The Edge Between The Feelings

di Kalie
(/viewuser.php?uid=14203)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How to Start a story - che sia d'amore, o un racconto del passato ***
Capitolo 2: *** Missione: Evitare il Nemico - sia gli occhi che le labbra ***
Capitolo 3: *** Profumo di Guai nell’Aria – ‘I like your smell’ ***



Capitolo 1
*** How to Start a story - che sia d'amore, o un racconto del passato ***


How to Start a story
- che sia d'amore, o un racconto del passato -




Harry se ne stava seduto ad osservare Ginny ed Hermione che provavano per l’ennesima volta il giusto modo per piegare i tovaglioli per il matrimonio di Bill e Fleur. Ovviamente sotto ordine della Signora Weasley, che aveva chiesto poco più di un’ora prima, a lui e a Ron, di sistemare la stanza di quest’ultimo, cosa talmente impossibile che avevano rinunciato dopo appena cinque minuti, approfittando del fatto che la madre era uscita a fare la spesa con Kalie, una giovane strega che aveva visto aggirarsi spesso per la Tana in quei giorni; a dir la verità gli sembrava di averla vista diverse volte di sfuggita, durante le ‘segrete’ riunioni dell’Ordine. Il ‘prescelto’ osservava la rossa con aria assorta, mordendosi un labbro per l’ennesima volta al ricordo dei momenti felici passati insieme a lei e, a giudicare dall’espressione imbambolata che aveva Ron guardando Hermione, avrebbe scommesso che stava rimpiangendo i momenti infelici passati insieme a Lavanda. Un moto di tenerezza nei confronti della bionda amica di Calì lo fece rimpiangere del brutto pensiero appena fatto, ma era certo che Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare indietro nel tempo ed andare alla festa di Natale del Lumaclub insieme alla ragazza di fronte a lui.

“A breve la mamma sarà di ritorno, lo sapete?” cominciò Ginny, lanciando un breve sguardo a Ron e uno un po’ più intenso in direzione di Harry “vi conviene farvi trovare in camera di Ron, tanto è talmente disastrata che non penserà che non abbiate fatto niente, solo che siate ancora in alto mare” scoppiò quindi in una risatina, seguita da Hermione, cosa che finalmente destò Ron dai suoi pensieri.

“Che?” bene, anche lui era perfettamente sveglio.

“Tua madre… spesa… camera disastrosa…” riassunse Hermione, con un sorrisetto ironico ancora stampato sulle labbra.

“Non c’è problema…  ci inventeremo qualcosa”  Ron scrollò le spalle, come se il quel momento la madre fosse l’ultimo dei suoi pensieri.

Per lo meno, ormai si era spezzato quel silenzio da parte dei due ragazzi, cosa che fece risollevare di molto l’umore di Hermione e Ginny che si sentivano decisamente osservate dai due, fin troppo muti per i loro gusti. Passarono un quarto d’ora tranquillo, nonostante Harry continuasse a fissare il frammento di specchio che gli aveva regalato il padrino. Sobbalzò infatti quando, la voce tranquilla della più piccola della famiglia Weasley salutò la madre, con in mano una delle buste della spesa e una sacca del pane.

“Bentornata signora Weasley!” si unì al saluto anche Hermione, con un sorriso tranquillo, mentre piegava il ventesimo fazzoletto di quel pomeriggio.

“Oh che bel lavoro che avete fatto ragazze mie! Harry, Ron, avete messo a posto le galline, nel pollaio?” fortuna volle che l’avessero fatto proprio quella mattina Fred e George.

“Certo mamma… abbiamo finito poco fa” l’accontentò Ron, sorridendole tranquillo.

“Oh per Merlino, Harry! Ma quello non è lo specchio che ti ha regalato Sirius?” subito dopo si tappò la bocca, facendo cadere la busta del pane, senza neanche accorgersene, guardandosi intorno dispiaciuta “ops… io…” Harry sentì una morsa allo stomaco: perché stavano ancora tutti così attenti a non nominare davanti a lui il padrino? Anzi, sentirne parlare gli avrebbe fatto bene, ormai a distanza di un anno. Era un altro il nome che aveva paura a sentir nominare.

“Signora Weasley… non si preoccupi! È passato più di un anno ormai io… sto bene” abbozzò un sorriso, ma la donna sembrava ancora tremendamente preoccupata.

“Eh? Oh… scusami Harry caro… certo… io… beh” i figli, Hermione e il nominato la guardarono sorpresi “in realtà… non è per te che evitiamo di nominarlo… Kalie! Ecco dov’eri finita, cara! Su vieni dentro con quelle buste” le sorrise, mentre Harry la guardava sconcertato: non era per lui? “ma è tutto a posto, giusto? Non parliamone più!”

“Di cosa? Che succede qui dentro? Non li avrai ancora riempiti di lavoro questi poveri ragazzi?!” la  donna appena chiamata entrò in casa, con un paio di buste tra le braccia, spostando lo sguardo sereno sui quattro ragazzi, verso i quali sorrideva, soffermandosi qualche istante di più sulla figura di Harry “come state?”. Harry la osservò per qualche istante: era una bella donna, doveva avere più o meno l’età di Lupin, capelli castano chiaro, praticamente biondi, e gli occhi di un caldo color ambra.

“Abbastanza bene… grazie” rispose Hermione per tutti, con un sorriso semplice, non sapeva bene come comportarsi con lei, visto che la Signora Weasley era intenzionata a tenerla lontana da loro almeno quanto cercava di tener separati loro tre.

“Sì… signora Weasley, davvero… si può nominare ormai il nome di…”

“Harry caro, non vuoi forse qualche dolcetto?” la donna nominata agitò improvvisamente le braccia, nervosa, tant’è che portò i tre ragazzi a pensare che in nome di Sirius fosse maledetto.

“Il nome di chi?” Kalie sbatté un paio di volte le palpebre curiosa “abbiamo un altro tabù? Vi prego ditemi di no, mi dimentico sempre i nomi che non vanno pronunciati! Chi è stato lasciato da chi?” guardò torva Harry e Ron, convinta che si trattasse di loro due, ma poi l’espressione si riaprì in un sorriso sincero.

“Lascia perdere cara… non si tratta di nessuno in particolare di loro!” le sorrise, trascinandola nella cucina “ti prego, pensa tu a sistemare la spesa” detto questo la fece sparire dietro la porta e si sedette vicino ad Harry, con un lungo sospiro. “ah… che fatica… voi ragazzi non mi aiutate per niente!” i quattro la guardarono stralunati.

“E’ ovvio! Se non ci spieghi niente, come facciamo a sapere cosa dobbiamo o non dobbiamo fare?” sbottò la rossa più piccola, con l’espressione dura.

“Harry, so benissimo che per te Sirius è stato importantissimo e tu sei una delle persone che lui ha più amato nella sua vita… ma non puoi pretendere di essere stato l’unico! La vita del tuo padrino non si chiudeva solo a tuo padre, Remus e quel Minus! Cerca di capire” ma lui la guardò stupefatta: aveva passato dodici anni ad Azkaban, non poteva certo essersi portato un Dissennatore domestico. O sì?

“Intende dire che aveva altri amici?” chiese Harry, mentre già sentiva mugugnare dalle parti di Hermione: ne sapeva sempre una più del diavolo lei.

“Oh Merlino… scusali Sirius” sospirò la signora Weasley, alzandosi dal divanetto e raggiungendo Kalie in cucina.

 “Cosa avrà voluto dire?” chiese Ron, in direzione dell’amico. Al contrario, Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo eloquente, sospirando: gli uomini non capiranno mai.

“Pensateci, magari ci arrivate” disse Ginny, per poi ridacchiare, allontanandosi insieme ad Hermione verso la cucina: evidentemente volevano togliersi i dubbi che già avevano.

“Molly Weasley! Ho finalmente capito di cosa parlavate prima!” esclamò acuta la voce di Kalie, che attirò a se praticamente tutta la famiglia Weasley e amici, radunandoli in cucina: era raro che qualcuno si rivolgesse con tono autoritario alla donna. Infatti subito dopo, la castana arrossì fino alle punte dei capelli. “emh… scusami, è che ero così sorpresa!”

“Non capisco di cosa tu stia parlando, cara” disse cercando di dissimulare il nervosismo, che in realtà le trapelava dalle mani agitate.

“E’ forse il nome di Sirius che non si può rinunciare?” chiese, a tono un po’ più basso, ma ugualmente serio, in direzione delle due non-coppie.

“Emh…” cominciò Harry, indeciso su cosa risponderle “ecco….”

“E’ per te, Harry? Ti da fastidio sentirlo nominare?” gli chiese in un sussurro dolce, materno, che lo fece sentire come davanti alle domande curiose di una mamma.

“No ecco… a me non da fastidio, perché?”

“Molly, ma” fece una piccola pausa “penso di averlo superato dopo un anno. Posso almeno sentire il suo nome” e forse le parole della Signora Weasley adesso cominciavano ad avere un senso: era Kalie a non dover sentire il suo nome. Perché però? Cosa c’era tra loro?

“Signorina Moran?” chiese piano Hermione.

“Dimmi” si voltò anche verso di lei, sorridendole.

“Lei era… la fidanzata di Sirius?”

La domanda di Hermione spiazzò tutti, eccetto la Signora Weasley e Ginny. Non si sapeva bene il perché, ma l’idea che Sirius fosse fidanzato non era mai passata per la mente a nessuno. La giovane strega arrossì leggermente, mentre Fred e George già se la ridevano, non con cattiveria ovviamente: lo credevano davvero impossibile. Harry fissava Kalie, ammutolito, non aveva mai pensato ad una simile eventualità in effetti: da quanto? Si erano conosciuti durante le riunioni dell’Ordine? Se fosse stato vero, avrebbe avuto tante domande da fargli…

“Emh… che parola grossa… fidanzati! Ma insomma, cosa vuol dire essere fidanza…” aveva cominciato, interrotta poi dalla signora Weasley.

“Andiamo Kalie, non sei più ad Hogwarts! Che senso ha nasconderlo?”  le sorrise, spronandola a parlare. Anche Kalie fissava Harry, cosa che lo portò a pensare che Sirius le avesse parlato spesso di lui, naturale dopotutto.

“Beh, sì… siamo stati insieme. Tanti anni…” aveva distolto lo sguardo da lui, mentre lo diceva, ma alla fine era tornata a guardarlo, come se avesse voluto fargli capire qualcosa di importante, con le ultime due parole.

“Tanti anni? Dai tempi di Hogwarts?” stavolta fu Ginny a parlare: neanche quella opzione gli era venuta in mente! Conosceva anche i suoi genitori?

“Ma no no no… non da quei tempi noi allora ci scannavamo… ci sopportavamo a malapena e…” si beccò un’occhiataccia dalla madre di Ron e Ginny e arrossì ancora più di prima “… si, dai tempi di Hogwarts. Contenta, Molly?” tirò un sospiro di sollievo.

“Sì, sono alquanto soddisfatta mia cara” e ricominciò a sistemare la spesa nei vari scompartimenti nella cucina. Mentre Hermione e Ginny riempivano Kalie di domande, Harry continuava a fissarla, mentre nella testa si affollavano mille pensieri, mille quesiti. Voleva sapere. Voleva sapere di più e il più possibile.

“Ehi ehi… ok, una domanda per volta, va bene?” a quel punto spostò lo sguardo su di lui “Harry, c’è qualcosa che vorresti chiedermi anche tu? Te lo leggo in faccia” ridacchiò.

“Come fa a saperlo?”

“Hai la stessa espressione che aveva Lily quando voleva chiedermi o dirmi qualcosa”

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Si erano seduti, e la cosa non dispiacque affatto ad Harry; gli tremavano le gambe sin da quando aveva pronunciato il nome della madre: voleva dire che conosceva anche lei? Grazie a lei si era avvicinata a Sirius? Fin quanto conosceva il padre? Molly posò con un movimento della bacchetta le diverse tazze da the, una di fronte ad ognuno di loro, sul tavolino contornato da divanetti e poltrone. Aveva deciso di sedersi sulla poltrona di lato a quella dove era seduta Kalie, e si distrasse solamente quando sentì il profumo di fiori di fianco a lui: Ginny si era seduta a terra, alle sue gambe, come faceva fino a qualche mese fa, ad Hogwarts. Fu difficile tornare con lo sguardo sulla donna, ma la signora Weasley lo ridestò dai suoi pensieri.

“Ginny, tu vai di là, su. Non credo che a Kalie faccia piacere che tutti le facciano domande”

“Mamma… non è possibile che tu cerchi di tenermi fuori da tutti i discorsi” si lamentò la rossa, non muovendosi di un solo millimetro dalla sua posizione.

“Suvvia Molly, dopotutto solo lei ed Hermione c’erano arrivate all’inizio. A me non da fastidio, anzi credo che alcuni particolari possano interessare più loro due che Harry stesso” ridacchiò complice, mentre la simpatia di Ginny nei confronti di Kalie saliva esponenzialmente. Anche per Harry, Ron ed Hermione era lo stesso, si sentivano a loro agio.

“Grazie Signorina Moran!” annuì soddisfatta Ginny, mentre la nominata scuoteva la testa.

“Perfetto! Ma chiamatemi Kalie per favore. Chi vuole cominciare con le domande”

“Hai la stessa età di Sirius, Lupin e dei signori Potter?” chiese Hermione.

“Cosa ti piaceva di più di lui?” chiese Ginny.

“Eri anche tu tra i Grifondoro?” aggiunse Ron. Lui invece aveva una domanda ben precisa.

 “Che rapporto avevi con i miei genitori?” gli era uscita immediatamente dopo le domande degli altri, arrossì un poco:  la domanda era forse fuori dal tema? Ma lei sorrise, comprensiva.

“Beh non andiamo proprio in ordine. Sì ho la stessa loro età, ero anche io tra i Grifondoro” spostò lo sguardo su Harry “conoscevo tuo padre da quando eravamo piccolissimi, e tua madre l’ho conosciuta il primo anno di Hogwarts. Siamo diventate grandi amiche” guardò Hermione e Ginny di sfuggita “le migliori. Lei e James… erano i miei migliori amici” sorrise ad Harry, che continuava a fissarla: lo sapeva! Se lo doveva aspettare. Ed ecco che milioni di domande si affollavano su di lui, voleva e doveva sapere. Sui genitori, su Sirius, su Remus. Anche di lei, perché ad ogni parola che diceva, il suo affetto aumentava.

“E la domanda di Ginny?” lo risvegliò la voce di Ron, che fece arrossire non poco la donna, ancora una volta.

“Come dicevo prima, io e lui ci scannavamo davvero. Ci urlavamo contro, e ce ne dicevamo di tutti i colori” fece una breve pausa “con il senno di poi penso che in realtà ci fossimo sempre piaciuti, ed era quello il problema: ci faceva paura. Mi piaceva il fatto che fosse sempre così sincero, mi mandava ai pazzi il fatto che fosse così strafottente. Ma era un amico fedele” sorrise nel vuoto “anche un ragazzo leale, non giocava mai sporco. Neanche negli scherzi che faceva a Severus” rise, mentre la mandibola di Harry si contraeva al suono di quel nome.

