#Falso segreto#

di VidelB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inganno improvvisato ***
Capitolo 3: *** Il patto ***
Capitolo 4: *** Una cena particolare ***
Capitolo 5: *** Il biglietto ***
Capitolo 6: *** Passeggiata in quattro ***
Capitolo 7: *** Per colpa di un raffreddore ***
Capitolo 8: *** La prova imbarazzante ***
Capitolo 9: *** L'incredulità di Akane ***
Capitolo 10: *** Una piccola clausola ***
Capitolo 11: *** Un brusco risveglio ***
Capitolo 12: *** Dopopranzo ***
Capitolo 13: *** La polvere dello zodiaco ***
Capitolo 14: *** Una visita movimentata ***
Capitolo 15: *** La donna sotto la neve ***
Capitolo 16: *** Dei regali assurdi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Ciao^^ Premetto che questa storia l’ho iniziata a scrivere circa un anno fa, l’avevo pubblicata su un altro sito, poi l’ho sospesa, ne ho cominciate altre ed ora l’ho ripresa nuovamente. Volevo sapere cosa ne pensate e darvi un assaggio. Vi prego di non stupirvi troppo se dopo qualche capitolo non posterò più regolarmente (in effetti penso arriverò fino al capitolo scritto ieri e poi di bloccarmi per un po’). Quindi leggete ma sappiate che resterete col fiato sospeso. E’ un mio difetto lasciare le storie a metà, non me ne vogliate^^’

Comunque spero di vedere tanti commenti.

^#Prologo^#

***

Era un limpido pomeriggio di gennaio, l'azzurro intenso del cielo era smorzato solo in piccole zone da nuvole bianche e sfumate che sfrecciavano veloci spinte dal vento in alta quota, mentre il sole compiva la seconda metà del suo viaggio. Da qualche ora però si potevano scorgere delle nuvolone grigie, che parevano preannunciare un forte acquazzone, avvicinarsi da ovest... finché alle cinque, il blu naturalmente sempre più scuro venne sostituito del tutto da una cappa grigia livida.

La pioggia iniziò a scendere prima a tratti, poi continua... rendendo quasi indistinguibili i contorni degli oggetti bagnati. La maggior parte degli abitanti della città di Tokyo si era rifugiata nelle proprie case e fu così una sorpresa per Shampoo e la sua bisnonna quando sentirono squillare insistentemente il campanello del loro ristorante... peraltro decisamente fuori dall'orario di apertura. In quel momento la ragazza si stava rilassando dopo aver riassettato la sala e, sentendo il campanello, non mosse un dito, troppo stanca. Guardò Obaba, che stava giusto spolverando un quadro dall’altra parte della stanza e sembrava anche lei indecisa.

- Nonna, che dici?- chiese alludendo al potenziale cliente in attesa.

- Uhm... avrà sentito sicuramente dei rumori, quindi non rispondendo faremmo una brutta figura perdendo dei clienti. Visto che abbiamo appena riordinato gli diremo semplicemente con gentilezza che può ripassare per ora di cena, eh?

- Va bene, vado io?- domandò l'altra tradendo una certa svogliatezza, mentre se ne stava seduta stancamente su una sedia.

- Se fosse il futuro marito credo apprezzerebbe di più!- suggerì l'anziana, facendole l'occhiolino.

- Oh! Non ci avevo pensato!- esclamò la cinesina scattando in piedi all'istante, presa da un'improvvisa volontà.

- Siiiì?- disse una volta aperta la porta, sorridendo a occhi chiusi.

- Sei tu... tu sei la mia Shampoo?!- si sentì dire la giovane... ma era una voce di donna matura e non quella del suo adorato Ranma... nemmeno trasformato. Shampoo aprì gli occhi stupita, osservando la figura avvolta da un impermeabile giallo. Il volto della sconosciuta era parzialmente coperto dal cappuccio, ma le parve di vedere un luccichio lì dove la pioggia non poteva averla bagnata.

- Sì, sono Shampoo ma... ma lei...- mormorò confusa ritornando seria, prima di venire abbracciata con dolcezza e protezione. La ragazza stava per scostarsi impaurita a quel gesto, ma restò lì dove si trovava, sentendosi stranamente tranquilla a quel contatto. Dopo pochi istanti staccò piano da sé la viandante, facendo in tempo a vedere il riflesso argentato dei suoi capelli, appena prima di ricevere sempre da questa un bacio sulla fronte, rimanendo scioccata. A quel punto le soluzioni erano due: o quella che aveva di fronte era una povera matta oppure... oppure proveniva dal suo villaggio! Ma in quel caso...

I pensieri della cinesina vennero interrotti dall'arrivo della bisnonna dietro di sé, la quale, notando come la conversazione stesse durando più del dovuto, si era avvicinata, rimanendo senza più molte parole.

- Coorlin!- chiamò ancora incredula ma con tono felice quando la riconobbe. La donna appena arrivata le sorrise di rimando, annuendo:

- Sì nonna Cologne.

- Ma vieni nipote mia, benvenuta! Shampoo, lasciala entrare!- esultò facendole spazio per farla passare.

- Ma...- stava per replicare la giovane stordita; si bloccò però, intercettando lo sguardo rassicurante di Obaba- Ok.

La signora fu accompagnata dalle due ad un tavolo e prima di sedersi decise giustamente di togliersi l'impermeabile fradicio. Shampoo nel vederla finalmente in modo chiaro ebbe un sussulto al cuore:

- Mamma!! Sei tu?!- esclamò, mentre questa ancora mezza girata stava appendendo il cappotto nel guardaroba. Ella, sentendosi chiamata, si voltò a sorriderle radiosa con i suoi occhi verdi, scuotendo il capo dalla lunga chioma nera lucida raccolta sulla nuca; un fermacapelli simile a una farfalla teneva ferma la semplice acconciatura.

- Finalmente mi hai riconosciuta! Cominciavo a dispiacermi.- scherzò, prendendola per le mani e rimirandola un po' a distanza- Guardati! Sei diventata proprio una bella signorina! Sono fiera di te figlia mia.- affermò contenta, riposandole sulla fronte il bacio materno, tipico del loro villaggio d'origine.

- Mamma, sono felice di livedelti.- ammise la ragazza con le iridi lucide, osservando per un attimo i vestiti tipici cinesi che l’altra indossava.

- Ma dicci Coorlin, come mai questa visita inaspettata?- chiese cortesemente la piccola vecchia, sedendosi con leggerezza lì accanto. Shampoo imitò la sua espressione curiosa fissando la donna che le somigliava così tanto.

- Ecco, prima di tutto perché volevo rivedervi assolutamente.. e inoltre per assistere al matrimonio di Shampoo!- esclamò entusiasta.

- Coosa??!- esordirono all'unisono Cologne e la giovane, provocando stupore nella terza.

- Cosa c'è di strano? Le regole del villaggio lo dicono e non mi sembra di aver fatto male i conti... uhmm...- rifletté per un momento fissando il soffitto- Shampoo, hai 19 anni vero?- la ragazza si rallegrò leggermente nel sentire pronunciato il suo vecchio nomignolo.

- Sì e ola licoldo anche quella legge ma...- continuò a voce bassa-... il fatto è che non sono liuscita a fidanzalmi con quel lagazzo di cui ti avevo sclitto nelle lettele.

- Oh? E come mai?

- Il ploblema è che lui è già plomesso ad un'altla e nonostante i mie sfolzi non sono liuscita a convincello.- disse sospirando.

- Eh, bambina mia, con tutti gli uomini ci vuole pazienza e perseveranza...- la rassicurò la madre, ascoltandola concentrata, seduta con le gambe accavallate e un braccio piegato sul piano del tavolo- E in quanto al fidanzamento con l'altra ragazza, se lui non l'ama non dovrebbero esserci molti ostacoli, visto che dopotutto anche tu dovresti essere considerata sua fidanzata.- mormorò convinta, riguardandola con complicità.

Ma Shampoo rimase in silenzio per qualche secondo, per poi confessarle qualcosa che non aveva mai voluto ammettere nemmeno a sé stessa:

- Io da una palte cledo che, pultloppo...- iniziò incerta, tormentandosi una ciocca di capelli scuri con le dita.

- Dimmi, cosa c’è che non va?- la incoraggiò la sua interlocutrice.

- Insomma, anche se la insulta spesso e litigano quasi in continuazione, a volte ho l'implessione che Lanma ami lei.- concluse agitata.

- Cosa te lo fa credere?- indagò interessata l'altra, avvicinandosi con la sedia.

- Non saplei diltelo con precisione; folse pel tutte le volte che l'ha salvata, pel alcuni sgualdi che ho notato le ha lanciato delle volte... o folse... folse è solo una mia implessione.- disse sempre insicura, osservando la comprensione negli occhi intelligenti dell'altra.

- Spesso l'intutito femminile ha ragione, ma senti cosa ti consiglio: prova a parlarci seriamente almeno una volta in questi ultimi giorni prima del tuo compleanno.- le bisbigliò ad un orecchio, con Obaba (che non voleva essere lasciata in disparte) aggrappata alla sua spalla- Digli la verità, spiegandogli per bene la tua situazione e, se non avrà acconsentito, illustragli l'unico caso in cui il legame tra voi due potrebbe sciogliersi... se lui allora avrà il coraggio di affermare di amare l'altra, purtroppo dovrai rassegnarti piccola mia e troveremo un altro bel giovane più meritevole di lui. In caso contrario invece, ovviamente prepareremo subito le nozze! Cosa ne pensi?- finì scostandosi nuovamente, osservandola in viso. Shampoo annuì soddisfatta. Finalmente avrebbe messo le cose in chiaro con lui. In fondo la cosa più importante adesso era semplicemente capire i suoi veri sentimenti, ma probabilmente anche i propri.

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FINE del PROLOGO!

Cosa ne pensate? Noioso? Lento? Interessante? Intrigante? Usate gli aggettivi che preferite ma fatemi sapere^^, aspetto commenti per continuare la pubblicazione! E se volete farmi domande sono sempre a vostra disposizione (vi risponderò nel prox capitolo^ -!)

COMMENTATE!!!!!!!Grazie mille :P

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Capitolo 2
*** Inganno improvvisato ***


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Cap.1 –Inganno improvvisato-

Un’altra mattina sorgeva sul quartiere di Nerima, svegliando con la sua luce la maggior parte degli abitanti, finendo sotto forma di aria fredda sui visi di chi dischiudeva i vetri delle finestre. E non c’è niente da stupirsi se tra loro c’era anche Shampoo, alzatasi presto per mettere in atto il proprio piano: costringere quel timidone di Ranma a confessarle i suoi sentimenti. Certo, quel giorno l’avrebbe seguito finché non si fosse arreso, parola d’onore!

In quel mentre la ragazza sentì qualcuno bussare alla porta della camera, così andò ad aprire, ritrovandosi di fronte la bisnonna e la madre.

- Shampoo- disse subito la vecchietta- … ti ricorderai di non usare trucchi per farlo parlare?

- Certo, non preoccupatevi.- rispose l’interessata guardando entrambe- So che non avrei il diritto di scegliere io per lui il suo futuro… in passato avrei voluto ma…- confessò con sincerità-… ma ora capisco che non sarebbe giusto nei suoi riguardi.

- Fai bene Shampoo, la nonna mi ha raccontato di diverse volte che hai cercato di incastrare quel giovanotto e mi ha detto anche che lei ti ha sempre aiutato per il troppo bene che ti vuole, anche se i metodi non erano proprio “corretti”.

- Eh eh..già!- ammise Obaba imbarazzata.

Shampoo sorrise:- Non vi deluderò!

###3 ore dopo###

- Lanmaaaaa!!!! Felmati subito! Ti ho detto che voglio solo pallaltiii!!

- Non ci penso nemmeno! Scommetto che vuoi incastrarmi con qualcun altro dei tuoi trucchi, ma ti sbagli di grosso se pensi che ci ricaschi!- urlò il ragazzo col fiatone per la lunga corsa che stava facendo per tutta casa Tendo, compreso il giardino dove ora si trovava, nel tentativo di seminare l’instancabile cinesina dai capelli blu.

- Non è velo, stavolta non è così!!- ribatté l’altra instancabile, non acchiappandolo per poco dal codino, perché lui si scansò in tempo, cambiando direzione senza preavviso e facendola precipitare nel laghetto con uno scroscio. Ciò in ogni caso non fece altro che aggiungere un misto di agitazione e determinazione in Shampoo: ‘Non ti salà tanto semplice sfuggilmi!’ pensò accigliata, trasformata oramai in una graziosa gattina, mentre si riavvicinava nuotando con le zampette fino alla riva. Quindi si fermò per riprendere fiato, senza far troppo caso al lieve tonfo che poco dopo udì provenire dall’abitazione.

Ranma aveva appena svoltato l’angolo, percorrendo di corsa il corridoio, e lì decise di girarsi per vedere se “lei” continuasse a seguirlo… ma dopo soli alcuni istanti andò a sbattere contro qualcuno, incespicando sui suoi piedi e facendolo stramazzare a gambe all’aria. Si sentì un strillo soffocato e, proprio quando il giovane stava per riaprire gli occhi, imprecando contro sé stesso, cinque dita distese lo colpirono con forza su una guancia.

- Ahia! Non l’ho fatto apposta! Scusa… ma chi…?- fece per domandare stordito, con le palpebre ancora socchiuse in direzione del pavimento, dove c’era un lembo di asciugamano bianco; quindi il ragazzo alzò finalmente lo sguardo, incontrando gli occhi furiosi di Akane.

- Sempre una scusa per schiaffeggiarmi!- esclamò girandosi altrove, imbronciato.

- Sei tu che te le vai a cercare!- replicò lei decisa.

- E va bene, ti ho già chiesto scusa ok? Non stavo guardando dove mettevo i piedi, va bene?- rispose lui infastidito, lanciandole un’occhiata distratta.

-….- le guance di Akane ora presero a tingersi di rosso ed ella cercò le sue iridi blu- Ehm…- mormorò con un fil di voce, incuriosendolo:

-Uhm?- rifece lui con aria innocente.

- Ecco…potresti…. spostarti?- chiese timidamente, immobilizzata com’era sotto il peso dell’altro. Il ragazzo, non capendo subito il motivo di quella richiesta, si guardò intorno: era ancora a terra, mezzo inginocchiato sulla sua fidanzata, la quale giaceva ferma, impossibilitata a muoversi, coperta solo da un piccolo asciugamano candido bagnato, che stringeva intorno a sé nervosamente per paura che si scostasse, e con i capelli scuri fradici… aveva evidentemente appena finito di fare il bagno.

- I-io… non mi era accorto!- urlò agitatissimo, appena la situazione gli fu chiara, diventando senza volerlo col viso bordeaux… fece poi uno scatto fulmineo all’indietro, quasi buttandosi per terra dall’altra parte, si inginocchiò e si alzò di scatto, riuscendo a balbettare solamente frammenti di suoni.

- Stupido.- commentò lei, mentre si rimetteva seduta ma, come stava per alzarsi sulle gambe, un dolore atroce alla caviglia la fece riabbassare a terra con un gemito.

- Ehi, tutto bene?- domandò il giovane, richiamato all’attenzione dalla sua voce, preoccupandosi nel vederla dolorante con la caviglia stretta fra i palmi. Non ricevendo una risposta veloce, si riavvicinò e chinò, sfiorandole una mano e provocandole un piccolo sussulto di sorpresa.

- Fai vedere.- le disse con serietà, accucciandosi infine lì di fronte alla diciannovenne e scostandole con garbo ma anche fermezza le mani dalla loro precedente posizione.

- No, non ti preoccupare non è niente…- cercò di convincerlo Akane, temendo di farlo sentire in colpa, ma non poté opporsi più di tanto... anzi, soprattutto non riuscì a fingere più di tanto, perché quando le dita di lui la toccarono, il dolore si rifece acceso come prima e, se ebbe la prontezza di mordersi il labbro inferiore per non farsi sentire, una o due lacrime ribelli le scivolarono comunque sul viso, prima che lei arrivasse ad asciugarle.

Ranma alzò di poco gli occhi, in tempo per vedere quelle gocce cadere sul braccio piegato della compagna, facendolo intristire: la caviglia si era arrossata, evidentemente slogata, e lei doveva sentire molto male per lasciarsi sfuggire dei segni di pianto in sua presenza, visto l’orgoglio cocciuto che le era sempre stato caratteristico... ma quel che peggio, si rese conto che era tutta colpa propria.

- Si è slogata Akane, mi dispiace.- concluse guardandola senza segni della solita spavalderia sul viso. Lei annuì senza arrabbiarsi, anzi, accennò un sorriso prima di rispondergli:

- Corri quasi sempre distratto, perciò è normale che succedano di queste cose, ma…- aggiunse con calma- … certamente, se io fossi stata più attenta mi sarei potuta spostare.- concluse volgendo lo sguardo al muro. Il ragazzo rimase inebetito a quelle parole: ma le stava dicendo sul serio o era solamente un’allucinazione? Lei che si auto-incolpava… era da non crederci.

- Ehi, non hai sbattuto anche la testa vero?- s’informò grattandosi il capo con fare sconcertato.

- Certo che no cretino, ci mancava solo quello!- ribatté lei cacciando fuori la lingua- Subito mi prendi per matta!- esclamò offesa.

- Beh, se di punto in bianco ti comporti in modo completamente diverso avrò anche diritto ad avere dei dubbi no?- rispose lui, riconoscendola quella di sempre.

- Sì sì… ora piuttosto aiutami ad alzarmi in piedi. Purtroppo da sola non ce la faccio.- disse controvoglia, costretta a farsi aiutare, cosa che le dava tremendamente fastidio in quel frangente.

- Uh, certo.- acconsentì lui, ammansendosi improvvisamente… dopotutto, avrebbe potuto rifiutarsi? Era il minimo che potesse fare per rimediare, anche se certamente non l’avrebbe ammesso mai. Così Ranma si girò di 180°, volgendole le spalle, pronto ad afferrarla.

- Non voglio che mi prendi sulla schiena, aiutami piuttosto ad alzarmi!- protestò la giovane, facendolo voltare stupito.

- Dovresti sforzarlo il meno possibile quel piede…- replicò lui, lanciandole un’occhiata saggia.

-… Con solo questo indosso non ci penso nemmeno a starti appiccicata.- disse lei per tutta risposta, imbarazzandosi di nuovo- E poi ti bagnerei, visto che non ho avuto ancora il tempo di asciugarmi.

- … Non ci avevo pensato, in effetti hai ragione.- confermò l’altro impacciandosi leggermente a sua volta- … E va bene, vorrà dire che camminerai appoggiata alla mia spalla.- parlò, mentre iniziava a slacciarsi la casacca scarlatta, sotto gli occhi attoniti della ragazza- Però promettimi che non poggerai il piede con la caviglia slogata, ok?

- Ok ma... perché ti stai spogliando?- domandò confusa, ritraendosi impercettibilmente.

- L’hai detto tu che sei ancora umida e io non voglio inzupparmi la maglia, sia chiaro.- spiegò lui, mentre sfilava un nodino dall’ultima asola; quindi si tolse la camicia con tutta tranquillità, poggiandosela su un avambraccio e rimanendo in canottiera, mentre lei invece vedendolo fare inconsapevolmente davanti a lei quella specie di “mini-spogliarello” sentiva le proprie guance infiammarsi di colpo… e perché nonostante gli anni quel rossore non volesse smettere di apparire, la giovane Tendo proprio non riusciva o non voleva ammetterlo.

- Ehii… Ranma chiama Akane, Ranma chiama Akane. C’è qualcuno?- fece il giovane, battendole due volte la fronte con il dorso della mano, cosicché lei parve risvegliarsi.

- Ancora sicura di non aver sbattuto il cranio sul pavimento?- chiese ancora ironico. La ragazza aprì e chiuse le palpebre disorientata, ma si riprese immediatamente e… bruscamente:

- Sicurissima, grazie.- affermò con sguardo viperino, intimorendolo quel tanto affinché non la rompesse più.

- Va bene va bene.- tentò di calmarla- Ora metti un braccio intorno al mio collo da dietro…- la istruì lui, abbassandosi alla sua altezza- … e prova ad alzarti insieme a me poggiandoti su un solo piede… ecco, così.- la rassicurò mentre lei, aggrappandosi con l’altro palmo al tessuto bianco del suo aiutante e con una delle gambe piegata, stabiliva un precario equilibrio.

- Dove ti accompagno? In camera?

La giovane si limitò ad annuire, con un’espressione sul viso che lasciava trasparire buona parte della sua gratitudine. E avevano compiuto pochi passi quando si sentì un fracasso dalla cucina, come di pentola caduta a terra. Così i due andarono in quella direzione istintivamente per vedere cosa fosse successo, ma prima di arrivare venne loro incontro qualcuno proprio da quella stanza.

- Shampoo, che è successo?- domandò allarmata Akane.

- Ho solo lovesciato il bollitole per tolnale nolmale, elo caduta nel stagno qui davanti.- rispose l’altra con tutta normalità, rabbuiandosi in viso però dopo solo una manciata d’istanti-… Ehi, Akane! Che ci fai mezza nuda stletta al mio Lanma?- esordì paralizzandoli entrambi.

-… Il “tuo Lanma” mi ha fatta cadere, mi sono fatta male ed ora mi stava accompagnando perché non riesco a camminare da sola, contenta?- rispose la padrona di casa-… Piuttosto, che ci fai qui?- chiese seria, senza troppa gentilezza in realtà.

- Semplicemente a plendele Lanma con me. Quindi staccati da lui.- rispose l'altra avvicinandosi ancora con passi decisi.

- Vorrei tanto accontentarti, ma non posso. Lascialo in pace una buona volta.- replicò la ragazza dai capelli corti.

- Non hai il diritto di intlalcialmi Akane. Non dilmi che adesso ti piace e vuoi tentale di teneltelo pel te, eh?- alluse l'altra con occhi penetranti.

- M-ma cosa vai dicendo, sei impazzita?...Io..- Akane si bloccò sentendo la voce di Ranma che le bisbigliava: #Dalla sala da pranzo ti stanno facendo strani segni…#

Lei allora lanciò uno sguardo furtivo verso sinistra, il suo sguardo cadde prima sul padre che le faceva segno di stare zitta, poi sulla sorella maggiore che le sorrideva a occhi chiusi, scorrendo ancora arrivò al panda gigante che teneva nella zampa un cartello con su scritto [= Guarda alla mia destra! =]... infine gli occhi castani le si fermarono su Nabiki, che gesticolava già da prima come una matta tentando di attirare la sua attenzione, e quando si accorse di essere finalmente guardata, sollevò un'altro cartello che diceva [Dille che ne hai tutto il diritto!!]. Akane, che ovviamente ci aveva già pensato, incoraggiata, si rigirò subito verso Shampoo con determinazione:

- E comunque ho tutto il diritto di fermarti, primo perché sei venuta in casa mia buttando tutto all'aria...- fece una breve pausa, carica di tensione, durante la quale gettò un'altra occhiata a sinistra, incontrando un'altra scritta [Siete fidanzati!]- Secondo, ecco, perchè noi due siamo fidanzati e anche se non lo...'ho mai accettato questo non significa che lui non abbia dei doveri nei miei confronti- stava aggiungendo... ma si bloccò ad un colpo di tosse proveniente dalla cucina, vedendo di sfuggita l'insegna... ma stavolta divenne solo muta come un pesce e rossa come un peperone.

Ranma intanto era rimasto colpito dalle ultime parole della fidanzata, poi però, udendola bloccarsi e vedendo il suo sguardo, si era voltato anche lui verso gli altri, ma troppo tardi, perchè il cartello era già scomparso a terra; così rimase senza poterci capire niente, e non venendo degnato di uno sguardo da quelli, i quali erano tutti concentrati sulla ragazza davanti a sè, si rigirò un po’ irritato.

- Pelchè ti felmi ogni due secondi? Sembla quasi che qualcuno là dietlo ti stia suggelendo le battute!- disse intanto Shampoo, accortasi dei continui sguardi sfuggenti della sua interlocutrice. Così si affacciò all'uscio della stanza con la porta aperta vedendo tutto il resto della famiglia al completo; questi per tutta risposta fecero dei sorrisetti di convenienza cercando di sembrare più innocenti possibili... tranne Kasumi, che si limitò come sempre ad un sorriso sincero, anzi, si alzò in piedi lentamente e le chiese:

- Shampoo, correre così tanto senza bere niente può far male, gradisci una tazza di tè?

- Oh? S-sì, glazie.- rispose quella, un po' confusa da tanta gentilezza, dopotutto inaspettata visto il casino che aveva combinato... sentendosi improvvisamente un po' in colpa aveva accettato e dopo pochi minuti (e dopo che Akane fu accompagnata da Nabiki a vestirsi in camera) si trovavano tutti seduti intorno al tavolo della sala a bere del tè verde e a mangiare biscottini [Fortunatamente per tutti, opera della maggiore delle tre sorelle;P!]. Una volta terminata la propria tazza, Shampoo riprese la parola:

- Glazie pel la melenda, ela velamente buono.- disse rivolta a Kasumi.

- Mi fa piacere. E poi gli amici sono sempre benvenuti, vero?- rispose questa spensierata, guardando Ranma e Akane che la fissavano con convinzione praticamente nulla, anzi, entrambi accigliati.

- Akane- la chiamò Shampoo.

- Cosa?- chiese l'altra senza troppa curiosità.

- Non cledele che la vostla gentilezza mi distolga dai miei plogetti.- l'avvisò con voce furba.

- Mah- fece Akane, allungando con noncuranza una mano verso un dolcetto e prendendolo- Progetti con Ranma un corno...- borbottò cominciando a mangiare, senza nemmeno degnarla di uno sguardo, mentre il diretto interessato le osservava alternativamente, evidentemente confuso, sempre più che il tempo passava e le due iniziarono a rispondersi a vicenda, in un crescendo di rabbia repressa.

- Io sto pallando sul selio. Secondo una tladizione del mio villaggio, visto che Lanma mi ha battuto in combattimento, deve sposalmi entlo il mio 20° compleanno. E si dia il caso che io compio gli anni ploplio tra una settimana!- replicò senza distogliere lo sguardo.

- Bene, allora auguri in anticipo.- replicò lei trafiggendola con gli occhi- Ma si dia anche il caso, cara mia, che: prima di tutto quando ti ha battuto era una donna, quindi il tuo unico desiderio dovrebbe essere quello di ucciderlo...- si accorse di venire scrutata da tutti con spavento- ... ma con questo non voglio dire che tu debba odiarlo. In poche parole lo dovresti lasciar stare se ti ha detto che non gli interessi, dopotutto credo abbia almeno la capacità di decidere per sè stesso... o vuoi insinuare che è stupido?- domandò astutamente.

- No! Non volevo celto dile questo! Ma cledo che se dice queste cose sia solo pelchè o non si lende ancora conto dei sentimenti che plova pel me oppule è tloppo timido pel dichialalsi.

- Ehi! Quello che penso lo so io!- esordì il ragazzo spazientito, fermandosi turbato nel notare una strana aura rossastra circondare il corpo della fidanzata.

- Tu credi un bel niente...- mormorò Akane a sguardo basso ma visibilmente furiosa.

- Ah, no? Vedi come si velgogna? Così confelma solo la mia ipotesi.- disse con estrema calma la sua rivale.

- Se dice così può anche essere benissimo perchè non gli piaci sul serio, non ci hai mai pensato?!- le urlò contro con forza la ragazza coi capelli corti, facendola sussultare all'indietro.

- ... Questa è solo una tua ipotesi, mentle a te dice chialamente che lo DISGUSTI!- strillò l'altra di rimando dopo qualche istante, mandando in panne il giovane e accolta dall’occhiata indignata di lei.- E poi, in ogni caso lui è legato a me da una legola inscindibile, l'amole vellà poi da sè.

- Vorresti allora mettere in dubbio il valore dell'accordo tra i nostri genitori per farci sposare?- domandò Akane ormai fuori di sé, battendo con forza sul tavolo la tazza, richiamando tutti gli occhi sulla propria persona senza rendersene conto.

- Le legole di un villaggio sono state ledatte da un'intela comunità e quindi non possono essele considelate infelioli al patto fla due pelsone... con tutto il lispetto che si vuole avele.- disse Shampoo con tono solenne, scrutando brevemente il panda e Soun che rimasero silenziosi- E poi ci sono pochissime clausole a queste leggi di cui ti sto pallando... anzi, pel quella del fidanzamento solo una, che nel nostlo caso ovviamente non può essele applicata, quindi i tuoi dilitti di felmalmi Akane vanno a zelo... e se non cledi a quello che ti sto dicendo puoi semple chiedele alla mia bisnonna o celcale il qualche liblo, io non dico bugie.- parlò con decisione l'amazzone, incrociando le braccia soddisfatta e lasciando trascorrere diversi secondi di completo silenzio carico di tensione, inframezzato solo dal cinguettio degli uccellini e dal rumore assordante di un elicottero che sorvolò di soli 5 metri l’abitazione, finchè Akane non trovò le parole per passare nuovamente al contrattacco:

- ... E sentiamo, quale sarebbe questa ''clausola''? Se è logica, allora credo che nel nostro caso invece sia perfettamente applicabile, tu che dici Ranma?- domandò accennando al ragazzo vicino a sè. Quest'ultimo annuì incerto:- Beh, probabilmente sì. Dicci Shampoo.

- Va bè, io ve la dico, tanto non vi selvilà a niente sapella...- rispose la ragazza dai capelli lunghi, dando un rapido sguardo a tutti i presenti vedendoli curiosissimi, ma ridendo dentro di sè per la delusione che avrebbe dato loro: nessuno le avrebbe portato via Ranma.- Ecco, l'unico caso salebbe quello in cui il giovane in questione avesse un figlio da un'altla plomessa sposa, pelchè in tal caso non si possiedelebbe mai il suo amole e salebbe sciocco anche solo pensale di sposallo... adesso capite pelchè ela inutile che lo dicessi?- chiese risollevando le palpebre e rimanendo stupita dalle varie espressioni che vide intorno al tavolo: Nabiki, accanto a Soun, stava sussurrando qualcosa all'orecchio della sorella minore, la quale nel frattempo era nuovamente rossa; Genma ritrasformato in umano aveva afferrato Ranma dalle spalle e gli borbottava con tono persuasivo frasi incomprensibili, mentre anche il volto del giovane a sua volta si colorava di bordeaux... anche se continuava a ripetere al padre di lasciarlo e non romperlo con quelle stupidaggini... ma non venendo liberato con le buone lo fece andare a finire egli stesso, con un pugno, nel laghetto del giardino. Kasumi intanto sparecchiava con tutta tranquillità il tavolino.

- Ehm, scusate...- intervenne Shampoo stordita, cercando di richiamare l'attenzione... ma solo dopo qualche altro istante tutti, tranne i due imbarazzati al massimo, smesso di parlottare, si rigirarono in sua direzione apparendo molto molto seri. Dopo qualche altro secondo di sguardi silenziosi, con la cinesina ormai completamente disorientata da quel comportamento strampalato, Nabiki esordì con voce grave, posando un palmo sulla spalla di Akane:

- Sorellina, ormai non puoi più nasconderlo. E' il momento giusto per annunciarlo all'infuori della famiglia.- le disse gentilmente ma con decisione.

- M-ma io...- balbettò lei, ormai paonazza, fissando il piano levigato del tavolo, mentre stringeva la mano a pugno per l'agitazione.

- Sù, prima o poi ne sarebbero venuti a conoscenza comunque, no? E' meglio così, vero Ranma?- aggiunse guardando il ragazzo col codino che, con le guance roventi e sotto gli sguardi fissi e leggermente minacciosi degli altri due uomini, si tormentava le dita a sguardo basso.

- I-io… credo di sì.- rispose incerto senza rispondere ad alcuna occhiata.

-Ma cosa... cos'è che dovete dilmi?- gli domandò la giovane amazzone, ma la risposta le venne da qualcun'altro.

- A quanto pare non c'è niente da fare.- intervenì Soun.

- Potete spiegalvi meglio? Non capisco.

