Lulu & Shirley (extended)

di Anna Veronica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** incontro con Nina ***
Capitolo 2: *** Appeso ad una speranza ***
Capitolo 3: *** Veduta dall'aereo ***
Capitolo 4: *** Bacio ***
Capitolo 5: *** ricominciare, ma da dove? ***
Capitolo 6: *** Non arrendersi mai ***
Capitolo 7: *** Milly ***
Capitolo 8: *** Dall'Amore ***



Capitolo 1
*** incontro con Nina ***


 

Davanti a quella tazza di cioccolata calda sembrava tutto così tremendamente normale, quasi che come se quegli anni passati dall'ultima volta in cui loro due avevano fatto veramente una chiaccherata non fossero realmente passati. Nina però non era più la ragazza timida, un pò paranoica che ricordava, ora sembrava fosse... serena, si questo era l'aggettivo giusto da usare, una connotazione che in cuor suo Shirley sperava un giorno o l'altro di poter attribuire anche a se stessa.
Le due ragazze non avevano mai avuto un grande rapporto, ma quando Nina era stata informata di quella che poi avrebbe scoperto la presunta morte di Shirley si era sinceramente dispiaciuta; ma anche questo fatto non avrebbe spiegato il motivo per cui lei ogni mese portava alla tomba della ragazza dai capelli rossi un mazzo di fiori.
La causa come sempre era Lelouch, a ripensarci da quando era entrato nelle vite delle due ragazze le cose non erano più state le stesse.
Nina prima lo aveva odiato, aveva tentato di ucciderlo, ma poi era stato proprio grazie a lui che era diventata uno dei migliori ingegneri del paese. Shirley non aveva saputo fare altro invece che amarlo, nel modo silenzioso e alle volte goffo di cui solo lei era capace.
Ora erano una di fronte all'altra, entrambe con mille domande da porgersi a vicenda.
Fu Shirley a rompere il ghiaccio:
- Per chi sono quei fiori? - disse indicando il mazzo di iris viola.
- Per te.- tagliente come sempre, Nina rispose senza nemmeno alzare lo sgaurdo dalla tazza.
Le lacrime cominicarono ad affiorare negli occhi della ragazza che aveva posto la domanda, con un leggero colpo di tosse cercò di rimandarle indietro, per trovare la forza di andare avanti:
- Come mai i fiori? Oggi non è nè il mio compleanno, nè...
- vuoi dire l'anniversario della tua morte? - a quelle parole Shirley divenne rossa e cercò di nascondere il visibile imbarazzo stringendosi nelle spalle minute.
- No, non è il tuo anniversario, è che me li ha mandati Lui. Dovevo venire.-
- Lui chi? - disse d'un tratto la rossa.
- Avanti Shriley quando ti parlo di un ragazzo, mi riferisco solo ed unicamente ad una persona. -Cos'era quella sicurezza? Quella non poteva essere la stessa Nina che aveva conosciuto, era così padrona di se stessa da metterla in soggezione, quel proverbiale ottimismo che l'aveva sempre contraddistinta nei rapporti sociali ora sembrava ben poca cosa in confronto ai modi schietti della compagna che le stava parlando.
- Ora ti racconterò come sono andate le cose, tu però devi lasciarmi parlare, e per le domande aspetta che abbia finito.- Shirley annuì debolmente a quello che più che un'affermazione sembrava un ordine.
- A dire la verità nessuno credeva al tuo suicidio. Almeno nessuno di quelli come noi, che con te aveva vissuto praticamente 24h su 24. Io non posso dire di essere stata molto vicina a tua madre, penso che tu se sei qui, abbia già scoperto come sia andata, ma credimi se ti dico che gli altri hanno fatto quanto possibile era in loro potere per starle accanto.
