24 ore molto movimentate

di niki_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dalle 15.37 alle 20.45 del 16 luglio ***
Capitolo 2: *** Dalle 23.50 del 16 luglio alle 15.37 del 17 luglio ***



Capitolo 1
*** Dalle 15.37 alle 20.45 del 16 luglio ***


24 ore molto movimentate - dalle 15.37 alle 20.45 del 16 luglio È qui la festa?
 Casa di Selphie Tilmett, ore 00.37 del 17 luglio
Guardo con estremo imbarazzo la persona dall’altra parte del cerchio che mi ricambia con aria leggermente smarrita.
Selphie ci incita, ormai completamente partita per la tangente, urlando: “Bacio, bacio, bacio!” e imitata dalle altre ochette che ha invitato a casa sua. Maledetto me e quando mi sono lasciato coinvolgere!
Mi volto verso Kairi in cerca di una scappatoia, ma anche lei mi tradisce: “Eddai, Sora, è solo un bacetto. Io ho baciato Selphie!”, scrolla le spalle con una risata pregustandosi la scenetta che dovrà accadere fra pochi secondi.
Sì, Kairi, ma tu sei una ragazza! Per te è normale baciare una tua amica, ma per me, piccolo e ingenuo agnellino (come hai preso a chiamarmi ultimamente) che non ne ha ancora dato uno, no! Specialmente se devo darlo a lui! Lui, il mio migliore amico!
Dall’altra parte Riku mi guarda negli occhi. “Sora, so che ti fa schifo - e lo fa anche a me, te l’assicuro - ma abbiamo accettato quella stupida regola”, sospira “Perciò vieni qui e facciamola finita”.

Ok, immagino non abbiate capito niente, vero? Che stupido, dovevo cominciare dall’inizio!
Allora tornate indietro con me di nove ore…

Spiaggia delle Destiny’s Islands, ore 15.37 del 16 luglio
Mi allento la stupida cravatta azzurra di quella stupida divisa scolastica e la butto dentro lo zaino in mezzo ai libri lasciando libero il collo dopo otto ore di martirio.
“Ma Sora! Non si trattano così le cose!”, Kairi oggi ha l’aria da perfettina.
“Quella cravatta mi voleva uccidere”, faccio con voce lamentosa e occhioni da cucciolo a cui la mia amica dai capelli rossi non riesce mai a resistere.
“Sì, ma anche se ti voleva uccidere tu devi dimostrarle di essere superiore e trattarla con il dovuto rispetto. Non penso che tua madre ne voglia comprare un’altra: hai praticamente distrutto cinque cravatte in un anno So’ ”, mi ricorda “E poi resisti: con lunedì abbiamo finito e poi ci sono le nostre vacanze!*”, sorride facendo una giravolta su se stessa.
Ricambio il sorriso contagiato dal suo entusiasmo. Forza Sora, un giorno in confronto a tutto l’anno trascorso non è niente! E poi sei riuscito ad avere la sufficienza in tutte le materie (anche matematica) quindi puoi essere pienamente soddisfatto di te stesso! Senza pensarci, prendo le mani di Kairi e ci mettiamo a ballare saltellando in tondo e ridendo come pazzi.
“Ehi, Riku, non sei contento?”, chiede lei quasi retoricamente fermandosi un secondo e facendomi sbilanciare.
Lui è rimasto seduto sulla sabbia calda senza scomporsi fissando la nostra scenetta con un sorrisetto divertito. “Beh… sì”, dice non proprio convinto mentre prende un libro di fisica dalla cartella.
“Eh no!”, mi avvicino e, cogliendolo alla sprovvista, glielo strappo di mano portandomelo dietro la schiena “Riku è sabato! Sai cosa vuol dire la parola ‘sabato’?”.
Si alza in piedi scocciato e cerca di aggirarmi, ma io seguo i suoi movimenti non esponendo mai la schiena ai suoi occhi verde acqua. “Per favore, Sora”, pronuncia piano l’ultima parola come se fosse un insulto “Ridammi quel libro” e tende la mano in attesa.
“Mmmm…”, faccio finta di pensarci due secondi “Penso proprio di no” mi allontano di un passo, pronto alla sua reazione.
Che non si fa attendere. “Sei morto”, sussurra solamente e si slancia verso di me in cerca di quel tomo di fisica.
Salto all’indietro, ma quell’adorabile carogna del mio migliore amico mi è già addosso e mi circonda con le braccia per riprendersi il libro e, contemporaneamente, bloccarmi la fuga. Non riuscendo nel primo intento, mi soffia dritto in faccia sapendo benissimo quanto io odi quel gesto.
È un adorabile stronzo, ecco tutto!
“Giochi sporco, Riku!”, mi lamento girando il viso a destra e a sinistra per evitare quel noioso vento sulla faccia. Non che puzzi, sia chiaro, anzi odora di menta, ma mi dà un fastidio tremendo (ognuno ha le proprie fissazioni)!
“Non c’è altro modo di giocare con te”, mi sorride avvicinandosi al mio volto per soffiare ancora. Maledetto!
“Ho… un’altra idea!”, il mio cervello sta andando velocemente in pappa ma riesco ad elaborare una frase sensata “Il tuo libro…”, ma non mi lascia terminare perché mi alita un “sì?” degno di un film porno.
Sono diventato scarlatto: i capelli di Axel sono bianchi in confronto alle mie guance. “G-giochiamocelo!”, riesco a balbettare.
“Interessante, continua”, stessa voce roca di prima. Porca miseria, sto avvampando senza motivo! Rilassati, pensa a Xehanort. Sì, bravo cervello, pensa a quella odiosa faccia da schiaffi di un di un distruttore di mondi e immaginatelo al posto di Riku, obbedisco e mi sembra quasi che invece degli occhi verde acqua dell’albino ci siano quelli arancioni di quell’Heartless da strapazzo. Riesco, finalmente, a ritrovare una voce e un colorito normale “Una sfida come ai vecchi tempi”, lo fisso dritto negli occhi poggiando la fronte contro la sua.
“Vuoi proprio fare una brutta fine, eh?”, sorride nuovamente e si sposta all’indietro lasciandomi respirare “Di’, Kairi, sei disposta a fare da arbitro?”.
“Eh?”, lei sembra cadere dalle nuvole “Oh, sì, d'accordo", annuisce.
“Ci vai a prendere le spade? Sono dentro la mia barca”, indica l'imbarcazione attraccata al molo poco distante poi si volta di nuovo verso di me con un sorrisetto trionfante “Ho anche un’altra idea per renderla più interessante…”.
“Ah sì? Spara”, dico prima che il mio cervello possa consigliarmi il contrario.
“Una piccola scommessuccia, niente di che…”, fa il vago con uno strano luccichio nei suoi occhi, belli ma traditori.
“Ci sto!”, sputo fuori senza pensarci.
“Anche a scatola chiusa?”, inarca un sopracciglio come a stuzzicarmi. Vuole che torni indietro, ma non gli darò questa soddisfazione! “Sì, accetto a scatola chiusa!”, incrocio le braccia deciso.
“Bene, Kairi tu sei testimone", ghigna quando la ragazza torna consegnandoci le armi "Chi vince si tiene il libro di fisica mentre chi perde andrà alla festa di Selphie”, detta le condizioni.
La festa di Selphie. Oh, no. Oh, no, no, no, no! Tutto, ma quello no!
Tutti conoscevano le feste di Selphie, frequentate da tutte le ragazze delle Destiny’s Islands, ma mai un ragazzo (tranne Tidus e Wakka che non erano più guariti completamente da quella traumatica esperienza) ci aveva messo piede. Nonostante tutto, la neo-sedicenne aveva invitato me, Riku e Kairi e quest’ultima aveva accettato immediatamente mentre io e l’albino avevamo risposto con un diplomatico “Devo vedere” che vuol dire “Solo se voleranno gli asini”.
Ok, Sora, sei finito nuovamente nella merda. Grande novità, insomma! Devi combattere per tirartene fuori: mostra a Riku quanto sei diventato forte in questi anni in cui hai salvato il mondo per ben due volte!

