Lost Love In The Moon

di Diamante Narcissa Uchiha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - 1 - - Arrivo - ***
Capitolo 2: *** - 2 - - Il Balcone Del Mattino - ***
Capitolo 3: *** - 3 - - Lui mi piace - ***
Capitolo 4: *** - 4 - - La Teacher - ***



Capitolo 1
*** - 1 - - Arrivo - ***


Lost Love In The Moon

Nessuno pensa che un giorno qualsiasi, tutta la vita che hai vissuto fino ad adesso sia cambiata così, senza neanche un motivo logico, per amore.
Nell'amore non c'è logica, solo istinto e sensazioni.
La mia vita è cambiata per quello, senza neanche accorgermene mi ero innamorato. Un solo nome, una sola anima, un unico e puro cuore, tutto questo mi fece impazzire, ma mi fece anche conoscere due delle persone più meravigliose di tutto il mondo, anzi di tutto l'universo.


- 1 -
- Arrivo -

Era il primo giorno di scuola, ed io non conoscevo ancora nessuno, poiché ero appena arrivato da Parigi dopo la separazione dei miei.
Io e mia madre c’eravamo trasferiti lì, dal momento che lei doveva svolgere un lavoro molto importante proprio a pochi passi dalla mia nuova scuola. Ero molto affezionato a mia madre, ma tenevo molto di più a mio fratello maggiore che era rimasto a Parigi con la sua fidanzata che aspettava un bambino e papà. Mia madre mi salutò e non si azzardò neanche ad accompagnarmi dentro, ero abbastanza grande da andare da solo, non per niente frequentavo il secondo anno di liceo. Entrai, ero molto emozionato e tutti gli sguardi dei ragazzi concentrati su di me, mi fecero anche crescere una certa ansia, come se quegli sguardi volessero dire che io ero il nuovo bambolotto da prendere a botte. Cercai di non farci caso, mentre percorrevo tutto il corridoio fino all'ufficio della preside.
Arrivato davanti alla porta bianca azzurrina della presidenza, mi fermai. Avevo paura. A quanto avevo sentito, la preside, era una persona estremamente crudele con i nuovi arrivati, li faceva piangere tutti da tanta furia che gli scatenava contro. Presi la maniglia dalla vernice d’orata scolorita tra le mani, e con estrema calma la spinsi verso il basso. Passò un momento interminabile, in cui mi venne in mente il film "Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi" in cui il narratore diceva: -... è come salire le scale al buio, per andare in camera da letto e credere che ci sia ancora uno scalino, il tuo piede cade nel vuoto, e c'è un nauseante momento di tetra sorpresa.-, mi venne in mente quella frase perché quel momento interminabile sembrava esattamente quello che precedeva la scoperta dell'assenza di un nuovo gradino.
La porta si apri, con un cigolio sinistro che mi fece pensare ancora di più alla scena dolorosa di quella frase. Si spalancò davanti ai miei occhi; l'ufficio era vuoto apparentemente, finché una voce alquanto dolce mi fece segno di entrare. La seguii senza esitare. Mi sorprese il fatto di trovare una bellissima donna, bionda con occhi azzurri che oltre ad avere queste due caratteristiche, aveva anche il corpo di un angelo. Era davvero lei il demone spietato che terrorizzava i new entry o era solo un angelo caduto, mandato a fare da segretaria all'inferno? Con questa domanda che mi frullava in mente mi avvicinai intimorito all'enorme scrivania piena di fogli, molto importanti ma trattati come se non lo fossero, che mi separava da quella presenza quasi insopportabile. Mi sedetti, in attesa di una qualche affermazione; che di certo non tardò ad arrivare:
- Bene, tu devi essere Daniel Ravier! Il figlio della famosa stilista e musicista Clorinda Juliet. Credo che tu non sia uno di quei soliti scansa fatiche che si presenta qui quasi ogni giorno per cercare di avere un posto in questa prestigiosa scuola! -.
Allora era proprio lei, non ci potevo ancora credere!
- Sì... signora! Io m’impegnerò davvero tanto per essere all'altezza di questa scuola. -
- Lo spero proprio! Non voglio altri piantagrane qua dentro! -
- Non si preoccupi, credo che soddisferò le sue aspettative. -
- Perfetto allora mi devi fare il piacere di firmare queste. -
Detto questo, prese a scavare in mezzo a tutto quel casino; finché non mi porse una ventina di fogli e una penna. La guardai con un viso poco convinto:
- Scusi!,... ma a che servono tutti 'sti fogli? -
- Bè, servono per l'assicurazione, per la privacy, nel caso una grande casa discografica ti scelga per un loro disco, ma principalmente per l'iscrizione. -
- Ma… , l'iscrizione non l'ha già fatta mia madre? Mi ha detto che ha dovuto firmare anche lei un sacco di fogli! -
- Sì, è vero. Ma sai la burocrazia è fatta così. Bisogna essere sicuri al 1000x1000! -
- Ah, capisco. Posso restare qui, per scrivere? -
- Sì, certo! Non mi crei alcun fastidio. -
Appena ebbi la conferma, mi misi a firmare tutti quei fogli che per me non avevano il minimo senso. Quando ebbi finito, li riconsegnai alla preside; la quale dopo averli ricevuti, prese un biglietto ci scrisse sopra qualcosa e me lo diede. Sopra c'era scritto II E. Era la mia classe probabilmente.
Mi congedai con un "Grazie" e mi avviai verso la mia classe che mi pareva che fosse al piano superiore. Percorsi tutte le scale di marmo grigiastro fino a che non mi ritrovai tra il bivio di due corridoi che si srotolavano l'uno all'opposto dell'altro.
Con l'indecisione che mi attanagliava dentro, li percorsi entrambi; finche alla fine del corridoio di sinistra trovai finalmente la mia aula.
Avevo paura, come poco prima dalla preside così, posai leggermente le mie dita sulla porta, in un accenno di bussare che anch’io feci fatica a sentire però:
