Programma Tutor di Kuro_rin (/viewuser.php?uid=151023)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Così ha inizio ***
Capitolo 2: *** e se...? ***
Capitolo 3: *** piccoli inconvenienti ***
Capitolo 4: *** se non ci sei tu al mio fianco, ho perso tutto? ***
Capitolo 5: *** Memento! ***
Capitolo 6: *** oh, finalmente qualcosa di buono, amico!!! ***
Capitolo 7: *** maledetta scala!! ***
Capitolo 8: *** di nuovo quell'ombra scura! ***
Capitolo 9: *** Piani e salvataggi ***
Capitolo 10: *** eruptione facta ( parte prima) ***
Capitolo 11: *** eruptione facta ( parte seconda) ***
Capitolo 12: *** Festival di inizio estate! ***
Capitolo 13: *** summer paradise ***
Capitolo 14: *** Per quella tua timidezza! ***
Capitolo 15: *** Alla fine io e te! ***
Capitolo 16: *** 15 Novembre ***
Capitolo 1 *** Così ha inizio ***
programma tutor
Ci sono un sacco di cose che diamo per scontate e
altrettante che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi, ma che siamo stati troppo
ingenui per vedere.
La storia che sto per raccontarvi ha inizio proprio così,
con la scoperta di qualcosa che, fin dal principio, c’è sempre stata.
Era appena iniziato un nuovo anno scolastico alla Kaimako
Gakuen: tutti fremevano dalla voglia di rivedere i propri compagni,alcuni non
vedevano l’ora di farsi nuovi amici, altri avevano come unico obbiettivo di
impegnarsi al massimo per il futuro e c’era anche chi di studiare non ne aveva
la minima intenzione.
“Levy-chaaaaaan!!!” a quelle parole, una graziosa ragazza
dai capelli color del mare si voltò: il suo sorriso era raggiante, le sue
guance rosse per l’emozione e gli occhi,color della primavera, avrebbero fatto
completamente scogliere un intero blocco di ghiaccio.
“Lucy-chan, buon giorno!” la biondina si avvicinò di corsa
all’amica, prese fiato e rispose a sua volte con un enorme sorriso.
“ Buon giorno Levy…uff…che corsa. Anche sta mattina non mi è
suonata la sveglia!! Aaaaah ho talmente tanto sonno che potrei addormentarmi
anche in piedi”
“Sei di nuovo rimasta a scrivere tutta la notte?”
“ Già! Bhe d’altra parte una scrittrice in carriera come me
non può permettersi ritardi sulle consegne, no?”
“ Si certo, vallo a raccontare a qualcun altro!”
“ Uffa Levy, sei cattiva” con le guance piene e
un’espressione contrariata sul volto, Lucy cercava in tutti i modi di sembrare
offesa.
Tuttavia, come poteva arrabbiarsi con la sua migliore amica?
Lo era praticamente da tutta una vita: condividevano tutto, si raccontavano
tutto e conoscevano ogni particolare l’una dell’altra! Al mondo, nessuno
conosceva Lucy quanto Levy e di questo era davvero grata.
“RAGAZZEEEEEEEE!”
Entrambe si girarono e videro uno degli spettacoli più
inopportuni di questo mondo, uno di quelli che gli occhi delle ragazze non
dovrebbero neanche immaginare: un ragazzo, dai capelli di un colore assurdo,
veniva correndo verso di loro, ridendo come un pazzo; aveva stretto nel pugno
un paio di pantaloni e sulla testa dei boxer color verde. Allo stesso modo, con
un espressione omicida, qualcun altro lo inseguiva.
“NATSU, MALEDETTO!!!! RIDAMMI LE MUTANDE”
“GHIAHAHAHAHAH…UH UH, CORRI GRAY, CORRI! AHAHAHAH”
Con una scena simile erano tre le cose che si sarebbero
dovute fare: coprirsi gli occhi, ridere come un deficiente oppure…
“ RAZZA DI IMBECILLI, VI SEMBRA IL MODO DI VENIRE A SCUOLA!!!”
una ragazza, bellissima, era appena sbucata dall’entrata principale della
scuola e guardava entrambi con un’espressione dura sul volto: i capelli rossi
sciolti al vento, gli occhi freddi nonostante il colore richiamasse la calda
estate e le braccia incrociate al petto.
Incuteva moooooooolto terrore!
Come quella figura si pose davanti ai due mal capitati, si
fermarono all’istante.
“ E-erzaaaa!” dissero all’unisono. Con gli occhi spalancati
per il terrore e il volto imperlato di sudore, i due si apprestavano ad
implorare pietà.
“ Non ucciderci ti prego!” disse il ragazzo dai capelli rosa
“ Faremo i bravi!” disse quello che invece era tutto nudo,
stappando di mano all’amico la biancheria di sua proprietà.
“ Sarà meglio per voi, altrimenti vi faccio sbattere in
presidenza” detto questo si volto e, come era venuta, così se ne andò.
Nel frattempo, Lucy e Levy avevano assistito alla scena al
quanto imbarazzate.
“ Cavolo,ma quando impareranno quei due?” disse la bionda
sconsolata
“ Eheheh” rise mollemente la sua graziosa amica.
Avendo deciso che era ora di entrare in classe, entrambe si
diressero con leggera rapidità verso l’ingresso: anche quest’anno, per fortuna,
era tutti in classe insieme.
Mentre si stava
incamminando per il corridoio, Levy sentì qualcuno che la chiamava.
“ Markarov-sensei!”
“ Buon giorno Levy, hai un minuto?”
“Certo. Lucy inizia ad andare, io arrivo subito” detto ciò,
si incammino dietro al piccolo professore.
“Dimmi Levy, hai mai sentito parlare del programma tutor?”
“ Si cero: è un programma in atto in questa scuola da almeno
due anni, dove gli studenti più dotati aiutano quelli con difficoltà maggiori a
studiare,al fine di superare con successo l’anno scolastico.”
“ Esatto. Ovviamente lo studente che aiuta in questo senso
riceve dei crediti, lo sapevi?”
“ Si professore”
“ Senti, che ne diresti di entrare nel programma?”
“ Eh? Dice sul serio? Io?”
“ Sicuro, sei una dei migliori studenti dell’intero
istituto. Allora, cosa ne pensi?”
“ Penso che sarà un vero piacere. Chi devo aiutare?”
“ Bhe ecco, non avrei voluto darti questo abbinamento,ma è
forse uno degli studenti più bisognosi. Non che non abbia una bella testa, è
solo che preferisce spendere il suo tempo in…altro”
“ Altro? Tipo?”
“ Lasciamo stare che è meglio; seguimi, te lo faccio
conoscere”
Proseguendo ancora il corridoio, i due arrivarono all’aula
insegnati.
Dal vetro che
ricopriva per metà la porta, Levy poté intravedere una figura scura al suo
interno. Chi era? Un nuovo studente? Non lo aveva mai visto prima, forse uno
straniero che aveva bisogno di aiuto per le materie più difficili?
Il professor Markarov aprì la porta e la figura, seduta al
cento della classe, mollemente appoggiata ad una sedia con le braccia
incrociate dietro la nuca, si girò a guardarli.
A Levy per poco non
venne un colpo.
“ Levy, ti presento
il tuo abbinamento per il programma tutor:
Gajeel Redfox”
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Capitolo 2 *** e se...? ***
progetto tutor 2
Non è possibile, non è possibile, non
è possibile, non è possibile…
Che cosa
stava succedendo? Levy era confusa, nervosa, arrabbiata, spaventata…no,
stranamente quell’emozione non era ancora passata per la mente della ragazza.
Conosceva
abbastanza bene Gajeel Redfox da sapere che si era fatto una pessima
reputazione: erano stati in classe insieme per due anni di fila e quel lasso di
tempo le era bastato per capire che era meglio stare alla larga da un tipo come
lui.
Sempre imbronciato,
piantagrane, maltrattava tutti in quella scuola, compresi i professori; molti
dicevano che aveva dato perfino origine ad una banda di teppisti, più o meno al
suo stesso livello, chiamata Phantom
Lord.
Il viso di
Levy si trasformò in una maschera d’odio profondo: non era tipo da arrabbiarsi
spesso e mai, mai avrebbe creduto di poter provare un sentimento tanto forte
per una persona!
Con lo
sguardo fisso su di lui, Levy si avvicinò alla sedia sulla quale il ragazzo era
seduto, stese la mano con un gesto rapido e deciso, deglutì e con il tono più
freddo che riuscì a tirar fuori dalla gola, si presentò.
“ Sono Levy
MacGarden, piacere”
Il ragazzo,
in tutta risposta, alzò di poco il sopracciglio con un’espressione che andava dalla
divertita allo scocciata: come poteva pretendere, quello scricciolo, di
incutergli un minimo di paura?!
Tuttavia,
era davvero colpito: un tono del genere era sicuramente di sfida e questo gli
dava un certo piacere; ovviamente quel nanerottolo non avrebbe dovuto
permettersi di parlargli così ma, in fondo, per un esserino come quello che
aveva davanti, doveva ammetterlo, era sicuramente notevole.
Per non
cadere a stupidaggini del genere, il ragazzo rispose con un sonoro grugnito
che, ovviamente, lascio Levy parecchio irritata: come si permette? E io che mi sto sforzando tanto di essere gentile,
che razza di sbruffone! Ah, mi fa venire certi nervi…come darle torto.
Intanto, la scena era seguita da un sempre più
pentito professore che, in cuor suo, pregava che quel momento finisse presto:
era già qualche minuto che aveva deciso, in seguito a tutto il da farsi, di
lasciar stare quest’ assurdo abbinamento. Era fin troppo evidente che Levy non
avrebbe potuto infilare proprio un bel niente in quella zucca vuota, così come
Gajeel non avrebbe mai dato retta ad una piccolina come Levy.
Ah, che disastro, pensava Markarov sospirando.
“ Va bene
ragazzi, le presentazioni sono fatte” disse il professore, tentando di rompere
quel silenzio fin troppo pesante.
“
Allora…ehm…Gajeel, devi sapere che Levy è una studentessa modello, con ottimi
voti e…”
“ Tsk…come
se me ne fregasse qualcosa! Sono qui solo perché mi ci hai trascinato tu
vecchietto!”
“ Bhe,
ecco…” tentò di dire il povero ometto ma, inaspettatamente, fu interrotto
ancora.
“Ah è così?
Allora perché non te ne torni a casa? Non capisco perché continui a venire a
scuola se tanto poi passi le tue giornate a bighellonare!” Levy lo aveva fatto,
gli aveva detto tutto, a modo suo, questo è certo.
“ Che cosa?”
“ T-tu non
fai altro che maltrattare gli studenti e-e i professori…sei…sei solo un
teppista, un grosso e stupido teppista!! Sai quanta gente c’è da menare fuori
dalla scuola? Perché devi farlo proprio qui?…io...” La ragazza si tappò la
bocca all’istante: oh no, cos’ho detto!
Le era
uscito tutto di botto, quasi senza che se potesse rendere conto.
Gajeel la
guardava esterrefatto, in silenzio. Mentre la ragazza stava parlando, si era
alzato in piedi e ora teneva le mani serrate a pugno distese lungo i fianchi,
con la bocca tirata a smorfia e le sguardo puntato verso di lei. Non capiva,
proprio non riusciva a capire come cavolo facesse a parlagli i n quel modo.
Voleva prenderle per caso?
“ Senti un
po’ tu, non so chi ti credi di essere, ma non ho intenzione di stare qui a
farmi fare la predica da un microbo troppo arrogante” dicendo questo, si era
avvicinato alla ragazza e aveva curvato leggermente la schiena, in modo da
poterla guardare dritta negli occhi.
“ I-io non
sono arrogante!!”
“ A me pare
proprio di si. Non so davvero dove l’abbia trovata professore” Disse il
ragazzo, rivolgendo lo sguardo verso il vecchio Markarov.
“ Come
sarebbe a dire? Guarda che eravamo nella stessa classe l’anno scorso e anche
l’anno prima!”
“ Eh?”
alzando di nuovo il sopracciglio, Gajeel tornò in posizione eretta.
“ Incredibile,
non ti ricordi neanche di me!”
“ Per
fortuna direi!”
Levy non ce
la faceva più, aveva superato il limite: non le piaceva pensare male delle
persone, infatti raramente litigava con Lucy o con Natsu o in generale con
qualcuno, ma quella situazione la stava facendo innervosire.
Sbuffando,
con la faccia imbronciata, si girò verso la porta e uscì in corridoi sbattendo
quest’ultima dietro di lei.
Immediatamente,
anche il piccolo professore la raggiunse.
“ Mi
dispiace tanto Levy, è stato un errore proporti un abbinamento del genere. Me
ne sono subito reso conto e adesso sei libera di lasciar perdere tutto, non ti
costringerò ad aiutarlo se non vuoi. Sei un’ottima studentessa e il mio
consiglio, come professore, è di concentrarti sullo studio e…”
“ Lo farò!”
Ormai era
stato interrotto altre due volte per cui non si alterò più di tanto, tutta via
quasi gli venne da svenire.
“ C-come?”
“ Rimango
nel programma tutor, può lasciarmi l’abbinamento! Farò studiare Gajeel Redfox”
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L’ultima
cosa che Gajeel si sarebbe aspettato quella mattina era farsi mettere i piedi
in testa prima dai un vecchio e poi da una mocciosa; quando il piccolo
professore lo aveva trascinato in aula insegnanti, non aveva obbiettato solo
perché aveva decisamente sonno e non avrebbe potuto lamentarsi neanche volendo.
Per quanto riguardava quella ragazza…come si chiamava? Bha, a chi importava!
Comunque, era stata decisamente un fulmine a ciel sereno: non aveva mai
picchiato una ragazza, non era nel suo stile, ma qualcosa nella sua mente aveva
iniziato a dirgli che forse era venuto il momento di cambiare idea.
Con questi
pensieri, il ragazzo si stava avviando verso l’uscita della scuola per tornare
a casa. Arrivato alla fermata dell’autobus dovettero passare dieci minuti buoni
perché si accorgesse di qualcuno vicini a lui: con espressione sorpresa, si
voltò verso destra.
“ ANCORA
TU!!!”
In piedi,
proprio accanto a lui, Levy lo guardava con aria del tutto rassegnata.
“ Ah, sei
davvero ingiusto!”
“ COSA!?”
urlò ancora, lievemente sorpreso.
“ Tu e io
prendiamo lo stesso autobus da quando abbiamo iniziato la scuola superiore”
“ Non è
possibile”
“ E invece
ti dico di si”
“ Non ci
credo”
“ No, dico
sul serio”
“ Me ne
sarei accorto, cavolo!”
“ Sono
problemi tuoi”
“ Che
vorresti dire?”
“ Che io
l’ho fatto!”
“ Cosa?”
“ Me ne sono
accorta?”
“ Di che?”
“ Di te,
no?”
“ Davvero
sono tre anni che prendiamo lo stesso autobus?”
“ Aaaaaah…si!!”
“ E siamo
stati due anni nella stessa classe?”
“ Esatto”
Incredibile,
davvero aveva passato tre anni con quella ragazza nei dintorni? Cazzo, o era
diventato cieco oppure, semplicemente non l’aveva mai notata!
Aspetta un attimo, perché sto qui a
pensare perché noto o meno una persona? Insomma, chi se ne frega!!!
“ Va bhe
lasciamo stare piccoletta”
Levy non
fece in tempo a ribattere che l’autobus era arrivato ed entrambi ci saltarono
dentro: Levy si sedette più o meno sul fondo, mentre Gajeel, quasi a farlo apposta,
esattamente dal’altra parte, in piedi.
C’era qualcosa di strano, di nuovo che,come
una folata di veto, era arrivato all’improvviso nella quotidianità della
ragazza: era vero, Levy prendeva da sempre l’autobus con Gajeel ma, solo
adesso, sentiva crescere dentro di lei l’impulso di guardarlo.
Sapeva che
razza di reputazione aveva, eppure non riusciva a staccargli gli occhi di
dosso: era stata la sua voce a farla impazzire? Oppure quegli occhi cremisi che
si era scoperta addosso? Non lo sapeva, ma, nonostante tutto, era come
schiacciata da un desiderio di conoscerlo, di sapere tutto di lui, di toccarlo,
di sentirlo ridere, di…
Ma cosa mi sta succedendo…io, io lo
odio! Si, io lo detesto: fa male alle persone e prende in giro i miei amici e…e
io lo odio, lo odio, lo odio, lo…odio?
Lo ammiro…strana
parola da pronunciare! Ma Gajeel era tutto ciò che Levy avrebbe sempre voluto essere!
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La giornata
passo abbastanza tranquilla per entrambi: si erano lasciati senza troppe parole
e si erano scambiati i numeri di cellulare nel caso avrebbero dovuto mettersi d’accordo
per studiare. Ovviamente Levy dovette metterci un po’ di tatto nel
chiederglielo sia per i nuovi pensieri che aveva avuto durante il tragitto
verso casa, sia perche Gajeel aveva prontamente risposto con un TE LO SCORDI!
Il giorno
seguente, grazie ad un apposito messaggio quasi minaccioso, Gajeel aveva
chiesto udienza alla ragazza per una questione seccante. Come arrivò, Levy quasi dovette tirarsi un pizzicotto: l’indirizzo
era quello che il ragazzo le aveva inviato, eppure davanti a lei c’era una casa
che non avrebbe mai detto essere lo stile di Gajeel. Era un modernissimo
palazzo a tre piani, con tanto di cortile esterno.
Levy era
estremamente nervosa: era la prima volta che andava a casa di un ragazzo; si, è
vero, era spesso andata da Natsu o da Gray o da Jet, ma era diverso. Loro erano
amici mentre Gajeel…bhe era Gajeel!
Suonò i
campanello e la porta d’ingresso si aprì: varcata la soglia si trovò in un
immenso e luminosissimo atrio, con le pareti bianche come la neve e le scale a chiocciola,
che salivano, erano coperte da un sottile drappo rosso. Le erano subito parse
come quelle dei castelli che venivano spesso descritti nei suoi libri. Non c’era
l’ascensore, ma non le dispiacque percorrere quella magica scalinata.
Arrivata al
terzo piano si trovò davanti una sola porta, suonò al campanello e venne alla
porta una persona che, di primo impatto, non riconobbe.
“
Ga-Gajeel?!”
“ Che
diavolo ti prende adesso? Dai muoviti ad entrare!”
Levy non
fece neanche caso alle sue parole, era concentrata su altro: Gajeel indossava
un paio di jeans lisi e strappati, abbinati ad una maglietta rossa a mezze
maniche; i capelli erano raccolti in una coda disordinata e questo lasciava perfettamente
visibili i piercing che coprivano il suo volto, orecchie comprese.
Dovette trattenersi
dal ridacchiare perché era evidente che quello
non era il solito aspetto di Gajeel come quella non era la casa in cui si era immaginata che il ragazzo
vivesse.
Improvvisamente,
mentre Gajeel cercava il modo di collocarla all’interno dell’appartamento, Levy
si rese conto che c’era un sacco di cose che non sapeva sul conto del ragazzo
che le stava di fronte, un sacco di storie sentite per anni e che ora, in un
secondo, erano state cancellate per sempre.( come il fatto che fosse stato
allevato dai lupi)
E se la
verità su di lui fosse stata diversa da come tutti se l’erano immaginata? E se
il suo carattere volesse solo nascondere qualcosa di più profondo?
Chi era
veramente Gajeel Redfox?
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Capitolo 3 *** piccoli inconvenienti ***
programma tutor 3
Cari lettori,
mi scuso per l’incredibile ritardo ma mi sono riappropriata del computer solo
sta mattina dopo un, ehm, disguido con i parents!! Lasciamo stare i dettagli…cmq
sono contenta si aver ripreso in mano la storia anche perché ci tengo molto a
finirla ( si spera) e non preoccupatevi se durante la storia vi sorgono dei
dubbi, come la faccenda del fratello di Levy( capirete poi), sarà tutto
spiegato al momento giusto! Buona lettura!
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Era
all’incirca un mese che Levy si impegnava a far studiare Gajeel; ovviamente studiare non era esattamente il termine
più appropriato, infatti le loro giornate di ripetizioni si evolvevano sempre
allo stesso modo: i primi tre quarti d’ora erano spesi dalla ragazza a cercar
di far stare seduto il suo burbero abbinamento il quale, tra grugniti e
sbuffate, si teneva ben lontano dal tavolo o da qualsiasi altro oggetto
utilizzabile a fine istruttivo.
Una volta
costretto sulla sedia, un'altra mezzora era spesa a fargli scegliere una
materia per cominciare e, soprattutto, a fargli aprire il libro apposito.
Gli ultimi
quindici minuti erano più che alto battibecchi tra i due che variavano a
seconda dell’umore di entrambi.
Eppure, tra i
due, sicuramente il più svogliato era proprio Gajeel: non sapeva esattamente
perché, ma il ragazzo era dell’idea che Levy non avrebbe mollato tanto
facilmente; lui invece era assolutamente determinato a troncare il prima
possibile quell’assurda situazione.
Insomma, vi
siete mai visti Gajeel Redfox che si trova a studiare con una perdente simile?
Non sia mai!!
Col passare
del tempo, tuttavia, vedeva la piccola ragazza come un gioco, un passatempo,
giusto per fare qualcosa: si divertiva a farle perdere le staffe, a farla
urlare e trovava divertenti i suoi tentativi di insultarlo il più pesantemente
possibile, cosa che ovviamente non le riusciva affatto.
Dal canto
suo, Levy tornava a casa il doppio più stressata e quando suo fratello le
chiedeva cosa le fosse successo, scoppiava in lacrime maledicendo un
fantomatico uomo-bullone.
Quanto
adorava Yosuke! Il suo fratellone lavorava già, nonostante avesse solo ventitre
anni: da quando i loro genitori erano morti in un incidente d’auto, lui si era
sempre preso cura di lei ed era l’unico in grado di farla smettere di piangere.
Trovava sempre il tempo per lei, per ascoltarla, per consolarla; era davvero il
migliore!
“ Ma se non
riesci a sopportarlo perché continui a farlo studiare, scusa?”
“ E’
difficile da spiegare…insomma, non posso, ecco!”
“
Masochista!”
“ EEEEEh???
Ma cosa dici Yosuke!!!”
“ A me sembra
proprio che sia questo il caso, oppure sei perdutamente innamorata!”
“ Non dirlo
neanche: non esiste che io mi innamori di una persona tento rude, cattiva,
volgare e prepotente!”
“ Uh
uh…sorellina!! Sembra uno di quei film dove prima i due si odiamo e poi entrano
in un vortice di incontrollabile passione amorosa!!!” dicendo questo, aveva
preso il mestolo in braccio e lo guardava fingendo che fosse una ragazza,
accarezzandole i capelli( oh dio!)
“
Incontrollabile che cosa?!” Levy era paonazza, si era tirata leggermente in
piedi dalla sedia su cui era seduta, e poggiava entrambe le mani sul tavolo.
“ Dai, sto
scherzando!”
La ragazza si
accovacciò di nuovo sulla sedia, sospirando e borbottando mentre suo fratello
continuava a ridere a crepapelle.
Era davvero
un bambino, nonostante la sua età.
“ Tornando
alle cose serie, perché continui a vederlo?” le domandò ancora il fratello,
asciugandosi le lacrime agli occhi.
“ Uff…bhe,
non saprei spiegarlo nemmeno io. Sai Gajeel e io siamo stai in classe per due
anni e lui non si è mai accorto di me. Quando l’ho scoperto, mi è presa una
rabbia nera e non ci ho visto più. Volevo che la mia faccia e il mio nome gli
rimanessero ben bene stampati nella mente; era come se non mi considerasse
nemmeno degna di riceve attenzioni da lui, che nervoso!”
“ Capisco,
bhe sei ben strana sorellina! Io gli avrei inciso il mio nome sulla fronte con
una penna a sfera!”
“ Ma che
cavolo…e poi sarei io quella strana?!”
Per tutta
risposta il ragazzo alzò le spalle e riprese a girare il mestolo nella zuppa.
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Il giorno
dopo era domenica e significava due cose: shopping con le amiche ma,
soprattutto, niente Gajeel!!
“ Com’è che
oggi sei cosi allegra?” le chiese Lucy,
vedendosi trascinata nell’ennesimo negozio.
“ Chi lo sa?!
Aaaaah, ho proprio voglia di gelato, che dici?”
“ Con questo
freddo?!”
Levy si
sentiva leggera, nonostante l’aria fresca di inizio ottobre le solleticasse il
naso, era sprizzante di gioia da tutti i pori: passare i pomeriggi che la sua
migliore amica anzi che con quello scorbutico era davvero il massimo! Correva
avanti e indietro per la strada, rideva per cose stupide e si fermava ad ogni
folata di vento per assaporare l’odore dell’autunno ormai alle porte.
Una volta
abbassato lo sguardo, si pietrificò all’istante. Oh no, oh no, oh no no no no
no!!!
Prese l’amica
per il polso e la trascinò di fretta dietro un albero sul lato della strada: la
ragazza sudava freddo e tremava come una foglia.
“ Levy! Si può
sapere che ti-“
“ Shhhhhhhh”
Lucy non fece in tempo a finire la frase che le venne tappata la bocca e la sua
perplessità ricacciata in gola.
Passò qualche
minuto prima che le ragazze riapparissero da dietro il loro nascondiglio; Lucy
era furiosa.
“ Che cavolo
ti è preso eh?!”
“ Eh?” Levy
si guardava intorno nervosa, senza badare alle parole dell’amica.
Le bionda la
prese per le spalle e iniziò a scrollarla violentemente.
“ TI VUOI
RIPRENDEREEEEEEE!?”
“ Lucy! Sei
impazzita?”
“ Dovrei
fartela io questa domanda? Allora, che hai?”
“ Niente,
niente, ho visto una mostro e mi sono spaventata!”
“ Eh?!”
Lucy non ci
stava capendo più niente, doveva forse chiamare qualcuno che ricoverasse la sua
amica?
“ Non fare
quella faccia Lucy! Coraggio torniamo a-“
In quel preciso
istante, una mano pesante e fredda le tocco le spalla, fu questione di secondi,
si voltò.
Non voleva
crederci.
“ Ehi
nanetta!”
“
KYAAAAAAAAAAAAAAAH….Ga-gajeel, sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!”
“ Evviva!”
“ Razza di…”
provò a colpirlo con un pugno sul braccio, ma non ebbe molto successo e, come
da copione, il ragazzo rise di gusto.
“ Ehm…” la
vocina di Lucy, leggermente tesa ( solo leggermente!?) richiamò la piccola
Levy.
“ Oh? Ah
giusto, Lucy lui è Gajeel, Gajeel questa è la mia amica Lucy!”
“
Pia-pia-cere!” tento di dire la ragazza allungando la mano destra.
L’altro
invece, che odiava questo genere di cose e avrebbe preferito strapparsi via la
mano a morsi piuttosto che stringerla a qualcuno, bofonchiò qualcosa e distolse
lo sguardo.
“ Le-levy!”
“ Cosa?”
“ Po-posso
parlarti un a-attimo?!”
“ Ehm…si?”
Appresa la
risposta affermativa, la bionda prese il collo di Levy sotto il braccio e la
trascinò in basso, quasi ad accovacciarsi per terra.
“ Che cosa
significa?”
“ Che
intendi?”
“ Ma tu lo sai
chi è quello?”
“Ah Lucy, mi
piacerebbe saperlo!”
“ Eh?”
“ Niente,
niente”
“ Allora?”
“ Bhe…hai presente
il programma di tutor di cui ti ho parlato?”
“ Si!”
“ Lui è il
mio abbinamento…”
Lucy non
rispose, era troppo scandalizzata per aprire bocca…non poteva essere vero!
Si rialzò,
guardò l’amica negli occhi e si voltò a guardare quel personaggio fin troppo
noto: che razza di situazione!! E se quel pazzo avesse tentato di far del male
alla sua amica? e se ci fosse riuscito? Si vedeva passare davanti immagini
assurde e contorte: la sua mica urlante, quel maledetto con un ghigno sul volto…non lo poteva sopportare!
“ Scusa,
dobbiamo andare Levy, siamo in ritardo per…ecco…per quella cosa!”
Precedette
l’amica a lunghi passi disperdendosi in mezzo alla folla; di tanto in tanto si
girava chiamandola, mettendole fretta.
Levy non
capiva, ma d’altra parte si era abituata a scenate del genere da parte della
bionda.
“ Certo che
conosci gente parecchio strana tu!”
“ Senti chi
parla!”
“ Che hai
detto?!”
“ MUOVITI
LEVYYYYYY!”
“ bhe…è
meglio che vada! Ci vediamo Gajeel”
Non rispose.
La ragazza
fece qualche passo verso una sempre più impaziente Lucy, dopodiché, si voltò di
nuovo.
“ Gajeel”
“ Che vuoi?”
“….no,
niente, lasci stare”
Levy abbassò
lo sguardo e mentre stava per voltarsi, una nuova folata di vento arrivò ad
accarezzarle il viso, portando con se qualcosa di inaspettato.
“ Ci vediamo
domani gamberetto!”
Con un
leggero sorriso sulla faccia e la mano alzata, la salutava, da qualche metro di
distanza.
La ragazza arrossì,
socchiuse gli occhi e sorrise.
“ SI!!”
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Capitolo 4 *** se non ci sei tu al mio fianco, ho perso tutto? ***
programma tutor 4
Carissimi
amici lettori, questo quarto capitolo è arrivato in fretta non è vero??? la
verità è che ce lo avevo in testa da parecchio tempo…possiamo dire che durante
il periodo che ho fatto senza pc, mi sia data alla scrittura a mano. Posso assicurarvi
che è davveeeeeero luuuuungo…ve lo propongo per tre motivi: prima di tutto per
scusarmi dell’attesa della precedente pubblicazione, secondo per augurarvi un
buon anno e terzo perché volevo rendere la mia narrazione un po’ più…intrigante!!!
Spero di non deludervi e soprattutto di non annoiarvi…bene, ora che ho finito
di scarrellarvi addosso le mie idiozie, potete cominciare!!! Buona lettura a
tutti ;) P.S. ho pianto scrivendolo ( e questo dice tutto)
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Dopo quattro
mesi, non sapeva esattamente perché, ma si trovò ad avere voglia di andare a
scuola.
Gajeel non
si era mai appassionato allo studio, ne tanto meno all’atmosfera che si creava
nelle aule e nei corridoi: in classe ci stava perché costretto e di certo non
prendeva parte molto attivamente alle lezioni; i suoi amici, se così li si può definire, erano per lo più compagni di
pestaggi.
Tuttavia, la
maggior parte del tempo lo passava da solo: gli piaceva così…era sempre stato
così.
Si tirò a
sedere sul letto, si massaggiò il collo e si alzò in piedi diretto in cucina:
si aiutò a svegliarsi del tutto con una tazza di caffè e una doccia, si mise la
divisa scolastica, categoricamente senza cravatta ( non riusciva a
sopportarla!), prese quei libri che si ricordava dove li aveva messi e uscì di
casa.
Si fermò
alla fermata dell’autobus, mollemente appoggiato alla panchina, e aspettò.
Quell’affarino sale alla quarta
fermata se non mi sbaglio.
Non si
sbagliava.
Dopo cinque
minuti buoni che se ne stava seduto sul
fondo dell’autobus, vide salire dalla parte anteriore del mezzo, tra tutta
la folla di gente, una fluente chioma color del cielo: li portava raccolti in
una coda tenuta insieme da un nastro rosso, la frangia era tirata indietro da
due spille colorate in modo che si vedesse per intero il suo viso.
Era davvero
strano, di solito i ragazzi della sua età avrebbero trovato carina una ragazza
conciata il quel modo: Gajeel si trovò a pensare che tutta quella manfrina di
nastri e fiocchi non le si addicesse affatto; la preferiva di gran lunga con i
capelli spettinati e sciolti, come le venivano a volte, dopo le sclerate che
gli faceva per i brutti volti.
Il ragazzo
si scosse subito da quei nuovi pensieri che gli erano venuti, mettendosi una
mano sulla bocca e voltando lo sguardo fuori dal finestrino, corrucciato: fu
davvero difficile per lui non volgere di nuovo l’attenzione in quella direzione,
soprattutto perché il profumo della ragazza gli arrivava da metri di distanza.
“ Posso
sedermi?”
Gajeel voltò
di poco lo sguardo, appena il necessario per vedere l’enorme sorriso di Levy,
tutto per lui.
“ Come ti
pare” rispose secco.
La piccola
ragazza si accoccolò sul sedile esterno prendendo in braccio la cartella: da
parte sue, invece, Gajeel tornò a guardare fuori, in silenzio.
Il viaggio
andò avanti così, senza che nessuno dei due dicesse una parola, senza che i
loro sguardi si incrociassero.
Levy
tuttavia, trovava la situazione confortante: le sarebbe sembrato strano aprire
una conversazione con Gajeel su cose a caso; aprire bocca per parlare del più o
del meno con lui le sarebbe parso fuori luogo, quasi anormale.
A scuola, si
divisero per andare uno da una parte a l’altra dall’atra, non dissero nulla:
sapevano entrambi che si sarebbero sicuramente rivisti al termine delle lezioni
e poi ancora nel pomeriggio.
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“ BUON
GIORNO A TUTTI!!!” disse la ragazza aprendo la porta della classe.
Tuttavia, lo
spettacolo che le si presentò davanti non era esattamente uno dei migliori:
tutti i suoi amici più cari, Lucy, Jet, Droy e anche Natsu, la guardavano
contrariati e preoccupati.
“ Che
succede?” chiese al quanto sorpresa.
“ Che
diavolo stai facendo Levy?” fu Jet il primo a parlare: il suo tono di voce era
grave, quasi arrabbiato; Levy non lo aveva mai sentito così.
Da quando si
conoscevano, era sempre stato uno degli amici più cari che avesse, sempre
gentile, disponibile, con una parola buona per tutti…
“ Che
intendi dire?”
“ Lucy ci ha
raccontato tutto!” ora prese la parola Natsu, ancora più contrariato del suo
amico.
“ Non
capisco”
“ Da quant’è
che ti costringe a vederlo?”
“ I-io non
capisco…di chi state parlando?”
“ Di Gajeel
Redfox, mi pare ovvio!
“ I-io
non…lui non mi costringe a fare niente! Lucy, perché?”
“ Scusa
Levy-chan….” La bionda distolse lo sguardo dall’amica, non osava guardarla
negli occhi.
Ha mentito! perché? Non è vero niente.
Levy aveva
le lacrime agli occhi, le mani sulla bocca per cercare di trattenersi: perché
la sua migliore amica aveva mentito?
“ Lascia che
ce ne occupiamo noi Levy, vedrai, starai meglio. Se andiamo li tutti insieme
non succederà niente; in più avviseremo i professori quindi-.”
“ NO!” Natsu
non fece in tempo a concludere che la voce di Levy lo fermò, spiazzandolo.
“ VI
SBAGLIATE…GAJEEL NON HA…NON HA FATTO NIENTE! SONO STATA IO A VOLERLO AIUTARE,
IO AD ACCETTARE IL PRIGRAMMA TUTOR…LUI NON C’ENTRA….”
Il volto
paonazzo, la voce strozzata, le lacrime che le scendevano fino a bagnarle il
collo: alzò lo sguardo verso i suoi amici e li trovò quasi tutti sorpresi ed
interrogativi.
“Programma
tutor? Ma di che cosa stai parlando?” Droy le porse una domanda che Levy
impiegò un attimo a registrare.
La ragazza
spalancò gli occhi in preda al panico e alla sorpresa: si voltò di scatto verso
Lucy, la sua amica, la sua migliore amica, quella a cui rivelava ogni suo
segreto, ogni sua paura.
Non poteva
crederci: Lucy neanche la guardava, aveva lo sguardo basso, la bocca serrata e
gli occhi chiusi.
Levy si
trattenne dall’urlare tutta la sua frustrazione, tutto il suo dolore: prese
quel poco di forza che le era rimasta e corse fuori dall’aula al suono della
campanella.
