Joy will come for me in the future?

di LuluXI
(/viewuser.php?uid=115007)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...è il momento della svolta... ***
Capitolo 2: *** ... ***
Capitolo 3: *** Saga, guardami... ***



Capitolo 1
*** ...è il momento della svolta... ***


Note Pre-Lettura: Salve a tutti! E’ la mia prima fic con dello Yaohi (è poco, ma c’è) quindi… no, non vi chiederò di essere clementi. Una recensione negativa può sempre aiutare. Ho parecchie fic da continuare, ma questa idea mi è venuta all’improvviso e non potevo lasciarla lì a marcire. Così ho scritto questa storia. E’ nata come One-Shot, ma poi era decisamente troppo lunga, così ho optato per dividerla. Saranno tre capitoli (salvo che io non cambi qualcosa). L’OOC è per sicurezza, dato che alcuni Saint potrebbero non essere proprio proprio come ce li mostra Kurumada. Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno e un grazie doppio a chi sarà così gentile da lasciare anche una recensione.
 
 
 
“…è il momento della svolta…”
 
“Nobile Saga?”
Il Saint dei Gemelli si voltò verso il paggio che lo aveva raggiunto nell’arena, interrompendo i suoi allenamenti: non disse nulla, si limitò, con un cenno, ad invitarlo a parlare.
“Il Grande Sacerdote vuole vedervi.”
“Vuole vedermi?”
“Va bene, grazie per avermi informato.”
“Nobile Saga…” Il tempo di un inchino e il paggio era già sparito.
Saga, lentamente si mosse verso le dodici case. Non riusciva a capire per quale motivo poteva esser stato convocato: da quando era diventato Sacerdote, Aiolos non gli aveva mai chiesto un’udienza privata.
“Aiolos”.
Ormai anche solo pensare il suo nome gli sembrava fuori luogo. Aiolos di Sagitter, il Grande Sacerdote.
 
Saga ricordava fin troppo bene il giorno in cui, per intercessione di Atena, loro erano tornati in vita, tutti, tranne Doko e Shion. Per loro Atena non era riuscita ad avere la possibilità di farli tornare: reduci da due Guerre Sacre, avevano vissuto appieno le loro esistenze, dedicandole ad Atena ed ora riposavano in pace, nel Paradiso destinato ai Cavalieri poiché Zeus non aveva ritenuto opportuno donar loro nuovamente la vita.
Sistemandosi le fasciature che aveva sulle mani, iniziò a salire la scala che portava alla Prima casa, quella dell’Ariete e qui trovò Mu, intento a riparare un’armatura, che con un cenno del capo gli diede il permesso di passare.
“Chissà cosa pensa di me”
Ricordava fin troppo bene la determinazione con cui Mu si era opposto alla loro scalata e ricordava con quanto dolore si era opposto addirittura al suo maestro Shion. Saga non poteva non sentirsi in colpa per aver ucciso Shion: con il senno di poi, aveva compreso i suoi errori e aveva capito di aver sbagliato; eppure, nemmeno il perdono di Atena poteva togliergli i sensi di colpa. Lo aveva ucciso a causa della sua brama di potere: il Grande Sacerdote aveva visto il male che albergava nel suo cuore e aveva scelto come suo successore Aiolos: l’ultima decisione presa prima di morire.
E ora che loro erano tornati in vita, all’unanimità avevano deciso che la carica di Grande Sacerdote spettava al Saint del Sagittario, così come era stato deciso in passato: e Atena aveva a sua volta dato la sua approvazione. Aiolos aveva preso la carica con grande serietà e gioia e da due settimane ormai gestiva la vita del Santuario.
 
“Di ritorno dall’arena Saga?”
La voce di Aldebaran distrasse il Saint dai suoi pensieri.
“Si: il Grande Sacerdote vuole vedermi.”
“Oh, allora sarà il caso che io ti lasci passare: ti avrei proposto un allenamento corpo a corpo ma non posso certo trattenerti.” Disse il Saint del Toro, facendo un passo di lato, per lasciarlo passare.
“La prossima volta mi misurerò con te Aldebaran.” Rispose lui, con un sorriso.
“Ti prendo in parola Saga!” urlò in risposta il Gold Saint, osservando il collega che si allontanava.
Saga era sempre stato colpito dal Saint del Toro: era un uomo buono, con una forza e una dedizione alla causa di Atena straordinarie. Per seguire Atena, aveva addirittura rinunciato al suo nome, per prendere quello di una stella, la stella più luminosa della costellazione del Toro.
Nel suo tentativo di dominare il mondo non aveva mai preso troppo in considerazione Aldebaran, forse sicuro che la sua devozione per Atena avrebbe fatto si che gli rimanesse fedele: tuttavia una tale devozione alla dea avrebbe anche potuto far nascere in lui dei dubbi.
 
