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-Non ne ho la più pallida idea. Ehi, Rukawa, tu sai che
cavolo di fine ha fatto?-.
Fisso, senza metterlo a
fuoco, Mitsui che mi ha appena interpellato.
No.
Mi chiudo la porta della palestra alle spalle mentre usciamo.
Oggi Hanamichi non c’era.
E io non l’ho cercato, esattamente come mi aveva chiesto.
Sono tre giorni che non lo vedo agli allenamenti.
Stamattina neanche era a scuola.
Che diavolo gli sta succedendo…?
-Beh, almeno gli allenamenti filano lisci come l’olio e
senza intoppi!-.
-Sarà pur vero, Miyagi, tuttavia… beh… senza offesa
Akagi,ma mi
sembrano diventati anche improvvisamente… come dire… noiosi, monotoni-.
-Non posso contraddirti, Kogure. Su questo hai ragione-,
risponde Akagi assorto, -Non ci resta che sperare che torniil più presto possibile.Chissà in che disastri si è cacciato
quell’imbecille-.
-E quello chi è?-.
Seguo lo sguardo di Ryota.
C’è un tizio che ci sta fissando.
-Che tipo!-, commenta Mitsui.
Strano.
Non è una faccia nuova.
Eppure non riesco a ricordare chi sia…
È poggiato al di là della
ringhiera della scuola.
È un ragazzo dall’aria cupa e stravagante allo stesso
tempo.
Deve avere all’incirca una manciata
di anni più di noi, ed è alto quanto me. Credo.
Forse
un po’ di più.
Mentre ci avviciniamo al cancello noto che, benché sia
strano,ha un
che di affascinante e seducente.
È un po’ pallido anche se non
si avvicina nemmeno lontanamente alla mia carnagione chiarissima.
Sicuramente nordico. Non di origine
giapponese.
-Hei, Ryota! Quello ha un taglio di capelli che è
più originale del tuo!!-, dice Mitsui assestando un pugno contro un tricipite
del diretto interessato.
Già, è vero. È alquanto eccentrico.
Di un castano medio dai
riflessi ramati, sul medio-corto in alto, ma con
ciocche più lunghe e irregolari procedendo via via
verso il basso.
In altre
parole,sembra
un selvaggio dal sangue nobile. O forse è l’esatto opposto.
Difficile
dirlo.
Indossa un gilet di un ormai sbiadito verde scuro e
sprovvisto di maniche, che lascia scorgere un torace forte e
muscoloso.
Ipantaloni, tra il beige e il nocciola, sono larghie pieni di tasche, taschini e tasconi.
Chi diavolo …
Ha un fisico perfetto, atletico,sembra un modello dall’aria
strafottente e angelica al contempo.
Sollevo lo sguardo e i miei occhi si incatenano
ai suoi.Verdi.
Mi si contorce lo stomaco.
Chi diavolo è…?
Una folata di vento gli scompiglia i capelli. Lisci.
Sciolti. Fluenti…
Sembra
un diavolo paradisiaco.L’ho detto, è strano.
Si passa le dita fra i capelli sistemandoli senza
fretta.
Dove cavolo l’ho già visto…??
Perché quegli atteggiamenti mi sembrano così familiari..??
Socchiude gli occhi e mi fa un sorriso triste.
Ha delle labbra stupende.
Lo stomaco si contrae di nuovo.
La coscienza mi suggerisce che mi sta sfuggendo
qualcosa.
È primavera, ma sento un brivido scorrermi lungo la
schiena.
Cos’è che non mi è chiaro..?!
Cosa non riesco ad afferrare..!?
-Oi, Rukawa, non vieni?-, Miyagi distoglie la
mia attenzione dal giovane.
Ah, già, il bar…
Con un braccio mi fa cenno di seguirli e rispondo con un
lieve movimento del capo.
Mi dirigo a piedi verso casa, la scuola
per oggi è finita.
Fisso il cielo mentre il vento mi
soffia nei capelli e s’infila sotto la camicia.
Ancora due giorni e inizieranno le vacanze estive.
Ma credo che le passerò nella
solitudine più completa, visto che Hanamichi è dato per semidisperso.
Resto a guardare la costa più in basso, ipnotizzato dai
riverberi dei tiepidi raggi del sole che si rincorrono
sulla superficie dell’acqua marina.
Sorrido debolmente. Hn, mi viene
in mente una malinconica melodia accompagnata dalle note di un pianoforte,
dalle voci dei delfini e dal suono di onde che s’
infrangono contro scogli ammassati su un litorale.
E il mio fragile sorriso si spegne
del tutto.
Il sole mi ricorda
così tantolui…
Perché mi ha lasciato in quelmodo…? Dove ho sbagliato… .
Ormai la mia non è più neanche una domanda. Perché trovare una risposta non è servito a nulla.Perché è proprio
quella… che non sono riuscito a darmi.
Mi manca…
E sto male.Sto male come mai avevo pensato di potermi sentire.
Il fresco vento estivo mi sferza il viso e mi abbraccio
per riscaldarmi, mentre cerco di ricordare tutte le note della musica che sa
tanto di quella pace e serenità che io non riesco a trovare.
“Senti, Kae…”no, non ci voglio pensare.
Gli occhi mi si fanno lucidi e i riflessi del mare si
riducono a bagliori confusi.
“Forse… Forse è meglio se non ci vediamo
per un po’…”.
Perché? Perché, Hanamichi,
PERCHÉ ?
Avvinghiato a lui nell’appagamento dell’amore, mi sono
improvvisamente sentito nudo, vulnerabile…
… e
solo.
“Credimi..”, ha continuato scivolando via da
me, “.Non vorrei, davvero devi credermi, ionon…”
Sono rimasto immobile, forse tremante, a guardarlo per
quella che sarebbe stata l’ultima volta, senza essere in grado di chiedergli
alcun chiarimento riguardo i motivi della sua
decisione.
Ho continuato a fissarlo smarrito mentre
raccattava i vestiti disseminati per la stanza, incapace di accettare le sue
parole.
“Non avrei mai voluto… lasciarti.”
Indugiava, cercando di fissarmi negli occhi.
E intanto si appallottolava i jeans
tra le mani, cercando, forse, le parole più giuste che riuscisse a trovare.
“Avrei voluto stare con te per sempre.”
La sua voce s’incrinava…
E io sentivo un nodo alla gola… e
gli occhi riempirsi di lacrime.
“…Ma non posso”.
Non è riuscito ad andare avanti, ha preferito bloccare i
singhiozzi che cercavano di risalire dalla sua gola.
Se non avrebbe mai voluto
allontanarsi da me… Allora perché lo stava facendo…?
Si è rivestito e
ha fatto per uscire.
“Hana…”.Non so come, ma sono riuscito a richiamarlo ed ho potuto raggiungerlo,
abbracciandolo da dietro.
“Non farlo ti prego…”.Mi sono stretto a lui, strofinando la
fronte contro il suo collo rovente.
Non avevo mai pregato
nessuno in tutta la mia vita…
Ma lui si è scostato dopo un istante
di titubanza.E mi ha afferratole spalle. Serio.
Forse arrabbiato.
“Stammi lontano.”
“Perch…”
“STAMMI LONTANO!!!”.
Ho scosso la testa, mentre mi si annebbiava la vista.
“Mai.”
Ho rialzato lo sguardo, sperando che lui capitolasse. Ma ho compreso di aver sperato invano.
Non mi era mai sembrato più deciso di quanto non lo fosse
quel momento.
“Vuoi
morire?”
L’ho guardato senza capire.Perché quella non
era una delle sue abituali minacce.
“Rispondimi, Kaede,VUOIMORIRE?”.
Ho scosso piano il
capo.
“No.”Dove voleva arrivare?
“Allora
devi starmi lontano.”
Aveva anche lui gli occhi lucidi.
“Ma perché? Io non vogl…”
“Stammi a sentire, ora, perché non mi ripeterò più e il tempo
stringe.
Me ne vado, Kaede, me ne vado da qui. E andrò dove tu non potrai
mai raggiungermi.”
Mi ha lasciato andare le spallee una lacrima gli è scesa lungo una
guancia.
“Quindi non cercarmi”
Poi si è voltato ed è scappato correndo.Ed io sono rimasto nudoa guardare quella goccia di pianto
librarsi nell’aria e cadere in silenzio nel vuoto, terminando il suo volo davanti
ai gradini di casa.
Sono stupendo, lo so… O,se non altro,è questociò che ho capito da come mi fissava quel come-si-chiama
davanti al suo liceo, questo pomeriggio.Ah, sì.Rukawa.
Mi guardo allo specchio e indosso una catena a girocollo, a maglia
grossa e appiattita, e due fascedi un verde militare a entrambe le
braccia, appena sotto il muscolo deltoide.
Così va meglio.
Ero troppo angelico, per i miei gusti.
Mi contemplo mentre
assumo unaperfetta aria da
duro-indifferente.
Sì, direi che
può andare.
Arraffo lo zaino dal colore mimetico e vi insacco l’indispensabile, stipandoci dentro un’infinità
di roba che varia dai viveriad un
armamentario degno di far invidia all’equipaggiamento di un soldato.
Esco dalla camera chiudendomi la fusuma
alle spalle,fermandomisul pianerottolo in cima alle scale per
staccarela spina dello stereo e quella
della fontanella di luce blu.
Non vorrei che scoppiasse un temporale durante la mia assenza.
Agguanto le chiavi ed esco di casa.
Ad aspettarmi c’è il mio nuovo mezzo di trasporto, una 4X4
piuttosto vistosa e dal design ricercato.
No, mi domando…
Ma una leggermente più anonima no, vero??
Almeno non è di un colore sgargiante! Ancora un po’ e me la sbolognavano di un
verde fosforescente o smeraldino…
Passo un dito sulla superficie del cofano, poi apro la portiera e
nel sedermi getto lo zaino sul sedile di fianco a quello del conducente.
Quest’auto sa di nuovo.
Volgo un ultimo sguardo verso la casa, poi metto in moto il
veicolo e mi allontano.
Un'
auto mi passa a fianco strombazzando energicamente.
Maledizione,
ho troppo sonno!
Ho
passato una settimana d’inferno!Heizo mi ha costretto a sottopormi a
un duro allenamento.
Sette
giorni di pura tortura!
Ancora
non riesco a capacitarmi di essere stato in grado di uscirne vivo e
completamente indenne…
Ah,
giusto! Cerrrto! MA PERCHÈ
SONO UN GENIO!
Tzè, un’ immaaansa
divinità guida dell’intera stella errante come me non avrebbe neancheil benchéminimo bisogno di esercitarsi!
Ma
di che mi lamento… Una settimana di corse ed esercizi ginnici non possono che far bene alla salute!
Ad
ogni modo ho trascorso sette giorni allenandomi al tiro
con le armi cortee
lunghe, ad imparare qualche mossa di arti marziali, kung-fu
e karate ead acquisire le informazioni base della guida e i significati dei più
importanti segnali stradali (tanto per poter guidare in un modo decente)col risultato che il mio cervello è
momentaneamente fuori uso…
Ma almeno adesso il livello della mia impareggiabile
genialità non conosce rivali in assoluto, perciò non ho di che preoccuparmi…!
^________________________________________^
Sorrido
strizzando gli occhi e rischio pertanto di tamponare un veicolo che mi precede.
Beh,
preoccuparmi un pochettino… magari sì….Mapoco-poco….
Aaahhhh, ragassi, è una
giornata fantastica! Guidare diventa pure piacevole!
Mi
rilasso appoggiandomi contro lo schienale e lanciando di tanto in tanto
un’occhiata all’immensa (come me,d’altronde)volta celeste, di un bell’azzurro
puro e saturo, incorniciato da una lontana coltre di nubi.
Sono
quasi le otto di sera eppure il sole è ancora abbastanza alto nel cielo, che si
colora a poco a poco di sfumature d’arancio.
Chissà
che staranno facendo LORO… gli
allenamenti pomeridiani saranno già terminati da un
pezzo. Scommetto che Kaede si è fermato più a lungo come suo solito..!
Davvero
un cielo stupendo!
Non
posso far altro che sorridere osservando le nuvole bianche rincorrersi
instancabili mutando continuamente forma: un coniglio…una patata…una giraffa…
un opossum…un
fiore… un rastrello… una bistecca… una… una…una………
DRIIINNN……DRIIIIINNN……
ma non ricordavo più che cosa.
DRII-click.
-Chi.. Sì..pront..?-“chi diavolo è a quest’ora?!”
è ciò che avrei voluto sbraitare.
Ma non ne ho avuto il tempo perché una
voce concitata mi ha travolto con un fiume di parole senza logica.
-AIUTAMI! Ti prego aiutami, DEVI aiutarmi! Sono IO, Hacchan,
non sono balle, mi dispiace di averti mentito, ma sono nei guai fino al collo!-
-Cos..-
-Mi hanno
rinchiuso, Hanamichi, RINCHIUSO! Non riesco a scappare, da soli è impossibile!-quella voce…
-Il codice,Hana, IL CODICE! Ti serve! Scappa, nasconditi, cambia identità!
Renditi IRRICONOSCIBILE, cercheranno ancheTE!-
QUELLA voce…
-TI
UCCIDERANNO, Hanamichi, MI STAIA SENTIRE! Fuggi finché sei in tempo!-
-…PAPÀ..?!!???-
-T… brzzz..GLIO BENE HANAMICHI! TIRAMI FUORI DI QU… brzz-crrrr… CODICE L’HAI T…. sss… MERD… svvvvsss….LA
TOMBA, HACCHAN, LA
TOMB…crrr…FOTO!....brzzz-crrrr-vrrr…-
-PAPÀ, NON
RIESCO A SENTIRE! CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO? DOVE SEI!??!? PAPÀ?!!??!-
-…OTO-crrrr…GIRAL-vrrrr…Hei
!VA’
AL DIAVOLO, NON L’AVRETE VINTA!-
Rumori
che ricordavano troppo una colluttazione mi hanno
fatto salire un groppo in gola.
- AAAH!Che cazzo pensavi
di fare, FOTTUTO PEZZO DI MERDA TRADITORE, EH?! Crrr-bzzzz- …LA FOTO, HANA!!!LA FO-CRASCH-TUMP-BANG!!!Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-t….-
Inutile
dire che sono rimasto immobile, seduto sul mio letto,
in completo stato di shock e senza la benché minima capacità di pensare per
almeno una buona mezz’ora.
Sudavo
freddo senza essere neanche in grado di deglutire, nonostante l’aria che
soffiava languida dalla finestra aperta fosse fresca.
Ricordo di aver guardato l’orologio alle quattro e mezza
di mattina.
Erano
passati duecentosette minuti da quella telefonata fatta in piena notte.
Dodicimilaquattrocentoventi
secondi da quando avevo sentito di nuovo le SUE parole dopo così
tanto tempo.
Papà…
Possibile
che quella voce concitata e nervosa fosse proprio
quella di mio padre?
Possibile
che tutto questo non sia stato altro che in semplice incubo?
Possibile
che non mi sia immaginato tutto….?
No…
Ilricevitore del
telefono penzolava ancora,ondeggiando impercettibilmente, lungo un fianco del
comodino.
Ho
allungato piano un braccio e ho rimesso con sgomento malcelato la cornetta al
suo posto, temendo che il telefono squillassedi nuovo.Ma per fortuna non
è stato così.
Mi
sono alzato tremando e mi sono addossato al muro di fianco alla finestra,
incapace di reggermi in piedi da solo.
Mio
padre.
Era
davvero mio padre. Mio padre non era morto. Mi aveva mentito per più di un
anno, ma non era morto.
C’era
ancora. Vivo, da qualche parte.Forse.
I suoni che avevo sentito
prima che la comunicazione si troncasse non mi sono piaciuti
affatto.
Ho
ascoltato i rumori del debole traffico per un tempo indefinito, fissando il
buio.
Poi
la sveglia.
Le
cinque.
Non
avevo capito.Non avevo capito che cosa
dovevo fare.
Mio
padre mi voleva bene.Ma dovevo scappare.Perché mi cercavano.E forse perchè mi volevano morto.
Come
lui.
Un
codice.MAQUALE?E dove diavolo lo
trovavo?Al supermercato no di certo!
E poi la tomba. E di nuovo mi sono
posto la medesima domanda. QUALE. Quale tomba? La sua, forse? Ma l’avevo guardata mille e mille volte.
E non ci avevo mai visto nulla di speciale.
Tranne il fatto chefosseQUELLADIMIOPADRE.
Non
avevo capito, non avevo capito.NONAVEVOCAPITO!
L’ho
scavalcato e mi sono avviato nella sua direzione camminando sul cemento, per
evitare di fare rumore.
E poi l’ho visto.
Nella
penombra, illuminato dalla debole luce dei lumini, che mi sorrideva dolce.
Lo stesso sorriso che mi aveva accolto
ogni giorno da quasi due anni.
-Che
cosa devo fare, papà?-.
Mi
sono accovacciato al suo fianco, scaricando il peso sui talloni.
Un
gomito poggiato sul ginocchio, le dita della mano che sfioravano il cemento
freddo.
I
polpastrelli dell’altra toccavano fuggevolmente i caratteri dorati fissi sulla
pietra, che assumevano contorni sinistri, al debole
tremore delle fiammelle delle candele.
Ho
posato sulla nuda pietra un solitario iris, uno dei fiori nazionali del
Giappone nonché uno tra i preferiti di mio padre.
Mia
madre glieli regalava spesso.
Mio
padre seguitava a sorridermi,
e io continuavo a non capire.
-Parlami,
papà. Da solo non capisco. Parlami. Ti prego, PARLAMI!
Cosa… Checosa
devo fare…?-
Era
strano ascoltarmi parlare senza ricevere risposte.
Ho
sfiorato, trascinando le dita, il viso sorridente di quella fotografia
intrappolata dal vetro, lasciando la scia delle mie impronte sulla lastra.
Ed è
stato allora che è successo.
Che ho
capito.
Si
è staccata.
Ho
visto la fotografia caderesul marmo in un suono metallico che era nuovo alle mie orecchie.
Ma certo! LA fotografia!
LA foto…LA FOTO,HANA! LA FOTO!Gi…Gi…GIRALA!
Ho
trattenutoilportafoto tra lemani,incerto sul da farsi.Poi ho
deciso.
Dovevo
aiutare mio padre. E salvare me stesso.
Sul
retro vedevo solo nero. Plastica. Ma che intendeva
dire, mio padre?
Girandomi
e rigirandomi la foto tra le mani, alla fine mi sono accorto che era chiusa
male.
Come
se la foto fosse troppo spessa.
O come se ci fosse
statodentro
qualcosa…
Ho
cercato di aprirla.Col risultato che mi
sono ritrovato il portafoto in brandelli.
La
mia finezza,a
volte,è davvero insuperabile.
Dentro, solo un foglietto spiegazzato.
“Cerca nella Stanza.
Non ho tempo per
scrivere
o spiegare. Ma LÀ capirai.
Vai alla casa. Alla
Nostra casa.
Le chiavi sono
incastonate nel legno
del tavolo in cucina. Presto tutto ti
sarà chiaro. Ti voglio bene.
Papà.
p.s.: sta’
attento.”
Ho
fattoesattamentequelloche era scritto nel foglio.Ho
lasciato il cimitero eho corsosenzafermarmi fino alla Casa.
La Vecchia Casa in cui non ho più messo piede dal giorno della sua presunta morte.
Ho
scavalcato il cancellinoe mi sono avviato verso l’ ingresso.
Ma sulla soglia mi sono bloccato.
La
porta era socchiusa. La serratura scardinata.
Merda.
Qualcosa mi diceva che la faccenda era in qualche modo
collegata a mio padre.
L’ho
aperta con cautela e ho visto l’inferno.
L’ingresso,
e avanzando ho capitononsolo quello, era interamente a
soqquadro.Mobili,mensole,
libri, scaffali, lampade, televisione… tuttorovesciato, gettato a terra con lampante meschinità e violenza.E scartoffie
ovunque.Fogli a palate, a quintali.Fascicoli, dossier, appunti…Vi ho rovistato
freneticamente per chiarirmi le idee, ma senza risultato.
Poi,
un rumore.
Ho
aguzzato i sensi, restando nel buio.
-Niente,
non so dove possa essere.-Una pausa. Poi ancora:
-Hn. Beh, torturatelo di nuovo. Confesserà,
lo sai. È un osso duro, Sakuragi, ma diventeràmalleabile molto presto… Eh…? ….Allora
manda quei due cercare il figlio.-
Ho avvertito il rumore di un accendino.
-No,
torno. Arriverò fra tre ore….. Ha!ha! Certo, teppista! Ma
non martoriarmelo troppo, mi serve VIVO….-.
L’uomo
a cui apparteneva quella voce, era senza dubbio un pazzo.
Il
capo, presumibilmente.
L’unico
in grado di passare in un solo istante da un tono di voce all’altro, da quello dettato da una gioia dovuta ad un vaneggiamento
insensato a quello più gelido della morte.
L’unico che può permettersi di impartire ordini.Di sogghignare in quel modo.Di fumarsi tranquillamente una paglia dopo
aver messo a soqquadro una casa alle cinque e mezzo del mattino, senza ilbenchéminimo timoredi lasciare qualche indizio. Uno che ha un bel po’ di esperienza
alle spalle, per farla breve.Un
professionista. Uno da temere.
O da affrontare.
Non
lo so.
Ho
resistito alla tentazione di chiamarlo per pestarlo dopo avergli visto quella sua cazzo di faccia. POTEVA essere armato.
E io volevo, DOVEVO vivere.
Ho
aspettato che uscisse e atteso qualche altro minuto, immobile.Poi mi sono mosso.
Le chiavi. Nel tavolo.
La
parte inferiore del ripiano presentava una sagoma quadrata che pareva
restaurata. Ma con un semplice tocco ho capito che era
vuota. Un colpo secco e l’ho sfondata. E dentro...