A nulla
servirono le urla del professore e dei suoi compagni, Levy non si fermò; corse
lungo i corridoi, fece le scale e arrivata al quarto piano, spalancò la porta
di metallo che dava sul tetta dell’edificio.
Una folata
di vento le intirizzì tutto il corpo; fece qualche passo avanti lasciando
cadere la cartella che non aveva neanche fatto in tempo a poggiare sul banco:
respirava a fatica e piangeva, piangeva come non mai e non sapeva neanche
spiegarsi il perché di tanta malinconia.
Cadde in
ginocchio, portò le mani ad incrociarsi sulle spalle e urlò: urlò per la fatica della corsa, per la
tristezza, per la disperazione, per l’amarezza dell’aver scoperto quanto una
persona possa essere meschina.
Come aveva
potuto essere tanto cattiva? Lucy!! Gajeel non era gentile o educato ma, era
forte, determinato, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno ed era
coraggioso…Levy, avrebbe tanto voluto essere come lui.
Lucy non si
doveva permettere, non poteva pretendere di conoscerlo, non poteva…non poteva.
Levy si
esasperava sempre a stare con lui, e faceva fatica a farlo stare attento, ma
che soddisfazione quanto la guardava allarmato e le urlava che aveva capito!
Questi
pensieri la fecero sentire ancora peggio: serrò le labbra e alzò la testa;
niente, le lacrime non ne volevano sapere di tornare indietro! Dov’era Yosuke
una volta tanto che serviva?!
“ Ehi
gamberetto, vuoi fare un po’ di silenzio?!”
Aprì di
scatto gli occhi, abbassò il capo e guardò a sinistra: appoggiato al muro, con
le braccia incrociate dietro la testa, c’era lui.
“
Ga-gajeel!!” la fonte di tutto quel trambusto.
“ Che
diavolo ti succede, eh?!”
La ragazza
si passò nervosamente le mani sul volto ma ancora se lo sentiva bagnato, non
c’era proprio niente da fare.
“
N-ninete…io…va tutto bene!” cercò di dire tra i singhiozzi.
“ Non mi
sembra proprio che vada tutto bene!”
“ Non
preoccuparti…non…non è…”
Gajeel si
alzò dalla sua adorata posizione a si avvicinò a quello scricciolo,ormai in
preda alla tremarella.
Una volta
davanti a lei, si abbassò al suo livello, appoggiando i gomiti sulle gambe e
lasciando le mani penzoloni: la bocca tirata nella sua classica smorfia e gli
occhi semi chiusi.
“ Allora?”
La ragazza
non rispose; teneva le mani sulla faccia.
“ Guarda che
ho di meglio da fare che stare qui a guardarti frignare, quindi vedi di
muoverti a parlare o giuro che me ne va-.”
La frase gli
morì in gola.
Per Levy fu
un gesto involontario; mentre lo sentiva parlare le erano tornati alla mente
gli avvenimenti di quella stessa
mattina, lo sguardo dei suoi amici e di Lucy, tutti quei mesi passati in sua
compagnia: era dispiaciuta per lui, ancora inconsapevole di quello che Natsu e
gli altri avrebbero voluto fargli.
Lo aveva
abbracciato, così, senza pensarci.
Era tutto
quello che in quel momento voleva fare, e lo aveva fatto.
“ MA CHE
CAVOLO FAI!!!” con il volto leggermente paonazzo, Gajeel cadde a sedere con
appesa al collo la ragazza.
“ OI…TI E’
DATO DI VOLTA IL CERVELLO?! MOLLAMI…EHI!!! MI STAI ASCOLTANDO…”
“ mi…mi
dispiace così tanto”
La sua voce
era quasi un sussurro: il ragazzo sentì le sue calde lacrime posarsi sul suo
collo e bagnargli il colletto della camicia; rimase un attimo in silenzio ad
ascoltare i singhiozzi di lei, senza sapere cosa dire, senza sapere cosa fare.
L’espressione
del ragazzo si distese un attimo e sospirò debolmente.
“ Mi
dispiace…mi…mi dispiace”
Non ripeteva
altro: Gajeel non ci stava capendo assolutamente niente, d’altronde non era
proprio sicuro, ora come ora, di voler approfondire la cosa.
Nonostante
tutto voleva ricominciare a respirare e, sentendo il suo volto cominciare a
farsi più caldo, decise che era venuto il momento di finirla li.
“ Levy…che
diavolo succede, si può sapere?!”
Non si era
mai sentita chiamare veramente per nome: in quel momento le venne una dolorosa
fitta al cuore, le si strinse dentro ad una morsa per ciò che era accaduto
minuti prima in classe.
Tutto quello
che si pensava su di lui, per coma la vedeva, era falso: tutto quel tempo era
stato più che sufficiente per intuire che forse c’era qualcos’altro dietro allo
sguardo imbronciato, ai piercing e alle brutte maniere…qualcosa di più
profondo.
Lei lo
sapeva bene e non riusciva a smettere di sentirsi male per lui.
Si staccò
dal ragazzo, si appoggiò sulle ginocchia e, tra singhiozzi e raptus di pianto,
gli raccontò i fatti così com’erano accaduti: gli parlò delle minacce da parte
dei suoi amici e della bugia che aveva raccontato Lucy.
“I-io non so…perché…perché
lo abbia fatto! No-non capisco!”
Gajeel aveva
ascoltato tutto in silenzio, senza mutare la sua espressione, seduto davanti a
lei.
“ Ga-gajeel…”
“Mh”
“ Scusa”
“ Smettila…”
“ Loro…loro
si sbagliano…tu non sei-.”
“ TI HO
DETTO DI SMETTERLA!”
Levy rimase
un attimo interdetta; perché faceva così? Lei si era data tanta pena per lui e
adesso, adesso le urlava contro?!
“ Ma per-perché
Ga-.”
“ Finiamola
qui!”
“ Come?!”
“ E’
evidente che così non va bene!”
“ I-io non…”
“ Lasciamo
perdere questa stupidaggine del programma tutor! Fa male a me quanto a te”
“ No! N-no…Gajeel
ti-ti prego…”
“ Dovevi
lasciar perdere quando il vecchio te ne ha dato la possibilità! Adesso mi pare
fin troppo chiaro quanto tutta questa storia sia diventata una grande stronzata”
“ Perché fai
così? Credevo che fossimo diventati amici?”
“ Amici? Vorrai
scherzare!”
Il volto
della ragazza tornò a farsi tirato, caldo per le lacrime, gli occhi le si
gonfiarono di nuova tristezza; aveva perso tutto? Quella che credeva la sua
migliore amica non si fidava di lei e la persona che aveva così tanto difeso,
ora la cacciava via…forse l’aveva sempre presa in giro, fin dall’inizio.
“ E adesso
cos’è quella faccia, eh!? Sei rimasta delusa per caso?”
La ragazza
si alzò di scatto, le tremavano le gambe e quasi cadde rovinosamente un’altra
volta.
“ SEI UNO
STUPIDO!!”
Lo disse
tutto d’un fiato e così forte che la testa le aveva iniziato a girare; lo
guardò un’ultima volta prima di voltarsi e correre via.
L’unico
posto dove poteva andare ora era casa, lontano da tutto e da tutti.
Gajeel alzò
lo sguardo verso il cielo e prese un lungo respiro, si distese supino e lasciò
vagare i suoi pensieri verso altro.
Va bene così, si disse, va bene così.
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“ Sorellina…andiamo
Levy, apri la porta!”
“ Lasciami
stare” la sua voce arrivava flebile dall’altro lato della porta in legno.
Quando Yosuke
era tornato a casa, aveva ricevuto una telefonata dal preside della scuola che
gli diceva che sua sorella era scappata, quella mattina, e nessuno sapeva dove
si fosse cacciata.
Tuttavia, il
ragazzo sapeva bene dove andasse a rintanarsi quando era triste e voleva
rimanere da sola: c’era una piccola porticina di cedro intagliato, nell’armadio
di Levy che portava ad una stanzina secondaria; era un semplice sgabuzzino ma
la ragazza ci stava alla perfezione e, nel corso degli anni, era diventato il
suo posto segreto.
Quando era
entrato in camera della ragazza, non ci aveva pensato due volte a aveva
bussato.
“ Sappiamo
bene tutti e due che entri li dentro solo per due motivi e, dopo la telefonata
da parte del preside, non credo tu stia mangiando dolci di nascosto!”
Ci fu un
breve attimo di silenzio dopo di che, il cigolio della porta preannunciò la
decisione della sorella.
“ Oh,
finalmente ti sei decisa! Allora? Non è da te marinarti le lezioni!”
“ Non ho
marinato proprio un bel niente!”
“ Oh bhe,
immagino tu abbia ragione! E quelle guancie rosse? Hai preso freddo tornando a
casa? O forse hai preso una bella cotta per qualcuno, Eh?”
“ Non dire
idiozie”
“ Ma che
tono burbero! Allora deve essere successo qualcosa ti più grave…mmmmh…vediamo…”
Levy odiava
quando Yosuke faceva così: si fingeva un idiota facendo domande senza senso e
del tutto prive di logica, quando era evidente che sapeva già tutto; alla fine
si trovava costretta a confessare anche le cose che, aveva giurato, non avrebbe
detto a nessuno.
“…ci sono,
hai perso uno dei tuoi preziosi libri!”
A Levy tornò
la voglia di piangere.
“ Ah,
sorellina,” ora le si era seduto accanto, spostando qua e la dei vestiti
piegati male e dei libri lasciati in giro “ che cosa succede?”
“ Io…”
“ Hai
litigato con qualcuno?”
“ Si” disse
piano e a denti stretti, per non ricominciare a versar lacrime.
“ Con chi? Con
Lucy?”
“ Anche,
credo”
“ Oh oh, la
cosa si preannuncia peggio di quanto pensassi”
“ Gajeel”
“ Chi? Il ragazzo
a cui dai ripetizioni?”
Levy assentì
in silenzio: ripensare alle cose che le aveva detto la fece tremare; e pensare
che sembrava proprio che la volesse consolare, all’inizio, ma evidentemente non
era così.
“ Mi sembra
che tu non abbia molta voglia di parlarne, eh!?
Bhe, d’accordo. Io preparo la cena: se hai fame scendi, ok?”
Non rispose.
Quando Yosuke
se ne fu andato, Levy sgusciò fuori dal suo nascondiglio e andò a sdraiarsi sul
letto.
Fissava il
soffitto, cercando di non pensare a niente se non al bianco della parete.
Troppe cose
erano successe in un’unica mattinata: era partita bene e si era trasformata in
un vero incubo, senza che potesse fermare lo scorrere degli eventi; le sarebbe
piaciuto tornare indietro, al giorno in cui aveva incontrato Gajeel per il
centro.
Si sarebbe
potuta nascondere meglio o, magari, cambiare strada: era sicura che tutto il
malinteso creato da Lucy fosse partito da li.
In quel
momento, come un suono sordo e distante, il telefonino prese a vibrarle nella
tasca della gonna; lo prese in mano e guadò di sfuggita il nome che lampeggiava
sullo schermo: era Lucy.
Lo lasciò
cadere tra le lenzuola e si coprì gli occhi con il braccio.
Appena qualche
minuto dopo, quasi a farlo apposta, il fratello la chiamò dal piano di sotto.
“ LEVY, C’E’
LUCY AL TELEFONO PER TE”
La ragazza
sbuffò violentemente, si alzò dal letto e corse giù per le scale, afferrò il
telefono dalle mani di uno spaventatissimo Yosuke e prese un bel respiro.
“ Che cosa
vuoi?” chiese decisa.
“ Levy…” la
voce dall’altra parte dell’apparecchio era proprio quella della sua amica.
“ Mi
sembrava che non rispondere al cellulare fosse un motivo più che valido per far
capire a qualcuno che non volevo essere disturbata!”
“ Lo so, è
solo che…”
“ Cosa?”
“ Mi
dispiace Levy, non avrei voluto creare tutto questo casino! Ero solo
preoccupata: da quando lo visto parlarti, quel giorno, in centro, mi è presa un’
angoscia terribile. Sono quattro mesi che va avanti così e, giorno dopo giorno,
mi cresceva dentro una preoccupazione innaturale, quasi assurda. Alla fine non
ci ho visto più: hai rifiutato un’uscita al cinema per andare a casa sua, e
questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”
“ Aveva
bisogno di me…ma perché hai mentito? Non hai neanche accennato al programma
tutor!”
“ Io volevo
impedirti di vederlo ancora!”
“ Ma perché?”
“ Perché ho
paura di perderti, Levy! Ho paura che possa farti del male!”
“ Lo ha già
fatto…”
“ C-come?!”
“ Non nel
senso che credi tu! Lui…lui ha preso la situazione al volo e mi ha cacciato
via! Immagino che l’aspettasse da settimane un’opportunità del genere; ora non
mi avrà più tra i piedi..non…non ci vedremo più e…e sarà più contento”
“ Levy…”
“Ma, in
fondo che mi importa di lui…è…solo un burbero teppista, non è vero Lucy!?”
“ Ti prego,
non piangere. Non sai quanto sia dispiaciuta: domani dirò tutto hai ragazzi e
vedrai che capiranno e-.”
“ NON E’
QUESTO IL PUNTO!PERCHE’ NON VUOI CAPIRE…!”
Il volto di
Levy era nuovamente bagnato di lacrime, sempre più amare, sempre più pesanti:
le rigavano le guancie che man mano sentiva pizzicare sotto il tocco di tutta
la sua tristezza.
“ Lui…lui
non mi chiamerà più con nomi strani, non mi scompiglierà più i capelli, non…non
lo vedrò più sbuffare, grattarsi la testa quando non capisce qualcosa…non…non
sentirò più la sua risata e…e non percorrerò più le scale col drappo rosso!”
A Lucy si
stinse la gola…che cosa aveva fatto?!
Sentirla piangere
in quel modo le faceva venire i conati; si era inginocchiata per terra, sul
freddo parquet del salotto e tremava come una foglia.
“ Mi dispiace…mi
dispiace”
Non riuscì a
dire altro; attaccò il telefono per non sentire più quel pianto ormai esasperato
e si tenne forte le spalle.
Come aveva
potuto essere tanto meschina? Come aveva potuto non accorgersi dei sentimenti
che erano nati nel cuore di Levy? Lei, che sarebbe dovuta essere la sua
migliore amica, l’aveva tradita.
Alzò lo
sguardo, decisa a mettere a posto le cose, anche a costo di ritrovarsi faccia a
faccia con lui.
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Capitolo 5 *** Memento! ***
programma tutor 5
“ Andiamo, Gajeel!!”
“ Scordatelo” il ragazzo, ancora
steso sul divano, le avevo risposto secco, con tono burbero e senza aprire gli
occhi, o dare il ben che minimo segno di volersi muovere.
“ Per favore; se fai così non
inizieremo più a studiare”
“ Sai che me ne frega?!”
“ Sei davvero uno stupido!” Levy si
era leggermente piegata verso il volto Gajeel e poggiava entrambi i polsi sui
fianchi: con tutta la buona volontà che riuscì a tirar fuori, contrasse il viso
in una specie di smorfia che potesse, bene o male, farla sembrare cattiva.
Tuttavia, appena il ragazzo aprì gli
occhi, Levy dovette tirarsi subito indietro perché, senza accorgersene, si era
fatta tutta rossa in viso: succedeva spesso negli ultimi giorni e la cosa le
dava una strana sensazione.
“ Non mi rompere gamberetto, se non
ho voglia di studiare, non ho voglia di studiare, punto”
“ Ma…”
Gajeel si era voltato dall’altra
parte.
“ Bhe, allora….” Detto questo, la
piccola Levy gli aveva preso con entrambe le mani il braccio, nel tentativo di
trascinarlo giù dal divano.
Il ragazzo aveva voltato di poco la
testa e la guardava a metà tra il sorpreso e l’incazzato nero.
“ Che diavolo credi di fare!?”
“ Ti porto a studiare con la forza…”
rispose la ragazza, tra gli spasmi che le provocava lo sforzo.
“ Ah, credi sul serio di potermi
spostare? Tu? Con quel corpicino minuscolo?”
Con uno scatto a dir poco improvviso,
Gajeel si tirò in piedi.
Levy dovette metterci un po’ prima di rendersi
conto di che cosa fosse successo.
“ Ga-Gajeel, me-mettimi giù!”
Fortuna che quel pomeriggio si era
messa i pantaloni, altrimenti sarebbe stato un bel casino: Gajeel le teneva
entrambe le caviglie, lasciandola penzoloni a testa in giù; la ragazza invece,
tentava in vano di tirarsi su a toccare i piedi ma, la cosa, le sembrò inutile
così, si lasciò cadere a peso morto.
Sospirò rassegnata sentendolo ridere
di gusto.
“ Ghi ih ih ih, non hai possibilità
contro il sottoscritto!!!” il ragazzo la
tirò leggermente più su in modo da poterla guardare dritta in faccia.
Levy aprì gli occhi all’improvviso,
sconcertata e sorpresa; si ritrovò il volto di Gajeel ( di nuovo) a pochi
centimetri dal suo: aveva le guance paonazze, la bocca serrata e il sudore che
le correva su tutta la fronte.
“ Ora, posso farti tutto quello che
voglio”
“ Pronto?” rispose secco Gajeel.
“ BUON ANNOOOOOOOOO!!!” per poco non
gli si erano perforate le orecchie, con tutto quell’urlare.
“ Ma che!?”
“ Sono Levy, Gajeel!”
“
L’avevo immaginato…cosa vuoi?”
“ Farti gli auguri di buon anno, no?”
“ Ah si?”
“ Certo! Dove sei?”
“ Eh?”
“ Dove sei…a casa da solo come al
solito?”
“ Non sono affaracci tuoi dove
sono!!”
“ Bhe scusa, stavo soltanto
chiedendo! Ah, sei sempre il solito maleducato; visto che non sono affari miei,
direi che posso andare, ci si vede Gajeel!” il suo tono di voce era del tutto
cambiato: ora era più nervoso e indispettito.
“ Aspetta…” aveva tentato di dire
Gajeel.
Dall’altra parte c’era silenzio, ma
il ragazzo sapeva che Levy era ancora li perché la sentiva respirare.
“ Buon anno anche a te, gamberetto”
disse tra un sospiro e l’altro.
Levy rimase ancora qualche secondo in
silenzio: non aveva ottenuto la risposta che voleva, tuttavia, quelle parole,
le fecero sentire in tutto il corpo, un calore inaspettato e mai provato prima.
“ Grazie, Gajeel!”
“ Che cacchio è?”
“Come sarebbe a dire? È un regalo,
non vedi?”
“ Per cosa?”
“ So che hai preso un 7- in
letteratura, l’altra settimana…è un premio, perché sei stato bravo…insomma,
so-sono contenta del tuo miglioramento e…” si stava torcendo le mani nervosa,
quasi le mancavano le parole ed era già tanto che non fosse diventava color del
pomodoro, poi riprese “ accettalo, è solo un pensiero, ma…ma spero t-ti possa
piacere!”
Una volta finito il suo lungo e
complicato discorso, tornò a puntare il suo sguardo, che fino a quel momento
era sempre stato fisso sulle proprie mani, verso Gajeel, in trepida attesa di
una risposta.
Fortuna che Yosuke si era trattenuto
al lavoro più del solito: quel ragazzo aveva l’udito di un pipistrello e, se
avesse sentito anche solo parte della loro conversazione, l’avrebbe
probabilmente presa in giro per i prossimi vent’ anni.
Gajeel guardò prima la scatoletta blu
che la ragazza teneva in mano, poi lei.
Come risposta ottenne un sorriso
talmente bello che avrebbe fatto scogliere chiunque…
Prese in mano l’oggettino e lo
squadrò bene prima di aprirlo con la massima non curanza di cui era capace: al
suo interno, c’era un piccolo orecchino in legno a forma di mezza luna, di
quelli che si vendono ai mercatini e che si chiudono con un gancino.
“ A-allora? Ti piace?”
“ E’ un orecchino” disse, alzando gli
occhi sulla ragazza davanti a lui.
Levy annui divertita.
“ GAJEEEEEEEEEL! DOVE
SEEEEEEEEEEEEEIIIII? EHIIIIIIIIII, GAJEEEEEEL!!!”
“ La smetti di urlare come una
pazza!?”
La ragazza si voltò di scatto e
guardò in alto: se ne stava li, appollaiato come un’aquila sulla casupola che
teneva gli attrezzi, posta sul tetto della scuola; la guardava seccato, con
quella sua solita smorfia.
“ Che cosa fai qui?...il professor
Markarov era preoccupato!” disse la ragazza, ancora ansimante per la corsa.
“ Non mi rompere…tornate in classe!”
“ Ho il permesso di stare qui…mi ha
mandata a cercarti”
Gajeel sospirò grattandosi la testa
con la mano e voltando lo sguardo verso l’orizzonte.
“ Stai bene? Sei ferito?”
“ No!”
“ Bugiardo!”
“ CHE HAI DETTO!!!??? NON TI
PERMETTERE SAI!!!”
“ Uh, come sei rumoroso! E poi dici
che sono io quella che urla come una pazza!?”
“ Tu brutta…” Dovette fermarsi
perché, senza che se ne fosse accorto, quello scricciolo era scomparso.
Tirò un sospiro di sollievo,
massaggiandosi il collo.
“ BECCATO!”
Per poco non si mise ad urlare per lo
spavento; era riemersa dalla piccola scala a pioli che portava sul tetto della
capanna per gli attrezzi.
“ Tu…da-dannata!”
“ Ah ah ah…ti ho spaventato?”
“…co-cosa!? Neanche per idea, non
dire stronzate!!!”
“ ah ah ah ah ah ah ah!!”
“ E SMETTILA DI RIDERE!”
Levy si asciugò le lacrime che le
erano venute e lo guardò negli occhi.
“ Lo sapevo…che stavi mentendo!”
Il ragazzo la guardò; aveva graffi e
contusioni su entrambe le braccia, un rigolo di sangue che gli usciva dalla
bocca e la guancia sinistra visibilmente gonfia.
“ Tks…e allora?”
“ Perché?”
“ Perché cosa?” chiese secco.
“ Perché hai picchiato quel ragazzo?”
“ Non è nulla che debba interessarti”
“ Come ti pare, ora mai mi sono
abituata alle tue risposte sgarbate, quindi vedrò di non insistere…solo” fece
una pausa.
Alzò la mano sinistra e andò a
posarla sulla guancia del ragazzo che aveva davanti; era di un colore violaceo,
dura e mal messa: le si strinse il cuore a guardarlo in quello stato.
Sapeva che tipo di persona fosse
Gajeel e non era la prima volta che lo vedeva passeggiare per il cortile tutto
gonfio e rotto, eppure, ora, ora che lo conosceva un pochino di più, le veniva
da piangere.
Gli occhi cremisi del ragazzo,
andarono ad incrociarsi con i suoi: erano seri, distanti, quasi preoccupati.
“…solo lascia che ti aiuti”
Il ragazzo spalancò gli occhi
sorpreso; aprì la bocca per dire qualcosa, ma tutto quello che ne uscì fu un sospiro.
Non oppose resistenza, non fece smorfie.
Si fece trascinare in infermeria, in
silenzio; e sempre in silenzio la osservava mentre gli fasciava le botte con candide
bende e gli applicava cerotti sul viso.
Levy, di tanto in tanto, lo guardava:
le sembrava pensieroso e quasi…dispiaciuto.
Rimasero li per dieci minuti buoni: quando
il professor Markarov arrivò, si portò via Gajeel, diretto in presidenza; la
ragazza li guardò allontanarsi per il corridoio.
Che sta succedendo, Gajeel?
“…mi pare fin troppo chiaro quanto
tutta questa storia sia diventata una grande stronzata!”
“ Amici? Vorrai scherzare!”
“ SEI UNO STUPIDO!”
Levy aprì
gli occhi e respirò violentemente, come se fosse appena riemersa da un abisso
senza fondo.
La stanza
era ancora buia, silenziosa; guardò l’orologio: le tre.
Si portò una
mano sul volto: era umido e caldo; probabilmente aveva pianto per tutto il
tempo, senza rendersene conto.
Si tirò a
sedere sul letto, massaggiandosi le tempie: un sogno, anzi, una miriade di
ricordi che le facevano solo girare la testa. Non voleva ricordare certe cose,
la facevano sentire una sciocca, un’ingenua, una debole…e le facevano male.
Si guardò in
torno per la stanza, nel tentativo, forse, di cercare quel sonno che era ormai andato perduto.
Si lasciò
cadere tra i cuscini, serrando gli occhi e stringendo le mani, pregando
affinché quegli occhi e quella voce, non tornassero più nei suoi sogni
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“mmmm…”
“ Coraggio Gajeel, non è difficile!”
“ Credo…y= 2/3!”
Ci fu un attimo di pausa tra i due:
Levy lo fissava sconcertata.
“ E’-è giusto!”
“ Sul serio!?” chiese leggermente
incredulo il ragazzo, alzando un sopracciglio.
“ Si…è giusto, il risultato è
giusto!! Ah, lo sapevo che ce l’avresti fatta!!!” Disse sorridendo la ragazza.
“ Bhe, avevi qualche dubbio?”
“ Oh, si certo!” rispose
candidamente.
“ come sarebbe a dire!”
“ Niente, lascia stare! Tontolino…ah
ah ah ah”
“ Ah?! Che dovrebbe essere, un
insulto!? Ghi ih ih ih…fai abbastanza schifo!”
“ Ehi, non è vero! brutto…”
Niente, continuava a ridere: non gli
era mai successa una cosa simile, non si era mai sentito così.
Era mai possibile che una ragazzina,
un esserino tanto gracile e piccolo, potesse ferirlo fino a tal punto? Potesse penetrare
talmente tanto a fondo nel suo animo? Lasciargli un segno tanto evidente?
“ Dai, riprendiamo!” gli sorrise,
gentile ed innocente, sorrise a lui, a Gajeel Redfox.
“ E’ un orecchino!” disse, alzando
gli occhi sulla ragazza davanti a lui.
Levy annui divertita.
E che cazzo, era mai possibile che
riuscisse a ridurlo così?
Se i suoi compagni di scazzottate l’avessero
visto in quello stato, probabilmente, l’avrebbero ammazzato di botte.
Rammollito, ecco cosa sono! Pensò,
non appena si fu messo addosso il regalo di Levy.
Eppure, c’era qualcosa, un piccolo
bagliore, minuscolo, quasi impercettibile, che si dimenava insistentemente nel
più profondo del suo essere.
Chi sei, ragazzina, per riuscire a
spostare da sola un’intera montagna?
“ Cos’è? Adesso te la fai con le
brave ragazze Gajeel?”
“ Che hai detto?” il ragazzo si
stacco dal muro contro il quale stava appoggiato e tirò fuori le mani dalle
tasche.
“ Non credo di averti sentito bene,
puoi ripetere?”
“ Tsk, non fare il finto tonto con
me! che diavolo ti è successo?”
“ Non mi è successo proprio un cazzo,
razza di idiota!”
“ Come siamo permalosi! Ti ricordo
che abbiamo un paio di faccende in sospeso io e te…non te ne sarai scordato
spero!”
“ Certo che no, per chi mi hai preso?”
“ Non lo so, non credo di potermi
ancora fidarmi di te. Da quando vai in giro con quella ragazza è come se ti
fossi rammollito…”
“ Non dire stronzate, non è possibile
una cosa del genere! Devo ricordarti con chi stai parlando?”
“ ah, certo che no, ma…sempre meglio
essere previdenti”
“ Che intendi dire?”
“ Che ho intenzione di occuparmi di
quella nanerottola personalmente!”
“ Che cosa?”
“ Abbiamo troppe cose da fare io e te
e, sinceramente, la considero solo una distrazione!”
“ Non vorrai mica-.”
“ Deve essere un tipetto piuttosto
testardo per continuare a vederti…ah ah ah ah! Le farò capire una volta per
tutte che deve stare lontana dai tipi come noi…a modo mio”
Si sentì prendere la spalla da
dietro.
Un pugno lo colpì dritto in faccia,
scaraventandolo per terra; si alzò divertito, pulendosi il sangue dal lato
della bocca.
“ Ah ah ah…sei sempre il solito
avventato! Devo dedurre che ci ho azzeccato riguardo a voi due, eh?!”
“ Brutto bastardo, non osare sfiorarla
neanche con un dito…”
“ Costringimi!”
Il volto imperlato di sudore, il
fiato mozzato, il corpo rigido; Gajeel era steso al suolo, incapace di muoversi
e fissava il cielo.
Si sentiva i polmoni pieni di sangue,
la faccia dolente e la vista annebbiata.
“Se-sei forte Gajeel, ma non
abbastanza per potermi affrontare…” disse ansimando, poi riprese “ ricorda cosa
ci siamo detti…se continuerai così…sa-sarà peggio per te, e anche per lei”
Voltandosi, se ne andò, lasciando
Gajeel solo con i suoi pensieri.
“ Lasciamo perdere questa
stupidaggine del programma tutor! Fa male a me quanto a te”
“ SEI UNO STUPIDO”
Gajeel aprì
gli occhi e respirò violentemente, come se fosse appena riemerso da un abisso
senza fondo.
Troppe,
davvero troppe volte gli erano tornate alla mente quelle scene.
Ora mai non
sapeva più se si trattasse di pessimi sogni o ricordi, accavallati uno sull’altro.
Si passò una
mano sulla fronte per asciugarsela, sospirò ancora e si portò a sedere.
Si alzò
faticosamente dal letto e uscì fuori, sul balcone: era ancora notte fonda e
tutto taceva intorno a lui.
Poggiò i
gomiti sulla ringhiera e si fece investire dall’aria fresca che girava in quel
periodo dell’anno; il freddo gli dava sollievo alle membra e ai pensieri:
inspirò profondamente, alzando le spalle e, infine, lasciò andare tutto fuori
nella speranza che, insieme al respiro, uscissero anche i brutti ricordi.
Sapeva che
era la cosa giusta da fare, che ora lei sarebbe stata al sicuro, eppure, dentro
di se, sentiva un vuoto incontrollabile, una tristezza infinita.
Andava davvero
bene così? Aveva ancora bene vivida l’immagine di Levy in lacrime…che vergogna!
Come aveva
potuto trattarla in quel modo, lei, che era sempre stata al suo fianco, nonostante
le brutte voci e i pettegolezzi.
Non gliene
era mai importato molto di cosa quegli idioti pensassero di lui, ma mai, mai e
poi mai avrebbe permesso che le loro cattiverie potessero intaccare l’animo di
Levy.
Levy, l’unica
ragazza che avesse mai imparato a conoscere veramente, l’unica persona che
riusciva a farlo stare bene, l’unica persona che gli avesse mai sorriso, Levy…
Lui aveva ragione, non era forte
abbastanza.
Gajeel
sapeva che se avesse provato a parlare con lei di questo, sarebbe rimasta, gli
avrebbe detto che non le importava, che sarebbe andato tutto bene…e questo non
era accettabile.
Nonostante i
buoni propositi, dovette dare un taglio secco al loro rapporto, altrimenti le
sarebbe successo l’inimmaginabile.
Alzò lo
sguardo verso la luna che si stagliava piena e luminosa sopra di lui.
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Sentì suonare
ripetutamente il campanello della porta: sbuffando e imprecando corse
attraverso la cucina e poi il salotto.
Non aveva
chiuso occhio tutta la notte e già quella mattina a scuola non era riuscito a
fare il suo solito pisolino, ora chi cazzo era che lo disturbava proprio
durante la pennichella pomeridiana?!
Girò la
chiave nella toppa e abbassò la maniglia.
“ Chi
cacchio è che-.” La frase gli morì in gola.
“ TU!!!”
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Capitolo 6 *** oh, finalmente qualcosa di buono, amico!!! ***
programma tutor 6
Quante volte
l’aveva chiamata nelle ultime quarantotto ore? Mille? Duemila? E lei non
rispondeva; ora mai per Lucy era diventato quasi un gesto automatico e
involontario premere il nome dell’amica sulla rubrica del cellulare.
Non la
vedeva da quella terribile mattina a scuola perché, a detta del fratello( più o
meno affidabile), le era salita la febbre a furia di piangere, chiusa nel suo
fantomatico sgabuzzino: Levy era proprio una di quelle persone che si agitano
fin troppo tra singhiozzi e lacrime e, senza farlo apposta, si ritrovano con
una temperatura corporea che rasenta i quaranta gradi.
Tuttavia, la
bionda non era una ragazza che si dava per vinta facilmente, soprattutto
perché, dopo il casino che aveva combinato, fare pace con Levy era la priorità
assoluta; così, ogni dieci minuti circa, mandava all’amica sms, squilli, mail,
segnali di fumo, piccioni viaggiatori, ambasciatori, lettere minatorie, agenti in borghese…era arrivata
addirittura ad appostarsi sotto il balcone di casa MacGarden, rimanendo lì, in
silenzio; solitamente questo genere di scenette ridicole finivano con Yosuke
che la pregava gentilmente di
andarsene.
Alla fine,
Lucy si convinse che c’era un’unica cosa che poteva fare!
Se voleva
sistemare le cose con Levy, doveva prima di tutto fare i conti con una certa persona: l’idea non le andava
esattamente a genio, ma il suo amore per l’amica andava oltre i conati di
vomito e il disprezzo assoluto per quell’insulso teppista.
Con
l’assistenza di Natsu e Gray in funzione di pali, Lucy si intrufolò di nascosto
nei registri scolastici, avendo come unico obbiettivo l’indirizzo di Gajeel
Redfox; avere la chiave di quel posto era stato abbastanza facile, dal momento
che il bidello della Kaimako Gakuen non si poteva definire più di tanto un tipo
sveglio: gliel’aveva sottratta mentre era impegnato a discutere con Gray su
quale sarebbe stato, secondo loro, il modo migliore di accudire una coppia di
cocorite.
“ Ehi, Lucy”
bisbigliò Gray
“ Mh?”
“ Mi sa che
sta arrivando qualcuno…sbrigati, o qui finiamo tutti nei guai!!”
Colta la
nota di preoccupazione nel tono del compagno, la bionda si mise a rovistare ancora
più freneticamente tra carte e documenti; non appena vide il nome desiderato,
ebbe un sussulto, sfilò il fascicolo e lo aprì lentamente, per evitare che
fogli sparsi cadessero all’improvviso.
Fece passare
le pagine sotto i suoi occhi attenta e meticolosa finché, dopo foto, verifiche,
pagelle, documenti e certificati, non arrivo ai dati personali.
“
Trovato!!!”
“
Shhhhhhh….” La zittirono all’unisono i due ragazzi, imperlati di sudore per via
dell’ansia, “ Se ci scoprono, Erza ci riempie di botte a tutti e tre!”
“ Eh eh eh
eh, scusatemi” rispose Lucy grattandosi la testa e abbassando il tono di voce
di un paio di tacche.
I tre, più
accorti che mai, uscirono dalla scuola furtivi così come erano entrati e, col
favore del buio, si allontanarono di corsa dall’edificio, per poi fermarsi
qualche isolato più avanti con il fiato mozzato e le ginocchia piegate.
Missione
compiuta.
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Il giorno
seguente, dopo le lezioni, Lucy uscì di corsa dall’aula per andare a casa il
prima possibile in modo da prepararsi adeguatamente a ciò che avrebbe dovuto
fare nel pomeriggio: per come la vedeva lei, era una specie di sfida,un duello
all’ultimo sangue in onore della sua migliore amica!
Ciò che
aveva fatto non era certo lodevole, e questo lo ammetteva lei stessa, ma non
avrebbe mai pensato che quel teppista avrebbe finito per diventare qualcosa di
importante agli occhi della dolce Levy.
Non era
sicura che la ragazza fosse innamorata di Gajeel, tuttavia percepiva un qualche
accenno di un sentimento puro e incorruttibile, che proveniva direttamente dal
cuore dell’amica.
