Kiss me under the mistletoe

di xstaystrongandsmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. I wanna get back to the old days ***
Capitolo 2: *** 1. Are you serious? ***
Capitolo 3: *** 2. Fans ***
Capitolo 4: *** 3. Good news ***
Capitolo 5: *** 4. Can I speak to her? ***
Capitolo 6: *** 5. Fifteen ***
Capitolo 7: *** 6. Chance. ***
Capitolo 8: *** 7. I'm with you. ***
Capitolo 9: *** 8. My love is like a star. ***
Capitolo 10: *** 9. You drive me crazy. ***
Capitolo 11: *** 10. Under the mistletoe. ***



Capitolo 1
*** 0. I wanna get back to the old days ***


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Don’t walk away
Like you always do
This time
Baby you’re the only thing that’s been,
On my mind.
Ever since you left I’ve been a mess.
 
A volte ritornano.
A volte reprimi per così tanto tempo che te ne dimentichi.
A volte hai bisogno di ispirazione.
A volte hai bisogno di essere capito.
A volte hai bisogno di un’amica.
 
Jaitlin.
Otto anni dopo.
 
 
 

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Capitolo 2
*** 1. Are you serious? ***


Author's space;
Saaaalve cente! (?)
Bitches, I'M BACK! (??)
Ahahha,no,ok.
Eccomi qua, con una nuova storia.
Questa sarà una short fic, non ci saranno più di dieci capitoli.
Questa storia mi è nata ascoltando 'Mistletoe' di quel coglione del mio idolo, e non so cosa può essere venuto fuori.
Io ora chiudo che domani vado a Tivoli con la classe.
Hope you like it :3

stay strong,
Alice.


C.

 
Sono un’importante giornalista nel New York Times.
La prima pagina è quasi sempre la mia.
La gente mi ama, e io amo i miei lettori.
Mi descrivono come seria e professionale ma allo stesso tempo semplice e molto alla mano, simpatica.
Ho anche un grande autocontrollo, grazie anche ai miei sedici anni di sopportazione di mio fratello Christian, presentatore di uno dello show comico serale amato da tutta America, Dottor Stalker.
Eppure oggi il mio senso di controllo è in standby.
Ho uno strano nodo allo stomaco e temo che la doccia calda fatta prima del cambio non aiuti ai miei nervi.
Un messaggio.
‘E’ confermato l’appuntamento per le sette allo Starsbuck’s?’
Un respiro profondo.
‘Certo. :)’
‘Non vedo l’ora di incontrarti.’
‘Nemmeno io.’
Il senso di responsabilità che mi caratterizza mi sta abbandonando, sembro una bambina di cinque anni a rispondere così.
Le sei e cinquanta.
Farò con calma.
Afferro la borsa ed esco.
 

1. Are you serious?
 
Time goes by so slowly.

 
- Buongiorno signora Beadles. –
È così che mi accoglie la mia segretaria.
Tutti i giorni, alle otto in punto, lei mi accoglie sulla soglia dell’ufficio con un gran sorriso, un paio d’occhialoni neri sugli occhi, un vestito sempre molto elegante – anche troppo – e una cartella in mano, dove sono scritti i miei appuntamenti.
- Ciao Marie, che cos’abbiamo in programma oggi? –
- Ha un appuntamento dal direttore alle otto e trenta nel suo ufficio, alle dieci e trenta ha un’intervista col direttore della banca, dalle undici alle dodici deve cominciare a scrivere il bozzetto dell’intervista – il direttore lo vuole alle quattordici sulla sua scrivania, puntuale! -alle dodici e trenta un pranzo col direttore della CNN, alle quindici deve scrivere il bozzetto anche di questo – il direttore lo vuole alle sedici e trenta sulla sua scrivania – e alle diciotto e trenta una cena di lavoro con tutti i direttori dei giornali. –
- Stai scherzando, Marie, vero? – esclamo forse con troppa enfasi – È impossibile che il direttore voglia addirittura due articoli in una giornata! Non sono una macchina! –
- Lo so, ma sa com’è, signora Beadles, il direttore punta molto su di lei e… -
- Sì, ok. Che ore sono Marie? –
- Le otto e venti, signora. Sarebbe meglio che cominci a raggiungere la sala riunioni, il direttore odia il ritardo. –
Lo so, Marie, ogni giorno ho una riunione e so benissimo cosa succede se una persona viene in ritardo.
Le voci di corridoio dicono che ogni volta che un dipendente viene in ritardo, il direttore gli toglie un punto.
E si dice che alcune persone addirittura possano essere sotto lo zero, in negativo.
Sempre le voci dicono che, oltre alla ‘lista nera’ abbia anche una ‘lista bianca’, ovvero una lista di punti dove chi è più in alto è più probabile che abbia una promozione – ovvero la prima pagina.
La più accreditata – se così si può dire – sono io, Caitlin Beadles.
Circa il tre quarti del mio ufficio crede che io sia una raccomandata, ma li lascio parlare.
Io conosco la mia storia, so cosa ho passato, non mi serve il loro geloso parere.
Sono nata in una minuscola cittadina del Canada, con si e no quarantamila abitanti.
Stratford.
Ho sempre vissuto lì.
Ho fatto l’asilo lì, le elementari lì, il liceo lì.
Al periodo dell’università, all’ambita età di sedici anni, ho preso le redini della mia vita, e sono partita alla ricerca di me stessa.
Sono andata alla Stanford, una delle università migliori – e più costose – di tutta America.
Ma era quello il mio sogno.
Studiavo di giorno, lavoravo di notte.
In alcuni fine settimana facevo da baby sitter, altri da dog sitter, ma mi avrei fatto di tutto pur di rimanere in quell’università.
Quando ebbi l’età adatta a cominciare a lavorare, decisi di tentare nel giornalismo della Standford.
Ed è da lì che ho iniziato a farmi conoscere.
Ora lavoro al New York Times.
Dopo due tentativi falliti, il terzo è stato l’ultimo e fortunato colpo.
Cosa mi manca del Canada?
Il mio primo, vero, grande amore.

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Capitolo 3
*** 2. Fans ***


Author's space;
Eccomi qui con il secondo capitolo. :3
Ho visto che le visualizzazioni del sol primo,sono più di sessanta.
WOW, voi siete AMAZAYN (?)
No,ora sul serio.
Spero che vi piaccia e spero di ricevere qualche recensione da voi, perchè così mi fareste sentire meno sola (?).
Sì, sono una #foreveralone . :'D

stay strong,
Alice.


Ps- Alle recensioni rispondo sempre per diretta. :3
Pps- Spero di riuscire a pubblicare regolarmente i capitoli (mi dò da un giorno sì e un giorno no al limite massimo di tre giorni.:3)
Ppps (Poi chiudo, giuro)- Se mi volete fare qualche domanda o semplicemente sapere quando pubblicherò il prossimo capitolo o conoscermi, sono @likeskyscraper su Twitter :3



J.