“Hai tanti pensieri fratello?”
Saga alzò la testa osservando il suo gemello: era qualche gradino più in alto di lui, davanti alla sua casa. La loro somiglianza era incredibile e di tanto in tanto Saga rimaneva ancora stupito davanti a Kanon.
“Potrei non averne?” replicò, senza rispondere davvero alla sua domanda, superandolo.
“Dove vai?”
“Il Sacerdote vuole vedermi”.
“Vai ad ucciderne un altro, Saga?”
Il Saint dei Gemelli si voltò, fulminando con lo sguardo suo fratello gemello, che in tutta risposta si lasciò sfuggire una risata.
“Suvvia Saga, non fare quella faccia.” Disse, tornando a guardare il cielo “So perfettamente che non lo faresti: in fondo sei uno che impara dai suoi errori.”
“Si può dire lo stesso di te Kanon”. Era un’affermazione la sua, non una domanda.
“In fondo noi siamo una cosa sola: due facce di una stessa medaglia.” Disse Kanon, tornando a guardarlo. “Abbiamo sbagliato entrambi, ed entrambi abbiamo espiato le nostre colpe.”
“Il passato comunque non si cancella.”
“E’ questo che ti tormenta, Saga?”
“Anche…”
Tra i due scese il silenzio: fu Kanon che, scuotendo il capo, riprese la parola.
“Siamo sulla stessa barca: tuttavia il nostro passato non deve essere una prigione Saga. Penso sia arrivato il momento di andare avanti e voltare pagina. E’ il momento della svolta.”
Saga non rispose. Rimase lì a guardare la sua copia che fissava il cielo che da rosso com’era al tramonto stava per tingersi del color della notte.
“Ti conviene sbrigarti: il sole ormai tramonta e non penso tu voglia far aspettare Aiolos”. E detto questo Kanon sparì all’esterno della terza casa, diretto chissà dove e Saga si mosse, finalmente, in direzione opposta, verso la quarta casa.
 
Aveva odiato Kanon, perché gli aveva mostrato la verità e lo aveva rinchiuso e lo aveva abbandonato al suo destino. Si era pentito anche di quello e, alla fine, lui e Kanon si erano riappacificati durante l’ultima Guerra Sacra. Non si erano mai detti nulla a parole, ma in fondo entrambi sapevano di aver sbagliato e avevano ricevuto il perdono dell’altro. Come diceva Kanon, loro erano una cosa sola. Ed entrambi avevano dovuto ricominciare da zero, dare una svolta alla loro vita: questo era stato per loro partecipare alla guerra contro Hades e avrebbero dovuto continuare su quella strada.
Seduto fuori dalla quarta casa, Death Mask fissava il Grande Tempio e quando lo vide arrivare, lo salutò con un cenno del capo.
“Saga…” disse, con il suo sorriso strafottente spiaccicato sul volto: attorno a lui danzavano dei piccoli fuochi fatui, con cui il Cavaliere del Cancro giocherellava.
“Death Mask…” rispose lui, proseguendo attraverso la quarta casa, ormai sgombra delle teste che per più di tredici anni la avevano occupata.
Il Gold Saint del Cancro era un individuo che aveva sempre lasciato perplesso Saga: sebbene consapevole di cosa era successo la notte degli inganni, Death Mask si era schierato al suo fianco senza mostrare mai un minimo ripensamento.
“Non l’ho forse considerato a lungo un uomo come me e, per questo, il mio miglior braccio destro?”.
Si, era stato così per lungo tempo: nei panni di Arles, il sommo Sacerdote, aveva sfruttato la crudeltà di Death Mask a suo favore. Il Saint del Cancro era stato addirittura respinto dalla sua stessa armatura, che poi alla fine lo aveva riaccolto. Aveva dei metodi ortodossi e una visione del mondo distorta, eppure si era dimostrato un fedele servitore di Atena.
 
Raggiunta la quinta casa, Saga si fermò un istante, prima di entrare. La casa del Leone era illuminata dagli ultimi raggi di sole e da un angolo in penombra Aiolia si fece avanti.
“Era da molto che non ti vedevo passare di qui, Saga.” Gli disse il Gold Saint, avanzando verso di lui. “Vai a trovare mio fratello?”.
Alla domanda, Saga annuì e tornò ad osservare il volto del giovane collega. Se lo ricordava bene Aiolia da bambino: lo aveva visto crescere accanto ad Aiolos, fino a quando quest’ultimo non era morto. Saga aveva gettato il disonore sul nome di Aiolos e, di conseguenza anche su AIolia che per lungo tempo era stato definito sempre e soltanto come “Il fratello del traditore”, quando l’unico vero traditore era lui.
“Aiolia…?”
“Dimmi Saga…”
Tra i due scese il silenzio per un istante, poi Saga riprese la parola.
“Ti prego di perdonarmi”
Saga non attese una risposta: si limitò a superarlo, e con passo cadenzato si avviò verso l’uscita della casa del Leone. Si era tolto un peso dal cuore, ma i sensi di colpa non diminuivano.
“Probabilmente è normale: in fondo, ho fatto molti errori”.
Aveva rinchiuso sui fratello in una prigione ed aveva attentato alla vita della sua dea; aveva assassinato il Grande Sacerdote e aveva fatto assassinare un Cavaliere d’oro. Si era ribellato al volere di Atena e, nel caso specifico di Aiolia era addirittura arrivato a controllare la sua mente pur di piegarlo al suo volere.
E quando lui era tornato come spettro durante la Guerra contro Hades ed aveva ucciso Shaka il Cavaliere del leone aveva sfogato tutta la sua rabbia e il suo rancore.
 