- Ecco, mia figlia e il fidanzato hanno un segreto da tempo e avevano deciso di tenerlo nascosto entro queste mura finchè non avrebbero dovuto farne a meno, per ragioni naturali... ma forse è meglio che sia lei a spiegarti tutto.- concluse rivolgendo gli occhi verso Akane, la quale alzò per un momento i propri, rivelando alla giovane curiosa il tumulto dentro di sè.

- Sì... quindi... ehm ehm...- si schiarì la voce, resa roca dalla vergogna.

- Allola?- la incitò Shampoo impaziente... era una sciocchezza di sicuro, perchè facevano tutte quelle storie?

- Il fatto è che io e Ranma...- iniziò, scrutandolo per un istante e riguardando subito dopo il pavimento... lui nel frattempo con il viso incandescente tra i palmi- Noi...

- Insomma!- si spazientì ancor di più l'altra alzandosi in ginocchio e tenendosi con le braccia sul tavolino.

- N-noi aspettiamo...- pausa snervante.

- COSA?

- Non so come dirtelo, io... sono incinta di Ranma!- esclamò d'un fiato, col volto color porpora, mentre da entrambe le orecchie del giovane, ancora col viso coperto, usciva del fumo. Shampoo da parte sua rimase muta a bocca aperta... no… non era possibile... ma dai, aveva sicuramente sentito male.

- P-puoi lipetele quello che hai appena detto?- domandò con voce tremante. Akane però volse sguardi supplichevoli in direzione degli altri e Genma, scorgendola, diede una gomitata tra le costole del giovane il quale, colto alla sprovvista, si lamentò, ma poi, vedendo l'attenzione su di sè, comprese quello che avrebbe dovuto fare... sì, sapeva che solo se l'avrebbe affermato lui stesso, la cinesina avrebbe creduto... nonostante gli dispiacesse dirle quella frottola doveva farlo, solo così sarebbe stato lasciato in pace. Fu così che cominciò, cercando di sembrare il più convincente possibile:

- Shampoo, quello che dice Akane è vero. Non te l'avevamo ancora detto, ma non essere arrabbiata con noi perchè solo le nostre famiglie ne erano a conoscenza fino ad adesso, noi...

- Lanma, vuoi... vuoi dile che lei aspetta un figlio sul selio….. da te… ed è stato… pel velo amole?- chiese lei balbettando con occhi lucidi. Lui, seppur triste e imbarazzato, la guardò dritta nelle iridi incredule e annuì, vedendola reagire scattando in piedi e arretrando di qualche passo- Io... non ci cledo... ti hanno solo costletto in qualche modo a dilmi questa stupidaggine affinchè limanga il fidanzamento tla voi due, ma io... entlo dopodomani liuscilò a dimostlale che non è velo niente!- strillò determinata e accigliata, prima di correre via nel giardino e poi verso il suo ristorante.... il cielo iniziava già a rosseggiare per l'avvicinarsi del sole all'orizzonte e il primo giorno di tentativi la stava lasciando senza risultati... anzi, uno sì: il desiderio di smascherare quella farsa il prima possibile.

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Capitolo 3
*** Il patto ***


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2°Cap.

***

- Visto che la mia idea ha funzionato?- esordì Nabiki quando il rumore dei passi di Shampoo ormai non si udiva più.

- Sì, forse però l'abbiamo ferita troppo, poverina.- commentò Kasumi sentendosi in qualche modo colpevole anche lei.

- Ma dai, figurati se Shampoo crede sul serio a una bugia gigantesca come questa! Secondo me ha solo fatto un po' di scena.- disse Ranma, mentre ancora tentava di recuperare un po' della sua spavalderia.

Akane intanto si stava toccando le guance per sentire se fossero veramente bollenti come le sembrava: si sentiva piuttosto intimorita dopo quello che aveva detto e ancora non riusciva a guardare normalmente Ranma in viso.

Proprio in quel mentre si vide qualcosa di piccolo entrare nella stanza; qualcosa che si dirigeva ad una velocità impressionante verso la ragazza più giovane… il suo nome fu pronunciato facendola voltare stupita, e con un solo altro balzo l'oggetto non identificato le sarebbe arrivato addosso se il fidanzato con uno scatto non si fosse frapposto fra i due, afferrandolo saldamente per la collottola e sbatacchiandolo leggermente, con un ghigno dipinto sul volto.

Sì, perchè in realtà non si trattava di qualcosa, ma di qualcuno di ben conosciuto:

- Vecchiaccio, cosa avevi intenzione di fare eh?- esclamò Ranma sprezzante, portandoselo all'altezza degli occhi in modo da osservarlo in faccia.

- Stupido! E' così che si tratta un anziano maestro? Devi avere più rispetto!- strillò l'altro petulante, dimenandosi e colpendo quasi per caso con un piede l'occhio del giovane, il quale lo lasciò andare automaticamente per il dolore:

- Sei solo un vecchio maniaco! La devi smettere di saltarle addosso! Mi sono rotto.- borbottò l'altro arrabbiato coprendosi la palpebra dolorante, nell'attesa che il male si attenuasse ancora un po' prima di passare al contrattacco.

- Ma io volevo solo fare i miei auguri ad Akane.- piagnucolò quello con aria innocente. La ragazza, interessata, si sporse di lato per guardarlo, scuotendo la testa con aria rassegnata:

- Happosai, a parte che quel tipo di auguri non sono graditi, comunque oggi non è il mio compleanno.

- Già, dovresti segnarti meglio le date sul calendario.- intervenne Nabiki con fare annoiato.

- Ma Nabiki...- sussurrò Kasumi per rimproverarla, senza però che quest'ultima si scomponesse più di tanto.

- Non è necessario che ci sia un compleanno, no?- rispose l'ometto sicuro- E poi da sopra il tetto ho sentito la bella notizia.- aggiunse sogghignando misteriosamente. Sulle teste degli altri apparvero alcuni punti interrogativi, solo la mente di Akane fu presa all'istante da un dubbio atroce.

- Ragazzo, comunque avrei fatto i miei complimenti anche a te; finalmente ti sei dimostrato un mio degno allievo!- affermò soddisfatto il vecchietto, iniziando a fumare la sua pipa, ora che si era seduto a gambe incrociate su una pila di cuscini sovrapposti. Ranma apparve confuso e lo guardò con sospetto:

- E perchè mai?

- Come perchè, ti sei dimostrato capace di comportarti da vero uomo... beh, sotto la mia guida modestamente anche degli inetti come te possono raggiungere buoni risultati.- continuò, facendolo arrabbiare di nuovo.

- Inetto io?! Sotto la tua guida? Ma cosa vai farneticando?- urlò stendendo un braccio per riprenderlo, ma si ritirò ad un colpo infertogli dalla pipa che l'altro teneva tra le dita.

- Non ho voluto farti volare via solo perchè oggi sono contento!- esclamò l'anziano guardandolo storto.

- Quale onore, e perchè mai? Forse hai rubato più biancheria del solito stanotte vecchio?- replicò il ragazzo ironico, rivolgendogli a sua volta uno sguardo carico di risentimento.

- No, è perchè presto ci sarà qualcun'altro probabilmente più capace di te in questa casa, a cui dovrò fare da maestro. Sperando ovviamente che non riprenda troppo da suo padre e da suo nonno.- concluse sospirando.

- Di chi stai parlando? Chi dovrebbe venire qui?- domandò il giovane colto di sorpresa.

- Oh, ma possibile che tu sia un tonto del genere!- si lamentò il suo interlocutore, espirando un'altra boccata di fumo- Parlo del bambino tuo e di Akane, di chi altri sennò?

Ranma ci rimase di sasso. Akane si tenne la fronte con un paio di dita: si stava confermando la sua ipotesi.

- Ma... sei forse impazzito?! Tra me e quel maschiac... uh-uhm...- s'interruppe il giovane, dopo che i suoi occhi blu ebbero casualmente incrociato lo sguardo omicida di Soun- Cioè, volevo dire che tra me e lei non c'è mai stato n... umpf!- non terminò di rispondere, fermato questa volta dalla zampa di Genma-panda sulla bocca.

- E staccati una buona volta!- disse scocciato Ranma, ricacciandolo istantaneamente in giardino. Ma non fece in tempo a sentirlo cadere nell'acqua del laghetto, che due mani da dietro subito gli impedirono nuovamente di parlare; il giovane si voltò quanto possibile, per capire che stavolta la colpa era di Akane, la quale si era avvicinata a lui da dietro poco prima, senza che se ne fosse accorto. Lei gli fece un cenno d'intesa con la testa prima di parlare, ma lui in un primo momento, mezzo sconvolto, non capì cosa volesse significare:

- Voleva dire che tra noi non c'è mai stato nessun disaccordo sulla decisione di affidare il futuro allenamento del nostro bambino a te Happosai.- disse conciliante, sorridendogli serenamente.

- Eh eh, sì sì, vi capisco. Con il grande maestro che avete in casa come potevate avere qualche dubbio?- si lodò il vecchio ''collezionista'', ammirando il soffitto perso nelle sue fantasie.- Comunque, se fosse una femminuccia, crescendo dovrebbe diventare una bella ragazza come Akane, quindi anche in quel caso ne sarei felice...

- Non credo che vivresti abbastanza per vederla cresciuta maniaco!- esclamò il giovane che, ripresosi in parte dallo shock, una volta alzatosi in piedi, gli assestò senza preavviso un bel calcione che lo lanciò attraverso il soffitto mandandolo in orbita. Il giovane sperò che in tal modo la situazione equivoca potesse essere terminata, ma non poté fare a meno di girarsi furioso verso la fidanzata:

- Perchè hai voluto fargli credere quello che aveva solamente immaginato?

- Ma non capisci? Ormai verremo strettamente sorvegliati da Shampoo a causa di quello che ci hanno costretti a dirle prima...- replicò l'altra accennando per un istante in direzione dei loro familiari-... e conoscendo Happosai, credo baratterebbe molto facilmente le prove della falsità di quanto abbiamo affermato per un pranzo cinese!- quindi continuò, guardandolo timidamente negli occhi- La farsa dovrà durare solo fino al giorno dopo il compleanno di Shampoo, poi non dovremo più preoccuparci di niente. Però fino ad allora ricorda.- lo ammonì, utilizzando tutto il proprio coraggio.

- Hai ragione, ormai ci siamo dentro fino al collo e comunque non ho nessuna intenzione di sposare Shampoo.- confermò rassegnato il ragazzo.

- I nostri due figli vanno d'accordo: si vede che sono fatti proprio l'una per l'altro, vero amico mio?- esultò Soun all'improvviso, prendendo le zampe del panda fra le sue mani; quest'ultimo annuì energicamente cacciando fuori un nuovo cartello con la scritta: [E presto la nostra bugia non sarà più tale!^^Y]

- Signor Genma! Sono ancora troppo giovani per un passo del genere!- esclamò allarmata Kasumi, inginocchiandosi sul proprio cuscino.

- Oh Kasumi, hai veramente delle idee antiquate! Ormai non hanno più sedici anni come quando si sono conosciuti per la prima volta. Ne hanno diciannove e passa!- ribattè Nabiki indicando i due promessi, i quali parevano sull'orlo di una crisi di nervi.

- Ma...- mormorarono i due diretti interessati in agitazione.

- Non sono comunque sicura che riuscirebbero a tenere su famiglia da soli.- commentò l'altra preoccupata.

- ... Cos..?- si fece sfuggire Akane, aumentando l'imbarazzo in modo smisurato.

- Ma se avranno problemi li aiuteremo noi, vero? E poi qualche bimbetto saltellante per casa ravviverà ancor di più l'ambiente... inoltre noi due diventeremo zie!- le disse entusiasta.

- Tu sei matta! Noi...- iniziò a ribattere Ranma, ma non venne degnato di nessun ascolto perchè il discorso continuò imperterrito.

- Oh, è vero! Chissà come li chiameranno? Quanti saranno? Adoro i bambini! Se poi alcuni avessero gli occhioni blu come quelli di Ranma sarebbero splendidi!- fantasticò la sorella maggiore con un dito sul mento. Il viso del giovane col codino ritornò ad essere di una bella tonalità di bordeaux e lui stesso non riuscì più a spiccicar parola, mentre la ragazza al suo fianco si alzò in piedi tutta rossa ma seria, con l'intenzione di fermare quello sproloquio:

- Basta con queste stupidaggini! Da come parlate sembra che sia già successo tutto, ma non è così! Se proprio lo volete sapere non ci siamo nemmeno mai baciati seriamente!- ruggì senza più freni e il fidanzato, preso alla sprovvista da quella dichiarazione, le lanciò un'occhiata sorpresa.

- A-ah! Allora vi siete già baciati almeno una volta! Bene, meglio di niente…- insinuò la sorella con i capelli a caschetto, in un mormorio.

- Me ne vado.- comunicò l'altra freddamente temendo ormai di scoppiare; arrivò fino alla porta scorrevole e senza troppa delicatezza la richiuse dietro di sé, lasciando la stanza. 'Se Nabiki sapesse che le uniche volte che intendevo sono quelle in cui lui era sotto shock per via dei gatti e alla recita con il nastro adesivo sulle labbra, si ricrederebbe. In ogni caso non sono affari suoi né di tutti gli altri!' pensò innervosita, cominciando a salire le scale con passi pesanti.

Dopo qualche minuto di altre chiacchiere e dopo che Genma fu tornato normale, anche Ranma decise di andarsene:

- Ehm, io andrei a farmi una passeggiata qua vicino. Ci rivediamo per cena ok?

- Hai intenzione di invitare ad uscire Akane?- indagò suo padre sistemandosi gli occhiali.

- Assolutamente no! Volevo sgranchirmi un po’ e basta!- rispose alzando il tono come fosse stato punto sul vivo.

***

- Shampoo, piccola mia, che ti è successo?- domandò una voce gentile, mentre un palmo accarezzava il capo della cinesina, la quale, accasciata sul proprio letto, stringeva spasmodicamente un cuscino di piume al petto, singhiozzando senza controllo. La ragazza al tenero contatto socchiuse gli occhi inondati di lacrime, rigirandosi verso la fonte del suono, alzando appena lo sguardo.

- Mamma…- mormorò debolmente di rimando, con voce roca.

- Se vuoi sfogarti io sono qui ad ascoltarti.- aggiunse la donna rassicurante rivolgendosi alla figlia. Questa allora molto lentamente si mise seduta, asciugandosi il viso con le mani e, una volta recuperato il proprio autocontrollo, iniziò a raccontarle quanto successo solo pochi minuti prima.

Una volta finito il racconto, Coorlin rimase in silenzio per diversi istanti: era rimasta veramente sorpresa da quella notizia. Quella ragazza… Akane, giusto? Insomma, era strano che avesse deciso di avere un bambino alla sua giovane età, ancor prima di completare gli studi; in quel caso probabilmente la gravidanza non era stata proprio “programmata” e magari quei due ragazzi nemmeno si amavano seriamente come avevano fatto credere. Infine, chi poteva assicurare loro che quella storia non fosse tutta una semplice balla?

- Shampoo, sei sicura che non ti abbiano ingannata?- chiese indagatrice.

- E’ ploplio questo che voglio scoplile. Da questa sela seguilò tutte le lolo mosse e se falanno un solo passo falso io salò lì a smaschelalli!

Però, pensò ancora la madre nel frattempo, se quel ragazzo era stato d’accordo nel mentire alla sua Shampoo, probabilmente poteva voler dire che non era veramente interessato a lei. Ma Coorlin non se la sentì di far intristire ulteriormente sua figlia con quel dubbio improvviso, soprattutto ora che si era appena ripresa. Fu così che annuì e abbracciandola la incoraggiò a reagire e scoprire la verità.

***

‘Dunque dunque… come potrei sfruttare la situazione?.. Uhm..’ rifletteva Nabiki seduta alla propria scrivania, equipaggiata di calcolatrice, rigirando poco sopra il foglio una matita fra le dita sottili. ‘Se facessi delle foto alla mia sorellina in dolce compagnia di Ranma e ne vendessi circa una cinquantina di copie a scuola e ai loro rispettivi spasimanti come prove…uhm.. considerandole da 399yen l’una… sì, ne ricaverei proprio un bel gruzzoletto di 19.950 yen. Si può fare; l’unico problema che rimarrebbe è di farli comportare come desidero.’ pensò, poggiando il mento sul polso alzato ‘Lasciarli soli in casa con qualche telecamera nascosta non sarebbe una cattiva idea. Potrei rivendere i filmati a prezzi ancora migliori!’esultò dentro di sé, orgogliosa del lampo di genio, per poi allungare subito una mano verso il capo opposto del piano di legno e prendere la rubrica telefonica. ‘Ne chiederò qualcuna in prestito dai miei amici.’

Quindi all’insaputa di tutti, telefono alla mano, si mise al lavoro.

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Capitolo 4
*** Una cena particolare ***


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3°Cap.

***

‘Ma guarda un po’ in che cavolo di situazione mi sono dovuto cacciare stavolta!’ rimuginò il giovane col codino, mentre passeggiava senza meta per il parco, prendendo distrattamente a calci un bicchiere di carta gettato da chissà chi per terra. ‘E’ sempre peggio.. mi pare di essere quasi una calamita di guai e stranezze… E questa forse è la più imbarazzante che mi sia capitata finora. Fare la parte del futuro padre… e di un ipotetico figlio di Akane per di più! Qualcosa di molto simile è successo quando io e Akane abbiamo dovuto fingere di essere già sposati. Già, quella volta per colpa di Ukyo, ma soprattutto di Nabiki a cui è venuta in mente quell’idea assurda! Come anche oggi del resto… l’ha confessato in tutta tranquillità che è stata lei a dare lo spunto e ovviamente i nostri padri non hanno perso tempo.

Se in futuro dovessi davvero prendere in moglie Akane… ehm... beh, avrei a che fare con una cognata terribilmente impicciona.’ continuò a considerare il ragazzo, sul cui viso e nei cui occhi blu ormai si riflettevano gli ultimi bagliori rossastri del sole, mentre nel cielo le prime stelle argentate già si intravedevano. Una folata di vento freddo fece scuotere la sciarpa che aveva legata intorno al collo e lo riscosse ‘Credo sia quasi ora di cena, meglio tornare prima che Kasumi si preoccupi.’ decise così, voltandosi e tornando sui suoi passi, inoltrandosi nella luce sempre più offuscata della sera.

***

‘La cena è pronta!!’

La voce serena di Kasumi risuonò per l’intera casa, richiamando quasi istantaneamente i suoi abitanti nella sala da pranzo.

- Yum… cosa ci hai preparato stasera di buono bambina mia?- domandò Soun seguito a ruota da Genma: i due erano giunti prima degli altri visto che quel giorno, dopo “un’intensa” partita a shogi, si sentivano particolarmente affamati.

- Tante cose papà! Mentre vado a prendere il tegame accomodatevi.- rispose gentilmente la giovane donna sorridendo e avviandosi in direzione della cucina.

- Buonasera.- dissero Nabiki ed Akane ai due uomini, entrando insieme nella stessa stanza dopo neanche un minuto, dopodiché si misero a sedere al tavolo, risalutate a loro volta.

- Eccomi!- si annunciò gioiosamente Kasumi tornando poco dopo dalla cucina con in mano una pentola fumante.

- Uao, Kasumi ti sei sbizzarrita stasera!- esclamò la diciannovenne dai capelli corti, osservando tutto il bendidio già disposto sulla tavola apparecchiata accuratamente- Sembra quasi giorno di festa!- commentò sbalordita: non che le dispiacesse una cena più abbondante del solito, ma le pareva un po’ strano, ecco tutto.

La sorella maggiore in risposta le sorrise, poi si guardò un attimo intorno:

- Akane, Ranma non era con te? Sai perché ancora non è arrivato?- le chiese preoccupata.

-… E perché mai dovrebbe essere stato insieme a me, eh?- scattò l’altra con rabbia, come morsa da una vipera… il risultato fu che tutti i presenti le lanciarono occhiate sconcertate.

La ragazza più giovane si rese conto solo allora di aver risposto male senza motivo e arrossì leggermente:

- Oh! S-scusami, non so cosa mi sia preso.- si giustificò quindi velocemente chinando il capo.

- Non ti preoccupare Akane, sta calma.- la rassicurò Kasumi sincera posando un palmo sul suo. La sua interlocutrice aveva appena rialzato lo sguardo grata, quando la sorella maggiore proseguì mite:

- E poi stasera si festeggia quindi mi piacerebbe se non si litigasse tra noi come al solito.

- Si festeggia sul serio?- domandò l’altra nuovamente stupita- Ora ho capito perché…- stava continuando, quando tutto trafelato fece la sua comparsa il ragazzo col codino:

- Scusate per il ritardo.- annunciò sedendosi subito al proprio posto sul cuscino, attirando gli sguardi su di sé.

- Oh Ranma, bentornato. Cominciavamo a preoccuparci.- lo salutò Kasumi porgendogli un piatto colmo di riso alle verdure.

- Ehm, non mi ero accorto dell’ora e sono tornato il più velocemente possibile.- rispose mentre si ingozzava come un povero affamato, con già diversi chicchi bianchi ai lati della bocca.

- E pulisciti le labbra una buona volta...- commentò Akane infastidita dal suo comportamento, tirandogli la salvietta in faccia. Lui la prese, togliendosi il cibo dal viso per poi replicare con espressione sarcastica:

- Il tuo modo di “porgere” il tovagliolo invece, devo dire è molto educato eh?- replicò, cosicché lei distolse lo sguardo indispettita. Ranma quindi si rivolse a Nabiki che gli stava di fronte:

- Scusa ma come mai io e Akane abbiamo due cuscini diversi dagli altri… e le scodelle… e i bicchieri… e gli hashi… e questi segnaposto strani??- chiese infine, sempre più confuso man mano che si guardava meglio intorno; la ragazza a fianco dal canto suo, avendo prima notato come fosse inusuale l’arredamento in generale della sala da pranzo, non aveva però fatto per niente caso a quei particolari che riguardavano entrambi.

- Ehi! E’ vero, papà si può sapere che significa questo? Cosa staremmo festeggiando?!- esclamò presa da nuovi terribili sospetti, guardando Soun con occhi penetranti. Egli, intimorito dallo sguardo semi-omicida della figlia, cominciò a balbettare; Genma gli si avvicinò dandogli due pacche sulla schiena per confortarlo, e così fu Nabiki a rispondere:

- Ragazzi, non capisco che ci vediate di strano nella piccola festicciola che le vostre famiglie hanno voluto organizzare per dimostrarvi il loro affetto.- disse con calma.

- Lascia stare le commedie Nabiki. Cosa c’è veramente sotto?- insistette la sorella minore con fermezza.

- E va bene…- sospirò la sua interlocutrice- Se vuoi sapere la ricorrenza particolare ti accontenterò. Sì, vi dirò tutto…- ripeté l’altra dopo una breve pausa.

-…..?- Akane la fissava curiosa.

-…..?- Ranma fissava curioso.

-…..- la pausa di Nabiki non pareva voler terminare.

-…. Allora?!- esclamò Ranma spazientito; lei di rimando alzò lo sguardo.

- Ok, vi dirò tutto, per soli 400yen!- concluse alzando l’indice della mano destra e facendo loro l’occhiolino, cosicché entrambi caddero all’indietro con un tonfo per la delusione.

- Su Nabiki, non è il caso di scherzare in questo modo.- la rimproverò Kasumi con un’occhiata di leggera disapprovazione.

- Non credevo svenissero addirittura!- commentò l’altra con un sorrisino.- E va bene… - si decise dopo qualche secondo, vedendoli rianimarsi- … insomma, abbiamo deciso di organizzare questa piccola festa in onore vostro e del bambino che presto allieterà la nostra casa, possibile che non ci siate veramente arrivati da soli?

In risposta non ebbe altro che i visi sconcertati dei due fidanzatini:

- Cooosa?!!!- urlarono all’unisono facendo tremare la casa.

- Questa storia non mi piace per niente! Perchè…- riuscì a gridare il giovane prima di venir zittito senza preavviso dal padre con un pugno in testa.

- Mi dispiace Ranma, ma è per il tuo bene.- gli sussurrò Genma con enfasi vedendolo accasciarsi sul pavimento.

- Già, ha ragione Ranma! Ora state esagerando!! Ne state approfittando per… uhmmmph!- fece in tempo a dire la ragazza interessata, dopodiché una mano di donna sulla bocca, seppur premuta senza troppa forza, le impedì di completare la frase. La giovane furiosa allora si voltò abbastanza per riconoscere Kasumi, la quale la guardava a sua volta con un’espressione tra il preoccupato e il colpevole, rimanendo improvvisamente senza parole e senza forze: Akane abbandonò le braccia lungo i fianchi fissando l’altra con occhi storditi, quindi con un rapido movimento in avanti le si allontanò:

- Kasumi.- mormorò senza un’intonazione particolare- Hanno coinvolto anche te in questa faccenda.- proseguì stringendo le dita di una mano a pugno sulla coscia, mentre lentamente le si inumidivano le iridi castane, sia per la delusione che per la rabbia repressa, sotto gli occhi attoniti dei presenti.

- No Akane, in questo momento non puoi capire ma…- cercò di tranquillizzarla la sorella maggiore, ma l’altra si ritrasse ancora quando lei tentò di toccarle la spalla scossa da un singhiozzo mal trattenuto, non ascoltandola nemmeno.

- Pensavo che almeno tu comprendessi quanto siano imbarazzanti per me e Ranma i vostri continui interventi. Invece nessuno di voi lo capisce, rendete solo in continuazione le cose più difficili!- proseguì alzando progressivamente la voce, sollevandosi di scatto con le dieci dita delle mani serrate, le sopracciglia aggrottate, una lacrima solitaria sulla guancia- E non avete il diritto di approfittare di questa situazione per farci comportare come volete voi! Siamo liberi di fare ciò che vogliamo della nostra vita e se un giorno ci ameremo non sarà certo per tutto questo!- urlò ormai fuori di sé, ricacciando in un insieme disordinato tutte le emozioni negative che la opprimevano, causando smarrimento fra i parenti che non sapevano più che pesci pigliare. Come potevano spiegarle che li avevano zittiti entrambi solo per evitare che Shampoo, nascosta dietro la finestra della sala alle loro spalle, scoprisse tutto?

- Oh, bambina mia, non fraintendere ti prego…- intervenne timidamente Soun.

- No papà, ne ho abbastanza! E’ ora che capiate come stanno le cose!- ribatté lei scuotendo la testa a sguardo basso, per poi raggiungere la porta, aprendola e chiudendola con forza dietro di sé, prima di far scoppiare liberamente il suo pianto lontana da sguardi indiscreti, mentre si sedeva singhiozzante a terra accanto al proprio letto, poggiando la testa dai capelli scuri sulla trapunta colorata, sforzandosi di smettere, ma ottenendo solamente altre lacrime che offuscavano i colori della coperta.

‘Perché… non riesco a fermarmi… ho dato tutta la colpa a mio padre e alle mie sorelle ma forse non è solo questo. Sto sfogando qualcosa di più grande della rabbia, non è solo questo.’- rifletté nel tentativo di normalizzare il respiro per distendere le dita e la mente. Ma nel pensare, si addormentò.

***

La mattina dopo la ragazza si svegliò di buon’ora, col sole che ancora non le puntava la sua luce in viso. Akane fece uno sbadiglio, accorgendosi sorpresa di aver dormito seduta a terra. Eh sì, ne erano successe di tutti i colori la sera prima e ora non sapeva nemmeno come comportarsi con la sua famiglia. Fredda, arrabbiata, o forse normale?? Probabilmente aveva avuto una reazione esagerata urlando a quel modo, ma aveva detto tutte cose vere, che pensava ormai da molto tempo. Beh, prima di tutto avrebbe fatto colazione e si sarebbe preparata; poi avrebbe deciso.

***

Ranma, una volta alzatosi, si stiracchiò per bene e si diresse verso il piano inferiore preso da una fame incredibile: doveva mangiare assolutamente qualcosa e subito! Chissà chi lo aveva riportato in camera dopo averlo fatto svenire. Quasi sicuramente il padre, che tra l’altro già aveva iniziato gli esercizi mattutini visto che il suo letto era vuoto. Fatto sta che non era riuscito a finire di cenare col pandemonio che si era scatenato ed ora il suo stomaco reclamava. Quindi scese velocemente le scale ed entrò in cucina, dalla quale non proveniva il solito canticchiare allegro di Kasumi. In compenso al suo posto vi trovò Akane, intenta, per fortuna, semplicemente a prendere uno yogurt dal frigorifero. La giovane, richiudendolo, si voltò e lo vide.

- Oh, almeno tu sei sveglio! Oggi sembra che non voglia alzarsi nessuno qui!- esclamò lei mettendosi a sedere al tavolo vicino. Indossava un paio di pantaloncini ed una maglia a mezze maniche enorme, i capelli erano decisamente all’aria.

- Veramente dovrebbe essere in piedi anche mio padre, non l’hai visto in giro?- chiese lui andando alla credenza per cacciarne una scatola di biscotti ed una di cereali.

- No, ma mi sono svegliata poco fa, sarà in giardino…- disse, sbadigliando subito dopo.

- Sei messa male stamattina eh?- le fece il ragazzo divertito da quell’atteggiamento.

- Mah… senti, lascia perdere, stanotte ho dormito a terra… scomodissimo te l’assicuro!- mugugnò lei, col mento poggiato su una mano sollevata.

- E perché mai?- domandò stupito lui, mentre si versava una cucchiaiata di cereali al cacao nel latte.

- Mi sono addormentata all’improvviso.- rispose Akane semplicemente.

Il giovane per poco non sputò quello che aveva in bocca: s’impose un minimo di autocontrollo e deglutì prima di parlare:

- Ahahahha…. Solo tu puoi fare cose del genere… imbranata anche a letto! Ahahah…

- Idiota!- gridò lei gettandogli in faccia la bottiglia vuota del latte, mentre arrossiva- E non dire certe cose urlando, che possono essere pure fraintese!- esclamò dando occhiate furtive intorno a sé.

- Eh? Ma… ma che vai pensando!- disse confuso Ranma- Comunque anche in quei casi sarai di certo una schiappa!- aggiunse dopo aver riflettuto un attimo, riprendendo a ridere, soprattutto nel vedere quel visetto diventare di mille colori per l’imbarazzo.

- Ma sentilo! Parla l’esperto maniaco!- replicò quella alzando il tono della voce.

- Io almeno non sono un imbranato cronico come te!

- Sì, parli come se… come se ci fossimo mai avvicinati tanto da poter fare mai qualcosa noi due! Che ne sai tu?! Tu non sai nulla!

- Guarda che ci siamo baciati una volta e avevi così paura di uno stupido bacio che mi hai appiccicato del nastro adesivo sulla bocca!- urlò l’altro infervorandosi.

- St- stupido bacio?! Tu consideravi stupido un bacio da dare davanti a tutta quella gente che ci guardava??

- Comunque non hai avuto il coraggio.

- Sei tu quello che si era bloccato. Eri diventato rosso come… uhm… come questa mela se non ricordo male.- disse la ragazza, rigirando tra le mani il frutto maturo. Il giovane ridivenne circa di quel colore.

- Anche adesso non c’è molta differenza, con un piccolo sforzo potresti raggiungere la tonalità giusta.- ridacchiò lei sarcastica.

- Stupida racchia.- borbottò lui.

- Ripetilo…- disse la giovane Tendo con aria minacciosa.

- Stupida racchia, incapace, maschiaccio e imbranata.- elencò il ragazzo con fluidità.

- Buono a nulla dell’altra sponda.- replicò l’altra; in quell’istante ebbe un lampo di genio per metterlo con le spalle al muro e concludere il discorso da vincitrice, così aggiunse:- Se sei un vero uomo, capace come dici, allora non avrai difficoltà a…- lasciò un attimo in sospeso la frase, quindi, sospettando di essere sentita da qualche impiccione si alzò e sussurrò il resto direttamente nell’orecchio del giovane artista marziale, il quale restò impietrito da ciò che sentì.

- Ma… ma… Akane… non puoi chiedermi di… di fare qualcosa del genere solo per dimostrare che non parlo a vanvera.- esclamò stordito, sudando freddo, ormai col viso di un bel colore bordeaux.

- Oh, visto? Ora sei come la mela!- notò lei ridendo, contenta del suo imbarazzo evidente.