‘Ridicolo.’
‘Sbruffone.’
‘Infantile.’
‘Cazzo, non siamo ai Grammy!’
Ho appena svuotato il mio armadio.
Il mio intero armadio!
Ora posso capire le ragazze.
Ma io non sono una ragazza!
 

2. Fans.
 
Ain’t no way you ever gon’
Get any less then you should

‘Cause baby
You smile, I smile, oh

 
Il telefono.
Ancora.
È la terza volta che in dieci minuti squilla.
Prima mamma per la sveglia, poi Scooter per dirmi di muovermi, e ora chi sarà?
- Pronto? – biascico ancora assonato.
- Sei… sei… Justin Bieber? – la persona dall’altra parte del telefono balbetta il mio nome e sembra parecchio agitata.
- Sì, sono io. Tu chi sei? –
- Oh Mio Dio! Sei Justin Bieber! – la ragazza attacca un urlo da quasi rompere i timpani.
Mi affretto a chiudere.
Cazzo, devo cambiare telefono.
Per la quinta volta in questa settimana.
Le Beliebers non si fermano mai.
Mi chiamano a ogni ora del giorno e della notte, e non si arrendono mai.
Non dormono, non mangiano, non vanno nemmeno in bagno!
Sono le sei di mattina e già sono sveglie e pronte ‘alla caccia del numero di Justin Bieber’.
Tutto questo mi distrugge, mi spaventa ma mi fa anche tanto divertire.
Sono così devoto loro.
- Via Bieber, alzati! Pronto per un nuovo giorno di lavoro in studio! – esclamo tirandomi su dal letto.
Lo specchio del mio armadio mi rivela ciò che sembro.
Una persona che si è appena svegliata e con voglia zero di andare a lavorare.
Ma penso a tutte quelle altre persone che si svegliano anche alle cinque, alle quattro per portare a casa dei soldi, e allora la voglia mi ritorna.
Io lavoro grazie ai fans, e la sveglia tutti i giorni alle sei è il minimo per ringraziarli.
Voglio renderli orgogliosi di me, come quando loro rendono orgoglioso me.
Voglio vederli ai concerti emozionati, e sentirli cantare con me.
Voglio sapere che grazie alla mia musica, loro sorridono.
Un buon cd è il minimo per loro.
Vado in bagno a lavarmi il viso.
Non è sempre semplice il rapporto con loro però.
Ad esempio, quando mi sono tagliato i capelli – togliendomi l’amato ‘ciuffo alla Bieber’ – ho perso un sacco di fan.
Mi sono detto ‘Ma che cazzo! Questi sono fan dei miei capelli, non della mia musica!’.
Ero abbastanza arrabbiato, ma poi ho pensato che erano solo un decimo di tutti i fan che avevo.
I veri fans, i veri Beliebers, rimarranno sempre con me, per sempre. Con o senza il ciuffo. Single o no.
Un’altra prova dura per me e le Beliebers è stata la storia con Selena, durata due anni.
Una storia importante.
Alcuni non la vedevano di buon occhio, altri la adoravano, altri alcuni pensavano  che fosse tutta una pubblicità per lei.
Ma io e Selena eravamo innamorati per davvero.
Solo che la musica divide, separa, e all’inizio del terzo anno, mentre io stavo per partire per il mio tour e lei stava per cominciare a girare un nuovo film, abbiamo scelto di separarci.
Siamo rimasti in buoni rapporti, e spero in questo nuovo album di fare un duetto con lei.
Finito di pettinarmi e di vestirmi, chiamo Scooter.
- Ehi Scott. –
- Justin! Alla buon’ora! Sai che ore sono? – sembra piuttosto scocciato e un po’ incazzato.
Guardo l’ora per capire se sono in ritardo. - Le sette? –
- No, mio caro, sono le otto. Sei in ritardo di un’ora. UN’ORA! – Scooter grida dall’altra parte del mio orecchio, di nuovo.
- Ah cazzo, il mio orologio va indietro di un’ora! – esclamo cominciando ad infilarmi un paio di Supra nere.
- Muovi il culo Bieber! – grida e mi chiude il telefono in faccia.
Riesco finalmente ad infilarmi queste maledette scarpe, prendere il giubbetto, le chiavi di casa e della macchina, scendere di sotto e partire.
 
* * *
 
- Scusate per il ritardo, gente! Il mio orologio va indietro di un’ora! – esclamo entrato nella sala riunioni.
Scooter, mamma, Usher e L.A. Raimond sono tutti lì sul divano.
- Justin, non ha più la mamma che ti chiama la mattina, devi cominciare a svegliarti da solo! – questo lo dice Scooter e capisco che non è poi così arrabbiato.
- Devi cominciare a responsabilizzarti, Justin, non hai più sedici anni. Ora ragazzo cominci a entrare nel mondo dei grandi. –
- Sì, lo so, scusate ragazzi, ma ora sono carico e pronto per buttare giù questi vetri. – mi siedo tra loro.
- La riunione può iniziare. – dichiara L.A.
Si parla di questo nuovo cd, delle idee.
‘Questo è per tutti i miei fans.’

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Capitolo 4
*** 3. Good news ***


Author's space;
Waaaa!
Non ce la faccio ad aspettare domani, perciò lo pubblico oggi. u.u
Siete state così carine, ho raggiunto le due recensioni nello scorso capitolo. :3
Attendo altri vostri pareri su questo capitolo. :)

stay strong,
Alice.


Ps: @likeskyscraper on Twitter. Ditemelo che mi seguite, così vi followo back. (?)


C.

 
Non sono poi così orribile.
Niente a che vedere con le modelle di Dolce&Gabbana o le fighette che girano per Hoollywood e dintorni, ma mi si può descrivere ‘decente’ e ‘guardabile’.
Guardo l’orologio, le sei e trenta.
Alle sette devo essere da Starsbuck’s ma mi ci vogliono cinque minuti a piedi.
Sposto lo sguardo alla finestra.
Il grande acero rosso davanti a casa mia sta cominciando a perdere le foglie, eppure rimane sempre bello.
L’ho piantato quando mi sono trasferita qui a New York, circa un anno fa.
Ora è un gran bell’acero, con grandi foglie rosse e d’estate è un ottimo rifugio dove mettersi sotto e leggere, prendendo un po’ d’aria.
E’ diventato grande e bello, proprio come me.
Dopo il Canada sono uscita dai confini e sono arrivata nella Grande Mela.
 