L’ultimo raggio di sole illuminò la sesta casa mentre Saga ci metteva piede e qui trovò, come sempre, Shaka concentrato nella sua meditazione. Indeciso se disturbarlo o meno Saga si fermò e rimase ad osservarlo. Istintivamente strinse i pugni, ricordandosi che l’ultima volta che lo aveva visto assumere quella posa era prima che lui, con l’aiuto di Shura e Camus lo uccidesse.
“Se devi passare va pure Saga: non penso si addica al tuo rango, far attendere il Grande Sacerdote.”
E Saga non replicò: proseguì, lasciandosi alle spalle la casa della Vergine: stava perdendo troppo tempo con tutte quelle riflessioni; doveva aumentare il passo, altrimenti non sarebbe mai arrivato al tredicesimo tempio.
 
 
 
N.B: un’ultima precisazione: Attorno a Death Mask danzano dei fuochi fatui perché, in fondo lui è legato alla morte e anche se non ci sono più le teste nella sua casa, questa sua caratteristica non può cambiare. Ho optato per i fuochi fatui perché nel Lost Canvas (si, lo so, non centra niente, ma mi piaceva l’idea), il giovane manigoldo di Cancer viene trovato dal grande Sacerdote seduto a terra con i fuocherelli che gli ronzano attorno… mi piaceva l’immagine, tutto qui e ci tenevo a specificare.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ... ***


“..o forse sono i tuoi pensieri a farti indugiare?”
 
 
Attraversò di corsa e senza indugi la casa della Bilancia, concedendosi solo un istante per ricordare Doko, colui che per primo tra i Gold Saint rimasti dopo la notte degli inganni, lo aveva ostacolato. Il Saint della Bilancia era rimasto a Goro Ho, a guardia della montagna ove erano rinchiusi gli spettri di Hades a lungo e quando non aveva risposto alla sua chiamata lui, il Grande Sacerdote, aveva mandato Death Mask a cercarlo.
Il Grande Sacerdote: non aveva nostalgia di quel periodo. Aveva ottenuto il tanto bramato potere, ma aveva pagato un prezzo troppo alto: la perdita della sua anima e del suo cuore. La sua posizione non aveva fatto altro se non aumentare la brama di potere, che aveva corrotto sempre di più il suo animo, che era sfuggito al suo controllo. Inoltre per colpa della sua brama di potere era diventato un assassino ed era rimasto solo. Il suo cuore aveva avuto un cedimento e lui aveva colmato quel vuoto con odio, rabbia e sete di potere, avvicinandosi di giorno in giorno sempre di più all’orlo di un abisso in cui poi era, inevitabilmente, precipitato.
 
“Dove vai così di fretta Saga? Non è che potresti dire a Camus di raggiungermi?” gli domandò Milo, sbucando da dietro una colonna e sbarrandogli la strada, costringendolo a fermarsi.
“Aiolos mi aspetta ma informerò Camus volentieri”
“Ah, vai dal grande Sacerdote!”
Saga si rese conto solo in quel momento di aver chiamato il Grande Sacerdote per nome.
“Bhe, grazie mille per il favore Saga” disse, dandogli una pacca sulla spalla, prima di sparire tra le colonne della sua casa.
A passo lento il Saint dei Gemelli proseguì la sua scalata verso le stanze del Sacerdote. Istintivamente si portò una mano al petto, all’altezza del cuore: durante la guerra contro Hades l’aculeo di Milo lo aveva colpito lì vicino. Il Gold Saint dello Scorpione, dopo la morte di Shaka aveva abbandonato la sua casa ed aveva raggiunto la sesta e si era scagliato contro di loro.
“Mi hai tradito”
Le parole che Milo aveva rivolto a Camus erano fredde come la Polvere di Diamanti del Saint dell’Acquario stesso. Saga ricordava bene il momento in cui aveva lanciato la Galaxian Explosion contro Milo: ricordava quanto era stato doloroso dover colpire un compagno d’arme: ricordava quanto era stata dolorosa quella farsa, architettata da Shion per il bene di Atena.
Ma ciò che di più gli faceva male in quel momento era il ricordo della notte degli inganni.
Ricordava perfettamente il volto sconvolto di Aiolos quando gli aveva levato la maschera ed aveva scoperto che il Grande Sacedote che aveva tentato di uccidere Atena altri non era se non lui, il Cavaliere dei Gemelli.
 