Casa di Riku Nichibotsu**, ore 16.09 del 16 luglio
Evidentemente per me gli asini volano, anche molto alto, aggiungerei.
Maledetto Riku: maledetto lui e la sua perversa psicologia!
Prima dell’incontro si era sfilato la camicia candida della divisa scolastica, rimanendo a petto nudo (per la gioia di alcune ragazze dagli ormoni a mille che passavano di lì), dicendo che così non si sarebbe sporcata ma in realtà lo faceva per intimidirmi mostrando i suoi muscoli perfetti e il suo addome piatto e scolpito.
Vi dico subito che ho perso: mi sono battuto strenuamente, ma… Ok, ok, gli sono bastati tre affondi per disarmarmi (devo ammettere che sono parecchio fuori allenamento…) e vincere questa schifosissima scommessa riottenendo il libro di fisica e in più il mio biglietto di sola andata per la festa di Selphie Tilmett.
Credendo di avermi messo KO si è rimesso la camicia ed è rimasto a leggere il tomo che gli avevo sottratto sotto una palma, ma questa volta ha sbagliato: ha sbagliato a darmi già come sconfitto.
Vendetta! Se devo affondare voglio che l’albino venga con me.
Perciò sono corso a casa sua pronto a giocare sporco come lui. Hikari, sua madre, mi ha fatto entrare con un grosso sorriso e mi ha offerto del the che ho accettato con piacere.
“Riku non è con te?”, mi ha chiesto mentre sorseggiavo la bevanda.
“Oh, sì, arriverà presto”, le sorrido a trentadue denti e passo all’attacco “So che a lei non piace che Riku vada alla festa di Selphie”, ovviamente conosceva di fama le famose feste di casa Tilmett “Ma lei ci teneva così tanto! Insomma sono venuto per intercedere”.
“Buffo, Riku non mi aveva detto niente…”, e lo credo bene!
“Sì, lo so”, mi invento su due piedi e prendo un altro sorso di the per temporeggiare e pensare a una scusa che regga bene “Non ha provato neanche a chiederlo perché pensava già a un suo rifiuto”.
“Che figlio stupido che ho!”.
“Può ben dirlo!”.
“D’accordo, per me va bene, a patto che ci sia tu a controllarlo”, acconsente dopo averci pensato un minuto.
Sorrido soddisfatto del mio operato. “Stia tranquilla, non gli leverò gli occhi di dosso”.
“Ma per il regalo?”, esclama preoccupata.
“Nessun problema! Kairi l’ha già comprato ed è disposta a dividere la spesa insieme a noi”.
“Tu e Kairi siete due angeli! Fortuna voi…”, sorride la donna e in quel momento, tempismo perfetto, rientra l’albino.
“Buone notizie, Riku! Puoi andare alla festa”, la madre gli va incontro.
“Q-quale festa?”, spiazzato fa un passo indietro.
“Come quale festa, Riku? Quella di Selphie, ovvio”, appaio dalla cucina con un sorriso larghissimo “Ho convinto tua madre a lasciarti andare. Sono bravo, vero?”.
I suoi occhi si induriscono e mi perforano come una spada, ma riesco a battere l’istinto di distogliere lo sguardo scoccandogli un altro sorrisetto. Giocare con il fuoco non è mai stato divertente come adesso.
“Non ce n’è bisogno mamma, posso benissimo restare a casa a stu…”, prova a chiamarsi fuori però Hikari lo interrompe prontamente “Studi troppo, ragazzo mio: oggi tu vai a quella festa e non voglio vederti in casa fino a domattina, sono stata chiara?”.
“Cristallina”, si arrende e torna a guardarmi. Alla madre sembra solo che gli tremino le labbra, ma in realtà il suo labiale è stato così veloce che ho fatto appena in tempo a capire quelle due paroline che si è già girato ed è salito al piano di sopra: fottiti, bastardo.
“Ti passo a prendere alle otto, ok? Niente camicia!” gli urlo poi mi volto verso Hikari e faccio un veloce inchino “Sempre un piacere, signora Nichibotsu”.
“Quando vuoi Sora!”.
Sono tentato di aggiungere se posso stare da lei un paio di notti, giusto il tempo di lasciar sbollire l’albino senza rischiare di venire pestato a sangue usando sua madre come schermo protettivo.

Casa di Sora Yoake***, ore 19.54 del 16 luglio
Le risate isteriche di Kairi mi costringono ad allontanare la cornetta dall’orecchio. “Oddio, Sora, ma tu sei morto!”, e giù di nuovo a ridere.
“Lo so, ma mi pare giusto divertirmi un po’ prima di andarmene”, arrotolo il filo del telefono fra le dita.
“Quando fai così penso che potrei amarti”, altre risate.
“Beh, ti devi muovere a decidere: fra tre minuti vado a prendere Riku e penso che alla festa arriverò cadavere”.
“Ma sei pazzo?”, ride nuovamente “No, aspettami arrivo subito”.
“In undici anni della nostra amicizia, mia carissima Kairi Shogo****, ho imparato che i tuoi arrivo subito sono circa trenta dei miei minuti”.
Le sue risate si fermano. “Mi offendi, Sora! Sono già pronta!”.
“Wow, un quarto d’ora! Stai migliorando, sai?”.
“Un minuto e sono lì”, e riattacca.
Riappendo la cornetta e vado a infilarmi le scarpe mentre l’aspetto. Ne sto allacciando una quando sento il campanello suonare.
“Mamma!!”, mi sgolo per ordinarle di andare ad aprire mentre mi concentro sui lacci.
“Oh, Kairi, entra pure! Sora è in camera sua che si sta mettendo le scarpe”.
Dieci secondi dopo la ragazza è appoggiata allo stipite della porta con un sorrisino soddisfatto. “Allora So’? Sorpreso?”.
“Devo dire che mi hai stupito, Kairi”, finisco di allacciare la scarpa sinistra e mi alzo in piedi “Andiamo a prendere Riku prima che si finga malato...”.
A quel rimando scoppia a ridere per la milionesima volta. “Ancora non riesco a crederci! Ti sei firmato la condanna a morte!”.
“Sono particolarmente masochista in questo periodo…”, borbotto scendendo le scale due a due e spalanco la porta d’ingresso urlando velocemente un “ciao!” a mia madre.
Attraversiamo il vialetto del mio giardino e la via in lastricato, svoltiamo nella strada a sinistra e arriviamo alla quarta casa sulla destra.
Apro il cancelletto e faccio passare Kairi in un gesto di cavalleria. “Vuoi usarmi come scudo?”, inarca un sopracciglio per nulla convinta.
“L’idea era quella…”, ammetto con un sorrisino imbarazzato.
Suona il campanello e ad aprirci è Hikari. “Ah, eccovi qua! Santo cielo, Kairi, diventi ogni giorno più bella!”.
“Grazie, signora Nichibotsu, è molto gentile”, si inchina lei con un sorriso.
“Buonasera, signora Nichibotsu! Dov’è Riku?”, mi intrometto.
“Dovrebbe scendere a momenti”, sorride “Riku, vieni giù!” si gira verso le scale e dopo un minuto abbondante arriva l’albino.
“Ciao ragazzi”, ci saluta. Indossa una maglia a maniche corte aderente (in modo da mettere in mostra i suoi muscoli gonfiati…) di colore nero e jeans scuri. Anche Kairi, che ci conosce da una vita e dice che piuttosto che prendersi una cotta per uno di noi preferirebbe diventare lesbica (sue testuali parole), rimane a bocca aperta e perciò mi viene da pensare che o vuole che tutte le invitate, festeggiata compresa, gli si francobollino addosso o è più masochista di me per vestirsi in quel modo.
“Divertitevi! Ah”, Hikari si sporge verso il figlio e gli frega il mazzo di chiavi che aveva cercato di nascondersi in tasca “Queste le tengo io. Ci vediamo domani mattina, tesoro! A presto, ragazzi” chiude la porta.
“Beh, andiamo? Siamo in ritardo…”, sghignazzo mentre Riku fissa l’uscio di casa sua che viene chiuso a chiave.
Lui mi sorride. “Dai, vecchio mio, lasciamoci alle spalle tutto! Vieni qui…”, mi abbraccia e avvicina le labbra al mio orecchio “Sei un uomo morto che cammina, Sora Yoake”, mi sussurra in modo che Kairi non senta niente.
“Almeno non sarò solo”, gli rimando con un sorrisetto soddisfatto.