Ho
afferrato il piccolo mazzo ein sala ho spostato il divano edaperto la botola che nascondeva. Sono sceso nervoso lungo i gradini
sconnessi e mi sono trovato nel buio.
Ed
è questo punto che non ero mai riuscito ad
oltrepassare. Mio padre mi richiamava sempre rimproverandomi come un invasato.
Per
entrare ho dovuto spingere la porta sfruttando tutto il mio peso. Cosa temeva,
quand’ero bambino, che fossi Ercole?
Dunque era quella, la Stanza.
C’era
un silenzio surreale e tutto era immerso nella penombra.Era interamente in legno, le pareti
tappezzate di foto in bianco e neroe fogli di carta.Le foto avevano quasi tutte come sfondouna montagna e
mio padre non era mai solo, ma sempre immortalato con qualcun altro.
Che in tutte le foto sembrava essere più felice di lui.
Mio padre non si trovava in sintonia, con gli Altri…
?
Su
un lungo tavolo da laboratorio erano sparsi alcuni articoli.
“RICERCA SUL CERVELLO -Alcuni studiosi
hanno fatto importanti progressi nel tentativo di preparare una composto che
permetta al corpo di generare cellule in grado di conferirgli nuove
abilità.I ricercatori sono riusciti ad
identificare tipi di cellule capaci di rendere l’uomo telepatico.
La loro scoperta potrà essere
importante nel…”
Ho smesso di
leggere, mi sembravano cavolate e mi sono limitato a
soffermarmi sui titoli:
In
che diavolo di roba era coinvolto mio padre?!??
“Anticorpi Killer”? “vittime radioattive”?? “L’orribile Verità”??? MA CHE
STORIA ÈQUESTA?!??!!!?
Mi
sono accasciato su uno sgabello imbrattato di polvere.
Ecco,
lo sapevo.
Adesso
viene fuori che mio padre faceva parte di una setta di mentecatti esaltati che
se l’erano squagliata da un manicomio d’imbecilli per rimpiattarsi in montagna placidi placidi a fare esperimentiscientifici in compagnia degli orsi!
Ho
gettato la testa all’indietro e mi sono cascate le chiavi mano.
Fissando
il mazzo ho notato che una non l’avevo ancora utilizzata. L’ho scrutata.
Piccola e arrugginita.
Hn.
E
che cacchio ci aprivo con quel ferrovecchio?!? Sui
ripiani non vedevo niente che potesse suggerirmi una risposta.
Ho
aperto tutti i cassetti, esaminato ognuno di essi dopo
averli svuotati, guardato sotto i tavoli alla ricerca di indizi.
Niente.
Dunque l’avevo sotto il naso. Il problema era capire dove. Ma
non perché avevo un naso mastodontico,sia
chiaro.
Mi
sono guardato intorno.
….
Boh!
Foto,
incartamenti, calcolatrici, un vecchio computer, portamatite, un telefono…
Poi
mi sono visto. Da piccolo, insieme a mia madre. E
pochi anni fa, al diploma di terza media.
Dunque mio padre era tornato, se aveva questa foto…
E l’ho trovata.
La
risposta, intendo.
Ci
avrei aperto un cofanetto grigio simile a un
rudimentale portagioie, nascosto dall’ombra delle mie foto.
Il
metallo era ossidato in alcuni punti e la chiave si adattava perfettamente alla
serratura.
Dentro
ci ho trovato gli occhiali di mio padre, un iris disseccato ed un foglio.
Una volta emerso dalla lettura, avrò letto e riletto quel
pezzo di carta infinite volte.Avevo i
lucciconi agli occhi.
Era
una lettera di mio padre.
E mi sono messo a piangere.
Perché
nulla, in tutta la mia vita, mi era mai sembrato più importante di quelle frasi scritte con quell’inconfondibile grafia
decisa di mio padre.
Nulla.
Erano
i pensieri di mio padre, quelli.
Erano tutto ciò che non era mai riuscito a dirmi.
E
benché me le avesse rivelate in quel modo indiretto e forse un po’ banale, che
svelava quella debolezza che lui si accaniva a nascondere buttandosi a
capofitto nel lavoro, quelle parolemi erano sembrate le frasi più
importanti che avessi mai letto in tutta la mia insulsa esistenza.
Mi
sono asciugato le lacrime e ho telefonato alla polizia di Kanagawa,
chiedendo di HeizoTsumuji.
Il
sole, all’orizzonte, ha smesso di ardere già da un bel pezzo, e al suo posto
hanno preso ad addensarsi ciuffi di nuvole di un
grigio plumbeo.
Kami, ma quanto tempo sono
rimasto a perdermi nei ricordi?!? Lancio un’occhiata distratta all’orologio che
porto al polso e trasalisco: le nove meno un quarto?!?
Aumento
la velocità quando noto di essere sorpassato da un
considerevole numero di veicoli.
Mi
passo una mano sugli occhi ancora umidi e mi riconcentro sulla strada.
La
prima goccia d’acqua colpisce il parabrezza nuovo di zecca. Che
tempo balordo…!
Accelero
ulteriormente in preda alla noia.
Settanta…
Ottanta…
Novanta…
Novantacinque…
Sto
giusto pensando che più tardi dovrò fermarmi a fare il pieno
quando lamia attenzione è
catturata da una figura immobile, che se ne sta sul ciglio della strada con uno
zaino ai piedi a fare l’autostop sotto l’acqua.
Appena
ne identifico i lineamenti, prima sussulto, poi mi incazzo
e infine mi viene un demone per capello.
Lo sapevo. Lo sapevo, io. E pensare che mi ero
preoccupatoparecchio…
Beh, non che ora sia esentato dal dovere di farlo.
Anzi.A maggior ragione, forse dovrei
impensierirmi ancor di più.Meglio,
senza “forse”.Kami
solo può sapere in che razza di guai può cacciarsi un mentecatto del suo
calibro.
Sapevo che c’era sotto qualcosa. Qualcosa che non quadrava
per niente.
Mi era parso troppo strano che mi lasciasse così.Non era da Hanamichi Sakuragi comportarsi in quel modo. Assolutamente.
Avrebbe voluto restare con me, giusto? Eppure. Eppure mi
ha allontanato dalla sua vita. Se ne è andato. Escludendomi.Senza la più piccola intenzione di ritornare
sui suoi passi.
Ma se mi ha mollato… Se ha troncato con me non l’ ha fatto
di certo per un’inezia.
-Mi lasci pure giù in quel punto-.
E quindi ho provato a chiamarlo. Però. Però a casa non
rispondeva. E a scuola ,di lui ,nessuna traccia.Ho resistito un giorno, è vero.Due. Mi sono impegnato.Tre. Ho dovuto sforzarmi.
Ma i giorni sono diventati quattro. Edio non resistevo.
Come potevo sperare
di sopravvivere… lontano dalla mia vita?
Il quinto l’ho chiamato sul portatile. Avevo un’impellente
bisogno di sentire la sua voce. Ero troppo smarrito, lontano da lui.SENZA
lui.Mi sentivo un’anima che volava
senza meta.E benché tornare ai ricordi
o evocarlo quando più avevo bisogno di lui fosse tutto quello che potevo fare,
ciò non mi bastava. E ho composto il suo numero.
-Sicuro, ragazzo? Se l’esperienza non mi tradisce, tra
poco verrà giù un bel diluvio! Rischi di beccarti una magnifica polmonite!-.
E mi ha risposto. Non me lo sarei mai aspettato.Certo, sarà stata la telefonata più corta di
tutta la mia esistenza (sebbene io non sia tanto prolisso) , ma quei SEI
secondi in cui ho potuto risentire il calore della sua voce mi hanno fatto
rinascere.
-Sì…Non si
preoccupi, resisterò.-
E cccerto che resisteresti, volpaccia!
Un clima del genere per te non è che una piccolezza, giuuuusssccchto…????
Hn. Sì.Credo che, se fosse qui, commenterebbe
qualcosa di simile. E altrettanto stupido.E privo di senso.
- Aha, okay! Come vuoi,
giovanotto.Ehhehhe,
ce n’è di gente rimbambita in giro!-.
Al cellulare solo un“Ciao! Ti avevo detto di non cercarmi…Ora perdonami, ma, davvero,sono impegnatissimo e non posso stare al telefono. Scusami. Ti
amo, Kits. …ENONCERCARMI!”.
Ma mi è bastato.Eccome se mi è bastato.
Le sue parole sono state sufficienti per farmi capire che
Hanamichi non ce l’aveva con me. Per farmi capire che era costretto a tenermi
lontano, nonostante mantenesse il solito tono da spaccone. Avevo percepito una
nota malinconica e più seria del solito, nella sua voce.
E sono stato al telefono abbastanza da capire che lui non
si trovava in un posto QUALSIASI.
Perché, se non sbagliavo, quei suoni erano proprio degli
spari.
Ma non come quelli dei film. Oh, no.
Erano talmente assordanti che sei secondi sono bastati a
rintronarmi per un quarto d’ora.
Forse è anche per questo che ho desistito a richiamarlo.
-Dunque ti faccio scendere qui, su un’extraurbana del
genere?-
E poi, non so come mi sono ritrovato alla Loro Casa in cui Hacchan
si è sempre rifiutato di entrare.
Perché gli ricordava
cose brutte,
diceva.
Immagino si sia sempre riferito alla morte di suo padre.
Di cui non mi aveva mai parlato, tra l’altro.So solo che non è riuscito a superare un infartoun anno e mezzo fa.O giù di lì, forse un po’ meno.
-Nhn-.
Come mi sono ritrovato alla Loro Casa, dite? Beh, ero andato a far visita al padre di Hanamichi
come facevo ogni settimana. Prima di tutto ho notato che la sua fotografia era
scomparsa, la cornice a pezzi.Inoltre,
cincischiando con un iris fresco che ho trovato sulla sua tomba, ho posato
l’occhio su un foglietto un po’ accartocciato, costretto sotto il peso di una
piccola pietra.
Sapendo a quale casa si riferiva la scritta e senza
dimenticare lo “stai attento” ,ho fatto due più due.
E siccome sono migliorato in matematica, ho ben pensato di
farci un salto, in quella casa.
Kami, mi sto rincretinendo come
Hanamichi, in quanto a logici ragionamenti…
-Beh, allora buona fortuna, giovanotto!-.
L’auto si ferma e scendo, non prima di aver recuperato lo
zaino dal sedile posteriore.
-Hn, la ringrazio infinitamente,
signore-, dico caricandomelo in spalla.
Lo zaino, non il signore.
-E di cosa, è stato un piacere! E non prendere troppa
acqua, mi raccomando!-,una sgommata e
il vecchio dai capelli canuti è già lontano.
Comincio a camminare e mi perdo di nuovo nelle mieriflessioni.
Hn, dire che quella casa era
disastrata era dire poco.Neanche con
gli effetti speciali si poteva ottenere un macello del genere.
Era tutto distrutto. Come se in quell’abitazione fosse
passato un branco di rapinatoriprima, e
una mandria di elefanti poi.
Ho avuto paura. Ho avuto seriamente paura.
Ero convinto di trovarlo morto. Di vedermelo lì, riverso a
terra in un lago di sangue a fissarmi con uno sguardo vitreo, vuoto.
Spento.
E mi sono ritrovato a tremare, a piangere in silenzio, ad
essere scosso da singhiozzi che cercavo di soffocare, rendendomi conto, ancor
di più in quegli istanti che in altri, di quanto mi mancasse e di quanto mi
fossi legato indissolubilmente a lui. E avanzavo, avanzavo e avanzavo… e il
corridoio mi sembrava non finire mai.Ma ero solo io che non riuscivo a muovermi.
Alla fine non c’era nessuno. Ma, giuro, non ho mai avuto così
tanta paura di quanta non ne abbia provata in quel momento.
E mentre scendevo a tentoni delle strette scale che
terminavano nel buio più completo, sono stato nuovamente attanagliato dal
terrore.
Quella stanza…
Quella stanza era… era… Kami,
non sono nemmeno in grado di definirla.
In quelle quattro pareti tappezzate di foto buie e di
articoli, immerse nella semioscurità, le mie paure e i fantasmi della mia mente
si sono centuplicati.
Volevo Hanamichi.
Volevo Hanamichi che alleviasse il mio stato d’animo
consolandomi con le parole più adatte.
Volevo Hanamichi perché lui sapeva sempre come farmi
sentire bene.
Lo volevo perché lo amavo. E perché avevo paura per
lui.Per me. Per Noi.
Ed ecco che ricominciavo a piangere cercando in tutti i
modi di trattenere quelle cazzo di lacrime.
Non c’era niente di interessante in quella stanza. Niente
che potesse dirmi qualcosa. Ma nell’uscire…
Nell’uscire ho visto un foglio piegato.Per terra.
Una semplice pagina di carta che ancora non sapevo sarebbe
stata quella che mi avrebbe chiarito ogni cosa.L’ho presa, ancora scosso, e ho cominciato a leggere.Ma dopo qualche fraseho dovuto sedermi e ricominciare daccapo.
Perché quella che tenevo tra le mani non era una lettera
qualunque.
Era una lettera indirizzata ad Hana-chan.
E l’aveva scritta suo
padre.
Mi sono passato una mano sul viso,ho scosso la testa per darmi una svegliata e
ho ripreso la lettura dall’inizio.
“Ciao, Hanamichi.
Immagino che tu ti sia già domandato che razza di persona è un uomo che
accatasta in una stanza del genere documenti e foto simili.
A volte me lo sono chiesto anch’io…sai? È… è che è successo tutto così
rapidamente…
È difficile da spiegare, credimi. Cercherò di essere il più chiaro
possibile, ma so già che sarà un’impresa ardua…!
Da dove posso cominciare…
Da piccolo il mio più grande desiderio era entrare a far parte della
Polizia.E 19 anni fa, quel desiderio a
cui tanto anelavo si è avverato: ho cominciato a lavorare nel dipartimento di
polizia, qui, a Kanagawa. Ma, col tempo, ho capito
che quella vita non mi bastava. Non riuscivo ad accontentarmi, a sentirmi
soddisfatto. Ero sempre irrequieto, alla ricerca di fatti nuovi, di emozioni
sconosciute, di qualcosa che desse uno scossone alla mia vita. Non mi
accontentavo di fare un’ esistenza anonima con una bella famiglia, una
mogliee un figlio stupendi. So che
sembra un discorso alquanto egoistico, ma è la verità.Non amavo la monotonia e non riuscivo a stare
in un luogo preciso troppo a lungo. Avevo bisogno di viaggiare, di sentirmi
vivo, di sentire l’adrenalina scorrermi in corpo, di avvertire il pericolo e la
morte ad un soffio di distanza e di uscirne indenne. Non so se riesco a
spiegarmi.Ad ogni modo, due anni dopo
sono entrato nella polizia militare e in seguito nella polizia investigativa di
Tokyo.
Beh, che tu ci creda o no, dopo pochi anni mi ero stancato anche di
quello stile di vita.
Sono stato arruolato nei corpi speciali. E mi sentivo realizzato. Poi
ho conosciuto tua madre.E mi sono ritrasferito a Kanagawa,riuscendo a diventarecomandante di polizia della prefettura di
Yokohama.
Ho lavorato anche nella sezione anticrimine, e fui costretto a fare
numerosi viaggi. Mi spiace di essere stato poco presente negli ultimi quattro
anni.
È stato in quel periodo che tua madre ci ha lasciati per trasferirsi in
America. Cercava il successo, voleva sentirsi viva. Importante.
Come me.
Per questo la capivo. E l’ho lasciata andare.
Mi manca, sai…?Mi manca
davverotanto.Laamavo,tua madre.Da morire.
Avevo rinunciato ai miei desideri giovanili per restare al suo fianco,
perché avevo capito che una vita senza amore non significava niente.
Ma lei, forse, non abbastanza amava me. Anzi, indubbiamente.
E mi ha lasciato. CI ha lasciati.
Un bel giorno ha fatto le valigie e ha preso il primo aereo che, il
pomeriggio, partiva per l’America.
Sola andata.
Voglio sentirmi viva, ha detto.Non si trovava bene abbastanza, ripeteva. Voleva lasciare il Giappone,
sfondare nel lavoro, godersi la vita, divertirsi. Era ciò che aveva sempre
voluto fare.
E in parte l’ho capita. E mi sono ritrovato solo all’aeroporto, a
fissare l’aereo sui era salita diventare sempre più piccolo e perdersi nel
cielo.
Da allora non ho più avuto sue notizie. Ho cercato di rintracciarla,
invano.
Ma non voglio parlare di lei, ora.
Sei diventato autosufficiente presto. In seconda media sapevi già fare
tutto e di tutto da solo.
Per questo, quando quellidella
sezione anticrimine mi hanno chiesto di lavorare come infiltrato, non mi sono
fermato a pensarci due volte. Non volevo lasciarmi sfuggire l’occasione,
capisci?
Ma qui, sono iniziati a sorgere i primi problemi.
Ho sempre avuto un’enorme fiducia nelle mie capacità. Ho sempre creduto
in me stesso al centodieci per cento. MaLÀho capito che spesso la mia
sopravvivenza era appesa ad un filo. Non sono mai stato troppo gentile, né
tanto meno socievole. Ed un membro schivo e facilmente irritabile non era molto
ben visto in un gruppo che doveva restare compatto e nascosto sulle montagne.
Ma non ti ho ancora spiegato il motivo per cui ti sto scrivendo. Quindi
vedo di arrivare subito al punto.
Avevo voglia di tornare da te, per un po’. Volevo rivederti, dopo tanto
tempo. L’unica cosa che sapevo di te era che riuscivi a tirare avanti grazie al
sostegno di Youhei, il figlio del mio migliore amico d’infanzia.
E cinque mesi fa, infatti, sono tornato.
E ti ho visto rinascere. Ho potuto rivedere il mio stupendo, sfrontato,
ingenuo, irruente, megalomane, istintivo, spassosissimo,unico e insostituibile
figlio.
Ti voglio bene, Hanamichi, ti voglio bene con tutto me stesso. E mi
spiace non riuscire mai a fartelo capire. Noncome vorrei.
E ora ho paura di perderti, Hacchan.
Perché l’aria, lassù in montagna, sta diventando bollente. Sta succedendo
qualcosa di grosso. Qualcosa tipo esperimenti scientifici su persone rapite dai
poveri villaggi delle zone circostanti.
E mi hanno imposto di tornare. Perché sono l’unico che potrebbe
infiltrarsi nuovamente, nel modo più discreto ed innocente possibile.
Perché sono l’unico uomo “giusto”, secondo loro.
Ma io la penso diversamente. Ora sto cominciando a cambiare idea.
Sarà perché sto diventando decrepito, sarà perché comincio a sentire il
desiderio di invecchiare da uomo comune guardandoti diventare sempre più bello
,adulto e maturo giorno dopo giorno, sarà che solo ora voglio cominciare a
vivere una vita normale e tranquilla… fatto sta che parto lasciando il cuore e
la mente qui a Kanagawa, in questa casa.
E so pertanto che non riuscirò a svolgere il mio lavoro come dovrò.
Perché già in partenzami manca la
voglia assoluta di volermi buttare neicasini.
Voglio stare con te, voglio essere tuo padre.
Non voglio trovarmi coinvolto in una spirale di giochi pericolosi tentando
di portare avanti un’indagine impossibile.
Perché non posso nascondermi dove di nascondigli non v’è neppure l’
ombra.
Stanno diventando forti, lassù.
Sai perché parto di nuovo? Per ricevere uno stipendio che ti permetta
di vivere una vita migliore di quella che sei costretto a sopportare in questo
tugurio.
Ma ho paura di non riuscire a tornare.Sto parlando di “tornare” Hana-chan, non di
“riuscire a vivere ancora a lungo”. Quello ci riuscirò, stanne certo. Sono un
genio, cosa credi? Quindi ricordati di non sottovalutare mai le mie
ineguagliabili doti, è chiaro, genietto?
Non ho ancora molto tempo per scrivere. Domattina partirò di nuovo e
devo preparare ancora tutto.Me ne andrò
per un bel po’, credo.
Ma ho paura di non riuscire a liberarmi di quei pazzi criminali come
voglio.
Ho paura di ritrovarmi troppo immischiato.
Penso che per eliminare le tracce delle loro folliricerche l’unica soluzione sia quella di far
saltare tutto l’impianto. Stanno distruggendo gente, là dentro. E questo non
posso accettarlo.
L’ edificio è iper protetto. E sicuro… ancor
di più. Dire che ogni centimetro quadrato di quel posto è controllato per
almeno venti ore al giorno è dire poco. E là non c’è che una dozzina di
individui.
Il Luogo ha un’estensione di circa tre o quattro chilometri quadrati. E
la costruzione è all’esatto centro.
Se gli studi si spingeranno troppo oltre,farò saltare tutto sul serio.
Il fabbricato è sempre stato dotato di un impianto esplosivo, da
attivare in caso di pericolo. Innescherò quello.
Se non mi avranno ancora scoperto.
Voglio che tu sappia un cosa, Hanamichi: mi fido di te.
E vedo in te capacità degne di un genio. Hn.
Mi vedo costretto a cederti il titolo, per questo!
Hai talento in molte cose, Hacchan.
O quasi. Anche un genio ha i suoi limiti… e lo dico sorridendo,
sappilo.
Ma so che sei un tipo sveglio. So che hai il mio temperamento. E che
sai essere noncurante del pericolo.
Perciò, presta molta attenzione a queste ultime righe.
Esiste un codice per attivare l’impianto autodistruttivo di
Quell’edificio.
E quel codice lo possiede il capo dell’organizzazione.
Ma io ne ho fatto una copia.
Qualcosa mi dice che già l’avevi intuito leggendo… siamo entrambi dei geniacci, no? Io perché l’ho duplicato, tu perché hai
intuito che io dovevo aver fatto qualcosa del genere.
Tuttavia ad avere il codice non siamo in due.
