglio del suo migliore amico per eccellenza? Ma al tempo stesso sorgeva il giuramento che aveva fatto sul suo onore a Will di mantenere segrete le cose che erano state dette il giorno prima e Albus non si sentiva di tradire la fiducia di un suo amico tanto caro. 
In fondo, non stava esattamente dicendo una bugia a Scorp. Stava semplicemente omettendo una parte della verità. No?
«Non ho niente... Sono un po’ in pensiero perché Will è rimasto in camera stamattina...» mentì, con un tono di nonchalance collaudato da anni di pratica. 
Al finire delle lezioni sarebbe tornato nella loro stanza e avrebbe consigliato con tatto a Zabini di confidarsi anche con suo cugino. Già, avrebbe fatto proprio così.
 

***


Il giorno dopo...
 

21 Aprile 2023


Ehi Hugie,

lo sai che sei il mio cugino preferito, vero? Quello a cui insegnerò tutte le mosse da Auror quando tornerete tutti da quella scuola maledetta? Quello a cui mi sento più legato, quello assorbirà e diffonderà le mie gesta quando non sarò più il figo solitario e spregiudicato perché Ted mi avrà messo l’anello al dito come una ragazzina...
In nome di tutta la fiducia che ripongo in te e nel nostro legame tra cugini fighi, devo affidarti una missione.
Tramite fonti anonime e molto sicure che non rivelerò in questa lettera per paura che qualcuno di losco e malvagio possa intercettarla, sono venuto a conoscenza di alcuni avvenimenti sospetti che stanno avvenendo entro le mura di Hogwarts e necessitano del tuo intervento.
È stata notata la nascita di una certa affinità tra la nostra Rosie e quello str- straordinariamente tardo di un figlio di Malfoy!
Non mi soffermerò sui rimproveri che meriteresti per aver reso possibile una cosa del genere e per non essere debitamente intervenuto nel momento del bisogno, ma solo per stavolta, perché ci sono argomenti più urgenti di cui parlare.
Spero sarai a conoscenza del fatto che nostra cugina – ovvero tua sorella – e il piccolo bastardo hanno una punizione da scontare insieme OGNI SERA DA SOLI in Biblioteca.
Quale momento e quale posto migliore per far nascere un amore illegittimo e tormentato? Tu non puoi nemmeno immaginare cosa ho fatto IO in quella maledetta Biblioteca – e no, se stai pensando che ci studiassi, sei decisamente fuori strada.
Quindi... prendiamo provvedimenti prima che si verifichino danni irreparabili che potrebbero portare a una serie di disgrazie senza fine.
Hai un’occasione per dimostrarmi che sei ancora in grado di salvare il salvabile – ed è questa.
Impedisci a Rose di compiere l’errore più grande della sua vita e di innamorarsi di Sgorbius e torna a casa fra qualche mese vittorioso.
Mi raccomando, non essere imprudente e sii discreto. Più si accorgeranno che cerchi di ostacolare il loro patetico tentativo di amore impossibile, più cercheranno di nascondersi nei meandri della Biblioteca per fare cose che tu non puoi neanche immaginare dal basso dei tuoi quindici anni. Voglio che tu agisca nell’ombra e che torni a casa senza che zio Ron abbia tirato le cuoia dallo stress del pensiero della sua primogenita intenta ad amoreggiare con l’erede dei Malfuretti... chiaro?
Bene. Teddy mi sta aspettando sul divano. Devo proprio andare.
Passo e chiudo. Buona fortuna... Hugie (quanto mi piace questo soprannome idiota!).

Il Magnifico J.

 
Hugo alzò lo sguardo dalla lettera che aveva appena finito di leggere, un lieve sorriso a increspargli le labbra. Nessuno si era accorto del contenuto della missiva o del suo sguardo pseudo-maniacale mentre la leggeva.
Scoccò un’occhiata in tralice a sua sorella, seduta poco lontano da lui e apparentemente intenta a gustare silenziosamente la sua colazione come se nulla fosse. Ma stando a osservarla con più attenzione, si accorse che i suoi occhi correvano quasi istintivamente al tavolo dei Serpeverde, a cercare una inguardabile testa bionda sicuramente tinta.

Argh.

La missione di massima importanza affidatagli da James poteva avere inizio.
 
 


N / A:

Eccoci quaaa! Nel bel mezzo dell’occupazione della nostra scuola abbiamo deciso di finire e postare finalmente questo capitolo. Lo sappiamo che non è niente di che, ma è piuttosto importante nella sua inutilità, perché dobbiamo complicare le cose il più possibile per poi poter cominciare a risolverle :D
Quindi stay tuned che prima o poi arriveremo al punto di non ritorno per le nostre coppie!
Comunque volevamo ringraziare immensamente tutte voi che avete deciso di imbarcarvi in questa storia tra tutte quelle proposte da più di un anno ormai! Ebbene sì: il 12 Novembre “Una serie di assurde scommesse” ha festeggiato un anno. Vorremo solo mandare un saluto e un bacio speciale a MeiyoMakoto che è stata la prima in assoluto a lasciarci una recensione e a farci sentire importanti e ad altre fantastiche ragazze come DetectiveMary che ci segue sin dall’inizio e non si è ancora stufata di noi, _LenadAvena_, lunatica365, Shan e Lunatica_Dirigibile_  che ci lasciano sempre recensioni da spanciarsi dalle risate e a chiunque abbia avuto il coraggio di dare un po’ di fiducia alle due sclerate sottoscritte e di leggere tutta questa pappardella. Grazie ♥
Sicuramente starete pensando: sì, sarà pure passato un anno ma Rose e Scorpius sono ancora ad un punto morto! Non temete! Ormai non manca più così tanto (sempre che la nostra logorrea fulminante non colpisca ancora xD)
Beh, cosa avrà in mente Hugo? Will e Chris chiariranno o tra loro sarà ufficialmente finita? Rose comincerà ad aprire gli occhi finalmente, dopo l’illuminante chiacchierata con Dominique?
Fate il vostro gioco! Questo e molto altro nel prossimo capitoloooo.
Un bacione grandissimo,
 
Swichi e Matiux

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