Sfaccettature.

di HarryJo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore come... passione. ***
Capitolo 2: *** L'amore come... forza. ***
Capitolo 3: *** L'amore come... gioco. ***
Capitolo 4: *** L'amore come... errore. ***



Capitolo 1
*** L'amore come... passione. ***


1, L’amore come... passione


 
« È bello vedere che qualcuno della famiglia abbia capito da che parte bisogna stare » gli disse Bellatrix provocante, passando un dito sul suo torace nudo.
Il letto era disfatto: quelle candide lenzuola bianche erano state culla di una passione troppo violenta perché non lasciasse traccia. Bella era messa a cavalcioni sopra di lui, vestita solo con l’intimo, i capelli scompigliati che le ricoprivano le spalle e una sensuale malizia in ogni suo gesto faceva capire a Regulus che non era ancora finita per loro, quella notte.
« Ti riferisci a Sirius? » le chiese con il fiato corto, cercando di resistere alla tentazione di tapparle la bocca e farla di nuovo sua, senza tanti giri di parole.
« Quel traditore di tuo fratello, sì. Andarsene da casa, spezzare il cuore di sua madre in quel modo… » Bellatrix lasciò cadere la frase, prendendo una mano a Regulus e baciandone con dolcezza il palmo. « Per fortuna il fratellino minore sa fare le scelte giuste » aggiunse, perforandolo con lo sguardo. « Non hai idea di quanto mi renda contenta sapere che anche tu segui il Signore Oscuro, stai rendendo onore al vecchio sangue dei Black ».
Senza rendersi conto di quello che stava facendo, Regulus spinse via la mano dalle sue labbra.
« È questo che ti interessa? Che io sia dalla pare giusta? »
« Certo che sì, non voglio che tu commetta lo stesso sciocco errore di tuo fratello, diventando amico di Babbanofili, Mezzosangue e Lupi Mannari » gli rispose un po’ sorpresa, ma comunque decisa e mantenendo il suo solito disprezzo nei confronti di Sirius.
« Ti importa solo di quello? » si corresse Regulus, ignorando le sue ultime parole.
Bellatrix si fermò, sgomenta, e lo guardò ridendo.
« Cos’altro dovrebbe interessarmi? »
Lui si scansò e si sedette sul bordo del letto, evitando il suo sguardo. Fu un gesto rapido, per nulla premeditato, e anche doloroso. Per quanto gli costasse ammetterlo, non riusciva a restare senza il calore che gli infondeva il corpo di Bella.
« Pensavo che magari ti importasse qualcosa anche di me, che non fosse solo divertimento » le spiegò, senza tremare. La decisione della sua voce, così pacata e mite, sorprese anche se stesso. « Ma dovevo immaginarlo, tu non hai occhi che per lui ». Non si sentiva geloso da un’infinità di tempo, anzi, probabilmente quella era la prima volta in tutta la sua vita che provava questa faccia dell’amore sulla sua pelle.
Bellatrix rise, scivolando nuovamente accanto a lui e cingendogli le spalle. Avvicinò il volto al suo orecchio e gli morse il lobo, solleticandolo a voltarsi verso di lei.
« Regulus, torna da me ».
Lui si girò e la fissò a lungo. Il suo sguardo languido faceva ben intendere quali erano le sue intenzioni e lui sapeva bene che c’era solo desiderio in quegli occhi, nessun amore.
Non ci pensò due volte e la baciò, affondando le sue dita tra i suoi capelli cespugliosi.
« Io ti odio… » cominciò a dire tra un respiro e l’altro, mentre i gesti si facevano più provocanti. « Io… ti… odio… No. No! NO! Non è così! Per me sei importante tu! Io ti amo… da tanto tempo ».
Nemmeno si era reso conto di quello che aveva appena detto, impegnato com’era a coccolarla tra le sue braccia e ad inebriarsi dell’odore del suo corpo.
« Zitto » gli sussurrò lei, lasciandogli dei baci lungo tutto il petto. « Non è il momento per parlare, questo ».
E ricominciò il suo gioco.






{ Spazio HarryJo.
Dico semplicemente che spero l'idea vi possa piacere, in tal caso, sarebbe un onore sapere cosa ne pensate di questa prima flash ;)
A presto,
Erica :3

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Capitolo 2
*** L'amore come... forza. ***