3.  Good news.
 
This is real, this is me
I'm exactly where I'm supposed to be, now
Gonna let the light, shine on me

 
Il telefono squilla puntuale alle diciannove e due minuti.
- Signora Beadles? Sono Marie. –
La voce metallica di Marie mi ricorda tanto quella dei film.
- Dimmi. –
- Si ricordi della cena alle otto e trenta, signora, alle otto il direttore la verrà a prendere. –
- Grazie Marie, lo ricordo. –
- A domani, signora. –
- A domani Marie. –
Mi chiedo se quella ragazza ha una vita sociale.
Nel senso che se la sua vita non fosse scandita dalle ore dei miei impegni, lei cosa sarebbe potuta diventare.
Magari potrebbe essere al posto mio.
Io potrei farle da segretaria, mentre lei si comporta da marionetta e fa sempre la carina e la gentile.
No, non mi ci vedo proprio a fare la segretaria.
Non perché sia un cattivo lavoro, ma perché io sono una persona che prende le cose principalmente con calma e tranquillità.
Se non avessi Marie, probabilmente sarei già stata licenziata un anno fa, o magari non sarei stata proprio presa, perché mi sarei dimenticata della scadenza o di scrivere il mio nome.
Sospiro.
Marie mi è davvero utile.
È una brava ragazza, carina, gentile ed è anche una grande ascoltatrice.
Mi aiuta sempre quando ho bisogno e capisce se c’è qualcosa che non va.
Marie è un’amica, per me.
Ma ora non è il momento di lasciarmi andare alle emozioni, è il momento di vestirsi e cercare di concentrarsi sul presente.
 
* * *
 
Il campanello suona.
La macchina è già sotto casa.
Ed io, fortunatamente, ho appena terminato di infilarmi le scarpe.
Non sono esagerata.
Indosso un vestito rosso e un paio di tacchi neri, alti otto centimetri.
Il trucco leggero.
Ho scelto di molto forte solo il rossetto.
Prendo la borsa e il cappotto, e infine scendo.
Il mio direttore è sul portone che appena mi vede sorride.
- È molto bella, Caitlin, il rosso le dona. – dice mentre ci avviamo alla macchina.
- Grazie signore. –
Mi fa sedere accanto a lui e poi partiamo.
 
* * *
 
- Chi propone un brindisi? – esclama il direttore del Wall Street Journal/Money & Investing Update alzandosi in piedi e levando il calice di champagne.
Il mio direttore si alza in piedi e con voce potente annuncia:
- Propongo un brindisi per la più giovane scrittrice da prima pagina che il New York Times abbia mai avuto. Caitlin Beadles. –
In mezzo alla sorpresa e alla confusione avvicino il mio bicchiere a tutti quelli degli importanti direttori lì presenti.
Passata un’oretta la cena si conclude e il direttore mi dà un passaggio a casa.
- A domani, Beadles, e conratulazioni! – esclama prima di andarsene.
Entro in casa ma prima di fare qualunque cosa Marie mi chiama con un’altra notizia bomba:
‘Signora Beadles, Justin Bieber l’ha invitata per un caffè. Che fa, accetta? Si ricordi che tra dieci giorni avrà le vacanze di Natale, non preferirebbe andarsene da qualche altra parte piuttosto che restarsene qui a New York?’

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Capitolo 5
*** 4. Can I speak to her? ***


Author's spaces;

Saaaaalve!
Appena collegata ho visto subito le recensioni e ho visto che sono quattro.
C'è, quattro... Voi siete hdknvtihytr, :')
Oggi è proprio una bella giornata.
Prima stamattina mi ha interrogata di Scienze e ho preso sette senza nemmeno aver aperto libro, poi ho visto il ragazzo che mi piace sgdbdf, poi le quattro recensioni e infine stasera a vedere Breaking Dawn.
C'è, wow *---*
Comunque, ora vi lascio al capitolo.
Avrà accettato Caitlin?

stay strong,
Alice.




J.

 
- Allora popstar, come stai? –
- Chris! – mi giro di scatto e ritrovo il mio migliore amico da sempre sulla porta con le braccia incrociate e un sorriso sul volto.
Mi alzo e ci abbracciamo, aggiungendo il nostro saluto.
- Cosa sono tutti questi vestiti a terra? – raccoglie da terra dei boxer neri e squadrandoli aggiunge – Justin, devi chiamarti Justina? –
- Fatti i cazzi tuoi, Christina. – ribatto afferrandoli e buttandoli sul letto.
- Oh, è così che si trattano gli amici? – fa la faccia offesa
- Sei sempre il solito. -
- Anche tu. –
Passa qualche secondo dove mi sento studiato.
Se c’è una cosa che Christian sa fare, è capire la gente.
- Come va fratello? –
- Bene… - mi guarda eloquente. Inutile mentire. – Se non fosse che… -
- Lasciami indovinare… una delle fighe che sta a Hoollywood ti ha chiesto un appuntamento solo che tu non sai come vestirti. –
- Non è una figona di Hoolywood. Oh beh, che è bella sì, ma non è di Hoollywood. –
- Stai parlando di qualcuno che conosco? –
- Sì, e anche molto bene. –
- Chi è? Mariah? Christin? Yara? Dai Justin possotuttoconledonne Bieber, sputa il rospo! –
- Tua sorella. Alle sette ci vediamo davanti allo Starsbuck’s. –
Dalla sua faccia si aspettava un nome stile Megan Fox o Beyoncè ma all’annuncio il suo sorriso si spegne.
 - Uhm, bene, ti lascio alle tue cose. – il mio migliore amico si fa improvvisamente serio e fa per chiudersi la porta alle spalle – E per inciso, ti consiglio di metterti quelli neri, Caitlin li adora. -
 

4. Can I speak to her?
 
Everybody needs inspiration
Everybody needs a song
Beautiful melody,
when the night's so long