Casa di Selphie Tilmett, ore 20.37 del 16 luglio
“Ragazzi, siete venuti davvero!”, Selphie, entusiasta, abbraccia me e Riku.
“Beh, come potevamo mancare?”, sorrido imbarazzato alla mezza bugia mentre il mio migliore amico è rimasto pietrificato vedendo lo stuolo di ragazzine che se lo stanno mangiando con gli occhi.
“Selphie!”, l’urlo acuto di Kairi spacca le mie orecchie (oltre a tutte le finestre nel raggio di tre chilometri) prima di fiondarsi fra le braccia della padrona di casa “Auguroni carissima!”.
“Kairi, ma sei di-vi-na!”, la festeggiata le sorride tenendola per le mani.
“Mai quanto te!”, ride al complimento e sottobraccio rientrano in casa lasciando da soli noi ragazzi.
“Sora?”, Riku mi guarda.
“Sì?”.
“Vorrei ucciderti, lo sai?”.
“Mettiti in coda: prima ci sono io”, guardo le ochette che continuano a fissare senza vergogna il mio amico spogliandolo con gli occhi. Stare sempre appiccicato a Kairi perché Riku sarà assediato tutta la sera da quelle non mi va mica tanto a genio. Insomma, l'ho trascinato nella fossa insieme a me in modo da soffrire insieme e non per fare il terzo incomodo!
“Roxas, mio salvatore”, l’albino si china all’altezza del mio cuore “Dammi una mano: io da fuori, tu da dentro”.
- Quante canne si è fumato questo?-, la domanda del vero Roxas mi rimbomba nella testa.
- Bah, non so, una dozzina?-, sorrido fra me e me.
- Solo?
- Solo stamattina…
“Non credo che ti aiuterà…”, abbasso la testa verso Riku che fissa ancora il mio petto in attesa di un cenno di risposta del mio Nessuno “E ora andiamo, per favore, prima che quelle galline vengano qui e mi stacchino la testa a morsi perché ti sto ‘monopolizzando’ ”, faccio con le dita le virgolette.
“Non lo permetterei mai!”, si rialza di scatto e si avvia verso la porta.
“Lo so che, in fondo in fondo, mi vuoi bene”, sorrido ingenuamente.
“Stai scherzando?”, il suo tono è divertito “La testa a morsi te la posso staccare solo io”, mi sussurra.
“Per favore, Riku smettila: hai un voce da attore porno!”, mi lamento dopo essere arrossito vistosamente.
“Già guardi quei video?”, mi prende una guancia e la tira forte “Biricchino”
“Ahi, Riku! Lasciami, mi fai male!”, mi ribello cercando di liberare la pelle.
“Ehm, ragazzi?”, Selphie sbuca dalla porta “Non entrate?”.
Riku mi lascia andare per poi riacchiapparmi per l’orecchio destro “Oh, sì, arriviamo”.

La padrona di casa ci conduce in giro per l’abitazione per mostrarci i luoghi chiave della festa, ma è costretta a fermarsi ogni due metri perché una delle sue invitate si lancia contro Riku cercando di baciarlo. Ma che modi, maledizione!
E poi lui è troppo veloce: un secondo prima si stanno slanciando su quel figo da paura (come sussurrano fra di loro inconsapevoli che anche noi abbiamo le orecchie) e il secondo dopo sono per terra.
Ed è anche troppo freddo per aiutarle a rialzarsi. Oh, ma non è questo che attira le ragazze come le api al miele? Il bel ragazzo, freddo e distante?
Insomma quando alla fine riusciamo ad arrivare al giardino, con uno stuolo di “cadute” alle spalle, Riku se ne esce che deve andare in bagno e, come ogni ragazza che si rispetti, si trascina dietro l’amichetta. Sì, per farla breve, io.

Bagno, ore 20.45 del 16 luglio
“Sei un idiota”, continua a ripetermi.
“Aggiorna l’enciclopedia degli insulti”, mi siedo sulla lavatrice in attesa che finisca di svuotarsi completamente “Sei molto ripetitivo ed è più facile per me ignorare la tua voce”.
“Non provocarmi”, si volta verso di me ancora più bianco del solito “Sei stato tu a trascinarmi in questo macello!”
“Ah, io? E perché, chi ha proposto l’idea?”.
“Sì, ma tu hai perso una scommessa e invece di ritirarti con onore hai trascinato qui anche me! Hai giocato sporco!”, si riallaccia i pantaloni.
“Non c’è altro modo di giocare con te”, gli borbotto usando le sue stesse parole.
“Wow, impari in fretta”, si congratula.
“Dal migliore maestro: Riku l’oscuro”, continuo tirando fuori un sarcasmo non mio.
“Inizi a scocciarmi”, mi fa segno di spostarmi più in là poi si siede accanto a me.
“Sempre più ripetitivo”, fisso le mattonelle del bagno.
“Ehi, Sora”.
“Mmm?”, mi giro verso di lui e in tutta risposta, me lo dovevo aspettare, mi soffia in faccia. “Maledetto bastardo!”, mi metto a strillare saltando giù.
Riku si mette a ridere e mi blocca quando provo ad uscire. “No, dai, aspetta! Proprio ora che iniziavo a divertirmi!”.
“Continuerai da solo”, cerco di girare la chiave, ma le mani di Riku mi precedono e la tolgono dalla serratura.
“Io là fuori non ci torno”, detto questo la butta nel water e tira l’acqua.
“Oddio, Riku! Ma sei impazzito?”, cerco di afferrarla, ma fra le dita mi rimane solo la carta igienica bagnata.
- Trenta canne a pranzo più una cinquantina nel pomeriggio?-, si intromette Roxas.
- Non è il momento, Ro’!
Getto la carta di nuovo nel gabinetto e corro a lavarmi le mani insaponandomele un centinaio di volte. “Dio, Riku! Hai presente cos’hai appena fatto?”.
“Mi sono appena chiuso dentro un bagno”.
Ci hai appena chiusi”, lo correggo con occhi di fuoco.
“Sei così piccino, Sora, che quasi non ti considero”, mi sorride affettuoso scompigliandomi i capelli (impresa ardua in virtù dell'intero tubetto di gel che consumo giornalmente per dar loro quella messa in piega).
Una parte di me vorrebbe farlo a pezzi e sbranarlo, ma l’altra sembra quasi impazzita da quel tono (seppur falso) di voce.
Ok, se ci arrivo a domani giuro sulla mia testa che ridò a Kairi i suoi dannati giornaletti yaoi perché di sicuro è colpa loro se metà del mio cervello mi manda l’impulso di saltare in braccio al mio migliore amico.
Non sono mica Roxas, io!

Precisazioni:

* Ho preso il modello scolastico giapponese: le vacanze estive partono dalla seconda settimana di luglio e durano fino a fine agosto;
** Nichibotsu: tramonto, in giapponese;
*** Yoake: alba, in giapponese;
**** Shogo: mezzogiorno, in giapponese.