- Ma sei scema?! Che c’entra, e comunque io…- balbettò non sapendo come cavarsi d’impiccio.

- A-ah… vorresti ritirarti? Ho ragione io allora! Lo sapevo, lo sapevo!- disse la giovane trionfante- I timidi come te non sono capaci. Caro Ranma, ognuno ha i suoi punti deboli!- esclamò allegramente battendogli una mano sulla spalla con fare consolante, quindi fece per allontanarglisi.

- Un momento! Io non ho detto che non mi sento in grado!- urlò lui colpito profondamente nell’orgoglio, senza più riuscire a frenare le parole ormai- Devi... devi solo aspettare e vedrai!

- Sì sì, quando meno me l’aspetto! Non farmi morire dal ridere Ranma, per favore! Ora vado a vestirmi e poi chiamo le mie sorelle, a più tardi.- lo derise Akane uscendo definitivamente dalla stanza e lasciandolo solo nella sua confusione mentale. Finalmente lo aveva zittito.

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Capitolo 5
*** Il biglietto ***


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4°capitolo

***

‘Se riuscirai a sbarrare porta e finestra della mia camera, così che non ci veda nessuno, e a togliermi la maglietta mentre ci stiamo baciando sulle labbra, ti crederò. Uno come te avrà le sue tecniche immagino…’. Queste parole di Akane risuonavano ripetutamente nella mente sconvolta di Ranma. Non era da lei dirgli, addirittura proporgli una cosa del genere; visto che l’aveva fatto, era per intimorirlo, perché sicuramente non lo credeva capace di farle qualcosa di simile. Doveva smentire assolutamente quelle insinuazioni, o avrebbe continuato a sentirsi umiliato. Avrebbe agito il giorno stesso, anche subito, così gliel’avrebbe cancellato quel ghigno di sufficienza… dopo essersi andato a lavare i denti però.

Una volta riuscito dal bagno, il giovane s’incamminò con decisione verso la camera della fidanzata, bussando quindi alla porta; poco dopo rispose una voce da dentro la camera:

- Ah Nabiki, allora ti sei svegliata! Pensavo non mi avessi sentito bussare prima!... Aspetta che vengo ad aprire.- si sentì la chiave girare nella serratura; il ragazzo dall’altra parte rimase in silenzio.

- Ecco.- continuò la stessa voce; dopodiché la porta venne spalancata dalla ragazza, che, senza guardare verso l’uscio, si rigirò subito a prendere un paio di abiti posati sulla scrivania, seguitando a parlare- Hai visto che casino? Era da due giorni che non rimettevo in ordine! Sistemo un attimo questi nell’armadio; poi mi potresti allacciare il reggiseno per favore? Stamattina sarà la fretta ma non ci riesco.- disse finendo di richiudere il tiretto del comò- Però prima chiudi la porta, non vorrei che quello stupido passasse proprio ora…- stava proseguendo, voltandosi verso colei che credeva la sua interlocutrice; invece si ritrovò davanti un ragazzo dagli occhi blu che con aria seria la stava fissando.

- R- Ranma?! Che ci fai qui??- balbettò incredula dei propri occhi, sentendosi sprofondare dalla vergogna.

- Come che ci faccio, quello che ho promesso no?- replicò lui, nonostante la vampata di calore alle orecchie che lo colpì alla vista della ragazza in reggiseno; lei, dal canto suo, già si era coperta alla bene e meglio con le braccia.

- Beh, sì, ma… resta con gli occhi chiusi finché non lo dico io!- esclamò imbarazzata al massimo; si guadagnò quindi il tempo per togliersi l’indumento che tanto non riusciva a chiudere e infilarsi una maglia larga.

- O-ok, guarda pure.- disse quindi la giovane, mettendosi a braccia conserte- Allora, hai “veramente” intenzione di fare qualcosa?- lo prese in giro, sorridendogli scettica.

- Non ho paura come dici tu.- replicò lui imbronciato, scoprendosi il volto ma girandosi immediatamente da un lato- Solo che sei racchia!- esclamò, ricevendo subito dopo un libro contro lo stomaco.

- Sarai bello tu sbruffone!- fece la giovane stizzita, avvicinandoglisi minacciosa- E non cercare scuse per sviare il… discorso.

La voce di Akane sfumò improvvisamente quando il ragazzo, togliendosi una mano dalla stomaco, abbassò le iridi azzurro scuro a fissare quelle di lei con espressione completamente sconosciuta. Dall’esterno vi si poteva leggere determinazione, ma anche passione forse… il cuore della diciannovenne ebbe un sobbalzo di emozione: perché all’improvviso la scrutava in quel modo? Era lo sguardo che lei aveva sempre desiderato le venisse rivolto ma… in quelle circostanze forse non aveva lo stesso valore.

Un secondo dopo si sentì compressa contro di lui. Erano proprio le sue braccia energiche e ténere allo stesso tempo che contenevano la loro forza per circondarla, evitando di farle male. Lei dovette posare le mani contro il suo petto, ed anche la testa per non perdere l’equilibrio, sapendo di tremare come un fuscello ad ogni battito accelerato del proprio cuore.

- Ma, R- Ranma.- pronunciò vagamente, sospirando senza volerlo, nel tentativo di rilassarsi.

- Akane…- mormorò lui stringendola dolcemente; dopo quello slancio iniziale, ora non avvertiva più così tanto nervosismo in ciò che faceva. Quel contatto, invece di farlo agitare come aveva previsto, lo stava pian piano calmando.

Akane si aggrappò letteralmente alla camicia del giovane, stropicciandola fra le dita quando lui prese ad accarezzarle piano la testa. Era un movimento semplice, senza malizia; ma perché lei si sentiva impazzire? Stava veramente uscendo fuori di senno per nulla; per il contatto con quegli addominali definiti, o per i suoi occhi tanto diversi o per le sue labbra vicine? Non aveva mai immaginato di poter cedere così facilmente. Ancora meravigliata di sé stessa, si lasciò sfuggire un gemito nell'avvertire una mano scivolarle all’altezza della vita e insinuarsi sotto la maglia, accarezzandole i fianchi. D’istinto si sentì sciogliere a quel tocco freddo e seducente, ma un attimo dopo, in un impeto di volontà, si allontanò di scatto con espressione confusa.

Il fidanzato la fissò sconcertato. Per una volta che aveva messo da parte la sua timidezza, gli faceva fare la figura del maniaco?

La ragazza alzò lo sguardo e si osservarono impacciati l’un l’altro per diversi secondi, finché Akane non parlò:

- Tu, mi hai accarezzata solo per togliermi la maglietta?- disse sospettosa e accigliata, mentre si stringeva il busto con le braccia, in posa difensiva.

L’artista marziale si stupì della domanda. All’inizio, furioso, era andato lì con quell’intenzione, vero, ma quando se l’era trovata di fronte non aveva più pensato a nulla di particolare.

- Come puoi dire questo?- rispose lui scosso- Per quanto sia orgoglioso, non farei mai qualcosa del genere solo per vincere una sfida. Fino a questo punto non ci arrivo, sai.- finì dandole le spalle, parendo offeso.

- Sicuro di ciò che dici? E allora perché lo hai fatto?- fece la giovane dubbiosa.

- Mah, lascia perdere maschiaccio.- disse lui, andando ad aprire completamente la porta per uscire.

- Non lascio perdere proprio nulla! Esigo una spiegazione. Parla!- continuò urlandogli dietro.

- E tu perché ti sei lasciata prendere?- si fece sfuggire lui.

- Mi chiedi perché?! Di certo non mi sarei lasciata nemmeno sfiorare se avessi saputo che il motivo fosse quello.- replicò col cuore dai battiti impazziti.

Ranma si lasciò stare il bernoccolo e si voltò ancora a fissarla intensamente.

- Non ti ho detto che fosse quello.- aggiunse con voce grave.

- E allora quale sarebbe se è lecito?- esclamò incredula lei.

- Io… meglio che vada ad allenarmi!- si affrettò lui ad uscire dalla camera, precipitandosi per le scale.

- Torna qui!- protestò la ragazza furiosa seguendolo poco dopo, ma trovò il piano terra deserto e nella corsa le volò un bigliettino affianco. Notandolo di sfuggita, Akane si fermò a raccoglierlo curiosa e iniziò a leggerlo:

Ciao sorellina,

io, Kasumi, papà e il signor Saotome staremo via per qualche giorno alle terme. Al ritorno spero vorrai perdonarci del nostro comportamento, soprattutto Kasumi che è piuttosto abbattuta per quello che è successo ieri sera. Sappiamo di essere stati fin troppo pressanti molte volte con te e Ranma, ma ieri in effetti era solo una messinscena anti-Shampoo. So che non te ne eri accorta, ma lei ci ha spiato dalla finestra per tutta la cena come prevedibile.

Per farci perdonare ho pensato fosse giusto lasciarvi soli per un po’ ;P Mi raccomando, non fate danni! Ci sono dei soldi in sala da pranzo.

Baci,

Nabiki

P.S.: Non fatevi scoprire.

Akane rilesse il messaggio più volte in modo da assimilarlo del tutto. Non sapeva se considerare quella storia di Shampoo nascosta una semplice scusa o la verità… d’altronde il comportamento di Kasumi l’aveva stupita. Forse l’avevano fatto veramente per il loro bene quella volta. Comunque, bel modo di farsi perdonare! Lasciarla sola con quel mezzo maniaco. E doveva pure aiutarlo a recitare dopo quello che le aveva appena fatto, pensò innervosita.

La giovane posò il biglietto su un mobile dopo averlo accartocciato in un pugno e uscì di casa, dirigendosi verso la palestra. Arrivata, spalancò la porta ed entrò convinta, ma trovò l’ambiente del tutto vuoto. Chissà dove si era cacciato quell’idiota. Con un’alzata di spalle fece dietrofront rientrando in casa per andarsi a vestire; in pochi minuti sarebbe andata a fare la spesa.

***

Ranma saltava agilmente da un tetto all’altro del quartiere per far perdere le sue tracce, quando si accorse di essere arrivato nella zona dei negozi e decise di sedersi per rilassarsi un attimo e riprendere fiato. Non capiva bene cosa l’avesse preso d’un tratto per azzardarsi ad avvicinarla in modo tanto sfacciato. Tra loro che si erano sempre tenuti a distanza l’un l’altro, una cosa simile non sarebbe dovuta accadere… ce ne avrebbe messo di tempo per perdonarlo stavolta. Ogni ora in sua compagnia stava diventando più difficile. In fondo lo aveva sempre saputo che non avrebbe dovuto scoprirsi con lei e invece per uno stupido momento di debolezza…

Interruppe i suoi pensieri vedendo una ragazza in abiti cinesi per la strada. Sì, era Shampoo sulla bici delle consegne a domicilio. Deciso a non farsi notare, la seguì semplicemente con lo sguardo, finché non vide apparire come dal nulla la sua fidanzata che avanzava nel senso opposto. Probabilmente era appena uscita dal fruttivendolo visto la busta che portava in una mano e non pareva ancora essersi accorta dell’altra diciannovenne.

Bastò qualche secondo affinché Akane si sentisse chiamata da una voce squillante:

- Ciao Akane!- esclamò con naturalezza Shampoo fermandosi con la bici davanti a lei- Che vai facendo?

- Oh, ciao Shampoo.- rispose lei non troppo entusiasta- Stavo facendo un po’ di spesa, tu sei di consegne?

L’altra annuì energicamente:

- E Lanma dov’è?- chiese in tono curioso.

- In giro da qualche parte penso.- rispose lei con aria disinteressata.

- Ma come! Non pensavo fosse un malito tanto illesponsabile da fal andale da sola la moglie incinta a fale la spesa.- esclamò l’altra.

Ranma cercava intanto di ascoltare la conversazione di nascosto, dopo essere sceso in un vicoletto laterale ed essersi accucciato dietro un barile di legno.

- Beh, sai, sono ancora all’inizio. Mi sento in piena forma.- replicò la giovane arrossendo il meno possibile.

- Niente nausea?- le fece la cinesina sospettosa.

- Insomma, ogni tanto, ma mi sento ancora in grado di uscire da sola.- balbettò sempre più imbarazzata. Non era abituata a mentire a quei livelli.

- Capisco. Ma toglimi una culiosità: da quant’è che ve ne siete accolti?

- Più o meno da tre mesi.- disse con più sicurezza, su questo dato si era accordata per bene con gli altri.

- Oh, celto che da come vi comportate non si è mai intuito nulla sai?

- Recitiamo bene vero? Ora che lo sai non dovremo più farlo con te almeno.- disse Akane nervosa desiderando fortemente il potere del teletrasporto, in modo da poter sfuggire a quella tortura.

- Va bene, ola vado altlimenti i piatti si fleddano, uno di questi giorni vellò a tlovalvi. A plesto!- si decise riprendendo a pedalare, salutando con un cenno della mano. La giovane sollevata rispose al saluto e riprese il suo giro di compere. Nel frattempo il fidanzato si defilò silenziosamente e facendo finta di niente ritornò a casa.

***

Dopo mezzogiorno, Akane si richiuse finalmente l’ingresso di casa alle spalle. Era carica di dieci buste di plastica e subito si fiondò in cucina per svuotarle.

- Hai intenzione di ingrassare per renderti più credibile?- ridacchiò Ranma affacciandosi all’uscio, nel vedere tutte quelle provviste che avevano invaso la stanza.

La giovane si voltò sorpresa di trovarlo lì:

- E’ che non ho intenzione di andare a fare la spesa ogni giorno. Piuttosto tu non ti ingozzare con la scusa che c’è tanta roba.

- Figurati, per caso sai che fine hanno fatto gli altri? Non ho visto ancora nessuno.- domandò.

- Se ne sono andati tutti allegramente alle terme lasciandoci qui.- rispose lei rassegnata.

- Oh no, di nuovo soli…- borbottò lui contrariato di essere stato escluso dal viaggio.

- Già, la cosa non fa piacere neanche a me.- fece l’altra infervorandosi immediatamente e ricominciando a mettere varie scatole nella credenza e nel frigorifero.

Ranma si accigliò.

- Se preferisci, farò in modo da starti il più lontano possibile.

- Bene. Anche se, maniaco come ti sei dimostrato oggi, non mi fido molto.- replicò la ragazza lanciandogli un’occhiataccia- Ormai non mi aspetto nemmeno più una motivazione per ciò che hai fatto; da come cerchi di evitarmi, evidentemente hai solo agito d’istinto come un animale.

- Ma che cavolo dici?!- esclamò lui iniziando ad arrabbiarsi- Sei così priva di sex appeal che non ne avrei avuto motivo. Sei tu ad avere una mente perversa!

- Io so solo quello che mi hai fatto.

- Sì, ti ho abbracciata e allora? Non mi sembra di averti violentata mica!- gridò indignato a braccia conserte.

- Ci mancherebbe altro!- urlò lei di rimando.

- E allora non capisco i problemi che ti fai.- replicò quello.

- Infatti non capisci un cavolo. Non ho mai concesso ad un ragazzo di arrivare a tanto e tu hai approfittato del momento.

- Vorresti intendere che non ti sei mai lasciata abbracciare da nessuno addirittura?

-… Non così.- balbettò Akane distogliendo gli occhi dai suoi blu, facendolo ammutolire.

- In che senso?- indagò il giovane stupito.

Lei, senza smettere di sistemare altre cose per la cucina, rispose confusamente:

- Tremavo ma allo stesso tempo mi sentivo bene… ecco, non mi dispiaceva starti vicina, ma poi mi sono ricordata che lo stavi facendo solo per il tuo orgoglio e a quel punto non ti ho sopportato.- confessò con le guance rosse- E visto che hai paura a darmi una risposta, intuisco il perché.- concluse mettendo via le buste ormai vuote. Lui non rispose; si scansò appena, incredulo, quando la ragazza lo sorpassò.

‘Le piaceva essere stretta a me’ ripeté nella sua mente diverse volte ‘Non ci credo, si fida a dirmi una cosa del genere? Non ha paura che la possa prendere in giro anche per questo?’

- Ranma senti, ti informo subito che stasera la tv è prenotata. Mi vedrò un dvd, quindi non scocciare.- disse sbollendo lentamente l’agitazione, cercando di recuperare almeno un po’ freddezza.

- Hai invitato qualcuno?

- No, e intendo vederlo da sola chiaro? Senza maniaci al buio.

- Ok. Con i tuoi gusti non penso avrai scelto un film decente, ci rinuncio volentieri.

- Grazie.- fece lei soddisfatta, senza dar peso all’insulto.

***

Quella sera cenarono velocemente e in silenzio con un paio di tramezzini che aveva preparato il ragazzo, dopodiché Akane si accomodò in sala e il fidanzato andò a dormire in camera. Il tutto senza darsi nemmeno la buonanotte.

La giovane fece partire il dvd un po’ titubante: voleva provare a vedere un film dell’orrore per una volta. Tanti ne andavano pazzi, perché lei non doveva riuscire a vederne nemmeno uno per intero? Nessuno l’avrebbe disturbata e aveva l’occasione di affrontare le sue inutili paure.

Ogni minuto del video era più agghiacciante dell’altro. Anche solo le musiche l’avevano fatta saltare più volte dal suo posto, per non parlare di certe inquadrature che l’avevano a dir poco terrorizzata; più volte fu tentata di spegnere tutto, ma il suo cervello si rifiutava categoricamente. Era una sorta di sfida da affrontare anche quella e voleva vincerla. Finalmente dopo un’ora e mezza il film finì e la ragazza, sebbene tremante e agitata, si sentì soddisfatta.

Con la coperta di pail stretta addosso, si avviò per le scale… il loro suono le ricordava troppo quelle ricoperte di sangue che aveva appena visto e si affrettò più che poté fino al suo letto. Qui appoggiò la coperta e si infilò sotto le lenzuola, attorcigliandosele intorno come un baco. Si sentiva incredibilmente vulnerabile e il buio della stanza era pesante, sembrava fatto apposta per nascondere qualche essere mostruoso pronto e strapparle il cuore che le batteva velocissimo nel petto. L’unico suono che sentiva era proprio questo. In quel momento avrebbe desiderato riavere il suo vecchio orsacchiotto di peluche, ma probabilmente anche quello le sarebbe sembrato un grizzly affamato in un momento del genere. Non aveva nemmeno il coraggio di chiudere gli occhi, che lasciò vagare vigili per il buio della stanza per molti minuti. Di quel passo si rese conto che sarebbe rimasta sveglia per tutta la notte e decise di scendere sotto a prepararsi una camomilla.

Una volta ridiscese di corsa le scale, passò davanti alla camera di Ranma, da dove si sentiva russare appena. Col battito ancora impazzito, la giovane schiuse la porta scorrevole illuminandolo con un filo di luce e osservandolo invidiosa mentre dormiva tranquillo e rilassato, con una delle guance sul cuscino.

- Beato lui.- commentò in un sussurro, reprimendo la voglia di svegliarlo a forza per farsi fare compagnia. Nel frattempo però, gli si avvicinò accucciandoglisi vicino. In quel momento avrebbe desiderato più di ogni altra cosa un abbraccio come quello della mattina passata, ma spingerlo fuori dal letto per pregarlo di abbracciarla era fuori discussione. D’altronde stava riuscendo a calmarsi un pochino solo stando lì.

‘Beh, non importa quello che potrà pensare se domani si sveglierà prima di me. Ora prendo il futon del signor Genma e mi metto qui.’ disse a sé stessa risoluta, facendo quanto pensato e coprendosi con le lenzuola fin sotto il naso. Tremava ancora e furtivamente avvicinò i giacigli abbastanza da aggrapparsi ad un braccio nudo e robusto e poggiarvi il viso accanto. Solo allora riprese a respirare regolarmente e sorridente si addormentò.

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Capitolo 6
*** Passeggiata in quattro ***


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5°capitolo

***

Dopo una notte di sonno tranquillo, Akane si risvegliò di buon umore: sbadigliò, si mise piano a sedere e poi si stiracchiò le braccia, rendendosi conto solo dopo un paio di minuti di non essere nella propria stanza. Quel pavimento, quel futon, quella finestra. Nulla della camera in cui si trovava corrispondeva alla sua! Passato l’attimo di panico iniziale, si ricordò finalmente di ciò che era accaduto la sera precedente e con orrore si rese conto che non era stato un incubo.

Si era veramente azzardata ad entrare lì e ad appiccicarsi a Ranma mentre lui era incosciente… doveva essere stata davvero troppo assonnata e sconvolta dal film per poter ragionare un minimo.

Con uno scatto si voltò alla sua sinistra: lui stava ancora dormendo? In quel caso sarebbe potuta andarsene senza far rumore e non l’avrebbe mai scoperta. Nel panico totale, però, vide che non c’era nessuno; questo poteva voler dire solo una cosa.

Immediatamente la ragazza si mise in piedi e uscì per il corridoio, confusa. Chissà cosa aveva pensato lui nell’accorgersi della sua presenza! Si diresse al piano superiore e controllò frettolosamente, ma tutte le porte erano spalancate. Completamente vuoto. Fu quello che dovette constatare anche tornando sotto, per ciò che riguardava la cucina, la sala e il giardino: del fidanzato nessuna traccia. La giovane lanciò una rapida occhiata all’orologio a parete: non erano ancora le 8, dove poteva essersi cacciato? Doveva parlargli assolutamente, non poteva lasciare che “fraintendesse”.

Akane corse fino al dojo a piedi nudi, nonostante il freddo, ma entrando, lo trovò senza anima viva; piuttosto, un grosso varco ovale squarciava il muro est. Stupita, si chiese cosa potesse essere successo per rovinarlo a quel modo. Forse c’entrava qualcosa col suo fidanzato? Passò in rassegna varie possibilità: una bomba di Happosai, un’entrata a effetto di Kodachi o di Shampoo; in effetti poteva essere stato di tutto, rifletté mentre cercava di riprendere fiato. Sicuramente era successo qualcosa di particolare per farlo sparire ad un’ora simile. Se Ranma avesse semplicemente programmato di allenarsi, l’orario sarebbe stato comprensibile, ma si sarebbe trovato ancora nei paraggi della casa.

La giovane decise di darsi una tranquillizzata: quando sarebbe tornato, se avesse chiesto spiegazioni, gli avrebbe parlato. Per il momento era inutile agitarsi. Meglio prepararsi tranquillamente la colazione e andare all’appuntamento con delle sue vecchie amiche che l’avrebbero incontrata per comprare i primi regali di Natale.

***

Shampoo era appostata da alcune ore, seduta sul muro di cinta dei Tendo. Aspettava pazientemente che Akane uscisse di casa per pedinarla e seguire le sue mosse. Anche se avrebbe preferito stare appiccicata a Ranma, spiare il comportamento della sua rivale avrebbe portato di certo più frutti; dopotutto, in teoria, era lei che si sarebbe dovuta comportare adeguatamente rispetto a ciò che le avevano riferito.

La cinesina tese le orecchie al suono di passi proveniente dalla porta d’ingresso e si lasciò scivolare veloce sul marciapiede. Poi, cautamente, si sporse da oltre l’angolo. Sì, era il suo obiettivo. Del ragazzo, come il giorno precedente, nessun segno.

***

Akane, camminando a passo spedito, arrivò puntuale all’incontro con le sue amiche e, quando giunse anche la solita ritardataria, si avviarono tutte e tre allegre verso i negozi illuminati. Shampoo dal canto suo non le perdeva di vista. Camminavano spensierate e fin lì era normale, ma il fatto che non avessero ancora nemmeno accennato alla gravidanza della giovane dopo tre ore di chiacchiere la insospettiva un po’… insomma, le pareva strano. Forse quelle due non sapevano nulla? Era probabile che si stessero accuratamente evitando discorsi affini. Dopotutto le avevano detto che nessuno all’infuori della famiglia ne sapeva già qualcosa. Shampoo si fece sfuggire un sorrisetto, mentre con disinvoltura usciva dal vicolo dove si era nascosta e si avvicinava alle tre ragazze ferme davanti ad una vetrina piena di manichini.

- Salve Akane!- salutò la sua rivale facendola voltare con un sobbalzo, insieme alle altre.

- Oh, sei tu Shampoo. Tutto bene?- chiese cortesemente lei, con un altro mezzo sorriso sulle labbra.

- Sì, glazie. Oggi è il mio giolno libelo e passeggiavo un po’ quando vi ho viste.

- Capisco.- fece Akane indecisa sul da farsi- Noi stavamo guardando per dei regali.

- Fate bene, olmai manca poco a Natale!- esclamò la cinesina apparendo entusiasta- Distulbo se mi unisco a voi?- chiese raggiante guardandole.

- Nessun problema per noi.- rispose una delle altre due giovani sorridendole amichevolmente- Non è vero Yuka?- disse facendo cenno all’amica vicina.

- E’ ok, in quattro ci aiuteremo a scegliere ancora meglio.- confermò quella- Comunque piacere.

- Piacere.- aggiunse l’altra porgendo anche lei la mano a Shampoo, la quale ricambiò entrambe.

- Bene, visto che abbiamo fatto le presentazioni possiamo andare.- concluse Akane, cercando di non mostrare il suo turbamento interiore. In realtà, era fortemente preoccupata da quello che sarebbe potuto accadere d’ora in avanti.

Per una ventina di minuti tutto andò liscio. La cinesina sembrava veramente rilassata e interessata solo a ciò che era grazioso o giusto da comprare per i suoi vari conoscenti. Le sue amiche inoltre parevano trovarla simpatica. Molto bene se fosse continuato così.

Akane si era soffermata davanti ad una vetrina di torte confezionate in modo splendido, quando si sentì chiamare da dietro le spalle.

- Eheh, Akane, cominci ad avele le voglie?

- Cos…?- fece l’interessata fissando confusa Shampoo, così come le altre due giovani.

- Ma sì, è normale quando si aspetta un bambino! Però devi stare attenta a non esagerare.

La giovane, a quelle parole dette tanto pacatamente, sbiancò.

Yuka e Kagome esclamarono all’unisono:

- Coooosa? E’ vero quello che ha detto? Aspetti un bambino?- ripeterono sconvolte- E non ce l’hai detto??

- Calma ragazze.- tentò di acquietarle la giovane Tendo, nel panico più totale. Avrebbe dovuto mentire per non far saltare tutto il piano, non c’era scelta.

- Quando è successo?- chiese la più bassa delle due in agitazione.

- Ehm, quattro mesi fa.- replicò lei vergognandosi e portandosi una mano sulla pancia.

- Col cappotto addosso non si vede!- notò quella.

- Il padre scommetto che è Ranma!- esclamò la seconda con occhi che brillavano.

- Sì, è così.- balbettò lei sempre più rossa, nonostante il vento gelido che le frustava il viso.

- Come mai avete deciso di prendervi quest’impegno così presto? L’università è già piuttosto pesante.- indagò curiosa Kagome.

Nel frattempo Shampoo assisteva attentamente alla scena, con le braccia conserte.

- Beh, abbiamo pensato fosse bene… sì, insomma… avere degli eredi il prima possibile per… uhm, il bene della palestra.- balbettò quella torturandosi le dita coperte dai guanti scuri.

Le amiche annuirono dolcemente credendo di capire il suo imbarazzo.

- Va bene, anche se la gravidanza non era programmata, non c’è da vergognarsene.- la consolò Yuka gentile.

- Infatti! E poi con un fidanzato come Ranma sei del tutto giustificata. Quando non fa il duro dev’essere veramente speciale eh?- disse la seconda facendole l’occhiolino.

- Ehm, già.- sussurrò l’interessata guardandosi le punte degli stivali; le guance accese.

La cinesina ascoltava in silenzio, quando udì delle grida provenire dal fondo della strada e si allontanò leggermente dal gruppetto per vedere meglio. Intravedeva un polverone che si avvicinava sempre più, finché non notò che poco distante due figure di rincorrevano ad una velocità impressionante. La prima era enorme e avanzava goffamente, la seconda era sicuramente umana e di tanto in tanto si spostava lateralmente rispetto all’altra.

Bastò qualche altro secondo e riuscì a distinguere un panda gigante rincorso da un ragazzo in canottiera e boxer.

‘Lanma?’ si chiese mentalmente stupita ‘Viene giusto a proposito!’ si disse, pronta a sbarrargli la strada appena fosse arrivato all’altezza giusta.

- Papà! La pagherai cara anche per questo!!!! Inutile che scappi!!- urlava il giovane facendo voltare la gente senza parole al suo passaggio.

Il panda passò muovendosi sulle sue quattro zampe davanti al gruppo di ragazze senza notarle e il ragazzo furente stava per acchiapparlo dalla coda, quando si ritrovò davanti gli occhi ametista di Shampoo.

- Fammi passare! Devo distruggerlo!- disse lui preso dalla foga, cercando di scansarla.

- No Lanma. Avlai tempo di plendelo più taldi, ola felmati con noi.- gli ordinò determinata la cinesina, con le braccia allungate lateralmente.

- Uhm, non è il momento Shampoo, davvero.- rispose impaziente il giovane, guardando il padre che ne approfittava per distanziarlo.

- Nemmeno se ti dicessi che Akane si sta sentendo male e potlebbe peldele il bambino?- fece lei convinta.

- Come? Figurati, quella racchia così poco femminile che si sente male. E poi di che bambino stai parlando, mica fa la baby sitter e…

Un colpo di tosse proveniente da un lato lo fece guardare in quella direzione, bloccandogli le parole in gola.

Davanti ai suoi occhi c’erano la fidanzata e due ragazze che lo scrutavano molto imbarazzate. In particolare Akane pareva impietrita alla sua vista e non aveva la forza di reagire.

- Ma che… che ci fai qui?- domandò stupito.

- Piu-piuttosto che fine avevi fatto tu e dove correvi in mutande!- scoppiò lei con una mano sulla fronte, evitando di guardare in basso.

- Beh… io…- balbettò il ragazzo scrutandosi e arrossendo a sua volta, rendendosi finalmente conto delle proprie condizioni- Mi ero appena alzato e…

- Hai… dormito così stanotte… con questo freddo?- chiese lei, ripensando a quanto gli si fosse stretta contro la notte passata.

- Sì, sentivo caldo col pigiama.- ammise.

- Scusate se vi interrompo, ma stasera avrei pensato di offrirvi la cena. Che ne pensate?- esordì Shampoo come se nulla fosse, di punto in bianco.

- C-che?- balbettò Akane temendo di aver capito bene.

- Ho chiesto se volete venire stasera al mio ristorante, vi offro la cena per festeggiare.- ripeté quella.

- Ci… ci penseremo grazie.- rispose la ragazza interrogata.

- D’accordo quindi! Ora vado, fammi sapere con una telefonata entro un paio d’ore mi raccomando! Ni hao!- esclamò allegramente salutandoli e incamminandosi col cuore leggero verso casa. Aveva la sensazione che molto presto li avrebbe smascherati del tutto.

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Capitolo 7
*** Per colpa di un raffreddore ***


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6°capitolo

***

Un’altra folata gelida scosse la lunga sciarpa rossa di Yuka, la quale fissava i due fidanzatini esterrefatta. La situazione in cui si trovavano era al dir poco stramba: il ragazzo della sua amica era arrivato in mutande e canottiera rincorrendo un panda per la via dei negozi e non si erano scambiati parole molto amichevoli incontrandosi. La giovane pensò semplicemente non fosse un buon momento e prese a braccetto Kagome smuovendola dalla sua posa di puro stupore, nel tentativo di trascinarsela via.

- Akane, noi dobbiamo scappare. Ci sentiamo al più presto! Ciao!- disse affrettandosi.

- A-alla prossima.- balbettò Kagome, mentre veniva allontanata.

- Ciao!- fece la giovane Tendo con quel minimo di lucidità che le era rimasto.

- Ranma.- disse ella stessa minacciosa, non appena si fu rivolta nuovamente a lui- Puoi andartene in giro nudo quanto ti pare, ma come ti è saltato in mente di uscirtene con quella risposta?

- Perché che ho detto?- richiese lui, mentre iniziava a infreddolirsi, fermo com’era.

- Hai praticamente confessato a Shampoo che non sono incinta! Non credevo potessi essere idiota fino a questo punto!- lo rimproverò alzando la voce.