Poi è successo... (Nina dicendo questo alzò per la prima volta lo sguardo, e fissò intensamente Shirley)... è successo che eravamo arrivati ad un punto di non ritorno. Io come ingegnere britanno avevo capito fin da subito che i miei studi non avrebbero certo aiutato a salvare il terzo mondo, ma il mio odio nei confronti di Lelouch mi avevano praticamente ridotto ad una cieca... una ragazza che credeva alle bambole, ma che giocava con il plutonio arricchito. Fu proprio Lulu, nel momento in cui avrei potuto vendicarmi di tutto, a propormi una sfida... cioè quella di lavorare per lui.-
Nina fece una pausa di qualche secondo, Shirley la guardava con occhi vacui, quell'immagine la turbò un pò ma sapeva che continuando la storia alla fine avrebbe capito:
- Credevo che mi avesse offerto un lavoro per sfida. Invece capii che aveva un estremo bisogno di ricollegarsi con quella che era stata la sua vita passata: intendo il liceo, noi. Quando veniva a vedere come procedevano le ricerche non mi interpellava mai direttamente per il lavoro, ma parlavamo sempre di come fossero i tempi della scuola. Capii ben presto che era logorato da un senso di colpa estenuante.
Circa sei mesi fa Rollo morì in una missione, liberando la sua stanza Lulu trovò una lettera d'addio, in cui confidava di essere malato gravemente e che se non fosse stata una pallottola ad ucciderlo, sarebbe morto di lì a qualche settimana. In questa lettera vi era una sola riga, che per qualcuno poteva non significare nulla, in cui c'era scritto Lei è ancora viva. Si riferiva a te, e Lulu lo capì subito. Ma non c'erano prove, nè cartelle cliniche o documenti che lo testimoniassero, inoltre eravamo in guerra e la burocrazia era un disastro.
Dopodichè si dimise, non lo vidi per circa un mese, fino a quando due mesi fa ci incontrammo e mi pregò di fargli un favore... questo.- disse indicando i fiori sul tavolino.
Shirley fece scorrere le lacrime senza paura o vergogna nei confronti della ragazza che le stava di fronte, osservò ancora una volta i fiori indicati dall'amica, fece un sospiro per evitare che la voce le tremasse e poi disse:- Come mai propio iris? -
-
Bè Lulu non ha mai specificato quale fosse il fiore che ti avrebbe regalato, io sinceramente non glielo ho mai chiesto, ma quando parlava di te faceva riferimento a mille avvenimenti, a mille sfaccettature del suo e del tuo carattere, quindi penso che non bastasse un solo fiore nel descriverti. Erro?!-
E dicendo questo Nina sorrise, un sorriso solare e pieno di comprensione, poi prese un tovaglioso e ci scritte un indirizzo, con codice postale e regione, lo fece scorrere sul tavolino fino a quando non arrivò a toccare le dita magre di Shirley. - Questo è il suo recapito, non illuderti di trovare altro, tipo cellulare o numero fisso, non li ha. Sono una delle poche persone che sa dove abita, da quando ha mollato il comando non ne ha più voluto sapere nulla, della guerra intendo. Se da quelle parti chiederai di Lelouch non sapranno dirti che è, quindi basati solo sull'indirizzo. -
Fu allora che Shriley capì che il racconto di Nina era finito, si sentiva come sull'attenti pronta a scattare con mille domande, ma appena aprì bocca l'amica la fermò con un gesto della mano e mentre si alzava disse:
- Si è vero, mi hai lascita finire, ma non credo che debba essere io a raccontarti le altre cose che volutamente ho omesso. Lui è là dove ti ho indicato, non c'è motivo perchè ti dica quello che lui potrebbe spiegarti molto meglio di persona. Avete passato una vita a rinnegare voi stessi, ed è quello che un pò abbiamo fatto tutti in quel terribile periodo che oggi qui chiamano la guerra di liberazione, ora è tempo perchè le cose cambino e per farlo devi agire tu, non ti serve il mio aiuto, non ti è mai servito.-
Detto questo abbraccio forte Shirley che fece scorrere ancora qualche lacrime sulle spalle spigolose di Nina, poi le due si salutarono.