Siamo in tre.
Indovina chi è il terzo. Proprio così.
Sei tu.
È iniettato appena sotto la pelle, come un tatuaggio, all’interno del
tuo braccio sinistro. Più o meno di fianco al gomito. È visibile se esposto ad
una luce particolare. Non posso specificare dettagli, mi dispiace. Questa
lettera potrebbe finire in mani sbagliate.
Se sarò morto, morto per poter continuare la mia missione senza troppe
complicazioni, vuol dire che l’aria lassù si è fatta ardente. È aria che
brucia, Hanamichi.
E se riceverai mie notizie, è perché da solo non riuscirò più ad andare
avanti.
Perché mi servirà un aiuto.
Il tuo.
Se pensi di farcela, chiama HeizoTsumuji, uno dei miei vecchi amici più fidati.
È un ex-ufficiale dei corpi speciali dell'esercito, ora è felicemente
sposato ed è passato nei ranghi della Polizia cittadina di Kanagawa.
Il mio sogno attuale, per farla breve. Vedi di non recargli troppi
problemi o di non stressarlo oltre il limite…capito Genio?
Non esigo il tuo aiuto. Ma ci spero.
Ora ti devo lasciare. Le valigie mi aspettano.
Purtroppo.
Ti voglio un mondo di bene, Hanamichi. Anzi, dire questo non è
abbastanza …
Devo proprio andare, ora. Spero di rivederti presto.
Non dimenticarmi.
Un
bacio,
Papà.”
Qualcosa mi bagna il viso e torno improvvisamente alla
realtà.Hn.Pioggia.
All’inizio sono solo poche gocce. Poi, il diluvio.Quel vecchio aveva ragione.Aveva maledettamente ragione.Sono già un quarto alle nove, e il cielo si
sta facendo buio molto prima di quanto avessi immaginato, visto il tempo da
ladri.I capelli mi si incollano alla
testa e scuoto il capo per scrollarmi di dosso più acqua possibile.
Ancora un minuto e mezzo e mi ritroverò inzuppato
fradicio.
Quando il primo tuono della sera si schianta a pochi
chilometri di distanza, noto un fuoristrada rallentare a fermarsi esattamente
di fronte a me.
Nel momento in cui il riflesso della luce dei lampioni mi
permette di scorgere il volto del conducente, resto sconcertato.
È il ragazzo che mi ha
sorriso davanti alla scuola la settimana scorsa.
Alla fine mi decido e
accosto, abbassando il finestrino.
Lo osservo e non posso
far altro che sorridere.
È uno spettacolo, quand’è bagnato come un
pulcino…!
Sembra sorpreso.Quel sopracciglio rialzato è la conferma che
mi ha riconosciuto, identificandomicome quello-che-ha-visto-l’altro-giorno.
-Che vuoi-.
Ecco, sempre il
solito!Che
anche quando ha bisogno di un aiuto, anche del più banale, fa di tutto per
evitare di ottenerlo.
-Mah, passavo di qui e
ho pensato di fermarmi ad ammirare ‘sta meraviglia di
panorama in un giorno di pioggia…-.Ma
che domande fa?!?–E visto che guido da ore, avevo giusto
considerato di fermarmi a riposare…-.
-A venti metri c’è
una piazzola…-, mi
fa
notare volgendo lo sguardo in un punto alla sua destra.
Non cambierà mai.Senso dell’umorismo: meno di zero.
-Vuoi un passaggio?-,domando sporgendomi
verso la sua direzione,-O tu avevi solo
pensato di farti una doccia fredda all’aperto?-.
Mi fulmina con lo
sguardo e si ferma a riflettere.
-Dove sei diretto-.
Indico l’orizzonte
lontano che mi sta di fronte.
-Di là-,rispondo sul
vago.Non mi viene in
mente altro.
Kaede non sembra
convinto e continua a fissarmi strano.
-Allora, lo vuoi, ‘sto passaggio, o no? Non dirmi
che preferisci farti tutto il tragitto a piedi sotto un diluvio simile…!Avanti, sali.Lo zaino puoi buttarlo dietro-.
-E chi ti ha detto
che ho deciso di accettare il passaggio?-.A
volte è esasperante, il ragazzo.
-Senti, Rukawa, vedi
di darti una mossa perché mi si sta allagando la macchina!!!
Appena diminuisce di piovere ti sbatto fuori da questa carretta e puoi
andartene dove cazzo ti pare, okay?!?-
-Come sai
il mio nome?!- mi domanda con
espressione accigliata.Ecco. Ti pareva.
Maquantosonoidiota.Poi il lampo di genio.
-Non è così che ti
hanno chiamato quei tuoi amici? Se ho sbagliato ti chiedo scusa, non homolta
memoria…-,mi giustifico ridendo
imbarazzato.
-A me sembra l’esatto contrario-, dice abbozzando
l’ombra di un sorriso che sa tanto di furbo, mentre apre la portiera.
Deve trovarmi
terribilmente simpatico, se mi sorride in quel modo.
La radio suona ‘Stay’ di ‘Sash!’ ed io mi perdo in quelle note sparate ad alto
volume dai diffusori, godendo della potenza dei bassi.Pazzesco!Quest’auto sembra unnight club!
-Allora?-,domando abbassando
la musica ad un volume ragionevole,-Dove sei diretto?-.
Costretto a viaggiare
a velocità moderata a causa del maltempo, posso permettermi di sbirciare
frequentemente Kaede che mi sta difianco senza spiccicare parola.
-In un posto come un altro-.
-Uh… Ma come siamo
misteriosi…- lo canzono.
La pioggia che picchia
il parabrezza scende in tanti piccoli rivoletti lungo il vetro.
-Tu non mi sembri
da meno-,
ribatte.
-Sei di Kanagawa?-,mi chiede dopo una dozzina di minuti.Uh..Kaede che avvia un discorso… Incredibile…
Sorridocontinuando a
fissare la strada (che non si vede) ,poi lo scruto con la coda dell’occhio, senza mutare espressione.
E Kaede mi fissa la bocca schiudendo le sue labbra
succulente.
Lo so.Lo so di avere un sorriso bellissimo,
quando lo mostro in unmodo così sincero e profondo.
-È… Èun sì…?-, chiede con una voce inaspettatamente bassa.
-È unnonproprio … -rispondo con tono
vellutato e stranamente intenso. Cavoli devo darmi un
contegno! Possibile che Rukawa debba sempre ed ovunque farmi questi effetti…???
Lo sbircio di nuovo.
La sua maglietta è inzuppata d’acqua e ciocche di capelli
fradici gli ricadono sugli occhi. Dio, è irresistibile….!
Contegno, bello.Contegno!!!
-Prendi lo zaino che tengo dietro il mio sedile.Nella tasca anteriore c’è un asciugamano. Usalo-.
-Non ne ho bisogno-.
-Rischi di ammalarti,
conciato così…-,lo
ammonisco.
-Non importa, l’asciugamano non mi serv…-
-SEH, VABBÈH, HO
CAPITO! TAGLIA CORTO! Avanti,prendilo! … T’ho dettoprendilo… PREN-DI-LO!MA CHE È?!SEISSCEMO ?!?-,Kamisama, mi fa saltare i nervi quando si ostina a comportarsi
così!!!
Con un sonoro sbuffo
obbedisce e lo osservo di sottecchi mentre si sfila la
maglietta e resta a torso nudo, mostrando il suo torace abbastanza muscoloso e
lucido d’acqua.
Ma perché cavolo gli ho
detto di asciugarsi..!Forse era meglio lasciare che si beccasse
una broncopolmonite!!
Quando ha finito
ripiega l’asciugamano e si infila di nuovola maglietta umida.
-Getta pure dietro l’ asciugamano. Lascia che si asciu…-.
Non faccio in tempo a
finire che sento un rumore assordante.
Non mi ci vuole tanto
per capire che ci hanno sparato addosso.
Rukawa,se possibile,sbianca voltandosi di scatto a fissare senza
parole il lunotto posteriore che presenta, come decoro, un bel buco rotondo..
-PORCA PUTT… LA
MIA MACCHINA NUOOOVAAAAAA!PEEZZEEEEEEENNNTI!!!
MA IO VI SPEZZO! VI DISINTEGRO!!!!!!!E tu legati,imbecille! -.
Riprendo il controllo
dell’auto e riparto a tavoletta.
-Dannata pioggia del
cazzo…. MA PROPRIO OGGI, DOVEVA DILUVIARE?!?!???-,sbraito mezzo imbestialito.
Le ruote divorano l’asfalto mentre zigzago fra le auto in corsa.
-Chi… chi cavolo sono…?-, mi chiede un Kaede
terrorizzato.
-ECHECCCAZZONESO!!!?!-, rispondo mentre taglio la strada ad un autobus e imbocco una
via d’uscita.
Un altro sparo. Ecco,
adesso posso dire addio allo specchietto retrovisore.
-IO LI AMMAAAAAAAAZZO!
GIURO, ADESSO MI FERMO E LI RIDUCO IN ATOMI!!!-
-Stai scherzando, vero..?-,
Loincenerisco con lo sguardo.
-CERTO!!!Checcredi!Che io mi faccia
impallinare così facilmente? Ma per chi mi prendi?!?
CRETINETTI???!!?!?!-
-Mava’ a cagare.Era solo una domanda. Non c’è bisogno di
scaldarsi tanto!-
-Oh, già, certo!
Perché tanto ci pensanoQUELLI,a farlo,
giusto?-,ringhio indicando alle mie
spalle.
Dopo una manciata di secondi la mia mano finisce sui suoi pantaloni.
Lo sento
sussultare.E
io che volevo solo richiamarlo…!
-Guarda che mica ti
mangio!-.
-Mpf!-.
-Senti… Scusa . -,dico,-….… Come hai detto
che ti chiami?-
-Kaede.E comunque non te
l’avevo detto-.Fantastico, l’ho fatto incazzare!
-Beh, KAEDE… li vedi?
Dove stanno, ci sono vicini?-
-Attaccati alle chiappe-.Ma tu guardalo!
Adesso si mette pure a usare le mie stesse battute! E
poi mi critica perché uso sempre un linguaggio da contadino!!!
-Beh, allora tieniti-.
Sterzo bruscamente a
sinistra e imbocco un viottolo buio.
-Strada fantastica! Complimenti per
la scelta-.
-Non ti ci mettere
anche tu!-, replico centrandoin pieno due bidoni di latta.
-Merda, la mia bellissima
macchina…-
-Ma tu non fai che pensare alla
macchina?-
-E tu non puoi startene
un po’ zitto? Mi disconcentri-.
-DE-concentri-.
-Eh?-
-DE-concentri. Si dice
deconcentri-.
-BEH,QUELLOCHEÈ,
SIGNORESPERTO!!-. Cavoli, a volte
sembra quattrocchi!!! Lo sento ridacchiare.Miracolo dei miracoli.
-CHE CCC’ È?!-
-Sembri…-, ha gli occhi che ridonoma non
continua la frase.
-Sembro..cosa?!?-
-Hn.- e il suo volto si
fa improvvisamente triste,-No,
niente.Nessuno.-
Volto a destra e mi avvio verso il centro di un paese.
Stiamo procedendo ad
una velocità elevata ma costante.
-Io cosa?-, domando.
-Non so il tuo nome- mi risponde Kaedesbuffando come se
fosse ovvio.
-Danjuro- è la risposta,-DanjuroGenjoMakihara-, continuo
stando attento alla guida.
“Ma puoi chiamarmi Genio”, vorrei potergli
dire. Poi lo guardo.
-Ma puoi chiamarmi come
v..-
-Attento!-
Seguo il suo sguardo e
noto due gatti che stanno in mezzo alla strada.
E lui adora i gatti.
Merda.
Devio il mio percorso
rovinando la fiancata dell’auto contro un muro e mi ritrovo
senza anche lo specchietto retrovisore di destra.
-MABENE!FANTASTICO!-,sbraito
incazzato nero,-ÈUNASETTIMANACHEHO‘STAMACCHINAEDÈGIÀSFASCIATA!MAGNIFICO!DAVVEROMAGNIFICO!!MAVAFFANCULO!!!!-, continuo fulminando
la macchina che ci segue guardandola dall’ultimo specchietto che rimane.
-Guarda che sei tu quello che non
sa guidare…-
-MA VUOI CHIUDERE QUELLA CAZZO DI FOGNA?!?!?-, urlo esasperato.
Peccato che ho
staccato gli occhi dalla strada per troppi secondi e mi accorgo all’ultimo
minuto di un gruppo di persone che se ne sta ad ascoltare un vecchio che
strimpella, in mezzo alla piazza e purtroppo anche lungo il mio percorso.
-Frenafrenafreenaaa!-, mi implora
Rukawa senza rendersene conto.
Comincio a
strombazzare il clacson come un invasato e la gente si volta di scatto con
espressione basita e poi terrorizzata.
Perdo il controllo
dell’auto e tento di frenare cambiando direzione.
-MERDAMERDAMERDA!!!!
SESTERZOANCORAUNPO’RISCHIODIRITROVARMICONILVOLANTEINMANO !!!-, urlo in preda al panico.
-Ma se ce l’hai
GIÀ in mano, IDIOTA!-,
interviene Rukawa mentre strizza gli occhi per non guardare.
-…BEH, HAI CAPITO CHE
INTENDEVO!!!! Ma tu senti che imbecille di uno!!!-.
Sto per riprendere il
controllo del veicolo quando sento due raffiche di
spari.
Quelle fatali.
Due pneumatici devono
essersi bucati (‘annaggia alla mira di quegli
stronzi!) e tutti i tentativi che faccio per non sbandare risultano
vani.
-Adesso ci ammazzano-. Non ho capito se la
sua era una domanda o un’affermazione.Faccio per rispondergli con un “è stato bello conoscerti” quando sento una scarica di
revolverate provenire da unadirezione
differente.
Prima di andare a
schiantarci contro una parete faccio giusto in tempo a distinguere uno di
quegli uomini che avevo appena rischiato di investire,
aprire il fuoco verso la berlina nera che ci segue.
Poi il frastuono dello
schianto e la potenza devastante dell’urto.
Appena riapro gli
occhi, la prima cosa che metto a fuoco è l’air-bagche mi sta sulla faccia.
Poi mi concentro
immediatamente su Rukawa che , con mio grande
sollievo, è indenne all’infuori di un piccolo taglio poco sopra il sopracciglio
destro.
-Tutto bene, Ru?-
-Hn-. Controllo la situazione in piazza e
noto che dell’auto nera non v’è la minima traccia.
-Avanti, usciamo di qui-.
Mi liscio i vestiti e
poi mi volto verso la gente che ci fissa ancora incredula.
E poi lo vedo.
L’uomo che ci ha
involontariamente difeso è riverso a terra con gli occhi sbarrati.
-Noooo!!!!!-
Corro da lui e lo
sostengo per la schiena.
-Resista,
mi sente?Dica qualcosa, avanti! No, non chiuda gli
occhi,guardi
me! GUARDIME
!!! Quantisono?QUANTISONO ???-,cerco di tenerlo coscientemostrandogli un numero conle dita.
Al mio richiamo di
soccorsodei
passanti fanno finta di nulla.
Infami…Sembrano tutti
imbalsamati!
Alla fine è Rukawa a
fare la telefonata.
Ma l’uomo tra le mie
braccia non fa che peggiorare,percorso da fremiti sempre più
violenti.
-Quanti sono? Come si
chiama? Riesce a stringermi la mano?-, cerco di chiedere nel modo più calmo che
posso avere in un momento simile.
Ma l’uomo continua a
tremare.Emette un rantolo cercando di
parlare, madalla
bocca gli fuoriesce un fiotto di sangue scuromistoa saliva, che lo costringe
a tossire e a soffrire ulteriormente.
-Resti
calmo, ora, l’ambulanza sarà qui a momenti. Cerchi di respirare nel modo
più regolare possibile-.
Ma lui scuote piano la
testa. In preda a convulsioni che vanno affievolendosi attimo dopo attimo mi sorride triste egli occhi gli si riempiono di pianto.
-No…-
Comincia a respirare
affannosamente in preda a spasmi probabilmente indotti alla fibrillazione e io
prego Kami con tutto me stesso, sperando che i
soccorsi giungano presto.
Mi sento stringere
convulsamente una mano e torno a fissare l’uomo che ho tra le braccia, cercando
di infondergli coraggio.
Ma tutte
le mie speranza sono vane, perché mi rendo conto che, dal sangue che dalla
sua bocca cola a fiotti scuri e densi sulla sua maglia,sta rischiando di soffocare nel suo stesso
sangue.
-Le ho già detto che non l’ho ucciso io!!!-, insisto per l’ennesima
volta.
-Kuma-.
Ad un cenno
dell’inquisitore, un poliziotto che mi sta di lato mi pianta una manganellata
in un fianco.E
fa male.Fa dannatamentemale.
-Devo andare al bagno-, interviene Rukawa per
concentrare l’attenzione su di sé.O forse in bagno ci deve andare sul serio.È difficile capirlo.
L’uomoche se ne sta
placidamente seduto in poltrona dall’altro lato della scrivania si accende in
tutta calma un sigaro dall’aria antiquata e gli soffia in faccia.Kaede trattiene a stento i colpi di tosse.Non ha mai sopportato il fumo.E nemmeno io.
-Ci andrai
quando lo dirò io…-.
-Se entro cinque minuti non vado in
bagno, la faccio qui nella sala-.
Poi capisco.Altro che attirare l’attenzione su di sé…
questo vuole svignarsela senza il sottoscritto…!
-Pezzo di bastardo…-,
mi lascio sfuggire sorridendo incredulo.Kaede mi lancia uno sguardo indifferente e
inclina la testa assumendo un’espressione alla beh-ora-son-cazzi-tuoimentre una guardia, all’assenso del
suo superiore, lo trascina fuor dalla sala.
Ora sonosolo.Fantastico.Uno contro tre.Tutti
poliziotti.Unameraviglia…!
-È bene che tu sappia
una cosa… So fiutare una carogna a venti chilometri di distanza…-, comincia il
capoaspirando
dal suo sigaro, -E tu sei a meno di un metro da me…-.
-Ah, si? Beh, sai
perché riesci sempre a fiutare l’odore di una carogna? Perché
è il fetore che emani…-.
-So benissimo che
l’hai ucciso tu…-, il tizio mi ignora e mi soffia del
fumo addosso.
-Ah, davvero…?-, mi
dice con un tono canzonatorio, -E allora tutta quella robache è contenuta negli zaini che
abbiamo trovato nell’auto?-.
-SONO
AUTORIZZATO
AD AVERL…-
Un’ altrasua occhiata e il
giovane di fianco a memi regala un
destro coi fiocchi.
-Credo di non aver
capito bene… Scusa, puoi ripetere?-.Fottuto bastardo ….
-Ho il permesso di
tenerle…-, cerco di dire scandendo le parole mentreKuma,chemi sta di lato,mi tiene la testa schiacciata contro il
tavolo,-E se non ci credete chiamate HeizoTsumuji. Lavora nella
polizia di Kanagawa-.
Ad un suo gesto
l’omaccione mi lascia andare. L’altro poliziotto, alla mia sinistra prende il
telefono e compone un numero.
Nel
mentre,
si spalanca la porta.Ecco.Adesso qualcuno dirà che Rukawa se l’è
svignata.
Ma nel voltarmi capisco
di essermi sbagliato.
Kaede si dimena
inutilmente, placcato da tre uomini.Per
di più è ammanettato.E incazzato nero.
-Cos’è
‘sta storia-. Sbuffa il tizio chemi sta di fronte.
-Ha
tentato di fuggire, capo -, risponde uno.
-L’ho
bloccato alla porta-, spiega un altro.
-E io ero giusto qui
fuori. Fortuna che avevo un paio di manette-.
-Lo sapevo…
Non vali niente.Ti conosco da
meno di un’ora, ma vedo che l’impressione che mi sono fatto di teti calza a
pennello-, lo stuzzico.
-Vai al diavolo…-, m’insulta Kaede
ansimando.
-Quindi voi due non vi
conoscete?-.l’inquisitore
sembra improvvisamente attento.
-No-,e guardo Rukawa in
cagnesco,-Gli ho dato un passaggio,
prima, solo perchémi faceva pena
vederlo là sotto la pioggia-.
-Crepa-.
-Fottiti-.
Quanto ci vogliamo
bene…
Il tizio al telefono
parla col capo per qualche istante.
-Hm. Quel che hai
raccontato è vero, dunque-, dice l’indagatore.
-È ciò che le sto dicendo da mezz’ora…!-.
-Ma vedi, le vostre
facce non mi piacciono per niente…-,seh! Di’
pure che sei solo invidioso…
-In Particolare la
tua- , ed indica me.
Brutto figlio di…
-Quindi vi tratterremo
ancora un altro po’… intanto che facciamo luce sull’accaduto-.
-Non sieteancora convinti
della nostra innocenza?!?-,chiedo
incredulo. Ma quello m’ignora.
-Potrete alloggiare
nell’albergo che sta a cento metri da qui, ma sarete sempre sorvegliati-.
-Una stanza sola o due, capo?-.
-Una. Tanto quelli non
si conoscono e si detestano abbastanza, non vedo qual è il problema. In più
potrete controllarli più facilmente. …Ora andate, ho da fare, io!-.Seh, come no… Pezzo
di merda.
Mi accosto alla
finestra e mi metto a guardare fuori nella notte, tra le stecche della
persiana.
Abbiamo finito da poco
di cenare con gamberetti piccanti e riso biancoe il pesante silenzio che si è creato
tra me e Rukawa da quando siamo usciti dal distretto di polizia comincia a
darmi fastidio.Mi rende inquieto.Sembra che sia arrabbiato con me,ma non ne afferro il
motivo.
È seduto sul letto a
gambe incrociate e sta giocherellando con i lacci delle scarpe che tiene in
mano e che ammira palesemente.
