A meno che
sia colpa l’amore
L'abbiamo fatta la spesa?
Sempre.
“Febo, anche il cigno canta per te agitando le ali, mentre
nuota verso la riva del fiume.”
La voce di Anakletos, giovanile e potente, rimbalza contro
le mura piene di luce del tempio. Chiude gli occhi e brucia le offerte.
Lo lascio officiare ad Apollo, che i fumi gli rechino gioia.
Anche se forse basterebbe chiamarlo al telefono e invitarlo
a cena. Sono sicuro che verrebbe. D’altra parte, l’etichetta ha un suo perché e
va pur rispettata.
Stacco la schiena dalla colonna e porto via i piatti con gli
incensi e le offerte ormai arse che spargono intorno l’odore buonissimo delle
cose sacre e pulite.
“Così ti saluto, signore, e ti placo col mio canto.”
Finita l’invocazione, mio fratello apre gli occhi.
Un attimo per accertarsi che sia tutto in ordine e poi si
alza. Mi guarda tornare, mentre mi pulisco le mani dalla cenere sul bordo della
tunica.
Mi tira un’occhiataccia.
Faccio finta di niente.
“Gabriel” mi chiede all’improvviso. “L’abbiamo fatta la
spesa?”
L’antica città di Delfi sorge in mezzo agli ulivi del monte
Parnaso.
Si diceva che un tempo le Muse vivessero su queste rocce e
attorniassero il dio Apollo, instillando nel cuore degli esseri umani l’amore
per tutto ciò che è armonico e per lo splendore dell’arte, che scava gli animi
e mette a nudo ogni cosa.
Oggi come oggi, io non le ho mai viste.
Del resto si dice che l’arte sia morta dopo le Avanguardie
del Novecento. Forse è un po’ azzardato anche questo. Ma magari le Muse sono
emigrate da qualche altra parte.
La città moderna è minuscola, molto vicina a quella antica:
un piccolo centro urbano con una piazza curata, poche case e molti negozi di
souvenir di ogni tipo per spennare i turisti. Ci sono più ristoranti che
abitazioni.
A me non dispiace: in inverno si svuota un po’, ma c’è
sempre viavai di turisti che acquistano, si fermano per chiacchierare e salgono
al sito archeologico e vogliono sapere tutto di Apollo, dei suoi oracoli e
delle sue abitudini.
Dei suoi Sacri Guerrieri non chiedono mai.
Mio fratello sostiene che è una vera fortuna che il Mondo
Segreto sia Segreto o venderebbero souvenir anche di lui e di me. Sarebbe
buffo.
Il monte Parnaso con i suoi abbondanti duemila metri sopra
il livello del mare domina l’intera Focide. La città antica si srotola sui suoi
pendii, ampia.
Ampie rovine, ormai, a dire il vero.
I pendii pietrosi non sono un ostacolo per i visitatori: ce
ne sono a badilate che tutti i giorni pretendono di arrampicarsi fino alla
vetta per raggiungere le rovine del Santuario racchiuso dalle Fedriadi, le
rocce splendenti che si affacciano sulla roccia scoscesa.
E’ difficile che un comune turista riesca a percepire il
reale potere di questo luogo. Di solito gli esseri umani si limitano a tacere,
colti dalla sensazione del Sacro, quando arrivano alle rovine del tempio: chiudono
la bocca davanti a un pezzo della storia della Grecia.
Qualcuno però sente che c’è di più, soprattutto i bambini.
Può capitare che d’improvviso qualcuno rida, in mezzo alle pietre, guardando la
luce che filtra dagli alberi, oppure che non se ne voglia andare e si abbracci
a una colonna spezzata per metà.
“Ridi con gli angeli?” ho sentito dire a una mamma.
Poche espressioni avrebbero potuto essere più appropriate. I
bambini e le persone più percettive è proprio il Cosmo degli Angels di Apollo
che distinguono.
Niente male, eh?
Un occhio più esperto come quello di un Saint di Athena o di
uno Specter di Hades, potrebbe invece localizzare con più facilità quello che
effettivamente si trova sulla cima del Parnaso, proprio in corrispondenza
dell’antico Santuario di Apollo.
Ovvero una Porta aurea.
Un portone cosmico che, spalancato, si apre sul Tempio del
mio signore.
Quello vero, non le rovine che calpestano i mortali.
A vederlo, s’incrina tutto dentro, tanto è magnifico.
Non è molto diverso da quello che è il Santuario di Atene,
immagino: un’arena, abitazioni per il basso esercito e per gli allievi dei
Saint, dodici templi per dodici guardiani inerpicati fino al vertice
dell’Acropoli, fino al Tredicesimo Tempio di Athena.
Quanti turisti hanno mai visto una cosa simile?
Nessuno.
Eppure è proprio lì, nascosto oltre un passaggio cosmico che
si apre sull’antico villaggio di Rodorio, cuscinetto tra il Mondo Segreto e il
mondo di tutti.
Dopo sedici anni, la storia del magnate giapponese Mitsumasa
Kido ha fatto il giro del Mondo Segreto.