Una volta
arrivata davanti alla palazzina, Lucy strabuzzò gli occhi un paio di volte: era
assolutamente incredula, non credeva possibile che una persona come quella potesse vivere in un posto del
genere; andava al di fuori di tutti gli standard che aveva appiccicato a Gajeel
e, neanche nei suoi incubi peggiori, sarebbe riuscita ad immaginarselo in una
casa tanto bella.
Cercò al
citofono il campanello con annesso cognome e, mentre stava per premerlo, si
fermò.
E se non mi fa salire? E se mi manda
a quel paese? In fondo non mi aspetterei
di più da un teppista come lui!! Che razza di stupida sono stata, è ovvio che
non ne vorrà sapere di parlare con me!! ah ah…che ingenua!! Probabilmente mi
risponderà da cafone per poi chiudermi la porta in faccia!
Mettendosi
le tra i capelli, Lucy sbatteva la testa contro il cancelletto, in attesa di un
qualche intervento divino; in fondo cos’altro poteva fare?
“ Ehm…mi
scusi, signorina?”
Sentendosi
chiamata in causa, la ragazza si voltò, in procinto di piangere, per trovarsi
davanti una vecchia signora, con un cappello a dir poco imbarazzante e una
faccia leggermente interrogativa e preoccupata, che la squadrava da capo a
piedi, nascosta dietro a due piccoli occhi neri.
“ Si?”
rispose Lucy, cercando di ritrovare un po’ di compostezza.
“ Le serve
qualcosa?”
“ Eh?
Ah…ecco io, si insomma, io…sto cercando Gajeel Redfox, lei lo conosce?”
“ Ah, ma
certo! È il ragazzo che abita nel piano sopra al mio”
“ Sul
serio?!” che culo!!! Pensò Lucy,
stringendo il pugno.
“ Si, al
terzo”
“ La
ringrazio molto”
Detto questo
si inchinò leggermente per ringraziare la donna e, approfittando del
cancelletto aperto, entrò nel nell’atrio della palazzina; l’interno era ancora
più incredibile dell’esterno: tutto bianco e pulito, con un drappo rosso che
percorreva le scale.
Salendo i
gradini a due a due, Lucy arrivò spedita al terzo piano e, decisamente ansiosa,
suonò all’unica porta che si trovò davanti.
Dovette
aspettare qualche secondo prima di sentire, dietro alla porta, rumore di passi;
udito il suono della chiave nella toppa, con un gesto involontario, la ragazza
fece qualche passo indietro, quasi a voler evitare la caduta di un oggetto; la
porta in legno chiaro si spalancò per mostrarle una faccia dall’espressione
sorpresa, ma al tempo stesso corrucciata.
“ TU!”
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In quel
preciso istante, l’unica parola di senso compiuto che balenò nella mente di
Lucy, fu scappa!!
Risollevarsi
da quell’idea non fu affatto facile, ma si disse che lo stava facendo per la
sua cara amica e che, dopo tutto il casino che aveva fatto, non poteva certo
tirarsi indietro proprio adesso: serrò la bocca che era rimasta aperta per la
sorpresa e chiuse le mani a pugno; cercò il più possibile di darsi un tono e
corrugo la fronte.
“ Che
cacchio vuoi?” le chiese secco il ragazzo davanti a lei.
La domanda
colse la bionda impreparata: e che cavolo, si era messa in testa tutto un
discorso intimidatorio e ora, con quel che
cacchio vuoi?, andava tutto a farsi benedire.
“ Ehm…vedi”
cominciò a dire Lucy con le nocche della mano destra appoggiate alla bocca “
vo-vorrei parlare un attimo con te!”
“ Te lo
scordi! Io e te non abbiamo nulla da dirci”
“ Ma…ma
io-.” Non sapeva più cosa dire; doveva fermarlo, impedirgli di chiuderle la
porta in faccia.
“ Sta zitta
un po’! E ora vattene”
Ecco, stava
per riportare la porta alla sua posizione originale; non era possibile, non
poteva finire così, solo perché non aveva abbastanza fegato per affrontarlo?
Che codarda!
Andiamo Lucy, sei davvero una fifona!
E tutti i buoni propositi che ti eri messa in testa? E Levy? Ti sei dimenticata
di lei, vero? stupida, sei davvero una stupida.
Schiaffeggiandosi
leggermente le guancie con entrambe le mani un paio di volte, si rivolse
direttamente al moro che stava per scomparire dietro alla porta
dell’appartamento.
“ ASPETTA!”
l’aveva detto talmente forte che, probabilmente, l’avevano sentita anche gli
inquilini di entrambi i piani sottostanti.
“ Che vuoi
ancora?” chiese Gajeel voltando leggermente il collo e soffermando il piede per
tenere aperta la porta.
“ VOGLIO
PARLARE CON TE A PROPOSITO-.”
“ Ma che
cavolo urli tu, eh!? Guarda che ci sento benissimo!” fece lui, voltandosi del
tutto verso la ragazza.
“
S-scusami!” disse la bionda abbassando lo sguardo a fissare una piastrella del
pianerottolo.
“ Idiota!”
borbottò il ragazzo, portando le braccia al petto e appoggiandosi alla
guarnizione della porta.
“ allora,
ecco…voglio parlare con te a proposito di Levy!”
Qual nome
risuonò nella mente di Gajeel con un tuono nella notte; nei pochi secondi
successivi, vide passare davanti ai suoi occhi le immagini di quella mattina a
scuola: Levy in lacrime, quello che gli aveva raccontato e di come le aveva
risposto, per non parlare di vederla correre via.
E pensare
che quel pomeriggio avrebbe voluto dormire!
“ Non mi
interessa. Puoi anche andartene!”
“ No invece,
per me è importante chiarire tutto. Mi dispiace essermi messa in mezzo a voi
due, non credevo che tu fossi tanto importante per lei; mi ero detta che
sarebbe stata meglio senza di te, che lo stavo facendo per il suo bene e che, a
lungo andare mi avrebbe ringraziata. Ora mi accorgo che non è andata come me
l’ero immaginata. Non risponde alle mie chiamate e sono orami tre giorni che
non viene a scuola per la febbre! Chiarire con lei, significa prima di tutto
parlare con te!
Ti chiedo di
perdonarmi e di non mandare tutto all’aria con Levy, per causa mia. Lei era
felice grazie a te, in un modo che io non avevo mai visto! Forse è anche per
questo motivo che l’ho fatto, ero gelosa; ti prego Gajeel, non voglio che
soffra più di così! So che l’hai cacciata perché ti sei sentito a disagio e
infastidito, ma le cose cambieranno!”
Ci fu
silenzio tra i due: Lucy non staccava gli occhi di dosso a Gajeel in trepida
attesa di una risposta, mentre l’altro fissava un punto vuoto dietro le spalle
della ragazza.
“ Tsk…per
chi mi hai preso!? Credi che, ora che mi sono finalmente liberato di lei,
potrei tornare strisciando da quella mocciosa perché a te dispiace!? Ma non
farmi ridere! Cosa credevi, che avrei fatto i salti di gioia?!”
“ Come puoi
dire una cosa del genere?! Lei ci tiene a te se non l’avessi ancora capito!”
“ Bhe,
questi sono problemi suoi! A me…non importa!”
“ Co-come
sarebbe a dire?!” Lucy era allibite, non riusciva a credere alle sue orecchie.
Gajeel voltò
la testa a sinistra, sospirò debolmente per poi tornare a guardare la bionda.
“ Sei ancora
qui?!”
“ Tu mi dai
davvero il voltastomaco!”
“ Che
cosa!?” chiese secco il ragazzo facendo un passo avanti un direzione della
ragazza, sciogliendo le braccia lungo i fianchi.
Ora mai Lucy
non poteva più trattenersi; non era neanche più sicura per chi lo stava
facendo, se per Levy o per se stessa.
“ Ero decisa
a mettere le cose a posto perché, secondo Levy, tu sei una brava persona. Lei
mi ripeteva centinai di volte che, nonostante tutto quello che si diceva sul tuo
conto, tu eri diverso.
Ho provato a
darti una possibilità, ma evidentemente tu sei marcio dentro! Levy si sbaglia
su di te e francamente, sono tentata di lasciare le cose così come sono”
“ Che ne sai
tu di come stanno le cose, eh!? Non sai niente di me, così come non sai nulla
di Levy!”
“ Io so
tutto quello che c’è da sapere su di lei!”
“ Ma
davvero!? Non fare tanto la santarellina che, se ci pensi un attimo, è tua la
colpa di tutto!”
“ Io ho
fatto quello che ho fatto, pensando a lei, alla sua felicità!”
“ CREDI CHE
IO INVECE L’ABBIA FATTO PERCHE’ MI DIVERTO!?”
Lucy sbarro
gli occhi incredula; non era sicura di aver colto quello che il ragazzo aveva
detto, forse aveva sentito male.
“ Credi che
non mi sia costato niente dirle di andarsene!? Che non mi si sia stretto il
cuore quando è corsa via in lacrime!? Credi che faccia sonni tranquilli
pensando che probabilmente lei è a casa a piangere dalla mattina alla sera!?
Non mi piace per niente questa situazione, ma non posso farci molto; dopo
tutto, immagino che tu abbia ragione, sono marcio dentro”
Non poteva
essere vero! Fino a qualche minuto fa stava dicendo tutto il contrario e ora,
ora le sbatteva in faccia una verità che Lucy stentava a credere potesse essere
vera.
“ Che cosa
significa?” chiese leggermente preoccupata di come si sarebbe potuta svolgere
la vicenda.
“ Tsk, che
cosa significa!? Significa che se non vuoi vedere Levy, non so, appesa a un
albero, o sepolta da qualche parte, o investita da un camion, meglio che lasci
veramente le cose come sono adesso!” fece Gajeel stringendosi nelle spalle e
serrando i pugni.
“ Io…no-non
capisco! Che cosa stai dicendo?” Lucy tremava dal basso delle sue
consapevolezze; possibile che ci fosse qualcosa che non le quadrava? Se quello
che aveva capito, nell’enigmatico discorso del ragazzo, era vero, significava
che…
“ Sto
dicendo che la tua piccola scenetta mi ha dato la possibilità di fare una cosa
che avrei già dovuto fare da tempo!”
“ Qu-quindi
tu…tu l’hai fatto per proteggerla?! Da chi?”
“ Non ha
importanza da chi!!”
Gajeel portò
di nuovo le bracci al petto per tornare a fissare quel punto vuoto dietro la
bionda.
“ Ci sono
persone che farebbero di tutto pur di arrivare facilmente ai loro obbiettivi,
compreso eliminare i possibili ostacoli sul proprio cammino: alcuni, se hanno
un muro davanti, si impegnano e lo superano, altri invece, preferiscono
buttarlo giù a suon di testate; quindi per non vedere Levy col cranio fracassato,
ho dovuto spostare il muro da solo!”
Lucy si
portò le mani sulla bocca, nel disperato tentativo di fermare le lacrime che le
stavano per correre sul viso: come aveva potuto essere tanto cieca!? Gajeel
voleva solo evitare che qualcuno ( non ancora ben definito) attentasse alla
vita della sua amica.
“ Così…mi
fai sentire ancora più in colpa!”
“ Evitiamo,
se il risultato deve essere un altro discorso sull’amicizia e il rimorso!!”
disse nervoso Gajeel, che, per colpa di quella stupida gallina, si stava
spingendo anche troppo nei dettagli.
“ Tu vuoi
bene a Levy, non è vero?” chiese lei, guardandolo negli occhi, con un’espressione
più dolce.
“ Che razza
di domande sono!?”
“ E pensare,
che credevo avessi abbandonato Levy per pura cattiveria!” fece la bionda,
asciugandosi quelle leggere lacrime che le gonfiavano gli occhi.
“ Pura
cattiveria!? Ma di cosa credi sia fatto, di ferro?”
Lucy evitò
di rispondere a questa domanda che, a suo avviso, aveva tutta l’aria di essere
retorica, in più, ad essere sinceri, nella loro scuola molti pensavano che non
avesse nemmeno un’anima!
“ Bene, ora
gradirei vedere la tua schiena che si allontana dal mio pianerottolo, se non ti
dispiace!”
Lucy si
scosse un attimo dai suoi pensieri; in fondo, poteva credere a quello che le
aveva raccontato, così come ci avrebbe creduto Levy, quindi, perché non dirle
la verità?
“ Senti,
posso farti ancora una domanda?”
“ Oh cazzo!”
fu l’unica ed inequivocabile risposta del moro.
“ Perché le
hai mentito?”
“ E che
cavolo, hai ascoltato almeno in parte quello che ho detto fino a dieci secondi
fa? Eh, oca bionda?”
“ O-oca
bionda?!”
“ Se le
avessi detto la verità, conoscendola, mi avrebbe detto cose come non preoccuparti, andrà tutto bene, sarò al
tuo fianco e stronzate del genere!”
“ Ma almeno
non avresti creato tutto questo macello!!”
“ Bhe,
possiamo dire lo stesso di te!”
“ Ooooh,
ancora a questo punto stiamo!?”
Gajeel
grugnì voltando la testa, fece un passo in dietro e prese con la mano destra l’anta
della porta.
“ Ora puoi
anche andare!”
Lucy
avvicinò le sopracciglia e si chiuse nelle spalle, voltandosi di scatto e
facendo schioccare i lunghi capelli d’oro.
“ Benissimo,
allora me ne vado!” disse indispettita.
Fece qualche
scalino per poi voltarsi nuovamente verso la porta del terzo piano, semi
chiusa.
“ Ah, e un’ultima
cosa Gajeel…”
Il ragazzo
si fermò, lasciando comunque lo sguardo fisso per terra.
“…Levy, non
è una stupida!”
Detto questo,
corse giù per le scale lasciandosi alle spalle il ragazzo e la loro
conversazione.
Gajeel alzò
lo sguardo, tirò la bocca nella sua solita smorfia e chiuse la porta.
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“
LEVYYYYYYYY!!! OH LEVYYYYYYY!!!”
“CHE CACCHIO
VUOI YOSUKE!?”
“ C’E’
QUALCUNO ALLA PORTA PER TEEEEE!”
Levy si
tolse il cuscino dalla faccia sbuffando, si alzò dal letto per uscire dalla
camera ed affacciarsi verso il piano di sotto; prese un lungo respirò e tirò
fuori tutta la voce che riuscì a trovare.
“ TI HO GIA’
DETTO CHE NON VOLGIO VEDERE NESSUNO, MANDALO VIA!!”
“ MA
POTREBBE ESSERE IMPORTANTE!”
“ NON MI
FREGA!”
Con un gesto
poderoso, la ragazza sbatte la porta per poi ricacciarsi sotto le coperte; uffa, è
mai possibile che a quel tonto di mio fratello certi concetti non
entrino in testa? Cos’ha al posto cervello, uva passa?
E poi lo sa benissimo che sto male…perché
non capisce? Che tordo!
Levy stava maledicendo mentalmente suo fratello
quando, come un suono lontano, le arrivò alle orecchie come un picchiettio; si
scoprì completamente e scese dal letto ( ancora): il rumore veniva dalla
finestra.
Si avvicinò
con cautela, scostò piano le tende e…
“
GAJEEEEEEEL!?”
“ Ehila!”
disse, alzando la mano.
Non poteva
crederci, non poteva essere vero! appollaiato come un piccione, Gajeel se ne
stava tranquillamente fuori dalla finestra di camera sua; la ragazza aprì
velocemente il vetro della finestra per tirarlo dentro, sperando che nessuno l’avesse
visto.
“ Ma come
diavolo ci sei arrivato qui?!”
“ Tu non
volevi vedere nessuno, così tuo fratello mi ha prestato una scala!” fece lui,
massaggiandosi il collo.
Maledetto Yosuke!! Imprecò Levy, stringendo il pugno.
“ Comunque
Levy…”
“ Aaaah…non
dovresti essere qui!” lo interruppe la ragazza, portandosi una mano sulla
guancia e iniziando a zampettare per la camera.
“ I-io sono
ancora arrabbiata con te, in fondo è colpa tua se ho la febbre…eh eh eh…devi
andartene, sisi!!”
“ Puoi non interrompermi,
eh gamberetto?”
“ Smettila
di chiamarmi così, non hai più alcun diritto di farlo!”
“ E questo
che diavolo vorrebbe dire!?”
“ Vuol dire
che te ne devi andare, subito, subitissimo!” disse, tentando di spingerlo verso l’uscita
della camera.
“ Posso
almeno dirti una cosa?”
“ NO!!”
“ Ghi ih ih…chi
credi di riuscire a spostare in questo modo, eh? Ci hai già provato una volta
mi pare, e com’è finita?”
Senza che
Levy se ne potesse accorgere, Gajeel la teneva per le caviglie; con le braccia
penzoloni, tutto quello che poteva fare era cercare di tiragli i pugni nello
stomaco.
“ Mettimi
giù , razza di energumeno!!! Hai capito!?”
“ Te lo puoi
scordare, nanerottola!”
“ Oh,
andiamo!!” tentò di dire la ragazza, con il sangue che ormai le aveva raggiunto
il cervello.
“ Prima di
andarmene, voglio che ascolti quello che ho da dire…” disse, lasciandola
cadere delicatamente sul materasso.
Levy lo
guardava, con il volto paonazzo e la mano stretta al petto; Gajeel era in piedi
di fronte a lei: si abbasso appena, appoggiando le braccia sulle ginocchia.
“ Seriamente!”
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Carissimi lettori, devo chiedevi umilmente perdono perché il capitolo, come potrete vedere, non è molto soddisfacente! si, lo so che avreste voluto più chiarimenti ma, le mie capacità di portare avanti una storia sono al quanto scarse; vi chiedo quindi nuovamente scusa!!! cmq andranno le cose, sappiate che mi impegnerò di più! spero cmq di non avervi annoiati e anche che recensirete numerosi, così almeno saprò dove ho sbagliato e, sopratutto, dove posso migliorare!
un abbraccio, Safe
|
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Capitolo 7 *** maledetta scala!! ***
maledetta scala!
Furono quattro le cose che Levy fece immediatamente dopo
aver compreso quell’insensato barlume di serietà che brillava negli occhi di
Gajeel: in primo luogo si tappò le orecchie, cantilenando una serie di
sconnessi “ la la la” appartenuti a chissà quale sconosciuta melodia; poi, come
un coniglio in trappola, saltellò da una parte all’altra della stanza, evitando
contatto diretto con il ragazzo in questione, aggiungendo ai “ la la la” una
serie di non ti sento!
Come terza cosa, tentò più volte di raggiungere la porta,
spalancarla e fiondarsi di sotto, in modo da poter fuggire il più lontano
possibile da quell’assurda situazione che si era creata: ovviamente
quest’ultima e disperata azione, veniva prontamente evitata da Gajeel che si
piantava con tutto il corpo davanti al pomello; in fine, furono innumerevoli le
imprecazioni e le maledizioni che la ragazza mandò a quell’imbecille del
fratello, sia per avere il cervello grosso quanto un fungo, sia per avere dato
una scala a quel maniaco di Gajeel.
“ Andiamo…Levy…ascoltami, dannazione!!”
“ La la la …non ti sentooooo”
“ Vuoi stare ferma!? Levyyyy…cacchio!!!” urlò il moro,
sempre più irritato.
“ Non capisco cosa dici perché non riesco a sentirtiiii!!”
“ Razza di stupido gamberetto…vieni qui! Non costringermi a
inchiodarti al pavimento!” fece il ragazzo, fermatosi ansante, con la mano
appoggiata alla scrivania e la schiena ricurva.
“ Inchio…ah no aspetta, io non ti sentooo!” fece la ragazza,
riprendendo a muoversi.
“ Tsk!”
Che razza di idiota: già l’essersi presentati a casa sua in
piena notte era imbarazzante, ore doveva persino giocare a rincorrersi in 3
metri quadri di camera!? Eppure, eccolo lì, ad assecondare le paranoie di un
nano da giardino.
Gajeel non era tipo da fare certe cose per una persona, non
era paziente, non era comprensivo e i lunghi discorsi non erano il suo forte,
specialmente se cadevano su argomenti seri o che richiedevano una notevole
apertura all’interlocutore.
Era un tipo manuale lui, che avrebbe di gran lunga preferito
prendere a sberle Levy, che provare a ragionarci: tuttavia, si era ripromesso
che, come minimo, avrebbe provato a spiegarle meglio la situazione, giusto per
farle rimettere piede a scuola.
“ Levy…” disse con voce assonnata e distante.
Ora mai non correva neanche più: si era messo seduto sulla
sedia davanti alla scrivania e , con la guancia poggiata contro la mano, la
guardava agitarsi a destra e a manca con le mani sulle orecchie e un tono di
voce che ora mai aveva raggiunto il limite di sopportazione.
“ Guarda che se continui ad agitarti in questo modo ti
salirà ancora la febbre!”
“ Non mi interessa, perché con ti sentoooo!”
Che razza di affermazione! Possibile che solo Gajeel
riuscisse a tirare fuori il peggio di lei!?
Non voleva ascoltarlo o meglio, non voleva proprio vederlo:
sapeva che, anche solo una sbirciatina ai suoi occhi cremisi, le avrebbe fatto
tornare gli occhi umidi e, in quel momento, sapeva di non avere più lacrime per
nessuno; né per lui, né per Lucy.
Tutto ciò che poteva fare era continuare a zampettare come
una cretina: non era un comportamento decoroso, ma era tutto ciò che la sua
mente febbrile riusciva a concederle.
“ Ehi, Gamberetto…lo sai che sembri davvero un topolino,
vista da così?!”
“ Non è…a-ah…io n-non ti sentooo!!”
“ Un topolino che scappa dal gatto, dal pericolo, dalla
paura, dalla verità…”
Levy si fermò, proprio accanto alla porta: portò le mani
lungo i fianchi e rimase a fissare il pavimento; alzò di poco gli occhi in
direzione di Gajeel, seduto al tavolo, con la testa ancora reclinata sulla
mano, lo sguardo assorto, fisso su di lei.
Ed eccole, le lacrime che voleva nascondere: appena sentì i
suoi occhi gonfiarsi, si girò di scatto dall’altra parte, sperando che il
ragazzo non l’avesse notato.
“ Ora posso parlare?”
“ NO!” ave urlato la ragazza.
“ Bhe, io lo faccio lo stesso!” le aveva risposto, portando
le mani ad incrociarsi dietro la testa.
“ Io…io non voglio ascoltarti!”
“ Che vuoi che me ne freghi; sai benissimo che questo genere
di cose non funzionano con me!”
Purtroppo, aveva ragione, aveva assolutamente ragione e Levy
lo sapeva bene.
Tutto ciò che la ragazza fece, fu andare a sedersi sul
letto, le gambe strette al petto, il mento appoggiato alle ginocchia e il
cuscino stretto tra le mani: sospirò debolmente nel tentativo di ricacciare
indietro le lacrime.
Gajeel si alzò in piedi, avvicinandosi al letto: sedutosi
sul materasso, rimase con le spalle rivolte alla sua interlocutrice con gli
occhi bassi e le mani penzoloni, appoggiate alle cosce.
“ Non so davvero come iniziare!” disse il ragazzo, massaggiandosi
il collo.
“ Levy…sei arrabbiata con me?”
La ragazza strabuzzò gli occhi.
Ma che cacchio!? Che
razza di domanda idiota, certo che sono arrabbiata con lui! Per quale altro
motivo non dovrei volerlo vedere? Ma che ha nel cervello, uva passa?! E poi
cos’era quel tono da primo confessore? Crede sia difficile solo per lui?
Fortuna che ho ancora la febbre, altrimenti gli avrei dato tante di quelle
mazzate…che stupido, stupido, stupido teppista!
Maledicendo il giorno in cui era nato, Levy prese a mordere
il cuscino, pregando che i suoi pensieri rimanessero li da dove erano usciti.
“ Credo…di doverti chiedere scusa!”
Ancora con il guanciale stretto tra i denti, Levy si voltò
di scatto verso Gajeel, che a sua volta, un po’ per aver compreso meglio fin dove
era arrivato, un po’ per essersi ritrovato si fronte un cane scapestrato,
contrasse il volto in un’espressione di profondo disagio.
“ Aaaah, ma che cacchio fai, eh gamberetto!?”
“ Che cos’hai appena detto!?”
“ Eh?”
“ Mi hai chiesto scusa!?”
“ Chi, io? Avrai sentito male!” fece lui, girandosi
dall’altra parte.
“ No no, sono sicura, invece!”
“ Ah, allora quando vuoi riesci a sentirmi!”
“ A-ah…ecco, non è che…si, insomma..” fece la ragazza,
grattandosi la guancia.
“ ...comunque, è così! Non sono stato sincero con te, anche
se a dir la verità, non vorrei esserlo ugualmente!”
“ Che cosa significa?”
“ Significa che so esattamente cosa farai dopo che ti avrò
detto tutto, e non mi sta bene!”
“ Co-continuo a non capire niente di quello che dici!”
“ Uffa…quello che sto cercando di dire, è che l’ho fatto
apposta!”
“ Che cosa?”
“ MMMH…!” fece irritato il moro.
“ L’urlarti dietro, il cacciarti via, tutto…l’ho fatto
apposta!”
“Vuoi dire che allora è così per davvero? Cioè, vuoi che ti
stia lontana? Guardava che fin li ci ero già arrivata, non c’era bisogno che me
lo ricordassi! Grazie tante!” fece Levy, gonfiando le guancie ed incrociando le
braccia al petto.
“ MA NOOOO!! NON HAI CAPITO NIENTE!”
“ Sei tu quello che è una mezza sega a spiegare le cose…e
comunque non urlare!”
“ COME DIAMINE FACCIO A NON URLARE, ME LO SPIEGHI?! TU MI
MANDERAI AL MANICOMIO!” disse Gajeel, alzandosi in piedi.
“ COME SAREBBE A DIRE?! E TI HO GIA’ DETTO DI NON URLARE!”
fece lei, seguendo il ragazzo.
“ MA SE STAI URLANDO ANCHE TU!”
“ CERTO, IO URLO PERCHE’ ANCHE TU URLI, RAZZA DI IDIOTA!”
“ VOLETE SMETTERLA DI URLARE VOI DUE!? C’E’ GENTE QUI CHE
STA CERCANDO DI DORMIRE!” si sentì provenire dalla camera accanto.
“ Diamine…” imprecò a bassa voce Gajeel, serrando i pugni.
“ Se sei venuto qui per ribadire il concetto, allora direi
che puoi anche andare!” disse Levy, decisa.
“ Te l’ho già spiegato: non me ne andrò finche non ti avrò
detto la verità!”
“ Bene allora…” fece la ragazza, rimettendosi seduta sul
letto “ ti ascolto”.
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“ Conosci un certo Luxus Dreher?”
“ No!” fece la ragazza, portando le gambe ad incrociarsi sul
materasso.
“ Meglio per te! Lui, bhe, diciamo che in questo periodo non
gli vado molto a genio per…varie questioni che non starò qui ad elencarti; fatto
sta che possiamo definirlo…bho, un capo banda? Forse è un titolo un po’ inappropriato
ma, per farti capire come stanno le cose, è meglio stare sul semplice. Lui crede
che mi stia rammollendo e, in fondo, non posso dargli torto!”
“ Rammollendo? Non capisco!”
“ Diciamo che il fatto che io stia frequentando questa cosa
del programma tutor è…mmmm…” iniziò Gajeel grattandosi il collo in cerca di un
termine appropriato, “ come posso definirlo? da sfigati, ecco!”
Stranamente Levy si sentì chiamata in causa, ma non disse
niente poiché aveva paura che il ragazzo avrebbe finito col perdere il filo del
discorso e, di certo, sarebbe stato un gran casino farlo rimettere in
carreggiata.
Poi continuò: “ Detto in parole povere, non vuole che ti
veda più, perché dice che mi distrai e-.”
“ Ti distraggo?”
“ Eh? A-ah , si, ma adesso non centra!” desse il moro, nel tentativo
di sviare il discorso.
“ Comunque,” riprese “ credo che sarebbe arrivato
addirittura a metterti le mani addosso e, ad essere sinceri, non mi andava
proprio l’idea che qualcuno finisse male a casa dei miei problemi; ho voluto
scansarti, evitarti il peggio, tutto qui! Quella tua amica, Lucy…ecco, lei è
stata come un capro espiatorio, solo un pretesto: in realtà di quegli idioti
dei tuoi amici non me ne fregava molto, anche perché li avrei conciati per le
feste anche da solo! Cacchio, parlare di certe cose ti consuma fino al midollo;
non capisco proprio come diavolo ho fatto, ma hai cap-.”
Gajeel non riuscì a terminare la frase, poiché la voce gli
morì in gola.
“ Ma si può sapere che cacchio hai da piangere?!”
Levy tremava, piangeva e tremava, per la gioia si disse, per
il calore di quelle parole, per il conforto che le avevano dato; pianse anche
di vergogna perché era stata talmente stupida e ipocrita: Gajeel era buono,
davvero buono! Come aveva potuto dubitarne?!
“Aaaah, porca miseria, la vuoi finire?” chiese Gajeel,
alzando gli occhi al cielo e sospirando debolmente.
“ I-io…non…non ci riesco!” fece la ragazza, portandosi le mani sul volto, tentando
disperatamente di asciugarsi le lacrime.
Che bello, che bello! Levy non riusciva a smettere
di
piangere, non voleva smettere di piangere; che razza di situazione: si
maledì
mentalmente per tutte le cattiverie che era riuscita a tirare contro
Gajeel, contro colui che, ora ne era sicura, amava più di
chiunque
altro.
“ Ga-Gajeel…” disse tra i singhiozzi.
“ Cosa?” fece lui, appoggiando la mano sotto il mento.
“ Grazie!”
Gli sorrise, come mai aveva fatto prima con nessun’altro; il
ragazzo non poté fare a meno di contrarre il volto, sorpreso ed interrogativo.
Lo stava ringraziando? Ma che aveva da ringraziarlo? Era completamente
impazzita?! Si disse di si, evidentemente; in fondo, nessuna persona sana di mente
avrebbe mai risposto in modo tanto stupido.
“ Ma che stai dicendo?!” fece Gajeel con quella sua classica
espressione imbronciata.
“ Grazie”
“ L’avevo capito…ma perché?”
“ Perché si!” rispose Levy, mantenendo sempre il suo
sorriso.
“ Che diavolo significa perché
si, eh!? Mi stai pigliando per il culo?!”
“ Certo che no! Che razza di modi; guarda che ero sincera!”
“ E ALLORA RISPONDI IN MODO ADEGUATO!”
“ Non posso crederci, stai ancora urlando?!”
“E DI CHI CREDI CHE SIA LA COLPA, EH?! RAZZA DI INSENSIBIEL
GAMBERETTO!”
“ Insensibile?! Come ti permetti; hai la più pallida idea di
quanto abbia pianto in questi giorni?! E non urlare, cavolo!”
“ CERTO CHE NE HO IDEA!”
“ E ALLORA NON DIRE CHE SONO INSENSIBILE, RAZZA DI STUPIDO!”
“ STUPIDO A CHI?! DOPO TUTTA LA FATICA CHE HO FATTO A TIRARE
GIU’ UN DISCORSO TANTO FICO, TU MI RISPINDO CON UN CAZZUTISSIMO GRAZIE?!”
“ E’ IL MEGLIO CHE SONO RIUSCITA A TIRARE FUORI, INSOMMA,
DATA LA SITUAZIONE…E NON URLARE!”
“ MA SE-.”
L’intera nottata, passò più o meno in questo modo e dall’altra
parte del muro, nella stanza accanto, Yosuke, come unico uditore, si maledisse
per aver prestato una scala a qual pazzo di Gajeel Redfox.
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Salve a tutti, sono mortificata ma, come potete vedere, il
capitolo è piuttosto breve! Avrei voluto allungarlo ancora un po’ ma le
tempistiche che riguardano lo studio e lo sport, mi impediscono di fare più di
così. Spero comunque che sia stato di vostro gradimento!!! Grazie a tutti, soprattutto
a quelli che continuano a seguire la mia storia….i capitoli continuano,
continuano, continuano! Mhuahahahahahahah!!!! * si riprende dalla risata
satanica* scusate! Bene, alla prossima” =]
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Capitolo 8 *** di nuovo quell'ombra scura! ***
programma tutor 8
aIl ritorno di Levy a scuola, fu un tale avvenimento che per
poco non si rischiò di incendiare l’intero istituto con fuochi d’artificio
presi da chissà dove e da chissà chi, anche se praticamente tutti i professori
addossarono la colpa a Natsu.
Tra tutti quanti i suoi amici, ci fu un discreto subbuglio
di domande a raffica su che cosa le fosse successo: infatti, in quei quattro
giorni che era stata malata, si era sparsa la voce che fosse scappata di casa,
poiché era uscita da scuola all’improvviso senza chiedere il permesso a
nessuno; cosa al quanto singolare per una studentessa modello come lei.
Ovviamente, la ragazza di affrettò a mettere da subito in
chiaro che si trattava di un pettegolezzo infondato e che era corsa via in modo
così improvviso solo perché aveva fretta di tornare a casa e mettersi a riposo;
Levy non era mai stata brava a mentire, infatti nessuno le credette, ma
bastarono altri due giorni perché la cosa venisse dimenticata.
Come lieto fine, Lucy non fece passare troppo tempo che si
affretto a chiedere perdono a Levy per quello che aveva fatto: la bionda
confesso ogni cosa all’amica, compresa la sua chiacchierata con Gajeel, quel
giorno al suo appartamento; le promise che non avrebbe più fatto una cosa
simile e che, ora che aveva spiegato la situazione anche al resto della
comitiva, erano tutti quanti ben disposti a conoscere meglio il ragazzo.
“ Quindi…insomma ti chiedo ancora scusa Levy, per tutto!”
“ Non preoccuparti Lu-chan! So che hai pensato al mio bene!”
“ A dirti la verità, credo che più di me ci abbia pensato
Gajeel!” disse la bionda con un sorriso malizioso stampato in faccia.
“ Che…che vorresti dire?” chiese la ragazza, rossa in volto.
“ Chi lo sa!”
“ Smettila Lu-chan!!! Non prendermi in giro”
“ Ah ah ah ah…mi sei mancata Levy!” disse Lucy, mentre un
caldo sorriso le si dipingeva sul volto.
“ Anche tu, Lu-chan!”
Nei giorni successivi, la normalità ricominciò a prendere il
sopravvento sulla vita di ognuno, in particolare, le giornate di studio di Levy
con Gajeel, per somma gioia della ragazza, ripresero ad essere una
quotidianità: tuttavia, si accorsero entrambi fin da subito che c’era un aria
diversa tra loro, qualcosa che non riuscirono a spiegarsi.
Levy affrettava il passo per arrivare prima all’appartamento
di Gajeel, mentre lui si scoprì più attento ed interessato a quello che la
piccola ragazza gli spiegava; persino le loro litigate si stavano facendo meno
frequenti, anche se, tuttavia, occupavano lo stesso gran parte delle loro ore
insieme: più che altro, non erano la solita raffica di insulti l’uno contro
l’altra, si poteva dire che fossero diventate quasi un momento comico tra i
due, che finiva con le sonore risate del ragazzo e le guance rosse di Levy.
Era un tranquillo martedì pomeriggio di Marzo, il cielo
limpido e l’aria fresca annunciavano l’arrivo della primavera e dei suoi
colori; il risveglio della natura si faceva vedere dagli alberi in fiore e
dagli inebrianti profumi delle margherite e delle viole: tutta la bellezza
delle loro sfumature, rendeva piacevole la vista della città, normalmente
grigia e spenta.
Tutto si riaccendeva di nuova vita…
“ Pronto…” aveva risposto, con voce trascinata e stanca.
“ Gajeel! non posso crederci, stavi dormendo!?” chiese una
voce squillante e brilla, dall’altra parte dell’apparecchio.
“ Levy? Che c’è gamberetto?” chiese il ragazzo, tirandosi a
sedere sul letto.
“ Sono qui con i ragazzi, stiamo facendo un giro in centro:
si vede proprio che sta arrivando la primavera, i ciliegi sono già in fiore!!”