- Professoressa, mi scusi! - una voce dolce e squillante riecheggio da dentro l'aula - credo abbiano bussato alla porta! - Com’aveva fatto, quella ragazza, a sentirmi?
- Io non ho sentito niente!- Le rispose la professoressa. A sentire quella voce così delicata e gentile, mi feci coraggio e bussai più forte, finché con una faccia ancora un po’ stupita ma soprattutto imbarazzata e china verso il pavimento dopo aver sentito l’"Avanti!" della signora che sedeva ancora alla cattedra, entrai.
Aveva anch'essa, come me poco prima, una faccia stupita, probabilmente per lo stesso motivo che me la provocò.
- Oh, finalmente sei arrivato! - Disse dirigendosi verso di me. Mi mise la mano sinistra sulla schiena, in mezzo alle spalle, e si rivolse alla classe: - Ragazzi, lui è Daniel Ravier e starà qui per tutto l'anno scolastico -.
Un leggero brusio dei miei futuri prossimi compagni spezzo il silenzio che si era creato dopo le parole della donna. Probabilmente si erano ricordati di mia madre.
- Lo so cosa state pensando - sbottò la donna dai lunghi capelli rossastri e gli occhi di acqua marina, ancora accanto a me - non è raccomandato! E stato inscritto qui perché sua madre deve svolgere un importante compito qui vicino e perché è l'unica scuola nelle vicinanze che sia molto simile a quella di Parigi - Il brusio finì immediatamente.
- Vorrei che vi presentaste! per favore i due rappresentanti vorrebbero alzarsi? -
All'improvviso sentii due sedie muoversi all'unisolo e per la sorpresa dovetti alzare il capo che finora era rimasto a fissare timido il pavimento.
La voce dolce e squillante di prima parlò: - Io sono Diamante Uchiha! Molto piacere di conoscerti. - Lo disse chinando il capo leggermente e tenendo le mani giunte in grembo con un fare troppo aggraziato per una ragazza di quest'epoca. Poi una voce profonda e al quanto aggraziata mi fece spostare lo sguardo non troppo lontano dalla ragazza.
- Io, invece, sono Aro di Leone; mi associo alle parole già dette dalla mia collega - Anch'esso fece un cenno col capo ma tenendo le braccia rilassate lungo i fianchi.
Gli altri nomi non li sentii neanche! Ero troppo intento a fissare quei due individui perfetti che ancora si ergevano immobili come statue in attesa del mio congedo a sedere.
Entrambi avevano dei lunghi capelli e occhi neri, a Diamante, i capelli, cadevano sinuosi sulle spalle mentre ad Aro erano legati con un nastro di cuoio marrone che gli ricadeva leggermente davanti, gli occhi di lui erano neri sì, ma più intensi. Mi perdevo nella loro immensità. Ero totalmente incantato da quei quattro occhi del colore del cielo stellato. Non mi resi neanche conto che il giro di nomi era finito.
La donna mi diede un colpetto in segno di congedo e mi fece segnale di sedermi in mezzo a quegli dei oscuri che mi avevano sconvolto poco prima.
Mi sedetti lentamente, insieme a loro, per non creare troppo rumore con la sedia e appena ebbi finito quell'operazione, la donna parlò di nuovo: - Oh scusa, non mi sono presentata! Sono Angelina de Flora, la tua insegante di italiano. - Dopo essersi presentata, disse alla classe di fare silenzio, come a me, e di finire il compito che stavano svolgendo prima che io entrassi.
Rimasi fermo e zitto per tutta l'ora al mio posto, anche quando suonò la campanella rimasi fermo fino a che Diamante non mi mise una mano sulla spalla e mi disse: - Dai vieni con me, chiederò al professor Devereaux se posso farti fare un giro della scuola, visto che sei nuovo di qui -
Dopo poco eravamo già in corridoio ed io ero ancora più imbarazzato di quando ero entrato in classe. M’imposi di parlare perché quel silenzio mi stava come schiacciando.
- Ehm, scusami! Ma chi è il professor Deveroz? -
- Primo si dice Devereaux, e secondo è il prof. di francese. Ma io credo che non avrai problemi con lui! -
- Sì, immagino di sì! - che stupido, solo questo riesco a dire?! - Posso chiederti dove stiamo andando? Infondo mi dovresti far fare il giro della scuola per orientarmi! -
- Certo che puoi; visto che tanto ormai me l'hai già chiesto! Stiamo andando nel mio posto preferito, io lo chiamo "Il Balcone Del Mattino". Vedrai il perché di questo nome. -
- Ma perché mi stai portando lì? Non dovresti mostrarmi le aule? -
- Sì certo; ma appena ti ho visto ho pensato che sei un tipo interessante! Ed io i tipi interessanti li porto in quel posto per conoscerli meglio. -
Finì quella frase con un enorme sorriso rivolto verso di me. Era davvero bellissima.
Che cosa voleva dire con "Ci porto solo i tipi interessanti"?
Vuol dire che le piaccio?
Non ebbi il coraggio di chiederglielo durante il tragitto e così arrivammo, in silenzio, dopo qualche minuto trascorsi a salire miriadi di scale e percorrere corridoi infiniti, vista la grandezza dell'edificio.
Mi aveva portato quasi sul tetto, e proprio davanti a me si ergeva una porta di vetro con disegni floreali. S’intravedeva qualcosa di molto colorato al di là di essa; forse quei disegni erano la preparazione per una vista meravigliosa.
- Su, apri! - mi disse all'improvviso. E così feci.
All'interno c'era una distesa enorme di fiori, tutti di colori differenti. Si ergevano eleganti ovunque, c'erano solo pochi centimetri in cui non ve ne erano e quei centimetri costituivano "le stradine" per passarvici immezzo.
Entrai, mi avvicinai a un vaso che mi colpì particolarmente: era rosso con le stelline verdi e all'interno erano sistemati, esattamente in quello che a me sembrava il centro, delle bellissime orchidee blu con striature gialle/verdi che mi ricordavano tanto le mie pietre preferite: i lapislazzuli.