 
‘Ho un nuovo progetto in cantiere, ma finchè non sarò pronto non vi dirò nulla. #bigdreams #ILOVEMYFANS’
- Bravo Justin, sono fiero di te. Il cd sta riuscendo benissimo. Manca una sola canzone, e sarà perfetto. –
- Io propongo di mettere un altro inedito. –
- Già, sono d’accordo con te, Usher. Justin che ne dici? –
- A me sembra un’ottima idea. –
- In fondo siamo quasi a Natale, l’ispirazione ti verrà. –
- Certamente. –
- Va bene, ragazzi, qui abbiamo finito. Ci vediamo tutti domani mattina. Justin, ci vediamo domenica prossima con l’ultima canzone. –
- Ciao ragazzi. – esclamo uscendo dallo studio e dirigendomi verso la macchina.
Credo che andrò a casa.
Nel tragitto, però, mi viene voglia di caffè, e svolto all’ultima verso la città, rischiando di prendere sotto un tizio con il cappello e il cappotto schiacciati sul corpo.
Mi fermo al mio Starsbuck’s preferito.
Scendo dalla macchina, ma non senza prima aver indossato i miei occhiali neri da sole e il mio cappotto nero da ‘Man in Black’ per non farmi riconoscere.
Entro dentro il grande negozio e subito l’odore caldo del caffè e il calore del luogo mi accolgono a braccia aperte, come una mamma.
Mi dirigo al piano superiore e mi metto in fondo, con lo sguardo sulla strada, come piace a me.
Una cameriera abbastanza carina viene e le ordino un caffè al cioccolato.
Lei me lo porta dopo pochi minuti, accompagnato da un dolcetto al caffè.
Alcune ragazze entrano tutte eccitate.
Cercando di non dare nell’occhio, ascolto la loro conversazione.
- Dio, non vedo l’ora di sapere quello che Justin ci tiene segreto. –
- Magari un nuovo cd. –
- Oh sì, nuove canzoni. –
- Sarebbe meraviglioso. –
- Quasi quanto sarebbe meraviglioso se lui mi seguisse. –
- Ah, ma ti pare! Ha più di quindici milioni di followers, ti pare che va a schiacciare il bottone ‘Follow’ su biebslove, kidrahulsguitar, bieberswifer e youmakemesing?’
Sorrido e velocemente accedo su Twitter.
Cerco questi quattro nomi e clicco ‘Follow’ su tutti e quattro.
Il telefono di una di quelle ragazze fa un bip e lei lo tira fuori.
Appena legge il messaggio lancia un urlo, facendo balzare le sue amiche e accentrando tutta l’attenzione dello Starsbuck’s su di sé.
- Dio, Justin Bieber mi segue su Twitter! – grida e le sue amiche iniziano a gridare anche loro ‘Anche a me!’ ‘Anche a me!’.
Basta così poco per renderle felici.
Le menziono tutte e quattro scrivendo ‘#neversaynever’ e poi chiudo.
Mi chiedo cosa farebbe se sapessero che il loro idolo è proprio accanto a loro e le ha appena sentite chiacchierare.
Siamo ad Atlanta, e siamo in Dicembre.
Chi mai potrebbe pensare che il proprio idolo le sta affianco?
Le probabilità sono una su un milione, eppure a loro è capitata questa fortuna.
Mi chiedo se non avessi loro, cosa farei.
Probabilmente sarei rimasto il solito ragazzi di Stratford e avrei studiato lì per tutta la vita.
O forse avrei seguito Caitlin a Standford.
Una cosa che mi manca del Canada è proprio lei.
Devo cercare di raggiungerla il prima possibile.
 
* * *
 
- Mi scusi, sono Justin Bieber, mi hanno detto che lei è la segretaria di Caitlin Beadles. Potrei parlare con lei? –
- Mi scusi signor Bieber, ma in questo momento Caitlin non è in casa. –
- Potrebbe dirle che mi piacerebbe incontrarla per uno Starsbuck’s questo sabato? –
- Certo che no. - sento dei rumori di porta aprirsi e la voce di una donna esclamare ‘Ciao Marie!’ e poi la segretaria che esclama ‘Signora Beadles, Justin Bieber l’ha invitata per un caffè. Che fa, accetta? Si ricordi che tra dieci giorni avrà le vacanze di Natale, non preferirebbe andarsene da qualche altra parte piuttosto che restarsene qui a New York?’.
Ci sono dei minuti di silenzio, poi un ‘sì’ flebile.
Improvvisamente ho un bisogno estremo di prenotare il primo volo per New York.

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Capitolo 6
*** 5. Fifteen ***


Author's space;
Saaaaalve!
Eccomi tornata al un giorno sì e un giorno no.
Finalmente uno dei pochi capitoli che mi soddisfa.
Il capitolo è dedicato a Taylor Swift: grande donna e grande ispirazione per me.
- It's a love story, baby just say yes. -
Accidenti, se non la amo *--* vgfhvdhd
Comuuunque, ringrazo chi legge e recensisce, chi mette tra preferite, chi mette tra seguite e ricordate e chi legge ma non dice niente.
Io vi amo lo stesso.
Spero vi piaccia e ALOHA! (?)

stay strong,
Alice.


C.

 
Quando arrivo al posto dell’appuntamento Justin è già lì.
La cosa mi sorprende positivamente.
Sta appoggiato alla vetrina del caffè con un paio di occhiali da soli sul viso e un capello sulla testa.
Se non avesse indosso le mie Supra preferite gli sarei passata davanti indifferente.
Quando raccolgo abbastanza coraggio, e fiato, dichiaro:
- Da quando in qua si portano gli occhiali da sole alle sette di sera? –
Justin alza la testa e lo sguardo.
Incontra il mio.
E sorride.
Pensavo fosse stato un incontro normale, ma il nodo allo stomaco si attorciglia ancora di più e una strana nebbiolina si crea nella mia testa, impedendomi di fare pensieri lucidi, come mio consueto.
 

5. Fifteen
 
Cause when you're fifteen and somebody tells you they love you
you're gonna believe them.
 
- flashback: eight years before –

 
- Cait? Cait sei sveglia? – le mani poco gentili di mio fratello mi scrollano avanti e indietro per le spalle svegliandomi e confondendomi.
- Grazie Chri, ora sì. Che succede per svegliarmi alle cinque di mattina? Spero per te che sia qualcosa di straordinario e unico in tutta la vita. –
- Beh, se ti dico ‘Justin sta partendo’ tu che fai? –
- Cosa? –
Mio fratello non può lanciarmi una simile notizia alle cinque di mattina, no, non può.
L’improvviso scatto mi fa girare la testa come non mai, e per un istante il basso diventa l’alto, e l’alto diventa il basso.
- Justin sta… -
- No, intendo, davvero? –
- Sì, è all’aereoporto proprio ora. –
- Mamma è sveglia? –
- Ci sta aspettando in macchina. –
- Cazzo, Chri, muoviti! – mi catapulto fuori dalla stanza in pigiama, con le pantofole ai piedi e i capelli come possono essere i capelli di una che è stata appena svegliata alle cinque.
 