“ Wow…che meraviglia…” disse Gajeel, massaggiandosi il
collo.
“ Ehi ehi, cos’era quel tono!? Uff…sei sempre il solito; ti
ho chiamato per chiederti se ti va di venire!”
“ A fare un giro in centro?”
“ Si”
“ Con i tuoi amici?”
“ Esatto!”
“ Quelli che volevano picchiarmi?”
“ ah ha!”
“ E c’è anche la bionda isterica?”
“ La biond- ah Lucy…si c’è anche lei!”
“ Passo!”
“ Ma Gajeel…andiamo non far il pigro! Ogni tanto fa bene
uscire con gli amici a divertirsi!”
“ Io esco già con gli amici a divertirmi!”
“ Intendo senza far saltare i denti a qualcuno…”
“ Oh…”
“ Allora?”
“ mmmmm….”
“ Coraggio Gajeel!! I ragazzi vorrebbero conoscerti!”
“ Figuriamoci!”
“ No dico sul serio!”
“ mmmm…”
Ci volle un’altra buona mezzora per convincere il moro a
prendere la giacca e scendere in strada, ma alla fine, con grande sorpresa da
parte di tutti, eccolo lì, Gajeel Redfox in jeans e maglietta.
Al ragazzo l’idea non piaceva più di tanto, avrebbe di gran
lunga preferito dormire, ma si disse che almeno non avrebbe più sentito gli
squittii di Levy al telefono: non era abituato a questo genere di cose, non era
a suo agio e, detto sinceramente, non gli andava proprio di passare il
pomeriggio insieme a quei molluschi; non che avesse alcun genere di timore nei
loro confronti, solo che lo annoiavano e il non poterli fare neri gli faceva pizzicare
le mani!
Ma che razza di gente
si porta dietro Levy?
Pensò il moro, mentre la piccola ragazza gli sfilava davanti
agli occhi la lista dei nomi dei suoi amici.
Quello con i capelli
rosa lo conosco e anche quell’altro…come diavolo fa ad andare in giro in
calzoni corti!? Va bene che è Marzo, ma si congela! E questi due…ah si, “ gli
amici di infanzia di Levy”! che razza di tipi assurdi, non mi stupisce che
quella nanerottola sia venuta su così, guarda con che persone è cresciuta!
Guarda, la bionda
isterica! Piccola disgraziata…è colpa tua se mi è venuta la malsana idea di
andare a casa di Levy nel cuore della notte! E ho pure preso una scala in
prestito dal fratello…cazzo! E questa…ah già, la rappresentante d’istituto! Mi
fa venire i brividi.
“ Bene, ora che abbiamo finito con le presentazioni, direi
che possiamo anche andare al Karaoke!” aveva detto in fine Levy, sorridendo ai
presenti.
Per tutto il tragitto, Gajeel fu tempestato di domande o
commenti da parte di persone di cui si era già dimenticato il nome: tutto ciò
che voleva era andarsene il prima possibile da quell’inferno!
La nanerottola non faceva altro che raccontargli dei suoi
libri o dell’ultimo racconto che aveva letto; la bionda lo guardava maliziosa,
ridacchiando ogni tanto e alludendo ad una confessione
sul pianerottolo del suo appartamento.
La coppia di scapestrati continuavano a proporgli sfide: chi
arriva prima di là, chi raggiunge prima di qui, chi mangia più cosa, chi beve
più in fretta qualcos’altro…era esasperato! All’inizio l’aveva trovato
divertente, anche perché era sempre stato un tipo competitivo, ma dopo la
dodicesima assurda gara, ci aveva rinunciato.
I due vecchi amici di Levy erano quelli che più fra tutti lo
facevano impazzire: non parlavano se non tra di loro o con la ragazza, lo
guardavano sempre di traverso e con aria da superiori! Non riusciva a
sopportarlo.
La rappresentante d’istituto gli piaceva molto…stava zitta!
Arrivati al Karaoke, le due ore di prenotazione della sala
durarono un’eternità: sfide su sfide, commenti su commenti, rabbia su
rabbia…alla fine , prese la saggia decisione di assentarsi per qualche minuto!
“ Uff…questi sono tutti pazzi! Mai vista gente così fuori di
testa e lo dico io che di gente strana ne ho conosciuta fin troppa!”
Prese a girovagare per i corridoi del bar, alla ricerca di
qualcosa che potesse distrarlo: girato l’angolo però, si imbatté in due figure
abbastanza note.
“ Ma guarda, i due amichetti di Levy!”
“ Gajeel Redfox…” disse il più alto tra i due.
“ Che volete?”
“ Solamente dirti di stare lontano da Levy!” fece l’altro,
storcendo la bocca in modo da far vedere chiaramente il canino appuntito.
“ Oh, ma che paura! Pensate veramente che queste intimidazioni
possano farmi alcun che?! Poveri illusi!”
“ Sappiamo perfettamente che non abbiamo alcuna possibilità
di metterti a terra: il nostro è solo un consiglio!”
“ A me più che un consiglio sembra una vera e propria
minaccia!” fece il moro, portando le mani ad incrociarsi sul petto.
“ Vedila come ti pare!” fece l’altro facendo un passo
aventi.
“ Tsk…bhe mi dispiace ragazzi, ma non ci penso neanche!”
disse il ragazzo, mettendosi le mani in tasca.
Gli altri due lo guardavano allibiti: non sapevano cosa
dire, ne tanto meno che cosa fare.
Avevano sperato fino all’ultimo che il moro si stesse approfittando
della piccola Levy, così almeno avrebbero avuto un pretesto per odiarlo e
fargliela pagare, ma dopo il racconto di Lucy e la sua comparsa quel pomeriggio,
le loro certezze avevano iniziato a vacillare e anche i loro pregiudizi nei
confronti di quel bullo.
Che cosa potevano fare adesso?
“ Se avete concluso, io me ne tornerei anche indietro!”
“ Aspetta!” fece il ragazzo con i capelli scuri.
“ D-Droy…” fece l’altro.
“ Ti chiedo scusa…”
“ Droy, sei completamente impazzito!?”
“ No Jet, ci siamo sbagliati, ammettilo!”
Jet abbassò lo sguardo, portando le mani a stringersi sui
fianchi.
“ Gajeel non è come lo abbiamo sempre descritto e Levy lo
sa; è per questo che si fida di lui! Se vuoi bene a Levy, dobbiamo accettare la
sua decisione e prendere Gajeel così com’è! Anche se è violento, cattivo e
spaventoso!”
“ Ehi, guarda che riesco a sentirti!” proferì il moro, contrariato.
“ Allora…Jet?”
Il ragazzo alzò lo sguardo, strinse i denti e si avvicinò a
Gajeel: il moro, dal canto suo, tornò con le braccia strette al petto e
contrasse il volto nella smorfia che più
lo caratterizzava; Jet alzò il braccio e distese la mano.
Il moro alzò un sopracciglio nel guardare lo strano tipo che
gli stava davanti: era davvero più pazzo di quanto avesse pensato.
Sciogliendo entrambe le braccia, prese la mano che il
ragazzo dai capelli arancioni gli porgeva e la stinse abbastanza forte da
sentire le ossa delle sue dita scricchiolare sotto la sua presa.
“ Ah…b-bhe…p-puoi anche lasciarmi andare adesso…eh eh eh…i-inizi
a farmi male!”
I tre si guardarono negli occhi, si girarono e in silenzio
tornarono nella saletta del Karaoke; non raccontarono mai a nessuno della loro chiacchierata,
neanche a Levy.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Nelle settimane successive, gli incontri con Levy e i suoi
amici si fecero tanto frequenti che Gajeel era arrivato addirittura a ricordarsi
quasi tutti i loro nomi; tuttavia, la loro comitiva era riuscita perfino ad intrufolarsi
nei pomeriggi di studio insieme alla piccola ragazza, cosa che lo innervosiva
parecchio: fortunatamente si ritrovavano sempre a casa della ragazza perché,
per il carattere del moro, avere più di una persona alla volta nel suo
appartamento sarebbe stato davvero seccante.
Non sapeva spiegarsi perché, ma il programma tutor era
sempre stato suo e della nanerottola, non era programmato che ci fosse così
tanta gente; presenze sgradite lo facevano innervosire più del solito in quel
contesto.
“ Gajeel, tutto bene?” gli aveva chiesto una volta, mente lo
aveva visto seguirla in cucina.
“ Eh? Ah…si certo!” disse il ragazzo, agitando la mano.
“mmmm…mi sembri abbastanza turbato!”
“ Figuriamoci, che vai dicendo gamberetto!?”
“ Niente, è solo che mi sembri più nervoso del solito!”
“ Ti sbagli di grosso!”
“ Sei sicuro!? A me sembra che ci sia qualcosa che ti da
fastidio!”
“ MA CHE CACCHIO DICI!!!” urlò il moro, visibilmente nervoso
e imperlato di sudore sulla fronte.
“E va bene, va bene…uff, ero solo preoccupata!” fece la
ragazza, gonfiando le guance.
Voltando lo sguardo, Gajeel iniziò a rigirarsi un tovagliolo,
trovato sul tavolo, tra il pollice e l’indice.
“ Se sei li a far niente, porteresti di là il thè?”
Con il volto corrucciato, il moro prese distrattamente il vassoio
verde che Levy gli stava porgendo, per poi aprire la porta e scomparire nella
stanza accanto; la ragazza non riusciva a capire che cosa lo turbasse tanto:
sospirò lievemente e si disse che probabilmente era solo assonnato o annoiato
per via del troppo studio.
Mentre sistemava i biscotti su un piatto, si mise a
ripensare a tutto quello che era successo e a come Gajeel si stesse comportando
in quel periodo: sorrise vistosamente; era contenta perché finalmente anche lui
era diventato a tutti gli effetti un suo amico e degli altri.
Guardando distrattamente il pacchetto di biscotti che aveva
davanti agli occhi, Levy prese a vagare con la testa da tutt’altra parte: era
orami chiaro che Gajeel le piacesse molto, e trovarselo in casa, insieme a
tutti i suoi più cari amici, le dava un senso di tranquillità: era come se innamorarsi
di lui, ora potesse essere più facile e meno strano di prima.
Pensò che, ora che anche gli altri lo avevano accettato e
preso in simpatia, non dovesse più a avere timore di farselo piacere e sentirsi
imbarazzata o timida nel vederlo; pensò che adesso, avrebbe potuto sentirsi
libera di comportarsi come una normale diciassettenne innamorata, senza preoccuparsi
di che tipo di persona fosse Gajeel.
Prima avrebbe sicuramente dovuto fare i conti con Lucy e gli
altri, ma adesso era tutto diverso, più…normale.
Tornado nella stanza dove tutti stavano studiando, si trovò
davanti uno spettacolo più che imbarazzante: sapeva che Gajeel era sempre stato
competitivo, ma non credeva che la presenza di Natsu e Gray lo riducesse in
quello stato; i tre, se ne stavano seduti sul divano, ad insultarsi e spingersi
mentre giocavano alla consol con un gioco di macchine.
Era un videogame di Yosuke, lei non aveva la più pallida idea
di come si usasse e, a giudicare di come riusciva a ridurre certe persone, non voleva neanche
saperlo.
“ Natsu…dai smettetela di fare tutto questo casino!” fece
Lucy, portando una mano ad appoggiarsi sotto il mento.
“ Non ci penso neanche Lucy; se ci fosse qui Elfaman direbbe
certamente che vincere a questo gioco è da veri uomini!!” fece il ragazzo,
senza neanche staccare gli occhi dallo schermo.
“ Puoi dirlo forte Natsu!” intervenì Gray.
La bionda sospirò debolmente.
Levy si guardò i giro per la stanza un paio di volte,
posando lo sguardo su tutti i presenti e su cosa stavano facendo: era tutto
così…normale! Assolutamente normale!
Iniziò a ridere, ridere di gusto e così sonoramente che
tutti quanti si girarono a guardarla: i tre ragazzi voltarono lo sguardo, Lucy
si raddrizzò sulla sedia, Erza alzò gli occhi dal libro che aveva davanti così
come Jet e Droy.
“ Levy-chan, ma che ti prende?” chiese la bionda.
“ Immagino che vedere dei veri uomini all’opera sia
emozionante!” proferì Gray.
“ Ma figuriamoci!” gli fece eco Jet.
“ Ohi, gamberetto!!”
Niente, Levy non riusciva a smettere di ridere e, detto
sinceramente, non ne aveva la benché minima intenzione.
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Domenica mattina: Gajeel se ne stava beatamente rintanato
sotto le coperte, nel piacevole torpore del dormi veglia, fino a quando,
improvvisamente, non gli squillo il telefono accanto all’orecchio.
“ Pronto…” possibile che tutti riuscissero a svegliarlo una
volta o due!
“ Yo, Gajeel!”
“ Ma chi è?!”
“ Sono Gray!”
“ Gray!? Che cavolo vuoi!?”
“ Io e i ragazzi abbiamo una partita di calcio stamattina,
contro quelli della Tsujiai!”
“ E allora?”
“ Bhe, il fatto è che ci manca un giocatore e sia io che
Natsu abbiamo pensato subito a te!”
“ Ah, io odio giocare a calcio!”
“ Andiamo, si tratta solo di fare presenza: se non raggiungiamo
il minimo di undici giocatori verremo sicuramente sconfitti da quei bastardi!”
“ Tsk…e va bene!” fece il ragazzo tirandosi via le coperte.
“ Grande! La partita è tra un’ora al campo dietro la scuola!
Ci vediamo dopo!”
Gajeel appese il telefono e si diresse in bagno per lavarsi
e vestirsi: si era cacciato davvero in una pessima situazione, poiché non solo
non gli piaceva giocare a calcio, ma era completamente negato a farlo!
Arrivato al campetto sintetico dietro il loro istituto, gli
dissero che doveva giocare nel ruolo di portiere: davvero fantastico! Si disse
che, per lo meno, nessuno avrebbe potuto notare che era una frana nel portare
avanti il pallone!
Vedendo i giocatori correre verso di lui, si mise in
posizione: perché diavolo si era lasciato convincere a fare una cosa nel
genere!?
“ VAI GAJEEL!”
“ Oh, al diavolo!” disse in fine.
Stendendo velocemente il braccio, aprì la mano coperta dal
guanto più che poté e, quasi senza accorgersene, afferrò la sfera bianca e nera
prima che potesse superare la linea bianca a terra.
“ WOW!! SEI FORTE GAJEEL!!” gli urlò Natsu, dalla parte
opposta del campo.
Rilanciando indietro la palla, si disse che non era molto
diverso che fermare una mazza da baseball prima che ti colpisca dritta in
faccia.
Alla fine scoprì che il calcio era divertente; non lo ammise
mai!
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“ Ma dai, quindi avente vinto alla grande!”
Era ormai sera tardi, e Levy si stava preparando per tornare
a casa: quel giorno si era trattenuta qualche minuto in più a casa di Gajeel.
“ Bhe, non c’era neanche da avere dubbi gamberetto! Con me
come portiere, la nostra vittoria era scontata!”
“ Adesso non esagerare!”
“ Non esagero affatto!”
“ Si, come ti pare! Bhe Gajeel, ci vediamo domani a scuola;
mi raccomando, riprendi il problema che non ti è uscito e domani vediamo di
finirlo!” fece la ragazza, aprendo la porta.
“ Ehi, piano con gli ordini!” rispose il ragazzo,
incrociando le braccia.
“ Certo! A domani!” sorridendo leggermente, la ragazza si
chiuse la porta dietro la schiena e scese le scale.
Stava diventando scuro e i lampioni sui margini delle strade
iniziavano ad accendersi e ad illuminare gli edifici circostanti; un leggero
vento scosse gli alberi e Levy sentì un brivido di freddo sulle gambe nude e
sul collo, dove non era coperto dalla sciarpa.
Affrettò il passo verso la fermata dell’autobus.
Mentre camminava, vide in lontananza una figura nera,
vestita con un ampio cappotto: veniva verso di lei, con le mani in tasca e
attorniato dal fumo di una sigaretta.
Alla ragazza venne la brutta sensazione che quell’individuo
ce l’avesse proprio con lei: tuttavia, non conosceva nessuno che avesse quella
stazza e quell’andatura! Strinse la tracolla della borsa e, abbassando lo
sguardo, allungò il passo: una volta raggiunta la sagoma, prese un leggero
respiro e passo oltre, senza neanche provare a guardarlo in faccia.
Poi, improvvisamente, accadde: l’uomo, perché evidentemente
quella forza poteva appartenere solo ad un uomo, la prese per il polso, rapido
e silenzioso, senza neanche darle il tempo di difendersi.
La borsa le cadde a terra con un tonfo sordo e la piccola
Levy, fu costretta a girare lo sguardo per guardare in faccia il suo
aggressore: era parecchio alto, con capelli e occhi chiari; portava una vistosa
cicatrice sull’occhio destro e delle cuffie appese al collo; doveva avere
qualche anno più di lei.
“ Chi…chi sei, che cosa vuoi!” fece la ragazza dimenandosi,
nel tentativo di liberarsi dalla sua poderosa presa.
“ Levy Macgarden?” chiese l’uomo, con la voce piatta e
spenta.
“ Come fai a conoscermi?” chiese, mentre una piccola goccia
di sudore andò a depositarsi sulla sua guancia.
“ Non ha importanza!”
Levy emise un piccolo grido, sentendo la stretta farsi
sempre più pesante sul suo polso.
“ La-lasciami!!!” tentò di dire.
“ Ora tu verrai con me!”
“ No-non voglio! Lasciami andare! Lasciami andare!” urlò la
ragazza, battendo con la mano libera stretta a pugno, sul petto dello
sconosciuto.
“ Ti consiglio di non agitarti, altrimenti potrei anche
decide di farti davvero del male!”
Il volto di Levy si contrasse in una smorfia di paura,
mentre si vedeva trascinare via, nel buio della sera.
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Capitolo 9 *** Piani e salvataggi ***
programma tutor 9
Le strade si stavano facendo sempre più nascoste e sempre
più strette, il buio che le avvolgeva era diventato di un nero tanto pesante da
sembrare piombo; Levy, con il polso dolente per gli innumerevoli strattoni,
continuava a divincolarsi il più possibile da quella morsa che la costringeva a
muoversi.
Quell’individuo se la trascinava dietro come un cane al
guinzaglio, dandole le spalle e procedendo a passo spedito: la ragazza,tra un
gemito e l’altro, cercava di levarsi di dosso quella mano possente che le
faceva sempre più male; tentando di frenarsi con i piedi, inciampò e cadde in
avanti, sentendo immediatamente una fitta alle ginocchia e qualcosa di caldo
percorrerle i polpacci, fino alle caviglie.
Con ancora il polso imprigionato, la ragazza si sentì
sollevare e senza che potesse protestare o dire nulla, si ritrovò caricata a
peso morto sulle spalle di quell’individuo che, per il suo silenzio e i suoi
modi bruschi, iniziava a riempire di angoscia il cuore di Levy.
La sua mente era troppo annebbiata per permetterle di
ragionare sul da farsi, gli occhi troppo pesti perché potesse vedere dove la
stesse conducendo; la paura, il timore, iniziarono a prendere il sopravvento e
in men che non si dica, febbrile e stanca, cullata da quel terribile dondolio,
Levy svenne, avendo come ultima immagine la strada messa sotto sopra.
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Gajeel non era un gran che in cucina, ecco perché preferiva
di gran lunga comprare i cibi già pronti, e almeno il forno a microonde lo
sapeva usare! Quando Levy gli aveva fatto i complimenti per come riuscisse a
tenere pulita la cucina, le aveva risposto che non l’aveva mai usata, ecco
perché era così linda.
La ragazza lo aveva convinto ad inaugurarla in qualche modo
così, un pomeriggio di un giorno che non ricordava esattamente, fece un
banalissimo thé che nonostante tutto, Levy aveva decisamente apprezzato.
Comunque sia, non sapendone il motivo, ore si trovava li, in
piedi di fronte a quei cinque schifosissimi fornelli, ad armeggiare con pentole
e mestoli, madido di sudore e decisamente nervoso; tutto per colpa di quella
nanerottola.
Da quando avevano chiarito il malinteso, Gajeel si sentiva
come diviso in due: da una parte era contento di poter continuare a vederla,
per quanto non volesse ammetterlo neanche a se stesso, tuttavia sentiva come un
macigno di inquietudine pressargli il petto; aveva cercato di limitare i suoi
incontri con la ragazza il più possibile, in modo ce nessuno potesse vederli e,
di conseguenza, riferirlo a Laxus.
Il ragazzo sapeva quanto pericoloso fosse quel bastardo e di
come riuscisse sempre a sapere tutto di tutti.
Ma cosa vado a
pensare, è ovvio che sta bene! Si disse Gajeel, più per tranquillizzare se
stesso che non per confermare un dato oggettivo.
Mentre era intento a capire come usare un pelapatate, sentì
squillare il cellulare: il numero era sconosciuto e, dati i pensieri che lo
avevano precedentemente occupato, esitò nel rispondere.
“ Pronto?”
“ Gajeel?” la voce dall’altra parte era scura, quasi implorante.
“…ma chi è!?”
“ Sono…sono Yosuke, il fratello di Levy”
“ Ah, quello che mi ha prestato la scala…”
“ Si, ehm…Levy è li con te?”
“ No, veramente se ne è andata da più di un’ora!”
“ Oh…”
“ Che è successo?” chiese il moro, sentendosi crescere nel
peto un atroce dubbio.
“ Niente, spero! È solo che…ecco, non è ancora tornata e
inizio davvero a preoccuparmi!”
“ Come sarebbe a dire che non è ancora tornata!?” il tono di
voce di Gajeel si era fatto più alto e le parole uscivano strozzate dalla sua
gola.
“ Non è a casa!! Ci impiega quanto, venti minuti per venire
da te? È già passata un’ora! Ho pensato che magari era passata a comprare
qualcosa per la cena, ma non risponde al cellulare!”
“ Ok, allora facciamo così: io prendo la strada per venire
da te e tu fai lo stesso per venire qui; vediamo se riusciamo a capire dov’è
andata!” il ragazzo sapeva che non sarebbe servito a nulla, ma non poteva di
certo lasciare il fratello come un fesso attaccato al telefono!
“ Ok Gajeel!” rispose Yosuke e riappese velocemente.
Gajeel rimase ancora qualche secondo con il telefono
attaccato all’orecchio, sentendo gli squilli come un ronzio nella sua testa,
che gli perforava i timpani; Levy non si era certo persa, non si era attardata
e non era di sicuro scappata, infatti c’era un’unica e semplicissima risposta a
tutto questo: Laxus.
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Quando Levy riaprì gli occhi, dovette immediatamente
richiuderli: un forte bagliore la colpì in pieno volto, fastidioso e accecante;
ridotti a fessure, la ragazza li costrinse a girare in lungo e in largo, nel
tentativo di capire dove fosse.
Ci mise due secondi a ricordarsi cosa le fosse successo,
tuttavia fu sorpresa di ritrovarsi mani e piedi legati; la sorpresa si tramutò
in timore quando, oltre a questo, si accorse di avere la schiena appoggiata a
qualcosa di freddo: non appena si fu abituata alla luce, constato che quello
che le era sembrato un faro, non era altro che una misera lampadina scalcagnata
e in procinto di fulminarsi, che pendeva dal soffitto.
Doveva essere rimasta con gli occhi chiusi per parecchio
tempo, per avere una reazione del genere a una così fioca illuminazione;
guardandosi intorno, Levy scorse macchine e motorini parcheggiati ovunque,
vecchie scatole piene di chissà che, vecchi ventilatori, palloni bucati,
materassi sfondati e attrezzi di ogni genere, dalle chiavi inglesi alle seghe
elettriche.
Osservando quest’ultima tipologia di attrezzo, la ragazza
ebbe un tuffo al cuore, immaginandosi ogni sorta di scena raccapricciante e
iniziando a tremare convulsamente; in questo modo, si accorse che il freddo che
le percorreva la schiena era provocato un rigido pilastro di cemento, posto
esattamente al centro della stanza che, ad una prima occhiata, sembrava
quadrata.
Doveva trovarsi in uno di quei magazzini che danno in
affitto: suo padre ne aveva uno, dove teneva cose come attrezzature da sci,
biciclette e cianfrusaglie varie.
Tentando di mettersi in una posizione più comoda, vide delle
larghe e mal fatte fasciature su entrambe le ginocchia: qualcuno doveva averle
bendato le sbucciature che si era fatta.
Levy non sapeva il motivo per cui era stata portata li, ma
non pensò affatto ad una cosa casuale: quello aveva tutta l’aria di un
rapimento e non solo, molto probabilmente aveva uno scopo ben preciso, d’altra
parte, il biondo che l’aveva portata in quel tugurio sapeva il suo nome; che
volevano da lei?
Quasi a soddisfare la sua serie di domande, sentì spalancare
violentemente la porta ed entrare uno dietro l’altro quattro persone: quello
con la cicatrice che l’aveva rapita, poi uno alto, esile, coi capelli
verdognoli e una ciocca di capelli che andava a coprirgli l’occhio destro; il
terzo era un ragazzo parecchio piazzato, con le spalle larghe e una
capigliatura da fuori di testa, in fine, per ultima, comparve una ragazza,
molto bella e aggraziata, che a Levy parve troppo fuori luogo per un ambiente
del genere.
La sconosciuta aveva vivaci occhi azzurri ed una capigliatura
candida e leggera: attrasse subito l’attenzione del piccolo ostaggio che rimase a fissarla per un
tempo indeterminato, tanto che si accorse che aveva tra le mani una boccetta di
disinfettante e dei cerotti; allora era stata lei a curarla.
Il biondo, che a detta di Levy doveva essere una specie di
capo, si rivolse a lei.
“ Levy MacGarden, è un piacere averla qui!” disse, facendo
un piccolo inchino.
“ Chi siete? Cosa volete?” riuscì a chiedere la ragazza.
“ Non vogliamo niente da te, mocciosa!” le rispose quello
con la capigliatura da pazzo, tirando fuori la lingua e ridacchiando; gesto che
Levy trovò disgustoso.
“ Taci Bixlow, lascia parlare Laxus!” intervenne il ragazzo
con i capelli lunghi.
“ Aaaaah…ma lo sai che sei davvero un rompi cazzo Friend!?”
“ R-rompi cazzo!? Come ti permetti brutto clown esaurito-.”
Levy, che era stata sempre attenta in modo quasi esagerato
alla scena, si assentò un attimo: aveva per caso detto Laxus?
La ragazza ricordava perfettamente di averlo sentito
nominare da Gajeel, quella sera che era andato a casa sua, per chiederle scusa
e per mettere le cose in chiaro: avevano deciso di andarci piano, rimanere
cauti, perché così almeno, forse, lui non l’avrebbe mai saputo e avrebbero
potuto continuare a vedersi come prima; Levy gli aveva promesso che non avrebbe
fatto nulla di azzardato, in modo da non finire nei guai, ma, evidentemente,
non era servito a molto.
“ Tu sei Laxus Dreher!!” fece la ragazza, portando lo
sguardo, sbalordito e tremante, sul volto del ragazzo davanti a lei.
Laxus, che sbuffando tentava di fermare i due litiganti, si
voltò di scatto verso si lei.
“ Allora è vero che Gajeel ti ha raccontato tutto!” fece
lui, sorridendo beffardo.
“ E anche se fosse?” chiese Levy.
“ Bhe, vedi ragazzina, gli avevo esplicitamente detto di
starti lontano; ora mi toccherà fargliela veramente pagare!”
“ Ma che vuoi da me-.” Levy si zittì immediatamente.
“ Esatto! Non sei così stupida come pensavo! Vedi, quel
bastardo sembra essersi particolarmente affezionato a te; non lo trovi
divertente?! Non vedo l’ora di poterlo vedere distrutto dalla sofferenza!!! Ah ah
ah…che spasso!” finì di dire, mentre con l’indice si asciugava una lacrima di
ilarità da sotto l’occhio.
La ragazza che era entrata insieme agli altri abbassò lo
sguardo e strinse con più vigore il contenitore dei cerotti.
Ch-che sta succedendo?
Vederlo distrutto dalla sofferenza?! Ma che sta dicendo, che sta dicendo? Pensò
tra se Levy, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi sbarrati.
“Credeva davvero di potermi pigliare per il culo tanto
facilmente!?” riprese il biondo alzando le braccia e guardando i suoi compagni
alle sue spalle, “che razza di illuso; evidentemente non ha ancora capito chi
comanda e se quel rammollito non vuole capirlo da solo, mi toccherà stamparglielo
a forza nella testa, mia cara!”
Detto questo, voltandole le spalle, uscì dalla stessa porta
arrugginita, portandosi dietro il suo seguito, tranne la ragazza con i capelli
come la neve che, al contrario, le si avvicinò, le slegò le mani e i piedi, le
cambiò i cerotti disinfettando le ferite e le parlò dolcemente.
“ Non preoccuparti, andrà tutto bene!” le disse sorridendo
con, tuttavia, un velo di malinconia nello sguardo.
Levy non ricambiò quella compassionevole gentilezza: tutto
quello che riuscì a fare, fu tremare e piangere.
“ Co…come po-potrebbe andare tu..tutto ben…e!?” tentò di
dire la piccola ragazza tra i singhiozzi.
Portandole una mano sulla nuca, la ragazza abbracciò la
piccola Levy, mentre quest’ultima, bagnata dalle lacrime continuava, tra i
sussulti del pianto, a pronunciare un’unica parola: Gajeel.
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Nonostante fosse avvolto in un giaccone pesante e completamente
bardato dalla testa ai piedi, Gajeel riusciva comunque a sentire i brividi del
freddo; e non solo.
Uscito in fretta e furia dall’appartamento, si era fiondato
in strada: l’illuminazione era scarsa per via dei pochi lampioni e dell’ora
ormai tarda, tuttavia il ragazzo era deciso più che mai a trovare Levy e a
mettere una volta per tutte la parola fine
agli assurdi giochi di quel pazzo di Laxus.
Percorsi una trentina di metri, vide in lontananza, più
avanti, un oggetto scuro per terra: si avvicinò correndo, con il cuore che gli
batteva all’impazzata; si accovacciò per guardare meglio e constatò che era un
porta chiavi, uno di quelli da appendere ai cellulari.
Non c’erano dubbi, era di Levy; se lo ricordava perché aveva
passato come minimo un quarto d’ora a giocarci, a farglielo vedere a pigolarci
addosso dicendo che era carinissimo e altre cose del genere…ricordava che aveva
anche provato a buttarglielo dalla finestra, ma che l’aveva fermato, arrabbiandosi
pure: insisteva col dire che fosse il suo tesoro! Chissà poi che ci trovasse di
carino in un draghetto nero di pezza…non era neanche roba da ragazze!
Fatto girare il ciondolo tra le dita, Gajeel si guardò
intorno, nella speranza di capire dove fosse andata, o peggio ancora, dove l’avessero
portata: alla sua sinistra, si apriva una stradina secondaria, illuminata
ancora meno di quella su cui si trovava.
Aggrottando le sopracciglia e serrando i pugni, il ragazzo
procedette a passo deciso nel buoi del
vicolo.
Dovette ragionare molto sulla strada su cui procedere:
sembrava di essere in autentico labirinto di cemento, con vicoletti che
andavano sempre più stringendosi; Gajeel ricordava di esserci stato una volta
nel covo di Laxus, ma non aveva la
più pallida idea di come arrivarci!
“ Cazzo…” sibilò tra i denti, prima di fermarsi davanti a
quello che aveva tutta l’aria di un bivio.
Non sapeva dove andare, non lo sapeva! Si mise le mai nei
capelli per poi toglierle di scatto, ringhiando e tirando un pugno bene piazzato
al lampione che aveva accanto.
Che devo fare! Dove diavolo
l’anno portata quei maledetti!!
Respirando profondamente e chiudendo gli occhi, decise che
avrebbe seguito il suo istinto, o quanto meno, pregò di avere la fortuna dalla
sua parte.
Non del tutto sicuro, prese la strada che andava a destra.
Correndo il più velocemente possibile, il moro superò
parecchie fabbriche, magazzini e vecchi cantieri, finendo con tutta probabilità
in una zona industriale; più avanti, si ritrovò in uno spiazzo erboso piuttosto
largo; in fondo c’era una cancellata scura, chiusa con un lucchetto.
Sopra quello che doveva essere il cancello principale, c’era
un insegna con scritto a lettere cubitali: AFFITTASI GARAGE SINGOLI.
Gajeel prese le inferriate e si arrampicò fino in cima, rischiando
di scivolare un paio di volte; saltato dall’altra parte, constatò che c’erano
all’incirca una ventina di quei garage, tuttavia, solo uno era illuminato.
Avvicinandosi piano, il ragazzo scorse una piccola
finestrella sporca che dava sull’interno del cubicolo: lo spazio per guardare
non era un gran che, ma riuscì comunque a scorgere qualcuno.
Quando si dice, avere culo.
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Mi scuso per la brevità di questo capitolo, ma gli impegni
scolastici e non, mi impegnano da matti!!
Eh già,il valoroso Gajeel è partito al salvataggio della
dolce fanciulla, tenuta in ostaggio da un orribile individuo…ovviamente, non
per anticiparvi nulla, il nostro eroe si accorgerà di avere bisogno di aiuto!! Riuscirà
a farsi una bella dose di umiltà e chiamare soccorso?? Chi lo sa, chi lo sa!! Comunque,
se non l’avevate ancora capito, la ragazza che aiuta Levy è Mira! Ho voluto
metterla tra i cattivi, una volta tanto!! Cambiamentooooo….bene, direi che
abbiamo finito! Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che si prendono la
briga di recensire!! Grazie davvero<3 alla prossima!! Safe ^_^
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Capitolo 10 *** eruptione facta ( parte prima) ***
programma tutor 10
Non c’era alcun dubbio, una delle due ragazze che Gajeel
intravedeva dalla finestra, era sicuramente Levy: in quel momento avrebbe anche
potuto spaccare il vetro di quell’insulsa finestrella, buttarsi a capo fitto
nel capanno e fare strage, a suon di pugni in faccia, a chiunque gli si parasse
davanti; mordendosi il labbro, si riprese da quell’assurdo pensiero e decise
che avrebbe fatto meglio a riflettere una volta tanto, prima di agire.
Inoltre conosceva abbastanza bene Laxus da sapere che aveva
come minimo una trentina di persone al suo seguito, tutte pronte a riempirlo di
botte a un solo schiocco di dita del loro capo; Gajeel sapeva anche fin troppo
bene come funzionavano certe cose. Tuttavia, per esserne più sicuro, si
arrampicò sul tetto del capanno, strisciando cautamente sulla pancia fino a
raggiungere l’estremità opposta; sporgendo di poco la testa per vedere in
basso, dovette complimentarsi con se stesso: oltre ai garage si stendeva un
ambio cortile piastrellato, illuminato dalla luce di un paio di lampioni,
occupato da moto, motorini e macchine di ogni genere.
Di gente ce n’era parecchia, chi più chi meno conosciuto, ma
tutti li per lo stesso motivo e di certo non era per vedere un film.
Aggrottando la fronte e ringhiando a denti stretti, il
ragazzo si sentì inutile, debole e stupido: sapevo quello che doveva fare e
cioè liberare Levy, solo…solo non ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto di
qualcuno!
Che cos’altro poteva fare? Già essere stato preso in giro da
Laxus e i suoi era imbarazzante, figuriamoci mettersi a pregare qualcuno di
aiutarlo; sarebbe stato masochismo allo stato puro.
Eppure, una piccola parte del suo cervello continuava ad
urlargli che doveva farlo, che doveva mettere da parte il suo orgoglio, che
doveva pensare a Levy, a quanto dovesse avere paura, a quanto stesse piangendo.
Quanto si faceva schifo: in quel momento non avrebbe potuto essere più
egoista di così.
Tirandosi un leggero schiaffo sulla guancia, Gajeel tornò
indietro, scese cautamente dal cubicolo e poi oltre il cancello; voltandosi
un’ultima volta verso il covo di Laxus, promise a se stesso che gliela avrebbe
fatta pagare e che avrebbe salvato Levy!