È
bellissimo… in questo momento sembra un bambino un po’ cresciutello…!
Vorrei gattonare sul
letto e andargli vicino…
…Stringerlo a me…
Ma io… non sono io.Quindi non posso
premettermi di farlo.Non posso fare
la mamma chioccia che lo va a coccolare,comemio solito.
No.
Devo fare quel cazzo
di Makihara dal nome insopportabileche lo trattain modoamichevolema distaccato e
strafottente allo stesso tempo.E non so se ci riuscirò ancora a lungo.Perchésono insieme a lui da quasi tre
ore.E già non
ce la faccio più.È un’agonia.Una terribile agonia.
Per distrarmi mi
concentro sulla stanza. È essenziale.
Il solito tavolino con
la sedia, un letto, un mobile… il bagno, le luci e un corridoio cortissimo che
conduce alla porta.
Ah, e una radio!
Cavoli, sono proprio avanti, qui…! L’apparecchio è acceso e Rukawa sta facendo
roteare i lacci seguendo il ritmo.Uff, ecco che ritorno sempre su di lui!
Mi concentro sul
movimento del suo polso e mi perdo nella mia fantasia, immaginando Kaede
muoversi al ritmo delle percussioni o palleggiare e compiere acrobazie sul
campo battendo inesistenti avversari, sempre seguendo il tempo.
-Ti piace la musica?-,la mia è più una
domanda,che una constatazione.Un tentativo per instaurare un dialogo.
Ma Ede fa una smorfia,sprezzante ,alla dio-ma-che-domanda-idiota,
senza nemmeno voltarsi.
E continua
imperterrito a giocare con le scarpe da basketmuovendole impercettibilmente al ritmo
di quei suoni ancestrali e moderni al contempo.
-Senti un po’, ma che
cazzo ti ho fatto?!-,gli domando un po’ esasperato. D’altronde non so darmi una
risposta.Kae
non si volta neppure adesso. Risponde solo dopo una manciata
di secondi.
-Se ti facevo così pena potevi anche evitare
di offrirmi un passaggio-.
Ci resto di sasso.
Non tanto perché se
l’è presa male per ciò che gli ho detto al distretto,
quanto per il fatto stesso che lui si sia offeso.
E sono allibito perché
lui se la prende solo in due casi:o nel momento in cui viene ferito
nell’orgoglio,o quando ad offenderlo è
qualcuno a cui tiene. E, quando capita,lui se la prende male sempre e solo
conme.
Mi auguro che stavolta
non sia per il secondo caso.
Perché se no,
giuro,
finirò sul
serio col diventare invidioso di me stesso.
-È per questo che ce l’hai con me?-.
Ma lui rimane muto,
ignorandomi volutamente e tenendo lo sguardo fisso sulle sue scarpe.
-Ti ho fatto una
domanda-. Gli faccio notare.Al che lui posa il suo sguardo torvo su di me, senza dire niente.Limitandosi a fissarmi negli occhi.
-Hn-.
Non è
possibile… Se l’è presa proprio per questo!
Okay, adesso mi pianto un
cazzotto in faccia.Ma come cavolopuò essersi legato,
anche di poco, a.. me, se non mi conosce neppure da tre
ore??? Kami, che nervi!
Gli sorrido dolce,cercando di placare
la mia lotta interiore.
-E tu credi che se avessi dettochea te ci tenevo,o qualcosa di simile,ci avrebbero lasciati insieme? Credimi, ciavrebberoseparatie ritrovartisarebbe stata una vera impresa.È molto più complicatofuggire da soli e cercare di
ritrovarsi..Che fuggire insieme-.Merda.La mia sembrava quasi una dichiarazione d’amore…
Rukawa mi fissa
strano, schiudendo le labbra come fa tutte le volte che gli sorrido in questo
modo, e la sua espressione si ammorbidisce. Poi, però, aggrotta le
sopracciglia:
-Che intendi dire?-
-Che io, qui,fino a domattina non
ci resto manco morto!-, gli rispondo come se fosse ovvio, -Vieni con me?-, la
mia sarebbe una proposta di fuga, ma la cosa suona un po’ strana, troppo… dolce, credo,-O preferisci rimanere in balia di questi
invasati?-,concludo guardandolo con
espressione furba.
Il suo volto si
distende in un sorriso aperto e felice.Ed io muoio e rinasco.E comprendo che ha
accettato di seguirmi.
Cerco invano di
nascondere uno sbadiglio.Ormai è mezzanottee, visto
come ho passato la giornata di oggi, realizzo che forse è meglio se tra un po’
mi metto a letto.
-Senti, io mi faccio
una doccia poi vadoa
dormire.Tu che fai?-
-Hn. Ti seguirò a ruota-.
Lo fisso strano mentre nella testa mi si formano pensieri arditi in
merito a questoti
seguirò a ruota,ma Kaede si chiarisce all’istante aggiungendo
unpiù tardi.
-Sì, certo. L’avevo
capito!-, gli sorridomentre mi spoglio restando in boxer e poi mi sgattaiolonel bagnopassandogli davanti.
Scosto la tenda,entro nel torrente
d’acqua emi faccio una doccia bollente
:ciò di cui avevo bisogno.
Quando esco e vedo
Rukawa in mutande,non
riesco più a resistere.
Mi avvicino a lui
bloccandolo contro una parete e appoggio tutto il mio corpo al suo,tenendo le mani sui
suoi fianchi, per creare un contatto.
Lui non si muove némi respinge e ciò
mi permette di bearmiascoltando il
suono del suo respiro, come se fosse la cosa più importante del mondo.
Poi lo spingo piano
sul letto senza interrompere il contatto e mi sdraio piano su di lui,
schiacciandolo sotto il mio peso. Allora lui reagisce, risvegliandosi dalla trance temporanea e cerca di sgusciare via.Ma io gli blocco
senza fretta i polsi appena sopra la testa e affondo il viso tra i suoi capelli
che sanno di pioggia. Il silenzio è tale che sento il
ticchettare delle lancette del mio orologio.
Resto su di lui per
cinquantotto secondi, poi sollevo il capo senza però arrivare ad incrociare il
suo sguardo.
Gli mormoro un flebile
‘scusa’
sfiorando
con le labbra i suoi capelli d’ebano e poi rotolo di lato, scivolando via dal
letto.
Mi arrampico sul
davanzale della finestra e mi siedo poggiandovi anche i piedi scalzi, cercando
di calmarmi,di
non ascoltare il mio petto che sta per esplodere e di resistere alla sete
incontenibile che ho di lui .
Tiro su le persiane e
mi abbraccio le gambe osservando Kaede che si rialza
per entrare in bagno. Forse non avrei dovuto lasciarmi andare.Rivolgo lo sguardo fuori
dai vetri appannati e trapasso la mia immagine che si riflette, opaca.
Cerco diconcentrarmi sul
buio, provando a distinguere gli oggetti che nasconde.
È l’unico modo che
conosco per distrarmi, in questo momento.
Quando più tardi esce
dal bagno, sto ancora fissando la notte al di là dei
vetri.
Lo sentovestirsi e sedersi
sul letto.Allora mi giro emi accorgo che mi
sta fissando.
Gli sorrido in modo
incerto, tanto per scongiurare un’altra possibile incomprensione e lui contrae
un angolo della bocca.Ho capito.Scuse accettate,eh?
Poi sorride sbuffando,
si allunga a spegnerela
lampada e si mette a letto voltandomi le spalle, raggomitolato.
Io resto alla finestra
per qualche altro minuto, ancora stordito dall’acqua calda e indolenzito dalle
membra distrutte.
Alla fine mi decido e
mi ficco tra le lenzuola ruvide.
Mi addormento quasi
subito.Una notte senza sogni népensieri.
Quando mi sveglio non sento il bisogno di aprire gli occhi per
guardarlo…
Ed eccomi qui con il sesto capitolo di questa ficci ^___^!
u___uChiedo scusa
a chi ha apprezzato, fino ad ora, la mia fiction, per non averla aggiornata per
quasi ben due mesi, ma cercate di comprendermi… stramaledettissimi compiti, uno
stage insopportabile e– per fortuna –delle (meritatissime) vacanze mi hanno tenuta
lontana dalla mia adoratissima tastiera…!^__^’’’’’
Questo è un capitolo molto breve, giusto pernon lasciare la
storia troppo a lungo in sospeso…! D’altronde, il tempo libero che vorrei… non vuole me! Vabbèh, bando alle
ciance!
Prima di augurarvi buona lettura, un bel“GRASSSIE! ^_^” va anche a Sakura, per aver gradito e commentato la mia fic! Spero continui a piacervi, tenetemi aggiornata e, se
volete, contattatemi.
Ed ora, finalmente, BUONA LETTURA!!!
^__________________^
Quando mi sveglio non sento il bisogno di
aprire gli occhi per guardarlo…
SO che lui è qui.Così.
Semplicemente.
Il respiro lento e profondo che
sento fendere il silenzio è… Inconfondibile. Unico.
Come lui.
-Hanamichi…-.
Schiudo piano gli occhi per
osservarlo.
E le mie certezze crollano come
castelli di carte, spazzate via da un folata di vento invernale.
È…Come se mi mancasse
improvvisamente… L’aria.
Come se l’ossigeno non fosse più
sufficiente da un istante all’altro.
Ed io non sono pronto ad un
cambiamento simile, no.Non lo sono affatto.
Resto a guardarlo…Così…Incapace di
pensare…Né di provare emozioni…
Ero…
Ero convinto di trovarmi sopra il mio Do’aho…
Ma mi sbagliavo.
Mi trovo su un
corpo che non è il suo.
Eppure… Kami… Gli somiglia così tanto…
Ero sicuro di
essere accanto a lui… Avvolto nel calore del suo abbraccio…
Come posso…? Come
posso aver confuso…
Come posso aver scambiato
un tipo qualsiasi che nemmeno conosco per…
Per Hanamichi…?
Gli sfioro un
braccio, con estrema lentezza.Come
facevo con Hana ogni volta che mi svegliavo prima di lui…
Resto qualche
minuto ad osservarlo nella penombra.
È rilassato e
russa lievemente, le labbra socchiuse. Una mano è nascosta dietro la nuca,
mentre l’altro braccio è abbandonato mollemente sul materasso.
È simile a lui
anche durante il sonno.E non riesco a capire se questo mi rende felice o mi fa
soffrire dentro.
Senza soffermarmi
sui perché, mi vedo percorrere, con
le dita, la pelle di Genjo, che graffio piano con le
unghie, lasciando che i palmi sfiorino i muscoli del suo petto.
Chiudo gli occhi e
faccio scorrere i polpastrelli sulle sue guance, riappoggiandomi sulla sua spalla, attento a non svegliarlo.
Ha perfino il suo
stesso odore… Com’è possibile…?
Che…
Che sia LUI…?
Seguo con l’indice
la curva delle sue sopracciglia… E mi perdo nelle
carezze ascoltando una vecchia melodia che mi riecheggia nella mente.
No… non credo che
questa sia un’eventualità da considerare seriamente.
Sì, beh, ci avevo
già pensato. Però…
Però c’è qualcosa
di diverso… Peccato che questo qualcosa non riesca a
definirlo in modo concreto.
Mi soffermo sulla
morbidezza della pelle sulle tempie e scendo sulla linea del naso, scivolando
sulle sue labbra socchiuse.
È come…
Come se percepissi
tante piccole e deboli sfumature di un’immagine rimasta esposta a milioni di
gocce di pioggia autunnale.
Poche
tinte di un disegno in cui io sono stato aggiunto in seguito, con pochi tratti
in matita, stesi rapidamente. Un disegno che ha deciso di includere
anche me stesso, ma di cui riesco a distinguere solo qualche ombra e qualche colore ormai sfocato e senza forma.
Kami, come potrebbe…
essere Lui?
È…
è
così…
Cioè… Voglio dire…
Lui… Hanamichi..? Ma andiamo..!
Certo, avrà dei
lineamenti molto simili ai suoi, però…
Lo stesso profumo
della sua pelle è diverso. Non so in cosa.
Ma ciò
che importa è che lo sia.
E inoltre,
pensandoci…
Anche il suo modo di
camminare è differente. Più rigido, direi. E decisamente
non ciabattante!
E la sua voce… è
più profonda… Più ferma.
Senza considerare
il suo aspetto, poi.Cosìterribilmente… Trasandato. Così in contrasto con tutto
il resto…
Un mix davvero…
insolitamente singolare, insomma.
Ma… singolaree basta,intendo.
Certo.
Solo quello.
Sicuro.
Nient’altro.
Indubitabile.
Assolutamente.
…
Ma perché diavolo sto tentando di convincermi di una cosa che è ovvia per principio!?
…
Uffa……… sono solo le tre e due minuti del mattino…
È strano, per me
svegliarmi a quest’ora.Sarà senz’altro un fatto dovuto alla
lontananza da Hacchan, a cui lui stesso mi ha
costretto.
Una settimana e
mezza che non lo vedo… Dio, che patema d’animo…
…
Ecco, adesso penso
pure in modo teatrale come lui…!
Beh, almeno PENSO
e basta! Ma forse è meglio cominciare a preoccuparsi…
Non vorrei ritrovarmi a parlare a vanvera urlando di tutto e di più ai quattro
venti come un imbecille!
Hn. Conoscere Genjo
ha alleviato le mie sofferenze, comunque.. In qualche
modo… Lui…
Con quei suoi
modi di fare… che lo rendono così
permaloso e bisbetico…
Con quei suoi sorrisi… così splendidi ed irresistibilmente dolci…
Con quei suoi movimenti… a volte ferini, altre goffi, impulsivi
oppure decisima
cosìinspiegabilmentefamiliari…
In qualche modo mi ricordano quello
che fino alla settimana scorsa era il mio ragazzo...
-Hanamichi…-.
Lo dico piano, il suo nome.
Un preziososussurro mormorato senza fretta per
farlo danzare fra le mie labbra il più a lungo possibile.
Ma che cavol…Ouff!
…
Kami, ma quanto pesa! Ma perché diamine
si è girato?!? Mi sta schiacciando, maledizione!
Sono letteralmente bloccato sotto
di lui. E siamo a due. Fantastico. E
mugugna, pure. Manco l’avessi chiamato.
Mi sveglio esattamente
due minuti prima delle sei e mezzo, riprendendo
coscienza e restando immobile ascoltando il silenzio.
La luce lunare che
piove attraverso le persiane scrostate rischiara la
stanza al punto che tutto è visibile.
Chiudo gli occhi e
faccio il resoconto della situazione, evitando di chiedermi che cavolo ci
faccia io su Rukawa e che carota ci facciano le sue mani sulla MIA schiena.
Li riapro sei minuti
dopo, deciso a darmi una mossa. È tempo di agire. Stare fermi
a poltrire è del tutto inutile.
Muovermi è però un’impresa ardua, dato che il respiro caldo di Kaede
sul mio collo ha gli stessi effetti di una potente dose di narcotico
somministrata ad un leonemarino.
…
Quant’è carino il mio Kacchan quando
dorme…!
Gli rubo un bacio
leggerissimo a fior di labbra, scostandogli piano la frangia dalla fronteilluminata dalla
luce diafana della luna.
Alla fine mi decido e
mi alzo dal letto, dirigendomi in bagno per darmi una bella svegliata.
Una
volta strigliato
a dovere, mi accosto alla finestra spostando, con due dita, due stecche delle
persiane.
Fuori non c’è nessuno.
Scommetto che stanno
controllando la nostra stanza dall’interno.D’altronde siamo al secondo piano.A chi verrebbe in mente che ho tutta
l’intenzione di buttarmi proprio da qui?
Abbandono la finestra
emi volto verso
Kaede, ora girato su un fianco e ancora profondamente addormentato.
-Ehi..…Kae..?-, lo chiamo
a bassa voce per non svegliarlo bruscamente.
-Kae, svegliati…-, gli
tocco un braccio appoggiandomi al letto con una mano ed un ginocchio.
-Kae… Kae,
sono le sei meno un quarto…-.
Nulla. Questo se la
dorme della grossa.
-RU… vuoi svegliarti?
È ora di ANDARE…-. Niente.
-EDE… TI DECIDI UNA
BUONA VOLTA…? Morfeo può aspettarti,IO NO…-
Nisba. Le pacche oggi non
funzionano. E non posso svegliarlo come faccio DI
SOLITO.
Sono quasi tentato di
lanciargli una secchiellata d’acqua gelata addosso,
quando mi ricordo della radio.
Kaede adora la musica,
no? E allora perché infradiciarlo di nuovo? Di acqua ne ha sopportata anche fin troppa, ieri…
Vèbbèèène, coscienza cara,
questa volta sarò magnanimo…
Vado a prendere la
radio, la sintonizzo sul brano migliore e gliela poso sul cuscino.
Apro la finestra e l’aria umida che
entra nella stanza ridesta definitivamente i miei sensi, dopo un dolce
risveglio.
Hn, non immaginavo che Genjo potesse essere…
Così…
Il cielo è di un
tetro blu notte, coperto di nuvole di un grigio plumbeo, per niente
rassicuranti.
L’orizzonte ad est si sta
lentamente schiarendo.
Fa freddo questa
mattina.
Danjuro sta guardando attraverso lo
spioncino della porta.
-Allora?-, sussurro.
-Qui fuori ce ne sono due. Com’è,
lì?-
-Non c’è anima viva. Ma che vuoi fare?-
-Andarmene-, bisbiglia con voce strozzata mentre si infila la maglia.
-Questo l’avevo
capito-.
Il suo portatile sul tavolo si illumina. Genjo lo recupera e
si avvicina a sua volta alla finestra senza distogliere lo sguardo dal display.
Cammina come se conoscesse questa
stanza da una vita. Ed è silenzioso come un felino. Quando è così, scollargli gli occhi di dosso diventa
impossibile…
-Abbiamo la macchina-.
-Non ti seguo-.
-Un’altra, intendo. Quella di ieri è
sfasciata ed è nelle mani della polizia, ricordi?-.Il suo tono è ironico, eppure ha la mente
altrove. Tira su le persiane e si affaccia.
Il suo gomito mi sfiora gli
addominali.
-Hm…Mmm…-.
Fissa verso il basso, poi a destra,
a sinistra e infine punta lo sguardo davanti a sé.
-Hm. La distanza non mi sembra
eccessiva. La luce è poca, ma comunque sufficiente. Direi che possiamo farcela-.
…
-…Non ho capito niente-.
Makihara si raddrizza e mi guarda
esasperato.
-Non dirmi
che devo pure spiegarti tutto…-, sospira incredulo.
Sollevo un sopracciglio alla beh-mi-sa-prorprio-che-ti-toccherà-farlo e aspetto che
comincia
parlare.
Si riappoggia al davanzale della
finestra e mi fa cenno di avvicinarmi.
Ma non devo aver preso bene le misure
perché la mia spalla si scontra con la sua.
Al che Danjuro,
per completare l’opera, mi posa una mano alla base della schiena ed io non ci
capisco più niente davvero.
-La prossima volta dormirai di più, promesso-, mi rassicura sorridendo senza
guardarmi.
Non è possibile…
non si è accorto di nulla…! È convinto che stia barcollando perché sto dormendo in piedi…
Mi ricorda qualcuno…
-Lo vedi quell’albero?-, domanda
senza allontanare la mano.
Mi concentro su una pianta che sta
a circa quattro metri da noi.
-S..sì-.
Sembriamo una coppietta che sta
guardando il panorama. Peccato che quello è pessimo…
-Scenderemo da lì. Capito adesso?-
-Che sei un idiota? Sì.-
-Ehi! Come osi?-
-E come diavolo facciamo
ad andare fino lì? Rischieremo di farci del male! Ma sei impazzito?!?-
-Paura di slogarti una caviglia,
Kaede? O di graffiarti le braccina?-,
mi canzona Genjo. Poi mi guarda e il suo volto si fa
serio.
-Senti, fa’ come ti pare, okay? Io qui non ci sto un minuto di più. Se
non ti vuoi muovere, Affari tuoi. Buona fortuna-.
-No, io…-
-TU …salterai dopo di me-.
…
Oh… Bene. Okay.
-E poi di che hai paura…-, dice mentre si arrampica sulla finestra, -Durante le partite
fai di quei balzi…-
-E tu come lo sai?-
-Certo, mai come quelli di Sakuragi
o di… com’è che si chiama?-
-Senti, come fai a…-
-Akagi, giusto? Comunque
non hai niente da temere, in questo caso-
Si concentra sulla pianta e noto
che, alternativamente, solleva di poco i talloni dei piedi.
Capitolo 7 *** We Have To Escape. Now. But You... ***
Ditemi che non è vero…
Ditemi
che non è vero…
Ditemi
che sto sognando…
È…
È…
Incredibile…
Lui…
Lui sta…
Volando…
Lo guardo sospeso nell’aria, in quell’istante che segue il
balzo.
Ha fatto uno scatto così fulmineo…
E nella velocità… quella grazia
impeccabile, come se lui ci fosse da sempre abituato, a buttarsi così.
Si è lanciato nel vuoto senza esitazione.
E quel vuoto io l’ho sentito nello stomaco.
Perché in quel salto io ho visto Sakuragi.
Ho
visto lampi di luce squartare il buio della notte, ho visto la grinta e
la sua decisione.
Il numero dieci e
una palla arancione.
I
suoi capelli fluttuare nell’aria, le sue braccia e il suo sudore luccicargli
sulla pelle dorata.
Ho sentito la sua
voce, percepito la sua sicurezza, ammirato la sua
forza contagiosa.
Ho visto un suo
splendido slamdunk, le sue
mani stringersi al ferro del canestro, i suoi piedi tornare a terra in una
silenziosa fluidità di movimenti da fare invidia ad un felino.
L’ho visto
chiudere gli occhi e sorridereascoltando le urla dei tifosi,
apprezzando le pacche dei compagni.