Dia's Time
Eccomi quì con un'altra storia! Ovviamente sarei felice di una vostra recensione! X)

Abbiate tanta, tantissima pazienza con gli aggiornamenti!
Farò il possibile per non farmi dimenticare! XD XD

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Capitolo 2
*** - 2 - - Il Balcone Del Mattino - ***


- 2 -
- Il Balcone Del Mattino -

                                                 
- Scusami, ma non mi sembrano che esistano orchidee del genere! -
- Infatti non ce ne sono! Quelle le ho create io! -
- Come "le hai create tu"? - ero molto confuso da quelle parole.
- Bè, vedi, io non sono proprio una ragazza come le altre, ma perché dirci adesso tutto! Abbiamo ancora quattro anni da passare qui sopra a conoscerci! -.
“non sono proprio una ragazza come le altre... ”, mi pareva che fosse strana... ma, chissà! Adesso ero ancora più confuso ma lasciai correre.
- Ah, ok! Come mai, comunque, le hai fatte in questo modo? Mi ricordano tanto dei lapislazzuli! -
-
Dunque, uno dei motivi è che io adoro il blu, se poi è sfumato con altri colori, specialmente il giallo e il verde, non so proprio resistere! Ma ti prego non mi chiedere perché! Ma, comunque, credo che il motivo vero e proprio sia che, come hai detto tu, ricordano dei lapislazzuli e questi hanno un significato e delle proprietà molto particolari. Infatti, nell’antico Egitto, dove erano molto diffusi, si riteneva che il loro blu fosse il colore dei Re e che i punti di luce dorata fossero un contatto con il mondo divino e inoltre ho sentito che queste pietre favoriscono la comunicazione, la creatività artistica e il modo di esprimerla. E’ utile per superare la timidezza e l’insicurezza e aiuta anche ad avere una maggiore integrazione con gli altri. Inoltre sono la pietra della saggezza, della verità, dell’integrità e dell’illuminazione. - disse tenendo lo sguardo fisso sulle orchidee e accarezzandone i petali. - Quindi diciamo che per questa scuola e credo specialmente per te, ora che sei nuovo, siano molto utili! - mi guardò un attimo in viso per poi tornare all’operazione di poco prima.
 Non avevo aperto bocca mentre parlava e alla fine di tutto feci un’eloquente faccia sorpresa. Ero incantato! Era davvero incredibile che una ragazza così, che sembrava tutto fuor che studiosa, sapesse così tante cose. Però se era una dei rappresentanti di classe, ci sarà stato un motivo!
Lei intanto aveva finito di “elogiare” quelle splendide orchidee e posò lo sguardo sul mio viso che nel frattempo are andato a sostituirla nella contemplazione dei fiori.
- Ehi, ho notato che ti piacciono tanto! -
- Sì, è vero! Bè, sai i lapislazzuli sono le mie pietre preferite e adesso che ho scoperto tutte quelle cose, mi piacciono ancora di più! -
- Senti, se vuoi, te le regalo! A te sarebbero davvero d’aiuto! Ora più che mai. - Regalarmele? Ero piacevolmente stupito. Nessuno mi aveva mai offerto dei fiori così belli. E che poi lei li stesse dando a un quasi perfetto sconosciuto era un pensiero che mi rendeva ancora più felice.
- Non so! Cioè, se proprio vuoi! -
- Si si voglio! E poi non credo che ti dispiaccia così tanto se io mi separo da questa mia splendida creazione! Dì la verità! - lo disse dandomi leggere gomitate sul fianco.
 - Ok! Mi hai scoperto. E’ vero! Mi piacerebbe tanto averla! Sai, sei stata davvero brava con queste orchidee! -
- Lo so, lo so! Sono un genio. Vero? - disse fingendo di vantarsi.
Sorrisi. Quella ragazza era proprio forte.
- Già! - Le dissi. Lei sorridendo a sua volta prese il vaso e me lo sbatte in mano, rischiando di farlo cadere, in un modo che stava a significare: “L’hai voluto? Adesso te lo tieni!” Non capii il perché di quel comportamento ma probabilmente era soltanto uno scherzo.   
- Ehm, grazie! -
- Di nulla! - Ancora quel sorriso! In quel momento sembrava un gattino. Rettifico, era sicuramente uno scherzo!
Ci fù silenzio e all’improvviso, senza un motivo preciso, mi rivenne in mente il suo cognome: Uchiha. Era davvero troppo particolare e complicato per essere italiano così una domanda mi sorse spontanea:
- Ma tu da dove vieni? -
- Perché me lo chiedi? - chiese presa alla sprovvista.
- Per il tuo cognome, è così strano! - risposi.
- Oh, quello! Pensavo fosse per la mia pelle! Ecco... io sono italiana ma alcuni miei antenati erano giapponesi. Io sono l'unica primogenita femmina che sia mai esistita! -
- Wow! Davvero? Non l'avrei mai detto. Ma… perché per la tua pelle? -
- Semplice, lo vedi quanto è bianca? - annuii - Alcuni pensano che io venga dalla Scandinavia! -
- Oh! Bè devo ammettere che non hanno tutti i torti! - le dissi osservandola bene da capo a piedi.
 Sorrise di nuovo. Quella ragazza, anche se l’avevo appena conosciuta, mi piaceva.         Aveva un nonsoché di particolare come lei stessa mi aveva fatto notare e in più continuava a sorridere. Questo mi rassicurava, infatti, mi ricordava molto il viso felice di mia madre quando mi portava fuori a giocare.
Ritornò il silenzio che ci aveva accompagnato fino a poco prima e così mi misi a dare un’occhiata in giro.
 C’erano fiori di tutti i tipi: dai gigli alle orchidee (ovviamente), dalle semplici margherite di campo a delle splendide peonie. C’erano anche delle calle, delle camelie, dei garofani ma soprattutto rose. Rose di ogni tipo e colore. Mi soffermai, infatti, a osservare alcune rose blu e nere. Che io sapessi non ne esistevano in natura e quindi probabilmente le aveva fatte lei! Glielo chiesi.
- Diamante! Scusa. Anche queste le hai fatte tu? -