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Sentendo l’ennesimo sospiro arrivargli all’orecchio, ormai
spazientito, Natsu si voltò verso l’amica che gli stava seduta accanto, nel
tentativo di fermare quella tortura.
“ La vuoi smettere?” chiese irritato.
“ Non posso farci nulla, sono preoccupata!”
Lucy, appoggiata al banco con le braccia penzoloni, non
poteva fare altro che chiedersi cosa fosse capitato ( di nuovo) alla povera
Levy, visto che quella mattina non si era presentata a scuola: era abbastanza
sicura che non fosse colpa sua questa volta, quindi c’era un solo e unico
responsabile possibile.
“Sono sicuro che non le è successo nulla di male!” disse il
ragazzo, intuendo i pensieri della bionda.
“ Si figuriamoci!! Non ricordo di averla mai vista perdere delle ore di
scuola, prima che iniziasse a frequentare quel teppista!”
“ Andiamo, Gajeel è un tipo in gamba! E poi credevo che
avesse iniziato a starti simpatico!”
“ E’ vero però…” si interruppe Lucy.
“ Però?”
“ Però non posso fare a meno di stare in ansia! Mettiamo
pure che Gajeel sia cambiato, come continuate ad affermare tutti: non credi che
comunque i suoi vecchi amici vogliano continuare a frequentarlo? Gajeel non ti
ha raccontato niente a proposito di una certa
persona, che non voleva che lui e Levy si vedessero?!”
“ Non mi sembra, no” dichiarò il ragazzo, avendoci
riflettuto un po’ su.
“ Bhe a me si e sono più che sicura che sia per questo
motivo che Levy non è a scuola!” affermò decisa Lucy, ormai in piedi.
“ E che cosa hai intenzione di fare, sentiamo?”
“ Io…andrò a chiederlo a Gajeel!”
“ Non mi sembra una buona idea!”
“ E perché no!?” chiese acida la ragazza, voltandosi in
direzione dell’amico.
“ Rifletti un attimo: forse Levy sta semplicemente male e,
di conseguenza, Gajeel non c’entra niente. Se corri da lui, urlando e
imprecando, quando non ce ne alcun motivo, tutti gli sforzi di Levy e la nostra
appena iniziata amicizia, andranno a farsi benedire per colpa della tua
cocciutaggine”
“ E da quando fai ragionamenti così intelligenti?” chiese
sbalordita la bionda.
“ Ho appena mangiato!” le rispose sorridendo Natsu.
“ ah ah…certo!” rispose la ragazza, non troppo sicura di
aver capito l’affermazione del ragazzo.
“ Bhe allora, che cosa proponi di fare?” continuò poi.
“ Chiamala!”
Sospirando leggermente, Lucy prese il cellulare dalla borsa
e digitò veloce e sicura il numero dell’amica: il cuore iniziò a batterle
all’impazzata mentre sentiva dall’altra parte i ritmici rintocchi d’attesa.
“ Non risponde!” affermò spazientita la ragazza, tuttavia
fiera di aver avuto ancora una volta ragione.
“ Prova a chiamarla a casa!”
“ Ma…” Lucy dovette fermarsi, osservando nell’amico
un’espressione mai vista prima, quasi…quasi matura.
La cosa le fece correre un brivido lungo tutta la schiena,
ma, non avendo scelta, chiamò a casa.
“ Non risponde!” sbuffò la bionda.
A questo punto, nemmeno Natsu sapeva più che cosa fare: il
numero di cellulare di Yosuke non lo conosceva ( anzi, non era nemmeno sicuro
quel pazzo avesse un telefono), ma di certo a quell’ora lavorava; portando lo
sguardo ad incrociarsi con quello della ragazza, poté notare un accenno di
impazienza, dovuta al fatto che ora mai, non essendoci altre spiegazioni,
sarebbe voluta andare da Gajeel e stampargli l’impronta della scarpa sulla
faccia.
Sospirando rassegnato e massaggiandosi il collo, Natsu non
ebbe nemmeno il tempo di pronunciare un’altra singola parola che quella pazza
se l’era già filata.
Alzandosi svogliato dalla sedia, si disse che era meglio
seguirla, onde evitare inutili spargimenti di sangue.
Intanto Lucy, che non riusciva a trovare Gajeel da nessuna
parte, decise di andare a cercarlo direttamente in classe e, alla mal parata,
chiedere informazioni ai suoi compagni; correndo come una forsennata, non si
accorse nemmeno che dalla porta dell’aula insegnanti, una ragazza le urlava
dietro di fermarsi.
“ Lucyyyyy!!!” urlò Erza, invano.
“ Ehi Natsu!” disse, vedendolo arrivare con un espressione
lugubre e una smorfia sul viso.
“ Si può sapere che cosa sta combinando quella pazza!? Non
lo sa che non si corre nei corridoi!?”
“ Ah, non me ne parlare! Tutto questo sta cominciando a
diventare una rottura!” sbuffo il ragazzo.
“ Che sta succedendo?” chiese accigliata la rossa.
“ Levy non è venuta a scuola oggi e Lucy vuole dare la colpa
a Gajeel!” riassunse, alzando le spalle.
“ Mmmm…bhe, per assicurarmi disciplina a scuola, verrò con
voi!” dichiarò Erza, schioccando il dito, per poi partire a tutta velocità
dietro all’amica.
“ Ah…” sospirò Natsu, “ e pensare che avevo progettato di
dormire durante l’ora di storia!!”
Lucy, arrivata davanti alla porta della quarta sezione C,
inspirò profondamente e con tutta la forza che riuscì a tirar fuori, aprì la
porta con un calcio.
“ VOI!!” urlò subito dopo, additando tutti i presenti.
“ AAAAAH!!” fu la risposta generale che ebbe; d’altronde,
chi non si spaventerebbe alla vista di una ragazza con i capelli per aria, gli
occhi iniettati di sangue e i denti stetti a ringhio!?
“ Dov’è Gajeel Redfox?” chiese, incrociando le braccia sul
petto.
Tra tutti, quello che
doveva essere stato il più coraggioso e risoluto, affermò che Gajeel non si era
visto quella mattina.
“ No, l’ho visto in cortile!” disse una voce, proveniente
dal fondo dell’aula.
“ E allora dov’è adesso?” domandò di nuovo Lucy.
“ Probabilmente sul tetto, come sempre!”
“ Ah, io odio fare le scale!” commentò Natsu, arrivato in
quel momento alle spalle di Lucy insieme ad Erza.
“ TUTTI SUL TETTO!!” urlò la rossa.
“ Ma si può sapere che cos’è tutto questo casino!?” chiese
una voce alla loro sinistra.
I tre, voltatisi, videro Gray, intento a rimettersi a posto
la camicia che, non si sa come, gli era volata via.
“ Andiamo a prendere Gajeel!” dichiarò Lucy, stringendo il
pugno per aria.
“ Uh!?” fu l’unico commento del nuovo arrivato che, senza
neanche avere i tempo di accorgersene, si vedeva trascinato per l’orecchio da
Erza, seguita da Lucy e da un sempre più sconsolato Natsu.
Una volta che la comitiva ebbe raggiunto la sua
destinazione, Lucy, che tra tutti era forse l’unica ad avere un buon motivo per
essere li, iniziò a chiamare il moro a gran voce.
“ GAJEEL!!! GAJEEL!! DOVE TI SEI CACCIATO!? GA-.”
“ Si può sapere che hai da strillare come una gallina!?”
Alzando lo sguardo, la ragazza lo vide seduto, con le gambe
penzoloni, sul cubicolo dove di tengono gli attrezzi.
“ Vieni giù!” ordinò Lucy.
“ Vedi di non rompermi!” sbuffò infastidito il ragazzo.
“ Levy non è venuta a scuola sta mattina!” continuò
imperterrita.
“ E allora?!”
“ E allora tu sei stato l’ultimo a vederla, quindi devi
sapere per forza dov’è!”
“ Che razza di idea!! Cosa ti fa pensare che io sappia
dov’è!?”
“ Vuoi negarlo?”
Gajeel non rispose: era li, con le persone che sapeva
avrebbero potuto aiutarlo eppure, non ci riusciva, non riusciva a dire niente
di quello che era accaduto la notte prima! Perché, perché anche a questo punto
il suo orgoglio non poteva andarsene a fan culo!?
“ Allora!?” chiese di nuovo Lucy.
A quell’affermazione il ragazzo, tiratosi in piedi, saltò
giù dal cubicolo, per atterrare precisamente davanti ai quattro ragazzi;
guardandoli per un attimo, il moro sospirò a denti stretti.
“ E va bene, so dov’è Levy!”
“ Lo sapevo, alla faccia tua Natsu!” dichiarò la bionda,
fiera di se stessa.
“ Dov’è?” chiese Erza.
“ L’ha presa, ieri sera, e l’ha portata del suo covo!” disse
vago il ragazzo.
“ Chi l’ha presa?” chiese poi Gray.
“ Laxus!”
“ Non sarà mica lui che-.” Cominciò Lucy.
“ Esatto,” la interruppe Gajeel, “ è lui che mi aveva già
minacciato di non vederla, lui che volevo non scoprisse nulla, lui che ora la
tiene in un garage in periferia, lui che vuole farmela pagare!” ringhiò il
ragazzo, sempre più nero per la rabbia, stringendo i pugni.
“ Che possiamo fare?” domandò la bionda, con gli occhi pieni
di lacrime.
“ Dobbiamo andare a prenderla, è ovvio! Giusto Gajeel? ”
dichiarò Natsu.
“ Non essere stupido, c’erte cose non puoi farle in modo
così impulsivo!” affermò decisa Erza.
“ E allora che proponi?” domandò infastidito il ragazzo.
“ Qui ci vuole un bel piano!” dichiarò sicura la rossa.
“ Ehi, aspettate un attimo!” esclamò Gajeel.
“ Chi vi ha detto che potete venire con me? Non ho bisogno
del vostro aiuto: avevo già pensato di andare da solo, sta notte! Dei pivellini
come voi mi sarebbero solo di intralcio!” affermò in fine, per poi voltarsi e
rientrare a scuola.
“ PIVELLINI!? COME TI PERMETTI BRUTTO-.” Urlò spazientito
Natsu, agitando le braccia in aria.
“ Fermo Natsu!” ordinò Lucy.
“ Sapete, credo di aver capito un po’ meglio il carattere di
Gajeel: è ovvio che ha bisogno di noi, lui lo sa, ma è troppo orgoglioso e
testardo per ammetterlo!” disse la bionda, con un leggero sorriso.
“ E quindi? Che si fa?” chiese Gray.
“ Credo che un piccolo aiuto se lo meriti!” affermò infine
Lucy, decisa.
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Aprendo leggermente gli occhi, Levy si alzò a fatica da
terra: per la notte le avevano dato un cuscino e una coperta, ma comunque aveva
dovuto dormire sul freddo pavimento; si stiracchiò, sentendo le ossa della
schiena piegarsi a quei movimenti.
Si guardò in torno, sconsolata e affranta per la situazione
in cui era finita e, soprattutto, per ciò che volevano fare a Gajeel: a questo
pensiero, gli occhi le si inumidirono ancora, ma dovette asciugarli velocemente
non appena sentì la porta del garage aprirsi.
Apparve Mirajane, la ragazza che la sera prima l’aveva
slegata e l’aveva abbracciata, la ragazza che, agli occhi di Levy, era come una
bambola di porcellana in mezzo a tante lampade dismesse e rotte: fuori luogo.
La ragazza le si avvicinò con un vassoio, sul quale stava
una grande tazza riempita di latte, dei biscotti e una mela matura: glielo
appoggio accanto e, con un immenso sorriso le diede il buon giorno.
“ B-buon giorno!” rispose indecisa Levy; era davvero un buon
giorno?
La ragazza dai candidi capelli si alzò lentamente, con
grazia ed eleganza pari a quella di una ballerina; la piccola prigioniera si
disse che se aveva dei modi così delicati solo per alzarsi in piedi,
figuriamoci per camminare, correre o per fare qualsiasi altra cosa.
Il motivo della suo presenza in una tale compagnia, era un
chiodo fisso che Levy aveva dalla sera prima: che ci faceva con quei brutti
ceffi? Era un ex prigioniera?
Levy non si dava pace così, prima che potesse uscire, glielo
chiese.
“ Ecco…”
A quella parola, Mirajane si voltò, sorridendo leggermente.
“ Si?” chiese poi.
“ Ecco…io, volevo chiederti…si insomma, che cosa fa una
persona gentile e bella come te in un posto del genere?” domandò tutto d’un
fiato.
“ Spesso me lo domando anche io!” rispose sospirando, per
poi accovacciarsi accanto a Levy.
“ Vedi,” riprese poi, “ io e Laxus ci conosciamo dai tempi
delle medie: un tempo non era così, era sempre allegro, solare e pieno di vita.
Era sempre pronto ad aiutare gli altri, gentile e premuroso; tutti gli volevano
bene! Poi però, suo padre morì improvvisamente; solo dopo Laxus venne a sapere
che erano anni che suo padre era malato, tuttavia non glielo aveva mai detto!
Laxus si sentì tradito, umiliato; era molto attaccato al padre e questo,
rendeva tutto più difficile. Un giorno venne da me piangendo, dicendo che non
si sarebbe mai più fidato di nessuno, che non si sarebbe mai più affezionato a
nessuno, che non sarebbe più stato condizionato da qualcuno; al contrario,
tutti sarebbero dovuti dipendere da lui! Voleva essere il centro del suo
piccolo universo!”
Ci fu una pausa di silenzio, poi la ragazza riprese.
“ Sono rimasta con lui, solo perché, come una sciocca, mi
ero follemente innamorata! Avrei fatto di tutto per renderlo felice, gli sarei
sempre stata accanto!”
Levy era sbalordita: non avrebbe potuto minimamente
immaginare che quel tipo, che l’aveva rapita, che aveva fatto del male a
Gajeel, potesse avere sofferto tanto; provava una grande pena per lui, le
veniva da piangere, ma non sapeva se fosse giusto o sbagliato, soffrire per uno
come Laxus.
E Mirajane? Un amore impossibile, stroncato dalla violenza a
dalla cecità.
Alzando lo sguardo verso quello della ragazza di fronte a
lei, Levy non poté fare a meno di mordersi il labbro: allungò la mano e prese
quella della orami amica; non l’avrebbe più lasciata, così come non avrebbe
voluto mai lasciare quella di Gajeel.
“ Andrà tutto bene!” fu la piccola Levy questa volta a
sorridere a Mira, tentando di consolarla con tutto il calore che il quel
momento riusciva a tirar fuori.
Pochi minuti dopo, quando Fried aprì la porta del garage,
per vedere dove si fosse cacciata Mirajane, dovette ammettere che di cose
strane a questo mondo ce n’erano parecchie: le due ragazze, abbracciate
strette, piangevano come delle forsennate, ridendo di tanto in tanto.
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Non ricordava esattamente come fosse successo, fatto sta che
ora si trovava li, nel freddo della notte, acquattato dietro un mucchio di
sacchi di sabbia in compagnia dei sei personaggi più assurdi che avrebbe mai
potuto incontrare.
“ Ahi Natsu, vuoi stare fermo?” chiese Lucy infastidita.
“ Scusa e che sono troppo elettrizzato, non vedo l’ora di
prendere a calci qualche sedere!”
“ I veri uomini non attaccano mai alle spalle, ciò che
bisogna fare è affrontare il nemico faccia a faccia!” dichiarò deciso Elfman.
“ Erzaaaa, di loro di smetterla!” piagnucolò la bionda.
“ Devi essere decisa Lucy! Senza la determinazione non si
vincono le battaglie!”
“ Ma questa non è una battaglia!” fece Lucy.
“ Senti Yosuke,” chiese Gray dal fondo della fila, “ com’è
che ti sei portato dietro una padella?”
“ E’ per difendermi, no?” fece sicuro il ragazzo.
“ Una padella? Non vedo come possa esserti utile! Potevi fare
come Lucy e portarti una mazza da baseball!!”
“Una buona padella di ghisa è sempre più utile di una rozza
mazza da baseball! Quando con questa salverò la mia adorata sorellina, verrai a
chiedermi scusa in ginocchio!!” dichiarò infine il ragazzo, stringendo al patto
l’utensile.
“ Volete fare silenzio!?” urlò Gajeel per quanto gli fu
possibile, viste le circostanze.
Era decisamente nervoso, lo si vedeva chiaramente: era contento,
in fondo, di aver trovato l’aiuto che cercava; ora era deciso più che mai a
farla finita con quel pazzo di Laxus. Avrebbe salvato Levy con ogni mezzo,
anche a costo di rimetterci la pelle.
A quei pensieri, dovette fare marcia indietro: da quando era
disposto a tanto solo per salvare qualcuno? La vita gli aveva insegnato a non
fidarsi tanto facilmente delle persone, a stare sempre sulla difensiva, a non
esporsi troppo al pericolo; queste erano le basi fondamentali del
combattimento!
Eppure, lei, Levy, gli aveva come distrutto la ferrea difesa
che si era posto innanzi: ora non aveva più alcun dubbio, quelle persone, quei
volti, quell’atmosfera…non avrebbe voluto essere da nessun’altra parta, se non
li.
“ Ragazzi!” disse in fine.
Tutti si voltarono, sentendosi chiamare in causa.
“ Grazie!”
Fu tutto ciò che il
moro disse, prima di alzarsi e far segno di seguirlo in direzione dl cancello
grigio, sul retro dei garage.
Tutti, dal primo all’ultimo, sorrisero dolcemente al sentire
quella voce, sempre burbera e distante, pronunciare una così bella e preziosa
parola; sapevano di aver fatto la cosa giusta nell’andare con lui, che era
davvero cambiato!
Erano felici, tutto qui: non c’era nient’altro che potesse
descrivere a pieno quella sensazione che non li avrebbe più abbandonati, da quel
momento in avanti.
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Accadde tutto all’improvviso: le due ragazze avevano passato
insieme praticamente tutto il giorno, chiacchierando e confidandosi l’un l’altra
ogni cosa sulla loro vita, sulla loro famiglia, sull’amore, sull’amicizia!
Finché, con la stessa impetuosità di un fulmine, non avevano
spalancato la porta: Bixlow, Fried e altre cinque persone erano entrate nel
garage imprecando, tutti più o meno acciaccati e visibilmente stanchi.
“ Quei bastardi…ci hanno colti di sorpresa!” disse uno di
loro.
“ Che sta succedendo?” chiese preoccupata Mirajane.
“ Sono in sette: non ci siamo minimamente accorti di loro! Maledetti!”
sibilò Bixlow tra i denti.
“ Chi sono?” chiese di nuovo la ragazza.
“ Sei non li conosco, ma sono due ragazze e quattro ragazzi;
l’altro non c’è alcun dubbio che sia Gajeel!”
Al sentire quel nome, Levy scattò in piedi: era li, era
veramente li!
Era venuto a salvarla!
Gli occhi le si riempirono di lacrime e, in men che non si
dica, ecco che quelle calde gocce le stavano rigando il viso, ma questa volta erano
dolci.
Senza badare a niente e a nessuno, corse verso l’esterno,
ignorando la voce di Mira e degli altri presenti: in quel momento intorno a lei
non c’era più niente; tutto ciò che voleva era vederlo, li, ora!
Buttandosi nel cortile che si apriva davanti a lei, vide i
suoi amici, tutti i suoi più cari amici: Lucy, Erza, Natsu, Gray e anche
Elfman; c’era suo fratello Yosuke ( con una padella!?) e in fine, c’era lui.
“ GAJEEL!!”
Lo urlò con tutto il fiato che aveva ancora in corpo, la
faccia rossa e calda per le lacrime, il respiro mozzato, le gambe che le
tremavano.
Sentendosi chiamare, il ragazzo mollò l’ultimo ceffone al
tipo che teneva per il collo della maglietta e si voltò: era li, a pochi metri
da lui, e lo chiamava.
“ Vai Gajeel!” lo chiamò Gray.
“ Qui ci pensiamo noi!” fece Lucy, sventolando per aria la
sua preziosa arma.
Il ragazzo annuì.
Tuttavia, udì un grido e fece in tempo a vedere Laxus
scagliare a terra Mirajane con una sberla, prendere Levy per la collottola e
riportarla dentro il capanno.
“ Sarà tutto inutile Gajeel!!” fece in tempo ad urlargli,
prima di chiudere la porta, accompagnato da una risata sinistra.
Quello era veramente troppo: preso da una furia inaudita, il
ragazzo corse come un forsennato in direzione del cubicolo, levandosi di torno,
uno dopo l’altro, chiunque gli si parasse davanti; neanche Bixlow o Fried, riuscirono
a fermarlo.
Arrivato davanti alla porta, si voltò di scatto, sentendosi
prendere per la caviglia: abbassò lo sguardo per trovarsi davanti Mirajane,
affaticata e in lacrime.
“ P-perdonami…Gajeel!” cercò di dire la ragazza.
“ Non preoccuparti, ora dovrà vedersela con me!!” fece il
moro, premendo il pollice sul petto.
“ Fai...fai attenzione!” disse in fine, prima di svenire.
Stingendo i pugni e serrando la mascella, Gajeel spalancò
violentemente la porta, pronto più che mai ad affrontare il suo peggiore
incubo.
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Eeeeeevvvaaaaiiiii!!! Con la scusa dei giorni di vacanza,
sono riuscita ad aggiornare abbastanza in fretta!!
Dunque, per non fare un capitolone di venti pagine, ho
deciso di dividerlo in due, così almeno vi annoierò un po’ di meno!! Mi scuso
per l’OOC dell’inizio con Natsu e Lucy, ma l’idea di vedere Lucy incazzata e
Natsu che prova a fermarla, mi allettava troppo!!!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e aspetto
con ansia le vostre recensioni; in particolare ringrazio MissAnimeLover99 e
_hicchan, per il loro sostegno e per avermi sempre seguita fino ad ora!! Alla prossima
con la seconda parte del capitolo!!
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Capitolo 11 *** eruptione facta ( parte seconda) ***
programma tutor 11
In quel preciso istante gli sembrò di entrare in un mondo
parallelo, buio e apparentemente infinito, con figure indistinte e strane
presenze che gli facevano gelare il sangue nelle vene.
Dopo aver spalancato la porta, la fioca luce dei lampioni
gli aveva mostrato di sfuggita l’interno del cubicolo e Laxus che, come uno
sporco scarafaggio che improvvisamente scappa per trovare conforto nelle
tenebre, si era rintanato ancora più sul fondo della stanza, con Levy stretta a
se.
“ E’ inutile Gajeel; avvicinati ancora e la tua amica qui
farà una brutta fine!” detto questo, con scatto fulmineo, tirò fuori dalla
giacca un coltello tascabile.
Il moro poté sentire i gemiti sommessi della ragazza,
spaventata e inerme: era troppo, nessuno stronzo poteva permettersi di prendersela
con lei e, soprattutto, di pigliarlo per il culo!
“ Dacci un taglio Laxus, lasciala andare! Questa faccenda
riguarda me e te, lei deve starne fuori!” disse Gajeel, gettando la mano di
lato.
“ Certo, ne sono più che convinto, ma vedi…così non sarebbe
divertente!” disse beffardo il biondo.
“ Sei solo un codardo!” sibilò Gajeel tra i denti.
“ Come scusa? Credo di non aver capito bene quello che hai
detto.” Fece, portandosi una mano all’orecchio.
Il moro lo guardava in cagnesco, facendo saltare lo sguardo
prima su Laxus, e poi su Levy, per assicurarsi che stesse bene: aveva gli occhi
pieni di lacrime, le guance rosse e il terrore stampato sul volto; Gajeel si
sentì un debole, non sapeva come comportarsi, da che parte attaccare, evitando
però di coinvolgere anche la ragazza.
“ Lasciala stare, Laxus, oppure io…” iniziò.
“ Oppure…cosa?” fece Laxus, alzando un sopracciglio e premendo
il coltello contro la gola di Levy.
Quest’ultima emise un urlo sommesso, mordendosi il labbro e
cominciando a tremare.
“ Saresti dovuto sottostare ai miei ordini Gajeel; non ti
troveresti in questa situazione adesso! Sai perfettamente che non perdono chi
mi prende per il culo, moccioso!”
“ Mi sta bene, ma ti ho già detto che lei non c’entra nulla
quin-.”
“ Lei non c’entra nulla!? Vorrai scherzare spero: è solo
colpa di questa nanerottolo se ora sei diventato un rammollito!” disse alzando
la voce, stingendo ancora di più la piccola ragazza.
“ Una volta eri una specie di macchina da guerra: mi bastava
un cenno e partivi come un terno! Non importava quanto fossero grossi, quanto
fossero cattivi, riuscivi sempre a sbatterli con il culo per terra!! Ora mi
sembri un mollusco.” Continuò poi.
Al sentire questo genere di discorsi, Levy sentì come una
fiamma premerle nel petto: non poteva sopportare che si desse del vigliacco o
del mollusco a Gajeel; quasi presa da una rabbia incontrollabile, pestò decisa
il piede di colui che la teneva prigioniera.
Quando quest’ultimo, gemendo, tentò di prenderla per i
capelli, Levy gli morse la mano e si allontanò da lui il più velocemente
possibile: purtroppo, Laxus riuscì a prenderla per il polso, tentando di
colpirla con il coltello; la ragazza lo evitò al pelo, ferendosi alla spalla
destra.
Prontamente, gli tirò una sberla, che fece rimanere il
biondo interdetto per qualche secondo: di risposta, gli rifilò un pugno in
piena faccia, scaraventandola tra un mucchio di vecchie biciclette e scatoloni.
“ LEVY!!” urlò il moro, dopo aver assistito incredulo alla
scena.
“ Non azzardarti mai più, stupida mocciosa!” fece Laxus,
puntando il dito in quella direzione.
Gajeel decise che era quello il momento: non sapeva se la
ragazza lo avesse fatto di proposito o meno, fatto sta che era riuscita a
distrarre Laxus; con un calcio ben piazzato, il moro tolse di mano al biondo il
coltello, per poi colpirlo in pena faccia con un pugno.
Laxus, sbattendo contro il muro, cadde carponi per terra,
con il fiato mozzato dalla sorpresa e il sangue che gli colava dalla bocca: si
ripulì con il dorso della mano per poi rialzarsi.
“ Niente male Gajeel, ma dovresti saperlo che sono di gran
lunga più forte di te!”
“ Staremo a vedere!” fece il ragazzo, per poi correre
addosso a Laxus.
Un pugno, un calcio sul fianco e Laxus era di nuovo per
terra; rialzandosi, rifilò al moro un pugno nello stomaco, una gomitata in
faccia, un calcio sulle costole: Gajeel strisciò con la schiena per terra per
poi rotolare all’indietro e sbattere la testa contro un vecchio armadio.
Alzandosi, si massaggio il collo e la schiena rovente, sputò
il sangue che gli riempiva i polmoni e si ripulì quello che gli usciva dal
naso; con il fiatone e l’addome dolorante, Gajeel aggrottò le sopracciglia e
ripartì all’attacco.
Bastarono un altro paio di calci bene assestati, e il moro
si ritrovò nuovamente a fissare il soffitto di quel dannato cubicolo.
“ Sei troppo presuntuoso Gajeel!” fece Laxus ridacchiando.
Fu allora che il biondo tirò fuori dai pantaloni un piccolo
oggettino d’argento: lo puntò addosso al ragazzo steso a terra che, con la gola
in fiamme, la vista annebbiata e la faccia gonfia per via dei pugni, non riuscì
immediatamente a rendersi conto della situazione.
Una pistola era troppo, anche per gli standard di Laxus: il
moro la guardò trasognato, come fa un bambino quando vede un nuovo giocattolo;
gli venne da ridere!
Era finita, aveva miseramente fallito: che ne sarebbe stato
di Levy? E degli altri? Se ne sarebbe andato ancora pieno di domande e di
sogni, lasciandosi alle spalle una vita appena cominciata.
Che ironia, una volta non avrebbe mai messo a repentaglio la
propria vita per salvare quella di qualcun altro.
Ah già…il problema era che non aveva salvato proprio
nessuno!
Chiuse gli occhi e sospirò, in attesa dello sparo.
“ FEMATI LAXUS!!”
Quella voce…non era possibile!
Aprendo di scatto gli occhi, Gajeel vide Levy, o meglio, la
schiena di Levy, piantata di fronte a lui, con le braccia aperte: non poteva
vedere il suo volto, ma di sicuro stava piangendo, perché la sua voce era rotta
e insicura.
“ Le-Levy?” che diavolo stava facendo?
“ Che diavolo stai facendo, ragazzina!? Spostati da li, se
non vuoi che faccia fuori anche te!”
“ No, mai!” disse la ragazza decisa.
“ Tu…tu sei solo triste Laxus!” continuò poi.
“ Come!?” sibilò la il biondo tra i denti.
“Ti sei sentito abbandonato, ti sei sentito tradito…è…è per
questo che agisci in questo modo! Ma tuo padre ti voleva bene, cercava solo di
proteggerti!”
“ Che ne sai tu di mio padre? Non dirmi che…Mirajane!”
“ Lei ti amava Laxus, ecco perché non ti ha mai abbandonato!
Ha sempre pensato che ci fosse ancora del buono in te!” disse Levy, con voce
stravolta e strozzata.
“ Non sono affaracci tuoi!! Ora spostati, o giuro che te ne
pentirai!”
“ Guardati Laxus,” cominciò la ragazza, sta volta con voce
più dolce, “ stai minacciando di morte due persone!”
“ E allora?! Gajeel deve pagare per non avermi portato
rispetto!” disse, agitando l’arma davanti a se.
“ No, Laxus, non è per questo! Dopo la morte di tuo padre, volevi
che tutti dipendessero da te, ma hai trovato qualcuno per il quale tu non sei
più niente! Ecco cos’è che ti da veramente fastidio!”
“ TU NON SAI PROPRIO NIENTE!” urlò Laxus, con la voce
strozzata.
“ Mio padre era uno stronzo, così come la maggior parte
della gente che c’è la fuori; perché non chiedi al tuo amico li, di raccontarti
un po’ del suo passato? Scommetto che ti sarebbero un po’ più chiare alcune
cose!” dicendo questo, fece un cenno nella direzione di Gajeel che,
faticosamente, si stava tirando a sedere.
“ Se non sei tu a comandare, non sei niente! La gente ti
deride, ti sputa in faccia, ti calpesta!” disse, con tono di disprezzo.
“ Questo non è vero!” fece Levy, con le lacrime che le
bagnavano il viso.
“ I tuoi compagni farebbero di tutto per te, Mira-san ti
ama!” disse la ragazza, ormai rossa in viso e tremante.
“ Cosa vuoi che me ne freghi di loro!? Non sono altro che
scapestrati raccattati qui e la dalla strada, gente che farebbe di tutto pur di
sentirsi appagata; hah, per chi mi hai preso, per un sentimentale come quel
bastardo che stai nascondendo?”
“ Smettila, ti prego!” disse la ragazza, con un filo di
voce.
“ Credi che io sia il peggiore qui dentro!? Quello stronzo
non è certo da meno!” continuò Laxus.
“ Non mi importa niente di quello che Gajeel è stato, o di
quello che ha fatto,” iniziò la ragazza, stendendo le braccia e serrando i
pugni, “ lui sarà sempre un passo avanti a te!”
Ne era sicura, Gajeel non era neanche lontanamente
paragonabile al ragazzo che aveva di fronte: non era un vigliacco che si
nasconde dietro un’arma, non era meschino e non avrebbe mai parlato dei suoi
amici in questo modo.
A Levy non importava nulla del passato del ragazzo perché,
se c’era una cosa che aveva imparato, era che non si può vivere di ricordi; a
lei importava il qui e l’ora.
“ Come osi mettermi ad un livello inferiore rispetto a quel
bastardo, eh?” disse tra i denti.
Con mano tremante, alzò la pistola verso la ragazza: lo
sguardo allucinato, un sorriso sinistro stampato in faccia; Levy chiuse di
scatto gli occhi, sussurrò un mi dispiace
rivolto a Gajeel e serrò le labbra, in attesa del colpo.
“ Addio, moscerini!”
La ragazza ruotò la testa e, nel’istante in cui aprì di poco
gli occhi, incrociò la sguardo di Gajeel, sfatto e sfinito; era la fine per
entrambi! Poteva essere una consolazione il fatto di morire insieme? Levy non
ne era tanto sicura, ma, certo, non rimpiangeva di essere rimasta li con lui.
Si sent il click del cane della pistola tirato indietro e
una risata sommessa.
Entrambi tennero il fiato in attesa di quel rumore così
terrificante e sconosciuto: ripensarono velocemente alla loro vita, a cosa si
sarebbero persi, a quello che invece avevano visto; tornarono con la mente ai
loro giorni felici, a quelli tristi.
Poi improvvisamente, accadde: si sentì un rumore metallico,
veloce e sonoro, un tonfo e una voce familiare.
“ Nessuno può permettersi di minacciare la mia adorata
sorellina con una pistola!!”
Levy riaprì un occhio, poi l’altro, aprì leggermente la
bocca per lo stupore, ma nessuna frase di senso compiuto riusciva a uscirle
dalla bocca: Yosuke, suo fratello, se ne stava ritto in piedi, dietro il corpo
ora mai privo di sensi di Laxus e teneva una mano poggiata sul fianco, mentre
l’altra stringeva una vecchia padella di ghisa.
“ Ma che diavolo hai in mano!?” fu il suono della voce di
Gajeel a rompere quel silenzio il quale, finalmente, era riuscito a mettersi in
piedi, nonostante le innumerevoli ferite e contusioni.
Il ragazzo non fece neanche in tempo a rispondere che dalla
porta del cubicolo, entrarono in tutta fretta prima Erza, poi Lucy, Natsu,
Elfman e Gray, con in braccio Mirajane, priva di sensi.
Uno alla volte abbracciarono Levy, la quale era tornata a
versare lacrime di gioia miste a paura.
Preso sotto braccio Gajeel, Natsu fu il primo ad uscire,
seguito dal resto della comitiva; all’esterno, lo spettacolo che si parò agli
occhi di Levy fu a dir poco agghiacciante: tutti gli scagnozzi di Laxus erano
stesi al suolo, coperti di graffi e botte, così come lo erano i suoi amici.
Tutti avevano rischiato la propria vita per lei, per venirla
a salvare: dove altro poteva trovare degli amici simili?
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
“ Coraggio Levy, vedrai che non è niente di grave!”
All’ospedale, nella sala d’aspetto, la ragazza continuava a
muoversi avanti e indietro, da una parete all’altra del corridoio; le parole di
Lucy per tranquillizzarla, si erano rivelate inutili.
“ Levy, vuoi stare ferma?! Mi stai facendo venire la nausea!”
disse Natsu con un filo di voce; le innumerevoli botte che aveva preso gli
avevano causato con pochi danni, e il fatto che avesse una grossa quantità di
bendaggi attorno alla testa, giustificava appieno la sua lamentela.
“ Scusami Natsu, è solo che…si insomma, sono preoccupata!”
disse la ragazza, torturandosi la fasciatura intorno alla spalla.
Gajeel era nell’ambulatorio del pronto soccorso da più di
tre quarti d’ora: non aveva idea dei danni che Laxus gli avesse provocato, e
questo la faceva stare ancora più in ansia.
Inoltre, il continuo battibeccare tra Yosuke e Gray
sull’efficacia di un utensile da cucina come arma, non la faceva stare
concentrata su quello che era il vero problema.
Finalmente, una donnina minuta e con il passo veloce, uscì
dalla porta del pronto soccorso, dicendo che il ragazzo stava più che bene e
che si poteva andare a trovarlo; ovviamente tutti, dal primo all’ultimo,
spinsero Levy nel corridoio che portava alle camere.
La ragazza, con passo incerto, si avvicinò alla camera 307.
“ Ehi!” la chiamò il ragazzo, vedendola entrare.