Quella notte il suo cuore si era spezzato nell’esatto momento in cui Shura, da lui incaricato di fermare AIolos, si era recato a fare rapporto annunciando la morte del Saint del Sagittario.
La sua parte malvagia aveva gioito, e non poco, per quella vittoria ottenuta, ma in fondo al suo animo qualcosa si era spezzato. Aveva ucciso il ragazzo con cui si era allenato, colui che era sempre stato non solo un amico, ma un esempio da seguire. Aveva ucciso Aiolos del Sagittario perché bramava potere. Attraversando la sua casa, la nona, ormai vuota, Saga si fermò davanti al muro su cui Aiolos aveva lasciato incise poche parole:
“Cavalieri che siete giunti fin qui, vi affido Atena”
La dedizione di Aiolos per la dea era luminosa come le stelle e lui, come tanti altri, aveva dedicato la sua vita interamente a quell’ideale.
Tuttavia, la luminosità del suo animo e delle sua dedizione, gli avevano oscurato la vista. Con una smorfia, Saga superò il muro e ricominciò la sua salita, mentre le stelle facevano la sua comparsa in cielo.
Se c’era una cosa che gli dava fastidio era la cecità di Aiolos: per tanti anni si erano allenati insieme e nonostante questo lui non aveva mai intuito i moti del suo cuore. Vani erano stati i suoi tentativi di far capire qualcosa al Sagittario: lui non aveva mai compreso. Lui, da parte sua, era stato troppo orgoglioso per esporsi del tutto. E chissà per quale ragione ora Aiolos lo aveva convocato. Volontariamente non si era recato nella sala dove Atena bambina aveva riposato, protetta da Aiolos: i pensieri che già affollavano la sua testa ed il senso di oppressione dato dal rimorso erano sufficientemente acuti così e non intendeva aumentarne l’intensità.
 
Affrettò nuovamente il passo, conscio di essere in ritardo. Superò la sala della casa del Capricorno in cui ancora era intatta la statua di Atena che donava al suo Gold Saint la spada sacra Excalibur, senza voltarsi, ma riuscì a sentire lo sguardo di Shura che lo seguiva.
Shura, colui a cui Atena aveva affidato Excalibur, la stessa lama che aveva fermato i battiti del cuore di Aiolos e quelli di Saga insieme ad essi. Shura era stato la sua lama e Saga poteva solo immaginare i sensi di colpa che potevano attanagliare il Saint del Capricorno, poiché lui era stato la spada che aveva ferito e abbattuto colui che ingiustamente era stato chiamato traditore per ordine del Grande Sacerdote.
“Per ordine mio”.
Cercando di non pensarci, Saga proseguì la sua corsa, fermandosi solo una volta raggiunta la casa dell’Acquario. Camus, come faceva spesso, era in piedi all’esterno, immobile come una statua di marmo.
“Era da molto che non passavi di qui, Saga.”
“Era da molto che il Grande Sacerdote non chiedeva di me”
“Già…”.
“Posso passare?”
Alla sua domanda Camus si limitò ad annuire e Saga si mosse per superarlo.
“Sicuro di star bene Saga?” gli domandò all’improvviso e il Saint dei Gemelli si fermò.
“Si, perché me lo domandi?”
“Ho seguito la tua scalata: hai indugiato a lungo nella casa del Sagittario”.
“Vederla vuota sebbene il suo protettore sia vivo, fa un certo effetto.” Mentì e non mentì nello stesso tempo: non voleva confessare i suoi timori e il suo dolore all’imperturbabile Acquario, ma in fondo era vero che anche l’assenza di AIolos nella nona casa gli faceva uno strano effetto: persino dopo la sua morte, nelle rare occasioni in cui lasciava le sue stanze evitava di passare per quella casa.
“Indubbiamente… ma, in fondo, è da lui che stai andando.”
“Ma non sarà mai lo stesso, non sarà mai più come prima.”
“Perdonami Camus ma non posso indugiar oltre. Sappi solo che Milo desidera vederti.”
“Allora dovremmo lasciare questa casa: un’udienza attende entrambi.”
E detto questo, Camus iniziò ad allontanarsi e Saga fece lo stesso nella direzione opposta. Sotto quella coltre di ghiaccio Camus nascondeva un grande cuore: Saga era riuscito a comprenderlo durante l’ultima Guerra, quando l’Acquario aveva lottato al suo fianco. Avevano provato lo stesso dolore nel dover attaccare i loro compagni. Ma come poteva comprendere, lui, i moti del suo cuore?
 