2. L’amore come forza.
 
Arthur era distrutto. Era tornato a casa da lavoro da poco, ma non aveva ancora rivolto parola alla moglie. Guardava il contenuto del suo piatto – una zuppa dall’aria molto gustosa – mogio, come se qualche pensiero lo tormentasse.
« C’è qualche problema? Non ti piace? » chiese Molly preoccupata, che stava osservando il marito da un bel po’ di tempo.
Arthur non sapeva cosa dirle. Ma dopotutto era l’unica vera persona che mai aveva amato nella sua vita e se c’era qualcuno di cui voleva e poteva fidarsi era proprio lei.
« Oggi ho visto il buon caro e vecchio Lucius » mormorò quindi, indeciso su come andare avanti. Il volto della moglie si era contratto in un’espressione indecifrabile.
« Cosa ti ha detto questa volta? » gli chiese, sospirando. Sapeva bene che Malfoy non perdeva mai la voglia di insultare suo marito in ogni modo e in ogni momento, ancora meglio se fatto in pubblico, dove tutti potevano sentire. Ma di solito Arthur non ci badava perché era a conoscenza del fatto che le sue parole non valevano niente, almeno non per loro.
« Nulla, ha accennato al fatto che siamo i peggiori traditori del nostro sangue mai esistiti, per usare le sue parole, le creature più peccaminose » rispose, marcando di disgusto le ultime parole. Era evidente che non sopportasse più tutti quegli insulti gratuiti, elargiti gratuitamente e in quantità spropositata.
Molly sospirò e continuò a osservare il volto stanco del marito, che tanto aveva amato. Non c’era cosa che secondo lei valesse di più del loro amore, ed era sicura che anche per lui fosse lo stesso. Arthur era solo stanco, lei lo sapeva. Si sentiva colpevole della loro situazione economica, colpevole di quelle parole taglienti.
« Arthur » sospirò, prendendogli una mano. « Siamo le creature più peccaminose, ma anche le più felici di questo mondo. Lo sai, vero? » gli mormorò, cercando di sorridere.
Lui alzò gli occhi, incontrando il suo sguardo.
L’ambiente in quella casa era sempre stato gioioso, nonostante tutto. Di certo non mancavano i momenti di tensione, ma l’affetto che aleggiava era tangibile e vero. Non era così sicuro che lo stesso potesse sentirsi a casa di Malfoy, dove l’unico pensiero era la purezza, anziché la famiglia.
Arthur aveva sudato per creare una casa, per dei valori, per combattere ogni minimo problema. Questo l’aveva reso felice. Questo era amore.
Cercò di mettere tutto l’amore possibile in quel silenzio. Non si era pentito, non l’avrebbe mai fatto. Sapeva che sua moglie aveva ragione, sapeva di dover solo resistere.

Il loro amore era molto più forte della purezza del sangue.






{ Spazio HarryJo.
Ecco la seconda flash, spero che vi piaccia.
E' un po' più corta della prima - e non altrettanto carina, secondo me - ma è sempre un lato dell'amore, no?
Anche Molly e Arthur rappresentano una delle tante sfaccettature.
Fatemi sapere che ne pensate, a presto,
Erica :3

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Capitolo 3
*** L'amore come... gioco. ***


3. L’amore come... gioco
 
Draco non aveva più voglia di giocare, ma con Pansy non riusciva a fare altro. Era così ingenua e indifesa, come avrebbe potuto non divertirsi con lei?
Sempre a seguirlo ovunque andasse, sempre pronta ad aiutarlo, sempre lì.
Tanto valeva approfittarne. Dopotutto era sicuro che lei sapesse quanto poco seria fosse la loro relazione, sapeva che la stava usando, e ancora non si era ribellata. Finché andava bene a lei non ci sarebbero stati problemi. E un giorno avrebbe smesso di giocare, forse.
Si stava rivestendo, svogliato, annoiato, in piedi a quel letto dove i sentimenti non esistevano.
Pansy era ancora aggomitolata nelle coperte, che lo osservava seria. Sembrava si stesse trattenendo dall’urlargli contro – come ogni volta, quando finivano – ma le parole erano troppo pesanti per essere dette – anche questa volta.
Per un momento Draco pensò che fosse inutile restare ad aspettare la sua voce che non sarebbe mai giunta, e si avviò verso la porta della camera per uscire e andare a mangiare qualcosa, ma invece dovette ricredersi. La voce di Pansy gli arrivò alle orecchie come un sussurro, ma con una grande determinazione.
« Tu non mi ami, vero? »
Draco non si aspettava di sentire quella domanda. Aveva sempre ritenuto Pansy una persona troppo debole per affrontare quei sentimenti. O forse era lui quello debole che non voleva discuterne?
« L’amore è per gli sciocchi » rispose, freddo e pacato. Sembrava che quelle parole non gli procurassero né caldo né freddo, anzi, uno strato di disapprovazione risuonava in quelle parole.
« E tu sei troppo orgoglioso per essere uno sciocco, non è vero? »
Draco la guardò negli occhi, davvero stupito.
C’era rabbia in quella domanda e nello sguardo che gli stava rivolgendo, una rabbia repressa troppo a lungo per essere celata ancora. Per un momento, un misero istante, si sentì in colpa per quello che le stava facendo, ma subito ritornò freddo e imperturbabile nei suoi pensieri.
« Mi limito a soddisfare i miei impulsi » svicolò la domanda. « È quello che facciamo tutti, indistintamente, anche tu ».
« Che cosa intendi dire? » lo aggredì lei. « Uomini e donne sono schiavi del desiderio sessuale, giusto? »
Nessuna risposta.
« Tu pensi che tra loro possa esistere davvero l’amore? »
Una domanda troppo seria per meritare di essere schiaffeggiata in faccia, una domanda che racchiudeva tutto l’amore e la sofferenza che Pansy stava provando. A causa mia, si ritrovò a pensare Draco, ma subito dimenticò quelle parole.
« L’amore è per gli sciocchi » ripeté, senza sapere cos’altro potesse dire. « Ed io ho altre cose molto più importanti a cui pensare » terminò, serio, richiudendosi la porta della camera alle spalle.
Il tempo dei giochi era finito, ed un singhiozzo debole lo raggiunse per dimostrarlo.