Note dell'autrice:
Continua il mio periodo super creativo ergo poveri voi!
Questa è la mia prima RiSo quindi spero di non deludere le aspettative né di cambiare eccessivamente il carattere dei due protagonisti.
So che di yaoi non ce n'è molto in questo capitolo (solo qualche piccolo accenno e me ne dispiace molto), ma state tranquilli, perché arriverà presto e in quantità molto massicce.
Recensioni e consigli sono sempre ben accetti, anche le critiche perché aiutano a migliorare.
Grazie a tutti!
Niki_

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Capitolo 2
*** Dalle 23.50 del 16 luglio alle 15.37 del 17 luglio ***


24 ore molto movimentate - dalle 23.50 del 16 luglio alle 15.37 del 17 luglio
A SoVa, sperando che possa farti sorridere

Come neve al sole
Bagno della casa di Selphie Tilmett, ore 23.50 del 16 luglio
“Ho vinto, di nuovo”, Riku sorride dopo avermi appena stracciato all’ennesima partita di Seven Up*.
“Puro culo”, biascico osservandolo trucemente.
“Devo essere particolarmente fortunato se sono cinque mani che vinco di ‘puro culo’, come dici tu”, si riprende le carte e rincomincia a mescolarle.
“Basta, mi sono scocciato!”, metto il muso come un bambino, con il labbruccio di fuori, e incrocio le braccia. Maledetto albino: vuole essere sempre più bravo di me in tutto, ma proprio tutto, mai che mi lasci la gloria di averlo battuto in qualcosa.
Ma non sarebbe Riku altrimenti.
Altra risata. Wow, l’ho fatto ridere per ben due volte nel corso di tre ore: un nuovo record mondiale.
Tre ore bloccati in bagno… Dio solo sa quant’ero contento quando aveva tirato fuori un mazzo di carte che era riuscito a portarsi via di casa (anche se non voglio neanche lontanamente sapere come ci sia riuscito nonostante gli scrupolosi controlli di sua madre…)! Così avevamo passato il resto del sabato sera a giocare come due ottantenni mentre le ragazze erano di fuori a ballare.
Tranquille e ridenti si muovevano molleggiando per il prato con un bicchiere pieno in una mano cercando di non rovesciarne il contenuto altamente alcoolico.
“Riku!”, mi ero sporto dalla minuscola finestrella del bagno (che fra l’altro è anche al secondo piano) “Si stanno ubriacando”, gli avevo indicato Selphie che aveva un’andatura zigzagante.
“Porca miseria! Quelle bevono e noi siamo qua come i pensionati?”, era corso alla porta e ci aveva sbattuto disperatamente i pugni contro “Fateci uscire di qui!”.
“Con questa musica a palla non credo che ci sentano”, mi ero seduto sul tappetino peloso sconsolato seguito poi dall’albino che aveva sfoderato, come per magia, il mazzo di carte.
Bel sabato sera, eh? Invidiabile proprio! Non so se preferisco questo genere di serata o una lotta all’ultimo sangue con Xehanort prima, Xemnas poi, e infine tutti e due insieme… La seconda! Sì, senz'ombra di dubbio è la migliore.
“Oh, Soruccio, ti sei arrabbiato?”, ghigna divertito mettendole via.
“No! È che…”, sospiro “Se penso che potrei essere sulla spiaggia a guardare le stelle mi viene una gran rabbia”, mi stendo come se fossi davvero all’aperto fissando il soffitto.
“Già…”, mi imita “E invece siamo in un bagno due metri per due finché le ragazze non si ricorderanno di noi”.
“Domani mattina?”, chiudo gli occhi sbadigliando.
“Se siamo fortunati”, contagio anche lui.

Delle risate fuori dalla porta mi fanno spalancare gli occhi. Accidenti, devo essermi addormentato!
Sbadiglio passandomi una mano sul viso, ma non accenno neanche lontanamente a tirare su la testa perché sto davvero comodo… In effetti è un po’ troppo comodo e caldo per essere steso su un tappetino peloso di terza mano. Giro leggermente il viso e vedo il bianco latteo della pelle del collo di Riku e capisco che, durante il mio breve sonnellino, dovevo aver appoggiato la testa sulla sua spalla, come se fosse un cuscino, e lui, di riflesso, il suo capo sul mio.
“Ehi, ma è occupato…”, le ragazze fuori abbassano bruscamente la maniglia facendomi scattare come una molla.
Ci sono venuti a salvare!
“Riku, sveglia!”, picchietto il suo petto, ma lui ignora il mio tocco e si gira sul fianco mettendosi addirittura a russare!
“Chi c’è là dentro?”, aspettate, ma questa voce… è quella di Kairi! Dio benedica quell’angelo dai capelli rossi!
“Kairi!”, urlo sbattendo i pugni sul legno dell’uscio.
“So’? Che fai lì?”.
“Io e Riku siamo rimasti chiusi dentro!”.
“E la chiave?”.
“Ehm… persa”.
“Persa? Ma come?”.
“Senti, Kairi, ne parliamo dopo, ora vai a chiamare Selphie che sono tre ore che siamo qui!”, sbatto altre due volte i pugni contro la porta per sottolineare la mia disperazione mentre la mia voce sale di parecchie ottave.
“Capito, capito! Vado…”, sento i suoi passi rimbombare per le scale mentre grida (con effetti immediati su tutti i vetri del vicinato) il nome della festeggiata.

Mi fiondo fra le sue braccia appena Selphie riesce, dopo aver passato dieci minuti a trovare fra le diecimila copie delle chiavi di tutta la casa quella giusta, ad aprire la porta. “Oddio, è stato tremendo!”, piagnucolo.
“Dai, So’, rilassati”, mi accarezza i capelli “È tutto passato”.
“E a me le coccole non le fai?”, Riku esce sbadigliando e le sorride.
“Ci sono altre cento ragazze che te le vorrebbero fare le coccole, Riku”, borbotto dandogli le spalle “Kairi me la sono presa io”.
Lei, invece di appoggiarmi, smette di tormentare la mia capigliatura e stende le mani verso l’albino. “Abbraccio di gruppo?”.
Ecco, ora so cosa prova la farcitura di un sandwich: da una parte, il corpo di Kairi preme contro il mio torace, con le braccia sopra le mie spalle che si vanno ad ancorare saldamente al collo di Riku; dall’altra quest’ultimo fa aderire perfettamente il petto sulla mia schiena appoggiando il capo sulla mia spalla mentre stringe i fianchi di Kairi insieme ai miei. Insomma, per farvela breve, sto soffocando.
“Ragazzi, non vorrei rovinare il momento…”, sussurro senza fiato, ma mi interrompo perché per rispondermi Riku mi soffia sulla guancia. Maledetto, sfrutta sempre il mio punto debole!
“Stai rovinando il momento, Sora”, mi dice soave.
“Tenete più al momento o a me?”, domando.
I due rispondono contemporaneamente, ma in due modi differenti: “A te”, la ragazza, “Al momento”, l’altro.
“Riku!”, sorride bonaria lei staccandosi dall’abbraccio e mettendosi le mani sui fianchi.
“Eddai, Kairi!”, ricambia il sorriso stringendo più forte i miei fianchi e facendo affondare così i suoi pugni nel mio stomaco.
Ho un conato di vomito, ma lui, imperterrito, mi tiene stretto e continua rialzando la testa dalla mia spalla: “Perché non mi dai ragionAHIA!”, ma mi lascia andare perché gli do una gomitata sul naso che gli fa uscire un po’ di sangue.

“Scusa!”, mi affretto a nascondermi dietro Kairi per evitare le immediate ripercussioni del mio gesto “Non era mia intenzione, ma mi stavi facendo molto male”, mi porto una mano dietro la testa e una sulla pancia “Mi avete per caso lasciato qualcosa da mangiare? Ho una fame…”, cerco di sviare il discorso rivolgendomi alla padrona di casa.
“Ogni tanto dici qualcosa di intelligente, Sora. Mi sorprendi”, Riku sembra (stranamente) essere passato oltre, si tappa il naso e inclina la testa all’indietro per fermare il sangue. Di sicuro è un bluff per farmi abbassare la guardia e colpirmi quando meno me l’aspetto…
“Beh, abbiamo mangiato tutto, ma c’è rimasto un pezzo di pizza al rosmarino in cucina…”, dice Selphie pensandoci su.
Io e Riku ci guardiamo per un lungo istante per poi scattare, contemporaneamente, per andare a prendere l’ultimo alimento dentro questa casa.