- Sì, certo! - mi rispose avvicinandosi a me. Quando mi fu vicina mi prese a braccetto e mi chiese:
- Ti piacciono? -
 Ero davvero molto imbarazzato. Mi voltai per poterla guardare in faccia ma solo allora mi accorsi che era più bassa di me. Infatti mi arrivava alla spalla a cui si era comodamente appoggiata.
 Sentendosi forse osservata, alzò il viso verso il mio. Mi guardò stranita.
- Ti sto mettendoa disagio? -
- Se devo essere sincero, un po’ sì! - dissi mettendomi la mano sinistra libera dietro la nuca.
- Oooh scusami tanto! Non volevo. - Così si stacco dal mio braccio ma mi rimase vicino.
- Comunque non mi hai ancora risposto. Ti piacciono si o no? -
- Si, mi piacciono. Credo che io e te abbiamo più o meno gli stessi gusti! -
- Tu non sai quanto sia vero! - Lo disse con una faccia moolto strana! All’improvviso mi prese per mano e incominciò a tirarmi. Io inevitabilmente la seguii. Mi condusse verso il famoso balcone.
 Questo si affacciava su uno splendido giardino anch’esso ricolmo di fiori ma non riuscivo ancora capire il perché del nome che Diamante gli aveva attribuito.
- Come mai lo hai chiamato “Il balcone del mattino”? -
- Devi sapere che il sole al mattino sorge proprio difronte a questo balcone e illumina con la sua fievole luce sia i fiori del giardino qui sotto, facendo brillare la rugiada caduta, sia le pareti dorate di questa stanza. -
- Dev’essere uno spettacolo magnifico! Ma tu come fai a saperlo? -
- Mi imbarazza un po’ dirlo, ma una volta sono rimasta chiusa qui a scuola. E non sapendo cosa fare mi sono messa ad esplorarla dato che ero solo al primo anno ed ancora non l’avevo vista tutta . Così a forza di girare mi sono imbattuta in quella porta tutta decorata. Entrai, ma non c’era niente. C’era solo questo balcone che si affacciava su questo splendido giardino. Restai qui fino al mattino successivo ed è così che scoprii il fantastico spettacolo del sole che sorge. Poco dopo tornai di sotto al piano terra ed aspettai che la scuola aprisse. Quando i miei scoprirono che quella notte ero rimasta qui, mi portarono a casa. Non mi fecero venire a scuola per qualche giorno senza che io sapessi neanche il perché. Quando tornai, dato che non avevo ancora dimenticato questo luogo, raccontai ad Aro della mia scoperta e ci venne in mente di riempirlo di fiori. Infatti è stato lui ad aiutarmi a realizzare tutto questo! E siamo sempre stati noi a sistemare questo giardino! Infatti prima non era così; la maggior parte della piante stavano morendo, ma noi le abbiamo tolte e ne abbiamo piantate di nuove. Ed adesso continuiamo a prendercene cura! - si fermò un attimo ad osservarmi. Non dissi nulla ma le feci segno di continuare.
- Questo posto; non lo conosce quasi nessuno. Solo io, Aro, te e qualche altro nostro amico importante, alcuni dei quali non sono neanche in questa scuola. Non sanno cosa si perdono i nostri compagni! Sono davvero fiera di questo posto! - Alla fine sospirò. Si era appoggiata al bordo del balcone con il gomito in modo che la mano andasse a sorreggerle la testa, continuava a fissare il cielo. Credo che lo vedesse come un paradiso, un posto dove isolarsi.
- Siete stati bravissimi tu ed Aro! Questo posto è davvero magnifico. E credo proprio che tu abbia ragione: i nostri compagni si stanno perdendo davvero uno spettacolo mozza fiato! Comunque quali problemi hai là fuori per vedere questo posto come una specie di rifugio? -
Si tolse l’appoggio della mano da sotto il mento per poter mettere il braccio incrociato a l’altro. Mi guardò perplessa, forse non si aspettava un’affermazione del genere.
- Mi stupisci Daniel! Non pensavo fossi così “sensitivo”! In qualsiasi caso i miei problemi saranno sicuramente uguali a quelli delle tantissime ragazze della nostra età! Problemi con la famiglia, con… i ragazzi! Cose così. Non ti preoccupare non è niente di che! -
- Ah! - ero sollevato, mi aspettavo di peggio - Mi fa piacere che sia solo questo! - Non ero però molto convinto.
Poco dopo mi si avvicinò, mi mise una mano su una spalla e guardandomi negl’occhi mi disse:
- Sai Daniel, sei proprio un bel ragazzo! Mi farebbe tanto piacere essere tua amica! -
- Mi pare che, dopo tutto questo, la mia risposta sia inevitabilmente sì! E, se il tuo “sei proprio un bel ragazzo” significa che ti sono simpatico, accetto il complimento e… credo proprio di poterlo dire io stesso nei tuoi confronti! - Le misi anch’io una mano su una spalla.
 Mi abbracciò di slancio. Io ricambiai.
- Sono sicura che io e te saremo ottimi amici! - disse appoggiando la testa al mio petto in modo da poter vedere il cielo. Mi misi a guardarlo anch’io. Era davvero splendido!
- Lo credo tanto anch’io! - Non mi dispiaceva tutta quella situazione. Anzi, le poggiai una mano sulla testa e incomincia ad accarezzarla.
 Sembrava una bambina. Probabilmente chiedendole dei suoi problemi, glieli feci rivenire in mente. Proprio quando lei era venuta qui per dimenticare.
 Restammo così ancora un po’ finchè non sentimmo il suono della campanella. Lei si staccò, mi prese le mani, mi accorsi che aveva gli occhi un po’ rossi, si alzò un po’ sulle punte e mi diede un leggero bacio sulla guancia. Sono sicuro che divenni tutto rosso.
- Ti voglio davvero bene Dany! Non mi importa che tu sia appena arrivato, mi fido di te! -
- Ti voglio bene anch’io ed anch’io sento di potermi fidare di tè Dia! -
 Mi fece il suo splendido sorriso, e sempre restando mano nella mano tornammo con calma alla nostra classe.