* * *
 
- Cait! Attenta mi raccomando! – la voce di mamma sparisce in pochi secondi nel traffico dell’aereoporto.
Solo mia madre poteva fare il viaggio Stratford-Toronto alle cinque di mattina.
La ringrazierò dopo.
La mia meta è il gate 6.
Lascio Christian parecchio indietro e corro a perdifiato attraversando tutti i gate.
Mi fermo appena la voce metallica dell’altoparlante annuncia ‘I passeggerei del volo Toronto - Atlanta sono pregati di recarsi al gate 6. Ultima chiamata.’
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Perché non mi sono mai impegnata nelle lezioni di educazione fisica?
Distruggo le mie ultime energie correndo verso quel 6 maledetto, attraversando la marea di gente e il loro sguardi.
Mi stanno prendendo per una squilibrata.
Qualche quindicenne sana di mente correrebbe all’aereoporto in pigiama?
Al gate 6 c’è una fila in ordine.
Una madre bionda con gli occhi verdi per mano ad una bambina dai capelli castani e gli occhi azzurri.
Magari stanno andando a trovare il suo papà.
Un ragazzo coi capelli neri e le cuffie verdi nelle orecchie.
Forse sta andando a far fortuna come rapper.
Un signore in carne con in mano una piccola valigia.
Lui sarà un manager e andrà fuori per un altro viaggio di lavoro, mentre abbandona tutta la sua famiglia in Canada.
Poi incontro un cappello viola e un nano.
- Justin! – esclamo.
Il vecchio signore si gira e anche il ragazzo col capello viola.
Il vecchio signore alza gli occhi e sbuffa infastidito quando quasi scoppio a piangere andando incontro a Justin.
- Cait! Sei… sei venuta! Ma è così presto! E stai piangendo? Cait! – poi rivolgendosi a un omone nero davanti a lui – Kenny, va avanti io vengo tra due minuti. –
- D’accordo Justin. –
Le lacrime continuano a scendere sulla sua bella felpa eppure Justin non si muove e attende paziente che io mi sia sfogata.
- Hai finito? – dice.
Mi stacco da lui e lui sorride.
- Cait, al posto degli occhi hai degli idranti! -  fa una delle sue battute e scoppio a ridere.
- Justin… Io non voglio che tu te ne vada. – biascico triste.
- Ehi, non eri tu che mi dicevi di seguire i miei sogni? –
- Sì, ma credevo che io e te dovevamo diventare dei grandi architetti! –
- E dai Cait! Sii felice per me! Diventerò cantante! Prometto che ti dedicherò il mio primo album! E il primo singolo sarà dedicato a te! –
- Davvero Justin? –
- Davvero Cait. –
- Mi mancherai tanto, Justin. –
- Anche tu. –
- Mi prometti che non cambierai mai? –
- Mai. E come promessa, ti do questo. – dice e si toglie il capello viola e me lo infila in testa.
- Ma Justin, è il tuo cappello preferito! Io non posso! Ti mancherà! –
- Ma no, preferisco che lo tenga tu, in modo tale che non sarai mai sola. –
- Ti voglio bene Justin. –
- Ti voglio bene Cait. –
- Justin muoviti! – esclama Kenny e lui con un ultimo sorriso corre verso l’omone e prende l’autobus che lo poterà al suo futuro.
Christian mi raggiunge pochi minuti dopo.
- È andato Chri, troppo tardi. – dico triste.
- Questo non è il suo cappello preferito? –
- Sì, è lui. –
- E te lo ha regalato? –
- Sì. –
Christian capisce che non ho voglia di parlare e mi accompagna all’uscita con un braccio intorno alle mie spalle. 

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Capitolo 7
*** 6. Chance. ***


Author's space;
SIETE.MERAVIGLIOSE./.I.
Sul serio.
Anche se non commentate, lo siete lo stesso.
Io non ho parole.

stay strong,
Alice.

J.

 
È così diversa rispetto a otto anni fa.
‘Bravo Bieber, sei un genio.’
È diventata una donna, finalmente, con le curve e le movenze più femminili, un modo diverso di presentarsi e di essere.
Ma la cosa che noto sono gli occhi.
I suoi occhi azzurri, come il cielo, come il mare.
Mi piacevano com’erano undici anni fa, era anche per questo che me n’ero innamorato oltre al suo bellissimo carattere, alla sua bellissima risata e alla sua bellissima presenza, ma ora li adoro, li amo.
È lo sguardo di una donna in carriera, soddisfatta di sé stessa e della sua vita, che sa di aver fatto sacrifici ma sa anche che ne sono valsi la pena.
 

6.  Chance.
 
Coz there's just no turning back
When your heart's under attack
Gonna give everything I have
Cause this is my destiny
 
- flashback: nine years before –

 
- Justin? Posso parlarti? – mamma è in cucina e ha appena riattaccato il telefono a qualcuno.
- Sì mamma. – rispondo dall’alto e scendo di corsa le scale.
La raggiungo in cucina e la vedo seduta con le mani sul tavolo incrociate tra di loro, come qualcuno che è indeciso sul cosa fare.
Mi siedo davanti a lei e mamma alza lo sguardo, incontrando i miei.
Mamma ha davvero dei bei occhi.
Azzurri mare.
- Justin, qual è il tuo sogno? –
- Diventare architetto. –
- Intendo, il tuo più grande sogno. –
La voce con cui mi risponde mi suona strano all’orecchio.
- Io… io… - dico un po’ balbettando.
Il mio più grande sogno è suonare.
Dicono che sono bravo.
Se però lo sapesse qualcuno dei miei amici mi prenderebbero per pazzo.
- Io vorrei diventare un cantante. Suonare al Madison Square Garden, girare il mondo, far felici le persone. Come Michael, mamma. –
- Abbandoneresti la tua vita qui in Canada per andare a lavorare negli USA? –
- Sì. –
- Justin, mi ha appena chiamato un manager. Un produttore discografico. Vuole farti un contratto. –
- Cosa? –
- Un contratto Justin. Basta un tuo sì e una mia firma e realizzerai il tuo sogno. –
- Davvero mamma? –
- Sì, Justin. Lo vuoi davvero? –
- Sì, lo voglio. –
 
* * *
 
Due giorni dopo, Scooter Braun è a casa mia, nella mia sala a chiacchierare con mia madre.
Sembra che si conoscano da anni, piuttosto che da tre giorni.
Io lo sto spiando.
- Tuo figlio ha un grande talento. Non va sprecato. –
- Justin è cresciuto con la musica. Quand’ero incinta non facevo altro che ascoltare i Boz II Men e Ne-Yo. –
- Come ha imparato a suonare la chitarra? Il padre gliel’ha insegnato? –
- Suo padre? Jeremy se n’è andato quando lui era ancora un cucciolo. L’ho cresciuto tutta da sola. Quel giorno era sulle scale dell’Avon Theatre perché avevamo bisogno di soldi e lui per ‘salutare’ la sua chitarra – quella che Jeremy gli aveva regalato – aveva suonato un’ultima volta.
Mentre suonava, si è accorto che la gente si fermava ad ascoltarlo, e così è andato avanti per un po’. I suoi video sono stati messi su Youtube e tu ora sei qui. –
- E io ora sono qui. –
- Scooter, mi stai prendendo in giro? Farai di mio figlio una specie di burattino? –
- Ti prometto di no, Pattie. Farò qualunque cosa purchè lui rimanga il ragazzino che è. Lo prenderò io sotto l’ala, te lo assicuro. Lo faccio perché uno, mi stai simpatica, e due perché non voglio che un talento così naturale venga rovinato dallo show business. –
 
* * *
 
- Cait! Cait! Cait! – urlo bussando alla porta Beadles.
La porta si apre e da dietro spunta Christian.
- Chri, dov’è tua sorella? –
- In camera sua, perché? –
- Ho una notizia bomba. – quasi lo investo mentre corro verso il piano superiore.
Busso alla seconda porta e il mio primo amore mi apre la porta.
- Justin? –
L’abbraccio d’istinto.
- Ho bisogno di dirti una cosa. È una cosa fantastica e wow. Sei la prima persona a saperlo. –
Mi fa entrare e mi fa sedere sul suo letto.
- Justin, calmati. Cos’è di tanto eccitante? –
- Hai presente quando mi hai detto che avrei dovuto farmi sentire? –
- Sì. –
- Ecco, grazie al tuo consiglio, ora un manager mi ha proposto un contratto. Andrò ad Atlanta, Cait! Negli USA! –
Urlerei volentieri, ma poi rischierei di svegliare i nonni di Cait e Christian.
Caitlin sembra più sorpresa di me.
Passa qualche minuto immobile, poi scoppia e insieme a me inventa un balletto della vittoria.