Ho seguito la sua
mano, al di sopra di tutto, stringersi a pugno in
segno di vittoria.
Ho sentito i suoi
occhi su di me ed ho sostenuto lo sguardo.
Mi sono incantato
sulle sue labbra che si schiudevano e cominciavano a muoversi, dando forma alla
sua voce che si trasformava in parole.
-Avanti sbrigati! SALTA!-
Il sussurro che percepisco, però, non porta la sua voce.
È Danjuro, in piedi, le mani
aggrappate ai rami dell’albero per mantenersi più saldo.
Ma almeno il mio cuore riprende a
battere, il ritmo accelerato.
Come diavolo ha fatto
a saltare così?
-Cazzo, datti una mossa! Non abbiamo tutto il
tempo che vogliamo a nostra disposizione!!!-
Riuscirò, io, ad
essere al suo livello…?
-Kaede…!-
No… come posso saltare compiendo un movimento altrettanto
sicuro e preciso come quello di Genjo? Lui…
Lui sa fondersi con ciò che lo circonda, sa come entrare a farne parte, sa come diventare un tutt’uno
quello che gli sta intorno. E si comporta di
conseguenza.
-Okay, okay. Immagina di
essere alle finali del campionato nazionale.-
Il campionato
nazionale…
-Ci sei? Ci sei, Ru?-
Il campionato
nazionale… Il campionato nazionale… Il campionato
nazionale… Sì.
-Con un sacco di avversari
stronzi, scorretti e troppo sicuri di sé… che meritano una bella lezione…
perchédevono capire… quel è la vera squadra, quella
davvero imbattibile… ci sei, Ede, mi segui? Li vedi?-
Sì…
-E adesso salta! Fammi vedere quello che sai fare! Una bella schiacciata da manuale, Ru! SALTA E VA’ ACANESTRO! SEGNA!!!-
Il campionato… le
finali… gli avversarsi…schiacciata… canestro…Salto.
Ma non sarò mai
come lui…
E il
canestro si sdoppia.Scivolo.
Spalanco gli occhi quando manco
di una spanna scarsa i rami che avrei dovuto afferrare. Sono troppo shockato,
incredulo all’inverosimile. Sono così rare le volte in cui mi capita di
sbagliare…
Proprio ora, dovevo commettere un errore
simile…?
Proprio adesso?
Hanamichi… Basket… Vita… Come posso perdere tutto?
Annaspo, e mi sfugge un gemito: mi mancano appigli
sotto i piedi da troppo tempo!Merda,
sto andando giù !!
Le pupille mi si dilatano, e sono attanagliato dal
terrore, totalmente bloccato.
Non voglio cadere, non voglio
farmi del male. Non
voglio morire!
Qualcuno mi aiuti! Hanamichi! Hanamichi! Hanamichi!Hanamichi!!!
Due mani mi passano sotto le braccia e la mia caduta
s’interrompe. Poi mi sento tirare su, e la mia fronte s’appoggia contro un
collo caldo e pulsante. Le braccia di Genjo si
piegano per aderire alla mia schiena e stringermi a lui.
Nel silenzio della
notte si sente solo il mio respiro affannato.
-È
tutto a posto, adesso, calmati. Ssshhh… rilassati,
con me sei al sicuro…-
Sono ancora sconvolto, ma le sue mani che mi accarezzano
la schiena e il suo tentativo di tranquillizzarmi, cullandomi dondolando,
lentamente funzionano, e, da lì a tre minuti, la respirazione
torna ad essere regolare.
Sto così bene, tra le sue braccia… Ou!
No, aspet. Ma che diavolo sto
pensando? E poi… questo chi cavolo è, in fondo? Ho
appena rischiato la vita, per colpa sua…!!! Al sicuro…
tzè!
-Sarebbe stato tutto a posto anche se
tu non mi avessi aiutato. Me la sarei cavata ugualmente-.
Cristo, non voglio
che mi prenda per uno smidollato rammollito.
-Hah, davvero? E dove? Al fresco?-
-Non mi avrebbero preso-.
-Ah, no? Con le gambe rotte e un polso
slogato, come pensavi di scappare? Volando?-.
-Sarei atterrato in modo impeccabile, idiota.-
-Oh,certo. Come mia nonna quando ruzzolava giù per le colline, con tanto di gonnelloni e grembiulone!-.
-Crepa-.
…
…
-PREGO, comunque-, mi dice con tono schivo –amareggiato…forse..?- mentre scende dalla pianta con un
balzo,
-Se non fosse stato per me, saresti ancora là
dentro-, conclude accennando col mento alla finestra della nostra
ormai ex-stanza, dopo essersi ripulito le mani dal terriccio umido.
-…-
Mi siedo su un ramo massiccio e faccio per scendere,
quando vedo le sue braccia tendersi verso di me.
Mi sa che questo mi ha scambiato davvero per sua nonna.
-Guarda che ce la faccio anche da solo. Ma
per chi mi hai preso?-, sbuffo.
-Avanti scendi, poche balle-.
Dopo un altro inutile battibecco, mi ritrovo a terra, di
nuovo tra le sue braccia. Dopo che le sue mani mi sono
strisciate lungo i fianchi e sulla schiena. Sotto la maglia.
Mi stacco da lui e mi rassetto i vestiti. Poi lo fisso.
Con un cenno delcapo mi invita a seguirlo, ma io lo
blocco, una mano sulla sua spalla.
-…’azie per prima. E per… p…- ,Kami, quant’è difficile
ringraziare. Alla fine cedo e indico tutt’intorno a noi, la pianta e l’albergo
con unampio
gesto del braccio. Grazie per aver fatto in modo che ci
tenessero in camera insieme. Grazie per avermi tenuto compagnia,
stanotte. Mi ero sentito solo troppo a lungo. Grazie per ricordarmi così tanto Lui. Grazie per avermi preso al volo, prima. E
grazie per avermi tirato fuori da quel buco. Grazie
per tutto, davvero. Glielo dico (evitando di accennare ad
Hanamichi e al mio senso di solitudine) e lo osservo strascicare un piede sul
terreno sterrato, lasciando un piccolo arco, mentre parlo.
Mi sorride e il suo sguardo, da me, si alza un po’ più in
alto.
-Merda-.
-Cosa-.
-La finestra-.
-Che c’ha ‘a finestra…?!?-
-L’abbiamo lasciata aperta!-
-…Qqqquindi…?-, alzo un sopracciglio con l’aria stupita di
un bambino. Sto cercando di leggergli nella mente, tanto per fare più in fretta, madev’essere tutta un
groviglio pure lì, perché proprio non ci riesco.
-Quindi sospetteranno da
subito la nostra fuga! Cazzo, Kae,-, e comincia a correre
trascinandomi per un braccio, -possono vedere la nostra finestra direttamente dal
distretto, capisci?-
-..Credo di sì.-, rispondo
cercando di non badare al mio povero arto strattonato ogni volta che Danjuro rallenta per leggere il nome delle vie per poi
ripartire a razzo, -…Quanto tempo abbiamo?-.
-La controllano ogni quarto d’ora, e sono le…-
mi torce il braccio
per guardare il mio orologio -… sei e otto minuti.-
-E allora?-, spero con tutto il cuore che questo bovino
non mi abbia rovinato l’articolazione.
-Allora la macchina dista una ventina di
minuti da qui!-.
Gira improvvisamente a destra e rischio di sbucciarmi un
ginocchio.
-Ah…Perciò dobbiamo muoverci, giusto?-
-Esatto! Brillante deduzione!-
-Beh. Ma non possono sapere in che direzione siamo andati,
né che abbiamo una macchina che ci aspetta!-
-A meno che non abbiano
un elicottero sotto mano…- mi ricorda Makihara.
Libero con uno scatto il polso dalla stretta e accelero la
mia corsa, superandolo.
-Rukawa…….Rukawa……KAEDE!-.Uffa! E adesso
perché cavolo rompe?!?
Dobbiamo sbrigarci, ci
stiamo
mettendo più del previsto, maledizione! Il sole sta sorgendo troppo in fretta
per i miei gusti, un fattore che avevo stupidamente
trascurato. Presto ci sarà troppa luce, e per loro sarà un gioco da
ragazzi, individuarci.
D’accordo, correndo stiamo recuperando tempo,
ma non è comunque abbastanza. E
non lo sarà mai.
-Ore?-, chiedo a fiato corto.
-Sei e un quarto-.
-Hm. Staranno dando l’allarme, al distretto.
Probabilmente le guardie della nostra stanza non avevano ancora notato nulla di
strano. Ma dobbiamo fare in fretta. MOLTO in fretta!-
-Credi che presto verranno a cercarci?-
-Ci stanno GIÀdando la caccia, Kaede. E noi non
abbiamo ancora trovato la m…ECCOLA!!!!-
In una rientranza nascosta da rami di piante,
scorgo una splendida gemella dell’invidiabilissima
carretta di ieri. Oh, gioia immensa! Dei del cielo,
come vi ringrassio! Vi sarò devoto per tutto il resto
della mia esistenza!
-Carrettina cara…! Ma quanto sei bella…! Visto, Kae?
È pure uguale all’altra!-
-A quella che hai sfasciato ieri, intendi? Vedo. Così ci
beccheranno prima-.
Ma che ingrato. E si lamenta pure…!
Mi fermo un attimo a riprendere fiato, le mani
poggiate sulle ginocchia per sorreggermi.
Scorgo
Rukawa muoversi verso l’auto, raggiungendola in cima alla piccola altura. Mi
raddrizzo e, per un istante, per un solo istante,resto incantato a guardarlo.
Kaede si staglia davanti ad un cielo
illuminato dal chiarore delle prime luci del mattino, le mani affondate nelle
tasche, dandomi le spalle. Il vedere in trasparenza tutti i momenti che abbiamo
passato insieme mi porta un grande senso di nostalgia.
La voglia di correre da lui e abbracciarlo forte forte in cerca di coccole è
grandissima…
-Dio, quanto ti amo…-
Rukawa si volta di scatto, perplesso.
E le sue iridi brillano
al chiarore lunare che sta fuggendo alle mie spalle, mentre l’aria frizzante
gli arruffa i capelli.Ma è solo un attimo.
-C… cosa..?-
Mi manca tantissimo…
Ce l’ho a due metri di distanza e mi manca
tantissimo…
-Eh? Ah,mi riferivo alla macchina!Non è un vero gioiello?-,
dico in modo teatrale, -Eh, sì. È proprio fantastica! Tesoro mio, vieni
dal tuo amoruccio adorato! Pciù!
Pciù! Smack! Pciù!-, e mi spalmo sul cofano abbracciandolo come un
idiota, accarezzandolo come un imbecille e riempiendolo di baci come un
cretino.
-Dunque tu giochi a basket..-,
butto lì, tanto per dire qualcosa.
Siamo partiti da cinque minuti e il silenzio
in questo trabiccolo è a dir poco snervante.
Mi fa pensare troppo al momento in cui ci
beccheranno. Perché ci beccheranno, eccome se lo
faranno. E non voglio pensarci, cazzo. Devo levarmi di
torno Rukawa, prima.
Poi potrò terrorizzarmi finché mi pare e
piace.Ma Kaede
deve andarsene. O intralcerà i miei piani.
-Hn. Già-, madonnina,quant’
èloquace! Forse sta recuperando il
fiato perso. L’ho già fatto parlare anche fin troppo, questa mattina. Ma non m’è parso che si stesse sforzando.
A lui, Makihara deve
stare davvero molto simpatico…! Io invece lo detesto, ogni secondodi più.
Il problema è che non posso nemmeno prenderlo
a pugni…
-E com’è?-, accendo la
radio. Pubblicità.
-Cosa, giocare a basket?-
-Mhm-, cambio stazione.
-Lascia-
Obbedisco.
-Questa canzone l’ho già sentita. È “Traveling”, vero?-
-Mh-, Kaede si rilassa e
si appoggia allo schienale.
-È della.. Come
cavolosi chiama, Hikaru?-
-UtadaHikaru,
sì-,
risponde ad occhi chiusi, -È… Esaltante-.
-Chi, quella befana?!
–
-Giocare a BASKET, idiota!-.
-Ah,scusa-,mi gratto la nuca e constato che dovrò
spazzolarmi bene le extensions o mi ritroverò presto
un groviglio di capelli di plastica in testa. –Avrei dovutocapirlo-.
-…Per me è davvero importante. Stare lontano da una palla
e da un canestro troppo a lungo diventa una tortura-.
-Quindi adesso stai soffrendo
atrocemente…-, lo canzono.Ma quello
m’ignora, sembra in unostato di trance.
-Non riesco a farne a meno. Come tu continui a sentire
l’impellente bisogno di parlare, io sento il bisogno di giocare-
-Stai insinuando che sono logorroico…?-
-Per me è importante come respirare-
-Mi rispondi?-
-Anzi. No. Non è il basket ad essere importante come
l’aria che respiro-.
-Oi, ci sei o ci fai?-
-…Non è il basket…-, seh, vabbèh.
-E cosa, allora?-
-Non è una cosa-
-Un animale?-
-Una persona-. Kae…
-Tuo nonno?-
-MA SEISSSCCEMO ?!?-
-MA COME CACCHIO FACCIO
A SAPERLO, IO ?!?-
-Dio, che razza di IDOTA…!-
-CI SONO: È LA
TUA RAGAZZA !-
-Hn… Più o meno-.
-Eeehehee… Sei tutto rooossso…!-,quant’è dolsce..!
È passato un quarto d’ora e non è ancora
successo niente.
Ma ci troveranno presto, questo lo so.
-Devo farti i miei complimenti, comunque-, dicomentreinizio ad accelerare vistosamente,
-Giochi bene…-, glielo dico o non glielo dico? Glielo dico o non glielo dico..?
Ok, glielo dico.
-…Sei un vero fuoriclasse..!-
-Hm. Lo so.-
-Che modestia! Hai intenzione di diventare il numero uno del Giappone?-, chiedo
scherzando.
-Andrò in America-.
A momenti sbando.
-Diventerò il migliore del Giappone, sì. E debutterò nell’NBA-.
C…che cosa..?
-Stai scherzando, vero…?!-
-…Ti sembro uno che scherza? Voglioche sia così. ESARÀ così-.
Non è possibile…
-E… hai intenzione di
lasciare il Giappone… così? Di lasciare la tua squadra..?-
Cos’è questo nodo che
sento in gola…?
-Quando partirò, la squadra si sarà già
sciolta da un pezzo. Non sto parlando di domani-
-…Non capisco per quale ragione tu abbia tanta voglia di andartene tutto solo in America. Là è tutto così diverso…-, dico cercando di sondare il terreno.
-C’è il Basket. È questa la
ragione.E c’è l’occasione di poter
migliorare ancora-
…
-E non ho la nessunissima
intenzione di andarci da solo. Se poi lo sarò, non
dipenderà da me-.
-…La tua anima gemella?-
-…Mhm-.
Okay. Adesso gli salto
addosso e lo bacio.
-Comunque, è un’ottima squadra, la vostra-.
-Già-.
-Akagi mi sembra un perfetto capitano…-
-Hn, anche a me. Ryota sarà bassino, ma corre come una scheggia ed ha una buona elevazione. È agile e ultimamente conMitsui fa delle acrobazie
notevoli, devi vedere che passaggi…-
-Li vedo, li vedo.
Guardo tutte le vostre partite. Anche se a volte non
dall’inizio alla fine… Quei due hanno una grandissima intesa, mi pare. A volte sembra si leggano nel pensiero…-
-Vero. È difficile pensare che quei due un tempo si odiassero…-
-Mi domando sequello fosse vero odio…-
-Scusa..?-
-Ooouh, niente, niente..!-.
Magari erano semplicemente come noi… la
differenza è che loro sono delle vere teste calde.
Un semplice litigio e
insieme, quei due,
creano un mix esplosivo.
-E chemi dici di Sakuragi? Secondo me ha fatto un mucchio di progressi, se si conta che fino a
poco tempo fa era un principiante…-, avanti, dimmi, dimmi,elòòògiami…!Cèèèèlebrami,esaaaaltami!Sono un gèèènio,
vero?L’arma segreta della ssscchcquadra,quello che frega scièmpretuuuutti…!Eh?
Lo sono, vero?Eammmmèèèèèèttilooo…
-Hanamichi è un imbecille-.
AAAAARRGHHH !!MA CCCOME OSA?!?Il sottoscritto,re dei rimbalzi,un IMBECILLE?MA CHE È ?S’
ÈRINCITRULLITO ?!?
-Quel bamboccio decerebrato non capisce un tubo-ANCORA !?!
-È un pagliaccio. Si gasa per delle cazzate
e perde tempo-.
Adesso mi fermo e lo scaravento giù dal ponte.
Dannazione, ma perché queste cose non me le
dice in faccia? Echissssenefrega
se questa sembra una contraddizione! Non mi dice mai quello che pensa e poi si
lamenta, pure! Ma grazie!
Grazie, Rukawa, davvero! Ma
vaffanculo!
-E a volte spreca
le sue capacità, e questo mi manda in bestia-.
…
Ca..Capacità……?
-Si sottovaluta troppo, a volte. Ha un talento
incredibile, lo invidiano in tanti e quello neanche sene accorge!! Ogni giorno mi chiedo
come faccia ad essere così cieco come una talpa-
-…-
-Certo, sarà un deficiente perché si lascia mettere spesso
i piedi in testa dagli avversari e perchénon usa mai la testa tranne che per rovinare i parquet,
ma… È un elemento importante.
Senza di lui non saremmo più lo Shohoku.Sa incoraggiarci tutti,sa comescatenarci quandodobbiamo ribaltare i risultati di
una partita. E non lo fa con le parole. Lo fa
attraverso il suocarisma. Sa
trasmetterci energia. Sa come farci rinascere con una nuova forza.
In più è abbastanza forte, è rapido ed ha un ottimo
palleggio. Corre veloce come nessun altro, edha un’elevazione incredibile. Non ho ancora visto qualcuno
che salti più in alto di lui.-
-Non credi di stare esagerando?-.
Parla di me con tanta sicurezza,senza soffermarsi
nemmeno un attimo a riflettere,che mi
nasce il sospetto che ci abbia pensato così tante volte da averimparato tutto a memoria.
-No, credimi. L’avrai visto anche tu,no?
Vabbeh, farà sempre di testa sua, ma quando vuole saessere molto furbo e sa come bloccare gli avversari. All’inizio non si impegna mai molto. Il megliodi sé lo dà a
partire dall’inizio della seconda frazione di gioco fino al termine
della partita. E siimpegna solo se viene provocato ose ha di fronte avversari che riescano a
stimolare la suacompetitività. Ha
grinta da vendere e non viene mai intercettato
facilmente. Sakuragi sa esserevelocissimo nelle azioni, è
imprevedibile. Non è uno qualunque. Farà molta strada, se continuacosì…-.
-In poche parole…-, suggerisco.
-Quel ragazzo è fantastico…-.
Lo sbircio sorridendo e lui sembra rendersi
conto della gaffe appena fatta.
-C-cioè… v-voglio dire…-
-Che è un ottimo
giocatore, no?-
-Sì, giusto! Un ottimo giocatore, certo! Non è ciò che
detto finora?-.
Dio… mi sono drogato della
sua voce… Kami, devo riprendermi.
Sto andando a 135 chilometri orari
e sto consumando troppo i copertoni, con il mio finemodo di guidare .
L’occhio mi cade sulla luce
giallo ambra di una spia che s’accende.
-Merda-.
-Cosa-, mi chiede Rukawa riscuotendosi dal
torpore.
-Temo di avere poco carburante nel serbatoio…-
-Questa non ci voleva-
-Già, non possiamo andare molto lontano.Dovrò fare benzina al più presto. O ci ritroveremo nei guai-
La strada davanti a noi scorre ad una velocità
sempre più folle. È strano come non mi dia più
fastidio, il silenzio, ora che ho spento la radio per fare dormire Rukawa.
-Forse… cioè. Magari non hanno
ancora sospettato che possiamo essere scappati-.
Ecco,
come non detto.
-..Eh?-,com’è che con Makihara
non è ancora precipitato in un letargo comatoso…?
-Beh, …pensaci: ho solo lasciato la finestra aperta…Voglio dire, non si
può avere caldo,dormendo? Potrebbero
aver pensato che uno di noi due si sia svegliato per
aprire un po’ i vetri,non per fuggire. La
pianta non era molto vicina alla parete dell’edificio, se ricordi. Cioè,guardiamoci: siamo
due ragazzi alti e di una settantina di chili ciascuno…-
-Un metro, novantatre
centimetri e quattro millimetri, Ottanta chili. Tu, al mio
fianco sei un nanerottolo. E poi sei troppo
magro, tu. Mangia-.
-...Sei centimetri in meno di te… e sarei un
“Nanerottolo”…..?-
-Certo, tappo anoressico! Ti porterò uno dei
miei piatti, un giorno o l’altro… vedrai come ti rimpinzi…!-
-………Dicevo… siamo due ragazzi DI UN’ALTEZZA CHE NON PASSA
DI CERTOINOSSERVATA e di un PESO NOTEVOLE…
cosa vuoi che sospettino? Che siamo
AGILI comeLEOPARDI?-
-Hai raggggiòòòòòòòòne…!
...... STUPIDO IMBECILLE,MAPERCHÉ CAVOLONON ME L’HAI DETTO PRIMA !?!-
-Tu mica me l’hai chiesto-.
-HO MESSO A REPENTAGLIO LE NOSTRE VITE PER
NIENTE,EQUESTOSOLO PERCHÉ TU NON ME L’HAI DETTO!?!!!-
Sei e trentotto. La polizia non si è ancora
fatta vedere.
Forse Rukawa aveva ragione. Il controllo
l’avranno fatto otto minuti fa, senza dubbio.
Insomma, siamo ragazzi, no? Perché
dovremmo svegliarci all’alba e fuggire, quando ci avevano detto di trattenerci
solo per poco?