- Non è vero è solo che non era attento e poi… mio padre...- fece turbato, grattandosi la nuca.

- Già, che ci faceva tuo padre qui? Non doveva essere alle terme con gli altri?

- E che ne so io! Sei tu che me l’avevi detto. Stamattina mi sono svegliato sentendo un ronzio strano e l’ho visto farmi un filmino dal corridoio mentre dormivo. E’ tutta la mattina che cerco di prenderlo per fargliela pagare; praticamente lo sto rincorrendo da quando ho aperto gli occhi.

- Ah.- fece la ragazza sollevata. Visto la naturalezza con cui le parlava, l’intervento del signor Genma era stato provvidenziale, facendola passare inosservata. D’altra parte però lui li stava filmando! E poi era lì a Nerima… questo significava che il biglietto di Nabiki era tutto una bugia? Che in realtà non erano andati lontani alle terme? La voce del fidanzato la riscosse:

- Ehm, io tornerei a casa.- la informò rabbrividendo vistosamente.

- Vai avanti, io torno con calma.

- Ok a tra poco.- rispose frettolosamente lui e con un paio di balzi salì sul tetto più vicino iniziando la sua corsa verso una temperatura più accettabile.

***

- Sono tornata!- annunciò Akane togliendosi le scarpe sul tappetino.

- Ciao.- rispose la voce di Ranma dopo poco, quando le venne incontro con una coperta pesante avvolta indosso.

- Cerchi ancora di riscaldarti?- chiese lei stranita.

- Già. Credo di non stare molto bene, continuo a sentire freddo.- fece il giovane con le spalle tremanti.

- Uhm.- annuì lei seria- Meglio se ti metti a letto presto, ti porterò la stufetta in camera.- decise avvicinandosi al telefono.

- E Shampoo?- domandò il ragazzo col naso chiuso.

- Avevi intenzione di andarci?- indagò quella alzando un sopracciglio.

- Non fraintendere. E’ che ci aveva invitati ormai e…

- Avevo in mente di telefonarle per dirle che non possiamo. Ovviamente solo se non desideri andarla a trovare lo stesso, conciato come sei.

- Per me va bene.- concluse lui accigliandosi.

- A posto, allora la chiamo.- disse iniziando a comporre il numero, mentre lui starnutiva.

***

Non potevano venire eh? Ranma ammalato? Sì, proprio una bella scusa per starle lontani, pensò la cinesina posando con aria stizzita la cornetta del telefono. Se fossero venuti, sarebbe riuscita a scoprirli con una prova definitiva. Ma… dopotutto… visto che avevano respinto il suo invito, perché non presentarsi a casa loro con la cena? Non si sarebbero potuti rifiutare di farla entrare.

***

Shampoo suonò il campanello, cercando di riscaldarsi le mani infreddolite che impugnavano un paio di buste di carta.

Udì dei passi avvicinarsi e qualcuno guardare dallo spioncino, poi finalmente l’uscio si aprì, mostrandole una luce calda e la figura della sua rivale.

- Buonasera.- fece Akane sollevando un sopracciglio.

- Buonasela a te. Visto che non potevate venile, sono venuta io!- disse l’altra ragazza, mostrando la busta.

- Oh, non dovevi disturbarti.- rispose la sua interlocutrice, nascondendo a stento il suo malumore.

- Ma pel Lanma e la futula madle di suo figlio questo e altlo!- esclamò quella fissandola, pronta a captare qualsiasi reazione sospetta.

La giovane Tendo si limitò quindi a girarsi velocemente e lasciarla entrare.

- Puoi poggiare le cose in cucina, grazie. Intanto vado a chiamare Ranma, dovrebbe essere in camera sua.- l’avvisò accennando ad allontanarsi.

- Va bene. Vi aspetto.- si sentì dire, mentre a passo svelto si precipitava nella stanza del fidanzato. Non trovandovi nessuno, rimase interdetta per qualche istante. Gli aveva ordinato di dormire un po’, nonostante le sue proteste, ma credeva di averlo convinto. Ora invece non c’era. Guardando verso il cuscino intravide un foglietto con un appunto, così lo raccolse e sbirciò: era a farsi un bagno! Poteva pure dirglielo a voce, che cavolo. D’accordo, nel frattempo avrebbe fatto la tavola.

- Ranma!- chiamò la ragazza bussando insistentemente alla porta del bagno, dopo essere entrata in lavanderia.

- Che c’è?- chiese lui sorpreso, ridestato dal suo stato di torpore, immerso com’era nell’acqua calda.

- Siamo nei guai. E’arrivata Shampoo con la cena e non credo abbia intenzione di andarsene molto presto. Io vado ora, mi raccomando, ti aspettiamo di là e regolati di conseguenza. Basta che non te ne esci con frasi compromettenti.- l’ammonì andandosene.

Dopo un quarto d’ora, l’artista marziale si presentò con indosso un paio di pantaloni comodi e una felpa, sebbene con i capelli ancora umidi.

- Scusate il ritardo.- si annunciò, entrando in sala da pranzo e sedendosi al tavolo imbandito, affianco ad Akane.

Le due ragazze lo aspettavano chiacchierando.

- Ciao calo Lanma. Visto che solplesa?- le fece Shampoo sorridente.

- Eh, già. Non mi aspettavo una tua visita stasera.- rispose lui ridacchiando alquanto preoccupato.

- Al telefono mi sono impensielita. Ola come ti senti?

- Uhm, credo di avere la febbre, però il bagno mi ha fatto bene.- rispose lui, avventandosi su un fungo al vapore.

- Bene.- fece allegra la sua interlocutrice, vedendo come gradisse la sua cucina nonostante tutto- Plova anche il pollo alle mandolle dopo, cledo sia uscito molto bene stavolta.

- Sì, grazie.- annuì il giovane con la bocca piena.

Akane era rimasta in silenzio per tutto il tempo, osservando invidiosa come al fidanzato piacesse quel cibo. Magari lo avesse visto mangiare così volentieri uno dei suoi piatti, una volta almeno!

- Potevi almeno asciugarti i capelli!- esclamò irritata per sfogarsi, guardando il ciuffo zuppo che gli ricadeva sugli occhi.

- Uhm… ero in ritardo, non volevo farvi aspettare ancora.- mugugnò lui sollevando le iridi blu, cercando al contempo di non strozzarsi.

- In questo modo la febbre ti si alzerà. Non ci pensi?

- Ma figurati…- borbottò lui scocciato.

- Beh, allola che ne dici della cenetta che ti ho plepalato?- intervenne la cinesina, con l’intenzione di stuzzicare l’altra giovane.

- Tutto buonissimo!- disse lui compiaciuto posando gli hashi e pulendosi la bocca col tovagliolo- Dovresti venire a trovarci più spesso dopotutto.

- Oh Lanma, non mi fale allossile!- replicò Shampoo con enfasi, sbirciando il viso contratto di Akane.

‘Si sta ingelosendo come al solito. Vediamo come leagilà d’ola in avanti.’pensò divertita.

- Mi chiedevo…- esordì dopo qualche secondo la ragazza dai capelli lunghi, attirando l’attenzione su di sé-… ma ola avete una camela da letto solo pel voi due?

Akane presa alla sprovvista ebbe un flash imbarazzante della notte precedente.

- No, dormiamo separati veramente.- rispose Ranma con naturalezza.

- Come mai?

- Beh, ho la mia camera!- replicò la giovane immediatamente.

- Già, ed io la mia.- disse lui posando lo sguardo sul piatto vuoto.

- Sì, ma non vi coccolate mai? Semblate così distanti!- fece loro notare, mettendosi seduta più comoda- Anche se con me non fingete più, ho la stessa implessione.- mormorò per poi fare una pausa, guardandoli lanciarsi occhiate nervose- Non vollei lendelmi conto che mi avete mentito.- affermò con voce sicura.

- Ma no, che vai pensando.- rispose il diciannovenne- Figurati che i nostri parenti hanno persino deciso di partire per farci passare del tempo da soli.- borbottò.

- Non ne sembri felice.- constatò Shampoo fissando la sua espressione annoiata.

- E’ solo stanco.- li interruppe Akane cercando di riprendere il controllo della situazione. Quello stupido non si stava nemmeno sforzando un po’ di recitare; di quel passo li avrebbe scoperti in poco tempo- Su tesoro…- fece quindi, toccandogli appena la fronte con il dorso di una mano-… stai male, devi riposarti.

- Guarda che non ho sonno per niente.- si lamentò lui.

- Se vai a dormire ora senza fare storie, ti… ehm… - come le era uscita una frase del genere? Ora come la completava?-… ti guadagni il bacio della buonanotte dopo.- disse frettolosamente, pentendosi subito di quanto detto. Ora magari lui l’avrebbe fraintesa e per quanto riguardava la cinesina non osava immaginare.

- Oh, hai detto il bacio della buonanotte? Io… uhm ok, vado.- mormorò arrossendo imbambolato, mentre lei lo fissava supplicante e imbarazzata a sua volta.

- Dai lagazzi, non velgognatevi. Se Lanma deve dolmile, vi conviene dalvelo subito no?- ridacchiò la ragazza dai capelli lunghi- Fate pule.

- Ma certo. Non ci avevo pensato, sarà l’abitudine di non farsi vedere dagli altri eheh!- cercò di sdrammatizzare Akane, ma senza muoversi di un millimetro.

- Allola, che aspettate?- li incitò Shampoo impaziente.

- B-buonanotte Ranma.- balbettò l’interessata cercando di vincere la sua stessa volontà, accostandosi incerta a quel viso bollente.

Il giovane deglutì con difficoltà quando le labbra della fidanzata gli sfiorarono una guancia.

- Ora vai a nanna.- gli comandò con tono dolce, senza allontanarsi del tutto.

- S-sì. Buona-buonanotte a entrambe. C-ciao Shampoo.

- Notte.- rispose quella battendo graziosamente le mani e sorridendogli.

Lui si alzò con una certa difficoltà dal proprio cuscino e s’incamminò fuori dalla stanza, apparendo disorientato; così tanto in effetti, da andare a sbattere contro uno stipite della porta scorrevole e cadere a terra svenuto.

- Lanma!- lo chiamò la cinesina allarmata.

- Kami, si è sentito male!- esclamò la giovane Tendo precipitandosi a soccorrerlo e sollevandogli la testa sulle proprie ginocchia- Presto, aiutami a portarlo di là.

In un batter d’occhio il ragazzo si trovò steso sul proprio futon, coperto dalla trapunta pesante.

‘Cosa gli sarà preso?’ continuava a domandarsi mentalmente Akane. Una colpo debole come quello sarebbe stato appena sufficiente a causargli un bernoccolo, non era tipo da svenire per così poco.

- Mentle lo assisti io andlò a fale i piatti, va bene?- disse la voce di Shampoo dopo alcuni minuti.

- Sì, d’accordo, grazie.- rispose l’altra giovane soprappensiero, facendo appena un segno d’intesa.

Udì i passi della cinesina allontanarsi lungo il corridoio, mentre continuava a fissare il volto tormentato del fidanzato. Nel momento in cui si decise a riposargli una mano sulla fronte però, gli occhi blu si schiusero leggermente, accompagnati da un gemito.

- Sei tu Akane?- domandò lui con la vista offuscata.

- Sì, sono io.- rispose lei ritirando il palmo caldo- Ti fa male?

- Uhm…- mugugnò il suo interlocutore, tirandosi su, poggiandosi sui gomiti.

- Fermo, che fai? Rimettiti giù.- gli ordinò contrariata.

- Sto bene.- replicò l’altro scocciato- Non fare la mammina.

- Purtroppo devo.- sbuffò la ragazza contrariata, iniziando ad alzarsi dal suo posto, sentendo però di essere trattenuta per la gonna.

- Aspetta.- disse lui con le dita strette al tessuto.

- Che vuoi ancora?- rispose la fidanzata scrutandolo appena dall’alto.

- Volevo dirti che… insomma, quando eravamo abbracciati mi sentivo bene anch’io…- mormorò con voce appena udibile e lo sguardo basso.

La giovane arrossì presa alla sprovvista e restò immobile.

- Che… che vorresti dire con questo?- balbettò interdetta.

- Nulla, è solo che ieri me lo hai detto anche tu.- fece semplicemente.

- Dimentica quelle parole.- sbottò Akane decisa, interrompendolo- Fa come se non avessi detto niente; non ero seria.

Ranma avvertì il proprio cuore contrarsi dolorosamente.

- Quindi… significa che non mi vuoi bene?- chiese accigliandosi.

- Che domande…- esclamò lei sconvolta, inginocchiandoglisi di nuovo accanto.

Lui proseguì sempre a sguardo basso:

- Non posso sapere quello che pensi di me?- domandò ancora, serio.

- Ranma, che stai farneticando…- sussurrò la ragazza sempre più imbarazzata, agitandosi.

Il giovane, senza aggiungere altro, improvvisamente alzò gli occhi fermandoli sui suoi e l’attirò con slancio, facendola finire col viso sulla propria spalla.

Akane restò per qualche secondo paralizzata dalla meraviglia. Cosa stava succedendo di nuovo? Il collo robusto del ragazzo le scaldava una guancia già bollente e le sue braccia la circondavano teneramente, provocandole un’emozione inaudita. Il proprio petto sobbalzava ad ogni respiro.

- Cosa fai?- bisbigliò debolmente lei, credendo di stare per svenire.

- Vorrei baciarti.- rispose lui con voce appena udibile e l’allontanò leggermente, in modo da poterla guardare in viso, continuando a trattenerla.

La fidanzata lo osservò incredula:

- Non credo sia il caso… sei malato e poi c’è anche Shampoo e…- parlò disordinatamente, finendo per guardargli le belle labbra con apprensione. Non si era mai sentita così indifesa nei suoi confronti.

- Ma Akane…- quasi la supplicò, fissandola come un bambino e avvicinando un altro po’ il suo volto al proprio, accarezzandolo.

La ragazza era incapace di reagire ormai. Come rifiutarsi, quando lei stessa aveva sognato di baciarlo per anni? Ancora qualche attimo e la sua bocca tanto desiderata l’avrebbe finalmente sfiorata.

- Mi vergogno.- sospirò lei improvvisamente, piegando la testa e sfuggendo incredibilmente al confronto- … Ora non posso Ranma, anche se…

Stava ancora terminando di scusarsi, quando la cinesina rientrò in camera sfoggiando un ghigno soddisfatto.

- Bene bene. Può bastare così.- sentenziò battendo un paio di volte consecutive le mani. In quello stesso momento, Ranma sgranò gli occhi, alquanto sorpreso della sua vicinanza con Akane, e con un’esclamazione di sorpresa le si allontanò il più velocemente possibile.

- Cosa stavamo facendo?- urlò stupefatto contro la fidanzata.

- Come…- mormorò la ragazza dai capelli corti apparendo mortificata, girandosi poco dopo verso una Shampoo dall’aria divertita.

- Non dirmi che sei stata tu!- l’accusò la giovane ancora seduta.

- Esatto. La polvelina che ho messo nel cibo di Lanma è stata utile; avete cleato ploplio una bella scenetta da imblanati.

- E’ stato sotto il tuo controllo fino ad ora?- domandò quella, apparendo furiosa e in parte delusa.

- Già.- rispose l’altra ridendo.

- Che? Mi ha appioppato qualche altro suo intruglio?! Cosa diavolo è successo?- chiese lui spaesato, guardandosi intorno.

- E’ successo abbastanza da falmi capile che non aspettate un figlio, imbloglioni.- sentenziò la cinesina a braccia conserte.

- Come puoi esserne così sicura?- domandò in tono di sfida Akane.

- Siete tloppo immatuli pelfino pel bacialvi sotto incantesimo, quindi figuliamoci pel spingelvi oltle tanto da potel concepile un bambino. Mi sembla logico.

I due fidanzatini ci rimasero di sasso, impacciati nel sentire quelle parole.

- Ma…

- Non puoi negallo Akane! Quando ti stava pel baciale lo hai evitato! Ho visto e sentito tutto.- la bloccò Shampoo sul nascere.

- E’ questo che è successo?- chiese Ranma mancando un respiro. La giovane Tendo annuì senza energia, presa dallo sconforto.

Il ragazzo arrossì vistosamente ma replicò con forza:

- Sicuramente è successo perché non lo credeva un momento adatto. Solo per quello, non è vero?- disse con ostentata sicurezza, cercando lo sguardo della fidanzata.

- Io… sì.- riuscì a balbettare lei come unica risposta, incerta per di più. Si sentiva ancora troppo scossa per recitare con impegno, quando fino a un minuto prima era stata sul punto di confessargli i suoi sentimenti.

- Sentito Shampoo?- fece lui, sperando di convincerla.

- Non ci casco. Non sono scema ancola.- lo minacciò la giovane dai capelli lunghi.

- Beh, che tu ci creda o meno, resta il fatto che Akane è incinta di quattro mesi e il padre del bambino sono io!- urlò, attirando d’improvviso da dietro la fidanzata, la quale rimase impassibile con la schiena contro il suo petto solido.

- Sì… di quattro mesi invisibili fra l’altro. Un po’ di pancia dovrebbe averla già e invece non si vede proprio nulla.- disse quella diffidente.

La giovane Tendo istintivamente si portò una mano sul ventre; quel pomeriggio, prima di uscire, aveva indossato un’imbottitura come precauzione e non l’aveva ancora tolta, lasciandola sotto il maglione largo.

Akane afferrò una mano di Ranma e timidamente la accompagnò sulla propria pancia, senza lasciarla.

- Non vedi ancora nulla?- la schernì la ragazza seduta, pigiando sul leggero rigonfiamento del maglione.

L’altra giovane, scettica, si accucciò e toccò appena anche lei, prima di ritirare frettolosamente le dita.

- Vestita come sei, potrebbe essere vero, così come potrebbe essere un trucco. Non provate nulla in questo modo.

- Non ho intenzione di spogliarmi per simili sciocchezze!- protestò Akane rabbiosa, aggrappandosi con disperazione alla camicia del fidanzato, il quale per la pura vicinanza iniziava a perdere la testa. Sentire le mani della ragazza accarezzargli i pettorali, lo faceva impazzire in quei momenti, anche eccessivamente. Si sentiva strano quei giorni; se non fosse stato per il suo autocontrollo allenato...

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Capitolo 8
*** La prova imbarazzante ***


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7° cap.

***

- Non ho intenzione di spogliarmi per simili sciocchezze!- protestò Akane, mentre si aggrappava con disperazione alla maglia del fidanzato, il quale, al tocco delle mani della ragazza sui pettorali, aveva l’impressione di impazzire; probabilmente era eccessivo, ma si sentiva strano anche solo nell’avvertire le sue forme morbide pigiate contro di lui; se non fosse stato per il suo autocontrollo allenato... rifletté inquieto.

- E’ ola di mettele le cose in chialo lagazzi, sono stufa di lincollelvi pel scoplile la velità.- disse la cinesina con aria irritata nel vederli abbracciati.

- Sai già tutto.- replicò freddo il giovane col codino senza guardarla- Dovresti lasciarci in pace una buona volta.

Le parole di Ranma fecero gelare il sangue nelle vene a Shampoo: non era mai stato così distaccato con lei.

- Mi lassegnelò quando mi dalete una plova inequivocabile di ciò che affelmate. Allola non vi dalò più alcun fastidio, lo giulo sul mio onole di amazzone.- sentenziò con apparente calma.

- E che prove possiamo darti? E’ una cosa già successa. Non… non possiamo mica rifarlo davanti a te per convincerti!- esclamò con foga la giovane Tendo, staccandosi bruscamente dal ragazzo, in evidente imbarazzo.

- Eh, sarebbe un’idea…- mormorò la loro interlocutrice soprappensiero.

- Ci prendi in giro!- esclamò Akane alzandosi in piedi minacciosa.

- Ma sì, schelzo cledulona! Non lo tlovelei un bello spettacolo di celto!- rispose divertita Shampoo- Non sono quel tipo di pelsona.- ridacchiò.

- Ah, volevo dire.- bisbigliò Ranma, riprendendo a respirare normalmente, così come la fidanzata.

- Celto, non vi pleoccupate, mi bastelà sapele quello che state facendo limanendo fuoli dalla stanza.- disse risoluta, facendogli l’occhiolino.

La giovane sbiancò: erano in balia dell’immaginazione dell’avversaria.

- Che vuoi dire? Come sarebbe possibile…?- balbettò Akane incerta.

La cinesina ragionò brevemente, fissando i capelli ancora leggermente umidi del ragazzo di fronte, annunciando quindi con un sorriso la propria idea:

- In bagno. Dovlete fale il bagno insieme.- disse soddisfatta.

I due, increduli, si lanciarono delle occhiate sollevate. Ricordavano evidentemente entrambi la volta in cui, per convincere Nodoka sul comportamento virile del figlio, avevano dovuto creare una scena simile. Avrebbero indossato i costumi e tutto sarebbe andato liscio.

- Non c’è alcun problema, vero caro?- fece tranquillamente Akane, girandosi per chiedere il suo consenso.

- Certo, se è questo che serve per metterti l’anima in pace, accettiamo. Facciamo spesso il bagno assieme ormai.- aggiunse lui.

- Benissimo. Potete anche cominciale subito, così me ne andlò plima, che dite?

- Sì, perché no?- rispose Ranma immediatamente, senza pensare al fatto che il suo costume da bagno si trovasse in un cassetto in quella stessa stanza; non avrebbe potuto prenderlo senza essere visto da Shampoo. La fidanzata, nel pensarci, scosse la testa rassegnata. Quando era troppo sicuro di sé, quello stupido moltiplicava i problemi. Tentò di salvare la situazione intervenendo:

- Però, magari potremmo rinviare. Ranma avrà ancora un po’ di febbre e si è lavato da poco.

- Usiamo il termometro per controllare.- suggerì la cinesina dandole uno sguardo obliquo.

-… Uhm, proviamo.- replicò lei sudando freddo, raccogliendo il termometro dal pavimento e sperando con tutta sé stessa che il ragazzo arrivasse almeno ai 37°C mentre glielo consegnava.

Lui mise lo strumento sotto il braccio per qualche minuto, durante i quali calò un silenzio teso.

- Quindi?- domandò spazientita Shampoo, passato un quarto d’ora.

- S-sì, vediamo.- mormorò lui, riprendendo il termometro in mano, dopodiché lo passò ad una Akane immobile, alla quale fu sottratto immediatamente dalla cinesina che lesse il risultato.

- 35,5°C… mi pare abbastanza in forma da prestarsi per un altro bagno. Dopotutto gli potrà fare solo bene in tua compagnia.- disse con aria sorniona, rivolta all’altra giovane. Quest’ultima si sentì sprofondare, ma nello stesso momento non voleva dargliela vinta e si avvicinò al fidanzato stringendogli la mano e tirando, costringendolo in tal modo ad alzarsi in piedi.

- Akane…- farfugliò l’interessato sorpreso dal gesto.

- Visto che non ci sono problemi, manterremo la promessa.- annunciò con sguardo fiammeggiante.

- Plego.- fece Shampoo inespressiva, scostandosi per farli passare ‘Siete in tlappola’.

- Tu che fai, aspetti qui?- domandò sbrigativa la giovane dai capelli corti all’avversaria, mentre spingeva a forza un Ranma titubante nella lavanderia.

- Beh, voi entlate nella stanza da bagno vela e ploplia, potete toglielvi i vestiti lì; io invece stalò nello spogliatoio.- spiegò, senza mai abbandonare un’espressione scettica.

- Perfetto. Quanto tempo credi ti serva per convincerti?- replicò indispettita, dando nel frattempo una botta tale a Ranma da farlo finire quasi contro il lavandino.

- Una mezzola salà più che sufficiente.

- Bene, ci vediamo tra un po’.- concluse Akane soddisfatta, ma stava appena chiudendo la porta scorrevole dietro di sé, quando la cinesina aggiunse una “piccola” precisazione.

- Ah, dimenticavo, dovete fal scivolale ogni indumento che vi togliete qui fuoli, così salò sicula. E’ fondamentale.- urlò da oltre la barriera, paralizzandoli.

- … Questo… non ne avevi parlato prima!- gridò Ranma diventando bordeaux, riprendendosi contemporaneamente dai colpi fisici e morali appena ricevuti.

- Cosa c’è? Ti velgogni a falti vedele nudo da Akane?- lo schernì la cinesina.

- M-ma…- balbettò nel panico totale.

- O folse sei tloppo timido pel gualdalla?- insinuò quella rincarando la dose.

- Non… non dire scemenze!- esclamò- Mi sto già togliendo la felpa, ecco.- disse sfilandosela rabbiosamente e buttandola sotto la porta.

- Visto?

- Celto, aspetto solo il lesto ola.- replicò la sua interlocutrice.

Il ragazzo, indeciso sul da farsi, lanciò un’occhiata interrogativa alla fidanzata, la quale per tutta risposta, dopo un’alzata di spalle, si tolse il maglione di lana e l’imbottitura, posandola con cura sul lavello. Quindi gli si avvicinò lentamente, accostando le proprie labbra ad un suo orecchio.

- C-che…?- rabbrividì l’artista marziale intimorito.

- Aspetta…- gli sussurrò piano lei- Possiamo risolvere…- proseguì, prendendo fra le dita un lembo della sua canottiera bianca.

- C-cosa stai…?- stava per gridare lui, ma la ragazza lo zittì con una mano sulla bocca.

- Può vedere le nostre ombre da lì e sentirci. Dovremo illuderla con attenzione, per cui ora stai in silenzio e fai quello che ti dico. E non provare ad approfittarne o sarà peggio per te!- gli mormorò convincente, fulminandolo con lo sguardo, sebbene fosse agitata quanto lui. Il suo interlocutore annuì debolmente, finché la giovane non lo lasciò libero e in un momento lo costrinse a sfilarsi la canottiera.

- Apro l’acqua.- annunciò allontanandoglisi per andare a girare il rubinetto della vasca- Ecco fatto! Tra poco sarà pronto, nel frattempo…- disse sempre ad alta voce, riandando accanto al ragazzo a mettendogli le braccia al collo. Lui avvampò vistosamente trovandosela così appiccicata, incredulo del suo comportamento.

- Non credere che mi stia divertendo.- lo ammonì lei in un bisbiglio, ugualmente accaldata.

- …- lui, immobile, rimase in un silenzio assorto.

- Su, datti una mossa, abbracciami anche tu.- lo esortò spazientita, tentando di mantenersi calma.

- Uhm…- mugugnò il giovane facendo meccanicamente quanto detto.

- Ora dovresti… oh, possibile che debba fare tutto io?- borbottò contrariata- Non sei l’unico in imbarazzo, sai?- disse con sdegno, iniziando a sbottonarsi la camicia.

- Oddio…- mormorò lui paonazzo.

- Da ora in avanti starai a occhi chiusi, capito?- lo avvertì fermatasi.

- S-sì, d’accordo.- rispose il fidanzato abbassando velocemente le palpebre.

- Prova solo a sbirciare e...- gli disse con la voce incrinata dalla rabbia.

- Non ho alcuna intenzione di morire d’infarto.- rispose l’altro avvertendo i battiti del cuore farsi sempre più frequenti. La giovane gli pestò un piede con forza e lui gemette appena, restando a occhi chiusi, troppo agitato per contraccambiare in qualche altro modo.

Dopo alcuni istanti, udì un fruscio leggero; poi di nuovo il contatto con la sua pelle mentre gli parlava:

- Ora finirai di spogliarti qui da solo e io dall’altra parte della stanza. Quando avrò finito entrerò in acqua e ti darò il segnale… e copriti con un asciugamano intorno alla vita.- balbettò perplessa, riallontanandosi.

Il ragazzo acconsentì e dopo qualche secondo continuò a togliersi le calze e i rimanenti vestiti, quindi prese un piccolo asciugamano vicino e si cinse i fianchi con esso.

Akane, dal canto suo, terminò di spogliarsi anche lei, sbirciando di tanto in tanto sospettosa dietro di sé, fin quando non vide che il fidanzato stava per abbassarsi i boxer e si risolse a distogliere lo sguardo fulminea, vergognandosi come non mai.

Quando era andata a girare il rubinetto, poco prima, aveva pensato di riempire la vasca di acqua fredda per risolvere in parte la situazione; ma anche se Ranma avesse acquistato le sembianze di una donna, l’avrebbe lo stesso guardata e inoltre… stare in ammollo nell’acqua gelida non era indicato alla salute. Fra questi pensieri, rassegnata, la giovane si avvolse il corpo con un asciugamano azzurrino e si immerse.

- Ranma, puoi venire.- lo chiamò, evitando di girarsi nella sua direzione.

- Sì.- fece semplicemente lui, voltandosi e avvicinandosi alla vasca, ma rimanendovi indeciso davanti.

Lei accennò un sorriso imbarazzato; in effetti le faceva quasi tenerezza.

- Allora… entro.- mormorò teso, per poi scavalcare il bordo della vasca e sedersi nel lato opposto a quello della giovane. Nonostante lo spazio non fosse così ristretto, ai due fidanzatini sembrava quasi inesistente, visto che le loro gambe dovevano stare per forza intrecciate.

Rimasero in silenzio per un po’, ognuno tentando di evitare con lo sguardo il viso e il corpo dell’altro, con l’inquietudine che aumentava dentro di loro.

- Come va lì dentro?- indagò la cinesina da dietro la porta, turbata di ritrovarsi ormai tutti i loro indumenti vicino ai piedi. Quella voce ricordò improvvisamente loro la presenza di Shampoo, della quale si erano quasi dimenticati, facendoli sobbalzare.

- Ranma… non così in fretta…- si lamentò Akane ad alta voce, scuotendo come una bambina l’acqua con le mani, stupendo il ragazzo vicino. Che faceva?

- Che dici?- domandò quindi imbambolato.

- Avvicinati.- gli sussurrò appena, facendogli un segno d’intesa.

- Ma non posso…- replicò lui sconcertato.

- Fai almeno questo!- esclamò arrabbiandosi.

L’artista marziale si accigliò e si mise sulle ginocchia, sistemandosi accanto a lei e stando piegato, con le mani ai lati dei suoi fianchi.

- Va bene così?- chiese quindi soffiandogli sul viso, leggermente irritato dal tono con cui gli si stava rivolgendo.

- S-sì.- annuì lei timidamente- Può bastare.- lo rassicurò, evitando la sua occhiata intensa- F-fermo così, non muoverti.- aggiunse, non potendo evitare di ammirare il petto scolpito che la sovrastava, stringendosi contro l’asciugamano per paura che si scostasse da un momento all’altro.

- Mi spieghi che senso ha?- volle sapere il suo interlocutore, abbassando distrattamente lo sguardo dal viso alle spalle nude della ragazza.

- Dobbiamo essere credibili, stupido. Continui a farmi ancora queste domande?- si contrariò lei, reagendo al nervosismo che l’attanagliava. Mai avrebbe immaginato che sarebbero arrivati a tanto, pur di continuare a recitare. Si vergognava a morte, vero, ma nello stesso momento quella posizione stramba non le dispiaceva, tutt’altro.

Akane riprese ad arrossire quando il fidanzato si mosse leggermente su di lei.

- Non posso rimanere così in eterno.- si lamentò, infastidito dalla strana sensazione che cercava di rimpossessarsi della sua mente. Doveva allontanarsi in fretta, o non avrebbe avuto più coscienza delle proprie azioni. Scuotendo leggermente la testa, tentò di alzarsi, ma la ragazza lo bloccò per le spalle.

- Per favore, no…- lo pregò spaventata.

- Lo dico per te. Non importa quello che penserà Shampoo; io… se resto così, non so…- parlò, perdendo sicurezza nel continuare il discorso e sfuggendo alle sue iridi castane.

- Ti faccio tanto schifo?- concluse la giovane risentita, ritirando le mani dalle sue spalle e voltandosi appena, semistesa su un fianco, a braccia incrociate.

- Tu…- replicò Ranma infastidito, prendendole il viso e puntando quello sguardo triste su di sé… ma improvvisamente i suoi occhi blu si acquietarono, fissi e immobili su quegli altri colmi di lacrime. Non disse più nulla, non riuscì ad insultarla come era abituato a fare; poté solamente osservarla, finché delle parole troppo dolci per il suo orgoglio non gli sfuggirono dalle labbra.