“ Ehi, tutto bene?” chiese lentamente.
“ Ovvio che si: un paio di graffi e di costole rotte non
sono certo un problema!”
“ Oh, a-allora…non…non è niente di grave! Ah…p-pensavo
fosse…fosse…” la ragazza non riuscì a trattenersi più di tanto dal piangere:
teneva le mani sulla bocca e tentava di singhiozzare il meno possibile.
“ Ehi, gamberetto! Che fai?”
“ Mi dispiace tanto, Gajeel! E’ tutta colpa mia, solo mia!”
disse, quasi senza respirare.
“ Ma che stai dicendo?! La colpa non è tua, è mia! Sono
davvero uno smidollato, Laxus ha ragione!” disse, fissandosi le mani fasciate.
“ Questo non è vero!” intervenne subito la ragazza.
“ Ah, non è vero? Quelle bende che hai addosso indicano che
non sono riuscito a proteggerti, e se non fosse stato per tuo fratello, a
quest’ora saremmo morti entrambi!” disse, alzando la voce e stringendo le
candide coperte del letto.
La ragazza si avvicinò piano al letto del moro, sedendosi
sulla poltrona li accanto e prendendogli delicatamente la mano.
“ Gajeel, sai perché ho accettato di aiutarti, di far parte
del Programma Tutor?” disse con calma.
“ Perché di stava sul cazzo che non mi ricordassi di te?”
“ Si, esatto,” cominciò ridacchiando la ragazza, “ hai
ragione! E sai perché me l’ero presa tanto?”
Il ragazzo fece cenno di no.
“ Perché, nonostante la tua cattiva reputazione io…ti
ammiravo!” disse, guardandolo negli occhi.
“ Che!?” chiese incredulo.
“ Tu eri forte, coraggioso e non ti facevi mettere i piedi
in testa da nessuno! Dopo la morte dei miei genitori, mi sono sempre appoggiata
a Yosuke, o a Lucy, a tal punto da non riuscire più a cavarmela da sola, ero
insicura su tutto e mettevo in dubbio ogni cosa, anche quello che prima mi
pareva ovvio!
E’ solo grazie a te se sono cambiata; mi hai fatto
riscoprire il valore dell’amicizia, mi hai fatto capire che cosa significa
sentirsi legati a qualcuno e che si deve mettere il cuore sempre, in ogni cosa
che si fa.
Quindi ti prego, non dire che ti senti inutile!”
“ Tu sei fuori!” disse schietto.
“ Cosa?!”
“ Insomma, sono io quello che è riuscito a cambiare grazie a
te!” disse, leggermente imbarazzato.
“ C-cosa?” chiese Levy, decisamente più a disagio del
ragazzo.
“ Hai sentito Laxus, prima ero uno stronzo, uno di quelli
che non hanno neanche più un motivo per fare del mala a qualcuno; lo fanno solo per divertimento! Grazie a te,
per la primissima volta, avevo degli amici, qualcuno che mi facesse sentire
vivo, non una merda, come invece riuscivano a farmi sentire Laxus e il suo
mondo! Io, nel mio passato-.”
“ Non mi importa!” lo interruppe la ragazza.
“ Non mi importa nulla del tuo passato, Gajeel! Ora sei qui,
con me!” Riprese, stringendo ancora di più la mano del moro.
Gajeel sorrise, mosso da un nuovo sentimento! In quel
preciso istante, non avrebbe voluto essere da nessun’altra parta e con nessun
altro, se non la ragazza che amava.
Il momento fu interrotto dalla brusca intrusione dei loro
amici, chi in lacrime, come Elfman o Natsu, chi orgoglioso, come Erza e chi
commosso, come la dolce Lucy.
Gajeel, guardandosi intorno, si disse che, probabilmente,
quello sarebbe potuto essere il giorno del suo nuovo compleanno.
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Capitolo 12 *** Festival di inizio estate! ***
programma tutor 12
Erano poche le cose che Levy non riusciva a sopportare:
Gajeel quando non aveva voglia di studiare, Lucy in cucina e il caldo,
soprattutto il caldo; inoltre, chissà come, quel pomeriggio non riusciva a
trovare il ventilatore da nessuna parte.
Era come se l’intero universo si fosse messo contro di lei,
dandole una spiacevolissima sensazione di impotenza: se non fosse stata una
persona estremamente intelligente e razionale, in quel momento, probabilmente,
avrebbe giurato che il suo cervello stesse per sciogliersi.
La scuola era finita ormai da una settimana e da ogni parte,
per quei primi giorni, si era sentito parlare di temperature altissime e di
un’estate che si prospettava una tra le più calde degli ultimi tempi.
Perché quello stupido di Yosuke non aveva dato retta ai
telegiornali? A quest’ora avrebbero potuto avere in casa un enorme
condizionatore.
Stesa sul divano a sventolarsi la faccia con un giornale
trovato in giro per caso, Levy fece fatica ad accorgersi del cellulare che
vibrava li accanto: stese con fatica la mano sudata per prendere l’apparecchio
e vederci illuminato il nome di Lucy.
“ Pronto?” sbiascicò la ragazza.
“ Ehi Levy, tutto bene?” chiese una vocina squillante
dall’altra parte.
“ no, non va tutto bene! Ci saranno almeno quaranta gradi in
casa mia e, a questo punto, credo che la mia schiena e il divano siano
diventati un tutt’uno!” rispose seccata la piccola Levy, provando ad alzarsi
dalla sua postazione.
“ Oh, mi dispiace…comunque,” riprese imperterrita la bionda,
“ volevo proporti qualcosa di divertente da fare questo sabato sera!” concluse
ridacchiando.
“ E cioè?”
“ Il festival di inizio estate!” fece Lucy, alzando la voce
in preda all’eccitazione.
“ Il festival di inizio estate?” chiese l’amica, non troppo
convinta.
“ SI!! È una festa: ci sarà da mangiare, bancarelle con i
giochi, spettacoli di musica e a mezza notte in punto, partiranno i fuochi
d’artificio!!” fece, sempre più eccitata.
“ Sembra…divertente!” affermò Levy, sempre meno invogliata
da quella proposta.
“ Oh, andiamo! Sarà divertente e poi, le ragazze possono
mettersi il kimono tradizionale!”
A Levy parve strano, ma sembrava come se Lucy avesse
intenzionalmente sottolineato quest’ultima parte del discorso, accennando un
tono maliziosi nella voce.
“ Lucy, nessuna delle due possiede un chimono tradizionale!”
disse, alzando un sopracciglio.
“ Lo so!” rispose candida l’amica.
“ E allora scusa come…oh no, oh no!” fece all’improvviso
Levy, capendo finalmente dove la bionda voleva andare a parare con quel tono di
prima.
“ Esatto amica mia, andiamo a fare shopping!”
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Levy ancora non riusciva a credere di essersi fatta
trascinare per il centro della città a quell’ora del pomeriggio e, soprattutto,
con quell’afa: rimpiangeva il clima della sua sala.
“ Oh Levy, non trovi che questo vestitino sia bellissimo!?”
chiese la bionda rivolta all’amica, trottando in direzione di una vetrina poco
più avanti.
“ Si certo, ma non eravamo uscite a cercare dei kimoni tradizionali?”
domando la piccola ragazza premendosi sulla fronte una lattina di thè.
“ Ovviamente, ma guardare qualche vestito carino in vetrina
non può certo farci male; o sbaglio?” le chiese di rimando Lucy.
“ O sbaglio? Lucy, davvero non capisco come tu possa restare
così fresca nonostante la calura che c’è in città!” sbottò in fine,
raccogliendosi i capelli blu in una coda disordinata.
“ Davvero non saprei, non ho mai sofferto molto il caldo!”
disse la bionda alzando le spalle.
“ Fantastico direi!” commentò Levy, asciugandosi la fronte.
“ Oh, non preoccuparti, il negozio dove ti voglio portare e
giusto due passi più avanti!” fece Lucy, indicando la fine della stradina che
correva loro davanti.
Qualche minuto dopo, davanti agli occhi delle due ragazze si
parò un bellissimo negozietto, infossato in un cortile interno: non era molto
grande, e una miriade di kimoni appesi e ripiegati, copriva quasi del tutto le
pareti, che erano di un azzurro tenue; ce ne erano di ogni misura e colore, con
un’enorme varietà di disegni e ricami.
Lucy disse qualcosa, ma Levy non ci fece molto caso: era
rapita dalla bellezza di quelle stoffe, di quei colori così brillanti…era tutto
così magico.
“Levy, guarda questo, non lo trovi bellissimo?” chiese la
bionda,mentre guardava un kimono bianco, con rose gialle disegnate sopra.
“ Direi di si!” rispose la ragazza avvicinandosi.
“ Coraggio allora, vai a provarlo!” disse eccitata Lucy,
prendendolo e spingendo l’amica nel piccolo camerino.
“M-ma Lucy, credevo le volessi tu!” fece interdetta Levy,
vedendosi sommersa da una vagonata di altri modelli.
“ E questi?” chiese.
“ Bhe vedi, non sono convinta che il giallo sia il tuo
colore, così ne ho presi altri da farti provare!” rispose agitando un dito per
aria, come se fosse la cose più ovvia da dire in una circostanza del genere.
“ Ma Lucy…”
“ Niente ma,” la interruppe la bionda, “ vai subito li
dentro e inizia a provare quelli che ti ho dato! Io vado a cercarne altri!”
disse in fine, girando sui tacchi e scomparendo tra gli scaffali.
C’era qualcosa che non andava in Lucy, si comportava più
stranamente del solito e Levy non poté fare a meno di pensare che in tutto
questo centrasse il festival di inizio estate.
Levy ne provò talmente tanti che quasi le veniva da
vomitare: ne provo blu, rossi, gialli, viola, con fiori, animali di ogni
genere, righe, quadretti, pallini…non ne poteva più; tuttavia, nessuno dei
modelli convinceva la bionda che, squadrandola da cima a fondo, la rimandava a
cambiarsi all’istante.
Dopo quello che poteva benissimo essere stato il centesimo
chimono che provava, Levy ne aveva le tasche piene.
“ Oh, che ne dici di questo: viola con le righe azzurre…”
“ Basta, Lucy!” la interruppe l’amica, “ Si può sapere che
ti è preso?”
“ Non capisco…” disse la bionda, sventolando la mano con
fare disinvolto.
“ E’ inutile che fai la finta tonta con me! Avanti, sputa il
rospo!” fece serie Levy, puntando le mani sui fianchi.
“ Bhe, ecco…volevo, si insomma, volevo renderti il più bella
possibile!” confesso in fine, nascondendo il volto dietro il kimono che teneva
in mano.
“ Eh?”
“ Bhe vedi, sono riuscita a convincere TUTTI a venire al festival!” disse Lucy,
enfatizzando la parola tutti con tono
malizioso.
“ Che vorresti dire?” chiese dubbiosa la piccola Levy.
“ Che, stranamente, ha accettato di buon grado anche
Gajeel!” rispose, sempre con lo stesso tono.
“ C-come sarebbe a dire!?” chiese impacciata la ragazza.
“ Volevo renderti così bella da farlo svenire, almeno si
sarebbe deciso a dichiararsi e sareste diventati una coppia a tutti gli
effetti!!” affermò, saltellando eccitata sul posto.
“ Ma tu sei completamente uscita di testa: una coppia…io e
Gajeel…non, non dire sciocchezze! Insomma, da dove l’hai tirata fuori una
storia cosi ridicola?!” disse, rossa come un peperone e ridendo istericamente.
“ Davvero non saprei!” rispose Lucy, incrociando le braccia
e alzando un sopracciglio.
“ Ascoltami Levy,”
riprese Lucy, “ è fin troppo chiaro che Gajeel ti piace, quindi perché
nasconderlo!”
“ Ma, se non dovessi piacergli?” domando Levy.
“ Mi stai prendendo in giro forse!? È ovvio che gli piaci, altrimenti non
si sarebbe fatto pestare tanto facilmente e, di sicuro, non avrebbe accettato
di passare il sabato sera ad uno stupido festival!” ribatte decisa la bionda.
“ Come sarebbe a dire stupido?
Credevo non vedessi l’ora di andarci!” chiese Levy stranita.
“ Era solo una scusa per farti indossare il kimono
tradizionale; il punto è, che questa è la tua grande occasione: avrei preferito
che si dichiarasse lui, ma non penso proprio sia il suo caso, di conseguenza,
dovrai dirglielo tu!” affermò Lucy, prendendo l’amica per le spalle.
“ Ma sei impazzita!? Non ce la farò mai e poi, con tutta
quella gente…”
“ Mai dire mai, mia cara! Ho già in mente un piano perfetto
per rendere il tutto estremamente facile e, soprattutto, molto, molto
romantico!”
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La sera del festival era arrivata e Levy, guardandosi
attentamente allo specchio, si sentì estremamente nervosa; non riusciva a
truccarsi da tanto le tremavano le gambe e non le piaceva affatto come le erano
venuti i capelli: non si era mai sentita così strana.
“ NON CE LA FARO’ MAI!!” urlò all’improvviso, sfregandosi le
mani sulla faccia e scompigliandosi l’acconciatura.
“ LEVY, TUTTO A POSTO?” chiese Yosuke dal piano di sotto.
“SI!! Almeno spero…” disse sconsolata, poggiando la testa
contro il vetro.
E se Gajeel l’avesse rifiutata? E se dopo si fosse sentito
talmente in imbarazzo da non rivolgerle più la parola? Di certo sarebbe stata
la fine, per lei…si sentiva così piccola!
Tanti ragazzi le si erano dichiarati, ma mai si era potuta
immaginare che un giorno si sarebbe ritrovata al posto loro! Ora li capiva
bene, quei poveri ragazzi…un momento, e se avesse fatto la stessa fine di Jet e
Droy? Legati ad una persona che non li ricambia…
Improvvisamente si sentì esausta; si alzò per guardarsi di
nuovo nello specchio: era orribile! Era sempre stata così brutta?
Basta, ormai era deciso, non sarebbe andata! Non poteva
certo presentarsi in quelle condizioni!
Improvvisamente sentì bussare alla porta.
“ Si, chi è?”
“ Levy, sono Lucy, posso entrare?”
“ Si…” disse la ragazza, tornando a poggiare la fronte
contro lo specchio.
“ Wow!” fu l’unico commento di Lucy, una volta visto come si
era conciata l’amica.
“Si può sapere che ti è successo?”
“ Mi hanno vomitato in faccia, ecco cos’è successo!” disse
sbuffando.
“ Cosa!? E no, cara la mia Levy, non ti permetterò di
rinunciare proprio adesso!” affermo decisa la bionda a pugni serrati.
“ Ah, tanto e tutto inutile! Non ne sono capace…”
“ Sciocchezze, andrai alla grande!”
“ Ma se mi rifiuta?” chiese Levy, praticamente in lacrime.
“ Uffa, ti ho già detto che gli piaci! Non devi avere paura!”
disse, portando le braccia ad incrociarsi sul petto.
“ Tu dici?” chiese, alzando la testa.
“ Assolutamente! Ma se dovesse succedere, sarebbe solo la
conferma che è un gorilla senza cervello!” affermò, scuotendo la testa.
“Ok…” disse Levy, ridacchiando leggermente.
“ Fantastico! Ora ci diamo una sistemata e raggiungiamo gli
altri!”
“ Si…ah e, Lucy,” la bionda si voltò, “ mi piace il kimono
che hai scelto!”
“ Ah, ti ringrazio! Trovo che le margherite mi donino
molto!”
Una volta rifatto il trucco a Levy e tirati su i capelli in
una coda laterale, le due ragazze erano pronte per la serata.
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Raggiunto il grande prato dove si sarebbe svolto il festival
di inizio estate, le due ragazze trovarono li tutti i loro amici: Natsu, Gray,
Erza con uno splendido kimono celeste a righe rosse, Elfman, Jet, Droy e,
ovviamente, Gajeel.
Appena lo vide, Levy ebbe un leggero tuffo al cuore: prese
un grande respiro e si avvicinò al gruppo insieme a Lucy.
Tuttavia, c’era qualcun altro che aveva decisamente bisogno
di respirare; Gajeel non era da meno in quanto a nervosismo: vedere arrivare
Levy in un kimono bianco con fiori azzurri ricamati sopra, gli aveva fatto
perdere qualche anno di vita.
“ Ehi, Gajeel!” lo richiamò Natsu, facendogli prendere un
colpo.
“ C-cosa vuoi?!” chiese, decisamente infastidito dall’essere
stato interrotto.
“ Te lo ricordi, vero, quello che devi fare?” chiese,
punzecchiandolo sulla spalla.
“ Tsk!” ribatté nervoso, togliendo la mano del ragazzo dalla
sua spalla.
Si ricordava perfettamente quello che doveva fare solo,
insomma, non era un gran che sicuro di poterci riuscire, soprattutto avendo
visto quanto quella sera Levy fosse dannatamente bella!
Comunque sia, i ragazzi iniziarono a gironzolare per le
bancarelle, chi più, chi meno eccitato.
“ Coraggio Levy, diamo inizio all’operazione sempre insieme!!” sussurrò la bionda
all’orecchio dell’amica.
“ Non mi piace questo nome!” ribatté contrariata la piccola
ragazza.
“ Oh, insomma! Vuoi stare al punto, per favore?!” sbuffo.
“ Si…scusami!” fece Levy, attorcigliandosi un ciuffo di
capelli attorno al dito.
“ Ricorda, io farò di tutto per lasciarvi da soli e tu,
appena ti darò il segnale, dovrai portarlo via dal resto del gruppo, in modo da
non incontrarci più, ok? E ricordati che a mezza notte devi…”
“Si si,l-lo so cosa devo fare!” assentì Levy imbarazzata.
Gran bel piano Lucy! Pensò
tra se Levy, alzando rassegnata gli occhi al cielo.
“ Aspetta un attimo!” fece Levy, rivolta all’amica.
“ Cosa?” chiese incuriosita la bionda, voltandosi verso la
ragazza.
“ Se io mi dichiaro a Gajeel…” iniziò a dire.
“ Si?” chiese Lucy alzando un sopracciglio.
“…Tu ti dichiarerai a Natsu!” disse, incrociando le braccia
al petto.
“ C-cosa?”
“ Oh, andiamo! Lo sappiamo tutti che hai una cotta per lui dalla
terza elementare!” rispose.
“ Come sarebbe a dire tutti!?”
domandò sconcertata Lucy.
“ Lo prometti?” chiese poi Levy.
“ Ma io…”
“ Lo prometti?”
chiese di nuovo la ragazza, questa volta più decisa.
“ Eh…si, lo prometto!” sospirò Lucy, rossa come un peperone.
“ Cos’hai promesso?” chiese un Natsu comparso dal nulla.
“ Ah, n-niente, non preoccuparti!” ribatté Lucy, agitando le
mani davanti la faccia.
“ Coraggio Natsu, perché non mi vinci un pesce a quella
bancarella?” chiese trascinandolo sotto braccio.
Levy sorrise leggermente, prima di accorgersi di essere
rimasta da sola: si voltò da una parte e dall’altra, alla disperata ricerca di
qualcuno; non vedeva neanche più Lucy!
Che cosa poteva fare? Di certo non era molto intelligente
rimanere fissa come un palo in mezzo a tutta quella gente.
Decise che avrebbe gironzolato un po’nel tentativo di vedere
se riusciva a trovare qualcuno.
Dopo qualche minuto speso a girare a vuoto, Levy si ritrovò
ancora più spaesata di prima e si maledisse per non avere portato con se il
cellulare.
“ Ecco dov’eri, gamberetto!”
Levy riconobbe immediatamente quella voce; si voltò.
“ Gajeel!”
“ Non ti trovavo più!” disse con non curanza.
La stava cercando? Stava cercando proprio lei?
“ Sei talmente piccola che è difficile vederti tra tutta
questa gente!” riprese poi, ridacchiando.
Levy come risposta, gonfiò le guance contrariata.
“ Forza,” riprese il moro, “ andiamo a cercare gli altri!”
“ Stai dicendo che ti sei perso anche tu!?” chiese
sbalordita la ragazza.
“ Si, certo!” rispose tranquillo.
“ Certo!” gli fece eco lei, alzando un sopracciglio.
Comunque sia, Levy si ritrovò a seguirlo come un cagnolino
ubbidiente, in mezzo ad una miriade di persone: tuttavia, tra spintoni e
spallate, la ragazza si trovò con le ginocchia a terra.
Si rialzò con il vestito tutto sporco e, come se non
bastasse, non c’era più Gajeel li con lei.
Che brutta sensazione: il ragazzo era stato come un sogno ad
occhi aperti; le aveva fatto piacere essersi ritrovata da sola con lui, anzi,
molto più che piacere, ma ora che non c’era più, sentiva come un grosso vuoto
dentro il petto, come se le avessero strappato un pezzo di anima.
Si era sentita sollevata perché lo strano piano di Lucy
stava funzionando, nonostante non fosse andata come avevano pianificato;
l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era portarlo sulla collina e
invece…niente!
“ Si può sapere quante altre volte ancora hai in mente di
perderti?”
Levy alzò lo sguardo.
“ Gajeel!” disse sorpresa Levy, con gli occhi stranamente
umidi.
“ Certo che sei proprio un disastro! Vuoi fare questo gioco
un’altra volta, o possiamo tornare dagli altri?” chiese nervoso il ragazzo.
“ No, p-possiamo…possiamo andare!” rispose.
Il moro le voltò di nuovo le spalle, per poi fermarsi
improvvisamente; Levy per poco non sbatté contro la sua schiena.
“ C-cosa c’è, Gajeel?” chiese allarmata.
Il ragazzo si girò a guardarla: la fisso per un istante,
finché non le prese delicatamente la mano; la ragazza divenne istantaneamente
rossa in volto, non riuscendo a proferire parola o muovere un muscolo.
“ Così evito di lasciarti ancora indietro!” disse infine.
Levy non lo seppe mai, ma Gajeel dovette fare un enorme
sforzo per restare calmo, con la piccola e delicata mano della ragazza, stretta
nella sua.
Levy non riusciva a capacitarsi di niente, le sembrava come
se il mondo intorno a lei non esistesse!Non ce la faceva più, dove dirglielo:
le sembrava di scoppiare e dopo la premura ( si fa per dire!) che aveva
dimostrato nei suoi confronti, era più che pronta a dirgli tutto quello che
provava per lui.
Guardò di sfuggita l’orologio che aveva al polso: erano le
11.50; era il momento, avrebbe portato Gajeel su quella stupida collina a
guardare quegli stupidi fuochi d’artificio e si sarebbe confessata…un ottimo
piano!
“ Gajeel!” lo chiamò decisa.
“ Cosa?” fece lui, girandosi di scatto.
“ Prima…prima di raggiungere gli altri, ti va se…se andiamo
in un posto?”
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“ Uh, non posso crederci, il piano ha funzionato alla grande
e senza che le dessi il segnale! Sei una forza Levy!” ridacchio Lucy sotto i
baffi.
“ Si può sapere di che cosa stai parlando?” chiese Natsu,
con un pesce stretto in un sacchetto si plastica.
“ Bhe, perché tu lo sappia, la sottoscritta ha appena dato
il via ad una storia d’amore, destinata a durare per sempre!” dichiarò
trionfante.
“ Che?” chiese stranito il ragazzo.
“ Sto parlando di Levy e Gajeel: ho fatto in modo che
stessero da soli, così Levy poteva confessarsi!” disse tutta contenta.
“ Ma che stai dicendo!? Sono io quello che ti ha allontanata
da Levy, così Gajeel poteva confessarsi!” ribatté il ragazzo, aggrottando le
fronte.
“ Che cosa!? S-stai scherzando spero!” chiese Lucy, con gli
occhi spalancati.
“ Niente affatto!! Era da un po’ di tempo che Gajeel voleva
parlare con Levy e quando gli hai proposto questa uscita, è venuto a chiedermi
aiuto per potersi confessare senza il casino di tutto il gruppo!”
“ Non ci posso credere!” fece Lucy, portandosi le mani sulla
bocca.
“ Vuol dire che…che ho miseramente fallito!” concluse in
fine, scoppiando in lacrime.
“ Andiamo Lucy, non farla tanto tragica!” disse Natsu
rivolto alla sua amica, posandole una mano sulla spalla.
“ Non sei contenta per loro? Si direbbe proprio che
diventeranno una coppia a tutti gli effetti!” ridacchio il ragazzo.
“ Già!” sospirò la ragazza, asciugandosi l’ultima
lacrimuccia.
“ Un momento!” disse, rivolta all’amico, “ se le cose sono
andate come hai detto tu, vuole dire che sarà Gajeel a confessarsi a Levy,
giusto? Non vice versa!” concluse, con un sorriso beffardo dipinto sul volto.
“ Bhe, si, credo di si! Perché lo chiedi?” chiese il
ragazzo, con espressione dubbiosa.
“ Oh, niente!” disse in fine.
Dopo di che entrambi, si avviarono verso le rive del fiume
per assistere meglio allo spettacolo di fuochi d’artificio.
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“ Si può sapere dove stiamo andando?” chiese Gajeel,
trascinandosi faticosamente su per la collina.
“ Non preoccuparti, siamo arrivati!” rispose, fermandosi.
“ Non mi preoccupo affatto è solo che…” al ragazzo morirono
le parole in gola: davanti ai suoi occhi si stendeva tutta la città, illuminata
da migliaia di luci colorate; poco più in qua, si poteva vedere il fiume
brillare, come coperto da un manto di stelle; e, in alto, la luna si stagliava
maestosa e lucente, perfettamente piena e candida, come la prima neve.
“ Non lo trovi uno spettacolo bellissimo?” chiese estasiata,
una volta che il moro fu accanto a lei.
“ Si è…bellissimo!” rispose Gajeel, tentando di chiudere la
bocca, apertasi per lo stupore.
Mancava qualche minuto all’accensione dei fuochi, Levy non
aveva più tempo.
“ Senti Gajeel,” cominciò nervosa, “ c’è qualcosa di molto
importante che vorrei dirti!” disse, mentre riprendeva a torturarsi i capelli.
“ La verità è che io, che tu…da molto tempo avrei voluto
dirti che, si insomma che io…”
“ Ti amo!”
Partì il primo fischio, sonoro e deciso, seguito da un botto
fragoroso e da uno sfavillante colore rosso che illuminò per intero i due
ragazzi.
Levy aveva sentito quelle parole, ne era sicura, ma era altrettanto
sicura che non fossero uscite dalla sua bocca: questo voleva dire che…
“ C-cosa?” chiese la ragazza, quasi in un sussurro, con gli
occhi spalancati per la sorpresa.
“ Ehm, non credo di riuscire a dirlo un altro volta…”
affermò impacciato il ragazzo, massaggiandosi il collo.
Allora era vero, era stato Gajeel a pronunciare quelle
parole: il cuore iniziò a batterle all’impazzata, tanto forte che non seppe se
l’esplosione seguente fu quella di un altro botto, o di quest’ultimo.
Il moro si riprese dal nervosismo iniziale, e le guardò
dritta negli occhi: e che cavolo, dopo tutto lui era Gajeel Redfox! Era
riuscito a tener testa a Laxus e ora, aveva paura di una ragazzina!?
“ Ora ascoltami bene Levy, perché non lo dirò un’altra
volta!” disse, cominciando a sentire le gote farsi più calde e poggiando le
mani sulle spalle della ragazza
La ragazza annuì.
“ Ehm, allora…vediamo…”
“ Gajeel!” lo interruppe la ragazza, rossa fino alla punta
dei capelli.
“ C-cosa?” chiese, anch’esso leggermente colorito, portando
le mani lungo i fianchi.
“ Ti amo anche io!” disse semplicemente, sorridendo,
sentendosi gli occhi inumidirsi e le gambe iniziare a tremarle.
Il ragazzo spalancò gli occhi, sentendosi un fuoco
bruciargli dentro: prese Levy tra le braccia, con gesto improvviso,e la strinse
forte, come a non volerla più lasciare per paura che potesse svanire in un
soffio.
La ragazza ricambiò l’abbraccio, portando le mani ad
incrociarsi dietro la schiena di lui, fino a stringergli la maglietta.
Quando poi si allontanarono, si guardarono qualche secondo
negli occhi: il volto del moro si fece più vicino a quello della ragazza; i due
erano incerti, imbarazzati.
Levy inclinò di lato il volto, rossa in volto e confusa, con
Gajeel che ancora la osservava: portò di nuovo il suo sguardo a posarsi su
quello del ragazzo, sentendosi sicura, protetta, amata.
Prendendole il volto
tra le mani, le labbra di lui si posarono su quelle tremanti di Levy: il loro
tocco era così caldo, così dolce; la ragazza non avrebbe mai voluto staccarsi
da loro.
Schiuse la bocca e quel semplice tocco, si trasformò in
qualcosa di più passionale, di più caldo: la lingua di Gajeel si intrecciava con
la sua, in una danza che parve infinita e bellissima.
L’emozione che provava Levy in quel momento, quasi non la
faceva più pensare lucidamente, le toglieva le forze: posandogli le mani sul petto
possente, continuò a baciarlo, a togliergli il respiro.
Tutte le parole non dette, tutte le cose non fatte, tutto,
veniva consumato da quell’unico bacio.
Staccatosi poi l’uno dall’altra, ansimanti, pieni di
passione, Gajeel posò la sua fronte su quella della ragazza, sorridendo,assaporando
la sua presenza, il suo profumo.
Levy ridacchio.
“ Cosa c’è?” chiese il moro.
“ Niente, stavo solo pensando a Lucy!” dichiarò.
“ Cosa?” domandò
confuso Gajeel.
“ Lascia stare!” concluse la ragazza, gettandogli le braccia
al collo e baciandolo ancora.
Da qualche parte, in mezzo alla folla, si sentì una ragazza
starnutire.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Bene, posso solo concludere dicendo che questo
è stato senz’altro
il capitolo più lungo e difficile che io abbia mai scritto!!
Ufff…che fatica! Allora,
finalmente i nostri cari Levy e Gajeel si sono decisi a dichiararsi
tutto il
loro amore…bhe, con l’aiuto di due nostri ben noti amici!
Personalmente il
capitolo non mi soddisfa quindi, sotto con gli insulti!!! Ho introdotto
una
piccola NaLu, che pensavo di approfondire leggermente, non
so…vedremo! Inoltre, volevo far dire a Gajeel qualcosa di
romatico, ma...era parecchio difficile mantenerlo IC quindi, scusate ma
gli ho risparmiato questa tortuta. Ringrazio
tutti quelli che recensiranno, tutti quelli che mi seguono e…vi
voglio bene!
<3
Se ci sono errori di battitura, vi prego di capirmi, ero
emotivamente distrutta…bene, grazie ancora a tutti e alla prossima!
|
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Capitolo 13 *** summer paradise ***
programma tutor 13
“ Calmati Gajeel!”
“ NO!” sentenziò deciso.
“ Vedrai che ci divertiremo lo stesso!” concluse Levy con un
enorme sorriso sulla faccia.
“ COME PENSI POSSA ESSERE POSSIBILE CON UN BRANCO DI IDIOTI
AL SEGUITO!!!” tuonò il ragazzo, indicando i sedili dietro i loro e
ricordandole la presenza di ospiti indesiderati.
La ragazza sospirò.
Gajeel aveva ragione: quella sarebbe dovuta essere la loro
prima uscita, dopo essersi messi insieme e Levy non stava più nella pelle
all’idea di una gita al mare solo loro due! Passeggiate in spiaggia, bagni,
sole, cene sul lungo mare soli soletti…e invece, chissà perché e per come, si
era trasformata in una gita scolastica in piena regola.
“ Natsu, fatti più in là! Stai occupando tutto il sedile con
il tuo culone!” protestò Gray, spingendo l’amico.
“ Come ti permetti, sei tu quello che occupa spazio! Fatti
più in là!” detto questo, gli saltò addosso, spiaccicandolo letteralmente
contro il finestrino del treno!
Azione seguita pressoché subito da una delle loro solite
azzuffate!“ Smettetela, tutti e due!” imperò Erza, fulminando i due con lo
sguardo.
“ Ma quanto manca? io ho fame e voglio fare il bagno!”
dichiarò Elfman accigliato.
“ Ma quanti anni hai, otto?” lo cantilenò il rosato,
incoraggiato da una risata del ragazzo accanto a lui.
“ Non ci provare nanerottolo, un vero uomo conquista quello
che desidera!”
“ E questo adesso che cosa c’entra!?” gli urlò di rimando
Gray.
“ Se non capite, non siete dei veri uomini!” concluse
l’albino, incrociando le braccia.
“ TACI!” gridarono all’unisono, prima di scaraventarsi
contro l’amico, dalla parte opposta del vagone.
“ Vi avevo detto di smetterla!” sentenziò Erza, prima di
stenderli uno ad uno con uno scappellotto sulla testa.
Accanto a lei Lucy sospirò, unica tra tutti ad essersi
accorta del disagio che stavano creando ai due fidanzatini.
Comunque sia, il viaggio continuò più o meno tranquillo, anche
se costellato da continui battibecchi, ai quali alla fine prese parte perfino
Gajeel, giusto per far capire quanto fosse irritato.
Dopo due ore circa( con grande sollievo di Elfman), la
combriccola arrivò al mare: la loro meta era il lido summer paradise, anche se di paradisiaco avrebbe avuto poco, dopo
l’arrivo di certe nostre conoscenze.
Una volta scesi dal treno e preso l’autobus verso la spiaggia,
i sette arrivarono finalmente a destinazione: una splendida spiaggia bianca,
costellata da ombrelloni arancioni e gialli, con bar e ristoranti ad ogni
angolo, campi da calcio, beach volley, basket…per non parlare del mare, limpido
e cristallino a tal punto, da confondersi con il cielo azzurro all’orizzonte.
“ EVVAI!!” urlò Natsu eccitato correndo verso la riva,
seguito a ruota da Gray( incredibilmente già senza maglietta).
“ Non vedevo l’ora di arrivare!” si lamentò l’albino,
dirigendosi verso i camerini.
Quando poi Levy sentì un sospiro arrivarle all’orecchio,
aspettò che anche Lucy ed Erza se ne fossero andate, per voltarsi verso il
moro: con l’espressione corrucciata e le braccia incrociate al petto, Gajeel
osservava un punto lontano davanti a lui.
“ Capisco come ti senti Gajeel, ma va bene così!” disse la
ragazza, sorridendogli dolcemente.
Il ragazzo poggiò per terra la tracolla: “ No che non va
bene, cavolo! Chi li voleva quei pidocchi!?” le rispose accigliato, voltandosi
a guardarla.
“ Guarda il lato positivo,” cominciò la ragazza,
avvicinandosi al suo orecchio, “ il lido è mooolto grande! Troveremo senz’altro
un posto solo per noi!” terminò, questa volta sussurrando.
Trotterellando verso i camerini, lasciò Gajeel letteralmente
spiazzato, rosso da far pena e con brividi in tutto il corpo!
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“ Ehi, Gajeel!” si sentì chiamare.
“ Che diavolo vuoi?” rispose acido, senza neanche prestare
attenzione al ragazzo accanto a lui.
“ Adesso tu e Levy siete…fidanzati?”
“ Sei perspicace nanerottolo! E fatti più in là, stai
occupando tutto l’asciugamano!” disse secco, tirando un pugno ben assestato al
rosato, che cadde rovinosamente.
“ Maflefdeffto!!” imprecò, con quasi metà spiaggia in bocca,
una volta che si fu rialzato.
“ Ah, ma lo sai che fai davvero schifo!”
“ E’ colpa tua!Comunque,” continuò Natsu, tornando al suo
posto, “ quello che stavo cercando si chiederti è: credi cambierà qualcosa?”
“ Che intendi dire scusa?” chiese perplesso, questa volta
guardando il vicino.
“ Insomma…la vedrai in costume!” rispose il ragazzo con una
mano sulla bocca e un tono di voce tutt’altro che rassicurante.
“Che diavolo stai dicendo!? Non vedo quale sia il problema!”
rispose secco, voltandosi a guardare il mare.