“Kalie” scacciò il pensiero dell’uomo e si chinò in avanti, anche se si accorse chiaramente di sfiorare i capelli di Ginny con il braccio “io… ho tante domande. Vorrei sapere… davvero. Di più sui miei genitori. Su Sirius” si morse il labbro: si comportava esattamente come il suo ultimo anno ad Hogwarts. Si stava dimenticando della lotta con Voldemort, della ricerca degli Horcrux. Non poteva. La strega capì subito che si trovava in difficoltà e allungò il braccio per fargli una carezza sulla spalla.

“A quanto mi ha detto Molly” cominciò “voi tre non tornerete ad Hogwarts, giusto? State per intraprendere un viaggio…” disegnò con le dita delle virgolette nell’aria “segreto” Harry annuì.

“Sì, ma non chiedermi anche tu di venire con noi! Come ho già detto a molti non…”

“No Harry… qui ho altre cose da fare, te l’assicuro” gli sorrise, e lui si sentì rincuorato del fatto di non dover mettere sotto pressione nuovamente i propri nervi “Ma secondo me… è meglio se continuiamo questo discorso quando tutto sarà finito. Quando tornerai a casa. Siamo d’accordo?” No che non lo era. Voleva sapere, lui non sapeva se sarebbe tornato vivo dalla battaglia contro Voldemort. Sapeva bene che non c’era certezza nel suo futuro.

“Va bene… solo una cosa, però”

“Dimmi pure”

“Tu sapevi che Sirius era innocente?” la guardò in tralice, se erano tornati insieme, lui aveva potuto accettarla nonostante il fatto che l’avesse sempre creduto un assassino?

“Sì, l’ho sempre saputo” rimase a bocca aperta.

“Cosa?! Sapevi dello scambio del custode segreto?” chiese Hermione, a bocca aperta come tutti nella stanza “e non ha testimoniato a suo favore?”

“Ovviamente… ma ero giovane ed innamorata, credevano che mi avesse fatto il lavaggio del cervello. Che volessi solamente che tornasse in libertà. Non mi hanno creduto” un sorriso amaro si dipinse sul volto di Kalie, che fece venire ad Harry una tremenda voglia di abbracciarla, nel tentativo di consolarsi a vicenda.

“Mi dispiace… tanto” aggiunse senza muoversi, ma vide la stessa espressione di disagio anche negli occhi degli altri tre. Riascoltò mentalmente il discorso con la donna, immaginandola al fianco dei suoi genitori, di Sirius. Strinse i pugni: aveva trovato un altro motivo per sopravvivere a Voldemort.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Era passato così tanto tempo. Finalmente era libero da quella che era, da sempre, la sua maledizione. Da quando lui l’aveva scelto come suo rivale, da quando i suoi genitori erano morti. Ed ora era semplicemente… libero. Libero da colui che lo voleva morto più di chiunque altro, libero di vivere una vita sua, libero di amare chiunque lui desiderasse. E Harry sapeva bene chi desiderava: durante la battaglia, durante la ricerca, l’aveva delineata nella sua mente più e più volte: i suoi lunghi capelli rossi, la sua espressione radiosa, il suo profumo di fiori, le sue labbra morbide.
Ormai erano passate diverse settimane dalla battaglia e, molto lentamente, stavano riprendendo le loro vite di sempre. Non ce la faceva più a vedere la propria faccia sul giornale, ed era più che felice di stare nella tranquillità della Tana. Specie per il dolore lancinante che provava ogni volta che ripensava alle persone che aveva perso durante lo scontro, se pensava al viso delle persone che amava distrutto dal dolore.
Nonostante l’euforia per la sconfitta di Voldemort aveva aiutato molto a risollevare il morale, non era ancora riuscito a parlare con Ginny. Aveva diverse priorità in quel momento, prima tra tutte c’era la ragazza dai capelli rossi che ora gli era seduta di fronte, a bere una tazza di the fresco; dopo venivano Ron ed Hermione che ancora, dopo il loro bacio, non si erano svegliati affatto, si guardavano imbarazzati ogni tanto e per il resto era come sempre; la terza ed ultima priorità riguardava Kalie: voleva sapere di più, ora che anche Remus si era unito ai genitori e a Sirius il desiderio era cresciuto in lui, esponenzialmente. Si morse l’interno del labbro inferiore, andando anche lui a versarsi in un bicchiere un po’ di the freddo.

“Harry?” la voce di Ginny lo fece trasalire per un secondo.

“Sì?”

“Ti… va di fare una passeggiata?” le guance si erano tinte di un leggero rosso: evidentemente anche lei pensava che avessero aspettato abbastanza. Così uscirono, dopo un mormorio di assenso da parte di lui, e si incamminarono nei dintorni della casa. Gli dava una strana sensazione camminare al suo fianco, così in silenzio. Già non vedeva l’ora di dirle… già. Cosa voleva dirle?

“Sai, erano diversi giorni che pensavo di parlarti… non sapevo bene quando farlo in effetti” le sorrise “dopotutto non è stato un periodo esattamente felice, sconfitta di Voldemort a parte. Quindi sono contento di poter stare con te” fece per avvicinare la mano a quella di Ginny ma si bloccò.

“A dir la verità Harry, anche io ti aspettavo da giorni” la sua espressione era seria, si era fermata e ora lo fissava dritto negli occhi. Cavoli se era bella. “mi chiedevo quando ti saresti deciso a venire da me. Non voglio che finiamo come mio fratello ed Hermione” e scoppiò a ridere, cosa che lo mise definitivamente a suo agio. Quanto era meravigliosa. Lui seguì la sua risata.

“Neanche io in realtà” Harry si avvicinò e prese la mano della più piccola della famiglia Weasley “voglio dirti molte cose Ginny. Prima della sua sconfitta, davanti a me… nel mio futuro… vedevo solo Voldemort. Eppure, quando contemplavo un possibile desiderio, quello che si delineava nella mia mente era un me stesso al tuo fianco” lui non arrossì, e lei neanche, anche se sorrideva radiosa “ora posso dirti tutto quello che non ho potuto in questo tempo” prese fiato “Ti amo, Ginny. Non riesco ad un futuro senza di te. Ora lo so” Ginny lo guardava dritto negli occhi, i suoi brillavano. E ancora una volta non pianse. Sapeva che ora l’avrebbe potuto avere per tutta la vita.

“Anche io ti amo, Harry” gli sorrise “all’incirca da un’eternità” si lasciò andare in uno sbuffo divertito, che si trasformò in un’espressione dolce nel momento in cui lui la prese e l’avvicinò a sé, in un abbraccio tanto desiderato. Con la mano libera dalla stretta, Harry le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le carezzò il viso. Guardandola si sentì quasi a disagio, gli sembrava di stare per dare il suo primo bacio. Deglutì con difficoltà e si lasciò andare in un sorriso un po’ imbarazzato prima di posare le sue labbra su quelle rosee della ragazza. Un bacio. E un altro. Un altro ancora. Finché non decisero di approfondirlo; e li un mondo di emozioni nuove lo avvolse: era libero. Poteva amarla, poteva baciarla, poteva ridere, scherzare, ridere. Poteva vivere.
Non aveva più niente da temere, niente da combattere. Aveva solo lei, e gli bastava. Altroché se gli bastava.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

I giorni erano, finalmente, cominciati a scorrere felici. Per Harry non era mai stato facile stare a questo mondo, ed ora l’unica cosa che lo teneva lontano dalla felicità completa era vedere l’eterno dilemma tra i suoi due migliori amici. Il fatto che ancora il bacio non li avesse svegliati lo mandava davvero in bestia. La stessa cosa era per Hermione che, il giorno in cui lui e Ginny erano tornati insieme, si era rinchiusa nella stanza insieme all’amica per farsi raccontare tutto, mangiare schifezze e sfogarsi con lei.

“Non so che devo fare con tuo fratello, Ginny! Pensavo che… le cose sarebbero cambiate!” Hermione si morse un labbro per il troppo nervoso: perché quel ragazzo doveva rendere tutto così complicato. “sono stata io a baciarlo!”

“E’ solo un po’ timido. Non saprà di certo cosa pensare” fece spallucce Ginny “io quasi quasi farei apparire una lettera di Krum… ehi!” si illuminò “facciamo arrivare una finta lettera di Krum”

“Oh così sì che sarebbe davvero la fine… meglio lasciar perdere”

Ginny sospirò guardando la sua migliore amica in difficoltà: quant’era stupido Ron!

Dal canto suo il rosso, stava passando le giornate intere a riflettere. Sapeva bene cosa provava per Hermione, cercava solamente il momento e il modo giusto per dirglielo. Un giorno poi, erano rimasti soli. Harry e Ginny avevano deciso di accompagnare la signora Weasley a fare la spesa, mentre il Signor Weasley era ancora al lavoro. L’imbarazzo e la tensione erano palpabili nell’aria, perché era davvero raro che loro due riuscissero a stare da soli. Hermione tra l’altro era anche molto nervosa, ogni volta lui cercava di starle lontano dopotutto. Ron se ne stava seduto sul divano a giocare con Leotordo quando lei entrò in sala per sedersi, subito dopo di fianco a lui.

“Oh. Ciao Hermione” ‘Ciao Hermione’?! era tutto quello che sapeva dire. Lo sguardo della ragazza si assottigliò, irritata.

“Oh, Ciao Ron!” lo scimmiottò lei, continuando a fissarlo. Grattastinchi, benedetto sia quel gatto, saltò sulle gambe di Ron e afferrò, delicatamente, il piccolo gufo con la bocca, per poi liberarlo lasciandosi seguire nell’altra stanza. Persino gli animali sono più svegli di Ronald Bilius Weasley. Con l’aria stupefatta, osservò i due animali allontanarsi, prima di spostare lo sguardo su Hermione. E fu come guardarla per la prima volta: era lì, così bella. Ecco perché aveva evitato lei per tutti quei giorni. Voleva svicolare da questo momento ben preciso.

“Beh” cominciò.

“Beh…” continuò lei, scrollando le spalle.

“Come va?” e che cacchio. Parlare con quel testone non era per niente facile.

“Sei uno stupido, Ronald!” e si alzò dal divano, con le lacrime già che le salivano agli occhi: lei non era come Ginny, non riusciva a trattenersi. Non quando si trattava di lui, almeno!

“Eh?! Ehi, Hermione! Che ti prende?” si alzò anche lui, preoccupato, e la fermò per un braccio. “sei pazza? Mi dai dello stupido e te ne vai?” che nervi. Per lei.

“Non capisci niente, stupido! Stupido, stupido” gli diede un colpo sulla spalla, anzi due. Anzi facciamo tre. “e stupido”

“Ma…?” era incredulo. Tonto com’era non aveva ancora capito che, mentre lui rifletteva sulla giusta strategia da attuare, lei era in attesa di una qualsiasi sua mossa. Ma vedendola così debole e delicata, così… poco Hermione, non poté far altro che abbracciarla.
Dopo altri cinque o sei ‘stupido’, lei si calmò e si abbandonò all’abbraccio del ragazzo. Si detestava, non era da lei essere così arrendevole, così debole. E le capitava solo con lui. Da sempre. Da quando l’aveva fatta piangere per le prese in giro dopo la lezione di Incantesimi, a quando l’aveva tenuta a distanza durante il terzo anno, quando aveva avuto finalmente la grande intuizione esordendo con un ‘Hermione! Tu sei una ragazza!’, passando per il suo ‘stare’ con Lavanda, fino a quando li aveva abbandonati per colpa del medaglione. Ed era stata sul punto di correre tra le sue braccia quando era tornato. L’aveva sempre amato, questo lo sapeva.

“Sei uno stupido, Ron” ma si strinse di più a lui.

“Questo l’avevo intuito” rise lui, lei non lo ammetterebbe neanche sotto tortura, ma aveva sorriso. Cercò di allontanarsi un poco, senza sciogliere l’abbraccio, per guardarla in viso. “Hermione” aveva sussurrato.

“Che c’è?” chiese brusca lei.

“Ti ho mai detto che” deglutì a fatica “… che ti amo?” anche se l’aveva premeditato, non pensava che l’avrebbe fatto così. Lei si morse le labbra, nel tentativo si soffocare l’entusiasmo, ma spostò lo sguardo su di lui.

“No questo ti era sfuggito” lo guardò di sottecchi, ma cercava disperatamente di non saltargli ancora una volta al collo e baciarlo.

“Beh” ricominciò lui “ti amo, Hermione” non lo disse con scherno, ma con un sorriso che fece crollare tutte le difese della ragazza “tu hai niente da dirmi?” si era chinato piano verso il suo viso, continuando a tenerla tra le braccia, con le mani sui fianchi. E le mani di lei sulle spalle.

“A parte che sei il più grande stupido del mondo?” sorrise.

“Sì, a parte quello”

“Ti amo, Ro-“ ma lui l’aveva già baciata. Gli erano bastate le prime due parole e già era li, che sfiorava le sue labbra. E lei ricambiava, altroché se ricambiava. Si sentì finalmente in paradiso. Dopo essersi rincorsi per tutti quegli anni, dopo aver litigato mille volte, dopo aver nascosto ognuno le proprie gelosie, dopo aver fatto finta di niente, dopo essersi allontanati e poi ripresi, erano li. Se fossero stati i personaggi di un libro, quello sarebbe stato il momento più atteso dai lettori, perché tutto era perfetto e… magico. Ron non aveva mai capito cosa fosse veramente la magia, evidentemente. Lui l’aveva sempre posseduta. Ma ora, avendo lei tra le braccia, tutto sembrava giusto e fantastico, meraviglioso. Lei era meravigliosa, e l’unica cosa che davvero voleva avere con lui. Portò una mano alla guancia di lei e con l’altro braccio le circondò la vita, trascinandola in quel bacio, ancora più nel profondo.

Ma qualcosa li interruppe: la madre di Ron, con Harry e Ginny erano rientrati in casa. Perché se tra poco il moro avrebbe realizzato che anche la seconda priorità era realizzata, a breve avrebbe concluso anche l’ultima. O almeno cominciata perché si trattava di una storia lunga, ma non si sarebbe perso neanche una parola. Con l’apertura della porta, i due ragazzi si staccarono ed andarono ad accogliere il terzetto, magari con la bella notizia. Si sorrisero, finalmente felici, prima di scorgere che insieme ai tre, c’era anche la donna di mesi prima, la donna appena intravista durante la battaglia di Hogwarts, impegnata a soccorrere i feriti, o a combattere con un paio di Mangiamorte. I capelli erano più corti dell’ultima volta, il volto più magro, ma gli occhi color ambra, difficili da dimenticare, erano rimasti gli stessi. Kalie Moran  entrò nella Tana con una grossa borsa dall’aspetto pesante ed un sorriso rivolto a Ron ed Hermione, pronta per quelle che sarebbero state delle lunghe giornate di ricordi.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

A distanza di mesi, si erano seduti ancora una volta su quel divano, sulle poltrone, attorno a quel tavolino che la Signora Weasley aveva coperto con tazze da the e biscotti di ogni genere. Mentre con un colpo di bacchetta le riempiva tutte con del the, Kalie si sedeva sulla poltrona, in modo da poter tenere d’occhio i quattro durante il racconto, mentre Harry si mise in uno dei due divani ai lati del tavolo, continuando a fissarla.
Un sentimento nuovo lo avvolse intorno al cuore, era ansioso di sapere di più. Ancora una volta era pieno di domande da rivolgerle, di curiosità che solo lei ormai poteva colmare, eppure aveva paura: lei conosceva davvero bene la madre e il pensiero che la madre non fosse mai stata davvero innamorata di James lo fece rabbrividire. Ginny vide il suo disagio e gli prese delicatamente la mano, sedendosi di fianco a lui. Kalie, vedendoli, sorrise divertita ma anche intenerita. Anche Ron ed Hermione nel frattempo si erano accomodati, nell’altro divano, uno di fianco all’altra.