- Non è come pensi.- le disse rincuorante.

- Che vuoi dire?- chiese Akane, come ipnotizzata da quello strano cambiamento.

- Non ti trovo brutta… ed è proprio questo il problema.- mormorò il ragazzo tremando.

- Cioè… pensi… pensi che io sia bella?- balbettò lei a dir poco incredula, sull’orlo del pianto.

Lui annuì appena, esitante.

- Lo so… ti diverti e prendermi in giro.- singhiozzò a quel punto la giovane, lasciando scorrere le prime lacrime- Io ti aiuto e questo è il ringraziamento!

- Ma che dici?- esclamò il fidanzato turbato, accigliandosi di nuovo.

- Credevi che ci cascassi? Non sono tanto cretina!- disse continuando a piangere in modo incontrollabile.

- S-smettila subito di piangere!- le ordinò, scosso dalle lacrime che le ricoprivano il volto.

- Non sono ai tuoi ordini idiota! Ne approfitti, perché sono troppo buona… la devi finire.- lo accusò, mentre cercava di ritirarsi di più nell’angolo della vasca.

- Come faccio a dirti la verità, se non mi credi?- fece il giovane mordendosi un labbro a quel desolato spettacolo. Lei a quelle parole si calmò appena, riscoprendosi un po’ il viso.

- Dopo tutte le volte che mi hai mentito, non so quando crederti.- rispose la ragazza, tirando su col naso, in attesa di una replica. Ma questa non arrivò; piuttosto, in un batter d’occhio, si sentì scostare le mani. Successivamente, un paio di labbra morbide toccarono con dolcezza le sue, baciandogliele delicatamente, con una cura particolare, quasi fossero fragili.

La giovane sussultò a quel contatto mai provato e le si mozzò il respiro, rendendola incapace di opporsi oltre; piuttosto, istintivamente rilassò i muscoli e si lasciò imprigionare da quelli del ragazzo, che l’avevano circondata senza esserne pienamente cosciente.

‘Ranma… sei veramente tu? Mi sto lasciando baciare da te?’ pensò lei di sfuggita, rabbrividendo di piacere e agitazione; normalmente lo avrebbe picchiato per ciò che stava facendo di sua iniziativa, ma non ne aveva la forza, né la voglia. In realtà era tanto, troppo tempo che desiderava vivere quel momento; adesso non l’avrebbe interrotto per nulla al mondo.

‘Akane… ma che? Kami, cosa sto facendo?!’ rifletté l’artista marziale colto alla sprovvista dal suo stesso gesto, staccandosi fulmineo dalle labbra rosee della fidanzata, in modo da poter notare la sua reazione e scusarsi. Akane, turbata da quel vuoto improvviso, riaprì gli occhi ancora umidi di pianto e lo guardò smarrita. Possibile che ogni occasione durasse così poco?

- Ranma.- lo chiamò semplicemente, come per assicurarsi della sua identità.

- S-scusami. Non so cosa mi è preso, picchiami pure.- rispose lui abbassando il capo, apparendo mortificato.

La ragazza gli si riavvicinò cautamente:

- Mi dai la mano?- fece.

- Perché?- chiese lui allarmato per la punizione che lo aspettava.

Lei sbuffò e afferrò un suo palmo, sotto le sue occhiate confuse, tenendolo saldamente.

- Ora, senza provare a scappare, mi spieghi il motivo di quello che hai fatto.

- Non c’è un motivo.- rispose sospirando.

- Baci chiunque, quindi?- disse la giovane incupendosi leggermente.

- Avevo voglia… di baciarti… e l’ho fatto senza rifletterci.- confessò timoroso.

- E poi ti lamenti se ti chiamo maniaco!- esclamò la giovane accigliata, senza lasciarlo andare.

Il ragazzo arrossì appena:

- Non sono un maniaco!

- E allora? Voglio capire.

- Io volevo…- iniziò quindi a balbettare, scrutando le iridi castane della fidanzata per un millesimo di secondo-… ti avevo avvisata, ma mi hai trattenuto. Non è colpa mia!- disse cercando di giustificarsi.

Lei strinse la presa, agitata, con entrambe le mani, posandole sul proprio grembo.

Sembrava sincero, ma testardo nell’evitare la risposta e per quanto la riguardava si sentiva indecisa su come procedere. Per una volta le sarebbe costato caro mettere da parte il proprio orgoglio? Era da tenere in conto la possibilità di essere derisa a vita dal ragazzo col codino e la prospettiva non l’attraeva affatto ma… se esisteva la possibilità che la pensasse come lei… qualcuno dei due doveva pur muoversi. Dopotutto, lui si era azzardato per primo ad avvicinarsi.

Senza replicare, Akane lasciò trascorrere pochi attimi, per poi mettergli lieve una delle mani su una guancia per accarezzarla, inducendolo a fissarla stupito. La giovane arrivò a sfiorargli appena le labbra schiuse con le proprie, prima di scostare semplicemente la bocca e abbandonare il capo sul suo petto.

- Anch’io avevo voglia di baciarti.- ammise senza intonazione particolare la ragazza, prima che lui riuscisse parlare.

- Solo… voglia?- domandò lui angosciato, non sapendo cosa fare.

- E’ quello che volevo sapere prima anch’io. Ancora non mi hai risposto.

- Io… io ti voglio bene ok?!- esclamò il giovane Saotome divenendo bordeaux e spingendo quelle spalle contro di sé per scaricare la tensione.

Akane rimase letteralmente a bocca aperta: mai si sarebbe aspettata una dichiarazione nella vasca da bagno, soprattutto da lui.

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Capitolo 9
*** L'incredulità di Akane ***


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8°cap.

***

Il cuore era partito a tutta velocità, rendendole difficoltoso il respiro… o forse si trattava solo della stretta potente del fidanzato? No, in realtà erano state le parole appena udite ad averla ridotta in quello stato. Stava ancora ragionando sulla possibilità che quella situazione fosse solo un sogno, perché “lui” non poteva aver detto qualcosa di simile.

Eppure, d’altra parte, il modo in cui la manteneva accostata a sé, il suo odore tanto rassicurante… era lì, doveva essere reale. Avvertire il contatto della propria pelle bagnata con la sua, la rendeva ancora più consapevole delle loro condizioni.

Ecco, stava succedendo di nuovo: si sentiva debole e vacillava; come se non bastasse, l’asciugamano non la copriva quanto avrebbe voluto, poiché era appesantito dall’acqua. Nell’abbraccio, involontariamente questo le era scivolato di alcuni centimetri.

- … Sul serio?- bisbigliò con un filo di voce, continuando a tremare appena.

- Ti ho… detto la verità.- assicurò il giovane Saotome, lambendole distrattamente la schiena nuda.

Lei rabbrividì maggiormente e non fu più in grado di arginare i pensieri audaci che le venivano alla mente. Lui ad un tratto accennò ad allontanarsi, ma Akane non voleva: desiderava restare stretta, se non qualcosa in più. Fu così che, istintivamente, lo trattenne.

- Hai freddo?- chiese il ragazzo sentendola tremare e vedendola riluttante a staccarsi.

- No.- rispose la sua interlocutrice immobile.

- Che c’è? E’… è per quello che ho detto?- domandò impacciato.

Lei a quel punto alzò di poco il viso acceso per donargli un timido sorriso.

- Sono contenta.

L’interessato, di rimando, respirò più profondamente e la tenne a sé forte, bloccandola e provocandole un gemito di sorpresa.

- R-ranma…

- Cosa?- domandò il ragazzo incuriosito dal tono- Vuoi… vuoi che me ne vada?

- No… non lasciarmi!- quasi urlò la giovane allarmata, stringendolo con energia a sua volta- Non voglio che finisca tutto! Stavolta non deve succedere.- si lamentò sprofondando il viso sul suo torace, ripensando a quanti sogni aveva fatto in cui si erano parlati in quel modo e poi… tutto era svanito mentre si risvegliava, lasciandola nello sconforto.

- Cosa credi che finisca...- replicò il ragazzo inquieto, con i battiti accelerati- Ti proteggo io… o non ti fidi?

La ragazza rimase ferma e in silenzio per qualche secondo.

- Io… mi sembra assurdo ma… mi fido di te. Restiamo un po’ così, per favore.- propose infine, con un filo di incertezza nella voce.

- Ok.- accettò lui leggermente imbronciato, accarezzandogli i capelli umidi.

L’una stretta all’altro nella vasca in mezzo al vapore, non aggiunsero niente; solo il gocciolio regolare del rubinetto, per diversi minuti, fece da sottofondo ai loro respiri leggeri.

***

Appena dietro la porta scorrevole, Shampoo cercava di sbirciare, nervosissima, le sagome dei due ragazzi. Che stessero veramente combinando qualcosa messi alle strette? Cominciava a pentirsi di avergli fatto fare quella prova… non aveva pensato ad un risvolto del genere. Ma no, non era certamente possibile. Quei due imbranati recitavano… non potevano aspettare seriamente un bambino! Meglio pazientare un altro po’.

***

Il silenzio venne interrotto ad un tratto dal sospiro appena udibile di Akane, il quale richiamò l’attenzione del fidanzato ormai fra le nuvole. Appena dopo, la giovane lo andò a fissare negli occhi blu, in contemplazione per diversi secondi, quasi mettendolo a disagio, come in attesa di un segno da parte sua.

- Che c’è?- sbottò il ragazzo arrossendo.

- Perché ora sei arrabbiato?- chiese lei candidamente.

- Non è vero.- rispose distogliendo lo sguardo infastidito.

- Si vede quando fingi baka.- lo rimproverò senza cautela, meritandosi un’occhiataccia.

- Smettila di chiamarmi così!- esclamò accigliato.

- E tu finiscila di dire cretinate!- disse la fidanzata iniziando a irritarsi.

- Beh, se proprio lo vuoi sapere, non capisco cosa ci trovi di assurdo nel fatto che ti protegga!- replicò- Sì che con la tua forza da gorilla…

- Idiota!- urlò la giovane rabbuiandosi e dandogli una gomitata contro lo stomaco- Non mi riferivo mica a quello.

- Ah sì?- fece lui con una nota di scetticismo, sebbene calmandosi un po’.

- Già. La situazione mi sembrava assurda, non quello.- spiegò rannicchiata a braccia conserte, zittendolo- Mi hai… baciata e subito dopo mi hai detto che… che… cavolo, mi vuoi bene. Così di seguito, una cosa dopo l’altra. Scusami se sono un po’ confusa!- parlottò imbarazzata, stringendosi nervosamente le ginocchia al petto.

Il diciannovenne rimase di sasso arrossendo di nuovo come un pomodoro.

- Ti… ti ha dato fastidio?- indagò- Credevo ne fossi felice.

- Se dicevi la verità sono felice.- replicò lei timorosamente.

- Non scherzerei su questo.- dichiarò serio, prendendole delicatamente il viso fra le mani- Si può sapere perché ti costa tanto credermi?- domandò ferito, fissandola negli occhi con sincerità.

- Io… è troppo bello per essere completamente vero, ecco.- sospirò la ragazza snervata.

Reale o no, toccarlo ancora o no, lasciarsi andare oppure no? Nemmeno nei suoi pensieri era tranquilla e dal proprio sguardo trapelava un enorme turbamento.

- Vuoi che te lo dica chiaro allora? Desideri questo?- esordì il fidanzato agitato.

- Che sono un maschiaccio senza sex appeal? Te lo puoi tenere grazie!- fece lei aggressiva.

- No. Che ti amo.- affermò con voce limpida e decisa lui, senza allontanarsi.

La giovane non contrasse un muscolo, cercando di assimilare ciò che le era stato appena detto e sbattendo diverse volte le palpebre nel tentativo, finché non avvertì un’emozione incontrollabile darle alla testa, inducendola a sovrapporre le proprie dita a quelle tiepide che la tenevano.

Il ragazzo stava osservando curioso i suoi movimenti, quando Akane intrecciò con slancio le braccia dietro la sua nuca e subito dopo lo baciò. Non si trattava di un bacio accennato stavolta, ma sorprendentemente appassionato, quasi la fidanzata vi stesse scaricando un’infinita tensione; in effetti bastò un attimo per ritrovarsi nella parte opposta della vasca e toccare il muro freddo con la schiena.

Ranma, confuso com’era, si lasciò accarezzare passivamente dalle dita sottili di Akane, finché d’istinto non si risolse a posare con tenerezza le labbra sul suo collo chiaro.

La giovane Tendo trattenne il fiato a quel contatto, sentendosi sciogliere al soffio caldo e vibrante sulla pelle delicata, mentre veniva toccata e avvicinata poco a poco dal ragazzo per i fianchi.

Il fidanzato si stupì di sentirla riabbassare la propria bocca verso la sua e accostare, nel frattempo, ancor di più i loro bacini, per poi udirla gemere all’improvviso e ritrarsi appena, lanciandogli uno sguardo ansioso.

Lui intuì il motivo del suo tentennamento e se ne imbarazzò molto, irrigidendosi; ma in breve Akane, sebbene arrossita, sfoggiò un nuovo piccolo sorriso.

- Non credevo di farti addirittura questo effetto.- commentò innocentemente.

- Io… uhm… non so di cosa tu stia parlando.- balbettò il giovane Saotome improvvisamente di nuovo arrossito e maldestro.

- Beh… non scenderò nei particolari.- mormorò nascondendo il viso lei.

- Non fraintendere…- cercò di scusarsi l’interessato temendo il peggio e vergognandosi a morte.

Akane ridivenne seria e posò la fronte sulla spalla che aveva di fronte, calando le palpebre e tentando di normalizzare il respiro.

- Penso… sia meglio fermarci Ranma, prima che…- proseguì sfumando la frase, mentre cercava di distrarsi dal sentire il suo buon odore e i suoi muscoli contratti- … prima di, insomma, lasciarci prendere troppo.

- Hai… hai ragione. Sarà meglio.- sussurrò lui con voce soffocata, tentando disperatamente di placarsi; anche se era un tentativo alquanto vano, finché lei continuava a restare in quella posizione.

- Bene.- concluse la ragazza abbassando il capo e staccandosi definitivamente.

- Comunque sia…- farfugliò esitante-… anch’io ti voglio bene.

Il giovane allargò gli occhi per la sorpresa.

- Cooosa?!

- Certo.- rispose lei leggermente voltata da un’altra parte- Dopo quello che è appena successo avevi dei dubbi?- gli sussurrò timorosamente, spostandosi una ciocca dietro l’orecchio sinistro.

- Ma allora è una persecuzione!!

Con smarrimento, rialzando lo sguardo, la giovane si accorse di non essere stata lei il motivo della precedente esclamazione del ragazzo, i cui occhi erano piuttosto rivolti verso l’alto. Ammutolita, anche Akane scrutò in direzione della finestrella da cui stava uscendo il vapore, rendendosi conto di avere l’obiettivo di un apparecchio puntato addosso.

- Ma che?- sussurrò confusa, tentando impulsivamente nel frattempo di coprirsi meglio.

- Papà, se sei di nuovo tu giuro… ti disintegro stavolta!- urlò Ranma alzandosi furioso in piedi. Nessuno rispose, ma la telecamera sparì improvvisamente.

- Aspettami qui! Devo fargliela pagare!- disse accigliato alla fidanzata, per poi saltare fuori dalla vasca e successivamente correre via dal bagno, senza darle nemmeno il tempo di replicare.

La ragazza, ancora seduta nell’acqua, si ritrovò quindi davanti agli occhi una Shampoo, sconvolta quasi quanto lei, che la osservava fissa dalla lavanderia; la porta scorrevole era infatti del tutto spalancata.

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Capitolo 10
*** Una piccola clausola ***


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9°cap.

***

Il silenzio colmò per diversi attimi la stanza da bagno, finché una delle due ragazze non si fece coraggio e parlò:

- Dov’è andato Lanma?- chiese la cinesina a occhi sbarrati, accennando col capo verso la porta aperta. Lo spostamento d’aria causato dal giovane era stato sufficiente a scompigliarle la lunga chioma scura.

- Non te lo so dire proprio.- rispose Akane alzandosi lentamente per uscire dalla vasca ormai quasi fredda.

- Quindi…- fece l’altra, riacquistando un’espressione scaltra- … ti ha lasciata ploplio nel mezzo di... come chiamallo? La vostla lecita?

- Noi… facevamo sul serio!- replicò a fatica lei mentre poggiava i piedi nudi sul tappetino, inzuppandolo d’acqua.

- Ma celto. Pensavi avlei cambiato idea vedendovi semplicemente appiccicati lì dentro?- la schernì riducendo lo sguardo a un paio di fessure violette- Magali stavi celcando di applofittalne e lui è scappato pel questo.

- Che assurdità! Non farei mai una cosa del genere!- si difese la sua interlocutrice agitata- Comunque ora sarai soddisfatta.

- Dilei di no invece. Non avete combinato nulla di palticolale.- negò, scuotendo la testa.

- Avevi giurato che ti sarebbe bastato. Non puoi ritirare la parola data.- la minacciò la giovane Tendo rabbuiandosi.

- Siccome Lanma è scappato, ha pelso di significato. Dovlete trovale un altlo modo pel convincelmi; e anche in fletta visto che mancano solo cinque giolni al mio compleanno.

- Ma non puoi costringerlo!- s’infervorò l’altra.

- Nel caso in cui mi aveste mentito, salebbe obbligato a sposalmi. Se si dovesse lifiutale pel motivi diffelenti dalla tua glavidanza, la pena pel lui salebbe la molte.- sentenziò Shampoo grave.

Le guance di Akane persero rapidamente ogni colore.

- …Cos’è questa novità?- disse debolmente sentendo la testa girare.

- Già, in effetti non ve l’avevo detto plima. Ola lo sai. Lanma potlebbe venil giustiziato dalla mia tlibù.- affermò semplicemente.

La ragazza dai capelli corti iniziò a sudare freddo. Il suo fidanzato poteva essere forte più di qualunque altro avesse mai conosciuto, ma contro un’intera tribù di amazzoni determinate a ucciderlo non avrebbe comunque avuto speranze. Quella storia si stava rivelando sempre più pericolosa; oramai in ballo non c’era più solo il loro fidanzamento, ma addirittura la sua vita.

- Non lesta che decidele la plossima plova. Buonanotte e salutami il mio plomesso!- concluse la cinesina dandole le spalle e saltellando allegramente via di là. Li aveva in pugno, sicuramente.

*

Akane era in sala da pranzo a guardare la televisione da molti minuti, forse più di un’ora, ma senza un reale interesse. Mentre nella stanza rimbombava una voce che annunciava forti nevicate in tutta la regione, la sua mente era da tutt’altra parte; così, esausta, chiuse gli occhi castani. Diversi pensieri si susseguivano a rotazione, idee e domande senza risposta.

Prima di tutto l’aveva sconvolta la recente affermazione di Shampoo, in secondo luogo non era da dimenticare la telecamera che li aveva ripresi di nascosto dalla finestra… per di più nell’unico momento “intimo” che lei e il suo fidanzato si fossero mai concessi.

Per la prima questione si poteva trovare una soluzione… dopotutto si trattava di fingere in modo più convincente e basta, anche se il fatto che Ranma le si fosse dichiarato non facilitava automaticamente le cose e il rischio a cui andavano incontro era notevole. Per quanto riguardava il filmato, con tutta probabilità se ne stava già occupando il ragazzo e in cuor suo non aveva molti dubbi: il signor Genma era il primo della lista, ma contando che anche il resto della famiglia li aveva informati su quella fantomatica gita alle terme, non era da escludere nessuno di loro.

^E ora signori telespettatori, per concludere la serata, andrà in onda il film…^ disse una donna da dietro lo schermo, ma la ragazza dai capelli corti, raggomitolata davanti al tavolino e con le gambe coperte dalla trapunta, stava già sprofondando nel mondo dei sogni e non ci fece caso. L’ultimo pensiero cosciente fu quello di spegnere la tv, ma il suo dito rimase inerte sul pulsante rosso del telecomando.

*

‘Chissà cosa starà facendo la mia Akanuccia’ rifletté il piccolo vecchio legato in una stanza ‘Quegli ingrati mi hanno sorpreso mentre ammiravo la mia collezione e poi mi hanno portato qui, impedendomi di tornare. Se ci ho visto giusto, si sono trasferiti per qualche giorno con l’intenzione di lasciare la casa libera… ogni tanto provano a lasciare quei due soli per farli avvicinare, ma ora che la figlia di Soun è incinta non capisco che senso abbia. E’ tempo di controllare e capire meglio’ decise crucciato iniziando a urlare dallo stanzino per richiamare l’attenzione.

- Saotome, Tendo! Venite subito qui!

- Sì maestro, arriviamo.- rispose immediatamente Genma servizievole, mentre lanciava un’occhiata preoccupata al suo amico; nonostante l’avessero chiuso lì dentro, Happosay incuteva sempre un certo timore; non avrebbero mai fatto qualcosa del genere se non fosse stato per il bene dei loro figli.

- Mi dica, vuole qualcosa da bere? Da mangiare? Sente freddo?- chiese premurosamente Soun facendo scorrere la porta e inginocchiandosi davanti al più anziano.

- Vorrei un po’ di tè caldo, grazie. Comunque non è questo il modo di trattarmi! Dovreste essermi solo grati per tutto ciò che vi ho insegnato… non avrei pensato che dei mie allievi si sarebbero abbassati a tanto…- mormorò con aria estremamente affranta, facendo sobbalzare i due-… Mai lo avrei immaginato… non vi rimane nemmeno quel minimo di pietà necessaria a liberare i polsi di un povero vecchio dalle corde?- piagnucolò, facendo brillare una lacrima di sdegno.

- No maestro! Si sbaglia! Le allenteremo i nodi se le danno fastidio, ma per una questione di estrema importanza non possiamo liberarla.- esclamò allarmato il signor Tendo, inchinandosi ripetutamente fino a toccare il tatami con la fronte.

-…Perché non mi rivelate semplicemente il motivo?- fece interessato il suo interlocutore.

- Ci dispiace immensamente ma non possiamo. Ci perdoni!- lo implorò Genma.

- Allora aspetterò… ma non sarete perdonati facilmente. Nel frattempo slegatemi le mani.- comandò stizzito.

- Va bene, ma deve giurare di non muoversi da qui.- acconsentì Soun.

- D’accordo, avete la mia parola d’onore… che non vale poco quanto la vostra.- aggiunse l’altro gravemente, mentre i suoi polsi venivano liberati dalle funi- Ora andate e non dimenticatevi del tè!- li ammonì severo, facendoli scattare fuori dalla camera. Appena la porta fu richiusa, un ghigno soddisfatto apparve sulle sue labbra raggrinzite.

*

Ranma, fradicio, trasformato in ragazza e irritato come non mai, varcò l’ingresso di casa, sbattendo rumorosamente la porta. I suoi vestiti gocciolavano e, mentre avanzava, lasciavano una visibile scia d’acqua sul pavimento.

- Dannazione!- esclamò strizzandosi la treccina rossa. ‘Ho sprecato troppo tempo per vestirmi e mi è sfuggito.’

A passi pesanti si diresse in cucina, deciso a bere un sorso prima di farsi nuovamente un bagno caldo e tornare normale. Nel farlo però, sentì dei rumori provenire dalla sala, così posò il bicchiere e andò a controllare sorpreso: era molto tardi; Akane poteva essere rimasta sveglia fino a quell’ora per aspettarlo? Facendo capolino dal corridoio, i suoi occhi videro la fidanzata con la testa abbandonata sulle braccia contro il tavolino; la televisione accesa proiettava una luce fredda e intermittente sulla sua figura. L’artista marziale le si avvicinò, chiamandola e scuotendole una spalla, ma lei di rimando emise un brontolio infastidito, muovendo appena il viso.

- Così prenderai un raffreddore anche tu zuccona.- le bisbigliò indispettito. ‘Non c’è verso. La porterò in braccio in camera sua. Che mi tocca fare…’ pensò allontanandosi silenziosamente per tornare in cucina e mettere a scaldare dell’acqua in una teiera ‘Così il bagno è saltato; devo metterla a letto il prima possibile, prenderà meno freddo.’

Quando giudicò la temperatura sufficiente, Ranma si versò il liquido sulla testa; dopodiché fece un salto nella propria stanza per asciugarsi e indossare degli altri vestiti. ‘Uhmm… già va meglio…’ riflettè, riacquistando un po’ di pace, mentre s’incamminava di nuovo verso la sala.

Una volta giunto, spense la televisione e s’inginocchiò accanto alla ragazza pronto a prenderla, notando la coperta che l’avvolgeva. Non sapendo che farne, sollevò fra le braccia la giovane così com’era e, rimessosi in piedi, la portò su per le scale fino alla camera fortunatamente già aperta.

‘Eccoci. Dovrei toglierti questa cosa ora, ma come faccio?’ pensò incerto, osservandola nella penombra e avvertendo le sue dita minute stringergli la maglia del pigiama. Provò ad adagiarla sul letto, ma lei mugugnò sonoramente, rifiutandosi di allentare la presa.

- Testona…- sbuffò accennando un sorriso senza volerlo e iniziando a distenderle il più delicatamente possibile la mano. Akane resistette.

- Per la tua vita…- mormorò d’un tratto la giovane con voce impastata, facendolo sobbalzare; ma subito dopo il diciannovenne si rese conto di come stesse ancora dormendo e rimase immobile, col timore di svegliarla-…mi darai un bambino… Ranma?

Il ragazzo gelò allo strano quesito. Ciò che aveva appena udito poteva essere uno scherzo delle sue orecchie, ma l’aver visto le labbra delle fidanzata mentre pronunciavano quelle parole lo escludeva categoricamente. Presto sentì il viso scottare.

In fondo, lei avrebbe desiderato seriamente una cosa del genere? La ristrinse inconsciamente al torace.

- Non voglio che tu muoia...- sussurrò la ragazza angosciata, bloccando le sue fantasie e richiamandolo bruscamente alla realtà.

‘Perché dovrei morire?... E vorresti magari un figlio per questo motivo? Non capisco.’ si scervellò colpito, per poi ricordare a se stesso che il più delle volte i sogni non avevano un senso. Scosse quindi il capo per mandare via la preoccupazione e, seduto come si trovava, tentò con successo di allontanare da sé il busto di Akane, liberarlo dal groviglio della coperta e deporlo sul materasso, per poi metterla completamente sotto le lenzuola, rimboccandogliele con cura.

- Ti toccherà dormire vestita stanotte.- la informò in un bisbiglio divertito.

- No…- si lamentò debolmente lei, imbronciata a occhi chiusi, rotolandosi.

- Vado, altrimenti chi ti sente domani.- fece lui sfiorandole il naso col respiro tiepido, leggermente esitante.

- Uhmm...- mugugnò la giovane Tendo sprofondando contrariata il viso nel cuscino.

- Buonanotte maschiaccio. Non fare incubi.- le disse carezzandole affettuosamente i capelli, prima di alzarsi definitivamente, uscire e socchiudere la porta.

Quella notte, tormentato da pensieri incessanti nel proprio futon, fra loro due fu Ranma a dormire peggio: sebbene senza un motivo preciso, non era affatto tranquillo.

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Capitolo 11
*** Un brusco risveglio ***


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10°cap.

***

‘Sto arrivando mia piccola Akane…’ sogghignò fra sé un vecchietto quasi del tutto calvo, mentre schiudeva con attenzione il vetro di una finestra al secondo piano.

‘Perfetto, dormi ancora come immaginavo… alle donne incinte i reggiseni stanno ancora meglio… te ne farò provare uno meraviglioso. Dovrebbe essere della taglia giusta…’ proseguì trepidante, immaginandosi la scena e giungendo con un paio di balzi sul bordo del letto della giovane ignara.

*

Ranma, dopo dei minuti interminabili, era riuscito a chiudere gli occhi. L’oscurità della propria stanza lo aveva lentamente calmato, sebbene regalandogli sogni non esattamente tranquilli.

Poche ore dopo, il bagliore dell’alba gli stava carezzando gentilmente il viso, attraversando le tende. Il ragazzo continuò a dormire di gusto, muovendosi appena, finché un urlo acutissimo non si scontrò con i suoi timpani, facendolo scattare fuori dal letto. La testa gli girava per il movimento improvviso, ma un secondo grido lo indusse nonostante ciò a raccogliere velocemente le forze e alzarsi: corse al massimo delle sue possibilità fino alla camera della fidanzata, buttando giù la porta senza pensarci troppo.

- Akane!- la chiamò guardandosi attorno con aria preoccupata. Si trovò di fronte una scena, non delle peggiori possibili certo, ma comunque che gli fece ribollire il sangue nelle vene.

- Tu, brutto maniaco!- esclamò lanciando uno sguardo truce in basso e agguantando l’interessato per la giacchetta- Che ci fai qui?!

Happosay sobbalzò, preso alle spalle e alla sprovvista; riuscendo a vedere l’ avversario solo quando quest’ultimo decise di puntare le pupille sulle sue.

- Ah… sei tu Ranma…- disse il maestro riprendendosi dalla sorpresa, per nulla impressionato.

La proprietaria della stanza, allibita, osservava intanto i due. Non capiva quando potesse essere entrato lì Happosay, in che modo se lo fosse ritrovato appiccicato, né tantomeno il modo in cui il diciannovenne era sbucato dal nulla. Accidenti, aveva ancora la vista annebbiata per il sonno!

- Ora dammi quel reggiseno!- intimò il giovane all’altro che brandiva il capo intimo in una mano, sventolandolo incurante.

- No, il mio zuccherino no!- piagnucolò quello stringendolo possessivamente e scuotendo il capo.

- Allora vacci all’inferno!- concluse stufo, spedendolo fuori dalla finestra mezza aperta con un pugno, mandando il vetro in mille pezzi.

Passarono alcuni secondi di silenzio.

- Potrei sapere che ci fai qui?!- sbottò d’un tratto la ragazza, accigliata per il disastro, scivolando verso il bordo del letto, attenta a non poggiare i piedi sulle schegge di vetro che avevano ricoperto il pavimento.

Ranma si voltò ad osservarla.

- Ti ho liberato di quello scocciatore.- rispose semplicemente, sollevando un sopracciglio, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- E come sapevi che era qui?- chiese meravigliata, tenendo le dita sulle coperte.

- Io… semplice, mi hai spaccato i timpani con le tue grida tanto che sono venuto a vedere.- borbottò il ragazzo.

- Avresti potuto bussare almeno!- fece lei contrariata.

- Certo, e nel frattempo il pervertito avrebbe fatto il suo comodo.- le rinfacciò il fidanzato, accennando ai primi bottoni slacciati della sua camicetta.

La giovane guardò in quella direzione, inorridita al minimo pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere.

- Ci avrei pensato da sola a dargli una lezione.- ribatté poi imbarazzandosi e riallacciandoseli frettolosamente- Non c’era bisogno che sfondassi la porta per una scemenza del genere.

- Invece ho fatto bene, intontita come sei...- la schernì Ranma poco convinto.

- So badare a me stessa cretino, stavo solo finendo di svegliarmi.- protestò lei alzandosi in piedi per fronteggiarlo- E soprattutto smettila di fissarmi!- gli intimò agguantandolo per il colletto del pigiama, sentendosi in imbarazzo sotto quello sguardo sarcastico.

- Va bene va bene, basta che ti calmi.- sospirò lui alzando gli occhi al cielo.

La giovane abbassò le palpebre, tentando di spegnere l’agitazione.

- Non sono delicata come credi.- disse gravemente, voltandosi appena.

- Oh, questo non l’ho mai pensato!- ridacchiò il ragazzo- Il mio maschiaccio non può venire scalfito da nulla, giusto?- le chiese conferma, mutando espressione. Akane rialzò lo sguardo incredula quando delle dita le lisciarono una guancia. Rimase immobile: da un lato la sorpresa, dall’altro la felicità, da un altro ancora la rabbia di sentirsi impotente nei suoi confronti.

- E’ vero, sei una ragazza forte, in tutti i sensi, ma… in qualche modo sento il dovere di proteggerti… non riesci a capire? Nessuno deve permettersi di farti del male, niente e nessuno...- dichiarò, osservandola con un po’ di dolore negli occhi.