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Capitolo 2
*** Appeso ad una speranza ***


 

-... non importa quante volte morirò...- Lelouch si svegliò di soprassalto per l'ennesima volta, ormai non ricordava nemmeno più l'ultima notte che aveva passato senza che quell'incubo lo svegliasse in preda al panico. La rivedeva sempre lì, nella scena che ormai sapeva a memoria, in quella pozza di sangue che si allargava sempre più, che arrivava a toccargli prima le ginocchia e poi i piedi.
Per un istante aveva creduto che, essendosi liberato dal Geass, si sarebbe liberato anche... si anche di Lei. Ma non era possibile; lui che più di tutti era stato famoso per la sua organizzazione maniacale e per la sua cura nei dettagli, non aveva preso in considerazione Quel dettaglio. E cioè che Shirley per quanto continuasse a ripeterselo, non era mai stata solo una semplice amica.
Lui aveva tentato in tutti i modi di salvarla... che termine strano da usare in una situazione simile. Le aveva cancellato la memoria, aveva rinnegato a lei e a se stesso la possibilità di amare imponendole il Geass, no quella non poteva essere salvezza. L'unica cosa che avrebbe meritato questo appellativo era racchiuso negli occhi verde chiaro di Shirley, che mentre moriva, non erano celati da nessuna paura.
Quello sguardo tornava ogni notte a fargli visita.
Tutto era cominciato quando si era trasferito nell'isola a qualche centinaio di chilometri dalle coste giapponesi, lì nessuno lo conosceva. In quel luogo di pescatori dalle mani ruvide e di bambini che parlavano ancora un dialetto da assomigliare ben poco alla lingua ufficiale, Britannia e Zero erano due nomi strampalati, comparsi qua e là nel giornale.
L'ondata rivoluzionaria era stata avvertita solamente attraverso quei giovani che poco prima del liceo se ne andavano per continuare gli studi in Giappone, le truppe non erano mai arrivate fino a quel remoto isolotto quasi dimenticato da Dio.
In un ambiente del genere Lelouch credeva che tutto sarebbe stato più semplice, ma la verità è che erano passati già tre mesi dall'ultima volta che aveva vestito i panni di Zero e poco o niente sembrava essere cambiato.
Il senso di colpa che insieme a Nina aveva cercato di annegare non se ne era mai andato, il senso di inferiorità che per tutta la vita aveva provato nei confronti del padre e a volte anche dell'amico Susaku certe volte gli facevano odiare se stesso.
Guardandosi allo specchio non riusciva a reggere il suo stesso sguardo, e a volte era come terrorizzato dall'idea di possedere ancora il Potere dei Re.
Quello che per molti al mondo era diventato un eroe ora sembrava più un uomo circondato da mura costruite sui pilastri delle sue paure, delle sue incertezze e soprattutto dei suoi rimpianti.
Solo il profumo del mare e il vento che gli scompigliava i capelli gli dava un pò di sollievo, là davanti alla casa sulla spiaggia che si era comprato, sentiva quel poco di pace che gli consentiva di andare avanti.
Ogni volta che credeva di essere arrivato al capolinea arrivava puntuale una chiamata di Susaku o di Nina, le uniche due persone con cui teneva ancora dei rapporti. Le loro voci lo rassicuravano e lo incoraggiavano ma soprattutto gli ricordavano una cosa, cioè che Lei da qualche parte nel mondo era ancora viva, che in qualche modo ancora a lui sconosciuto l'avrebbe ritrovata e che forse un giorno le avrebbe confidato quello che per troppo tempo si era negato.

 

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Capitolo 3
*** Veduta dall'aereo ***


 

Visto dal finestrino tutto sembrava così minuscolo, tutto così insignificante. Ma appena spostava lo sgaurdo sul passaporto nuovo di zecca che teneva aperto sul grembo tutto le sembrava amplificato da una lente emozionale.
In quella foto tessera non sorrideva, quel lato così caratteristico che sapeva averla contraddistinza sempre ora era scomparsa, Shirley si sentiva banale, una delle tante ragazze su quella terra.
Senza la sua solarità cosa poteva mai essere? Quella domanda così ambigua continuava a martellarle in testa, cercò di rilassarsi per quanto fosse possibile nel angusto posto a sedere del veivolo.
L'aereo che aveva preso qualche ora prima era semivuoto, c'era solo qualche signore di mezza età e alcuni ragazzi che avevano tutta l'aria di essere turisti. Per l'ennesima volta si sentì inadeguata, come si era sentita nell'ultimo mese.
Quando tutto era iniziato Shirley era ancora una Britanna, ora quel nome non voleva più dire nulla, nei documenti infatti risultava come Giapponese, un nome che ancora con difficoltà riferiva a lei e non a persone di rango inferiore.
Sconsolata guardò di nuovo fuori dal finestrino ed inaspettatamente si vide riflessa nel vetro, i capelli color carota e gli occhi chiari, la pelle chiarissima e le labbra color pesca, forse i suoi tratti somatici non l'avrebbero mai ricondotta ad un giapponese ma ora come ora il suo senso di inadeguatezza l'avrebbe fatta sentire a disagio persino in irlanda.
La cosa peggiore era stata non trovare quasi nulla di suo, la madre infatti per superare il dolore si era ben presto liberata di tutte le sue cose, poi era arrivata la malattia, per quel dolore che sapeva averle inferto involontariamente Shirley non si dava pace, ogni volta che ci pensava le lacrime cominicavano a rigarle il viso, e lei non tentava mai di fermarle, quella era la sua punizione.
L'avviso delle cinture di sicurezza lampeggiò, il comandante avvisò che l'atterraggio era in corso, lei porse lo sguardo di nuovo verso il finestrino e vide una costa in avvicinamento, il cuore cominciò a battergli all'impazzata, d'un tratto tutto quel dolore che si era accumulato sembrò sciogliersi come neve al sole.
L'adrenalina in circolo le fece sudare talmente tanto le mani da ricorrere a dei clinex all'interno della borse... Dio quella sensazione, si c'era una sola persona su questa terra che le aveva provocato quella reazione.
Ora non c'era rimpianto, nè mortificazione, nè solitudine, c'era speranza, Shirley era certa che il luogo dove l'aereo era diretto aveva tutte le risposte che cercava.