Perciò, certo, la nostra
fuga l’avranno appena scoperta. Le sette sarebbe stato troppo
tardi.
O magari la scopriranno
fra dodici minuti.
Un quarto alle sette: l’orario perfetto per
disturbare dei ragazzi che se ne stanno in piedi fino a tardi a malmenarsi di
santa ragione perché si detestano.
-Senti, …Ru, dove è che devi andare?-, sono le
sei e quarantasei.
-Perché?-
-Beh, mica potrò
darti il passaggio fino all’infinito..!-,ma che scroccone!
-Non sono stato di certo io a cercarmi questa situazione-,ma sentitelo!
-Certo, invece! E poi
come potevo sapere che mi stavano seguendo? Mica sono
telepatico!-
-Ah, no?-
-No! E non ho neppure
un radar! E adesso mi vuoi dire dove diamine sei diretto?-
E adesso chiudi gli occhi..Anzi, no.
Non chiuderli, cheforse è meglio…Bene, e adesso conta lentamente fino a diec..Facciamo Cento…Perfetto…E adesso mantieni la
calma… Mannnnnnnntienila….
Sei e cinquantuno.
-Ascolta, dovrò lasciarti pur giù, da
qualche parte. No?- , perfetto, Hana, stai andando
alla grande! Innnsssssspira……Espira…
-Dan…?-
-Ti sei arreso, eh? Hai finalmente deciso di
dirmi dove sei diretto?-
-Dan…!-
-Lo sapevo! È inutile cercare di fare
resistenza, con me! E in fondo, prima o poi avresti
dovuto dirmelo!-
-DAN! MI STAI SENTIRE, CAZZO!-
-CHECC’È!??!!?!-
-La polizia-
-CHECCCOOSA?!?!??-
-Cinque macchine dietro la nostra. Si sta avvicinando-.
-Merda! E ora che
faccio? Fuggo a razzo o faccio finta di non averli notati?-
-Prova ad aspettare, magari non ci hanno visti…-
-Mh, non sarei così
ottimista. Maledizione! Possibile che debba esserci sempre qualcosa che non va?!?-
-Dove? Nel tuo cervello o ti riferisci agli agenti?-
-Fottiti, Kaede, fottiti!-
…
-Scusa. Cercavo solo di allentare la tensione…-.
Rukawa che chiede scusa…a Lui-Me???Gggnnnnrrrrrr… Caaaaalmaaa…
…
-Apprezzo il tentativo, ma…-
L’urlo inconfondibile della loro sirena che si
avvicina non mi fa terminarela frase.
Affondo l’acceleratore e sorpasso la lumaca
che ci sta davanti, poi aumento la velocità fino ad aver l’impressione di
bruciare l’asfalto al mio passaggio.
-Non ci prenderanno,
stavolta, no-, dico con un tono gelido e deciso parlando più a me che a
Rukawa.
-E se a loro si aggiunge la berlina di ieri?-
-Senti, fammi
il santissimofavore di NONPORTARESFIGA!!!-, Rukawa ha lo
straordinario potere di farmi incazzare in un
nanosecondo. E nei momenti peggiori, tra l’altro!
-E comunque quelli di
ieri non possono sapere dove siamo-
-Come puoi esserne certo?-
-Si sarebbero già fatti vivi, se fosse stato
diversamente. Questi,con
quelli di ieri non hanno alcun legame, credimi.Altrimenti saremmo già morti-,mi viene la pelle d’oca solo a dirlo
senza pensarci, dannazione!
-Morti?!?-.
-Sì. Quelli della berlina vogliono me, da quel
che ho capito. E, con me, ci sei anche tu. Non ti risparmierebbero di certo, questo è sicuro-.
Sento Rukawa dimenarsi sul sedile ed
addossarsi alla portiera al suo fianco.
-Per quale motivo ti vogliono
uccidere-
-NON LO SO, Rukawa, non lo so-,
devio a destra e riprendo ad accelerare. La polizia continua a starci alle
calcagna. È peggio di una sanguisuga, accidenti a lei! Ma
come diavolo ha fatto a trovarci?
-Non lo sai, eh? Ma a chi vuoi darla a
bere?-
-Tu… tu non mi credi!?
Quelli mi vogliono MORTOe tuNONMICREDI?!?-
-Io mi fido di te, Genjo. Ma
credo ce tu non mi stia raccontandotutto-.
-SE NON LO FACCIO È
PERCHÉ NON SO CHE COSA DIRTI!IO NON HO
FATTO NIENTE!ED ÈPROPRIO PER QUESTO CHE MI VOGLIONO
IMPALLINARE!PERCHÉ TEMONO CHE IO POSSA
FARE QUALCOSA!
-Che genere di “qualcosa”?-
-È qui che sta il problema: non lo so nemmeno
io!-
-E che ci vai a fare, in montagna?-,la polizia sta
rimanendo indietro. Questa jeep è un portento.
-Beh…-
… Si ferma a pensare. Forse non vuole
parlarmene.
-..Ecco, io… Io sto cercando un
amico-.
Per fortuna l’ho scoperto prima, altrimenti sarei andato
dritto nel fosso.
-…“Cercando”?-, chiedo corrugando la
fronte.
-Lui… Beh, è scomparso da oltre una settimana, e… Sì,
insomma, credo che non si trovi in ottimecondizioni. Penso sia in una
situazione simile alla tua. …Se non… Peggiore…-.
La polizia non si vede più.
Non so per quanto potrò ancora fuggire.Credo sia il momento.
Accelero un’ultima e volta e sterzo
bruscamente a destra, uscendo dalla strada scavalcando un fosso.
L’impatto col terreno non è
affatto dolce, ma cerco comunque di mantenere il controllo del veicolo,
riuscendovi alla perfezione.
È una fortuna che non abbiano
ancora arato il campo lasciato incolto.
Non si noterà molto la scia dei pneumatici.
-Ma si può sapere che ti salta in mente?!?
Almeno avvisami,no?-, mi ringhia Rukawa, dopo essersi ripreso.
Un’inversione etorno indietro, viaggiando
parallelamente alla strada appena percorsa.
Accelero come un pazzo, viaggiando nascosto
dalle piante al di là delle quali immagino passare la
polizia.Alla fine del
campo piego a sinistra e ritorno in carreggiata, avanzando ancora per poche
centinaia di metri ed arrestandomi a fianco di un grosso cespuglio.
-Scendi-.
-C..che cosa?!?-
-SCENDI!-
-M.. ma perché…!?-
-HO DETTOSCENDI! Avanti sbrigati-
-Si può sapere che ti prende?-
-Non farmi perdere tempo, Rukawa, perché
potrei diventare cattivo-
-Ma che paura…-
-Non provocarmi…-
-Io da qui non mi muovo-
-Torneranno presto, vuoi farti beccare di
nuovo?-
-È proprio quello che accadrà se escoquesta macchina-
-Non se ti nascondi là-, e gli
indico il campo alla nostra destra, -Dietro quella pianta-.
-Beh, io da qui non scendo proprio-.
-Oh, tu lo farai, invece…-
-Non ci penso nemmeno!-
-…So dove stai andando-,dallo specchietto, la polizia non si
vede ancora…
-Lo so, te l’ho appena detto-
-No. So CHI stai cercando. E DOVE andrai a cercarlo-,probabilmente avranno creduto di
averci ancora davanti a loro.
-Scusa..?-
-Sakuragi, non è così..?-.
Rukawa mi fissa sbalordito e confuso.
-È lui che cerchi, vero? Sul monte Fuji. Dove si trova suo padre-.
-Come… lo sai?Chi
diavolo te l’ha detto?!?-.Uh, si sta incazzando…
-Questo-, e la lettera di mio
padre piegata in quattro, nella mia mano, stretta tra indice e medio, gli fa
spalancare gli occhi per mezzo secondo buono.
-Maledetto… Ridammela!-
-L’ho trovata per terra, dev’esserti scivolata dalla tasca dei pantaloni-, gli dico mentre lottiamo per il possesso del foglio, -E comunque
NO, non te la darò affatto. Non è TUA!-
-Se è per questo non è nemmeno
tua!-
-Dettaglio irrilevante, visto cheposso darla al
diretto interessato!-
-Ch.. Che cosa? Puoi arrivare ad Hanamichi…?-
-Sì-, la rissa si ferma, -Ma tu resterai qui-
-Mai-
-T ur e s t e r a iq u i – gli scandisco lentamente per
inculcarglielo nella testaccia vuota.
-Neanche morto-.
Alle nostre spalle ancora nessuno.
-Adesso stammi a sentire.
Non ti permetterò di andare fin lassù, è troppo pericoloso-, comincio.
-C’ è il rischio di
imbattersi in un orso bruno! Capisci? Anni fa ne hanno trovato uno alto duemetri e
di quattrocento chili, sai? Credi riuscire a batterlo?-
Rukawa fissa incazzato il cruscotto.
-E agli orsi dal
collare? A quelli ci hai pensato? Saranno molto più piccoli degli altri,ma sono
terribilmente irritabili. Incrociarne uno sarebbe PERICOLOSO!-
-È stato pericoloso anche incontrare TE-.
Lo ignoro. Anche se
quel te sibilato mi ha fatto venire i brividi.
-Rischi di non avere
ossigeno sufficiente per continuare l’ascesa, durante il cammino. Saresti costretto a
fermarti per un giorno. Ma sai quanto tempo perderesti??-
-Con te ne ho perso un casino. Adesso sarei già là-.Vai al diavolo, Rukawa, grazie per avermelo
ricordato!
- Senti, ti uccideranno,
okay? Hana ti aveva detto di non seguirlo! Ci sarà stata una ragione valida,
no?-
-Tu come lo sai-
-Hn, ci conosciamo molto
bene, io e lui…-
-Che intendi dire…!?-
-Quello che ho detto. Niente di più,
niente di meno.So che ti ha intimato di
non cercarlo. Quindi non farlo-
-Io lo farò. Non prendo ordini da nessuno-
-Io non sono Nessuno, infatti. E nemmeno Lui. …Ma ti rendi conto chete l’ha detto per non metterti in
pericolo?-
-Non farmi prediche e ramanzine, perché proprio non ne ho
bisogno! Specialmente da te-.
Mi fa paura quando
sibila.
-Senza di me, non può farcela-
-Ma quanta fiducia che hai in lui…-, adesso mi sto irritando anch’io.
-Avanti, riparti-.
-Se scendi lo faccio-
-Mai-
-Mi sto incazzando, Ru.Odioperderetempoed ODIODOVERMIRIPETERE!!!-
Kaede fissa incredulo la canna del
silenziatore della pistola che gli ho puntato alla
fronte.
-Carina, vero? È una
ventidue millimetri. Un colpo e sei morto-.
Mi gratto distratto il mento, sbirciando nello
specchietto retrovisore: ancora nessuno.
Kaede sembra sotto shock.
-Non mi ucciderai-.
-Certo, che lo farò.Se non levi quelle tue luride chiappe dal mio
sedile lo farò senza tanti problemi.Non sono uno che si fa tante pare come te,
che credi?-
…
-Sei uno di loro… Tu sei uno di loro…! HAI FATTO QUALCOSA
CHE NON DOVEVI E ADESSO TIVOGLIONO MORTO, VERO?-
-MA SEISSSCCCEMO? CERTO
CHE NE SPARI, DI CAZZAT… !!!-
Un suo sputo colmo di disprezzo mi
schiaffeggia unaguancia,
restandoci incollato.
-Mi fai schifo…-
Ma non sto a sprecare
tempo tirandomelo via. Perché abbassarsi a tanto?
-Se credi che io abbiapaura della tua stupida bava TI SBAGLI DI GROSSO!-.
Gli colpisco la gola con la canna del
silenziatore e resto ad ascoltarlo, soffrendo,mentre tossisce senza fiato.
-…Ti… Chough!TI ODIO…-, mi ringhia ancora mezzo
soffocato.
-Lo so-.
E mi fa male dirlo.
Tolgo la sicura e gli punto
nuovamente la pistola in faccia. Stavolta miro dritto in mezzo agli occhi.
-E adesso scendi. La
corsa è finita-.
Kaede è ancora riluttante a scendere.Ma sembra stia
cominciando a cedere.
Poi mi avvicino al suo viso assumendo
un’espressione ancor più minacciosa,
-O ti faccio esplodere
il cranio. BUM!-,ringhio
. E scimmiotto il suono di ossa e sangueche sbattono contro i vetri e i sedili della
mia auto.
-A te la scelta-.
Ma Kaede mi coglie alla sprovvista.
Scatta in avanti e cerca di fregarmi la lettera. La lettera di mio padre.
Ma io sono più veloce di
lui. Comesempre.
Scatto all’indietro per schivarlo e gli spingo
bruscamente la testa contro il finestrino–senza romperlo, e che cacchio!- facendo forza sulla canna della pistola. Poi
gliela conficco di nuovo contro la gola e Rukawa strabuzza gli occhi per
cercare di respirare. Fisso lo specchietto retrovisore per evitare di
guardarlo. La polizia non sivede ancora.
-Mi costringi a ripetere? Lo sai che non mi
piace…-, sorrido gelido.Sembro un
pazzo.
-Allora facciamo così…
Eviterò di farlo.…Passerò
direttamentealla
fase successiva……Ti piace, l’idea,
eh…?-
Premo leggermente il grilletto schiacciando la
nuca di Kaede contro il finestrino.
Strizza gli occhi.Gli sto facendo male.
-Tre...-.
Kaede trema.
-…Due…-
Suda.
-…Uno…-
Sono un pazzo.
Clunk.
Kaede ha aperto la portiera.
La spalanca di più e scivola giù dalla
macchina con gli occhi lucidi per la frustrazione.
Ricomincio a respirare e gli ordino di
richiudere il portellone. Lo sbatte con rabbia e io riparto.
A trecento metri mi fermo e torno
indietro.
Kaede non si è ancora mosso.
Abbasso il finestrino e gli sorrido da stronzo.
-Era scarica sai…?-
Le pupille di Rukawa si dilatano per la
sorpresa.Poi si riducono a
fessure.Freme di rabbia.
Non la pianto di ghignargli contro e comincio
a dare gas.
-Torna dalla mamma. È un consiglio…-.Poi sgommo.
Lo sento urlare di tornare indietro, se ne ho
il coraggio. Ma non lo faccio.
Troppo tardi,Kaede,
ormai sono lontano.
Guardo il polverone che ho sollevato,distinguendo la
sagoma di Kae rimpicciolirsi sempre più.
Svolto a destra e do un morso alla barretta al
cioccolato che ho acquistato in un bar sgangherato vicino al benzinaio.
Spero che Kaede si sia nascosto in tempo. Non
ci avrannomesso di certo molto, i
poliziotti,a capire che non eravamo più
davanti a loro.
Raggiungo una bicicletta e passo oltre,
levando lo sguardo verso il cielo che si sta impercettibilmente rannuvolando.
Kami, che noia… è palloso
viaggiare da soli.
Mi sento… Solo.
Se
potessi… Tornerei indietro.
È
incredibile come mi fossi subito abituato ad avere Kaede al mio fianco. Certo,
litigavamo in continuazione, però…
Però,
almeno, avevo qualcuno, con me.AvevoLUI,con me...
Tracanno qualche sorso di acqua fresca,
lasciando che una gocciami scivoli
curiosa lungo il collo, poi ributto la bottiglia sotto il sedile.
“Vulnerabilità”...
Arraffo una manciata di patatine da un
sacchetto e me la infrognoin bocca in
tutta fretta per cambiare marcia in tempo.
Ora so cosa
significa.…..Avrei voluto non capirlo.
Senza smettere di lavorare di ganasce,sorpasso una macchinaagricolaed evito giusto per un pelo un cane sta attraversando la strada.
Vulnerabilità ed
Insicurezza.
Le mie due nuove compagne
di viaggio.Nemiche impalpabili, ma che…
Insieme… Sono in grado dischiacciarti...Qui, sotto la pelle…Dietro lo sterno.Ed anchequi. Nella mia mente.E non mi
lasceranno mai, lo so.Non fino a
quando tutto non sarà finito.
Ma adesso basta
rattristarsi,
penso affondando le zanne in un caldo trancio di pizza,se non la pianto prima di subito andrà a
finire che perderò la fiducia in me stesso.
Nh… Mi sto rovinando lo
stomaco già di primo mattino…
Un secco suono metallico mi fa corrugare la
fronte.
Che diavolo è stato..?
Guardo nello specchietto retrovisore di destra
e trasalisco: rotto.
Fisso nell’altro e mi viene un infarto.
La berlina.
La berlina di ieri!
-MERDA!MERDA!MERDA!-
Getto il cartoccio della pizza sul sedile di
fianco e aumento di scatto la velocitàstringendo convulsamente il volanteesuperando un motorino
semidistrutto.Quelli mi stanno
dietro.
-MA CHE CAPPERI VOGLIONO DA ME ???? NON HO
ANCORA FATTO NIENTE EGIÀ MI VOGLIONO
AMMAZZARE ?!?MA SONO TROPPO GIOVINCELLO PER TIRARE
LECUOIA,KAMI SAMA !!!!-
Mi abbasso il più possibile, per evitare di
essere colpito e acceleromentre
allungo un braccio per accendere la radio.È impensabile che io riesca a fare cose simili in un momento del genere…
Ma il fatto è che la solitudine si fa sentire.Ed io non posso ascoltarla.Non
devo.Non ora.
Sintonizzo la radio sulla frequenza
nazionale–“AVEX-ClubBeatfreak”, leggo di sfuggita
sul display–,e dalle casse si diffonde una canzone che adoro.
È una ragazza a cantare.È una melodia dolce,ma animata da un ritmo rapido,uno di quelli che ti fanno sentire forte,come se esplodessi dentro.
Di quelli che ti fanno ribollire nel sangue
una gran voglia di correre veloce,veloce come non mai,su una
strada,lungo i sentieri,nell’acqua o in cima alle montagne…In mezzo ai boschi e nelle praterie… Lungo i
margini dei laghi oppure verso il sole…Verso la luna e le stelle e ancora,ancora,ancora,da solo…Tu e nessun altro,tu e il
mondo,tu e l’universo,tu e tutto…Di giorno e di notte,all’alba e
al tramonto,correndo,correndo e correndo…Sull’asfalto e in mezzo ai prati,creando una scia d’erba,di fiori,di steli e di foglie che si scatenano altuo passaggio,che ondeggiano e
giocano…E l’aria ti scompiglia i
capelli,ti accarezza la pelle,ti sferza il viso…Ma tu non ci badi perché corri,corri, e corri senza fermarti…Sfrecci, tu ela tua ombra, mentre il sole ti
gira intorno…E voli, voli, voli senza
riposarti mai,non finché durerà la
canzone,perché è quella a darti
energia,la stanchezza non conta,corri e corri fin sopra le nuvole, verso la
luce,e lo farai per sempre,perché la musica non finirà mai…
Rinsavisco dal mio delirio giusto un attimo
prima di sentire uno sparoseguito da
altri, i cui fragori si confondono con una serie di tonfi secchi mai sentiti
prima d’ora.
Resto in ascolto, la concentrazione al
massimo, accelerandoimpercettibilmentesotto
l’influenza contagiosa della canzone.
Poi capisco.
Sonofrastuoni di revolveratemisti ai
rumori diproiettili che non giungono a
destinazione.
E le mie labbra si deformano in un ghigno: quest’auto non è uguale alla precedente.E non lo è perché di colpi non ne incassa
neanche uno.
Rido, incredulo, a labbra chiuse.È troppo bello per essere vero… Grazie, Heizo.Grazie
davvero.
E la mia risata si fa fragorosa, per sfogare
tutta la tensione delle ultime ore.Sono
felice.
Pur avendoli alle calcagna,posso trascorrere qualche minuto lontano
dalle preoccupazioni.
Sette e mezzo.Adesso mi sono rotto.Mi sono VERAMENTErotto!
Ragassi miei…, è ora che
rimaniate indietro.
Accelero come un matto, superando un
camioncino che avrà almeno vent’anni. Voglio proprio
vedere se la loro strafottutissima auto riusciràa tenermi testa!
Dopo due chilometri lascio la strada
principale, dirigendomi verso un paesucoloche neanche sapevo esistesse. La distanza che
mi separa dalla berlina è minore di quella chesperavo.
-Pezzi di mentecatti…!-
Devio a destra, ma a quanto pare oggi la sfiga
deve volermi davvero tanto bbbèène, perchéquasi non inchiappetto
un veicolo strascassato che procede alla velocità di
una carriola.
La via è troppo stretta, e mi cresce un demone
per capello perché, costretto a svoltare in un sentiero sterrato, finisce che
mi riporto sulla strada principale.
E, come se non bastasse, quelli della berlina
sembrano delle ventose con tanto di bostik! Fortuna
che “I like big butts” di Sir Mix A Lot o qualcosa-del-genere che mi sta assordando le orecchie mi
tiene sveglio e con i sensi iper all’erta.
Davanti nessuno. Perfetto.
Affondo il piede sull’acceleratore fino ad
andare a tutta birra, arrivando a viaggiare così rapido che i pali dei lampioni
mi scorrono a fianco ad una velocità indicibile.
Sorpasso un vecchio catorcio color cacca
d’oca, rischiando per un soffio una frontale con un povero disgraziato (!) che
proviene dal senso oppostoe,non so come né perché,ma,mentre guardo il sole,mi
ritrovo a desiderare Kaede.Qui.Accanto a me.
-Kami, quanto vorrei che
fosse quaaaaaaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!!!-
H….H… hhhopppporcamiseria…!
-BRUTTOBASTARDO !!! MA CHI DIAVOLO TI HA DATO LA PATENTE , EH ??!? SI PUÒ
SAPERE ?!?CHE CAZZO VIENI FUORI DA
QUELLA STRADA,CHE STAVO PASSANDO IO!!?!
