Why 3
Si addentrarono ancora di più nella regione, continuando a
seguire la via dei mercanti, la stagione volgeva rapidamente all’inverno e
presto le ultime piogge autunnali si trasformarono in nevicate abbondanti che
ostacolavano il loro procedere.
Giglio era tornato a chiudersi completamente in se stesso,
insensibile a quanto lo circondava ed al suo compagno di viaggio, la piega della
sua bocca si faceva sempre più amara e Gaheris si sentiva disperatamente
impotente nel vederlo già così provato senza poter far nulla.
- Sei mai stato in questo regno?-chiese a Giglio un pomeriggio,
quando il silenzio della desolazione invernale gli pesò troppo.
Giglio non gli rispose e quando credette che non lo avrebbe più
fatto sentì la sua voce mormorare piano.
- Una volta.-giunse inaspettato dal suo compagno di
viaggio.
- Cosa ti aveva condotto qui?
- Cercavo una persona.-rispose laconicamente Giglio.
- Bhe… sai come orientarti? Perché non sono più sicuro della
via.
- Fra qualche ora dovremmo arrivare in una locanda lungo la
strada. Potrai chiedere lì.-rispose con indifferenza, fissando senza vederli
alcuni alberi coperti di neve.
Gaheris credette bene di non insistere oltre ed arrivarono alla
locanda nel silenzio più completo, lasciarono i cavalli nella stalla ed
entrarono nel grande locale accogliente.
- Prendi una stanza per stanotte e ordina la cena: sono
stanco.-ordinò lanciandogli la propria borsa e lasciandosi cadere su una panca
vicino al camino.
Gaheris obbedì senza commentare, prese accordi con
l’albergatore e fece servire due abbondanti porzioni di carne, pane e vino al
tavolo dove Giglio lo aspettava.
Il Principe Oscuro sedeva dando le spalle alla sala, fissava il
fuoco con sguardo spento e non alzò lo sguardo quando Gaheris sedette a sua
volta.
- La tua borsa, Giglio.-e la spinse verso di lui, che la prese
meccanicamente per rimetterla alla cintura.
Bevve svogliatamente del vino e sbocconcellò un po’ di
pane.
- Non hai fame?-chiese gentilmente Gaheris, richiamandolo alla
realtà.
- No. In fondo non ho davvero bisogno di mangiare.
- Allora finisco io la tua carne.-commentò allegramente e
Giglio spinse il proprio piatto intatto verso di lui.
Una graziosa cameriera passò ancheggiando vicino a loro e
sorrise apertamente a Giglio, che la ignorò.
- Ora capisco perché hai voluto la stanza. Hai successo,
ragazzo mio.
- Non dire idiozie.-scattò infastidito, dardeggiando su di
lui.
- Bhe e che male c’è? Se avesse sorriso a me credi che avrei
passato la notte con te?
Giglio lo fissò, Gaheris si accorse di averlo sorpreso.
- Che c’è, credevi che quelli della "nostra parte" non
scopassero?-domandò sardonico.
- No… è solo che…
- Bhe, modestamente anch’io ho un certo successo con le
ragazze. Il fascino non è prerogativa delle forze oscure.
Giglio sorrise e Gaheris di riflesso. Chiacchierarono ancora un
poco, tranquillamente, davanti al fuoco caldo.
Vorrei cancellare il dolore dai tuoi occhi. A lei si
spezzerebbe il cuore se ti vedesse così.
Si ritirarono presto nella loro camera, Gaheris chiuse a chiave
la porta e si distese sul suo letto, spegnendo il piccolo lume.
- Gaheris.
- Dimmi.
- Buonanotte.
- Anche a te, Giglio.
Attese nel buio che il sonno arrivasse a lambirlo ma scoprì di
essere incapace di chiudere gli occhi, si fece cullare dal respiro calmo di
Giglio ed ascoltarlo lo tranquillizzò, pure ancora non riusciva a prendere sonno
e ben presto quel respiro quieto che spiava con tanta dolcezza si trasformò in
un piccolo gemito e d’improvviso Giglio si svegliò con un grido soffocato.
- Eragon!-chiamò svegliandosi dall’incubo che lo aveva fatto
agitare.
Gaheris accese il lume e fu subito accanto a lui: Stai
bene?-chiese preoccupato, accorgendosi che era pallido e sudato.
- Io…si… sto bene.-rispose dopo un attimo, riconoscendo il
luogo dove si trovava.- Solo un incubo. Li facciamo anche noi.
Gli sorrise, si alzò e recuperò la propria borraccia.