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Capitolo 4
*** Bacio ***


Il giorno del mercato, decisamente quello che preferiva. L'unico vero momento di socializzazione che con piacere affrontava ogni settimana. All'inizio abituarsi a quei ritmi lenti e particolarissimi non era stato facile, ma poi aveva capito, quegli isolani erano gentili e spontanei come pochi. Ben presto lo avevano accolto nella loro comunità, gli uomini gli invidiavano la giovane età e il fisico ancora scattante e le donne, bè per loro era come se fosse tornato un figlio. Con le mani piene di frutta e di pesce si diresse a piedi verso la via di casa, dopo aver passato tutta la giornata a far compere, il sole batteva cocente e così decise di deviare verso la spiaggia. Intanto fuori da un piccolo albergo Shirley osservava sconsolata la lunga via che percorreva il paese e che era piena di bancarelle, avrebbe dovuta percorrerla tutta e poi farsi qualche altro chilometro a piedi prima di arrivare all'abitazione dove sperava di trovare Lelouch, almeno questo era quello che le aveva detto il proprietario. Appena entrò tra la marea di gente che riempiva ogni angolo delle strade fu invasa da profumi di ogni genere, pesce, frutta fresca, spezie; gli uomini e le donne urlavano per accaparrarsi i clienti, e a lei in quella situazione così surreale non venne altro che da ridere. Voleva sbrigarsi ma ad un tratto il suo sguardo fu rapito da una bancarella che vendeva piccoli gioielli fatti a mano, collane, orecchini, anelli, tutto in perle bellissime. Una mano ossuta e piena di rughe prese un anello con una perla rosa e lo pose alla ragazza, Shriley non si fece pregare, ma appena tirò fuori il portafoglio la donna alzò la mano come se quello che la ragazza stava facendo la offendesse, infatti disse: - ad una creatura così bella non serve pagare per ricevere un regalo.- e dicendolo le strizzò l'occhio. Shriley allora allungò la mano e mentre la donna le infilava l'anello questa sorrise, strizzandole l'occhio. La calura sembrò attenuarsi, Lelouch dopo essersi fermato per quasi un ora sotto una palma riprese il cammino, ormai breve che lo divideva dalla casa. Ad un tratto fu accecato da qualcosa, si spostò e vide che c'era qualcuno vicino alla sua abitazione ma non riusciva ancora a distinguerne bene i tratti. Shirley aveva corso a perdifiato per tutta la via e, nonostante i sandali le facessero male, non si era fermata un attimo, nemmeno quando la salita si era fatta più ripida. La casa che aveva davanti era semplice ma carina, bianca, con porta e finestre colorate di blue, sembrava che dentro non ci fosse nessuno. Si fermò lì davanti all'entrata con il cuore in gola, ormai non più per la corsa fatta ma per l'ansia di quello che avrebbe visto; una folata di vento le portò un pò di refrigerio, poi si fece più potente e per evitare la sabbia negli occhi dovette voltarsi. Appena volto lo sguardo intravide una persona sulla spiaggia, che si avvicinava proprio nella sua direzione, non riuscì a vedere bene chi fosse poi pian piano la figura si fece più nitida, era un uomo, un giovane uomo, dai capelli scuri... Lelouch riconobbe prima i capelli che sembravano quasi biondi alla luce del sole, poi sempre più chiaramente riconobbe il corso che era meravigliosamente fasciato in un leggero abito giallo pallido. Le gambe cominicarono a correre, sulle braccia non c'era più alcun peso, perchè le borse erano state lasciate cadere sulla sabbia, con un agilità che non credeva di possedere le arrivò ad un metro in nemmeno che non si dica. Shirley era pietrificata, non sapeva se il rumore assordante che sentiva fosse il suo cuore o fossero le onde del mare, lui era proprio davanti a lei e prima ancora che potesse cercare di formulare una frase sentì una mano forte stringerle il polso e trascinarla a se. Soppresse a fatica un singhiozzo, e in quell'attimo senza volerlo aspirò a pieni polmoni il profumo della pelle di lui: sapeva di mare e di menta, quel dopobarba che usava sempre. Lelocuh la strinse a se, passò le mani sulla testa, sulle spalle, sulla vita per poi tornare a stringerla a se, non resistette alla sensazione di posare per un attivo il viso nell'incavo del collo della ragazza, fu come preso da un fremito in quel contatto così intimo al quale nessuno dei due era abituato. Ad un tratto sentì una lieve pressione provenire dal petto, erano i palmi di Shriley che dolcemente gli stavano dicendo che forse era il momento di staccarsi; si allontanarono quando basta perchè i loro sguardi potessero incrociarsi, lui era l'uomo dell'azione, quello della prima parola e dell'ultima e così fu anche in quel caso: - Tu... - ma si scoprì più emozionato del previsto. La vista si fece offuscata, capì solo in un secondo momento che erano lacrime, allora Shirley con la delicatezza che sempre la caratterizzava, passò una mano sul viso del ragazzo per asciugargli le lacrime e poi pose le sue labbra sulla guancia ancora calda. Lelouch non riusciva a spiegarsi quel crollo, ma sapeva benissimo che non aveva nessuna importanza ora come ora, posò la sua fronte su quella di lei, trasse un respiro profondo e riuscì a finire la frase sospesa: - Tu sei tornata.- e detto questo non sprecò nemmeno un altro istante, la strinse nuovamente a se e fece sue quelle labbra che tanto aveva agognato.