“ Bhe, staremo a vedere! Intanto vado a fare un bagno…ci si
vede!”
Gajeel lo osservò mentre schizzava come un fulmine verso
l’acqua: che cosa avrà voluto dire con questo? Gli diede mentalmente
dell’idiota e tornò a guardare l’orizzonte.
“ Eccomi Gajeel! perdonami se ho fatto tardi!” sentì alle
sua spalle.
“ Era ora! Mi sono dovuto sorbire una-.” La frase gli morì
in gola.
Levy se ne stava china verso di lui, con una mano sulla nuca
e un leggero sorriso sulle labbra: portava un costumino a righe bianche e
verdi, con pizzi e fiocchi sui bordi; nessuna delle sue solite bandane o
mollette le tenevano i capelli, che era sciolti e ribelli…proprio come
piacevano a lui.
“ Ah…lo so, lo so, ma Erza e Lucy erano talmente lente!”
concluse, sedendosi accanto al ragazzo, il quale la guardava decisamente
stralunato.
“ Allora, hai già fatto un bagno?” chiese poi, iniziando a
spalmarsi la crema solare.
Gajeel fece segno di no con la testa, incapace di aprire
bocca: non riusciva a credere che una ragazza come Levy, per niente formosa e
con un costume che lasciava poco all’immaginazione, riuscisse ad infervorarlo a
quel modo! Non si sentiva per niente a suo agio e continuava a percorrere la
sua figura dalla testa ai piedi: forse era questo quello che stava cercando di
dirgli Natsu? Che sciocchezze! Lui era Gajeel Redfox, giusto? Non c’erto il
tipo da sciogliersi come burro, o fare figure da fesso.
“ Gajeel!”
Il ragazzo si scosse dai suoi pensieri per guardare la
piccola ragazza negli occhi.
“ Mi spalmi la crema sulla schiena?” chiese candida.
Che cosa gli stava chiedendo? Ok, ok…era una cosa semplice,
una cosa semplicissima.
Il moro si mise qualche goccia bianca sulle dita, finendo
poi con lo sguardo sulla piccola e bianca schiena di Levy: poggio delicatamente
le mani sulle scapole, per poi passare all’incavo della schiena e scendere
verso i fianchi, finché non andò ancora più giù, appena prima del…
“ Vado a fare un bagno!” tuonò il ragazzo, alzandosi di
scatto dall’asciugamano.
“ Ma…” Levy non fece in tempo a girarsi che il moro era già
bello che sparito.
“ Ma che gli è preso?”
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“ Ben arrivato Gajeel!” disse tranquillo Natsu.
“ Stiamo per giocare a schiaccia
Natsu, vuoi partecipare?” chiese Gray, subito affogato dall’amico per
l’offesa.
“ Ha l’aria di essere un gioco da idioti, e comunque non mi
va!” sentenziò schietto Gajeel.
“ Che ti è successo?” gli chiese allora il rosato.
“ Come se non lo sapessi, razza di pervertito!” disse il
moro, schizzandogli un po’ di acqua addosso.
Il ragazzo si tolse quella che gli era andata negli occhi: “
Io ti ho solo detto la verità!”
“ Mi chiedo come un tonto come te, possa prevedere certe
situazioni!”
“ L’ho solo immaginato! E non chiamarmi tonto!” protestò
Natsu, spruzzando a sua volta il suo interlocutore.
E fu così che iniziò un’autentica battaglia di schizzi, che
vide partecipare anche alcuni innocenti bagnanti.
“ Ok, ora basta!” dichiarò Gray.
“ Gajeel,” disse poi, rivolto all’amico, “ è normale per
ragazzi della nostra età avere certe reazioni! L’importante è che tu non ti
faccia prendere dall’istinto!”
“ Grazie tante, questo lo sapevo anche io!” rispose
accigliato il moro.
“ Allora siamo a posto!” concluse Natsu.
“ Idioti!” fu l’ultima parola pronunciata da Gajeel, prima
di immergersi del tutto nell’acqua.
“ Hei, Levy! Che ci fai qui da sola?”
Sentendo quella voce, la ragazza si voltò, trovandosi
davanti Lucy ed Erza, le quali si sedettero accanto all’amica, offrendole un
sostanzioso gelato alla fragola.
“ Grazie ragazze!” rispose gentile, anche se aveva un velo
di tristezza nella voce.
“ Allora?” domandò ancora Lucy.
Levy sospirò: “ Gajeel si è comportato in modo strano prima:
mi stava spalmando la crema sulla schiena, poi all’improvviso si è alzato ed è
corso in acqua, dicendo che voleva fare un bagno!”
Le due si guardarono, prima di scoppiarle a ridere un
faccia.
“ Che avete da ridere?” domando perplessa.
“ Oh, Levy! Probabilmente si è solo sentito a disagio!”
spiegò Lucy.
“ Come a disagio?”
“ Forse, ora che siete fidanzati, si vergogna a toccarti, o
roba simile!” dichiarò Erza, sdraiandosi sull’asciugamano.
“ Bhe, se è così è davvero uno stupido” disse, voltandosi a
guardarlo, ora che stava uscendo dall’acqua, “ perché dovrebbe sentirsi a
disagio per…”
Levy non riuscì a concludere la frase: il suo sguardo si era
bloccato su Gajeel.
Il ragazzo stava venendo verso di lei, strizzandosi i lunghi
capelli corvini per asciugarli; il fisico era decisamente messo in risalto
dalle gocce d’acqua e dal sole che ci batteva contro: non si era mai accorta di
quanto fosse ben fatto.
Si alzò di scatto.
“ Vado a prendere un gelato!” disse in fine, dimentica del
fatto che gliene avevano appena portato uno.
Voltandosi rapidamente e dando le spalle al ragazzo, si
diresse in tutta fretta al bar dietro di loro.
“ Non dovrebbe sentirsi a disagio, eh?” dichiarò la bionda
maliziosa, prima di dare un morso al gelato che teneva in mano.
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Passeggio per tutto il lido almeno un paio di volte, con la
sola compagnia dei suoi pensieri: insomma, ora lei a Gajeel erano fidanzati e,
dopo parecchi casini, potevano stare insieme semplicemente, nel modo più
naturale possibile; che cosa c’era che non andava? Ogni volta che lo guardava
si sentiva un fuoco dentro e sentiva ogni parte del suo corpo tremare
pericolosamente.
Dirigendosi verso il limite della spiaggia, Levy si sedette
su un gruppo di scogli piatti affacciati sul mare: bagnata di tanto in tanto
dagli spruzzi delle onde, che battevano sulle rocce, la ragazza sospirò
vistosamente.
Rimase li per circa venti minuti, fino a quando non vide i
colori del cielo diventare più caldi, quindi decise che era ora di tornare
dagli altri.
Camminando per la spiaggia deserta, la ragazza vide qualcuno
in lontananza che le veniva in contro: forse era Lucy, preoccupata del fatto
che non era più tornata dal bar, dopo che era corsa via come un coniglio in
trappola; oppure…
“ Ma tu guarda, cosa ci fa una bella ragazza come te in giro
da sola?”
Non era la sua amica e neanche la persona che più di tutte
avrebbe voluto vedere: due ragazzi, uno più alto dell’altro, la guardavano con
occhi semichiusi e le bocche tirate in uno strano sorriso.
“ Non lo sai che è pericoloso andarsene in giro senza
accompagnatore?” disse quello più basso.
“ Lasciatemi in pace!” rispose acida
“ Oh, quanto astio,” fece l’altro, “ perché non vieni con
noi? Ti faremo un po’ di compagnia!” disse in fine, poggiandole una mano sulla
spalla.
“ Vi ho detto di lasciarmi in pace!” tuonò, tirando uno
schiaffo a quello che la bloccava.
Cavolo! Aveva affrontato Laxus e la sua pistola: questi due
erano niente a confronto.
Dovette tuttavia cambiare opinione quando, battendo forte la
testa, si ritrovò scaraventata a terra, con il ragazzo che la teneva ferma per
i polsi, mentre l’altro ridacchiava.
“ Mi piacciono le ragazze che si fanno desiderare!” disse,
prima di leccarle l’orecchio.
“ Mollami, razza di verme!” urlò Levy dimenandosi.
Fu in quel momento che sentì un colpo sordo provenire dalle
spalle dell’aggressore e, subito dopo, il ragazzo basso cadere a terra!
“ Ehi, tu!”
Una voce profonda la scosse, così come anche il ragazzo sopra di lei; quest’ultimo si senti
prendere per il collo della maglietta, incapace di difendersi in alcun modo.
Costretto a voltare la testa, si trovò davanti il volto
scuro e accigliato di Gajeel, decisamente incazzato.
Sbiancò all’istante.
“ Che credevi di fare alla mia ragazza, eh!?”
“ N-niente signore, davvero…n-ninete!”
“ Allora ti consiglio di sparire, se non vuoi finire come il
tuo amico li!” disse, ammiccando al ragazzo a terra, privo di sensi.
“ C-certo signore…come desidera signore!” disse, prima di
dileguarsi più veloce della luce.
Levy trasse un respiro di sollievo, mentre il moro le si
avvicinava.
“ Grazie Gajeel! non sai quanto sia felice di vederti” disse
lei, sorridendogli.
“ Cavolo! Si può sapere cosa credevi di fare!? perché sei
andata in giro da sola senza avvertire nessuno? Eravamo tutti preoccupati!”
rispose il ragazzo con astio,chinandosi verso di lei.
“Mi dispiace tanto!” disse, abbassando la testa.
Gajeel non poté fare a meno di sentirsi in colpa per averla
aggredita in quel modo, però…era davvero preoccupato, dannatamente preoccupato.
Si sentiva uno sfigato, ma non poteva farne a meno: dopo la
disavventura con Laxus, aveva paura che potesse accaderle qualcosa del genere
un’altra volta, considerati tutti i nemici che aveva!
“ Dai non importa!” disse impacciato, poggiandole una mano
sulla nuca.
“ Gajeel,” la ragazza alzò la testa, “ quello che ci sta
succedendo è…strano!” concluse poi, arrossendo vistosamente.
Lui non disse nulla, si limitò a portare la mano lungo il
fianco e a guardarla dritta negli occhi: quegli occhi che più di una volta lo
avevano perforato fin dentro l’anima, che sapevano capirlo e renderlo
vulnerabile.
Dal suo silenzio, Levy riuscì a capire che anche lui stava
avendo i suoi stessi pensieri o che, come minimo, riusciva a capirla; tuttavia,
conoscendo il carattere del ragazzo, si aspettava che negasse tutto e chiudesse
il discorso con uno dei suoi soliti grugniti.
Invece, le prese il viso tra le mani e la fissò più
intensamente negli occhi: i suoi occhi verdi che bruciavano, al contatto del
fuoco che ardeva nello sguardo del ragazzo.
“ Levy,” fece, avvicinandosi sempre di più al viso della
ragazza, “ sei troppo importante per me, perché io possa anche solo pensare di
prenderti in questo modo!”
Le venne da piangere: forse non erano le parole più romantiche
che avesse mai sentito tuttavia, le regalarono una gioia indescrivibile, tanto
da farle distogliere lo sguardo, imbarazzata dal tanto candore che le stavano
trasmettendo.
A quella scena, Gajeel non poté fare a meno di avvampare
come non mai: lasciò il viso di lei, per portare le braccia ad incrociarsi sul
petto.
Girò il viso dall’altra parte, pregando che Levy non avesse
notato il color porpora che dominava ora il suo viso: “ Spero di essere stato
chiaro, gamberetto!” disse poi.
Lei annui, prendendo una ciocca dei suoi capelli corvini per
rigirarsela delicatamente tra le dita.
Ciò che seguì quel gesto fu scontato: la ragazza lo
costrinse a girarsi, tirandogli delicatamente i capelli, cercando di non fargli
male; si appoggio dolcemente a lui, alzandosi sulle punte, in modo da arrivare
alle labbra del moro.
Il ragazzo si chinò piano su di lei, prendendole i fianchi
ed azzerando del tutto la distanza che li separava: un bacio morbido, dolce, ma
allo stesso tempo passionale e deciso; le loro lingue si cercarono, si
incrociarono, senza dare il tempo a nessuno dei due di respirare.
Levy adorava baciare Gajeel: non le era mai successo con
nessun’altro e sperava fosse per sempre così.
Il ragazzo le mise le mani tra i capelli, testandone la morbidezza,
mentre lei gli accarezzava il collo possente: quando poi il bisogno d’aria fu
impellente, i due si separarono, rimanendo comunque così, abbracciati.
La ragazza gli diede un ultimo, piccolo e veloce bacio sulle
labbra, come a lasciare una delicata firma indelebile: lo lasciò andare e si
sentì prendere per mano.
“ Andiamo!” disse il moro, prima di voltarsi.
Levy lo seguì saltellando, stringendo ancora di più la sua
grande mano nella sua.
Camminarono a lungo, prima di vedere l’uscita del lido, che
li avrebbe condotti ai camerini e poi alla fermata dell’autobus: si cambiarono
in fretta, pronti per tornare a casa.
“ Levy-chan!”
Si sentì chiamare da una voce squillante e allegra, che non
sentiva da anni ma che, allo stesso tempo, le era incredibilmente familiare.
Si voltò: “ Juvia!”
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OK…questo capitolo lo detesto con tutta me stessa!! Dovevo aggiornare
lo so( anzi scusate per il ritardo), ma non avevo idea di che cosa scrivere e,
quando poi mi è venuta l’illuminazione, si è rivelata un fiasco totale.
Coraggio, fatevi sotto con gli insulti…non abbiate pietà!!
Va bhe, va bhe…come avete potuto notare alla fine, sto per
introdurre la nostra cara Juvia che ho intenzione di imparentare con Levy( tipo
cugina, o roba simile)…ci saranno guai? Cerrrrrrto…per il nostro Gray però!!
Bene, grazie a tutti quelli che recensiranno e che non hanno
sfasciato il computer in preda al disgusto!!
Un bacione e…alla prossima<3<3
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Capitolo 14 *** Per quella tua timidezza! ***
programma tutor 14
“ Levy-chan!”
Si sentì chiamare da una voce squillante e allegra, che non
sentiva da anni ma che, allo stesso tempo, le era incredibilmente familiare.
Si voltò: “ Juvia!”
Non fece in tempo a dire altro, chi si sentì prendere al
collo e buttare a terra dall’eccessiva esuberanza della ragazza, con un Gajeel
estremamente sconvolto, tanto da farsi comparire un gocciolone dietro la testa!
“ Levy-chaaaaan! Sei proprio tu!” disse, strusciandosi
addosso alla mal capitata.
“ S-si sono io, Juvia!!”rispose imbarazzata, tentando di
rialzarsi.
Juvia mollò la presa, tirandosi in piedi e portandosi dietro
l’amica , prendendola per il polso: seguì qualche secondo di silenzio tra le
due, mentre Levy si risistemava il vestito; alzò lo sguardo verso quella che
stava di fronte a lei: “ Juviaaaaa!” urlò, prima di abbracciarle le spalle!
Il moro sospirò, spalmandosi una mano sulla faccia!
“ Non ci posso credere, che cosa ci fai qui?” chiese,
scostandosi.
“Il papà di Juvia è appena tornato a casa, così, visto che è
un evento raro, la mamma ha pensato di passare almeno il week-end tutti
insieme: le è venuto in mente di venire qui,visto che erano anni che non
usavamo la casa!”
“ Cavoli, gli zii sono qui?” chiese Levy.
“ Sono appena tornati a casa; Juvia li stava per raggiungere
quando ti ha vista!” rispose lei, sorridendo vistosamente e chiudendo i pugni
in aria.
Stava per riaprire bocca quando notò una figura sconosciuta
alle spalle dell’amica: “ Ehm, Levy…” fece, ammiccando in quella direzione.
La ragazza si voltò: “ Oh, giusto! Juvia, lui e Gajeel;
Gajeel, questa è mia cugina Juvia!” affermò, spostando la mano da una parte e
dall’altra, indicando prima uno poi l’altra.
“ P-piacere…” rispose lei, leggermente impacciata,
allungando la mano.
Il ragazzo si limitò ad annuire e a spostare lo sguardo su
quello della sua ragazza: avrebbe dovuto saperlo che non sopportava proprio il
fatto di stringere le mani degli altri; la trovava una cosa stupida e lo aveva
fatto solo con quel perdente di Jet perché non aveva altra scelta!
Nonostante un velo di disagio si fosse dipinto sul volto
della nuova venuta, guardare il viso sorridente e tranquillo della cugina, fece
pensare a Juvia che fosse una cosa normale.
“ S-siete fidanzati?” domandò poi, con un leggero rossore.
“ Si!” rispose candida Levy, suscitando un leggere
spostamento del moro che, pur di sembrare impassibile, incrociò le braccia e
alzò lo sguardo al celo, al fine di evitare eccessive perdite di sangue dal
naso.
“ Siete venuti qui per u-un appuntamento?”
“ Bhe…una specie!” dichiarò, ricordandosi la comitiva che si
portavano appresso, “ siamo qui con degli amici!”
“ Oh, gli amici di Levy!” sentenziò sognante, provando ad
immaginarsi che genere di persone frequentasse la sua adorata cugina.
“ A proposito,” intervenne Gajeel, “ non dovremmo sbrigarci
a raggiungerli!”
“ E’ vero!” ammise la piccola ragazza, abbassando lo
sguardo.
Erano anni che non vedeva Juvia e le sarebbe piaciuto
passare un po’ di tempo con lei, soprattutto per il fatto che abitavano in due
città diverse, lontane centinaia di chilometri l’una dall’altra.
“ Perché non rimate qui?” propose la cugina, rivolta ai due,
“ la casa di Juvia è grande, ci staremo tutti, anche i tuoi amici!”
“ Ma…non vorrei che disturbassero!” affermò Levy, convinta
della sua obbiezione.
“ Non preoccuparti, anche mamma e papà saranno felicissimi
di vederti e poi…a-a Juvia piacerebbe passare un po’ di tempo con te!” disse.
Levy si intenerì: quella ragazza era talmente timida e
impacciata, che probabilmente aveva fatto una gran fatica a manifestare così
apertamente i suoi sentimenti; era sempre stato così, anche da piccole.
“ D’accordo!” disse decisa, mentre il moro la guardava
esterrefatto, “Noi raggiungiamo gli altri e li avvisiamo della tua proposta! Tu
avviati e di agli zii che stiamo arrivando, ok?” concluse.
La ragazza annuì, per poi salutare in fretta e dileguarsi di
corsa.
“ Che stai cercando di fare?” chiese il ragazzo, dopo
qualche secondo di silenzio, mentre Levy osservava la strada lungo la quale
Juvia era sparita.
“ Sono dodici anni che non la vedo, Gajeel! voglio passare
un giorno insieme a lei!” fece, voltandosi e iniziando a camminare.
Gajeel la seguì: “ D-dodici anni!?” chiese allibito.
“ Quando eravamo piccole giocavamo sempre insieme,sia perché
eravamo cugine, sia perché eravamo vicine di casa! Suo padre viaggiava molto
per lavoro e, prima che iniziassero le elementari, lei e tutta la sua famiglia
si dovette trasferire!” alzò lo sguardo verso il cielo, “ all’inizio ci
tenevamo in contatto con delle lettere e delle telefonate, ma col passare degli
anni, ci siamo allontanate!” nel dire ciò, una certa tristezza le sporcò il
volto.
“ Ho visto mia zia e mio zio al funerale dei miei genitori,”
riprese dopo poco, “ma di lei neanche l’ombra! Mia zia sosteneva che era per il
fatto che avesse paura di vedermi, e che non avesse la minima idea di come
comportarsi in una situazione del genere!”
“ In effetti mi sembra abbastanza strana!” sbottò Gajeel.
“ Non è strana, è solo molto riservata!” disse lei acida,
alzando un dito di rimprovero verso il ragazzo.
Lui annui: “ E perché parla in terza persona?” chiese,
alzando un sopracciglio.
“ Questo davvero non te lo so dire!” rispose, ridacchiando
sommessamente, “ Lo ha sempre fatto e, con gli anni, ci si fa l’abitudine!”
concluse.
Prima che il moro potesse aggiungere una qualsiasi altra
parola, entrambi si sentirono chiamare a distanza da tutti i loro amici, già da
tempo in loro attesa.
“ Era ora, cavoli!” borbottò Natsu, rialzandosi dalla
banchina sulla quale si era sdraiato.
“ Scusateci, siamo stati trattenuti!” rispose la ragazza,
grattandosi la nuca.
“Bhe, ora che siete qui,” proferì Erza prendendo in spalla
il suo zaino, “ possiamo anche andare!”
“ Un momento!” le fece subito eco Levy.
Tutti quanti si voltarono, ormai in procinto di raggiungere
il pullman in lontananza.
“ Io e Gajeel abbiamo incontrato mia cugina, mentre uscivamo
dal lido!”
Sguardi interrogativi si posarono su di lei: “ erano anni
che non la vedevo e così anche per lei, quindi, per stare un po’ insieme e per
conoscervi, ci ha proposto di passare a casa sua la notte e di stare qui anche
domani!” concluse, con un enorme sorriso a scaldarle il volto.
Gli occhi che fino a quel momento erano rimasti fissi su di
lei, si spostarono con rapidità quasi irreale su Gajeel: il ragazzo li passò in
rassegna uno ad uno, sospirando in fine e scuotendo leggermente la testa.
“ Ma Levy, sei sicura che veda bene?” chiese dubbiosa Lucy.
“ Lei dice che di posto a casa loro ce n’è più che a
sufficienza!”
Un boato riempì il parcheggio.
“ Vuoi dire che è una specie di miliardaria!?” chiese
eccitato Gray.
“ Avrà sicuramente una casa da sballo!” commentò il rosato.
“ Si, una casa da veri uomini!” fece eco Elfman, per poi
beccarsi un paio di scappellotti dagli altri due ragazzi.
“ Bhe, i miei zii sono abbastanza benestanti e, in effetti,
hanno parecchie proprietà,” disse la ragazza timidamente, “ ma in questa non ci
sono mai stata!”
“ Aspetta, quante case ha?” chiese Gajeel, torcendo la testa
verso di lei.
“ Vediamo, ne ha una in montagna, una in città, la tenuta di
campagna, l’appartamento in-.”
“ Ma è allucinante!” strillò di nuovo Natsu, stringendo le
mani di Levy nelle sue, mentre quest’ultima lo guardava sorpresa.
“ Stai al tuo posto, tu!” sibilò il moro, prendendolo per il
collo della maglietta.
“ Andiamo, andiamo, andiamo!” ripetevano cantilenando Gray
ed Elfman, roteando sul posto a braccetto.
“ Ragazzi smettetela! Non siate cafoni!” protestò la rossa,
fulminando entrambi con lo sguardo.
“ Erza ha ragione, questa è pura maleducazione!” le diede
corda la bionda.
“ Non è un problema,” si intromise Levy, “ i miei zii sono
persone molto gentili, così come mia cugina!”
Dopo qualche minuto speso a discutere e dopo parecchi
scappellotti, finalmente la comitiva si decise ad accettare la proposta.
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“ Che tipo è tua cugina?” chiese curiosa Lucy, mentre
camminavano verso l’indirizzo che Juvia aveva dato alla cugina.
“ E’ una ragazza molto dolce e gentile, parecchio timida, ma
davvero una brava persona!”
“ E i tuoi zii?” chiese Erza avvicinandosi.
“ Bhe, sono persone molto impegnate con il lavoro, ma
davvero disponibili!” rispose la ragazza.
E lo erano per davvero! Dopo la morte dei suoi genitori, si
erano subito proposti di prendersi cura di lei e di suo fratello, nonostante
gli impegni e già tre figli a cui badare (di cui due già lavoratori e sposati):
loro avevano rifiutato,sia perché troppo legati alla casa dove erano cresciuti,
sia perché, in cuor loro, sapevano quanti sacrifici avrebbero dovuto fare! A
quel tempo Yosuke aveva ventiquattro anni e, abbandonata l’università, si era
messo a lavorare, con la promessa che non avrebbe fatto mancare nulla alla sua
adorata sorellina e che non sarebbe mai dipeso dai suoi zii.
Suo zio Hector, il fratello di sua madre, aveva però
insistito affinché contassero sempre su di loro, in caso di necessità.
“ Ehi, Levy!” la voce di Gray la riportò alla realtà.
“ Dimmi Gray!”
“ Come hai detto che si chiama tua cugina?”
“ Oh, hai ragione!” disse lei quasi con rammarico, “ Si
chiama Juvia, Juvia Loxar!”
“ Quindi la parentela è da parte di tua madre!” affermò
allegro Natsu, facendo sbucare la testa da dietro le spalle dell’albino.
La ragazza assentì.
Il moro stava per aprire la bocca e chiedere altro, ma
dovette lasciarla in sospeso quando, quasi come un sogno ad occhi aperti, si
parò davanti a loro l’enorme villa dei Loxar.
Un wow generale
fece ridacchiare di gusto Levy che, nonostante non avesse mai visto la casa
estiva dei suoi zii, conosceva bene il lusso a cui erano abituati.
“ Coraggio, andiamo!” disse decisa, prima di allungare il
passo al di là della strada.
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Era già quasi ora di cena quando la ciurmaglia suonò il
campanello, in attesa di entrare in quella reggia da capogiro.
Aprì loro un signore altro, sulla cinquantina, con un
vistoso smoking nero: aveva occhi piccoli e scuri, un naso leggermente aquilino
e il mento pronunciato, il tutto incorniciato da ispidi capelli brizzolati.
“ Desiderano?” chiese piano.
Per poco a Natsu non scappò una risata, vista la pomposità
che si presentava davanti, alla quale non era per niente abituato.
“ S-salve, sono Levy McGarden e saremmo-.”
“ Oh certo,” la interruppe l’uomo, “ i signori vi
attendono!” detto questo, lasciò libero il passaggio e fece loro segno di
seguirli.
Lucy tirò un leggero sbuffo sulla testa del rosato, nel
tentativo di sgridarlo il più silenziosamente possibile.
I sette percorsero un lungo corridoio, prima di essere
introdotti in un luminoso soggiorno: la stanza era davvero grande, con una
serie di preziosi arazzi e dipinti appesi alle pareti; al centro vi erano un
largo divano imbottito e ricamato a mano color panna,e quattro poltrone dello
stesso material disposte tutt’intorno, con un ampio tavolino di vetro a
concludere il quadro.
Il maggiordomo chiese loro di attendere un attimo e, non
appena fu uscito, fu il caos generale.
“ Sembra di essere tornati nell’ottocento!” commentò
sognante Lucy.
“ E’ davvero bellissimo qui!” le fece eco Erza.
“ Che fico, che ficooo! Ogni vero uomo che si rispetti
abiterebbe in una casa simile!” sentenziò Elfman.
“ Chissà la cena…” disse estasiato il rosato.
“ R-ragazzi…” tentò di calmarli, inutilmente, la piccola
blu.
“ Sono completamente pazzi!” commentò a bruciapelo Gajeel,
mentre poggiava un braccio sulla testa di Levy.
La manfrina degli ospiti fu interrotta quando sentirono la
porta aprirsi. Entrarono uno dopo l’altro lo zio, la zia e Juvia.
Quest’ultima rimase al quanto scossa dalla presenza di così
tante persone tutte in una volta e, preso un profondo respiro, si avvicinò
sorridendo, suscitando un leggero smarrimento da parte di tutti i ragazzi,
fatta eccezione per Gajeel.
Levy corse velocemente a salutare lo zio Hector e la zia
Elisabeth, chiedendo perdono per il disturbo e assicurando che nessuno di loro
avrebbe causato problemi: non diedero gran ché peso alle parole della nipote e,
dopo essersi presentati ai suoi amici e aver ricevuto da parte loro un inchino
e un nome, si spostarono nella stanza accanto, aspettandoli per la cena.
Così, rimasti soli, Levy presentò alla cucina i suoi amici:
“ ragazzi, questa è mia cugina Juvia!” disse allegra.
“J-Juvia è felice di conoscervi!” rispose lei timidamente,
abbassando lo sguardo.
“ Loro sono Lucy,” la bionda le strinse la mano sorridendo,
“ Erza,” così fece anche la rossa, “ Natsu,” che rispose con un sonoro yo, “ Elfman,” che si inchinò a baciarle
la mano, “ Gajeel che hai già conosciuto,” il quale assentì in silenzio, “ e
Gray!” che come ultimo le sorrise, porgendole la mano.
“ D-direi che possiamo andare!” assentì sbrigativa, prima di
voltarsi verso la sala da pranzo, seguita a ruota da tutti, ormai affamati,
vista l’ora.
Tuttavia, Gray rimase impalato, con ancora la mano stesa davanti
a lui e la bocca semi-aperta per la sorpresa: perché aveva sorriso e stretto la
mano a tutti( va bhe, Gajeel no), tranne che a lui?
“ Non le piaaaci!” lo canzonò il rosato, prima di dileguarsi
oltre la porta, evitando un pugno in piena faccia.
La cosa non quadrava: cos’è, forse aveva la faccia da
stronzo? Non riusciva davvero a capire che cosa avesse potuto mai fare per
assicurarsi l’antipatia di una ragazza appena conosciuta!
Aveva sempre avuto successo con le donne. Molto più di
Natsu, o di qualsiasi altro nella scuola.
Come mai allora, era stata così schiva con lui? Levy lo
aveva detto che era timida, ma con gli altri si era sforzata; perché con lui
era stato diverso?
Si tormentò per tutta la cena, mentre osservava Juvia con
astio, cercando di carpire in qualche modo i pensieri che l’avevano animata,
mentre si era rifiutata, volontariamente, di stringergli la mano.
E così fu anche dopo, mentre chiacchieravano tutti insieme
seduti sul balcone: timidamente la vedeva rispondere alle domande di tutti,
meno che alle sue; si accorse che, addirittura, non osava guardarlo negli occhi
e, nonostante il suo sguardo ( ormai da allucinato), fosse costantemente fisso
su di lei, non azzardava a muoversi.
Quando poi alla sera, steso sul letto, non riuscì a prendere
sonno, animato dai suoi pensiero, decise che sarebbe stato saggio fare un giro
e prendere un po’ d’aria.
Facendo piano per non svegliare Natsu, il moro uscì nei buoi
corridoi di quel palazzo, alla disperata ricerca di un bagno.
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“ Cavolo!” borbottò,“ Questi corridoi si assomigliano
tutti!”
Fatto ancora qualche giro alla ceca, il ragazzo si accorse
di essere ritornato al punto di partenza, cioè al corridoio dove si trovavano
le due stanze che avevano offerto a loro ragazzi.
Facendo saltare lo sguardo prima avanti, poi alle sue
spalle, il ragazzo sospirò, arrendendosi all’evidenza che non aveva la più
pallida idea di dove andare.
Finché, quasi come un fantasma, non intravide in lontananza
la fonte dei suoi tormenti notturni!
“ Juvia!” la chiamò
piano, cercando di non svegliare mezza casa.
La ragazza sobbalzò per la sorpresa, voltando lo sguardo in
direzione della voce: una smorfia di terrore le si disegnò sul volto, vedendolo
arrivare.
Tentò di andarsene in fretta, ma si sentì prendere per il
polso.
Sentendola gemere, Gray mollò la presa, scusandosi per i
suoi modi così bruschi e improvvisi.
“ Ascolta io…” tentò di dire il ragazzo.
“ S-scusami, ma Juvia vorrebbe a-andare a dormire!” disse,
puntando lo sguardo a terra.
Questo era veramente troppo!
“ Io davvero non capisco!” questa volta il tono del moro era
leggermente più alto, “ perché ti comporti così solamente con me?”
la ragazza alzò lo sguardo verso quello di lui, spaventata e
decisamente imbarazzata.
Per la prima volta, Gray poté notale il colore blu indaco
dei suoi occhi, e non solo: prima non se ne era accorto, perché preso dai suoi
dilemmi, ma Juvia era davvero graziosa.
Aveva i capelli corti fino alle spalle, leggermente mossi
sulle punte, e una frangetta che andava a decorarle il viso in modo
incantevole: in più, con quegli occhi spaventati, le guance color porpora e il
viso illuminato dalla luna che penetrava dalla finestra, il ragazzo constatò
che non solo era graziosa, ma decisamente molto bella.
In silenzio, ancora attendeva una risposta.
“ Perché fai così? Forse, non ti piaccio per niente?”
domandò alzando ancora la voce.
Lei non rispose, ma si limitò a distogliere lo sguardo.
“ Allora?” questa volta urlò, prendendola la spalla.
Per tutta risposta, la ragazza gemette rumorosamente, per
poi scostarsi e correre via urlando per tutto il corridoi.
“ Aspetta!!” gridò allora di rimando il ragazzo che, però,
fu fermato dall’improvviso spalancarsi di due porte.
Natsu alla sua desta, Elfman e Gajeel alla su sinistra, con
un paio di cuscini per ciascuno, lo guardavano con rabbia, seppur intontiti
dall’ora tarda.
“ No…d-dai ragazzi non-.”
Fu interrottò da una raffica di cuscini.
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Correndo verso la sua stanza, Juvia aveva il cuore che le
batteva a mille, il fiato corto e le gote in fiamme.
Una volta raggiunta la porta, si fermò un attimo per
riprendersi, constatando che le gambe avevano iniziato a tremarle, così come le
mani.
Lo sapeva, lo sapeva benissimo che così con poteva
comportarsi, ma davvero non riusciva a farci niente: era sempre stato così
quando si trattava di ragazzi e, più in particolare, con quelli che le
piacevano.
Ogni volta che li sentiva parlare, o li guardava dritti
negli occhi, perdeva ogni controllo e reagiva di conseguenza.
Con Gray era stata la stessa cosa: quando Levy glielo aveva
presentato, il suo cuore aveva perso un battito e la sua mente era esplosa; e
infatti, aveva fatto esattamente come tutte le altre volte, ovvero si era
intimidita e aveva perso ogni lucidità.
Col tempo, aveva imparato a stare a debita distanza dai
ragazzi che davvero sentiva di amare, a far finta che quasi non ci fossero, per
evitare scene come quella a cui, purtroppo, aveva assistito il povero Gray.
Stava per girare la maniglia ed entrare quando, lo sentì di
nuovo.
“ Juvia, aspetta!!”
Si voltò: l’aveva seguita? Nonostante gli avesse urlato in
faccia, e lo avesse trattato come un maniaco, l’aveva seguita?
“ Io…volevo…volevo chiederti scusa!” disse ansimando.
“ P-perché Gray sta chiedendo scusa a J-Juvia?” domando,
tornando a guardare il pomello.
“ Volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportato
prima, non dovevo aggredirti a quel modo!” rispose, poggiando una mano dietro
la nuca e arrossendo.
“ N-non devi…” disse piano lei.
“ Invece si che devo,” disse, “ non avevo il diritto di
accusarti a quel modo di una cosa così stupida!” concluse con foga.
La ragazza si irrigidì: non doveva, lui non doveva chiederle
scusa, era lei che…
“ P-perdonami!” disse in un sussurro.
“ Come?”
“ Non è colpa tua, é…è Juvia che deve c-chiedere scusa per
come si è comportata! Tu piaci a Juvia, per questo Juvia non voleva stare
vicino a te!” tuonò.
L’aveva detto tutto d’un fiato, senza pensarci troppo, con
le lacrime che avevano iniziato, inevitabilmente, a bagnarle il viso ormai
paonazzo.
Quando poi si rese conto di aver urlato qualcosa di così
imbarazzante, si tappò rapida la bocca con entrambe le mani, senza muovere di
un solo millimetro il suo sguardo, ancora fisso sulla maniglia.
“ I-io ti…piaccio?”
E di nuovo, la sola risposta che ebbe fu un acuto grido da
parte della ragazza, mentre si allontanava correndo.
Il moro rimase fisso per qualche attimo, senza avere la
forza di muovere un muscolo, o di emettere alcun tipo di suono: aveva appena
detto che…che le piaceva?