“Anche tuo padre aveva un debole per le rosse” per fortuna aveva tirato fuori lei l’argomento, e anche se non aveva mai pensato a tale collegamento, arrossì intercettando lo sguardo di Ginny, per poi sorriderle.

“Oh, sì” abbozzò un sorriso.

“Finalmente è tornato, eh Ginny?” chiese lei, con l’aria di chi già sapeva tutto, che fece capire ad Harry che le due avevano avuto più di un’occasione per parlare. Kalie lanciò un’occhiata anche ad Hermione, con le guance rosee ma decisamente felice, e non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, per nessuno all’interno di quella stanza. Harry si rilassò sul divano, godendosi quell’estrema sensazione di felicità, aveva Ginny al suo fianco e i suoi due migliori amici avevano la sua stessa espressione di contentezza. Inoltre stava per scoprire diverse cose, probabilmente più di quelle che si sarebbe mai aspettato.

“Kalie, io proporrei un bel racconto” disse Ron, accomodandosi pesantemente sullo schienale del divano, avvicinandosi apparentemente in modo casuale ad Hermione, con un braccio sullo schienale dietro di lei, carezzandole delicatamente i capelli con le dita.

“Niente domande? Parlo solo io?” scoppiò in una risatina, per poi cercare in Harry una conferma. Lui annuì. “nel caso abbiate domande, interrompetemi pure” prese un biscotto dal tavolino, se lo mise in bocca, per poi aprire la borsa e tirar tre diversi album di foto.

“E’ dei vostri anni ad Hogwarts?” chiese Ginny, sorridente e curiosa.

“Direi che una presentazione dei volti sia d’obbligo. Dopotutto il racconto è lungo, e ci sono diverse persone. Credo di avere la foto un po’ di tutti, ero io la fotografa ufficiale dopotutto” si lasciò andare in un sorriso malinconico, aprendo delicatamente il primo. “ci sono poche foto dei primi tre anni, sapete li non c’è molto da dire, eravamo piccoli ed inesperti, inoltre non avevo la mia macchinetta. Tra i tuoi genitori c’era già molto attrito, specie perché tua madre era legatissima a Severus, mentre lui non lo sopportava. Ma per lo meno litigavano solamente in quei momenti, nel restante del tempo, stavano lontani l’uno dall’altra il più possibile. Al contrario” fece un lungo sospiro “io e Sirius non facevamo altro che battibeccare. Ce ne dicevamo di tutti i colori, tant’è che spesso e volentieri erano i tuoi genitori a separarci” scoppiò in una risatina “dopo una nostra litigata particolarmente furiosa, tua madre si era accorta di quanto in realtà James fosse cambiato. Eppure già da allora anche noi eravamo innamorati” scrollò le spalle, per far finta che fosse una cosa da nulla. Eppure era tanto, lui lo leggeva nel suo sguardo.

“Questi sono loro?” chiese Ron, avvicinandosi un poco.

“Esatto. Peter, il più piccolo, subito dopo James, seguito da Sirius ed infine Remus”  guardare le foto di James era come guardare le foto della propria crescita, durante i suoi anni ad Hogwarts. Sirius aveva i capelli neri, lucidissimi, l’aria felice intravista dagli occhi azzurri nascosti dai ciuffi corvini. Anche Remus aveva l’aria decisamente più sana, nonostante la stanchezza per le sue trasformazioni: i capelli castani formavano un caschetto sulla sua testa, scoperta sulla fronte e gli occhi color cioccolato esprimevano oltre che felicità, un velo malinconico ma una grande dolcezza. Peter, bassino e grassottello, aveva l’aria eccitata come in quasi tutte le foto.

“Oh queste siamo noi!” esclamò Kalie, indicando tre ragazze in una foto, intente a ridere e a fare boccacce, o a salutare verso la macchina fotografica “questa sono io al mio quarto anno” indicò la ragazza al centro, biondo scuro, gli stessi occhi color ambra e i capelli corti, le arrivavano a mala pena sotto l’orecchio, un po’ sbarazzini. “lei è Mary Macdonald” indicò la ragazza alla sua destra, ed Harry provò un moto d’affetto nei suoi confronti, lei così paziente con Severus, nonostante le sue amicizie, lei preda continua di Mulciber ed Avery. Aveva i capelli castano scuro, raccolti in due trecce carine, e gli occhi celesti, era la più bassa delle tre “e lei ovviamente, è Lily Evans” indicò quel viso familiare, l’avrebbe riconosciuta tra mille con i suoi capelli rosso scuri e… i suoi stessi occhi verdi. Un sorriso nacque in contemporanea sulle bocche di Harry e Kalie.

“Questa foto l’ho fatta di nascosto. Non erano molto socievoli questi due, e l’avevamo fatta per bruciarla per odio” ridacchia “non l’abbiamo più fatto perché era più divertente vedere Avery che scivolava su un qualcosa di indefinito” risa, malinconica al ricordo “te li faccio vedere perché sono più che importanti. Avery è questo che cade a terra. Jackson Avery ” ridacchia ancora, indicando un ragazzo dai lunghi capelli neri, magro e l’espressione corrucciata. “e questo…” indicò con una certa riluttanza la figura di un ragazzetto un po’ più grosso dell’altro ma più che altro leggermente più muscoloso, con i capelli castano chiaro a spazzola e gli occhi color del ghiaccio “è Richard Mulciber. Il tormento di Mary, un ragazzo orribile” lo sguardo si assottigliò al solo pensiero “immagino sappiate che poi loro due sono diventati dei fedeli Mangiamorte. Beh, Avery un po’ meno fedele” ridacchiò.

“Questi sono Lily e Severus” indicò i due ragazzi, intenti a chiacchierare sotto ad un albero nel cortile della scuola. Lui, con l’aria particolarmente trasandata, il naso lungo ed i capelli sporchi. Eppure era felice, rideva anche con lei. Salutava Kalie da dietro la foto: la sopportava. Sopportava qualcun altro oltre Lily evidentemente. E vide sua madre ancora una volta.

“Immagino che tu ci abbia fatto vedere proprio queste foto per un motivo” disse all’improvviso Hermione, appoggiata alla spalla di Ron, un po’ rossa in viso.

“Sono le persone che menzionerò più spesso, se proprio volete l’intero racconto” sorrise lei, tranquilla.

“Sì, siamo sicuri” disse Harry e tutti si accomodarono ai loro posti, lanciando di sfuggita delle occhiate agli album.

“Come sapete i rapporti non erano facili tra i nostri gruppi, nessuno dei tre in effetti, e naturalmente ognuno di noi aveva anche altre amicizie all’interno della scuola. Eppure… tutto potrebbe essere ricollegato all’inizio del nostro quarto anno. Prima le giornate trascorrevano del tutto tranquille, io che approfittavo dei momenti in cui Lily stava con Severus per chiacchierare con James, Mary che se ne stava in compagnia di alcune amiche e gli altri… beh erano gli stessi. Il cambiamento precisamente avvenne in tuo padre, Harry”

“Ah sì? Cosa successe?” chiese lui curioso.

“Passati i mesi delle vacanze estive, tornammo a scuola ed eravamo… cambiati, ovviamente. Insomma, ad un certo punto della vita si cresce, si diventa più maturi anche di aspetto. Di mentalità qualcuno ci mette di più rispetto ad altri, anche” ridacchiò.

“Quindi? Cosa cambiò tutto?” chiese Ginny.

“A James cominciò a piacere Lily”



*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Salve a tutti!
Ok il primo capitolo non è esattamente ‘malandrinoso’, ma era solo per fare una piccola introduzione e sistemare le cose tra i vari personaggi attuali e fare una breve descrizione di quelli che saranno nei prossimi capitoli. Tra l’altro, dal prossimo capitolo loro non appariranno più ovviamente, se non nell’epilogo finale in cui Kalie finisce di raccontare la storia. So che avevo già cominciato a scriverne una su questi anni, ma dovete sapere che ho deciso di cambiarla in merito alle svolte post settimo libro, infatti ci saranno diversi spoiler. Cercherò il più possibile di seguire il filo lasciato dalla Rowling, ma ovviamente non sarà facile, perché molte cose le inventerò, o partiranno dagli spunti che ho letto. Specialmente una cosuccia che per ora non vi posso dire *ç*

Buona lettura, spero che apprezzerete la mia storia! Kisses

*-._Kalie_.-*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Missione: Evitare il Nemico - sia gli occhi che le labbra ***


Missione: Evitare il Nemico -  sia gli occhi che le labbra.


Essere amica di James Potter e Lily Evans era una vera e propria impresa: i due si parlavano a malapena, e lei  faceva lo stesso solo che con il migliore amico di lui, Sirius Black. Erano ormai passati quattro anni dal loro smistamento, eppure non avevano passato un solo giorno di tregua, nessuno di loro. Sul treno, Kalie Moran se ne stava stravaccata sul sedile vicino al finestrino, ad osservare il paesaggio che scompariva dietro colline o montagne; le piaceva stare seduta nel verso opposto al verso del treno e fortuna voleva che non soffrisse durante i viaggi. Si passò una mano sui lunghi capelli biondi, con un sorriso soddisfatto: era una vita che non li portava così. Già si immaginava la faccia di Black una volta rivisti vista: sicuramente non avrebbe più potuto dire che era un maschiaccio. In parte, a dirla tutta, era quello il motivo per cui se li era fatti crescere così tanto, con enorme pazienza e sofferenza per il caldo sopportato durante l’estate. Davanti a lei sedeva una ragazza dai capelli rosso scuro e gli occhi verdi come degli smeraldi; come se fosse possibile, durante quell’estate era diventata ancora più carina e portava quei quattordici anni con estrema eleganza: Lily Evans, la sua migliore amica. Di fianco a lei, una ragazza dai capelli castani legati in due trecce lunghe era intenta a leggere un libro, con un sorriso stampato sulle labbra leggermente carnose e rosee: Mary Macdonald, facente anche lei parte del terzetto di amiche inseparabili che da ormai quattro anni avevano formato. Al suo fianco invece sedeva una ragazza, più piccola di loro di appena un anno; aveva lunghi capelli ondulati e castano chiaro, gli occhi di un caldo nocciola: Jane Belsoul, cugina di primo grado del fantomatico James Potter. Lei non passava tutto il suo tempo con loro tre, era molto amata da praticamente tutta la scuola, con la sua allegria riusciva a risollevare il morale di chiunque gli stesse intorno. Se ne stava là, seduta a mangiare il suo dolcetto del giorno, pronta ad afferrarne uno nuovo dalla borsa una volta finito quello.

“Copritevi la faccia!” aveva pronunciato all’improvviso la più piccola e tutte si coprirono il volto in qualche modo: chi spiaccicava la faccia sul vetro, chi si copriva con il cappotto facendo finta di dormire e chi si nascondeva dietro il libro.

“Chi era?” chiese Kalie ancora attaccata al vetro.

“Mulciber” Jane lanciò un’occhiata veloce a Mary: le tremavano le mani ed era certa che se l’avesse vista in volto, sarebbe stata pallidissima “è andato via, tranquilla. non ha neanche guardato” ma per sicurezza si alzò per abbassare la tendina dello scompartimento.

“Grazie Jane” un sospiro di sollievo da parte della ragazza che chiuse di scatto il libro. “non ne posso più… quando la smetterà quello? E anche Avery! Quei due non mi lasciano mai in pace”

“E’ che sei troppo carina, Mary. Sono gelosi perché le ‘purosangue’ non hanno le stesse labbra carnose e gli occhi di quel celeste mare dei Caraibi” sintetizzò Kalie, staccandosi dal vetro e riaccomodandosi ad osservare il paesaggio.

“Quest’anno le cose cambieranno” si morse le labbra “Non ne posso più di essere preda di quello. È il peggiore, lo so. È lui che non mi può neanche vedere, mi cerca solo per attaccarmi” osservò la cicatrice leggera all’angolo del polso, provocata da un Diffindo particolarmente efficace: lei per ripararsi il viso aveva usato la mano.

“Quest’anno ci terremo tutte alla larga dai nostri nemici” assottigliò lo sguardo Lily, osservando le altre due, mentre Jane scoppiava a ridere.

“Ne parli come se fossero chissà quali criminali assetati di sangue, Lily!”

“Non è quello” arrossì la rossa “è che averli tra i piedi non è affatto facile. Soprattutto so che da molto fastidio a Severus… loro lo trattano malissimo!”

“E’ anche vero che lui sta sempre in giro con…” cominciò Mary, per poi mordersi il labbro inferiore. “ho sempre il terrore quando ti vedo girare insieme a lui, Lily” la guardò seriamente preoccupata.

“A proposito, Lily” cominciò Kalie, spostando lo sguardo su di lei, rannicchiandosi con i piedi sul sedile e abbracciando le gambe con le braccia “non è che c’è qualcosa tra di voi? Ti piace?” la bionda si godette per qualche istante l’espressione stupefatta dell’amica, prima di beccarsi una risata in faccia.

“Ma che dici, Kal? Lui è il mio migliore amico e io la sua” le sorrise, seriamente convinta “non potrebbe mai esserci niente tra di noi” Kalie continuò ad osservarla: non era del tutto sicura che quelle convinzioni esistessero anche dalla parte di Severus, ma tanto valeva lasciar andare le cose così per il momento.

“Tra te e Remus Lupin, Jay?” era in vena di pettegolezzi quel giorno, o forse voleva sapere cosa aspettarsi da quel lungo anno scolastico.

“Nh? Me e Remus?” chiese lei curiosa, ma sentì gli sguardi curiosi delle tre puntati su di lei: era ovvio che se lo chiedessero, la ragazza preferiva la compagnia del misterioso ragazzo a quella di chiunque altro, probabilmente perché erano due golosi di cioccolato e dolcetti come pochi.

“Beh, sì. Ci chiedevamo se ci fosse qualcosa tra voi” Kalie inarcò le sopracciglia con aria inquisitoria “sei sicura che non ci stai nascondendo niente?”