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Capitolo 5
*** ricominciare, ma da dove? ***


 

Ecco! Era successo di nuovo... Shirley staccò le labbra da quelle di Lelouch in un misto di sorpresa e amarezza. Quello che era appena accaduto non poteva non ricordarle quel loro primo bacio, che invano lui aveva tentato di cancellare dalla sua mente. Non c'era pioggia, ma c'erano le stesse lacrime che ora sentiva solcavano il suo viso.
Ora era silenzio, o era contatto fisico, ed in mezzo? No, la cosa sarebbe dovuta andare diversamente questa volta. Nessuno poteva mettere in dubbio i sentimenti che lei provava per quel ragazzo, ma ora come ora non si accontentava più di mettere semplicemente una pietra sopra al suo passato e riiniziare da capo.

 Lelouch capì che c'era qualcosa che non andava quando, guardandola nuovamente negli occhi, vide il dubbio e l'incertezza. Subito si pentì dell'impulsività con cui aveva gestito quel momento, fece un passo per avvicinarsi ancora a lei, ma Shriley alzò una mano per fermarlo.
Non ci fu bisogno che facesse altro, il ragazzo si voltò e lentamente le fece strada all'interno dell'abitazione. Quando la ragazza vi entrò rimase colpita dalla luce che inondava quella casa, in un certo senso aveva sempre relegato Lelouch all'ombra, a qualcosa di oscuro, ma lì tutto era luminoso: le pareti bianche candide, i mobili color panna, qualche spruzzo di colore proveniente da una piccola cucina.
Quel contrasto la fece sentire nuovamente inadeguata, ebbe come la sensazione di non aver mai compreso a fondo il ragazzo, questo però ebbe un doppio effetto: cioè quello di spingerla a finire quello che tanto faticosamente aveva iniziato.
Lelouch la fece accomodare su un piccolo divano decorato da qualche cuscino blue mare, non si sedette accanto a lei ma si mise su una sedia in modo da esserle proprio di fronte.

Shirley tenne basso lo sguardo per un pò, poi senti la mano di lui cercare la sua, avrebbe voluto indietreggiare e ritrarsi nella sua solita timidezza, ma non fece nulla di tutto ciò quando lui le sfiorò le dita lei fece lo stesso.
- Io... insomma...- la voce le tremava, si aspettava un entrata prepotente e decisa di lui nel discorso, ma Lelouch rimase invece a fissarla, con gli occhi velati da una strana malinconia che lei non sembrava ricordare.
- Sai quello che è successo poco prima... - no, così non poteva continuare. Guardò più volte fuori dalla finestra per evitare il contatto visivo, poi ad un tratto la sua attenzione fu attratta dal mare che era insolitamente calmo. Quella visione le donò quel poco di tranquillità per permetterle di infilare nel giusto ordine le parole che tanto si era ripetuta in testa.
- Ti ricordi cosa ti dissi quel giorno? - quella frase le venne fuori di getto, cancellando tutti i grandi discorsi che si era fatto fino a qualche decimo di secondo prima. Lelouch alzò la testa di scatto, come avrebbe potuto dimenticare quelle parole, nessuno mai gliele aveva mai dette. Annuì debolmente come se si vergognasse .
- Forse qualcuno mi ha dato un'altra possibilità perchè alla fine potessi ritrovarti, ma... - c'era un MA grande come una casa che non aveva mai smesso di martellarle nella testa da quando Nina le aveva raccontato come erano andate le cose: Perchè se lei era così importante, non si era impegnato in prima persona nel ricercarla? Perchè se ne era andato lontano da tutti e da tutto? - ma quello che mi chiedo è se tu ti sei arreso? - pronunciando quelle parole capì il loro enorme peso.