Cercando di non indugiare troppo a lungo su quei pensieri proseguì la sua scalata, salendo due gradini alla volta. Le stelle brillavano più numerose nel cielo segno che il tempo scorreva comunque, inesorabile.
“Sei in ritardo, Saga: il Grande Sacerdote ti ha mandato a chiamare più di un’ora fa.”
“Mi farai ritardare ancora di più, Aphrodite?”
“Ritardi a causa mia? O forse sono i tuoi pensieri a farti indugiare?” gli domandò con un sorriso il Saint dei Pesci.
La domanda colse alla sprovvista Saga, che tuttavia gli sorrise di rimando, con un sorriso ironico. “Proprio tu mi poni questa domanda, Aphrodite? Proprio tu che tra i Cavalieri sei quello che più pensa a se stesso?”.
“I pensieri oscuri che affollano la tua mente rovinano la bellezza del tuo viso: questo a me non può sfuggire e personalmente non lo posso tollerare.” Gli disse, dandogli le spalle “Tuttavia questo non vuol dire che mi interessi la risposta alla domanda che ti ho fatto.”
Aphrodite dei Pesci: Saga rimase a guardare quell’uomo, considerato dai più il più affascinante tra i Saint. Narcisista oltre ogni previsione, lo aveva sempre visto come un uomo attaccato alla bellezza e alla sua propria persona. Tuttavia, dietro quel viso si nascondeva ben altro: Saga non era riuscito a cogliere ogni singolo aspetto della sua personalità e dei suoi pensieri ma quando se l’era trovato accanto nella guerra contro Hades aveva capito che la bellezza era si importante per lui, ma non era tutto. Aphrodite aveva combattuto al suo fianco, come Death Mask, anche durante la scalata alle dodici case dei bronze Saint, ma se per il Cavaliere del Cancro Saga aveva trovato un’ipotesi plausibile, non si era mai soffermato a pensare alle motivazioni di Aphrodite.
“Ti do il permesso di passare Saga: tuttavia sei tu che devi capire se proseguire è davvero quello che vuoi”. Concluse Aphrodite, sparendo all’interno della sua casa.
 
“Perché indugiare?” domandò Saga, a testa alta, osservando il Gold Saint sparire dalla sua vista. Lui non attese nemmeno un istante: non aveva tempo da perdere. Superò di corsa la casa dei Pesci e poi su, sempre correndo, verso il Tredicesimo Tempio. Lo vedeva stagliarsi chiaramente davanti a se, nel buio della notte, e non potè far a meno di ricordare gli anni in cui era stato lui l’uomo seduto sullo scranno e quelle erano state le sue stanze. Cercando di ricomporsi, si fermò nell’ingresso e chiese di venir annunciato. Mentre una guardia entrava nelle stanza del Sacerdote, Saga si guardò le mani: le sue bende erano rosse, segno che le ferite si erano riaperte,a furia di stringere convulsamente i pugni a causa dei ricordi.
“Il Sacerdote è pronto a ricevervi, nobile Saga.”
 
Era arrivato il momento dell’udienza e Saga esitò un solo istante.
Sapeva che oltre quella soglia lo attendeva colui che per molto tempo era stato suo compagno e sapeva anche che lo avrebbe accolto con indosso le vesti di Sacerdote e con una maschera in viso. Sapeva che gli avrebbe parlato con tono autoritario e lui avrebbe dovuto piegare il capo ed inginocchiarsi. Non avrebbe potuto parlargli e dirgli tutto ciò che si era tenuto dentro tutta la vita: non avrebbe potuto guardarlo in faccia.
A testa alta spalancò la porta ed entrò con passo fiero nelle stanze del Grande Sacerdote.
“Il tempo in cui ci allenavamo insieme, i momenti passati l’uno accanto all’altro, gli attimi in cui parlavamo da amici non torneranno: niente sarà più come prima. Ciò che è stato non si può cambiare e i miei rimorsi chissà se spariranno. Tu forse mi hai perdonato Aiolos… Ma questo non cambia le cose. Mi domando se ci saranno pace e felicità per me in futuro…”
 
 
 
 
 
 
 
NOTE: Grazie a tutti voi che recensite, e a chi legge in silenzio: era una storia senza troppe pretese, ma mi ha fatto piacere vedere che qualcuno l’ha notata.
La scalata delle ultime case è stata un po’ più rapida… Non ho fatto parlare Shura, perché ammetto che non avrei saputo cosa fargli dire. Anche gli altri sono intervenuti poco per vari motivi… Milo perché è un personaggio complesso e non avrei saputo dire con precisione quale poteva essere al reazione… Camus è già più partecipe, ma anche lì, sono sempre un po’ in dubbio su come caratterizzarlo. Quanto ad Aphrodite, ho una visione un po’ tutta mia di lui, quindi non so dirvi come sia venuto. Non aggiungo  altro, vi lascio alle vostre recensioni: grazie ancora a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Saga, guardami... ***


 “Saga, guardami…”