“Non c’è niente tra me e Remus. Siamo solo buoni amici” ma divenne silenziosa per diversi minuti, come le restanti tre. Almeno finché quattro ragazzi non irruppero nello scompartimento portando fin troppo scompiglio.

“Kalie, sono venuto a re-cla-mar-ti!” disse in tono affettuoso James Potter, continuando a fissare la bionda che già gli sorrideva.

“Mi sembra di essere la figlia di una coppia divorziata” rise lei, beccandosi due occhiatacce da parte di entrambi gli interessati.

“Con quell’arpia?”
“Con quello spocchioso?”

Si rimbeccarono in contemporanea, facendo ridere ancora di più la già sdraiata dalle risate Kalie, seguita poi dai fedeli compagni di lui e le restanti ragazze. I due ‘nemici’ invece, si voltarono in contemporanea per guardarsi in cagnesco ma… James si bloccò: c’era qualcosa di diverso nella rossa; era cambiata, più alta, aveva cominciato ad avere le prime curve pronunciate, e gli occhi verdi sembravano… più belli. Si distolse dai suoi pensieri solamente quando Sirius gli posò una mano sulla spalla.

“Andiamo, Moran. È il momento di James, muoviti! O hai il sedere pesante?” sì, le speranze di stare alla larga dalle persone con cui meno andavano d’accordo erano andate in fumo nel momento esatto in cui erano entrati i quattro ragazzi.

“Tu invece devi essere davvero leggero, Black! Senza il peso del cervello che ti manca” gli fece la linguaccia, ma si alzò dal sedile, pronta a racimolare le sue cose già sparse dappertutto.

“Se volete potete anche rimanere qui per quanto mi riguarda” aveva cominciato Lily, richiamando lo sguardo stupito di tutti i presenti nello scompartimento, specialmente quello di James.

“Cos’è, hai voglia di stare in nostra compagnia, Evans?” chiese il Cercatore con un sorrisetto ironico stampato sulla faccia.

“Neanche tra un milione di anni!” lo incenerì con lo sguardo lei “vado da una compagnia decisamente migliore della vostra, Potter! Senza offesa, ragazze. Voi siete al di fuori”

“Vai da Mocciosus? Portagli i nostri saluti, Evans!” rise Sirius, ma James rimase serio.

“Non riesco a capire come tu faccia a passare tutto quel tempo con un simile… idiota” disse l’ultima parola quasi con odio, assottigliando lo sguardo e senza distoglierlo dagli occhi verdi di lei.

“E’ sempre meglio che passarlo con voi” detto questo, uscì dallo scompartimento senza dar tempo a nessuno di replicare e lasciando James a fissare la porta dello scompartimento chiusa. Sembrava immerso in una crisi interiore di alto livello e, stringendo i pugni, si voltò di scatto verso i tre compagni e Kalie ed afferrò quest’ultima per il polso.

“Andiamocene di qui, a dopo ragazze” Kalie fissava James con aria stupita, non era mai stato così nervoso dopo un litigio con Lily e anche lei si sentiva agitata dopo quella scena. Cercò conforto nello sguardo di Remus, ma prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa, Sirius le tirò i capelli.

“Pensavi di poter apparire più femminile facendoti crescere i capelli?” le chiese, catturando lo sguardo della ragazza, ora corrucciata ed invisibilmente ferita. Lui inarcò le sopracciglia, sbuffando ironico. Un nuovo litigio era appena cominciato, e sarebbe continuato fino al loro arrivo alla scuola di magia e stregoneria.
Cercare di stare lontano dai propri nemici era decisamente un’impresa impossibile.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Guardava Lily con la coda dell’occhio, mentre sorrideva alla sua migliore amica che le raccontava uno dei soliti episodi imbarazzanti che le capitavano durante il giorno; erano ormai venti minuti che fingeva di leggere il libro di Trasfigurazione, lanciando in continuazione occhiate alla rossa. Si sentiva anche abbastanza stupido in realtà, insomma diciamocelo, lui e Lily si erano sempre sopportati a malapena e tutto d’un tratto James Potter non poteva fare a meno di guardarla. Quel pomeriggio si era anche chiesto come fosse nata la loro ostilità reciproca, quale fosse lo stupido motivo che gli impediva di essere di fianco a lei a ridere, insieme a quella che era anche la SUA migliore amica. Perché non aveva puntato su quel punto per fargli capire che non era una cattiva persona? E perché rimpiangeva quegli anni di continui litigi? Si ricordò improvvisamente del discorso che gli aveva fatto il padre quell’estate, tremendamente imbarazzante tra l’altro, riguardo agli ormoni e il desiderio di stare vicino alle ragazze carine; cominciò quindi ad aggrapparsi all’idea che, se non riusciva a fare a meno di cercarla con lo sguardo, era perché era decisamente troppo carina. Sì, questo lo doveva, e lo poteva, ammettere, ma per fortuna non c’era niente di più.

“Ehi James! Non ti ho mai visto studiare tanto… a che pensi in realtà?” lo guardò con occhi maliziosi Sirius, quello lì lo capiva anche troppo bene.

“Stavo pensando che… quest’anno ci divertiremo un bel po’” ricambiò il sorriso del suo migliore amico.

“Mh…” lo guardò compiaciuto “sì, penso che non potrà essere altrimenti” James  non se n’era accorto, ma Sirius aveva lanciato, in contemporanea a lui, uno sguardo alle stesse due ragazze che aveva guardato lui poco prima.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Kalie Moran se ne stava seduta con le ginocchia al petto e il mento appoggiato su di queste, a fissare il vuoto totale. Stava aspettando che Lily smettesse di parlare con Severus e la raggiungesse sulla panchina del cortile: non era divertente starsene da sola e finalmente capiva i sentimenti di Mary quando lei se ne stava con James e Lily con il serpeverde. Si lasciò scappare un rumoroso sbadiglio, a bocca decisamente spalancata, tanto da provocare l’ilarità di uno studente che passava lì vicino. Ma si sapeva, lo sapevano tutti, Kalie non si poneva troppi problemi, si comportava sempre con naturalezza, e non le importava se qualcuno rideva o pensava male di lei, anche perché ormai aveva fatto talmente tante figuracce che l’imbarazzo era scomparso del tutto. L’unico a mandarle davvero il sangue al cervello era Black, questo lo sapeva bene. Beh, lo sapevano tutti a dir la verità. Sfortuna voleva che, a ridere, era stato proprio Sirius, uscito a prendere una boccata fresca in una di quelle rare giornate di settembre dal clima mite.

“Possibile, Moran, che tu debba dare spettacolo anche seduta immobile su una panchina?” aveva cominciato Sirius, poco prima di ridere ancora una volta.

“Black…” masticò tra i denti lei, cercando di farlo sembrare un saluto e non un rimprovero, ripetendosi come una litania, come un incantesimo, che aveva deciso di evitare scontri con il ragazzo.

“Non rispondi? Hai finalmente capito che…” le sorrideva divertito, cercando di trattenere una risata.

“Che avrei capito?” aveva spostato quindi lo sguardo su di lui, che ora si era seduto di fianco a lei sulla panchina, distendendo verso di lei il braccio, appoggiato sullo schienale, e continuava anche a fissarla. Ma che voleva?

“Che è inutile combattermi perché sono un essere superiore?” quello stupido sorriso da imbecille, che tanto faceva sciogliere tutte le ragazze della scuola, anche le più grandi. Quella faccia da bello e dannato che tanto la faceva imbestialire. Quanto era difficile mantenere l’autocontrollo? Kalie scoppiò in una risatina sprezzante.

“Cos’è? La definizione dell’anno che ti sei auto attribuito?” si appoggiò anche lei allo schienale, voltando la testa verso di lui.

“Cos’è? Hai perso tutta la tua combattività?” sembrava quasi deluso. “non avrai paura di me, Moran?” cazzo, quel sorriso le veniva da strapparglielo con le unghie.

“Non ho perso proprio un bel niente, imbecille!” lo guardò velenosa, e lui parve soddisfatto.

“Non sarà che vuoi far colpo su di me?” lei lo guardò sbigottita “vuoi sembrare più docile perché ti sei innamorata di me?” si era avvicinato con il viso a quello di lei, che aveva increspato le sopracciglia.

“Innamorata di te?! Ma ti sei fuso il cervello quest’estate?” aveva alzato la voce alla fine, no non era proprio possibile mantenere la calma con quell’idiota.

“Meglio così… ti sopporto a malapena, ma mi dispiacerebbe vedere che ti struggi per me” lanciò uno sguardo veloce ai lunghi capelli della bionda “a me piacciono le ragazze femminili”.

“Non costringermi a tagliarmi i capelli, pur di poter continuare a non rientrare tra le ragazze ‘papabili’”

“Come ti ho detto sul treno… non basta avere i capelli lunghi per essere femminili”

“Sì sì… ricordo vagamente” scrollò le spalle lei, prendendo un libro da dentro la borsa  a tracolla di fianco a lei.

“Ti sei già stufata di me?” Sirius posò una mano sul libro appena aperto, coprendole la visuale.

“Sono quattro anni che sono stufa di te, Black” le era scappato un sorriso e aveva cercato di camuffarlo con una smorfia, ma lui l’aveva notato bene e le aveva sorriso di rimando, prima di scoppiare a ridere.

“Moran, a che gioco stai giocando?”

“Eh?” finalmente si era voltata di nuovo a guardarlo “di che parli?”

“Sono giorni che cerco di litigare con te… e tu mi ignori! Hai idea di quanto sia frustrante?” stavolta fu lei a scoppiare a ridere.

“Si chiama maturare, mio caro” scrollò le spalle lei “chissà quando succederà anche a te”

“Si chiama diventare noiosi…” lui aveva smesso di sorridere e aveva assottigliato lo sguardo “non mi va che tu diventi noiosa, Moran. Ti farò impazzire”

“Non ci riuscirai. Ho un ottimo autocontrollo” ma non era vero, sapeva che stava per scoppiare, perché lui le avrebbe detto qualsiasi cosa pur di tornare a litigare. Si alzò dalla panchina e fece per allontanarsi, ma lui l’aveva bloccata afferrandole il braccio e attirandola a sé, vicino al suo viso.

“Vuoi davvero sapere quanto posso essere irritante?”

“Ne sono già fin troppo consapevole”

“Non abbastanza, evidentemente. Non mi stai tirando addosso niente”

“Ti tiro un cuscino in testa una volta e…”

“Sta zitta, Moran”

“Ehi! Io parlo quanto mi pare, hai capi…” si era bloccata: cacchio se sapeva come farla irritare.

“Molto meglio” sorrise soddisfatto lui, senza però lasciare andare il suo braccio. “non puoi resistere senza litigare con me. Ti piace troppo stare a rimbeccarmi, ti piace almeno quanto piace a me”.

Kalie cercò di liberarsi dalla presa del moro, strattonando via il braccio, ma sembrava deciso a non lasciarla andare. Continuava a fissarla negli occhi e, doveva ammetterlo, i suoi riuscivano a catturarla anche fin troppo bene, per quanto non potesse neanche lontanamente sopportarlo, era veramente bello. Si risvegliò da quel pensiero quando lui si avvicinò un po’ al suo viso, con un’espressione che lei non gli aveva mai visto prima. Kalie proprio non capiva: che cavolo voleva da lei? Non era meglio per tutti e due smettere di litigare e basta?

“Non ho nessuna intenzione di rinunciare ai nostri battibecchi, non ti libererai tanto facilmente di me”

“Vedremo quanto sarà divertente per te quando litigherai da solo, Black” sorrise lei di rimando, tranquilla.

“Vedremo quanto resisterai senza rispondermi a tono” lui si stava avvicinando ancora, con quel maledetto sorriso stampato sulle labbra che tanto la facevano imbestialire. Quell’anno era decisamente impazzito.

“Lasciala stare, Black” ce l’aveva fatta ad arrivare! Sirius sbuffò scocciato, prima di spostare lo sguardo su Lily, che aveva le mani sui fianchi e l’aria accigliata “ti ho detto di lasciarla”

“Come vuoi, Evans” era tornato per un istante a fissare Kalie, diritto negli occhi, con un’espressione indecifrabile, prima di lasciarle definitivamente il braccio ed alzarsi dalla panchina. “la nostra battaglia non finisce qui, Moran. Non credere che sia così facile liberarsi di me”

“Guarda che so benissimo quanto è difficile liberarsi di te!” gli aveva urlato mentre già si allontanava, verso l’interno della scuola. Fissare la sua schiena non era certo un’idea fantastica, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo: anche se era lo stesso rompiscatole di sempre, aveva qualcosa di diverso. Si morse il labbro inferiore per risvegliarsi da quei pensieri e andare a guardare Lily.

“Finalmente se n’è andato…” aveva sospirato lei, sorridendo alla bionda. Ma Kalie era nervosa per la conversazione con Sirius e la guardò seria, anche se non veramente arrabbiata.

“Si può sapere che fine avevi fatto, Lily?”

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Che gli era preso? No, parliamone, che diavolo gli era preso poco prima? Il fatto che la Moran cercasse di mantenere le distanze da lui, anche se i loro rapporti si limitavano a quelli bellici, l’aveva decisamente fatto impazzire, poteva accettare il fatto che gli piacesse litigare con lei, continuare a parlarci anche tirandosi addosso cuscini, o le forchette se era necessario. Ma non poteva proprio capire il suo comportamento di poco prima. Perché non voleva che si allontanasse? Perché era così scocciato quando era apparsa la Evans? Che voleva fare avvicinandosi a lei, cercando di stuzzicarla? Non lo sapeva neanche lui… non aveva risposta a nessuna di quelle domande. Scrollò le spalle, come ad una domanda lanciatagli addosso, come a volersela togliere di dosso quella sensazione. Si fissò la mano per qualche istante. Quella situazione – quella sensazione – era assurda.

“Ehi Sir!” la voce di James lo risvegliò da quei pensieri che già gli stavano facendo venire un tremendo mal di testa, cacciò dalla mente l’immagine di Moran e si voltò sorridente verso il suo migliore amico.

“Jamie! Che succede? Come mai così di buon umore? La Evans ti ha rivolto la parola?” Sirius sbuffò una risata, alla vista dello sguardo imbarazzato ed incredulo che gli rivolse l’amico.

“Che cavolo dici? chi è che vuole parlare con quella?” prese fiato per qualche istante prima di ritrovare il buon umore di poco prima “stasera… ci vediamo con Pete. In biblioteca, no? Dopotutto… stanotte c’è Luna piena” l’amico gli fece l’occhiolino. Era passato ormai diverso tempo da quando lui e James avevano scoperto il segreto del loro amico Remus, anche se per il momento avevano deciso di far finta di niente, in attesa di trovare il modo per potergli rimanere vicino.

“Bene” Sirius sorrise soddisfatto “non vedo l’ora, James! Prima o poi scopriremo come fare”.

“Dovremmo cercare anche nel reparto proibito secondo me… non abbiamo abbastanza informazioni! Dobbiamo trovare il modo…” si tolse gli occhiali per qualche istante, passandosi la mano sul viso, con l’aria pensierosa “tu che ne pensi?”