Salotto, ore 00.29 del 17 luglio
Divoro soddisfatto la mia metà di pizza facendo tacere lo stomaco. Durante il percorso bagno-cucina, io e Riku avevamo fatto di tutto per ostacolarci, sia con spintoni (lui), sia saltando al collo dell’altro stile scimmietta (io), ma alla fine eravamo arrivati nello stesso momento sul cibo e così, da persone civili, ce lo siamo diviso in due parti uguali.
“Bene, fanciulle e fanciulli”, Selphie, ondeggiando a destra e a sinistra, evita di cadere solo grazie al supporto di due ragazze ed entra nel salotto con una bottiglia di vetro trasparente che salta subito all'occhio per il disegno, seppur stilizzato, del frutto di Papou sul collo “Divertiamoci un po’ ”.
Ci fa sedere in cerchio sull'enorme tappeto persiano al centro della stanza e, a turno, ognuno fa girare la bottiglia per scegliere il malcapitato che dovrà fare la penitenza.
Dopo un po’ le ragazze iniziano a stancarsi e così si passa al classico baciare. “Una regola però”, la festeggiata deve urlare per sovrastare le risatine delle invitate che sperano di farsi baciare da lui “Tutti baciano tutti”.
Riku acconsente con una scrollata di spalle, nonostante l’idea della bottiglia non gli vada molto a genio, e anch’io: le probabilità che su diciannove ragazze dovessi beccare l’unico ragazzo oltre a me erano pressoché pari allo zero.
Ma ormai dovrei saperlo che sono una calamita per la sfortuna e così eccoci tornati al punto di partenza di questa storia.
Devo baciare Riku, devo dare il mio primo bacio al mio migliore amico… Che schifoso scherzo del destino! Non voglio ridurmi come Roxas con Axel! (- Ehi!-, si lamenta il mio Nessuno diventando rosso)
“Sora, so che ti fa schifo - e lo fa anche a me, te l’assicuro - ma abbiamo accettato quella stupida regola”, sospira l’albino inchiodandomi con i suoi occhi “Perciò vieni qui e facciamola finita”.
Il mormorio di disappunto delle ochette si fa via via più forte quando, riuscendo a ritrovare la sensibilità alle gambe (questo succede casualmente quando Riku distoglie lo sguardo da me), incomincio a gattonare lentamente verso di lui.
Ma ci fa apposta? Perché striscia così lentamente? È maledettamente sexy… NO, Riku, concentrati, non lasciare cadere la maschera di indifferenza.
Ma ci fa apposta? Quel maledetto albino ha divaricato leggermente le gambe come per invitarmi a entrare in mezzo ad esse per baciarlo meglio… NO, Sora, concentrati, non lasciare cadere la maschera di indifferenza.
Tuttavia devo assecondare il suo desiderio perché non vuole aiutarmi sporgendo il busto verso di me, così sono costretto a puntellare le mani sulle sue ginocchia e a protendermi verso di lui fino a far toccare i nostri nasi.
Avanti, Sora, ci sei quasi, mi ripeto cercando di farmi forza e avanzo di un altro millimetro, ma faccio l’enorme e stupidissimo errore di guardare i suoi occhi che stanno brillando come due stelle. Ok, i prodotti chimici nel bagno di Selphie mi devono aver dato alla testa…
“Sora…”, mormora lui con la sua, ormai consueta, voce da attore porno.
“Non… Non rendermi… La cosa più difficile… Riku”, mi lamento con il respiro accelerato a un millimetro dalle sue belle labbra rosee. Belle? Oddio, Sora, ritorna in te! Non lasciare che Roxas prenda il sopravvento!
Riku sospira rassegnato, un sospiro caldo che mi entra nella bocca portando con sé il sapore della sua, ed è proprio lui a fare l’ultimo passo e posarle sulle mie spazientito dal mio indugiare.
I tre quarti del mio cervello stanno esultando (i maledetti giornaletti yaoi di Kairi hanno intaccato un’altra parte sana della mia mente) sostenuti dai brividi di piacere che sento risalirmi lungo la schiena, ma mi aggrappo disperatamente all’unico quarto schifato e mi stacco dopo un lunghissimo, o brevissimo secondo la maggioranza dei miei neuroni, istante.
Parte un applauso scrosciane seguito anche da qualche fischio di approvazione, ma io
ritorno al mio posto senza né fiatare né guardarlo in faccia, con la testa che mi gira più di una trottola, e, mentre nessuno mi presta attenzione, mi passo la lingua sulle labbra in cerca di quel sapore che sa tanto di proibito.

“I-io devo andare”, dico all’improvviso quindici minuti dopo la scenetta da fumetto yaoi.
“Di già?”, si lamenta Selphie con il broncio.
“Eh sì", le sorrido e l’abbraccio “Sono proprio stanco, scusami. Beh, ci vediamo lunedì a scuola”.
“D’accordo… Ehi, So’!”, mi richiama “Dopo mi passi chimica? Non so dove mettere le mani!”.
“Va bene”, chimica è la mia materia preferita, l’unica dove riesca ad avere un bel voto molto al di sopra della sufficienza “Non c’è problema”.
“Grazie, sei un angelo”, mi abbraccia nuovamente felice come una pasqua.
“Ehi, Sora, aspettami!”, Riku riesce a scollarsi di dosso una biondina e mi corre incontro “Vengo con te!”.
“E perché mai?”, domando mentre Selphie rientra in casa con l'aria di chi la sa lunga.
“Perché non si abbandonano gli amici nel momento di difficoltà”, mi fa serio.
“Io non sono tuo amico, io sono un uomo morto che cammina”, gli ricordo “A meno che tu non rinunci alla tua idea di vendetta: in quel caso ti ospiterei volentieri a dormire da me altrimenti…”, accenno con la testa alla biondina che non è molto soddisfatta del suo bidone ed è pronta a ripartire all'attacco appena l'albino avesse rimesso piede nel salotto.
“Ok, ok, ok, genio del male!”, si porta la mano destra sul cuore “Giuro di non ammazzarti come meriteresti e di rinunciare a ogni piano vendicativo che ho elaborato in queste ultime ore. Adesso posso venire da te?”.
“Ma certo!”, sorrido e ci avviamo verso casa mia.
- Bravo, invitalo a dormire da te... O con te...
- Cuciti la bocca, Roxas.