Dia's Time
Ecco a voi un altro capitolo!
Spero tanto che vi piaccia! Sicuramente vi starete chiedendo dove sia lo shonen-ai! Dovete avere pazienza. Questo capitolo serve solo a confondervi! AHAHAHAHAHAHAHA (risata crudele!)
Per quanto riguarda il crossover anche per quello dovrete aspettare. Intanto ho introdotto un giovane Aro (se vi dico Volturi forse capite chi è!) Gli ho messo un cognome inventato solamente da me che mi sembrava adatto e ho immaginato come poteva essere da giovane e come avrebbe potuto "interagire" con la realtà odierna. In qualsiasi caso aspetto sempre recensioni! A presto
Diamante Narcissa Uchiha

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Capitolo 3
*** - 3 - - Lui mi piace - ***


- 3 -
- Lui mi piace -

Tornati in classe, anche il professore di francese si presentò ufficialmente. Appena fui rientrato, lui si alzò dalla cattedra e si diresse verso di me. Mi allungò la mano che io, anche se un po’ impacciato, strinsi subito.
- Salve! Lei dev’essere il nuovo studente. Daniel Ravier se non erro. Molto piacere di conoscerla! Il mio nome è Louise Devereaux e sarò il suo insegnante di francese. Spero vivamente che lo studio della mia materia non venga snobbato da parte sua solo per le sue origini. –
- Ehm, piacere mio! Comunque… non si preoccupi, non sono il tipo da non studiare quale che sia la materia!- Alla fine della mia risposta mi lasciò la mano e mi rivolse un sorriso.
 Era un uomo molto alto, con i capelli neri, corti e gli occhi di color nocciola dorato. Il suo aspetto richiamava quello di un quarantenne e la sua voce era calma, rilassata e molto profonda. Portava una giacca color blu scuro con sotto una camicia bianca decorata sui bordi con dei ghirigori e con dei bottoni sempre sul blu; un paio di jeans in tinta sorretti da una cintura nera con la fibbia argento e infine un paio di scarpe eleganti nere con le cuciture evidenziate in argento.
 Dopo ciò, mi fece accomodare, insieme a Diamante, ai nostri posti e quando anche lui fu tornato alla cattedra incominciò a parlare cercando di intrattenere una conversazione con me.
- Dunque, signor Ravier, ci aspettiamo grandi cose da lei! Sua madre è davvero un’artista eccellente! Spero vivamente che lei non sia da meno!
Comunque vedo che almeno con i suoi compagni non avrà problemi. Vero, signorina Uchiha? -
- Sì professore! Io e il signor Ravier andiamo molto d’accordo! Non si preoccupi, Daniel è perfetto per questa scuola! – Lo disse stringendomi la mano verso la fine.
Dopo questa breve e strana conversazione i pochi minuti della lezione poterono scorrere senza altre interruzioni.
L’ora successiva ci fu musica e così ci spostammo al secondo piano, in un enorme salone con le parti tutte decorate da graffiti coloratissimi, ovviamente, insonorizzato.
Il nostro professore di musica sembrava un ragazzo di vent’anni, era alto anch’esso, ma non quanto il professor Devereaux; aveva i capelli biondi, che gli arrivavano alle spalle; portava un paio d’occhiali moderni color viola che nascondevano un paio di vispi occhi verde/marrone. Era vestito da rockettaro con giacca in pelle, maglietta nera tutta rovinata ai bordi con disegnato un dragone sputafuoco di colore verde, un paio di jeans attillati con catene con ciondoli, strappi e ricuciture ovunque, un paio di scarponi da montagna neri anch’essi rovinati e dei guanti senza dita con i bordi tutti sfilacciati.
 Mi venne così da chiedermi che cosa centrassero quegli occhiali con tutto il resto dell’abbigliamento. Ma, saranno il suo modo di essere fuori dagli schemi, come ogni artista, più o meno, deve essere!
 Comunque si presentò con il nome di David Black, un cantante e musicista inglese di origini italiane che aveva deciso di stabilirsi nel paese di sua madre dopo la sua morte.
 Mi stupì, il fatto che fosse così aperto con un gruppo di studenti che neanche conosceva! Infatti, chiedendo a Dia, seppi che era nuovo in quella scuola perché era andato a sostituire la professoressa che c’era l’anno scorso che, a quando si diceva in giro, era stata licenziata perché non svolgeva il suo lavoro come avrebbe dovuto.
Poi, finita la sua presentazione, ci fece alzare uno ad uno per dire il nostro nome e cognome, un po’ per conoscerci.
 Un’altra cosa strana di questo professore era che, ogni volta che si alzava qualcuno, dopo aver saputo quello che desiderava, lo faceva rimanere in piedi e intanto lo fissava per un tempo interminabile finchè, non alzava le spalle e finalmente lo lasciava accomodarsi.
 Quando era passata una buona mezz’ora fu il mio turno. Mi alzai ed incominciammo a “chiacchierare”:
- Come si chiama?-
-Daniel Ravier-
- E’ il figlio di Clorinda Juliet?-
- Sì, professore! –
- Quindi, immagino sia francese!-
-Esatto!-
-Sa suonare qualche strumento o solo cantare?-
-Entrambe. Suono il piano, il violino, la chitarra classica e quella elettrica e il basso.-
-Molto bene signor Ravier. Si prospetta un anno divertente!- disse poi sorridendomi.
 Quel sorriso creò un po’ di sgomento tra i miei compagni che, come me, avevano notato che fosse stato il primo della giornata e che, anche se non ero tanto diverso dagli altri per quanto riguarda le capacità, l’avesse fatto proprio a me, inoltre, successivamente l’avermi sorriso staccò lo sguardo per guardare i ragazzi che continuavano a confabulare tra loro. Rimasero ancora più sgomenti. Non l’avevamo mai fatto finora! Ma che diavolo ho io di diverso dagli altri?
 All’improvviso zittì la classe e mi fece risedere, dopo altri 4 ragazzi, fu il turno della mia amica.
-Come si chiama?-
-Diamante Uchiha-
-Da dove viene?-
-Da Volterra, in provincia di Pisa-
-Come il signor Di Leone. E’ giusto?-
-Sì, esatto-
-Vi conoscevate già?-
-Sì, è da quando abbiamo cinque anni che ci conosciamo.-
-Molto bene! Non mi stupisce che siate proprio voi i rappresentanti. Si vede che si sono accorti della vostra affinità!-