Lei si ritrasse lievemente, confusa. Non riusciva a immaginare da dove provenisse quella tristezza tanto chiara e improvvisa, sebbene quel blu turbato fosse riuscito a smuovere qualcosa di particolare tra i suoi ricordi, ma non ne era del tutto cosciente. Il cuore le batté prepotentemente nel petto, con più energia, e la giovane, imbarazzata, decise di cambiare discorso. Un discorso che era comunque seccante da affrontare.

- R-ranma, devo dirti una cosa.- gli fece, mentre si riaccomodava su una sponda del letto.

- Uhm, cioè?- chiese lui, arrossendo un pochino. Mentre si sedeva a terra, si domandò se non avesse detto inavvertitamente qualcosa di male… sicuro, un fatto sciocco gli aveva ricordato quanto accaduto un anno prima... non aveva senso ricollegare lo sguardo vivo della fidanzata al viso pallido dell’Akane apparentemente senza vita che aveva stretto fra le braccia in quella grotta, quando aveva percepito un gelo umido circondargli lo stomaco e la gola; probabilmente il suo atteggiamento le era dovuto sembrare strano, ecco perché adesso lo scrutava così. Il ragazzo cercò di liberare la mente, mostrando interesse per le parole appena udite.

- Allora?- la incitò, vedendola titubante.

- Ieri, quando sei scappato, sono rimasta sola con Shampoo.- iniziò la giovane, torturandosi le mani in grembo.

- Già, è vero! Che ha detto? Si è convinta finalmente?- esclamò lui ancor più interessato.

- Pare di no…- negò lei sconsolata-… inoltre ha aggiunto un altro particolare riguardo quella legge.

- Ma che altro vuole?!- proruppe Ranma sbattendo i palmi sulle ginocchia; ormai era decisamente convinto che avessero risolto una volta per tutte con la cinesina… dopo quello che erano arrivati a fare poi!

- Siccome sei corso via non ha ritenuto valida la prova e ha detto che, nel caso tu non aspettassi veramente un bambino da me e continuassi a rifiutarti di sposarla… ecco…- deglutì, lasciando trasparire un residuo di indecisione nella voce.

- Sì, lo so, sarei obbligato.- concluse lui con leggerezza- Ma non credere, non mi lascerò sottomettere da un paio di amazzoni.- disse beffardo.

- E se… le amazzoni fossero molte di più?- lo interruppe la ragazza timidamente.

- Che vuoi dire?- indagò disturbato dall’intervento.

- La tribù intera ti condannerebbe a morte.- replicò lei con voce ferma.

Il giovane sobbalzò, ma non si scompose più di tanto.

- Capito, mi vorrebbero obbligare con la forza. Ma non l’avranno vinta, figurati se inizio a seguire le loro leggi.

- Come puoi rimanere tanto calmo? Loro le seguiranno invece, e non ti daranno tregua finché non ti avranno ucciso. Non è il caso di sottovalutarle.- lo rimproverò la fidanzata infervorandosi.

- Bene, e allora che consigli?- replicò Ranma lanciandole un’occhiata spazientita- Cos’altro possiamo fare? Dovrei forse sposarmi con quella e starmi zitto solo per salvare la pelle? E’ fuori discussione.

- Non ho certo detto questo. Figurati se voglio qualcosa del genere!- si fece sfuggire la ragazza- Volevo solo farti capire che rischi la vita e che… in qualunque modo ti servisse il mio aiuto… io accetterei.- concluse vergognandosi più che mai, ma decisa.

Nel vedere le sue guance colorirsi, automaticamente il giovane arrossì a propria volta.

- Uhm… va bene, ti ringrazio.- riuscì a balbettare con finta noncuranza, mentre non poteva evitare di domandarsi: sarebbe stata disposta ad aiutarlo… fino a che punto? Il rossore delle orecchie crebbe sfiorando un’idea poco consona.

***

Era arrivata l’ora di pranzo e dalle cucine del Neko-hanten proveniva un gran rumore di pentole e stoviglie varie, insieme alle voci di più persone. Il ristorante aveva aperto da poco, ma Shampoo e Obaba già erano impegnate davanti ai fornelli, mentre Mousse si aggirava fra i tavoli intento a prendere le ordinazioni dei clienti. Le due donne durante la mattinata avevano visitato la parte commerciale della città insieme a Coorlin; quest’ultima ora, indossato un grembiule, cercava di aiutare come poteva, chiedendo continuamente indicazioni.

- Nipote siediti pure, ci pensiamo noi qui.- le disse d’un tratto la più anziana, mentre girava lentamente della minestra con un cucchiaione di legno.

- Siete sicure? Mi sento a disagio con le mani in mano quando c’è tanto da fare.- rispose l’interessata fermandosi a posare uno strofinaccio.

- No, velamente mamma, stai pule siamo abituate.- la rassicurò la figlia voltandosi a guardarla- Piuttosto, mi lacconti come mai quando sono tolnata ieli sela tu eli tutta bagnata? Dove eli andata sotto la pioggia?

- Oh… non volevo dirtelo all’inizio ma… lasciamo perdere! Ieri ho controllato quei due ragazzi per diverse ore, filmandoli con la telecamera, e nei prossimi giorni ho intenzione di fare lo stesso. In questo modo avremo le prove di qualsiasi loro passo falso.- rispose con calma la donna, sedendosi.

- Quindi, anche ieli sela quando elano nel bagno? Ma c’elo anch’io, ti avlei visto!- si sorprese la più giovane, voltandosi completamente.

- In effetti mi era parso di sentire la tua voce da oltre la porta… io ho guardato quello che succedeva lì dentro dalla finestra.- disse tranquilla.

- Non lo avlei mai pensato! Pelciò Lanma ela scappato via vedendo te; adesso capisco anche il pelchè delle sue palole, è tutto più chialo.- esclamò eccitata la ragazza- Dobbiamo vedele il filmino che hai fatto al più plesto… quei due fingevano nella vasca, salà una plova pelfetta per smaschelalli no?- proseguì battendo le mani, sotto lo sguardo allibito della bisnonna.

- Sarebbe meglio di no Shampoo.- fece Coorlin senza emozione.

- Pelchè mai?

- Ormai non c’è motivo di guardarlo, li hai già informati su quanto quello che hanno fatto ieri sera sia stato inutile, giusto?- chiese con una nota di distacco nella voce.

- Avendo la plova che mentono, salebbe tutto lisolto!- protestò l’altra incredula del suo comportamento.

- Non è abbastanza, ci serve qualcosa di inequivocabile, una verifica certa e obiettiva. Solo in questo modo potremo presentare il problema al giudizio della tribù. ‘Sicuramente era la prima la volta che quei due ragazzi che si avvicinavano, ma non per questo fingevano… anzi… ho fatto bene a distruggere il nastro, Shampoo non deve sapere. Si sono solamente baciati dopotutto: mia figlia ci rimarrebbe male, ma d’altra parte quanto successo non implica niente secondo le leggi, quindi è inutile dirlo.’

- Per esempio?- domandò la giovane evitando di scoraggiarsi.

Coorlin rimase silenziosa per diversi istanti, interrotta nei suoi pensieri.

- Un test di gravidanza magari?- intervenne Obaba avvicinandosi a entrambe, aggrappata al proprio bastone.

- Si, sarebbe perfetto però…- rispose perplessa la madre di Shampoo.

- Ma è impensabile convincele Akane a fallo… anche se fosse velo, non salebbe disposta.- le bloccò la quasi ventenne.

- Oh, esistono anche metodi più antichi di quelli che conoscete per certe cose… se mi date qualche ora questo pomeriggio vedrò di ritrovarvi qualche esempio sui miei libri. Non vi rimarrà che scegliere la maniera che preferite.- disse la vecchietta mostrando un piccolo sorriso rassicurante.

- Magnifico, ti aiutelò!- gioì la cinesina, riacquistando un po’ di fiducia. Aveva giurato a sé stessa di non arrendersi…

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Capitolo 12
*** Dopopranzo ***


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11°cap.

***

Obaba e le sue nipoti si trovavano tutte e tre sedute sul pavimento, ognuna intenta a sfogliare dei grossi volumi mentre altri erano accatastati in pile intorno a loro. L’unico rumore che riempiva il soggiorno era il fruscio prodotto delle pagine mentre venivano sfogliate.

Le pupille di Shampoo si muovevano in modo particolarmente veloce sugli ideogrammi neri stampati su fogli ingialliti: si sentiva troppo impaziente all’idea di avere la soluzione del problema sottomano.

Niente pozioni o altro per far innamorare Ranma di lei stavolta… poteva anche piacergli Akane… ma se si fosse accertata di avere ancora una minima possibilità con lui, nel caso non si fosse già chiarito con il maschiaccio, non se lo sarebbe fatta scappare. Certo, non era un gran piano, ma credeva che il resto sarebbe arrivato da sé.

Gli occhi violetti si bloccarono su un titolo interessante, richiamando la sua attenzione:

- Gravidanza: metodi per esserne sicure. Metterete al mondo un maschio o una splendida piccola amazzone?- lesse d’un tratto a voce alta nella propria lingua, attirando l’attenzione delle presenti.

Obaba strabuzzò gli occhi:

- Brava bis-nipote, continua a leggere!- la incitò.

- Cosa dice?- domandò incuriosita Coorlin, sbirciando verso le pagine aperte.

- A palte l’intloduzione, fa una lista di vali metodi e poi pale li spieghi uno ad uno.- rispose, esaminando con cura il resto del capitolo- Ce ne sono una decina adilittula!

- Fammi vedere bene.- la interruppe la vecchietta levandole di mano il testo; dopo pochi istanti, il viso corrucciato di Obaba si ridistese in un’espressione consapevole e più tranquilla.

- Allola bis-nonna?- domandò irrequieta la ragazza, leggermente infastidita di non aver potuto continuare la lettura.

La più anziana rialzò con calma lo sguardo:

- Alcuni di questi procedimenti li conoscevo già, mentre di altri non avevo mai sentito parlare… c’è ne sono di antichi e di recenti, ma la maggior parte richiede ingredienti che dovremmo ordinare per forza dalla Cina.

- E gli altri?- fece la donna sui quarantacinque, avvicinandosi ancora mentre abbandonava definitivamente il proprio libro.

- Per quelli il risultato non è garantito.- dichiarò l’interessata.

- Possiamo vedere se il venditore ambulante è a Nerima. L’ultima volta mi ha lasciato il suo numero di telefono.- propose sbrigativa Shampoo, alzandosi in piedi e avvicinandosi ad un mobiletto di legno intagliato.

***

Akane stava appena tornando dal dojo, quando aprì la porta di casa e un buon odore le fece brontolare più intensamente lo stomaco. Senza dubbio qualcuno stava cucinando… poteva essere Ranma? Fu l’ipotesi più plausibile che le venne in mente, ma d’altro canto la più strana. Il suo fidanzato non amava cucinare, sebbene fosse piuttosto bravo quando ci si impegnava, doveva ammetterlo; e poi, dopo la loro discussione quella mattina, aveva detto che sarebbe andato a correre nel parco, non immaginava tornasse prima di lei.

La ragazza si affacciò in cucina, trovandovi il giovane che si destreggiava tranquillamente fra i fornelli. Colpita e ammutolita da quella scena insolita, continuò ad osservare le sue braccia allenate mentre spostavano la padella sul fuoco, le ampie spalle e la schiena contratte mentre sollevavano apparentemente senza sforzo una grossa pentola colma di minestra, l’aspetto innocente della sua nuca coperta in parte dalla treccina nera… finché non si rese conto di scottare, come se avesse un attacco di febbre: riconobbe il desiderio quasi insopportabile di avvicinarglisi da dietro e abbracciarlo forte, anche se i propri muscoli non si muovevano, ma stava infine per cedere a sé stessa quando:

- Che hai da guardare?- domandò improvvisamente e bruscamente il ragazzo, avvertendo il suo sguardo addosso e girandosi quindi a fissarla a propria volta, con un sopracciglio inarcato.

- … Niente, non credevo di trovarti qui.- rispose lei, sentendosi colta in flagrante di qualcosa e distogliendo frettolosamente gli occhi, mentre si malediceva per quell’attacco di debolezza.

- Beh, avevo fame ma non ti decidevi a tornare, quindi ho iniziato a fare da solo.- replicò leggermente agitato dallo strano comportamento della fidanzata- Com’è andato l’allenamento?- chiese quindi con finta indifferenza, ridandole le spalle.

- Uhm, bene…- balbettò Akane- Ora vado a cambiarmi.- aggiunse con un filo di voce dirigendosi a passo spedito fino in camera. Una volta lì, slacciò il nodo della tuta da judo e indossò soprappensiero una maglietta di cotone larga e una gonna, quindi scese le scale. Il fidanzato era ancora in cucina e lei si avvicinò con cautela:

- Ti serve aiuto?- gli fece timidamente.

- Oddio, no!- esclamò lui terrorizzato dall’offerta, sobbalzando e sgranando gli occhi. ‘Proprio questo volevo evitare!’ pensò, mentre rabbrividiva al ricordo degli ultimi disgustosi manicaretti che lo aveva costretto a mandar giù tempo prima. Per giorni era stato tormentato da atroci dolori di stomaco e non desiderava ripetere l’esperienza.

- Stavo cucinando apposta per non mangiare le tue schifezze… ehm cioè… voglio dire…- tentò di riprendersi, ma era troppo tardi: la giovane si era già accigliata.

- Avrei preparato solo la tavola…- sussurrò profondamente offesa, avvertendo una punta di rabbia crescergli in corpo.

- Ah, se è così fai pure.- sospirò lui riprendendo aria- Ma non toccare nient’altro, ok?

- …- Akane, senza replicare, prese la tovaglia da un cassetto e apparecchiò il tavolino in sala da pranzo; quando ebbe finito, accese la televisione e si mise a guardarla distrattamente con le mani sotto il mento e i gomiti poggiato sul tavolo.

Quell’idiota non si smentiva mai. Ogni singola occasione era buona per deriderla e per trattarla male, perfino stavolta che aveva immaginato stesse facendo qualcosa di gentile nei suoi confronti: si era dovuta ricredere. Non sapeva come fosse riuscita a trattenersi dal picchiarlo, ma ora, non essendosi sfogata a dovere, le mani e il mento le vibravano in modo quasi incontrollabile.

Dei passi l’avvisarono che l’oggetto delle sue riflessioni stava arrivando.

- Ecco qui.- annunciò Ranma posando la pentola e accomodandosi a terra; lei rimase immobile, il volto nascosto da ciocche di capelli, senza dare alcun segno d’intesa.

- Akane…- provò a chiamarla il ragazzo stranito, ma gli rispose solo un silenzio pesante- Non sarai mica arrabbiata?- tirò a indovinare, scorgendola tremare lievemente.

Lei continuò a non degnarlo di uno sguardo, deglutendo a fatica quando lo sentì avvicinarsi… si offriva di aiutarlo e la ricambiava con quelle parole, inoltre era tanto idiota da non capire nemmeno perché ce l’avesse con lui.

- Che è successo?- domandò l’interessato iniziando a preoccuparsi, cercando di incontrare i suoi occhi, ma la ragazza fece in modo che ciò non accadesse e si girò dall’altro lato, stizzita; l’orgoglio le ordinava di evitare ogni minima occhiata che potesse mostrare la sua voglia di piangere.

- Nulla, lasciami in pace.- mormorò con tutta la freddezza che poté, ma il tono di voce che ne risultò fu tutt’altro che distaccato.

- Ehi…- disse lui, posandole una mano sulla spalla più vicina, scuotendola appena.

- Ti ho detto di non scocciare!- urlò la giovane rinunciando al briciolo di pazienza rimastole e voltandosi mentre allontanava le sue dita con uno schiaffo- Non sono arrabbiata…- aggiunse debolmente.

Il ragazzo vide gli occhi lucidi fino a quel momento nascosti e di rimando sbarrò i propri sorpreso. Ecco, era riuscito di nuovo a farla piangere e la vista di quel viso umido era il castigo peggiore che potesse ricevere. Si sentiva un cretino. Bene, si erano parlati tranquillamente fino al giorno prima, gli si era addirittura dichiarato, e dopo tutto ciò, ferirla rimaneva la cosa che riusciva a fare meglio.

- Perché?- sussurrò lui amareggiato.

Akane lo guardò esprimendo tutta la sua delusione ‘Indovina, stupido’.

- Sarà meglio mangiare.- concluse infine lui, andando a sistemarsi al proprio posto- Tieni.- aggiunse semplicemente, mettendole una scodella fumante davanti.

La giovane agguantò il cucchiaio e assaggiò in silenzio la minestra.

- Ti piace?- chiese con voce neutra il ragazzo.

Lei annuì impercettibilmente continuando a fissare la scodella.

I due finirono di mangiare senza dire più una parola e Akane stava per defilarsi lungo il corridoio, quando il fidanzato le afferrò rapido un polso.

- Aspetta.- disse in un mormorio, ma con un tono fermo che non ammetteva rifiuti; questo la bloccò, ma non servì a farla voltare.

- Che cavolo vuoi?

- A-Akane… s-scu…- aveva iniziato a dire incerto il ragazzo, uscendo completamente dalla sala da pranzo per andarle incontro; nel preciso istante in cui mise un piede oltre la soglia della porta, si irrigidì e assunse un’espressione forzata. Se non fosse stata arrabbiata, la giovane Tendo sarebbe scoppiata automaticamente a ridere; in quelle circostanze invece apparve semplicemente sconcertata.

- Cucinerò io per te.- affermò serio precipitandosi ad afferrarle le mani.

- Eh?- fece la giovane squadrandolo.

- E’ vero, non è stato carino dirti che cucini male…- riprese abbassando il capo come un cane bastonato-… ma se ci pensassi io? Tu ti occuperai dei bambini, no?- suggerì- Potremmo dividerci i compiti, per la palestra lavoreremo insieme invece.

- Ma che… che discorsi fai?- balbettò ancor più disorientata sotto il suo sguardo diretto e apparentemente sicuro.

- Dobbiamo iniziare a organizzarci anche per lui.- disse il giovane attirandola a sé in un abbraccio meccanico e innaturale- E per gli altri che arriveranno.

- Cosa vuoi dire?

- Tu non vorresti altri bambini?- domandò nascondendo il viso sulla sua spalla, col timore di sprofondare nel pavimento.

- Sei impazzito?!- strillò la ragazza incredula alle proprie orecchie, cercando di reagire alla sua improvvisa stretta intorno al busto, ma il fidanzato la tenne saldamente. Akane avvertì i battiti risuonarle nelle tempie mentre Ranma le parlava rassicurante in un orecchio:

- Che ti agiti… c’è Happosay…- le bisbigliò di sprovvista.

Lei cessò all’istante i tentativi di divincolarsi.

- Dove?- chiese con un residuo di voce, leggermente provata.

- Sul soffitto.

La giovane stava per alzare la testa alla ricerca della sagoma del vecchio, quando il fidanzato le rispinse prontamente il capo verso il basso.

- Se guardi ci scopre, stupida.- le mormorò col fiato tiepido contro la fronte.

- … Le tue scuse di prima erano sincere?- domandò Akane, mostrandosi diffidente.

- Quali scuse...- le disse riluttante volgendo un’occhiata in basso.

- Ah, mi era sembrato. In questo caso, te la caverai da solo.- decise la ragazza tornando distaccata e accennando a scacciarlo via.

- No, aspetta, non è il caso, e proprio ora…- sudò freddo lui- S-scusa…- disse con un certo sforzo.

Akane emise un gemito all’improvviso, accasciandosi a terra con le mani sulla pancia.

- Ranma… mi… mi fa tanto male…- piagnucolò con teatralità, stringendo le palpebre.

Il fidanzato si accigliò inginocchiandolesi di fronte.

- Che ti succede? Akane!- esclamò sollevandole il viso dolorante con le mani.

- Fammi… stendere, per favore.

- Tieniti, ti porto in camera mia.- la incoraggiò mentre la prendeva in braccio il più delicatamente possibile.

- Quante volte ti ho detto di non sforzarti con gli allenamenti, dovresti sospenderli.- la rimproverò quindi ad alta voce, in modo da poter essere udito dall’esterno, mentre l’adagiava sul futon; cambiò completamente discorso quando la presenza del pervertito venne meno.

- Grazie.- le disse grattandosi la nuca imbarazzato- Hai avuto una buona idea, credo si sia convinto almeno lui. Ora puoi smettere di fingere, andiamo a sparecchiare la tavola dai.

La ragazza però non si alzò, rimanendo a occhi chiusi e il fiato corto, le mani all’altezza dello stomaco.

- Ehi, mi hai sentito?- domandò stranito. Lei riaprì gli occhi lentamente.

- Sto male sul serio cretino. Dopo quello che mi avevi detto pensavi ti avrei pure continuato ad aiutare?- lo schernì con un mezzo sorriso.

Al contrario di quanto la giovane si aspettasse, Ranma non fece caso alla sua battutina quanto alle sue reali condizioni.

- Ma che hai allora?- domandò sbiancandosi in viso, poggiando i palmi sul tatami verso di lei.

- Ti preoccupi per me?- chiese candidamente.

- Che domanda stupida…- borbottò lui scuotendo la testa.

- Mi ami sul serio?- proseguì la sua interlocutrice, aggrappandosi nervosamente alla sua camicia.

Ranma spostò il proprio sguardo turbato sulla mano che lo teneva.

- Lo sai che non mi piacciono queste domande, soprattutto senza sapere il motivo per cui me le poni.

- Voglio essere sicura che tu provi lo stesso per me, prima di dirtelo io.

Ranma la fissò ulteriormente confuso.

- Voglio sia chiaro che le tue carezze non mi spaventano, anzi, se dovesse veramente servire, sarei disposta anche a… diventare mamma.- gli parlò con tono emozionato, senza lasciarlo, ma abbassando gli occhi.

- Tu…- deglutì lui impressionato da quell’affermazione; doveva essere seria. Il giovane Saotome, prendendone consapevolezza, impallidì sentendosi mancare l’aria e la terra da sotto le ginocchia, ma si riscosse qualche istante dopo:

- No, non lo permetterei!- reagì divincolandosi e afferrando le sue dita- Non se ne parla nemmeno!- urlò. Come le era passata per la testa un’idea tanto assurda?!

La ragazza abbassò lentamente il capo:

- E’ l’unica maniera che posso usare per proteggerti, non è giusto sia sempre tu a farlo nei miei confronti. Se quelle amazzoni ti uccidessero… ci pensi a me? Sei un egoista.- lo accusò.

- Egoista io! E’ proprio perché non lo sono se non voglio qualcosa del genere!- esclamò esterrefatto, ma gli rispose un singhiozzo mal trattenuto- Sono capace di proteggermi da solo e non devi preoccuparti.- dichiarò turbato a braccia conserte.

- Proverò a darti un bambino.- esordì quella con voce incrinata dopo alcuni secondi.

- Finiscila con queste storie…- rispose infastidito dalla corsa inutile che il cuore impazzito aveva iniziato nel petto.

- Ho deciso e non cambierò idea.- replicò secca.

- Testona, ti accorgi di quello che dici?- fece irritato.

- Perfettamente, e non me lo potrai impedire.

Detto ciò, la ragazza si riaggrappò a lui, per poi accarezzare lentamente le sue labbra con le proprie, in modo tanto inaspettato da non concedergli il tempo di evitarla. Le piccole mani iniziarono quasi immediatamente a slacciare impacciate gli alamari della casacca cinese del compagno, sfiorando la pelle sottostante, finché delle dita forti non si scontrarono alle sue impedendole di proseguire.

- Akane…- reagì l’artista marziale stupito, scostandosi leggermente e andando a sfiorarle la capigliatura bruna. Voleva sembrare sicura anche in qualcosa che aveva magari a malapena sognato, non si smentiva mai. La giovane si fermò, ma in breve un’idea la fece arrossire leggermente, nonostante la determinazione costante.

- Chiudi gli occhi.- gli ordinò agitata, facendolo allarmare.

- Ehi, che hai in mente?- protestò sconcertato- Non farai sul serio!

- Devo spogliarmi, non mi guardare.- replicò semplicemente. Visto che non l’assecondava, paralizzato com’era, Akane fece di testa sua, alzandosi barcollante e andando a chiudere le imposte della finestra e la porta scorrevole, in modo che una densa penombra avvolgesse la camera, permettendo alla vista di definire a mala pena il contorno degli oggetti.

Quando si sentì abbastanza coperta dall’oscurità dunque, si sfilò la maglia a maniche lunghe posandola con cura a terra e si riavvicinò al diciannovenne, abbracciandolo in cerca di protezione. Lui si riscosse nel riacquistare coscienza della situazione e guardò in basso, distinguendo le braccia esili della fidanzata cingergli il busto; istintivamente la strinse con energia. Lei, incoraggiata dal gesto, riportò le mani alla base del suo collo, dove era stato slacciato l’ultimo alamaro e concesse lo stesso trattamento di prima anche ai rimanenti.

Un brivido la scosse quando gli toccò i pettorali: poteva udire distintamente i suoi battiti frequenti, forse più dei propri; un altro la prese arrivando all’altezza dello stomaco, soprattutto vedendo come lui non si ribellasse più… Akane non respirava ormai per la troppa tensione quando si bloccò per la terza volta, passando le dita sulla pelle che aveva appena scovato, trovandola segnata da un paio di cicatrici ma anche da un calore rassicurante. Il ragazzo gemette al suo tocco leggero, confuso e senza riuscire a muoversi. La fidanzata si scoprì a sorridere, prima di ribaciarlo sulle labbra e continuare ad accarezzarlo teneramente sul petto, fin quando non fu ricambiata con una certa insicurezza, pian piano con più decisione mentre le dita forti le carezzavano a loro volta le spalle nude, per poi scendere lentamente lungo le braccia: i sensi del giovane si erano risvegliati improvvisamente, lasciandolo in balia dell’istinto.

- Ranma...- lo richiamò la voce di Akane, la quale si era intimidita a quel cambiamento, soprattutto nel momento in cui lo aveva sentito spingere lievemente contro di lei.

- Ti ha dato fastidio?- domandò lui imbarazzato, nel mezzo del proprio disordine mentale e fisico.

- Tu lo vuoi?- chiese tremante la sua interlocutrice, affondando il volto contro il suo collo.

- Vuoi sapere la verità?

- Certo.

- Non ti arrabbierai?

- Promesso.- lo assicurò, impaziente di una risposta.

- Io… sarebbe la più grossa bugia della mia vita se dicessi di no…- sospirò affranto- … ma non adesso, non così, e soprattutto non per fare solo un piacere a me, capito? E poi… non stavi male?

- Non quanto ti stavo facendo credere, giusto un po’ di mal di stomaco.- sorrise addolcita, distanziando la bocca dalla sua pelle.

- Vedi, stavolta è colpa mia.- scherzò il ragazzo facendole l’occhiolino; lei rispose con una linguaccia.

- Ok, diciamo che siamo pari… ma per il tuo bene risparmiati le battutine superflue.

- Perfetto, ora sarà meglio rivestirsi e riprendere la parte dei futuri genitori per quando arriveranno quelle iene di amazzoni. Le convinceremo per bene, qualunque cosa abbiano in mente.- concluse porgendole con un sorriso la maglietta; l’interessata l’afferrò dopo essersi un poco allontanata, gustando il contatto tenero delle sue dita contro le proprie. Si disse che per il momento le bastava.

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Capitolo 13
*** La polvere dello zodiaco ***


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12°cap.

***

Il campanello del ristorante si fece sentire all’improvviso: un tizio tarchiato e con un’ingombrante borsa di pelle pigiava insistente il pulsante all’entrata, non gradendo evidentemente il vento gelido che gli sferzava il volto. Si era pure dovuto svegliare ricevendo quella telefonata ma, trattandosi di una fedele cliente, si era fatto coraggio e precipitato fin lì… a dire la verità poi, ultimamente gli affari non andavano molto bene, quindi non era il caso di sprecare una buona occasione per riempirsi le tasche. L’impazienza dell’uomo fu placata quando una giovane ragazza arrivò ad aprirgli la porta con un sorriso, invitandolo ad accomodarsi ad uno dei tanti tavoli. Presto giunsero anche altre due donne.

- Ho portato ciò che mi avevate chiesto: cresta di gallo, unghie di drago, latte di topo, coda di bue… mi pare ci sia tutto, giusto?

- Uhm… sì.- fece Shampoo rileggendo attentamente gli ingredienti su un pezzo di carta mentre li sottolineava- Pelfetto. Quanto le dobbiamo?- chiese sollevando il capo.

- Non desidera dare un’occhiata ad altri articoli interessanti?- propose speranzoso il cinese, iniziando a svuotare la borsa. Gli occhi di Shampoo già brillavano di curiosità, quando Obaba intervenne:

- No grazie, stavolta acquisteremo lo stretto indispensabile, giusto bis-nipote?- disse lanciando uno sguardo d’ammonimento alla diciannovenne, la quale sbuffando ritirò le mani da un buffo oggetto tondeggiante.

- E va bene. Ci faccia il conto pel favole.- borbottò rivolta al venditore che vide svanire la speranza di guadagnare un bel gruzzolo.

- Bene. Vediamo un po’… contando tutto… fanno 2 791 yen!

- Cosa?- esclamò incredula la giovane- Non le pale un po’ tloppo?

- Carissima, sono tutti articoli molto rari, soprattutto le unghie di drago. Anzi, lo consideri un prezzo di favore.- fece con aria sostenuta.

- D’accordo, tenga.- rispose rassegnata la più anziana, aprendo il portafoglio e consegnandogli le banconote- Può andare.

- Oh, se vi serve qualcos’altro in futuro…- aggiunse quello, raccogliendo i chili di merce incautamente sparsa poco prima.

- Sapremo come rintracciarla, grazie dell’aiuto!- disse Obaba, incoraggiandolo verso l’uscita.

- A presto allora.- mormorò lui deluso, soprattutto nel momento in cui ricevette la porta chiusa a qualche millimetro dalla faccia e si ritrovò solo e al freddo.

All’interno del locale intanto le tre donne fremevano intorno agli ingredienti finalmente a portata di mano.

- Inizielei subito, la licetta dice che ne dobbiamo licavale una polvele. Seguilò le istluzioni e tlitulelò finemente tutto quanto; non penso ci mettelò molto.- annunciò la ragazza agguantando gli ingredienti poco invitanti insieme al libro e dirigendosi a passo spedito in cucina. ‘Non avlà modo di scampale a questa plova: se vomitelà, allola non potlà ancola affelmale di aspettale un bimbo da Lanma’.

*

- Senti Ranma.- lo chiamò Akane riaprendo la porta della camera, mentre lui si riallacciava del tutto la camicia.

- Uhm?

- Non sono sicura che il dolore di stomaco fosse per quello che hai cucinato, però il pranzo era buono. Non è che…- disse girandosi appena a guardarlo, intimidita dalla sua reazione- … mi insegneresti a cucinare? Giusto qualcosa di semplice… non pretendo chissà che.

- Ma stai bene, sicura? Tu che mi chiedi lezioni di cucina?!- esclamò stupito, alzandosi in piedi e seguendola fuori.

- Eh già. Allora, ci stai oppure no?- insisté con naturalezza, evitando di dargli corda.

- E va bene, ci proverò. Inizieremo dalle basi, anche perché non credere io sia uno chef!- l’avvisò sospirando.

- D’accordo.- sorrise lei- E poi, pensaci, quando tu non ci sei, dovrò pur dare qualcosa da mangiare al bambino…- scherzò allegra, vedendolo fare una faccia sconsolata e accelerare l’andatura verso la cucina.

- Facevo un esempio a caso scemo!- lo rincorse, trovandolo già impegnato a indossare un grembiule.

- Lo eviterei, ma con quello che potresti far scoppiare, sempre meglio premunirsi… e non ti azzardare a ridere.- disse arrossendo mentre veniva fissato con interesse.

- Sai, non ti sta così male!- cercò di rassicurarlo, evitando appunto di scoppiare in una risata- Però magari quello a fiocchetti di Kasumi potevi lasciarlo stare.

- Che…?- fece il ragazzo sgranando gli occhi- Ne avevo preso uno a caso!- protestò liberandosene subito e lanciandolo alla fidanzata divertita- Mettilo tu.- borbottò quindi afferrando un altro grembiule relativamente più semplice e indossandolo.