 Si, mi sono arreso Shirley. Ho mollato, e non mi riferisco solamente alla guerra. La sua mente sembrava urlare questa frase, ma dalla bocca non uscì nemmeno un sibilo.
Lelouch rimase con lo sguardo basso, simile a quello di un bimbo che viene sgridato dopo che ha compiuto una marachella.
Forse aveva illuso Susaku e Nina facendogli credere che lì si era finalmente accettato e che in un modo tutto suo aveva fatto pace con i suoi fantasmi, ma in realtà la cosa più importante che doveva ammettere soprattutto a se stesso non era ancora riuscito a farlo.
Perchè l'aveva fatta passare attraverso tutte quelle sofferenze senza starle veramente a fianco? Perchè non aveva girato il mondo alla sua disperata ricerca? Insomma valeva così poco per lui? Come era risultato negli ultimi mesi, alla fine era lui il perdente, aveva giocato male le sue carte soprattutto con lei; il senso di colpa non gli dava pace, egoisticamente aveva pensato per un attimo che avrebbe potuto ripartire da capo, ma quando si era reso conto che lei prima di fare ciò voleva chiarire, tutto il suo castello di carte era crollato al suolo.
Chiarezza, quella cosa che Shriley aveva sempre perseguito nella sua vita e che nonostante tutto ricercava anche ora, ma che Lelouch non sapeva come darle. Dentro si sentiva marcio, la luce, il sole e il sapore di mare che aleggiavano in quella casa da sogno, arredata accuratamente e in modo delicato sembravano coprire una montagna di bugie che lui stesso si era raccontato per continuare a vivere.

 Shriley vedendo che non rispondeva, capì come in fin dei conti nulla fosse cambiato. Anche se provava dei sentimenti per lei, lei stessa era fermamente convinta che non avrebbe mai fatto crollare quelle mura che si costruiva.
Non era forte come Kallen, in un certo senso non si era mai sentita stimata da Lelouch. Goffa, troppo gentile per diventare caparbia, troppo esile per diventare una guerriera, era come a scuola, dove nessuno si era accorto della cotta che lei aveva per lui in quanto nessuno avrebbe mai scommesso un penny su di loro come coppia.Si alzò, lui non fece nemmeno il tentativo di seguirla, arrivò alla porta d'ingresso, si fermò cercando di dargli l'ultima possibilità, ma non successe nulla, stringendo le nocche e deglutendo più volte per evitare di scoppiare a piangere fece gli ultimi passi che la separavano dall'uscita.

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Capitolo 6
*** Non arrendersi mai ***


La strada che la divideva dalla piccola pensione dove alloggiava sembrò essere infinito. Quando entrò nella sua stanza il sole stava tramontando, il calore diventava più tenue e nel suo cuore la speranza che prima sembrava inondare ogni cosa lasciava spazio ad un vuoto incolmabile.
Si sedette sul letto e tutta la tensione la colpì come uno tsunami tanto da farla crollare esausta con la testa sul guanciale. Non sapeva che fare... Piangere? No, troppe lacrime erano state versate. Urlare? E verso di chi? 
Non aveva più voglia di pensare, sperare e aspettare... In nemmeno un anno ne aveva passate decisamente troppe.
Senza nemmeno accorgersene si addormentò.
Quando Shirley si risvegliò la strada che passava proprio sotto la sua stanza ribolliva di vita... Le bancarelle del mattino avevano lasciato il posto alle luci soffuse dei piccoli ristoranti. Lo stomaco della ragazza cominciò a brontolare, aprì la valigia e scelse un vestito azzurro con scollo all'americana.

Non dovette fare molta strada per trovare il posto giusto dove avrebbe potuto, almeno nell'ambito degli zuccheri, dare un senso decisamente positivo a quella che si era rivelata una pessima giornata.

Certo mangiare da sola non era proprio il modo con cui aveva pensato di concludere quella serata... Però era inutile continuare a piangersi addosso, cavolo era quasi morta, aveva perso la famiglia e gli amici, e ora che era lì a lottare per il suo futuro... il Suo... No, questa volta non avrebbe lasciato al destino il manico del coltello.

Dopo aver ordinato due porzioni di dolce pagò il conto e con un'aria più determinata che mai si avviò verso la strada che aveva ormai imparato a memoria.

 

Non ricordava nemmeno che sapore avesse la vodka... L'ultima volta che si era ubriacato? Cristo, non aveva mai perso il controllo in quel senso, lui non perdeva mai il controllo, come gli anni a palazzo gli avevano severamente insegnato.

Ad un tratto sentì bussare in modo pesante alla porta... L'alcool fece il suo effetto e appena si alzò le gambe gli tremarono vistosamente. Nonostante ciò arrivò alla porta e di tutte le persone che si aspettava di trovare quella che vide era decisamente l'ultima...

 

"Lelouch Lamperouge credevi di poterti nasconderti da me?!"

Gambe chilometriche messe in risalto da un paio di loubotin nere, morbide onde bionde che ricadevano delicatamente sulle spalle... Milly Ashford non sarebbe cambiata nemmeno se fossero passati duecento anni. Ma oltre alla sua bellezza mozzafiato quello che l'avrebbe sempre fatta riconoscere sarebbe stata la sua testardaggine e caparbietà.

Quindi non c'è da soprendersi se, in una delle rarissime interviste rilasciate da Nullaly, Milly fosse riuscita ad estorcere qualche informazione sul luogo dove Lelouch aveva deciso di ritarsi.