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Capitolo 8
*** 7. I'm with you. ***


Author's space;
Uh, questo è come mi immagino una Jaitlin.
Due piccoli ragazzini, con uno dei due che sa suonare una chitarra.
E poi ecco anche spiegato secondo me com'è nata 'One Time'
Spero vi piaccia.

stay strong,
Alice.


Ps- Oggi sono due anni dal video di One Time. :3 Auguri. (?)


C.

 
Mi studia un istante il volto, credo che abbia notato il mio cambiamento di look.
- Wow, Cait, sei… bellissima. – dice poi guardandomi dalla testa ai piedi – Il castano chiaro ti dona. –
- Grazie Justin, anche tu non sei male. Sei cresciuto in tutti i sensi. –
Vorrei non aver detto l’ultima frase, ma era necessaria e ovvia.
È così cambiato rispetto a quando viveva in Canada.
Ora ha un atteggiamento da uomo, finalmente.
E un corpo molto ben piazzato.
La maglietta non lascia molto all’immaginazione.
Gli si stende perfettamente sul petto dove posso trovare un posto caldo e una bella tartaruga che mi aspetta.
- Hai notato, eh? – aggiunge accorgendosi che gli sto fissando il corpo. – Così mi lusinghi. Di solito sono abituato a fans impazzite che vorrebbero togliermi i vestiti, e tu invece te ne stai qui in piedi a guardarmi mentre mi scopi con gli occhi. –
- Sempre il solito, Justin! – esclamo buttandogli il capello sugli occhi.
Ride brevemente e anche la sua risata è più mascolina.
- Vogliamo prendere un caffè? – propone con un sorriso.
- Siamo qui per questo, no? – si stacca dalla vetrina e apre la porta di vetro dello Starsbuck’s, lasciando entrare prima me.
‘Una cosa che non smetterà ma di essere è un gentleman.’Penso soddisfatta mentre saliamo le scale e ci dirigiamo al secondo piano.
Sto per sedermi in un tavolo in mezzo a tanti, ma Justin insiste per un tavolo isolato.
Ci sediamo e gli chiedo il perché di tanta insistenza.
- Non vorrei che delle Beliebers mi riconoscessero e ci rovinassero l’appuntamento. Sai com’è, è una cosa tra me e te, e basta. –
‘Uh, wow, lo considera un appuntamento.’
Si toglie finalmente gli occhiali e il cappello.
Noto immediatamente il cambiamento di capelli.
Il famoso ciuffo alla Justin Bieber ha lasciato spazio alla fronte, ad un taglio più maturo.
‘Oh, finalmente prenderà un po’ di sole anche il suo cervello.’
- Ragazzi volete ordinare? – la cameriera, una ragazza carina, bionda e occhi azzurri, è davanti al nostro tavolo con in mano un blocco e una penna, pronta alle nostre ordinazioni.
- Due frappuccini al cioccolato. – risponde Justin prima che io possa aprire bocca – Dico bene? – aggiunge rivolgendosi a me.
Annuisco e la cameriera si dilegua con un ‘Torno subito’.
- Ancora ti ricordi il mio Starsbuck’s preferito? –
- Saranno passati degli anni, ma mi ricorderò sempre della mia Cait. – appoggia la sua mano sulla mia.
Dei leggeri brividi mi salgono per la schiena e vano fino al cuore, cominciandolo a far battere più velocemente.
Mi guarda sorridente.
In quegli occhi riconosco un po’ del mio vecchio Justin, di quel Justin di cui mi ero innamorata alla tenera età di dodici anni, quando io ero Caitlin e lui era Justin.
Sono passati undici anni eppure siamo qui, ancora, insieme.
Quegli occhi marrone cioccolato, con sfumature dorate, che tanto adoravo, ora sono tornati a guardarmi.
Un po’ più sapienti, certo, ma pur sempre gli stessi caldi occhi castoni.
 
 

7. I’m with you.
 
I'll be the greatest fan of your life
 
- flashback: ten years old –

 
Mi piace un sacco quando suona.
Lo ammiro molto.
Lui ha imparato a suonare la chitarra da solo, io non sono nemmeno capace di tenere in mano una bacchetta cinese.
- Sei così bravo, Justin. Ma come fai? –
- Non lo so, Cait. Prendo semplicemente in mano la chitarra e le note vengono da sé. –
- Ma poi come fai a ricordartele? –
- Quando una melodia mi piace parecchio, mi rimane in testa. –
- Sai, secondo me, dovresti partecipare a un qualche concorso musicale. Tra pochi giorni ci sarà quello locale, potresti provarci. Giusto per provare. Per vedere come ci si sente. –
- Mmh, forse hai ragione. Quando torniamo a casa, sento mamma. –
Sorrido e rimaniamo in silenzio.
Dopo pochi secondi Justin ricomincia a suonare ( la futura One Time nda), e anche a canticchiare qualcosa.
Io resto ad ascoltarlo, affascinata.
Non ha mai preso lezioni di canto, eppure ha una così bella voce.
È così se lui e la musica avessero un rapporto speciale.
Quando la chitarra dà un ‘do’, lui con la voce entra nella tonalità ‘do’.
È incredibile.
Sono giorni che passiamo ore così.
In camera sua.
Io seduta sul letto e lui che suona sulla sedia.
La mia opinione sul suo futuro è che farà il cantante.
 
* * *
 
- Dormi da me, oggi? –
- Se tu vuoi. –
- Come potrei non volerti? – mi dà un piccolo bacio sulle labbra – Vuoi qualcosa da bere? –
- Una cioccolata. –
- Una cioccolata e pizza. –
- Justin! Fai schifo! – gli do un cazzotto sulla spalla.
Lui non fa altro che mangiare.
O suona, o mangia.
- Ehi, ho fame! – esclama di rimando e scoppiamo a ridere – La ordiniamo? –
- Va bene, io intanto preparo a tavola. –
Justin si dirige in sala e dopo qualche istante lo sento iniziare a ordinare.
‘Una pizza margherita e una pizza ai quattro formaggi.’
Mi rabbrividisce l’idea di bere della cioccolata e mangiare della pizza, ma quando sei con Justin è così.
Credo che la cosa che ci unisca sia la mia infinita pazienza e la sua capacità di farmi sempre e comunque ridere.
Il ragazzo torna in cucina tutto soddisfatto.
- Io ho fatto, ma non credi che dovresti avvisare i tuoi genitori che rimani da me? –
‘Che stupida.’
Gli frego il cellulare dalle mani e cerco il mio numero di casa sulla sua rubrica.
Ci sono anche un sacco di numeri di ragazze, di mie compagne di scuola.
Una piccola fitta di gelosia si attanaglia nel mio cuore.

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Capitolo 9
*** 8. My love is like a star. ***


Author's space;
Prima di tutto chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma non sto proprio benissimo. çç
Beh, spero che questo vi piaccia.