Even though you do to make it through

I am always here for you



Saga avanzò a testa alta per la sala, ma non fissò mai lo scranno su cui sedeva il Grande Sacerdote: fissava la parete retrostante e, giunto a debita distanza da Aiolos, si inginocchiò davanti a lui, lieto di poter finalmente chinare il capo. Quella sala era piena di ricordi ma non era quello a dargli fastidio: in quel momento semplicemente non sopportava la vista di Aiolos con indosso quella maschera.
Gli capitava sempre, anche quando lo vedeva girare per il Grande Tempio per dare ordini, consigli, o semplicemente per vedere ciò che accadeva. All’inizio aveva pensato che fosse solo invidia perché una volta era lui quello che sedeva su quello scranno, ma in realtà non era quella la motivazione. No, lui non avrebbe voluto ricoprire ancora quel ruolo e quando Atena gli aveva chiesto chi, secondo lui, era il più adatto tra i Gold Saint a diventare Grande Sacerdote lui, senza esitare, aveva fatto il nome di AIolos. Quella maschera sul viso del Saint del Sagittario ci era finita a causa sua e lui non riusciva a perdonarselo. Col senno di poi avrebbe preferito esser rimasto in silenzio: Aiolos era davvero il più indicato a ricoprire quel ruolo ma, così facendo, aveva bruciato l’unica possibilità che aveva di ricominciare da capo con lui. Lo aveva allontanato lui stesso e ora gli rimaneva solo l’amaro in bocca.
 
“Cominciavo a dubitare della tua venuta, Saga.”
“La sua voce…”
La ricordava diversa, ma era normale: la maschera alterava il suono. Con una smorfia Saga, senza alzar la testa, rispose.
“Lungo la salita sono stato costretto più volte a fermarmi: mi duole avervi fatto attendere così a lungo… Non ricapiterà.”
Aveva parlato col suo tono formale, serio, quasi freddo.
“Sarà sempre così?”
“Non preoccuparti Saga, non mi ha dato fastidio attenderti.”
Si era alzato: Saga ne era sicuro e ne ebbe conferma quando sentì i suoi passi. “Alzati, coraggio, e vieni con me: voglio parlarti in privato, senza che tu debba tenere il capo chino davanti a me.”
Seppur stupito da quell’affermazione, Saga obbedì e si alzò in piedi: vide il Sacerdote sparire dietro i tendaggi che portavano alla statua di Atena e lo seguì.
“Cos’hai in mente Aiolos?”
Pensava fosse diretto alla statua ma, all’ultimo Aiolos deviò lungo un corridoio secondario e Saga lo seguì: sapeva che quel corridoio portava alle stanze private del Sacerdote, ma non disse nulla.
Camminarono in silenzio e attraversarono tutti gli alloggi, fino ad arrivare su una balconata. Per tutto il tragitto Saga aveva seguito i movimenti di Aiolos ma arrivato alla porta-finestra che conduceva all’esterno, si fermò. Su quella stessa balconata, più di tredici anni prima, aveva osservato il Grande Tempio durante la notte degli inganni, dopo la morte di Aiolos.
 
“Non rimanere sulla porta Saga: vieni fuori. Soffia un vento leggero e le stelle brillano chiare e incredibilmente belle questa sera.” Disse Aiolos, osservando il cielo. “Inoltre, vorrei poterti parlare faccia a faccia.”
“Come possiamo parlare faccia a faccia se indossi quella maschera?”
“Come desiderate Sacerdote.” Rispose formale, avvicinandosi e affiancandosi a lui. Come quella notte di tanti anni prima si appoggiò alla balaustra con i gomiti e fissò il Santuario.
“Da quando sei così formale Saga?” gli domandò Aiolos, girandosi a guardarlo “Un tempo mi chiamavi per nome.”
“Sono cambiate tante cose Sa..” Saga non finì la frase: voltandosi verso il compagno d’arme la parola “Sacerdote” gli morì in gola. Aiolos, infatti si era levato la maschera e la aveva appoggiata sul parapetto e ora lo fissava.
“Si, sono cambiate molte cose Saga… Ma devono cambiare proprio tutte?” domandò tornando a sua volta a fissare il Santuario.
 
Saga non rispose e lo imitò: Aiolos era l’unico che riusciva a zittirlo. Lui che aveva sempre la risposta pronta e sapeva sempre cosa dire più di una volta si era ritrovato senza parole davanti ad AIolos. E quella sua capacità, in passato, gli aveva dato terribilmente fastidio: ogni volta che non riusciva a ribattere, si sentiva ferito nell’orgoglio. Ma quella volta, decise di non pensarci troppo.
Lentamente voltò il capo verso di lui: quante cose avrebbe voluto dirgli, per quanto tempo aveva atteso quel momento, la sua possibilità per parlare... Eppure, in quel momento non riusciva a trovare le parole.
 