Casa di Sora Yoake, ore 01.35 del 17 luglio
“Ancora sveglio?”, guardo Riku, che ha preso un bicchiere dalla mensola e si sta versando un po’ d’acqua, stropicciandomi l’occhio sinistro.
“Ho detto che sarei venuto da te, non che mi sarei ficcato sotto le coperte subito”, mi guarda prima di buttare giù tutto d’un fiato il liquido.
Sbadiglio sonoramente. “Me ne versi anche a me un po’, per favore? Ho una gran sete…”.
“Grazie”, afferro il bicchiere che mi porge e mi metto a sorseggiare lentamente. Ovviamente il cervello (anche se l’opzione “Roxas” non è da scartare) mi ripropone la sequenza del bacio con Riku facendomi cadere lo sguardo sull’albino: dato che le mie maglie non gli entrano è rimasto a torso nudo solo con i jeans, ma annunciandomi che se li leverà per andare a dormire in modo da stare più comodo.
“Era il tuo primo bacio, vero?”, mi chiede lui facendomi sputare una parte dell’acqua che avevo in bocca, non tutta, però, perché l’altra va dritta nei polmoni dato che avevo aperto la bocca per riprendere fiato.
Mi sento morire mentre provo a respirare e avverto che qualcosa mi blocca la gola.
Inizio a tossire forte inginocchiandomi per terra mentre l’albino, inconsapevole del casino che ha combinato, scoppia di nuovo a ridere. Il suo migliore amico sta morendo davanti ai suoi occhi e lui ride?
Riesco, per fortuna, a trovare abbastanza ossigeno per formulare tre parole “Riku… Non… Respiro” e il sorriso muore sulla sua bocca.
“So’!”, si catapulta vicino a me e mi dà una pacca sulla schiena così forte che, oltre a sputare l’acqua residua, mi fa vomitare anche l’anima.
Rimango un attimo senza fiato, poi provo a respirare e, notando con enorme sollievo che la trachea è libera, ne prendo uno enorme con la bocca. Quanto diamo per scontata l’aria? Tanto, tantissimo, eppure è uno degli elementi fondamentali per la vit… “Tutto bene?”, Riku ancora preoccupato si china fino a che i nostri visi non sono alla stessa altezza interrompendo, così, il mio momento filosofico “Non ti devo fare la respirazione bocca a bocca, vero?”, sorride maligno.
Rimango a bocca aperta per la sua affermazione, ma raccolgo la sfida. D’accordo, mi dico Giochiamo a modo tuo!
“Parli tanto, ma si vede che quel bacio ti è piaciuto molto visto che mi chiedi addirittura il bis”, gli scocco un sorrisetto beffardo e le mie parole sorbiscono l’effetto che desideravo dato che l’albino rimane allibito.
“Io…”, guarda un secondo per terra studiando attentamente il motivo geometrico delle mattonelle della cucina, ma poi rialza lo sguardo deciso “Piuttosto preferisco baciare Xehanort!”.
Qualcuno deve aver rotto la finestra della sala perché avverto il rumore di un vetro rotto che cade in mille pezzi.
L’azione combinata di manga yaoi e Roxas mi ha letteralmente mandato in tilt il cervello se sto davvero pensando di avere una cotta per il mio migliore amico.
- Io non c’entro!-, si giustifica subito lui mentre sfoglia una rivista come se fosse dal parrucchiere.
- E invece sì! Come mai mi sono preso una cotta per il mio migliore amico all’improvviso?
- E chi ti dice che non l’hai sempre avuta?-, si umetta l’indice e gira pagina.
Rimango spiazzato. Da sempre? Oh, andiamo, non siamo ridicoli! L’ho inseguito per tutti i mondi, è vero, ma solo perché ero preoccupato per la sua incolumità…
- Appunto-, riprende il mio Nessuno, deciso ad avere ragione in questa discussione.
- No, dai, Roxas, non scherzare!
- Senti, Sora-, chiude la rivista e mi pianta gli occhi cobalto, gemelli dei miei, in faccia - Se tu non sei cotto a puntino per il tuo amichetto io sono la fata turchina! E poi è genetico-, riprende il giornaletto da dove l'aveva lasciato - Mettila in questo modo: se io sono te, Axel era il mio Riku.
- Non fare il sibillino, Ro’!-, mi lamento dopo essermi perso al “se io sono te”.
- Ok, tontolomeo, te lo spiego meglio: tu sai che a me piaceva Axel, vero?
- Ovvio: appena ci siamo riuniti mi hai bombardato con ricordi da bollino rosso dei vostri incontri…
- Bene: Axel è per me quello che Riku è per te.
- Ah.
- Insomma, sei innamorato, punto e a capo! Ora se vuoi scusarmi…-, sorride e sparisce.
Mi accorgo di aver chiuso gli occhi mentre litigavo con il mio Nessuno così li riapro ritrovandomi Riku molto più vicino di dove l’avevo lasciato. “Ci… Ci sei rimasto male, So’?”, mi sussurra e il suo respiro mi entra nella bocca dischiusa facendomi arrossire leggermente.
“Io? No, figurati! Perché dovrei?”, distolgo lo sguardo e faccio per rialzarmi tossicchiando ancora un po’ per le ultime gocce d’acqua rimaste nei polmoni.
“Beh, non hai detto niente per tre minuti!”, mi fa notare indicandomi l’orologio.
“Ah”, metto il bicchiere nel lavandino e lo sciacquo con attenzione studiandone la forma come se non lo conoscessi.
“Sora, io…”, mi sta compatendo. Oddio, ma come mi sto riducendo? Tira fuori gli attributi Sora Yoake, dannazione!
“Senti, Riku, quello che è accaduto alla festa non vale niente, chiaro?”, giro leggermente la testa per fargli vedere solo un occhio e metà sorriso.
“Cristallino”, sogghigna.
“Bene, ora vado a dormire”, sbadiglio “Vedi di non fare tardi”.
“Ehi, Sora”, mi chiama. Vuole soffiarmi in faccia di nuovo, me lo sento, ma non cadrò due volte nello stesso trucchetto!
Sorrido. “Eh no! Non ci casco mica stavol…”, ma mi blocco perché qualcosa mi tappa la bocca.
Ci metto due secondi a capire quello che sta accadendo: Riku mi ha afferrato per le spalle e mi ha girato a forza per poi fiondarsi a baciarmi. Riku mi sta baciando. Riku. Baciando.
Per tutti i portachiavi dell’universo!
La sua mano destra risale le spalle ed il collo, andando ad accarezzare il mio viso accaldato con dolcezza, quasi temesse di rompermi, mentre la sinistra mi afferra per la vita costringendomi ad avvicinare di più il mio corpo al suo.
“Dimmi, Sora”, si mette a mordicchiarmi il labbro inferiore con aria da predatore riuscendo così a strapparmi dei piccoli gemiti da infoiato “Te lo immaginavi così il primo bacio?”.
Con un ultimo morso riesce a farmi sanguinare. “Ora siamo pari”, lo sento sorridere.
“Riku, io…”, non riesco a dire nient’altro perché è sceso sul collo posandovi dei baci leggeri che mi fanno andare a fuoco. Mi aggrappo ai suoi capelli argentati attirandolo di più verso di me.
“Allora?”, insiste con la bocca premuta sotto il mento.
Basta, non lo sopporto più, mi sta facendo impazzire!
Gli tiro alcune ciocche in modo da staccarsi da lì e lo bacio socchiudendo la bocca e lasciando che la mia lingua percorra quelle labbra che sanno di un tabù inviolabile, ma appunto perché proibite dai normali schemi sono dolcissime.
Riku mi imita e approfondiamo il bacio. Lo stringo forte, accarezzandogli i capelli liscissimi e lunghi, mentre esploro con la lingua ogni piccolo anfratto della sua bocca. Non ci sono i canini da vampiro che mi ero sempre immaginato, che strano…
Il rumore di ghiaia sul vialetto mi distrae e Roxas riappare magicamente in un angolino della mia testa (che Nessuno adorabile: si è ritirato lasciandomi un minimo di privacy!) portandomi queste parole: - Papà, turno di notte.
Mi stacco ansante da Riku e mi poso l’indice sulle labbra. Lui è contrariato, ma annuisce e ci avviamo di corsa su per le scale mentre di sotto la porta d’ingresso si apre cigolando.
Entriamo in camera mia chiudendo la porta a chiave. “Sei ancora sicuro di voler dormire?”, sogghigna lui rincominciando a baciarmi a stampo.
Lo prendo per le spalle e lo allontano un secondo. “Riku?”, mi trema leggermente la voce.
“Che c’è Sora?”, si rabbuia preoccupato.
“Non mi stai prendendo in giro, vero?”, divento più rosso di quanto non sia già.
Mi guarda con un sorriso rassicurante. “Potrei, secondo te?”.
“Potresti benissimo”, gli faccio una linguaccia per spezzare la tensione che si è accumulata dalla mia ultima domanda.
Lui alza gli occhi al cielo con un sospiro. “Dammi la forza di non ucciderlo”, prega.
Metto il broncio di nuovo e mi siedo a gambe incrociate sul letto. “Ti odio”, borbotto lasciando che la parte infantile del mio subconscio parli al posto mio.
"Amore e odio sono divisi da un confine sottilissimo, lo sai?”, mi sorride serafico inginocchiandosi davanti a me.
“E tu?”.
“Io cosa?”, fa finta di non capire con un sorrisetto divertito dipinto in volto.
“Dai, Riku!”, mi lamento.
“Lo stesso”.
“Co-come?”.
“Provo lo stesso sentimento per te”.
Preso dalla gioia, gli butto le braccia al collo e lo bacio nuovamente con tanto trasporto da farlo cadere all'indietro con me sopra. “Ma cosa hai capito? Anche io ti odio!”, ride appena mi stacco.
“RIKU!”.