“Non lo so…” ma era tornato a pensare alla biondina, stupidi collegamenti tra migliori amici “prima ho incontrato Moran”

“Ah sì? Sei riuscito a litigare con lei?”

“Non proprio… poi è arrivata la Evans” non notò il debole sobbalzo che fece l’amico, o forse lo ignorò e basta. “secondo te che ha che non va?”

“Mah… è sempre stata isterica. È normale che…”

“Isterica? Non ti avevo mai sentito parlare di lei così!” Sirius guardò stupito l’amico. Non era la sua migliore amica? Da sempre?

“Ma come no? Sono quattro anni che non la sopporto! Ci vedi litigare in continuazione” James lo guardò allucinato: era sembrato solo a lui di avere un rapporto di odio profondo con la rossa?

“Ma che dici? e allora perché mi costringi a passare così tanto tempo con lei, visto che ogni tanto hai bisogno di farti una bella chiacchierata con quella pazza?”

“Ma se ci evitiamo come la peste!”

“Di chi stai parlando, scusa?” Sirius sbatté un paio di volte le palpebre, prima di riuscire finalmente a capire “io parlavo della Moran! Tu della Evans, immagino” sorrise, con l’aria di chi la sa lunga. Di chi ha visto il migliore amico fissare Lily diverse volte. Insomma… di chi ne sa di più del Cercatore.

“Sì, pensavo… beh lascia perdere” scosse la testa con decisione “che ha che non va, Kalie?” lo guardò preoccupato “sta male?”

“Macché, quella è più sana di un pesce…” assottigliò lo sguardo, mentre entrambi continuavano a camminare, tenendo fisso lo sguardo davanti a loro “stavo solo pensando che… mah. Niente lascia stare” anche lui aveva deciso, come l’amico, di lasciar cadere il discorso.

“Come vuoi…” non fece altre domande James. No, non poteva. Aveva paura di riceverne a sua volta, su Lily però. “cambiamo argomento” ma non lo fecero mai. Rimasero in silenzio per parecchi istanti, per tutta la strada fino alla Sala Comune. Sembrava così stupido. Sembrava tutto così ovattato e stupido. Sirius aveva una voglia tremenda di prendere i capelli di Kalie e tagliarglieli. Sì perché lui preferiva le tipe femminili, ma lui, lei e solo lei, la preferiva decisamente con i capelli corti.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Mary camminava per i corridoi della scuola, lanciando continue occhiate a questi ogni volta che girava l’angolo; quando era sola non le piaceva camminare per la scuola, ma a volte doveva proprio farlo. Ad esempio quando andava a lezione di Aritmanzia, che amava tanto, al contrario delle sue amiche. In quei momenti l’ansia l’assaliva, facendole aumentare sia il battito che la respirazione, si aspettava di vedere la figura e gli occhi di ghiaccio – e non parlava solo del colore, ma anche dello sguardo che rivolgeva solo a lei – di Mulciber ogni volta che cambiava direzione. La tormentava anche quando era in compagnia delle amiche, ma quando erano da soli era più aggressivo del solito, e il suo sguardo frustrato le faceva anche troppa paura. Ricordava benissimo l’anno prima, e la cicatrice le bruciava dentro peggio di una bruciatura appena fatta.

La tirò per un braccio, trascinandola dietro ad un passaggio nascosto, sbattendola contro il muro freddo della scuola; un brivido di terrore le percorse tutta la schiena. Mulciber la guardava fissa negli occhi, con estremo disprezzo. E allora sì che le veniva da piangere, ma non poteva dargli quella soddisfazione, no davvero.

-Mi stai sempre tra i piedi… che vuoi da me? Mi segui, MacDonald? – seguirlo? Ma se lei non voleva far altro che stargli lontana!

-Stai fuori di testa, Mulciber! Sei tu che mi perseguiti! – si morse il labbro inferiore, cosa che fece spostare lo sguardo del serpeverde sulle labbra di Mary. Uno sguardo infinito, in cui lui sembrava mostrarle ancora più odio. La odiava, sì. Non c’era altra spiegazione. Richard batté un pugno sul muro, ad un paio di centimetri dal viso di Mary.

-Te la cerchi! Sei solo una mezzosangue, non dimenticarlo! – aveva alzato la voce… di nuovo e ancora. Il cuore le batteva forte nel petto mentre lui sembrava intenzionato a non lasciarla andare. E si avvicinava. Cosa voleva da lei? E perché la fissava a quel modo? Probabilmente neanche lui lo sapeva, perché scacciò a malo modo il braccio che ancora teneva nella mano ed indietreggiò di qualche passo, andando ad afferrare la bacchetta da dentro il fodero della divisa.

-Ma sei pazzo? Che vuoi fare? – lo sguardo di puro terrore di Mary sembrò farlo impazzire ancora di più. Mary si morse nuovamente le labbra, impaurita e lui le puntò contro la bacchetta.

-Voglio strapparti quell’espressione dalla faccia! Ti taglierò quelle maledette labbra, hai capito? Voglio vedere come riderai con le tue amiche… come potrai poi… - e poi se l’era morso lui il labbro, continuando a fissare la bocca di lei, iniziando a muovere la bacchetta, con uno sguardo folle  - Diffindo!

-No! Mulciber, no! – e lei aveva fatto in tempo solo a coprirsi il volto con il braccio. Poi non ricordava granché, se non il volto disperato del ragazzo, che sembrava in preda al panico. Poi il rosso del suo sangue e il buio. Rosso come il colore delle sue labbra. Nero come l’anima del ragazzo che le stava davanti.



Quella cicatrice la fissava spesso, mentre si chiedeva dove fosse il Richard dei primi mesi del loro primo anno, quando ancora non sapeva che lei era una Nata Babbana, quando ancora ridevano e scherzavano. E probabilmente se lo chiedeva anche lui, appoggiato alla parete del corridoio perpendicolare a quello dove si trovava lei, fissandole la schiena con lo sguardo perso.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Lily se ne stava sdraiata sul divano della Sala Comune con un libro posato sulla faccia, non ricordava neanche più quale fosse, era semplicemente in fase relax. Era davvero difficile conciliare tutte le sue amicizie, eppure sapeva che anche quelle degli altri erano altrettanto delicate; mosse piano il piede e sentì la gamba di Kalie che dormiva alla grande con la bocca leggermente aperta e il collo in iperestensione all’indietro. Anche lei aveva avuto una giornata pesante probabilmente. Anche se Lily era riuscita ad evitare James, questo non voleva dire che farlo fosse facilissimo, anche perché facevano entrambi parte della stessa casata. Per Kalie era lo stesso, ma a quanto sembrava Sirius Black era deciso a non lasciarla proprio perdere, anzi cercava in continuazione la lite con lei; l’aveva visto bene lo sguardo del ragazzo mentre cercava di istigare la sua migliore amica, lo sapeva benissimo quanto si divertisse a renderla nervosa. Quegli stupidi ragazzi! Ma che cavolo volevano da loro? Non potevano semplicemente ignorarle? O essere buoni concasati? A quanto pareva la cosa era fuori questione, anche perché nel momento esatto in cui entrò il loro quartetto – anche se erano in tre quella sera, Remus dov’era? – la pace sembrò essere terminata del tutto.

“Kal? Oddio, Kalie la tua faccia è impagabile!” la voce di James Potter la fece sobbalzare, mentre l’amica non si scompose affatto, continuò a dormire come se nulla fosse.

“Come dicevo oggi pomeriggio, anche quando sta immobile le piace dare spettacolo” rise, seguito a ruota da Peter. Lily decise di far finta di dormire, nella speranza che i tre se ne andassero il prima possibile e di non dover quindi fare ‘conversazione’. Spostò di qualche centimetro il libro, in modo da avere una minima visuale della situazione, pronta ad intervenire.

“Beh, però è carina anche così!” sorrise James, intenerito dalla vista della sua migliore amica. Lily lo trovò dolce – per un secondo, solo un secondo, davvero, poi lo ritrattò anche a sé stessa – perché infondo voleva davvero bene a Kalie.

“Beh sì, Kalie è molto carina” aveva convenuto Peter, con un sorrisetto accondiscendente, andando a fissare Kalie da vicino.

“Carina questa? Ma siete ciechi, ragazzi?” Lily avrebbe tanto voluto tirargli il libro in testa, ma cercò di trattenersi. “c’è decisamente di meglio!”

“Sì è vero! Ad esempio Lily” aveva affermato ora, Peter. Lei arrossì un pochino, non si era mai definita carina.

“Stai scherzando! È molto meglio Kalie, di quella acida!” James aveva urlato contro il povero Peter, aumentando il malumore di Lily: che cavolo voleva, quello?

“No, è decisamente meglio la Evans! Ma guarda, come può anche solo avere un briciolo di fascino questa qui?” indicò malamente la bionda, che se la dormiva alla grande. Peter aveva smesso di parlare, aveva paura forse di dire la cosa sbagliata, anche perché se era giusta per uno era sbagliata per l’altro.

“Ha il suo fascino. È tutto suo, ma ce l’ha. E poi non puoi dire che Kalie è brutta… anzi!” gli lanciò uno sguardo di sbieco “a quanto pare, secondo gli studenti più grandi, lei, la Evans e Mary sono le tre ragazze più carine del nostro anno. Comprese le altre casate” Lily non lo sapeva, ma in tutto questo James continuava a guardarla con la coda dell’occhio, approfittando del fatto che anche Sirius e Peter, come aveva fatto poco prima lui, si erano seduti su di una poltrona. “non capisco cosa ci trovino in lei” stavolta Sirius non rispose, in effetti nessuno poteva dire che Kalie era brutta. Anche se era fatta decisamente a modo suo, questo doveva ammetterlo anche lei. Rimasero in silenzio per parecchi istanti, mentre Lily moriva dalla voglia di alzarsi da quel divano e trascinare via con sé Kalie, anche addormentata se fosse stato necessario. Perché cavolo dovevano stare lì tutto quel tempo? Sirius finalmente si alzò, ma purtroppo per Lily non per andarsene, al contrario si posizionò dietro al divano, precisamente dietro di Kalie e iniziò a fissarla dall’alto.

“Penso che le farò uno scherzetto. Non posso stare nella stessa stanza con lei senza darle un minimo di fastidio” l’aveva detto lei, che si divertiva! Lanciò un occhiatina da sotto il libro, muovendo un po’ la testa, facendolo quindi cadere a terra. Cacchio! La copertura era saltata! Decise di guardare la scena con la coda dell’occhio, continuando a fingere di dormire. C’era qualcosa di strano nello sguardo di Sirius però, mentre la fissava. Non aveva lo sguardo irritante e divertito che aveva di solito mentre pensava di farle un dispetto, sembrava più che la stesse… studiando. Avrebbe voluto vedere come continuava la cosa, ma sentì James muoversi dalla poltrona e spostarsi di fianco al divano, a terra, proprio di fianco a lei.

“Mh… forse dovrei fare uno scherzo anche io alla Evans” mugugnò, mentre il cuore le batteva all’impazzata: oh no! Non poteva starsene lì senza fare niente.

“Dai dai! Se vi serve una mano, vi aiuto volentieri!” aveva battuto le mani Peter, eccitato; cacchio, ma era davvero così accondiscendente quello?

“Pete… non si attacca il nemico mentre dorme” la voce di Sirius la stupì: non aveva cominciato lui tutto quel discorso? “sei il solito stupido, mi hai fatto innervosire! Andiamo o no in Biblioteca?” dove voleva andare?! Ma se quei due non studiavano mai!

“Infatti, Peter… riesci sempre a rovinare l’umore” Lily non lo sapeva, ma mentre i due le fissavano avevano pensieri ben diversi dal ‘fare scherzi’. Sentì James alzarsi e, nell’alzarsi, sentì la sua mano sfiorarle la fronte, spostandole leggermente la frangetta da davanti agli occhi: un gesto involontario? Eppure le sembrava che si fosse soffermato un istante in più. Sentì il quadro della Signora Grassa chiudersi e si andò a sedere sul divano, con l’aria un po’ stralunata. Quei ragazzi erano davvero strani. Portò la mano sulla sua fronte, andando a sfiorare anche lei la frangetta, con un’espressione curiosa.

“Mh… che bella dormita! Ohi!” Kalie finalmente si era risvegliata “ma perché mi fa male la fronte?” si stava passando velocemente una mano su di questa, e, da sotto la frangetta appena spostata della bionda, Lily vide un piccolo segno rosso. Evidentemente Sirius, alla fine, lo scherzo aveva comunque deciso di farlo. Più o meno.

“Certo che tu hai davvero un sonno pesante, eh?” rise Lily, scacciando via il pensiero dei tre ragazzi appena usciti, ed andandosi a sedere vicino all’amica. Non c’era niente da fare, dovevano stare lontane da loro ad ogni costo. Anche se questo avesse dovuto strappare Kalie dalle grinfie amorevoli di James. Lei doveva stare lontano dal Cercatore, e l’amica da Black. Sì. Se fossero andate avanti così, sarebbero di certo impazzite.




*-._.-**-._.-**-._.-**-._.-*

Ciao a tutti! ^.^
eccomi di ritorno con il nuovo capitolo! <3 so che è una vita che non l’aggiorno (come altre mie fic) ma ultimamente mi è ripresa la voglia di scrivere il capitolo e quindi eccomi qui. Avendo anche più tempo penso proprio che aggiornerò più spesso! Vorrei ringraziare innanzitutto chi ha messo la storia tra le seguite <3 spero che continuerete a leggere gli sviluppi di questi tonni, che pian piano si vanno ad intrecciare nelle loro vicende amorose *_*
Vorrei dire qualcosa su Mulciber, beh… ma per ora non è il momento! Ahahah come sono cattiva! Dopotutto sarebbe uno spoiler!
Concluderei ringraziando Peyton Sawyer, che ha recensito il primo capitolo: GRAZIE *_* sono contenta che ti piaccia sia la storia che il modo in cui scrivo! Spero apprezzerai anche questo capitolo e quelli che verranno! Bacini <3

ora ringrazio anche tutti quelli che l’hanno letta e la leggeranno! ^_______^
a prestissimo! <3

Kalie

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Profumo di Guai nell’Aria – ‘I like your smell’ ***


Profumo di Guai nell’Aria – ‘I like your smell’

Mary raggiunse le sue due amiche, sedendosi di fianco a Kalie, pronta a mangiare; sembrava decisamente di ottimo umore. Sorrideva infatti alla zuppa di verdure che si stava versando nel piatto, sotto lo sguardo stupito delle due. Ma lei al momento non voleva dire niente, si godeva quegli attimi di pura tranquillità. Le sembrava di vivere in un mondo normale, senza pregiudizi. Sì, perché era già passata una settimana da quando Richard Mulciber e Jackson Avery le avevano fatto l’ultimo scherzo. Sapeva benissimo che non sarebbe durata, però voleva godersi quella giornata come se fosse la migliore dei suoi ultimi quattro anni. Fregandosene della dieta, forse ispirata dal mega piatto che si era appena presa Kalie, si riempì il suo di patate al forno, con aria soddisfatta. Quando però cominciò a canticchiare, le sue amiche non riuscirono più a stare in silenzio. Anzi la guardarono maliziose, con un sorrisetto furbo stampato sulla faccia. Sì, avevano capito male, ma non importava. Oggi non importava davvero nulla.