- Molte grazie.- replicò lei mettendoselo a sua volta.

- Da cosa vuoi iniziare?- domandò l’artista marziale.

- Sei tu l’insegnante.

- Ah, prima regola: lavarsi sempre le mani.

- Quello almeno lo sapevo!

- Però ce ne stavamo dimenticando ora, vieni.- aspettò che si sciacquasse le mani, per poi imitarla.

- Perfetto, ora schiariscimi la memoria. Grazie al quaderno di tua madre eri riuscita a far bollire l’acqua o sbaglio?

- Sì.

- Hai fatto progressi dopo?- indagò a braccia conserte.

- … Ci ho provato ma… no, non direi proprio.- rispose con una nota d’imbarazzo, inclinando il capo da un lato.

- Beh, l’importante è saperlo. A questo punto proviamo a preparare una bella insalata, ce la dovresti fare da sola.

- Davvero?- fece Akane con gli occhi luccicanti dalla meraviglia.

- Sì, uhm, però dovrai fare passo per passo quello che ti dirò e non inventare un modo di fare le cose senza che te l’abbia spiegato prima, ok?

- Promesso.- si convinse.

- Prendi l’insalata e lavala, io intanto penserò a sciacquare le altre verdure.- le disse aprendo il frigo e passandole un cespo di insalata verde.

- Ok.- acconsentì la ragazza, avvicinandosi al lavandino, ma non sapendo bene come fare.

- Ranma…- sussurrò imbarazzata.

- Che c’è?- replicò curioso mentre poggiava sul tavolo un mucchio di verdure colorate.

- Non sono sicura… come si fa?

La domanda per poco non fece cadere il giovane Saotome, il quale si riprese appena in tempo aggrappandosi al piano di legno.

- Non lo sai?

- Ecco, semplicemente voglio essere sicura di fare bene, l’hai detto tu che dovevo chiedere!- si alterò, mostrando un’espressione scontrosa.

- Guarda, devi prendere una bacinella di plastica come questa così intanto ci poggi l’insalata, poi togli le foglie più esterne che sono rovinate e le butti via, quelle più interne continui a separarle, le sciacqui e le tagli in pezzi più piccoli. Dopodiché sciacqua bene i pezzi di foglia a parte.- spiegò premunendosi di pazienza, mentre finiva di togliere le foglie peggiori- Hai capito tutto?

Lei annuì concentrata.

- Fai tu, io controllo e se stai sbagliando ti avviso.

- Uhm!

La situazione parve filare tranquilla, finché non venne il momento di usare il coltello, il quale per Akane era più un’arma che uno strumento da cucina; Ranma seppur temendo il peggio, glielo passò.

- Piano, mi raccomando. ‘Come non detto’ pensò subito dopo, osservando brandelli di insalata volare per aria sopra le loro teste- Fermati, così no!- gridò riparandosi.

- E perché? Stava uscendo bene secondo me!- protestò imbronciata.

- Ascoltami invece di lamentarti.- sbuffò lui- Prendi in mano una foglia e il coltello così…. Brava. Ora non devi avere fretta di tagliare, l’importante è che lo faccia nel modo giusto.- spiegò coprendo le sue mani con le proprie e guidandola nel movimento. Lei guardò attentamente, sentendosi avvampare al suo tocco rassicurante. Quindi proseguì da sola quando la liberò dalla presa.

- Meglio.- sorrise soddisfatto. La giovane, non senza qualche protesta ogni tanto, proseguì sotto le sue istruzioni; entrambi erano così attenti alle sue azioni, al punto che non si accorsero delle dita che fecero capolino dalla finestra e rapidamente versarono qualcosa sull’insalata nel lavandino, prima di volatilizzarsi.

Era il tramonto quando finirono e Akane incantata si ammutolì a guardare quell’insalatiera colma fino all’orlo di verdure poco invitanti. Soddisfatta come non mai e convinta di aver fatto un buon lavoro, si girò verso Ranma, in attesa di un giudizio; il ragazzo da parte sua si accarezzava la nuca con una mano, pensando a un modo per non demoralizzarla:

- Oh, beh… forse poteva uscire meglio come aspetto, ma non è tanto importante.

Lei si rabbuiò un poco, per una volta si sarebbe aspettata un bel complimento, ma… in effetti non era un’opera d’arte, anche se la scocciava ammetterlo.

- Dovremmo assaggiarla, a te l’onore?- propose lui con ironia malcelata.

- Sono sicura che è buonissima!- esclamò infastidita Akane, infilzandone bruscamente un po’ con la forchetta, facendo arretrare il fidanzato. Almeno, nel caso fosse stata schifosa, non se la sarebbe presa con lui per avergli detto la semplice verità.

Gli occhi della ragazza si spalancarono per la sorpresa.

- Come ti sembra?- chiese curioso, non sapendo come interpretare quell’espressione.

- Sembra… buona.- rispose imbambolata.

- Davvero?!- esclamò lui incredulo a bocca aperta.

- Prova anche tu!- replicò, imboccandolo a forza e mancando per poco di strozzarlo.

Ranma tossì nel tentativo di riprendere fiato, i suoi modi rozzi non cambiavano mai… ma il sapore di quello che aveva preparato era… abbastanza decente. Akane, entusiasta, non gli diede il tempo necessario a rialzare il capo che gli lanciò le braccia al collo.

- E questo, per cos’è?- mormorò impacciato.

- Grazie.- rispose lei staccandosi velocemente: visto la sua reazione poco calorosa, la giovane cercò di ridarsi un contegno, ma un dolore improvviso allo stomaco, molto più forte di quello provato minuti prima, la immobilizzò d’un tratto, seguito immediatamente dal senso di nausea.

- Che ti succede ora?- fece il ragazzo.

-… Nulla, vado in bagno, torno subito.- lo tranquillizzò, uscendo velocemente dalla stanza.

Akane si sciacquò ripetutamente il viso per scrollarsi di dosso quella debolezza fastidiosa, ma non fu sufficiente; quindi diede uno sguardo alla propria immagine riflessa nello specchio, giudicandosi pallida come un cencio. Vedendola in quello stato, Ranma avrebbe continuato a farle domande e a preoccuparsi, mentre lei voleva evitare che si mettesse in ansia per colpa sua; dall’ “avventura” con Safulan, infatti, la ragazza aveva la netta impressione che fosse diventato iper-protettivo nei suoi confronti. Ma d’altra parte, se non si fosse spicciata a tornare da lui, sarebbe venuto a cercarla.

*

Una cinesina scrutava intensamente l’interno del bagno da dietro la finestrella aspettando il momento, che era certa non sarebbe tardato, di irrompere in casa Tendo e dichiarare come suo legittimo fidanzato Ranma. Vide il maschiaccio chinarsi sul lavandino, ma solo per passarsi l’acqua sul viso tenendo una mano posata sullo stomaco: qualche effetto iniziava già ad avvertirlo allora, la polvere stava funzionando. Shampoo non rimase troppo interdetta quando la rivale andò via barcollante perché, se dopo un paio di minuti si era sentita male, nel giro delle successive 24 ore avrebbe potuto solo peggiorare ancora di più. Ridacchiando soddisfatta si ripromise di tenerli sotto sorveglianza per tutto il giorno e la notte, magari dandosi il cambio con la madre, pronta a immortalare il momento della verità in qualunque modo.

*

Akane si aggrappò di peso alla maniglia dell’antibagno, indecisa sul da farsi, mentre un’altra fitta la tormentava, e l’aprì senza far rumore, abbastanza da ritrovarsi di fronte l’oggetto delle proprie riflessioni.

- Stai diventando appiccicoso, lo sai?- disse lei scuotendo la testa- Mi segui anche qui?- proseguì guardandolo negli occhi. Ranma non replicò nulla, rimanendo a braccia conserte poggiato contro il muro; appariva preoccupato, nonostante la sua posa sicura volesse dimostrare tutt’altro, quasi fosse passato di lì per caso.

- Non è stata l’insalata, anch’io l’ho mangiata ma sto bene.- rispose semplicemente dopo un po’, raddrizzandosi e abbandonando le braccia lungo i fianchi.

- Guarda che non mi è successo niente.- negò Akane atteggiandosi nel modo più normale possibile, cercando di ignorare il dolore.

- Ti si legge in faccia.- insistette.

- Sto bene, lasciami in pace!- gridò infastidita- Posso… posso anche picchiarti se non ci credi.

- Violenta in ogni situazione eh?- fece beffardo, mettendosi in posizione di difesa.

- Io… prendi questo!- urlò di nuovo lanciandogli la prima cosa che le capitò sotto mano, precisamente il cesto dei panni da stirare, ma dopo di questo, dovette sorreggersi con tutte le proprie forze allo stipite per non perdere l’equilibrio.

L’occhiata di disapprovazione che ricevette dal fidanzato la disarmò.

- Se non vuoi ammettere che stai male, facciamo pure finta di nulla, ma al termometro e ad una coperta non scappi. Dai, sali su.- la incitò pronto a prenderla sulla spalle, lei restò immobile:

- So camminare.- affermò altezzosa.

- Oh, bene, seguimi in sala da pranzo allora.- disse rialzandosi istantaneamente e incamminandosi lasciandola indietro.

- Brutto cretino…- borbottò lei mentre avanzava con una mano contro il muro del corridoio e vedeva il mondo girarle intorno, finché non fu costretta a fermarsi a riprendere fiato e piegarsi in due. Iniziava a vedere nero, ma si rifiutava categoricamente di svenire; s’impose piuttosto di respirare profondamente, sedendosi a terra frustrata.

- Non ce la faccio…- disse debolmente, mettendo da parte l’orgoglio per un attimo e chiudendo gli occhi, ma nessuno arrivò; si chiese se non avesse parlato troppo a bassa voce- Vieni qui!- ritentò, ma si rese conto di aver emesso un suono comunque flebile. Riaprì gli occhi, decisa a rimettersi in piedi, ma vide solo il nero. Provò a sbattere le palpebre più volte, in fretta, ma il risultato era sempre quello, continuava a non vederci; non aveva mai sofferto di pressione bassa e per un momento valutò la possibilità… ma stava durando troppo per quanto ne sapeva… sgomenta, aderendo con la schiena al muro, si rialzò e fece un altro paio di passi, prima di crollare ancora. Questa volta il ragazzo udì il rumore sordo di una caduta e si precipitò a vedere cosa fosse successo, trovando la fidanzata stesa a terra.

‘Che mi è saltato in testa?!’ rifletté accovacciandosi vicino a lei.

- Ti sei fatta male?- domandò girando supino il suo corpo tremante e raccogliendolo fra le braccia.

- Sei tu Ranma?- chiese la giovane disorientata stringendosi alla casacca mentre veniva sollevata.

- E chi sennò?- disse confuso, mantenendole la testa, fin quando non la posò su qualcosa di morbido.

- Perché te ne stai a occhi chiusi?- esclamò il ragazzo.

- Prima li ho aperti, ma non vedevo nulla.- rispose l’interessata con voce atona, ricacciando indietro le lacrime che le stavano già bagnando le ciglia. Ranma rimase impietrito a quelle parole.

- Non fare scherzi stupidi.- ribatté scosso- Riprovaci, non sarà niente.

- Ok…- mormorò lei prendendo coraggio nel sollevare le palpebre, restando a occhi bassi. Il ragazzo interruppe il silenzio pesante:

- Allora?

- Non vedo ancora.- dichiarò la fidanzata priva di emozione, percependo solo il vuoto che la circondava e la stoffa sulla quale si trovava- Ti puoi avvicinare?- lo pregò avvertendo il panico farsi strada dentro di lei. Voleva toccarlo, aveva bisogno di sentirlo accanto, doveva accertarsi della sua presenza, non voleva restare sola. Non sapeva cosa le stesse accadendo e per quale motivo, ma sicuramente era terrorizzata all’idea di ritrovarsi senza nessuno.

Il diciannovenne le si accostò, sfiorandole una mano fredda.

- Sono qui.- cercò di rassicurarla nel tono più calmo possibile; non poteva farsi prendere dal panico proprio lui- Ti passerà, stai tranquilla.- seguitò, mentre la giovane distendeva le braccia nel tentativo di definire la sua figura con le dita. Il ragazzo si avvicinò ulteriormente per lasciarla fare, intimorito nel vedere un liquido luccicante formarsi agli angoli dei suoi occhi semichiusi.

- Ho paura.- ammise infine lei, nel ritirare i palmi imbarazzata.

- E’ colpa mia, ti ho lasciata camminare da sola peggiorando la situazione.- si rimproverò.

- Penso sarebbe successo comunque invece.

- Ma ti ho anche fatta cadere.- aggiunse- Mi sono comportato da idiota, hai il diritto di picchiarmi quanto ti pare.

- No io… Ranma, abbracciami e basta.- gli sussurrò sbrigativa, deglutendo a fatica per la sfacciataggine della propria richiesta, la quale non passò inosservata all’artista marziale che si stupì arrossendo.

- Dopo quello che ti ho fatto, vuoi ancora?

- Sì, se non ti dà fastidio.- mormorò.

Il ragazzo la osservò restare immobile e ad occhi chiusi in quei vestiti eccessivamente grandi, che la facevano sembrare una bambina, in attesa di una sua decisione.

- Va… va bene.- rispose semplicemente nello spingerle le spalle e unire il suo petto al proprio, quindi le passò un braccio intorno alla vita.

- Sto meglio così.- affermò la ragazza sollevata, riconoscendo l’incavo del suo collo e poggiandovi la fronte, facendolo avvampare del tutto.

- D-dovremmo andare dal dottor Tofu per una visita.- propose Ranma, nel disperato tentativo di mantenere la lucidità.

- Tra poco…- disse la sua interlocutrice con un filo di voce, raggomitolandosi mentre la nausea diminuiva e mettendosi in ascolto dei battiti rapidi del compagno.

- A-akane…- la chiamò fissandola incantato, sforzandosi con sempre più difficoltà di non baciarla.

- D’accordo d’accordo, andiamo!- fece la ragazza sbuffando, avendo interpretato male il senso di ciò che aveva appena udito; quindi si tirò indietro volendo sottrarsi alla sua presa, ma quest’ultima non si era allentata affatto e perciò non ci riuscì.

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Capitolo 14
*** Una visita movimentata ***


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13°cap.

***

- Che c’è, hai cambiato idea?- chiese stranita Akane al ragazzo che non accennava a lasciarla.

- …Eh? No no, stavo solo… insomma, ti devo portare io, no? Dove vorresti andare senza vederci un tubo?- se ne uscì lui in malo modo, essendo stato strappato bruscamente dalle sue fantasie. Detto questo, la riprese in braccio portandola fino all’ingresso, per poi aiutarla a infilarsi scarpe e cappotto; dopo averla imitata, la fece salire sulla propria schiena e in un attimo si ritrovarono immersi nell’aria gelida.

- Tieniti forte.- l’avvisò Ranma, attendendo di sentire le sue dita e le sue gambe stringersi a lui, prima di prendere la rincorsa e saltare da un muretto al tetto di una casa.

- Ranma, va più piano.- gli chiese la fidanzata in una nuvoletta di vapore, mentre dava uno strattone alla treccina che le dondolava accanto al viso- Potrei vomitare sul serio se continui così.

Il giovane gemette contrariato, ma rallentò immediatamente l’andatura saltellante, dopo aver passato appena qualche tetto, e atterrò agilmente sul marciapiede.

- Non tirarmi più il codino!- sbraitò non appena ebbe toccato terra.

- Perché mai?- fece lei con atteggiamento innocente.

- Come perché! Mi hai fatto male e per poco non scivolavo, certo che a volte sei proprio cretina!

- Ehiehi… calmati!- reagì Akane- Te la prendi per niente.

- Senti chi parla.- replicò lui camminando spedito.

- Uff, non sono in vena di litigare se è questo che vai cercando. Finiscila.

- Ma guarda un po’…- continuò a borbottare il suo interlocutore come una pentola di fagioli, finché non giunsero davanti allo studio del medico e la fece scendere.

- Hai pensato a come dobbiamo comportarci col dottor Tofu? Anche se di lui ci si può fidare, potrebbe sfuggirgli qualcosa con gli altri.- esordì nervoso.

- Mi deve visitare, credi che non si accorgerebbe del fatto che non sono… incinta veramente?- rispose la ragazza.

- Magari sarà meglio non fargli affatto questi discorsi.

-… Però se qualcuno andasse a chiedergli informazioni per smascherarci… no, gli spiegheremo tutta la situazione così non gli mentiremo e saremo al sicuro.

- Speriamo bene.- annuì quello convinto, andando a suonare il campanello.

- Ehi!- lo richiamò la giovane che indugiava metri indietro.

- Cosa?- fece Ranma voltandosi appena.

- Torna qui!- disse alterata- Mi… mi devi dare la mano.

- Oh, giusto, scusa.- ribatté l’altro in imbarazzo, agguantandole frettolosamente un polso e trascinandosela dietro.

- La gentilezza è il tuo forte!- sbuffò lei in un ambiente di nuovo tiepido, udendo la porta chiudersi cigolando.

- Ma che avrai sempre da lamentarti.- le rispose il compagno bussando ad una stanza.

- Avanti, prego.- disse una voce matura dall’altra parte, che si fece più chiara una volta passata la soglia.

- Oh, buonasera! Cosa vi porta qui ragazzi?- domandò l’uomo alzandosi in piedi per andar loro incontro con un sorriso.

- Vede dottore, questo maschiaccio avrebbe bisogno di una visita. Ci dispiaceva disturbarla ma è urgente.- parlò il ragazzo.

- Nessun disturbo, qual è il problema?- chiese lui, incuriosito alla visione alquanto insolita dei due che si tenevano per mano mentre l’una tirava un violento calcio all’altro.

- Ho iniziato improvvisamente ad avere nausea e mi sono mancate le forze, per di più ora ci vedo solo nero.- elencò la giovane Tendo mentre staccava un piede dalla guancia colpita del fidanzato.

- Capisco, vieni a sederti. Faremo qualche controllo.- disse pensieroso il dottore, quindi indossò il camice e si sistemò gli occhiali sul naso… in ogni caso l’energia non pareva mai mancarle del tutto, rifletté divertito; nel frattempo Ranma accompagnò l’interessata fino al lettino.

- Dovresti toglierti il cappotto e la maglia Akane.- aggiunse tranquillamente- La aiuti tu a spogliarsi, Ranma?

- Eh…??!- sobbalzò lui.

- Che? Ci riesco benissimo anche senza vedere! Come le vengono in mente certe idee dottore?- si scaldò la giovane sbottonandosi a casaccio il cappotto e sistemandolo su un braccio.

- Vado un attimo di sopra, torno subito. Intanto preparati, così faremo velocemente.- disse facendo finta di nulla, dopo aver frugato in un armadietto, per poi defilarsi.

La giovane stava annuendo quando si sentì il braccio alleggerito.

- L’appendo all’attaccapanni.- la informò Ranma; lei sedette prudentemente sul piano che toccava con le cosce, in attesa.

- Beh, non hai ascoltato il dottore?- se ne uscì lui, sorpreso della sua immobilità.

- Vorrei poter fare come ha detto, ma mi guarderesti.- rispose annoiata.

- Fosse la prima volta che ti vedrei!- esclamò con le mani in tasca, alzando gli occhi al soffitto. La giovane divenne rossa oltre l’inverosimile in pochi istanti:

- Brutto maniaco!- gli gridò, rimpiangendo di non poter sapere da che parte colpire.

- Se ti dà tanto fastidio, me ne vado. Non me ne frega niente di guardare una racchia come te.- replicò punto sul vivo.

- Non ti credo.- ribatté lei ferma- Potresti approfittarne per fare quello che vuoi.

- Sei stata tu a saltarmi addosso qualche ora fa, te ne sei già dimenticata? E io sarei il pervertito!- urlò il ragazzo agitato.

- Di certo non ti dispiaceva di stare con questa racchia, ammettilo!- si difese la giovane, serrando i pugni e finendo per zittirlo. Un profondo imbarazzo ebbe il potere di bloccare la gola di entrambi. Aver fatto qualche passo avanti li aiutava solo a trovare nuovi motivi per litigare?

- Questa situazione è assurda.- affermò il diciannovenne, prima di fuggire in sala d’attesa e sbattere l’uscio dietro di sé.

Akane trasalì allo spostamento d’aria e al forte rumore.

- …Ranma?- provò a chiamare dubbiosa, ma non ebbe risposta. ‘Abbiamo esagerato tutti e due mi sa.’ pensò sgomenta; conoscendolo avrebbe preferito continuare a sbeffeggiarla piuttosto che andarsene.

Qualche minuto più tardi il dottor Tofu rifece la sua comparsa.

- Eccomi qui, scusa per l’attesa.- le disse avvicinandolesi- Ho visto che Ranma è in sala d’aspetto, come mai?

- L’ho cacciato.- rispose la ragazza secca, mentre si sfilava la maglia e la poggiava dietro la schiena.

- Allora, dicevi di non vedere.- cambiò discorso l’altro.

- Sì.

- Apri gli occhi e guarda verso l’alto.- parlò, puntandole una lampadina contro, per poi accenderla e spegnerla- Ti sembra di notare qualche differenza?

- Mi pare.

- Fammi pensare… intanto sentiamo se il battito è regolare.- proseguì, ponendole le dita fra avambraccio e mano e premendo leggermente per alcuni secondi-… Perfetto.- concluse sistemandosi uno stetoscopio alle orecchie e poggiando l’estremità metallica all’altezza del cuore.

- Altri sintomi oltre a quelli che mi hai detto?

- No.

- Da quando sono iniziati?

- Giusto stasera, prima stavo bene.

- Hai fatto nulla di particolare?- volle sapere, deponendo lo strumento su un mobiletto.

- Ho solo mangiato dell’insalata… preparata da me, ma… non può essere stato quello, e poi cosa c’entrerebbe con la vista?

- Stavo pensando proprio il contrario invece: sostanze particolari una volta ingerite possono dare disturbi temporanei sia al sistema digestivo che all’apparato nervoso; è l’ipotesi più plausibile nel tuo caso.- spiegò il medico.

- Ma anche Ranma ha mangiato e non gli è successo niente.

- Probabilmente non è sensibile a quella sostanza quanto te. Facciamo un’analisi del sangue, magari riusciamo a individuare qualcosa di interessante.

- D’accordo.- acconsentì la ragazza.

Tofu le distese il braccio prelevandole del sangue con una siringa:

- Se attendi una decina di minuti, ti do i risultati.

La giovane Tendo annuì e indossò la maglia con calma, ma si rese conto che la nausea stava avendo nuovamente il sopravvento e questa volta non sapeva dove andare; si costrinse a pensare ad altro finché finalmente il dottore non tornò silenzioso e gli posò le mani sulle spalle:

- Akane.- la chiamò con un tono molto serio.

- S-sì?- domandò trasalendo.

- Ascoltami, devo darti una notizia.- proseguì, senza lasciarla.

- E’… è qualcosa di grave?- buttò lì la ragazza temendo il peggio; quel modo di parlare la turbava, non era da lui.

- Qualcosa di strano nel cibo c’era, ne sono certo, nonostante non sia riuscito a capire bene di cosa si tratti. Ma poi ho notato anche una quantità di gonadotropina corionica e…- si fermò, riprendendo fiato, creando un’attesa snervante.

- Cosa… cosa sarebbe?- balbettò Akane agitata- La prego, mi dica cos’ho!

- Piccola, non so come la prenderai, mi sento in difficoltà a dirtelo.- sviò scuotendo la testa.

Dall’altra parte delle porta, l’orecchio di Ranma era appiccicato al legno verniciato, nel tentativo di ascoltare il più possibile. Non ne poteva più di aspettare e inoltre l’esclamazione della fidanzata lo aveva richiamato all’attenzione.

- Aspetta, è meglio che faccia entrare anche Ranma.- propose il medico aprendo d’un tratto la porta, cosicché il ragazzo evitò per poco di schiantarsi a terra di faccia- Oh, pare ci stesse già ascoltando.- commentò accennando un sorriso.

Il giovane, ripreso del tutto l’equilibrio, si avvicinò al lettino a capo basso, evidentemente imbarazzato di essere stato scoperto.

Akane mantenne la sua espressione inquieta e Tofu capì di non poter più rimandare le spiegazioni.

- Per quanto riguarda gli occhi non preoccuparti, durerà al massimo fino a domani mattina, i disturbi non si protraggono a lungo.

- Oh, meno male, quindi passerà anche la nausea!- disse contenta lei.

- Quella… quella ci impiegherà più tempo.- la interdisse il suo interlocutore.

- Perché?- domandò il ragazzo col codino, alzando subito la testa.

- La presenza della sostanza che ho nominato prima nel sangue può avere una sola spiegazione: avrete un bambino.- rivelò l’altro in un soffio.

La stanza fu invasa da un tacito stupore, che si dipinse immediatamente sui volti dei due ragazzi. Ma durò poco: presto la risata nervosa di Ranma risuonò nello studio.

- Lei sapeva della messinscena e ha fatto finta di niente vero dottore? Ci ha voluto fare uno scherzo per averla disturbata a quest’ora. Beh, devo dire che è riuscito a farci impaurire, complimenti!- disse, spiazzando i presenti.

Akane avvertì il cuore batterle ad un ritmo furioso nel petto, sebbene fosse consapevole di quale sciocchezza avesse appena detto il medico di famiglia ‘Certo, è così!’, ma udire simili parole da altri le aveva provocato un’emozione tremendamente strana.

- Non so di cosa tu stia parlando Ranma, vi ho detto la verità.- rispose lui alzando un sopracciglio- Ne sono rimasto stupito, non immaginavo che il vostro rapporto si fosse sviluppato fino a questo punto.- disse apparendo confuso.

- Dottore, la finisca.- intervenne la ragazza oramai arrossita.

- E’ l’analisi che lo dice, non sto inventando nulla.- rispose accigliandosi mentre rifletteva- Forse… forse non avevate intenzione di diventare genitori tanto presto, posso comprendervi. Ma spero proprio tu non voglia abortire Akane, perché in quel caso non ti potrei aiutare, mi dispiace.

- Eh?... C-cosa?! Abortire?- ripeté lei scombussolata. Il giovane che le stava di fronte boccheggiò come un pesce fuor d’acqua, credendo di stare per soffocare.

*

- Coooooosa?!!- gridò con voce stridula la giovane cinese in ascolto, rimanendo scioccata almeno quanto i due fidanzatini all’interno e creando uno squarcio nella parete - Questo è tloppo!- proseguì utilizzando quanto fiato aveva in gola, inducendo i tre a fissarla intensamente mentre avanzata trascinandosi a fatica sui piedi: la testa era chinata in avanti, le mani, strette nei pugni che avevano frantumato il cemento, le tremavano visibilmente e le gambe vacillavano, pronte a cedere da un momento all’altro. E così infatti avvenne, riducendola in ginocchio.

- Hai supelato ogni limite lagazza-maschiaccio, ti sei fatta mettele incinta solo pel falmi un dispetto!!- si sfogò, additando Akane con sdegno- Ecco pelché non hai vomitato!

- Perché dici che avrei dovuto vomitare?- domandò l’interessata, sostituendo lo shock provocatole dal sentire la sua voce con il sospetto.

- La polvele ti avlebbe dovuto fale questo effetto se non fossi stata incinta… maledetta!- l’accusò furiosa- Ma ola ti falò fuoli una volta pel tutte, ne ho abbastanza di te.- fremette rialzandosi, per poi scagliarsi contro di lei a tutta velocità.

Ranma ebbe i riflessi abbastanza pronti da frapporsi tra loro due e bloccare saldamente i polsi di Shampoo.

- Smettila di difendella!- protestò la cinesina strattonandosi per portare a termine il suo attacco, ma fu ostacolata di nuovo dal ragazzo, che si parò a fronteggiarla dando le spalle ad Akane.

- Non la toccherai, o ti giuro che questa volta non avrò scrupoli a farti del male.- replicò lui.

- Quindi la plefelisci a me?- ne dedusse la giovane stizzita.

- Io… semplicemente non sei te che voglio sposare, sia chiaro una volta per tutte.- bofonchiò irritato, rilasciandola e dandole quindi una leggera spinta in modo da farla arretrare; la cinesina abbassò le mani e volse lo sguardo violetto da un lato:

- No, tutto questo…- mormorò mostrando un sorriso ironico-… non è giusto!- finì mentre si abbassava e buttava d’improvviso in avanti, con le dita rigide puntate verso lo stomaco di Ranma. Il ragazzo, che credeva di averla calmata abbastanza, solo grazie alla propria agilità schivò l’attacco; d’altra parte la rivale ne fu felice, infatti stirò ancor più le labbra mentre colpiva il suo vero bersaglio.

Akane non poté reagire se non quando la rivale le stava già affondando il colpo, facendola precipitare all’indietro dal lettino; allora la ragazza dai capelli corti cercò di attutire la caduta, ma col solo risultato di evitare di sbattere violentemente la testa. Il dottor Tofu accorse ad aiutarla, mentre una stria rossastra compariva sulla maglia chiara.

- Ranma.- parlò rivolto al giovane allarmato- Resta concentrato, ne avrò cura io nel frattempo.

- Lei dottole si falà i fatti suoi!- ribatté immediatamente Shampoo, sfilando come per magia da una manica un paio di foto della maggiore fra le sorelle Tendo e facendole volare fino alle lenti dei suoi occhiali; Tofu restò stordito e s’impietrì senza muovere più un muscolo, seduto in posa statica, mentre Akane si raggomitolava sul pavimento strizzando le palpebre.

- Dannazione!- esclamò il giovane, indeciso sul da farsi.

- Lasciala pule stale, olmai il bambino l’avlà pelso.- disse con aria soddisfatta la cinesina- Pelciò…- stava proseguendo convinta, quando una secchiata d’acqua la investì in pieno da dietro le spalle, così da trasformare le sue parole successive in un miagolio incomprensibile e l’espressione dell’artista marziale, prima furiosa, in terrorizzata.

- C-c-cosa succede?!- gridò allontanandosi con un balzo, sentendo il sudore scivolargli lungo il collo.

- Non potrà più fare nulla così.- esordì la voce di Mousse, mentre il suo proprietario entrava a passi decisi attraverso lo squarcio della parete- Prendi la tua fidanzata e portala a casa.- continuò indicandogli l’uscita.

- Mousse?- balbettò il suo interlocutore, senza poter evitare di lanciare un’occhiata all’animale dal pelo ritto che si trovava vicino a propri piedi.

- La terrò d’occhio.- lo rassicurò- Tu vai prima che…

Il ragazzo con gli occhiali venne a sua volta interrotto dalla forma maledetta di Shampoo, la quale gli si avventò contro rabbiosa per graffiargli il viso; non appena il cinese se la diede a gambe, la gattina si rivolse a squadrare nuovamente Ranma, che era intento a risollevare Akane da sotto le braccia. Il piccolo felino saltò rapido riuscendo ad aggrapparsi con le unghie alla sua schiena e, quando il ragazzo provò a scacciarlo, andò a finire sulla sua testa, per poi affacciarsi ad osservarlo negli occhi dall’alto. Il diciannovenne a quella vista emise un urlo strozzato e si sentì svenire dopo poco… in realtà sprofondò in uno strano stato di dormiveglia, durante il quale la paura per i gatti spariva, lasciando il posto al puro istinto di sopravvivenza e di protezione per la sua “padrona”.

Shampoo miagolava nel momento in cui Ranma se la scrollò di dosso con un movimento brusco e le si mise di fronte a quattro zampe, soffiando minacciosamente e avanzando con sguardo feroce; la bestiola in quella situazione decise prontamente di battere in ritirata e corse via, inseguita dal ragazzo finché non fu uscita dal cortiletto. Ranma aspettò che la gattina rosa sparisse nell’oscurità, prima di tornare indietro dalla padrona: si avvicinò lentamente e, nel vederla posarsi un palmo sull’indumento insanguinato, le leccò appena il dorso della mano, provocandole un gridolino di sorpresa e uno scatto in posizione seduta.

- Cos’è?!- esclamò atterrita, ritirando le dita alla sensazione umida che aveva appena avvertito. Nessuno le diede risposta e fu presa dal panico.