CAMION DI MERDA !!! ma io ti riduco a PEZZEEEEEEEEEEEEEEEEETTI!!!-
Hn, sì.…Forse avete ragione.
È inutile sgolarsi contro il proprio
parabrezza.Tanto quel demente
rimbecillito non mi riesce a sentire.
Ouff…! Stavolta mi è
andata bene,ho sfiorato solo il suo
paraurti.
Mi getto inun sorpasso azzardato alla sinistra del veicolo e quasi non gli taglio
la strada svoltando a folle velocità in una strada secondaria.Devo seminare quei dannati.E speriamo che questa sia la volta buona.
Poco prima del centro giro di nuovo rischiando
di tirar sotto una vecchietta sdentatacome
il baciapiselli, poi devio a destra in una strada
sterrata, sfrecciando a fianco di un campo coltivato.
La berlina resta indietro.
Ottimo.
In paese schivo per miracolo un pulmino col
giallo vomito che si mette a lampeggiare e strombazzare come un forsennato. La
padella bianca al volante doveva essere la faccia sconvolta dell’autista.
Faccio uno slalom da guinness
dei primati zigzagando tra la gente in giro per il borgo notando comei vecchi che oltrepasso sbraitinosputando peggio del Gori
quando diventa una bestia (cioè sempre).
Mentre le donne starnazzano come galline, un
carabiniere si sbraccia a tal punto da farmi temere che perda gli arti da un
momento all’altro e la berlina continua a farsistrada tra le persone che si spostano al mio passaggio. Maledizione!
Dopo aver sorpassato un furgoncino alla
velocità del pensiero,svolto a destra,
ritrovandomi a cento metri da un vecchio rincretinito che mi fissa con la
stessa espressione di Fuku-verme.
-LévatilévatiLEEEEVATIIII !!!!-.
Facendo acrobazie tali da auto-convincermi ad
intraprendere la carriera di circense,riesco ad evitare l’infrollito vegliardo,lodandomi delle mie grandi abilità di genio.
Schivo due anatre, un cane, uno su una bici
con le ruote ovali (toh, sembra quella di Rukawa…!) e alla fine giro a des..traaaaaaaaaaAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!!
KRASCHHH!!!!
…
Azzardatevi a fare qualche commento e
vi spacco la faccia.
Visto? Ci penso io a urlarmi
dietro.Che imbecille decerebrato.
Arraffo il portatile ed esco
dall’auto scansando con lemani
l’air-bag che velocemente si affloscia.
Salgo sul cofano e salto,
arrampicandomi come un impedito sul muro in pietra in cui sono
ACCIDENTALMENTEincappato.
Una volta sceso dall’altra parte con
l’agilità di un gatto (veramente sono cascato come un sacco di patate lesse, ma
questa è una quisquilia assolutamente IRRILEVANTE),mi metto a correre comeun invasato tra la folla (ma proprio oggi
doveva esserci il MERCATO?!?)facendomi
largo a gomitate. Nel girarmi un istante vedo quattro uomini vestiti di nero
scendere dal muro.
Quando mi accorgo che mi stanno
raggiungendo riesco a trovare il modo per correre più veloce.
No,non sto immaginando di raggiungere il Porcospino durante una partita per
piazzarmi in difesa; sto pensando a qualcos’altro.
Avete maiprovato con un cane mastino, un pitbull con la bava alla bocca, un alano, un elefante
eun facocero,tutti che sbuffano come rinocerontiincazzati come
delle vipere? Provare per credere, funziona
alla grande…
-Oh, scusami tanto!-, dico ad un
fruttivendolo mentre faccio cadere alcune casse dietro di me per far rallentare
la corsa a quei bastardi.
Corro basso per nascondermi alla bell' e meglio e, una volta fuori da quest’ammasso
di persone vedo un bimbetto che sta togliendo la catena ad una bici.
-Ohmachebellllllla, questa la prendo io, grazie! Te la lascio più avanti,eh?
Promesso!-, emonto in sella sfrecciando
come un matto fino ad aver l’impressione di dar fuoco alle ruote.
Saetto a casaccio per le vie
scansando per miracolo la gente ed accertandomi di non essere seguito.
Quando torno a fissare davanti a me,
mi viene un infarto.
-MERDA,
LA POLIZIA!!!!-
La evito girando a sinistra, con la
fortuna che quella è a piedi.
Dopo due vie la mia corsa
s’interrompe.
Una ruota finisce in una buca e io mi
ritrovo per aria, stile Rukawa, ad urlare qualcosa tipo“sto volaaaaaaaando!!”finché non m'incastro con le spalle in una
macchina.Ma che scalogna iettatrice..!
Fortuna che il finestrino era
abbassato…! Beh, almeno ho mantenuto la promessa appena fatta.
Puntandomi con i talloni e venendo
indietro di culo riesco a liberarmi da ‘sta disgraziata
de ‘na carretta e me la svigno a gambe levate
giustoin tempo.
Filo come un forsennato lungo altre
vie, ma la sfiga vuole che io mi ritrovi in un vicolo cieco.
-MALEDIZIONE!-
Mi guardo intorno e vedo una scala a
pioli in metallo: ottimo!
-Scaletta mia, quanto te vojobbbèène!-.
Salto, mi tiro su (cristo, ma quanto
peso!) e mi ritrovo sul tetto. Più che tetto sembra una terrazza, ma ora come
ora non ho molto il tempo di osservare ogni dettaglio di ciò che mi sta
intorno, quindi….QUINDI SCAPPO, NO????SVEGLIA HANAMICHI,DATTI UN MOSSA!!!!!!
Okay. Respira profondamente e
concentrati, bello mio. Stavolta si fa come nei film. E niente controfigure,
purtroppo! Perciò, o la va, o la va loSTESSSSOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO ! ! ! ! !
! !
Wow, ce l’ho fatta! Roba da matti.
Corro sul tetto della casa di
frontee torno nel viottoloattaccandomi alla ringhiera del balconesu cui mi sono gettato. Un bel balzo, non c'è
che dire! Se non altro ci sono abituato.
Mi precipito come una scheggia nella
via successiva, ma la poliziami blocca
la stradacostringendomi a tornare alla
svelta sui miei passi e proseguire dritto.
Le cose si complicano, però. Non
avevo contato i cittadini.
Adesso sono dalla loro parte, e i più
grandi e grossi hanno la maledettissima idea di unirsi a loro per la caccia del
sottoscritto.
Uno mi si para davanti, ma riesco a
scansarlo con uno scatto improvviso.
Non ho mai corso così a lungo e
veloce in tutta la mia vita.
Le gareche facevo a scuola, al confronto non sono
niente.Qui è tutto diverso.
C'è la tensione dettata dalla paura,
adesso.Serve una perfetta lucidità e
deiriflessi prontissimi.
E c'è lamialibertà in gioco.
La milza si fa sentire, ma devo
continuare a correre.O per me sarà
finita.
Via chiusa pure questa.Porca puttana.Non ho scelta.
Mi arrampico su un davanzale e do una
spallata alla finestra, gettandomi nello stanzone in cui mi ritrovo.Lo attraverso alla velocità della luce e
guardo fuori da un'altra apertura: una strada, perfetto.
Mi lancio dalla finestra infrangendo
i vetri in mille pezzi, rotolo sui sassi e rialzandomi di scatto riprendo a
correre.Mi sono tagliato un braccio,
maledizione!
Ma porca miseria, non è possibile!
Un'altra strada senza uscita! Mi
rigetto in un altro edificio, salgo una rampa al lato opposto dello stanzone e
mi ritrovo fuori dalla porta.
Sonosu un pianerottolo striminzito che dà su dei gradini formato mignon, e
la scalinata è priva sia di ringhiera sia di corrimano.
La cosa non mi darebbe il benchéminimo fastidio, se non fosse che mi ritrovo
davanti tre energumeni che sembrano desiderarmi nello stesso modo in cui un
branco di Piranha attendeche una
scimmia piova dalcielo cascando da un
albero chesporge su un fiume...
Il primo lo stendo al primo colpo,
con una delle mie craniate micidiali.
Maaveva la pellaccia dura e alla mia stanchezza si aggiunge il mal di
testa.
È solo per un istante, ma basta a
distrarmi e a costringermi ad incassare un forte pugno nello stomaco.
Questa volta la fortuna è dalla mia:
la mia colazione finisce in faccia al mio aggressore, e il chick-boxer
da quattro soldi in questionepiomba giù
dal pianerottolo con l'osso del collo spezzato.
Pulendomi il mento, fisso in cagnesco
l'ultimo che rimane.Uno scatto fulmineo
e il mio pugno gli spacca il setto nasale facendolo rotolare giù dalla
gradinata in preda al dolore.
Mi riprendo un attimo poi mi butto
nella piazza, fra la gente ancora troppo sconcertata per reagire.
All'inizio di una strada mi trovo di
fronte uno dei tipi della berlina.
Ho il fiato corto e sono a pezzi, ma
mi basta ricordare cos'hanno fatto alla mia "vecchia" auto per farmi
uscire nuovamentedai gangheri.
Noto una cassetta di bottiglie di
vetroall'angolo della strada e,
approfittando del fatto che lui è disarmato, ne agguanto una e gliela frantumo
dritta sulla faccia, proprio mentre un secondo uomo in nero arriva in aiuto
dell'altro.
Estrae qualcosa dalla tasca della
giacca, ed io intercetto l'oggetto facendoglielo volare di mano con una pedata:
una pistola.
Il tizio si getta sull'arma per
afferrarla, ma io, grande genio insuperabile quale sono, con un piede gli
schiaccio lamano giusto in tempo,
assestandogli poi un potente calcio in faccia.
Fuggo in fondo alla via e ne imbocco altre
due, scaraventando contro un muro un uomo che mi si è parato davanti.Poi… Poi mi trovodavanti il terzo tipo della berlina.
Impugna saldamente un coltello con il
quale sferza l'aria a grande arcate, quasi fosse una scimitarra, ed io non
esito a saltare e ad assestargli un bel calcio nei paesi bassi.
Gli pianto un cazzotto sul mento
scaraventandolo contro la parete e mi fermo cercando di riprendere fiato.
I polmoni mi bruciano, stanno
letteralmente esplodendo. Kami, non ce la faccio più,
sono distrutto.
Lo stronzo
si riprende in un attimo, ma io non sono da meno.La mia testata parte come un proiettile, e
il naso di quel gran pezzo di merda rientra in quellafaccia da culo che
si ritrova. L'uomo si piega in due dal dolore ed io ruoto su me stesso
sferrandogli un calcio sul collo.
Heizo, devo proprio darti ragione: le tue tecniche sonoinfallibili!
Riprendo a correre ormai col fiatone
e dopo due minuti mi trovo faccia a faccia col quarto uomo.
Nel pugno stringe una semiautomatica
e non sembra farsi tanti problemi a sparare.
Impallidisco cercando di farmi venire
qualche idea, ma il tizio si accorge di qualcosa e schizza via come una
scheggia.
La via intorno a me comincia ad
oscillare e a sfuocarsi e mi volto barcollando in preda alla confusione,sforzandomi di resistere per vedere cosa lo
ha indotto alla fuga.
Peccato che mi ritrovi la canna di
un'arma d'ordinanza puntata giusto in mezzo agli occhi.
MERDA.MERDA!!!!!!
-SE MIAMMAZZI, cosa
che ritengo alquanto impossibile, TIBECCHIL’ERGASTOLO.E se provi a fuggireTIAMMAZZOIO, chiaro?
Sono unPOLIZIOTTO, frociofottuto!
TUTTO, giuro. Posso sopportare tutto, ma non
questo.Non un altro.
Non un altro interrogatorio, dannazione, questo no!
-Senta, io..-
-No-
-No cosa?!-
-Non fare tanto lo strafottente con me, tu! Non è giornata di rompere i
marroni, questa- .
Appunto…
-NO non ti lascerò andare, NO non ti considero innocente e NO, non me
ne frega un cazzo di quello che hai da dire. Ci siamo capiti? Spero di sì-.
-Ma io non ho fatto nient…-
-Allora non ci siamo capiti-, fisso i suoi baffi neri screziati di grigio vibrare
ad ogni sua parola, -Ho detto
che NON ME NE FREGA UN CAZZO, te lo sei già scordato?-
Questo sgabello è strascomodo. E dondola, anche.
Non è giusto chequello stronzo ben vestito se ne stia spaparanzato su una sedia in
pelle!
E continua a fumare come un turco, pure! È un’ora e
mezza chemi tiene qui dentro emi sta venendo la nausea.
-Hai ucciso UN UOMO, ricordi…?-
-…Scusi?-
-È stato trovato nella piazza grande,
in paese. Morto.A causa tua.E le persone che possono testimoniarlo non
sonopoche…-
Poi ricordo.
-Mi stia a sentire signore.Dei tizi mi stanno dando la caccia per non so
quale motivo. Esembra che la gente
faccia di tutto per fermarmi e farmi ammazzare. Io non l’ho neanche toccato
quell’uom…-
-Ah, no?-
-NO! Mi ha piantato un cazzotto nello stomaco e gli
ho vomitato addosso! Se poi lui si è lanciato all’indietro, questi saranno affaracci suoi! Se l’è cercata da solo, la colpa non è
mia!!!-
-Cristo, non ho mai sentito dire delle simili sciocchezze…-
-MAÈLAVERITÀ..!!!-
L’agente sembra sul punto di ribattere, ma qualcuno
bussa alla porta, e la sua attenzione si concentra all’entrata alle mie spalle.
Abbasso gli occhi, intreccio le dita delle mani emi curvo in avanti,i gomiti poggiati alle ginocchia,in ascolto.
Il poliziotto non dice nulla, aspettando
semplicemente che la porta si apra.Poi
una voce che non ho ancora sentito.
-Mi perdoni per l’interruzione, signore, ma ho qui
il rapporto del medico legale..-
Un tizio magro come uno stuzzicadenti mi passa a
fianco e gli si avvicina ad un suo cenno.
-Che cosa dice?-
-..Non ha riscontrato
alcun segno di colluttazione, all’infuori della frattura di due vertebre del
collo e ovviamente del cranio, a causa dell’impatto col terreno-.
-Visto? Io quell’uomo non l’ho neanche toccato!-
-Primo:nessuno ti ha
interpellato.Secondo:per ucciderlo bastava una semplice
spinta.Terzo:sta’ zitto o quella tuafaccia da schiaffi si ritroverà con un bel buco fumante in testa-.
Hn. C’è puzza di piscio, qui
dentro.
-Per quale motivo ti trovavi in questo paese…?-
-Per puro caso-
-“Puro caso”…? Aahhh… Emagari t’aspetti anche ch’io ti creda…-
-È quello che dovrebbe fare, sì-.
C’è qualcosa che mi sfugge…
-Puro caaaaaaso… Dio…!- .
Ora che lo guardo…
-È la verità, signore. Se poi lei non mi
crede, vuol dire che come poliziotto fa davveroschifo-.
Quest’uomo l’ho già visto… !
Ma DOVE…?
Quello si alzaignorando la mia provocazioneemi gira intorno, fermandosi
alle mie spalle, la sua bocca deformata in un ghigno.
Non riesco a ricordalo… Maledizione!Il Tensai non sbaglia, mai! Com’è possibile…?
Avanti Sak, spremiti le meningi!!! Dove cavolo hai
già visto questo gran pezzo di merda?!??Eh?Dove?Dove??DOVE?!?!?!?
Resto a fissare, ipnotizzato, la sua sigaretta
che è rimasta poggiata al bordo del portacenere, a fumarsi da sola.
-Sei cocciuto, ragazzo…! Non demordi, eh?-
Sento frusciare la sua divisa. Poi percepisco
con disgusto il suo alito e il suo tanfo sul mio collo, mentre con le manacce
grassocce mi artiglia le spalle stringendole in una salda e sgradevole morsa.
-Sei testardo come un mulo, vedo…-,mi sibila in un orecchio,-Un vero osso duro deciso a non parlare…-.
Guardo la cenere cadere in silenzio e sorrido
gelido, tanto per ricordargli che non ho assolutamente paura di lui.
Quest’uomo
mi irrita.Ebasta. Mi fa saltare i nervi.
-…Ma sai… Posso
farti diventare docile in poco tempo… Sarai mite come un agnellino… molto presto…-.
Un ricordo mi balena nella mente.Ma è solo un istante, ed io non riesco ad
afferrarlo.
Questavoce …Questeparole …
-Con tutto il rispetto, signore, ma credo che
questo sarà difficile. Iosonocome sono. E resterò tale-.
-Come vuoi, ragazzo. Ma non resterai Qui…-
Finalmente l’ha capito!
-Un arresto provvisorio non te lo risparmia nessuno, visto
che non ti decidi a vuotare il sacco…-
-CHECCOSA?!?! Ma perché?!?Non ho fatto niente! Devo andare da mio
padre! Ha bisogno di me!!! Lei così mi mette nella merda!!!!-
-Sono spiacente, ma il termine non mi è famigliare…-
-Beh, allora dovrebbe viaggiare di più,sa? O
sennò perché non si guarda allo specchio?!? Capirà immediatamente che voglio
dire!!!!-
L’uomo torna dietro la scrivania, e resta a
guardarmi con aria di sfida.
-Ragazzi,-, chiama. E i due agenti cheerano rimasti a sorvegliarmi stando vicini
alla porta vengono verso di me, fermandosi al mio fianco.
-…Voglio chesiatrasferito al carcere di Fukuoka. Qualche giorno là dentro non può fargli che
bene…Io devo proseguire con le indagini, in centro-,emi
rivolge uno di quei ghigni che mi fanno ribollire il sangue nelle vene.
E il ricordo di prima riemerge per riaffondare subitonella confusione che mi mareggia in testa.
-No… Per favore NO!!!-, mi dimeno inutilmente,
bloccato dai due poliziotti che mi tengono fermo, -DEVO ANDARE DA MIO
PADRE!LUI HA BISOGNO DI ME!!!MIO PADREHA BISOGNO DI ME!!!!!!!!!!!!!-,
Mi è tornato in mente Quel giorno di due anni
fa.E gli occhi mi bruciano
insopportabilmente.
-Certo, certo… E dimmi, di grazia… Dove si trova, tuo
padre? In un ospizio perpazzi furiosi
come te…?-
-In montagna… Si trova in montagna, sul Fujiyama…-, cerco di riprendere fiato calmandomi un attimo.
-Ah,si..?Non so
perché,ma lo sospettavo… Beh, non
andrai fin là, ma starai ugualmente al fresco… Non hai diche lamentarti… No?-
Ancora quella voce…
-Avanti, portatelo via-.
-NO!MIO PADRE STA MORENDO!HA BISOGNO DI ME! HA BISOGNO DI
ME!!!!!!!!!!!!!!LASCIATEMI
ANDARE!!!È MIO PADRE, DANNAZIONE! LASCIATEMI ANDARE!!! VI PREGO, SI STRATTA DI MIO PADRE!!! MOLLATEMI,
MALEDIZIONE!LASCIATEMI STARE!!!!-
-Oh, dimenticavo…-, la sua voce mi costringe a calmarmi una
seconda volta per stare ad ascoltarlo mentre vengo trascinato verso la porta.
Lo fisso torvo stando ad un metro da terra,
ormai quasi parallelo al pavimento, a furia di dimenarmi.
-…Bei capelli… SAKURAGI….- e,
mentre i poliziotti mi portano via dal suo ufficio,il suo ghigno muta in una grassa risata colma
di cattiveria.
E
poi… Poi il ricordo torna a galla.
E stavolta lo vedo. Limpido come la
neve sotto un sole invernale in una giornata senza nuvole.
E le
mie urla di frustrazione servono solo a farmi stare ancora più male.
Quell’uomo… Sapeva chi ero.
Era lo stesso individuo che avevo trovato in
casa mia…
Osservo due dei quattro agenti che mi scortano
parlare fra di loro.
-Merda, dovrei andare in bagno-, dice quello
alto.
Si voltano verso di me e mi fissano strano. Hn, se credono che scappi si sbagliano di grosso. Mi stanno
sopravvalutando.In questo caso.
Tentare una fuga sarebbe da stupidi,
adesso.Specialmente perché con le
manette sarei costretto a correre come una papera.E il genio non si abbasserà mai a tanto.
Storco il naso in una smorfia sprezzante e mi voltosullo sgabello girevole, poggiando i gomiti
sul banconedel bar.
Se solo scivolassi mi sarebbero addosso in un
baleno;la mia corsa sarebbe vana. E poi
c’è troppa gente. Devo aspettare, è l’unica soluzione.
-Vai pure. Sbrigati-, concede il tappo
accompagnando il suo discorso con un cenno della testa.
Uffa.
Che noia…
Questo aeroporto fa schifo. Definirlo
improvvisato è a dir poco perfetto. Le indicazioni sono assenti e comunque
difficilmente rintracciabili. Se ci sono. E le poche botteghe striminzite che
vedosembrano vecchie di cent’anni. Altro che aeroporto… questa è una catapecchia!
La cosa più bella che c’è.. Èquesto
bancone in granito blue cristal.Che non ho ancora capito che diavolo ci
faccia in Giappone.In un posto simile,
tra l’altro.Bah, che mondo anomalo.
Tutt’intorno lo spazio è affollato di gente
che si dimena, urla, impreca… Eppure, tutto questo brusionon mi mette addosso alcuna agitazione.
Credo che questo piacevole vantaggio sia
dovuto al fatto chehocapito di dovermi aspettare di tutto, da
adesso in avanti.Sorridorilassato.Èbello starsene in uno stato
catatonico, ogni tanto.Non ho voglia di
sentirmi teso né di percepire l’adrenalina scorrermi nelle vene. No… Per quello
c’è tempo…
Distensione totale: è questo, quello che ci
vuole.Me lo merito.Ero esausto.