“Mary?” disse in una risata Lily. “stai… bene?”

“Certo, perché?” aveva quindi sorriso lei, verso le due.

“Perché sorridi come un’ebete da quando hai oltrepassato la porta della Sala Grande” aveva continuato Kalie, a bocca piena.

“E immagino che tu lo facessi anche prima di entrare” Lily inarcò le sopracciglia “ci nascondi qualcosa?”

“Assolutamente niente, non c’è niente da nascondere” scrollò le spalle “sono di buon umore. Anzi ottimo!”

“Questo l’avevamo dedotto” rise Kalie “c’erano diversi indizi al riguardo. Ma come mai sei di questo ‘buon-anzi-ottimo-umore’?”

“Chi hai incontrato? Qualche ragazzo ti si è dichiarato?” chiese fin troppo curiosa Lily, ma dandosi più contegno di Kalie che lasciò la forchetta e cominciò a scuotere la ragazza con le braccia.

“Diccelo! Diccelo! Diccelo! Non puoi tenerci sulle spine! Non eravamo le tue migliori amiche?! O cavolo!” si era improvvisamente illuminata la bionda “hai trovato delle altre migliori amiche!” esclamò disperata.

“Beh… a giudicare dalla vostra infermità normale, sì… dovrei decisamente trovarmene di migliori, ma… no! Siete ancora voi le mie preferite, purtroppo” ridacchiò “semplicemente… è una settimana intera che Mulciber mi lascia in pace! Vi rendete conto? So che prima o poi la cosa finirà ma… che importa? Oggi è una giornata magnifica!” e per enfatizzare il tutto si riempì il piatto di pasta al forno e un altro di patate al forno. Di nuovo.

“Ah…” sospirarono, deluse, entrambe le sue amiche.

“Preferivate forse quando mi lanciava incantesimi a tutto andare?” stavolta fu Mary ad inarcare le sopracciglia.

“Non è questo… è che speravamo in qualche risvolto amoroso! Magari in un Principe Azzurro che con la sua bacchetta va a distruggere il malvagio Stregone e te ne libera per sempre” i film mentali di Kalie erano sempre i migliori dopotutto.

“Ma perché ultimamente dobbiamo sempre fantasticare su queste cose romantiche?”

“Perché è divertente, Mary! Anche tu, ti diverti! Quando mi dici che Severus è innamorato di me! Proprio ieri dicevi…”

“Sareste davvero una bella coppia di idioti!” non se n’erano nemmeno accorte, ma di fronte a loro, ad un paio di posti di distanza, c’erano i tre ragazzi più ammirati della scuola, in aggiunta a Peter ovviamente, e a quanto pareva avevano ascoltato tutto il loro discorso.

“Mi passeresti il pollo arrosto, Kal?” sorrise Lily, anche se tesa, nel tentativo di ignorare James.

“Fra stupidi vi sopportate meglio” aveva continuato lui, sotto lo sguardo stupito di Sirius.

“Ehi, Mary! Com’è la pasta al forno oggi? Fammene assaggiare un morso che così magari mi prendo anche io una fetta”

“Cos’è, Evans? All’idiozia dobbiamo aggiungere la sordità?” James si stava irritando, Kalie lo poteva vedere bene nel suo sguardo.

“Mh… ottima! Sì credo che ne prenderò un pezzo! Che lezioni abbiamo nel pomeriggio?”

“La tua amica si è rimbecillita a furia di stare con te, Moran, o sta ignorando James?” Kalie guardò per qualche istante Sirius con un’espressione indecifrabile e quasi tutta la tavolata si era preparata all’ennesima guerra tra i due, ma Kalie lasciò tutti di stucco quando si alzò di scatto e, lasciando il cibo sul piatto, cosa che non aveva mai fatto, scappò via dalla Sala Grande, senza dire una parola. I tentativi di James di irritare Lily erano finiti, il sorriso ebete di Mary aveva lasciato spazio ad un’espressione da baccalà di puro stupore, Lily aveva smesso di cambiare discorso. Tutti stavano fissando la figura di Kalie che correva via, dimenticandosi i discorsi fatti fino a poco prima. La cosa era troppo strana: Kalie Moran non lasciava mai la tavola prima di aver finito il dolce. Sirius fissava ora il punto in cui era scomparsa la ragazza, gli occhi spalancati ed anche la bocca era leggermente socchiusa. Non era mai rimasto ammutolito in vita sua, tantomeno durante un battibecco con la bionda; eppure il silenzio della ragazza l’aveva lasciato spiazzato. Fingendo di non esserne toccato, tornò a mangiare come se nulla fosse, ignorando qualsiasi tipo di conversazione, fino a che, a pranzo finito, non si alzò dalla tavola per andare verso la prima lezione del pomeriggio.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

“Forse stava male con lo stomaco” fu questo il commento di Severus Piton quando Lily gli raccontò degli avvenimenti di quel giorno a pranzo; scoppiò però a ridere. Se ne stavano seduti per terra, appoggiati al muro di un corridoio deserto “non ci credo… è riuscita ad ammutolirvi tutti insieme? Solo perché non ha finito il pranzo?”

“Tu non capisci, Sev!” lei scosse i lunghi capelli rossi, rilasciando il dolce profumo di vaniglia, il suo shampoo “Kalie finisce ogni pasto! Anche a pancia piena! Anche quando sta male! E credimi, non l’ho mai vista star male di stomaco” storse le labbra, preoccupata “dev’essere successo qualcosa”

“Secondo me ha i vermi… è troppo magra! Forse, semplicemente ha deciso di ignorare del tutto Black! Mi hai detto che non ne poteva più e che cercava di mantenere l’autocontrollo, giusto? Magari ha visto che non funzionava e ha pensato che l’unico modo fosse quello di non parlarci e basta”

“Forse hai ragione! Beh, sarebbe proprio ora!” sorrise soddisfatta e rincuorata “senti… cambiando discorso! Mulciber ha deciso di lasciar perdere Mary, finalmente? È un po’ di tempo che non le da più noia!”

“Non credo… ha qualcosa contro di lei che non so spiegarmi neanche io, Lily” lei sospirò e posò la testa sulla spalla del suo migliore amico, facendolo arrossire, per quanto insomma il suo pallido viso potesse prendere colore. Ma lei non se ne accorse. “c’è qualcosa però ultimamente…. È più silenzioso. Dille di stare attenta, non vorrei che fosse la calma prima della tempesta”

“Non puoi dirgli di lasciarla in pace? Te l’ho chiesto mille volte… lei è…”

“Lily, sai benissimo che è completamente inutile!”

“Ma potresti almeno cercare di fermarlo mentre le da fastidio quando siete insieme” era tornata a guardarlo fissa negli occhi “sono seriamente preoccupata, Sev! Per favore… fallo per la nostra amicizia!”

“Non è facile, non è che si faccia proprio fermare facilmente quel ragazzo…”

“Ma almeno provaci! Non posso più guardarla così… Tu sei contrario alle distinzioni sulla ‘purezza di sangue’, non è vero? Sei il mio migliore amico” lo guardò al limite della disperazione “dimostramelo! È come se facessero la stessa cosa anche a me!” aveva le lacrime agli occhi; Severus, dispiaciuto, cercò di posarle la mano sulla spalla, in cerca di parole rassicuranti “non voglio che tu mi consoli o mi tranquillizzi! Voglio che tu provi ad andare contro di Mulciber” riprese fiato. Severus si trovava in difficoltà, e non era mai stato più felice di vedere Kalie durante una delle sue chiacchierate con Lily.

“Lily! Severus!” li chiamò cantilenante e disperata “ditemi che avete qualche dolcetto! Ho una fame tremendaaaa! Non ho finito il pranzo… non so se te ne sei accorta, Lil!” la rossa sospirò, sorridendole e scacciando via i pensieri di poco prima.

“Davvero? Non l’avevo proprio notato!” affermò lei ironica “in genere non mangi quasi niente” ridacchiò “ho qualche dolcetto su nei Dormitori. Andiamo” si alzò, per poi voltare lo sguardo verso Severus “per favore… ripensa al nostro discorso! Ci vediamo più tardi, Sev!” gli sorrise, anche se era un’espressione un po’ forzata. Anche lui cercò di ricambiare l’espressione, a lei come a Kalie.

“Ciao Severus! Ci vediamo in giro! Dolcettiiiii!”

“Ciao …” strascicò il saluto, guardandole allontanarsi verso la loro Sala Comune. Avrebbe voluto fermare Lily, abbracciarla e rassicurarla che tutto sarebbe andato bene, anche per Mary, ma non poteva. Sapeva bene come e cosa pensava Mulciber. E quella era davvero solo la calma prima della tempesta.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Kalie se ne stava in biblioteca con gli occhi fissi sul libro, senza leggerlo veramente. Si era stupita lei stessa del suo comportamento di quel pomeriggio a pranzo quando, pur di evitare di litigare con Sirius, se n’era andata a metà del suo secondo. Per qualche istante aveva anche pensato di rispondergli a tono, ma no. Non doveva cedere alla tentazione di litigare con lui, per quanto potesse essere tremendamente divertente, per quanto il cercare di zittirlo gli desse una soddisfazione enorme, Lily non aveva tutti i torti: almeno loro dovevano maturare. Si mordeva il labbro a quei pensieri, Kalie, perché sapeva benissimo che Black aveva proprio ragione: litigare con lui le piaceva da morire, probabilmente più di quanto non piacesse a lui, tant’è che ne sentiva quasi la mancanza… Però non poteva, non voleva deludere Lily e Mary, dovevano farcela tutte e tre a liberarsi delle loro ‘nemesi’. Chiuse il libro con uno scatto e raccolse le gambe con le braccia, appoggiando la testa sulle ginocchia con fare pensieroso: aveva ragione anche su quello, Sirius: era una vera noia. Sentì improvvisamente i capelli legati in una coda di cavallo alta che le tiravano, sempre più forte, costringendole a tirare all’indietro la testa, e si ritrovò faccia a faccia con il soggetto dei suoi pensieri.

“La Biblioteca non è un posto dove dormire, Moran. Qui si studia, o speri che il sapere entri nella tua zucca vuota senza fare nulla?” le aveva sorriso, beffardo; stava quasi per risponderli, ma si bloccò giusto in tempo. Richiuse la bocca e si affrettò a prendere la roba sul tavolo, un po’ alla rinfusa, per poi scappare via, verso il portone d’uscita. Cavolo! “Moran!” aveva cercato di chiamarla lui, inutilmente, perché Kalie continuava nel suo tragitto, costringendo la sua testa a non voltarsi e fargli almeno una boccaccia. “Moran, smettila di evitarmi, ferma!” cacchio! Aveva anche cominciato a seguirla.

Cercò di seminarlo nei vari corridoietti di librerie, svicolando tra una e l’altra, ma dopo una decina di metri sentì una mano afferrarle il braccio e rigirarla, spaventata, lasciò cadere i libri che aveva tra le mani; avrebbe voluto davvero scappare stavolta, si ritrovò faccia a faccia con il moro, che la fissava con aria decisamente seccata. Indietreggiò ma trovò quasi subito una libreria alle sue spalle e vi si appoggiò, stringendo le labbra il più forte possibile. Il cuore le batteva forte. Non voleva, no! Non voleva lasciarsi andare – o era la vicinanza? Era averlo così vicino, era a pochi centimetri da lei e, lo sapeva, era la prima a vedere i suoi occhi così vicini – e ricominciare a litigare con lui. Non gliel’avrebbe data vinta.

“Si può sapere perché mi ignori?” aveva lo sguardo sottilissimo, le faceva davvero paura. Gli occhi, generalmente così chiari le sembravano quasi neri. “hai deciso di non rivolgermi la parola? Perché?” sbatté un pugno contro la libreria, stringendo il braccio di Kalie con l’altra mano, ancora di più, tanto da farle quasi male. Ancora una volta lei non rispose, cercò anzi di distogliere lo sguardo “posso accettare che cerchi di non litigare con me, ma non mi piace che mi si ignori! È questo l’unico modo che hai trovato per non discutere?” stava alzando la voce “pensavo fosse una questione di crescita, l’hai detto tu, no? Non mi sembra affatto un comportamento maturo questo!” aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Decise quindi di alzare lo sguardo ambrato, cercando lo sguardo chiaro di lui, ma i suoi occhi sembravano ancora neri.

“Avevi ragione… hai ragione” cercò di liberare il braccio dalla stretta di Sirius, ma lui non sembrava intenzionato a lasciarla andare.

“Su cosa?” l’aveva guardata stupito e confuso.

“Mi sto comportando da stupida…  è che con le altre abbiamo deciso di evitare i battibecchi” si morse forte le labbra, cercando ancora una volta di evitare il suo guardo, che lui ricatturò un istante dopo, battendo un altro pugno contro la libreria, facendo sbattere anche la sua testa contro di questa.

“Che cavolo significa? Tu devi fare quello che vuoi fare tu! Se vuoi litigare con me, puoi farlo!”

“Questo discorso non ha senso, Black! Te ne rendi conto? Nessuno vuole litigare!” avevano cominciato ad urlare.

“Evidentemente noi due invece sì!” no era davvero pazzo a pensarla così: non si poteva passare la vita a discutere. Eppure anche a lei era mancato stare a rimbeccarsi con lui, rinfacciargli le stupidaggini che diceva e simili. “forza, dillo! Dì che non ti piace litigare con me, e giuro che non ti stuzzicherò più in tutta la mia vita!” lo sguardo era tornato del solito colore limpido e cristallino di sempre, se n’era accorta quando finalmente aveva deciso di guardarlo negli occhi.

“Io…”

“Questo non è il posto adatto per litigare, ragazzi! Uscite di qui prima che roviniate…. Aaaah! Che ci fanno quei libri a terra?!” Madama Pince sembrava fuori di sé, e probabilmente si sarebbero beccati una punizione di un intero anno, passato magari a catalogare tutti i libri presenti lì dentro, se Sirius non avesse afferrato insieme a lei i libri e, con la mano libera, il suo braccio e non l’avesse trascinata fuori di corsa. “I libri vanno trattati come si deve!” erano poi scoppiati a ridere mentre continuavano a correre fino a tre o quattro corridoi di distanza dalla biblioteca, ancora Sirius la tirava, fino ad andare a nascondersi in un corridoio più stretto. Si era appoggiato al muro, esausto dalle risate e dalla corsa, tenendola ancora per mano.

“Complimenti Moran, ci dai giù con la corsa, eh?” le sorrise, cercando di recuperare fiato.