- Tieni. Bevi e cerca di rimetterti a dormire. Non preoccuparti
di nulla.
Giglio prese la borraccia e bevve, restituendogliela con un
sorriso, si rigirò sotto le coperte e Gaheris tornò al proprio letto, spegnendo
di nuovo il lume.
Eragon. Era il Gran Signore degli Incubi. Alcune voci ci hanno
detto che ha allevato Giglio e che alla fine lui lo ha ucciso…
Con una fitta sgradevole, si rese conto che Giglio doveva
essergli molto affezionato per chiamarlo a sé, mentre era ancora indifeso e
spaventato dal suo incubo.
Ma allora perché lo ha ucciso?
Ma si addormentò molto prima di essere arrivato ad avere una
risposta.
Proseguirono il loro viaggio più velocemente, il tempo era
migliorato anche se adesso un vento gelido spazzava la strada, sollevando
polvere e neve, anche tra loro era cambiato qualcosa, Giglio sembrava meno
chiuso, anche se ancora i suoi occhi si attardavano su qualcosa che solo lui
poteva vedere, e passarono diverse serate chiacchierando amabilmente davanti al
fuoco dei ritrovi per i viaggiatori.
Cosa ti fa ancora male, ragazzino triste?
Perché poteva anche essere l’incarnazione del male primordiale,
ma in quel momento Giglio era solo un ragazzino che la vita doveva avere in
qualche modo già toccato.
Pure, in un qualche modo strano, Giglio accettava la sua
gentilezza, le sue premure, rispondeva ad esse chiacchierando con lui, anche se
nessuno dei due poteva dimenticare che in qualunque altra circostanza sarebbero
stati nemici.
Gaheris lo guidò sempre più addentro nella regione, lungo la
strada dei mercanti, verso le montagne che facevano da confine al regno. Una
grande piana si stendeva fino alle pendici di quei monti ed in una bella
giornata limpida giunsero al limitare di un bosco che si arrampicava sui pendii
scoscesi della montagna più alta. Tra il bosco e la nuda parete di roccia c’era
un piccolo accampamento, una decina di soldati spiarono il loro arrivo, i loro
sguardi affilati si concentrarono su Giglio, riconoscendolo immediatamente per
quello che era, ma lui parve ignorarli e smontando da cavallo i suoi occhi si
fissarono sulla figura che uscì dalla tenda più grande.
Senza una parola Gaheris lo condusse da lui e tutti e tre
entrarono nella tenda.
- Benvenuto, principe Giglio.-salutò il Principe Veggente con
un cenno del capo ed un lieve sorriso.
- Grazie. Siete voi il Principe Veggente? Non so perché ma
credevo foste più vecchio. O quantomeno che lo sareste sembrato.
Gaheris sogghignò e versò del vino per sé e per il suo
compagno, che lo sorseggiò fermandosi presso il braciere acceso, scaldando le
mani intirizzite.
- Bhe, neanche voi sembrate poi vecchio quanto siete.
- Vero. Gaheris mi ha condotto da voi. Cosa avete da dirmi?
Sia il Principe Veggente che Gaheris sorrisero, scoccandosi uno
sguardo divertito.
- Che c’è?-chiese subito Giglio, notandolo.
- Le somigli davvero tanto. A tua madre, sai. Anche se siete
così diversi… tu le somigli.- rispose Gaheris, continuando a sorridere.
- Tu la conosci?
- Si.
- E mio padre?
- Un attimo solo, Giglio, con calma.-intervenne il Principe
Veggente.- Sei qui per questo, ma lasciaci raccontare dall’inizio. Non esiste un
modo semplice per dirti quello che dobbiamo, molte delle cose che adesso ti
racconterò ti sembreranno… difficili da capire e da accettare. Ma è tutto vero.
Credo che adesso ti prema sapere chi sono i tuoi genitori: bene, tua madre è la
divina Soveh e tuo padre è il Principe Auryn.
Giglio rise: Questa è buona, carina davvero!
Ma l’inespressività dei suoi interlocutori lo fece smettere
subito.
- È uno scherzo vero?-domandò nonostante tutto, volgendosi
implorante verso Gaheris.
- Se tu l’avessi incontrata solo una volta, sapresti che è la
verità. Io sono stato lei, Giglio e senza nessuna ombra di dubbio posso
affermare che hai il suo sangue nelle vene. E benché conosca meno bene Auryn,
vedo anche lui in te.
Giglio li fissò, incapace di accettare quello che loro gli
stavano dicendo, li fissò inebetito, lasciandosi cadere su una panca e
fissandoli a bocca aperta.