Spiaggia delle Destiny’s Islands, ore 15.37 del 17 luglio
“Quindi la legge di Graham…”, cerco di ripetere con il libro aperto sulle ginocchia, ma mi fermo perché Riku si è appoggiato sulla mia spalla con il naso premuto contro il collo.
“Continua, ti stavo ascoltando”, sogghigna avvertendo il mio tremore al tocco.
Questa abitudine a sfruttare i miei punti deboli non la perderà mai! Dato che ormai non riesce più a soffiarmi in faccia senza poi mettersi a baciarmi, ha trovato subito il rimedio adatto: il contatto fisico.
L’infame l’aveva testato questa mattina a colazione: mi ero svegliato presto così ero sceso a fare colazione con i miei genitori che erano già riuniti a tavola.
“Chi c’era stanotte con te in cucina, Sora?”, mi aveva domandato papà mentre mi stavo imburrando una fetta di pane che per poco non mi cadde per terra per lo spavento.
“Riku, perché?”, avevo fatto l’indifferente sperando che la sfortuna mi avesse lasciato ventiquattro ore di tregua.
“Non Kairi?”, sì, papà, hanno proprio la stessa stazza, guarda! “Mi sembrava che vi stesse baciando…”.
Mi ero immobilizzato completamente alla sua allusione e avevo sbattuto le palpebre un paio di volte, come se avesse detto una grandissima cavolata. “Sai, pa’?”, avevo ripreso a farcire il mio panino non staccando gli occhi dal mio lavoro “Dovresti portare la mascherina quando usi agenti chimici in ospedale: almeno così non ti vengono le allucinazioni…”.
Mia madre era scoppiata a ridere per la battuta che avevo fatto. “Oh, andiamo! D’accordo che Sora e Riku si conoscono fin dalla culla, ma non credo che arrivino fino a quel punto!”, aveva scosso la testa non immaginando neanche lontanamente che ci siamo arrivati per davvero.
“Buongiorno, signori Yoake”, la voce roca di Riku che si sedeva accanto a me mi aveva fatto voltare sorridendo in modo ebete “Buongiorno anche a te, Sora”.
“Ben svegliato pigrone”, mi ero obbligato a cancellare il sorriso per non destare sospetti mentre Roxas, sempre in un cantuccio della mia zucca, mi dava dell’idiota.
- Senti, gelosone, vai a farti un giro invece di continuare a segarti pensando ad Axel, ok?-, gli avevo imposto sghignazzando e lui era sparito con un’aria (fintamente) shoccata.
“Perché ridi, Sora?”, mio padre mi aveva guardato non capendo il motivo delle mie risate.
“Eh? Oh, niente: ripenso solo a quello che è accaduto alla festa…”, avevo detto su due piedi.
“Siamo rimasti chiusi in bagno per tre ore”, aveva spiegato Riku con un sorrisetto divertito.
Mi ero irrigidito sentendo qualcosa che mi sfiorava la coscia nuda (in quel momento stavo indossando un vecchio paio di pantaloncini da calcio che mi stanno un po' piccoli...) sotto al tavolo. Stupito guardai di sottecchi l’albino che non aveva ancora smesso di sorridere, mentre la mano, la sua mano, iniziava a risalire.
Oddio, ma è un maniaco?
- È il tuo maniaco-, mi aveva sottolineato Roxas riapparendo all’improvviso - Devo ammettere che neanche Axel era così diretto…
- Ma tu non dovevi farti un giro?
- Più tardi, magari: questa scena è troppo divertente per perdermela!
“NO, Riku, siamo rimasti in bagno per tre ore e un quarto”, avevo sottolineato per bene la negazione in modo che capisse a cosa mi riferivo, ma per sicurezza gli avevo bloccato la mano accavallando le gambe facendolo rimanere così incastrato fra le mie cosce.
“Ok, d’accordo. Hai ragione tu”, con lentezza l’aveva tolta senza suscitare nessun sospetto nei miei e l’aveva poggiata sopra al tavolo per afferrare una scatola di biscotti e prenderne una manciata.
“Hai caldo, So’?”, mia madre osservava il mio viso rosso fuoco, diventato così da quando Riku mi aveva solo sfiorato.
“Beh, mamma, sono trentadue gradi all’ombra alle dieci di mattino”, mi ero giustificato e mi ero messo a bere la mia tazza di latte per nascondere la faccia.
“In effetti oggi fa molto caldo”, saggiamente Riku mi aveva dato man forte “Chiamiamo Kairi e andiamo in spiaggia?”.
“Mi pare una buona idea”, misi la tazza nel lavandino. Perché voleva chiamare anche lei? Speravo potessimo restare da soli come una vera coppi… Santo cielo, non riuscivo neanche a pensarlo! (a queste riflessioni Roxas aveva iniziato a rotolarsi per terra dalle risate borbottando frasi senza senso sulla mia stupidità e cose simili)
Ero salito in camera mia di corsa, seguito da Riku che si doveva cambiare (o meglio, rivestire), e avevo preso la cornetta iniziando a digitare il numero di casa della rossa.
“Ma che diamine stai facendo?”, l’albino mi aveva sfilato il ricevitore dalle mani e aveva riattaccato.
“Sto chiamando Kairi…”, avevo spiegato perplesso.
Lui mi aveva guardato come se fossi un decerebrato ed era poi scoppiato a ridere. “Oddio, Sora, d’accordo che sono il primo, ma pensavo ci arrivassi!”.
“Arrivassi dove, scusa?”, ero arrossito di colpo per la brutta figura appena fatta, ma non riuscivo ancora a capire.
“Kairi è solo una scusa”, mi aveva sorriso malizioso.

Ma l’ho detto, la sfiga mi perseguita sempre così appena avevamo messo piede sulla spiaggia (dopo essere passati velocemente a casa di Riku per recuperare il suo costume), la rossa ci aveva notati e ci era corsa incontro. “Ragazzi! Che ci fate qui?”, aveva sorriso angelicamente sistemandosi meglio la bassa coda di cavallo.
“Secondo te?”, l’albino aveva inarcato un sopracciglio accennando con la testa al mare liscio come l’olio.
“Wow, Riku, sei addirittura più scorbutico del solito!”, aveva incrociato le braccia per poi posare lo sguardo su di me “Sono contenta si ritrovarti vivo, So’ ”.
“Anche io”, mi ero portato le mani dietro la testa con un grosso sorriso a trentadue denti.
Le sue labbra avevano iniziato a tremare e poi si erano aperte in una fragorosa risata. “Scusa, So’, è che…”, continuava a ridere piegata in due “Non riesco a fare a meno di pensare alla scena di ieri notte”.
Ero arrossito vistosamente e avevo guardato smarrito Riku. “Glielo dico?”, avevo sussurrato pianissimo mentre lei non ci guardava. Lui aveva fatto cenno di aspettare e si era rivolto a Kairi. “In effetti è qualcosa da dimenticare…”, si era passato la mano sulla bocca come se il ricordo gli facesse davvero schifo.
“G-già”, come attore faccio davvero pena, neanche un bambino ci cascherebbe!
Kairi, maligna, voleva rigirare il dito nella piaga. “E pensare che per quello scherzetto della festa non vuole più essere tuo amico”, mi aveva guardato con dolcezza scuotendo il capo.
Riku aveva sogghignato. “Infatti non siamo più amici”, e mi aveva attirato in un bacio. Avevo spalancato gli occhi stupefatto e osservato Kairi che sbatteva più volte le palpebre come se non credesse alla scena che aveva di fronte.
“Siamo qualcosa di più”, aveva sorriso soddisfatto l’albino staccandosi da me.
Mezza spiaggia ci guardava a bocca spalancata facendomi diventare viola come il costume della mia migliore amica. “Cioè, aspetta: tu… e lui? Voi vi…”, la rossa non riusciva a formulare una frase completa per la sorpresa.
“Se intendi ‘voi vi amate?’ allora la risposta è sì”, aveva affermato candidamente.
Eravamo rimasti in silenzio per circa tre secondi prima che lei esplodesse (nel frattempo io mi ero già preparato tappandomi le orecchie) in un grido che aveva fatto girare anche l’altra metà dei bagnanti “COSA? E NON MI DITE NIENTE, DANNAZIONE?”.
“Diciamo che è stata una scoperta… recente”, Riku si era messo a guardare male uno a uno le persone che ci fissavano come dei fenomeni da circo che subito tornavano a farsi gli affaracci loro appena venivano perforati dagli occhi di ghiaccio dell’albino.
“Che mi è quasi costata la vita”, avevo borbottato ricordando l’incidente del bicchiere.
“Non pensavo baciassi così male, Riku”, si era messa a sghignazzare lei interpretando erroneamente le mie parole.
“No! È che…”, mi ero precipitato a difenderlo diventando ancor più rosso, in una tonalità che Kairi avrebbe definito da quel momento in poi ‘rosso Sora’.
“Dai, Sora, siamo amici da undici anni! A me puoi dirle certe cose!”, mi aveva preso da parte trascinandomi lontano da Riku che era rimasto immobile come una statua per poi iniziare a spogliarsi per rimanere in costume.
“In realtà Kairi, io…”, avevo iniziato a spiegare, ma gli occhi della mia amica mi bloccarono: avevano assunto una non rassicurante tonalità di blu oltremare tendente al violetto mai vista prima d’ora.
“Sora”, li aveva chiusi aggrottando le sopracciglia “Da quanto?”.
“Ehm… Da quanto cosa?”.
“Gay, Sora, gay”, pronunciava piano queste tre parole per farmele assorbire meglio. Come suonavano male nella sua bocca!
“Roxas dice da sempre, ma non ne sono così sicuro”, avevo sparato, a mo' di giustificazione, la prima cosa che mi era passata per la mente.
“Roxas? Che c’entra Roxas?”.
“A te Naminé non rompe le scatole? Che fortuna pazzesca!”, mi ero lamentato dandomi un pugnetto in testa “Ehi, Ro’, hai sentito? Segui l’esempio della tua amica!”.
- Neanche se mi fai la doccia con l’acido fluoridico…
- Fluoridrico-, lo correggo sfoderando le mie conoscenze di chimica.
- Il senso è sempre quello.
Lei mi guardava perplessa. “Perché non me l’hai mai detto?”, aveva ripreso dopo un secondo di silenzio facendomi concentrare sulle sue parole invece che su quelle di quel pazzo del mio Nessuno.
“Perché, cambia qualcosa?”, avevo chiesto senza pensarci.
“No! È che…”, si era blocca imbarazzata.
“Kairi, anche se a… a-amo Riku”, balbettavo imbarazzato non riuscendo a pronunciare ancora bene il verbo che con la ‘a’ che fa rima con ‘baciare’ “Cosa dovrebbe cambiare fra noi?”.
“Cavolo è che mi imbarazza!”, toccava a lei arrossire “L’ho sempre saputo che Riku aveva una cotta per te, ma…”
“E perché non me l’hai detto?”.
"Perché pensavo che te ne fossi accorto! Andiamo era evidentissimo!", aveva sottolineato bene l'ultima parola facendomi passare per un decerebrato.
"Io non mi sono mai accorto di nulla...", ci avevo pensato su. In effetti negli ultimi tempi Riku sorrideva di più, ma pensavo perché sarebbe passato con la sospiratissima media del 9.5 che gli avrebbe consentito di fare uno stage in una prestigiosa azienda delle Islands.
"Alla faccia del migliore amico: hai gli occhi foderati di prosciutto, allora!", mi picchiettava il naso con l'indice "Quando lo guardi si scioglie come neve al sole!".
Neve e sole. Oh, be', se non altro la metafora rende bene me e l'albino: lui glaciale (all'apparenza) e io fin troppo solare.
Un piccolo raggo di sole era riuscito a sciogliere un grande blocco di ghiaccio.
"Oh, andiamo! Non esagerare", le avevo fermato il dito con la mia mano "Riku non è così sdolcinato!".
"Non così tanto, ma comunque ha un atteggiamento diverso quand'è con te: sembra un po' più cortese...".
"Guarda, Kairi, che ti sento!", sogghignava l'albino ricordandole che il suo 'parlare normale' equivale a un 'parlare urlando' per noi comuni mortali.
"Un'ultima cosa e poi vado ad affogarlo...", si era avvicinata con aria da cospiratrice riducendo la voce ad un sussurro.
"Dimmi", mi ero sporto verso di lei.
"Non è che mi chiederai in prestito i vestiti, vero?".
Neanche le avevo risposto: mi ero semplicemente limitato a sollevarla di peso, non sono così gracilino in fondo, e a scaraventarla in acqua con poca grazia.