Quando ebbe sentito quest’affermazione, lei arrossi d’improvviso. Mi chiesi il perché. Erano solo amici o lei provava qualcosa di più di una semplice amicizia?
 Guardai così il professore, volevo vedere se si era accorto dell’arrossamento di Dia.
Era palese sul suo viso la sua perplessità per quell’avvenimento. Non che gli altri fossero da meno!
 Mi venne così la curiosità di vedere la reazione di Aro. Così mi sporsi un po’ in avanti e girai la testa verso destra; eravamo messi in cerchio perciò, mi ritrovai perfettamente a fissare il suo viso anch’esso arrossato che nascondeva tenendo lo sguardo basso, intento a fissare il proprio quaderno la cui trama sembrava aver risvegliato in lui un grande interesse.
 Mi sorprese ancora di più, facendo aumentare i dubbi su loro due.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu la voce del professore che, improvvisamente, congedò Diamante che si risistemo sulla sedia al mio fianco.
Mi guardò un attimo, poi abbassò lo sguardo e…
-C’è una cosa che ti devo dire, ma più tardi, ora sarà meglio seguire la lezione.-
Detto ciò, rialzò il viso e mi fece il suo splendido sorriso, come se non fosse accaduto nulla. La lezione, dopo che anche gli ultimi due ragazzi furono sottoposti all’”interrogatorio”, si svolse tranquillamente. Il prof. spiegava e noi prendevamo appunti. Scrivemmo fino alla campanella, al suono della quale tutti radunarono le proprie cose e uscirono in tutta fretta, mentre noi, io e Dia, facemmo tutto con calma.
 Quando fummo usciti dall’aula ci dirigemmo a quella che ci avrebbe ospitato l’ora successiva che si trovava al piano terra, accanto alla prima in cui ero entrato.
Mettemmo giù tutto e, dato che era l’intervallo, uscimmo in giardino.
 Arrivati fuori, ci andammo a sedere a dei tavoli da picnic di cui la scuola era fornita.
Dopo aver mangiato, incominciai a fissarla in attesa che iniziasse a parlare e sentendosi osservata, girò lo sguardo verso di me e capì subito che cosa volessi.
-Ecco, hai visto vero che sono arrossita quando il prof. ha detto che tra me e Aro c’era affinità?- Io annuii.
-Ti sei chiesto perché?- annuii di nuovo.
-Bè, il fatto è che lui… lui… lui mi piace Daniel! E tanto.-
-O…ok!- risposi un po’ impacciato – E da quando, se posso chiedere?-
-Da quando l’anno scorso mi ha aiutato con il nostro balcone. E’ sempre stato mio amico ma da quel momento io ho incominciato a vederlo sotto un’altra luce. Lo so che forse è un po’ troppo presto ma, io… io credo di amarlo sul serio, e che non sia la solita cotta passeggera!-
Non dissi nulla: rimasi a guardala mentre si torturava le mani. A un certo punto incominciò a ridere lasciandomi un po’ perplesso.
-Ahahahah!!!! Che roba! Sono la protagonista dell’ormai storico cliché: la ragazza che si innamora del suo migliore amico di sempre. Ahahahah!!!! – Alla fine sospirò – Sai, magari non è del tutto un caso che tu sia arrivato proprio quest’anno, forse sei l’elemento che renderà questo noioosooo cliché un non-cliché!-
Rimasi stupefatto.
- Che cosa vuoi dire? Che io dovrei innamorare di te?-
-No, scemo! Così sarebbe sempre un clichè come il mio! No, no, io penso che ti innamorerai di lui! Anzi, non solo lo penso, ne sono sicura!-
Ok, ok, ok! Qui siamo tutti impazziti. L’esaltazione provocatale da quell’affermazione era davvero spaventosa, quanto il pensiero delle conseguenze.
-Wuo, wuo, wuo, ferma, ferma, ferma, stai dicendo che diventerò gay? E come fai ad affermare che ne sei sicura?-
-Sì Daniel, dico proprio che diventerai Gay anzi, lo sei già! E posso affermarlo perché ho visto il modo in cui lo fissavi ‘sta mattina. L’hai guardato più di quanto hai guardato me e ne sembravi molto attratto! Ma sai, non ti biasimo. Aro è perfetto! E’ alto, magro, ha la pelle che sembra di porcellana, un paio di splendidi occhi onice e dei capelli fantastici che tiene in quell’altrettanto fantastica pettinatura. E’ intelligente, simpatico, impeccabile in ogni occasione. Eh sì, Aro è proprio il ragazzo perfetto che chiunque desidererebbe. Non credi?-
- Ehm, sì! Ma tra quei qualcuno non ci sarò anch’io e poi non è vero che lo fissavo!-
-Sì invece, lo fissavi eccome. Comunque, cambiando discorso, come ti trovi qui?-
-Ecco sì, meglio! In ogni caso, mi trovo bene!-
-E per ora dei professori che cosa ne pensi?-
-Boh, credo che quella di italiano sia la più gentile e la più simpatica, quello di francese mi sa tanto di “So tutto io” e quello di musica mi sembra un tipo davvero strano!-
-Già, devo dirti che non hai neanche tutti i torti! Hai visto come ci fissava?-
-Sìììììì!!!!! Era inquietante non è vero?-
-Assolutamente! E poi i suoi occhiali? Non centravano assolutamente niente con il resto del suo abbigliamento! Cioè, sei vestito tutto di nero e da rockettaro, e ti metti un paio di occhiali eleganti e moderni e in più viola? Avrebbe anche avuto un senso se fossero stati neri, ma viola?-
-Bè dai, magari però, li ha presi così perché gli piacevano e poi oggi si è vestito con le prime cose che ha trovato!-
-Sì, certo! Quindi, vorresti dire che è la prima volta che si vestiva così?-
-Ehm, sì! Magari sì!-
-Daniel, Daniel, se ti vesti da rockettaro è perché ti piace quello stile e lo indossi quasi sempre. Una persona che si veste in modo “normale” non si sveglia la mattina e si ritrova un completo del genere nell’armadio! E poi quel viola acceso; non mi sembrano proprio adatti!-
-Ok, hai ragione su tutto! Ma sai come sono gli artisti! Devono sempre avere qualcosa di strano!-
-Eh già! E’ vero! Apparte tutte queste stranezze, sarà un anno divertente, come ha detto lui!-
-Speriamo!-
Incominciammo a ridere e quando suono ritornammo nella nostra classe.
Non parlammo più di queste cose ma, dei dubbi mi rimanevano ancora fissi nelle mente: perché crede fermamente che io mi innamorerò di Aro? Do dove arriva la sua certezza? Ma soprattutto: e se avesse avuto ragione che cosa sarebbe successo?