{ Spazio HarryJo.
Eccomi con la terza Flash. Spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, se volete!
A presto,
Erica

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Capitolo 4
*** L'amore come... errore. ***


4, L’amore come... errore
 
 
Ginny era entusiasta del suo lavoro. Giocare con le Holyhead Harpies era più di quanto avesse osato sperare per la sua carriera. Non avrebbe mai immaginato che, dopo aver passato anni a volare con le scope dei suoi fratelli di nascosto, sarebbe arrivata fin lì. Non aveva previsto quello nel suo futuro, ma era contenta di essersi sbagliata.
E poi giocare la sfogava. Le permetteva di riflettere su tutto ciò che voleva e di far fluire ogni suo pensiero nell’aria, rilassandosi. Soprattutto quando nella sua testa l’unica cosa che affollava erano le preoccupazioni. Riusciva a disfarsene e ad essere felice, almeno per un momento.
Era da un pezzo che il suo matrimonio non sembrava trovare pace. Harry non c’era quasi mai in casa e quando c’era Ginny usciva. I loro figli passavano tre quarti del tempo con la baby-sitter e l’ultimo quarto dormendo. Non erano uniti. L’entusiasmo che c’era all’inizio all’idea di avere una famiglia, di costruire la loro casa, era sfumato nel nulla. Harry e Ginny non si amavano più, ma era troppo doloroso ammetterlo, sia per loro che per i figli.
Quando se n’era resa conto, stava volando, come sempre. La cosa le era rimbalzata addosso insieme al vento che le sfregava al viso, ma, al contrario di quel che pensava, non le aveva fatto male. Era come se l’avesse sempre saputo, alla fine, che non poteva che terminare in quel modo.
Aveva paura però: rovinare la sua famiglia andandosene le sembrava una cosa orribile. Non voleva lasciare i suoi figli, ma non voleva nemmeno che Harry fosse escluso dalla loro vita.
Perché era cambiato? Era successo qualcosa dentro di lei che l’aveva fatta diventare qualcun’altra? Forse non era più la stessa Ginny di una volta. Forse era tutta colpa sua.
Aveva un altro. Non sapeva nemmeno dire con esattezza da quando, era successo un bel po’ di tempo prima. Aveva imparato ad amare di nuovo grazie a lui, sentendo sempre di essere importante, ricercata, influente nella sua vita. Adorava sentire il suo corpo contro il proprio, cercando di dare libero sfogo a quell’amore completamente sbagliato. Harry non lo sapeva, o forse fingeva di non saperlo. Probabilmente se n’era reso conto, ma taceva per il bene dei bambini.
Quella sera Ginny era accoccolata tra le braccia di Oliver, nuda, spogliata dei propri vestiti e anche delle proprie paure. Lui le accarezzava una ciocca di capelli, mentre faceva scorrere le dita dell’altra mano sul suo corpo. Era da un sacco di tempo che non sentiva quei brividi lungo alla schiena, solo lui era capace di farla sentire in quel modo.
« Oliver » lo chiamò, incapace di trattenersi e voltandosi a guardarlo negli occhi. « Tu pensi che io sia cambiata da quando mi hai conosciuta? »
Lui le sorrise dolcemente. « No, sei sempre la stessa Ginny che mi ha conquistata ».
Altro brivido.
« Ma allora perché non sono più innamorata di mio marito? Perché amo te? » chiese, senza pensare. Oliver si fermò di colpo, togliendo la mano dal suo corpo. « Scusa, non dovevo chiedertelo, mi dispiace » disse in fretta lei, sentendosi una stupida. Oliver alzò gli occhi al soffitto della stanza.
« Sai, i sentimenti delle persone mutano con facilità e la realtà che si riflette nel loro sguardo è illusione… Non ci sono certezze. Però anche quando la luna ci appare calante in realtà la sua forma resta sempre immutata. Non dimenticarlo mai ».
Lo disse sovrappensiero, come se fosse un concetto troppo grande da esprimere a parole.
Ma Ginny aveva capito cosa intendeva dire: anche se i suoi sentimenti erano cambiati, lei era sempre la stessa. Era per quello che amava Oliver: era capace di farla sentire meglio con ogni parola, e sapeva stupirla e capirla molto di più di quanto facesse Harry.
« Ti amo, lo sai? » sussurrò morendogli l’orecchio e riavvicinandolo a lei.
Forse era uno sbaglio, ma era amore. E lei non si pentiva di essere amata veramente, dopo tanto tempo.
 




{ Spazio HarryJo,
Ho aggiornato, incredibile, vero?
Fatemi sapere cosa ne pensate se volete, 
A presto,
Erica Weasley

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