"Non ricordavo che la legge di Graham dicesse 'Kairi'...", Riku mi riporta con i piedi per terra. Sicuramente avevo maledetto Kairi per avermi fatto quella domanda così idiota. Certe volte dubito dell'esistenza dei suoi neuroni...
"Non direi proprio....", inclino la testa in avanti, assorto nel libro di chimica, facendo scivolare il volto dell'albino dalla mia spalla alla schiena "Mmm, no. Infatti dice che la diffusione di un gas è inversamente proporzionale alla massa", lo chiudo con un tonfo secco.
"Hai finito, studente modello?", si mette a sedere stiracchiando le gambe e le braccia.
"In realtà no, ma qui non riesco a studiare: ci sono troppe distrazioni", prendo una palla che mi è arrivata vicino al piede e la lancio a un bambino che sta giocando a calcetto con i suoi amici.
"Andiamo in un luogo più appartato, allora", sorride.
"Anche tu sei una distrazione", infilo il libro di chimica nella borsa e mi metto la maglietta.
"Non dirai sul serio?", inarca un sopracciglio come se non credesse alle sue orecchie.
"Invece sì: quell'adorabile vecchietta mi interroga domani e se voglio il mio nove devo andare bene, perciò a stasera".
"D'accordo"
, sospira rassegnato
"Ti passo a prendere alle nove, ok?".
"Non facciamo tardi, vero?".
"No, secchioncello, alle undici siamo di nuovo a casa", mi prende per il polso e mi dà un leggero bacio sulle labbra per impedirmi di parlare.
"A-a dopo", balbetto staccandomi e mi avvio scalzo verso casa.
Aprendo il cancelletto, la tracolla dello zaino mi rimane (come al solito) impigliata nello spigolo e, tirandola, l'interno della borsa produce uno strano ting. Sono più che sicuro che non ho messo oggetti di vetro quando l'ho preparata così la apro e guardo dentro: oltre alle mie cose c'è una bottiglia di vetro che mi è estranea.
La prendo fra le mani e la studio: è trasparente e con un disegno stilizzato di un frutto di Papou sul collo. Non ci sono dubbi, è proprio la stessa bottiglia che stringeva Selphie nel suo salotto quindici ore fa!
"Che bella bottiglia, Sora, dove l'hai trovata?", mia madre si affaccia dalla finestra della cucina sorridendomi.
"Me l'ha data Riku", ricambio con uno a trentadue denti. Chi altro avrebbe potuto infilarla nella tracolla magari distraendomi con un bacio?
"Quel ragazzo ha sempre pensieri carini per te".
"Dovrei ricambiare... Tu che mi consigli, ma'?".
"Qualcosa con il cuore, Sora", mi scompiglia affettuosamente i capelli, ma ritira la mano ritrovandosela piena di gel e rientra in casa maledicendo me e la mia ossessione per i capelli 'a porcospino'.
Qualcosa con il cuore... Cuore, cuore, cuore... Cuore!
Mi porto la mano sul petto ascoltando il ritmo regolare dei miei battiti.
- Puah, mi fai venire il diabete...-, si lamenta Roxas con una smorfia disgustata e la mano davanti alle labbra come se stesse per vomitare.
- Che brutta bestia l'invidia, eh Roxy?
- Ah, ah, ah, spiritoso lui. E se osi chiamarmi così un'altra volta ti rigiro le budella.
- D'accordo, se lo dici tu...
Apro la porta di casa ed entro dirigendomi subito in bagno per fare una bella doccia refrigerante.
- Il tuo diabetico regalino però può diventare più interessante se ti presenti da lui con un fiocco rosso... Solo con un fiocco rosso-, ridacchia mentre mi spoglio.
- ROXAS!

Precisazioni:
* Seven up: gioco di carte (ma credo che ci eravate arrivati da soli...)
- Il periodo in blu è un POV Riku (ma immagino che ci eravati da soli anche questa volta...)

Note dell'autrice:
Sono tornata! Un po' in ritardo, sì l'ammetto, ma ho avuto un blocco mentale che mi ha mandata nel panico più totale. 
Sinceramente spero di non avervi fatto venire il diabete con l'ultima parte, cosa che invece è accaduta a me. *sospira rassegnata immaginandosi la sua vita senza Nutella T______T*
Che altro dire? Beh, spero di non aver deluso le aspettative che si erano create dopo il primo capitolo: questo è quello che mi preoccupa maggiormente xD
Ringrazio di cuore chi ha letto, recensito e chi ha messo la storia fra le seguite o addirittura fra i preferiti. Grazie, grazie, grazie... (Hai la stessa fantasia di Riku NdSora) (Zitto tu e pensa al fiocco rosso... Solo al fiocco rosso ù.ù NdNiki)
Fatemi sapere cosa ne pensate.
La vostra diabetica
Niki_


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