Improvvisamente, sentì di nuovo un tonfo provenire da
entrambe le parti dello stretto corridoio: Levy da una parte e Lucy ed Erza
dall’altra, con un bicchiere d’acqua in mano ad ognuna, lo guardavano nervose.
“ M-mi disp-.”
Fu interrotto da una doccia ghiacciata.
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Bene, bene, bene…questo capitolo è decisamente più lungo di
quanto mi aspettassi!!
E va bhe, sono fatti vostri!! Muahahahahahahahah…cmq, come
avete potuto notare, in questo capitolo ho aggiunto qualche particolare sulla
storia di Levy, tirando in ballo zii e cugini immaginari; ho reso la nostra
Juvia un pochiiiiiino diversa dal normale, sia come persona, sia nei confronti
di Gray che, in questo caso, si vede costretto ad intervenire!! Povero caro *W*
Inoltre, me la sono immaginata con i capelli corti, così
come ce li aveva appena entrata a Fairy Tail…non so, mi sembrava più carina.
In fine, vi mando un bacione e ringrazio di cuore tutti
quelli che mi seguono! Siete davvero preziosi e mi commuovo sempre tanto quando
vedo aumentare il numero di chi segue le mie storie TT^TT
Potete lasciare un commento se vi va, giusto per farmi
sapere che cosa ne pensate!!
Uno smack, Kuro_rin.
p.s ringrazio tanto Mokona_( spero sia giusto il nome) che
non credevo apprezzasse tanto le mie storie e che,devo dirlo, è una grandissima
scrittrice!
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Capitolo 15 *** Alla fine io e te! ***
programma tutor 15
L’indomani fu abbastanza scontato per tutti che la giornata
si sarebbe passata al mare!
“ Non capisco perché tutto il lavoro devo farlo io!”
protestò Natsu, nel tentativo di trasportare ombrelloni e sdraio.
“Perché sei il più piccolo, ecco perché!” si affretto a
rispondere Gajeel, non senza uno scappellotto sulla testa del rosato.
“ Ma non è giusto!” urlò, nonostante il suo interlocutore se
ne fosse bello che andato.
“Gray!” chiamò,
rivolto all’amico, “ vieni a darmi uno mano, razza di sfaticato!”
Il ragazzo non rispose: aveva lo sguardo ( e soprattutto il
pensiero) rivolto verso altro; neanche si accorse delle urla e dei richiami
dell’amico.
“ Ohi, ma mi stai ascoltando!” fece di nuovo, questa volta
avvicinandosi.
Niente.
Il moro sembrava tutt’altro che presente: “ SVEGLIA!” tuonò
Natsu nell’orecchio dell’amico.
Gray si ridestò completamente dai suoi pensieri, anche
perché non avrebbe potuto fare altrimenti, visto l’acuto gemito che gli aveva
appena perforato la scatola cranica: “ Natsu! Sei completamente impazzito!” si
lamentò, massaggiandosi il lobo.
“ Sembravi un autistico!” rispose, corrugando la fronte.
“ Ma che stai dicendo!? Non mi rompere e muoviti a mettere
giù le cose!” disse spiccio, prima di voltarsi e andarsene, lasciando il rosato a metà tra il sorpreso e
il nervoso, visto che più che ricevere ordini, quella mattina, non aveva fatto
altro.
Nel frattempo, più lontano, sul bagnasciuga, Levy, Erza ,
Lucy e Juvia passeggiavano tranquillamente, rinfrescate dalla limpida acqua che
bagnava loro i piedi e dal leggero venticello che faceva vorticare lentamente
la sabbia: chiacchieravano del più e del meno, ridendo allegramente e godendo
del dolce tepore del sole.
“ Allora Juvia, si può sapere che cosa è successo ieri
sera?” chiese Levy preoccupata.
“ Già, ti abbiamo sentita urlare e, quando siamo uscite,
abbiamo visto Gray!” le fece eco la rossa.
“ E lo abbiamo riempito di acqua!” ridacchiò la bionda,
ricordandosi la faccia dell’amico, quando le aveva pregate di non farlo.
“ B-bhe, a Juvia non va molto di raccontarlo!” rispose,
rossa d’imbarazzo.
“ Ti ha detto qualcosa di strano?” chiese la blu, rincarando
la dose.
La cugina scosse la testa in silenzio: “ Gray non ha detto
nulla di strano a Juvia, semmai…” si interruppe, fermandosi all’improvviso e abbassando
il volto nel tentativo di nascondere l’imbarazzo, al ricordo della sera prima.
“ S-scusate ragazze, ma Juvia deve correre a prendere un
cappello! Il sole non piace molto a Juvia!” rispose, rialzando il volto e
mostrando un sorriso decisamente forzato, cosa che non sfuggì alla piccola
Levy.
Detto questo, si voltò e corse verso il punto dove Natsu,
borbottando e imprecando sommessamente, aveva sistemato tutte le loro cose.
“ Che stranezza!” disse dubbiosa Lucy, mentre la blu,
sospirando, guardava la cugina correre via.
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“ Ehi stronzetto!”
Gray si voltò: “ Che vuoi?” chiese brusco, prima di
ribattere la palla ad Elfman.
“ Si può sapere che cos’era quella reazione di prima?” disse
acido il rosato.
“ Prima quando?” chiese vago di rimando.
“ E’ inutile che fai il finto tonto! Allora?”
Il ragazzo non rispose, ma si limitò a fermare la palla
arrivatagli da Gajeel e a schiaffarla in faccia a Natsu, sotto lo sguardo
esterrefatto degli altri due giocatori.
“ GRAY, DANNATO!” tuonò il ragazzo, emergendo dall’acqua,
rosso di rabbia.
“ Ti ho già detto che non devi rompermi!” fece, prima di
voltarsi e dirigersi verso la spiaggia.
Natsu non sapeva davvero farsi i fatti suoi!
Il moro era
sovrappensiero dalla sera prima: si chiedeva come fosse possibile che una
ragazza prima si dichiarasse, e poi corresse via urlando; non era possibile una
cosa del genere o,quanto meno, non era normale.
Aveva capito che Juvia era timida e che lo aveva trattato
male tutto il giorno prima perché si sentiva a disagio, ma ora era un’altra
cosa: insomma, non doveva cercare di stare insieme a lui, di essere gentile?
Per quel che si ricordava, le ragazze di solito facevano
così quando avevano una cotta per lui: perché con lei era diverso? Iniziava a
pensare che, forse, non conosceva così tanti bene la mente femminile, come
invece andava in giro a decantare da anni
Quella ragazza gli interessava? Non era sicuro.
L’unica cosa che sapeva per certo, era che sentiva
l’irrefrenabile impulso di vederla, di sentire di nuovo la sua voce, di vedere
di nuovo quei suoi bellissimi occhi azzurri.
Alzando lo sguardo, si accorse che la fonte dei suoi
tormenti era accovacciata sotto l’ombrellone, nel tentativo di cercare qualcosa
nel marasma causato da Natsu.
“ Juvia!” la chiamò, senza riflettere.
La ragazza, che nel frattempo si era alzata dalla sua
posizione, si voltò di scatto, trovandosi davanti un Gray sorridente che la
salutava,correndo verso di lei: una scena insopportabile.
Passando in rassegna una serie di colorazioni che andavano
dal bianco pallido al rosso intenso, Juvia si portò il cappello di paglia ( che
era riuscita miracolosamente a trovare) vicino al petto, aprendo leggermente la
bocca.
Il moro, che percepiva come se qualcosa di irrimediabile
stesse per accadere, si fermò subito, abbassando lentamente il braccio e
cambiando espressione.
I suoi sospetti si rivelarono fondati.
La ragazza emise un leggero grido, prima di voltarsi di
scatto e correre via, esattamente come la notte precedente.
“ A-aspetta, Juvia!” urlò invano il ragazzo; ora mai era
sparita!
Sospirando vistosamente, strinse i pugni, deciso a mettere
in chiaro una volta per tutte quell’assurda situazione.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Possibile che dovesse sempre finire in questo modo?
Non voleva esser cattiva con Gray, ma, visti gli avvenimenti
della sera prima, la situazione era notevolmente peggiorata: ora, non solo si
stava comportando male come al solito, quando si trattava di ragazzi che le
piacevano, ma il ragazzo in questione sapeva tutto!
Certo non sarebbe mai stata in grado di parlare con lui
normalmente, neanche volendo.
Fermando la sua corsa, si diresse verso il bar della
spiaggia, sperando che un gelato avrebbe potuto tranquillizzarla un attimo:
arrivata davanti al bancone si accorse con rammarico che il borsellino si
trovava sotto l’ombrellone.
Sospirò: di tornare indietro non se ne parlava nemmeno; cosa
avrebbe fatto se avesse incontrato di nuovo Gray?
Voltandosi per tornare indietro, andò a sbattere contro
qualcosa, o meglio, qualcuno.
“ C-chiedo sc-.”
“ Ehi!” una voce familiare la interruppe,“ Se non hai soldi
te lo posso offrire io un bel gelato!” disse il moro gentile.
“ G-Gray!” sussurrò, rossa dalla testa ai piedi.
“ Così parliamo un po’!” disse poi, con un tono decisamente
più serio.
“ A-ah, s-scusa ma Juvia non…” tentò di dire, abbassando il
viso.
“ Qual’é il
problema?”
“ I-io…” balbettò nervosa.
“ Senti, io non voglio metterti a disagio, ma mi piacerebbe
davvero tanto…parlare con te!” fece lui, massaggiandosi nervoso il collo.
La ragazza si rialzò: non poteva essere vero che, dopo il
modo in cui si era comportata la sera prima, non avesse schifo di lei.
Sentì il suo cuore battere ancora più velocemente, sentì le
sue guancie farsi più calde e il suo respiro più affannoso; i suoi occhi
iniziarono a pizzicarle, a gonfiarsi e sentiva che non sarebbe riuscita più a
trattenersi.
“ Accetti?” chiese il ragazzo in trepida attesa, mentre
poggiò delicatamente una mano sulla spalla della ragazza di fronte a lui.
A quel gesto, Juvia sentì le sue gambe iniziare a tremarle,
la gola farsi sempre più asciutta: non ce la faceva, doveva allontanarsi.
“ NO!” tuonò, scostandosi dal tocco del ragazzo e abbassando
ancora una volta gli occhi.
“ Ma…” il ragazzo non fece in tempo a fermarla.
Iniziò a correre ancora più veloce,ancora più forte, nel
disperato tentativo di scappare il più lontano possibile da quei suoi
sentimenti.
Ormai, incapace di contenerle, le lacrime avevano preso a
rigarle le guancie, giù fino al collo.
Sentiva il petto e le gambe dolerle,ma, tutto sommato,
niente era peggio che il dolore di non riuscire a stare di fronte a se stessa.
Era stata dannatamente egoista, pensando solo alla sua
paura, al suoi disagio e non a quello che, con molta probabilità, aveva creato
anche al ragazzo che le piaceva.
Perché doveva essere così debole, così…strana?
Fermandosi quando si accorse di non riuscire più a
proseguire, inarcò la schiena, poggiando le mani sulle cosce e respirando
nervosamente: sentiva le lacrime e il sudore arrivarle fino al petto.
Deglutì un paio di volte, abbassandosi del tutto e poggiando
le ginocchia sulla calda sabbia.
“ Juvia!”
La ragazza, sentendosi chiamare, alzò gli occhi, per
trovarsi davanti lo sguardo preoccupato di Levy, appoggiata al braccio del
fidanzato.
“ Tutto bene?” chiese.
“ Oh…s-si, Juvia sta benissimo!” rispose, alzandosi in
piedi, “ Juvia stava facendo una passeggiata e un po’ di sabbia le è entrato
negli occhi, tutto qui!”
“ Ju-.”
“ Non preoccuparti, Juvia non vuole disturbarti se sei
insieme a Gajeel!” la interruppe, sventolandosi una mano davanti alla faccia.
“ Juvia vuole camminare ancora un po’, quindi andate pure,
Juvia vi raggiungerà!” disse, prima di sorpassarli e trottare via.
La blu strinse più saldamente il braccio del moro, gesto che
al ragazzo non passò inosservato: ruotò di poco lo sguardo verso il viso di
Levy, trovandola turbata e fissa verso il punto dove avevano visto correre via
la cugina.
“ Preoccupata, gamberetto?” chiese.
“ Si, decisamente! Inoltre, credo c’entri qualcosa Gray!”
disse, incrociando dubbiosa le braccia.
“ Gray!?”
“ Si, insomma…ieri sera abbiamo sentito Juvia urlare e,
quando siamo uscite in corridoio, c’era lui!” spiegò.
“ Non mi dire!” rispose il moro, facendosi scendere un paio
di gocce di sudore dalla fronte; la ragazza alzò lo sguardo verso di lui,
interrogativa.
“ La stessa scena è capitata anche a noi:” iniziò a
raccontare, mentre sul volto di Levy si dipingeva del più sincero stupore, “ abbiamo
sentito la voce di Gray e poi qualcuno ha urlato! Quando siamo usciti lo
abbiamo trovato immobile in mezzo al corridoio e, siccome eravamo incazzati
neri, lo abbiamo preso a cuscinate!” concluse, mettendo un certo non so che di
compiaciuto nell’ultima parte del racconto.
“ E non avete pensato che ci potesse essere qualcuno con
lui!?” domandò esasperata.
“ Natsu aveva detto che, molto probabilmente, aveva visto un
ragno!” disse sbrigativo.
“ Un…ragno?”
Vedendo il proprio ragazzo alzare le spalle, capì che,
probabilmente, non era la persona migliore a cui esporre certi problemi;
portando di nuovo lo sguardo nella direzione dove aveva visto sparire Juvia, la
piccola blu sospirò ancora.
Forse Gajeel non era il massimo in certi affari di cuore ( basti
vedere che casini ha dovuto far passare a Levy, per decidersi a confessarsi),
ma di certo capiva quando c’era qualcosa che turbava la ragazza: “ Puoi andare
se vuoi!” disse, non dopo un lunga pausa.
La ragazza si voltò: “ Come?”
“ So che sei preoccupata per lei quindi…puoi andare!” disse,
smorzando l’effetto pappamolle con
una smorfia.
“ D-Dici sul serio!?” chiese, quasi incredula; sapeva quanta
fatica facessero a rimanere da soli e, ora che finalmente il moro era riuscito
ad agguantarla e trascinarsela via, non avrebbe mai creduto che potesse dirle
di andarsene con tanta tranquillità.
Anche se Levy sapeva che non era per niente tranquillo.
Ringraziandolo con un leggero bacio sulla guancia e un
enorme sorriso, la ragazza di voltò, intenta a raggiungere la cugina e capire
una volta per tutte cosa fosse successo.
Il ragazzo, dal canto suo, leggermente arrossato da quel
pegno di gratitudine, infilate le mani nelle tasche del costume e tirato
qualche calcio alla sabbia, se ne andò via borbottando.
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Levy non aveva la più pallida idea di dove si fosse cacciata
Juvia, sapeva solo che doveva assolutamente trovarla: guardò in ogni dove, in
ogni angolo della spiaggia, senza mai trovarla.
Sembrava sparita.
Al suo posto però, in lontananza, seduto in riva al mare,
scorse l’altro capo di quel filo interminabile di dubbi e domande; accelerando il
passo, si avvicinò spedita, indecisa se strangolarlo o poggiargli una mano
sulla spalla in segno di amicizia.
Optò per la prima.
“ Razza di pervertito, che cavolo hai fatto a Juvia!? Se provi
anche solo a farla soffrire, giuro che verrò a cercarti!” urlò, prendendolo per
il collo e scuotendolo convulsamente.
“ L-Levy asp-.” tentò di dire.
“E’ inutile che cerchi di negare, l’abbiamo sentita urlare…”
disse ancora, aumentando la stretta, “ brutto nudista sciupa ragazze!!” tuonò
poi, mantenendo comunque salda la presa attorno al collo del ragazzo.
“ A-Aspetta…p-posso spiegare…ah!”
La ragazza lo lasciò andare: “ Sarà meglio per te!”
concluse, mettendosi seduta a gambe incrociate, pronta ad ascoltarlo.
Gray le raccontò la vicenda per filo e per segno, dalla
cena, alla serata sul balcone: le raccontò come mai aveva urlato, di quello che
si erano detti e della sua insolita dichiarazione.
Le raccontò anche di quella mattina in spiaggia e dei
tentativi che aveva fatto per parlare con lei, andati tutti miseramente in
fumo.
“ Io davvero non so che cosa fare!” disse sconsolato.
“ Juvia non è una ragazza facile da prendere, te ne sarai
accorto!” rispose Levy.
“ Si, decisamente! Tu,” fece, guardandola negli occhi, “
cosa mi consigli di fare?”
“ Bhe, immagino che l’unico modo che tu abbia per farti
ascoltare, sia costringerla!” rispose candida.
“ Huh!?” rispose, alzando un sopracciglio.
“ Juvia è sempre stata così: quando ha paura, o non vuole
affrontare la verità, scappa! Non devi permetterglielo!” disse decisa.
Il ragazzo annuì.
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“ Ma dove sono Gray e Juvia?” chiese Lucy, non vedendoli al
tavolo.
“ Immagino che quel pervertito ci stia provando!” commentò Natsu,
ingurgitando una quantità improponibile di cibo.
“ Questo non è da uomini!” disse Elfman, scuotendo la testa.
Mentre parlavano, Gajeel cercò lo sguardo della fidanzata,
la quale rispose con tenero sorriso e un movimento della testa in direzione del
molo.
E proprio su quel molo, con lo sguardo perso verso l’orizzonte,
se ne stava seduta Juvia: non poteva fare a meno di sospirare e pensare a lui;
se solo fosse stata meno strana, probabilmente ora Gray non la odierebbe così
tanto.
Sentendo poi rumore di passi sul legno del molo, la ragazza
si voltò di scatto: non si accorse minimamente di cosa l’avesse colpita, sembrava
un fulmine, ma, riscossa dalla sorpresa, si rese conto di trovarsi bloccata in
un salvagente, incapace di muoversi.
“ M-Ma cosa...”
“ Così ora non potrai più scappare!”
Voltandosi, trovò il volto di Gray vicino al suo,
pericolosamente vicino: sentì la sua calda mano posarsi sulla sua guancia e
asciugarle le lacrime che, involontariamente, avevano iniziato a scenderle
dagli occhi.
“ Come puoi…fare questo a Juvia?” domandò, sentendo le
lacrime farsi sempre più pesanti.
Il moro non rispose: avvicinandosi ancora di più alla
ragazza, posò le sue labbra su quelle tremanti di lei, assaporandone la
morbidezza e il sapore; non fu un bacio passionale, focoso, le loro lingue non
si toccarono nemmeno, ma da quel semplice e puro gesto si potevano percepire
tutti i sentimenti del ragazzo.
Staccandosi da lei, il moro poggiò la testa sulla sua spalla:
ne constatò la dolcezza accarezzandola con il naso, per poi rimanere semplicemente
li, avvolto dal suo profumo e in pace con i suoi sensi.
“ G-Gray…” con il corpo che le tremava, Juvia non riuscì a
proferire parola.
Sentiva come se il cuore le stesse per esplodere: mai, mai
nessun ragazzo si era dato tanta pena per lei; finivano tutti per lasciarla
perdere, ma Gray…Gray era diverso da tutti gli altri e questo lo sapeva.
“ Grazie!” fu tutto quello che la sua mente le permise di
dire, prima di far scendere, per la quarta volta quel giorno, dolci lacrime,
che andarono a bagnarle completamente il viso.
Rialzandosi dalla sua posizione, il moro le sorrise,
ricevendone un altro in cambio: il primo e più bello che la ragazza gli avesse
mai regalato.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
“ Muoviti Gray, o ti lasciamo qui!” sbuffò Natsu, con un
piede già sull’autobus diretto alla stazione.
Il ragazzo non lo calcolò minimamente: “ Ti prometto che ti
scriverò tutti i giorni!” disse, prendendo le mani di Juvia tra le sue.
“ Mh, Juvia farà lo stesso!” rispose, con un largo sorriso.
“ Ah e…mi dispiace per la storia del salvagente, ma era l’unico
modo per non farti scappare!” ridacchiò.
“ Non preoccuparti anzi, Juvia ti ringrazia!”
“ B-Bhe allora…” iniziò a dire impacciato, avvicinandosi.
“ Uh Gray, dacci dentro!” gli urlò il rosato, affacciatosi dal
finestrino.
“ Dai piccoletto, un vero bacio da vero uomo!” gli fece eco
Elfman.
“ Nah ragazzi, non ne è in grado!” commentò Gajeel.
“ Smettetela!” tuonò, voltandosi verso di loro
dello stesso colore del pomodoro.
“ Uh Uh guardate, è diventato tutto rosso!”
“ Oh povero piccolo Gray, ti stiamo mettendo in imbarazzo!?”
“ Non fare la checchina, baciala!”
E così continuarono, sghignazzando come degli idioti,
tappandosi la bocca solo dopo una sonora sgridata e un ben piazzato scappellotto
da parte delle ragazze.
Voltandosi di nuovo verso Juvia, ringhiò sommessamente,
tentando di nascondere il profondo rossore che gli si era dipinto in faccia.
“ Gray…” pronunciando delicatamente il suo nome, la ragazza gli prese il volto tra le
mani e lo baciò, come ultimo saluto.
Affacciandosi un’ultima volta dall’autobus, il moro salutò
la ragazza, promettendo a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per starle
vicino.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Oh, ce l’ho fatta finalmente!
Allora, con questo capitolo si conclude la sezione estiva della
storia e di conseguenza, il prossimo sarà di nuovo a scuola con il nostri Levy
e Gajeel intenti a portare avanti la loro relazione.
Insomma, com’è che noi siamo sui libri da due mesi e loro
invece se la spassano al mare?! Non va certo bene!!
Ah e mi scuso per il terribile OOC di Gray, ma è un
personaggio che non conosci benissimo, quindi perdonatemi!
Bene, ringrazio ancora una volta tutti quelli che mi seguono
e che lasceranno un piccolo commento a questo capitolo!
Grazie di cuore<3<3<3
Kuro_rin
|
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Capitolo 16 *** 15 Novembre ***
programma tutor 16
Quella mattina Levy si era svegliata più faticosamente del
solito: era una persona che rimaneva in piedi anche tutta la notte se doveva
finire di studiare, ma non aveva mai avuto problemi ad alzarsi per andare a
scuola; eppure quella mattina si sentiva le gambe come pietre.
Decise di non prendere i mezzi, ma di avviarsi a piedi:
appena fuori dal cancelletto di casa mandò un messaggio a Gajeel e partì.
Non ricordava che la strada fosse così lunga; ad un certo
punto ebbe quasi paura di essersi persa: eppure quella camminata le serviva
proprio, giusto per refrigerare la mente ed allineare bene i pensieri. Quello
era un pessimo periodo per lei.
Una volta raggiunta la scuola, dovette correre in classe
visto che era ormai suonata anche la seconda campanella: fece in tempo a
salutare di sfuggita il proprio ragazzo, che a sua volta stava entrando in
classe, e precipitarsi nella sua.
Una volta entrata, le venne quasi da piangere, letto quello
che c’era scritto, a caratteri cubitali, sulla lavagna: 14-15-16-17 NOVEMBRE GITA
DELLE CLASSI TERZE.
Non ci voleva credere.
“ Ehi Levy hai visto?” Lucy le si precipitò addosso, “ andiamo
in gita scolastica, bello vero?” concluse ridacchiando.
L’azzurra rispose con un debole sorriso, mentre constatava
con amarezza che effettivamente non era un brutto sogno; tutta la classe era in
fermento per l’evento: Gray e Natsu saltellavano come matti per tutta l’aula,
Elfman batteva cinque a chiunque gli si presentasse davanti e, per finire in
bellezza, Jet e Droy continuavano a ripetere che non vedevano l’ora di passare
del tempo insieme alla loro amata Levy.
La ragazza dal canto suo, continuava ad immaginarsi da
un’altra parte e si figurava in mente mille scuse da tirar fuori per non dover
partecipare; come se non bastasse, il clima generale non le rendeva certo la
vita facile.
Sospirò sconsolata e si sedette al proprio posto, da dove
non si schiodò fino alla fine della mattinata.
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“ Si può sapere che hai?” chiese il moro.
Anche dopo scuola Levy volle tornar a casa a piedi, ma
questa volta Gajeel si era impuntato per accompagnarla, nonostante la ragazza
avesse protestato: non era colpa sua, anzi era contenta di stare con lui, ma
voleva rimanere da sola.
Comunque sia, durante tutto il tragitto non aprì bocca se
non per sospirare e mugugnare, fino a quando il moro, perso ogni grammo di
pazienza, non era sbottato.
“ Eh?” fece lei, guardandolo spaesata.
“ Non fare la finta tonta con me! Per tutta la strada non
hai fatto altro che sospirare! Allora, che ti prende?” chiese di nuovo, alzando
un sopracciglio di dissenso.
“ Non ho niente, davvero!” tentò di mentire lei, con un
leggero sorriso.
Il ragazzo la squadrò per qualche secondo: “ non ti credo!”
L’azzurra sobbalzò a quell’affermazione: era il suo ragazzo,
era Gajeel, forse se lo sarebbe dovuto aspettare, eppure davvero non poteva
credere che la conoscesse fino al punto di capire quando mentiva; nemmeno Lucy
se n’era accorta.
“ Davvero Gajeel, sto bene!” disse sventolando una mano, “
sono solo un po’ stanca!”
Detto ciò, afferrò prontamente il cancelletto, quasi come ancora
di salvezza( meno male che erano già arrivati a casa!) e lo aprì. Prima di
richiuderlo, si girò di nuovo: “ Grazie Gajeel, per avermi accompagnata a
casa!” disse, arrossendo un po’.
Il moro sbuffo, visto che non era servito a molto,
considerato che non era riuscito a capire cos’avesse la sua ragazza; tuttavia
dovette ricredersi quando, avvicinandosi piano, Levy gli diede un piccolo bacio
sulle labbra.
“ A domani!” disse, prima di scomparire dentro casa.
Maledizione! Pensò
il moro una volta ripreso a camminare, paonazzo fino alla punta dei capelli.
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“ Gita scolastica, eh?”
“ Non ci voglio andare, Yosuke!” disse la ragazza gonfiando
le guancie.
“ Capisco benissimo Levy, ma non credo sia giusto!” rispose
serio il fratello.
“ Ma…”
“ Levy ascoltami,” disse, poggiando sul tavolo le posate che
aveva in mano e guardandola, “ so quanto siano difficili da sopportare questi
giorni, lo capisco benissimo, è così anche per me! Ma devi fare i conti con te
stessa Levy, non possiamo continuare a vivere nel passato!”
La ragazza sgranò gli occhi: quelle parole le suonarono
estremamente familiari! Certo, d’altra parte era stata proprio lei a dirle,
quella volta, a Gajeel. Abbassò la sguardo e rimase in silenzio.
Quel pomeriggi non riuscì fare nulla: cancellò dalla mente
ogni pensiero, si mise la musica nelle orecchie e rimase li, stesa sul letto;
continuava a ricevere messaggi da parte di Lucy che le chiedeva pareri su cosa
mettere in valigia.
Solo verso sera tardi si decise a tirar fuori la borsa e
iniziare a riempirla: non era ancora certa se andare o meno, ma sentiva che
Yosuke aveva ragione…doveva fare i conti anche con se stessa.
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E così, il 14 Novembre, le classi terze erano pronte per
partire: l’aria era fredda e il cielo terso, i ragazzi si affrettavano a salire
sui pullman, divisi per sezione.
“ Sono così emozionata Levy, tu no?” chiese la bionda,
saltellando sul sedile.
“ Oh, certo!” rispose, mentre sistemava la valigia,
sorridendo all’amica.
Levy era stranamente serena quella mattina: sapeva che
sarebbe stata dura lontana da casa, lontana da Yosuke, ma se lo doveva, se lo
doveva per quei tre anni precedenti.
Dopo tre ore di viaggio deliranti, vista la compagnia che si
portava dietro, Levy, così come Lucy, scesero dal pullman stordite come non
mai, maledicendo ad uno ad uno i loro compagni di classe: “ Giuro che se ne
avrò la possibilità, ucciderò Natsu con le mie mani!” ringhiò la bionda.
Come darle torto!
La destinazione della gita era una piccola località di
montagna, chiamata Whitehead, caratteristica per i suoi borghi storici e la
vista mozzafiato sulla valle sottostante: li si respirava tutta un’altra aria.
L’azzurra corse verso Gajeel, chiedendogli com’era andato il viaggio e se
voleva andare con lei al belvedere.
Il moro la seguì senza esitazioni: il fatto che si fossero
messi insieme era ormai noto a tutti, eppure c’era ancora qualcuno che rimaneva
sorpreso quando li vedeva insieme. Due persona così tanto diverse, come
facevano a piacersi?
“ Mi sembra che tu stia meglio!” disse il moro, mentre
tornavano indietro.
“ Già, ma vedremo domani!” rispose lei guardando il cielo.
“ Domani?” chiese il moro perplesso; tuttavia lei aveva già
raggiunto la sua classe.
“ Ma che cavolo sta succedendo!!” ringhiò il
moro,spaventando un ragazzo accanto a lui.
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Passata la notte, il primo giorno consisteva nel visitare il
centro storico della città, con il castello, il palazzo reale e i giardini.
In tutto questo, Gajeel non riusciva a togliersi dalla mente
le parole della ragazza: vedremo domani! Il
che significata oggi… “ Ma che diavolo succede!” brontolò.
Le classi visitavano le antichità una alla volta e, di
conseguenza, il moro non avrebbe visto Levy fino a sera: che cosa voleva dire? Che
cosa sarebbe successo oggi? Forse si stava facendo troppi problemi, d’altra
parte capiva lui stesso che non sempre coglieva appieno le frasi dell’azzurra.
Eppure aveva la strana sensazione che non fosse nulla di
buono.
Durante tutta la giornata ci ragionò su, senza risultato! Arrivata
la sera, non poté più trattenersi e, dopo una doccia veloce, si precipitò in
sala da pranzo: Levy era già seduta al tavolo con le sue compagne di classe.
Tuttavia, ella, accortasi di lui, l’aveva salutato da
lontano con un dolce sorriso: questo significava che non doveva preoccuparsi? Non
ne era così sicuro!
“ Ehi Gajeel!” si sentì chiamare.
“ Vieni a sederti con noi!” lo intimò Natsu, in ginocchio
sulla sedia.
Sbirciando un ultima volta il tavolo di Levy, si sedette con
i ragazzi.
Neanche il cibo, però, era riuscito a placare i suoi dubbi:
aveva mangiato poco niente, cosa assai rara da parte sua!
“ Gajeel tutto bene?” gli chiese Gray, posando il cellulare
sul tavolo( dopo aver probabilmente scritto a Juvia!).
“ No, non proprio!” borbottò, appoggiandosi col gomito al
tavolo.
“ Chfe sfhuccedfe?” chiese Natsu, mostrando una
raccapricciante scena di se mentre mangia.
“ Credo che Levy abbia qualcosa che non va, ma non vuole
dirmelo!”
“ Cosa credi che sia?” chiese il rosato, una volta mandato
giù il boccone.
“ Non so, ma sicuramente qualcosa di serio!”
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Devi aspettare che sia
lei a parlarti, non pressarla!
Le parole di Gray continuarono a ronzargli per la testa
tutta la notte: questo, aggiunto al fatto che il suo compagno di stanza
russava, lo costrinsero ad alzarsi e ad uscire.
L’aria gelida gli penetrava fin dentro le ossa, ma almeno
gli schiariva le idee.
Andò spedito sul balcone sul retro dell’albergo: fu
enormemente sorpreso quando, avvolta dalle coperte e rannicchiata su una
sdraio, trovò la causa dei suoi problemi!
Si avvicinò cauto alla ragazza: “ Che cosa ci fai qui?”
Levy sobbalzò, riconoscendo la voce del moro! Si voltò sbalordita
e ansiosa al tempo stesso.
“ G-Gajeel!”
Lui continuava a guardarla: “ B-Bhe, p-potrei farti la
stessa domanda!” lo additò in fine.
“ Il mio compagno di camera russa!” rispose secco.
“ Oh!” disse lei sconsolata…chissà perché aveva creduto che
lo avrebbe messo in difficoltà.
“ Tu invece?”
Lei sospirò, arresasi al fatto che non poteva più mentirgli:
“Vedi,” alzò lo sguardo malinconico verso il cielo stellato, “ oggi è l’anniversario
della morte dei miei genitori!”
“ Cosa!?” fece lui, cambiando completamente espressione.
“ Sono già passati tre anni, non riesco a crederci!” disse,
con un velo di tristezza nella voce.
Gajeel si sedette di fronte a lei: “ Non ne sapevo nulla!”
“ Non devi preoccupartene, non volevo lo sapessi! Perdonami se
questi giorni sono stata così distante, ma tu riuscivi a leggere il mio sguardo
e non potevo fingere che andasse tutto bene!” disse guardandolo.
“ Io ci ho provato Gajeel…ci ho provato sul serio,” riprese
poi tra i singhiozzi, “ ho provato a stare davanti alla realtà di questi
giorni, ho provato a fare i conti con me stessa, come aveva detto Yosuke, ma…non
ce la faccio!” concluse, scoppiando a piangere.
“ Loro mi mancano così tanto!” le lacrime le scendevano
calde sul viso e il suo corpo tremava.
Gajeel la guardava: le poggiò una mano sulla testa, mentre
con l’altra le asciugava le lacrime dai teneri occhi verdi. “ Tuo fratello ha
ragione, non continuare a guardarti indietro in questo modo! Tu stessa l’hai
detto; vale per tutti e non per te?”
“ M-Ma…”
“ Capisco benissimo la tua tristezza, Levy, ma che cosa
rimane dei tuoi genitori? Non il ricordo, giusto? Non si può vivere di soli
ricordi, perché altrimenti si muore dentro…quindi cosa resta?” le chiese serio.
La ragazza lo guardò dritto nei suoi occhi color rubino: “ Cosa
rimane, Gajeel?”
“ Un amore infinito!” concluse con quel suo solito ghigno,
ma che alla ragazza parve rassicurante e amorevole.
Sorrise e lo abbracciò forte: “ Si, hai ragione!”
Era vero, il moro comprendeva bene cosa volesse dire sentire
la mancanza di qualcuno, vivere sentendo un enorme vuoto nel proprio cuore; lui
stesso aveva perso i suoi genitori tanto, tanto tempo fa.
Prendendole la mano, rientrarono in albergo.
Per i successivi due giorni, l’azzurra si sentì estremamente
leggera e grata, di avere accanto qualcuno come Gajeel che, nonostante il suo
pessimo carattere, sapeva sempre come farla smettere di piangere.
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“ Yosuke io esco!”
Presa sotto braccio la borsa di scuola, aprì la porta e si
avviò verso la fermata dell’autobus.
Mentre aspettava, le si fermò davanti una macchina scura: il
finestrino si abbassò mostrando alla ragazza un uomo sulla quarantina, ben
vestito con capelli lisci e neri, occhi color perla e con uno strano sorriso.
“ Levy
Mcgarden? Chiese.
“ S-Si?” rispose lei tirandosi un po’ indietro, visti i suoi
precedenti.
“ Molto piacere, mi chiamo Jamie Redfox!”
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Capitolo aggiornatoooooo! Incredibile, mi sembra passata un’eternità!
Bene bene bene…mi scuso per il ritardo, so che molti di voi
mi credevano morta! Vi piacerebbe vero? comunque sia, il capitolo non è un gran
che, lo devo ammettere, ma volevo iniziare a mettere a nudo il passato dei due
ragazzi, così da iniziare la seconda parte della storia. Non preoccupatevi,
spiegherò meglio altre cose più avanti.
E…colpo di scena! Chi è l’uomo che si è presentato a Levy?? Vi
do una dritta: non è il padre! Bene, aspetto i vostri commenti, i vostri saluti
per la mia resurrezione e alla prossima! Baci, Kuro_rin
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