Un piccolo PS (?):
@xmaybelove questa volta non ho messo il flashback, ma nei prossimi due capitolo mi è sembrato quasi dovuto.
Spero che ti piaccia! :D

stay strong,
Alice.

 


8. My love is like a star.
 
My love’s like a star, yeah
You can’t always see me
But you know that I’m always there
When you still unshining
Take it as mine
And remember I’m always near
 

J.

 
- Così, cosa fai nella vita? – le chiedo appena che la cameriera dopo averci portato gli Starsbuck’s e i dolcetti se ne va.
- Sono una giornalista per il New York Times. – risponde prendendo uno dei due muffin.
- Sei famosa? –
- La prima pagina è quasi sempre la mia. –
- Wow. –
Ricordo che quand’aveva undici anni voleva diventare un’architetta di successo.
Era un sogno che condividevamo insieme.
Avremmo creato il nostro matrimonio, con i nostri invitati, le nostre bevande, il nostro buffet (che a quel tempo si limitava a tutte le schifezze del mondo possibili) e la cerimonia.
Avremmo progettato la nostra in casa insieme.
Ci eravamo ‘sposati’ sulla spiaggia l’estate prima che incontrai Scooter.
Ero pronto a qualunque sacrificio per lei, ma ora farei lo stesso?
‘Oh Justin, che razza di domande sono?’
Noto che è calato il silenzio.
‘Forse non ha voglia di parlare, forse non vuole stare qui, forse mi odia perché l’ho abbandonata.’
- Mi odio Cait? – le chiedo d’improvviso.
Tanto d’improvviso che tra poco rischia di sputare il sorso di caffè.
- No, Justin, perché dovrei farlo? Tu mi odi? –
- Ehi, non rubarmi la battuta! –
- Tu mi hai fatto una domanda, io ti ho risposto. Ora io te ne ho fatta una e sta a te rispondere. –
Vedo che non c’è un appiglio su cui possa appoggiarmi per una battuta o per ribattere.
- Da quando sei così brava nelle parole? –
- Da quando sono andata al college, ma non hai risposto alla mia domanda. –
- Sei andata al college? Dove? Standford? –
- Sì, Justin, ma ora rispondimi. –
- No, Cait, come potrei odiarti? Mi sei mancata tanto in questi ultimi tre anni. Non sono mai potuto tornare in Canada, sempre in giro. New York, Los Angeles, Atlanta, Washington, Madrid, Roma, Londra… -
- Sempre in giro. – sussurra lei.
Chissà perché lo ha ripetuto.
- Allora cambiando discorso, che succede a casa? -
- Christian si è laureato ed ha un programma tutto suo, mamma e papà stanno benone, i tuoi nonni anche. Li vedevo tutte le mattine prima di andare a scuola. –
- Aspetta, come li vedevi? Sono…? –
- Oh no, solo che mi sono trasferita qui a New York da un anno e non li sento sempre, ecco. –
- Da quanto sei qui? –
- Da circa un anno. –
- Va bene. –
Capisco che l’argomento ‘lavoro’ è terminato.
‘Accidenti, prima di partire dovevo assicurarmi di avere un blocco con su scritto diversi argomenti.’
- Hai notato che non c’è altro di cui possiamo parlare? –
Alzo la testa dallo Starsbuck’s.
- Già. –
- E tu lo sai perché? –
- No. –
- Mmh, facciamo così. Io ti faccio delle domande e faccio conversazione con te, se tu mi dici le tre parole magiche. –
La guardo stupito.
Le tre parole magiche?
Quelle tre parole?
- Sei impazzita Cait? –
- Non sono queste le parole. –
- Cait, spero che tu sia scherzando. Io non posso dirti quelle tre paroline magiche. Una cosa così si dice solo in situazioni speciali. –
- Ah, perché questa non è una situazione speciale? Non ci vediamo da otto anni e tu da un giorno all’altro mi inviti per un appuntamento. Ho dovuto annullare una riunione, lo sai questo Justin? –
Faccio un grosso respiro profondo.
- Cait, io non provo la stessa cosa per te. – dico dopo qualche minuto di silenzio.
Vedo nei suoi occhi spezzarsi qualcosa, poi si alza ed esce dallo Starsbuck’s.
Il pensiero è veloce tanto quanto l’azione.
‘Rincorrila.’

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Capitolo 10
*** 9. You drive me crazy. ***


Author's space;
Saaaalve a tutti quanti!
Il nuovo capitolo è qui questa volta lo dedico a Britney Spears.
Perchè?
Perchè dai, chi non la ama? O chi non l'ha ascoltata almeno una volta?
Ringraziatela perchè mi ha dato l'ispirazione per questo pezzo.
Spero vi piaccia. :)

stay strong,
Alice.


Ps- Questo è il penultimo capitolo. çç



C.

 
- Cait! Caitlin! Aspettami! Non correre! – la voce del ragazzo biondo mi sta alle spalle e anche parecchio distante.
Evito di obbedire al mio istinto di fermarmi e ascoltare ciò che ha da dire, cosa che farei se non fossi in questa (s)piacevole sensazione.
- Cait. – improvvisamente mi è dietro alle spalle.
Cazzo, devo essermi fermata inconsapevolmente.
- Cait, cazzo, girati! –
- Non dicevi parolacce prima di diventare famoso. –
- Sono passati tanti anni, Cait. Non ho più quindici anni, ne ho ventitré. E tu anche, non fare la stupida. -
- Justin, non ti riconosco più. – perché ho questo tono lagnoso e odioso? Sembro tornata la Cait di otto anni fa.
- Sono sempre io, Justin. – mi giro a guardarlo e lo riconosco.
Riconosco quel Justin.
‘Tornata a casa.’
 

9. You drive me crazy.
 
Every time you look at me
My heart is jumpin', it's easy to see
Lovin' you means so much more
More than anything I ever felt before