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Capitolo 7
*** Milly ***


"Be' hai dimenticato come si accoglie una signora?" Milly era sulla soglia della porta, con uno sguardo a metà tra il divertito e il seccato. Lelouch era sotto shock, come cavolo aveva fatto a trovarlo? Ma mentre la sua testa si ripeteva forsennatamente questa domanda Milly era già entrata in casa e alla vista della bottiglia mezza vuota si girà verso l'uomo e disse: "Sono arrivata appena in tempo per la festa eh?!... Il minimo che tu possa fare è offrirmi da bere!" Lelouch tornò mestamente al tavolo e, un pò barcollando, porse alla donna un bicchiere di vodka. "Dalla puzza di alcool che emani e dallo sguardo da cane bastonato direi che Shirley è già stata qui..."
Ma che c***o gli occhi di Lelouch erano abbastanza eloquenti... "Avanti, sono la migliore giornalista del giappone, credi veramente che mi sarei bevuta la storiella del tuo ritiro pacifico? E poi sai meglio di me che Nina non è brava a tenere i segreti... Volevi essere trovato... quindi ora non startene lì a leccarti le ferite."
Anni prima se qualsiasi persona gli si fosse rivolto in quel modo lo avrebbe freddato o gli avrebbe imposto il Geass senza sbattere ciglio, ma Milly era sempre riuscito a metterlo in soggezione. Non era una questione di inferiorità, ma di stima. Milly era forte e determinata, diceva le cose in modo diretto e solamente gli stupidi scambiavano questa schiettezza per sfacciataggine. Poteva diventare una nobile Britanna con tutti i comfort annessi e connessi, ma aveva deciso la strada più dura... Scriveva senza preoccuparsi delle conseguenze o di quanti piedi avrebbe dovuto pestare e questo gli era valsa la candidatura al Pulitzer per ben due anni di fila. Sembrava non aver bisogno dei senitmenti ma il fatto che fosse lì da Lelouch dimostrava che l'amicizia era molto più di un semplice legame per lei.
"Sei qui per farmi una ramanzina..."
"Ora sei grande e vaccinato, sono qui per parlare a un vecchio amico che crede di poter vivere senza niente e nessuno."
"Mi sono arreso... con lei."
Milly posò lentamente il bicchiere sul tavolo, la sua eleganza era palpabile, dal modo con cui accavallava le gambe allo sguardo che lentamente faceva scorrere sul volto dell'uomo che le era seduto di fronte. Lelouch non sarebbe mai guarito dal senso di colpa che lo attanagliava se non iniziava a perdonarsi e a guardare avanti.
"Ascoltami bene principino della Britannia... Sapeva che quell'appellativo era insopportabile per Lelouch ma doveva porlo davanti al fatto:
"... Hai la possibilità di ricominciare, una possibilità che tu hai concesso a tutti noi, molti mesi fa... non sprecarla!"
Le mani gli tremavano, il viso era piegato in avanti e lo sguardo era fisso sul pavimento. Milly aspettò, senza fretta, sapeva che prima o poi avrebbe reagito... Dopo un periodo indefinito sentì bussare nuovamente alla porta-
"Credo che lei sia arrivata, o su non guardarmi così. Shirley non si è mai arresa in vita sua, credi che cominci proprio ora? Tu piuttosto non mandare tutto a puttante..."
E detto questo Milly si alzò, ma prima che potesse imboccare la strada verso la porta Lelouch la trattenne: "Non so fare altro oltre alla guerra!" Allora la donna lo guardò in modo amorevole: "Zero è una parte di te, ma prima di tutto tu sei Lelouch, non dimenticarlo mai! Ci vediamo presto!" e detto questo gli diede un bacio sulla guancia. Shirley batteva con i pugni come una forsennata sulla porta in legno, appena Milly le aprì la porta rimase di sasso "Oh, ma guarda, ho fatto lo stesso effetto anche a lui... Mio dio siete proprio uguali voi due... Ciao bellezza!"

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Capitolo 8
*** Dall'Amore ***


Shirley aveva seguito con lo sguardo e la bocca spalancata la siloutte di Milly allontanarsi.
Cosa cavolo ci faceva lì? Che domanda stupida, Milly era stata sempre un passo avanti a tutte le ragazze del club: spudorata, sicura di sè e soprattutto non necessitava di un uomo al suo fianco, chi mai avrebbe saputo darle testa in fin dei conti?
Ed eccolo ancora lì, l'insicurezza e il senso di inferiorità che tornavano a farle visita.
Non sarebbero bastati tutti i dolci al cioccolato, come i due che aveva ingurgitato poco prima, per renderla più sicura di sè; ma lei era questo e dopo tutto era arrivato il momento di accettarsi...