- Mi hanno abbandonato? Perché non… mi hanno mai cercato?
- Tua madre è una donna coraggiosa e con un cuore immenso, non
sarebbe mai stata capace di abbandonare suo figlio!-scattò Gaheris ma il
Principe Veggente lo interruppe con un cenno.
- Nessuno dei due sa che esisti.
- Mia madre mi ha partorito! Lo deve sapere che esisto!
- Si, certo. Lascia che ti racconti come è andata. Tua madre fu
assistita da un’unica persona durante il parto, una donna che si era presentata
al castello come levatrice. Quando tu nascesti lei ti prese e ti portò da Auryn.
O almeno, questo è quello che fece credere a tua madre. In realtà ti portò nella
sua stanza, dove aveva nascosto il cadavere di un altro neonato, ad Auryn fece
vedere quel cadavere e così a tua madre, spiegando ad entrambi che eri morto
subito, riuscendo a portarti via indisturbata. Era l’atto finale di un piano che
aveva richiesto mesi di preparazione.
- Chi era quella donna?
- Un demone al servizio dell’Imperatrice Nera ovviamente. Ti
portò a Perdita e ti consegnò a lei.
Giglio chinò il capo, fissando le proprie mani, il terreno,
chiudendosi in se stesso come più non faceva da giorni. Infine, fece la domanda
che entrambi temevano.
- Ma… perché io?-chiese con voce tremante.
- Eri abbastanza forte da poter controllare i poteri
dell’oscurità.
Di nuovo, il Principe Veggente cercò gli occhi di Gaheris, per
averne il sostegno e lui annuì stancamente.
- Tanto è sempre uno shock. Io urlai per ore.
- Cosa? Cos’altro c’è?
- Giglio… l’Imperatrice Nera ti ha scelto anche perché…
conosceva una profezia che ti riguarda. Una profezia che io stesso ho
pronunciato e che allora non capimmo. Riguardava un essere che avrebbe compreso
in sé luce e tenebra… Lei ti ha reso il Principe Oscuro ed i poteri delle
Tenebre ti appartengono ma… sei nato anche per ricoprire il ruolo di tua madre
nella prossima Era…
- No! No! Questa è una menzogna! Io sono il Principe Oscuro! Io
sarò l’Oscuro Signore!-gridò scattando in piedi, rovesciando la panca su cui era
stato seduto e dardeggiando su di loro la propria rabbia.
- Si. È per questo che tu ricomprendi in te la luce e le
tenebre. Lei ti scelse perché sapeva che tu saresti stato Re Potere nella
prossima Era… quindi anche se noi ti avessimo ucciso, saresti rinato, perché hai
quei poteri. Saresti stato l’Oscuro Signore più potente di tutti i tempi. Era un
piano perfetto.
- E voi glie l’avete permesso! Avete permesso che mi portasse
via! Anche se ero della vostra parte!-gridò dardeggiando su di loro il proprio
odio.
- Non potevamo agire diversamente.-spiegò con calma il Principe
Veggente.- Non potevamo impedire che tu fossi anche le tenebre.
- Voi non avete idea di quello che mi hanno fatto! Non avete
idea di cosa significhi essere Creato!
Gridava, il suo viso pallido bruciava di rabbia e dolore e lui
stesso doveva sentirsi orribilmente spaventato e confuso.
- Giglio ti prego, calmati.-pregò Gaheris con voce gentile-
Nessuno di noi voleva farti del male, nessuno di noi voleva che tu
soffrissi.
Giglio rise: una risata secca, sprezzante, crudele.
- Avete avuto tanta poca compassione di me che avete lasciato
che mi conducessero da Lei. Io vi domando questo: in quale altro caso avreste
permesso una cosa simile? O credete che Perdita sia un’accogliente nursery?
- I pochi che sapevano non sono intervenuti perché tu
dovevi essere condotto a Perdita. Giglio, tu sarai l’Oscuro
Signore. Sei nato per esserlo. Ma sei anche nato per condurre l’universo da
quest’Era alla prossima.
- Condurre? Esattamente cosa diavolo vi aspettate da me?
Il Principe Veggente lanciò un’altra occhiata a Gaheris.
- Diglielo.-esortò di nuovo.
- Al trapasso di quest’Era la divina Soveh tradirà Dio e
devasterà l’universo. Tuo compito sarà quello di radunare gli altri Re e di
condurli contro di lei, in modo da ucciderla e ristabilire l’ordinamento voluto
da Dio.-annunciò con voce spenta.