Ecco il nuovo capitolo!
E così si scopre che la nostra Diamante è innamorata di Aro e che sembra "aver visto" il futuro di Daniel insieme a lui.
Che cosa succederà adesso?
Lo scoprirete soltanto se continuerete a leggere!
Un saluto a tutti
Dia

P.S.: Per chi mi recensisce: Qualcuno mi avverte se ci sono errori di grammatca o di battitura? Grazie
P.P.S: Quello di musica, non so se si è capito, ma sceglie a casaccio i ragazzi per conoscerli!

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Capitolo 4
*** - 4 - - La Teacher - ***


- 4 -
- La Teacher -

Tornati ormai in classe da circa un quarto d’ora, stavamo aspettando la professoressa d’inglese, che a quanto avevo sentito, aveva l’abitudine di farsi attendere ogni volta.
Io e Dia stavamo giocando al consueto tris, mentre gli altri facevano casino, parlando tra loro. L’unico che sviava al caos, apparte noi, era Aro che era intento a leggere un libro al quanto voluminoso.
 Così, lo feci notare alla mia amica; alla quale, come a me, venne l’idea di inserirlo in un qualche discorso.
 Mi girai perciò verso di lui, gli toccai il braccio e, dopo quel contatto, abbassò il libro e posò il suo sguardo su di me.
-Sì? C’è qualcosa che non va?- mi chiese.
 Non riuscii a rispondere perché m’incantai a guardare i suoi occhi e rimasi li, come un fesso, con la bocca aperta, a fissarlo, tanto che appena cercai di spiccicare parola, una specie di cappellaio matto al femminile, con borse su borse, sbatte contro la porta, causando un rumore terribile. Io mi girai subito e tolsi così la mano dal braccio di Aro, mentre gli altri tornarono i loro posti. La classe era piombata così nel silenzio e tutti noi, compreso Aro, stavamo guardando interrogativi quella scena.
- Ehm, Sorry guys!!! Sono andata a fare un po’ di Shopping con delle amiche, e ho perso la cognizione del tempo! Sorry again!- disse quella che capii essere la nostra professoressa, andando a mettere giù le borse accanto alla cattedra e stravaccandosi sulla sedia.
Sorpreso al quanto da quel comportamento, mi avvicinai a Dia, per chiedere conferma.
-Dia, scusa; ma sarebbe davvero quella la nostra professoressa?-
-Bè, ecco… sì!!!- mi disse tra il divertito e l’imbarazzato.
-Stai tranquillo Dany! Non è pazza! O almeno non in modo negativo! E’ solo un po’……bè, strana!- disse poi alzando le spalle vedendo la mia espressione perplessa.
Mi misi così ad osservarla, il cappello stravagante che portava, nascondeva dei capelli corti rossi che si dirigevano da tutte le parti. Aveva gli occhi color acquamarina incorniciati da un paio di occhiali a farfalla beige e viola con dei cordini fioriti che pendevano dai lati.
Dopo poco che la osservavo, si risistemò meglio sulla sedia e iniziò a sfogliare il registro.
-Ooooohhhhh, I have a new student in my class! Dunque, Daniel Ravier. Ravier? Sei per caso il figlio di Clorinda Juliet?- disse tenendo sempre lo sguardo sul registro.
-Ecco, si professoressa- le risposi un po’ impacciato.
-Davvero? Sai, io conosco personalmente tua madre! Eravamo insieme alle elementari, quando io ancora abitavo in Francia! Mi chiamo Alice Strange; tua madre ti ha mai parlato di me?- mi chiese puntando, sta volta, il suo sguardo nel mio.
-Ecco, io non ricordo! No, non credo. Mi dispiace!- le risposi.
-Oh! Capisco! Comunque, mi fa molto piacere avere il figlio di quella che ho sempre considerato la mia migliore amica, in classe!- mi rispose lei infine, sfoggiando un grande sorriso.
Io, imbarazzato a morte da quella scena, volevo sciogliermi sotto al banco e così risposi solamente con
-Ehm, sono… contento che le faccia piacere!- e dopo quello non mi rivolse più la parole, probabilmente perché aveva notato il mio imbarazzo.
 Dia intanto, rideva sotto i baffi e io, notandola e infastidito dal suo comportamento, le diedi una gomitata che mi fece beccare un’occhiata glaciale. Così, ci mettemmo tranquilli, in attesa che la professoressa incominciasse la sua lezione.