“Direi che neanche tu te la cavi male” ricambiò il sorriso, cercando di trattenere le risate per risparmiare fiato “ma perché ci siamo infilati qui? Per far correre Madama Pince le devi distruggere un libro pagina per pagina davanti agli occhi, mentre corri a tua volta”

“Come perché?” le aveva posato la mano libera sulla spalla, facendola indietreggiare fino a farle trovare il muro: gli piaceva tenerla bloccata tra lui e una parete?! “dobbiamo finire il discorso”

“Non capisco di che parli, Black!” e perché adesso arrossiva? Non era un discorso strano quello. Era solo un discorso di liti.

“Invece sì… devi dirlo. Dì che non ti piace litigare con me” le sorrise, cattivo e furbo. Lo sapeva benissimo che la divertiva da matti, allora perché voleva che lo dicesse?

“E va bene!” aveva cacciato via l’imbarazzo ed era tornata a fissarlo negli occhi, lasciandolo spiazzato per qualche istante “mi piace da impazzire litigare con te! È divertente e… soddisfacente!” ora sorrise lei, furba “ma non mi piacerà mai quanto piace a te”

“Su questo puoi scommetterci, Moran” e l’aveva fissata per diversi istanti, senza sorridere, rimanendo lì faccia a faccia con lei. “ora andiamocene, il mio limite di sopportazione l’ho già superato”

“Eh?” l’aveva guardato confusa, mentre le lasciava bruscamente la mano e si voltava verso l’incrocio con il corridoio principale “sei davvero pazzo, Black” aveva riso, guardandolo mentre si allontanava in silenzio. Continuò a fissargli la schiena, con l’aria incuriosita, per diversi istanti, prima di voltarsi e dirigersi verso la Sala Comune, con un sorriso ebete stampato sulla faccia.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

James Potter, il famoso Cercatore di Grifondoro, uno dei ragazzi più ammirati della scuola, se ne stava sdraiato a terra in Sala Comune, mentre la sua testa vaneggiava tra diversi pensieri in contemporanea. Il che lo stupì, perché credeva di poter fare un solo ragionamento serio alla volta, ma sapeva bene che in realtà, questo era dovuto al fatto che, uno dei due argomenti, si infiltrava in continuazione nell’altro. Il pensiero principale era decisamente Kalie, la sua migliore amica, continuava a ponderare sul suo strano comportamento. Sembrava che stesse evitando Sirius, il che gli dispiaceva certo, ma il vero problema era che sembrava che si stesse allontanando sempre di più anche da lui. Si chiedeva in continuazione, preoccupato, se lei non si fosse stufata, magari contagiata dalla Evans, del suo carattere un po’ troppo spensierato e delle sue ‘innocenti’ marachelle. Il che lo portava al secondo pensiero, sì perché in contemporanea a quello – o forse c’era sempre stato, ma era meglio ignorare la cosa, per la sua sanità mentale – si aggiungeva la figura di Lily, che non riusciva a togliersi mente ogni volta in cui si ritrovava a non pensare a niente in particolare. Lei era lì al mattino, ed era lì quando stava per incantare qualcosa, o prima di cena. A sera, stanco, si imponeva di non pensarci, rendendosi conto che dicendo a se stesso ‘Non devi pensare  Lily Evans’, effettivamente ci pensava comunque. Forse era quel dolce profumo di vaniglia che l’avvolgeva ogni volta che passava di fianco a lui, o quando smuoveva un po’ i capelli durante le lezioni, il lucido rosso dei suoi capelli riusciva sempre ad ipnotizzarlo. E fu quello che in quel momento vide sopra la sua testa, dei lunghi capelli che ricadevano davanti al viso inclinato verso di lui, facendogli credere che l’immagine davanti a lui fosse solo un miraggio dovuto ai pensieri – la folata di vaniglia lo risvegliò improvvisamente, facendogli capire che era davvero lei davanti ai suoi occhi – finché ovviamente la figura non parlò.

“E’ veramente uno strano posto dove mettersi a riflettere, Potter! L’ho sempre detto che sei strano forte” storse le labbra in quello che, decisamente, non era un sorriso ma una smorfia dubbiosa.

“E allora che sei venuta a parlare con me a fare?” si era tirato su a sedere, andandosi ad appoggiare al divano, ma rimanendo ancora a terra.

“Ne avrei fatto volentieri a meno, credimi…” sospirò lei, mentre una stretta al cuore faceva capire a James che la cosa lo deludeva parecchio.

“Beh allora ne approfitto anche io per chiederti una cosa” lui aveva abbozzato ad un sorriso, che però Lily aveva deciso di non ricambiare. “comincia tu, visto che sei venuta a cercarmi”

“No no… la mia è una cosa semplicissima, vai pure” aveva quindi smosso la mano, incitandolo a parlare e sedendosi di fianco a lui – non troppo, sia chiaro: non si da troppa confidenza al nemico – appoggiandosi al divano e abbracciando le gambe.

“Come vuoi” scrollò le spalle “si tratta di Kalie…”

“Cos’è? Ti sei innamorato di lei?” Lily aveva inarcato le sopracciglia, dubbiosa “e perché vieni a chiedere consiglio a me?”

“No, figurati, per me lei è come una sorella! Le voglio un mondo di bene ma…” scosse la testa, accennando ad un altro sorriso “te ne parlo perché sei la sua migliore amica… la conosci sicuramente bene. Anche se, mi dispiace, la conoscerò sempre meglio io di te” sghignazzò, beccandosi un pugnetto sul braccio.

“Allora? Di che si tratta?”

“Pensi che… si sia stufata di me? Ultimamente è sfuggente, passa sempre meno tempo in mia compagnia, insomma… so che tu cerchi di evitare me e lei Sirius, però… insomma, non riusciamo mai a stare insieme. Scappa sempre via”

“Innanzitutto, credimi” lo fissò negli occhi per enfatizzare il concetto “se lei si stufasse di te ne sarei molto felice, perché vorrebbe dire che ha finalmente imparato qualcosa. E non guardarmi così, non le ho mai consigliato di starti lontano” aveva accennato ad un sorriso “secondo poi, hai mai pensato che sia dovuto al fatto che passi tutto il tuo tempo con Black? Per lei è difficile non litigare con lui e passare del tempo con te”

“Quindi è solo per Sirius? Dici che non le ho fatto niente? Non si è stufata della mia immaturità?”

“Non sono neanche sicura che si sia stufata dell’immaturità di Sirius!” scosse la testa, esasperata.

“Tu lo sapresti, no? Insomma… si sarebbe lamentata con te se fossi diventato troppo stupido!” le chiese serio, e lei sbuffò.

“Ascolta… non si stuferà mai di te! Sei il suo migliore amico. Mi parla spesso di te e di quanto la fai ridere, di quanto tu le stia vicino” scrollò le spalle “la maggior parte delle volte credo che sia per convincermi a fare amicizia con te, ma io lo so”

“Cosa?”

“So che le vuoi davvero bene” e aveva sorriso. E fu la fine di tutto. Sì, perché quel sorriso così rassicurante era per lui, l’aveva visto. Non era per Kalie, non era per qualche amico, non era divertito, non era ironico, non era cattivo o acido. Era per rassicurarlo. Era solo per lui. E cacchio se Lily Evans aveva un bel sorriso. Arrossì leggermente e, per fortuna del ragazzo, Lily immaginò che fosse per la frase che gli aveva detto.

“Già… le voglio bene davvero”

“E lei ne vuole a te, sciocco!” James soffiò in un sorriso, ritrovando il coraggio di tornare a guardarla in faccia.

“Sei una buona amica. Anche se non mi sopporti, rispetti i suoi sentimenti” aspettò qualche istante “grazie. Mi spiace che i nostri rapporti siano così, potremmo andare molto d’accordo se…”

“Se tu non fossi arrogante, presuntuoso, pieno di te, e se non trattassi così male Severus?” aveva continuato la sua frase, facendolo scoppiare a ridere.

“Andiamo, Evans! Maltrattare Mocciosus è troppo divertente, come si fa a resistere?” lei aveva assottigliato lo sguardo e, lo sapeva James, stava per tirargli qualcosa ed andar via “non capisco come possiate essere amici. Hai visto come lui e gli altri trattano Mary?”

“A quello ci sto lavorando io… smettila di trattarlo così male” l’aveva di nuovo rimproverato.

“E’ inutile discuterne, non saremo mai d’accordo su questo. Piuttosto…” cambiò prontamente argomento “di che volevi parlarmi? Ti sei innamorata di me e ti vuoi dichiarare?”

“Idiota, non succederà mai. Credimi. In realtà…” un tuffo al cuore gli fece capire che aveva paura che volesse chiedergli consigli amorosi su Sirius o Remus, ma si calmò alla frase successiva “si tratta sempre di Kalie. Dopotutto è il nostro unico argomento in comune, non trovi?”

“Già. Beh, dimmi tutto” la guardò stupito “anche tu hai paura che ce l’abbia con te? Lo sai che ti vuole un bene dell’anima no? Sei la sua migliore amica, no?”

“E lei è la mia, ed è per questo che ho deciso di fare questo enorme sforzo e venire a parlare con te” aveva sorriso, ora ironica.

“Dai su, taglia corto Evans. Inizio ad essere stufo di parlare con te”

“Voglio farle un regalo… so che è presto, manca ancora un mese e mezzo a Natale. Ma ho bisogno di organizzarmi, devo sapere se tu e gli altri siete con me per il regalo, perché diciamo che non è esattamente economico”

“Ma certo” si sistemò meglio seduto, per guardarla in faccia, ora attento e curioso “se è un regalo che pensi che le possa piacere, non ho problemi a mettere la mia parte, anche se dovesse costare un po’ ”

“Cos’è che Kalie desidera incredibilmente, perché quella che ha simile non può usarla qui ad Hogwarts?”

“Una macchina fotografica a magia” rispose con estrema facilità James, prima di guardarla stupito “Una macchina fotografica a magia! Le vuoi regalare quella, ho capito!”

“Esatto!” annuì convinta “che ne dici? chiedi anche ai tuoi amici se sei d’accordo, almeno il costo sarà minore. Mary, Jane ed altre ragazze hanno già accettato”

“Ma certo! Io accetto più che volentieri! Senti, tu sei Nata Babbana quindi magari non sai quali sono le giuste prestazioni, verrò con te a sceglierla” lei lo guardò accigliata e dubbiosa quindi aggiunse “dai, facciamo una tregua per Kal! Solo fino a Natale, poi continueremo a non sopportarci. È una promessa” le aveva quindi sorriso e si erano stretti la mano. Dopo qualche altro dettaglio, Lily si era alzata e se n’era andata in Dormitorio, lasciando James a rimuginare su quanto era appena successo. Era contento della faccenda di Kalie, ma non altrettanto del fatto che, ormai ne era certo, gli piacesse Lily Evans.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*


Per Sirius era stato strano, non solo parlare così con lei, ma anche litigare; il fatto che gli desse così fastidio che lo ignorasse, che già da giorni cercasse di evitare ogni minimo contatto con lui l’aveva mandato fuori di testa; ma il pomeriggio del giorno prima aveva raggiunto il culmine: Moran davvero non poteva permettersi di non rivolgergli la parola. Sorrise per un istante tra sé, ripensando alla conversazione in biblioteca, e quella successiva. Lo sapeva che piaceva anche a lei litigare! Ripensandoci, c’era qualcosa di insano in quella constatazione, insomma… dove si trovano due persone a cui piace darsi contro? In un manicomio. Solo lì. Si ritrovò di nuovo a farsi quella domanda che aveva cacciato via tante volte dalla mente nelle ultime ventiquattro ore, e ogni volta tornava per farlo riflettere: l’aveva capito subito dallo sguardo di Kalie che anche lei non poteva farne a meno, e allora perché voleva sentirlo dire proprio dalle sue labbra? Insicurezza? Aveva paura di essere l’unico pazzo? No non lo era… anche perché, di fianco a lui, aveva altri tre ragazzi, pazzi quanto lui.

“… -blioteca?” e li aveva anche dimenticati, perso com’era nei suoi pensieri, la voce di James l’aveva risvegliato improvvisamente, rendendolo partecipe del fatto che Remus li aveva abbandonati per qualche lezione. Aveva sobbalzato all’ultima parola dell’amico, l’unica che avesse davvero sentito, ed era arrossito, temendo che l’amico avesse imparato la Legilimanzia a sua insaputa.

“Eh? Che cosa?”

“Sir, ma che hai oggi? Non è che stai male? In genere quando parliamo del ‘Piccolo-problema-peloso’ di Remus ti illumini e inizi a fare congetture…”

“Scusa ero solo distratto” lo interruppe lui “che dicevate?”

“Credo di aver avuto un’idea!” James e Sirius guardarono stupefatti la figura minuta di Peter, a bocca spalancata: era stato davvero lui a parlare?

“Di che si tratta, Pete? Non tenerci sulle spine”

“Beh… in realtà è una cosa stupida, magari potrebbe anche non andare bene. Mi è venuta in mente oggi a lezione e… James dove vai?” cercò di chiamarlo Minus, mentre lui già si allontanava verso il gruppetto di quattro ragazze poco più avanti di loro.

“Niente da fare… è andato, Pete. Ne riparliamo poi ok, raggiungiamolo” aveva semplificato Sirius, aumentando il passo per raggiungere il suo migliore amico che era saltato al collo di Kalie, abbracciandola da dietro.

“Kal! Quanto tempo!” le schioccò quindi un sonoro bacio sulla guancia.

“Ma che dici? l’hai vista stamattina a colazione…” aveva commentato Sirius, mentre osservava Kalie girarsi e ricambiare l’abbraccio di James.

“No no, James ha ragione! È un sacco, non è vero?” Kalie rise, mentre Lily scosse la testa: come aveva fatto a pensare, quel tonto, che lei ce l’avesse con lui?

“Sì, sì! Un sacco davvero!”

“Questi due sono fuori di testa, andiamocene Pete” concluse Sirius, irritato per un motivo non meglio precisato, prima di venire bloccato dalla mano di James che teneva il braccio libero intorno alle spalle di Kalie “che c’è, James?” sbuffò, ancora più seccato.

“Aspetta, volevo solo salutare Kalie. Andiamo, dobbiamo finire il discorso di poco prima” e gli fece l’occhiolino, prima di sorridere a Lily, per non insospettire nessuno e farle credere che si trattasse della faccenda del regalo.

“Va bene, sbrigati” Sirius aveva poi fissato Kalie per qualche istante, in preda a qualche istinto crudele “beh, Moran. Cosa sono questi codini oggi? ti fanno sembrare ancora più stupida” nella sua affermazione c’era però un forte tono di cattiveria, più che di sfida.

“Meglio che sembrare stupidi con qualsiasi tipo di capigliatura si porti, come te, Black” e gli fece la linguaccia prima di voltarsi e prendere a braccetto Lily, allontanandosi con loro per il corridoio, dalla parte opposta a quella in cui si dirigevano tre dei quattro futuri Malandrini.

“Che fine ha fatto il piano: ‘Smettiamo di litigare con la nemesi’?” chiese Lily, divertita.