 
- flashback:  twelve years old –
 
- Ciao Cait. –
- Ciao Justin. –
Ci incontriamo tutte le mattine alla fermata del bus.
Ogni mattina, puntuali, alle sette e quarantacinque siamo qui a parlare.
- Cos’hai sognato stanotte? – mi chiede mentre l’autobus arriva e noi saliamo.
Ci sediamo nei posti in fondo.
Adoro stare in fondo e guardare la strada scorrerci davanti.
Vedere il paesaggio cambiare dai verdi alberi del nostro quartiere a diventare dei palazzi.
La nostra scuola è vicina all’Avon Theatre.
Un luogo che amo e che è per me fonte di grande ispirazione.
- Cait? Rispondimi. –
- Ah, ehm… - come gli dico che ho sognato lui?
Cerco velocemente delle altre idee.
- Ho sognato… dei conigli rosa. –
- Conigli rosa? –
- Conigli rosa. – mi squadra per qualche minuto – il tempo dalla fine della periferia all’inizio della città – e poi sembra convincersi.
Non ho il coraggio di dirgli che l’ho sognato e che è stato uno dei sogni più belli di tutta la mia vita.
Non posso farlo, non ne ho il coraggio.
Si gira verso di me e mi sorride.
Cazzo.
Ora mi scopre.
Mi accarezza la guancia e il mio cuore prende il volo, come tre giorni fa.
Mi piace, e anche parecchio.
Mi piace come le stelle piacciono alla Luna.
Mi piace come al cielo piacciono gli uccelli.
Mi piace come al mare piacciono i pesci.
Mi piace come ad un essere umano piacciono l’acqua e l’aria.
Solo che non ho il coraggio di dirglielo.
E credo anche di piacergli di ricambio.
Ora nonna mi direbbe ‘Sai, tesoro, è il primo amore. Ti sembra di essere una principessa, è normale. Sai, quando io e tuo nonno eravamo giovani eravamo tanto innamorati. Lui una volta mi portò tre mazzi di rose rosse e mi chiese di uscire, per un primo appuntamento. Erano altri tempi. I giovani d’oggi si parlano solo ed esclusivamente tramite quegli aggeggi elettronici, a proposito, dov’è il mio?’

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Capitolo 11
*** 10. Under the mistletoe. ***


Author's space;
Vi ho fatto aspettare un pooo' di più per questo, ma mi smebrava giusto lasciare la suspence. (?)
Anyyyway.
Vorrei ringraziare tutte.
Dalla prima lettrice all'ultima, da quella che recensisce sempre, a quella che non recensisce mai.
A tutti voi che avete messo questa storia tra le preferite, seguite e ricordate.
A chi ha messo me tra gli autori preferiti.
Alle taaaante visualizzazioni.
Spero vi piaccia e che continuerete a seguirmi. :3

stay strong,
Alice.


J.

 
Sono riuscito a fermarla e a farla calmare.
- Ho una cosa per te, Cait. –
- Davvero? –
- Sì. –
- Che aspetti a darmela? –
- Ce l’ho in macchina. –
- E dov’è la macchina? –
- Proprio qua. –
Indico la Ferrari nera sulla strada.
Per un istante gli occhi di Caitlin escono fuori dalle orbite ma rientrano subito dopo, tornando alla faccia seria.
- Tranquillo, nessuno se ne accorge di una Ferrari nera da milioni di dollari. – sussurra mentre le apro la portiera e la faccio sedere, per poi sedere al posto del guidatore.
Accendo subito i riscaldamenti.
Tiro fuori dai posti dietro un pacchetto.
So per certo che le piacerà.
Caitlin ha sempre adorato questo tipo di cose.
Lo apre scartandolo e dall’espressione eccitata si smorza in un’espressione un po’ delusa.
- Un blocchetto di buoni? –
- Aprilo. –
- Mi stai dicendo che devo fare spesa? –
- Aprilo. –
Lo inizia a sfogliare, scettica.
Li legge.
‘Un abbraccio gratis.’ ‘Due abbracci gratis.’ ‘Un hamburger gratis.’
- E questo? – indica l’ultimo foglietto, dove c’è scritto ‘Un bacio gratis.’
- Sai com’è, se ti venisse voglia. –
Scuote la testa e lo infila nella tasca del cappotto.
- Usciamo. – dice sorridente e ubbidisco.
Camminiamo in silenzio finchè non inizia a nevicare.
Alcuni bambini escono in strada e iniziano a giocare e a urlare.
Ci tirano addosso palle di neve e così, come due bambini, giochiamo anche noi.
Io perdo la mia copertura e Caitlin perde il suo cappotto.
Non è più quella Caitlin insicura.
È cambiata.
Decisamente in meglio.
È più matura, è più sicura di sé, non ha più paura di molte cose.
Eppure, quando la vedo giocare in mezzo alla neve e divertirsi così, mi ritorna in mente il nostro primo bacio.
Come eravamo piccoli, al tempo.
È stato dodici anni fa.
- Justin? – improvvisamente mi è comparsa davanti  e mi guarda con gli occhi azzurri e lo sguardo innocente.
- Sì? –
- Credo di voler usare un buono. –
La abbraccio per i fianchi e ci ritroviamo a un palmo di naso.
- Quale hai scelto? –
- Questo. –
Un tocco di labbra sotto il vischio.
Come fosse il nostro primo bacio.
 

10. Under the mistletoe
 
Your lips on my lips,
That’s a Merry Merry Christmas.

 

 

- flashback: twelve years old –

 
- Buon Natale Justin! – è mamma a passarmi il primo regalo.
Lo apro eccitato e ne esce fuori un quaderno con dentro delle buste di plastica.
Dentro le buste di plastica ci sono degli spartiti.
Sulla prima pagina c’è un biglietto: ‘Ciao caro, sai, lo vedo tutti i giorni come ti dedichi alla musica. La musica fa parte di te, è una delle poche cose che ti rende veramente felice (oltre alla tua amatissima e adoratissima mamma ;) ), per questo ho deciso di fare qualche ricerca in Internet e scaricare un po’ di spartiti di canzoni che tanto mi piacciono. Buon Natale, tesoro.’
Lo sfoglio e noto spartiti come quelli dei Boz II Men e Ne-Yo.
- Grazie mamma! È bellissimo! – esclamo e corro ad abbracciarla.
- Ora però apri il mio. – dice nonna e mi passa una busta.
Dentro ci trovo cento dollari.
- Perché così ci poterai a cena la tua fidanzatina! – esclama tutta contenta.
Io arrossisco, mentre tutto il resto della mia famiglia ride.
C’è una bella aria, quand’è Natale.
Tutti sembrano più felici e più allegri.
Andiamo avanti per qualche ora così, tra regali, risate e ogni tanto qualche biscotto al cioccolato o al caramello.
È un bel Natale in famiglia.
 
* * *
 
- Ciao nonna! Ci vediamo domani! –
- Ciao Justin! – mi chiudo la porta alle spalle e con lei anche tutta l’arietta calda di casa.
Il freddo gelido e la neve mi accolgono ma mi stringo di più nel mio cappotto per scacciarli via.
Faccio qualche passo e anche Caitlin esce.
Sbattiamo contro.
Lei è così carina.
- Scusa Justin… - sussurra e mi cammina avanti.
- Aspetta, Cait. – le dico e lei si ferma.
- Sai, stavo pensando che a Natale tutti sono più belli e più allegri. –
- Già, soprattutto nonno con un bicchiere di vino. –
Ridiamo e delle nuvolette di vapore scompaiono nell’aria.
Noto che sopra di noi c’è un vischio.
- Ehi Cait, tutti ti hanno fatto un regalo, tranne una persona, chi? –
- Non lo so Justin! Non sto a contare quanti regali ricevo! –
- Ah, comunque, manca il mio di regalo. Ma il mio è un regalo davvero speciale. –
- Quale sarebbe? –
- Questo. –
E le do un bacio.
Un piccolo bacio sotto un vischio.
Il nostro primo bacio.

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