*_*_*_*_*-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_*_*_*_*_*

Finalmente anche queste due ore d’inglese erano finite, tra risate e cose “serie”, che scoppiavano praticamente ogni cinque minuti.
 Dopo che fu suonata l’ultima campanella del giorno, uscimmo tutti, chi in attesa dei genitori e chi subito “fuggiva” sul proprio motorino oppure sulla propria auto.
 Io e Dia, nell’attesa ci sedemmo sul tavolo dove avevamo trascorso la ricreazione e cominciammo a commentare quelle ultime ore.
Poco dopo arrivo mia madre così, salutai Dia, salii in macchina e buttai lo zaino tracolla sui sedili posteriori.
Ci fu silenzio finche mia madre non avviò la ormai solita converszione.
- Allora Dan, com’è andata oggi?-
-Bene direi!-
-Ho visto che stavi parlando con quella ragazza! E’ carina! Come si chiama?- chiese curiosa.
-Si chiama Diamante Uchiha, è una dei nostri capoclasse.-
-Capisco! Ti è simpatica a quanto pare!-
-Sì devo ammettere di sì! Alla seconda ora, invece di farmi fare il giro della scuola, mi ha portato in un posto che lei chiama “ Il Balcone Del Mattino”. E’ un posto straordinario mamma, dovresti vederlo! E’ pieno di fiori, proprio come piace a te!-
-Davvero? E come mai ti ha portato in quel posto?- aveva un espressione perplessa.
-Ha detto che lei ci porta solo i tipi interessanti!-
-Quindi ti trova in…teressante? Daniel, c’è qualcosa che devo sapere?- chiese rivolgendomi uno sguardo indagatore.
Capii subito cosa intendesse. Anche a me, in fondo in fondo, mi suonava ancora strana tutta quella faccenda! Ma lei era fantastica e non mi sembrava per niente una ragazza con secondi fini.
-Maammmaaa!- urlai indignato -Non è come credi tu! A lei piace un altro! Mi ha portato lì perché voleva diventare mia amica e come hai potuto vedere, c’è riuscita!-
-Aaaahhh, ok! Se lo dici tu! E chi sarebbe questo “altro” se posso saperlo?-
-Oh, bè, è un nostro compagno di classe. Si chiama Aro Di Leone ed lui è l’altro capoclasse. Si conosco da quando sono bambini; vengono dalla stessa cittadina!-
-Aaahhh! Capito! E com’è questo Aro?- mia madre a volte diventava fin troppo curiosa.
-Bè, citando le stesse parole che ha pronunciato Dia, “Aro è perfetto! E’ alto, magro, ha la pelle che sembra di porcellana, un paio di splendidi occhi onice e dei capelli fantastici che tiene in quell’altrettanto fantastica pettinatura. E’ intelligente, simpatico, impeccabile in ogni occasione. Eh sì, Aro è proprio il ragazzo perfetto che chiunque desidererebbe”.- Le dissi cercando di imitare la voce della mia amica.
Mia madre, dopo questa descrizione, fece una faccia perplessa. Non si aspettava, probabilmente, una cosa così… esaltata.
-Wooow!!! E’ proprio cotta quella ragazza!- detto questo ci scambiammo uno sguardo d’intesa e incominciammo a ridere.
Finito di ridere mi venne in mente una cosa.
-Mamma, scusami, tu conosci per caso una certa…Alice? Alice Strange?-
-Eehmm, ah sììì, Alice! Eravamo nella stessa classe alle elementari! Ma tu come fai a conoscerla?-
-Bè, devi sapere che è la nostra professoressa d’inglese-
-Ma dai!!!!! Sul serio? Ma pensa! E da tantissimo tempo che non la vedo! Che coincidenza! E com’è? Ti piace?-
-Sì dai! E’ solo un po’…… ecco, strana!-
-Oh, bè, lo era anche da bambina! Immagino fosse vestita in modo molto “sobrio”!-
-Oooohhhh!!!! Allora, oggi aveva un paio dei jeans a zampa da elefante, verde scuro con delle pezze con fantasie scozzesi qua e la. Poi aveva una maglia bianca a maniche lunghe con delle margherite enormi e con sopra un gillette in jeans con i bordi rovinati color azzurro, una spilla d’oro a forma di chiave con delle pietre azzurre e un paio di occhiali a farfalla con delle cordine fiorite ai lati. Poi aveva dei sandali rialzati sia davanti che dietro color marrone, dei calzini fuczia, aveva le mani fasciate tipo Johnny Depp in Alice In Wonderland ed inoltre portava lo stesso cappello!-
-Ahahahahaha!!!! Oh mio Dio! Ahahahaha!!E’ anche peggio di quanto mi aspettassi! Ahahahaha!!! E’ davvero fantastica!-
Finita così la discussione arrivammo a casa qualche minuto dopo.
 Presi il mio zaino, scesi dall’auto ed entrai in casa.
 Mia madre aveva comprato una villa bianca a due piani a qualche kilometro di distanza dal centro.
 L’interno era arredato in stile moderno con tavoli di vetro e mobili in metallo. Anche la  cucina era super moderna, con gli sportelli della dispensa, la penisola, le sedie e gli sgabelli color cioccolato. Avevamo anche un soggiorno con un caminetto, un bagno con l’idromassaggio e altri due molto semplici e sei camere da letto. I pavimenti erano tutti in marmo al piano inferiore, nel corridoio e nei due bagni del piano di sopra, mentre nelle camere c’era il barquet.
 Dopo essere entrato, comunque, andai in camera mia al piano di sopra, buttai lo zaino vicino al letto e mi cambiai mettendomi comodo con il pigiama. Mi stesi sul letto e mi addormentai.

*_*_*_*_*-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_*_*_*_*_*

 Erano ormai passate tre ore da quando mi ero addormentato e a svegliarmi furono delle risate provenienti dal piano inferiore.
 Cosi mi alzai, mi misi le mie pantofole a forma di muso di cane, andai in bagno per sciacquarmi il viso e scesi di sotto.
 Quando arrivai quasi alla fine delle scale, sentii distintamente la voce della nostra ospite e mi risulto stranamente familiare.
 Mia madre non conosceva ancora nessuno di qui tranne che…
 Così, ancora più incuriosito, mi diressi, a sinistra, verso il soggiorno.
 Appena fui sulla soglia la voce di mia madre mi raggiunse.
-Ehi amore! Ben svegliato guarda chi ci è venuta a trovare!-
Dalla posizione in cui mi trovavo, l’unica cosa che si intravedeva dalla spalliera del divano erano dei ciuffi rossi.
L’ospite si alzo e finalmente potei vedere chi fosse.
Era la mia nuovo prof di inglese. A quanto pare era riuscita a scoprire dove abitavamo ed era venuta per rivedere mia madre.
-Ciao Daniel, posso chiamarti Daniel vero?- io scossi la testa in segno di assenso.
-Dan, vieni a sederti!- mi disse mia madre – Stiamo prendendo un thè! Ti va?-
-Uhm, sì, va bene!- Così dicendo mi avvicinai alla poltrona accanto a quella di mia madre e mi ci sedetti. Mia mamma mi passo una tazza e iniziai a berne un po’.
-Sai una cosa, non sono venuta qui solo per vederti, Clorinda! A dir la verità sono venuta per chiederti un favore! Ora che sei qui a disposizione!-
-Bè, sì, chiedimi pure!-
-Ecco vedi, io…-


Dia's Time
Dunque non so assolutamente come sia uscito!
Non ho avuto molto tempo in questi giorni e quindi mi sono ridotta alle nove di sera a scrivere.
Spero di non aver scritto un capitolo orrendo.
Comunque quì si scopre che una delle prefessoresse di Dany è una vecchia conoscenza della madre.
Che cosa sarai mai venuta chiederle di così urgente?
Lo scoprirete solo al prossimo capitolo! X)
(Scusatemi anche per il ritardo di un giorno. Lo so che è solo un giorno, ma io ci tengo alle "scadenze"!)
Sorry Again
Al prossimo capitoloooooo!!!! Ciao XD XD XD
Dia

P.S.: Recensori vi prego, voglio sapere se è uscita una schifezza! Mi sembra un po' sciatto per i miei gusti! Help me, please!

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