“AIolos?”
“DimmiSaga?” domandò Aiolos, sorridendo, sentendosi chiamare per nome.
“…di cosa volevi parlarmi?”
“Di tante cose Saga, ma non so da dove cominciare.”
“Lo stesso vale per me…”
Tra i due scese il silenzio, di nuovo: entrambi tornarono a guardare il Santuario che silenzioso si stagliava davanti a loro. Con la coda dell’occhio Saga riusciva a vedere i capelli di AIolos mossi dalla lieve brezza, così come i suoi.
“So che sei stato tu il primo a dare il mio nome ad Atena affinchè divenissi Grande Sacerdote…”
“Vorrei non averlo fatto…”
“Eri il più qualificato…”
A quell’affermazione, Aiolos scoppiò a ridere.
“Chi, io? Che per tredici anni sono stato sepolto sotto terra? Forse per molti incarno l’ideale del Cavaliere di Atena ma non so quasi nulla di quello che è successo in questi anni… Tu invece eri decisamente più informato…”
Saga strinse le mani attorno al parapetto, rischiando di mandarne in frantumi una parte.
“Sai Saga, stavo pensando di rifiutare l’incarico e passarlo a te.”
“Non pensarci nemmeno!” esclamò Saga, osservandolo sconvolto. “Come puoi pensare di darmi in mano un tale potere dopo tutto il male che ho fatto? Come puoi anche solo immaginarmi Grande Sacerdote, dopo che ho condotto nel baratro più oscuro questo posto?”. Stava urlando, e se ne rendeva conto solo in quel momento. Fece un respiro profondo per riprendere la calma e tornò a fissare il Santuario, staccando le mani dal parapetto. Un’altra capacità di Aiolos era quella di fargli perdere il controllo: e agire in quel modo non andava bene, soprattutto in quell’occasione. Aiolos era il Grande Sacerdote: non poteva permettersi un comportamento di quel tipo.
 
“Tu sei cambiato Saga…”
“Se mi offrirai quella carica rifiuterò.” Rispose, con un tono che non ammetteva repliche.
“Allora non te la offrirò. Ma vorrei che tu mi stessi accanto” disse Aiolos, senza staccare gli occhi dal Saint dei Gemelli. “E’ un ruolo di grande importanza, che richiede grandi capacità.”
“Tu le hai…”
“Si ma non è facile guidare un intero Santuario Saga: tu dovresti saperlo.”
E infatti lui lo sapeva bene: non era stato facile imponendosi con la forza, probabilmente non lo sarebbe stato nemmeno governando con bontà; i problemi ci sarebbero sempre stati, anche se di diversa natura.
“Che cosa dovrei fare, per aiutarvi, Sacerdote?” domandò infine, riassumendo il tono sottomesso che aveva utilizzato in precedenza.
“Voglio che tu sia il mio consigliere Saga. La divina Atena non ha niente in contrario e io ti ritengo il più adatto: la scelta, spetta solo a  te.”
 
“Potrò restarti accanto così, Aiolos.”
“Vi ringrazio per la fiducia Sacerdote: è per me un onore e un piacere, accettare quest’incarico.”
“Ma non sarà mai come prima” lo sapeva, e continuava a ripeterselo.
Aveva risposto con un tono amareggiato e ad Aiolos questo non sfuggì.
“Che cosa ti turba Saga?”
“Nulla Sacerdote”
“Non mentirmi Saga, ti conosco meglio di molti altri, forse addirittura più di Kanon. Che cosa ti turba?”
Saga fece una smorfia: non parlavano così da tanto, troppo tempo; gli sembrava di essere tornato al tempo dell’addestramento.
“Cosa pensi che mi turbi, Aiolos? Mi sono macchiato  delle più gravi colpe. Ho rinchiuso mio fratello in una prigione, ho attentato alla vita di Atena più di una volta, ho controllato come  burattini centinaia di persone e ti ho fatto assassinare…” nel pronunciare l’ultima parte della frase, la voce ferma di Saga subì una leggera incrinazione. Riprese fiato, per poi continuare. “E anche se Atena mi ha perdonato, i sensi di colpa non si cancellano Aiolos, così come il passato. Quello che ho fatto mi ha segnato e il passato non si cambia. Tutto quello che c’è qui mi ricorda ciò che ho fatto e il male da me compiuto. E al Santuario vedo ancora gli sguardi di chi diffida di me.”
 
Strinse ancora di più le mani attorno al parapetto e mentre parlava le fissava, lasciando che i suoi lunghi capelli gli ricadessero a nascondere il viso; Aiolos, intanto, lo osservava. “La mia lotta interiore non finirà mai AIolos, mai, perché il demone che sono stato in passato ha lasciato i suoi segni. Tu dici che sono cambiato e si, in parte è così, ma non del tutto. Il peso delle mie colpe mi accompagnerà per sempre: per me non ci sarà felicità.”
“Ma il futuro è ancora tutto da scrivere, Saga. Il tuo passato ti ha reso ciò che sei ora e ricordare ti aiuterà a non commettere gli stessi errori. Ognuno di noi ha fatto degli sbagli, ma è dagli errori che si impara Saga e tu lo sai. E’ ora di ricominciare Saga: ho ricominciato io, hanno ricominciato tutti. Atena ci ha dato un’altra possibilità e non possiamo permetterci di sprecarla.”
“Parli proprio come dovrebbe parlare il Grande Sacerdote…” disse Saga, alzando leggermente il capo, per fissare l’orizzonte. “Tuttavia in questo momento nel mio futuro vedo solo incertezza. La pace che molti hanno ritrovato tornando alla vita, io non ce l’ho: ciò che sono stato mi preclude la via alla serenità.”
 