“Mh… Black è troppo irritante. Ho deciso di non auto mutilarmi e continuare a litigare con lui” e si era voltata a sorridergli, l’aveva visto quel sorriso Sirius, prima di scomparire dietro una linguaccia che ricambiò anche lui, girando l’angolo verso la biblioteca.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Remus Lupin girovagava per i corridoi della scuola alla ricerca di un’aula vuota in cui poter mangiare in estrema tranquillità i suo cioccolatini; aveva una scorta di dolciumi per almeno due settimane, per una persona normale per lo meno, eppure lui aveva intenzione di mangiarseli tutti da solo e in quell’arco di ora libera che ancora si ritrovava. Beh, tutti conoscono le proprietà magiche del cioccolato, se inoltre ci aggiungiamo anche la golosità di una persona, allora potremmo anche ritrovarci un obeso. C’era da dire che lui però, era tutt’altro che grassottello, anzi! Era decisamente troppo magro. Tutti lo notavano mangiare un sacco di carne, una quantità spropositata di cioccolata – tanto che lui e Kalie a volte facevano a gara per chi mangiava di più – e contemporaneamente si chiedevano come facesse ad essere così tanto magro. Lui lo sapeva bene qual era il motivo: erano le sue giornate con le lune storte, le nottate passate insonni, le nottate in cui non mangiava perché la voglia di carne era più forte di lui, le sue giornate in cui si metteva a correre con la zampa sbagliata. Erano quelle a renderlo decisamente troppo magro. Una voce lo richiamò dai pensieri, a dire il vero anche troppo deprimenti, infondendogli immediatamente una sensazione persistente di allegria: quella ragazzina doveva avere qualcosa di magico, non poteva essere altrimenti. E non si parlava di Incantesimi o Trasfigurazione, qui si parlava di quella magia che faceva star bene il cuore della gente.

“Ciao Jane” gli sorrise lui, non appena si voltò a guardarla, trovando l’espressione che lei aveva perennemente dipinta sul volto.

“Heilà, ReMì!”

“Non chiamarmi così, mi fai sentire una nota musicale” ma aveva riso, lei lo sapeva che lo faceva ridere a prescindere da quanto gli piacesse quel soprannome.

“Va bene… la prossima volta cercherò di ricordarmene” Jane scrollò le spalle, tranquilla, ma entrambi sapevano l’avrebbe chiamato di nuovo così “che fai? Dove te ne vai? Che c’è in quel sacchetto?” l’ultima domanda l’aveva posta sbattendo un paio di volte le ciglia, già pronta ad arruffianarselo.

“Stavo andando a mangiare un po’ di cioccolatini…” e indicò il sacchetto “sono qui per l’appunto”

“Ah sì? Mi sembrava di annusare qualcosa di buono” aveva sbattuto un altro paio di volte le ciglia. No, quella ragazzina era decisamente irresistibile.

“Vuoi venire a mangiarli con me?”

“Nooon potrei mai toglierti i cioccolatini, Rem!” con l’aria di chi invece aveva proprio voglia di mangiarseli tutti.

“Non vuoi aiutarmi a mangiarli?” aveva riso lui, divertito.

“Beh, se la metti così… farò questo enorme sacrificio” lo prese quindi a braccetto “e li mangerò insieme a te. Se poi divento grassa mi paghi la liSoPuzione”

“La che?!”

“La lisopuzione! Me l’ha detta l’altro giorno Lily! È una cosa babbana… serve a togliere il grasso. L’hanno inventata da poco, a quanto pare”

“Bah… se le inventano di tutti i colori. Ma stai tranquilla, non credo che ingrasserai mai”

“Grazie Rem!” sorrise felice lei, andando ad infilarsi dentro ad un’aula, seguita dal mannaro. Si andarono entrambi a sedere sui banchi, ma Jane se ne accorse subito: lui cercava di mantenere una certa distanza. “hai paura che ti morda?” aveva chiesto, ironica. Lei non lo poteva sapere, ma la verità era diversa: aveva paura che, prima o poi, l’avrebbe morsa lui. In un modo o in un altro, sì perché quella tredicenne così carina, così dolce, così pura, riusciva a fargli sempre nascere il sorriso sulle labbra, anche se lui non lo meritava. Cavoli se non lo meritava. Lui non meritava neanche di stare lì, così vicino a lei.

“No, è che puzzi, non voglio starti troppo vicino” ma spostò la sedia nella sua direzione, cosa che parve soddisfare la piccola grifondoro. Si sentiva ancora scemo per cose come l’amore, o le storielle adolescenziali, ma sapeva che starle vicino lo faceva stare bene, non gli importavano cose frivole o altro, era solo stare in compagnia.

“Puzzerai tu magari, io emano un gradevole profumo di…”

“Lavanda” aveva concluso lui, indovinando alla perfezione l’odore della ragazza.

“Come fai a…?”

“Ho un ottimo olfatto, te l’assicuro” e le sorrise.

“Sì, hai azzeccato alla grande. Adoro questa fragranza: ho lo shampoo, il bagnoschiuma, il profumo, la crema per il corpo e…”

“Ho capito, tranquilla” rise lui, divertito “è davvero un ottimo odore” le prese una ciocca dei lunghi capelli castani, godendosi quella folata di lavanda che gli arrivò alle narici. Lei non si scompose più di tanto, ancora ingenua per pensare che ci potesse essere altro in quel gesto, cosa che in effetti non c’era. Remus non l’avrebbe mai fatto.

“Bene, ora mangiamo questi cioccolatini?!” esclamò lei, eccitata, prima di fissare per qualche istante Remus ed afferrare uno dei dolcetti appena tirati fuori dal mannaro.

*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*

Erano ormai due ore che Kalie se ne stava sdraiata sul letto a fissare il baldacchino del letto: non riusciva proprio a prendere sonno. Forse erano i troppi pensieri che aveva ultimamente, insomma, la storia con Sirius era sistemata, ma c’erano diverse cose che le davano fin troppi pensieri per quanti ne potesse contenere la sua mente. James era strano: sembrava perso ultimamente, ogni volta che si ritrovavano a parlare, quelle rare volte, e sembrava sempre che stesse per dirle qualcosa di importante. Doveva per forza riuscire a parlare con lui da sola, senza che ci fosse in mezzo quello stupido di Black, Remus o Peter. Stufa di non riuscire a dormire, si alzò dal letto, raccattando il libro sul comodino pronta a dirigersi in Sala Comune direttamente in pigiama, dopotutto chi ci poteva essere a quell’ora? Scese le scale pronta a mettersi di fianco al camino a terra, come al suo solito, per leggere con tranquillità. Si sedette godendosi il piacevole tepore del fuoco, riaprendo il libro da dove l’aveva lasciato un paio d’ore prima.

“Non ti guardi mai intorno per vedere se c’è qualcuno?” no. Decisamente non l’aveva fatto. Alzò gli occhi ed incontrò la figura di Sirius Black sdraiata sul divano, un braccio dietro la schiena e le gambe piegate. Arrossì.

“Guarda che ti avevo visto” aveva scrollato le spalle, cercando di dissimulare tranquillità. “volevo far finta che non ci fossi”

“Certo, come no” aveva sbuffato una risata, mentre si alzava dal divano, facendola sospirare di sollievo, contenta del fatto che se ne stesse già andando  – anche se una punta di delusione c’era, ma minuscola davvero –  “raccontale meglio le bugie, Moran”

“Non è colpa mia se sono una tipa sincera”

“Se sei troppo tonta, vorrai dire”

“Tonto lo sarai tu, e poi… ehi, pensavo stessi andando via!” esclamò, quando lo vide avvicinarsi al caminetto e sedersi di fianco a lei.

“E per quale motivo?” aveva riso lui, ironico, andando ad allungare il collo verso il libro. “che leggi?”

“Beh, ti eri alzato… che sei venuto a fare qui? Comunque… Orgoglio e Pregiudizio. Un libro che mi ha prestato Lily” sentì una specie di scossa quando lui si avvicinò ancora di più, per sbirciare qualche parola, andando a toccare con il petto la sua spalla.

“Sembra noioso. Bah, roba babbana” scrollò le spalle lui, allontanandosi di poco, mantenendo il contatto ora spalla contro spalla.

“No, invece è molto intrigante, anche se credo che a te, in quanto ragazzo e mago, non interessi granché”

“Di che parla?”

“Beh… a dir la verità devo ancora capirlo” era scoppiata a ridere. “credo che sia una storia d’amore, ma quelli che dovrebbero essere i protagonisti al momento non sembrano andare d’accordo. Lui l’ha denigrata, e allora lei ostenta una certa ostilità nei suoi confronti, credendolo solo uno sbruffone. O cose simili…”

“Mh… hai ragione non mi interessa affatto una cosa del genere” si era quindi allontanato e lei, con un’altra punta di delusione – stavolta più grande, tanto che non la poteva proprio ignorare – e aveva pensato che se ne stesse andando. Si sbagliava di grosso: si era semplicemente sporto verso di lei, quanto bastava per guardarla in faccia e chiudere il libro “su, è una noia, smettila di leggere”

“Si suppone che dovrebbe aiutarmi a prendere sonno, Black” aveva inarcato un sopracciglio, ironica “se mi metto a litigare con te, finisce che passo la notte insonne”

“E chi te l’ha detto che voglio litigare?” il sorriso irritante di poco prima era svanito dal volto di Sirius, che continuava a fissarla e sembrava non volersi smuovere da lì.

“Eh?” l’aveva guardato lei, stupita, prima di sentirlo sbuffare.

“Tranquilla, Moran. Non ti bacerò mai” e si era spostato, per tornare di fianco a lei.

“Baciarmi?! Ma stai fuori? Come ti è venuta in mente questa idea?” l’aveva guardato di sottecchi, senza arrossire minimamente: non aveva mai visto Sirius come un possibile ragazzo dopotutto  “non costringermi ad ignorarti di nuovo, capito? Non voglio scherzi. Ho tutt’altri che te nella testa”

“Si tratta di James?” era tornato di nuovo serio, e lei era rimasta ancora più sconvolta.

“James? Parliamo dello stesso James? Il mio migliore amico? Il tuo migliore amico? Quello che conosco da una vita? Quello che potrebbe essere mio fratello? Ma stai dando i numeri, Black? Forse è meglio se vai a dormire” aveva annuito, convinta.

“Non mi sembra così impossibile come idea” aveva scrollato le spalle, cercando di dissimulare indifferenza “avete molta confidenza e andate d’accordo”

“Non basta questo, a due persone, per stare insieme” affermò, guardandolo male.

“E cosa serve per stare insieme?”

“Beh, tutto nasce da una certa attrazione immagino” Kalie aveva posato il libro a terra, tanto era inutile: non le avrebbe mai permesso di continuare a leggerlo, lo vedeva dallo sguardo che aveva mentre la fissava, ora che si era spostato, sempre di fianco a lei, ma nel verso contrario al suo, per guardarla in faccia.

“Poi?”

“Ci si deve piacere, come persone, ma non solo fisicamente. Anche come tipo di carattere. Affinità psicologica diciamo” si sentiva un po’ in imbarazzo a dirla tutta: non pensava avrebbe mai fatto un simile discorso con Sirius, tra l’altro lui pensava davvero che potesse piacerle James?

“Si deve andare d’accordo. Giusto?” aveva chiesto lui, inarcando le sopracciglia.

“Beh, non necessariamente”

“No?”

“No, i miei discutono da una vita, ma si amano come il primo giorno. Credo che l’importante sia che non si litighi mai per motivi seri, o che ci sia del rancore dietro” scrollò le spalle.

“Serve altro?” Sirius poi si era sporto, andandosi ad inclinare lateralmente, posando una mano a terra, al di là delle gambe distese di Kalie.

“Non credo…. Cioè. Ad un certo punto il resto arriva da sé, no? Dopo un po’ che ci si conosce, ci si innamora. Se non succede vuol dire che non è la persona giusta”

“E pensi che con James non possa andare perché ancora non vi siete innamorati?”

“No, non dico questo. Siamo ancora piccoli per cose come l’amore. Un ragazzo o una ragazza ti può piacere, l’amore arriva poi. Mi sento ancora troppo… scema” ed era arrossita “insomma, è presto, no? E a parte questo, James lo vedrò sempre come un amico”

“Noi litighiamo mai sul serio, Moran?” che razza di domanda era? In mezzo a quel discorso poi!

“Immagino di no, sennò non staremmo parlando ora. Ma che c’entra, ora?”

“Ma noi siamo incompatibili, vero?” la ignorò, continuando a fissarla negli occhi.

“Lo spero proprio, se dovessimo metterci insieme, prima o poi l’uno ucciderà l’altro” era scoppiata a ridere, più che altro per sciogliere l’imbarazzo che le era salito al volto. “e poi non mi piaci, Black. E non mi piacerai mai, puoi stare tranquillo” gli aveva sorriso, prima di osservarlo mentre si alzava e si dirigeva verso le scale. “buonanotte!”

“Hai…”

“Cosa?”

“Un buon odore…”

“Grazie, è bergamotto. Mi piace un sacco come profumo, lo uso da sempre”

“Mi ha un po’ mandato in palla in cervello, quindi me ne vado a dormire!” rispose, tra l’acido e il brusco. Forse per nascondere l’imbarazzo.

“Ehi, ma non avevi detto che era buono?”

“Sì… beh, buonanotte, Moran” le fece un cenno con la mano, prima di cominciare a salire le scale.

“Buonanotte, Black” l’aveva osservato fino all’ingresso nel dormitorio, prima di lanciare uno sguardo al libro e riprenderlo tra le mani: se era possibile, ora si sentiva ancora più sveglia di prima. Era stato decisamente strano fare quel discorso con lui, tanto che era andato ‘in palla’ il cervello anche a lei. Non aveva capito se il profumo gli piacesse o meno, ma a quel punto non importava, o forse sì? Che stupidaggini. Quel discorso era del tutto ridicolo, non sapeva neanche come era cominciato. Una strana sensazione, verso la bocca dello stomaco, calda e formicolante, l’aveva avvolta, facendole tornare l’imbarazzo di poco prima. Forse era dovuto al fatto che, per quante ragazze gli potessero andare dietro, lei era quella più vicina a Sirius, quella che poteva stare a pochi centimetri dal suo viso e parlare con lui, senza lanciare gridolini isterici o cercare di portarselo a letto. Dopo diversi istanti si accorse di aver letto la stessa frase almeno sei volte, chiuse nuovamente il libro e, irritata, si diresse verso il dormitorio femminile. Quella storia era davvero ridicola.




*-.__.-*
Salve a tutti ^.^
eccomi di nuovo qui con il capitolo appena sfornato *_* spero lo apprezzerete, a me è piaciuto parecchio scriverlo! Ho voluto descrivere come James impazzisse letteralmente per Lily, magari vedendola nella parte dolce che a lui non mostra mai.
fatemi sapere cosa ne pensate e volevo ringraziare voi che lo leggete, dovrete avere un po’ di pazienza perché a quanto ho capito sarà una storia molto lunga u.u (che poi è nella mia testa, c’è poco da capire ahahaha)
un bacio a tutti ^.^

Kalie

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=750543