Calò un silenzio di piombo, il viso di Giglio si era fatto
ancora più bianco, gli occhi d’ametista spiccavano vividi e terribili sul quel
viso ancora assurdamente infantile.
- Allora. Vediamo se ho capito bene. Secondo la vostra profezia
è stato santo e giusto lasciare che un neonato finisse nel covo del male
primordiale in modo che tutti i demoni che passavano di lì potessero farne ciò
che volevano. E da me vi aspettate che io, come se niente fosse, uccidessi la
mia stessa madre alla quale voi non avete detto nulla né di me né di quello che
mi è successo. Mi è sfuggito qualcosa?
Gaheris fissò desolato il Principe Veggente.
- Le cose stanno così.-confermò quello con un cenno.
- Mi fate ribrezzo. In nome di cosa servite un Dio che condanna
un innocente?-chiese freddo, furioso, dardeggiando su di loro.
- In nome di quello stesso amore dal quale siete stati
allontanati e al quale vorreste tornare. Tu meglio di tutti dovresti sapere che
l’Imperatrice Nera combatte solo per raggiungere i suoi scopi senza curarsi di
come li ottiene. Conosci i mezzi che Lei usa e sai quanto questi siano spietati.
Noi dobbiamo combattere ogni giorno della nostra vita per coloro che non possono
difendersi e dobbiamo farlo non ad armi pari ma con tutte le limitazioni della
nostra coscienza. Io considero Gaheris un amico, un fratello, un compagno ma
l’ho mandato da te, a prenderti, perché ti parlasse e ti conducesse da me, anche
se sapevo che tu avresti potuto ucciderlo con un solo pensiero. Siamo costretti
ad usare noi stessi e quelli che amiamo in maniera spietata e spesso crudele,
dobbiamo trascurare ciò che proviamo per proteggere coloro che dipendono da noi.
Ogni giorno. Ad ogni istante. Abbiamo usato anche te, un neonato innocente e lo
rifaremmo probabilmente, ti condanneremmo di nuovo all’orrore, al dolore. Ma è
necessario. Tu hai un compito, come tutti noi e per tale compito hai sofferto e
soffrirai ancora, come tutti noi, e la nostra ricompensa l’avremo semplicemente
quando verremo uccisi dai nostri nemici. Noi combattiamo per gli altri, non per
noi stessi. E obbediamo a Dio per proteggere e guidare, non per il puro gusto di
farlo.
- Non vogliamo tornare a Lui. Vogliamo solo far scontare la
nostra sofferenza.-affermò a voce bassa, guardandolo fisso- Io sono e sarò
esclusivamente il Principe Oscuro. Non cercatemi mai più: noi siamo
nemici.-affermò con tutta la propria disperazione.
E senza aggiungere altro uscì dalla tenda, recuperando il
proprio cavallo e andandosene.
Il Principe Veggente sospirò fissando Gaheris con
tristezza.
- Peggio di quanto credessimo.-commentò scuotendo il capo.
- Tu come ti sentiresti al suo posto? In parte a ragione lui,
non abbiamo fatto niente per lui se non… rivelargli qualcosa di incomprensibile
persino per noi e chiedergli quanto di più crudele potevamo.
- Rinnegherà il suo ruolo ed il suo potere?
- Non lo so. Quel ragazzino è terribilmente complicato. Mentre
venivamo qui ha salvato un vecchio ed una ragazza da alcuni banditi. E poi ha
fatto a pezzi i banditi ed io non ho mai visto nulla di così raccapricciante.
Non possiamo fare altro che aspettare. E sperare che lui… capisca.
- Che capisca noi e le nostre motivazioni a Perdita?
- Non c’è luogo migliore per imparare la differenza tra bene e
male.
- Ma il male è così semplice da perseguire…
- È vero. Però l’hai sentito no? "Avete permesso che mi
portasse via! Anche se ero della vostra parte!". Credo che… molto in fondo… lui
abbia le idee più chiare di quanto noi non pensiamo.
Anche se in questo momento è disperato e confuso. E
solo.
- Speriamo che sia come dici tu. Speriamo che si dimostri degno
erede di Soveh.
- Soveh ci distruggerà tutti.-ricordò uscendo dalla tenda e
fermandosi ad osservare le montagne in lontananza.
- Che farai adesso?-chiese il Principe Veggente,
seguendolo.
- Non ne ho la più vaga idea. Immagino che tornerò a casa per
un po’, ad importunare le ragazze.
- Mi sembra una buona idea. Ci vediamo presto a Shainsa.
- Si.
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