 

Lelouch era rimasto seduto, il braccio ancora proteso verso la direzione dove fino a pochi istanti prima c'era Milly. Rimase così per qualche secondo poi il vento attirò la sua attenzione, la porta lasciata aperta infatti aveva fatto corrente.
Sulla soglia c'era di nuovo lei, il vestito azzurro era spostato vivacemente dal vento e i capelli correvano in modo disordinato incorniciandole il viso. Ma quello che più lo stupì fu lo sguardo... Gli occhi verdi, nonostante fosse notte, erano limpidi, la stessa chiarezza che aveva visto quel giorno di alcuni mesi prima. Questa volta però non c'era sangue, non c'erano lacrime, c'era solo lei e quei suoi bellissimi occhi.
Come se quegli smeraldi avessero avuto al loro interno tutta l'energia del mondo Lelouch si alzò di scatto e in due falcate arrivò alla soglia dove Shirley era rimasta.

 

Coraggio ragazza... ora o mai più
"Lelouch" ma appena disse il suo nome la voce le morì in gola.
Lui la guardò per un lungo attimo e qualcosa cambiò: lo sguardo che prima era vacuo divenne deciso, penetrante...
"Shirley"
"Prima che tu dica qualsiasi cosa devo finire un discorso importante... E sappiamo bene che tra i due sei sempre stato tu quello più bravo con le parole..."
Shirley prese un lunghissimo respiro, quasi volesse raccogliere tutto il vento che spirava.
"Mi è stato tolto tutto, la guerra prima si è portato via mio padre e poi ha preteso persino la mia vita. Una guerra che tu hai portato nella mia vita... Si Lelouch mi hai tolto ogni cosa, e come se non bastasse mi sono anche innamorata di te.
Voglio continuare a vivere, voglio tornare a sorridere e ho come l'impressione che solo tu possa darmi queste cose, ma devi essere sincero perchè ho vissuto in un incubo negli scorsi mesi e non ho più intenzione di rispondere No alla domanda se sono felice."

Eccola, la verità.
Lelouch era probabilmente l'amore della sua vita ma era anche la persona che l'aveva trascinata in tutto quello. Shirley era benevola e onesta ma ultimamente sentiva di avere un grosso debito con il destino e per quanto tentasse di svincolare il problema tutte le domande sembravano avere una sola risposta, che cominciava per L.
Il giovane uomo era impassibile, ma il suo atteggiamento non rispecchiava la battaglia interiore che in quel momento attanagliava il suo cuore.
Essere diventato Zero non poteva rinnegarlo, non voleva farlo, ma l'aver coinvolto Shirley non lo faceva letteralmente dormire la notte. Il fatto che fosse lì di fronte a lui era un segno lampante di come fosse lei quella che teneva le redini della situazione, voleva una risposta chiara e non era diposta a sprecare nemmeno un altro giorno della sua vita... e aveva ragione.
L'aveva distrutta pezzo dopo pezzo e lei era rinata e ora era lì... ma sembrava così egoistico chiederle di rimanere...

Il vento smise di soffiare e Lelouch trovò il coraggio che per troppo tempo sembrava averlo abbandonato. Alzò una mano e la appoggiò sul volto di Shirley.
Sentendo quel tocco la ragazza sembrò abbandonarsi a quella mano e senza nemmeno rendersene conto si aprì in un bellissimo sorriso.
"Non ho il diritto di amarti, guarda cosa ti è successo quando ho cercato di farlo... " la mano di Lelouch si staccò dal volto di Shirley, una sensazione di panico invase la ragazza...
Il ragazzo fece un passo indietro e spalancò le braccia: "Ho illuso solo me stesso, vivendo qui in questo paradiso, mentendo a me stesso che Zero fosse morto e sepolto. Ma non posso cambiare chi sono... Io sono meschino e manipolatore... E mi piaceva, mi piaceva così tanto che ora non ho nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio. E in tutta quella pazzia tu eri l'unica cosa che mi faceva tornare con i piedi per terra... e credevo che se non ti avessi più avuto tra i piedi avrei finalmente condotto la vita che volevo."
Questo fu un colpo basso, Shirley sembrò piegarsi in se stessa all'udire quelle parole .
"E poi sei morta tra le mie braccia... Avevo caricato io la pistola che Rolo aveva usato contro di te, l'avevo caricata della mia ambizione e del mio orgoglio. Non sono cambiato Shirley, sono ancora quell'uomo che ti ha quasi ucciso... Ma non posso vivere senza di te, non ci riesco."

E detto questo si inginocchiò a terra, come se l'energia che lo aveva posseduto in quella confessione vibrante e sentita lo avesse abbandonato.
Shirley gli corse incontro, si inginocchiò vicino a lui e prendendo il suo viso tra le mani sussurrò: "L'unica cosa che conosco è amarti, perchè non ripartiamo da questo?"
Lelouch alzò lo sguardo, i suoi grandi occhi ametista brillavano di una luce nuova. Baciò delicatamente il palmo della mano della ragazza e rimaserò lì, vicini come non lo erano mai stati.

 

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