Il riccone passeggiava al tramonto nell’acropoli di Atene
con una macchina fotografica che costava tanto oro quanto pesava.
Era solo, ormai, nel sito archeologico, quando ha sentito
piangere e un respiro affannoso. Così ha puntato il tempio sacro alla
Glaucopide, l’Eretteo con le sue cariatidi spettrali, nella sera che calava.
Ha girato il suo perimetro, col cuore in gola, scommetto,
scivolando sotto l’ulivo sacro.
Sull’entrata del tempio ha trovato il Gold Saint del
Sagittario.
Era in fin di vita, quella sera, e aveva gli anni che ho io
adesso. E’ un dettaglio che mi fa impressione.
Respirava con affanno, rannicchiato tra le colonne, col
sangue che gli colava attorno in una sinistra parodia d’ombra.
Tra le braccia aveva una bimba piccola che piangeva. Aveva
Athena.
Quella notte il Mondo Segreto e l’altro si sono toccati e si
sono aperti per guardare l’uno dentro l’altro. Non sono cose che accadono tutti
i giorni, ma possono succedere.
Io e mio fratello siamo in attesa che succeda per Delfi.
I tempi sono maturi.
“Signorina Saori?”
Athena è ancora inginocchiata sul prato, con la fronte
appoggiata al bracciolo della sedia a rotelle di Seiya di Pegasus.
Quando la voce conosciuta la chiama, la dea alza gli occhi
azzurri.
Prima di voltarsi, rapida come una fanciulla mortale, se li
asciuga. Non vuole far vedere che piange.
“Shun” si schiarisce la voce e si alza. Mette a posto il
vestito con gesti semplici. “Sei tu!”
Anche Shun di Andromeda è cresciuto dalla sua ultima
battaglia. In altezza e in sicurezza.
Il suo viso è sereno, nonostante lo spettacolo offerto
dall’amico immobile.
Ha imparato, battaglia dopo battaglia, a non farsi piegare
dal dolore.
Athena adesso non piange.
Sente la sorpresa e l’amore allargarsi nel petto, perché c’è
Shun.
Corre da lui.
“Shun! Allora sei vivo!”
Mentre ad Atene una dea abbraccia un secondo guerriero che
credeva perduto e insieme rievocano la battaglia contro Hades, a Delfi mio
fratello mette il latte nel carrello.
Sto per lasciarci cadere la confezione dei cereali al
cioccolato, ma l’espressione del Grande Sacerdote di Apollo è quella di un uomo
che non approva.
“Prendi quelli naturali, Gabriel”.
“Ma fanno schifo!”
“Naturali!”
“Sanno di truciolo di matita.”
“Sano e corroborante truciolo di matita,” replica il
bastardo.
Metto nel carrello i suoi sporchi trucioli.
“Avanti, ragazzi, che devo chiudere!”
La signora alla cassa gesticola verso l’orologio, tra poco
comincia la sua pausa e vuole andare a casa.
“Ci scusi.” Mio fratello sorride e salda il conto.
Questo a Delfi.
Ad Atene, Shun di Andromeda e la sua dea elaborano un piano
rischioso.
Sempre nel cuore vi avrò
Io sono un po’ all’antica, quindi vi risponderò qui. Mi piace
avervi alla fine della storia, gli angolini sono carini!
Beat: Vai pure tranquilla, tesoro! “Neve” non scappa, anzi! E’ in
ulteriore lavorazione. Ma questo è ancora un segreto! Intanto sono felicissima
che mi segui in questo nuovo progetto perché, detto tra noi, non ho la minima
idea a proposito di dove possa andare a parare. Una spalla amica mi fa molto
comodo! Sì! Athenina è castana! Finalmente anche i colori del manga sono belli
visibili e io me ne glorio. Ma lo sappiamo tutti che Athena resta lilla inside,
come il Dolce Mu.
Seiya è un problema: a conti fatti, è ancora seduto immobile e il
kuru non ci dà spoiler. Che ansia, boia miseria. Grazie per esserci, o potente
IPI! Ti voglio bene!
Ruri: Grazie delle tue belle paroline! çOç Grazie! La sofferenza di
Seiya, come dicevo, è un po’ anche la mia perché ancora non si sa quando si
solleverà da quel brutto affare. Lo farà sicuramente: è un protagonista
kurumadiano. Ma intanto vederlo così fa malissimo anche a me! Il porn comincia
dai prossimi capitoli: se Kurumada può fare lunghi flashback, perché io no? *C*
Charme_strange: Amorino! Spero di trattarlo con
la cura che merita, Seiya. Anch’io gli voglio un gran bene! çOç Grazie anche a
te per esserci! Non sai che piacere! Un bacione!
Kiki May: Sei meravigliosa! Le prime righe di
recensione mi hanno fatto crepare. Ti sono gratissima per le tue parole,
davvero! E visto che è Apollo che brami, posso dirti che arriverà molto presto.
A spandere LUCE. *C* Baci infiniti!