- Qualcuno… chi c’è?- domandò respirando profondamente, in modo da contrastare i battiti impazziti.

- Miau.- fece il fidanzato di punto in bianco, quindi strusciò la testa a sfiorarla.

- Oh, cavolo.- mormorò lei sconvolta- Stai facendo finta, non può essere che proprio ora ti sia successo.

- Miao, miao.- rispose Ranma senza ovviamente intendere le sue parole, bensì continuò a sfregare affettuosamente la guancia.

- Adesso sono nei guai. Se non riesco a farlo tornare normale non sono nemmeno in grado di camminare… che situazione! E’ ci mancava quest’altro dolore, deve avermi ferita quella pazzoide.- si lamentò sbuffando.

Il falso felino avvertì l’intonazione scoraggiata di Akane e decise di accucciarsi sulle sue gambe distese per confortarla:

- Ancora meglio!- borbottò sarcastica la giovane ‘Devo farlo tornare in sé, è l’unica soluzione’ pensò sospirando, per poi cercare la testa che le pesava sul grembo.

- Ah, eccoti qui.- sussurrò nel lambire la pelle del suo naso e risalire verso la frangia di capelli soffici, in risposta ricevette un suono simile a quello delle fusa e il ragazzo si sistemò meglio annusandole l’avambraccio.

- Buono gattino… ci sono io con te… fa la nanna.- tentò di calmarlo, accarezzandogli casualmente la nuca- Se fai il bravo andrà tutto bene.- proseguì arrossendo, nell’avvertire il suo soffio tiepido giungerle sul collo e rendendosi conto di come non fosse più disteso. Che caspita stava facendo? Sì, non sarebbe stata la prima volta che la baciava sulle labbra; inoltre, dopo tutto quello che era successo, era da considerare una sciocchezza, soprattutto dal momento che si stava comportando da gatto ma… era più forte di lei, non riusciva ad accettare una cosa del genere, la imbarazzava da morire.

- Sta, sta giù!- gli ordinò a stento, prima di accorgersi che il ragazzo aveva già poggiato delicatamente il mento su una sua spalla e respirava quieto. Lei deglutì nervosamente, immobile nella speranza che l’altro si stesse addormentando; così infatti stava accadendo e presto Ranma si ritrovò nel mondo dei sogni.

Passarono circa cinque minuti di totale silenzio, dopodiché la ragazza lo udì mugugnare qualcosa di indefinito e senza rendersene perfettamente conto lo strinse: avrebbe desiderato guardare la sua espressione tranquilla, ma non le era possibile. Le riflessioni della giovane mutarono del tutto nell’istante in cui un paio di labbra toccarono il suo collo, iniziando a baciarlo lentamente, ma con un tale fervore da provocarle un brivido e impedirle di parlare.

- Hmm… Akane…- farfugliò lui con voce roca.

- Ma che diamine fai?!- sbraitò infine l’interessata divenuta bordeaux, facendolo volare dall’altra parte della stanza grazie ad un pugno ben assestato. Ranma sbatté la testa contro il muro e schiuse gli occhi dolorante, andando a massaggiarsi il punto in cui presto sarebbe spuntato un bernoccolo.

- Si può sapere che succede?- borbottò alzandosi faticosamente in piedi; sentiva le gambe indolenzite.

- Maiale, non pensi ad altro!- lo rimproverò lei accigliata.

- Di cosa staresti parlando? Mi sono appena svegliato e già cominci.- rispose infastidito, andandole accanto.

- Mi stavi… stavi… oh, lasciamo perdere!- replicò rassegnata, evidentemente non era cosciente delle sue azioni fino a poco prima, inutile discuterci; cosicché, senza aggiungere altro, cercò sdegnosamente di risistemarsi una delle due maniche più scesa dell’altra.

***

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Capitolo 15
*** La donna sotto la neve ***


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14°cap.

***

Una donna, seduta sul letto, si manteneva la testa fra le mani, completamente immersa nei propri pensieri. Il senso di colpa le gravava sulle spalle, mentre cercava di scacciarlo; cercava una buona motivazione per ciò che aveva fatto, ma la menzogna che aveva sparso era pericolosa, soprattutto nei confronti di quella ragazza che neanche conosceva, Akane… certo, se questa non si fosse imposta come uno ostacolo fra Shampoo e Ranma, non sarebbe mai arrivata a tanto. Ma dopotutto non era stato un bene anche per quei due? Aveva potuto risparmiare una brutta esperienza sia a sua figlia che agli altri ragazzi… o forse no, forse aveva peggiorato ancora di più la situazione. La coscienza non le dava tregua e ora non sapeva più cos’altro fare: lasciare che tutto si svolgesse come previsto o porre un qualche rimedio finché era in tempo?

Chiuse gli occhi con un sospiro. Quindi, animata da una rinnovata determinazione, smise di tormentarsi le mani e si alzò, lasciando che la porta della camera si chiudesse dietro di lei.

*

Ranma si sedette a gambe incrociate accanto alla ragazza, la quale, scostando casualmente un braccio, rivelò la zona macchiata di sangue, attirando il suo sguardo accigliato.

- Maledetta Shampoo…- commentò lui agitato a bassa voce- Ti fa molto male?- chiese rivolto alla ragazza impallidita.

- Solo un po’.- rispose mentre si premeva una mano contro, ma subito quest’ultima fu allontanata dalla presa di qualcuno.

- Non toccarla, potrebbe infettarsi.- la bloccò, per poi sollevarla e rimetterla stesa sul lettino- Provo a dare una smossa al dottor Tofu.- disse bruscamente.

- Aspetta un attimo.- lo chiamò senza staccarsi da una manica- Riguardo a quello che ha detto prima…

- Cosa? Non ricordo.- fece l’interessato con aria distratta.

- Stupido, riguardo al fatto che io… che noi… che sia incinta insomma!

- Ah, quello…- mormorò di rimando, mentre cercava impaziente di liberarsi dalle sue dita.

- Sì. Volevo solo che tu sapessi…

- Lascia stare, per ora non voglio sapere proprio nulla.

- Ma come!

- Ho detto dopo.- replicò scandendo freddamente le parole; in quel momento allontanò con uno strattone la sua mano, senza alcuna delicatezza, abbandonandola sul piano e gelandole il sangue nelle vene. Akane fu presa dal panico, consapevole di come probabilmente lui fosse già saltato a delle conclusioni assurde, o non si sarebbe spiegata in altro modo quel comportamento; ormai lo conosceva fin troppo bene per non intuirlo.

- Dottore, si svegli…- lo chiamò il ragazzo col codino, tirando via le fotografie dalle lenti appannate, ma l’altro non diede alcun segno di vita-… dottoreee!!- ripeté urlando deciso in un orecchio dell’interessato. La sua voce irritata rimbombò per alcuni istanti nel condotto uditivo del povero medico, il quale comunque parve riprendersi; infatti sbatté disorientato le palpebre.

- Eh… che diavolo…?- balbettò assorbendo l’immagine della stanza e delle persone attorno a sé. La testa gli girava come se fosse ubriaco.

- Shampoo è andata via, può controllare le condizioni di Akane?

- Ah, bene…- rispose volgendosi imbambolato in alto, in direzione della giovane- Controlliamo subito.- si decise mettendosi in piedi, per poi dare una lucidatina agli occhiali e indossarli di nuovo.

Ranma nel frattempo andò a sedersi in un angolo della stanza, sistemandosi a braccia conserte.

Il medico sollevò la maglia della ragazza fin sotto il seno, scoprendo la ferita sottile che le attraversava obliquamente l’addome; il respiro era molto irregolare.

- Sta pure calma, si tratta di una ferita superficiale.- la tranquillizzò ripulendola del sangue, per poi passarvi sopra un batuffolo intriso di disinfettante. Gli occhi della ragazza si inumidirono visibilmente.

- Sei alle prime settimane, una caduta e un graffio non avranno fatto niente al bambino.

Akane si morse il labbro inferiore, scuotendo piano la testa. Doveva trattenersi, non aveva senso iniziare a piangere per una sciocchezza… sì, Tofu stava dicendo solo sciocchezze, lei non aspettava un figlio da nessuno, non aveva mai fatto nulla perché potesse accadere realmente… eppure lui sembrava così convinto… Ranma era convinto… persino Shampoo! Solo lei stessa era sicura del contrario e tutto pareva volerle andare contro; persino quella polverina che avrebbe dovuto far apparire chiara la verità, non aveva funzionato correttamente. E ora come dimostrare ciò che pensava? Come provarlo? Desiderava prendere a schiaffi il fidanzato in quel preciso momento: doveva essere più stupido di quanto pensasse se aveva creduto senza difficoltà ad una cosa assurda come quella.

- Basta!- esclamò di punto in bianco, alzandosi in posizione seduta, senza far troppo caso alla sensazione completa di malessere che l’attanagliava.

- Che ti succede?- chiese sbigottito il medico, non riuscendo a capire da dove provenisse una reazione tanto violenta. La giovane non lo ascoltò nemmeno, piuttosto con sorpresa si rese conto di poter distinguere delle ombre sfocate: la vista stava lentamente tornando per fortuna; aveva la possibilità di provare a camminare da sola e magari di andarsene da quella stanza di pazzi… non sapeva quanto avrebbe ancora retto a tutti quei controsensi, doveva scappare, aveva il bisogno di sfogarsi assolutamente, non poteva aspettare oltre. In pochi attimi era in piedi e correva verso la sagoma della porta; qualche attimo dopo però, un familiare profumo di bagnoschiuma si scontrò con le sue narici, mentre quelli che sembravano il busto e le braccia di un uomo le impedivano di proseguire oltre.

- Ranma, vattene.- gli intimò tentando di spingerlo via, ma senza risultati. Il fidanzato rimaneva fermo e impassibile come una statua di pietra, fissandola di sottecchi.

- No.- si rifiutò lui con una semplicità disarmante.

- Spostati brutto idiota!- lo insultò ormai fuori di sé, prendendolo furiosamente a pugni contro il petto, ma l’avversario non fece una piega.

- Non so come sia successo… ma voglio perlomeno capire perché hai scelto un altro al posto mio. Spiegamelo!- la affrontò non riuscendo a reggere oltre quello spettacolo desolante e bloccandole i polsi sottili. Lei strinse ancora di più i pugni, strattonandosi ma senza potergli sfuggire. Allora si decise a parlare, liberando le lacrime che le offuscavano la vista già debole:

- Ma certo, secondo te sono una che… che fa certe cose con il primo che capita… in questi anni non hai capito nulla di me! Ti faccio schifo giusto? Ora hai trovato anche una buona scusa per lasciarmi. Perché altrimenti avresti creduto ciecamente a queste fesserie? Sì è così!

- No, non è così!- urlò il ragazzo scrollandola; il viso di un rosso acceso e le mani che gli tremavano, puntò gli occhi nei suoi e ripeté- Non è affatto così!! Io non voglio credere che sia vero, ma persino le analisi lo dicono e io che dovrei fare? Far finta di niente?

Il dottor Tofu osservava allibito la situazione: era convinto che non ci fossero dubbi sul padre. Akane era timida, una brava ragazza, e inoltre aveva sempre avuto la sensazione che volesse molto bene a Ranma; non riusciva a capire.

- Le analisi non possono essere esatte. Dimostrerò quello che dico in qualche altro modo visto che non mi credi.- affermò la diciannovenne privata di ogni forza.

Il ragazzo sospirò, scaricando un po’ di tensione.

- Guarda che voglio solo la verità, non c’è bisogno che spari bugie per non farmi dispiacere… potrei solo continuare a… a non odiarti in ogni caso.- disse riducendo la presa ad una carezza alla sua pelle.

- Ti ho detto come stanno le cose. Se non vuoi credermi, allora…- mormorò esitante lei, asciugandosi con una manica le guance dalle lacrime che continuavano a scendere incontrollabili. Ranma non distolse lo sguardo, abbattuto e incredulo.

- Possiamo fare un’altra analisi.- intervenne allora il medico in cerca di una soluzione plausibile- Magari la macchina ha letto dei valori errati e noi siamo qui a innervosirci senza motivo; è da prendere in considerazione la possibilità.

In quel momento si udì il suono del campanello e il dottor Tofu, sebbene sorpreso per l’ennesima visita a quell’ora della sera, si scusò per andare ad aprire di persona, poiché ormai aveva chiuso a chiave. Spalancato l’uscio, gli si presentò di fronte una signora dai capelli argentei che non aveva mai visto.

- Buonasera, ha bisogno di qualcosa?- domandò notando incuriosito l’abbigliamento insolito.

- In effetti sì. Vorrei…- mormorò quest’ultima in un giapponese stentato-… sapere se sono venuti da voi una coppia di ragazzi in queste ultime ore.

- Perché mai?- chiese incupendosi leggermente.

- Avevo intenzione di porgere loro le mie scuse.- disse inchinandosi con grazia.

- Signora, non credo di aver ben capito. Comunque entri o prenderà freddo; le offro una tazza di tè.- replicò l’altro confuso, mentre i primi fiocchi bianchi volteggiavano nell’aria; alcuni si erano già posati sulle spalle e il capo della donna, la quale a tali parole mostrò un sorriso di riconoscenza e si fece avanti.

- Potrei sapere i nomi dei ragazzi che sta cercando?- domandò lui quando si ritrovarono entrambi nella sala d’aspetto.

- Saotome Ranma e una certa… Akane se non sbaglio. Ho saputo che voi siete il loro medico e ho pensato appunto di venire. Devo raccontarvi delle cose prima che arrivino qui; è della massima importanza.

Il dottore sobbalzò, lasciando andare la maniglia.

- I ragazzi sono nel mio studio.- la avvertì- Potrà parlare direttamente con loro se lo desidera.- proseguì avvicinandosi all’altra porta, ma la sua interlocutrice lo fermò rapida.

- No vi prego, prima ho bisogno di capire cos’è accaduto fino ad ora.

- Lei c’entra qualcosa con quanto sta succedendo alla piccola Akane?- la interrogò accigliato.

- Esatto, cosa vi hanno raccontato?

- Mi dispiace, ma la privacy nella mia professione è fondamentale.- si rifiutò.

- Allora vi racconterò direttamente ciò che dovete sapere, purtroppo sono di fretta, farò a meno del tè che mi avete gentilmente offerto.

- D’accordo.- annuì Tofu, fin troppo turbato per insistere con le buone maniere.

*

- Io ti voglio credere.- disse in un sussurro Ranma, lacerando l’atmosfera pesante. Akane era ancora di fronte a lui, col viso disfatto rivolto in basso.

- Se me lo giuri ci credo.

- Quante volte te lo devo ripetere?- fece lei scocciata, nel tentativo di esprimersi con un tono fermo e dandogli le spalle- Non hai fiducia in me? Perfetto, l’importante è esserne consapevoli.- concluse scrollando le spalle con finta noncuranza e avvertendo la rabbia crescerle dentro.

- Akane…- cercò di rispondere- Anche se tu… se fosse vero…- iniziò, subito però fulminato da un’occhiata pericolosa- Ma… ok, quindi sarei… sarei felice di…

- Cosa?- lo incitò sospettosa, pronta a sferrare un colpo particolarmente potente di martello che, chissà come, si era materializzato.

- Hai detto che mi avresti aiutato… beh anch’io lo farò e poi…- proseguì sentendo il viso scottare sempre di più. La ragazza lo sbirciò da dietro le spalle, confusa: quel comportamento le provocava una tenerezza ora fuori luogo e, senza poterlo evitare, nonostante avesse provato ad impedirselo, addolcì lo sguardo per poi rigirarsi del tutto verso di lui.

Il giovane ammirò basito la sua espressione imbronciata e curiosa allo stesso tempo.

In quel mentre la porta si aprì di scatto, urtando contro la sua schiena, facendogli perdere l’equilibrio e gettandolo praticamente fra le braccia di un’Akane ammutolita. Il ragazzo strinse l’abbraccio per mantenere entrambi in piedi, ma lei non ricollegò direttamente le due azioni e reagì lanciando un gridolino di stupore.

- Ranma!- balbettò senza riuscire a capire cosa avesse intenzione di fare d’un tratto; le uniche cose che comprendeva con esattezza allora, erano il calore del suo viso sul lato del collo e le mani che la attiravano-… Mi vuoi ancora bene?

Il giovane col codino ristabilì il proprio baricentro qualche centimetro indietro, mentre la porta si richiudeva fulminea da sola; ma non lasciò andare la fidanzata.

- Non permetterei a nessun’altro di toccarmi.- parlò sempre lei respirando profondamente contro il torace.

- M-ma…- sussurrò l’altro in difficoltà, sudando freddo per il malinteso.

- Voglio stare solo con te.

- Akane! … Ma dici… sul serio?- chiese meravigliandosi del coraggio ritrovato per spiccicare qualche parola, ma maledicendosi per quanto aveva detto. La sua battuta non poteva certo definirsi intelligente rispetto ad una dichiarazione del genere; nonostante ciò, ebbe solo effetti positivi nella sua interlocutrice, la quale molto lentamente annuì, puntando lo sguardo colmo di speranza sul paio di pozze blu sfocate poco sopra di lei.

- Oh, capisco.- balbettò Ranma: ecco l’ennesima figura da scemo! Arrossito e maldestro come sempre, ci voleva davvero coraggio a rimanersene così, quando perfino Akane si era sciolta un po’. Colpa del sangue che gli dava alla testa.

Un bussare discreto fece allontanare con un balzo i due fidanzatini dalla loro posizione e, quando la porta fu spalancata, vi fece capolino il dottor Tofu. Quest’ultimo mostrava un’espressione dispiaciuta e stranamente intimidita.

- Scusatemi, non avevo intenzione di disturbare, ma non potevo più attendere.

- Ah, è stato lei ad aprire prima?- chiese il ragazzo sollevando un sopracciglio.

- Sì.

- Prima quando?- domandò la giovane spiazzata.

- Quando ti stavo per cadere addosso, dai!- esclamò il diciannovenne senza rifletterci.

- Perciò quando mi hai abbracciata… l’avevi fatto solo per quel motivo!- commentò posandosi un palmo su una guancia- E io che… che ti stavo parlando… tranquillamente.- mormorò poi arretrando smarrita.

- Ehi, che c’entra?- replicò il suo interlocutore agitato.

- Ragazzi, per favore, ascoltatemi. La questione è seria qui.- li richiamò il medico autoritario come non mai- Volete capire o no se e perché Akane aspetta un bambino?- fece puntando uno sguardo significativo sulla ragazza nervosa.

- Ha scoperto qualos’altro dalle analisi?- indagò lei sgranando gli occhi.

- No, ma ho capito il motivo di quei risultati. Vedete, poco fa, quando sono andato all’ingresso, mi si è presentata una signora che dice di essere la madre di Shampoo e mi ha dato una spiegazione plausibile.

Non aveva ancora finito la frase, che Ranma si era già catapultato in sala d’attesa, pronto ad aggredire chiunque vi trovasse.

Il giovane col codino scrutò intorno a sé, ma dovette constatare stizzito che non c’era nessuno… era colpa di quelle tre amazzoni se le stavano passando di tutti i colori. Non avrebbe mai rinunciato al proprio onore per combattere contro qualcuno molto più debole di lui, ma in qualche modo si sarebbe vendicato. Il sangue gli ribolliva nelle vene, mentre faceva dietrofront tornando sui suoi passi.

- E’ andata subito via, non aveva il coraggio di parlarvi direttamente.- lo riaccolse Tofu nello studio.

- Cosa le hanno fatto?!- sbottò Ranma disgustato.

- Le hanno somministrato un preparato cinese che…- stava rispondendo il dottore, ma il ragazzo lo interruppe di nuovo:

- Questo lo sapevamo già! Ma non ha vomitato, quindi…

Akane scosse la testa rassegnata: a quanto pareva, il medico era semplicemente venuto a sapere ciò che ancora non gli avevano raccontato loro.

- Ci dispiace, dovevamo spiegarvelo subito.- intervenne abbattuta.

- Non ti preoccupare.- le rispose Tofu gentile, poi, rivolgendosi a Ranma- E se tu mi facessi finire di parlare, farei prima.

Il giovane smise di brontolare e ricalò il silenzio.

- Dicevo, la polverina che le hanno dato non è quella che credete; infatti non ha né l’effetto né lo scopo dell’altra. E’ avvenuto uno scambio.- riprese fiato, osservandoli mentre aumentava il livello d’attenzione- La signora ha scambiato la polvere di Shampoo con una preparata da lei stessa e la figlia, senza rendersi conto della differenza, l’ha somministrata ad Akane.

La ragazza in ascolto rimase stordita e spaventata. Cosa le sarebbe accaduto ora, quali sarebbero stati gli effetti completi di quello che aveva ingerito inconsapevolmente? Come in risposta ai suoi dubbi, una contrazione violenta dello stomaco si propagò fino alla gola, provocandole un senso di nausea insopportabile; questa volta doveva assolutamente trovare il bagno. Senza spiccicare una parola, per paura di non riuscire a trattenersi, si defilò nella stanzetta comunicante con lo studio e vi si chiuse dentro.

**

Vi ringrazio per tutti i bellissimi commenti^_^ Mi fa piacere di essere riuscita a incuriosirvi ;P!

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Capitolo 16
*** Dei regali assurdi ***


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15°cap.

***

Il dottor Tofu bussò educatamente alla porta del bagno di servizio.

- Akane, come stai?

Ormai era passati almeno cinque minuti da quando la ragazza si era rinchiusa lì dentro in quel modo brusco e il medico iniziava a preoccuparsi seriamente. Un colpo di tosse venne dall’interno, seguito dalla voce debole dell’interessata:

- Sto per uscire...- rispose tirando lo sciacquone, qualche istante prima di abbassare la maniglia e farsi avanti nello studio, esponendosi alla luce fredda: carnagione bianca, quasi cadaverica… i due uomini la osservarono preoccupati. Tofu, che era il più vicino, si offrì immediatamente di aiutarla a camminare ma la giovane rifiutò scuotendo appena la testa.

- Non è successo niente di grave, lasci stare.- rispose, mentre si dirigeva a passo malfermo verso l’attaccapanni- E poi si è fatto tardi, è ora di togliere il disturbo- aggiunse prendendo fra le mani il cappotto e infilandoselo.

- Non vuoi fare altri controlli?- domandò il dottore stupito.

- No, io… sono sicura che passerà presto. Vorrei solo prendere un po’ d’aria. Se ci saranno altri problemi la informerò, d’accordo?

- D’accordo.- sospirò il suo interlocutore rassegnato- Però, al minimo sintomo non esitare, a qualunque ora.

Lei annuì, stirando le labbra in un sorriso spento.

- Ranma, vieni anche tu a casa o hai intenzione di rimanere qui?- fece quindi con aria stufa e le mani poggiate sui fianchi.

Il ragazzo, fino ad allora titubante, la raggiunse vicino all’uscio, per poi infilarsi anche lui il cappotto.

- Mi raccomando…- il tono autoritario del dottore li portò a voltarsi di nuovo entrambi-… state attenti, mi fido di voi.

- Certo. Grazie di tutto.- si accomiatò il giovane con un rapido cenno della testa, seguito a ruota dalla fidanzata.

Tofu rimase con sguardo impenetrabile a fissare la soglia semichiusa dello studio mentre i passi leggeri dei due iniziavano a risuonare per le vie deserte.

*

- Ha nevicato…- notò meravigliata Akane guardandosi intorno ed emozionandosi alla vista del velo bianco che ricopriva i tetti e il cemento della stradina in cui si trovavano.

- Già.- rispose inespressivo il compagno, sorpassandola durante il suo momento di immobilità.

- Che caprone.- commentò lei sentendosi automaticamente offesa da quel comportamento, fissando stizzita l’ampia schiena a poca distanza.

Il giovane si fermò e inclinò all’indietro la testa corrucciato:

- Adesso che vuoi?

- Nulla. Semplicemente non è possibile fare un discorso con te.- borbottò.

- Quello doveva essere un discorso?- inarcò un sopracciglio l’altro.

- No, ma poteva diventarlo, insomma… lasciamo stare!- disse infastidita riprendendo a camminare rapida, scossa dai brividi.

- Chi ti capisce è bravo!- scrollò le spalle Ranma, infilandosi le mani in tasca e seguendo come un’ombra la sagoma che si affrettava davanti a lui.

Dopo qualche minuto giunsero finalmente a casa.

Davanti al portone di legno c’era una grossa scatola gialla che, posta sotto la luce di un lampione, attirò subito la loro attenzione. La giovane incuriosita si stava avvicinando per prenderla, ma il ragazzo fu più veloce di lei e le sbarrò la strada, rubandogliela da sotto il naso e balzando via.

- Ehi!- si contrariò Akane- Almeno si può sapere per chi è?- domandò vedendo Ranma sfilare una bustina dall’intreccio di spaghi e aprirla.

- Cara Akane, mi trovo a Kyoto… tempo brutto… blablabla… sì pare che sia per te.- ammise lanciandole il foglietto che stava leggendo con poco interesse.

- Ah… è di Ryoga!- esclamò lei, una volta agguantato al volo il pezzo di carta- Chissà cosa ci manda stavolta… qui dice che è una sorpresa.- proseguì lanciando continue occhiate ai caratteri scritti in bella calligrafia- Strano non sia venuto a portarcelo di persona. C’è l’indirizzo lì?

Ranma rigirò lo scatolone fra le mani, osservandolo da varie angolazioni:

- No.

- Sarà venuto senza trovarci… mi dispiace, magari aveva bisogno di un posto dove dormire stanotte.- rifletté a voce alta.

- Figurati, sa come arrangiarsi un tipo come lui.- replicò tranquillamente il suo interlocutore, avviandosi per il cortile.

Akane indugiò sul posto, finendo di leggere la lettera e cercando di immaginare in quale luogo sperduto potesse trovarsi in quel momento il loro amico, quando un’aria allegra si fece spazio sul suo viso ‘Torna pure quando vuoi, speriamo di poterti ospitare la prossima volta che passerai di qua. Sei un amico affettuoso Ryoga, ti vorrò sempre bene.’ rispose mentalmente alla lettera, ripiegandola con cura nella tasca del cappotto.

Quando la ragazza raggiunse il fidanzato, quest’ultimo la aspettava impaziente nel corridoio.

- Beh, ti eri pietrificata là fuori o cosa?

- Ho semplicemente finito di leggere… ma dove l’hai messo?

- Di là in cucina, così ora l’apriamo.- disse voltato da tutt’altra parte, a braccia incrociate. Akane interpretò quell’atteggiamento come vagamente offeso e una scintilla di malizia le brillò nelle pupille:

- E chi ti dice che voglia aprire la scatola davanti a te?- chiese levandosi giacca e scarpe.

- … Come?... Perché mai non dovresti?- fece lui allarmato, rivolgendole di nuovo gli occhi.

- E’ personale, non so cosa contenga… potrebbe essere di tutto e magari…- sfumò la frase ad arte.

- Ehi, magari che? Ho… ho il diritto di vedere cosa ti arriva da quel rimbambito.

- Ora non insultarlo senza motivo.- rispose lei avvicinandoglisi minacciosa.

- Ah, quindi… questo significa… io…- farfugliò confuso e sbigottito da ciò che stava intuendo, arretrando un pochino. Sobbalzò nel vedere l’espressione di Akane trasformarsi completamente in pochi istanti, diventando all’improvviso dolce e comprensiva.

- Bene bene.- commentò lei dirigendosi in cucina con aria soddisfatta, lasciandolo in quello stato imbambolato.

Ranma si riscosse nel momento in cui udì un rumore di carta strappata e preso dalla curiosità andò in cucina anche lui.

- Mi prendi in giro brutto maschiaccio?- sbottò contro la giovane immobile di spalle, andandole accanto e sbirciando sul tavolo. Ciò che vide lo fece rimanere di sasso.

Poggiati accanto alla scatola di cartone c’erano due pupazzetti di gomma a forma di animale, un paio di scarpine di stoffa e un ciuccio decorato a orsetti… era uno scherzo? Lo sguardo del ragazzo si spostò sulle mani della giovane: un nuovo biglietto e una piccola statuetta buddista.

- E’ convinto anche lui… come gli sarà arrivata la notizia?- mormorò Akane, porgendo a Ranma ciò che impugnava. Il messaggio sulla striscia di carta era sintetico: in poche parole faceva i migliori auguri ad Akane per la gravidanza e affinché mettesse al mondo un bambino sano e bello, sperando che i doni le fossero piaciuti; come post scriptum minacciava il fidanzato di morte nel caso non si fosse preso cura di lei. Ranma lasciò scivolare sconvolto il foglietto dalle dita e poggiò sul piano la statuina benedetta.

La giovane appariva di nuovo bianca come un cencio e aveva le braccia abbandonate sul tavolo.

- Mah, è l’ultimo dei nostri problemi in questo momento!- esclamò abbassandosi sulle punte dei piedi, nel tentativo di incrociare il suo sguardo basso.

- Ma tutte queste cose… non possiamo tenerle.- disse lei scuotendo il capo.

- Perché no? Dopotutto ce le ha mandate in buona fede! Conserviamole.

- Appunto, non è giusto. A meno che tu… non voglia… aspetta, vorresti conservarle per quando noi…- rifletté, lasciando che i pensieri le tingessero le guance di cremisi, mentre lo guardava scombussolata.

- N-no… ehi, non farti strane idee, è che sarebbe un peccato! E poi, finché non verrà a trovarci comunque non potremmo ridargliele…- cercò di districarsi avvampando e nascondendo il volto sotto il bordo del tavolo.

- Va bene.- fece lei convinta d’un tratto.

- Uhm, cosa?- disse il giovane riemergendo appena.

- Terremo queste cose, anche perché se Ryoga si ripresentasse prima dello scadere della settimana, dovremmo fingere anche con lui.- rispose lisciandosi la stoffa di una manica-… Inoltre sarebbe da maleducati rifiutare delle cose tanto carine.- proseguì con una nota di entusiasmo, accostando le dita alle scarpine di una taglia improbabile, lunghe quanto il suo indice.

- Non sono adorabili?- esordì lanciandogli un’occhiata sfavillante, tanto da renderlo incapace di risponderle in malo modo.

- S-sì, certo.- sussurrò l’artista marziale deglutendo e rimanendo incantato mentre lei sognante esaminava la confezione con il ciuccio colorato all’interno.

- Mi farò insegnare da Kasumi a ricamare, così avrà le iniziali sulla copertina e il bavaglino…- parlò soprappensiero.

‘Poverino, spero non escano come le iniziali “ricamate” da Akane su quell’asciugamano…’ ricordò lui con uno strano disagio.

- Imparerò a cucinare e lo imboccherò…- proseguì imperterrita.

‘ Non vorrà avvelenarlo spero.’

- E quando sarà ora di dormire gli canterò la ninna nanna… se non dovesse funzionare dormirà nel nostro letto, tra me e Ranm…- si bloccò improvvisamente, pigiandosi una mano sulla bocca, nell’istantanea consapevolezza di star dicendo tutto ciò a voce alta, col fidanzato di fronte, per di più, che la osservava imbarazzato.
- Ah, non…. Non far caso a quello che ho detto, stavo scherzando eheh!- ridacchiò stupidamente, desiderando di sprofondare nel pavimento.

- F-figurati. Non ti stavo ascoltando nemmeno.- fece lui nel tentativo di recuperare la situazione.

- Oh, meglio.- balbettò quindi riponendo tutto sul piano e incrociando le braccia sullo stomaco, mentre si appoggiava allo schienale della sedia.

- Come ti senti comunque? Sei ancora un po’ pallida.

- Abbastanza bene, la camminata al fresco ci voleva.

Ranma annuì e si rialzò del tutto in piedi.

- Andiamo a dormire?- chiese prima di fare uno sbadiglio, ricollegando senza volerlo le fantasie di Akane alla propria frase. Evidentemente anche lei doveva averci ripensato, poiché si alzò di scatto fissandolo col volto bordeaux.

Lui si voltò agitato e s’incamminò verso la propria stanza:

- Buonanotte.- proferì nel chiudere frettolosamente la porta scorrevole.

La giovane Tendo, sebbene un po’ stranita da quel modo di fare, decise di andare a dormire anche lei e così fece.

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