You’re so beautiful
 

But that’s not why I love you
 

I’m not sure you know
 

That the reason I love you is you
 

Being you
 

Just you



 
Tra i due scese il silenzio e per parecchi minuti nessuno dei due parlò. Saga, ad un certo punto, staccò le mani dal parapetto, sul quale aveva lasciato delle chiazze rosse.
“Se tu sapessi AIolos…. Possibile che tu non capisca?”
“Saga, cosa hai fatto alle mani?”
Il Gold Saint dei Gemelli non rispose e continuò a guardar dritto davanti a se: solo quando sentì le mani di Aiolos prendere le sue, abbassò lo sguardo, quasi non credendo alla realtà di quel contatto.
“Da quanto tempo non mi sfioravi? Da quanto tempo non mi davi una pacca sulla spalla o semplicemente mi davi un cinque? Da quanto tempo le mie mani non sfioravano le tue?”
“Saga?”
“…”
“Saga guardami…”
Fu una richiesta fatta con voce decisa e nel contempo dolce e fu per questo che Saga alzò lo sguardo, ritrovandosi a fissare negli occhi il Grande Sacerdote. Era uno sguardo carico di affetto quello di Aiolos, tanto che Saga rimase sconvolto.
“Penso sia arrivato il momento di andare avanti e voltare pagina. E’ il momento della svolta” Kanon aveva ragione.
“Ti amo AIolos” disse, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate, non accorgendosi così del sorriso che compariva sul volto di Aiolos.
“Ti ho sempre amato ma tu, tu… Tu eri sempre così concentrato su Atena, sulla missione di Saint… Non che fosse sbagliato, ma sembravi non accorgerti di ciò che sentivo e io non sapevo come fartelo capire…” Saga credette di essere sul punto di scoppiare a piangere, ma alla fine non successe: semplicemente continuò a buttar fuori le parole che per tanto tempo aveva serbato in cuore; perché come aveva detto Aiolos non poteva sprecare l’occasione che Atena gli aveva donato.
 
“Quando Shura mi ha detto che aveva completato la missione ed eliminato il traditore, anche se ero stato io a dare l’ordine, qualcosa mi si è spezzato dentro… Ho riempito il vuoto che avevi lasciato con sentimenti malvagi... Ho tanti rimpianti Aiolos, ma il più grande è stato questo, il non averti mai detto tutto ciò che sentivo e…”
 
“Saga?”
“…e tu non hai idea di..”
“Saga, Guardami!” urlò Aiolos e Saga alzo di scatto lo sguardo.
“E’ il momento…”
“Anche io ti amo Saga.”
Il Saint dei Gemelli non avrebbe saputo descrivere l’insieme di emozioni che quella frase scatenò in lui: fissò AIolos incredulo, tremante, sicuro che presto il sogno si sarebbe infranto, riportandolo alla realtà.
Poi, istintivamente, lasciò le mani di AIolos e le fece scattare fino al suo viso: lo prese tra le mani e lo avvicinò al suo. Senza pensare a nient’altro che a lui, lo baciò, temendo di venir respinto, ma ciò non accadde.
Aiolos fece scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli e ricambiò il bacio con passione e trasporto. E rimasero lì, l’uno aggrappato all’altro, come se temessero di veder sparire il compagno da un momento all’altro.
“Aiolos, ora lo so… La felicità arriverà anche per me in futuro.”
 

Yeah the reason I love you
 

Is all that we’ve been through
 

And that’s why I love you
 

(Avril Lavigne – I Love you)




 
 
NOTE: Bene, gente, anche l’ultimo capitolo è arrivato… forse un pò lunghino ( e scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare)…Grazie a tutti quelli che hanno seguito, letto, ricordato e recensito. Come si suol dire “Io ci ho provato”. Forse un po’ (tanto) banale… Fin troppo smielata per Saga, mi sa… Ma è venuta meglio di quanto pensassi. Le recensioni sono ben accette, di qualsiasi tipo: magari la prossima volta, grazie a voi, verrà ancora meglio una fic dedicata a questi due. Mi sono soffermata molto sul tormento di Saga e sulla decisione di “cogliere l’attimo”, per non sprecare l’occasione che gli è stata data. Spero che vi sia piaciuta, almeno un po’: grazie ancora a tutti, per eventuali domande sono disponibile a dare chiarimenti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=857042