Appoggio il mento su una mano emi guardo intorno.A quanto pare oggi è il giorno in cui i
piloti hanno scelto di scioperare…! Tutti i voli interni sono stati sospesi, e
la compagnia giapponese assicura unicamente saltuari collegamenti con la
capitale. Beh, questo, comunque, non è un problema mio.L’uomo che piloterà l’aereo che mi porterà
dritto in carcere, a quanto pare, vuole fare gli straordinari.
Lo stangone è già di ritorno e si rimette a
parlare fitto fitto con il collega nano lanciando, di
tanto in tanto, un’occhiata nella mia direzione.
-Il suo volo parte fra due ore…Ha fame…?-
Trasalisco e sono costretto ad uscire dal mio
torpore. Un’agente mi si è seduta di fianco e ha ordinato da bere.
-Oh, vedo che qualcuno si interessa a me…-,
constato ironico con un debole sorriso.
La ragazza ride con gli occhi che brillano.
Quando la sua risata si affievolisce, il suo volto resta gioioso, le iridi blu
screziate di verde fisse nelle mie.
-Un bel pezzo di pizza non mi farebbe male, in
effetti…-, rispondo in un soffiosorridendo a mia volta.
Lei assume un’aria imbarazzata e si porta una
ciocca di capelli dietro un orecchio.Ha
un solo orecchino, al lobo destro,che
termina con un piccolo pendente a forma di croce.
-Non ho tanti spiccioli con me… Credo
proprio che dovrai accontentarti di un tramezzino…-.
C’è ilarità sul suo viso e i suoi modi di fare
fini e decisi al contempo mi attirano. Non si direbbe che lavora nella Keisatsu.
-Vada per il tramezzino, allora-, accetto
ricordandomi poi di ringraziare.
La osservo parlare con il barman e resto
incantato a guardare la sua pelle da bambola di porcellana,
le guance imporporate di una lieve sfumatura
rosea.
-Buono?-, michiedesorridendo.
-Mmmmm… Scì!-,
ho la bocca piena e mi sto divorando il panino come se non mangiassi da una
settimana.
-Sono passate solo alcune ore da quando mi
sono ingozzato di schifezze, ma è bastato addentare un boccone di questa
delizia per ricordarmi quanta fame avessi.Di buono c’è anche il cibo, in questo tugurio. Dovrò ricordarmelo…!-
La ragazza scoppia a ridere, ma non riesco a
capire se è per ciò che ho detto o se la divertono le mie smorfie mentre
mangio.
-Ouh… Agente Hoshi, non mi ero ancora
presentata..!-
Faccio un lieve inchino,stupito della sua gentilezza. E di nuovo
vengo rapito dal suo sguardo.
Ha occhi intriganti …magnetici,
incorniciatida lunghe ciglia nere che
danno un che di seducente a qualsiasi espressione assuma.
-Sono GenjoMakihara, lieto di conoscerti..-
-Oh,
lo so. Ho visto la tua carta d’identità! Oh, giusto. Ecco…Tieni-,e me la porge,-Ormaia noi non serve più, abbiamo già i dati che
ci servono!-
-Ah, sì.Grazie-.
Non riesco più a capire se continua a fissarmi
così perché mi trova simpatico o se mi sta prendendo in giroperché mi trova ridicolo.
-Allora,
che hai fatto di così tremendo per meritarti un soggiorno al fresco?-
Torno a sbirciarla.Mi sta guardando in attesa, un sopracciglio
alzato, una guancia appoggiata ad una mano, per sostenersi. E ancora quel
sorriso che le increspa le labbra umide e carnose…
-Niente…-
-Niente???-, la
Hoshi è chiaramentesorpresa, poi scettica.
-Sono partito per andare in montagna…-
-Quando?-
-Kesa-, mento,-Sarò partito alle..Boh, alle sei e
venti, credo… E dopo un po’ ho visto che eravamo seguiti dalla macchina di ieri
e…-
-Ieri?-, mi volto verso il quarto collega, due metri
suonati per almeno un quintale e venti di peso, che si è seduto sullo sgabello
dall’altro lato, facendolo scricchiolare.Un tipo dall’aria bonaria, ma decisamente forte, sicuro di sé e
orgoglioso del suo lavoro.
-Già…-,e va bene non ce la faccio a mentire.
-Ècominciato tutto ieri sera. Sono uscito di casa e lungo la strada ho
dato un passaggio a uno perchémi faceva
pena vederlo mentre s’inzuppava di pioggia…-
-Hm…-, la ragazza mi fa
cenno di continuare, come a farmi capire che mi sta seguendo. Non che ci voglia
tanto…
-Dopo cinque minuti la mia macchina è stata
impallinata di proiettili. Eravamo seguiti da una berlina nera… Siamo riusciti
a seminarla per un breve tratto, poi ho deviato in una strada che ci ha portati
in un paesino. Là ho perso il controllo del veicolo e un cittadino, un
poliziotto anche lui, ha aperto ilfuoco
a quelli della berlina.Lohannoammazzato.-
-Dici
sul serio?- Le rispondo con un
cenno affermativo.
-Allora
so com’è andata. È l’articolo che abbiamo letto sul giornale…-, accenna all’amico.
-Cristo…-, mi giro verso il gigante e mi mostro
pienamente d’accordo con lui.
-La polizia di quel borgo ci ha tenuti sotto
sorveglianza in un albergo… Ma ho preferito scappare… Dovevo andare da mio
padre. Quelli mi avrebbero fatto perdere del tempo troppo prezios…-
Le dita fresche di una mano affusolata che si
appoggia al mio polso mi bloccano,in
preda ai brividi.
-Aspetta,
aspetta… Tuo padre..? Perché tuo padre?-
-Racconta con ordine e dall’inizio per favore.
Era da lui che stavi andando?-, mi chiede il collega.
-Mh.È stato nella polizia per molti anni, poi è
passato nella sezione anticrimine e infineha anche lavorato come infiltrato,per la sicurezza. Lo è tutt’ora.-
-Wow…-, sussurra la Hoshi.
-Continua-, mi
ordina l’altro.
-Sì. Èstato in montagna, in un posto dove… Beh, ci facevano esperimenti anche
sulla gente, là dentro e…-
-Sì, ne ho sentito parlare spesso…-, ricorda l’omaccione
pacioccone. E io mi ritrovo a sorridere per questa rima strampalata.
-Èancora là. Non lo vedo da quasi due anni. Ho scoperto il lavoro che
faceva solo due settimane fa, capite?Lui… lui era morto! Due anni fa lui era morto!!!-, incrino le
sopracciglia con voce tremula, ancora incapace di credere al gran casino in cui
mi sono ritrovato da un giorno all’altro.
-In
che senso “morto”… Se è ancora là?!?-
-Èmorto due anni fa sotto i miei occhi. Poi, una dozzina di giorni fa, ho
ricevuto una telefonata.Ed era
lui.…-.Resto un attimo in silenzio,
intrecciando le dita delle mani mentre nella testa scorrono ricordi confusi.
Spiego vagamente come si sia conclusa la
telefonata e della sua lettera che ho trovato.
-Hm… Bella storia!-, commenta il poliziotto alla fine.
-Già. Peccatochenon lo è-
-Bella, eh?-
-No,
una storia-.
L’energumeno mi fissa impassibile. Deve aver
pensato che stavo raccontando una gran balla…
-Il vostro capo è coinvolto in tutto questo,
comunque-
-Che
dici!?!-, ora è laHoshi, ad essere scettica.
Allora decido di accennare vagamente al tizio
che avevo visto in casa mia e del fatto che l’ho riconosciuto poco fa, in
questura.
-Lui sapeva chi ero, capite? Sapeva cheero il figlio di mio padre…!-
-Beh,
ovvio……-.
Sbirciando di sottecchi la ragazza al mio
fianco, capisco che mi sta prendendo per i fondelli.
-Beh, era chiaro cosa intendevo!!!-
-Si,
scusa,- ,
ride, poi si rivolge al collega:-Io avvierei qualche indagine, su quello…-
-Ehi.Il
capo è il capo…-,
la frena lui. –Se
lo scopre ci riduce sul lastrico in un battibaleno, lo sai..-
-Si può
ugualmente agire con molta discrezione…-,suggerisce la collega socchiudendo gli occhi con fare da micia.
L’altro arrossisce leggermente e bofonchia un
‘vedremo’ allontanandosi dal bar.
La conversazione si chiude lì. Ed io torno a
fissare le luci colorate delle lampadine che si rispecchiano sul granito lucido
del bancone.
L’aero arriverà a momenti. Il volo è previsto
per le due. Passiamo accanto a freeshop chiusi,
attraversando l’intero salone e gli agenti mi portano fuori, lungo la pista
principale. Vedere come la gente mi fissa le manette è terribilmente irritante.
-Allora,
sei pronto?-
-A dir la verità non ho mai viaggiato, in
aereo…-, com’è piacevole il calore del sole che trapassa le nuvole e ti scalda
la pelle… Dovrò imprimermi questa sensazione, perché temo che non la proverò
più per un bel pezzo.
-Ouh, non parlavo di quello..!Mi riferivo alla tua villeggiatura in una cella…-
Mi volto impercettibilmente verso la ragazza:
sta fissando con sguardo assente la torre di controllo.Sembra si stia annoiando.
Poi si volta verso di me con un sorriso, e
capisco di essermi sbagliato.
-No.. Per quella non sono preparato. E credo
proprio che non lo sarò mai…!-
Ha dei denti perlacei e le si illuminano gli
occhi.Sorrido a mia volta.Nonostante il contegno a cui è costretta, il
buonumore che emana è contagioso.
-Com’è, là dentro?-,
domando.Osservo i suoi capelli nero blu
fluttuare al vento e scoprire sottili ciocche di un viola intenso.
-Non so
risponderti con certezza. Io mi limito a lavorare all’esterno… Della vita in
carcere non ne so molto, mi dispiace-, dicementre arrotola fino al gomito una manica della sua camicia, -Ma dubito che lo troverai di tuo
gradimento… Ho sentito dire che quel posto è un inferno…-
-Sul serio?-, un aereo rulla lungo la pista
fino a decollare.
-Mh…Da quel che neso le
stanze sono davvero molto piccole, arredatesolo di una branda, uno sgabello e un tavolino, tutti fissati alle
pareti-
-Dimentichi le lenzuola di carta e gli agenti
penitenziari che ti fissano di continuo, Sakiko…-, interviene il suo
collega gigante.
-Hai
ragione, Shun’-, gli risponde lei, poi torna a rivolgersi a
me, -Quel carcere è orrendo,
credimi. Spero solo che tu non debba restarci a lungo…-
…
Ragàs, loro sì che sanno
come tirarmi su di morale………!
All’una e cinquantasette distinguo la sagoma
di un aereo che si avvicina all’aeroporto.
-È quello?-
L’agente tappo fissa l’orizzonte e sembra
illuminarsi, poi, senza nemmeno rispondermi si rivolge a Shunsuke
per avvisarlo dell’arrivo del nostro velivolo.Stronzo.
Resto a guardare il trabiccolo allinearsi alla
pista, accendere il faro di atterraggio e ridurre la velocità.Il carrello principale tocca terra, seguito
dal ruotino anteriore, el’aereo
comincia a rallentare a tutta manetta accarezzando l’asfalto fino a fermarsi a
cento metri da noi.Non ne avevo mai
visto uno così da vicino.
Non ci voglio andare,non ci voglio andare, nonci voglio andare, NON CI VOGLIO ANDARE!!!
È curioso come io mi svegli quando ormai è
troppo tardi.
Avrei dovuto tentaredi fuggire.Chi se ne frega se mi avrebbero beccato. Almeno non sarei rimasto col
rimpianto di non averci neppure provato.
L’aereo non è molto grande.Ci saranno sì e no quaranta posti a sedere.
Sono costretto a piazzarmi in uno dei primi,emi ci stravacco senza tanta
finezza. I sedili sono blu e di un viola che tende al lilla, mentre le pareti
in metallo sembrano di un bianco sporco, probabilmente grigio oppure azzurro.
O forse è tutto solo un effetto ottico dovuto
alle luci verdognole che fanno tanto ospedale antiquato.Difficile dirlo.
Sono stanco.
Ma
voglio andarmene da qui.
Incollo la faccia ad uno degli oblò circolari
che si affacciano alle pareti e guardo all’esterno.C’è poca gente fuorie,sporgendomi da un lato,scorgo
un uomo, vicino ad una carretta alta e senza portiere,che aggancia alveicolo la scalettasulla quale siamo appena saliti,per portarla via. La ricetrasmittente della Hoshi si mette improvvisamente a gracchiare e la voce
sorpresa della ragazzami spinge inconsciamentea prestarle attenzione.
-…Ma capo… Siamo già su, partiremo a
momenti..!-
Mi volto verso di lei con espressione
interrogativa.Lei sostiene lo sguardo,
stupita e corrucciata, ascoltando parole che non riesco a decifrare.
-Ma
per quale motivo dovrei…Certo.. Sissignore. D’accordo, sarà fatto-.
-Problemi?-
-Vuole
che ti riporti indietro-
-E perché!?!?-
-Dice
che gli saresti più utile così-
Sakiko non sorride più.È seria e guarda alternativamente me e i
suoi colleghi.Poi si sporge in avanti e
mi ritrovo il suo collo a pochi centimetri dalle mie labbra.Ha un buon profumo, deciso, ma non forteche mi fa sentire sicuro e potente.
-Ha nominato una settimana bianca.Tu e lui.Credo voglia portarti su-
-Merda, no! Ricatterebbe mio padre, mi userebbe
come ostaggio per… Per… Aaah, non so per cosa, cazz..-
-Fammi
finire! Adesso ascoltami bene: ti toglierò le manette, poi mi metterò ad
urlare. I miei colleghi sono armati, quindifa
molta attenzione. Tu spintonami e scappa. La mia macchina è nel parcheggio
dell’aeroporto. Tu sai dove. Tieni, sono lechiavi-.
Poi il gran casino.
Sento i miei polsi liberi, le sue urla e la
genteche comincia a gridarein una reazione a catena.
La spintono contro Shunsuke
e, mentre lei mi fa da scudo senza darlo a vedere, mi faccio largo tra i
passeggeri, rapido come una saetta.
Il microbo e la pertica restano bloccati da
alcune persone ed io posso dileguarmi senza troppe difficoltà.Ho la fortuna dalla mia parte:non possono aprire il fuoco, o rischierebbero
di ferire anche altri, oltre a me.
Al portellone, un assistente di volo mi fissa
come se fossi un marziano e, scimmiottando una mossa degna di un judoka
professionista, lo incolloal muro.
Un
balzo e sono fuori.Forse ha ragione:
sono un alieno sul serio.
Atterro malamente sulla scaletta che sta
venendo trainata viastorcendomiuna caviglia e salgo fino all’ultimo gradino
per poi buttarmi sul tettuccio del veicolo.Mi ci appiccico effetto polipoe,
sfidando la forza d’inerzia ogni volta che sbanda,scivolo all’interno della vettura
scaraventando fuori l’uomo, che ruzzola e rotola sull’asfalto per alcuni metri.
Spero
di non avergli fatto troppo male, dannazione.
Accelero a tavoletta zigzagando tra le persone
e prendo la direzione dell’aeroporto.
Ripercorro
la strada di prima con un solo pensiero nella testa.
Non ho tempo da perdere, devo sbrigarmi!Kami, se devo
sbrigarmi!!!
Ed ecco che ho portato a termine anche l’ottavo
capitolo (spero vi sia piaciuto)! ^___^Ma.. a questo punto 9__9 … Sorge una tentazione a cui non so se cedere oppurese fare l’esatto contrario…
Eh, questa Sakiko ammaliata
da Hanamichi… ˘˛__˘Potrebbe
arrivare a creare un po’ di scompiglio tra Hana e Ru… O no…?Basta Genjo stesso
a confondere Kaede o…?Voi che dite…? Si
accettano consigli!
Un ringraziamento va anche a Kiba91 per aver lasciato
un commento allamia fic!Seeyousoon! ^_____^
A soli quattro minuti dalla mia fuga le sirene
della polizia si fanno già sentire.
Accendo la radio, mi scarto una caramella
trovata sul cruscotto e mi infilo in fretta nel
traffico.
Peccato che mi ritrovi
in colonna dopo solo un centinaio di metri!
SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO CI FA IN GIRO A QUEST’ORA TUTTA ‘STA
GENTE?!?!??!!!??
MA NON PUÒ STARSENE A
CASA A RONFARE BEATAMENTE SU UNO STRASACROSANTO FUTÒÒÒÒNNN?!?!?!?!?!?!?????
Ma non è ppposiiiiiibileeee…..
Sono intento a tamburellarenervoso le dita sul volante fissando i
semafori,ansioso di ripartire,quando un tizio su una moto mi supera sulla
destra bruciando come una scheggia il semaforo rosso.
Quanto vorrei poter
fare come lui…. Ehi! Aspetta un attimo….. Sono o non
sono su un’auto della polizia…?!?
-Sccchhgreanzààààdòòò!!! Come osi, ville
marrano!?!-, impreco tra me gettandomi all’inseguimento.
Mi serve assolutamente la sua moto.
È l’unico mezzo con cui
potreiseminare
quegli agenti del cavolo..
Ovviamente mi tocca anche rallentare vistosamente a causa della corsia ridotta perrifacimento del manto stradale…!
CI SI METTONO ANCHE I LAVORI STRADALI, ADESSO??!? PORCA PUTTANA, MA PROPRIO ALLE DUE E UN QUARTO DEL
POMERIGGIO DEVONO RIFARE L’ASFALTO?!?!?!???!??
Kami, che nerrrvi!
Prendo a pugni il volante,rabbioso,ulteriormente irritato dai clacson suonati a
manetta e dal brulicare della gente che,scesa dalle auto,si mette ad
imprecare contro la fila e a mettersi le mani nei capelli.
Quando un uomo mi sbatte le sue manacce sul cofano lamentandosi per il mega
ingorgo che si è venuto a formare mi girano del tutto le balle.
Al diavolo il proposito di fare il buon
poliziotto!
Gli regalo il migliore dei saluti
internazionali che riesco a sfornare, poi sterzo a
destra ed esco dalla fila ritrovandomi sul pietrisco della banchina. Avanzo a
folle velocità distruggendo tutti i paletti segnaletici che mi trovo davanti e una volta superato il punto critico torno in corsia.
L’uomo imbufalito di
prima non ha apprezzato il mio saluto e mi sento profondamente offeso: mi
domando perché non gli sia piaciuto… Il mio dito medio è bellllissimo..!
Oh, non so se è l’auto che porta sfiga o se sono io che attiro tutti gli automobilisti più
rincoglioniti del mondo, fatto sta che uno di questi si sposta improvvisamente
contro mano sulla mia stessa corsia avvicinandosi pericolosamente al
motociclista che stavo inseguendo.
Lampeggio coi fari abbaglianti per rinsavirlo ma
niente, non se ne accorge.
Mi rimetto a lampeggiare e suono il clacson.
Nada.Quello continua sulla nostra
corsia avvicinandosi rapidamente.Per il
ragazzo sulla moto la vedo davvero brutta:gli sta arrivando dritto contro.
Cazzo, sta succedendo tutto
nel giro di pochi secondi e mi sembrano istanti senza fine!
In preda al panico, il ragazzo frena cercando
di sterzare. La moto, però, si blocca di colpoe si impunta, sbalzandolo dalla
sella.Lo vedo volare in avanti per
alcuni metri e cadere pesantemente a terra sul fianco sinistropicchiando il
casco sul suolo dopo aver mancato l’auto contromanoper un soffio.Cristo santo, l’ha
scampata per un pelo! Inchiodo di fianco a lui e abbandono la macchina.
La sua moto è leggera e mi lascio eccitare dal
ruggito del suo motore mentre vedo il ragazzo muoversi
piano, più o meno ancora tutto intero. Poi mi riprendo, balzo in sella e
schizzo via.
Alle mie spalle un’auto della polizia si è fermata sul luogo dell’incidente, altre due avanzano nella
mia direzione.Porcaccia…
Lascio subito la strada principale e imbocco
una via laterale dal fondo pietroso.
Essendo abituato alla guida sull’asfalto con
la moto di Mitsui e lo scooter di Yohei,
ci metto un po’ ad adeguarmi al nuovo veicolo. Sono un po’ scomodo a stare in piedi sulle pedane, in più ho
braccia e polsi indolenziti.Ma almeno riesco ad avanzare sicuro tra solchi e pietre,
aumentando così il distacco dai poliziotti, che sono costretti a rallentare.
Devio a destra e, con
il sole negli occhi, mi dirigo ad Ovest per un breve tratto, verso il centro
di un piccolo borgo.
Sto costeggiando un marciapiede lungo il quale
si ammassano diverse botteghe d’artigiani, quando
all’improvviso un idiota mi taglia la strada. D’istinto metto il piede sul
freno ed inchiodo. Sbando verso sinistra e riesco ad evitarlo. Per un attimo mi
domando se il mio oroscopo avesse previsto tutto questo…
Contro le mie aspettative,
anche in questa frazione il traffico è spaventoso:auto, furgoncini, gente a piedi,ma specialmente biciclette che brulicano
ovunque.
Imbocco una via che però
è senza uscita.Merda.Anziché rallentare, però,accelero.
Salgo sul bordo di un muretto,la moto che ruggisce
in modo tremendo,dopodichè balzo nel
vuoto e finisco con un clangore metallico sui cofani di un pick-up e di
un’automobile, parcheggiati l’uno a fianco dell’altra.
Prima che lamoto si distrugga contro un palo,
riesco a saltare e ad afferrare quest’ultimo a mo’ di
Tarzan,atterrando al suolo come un felino.Sì, beh.Più o
meno.
In questoistante mi sento da Dio, come prima di
una partita.
Sento il silenzio,sento la canzone del vento sul mio
viso e tra i capelli.
Sento la concentrazione,l’adrenalina che risale lungo la
schiena e serpeggia sulle spalle, lungo le braccia e nel torace.Sento l’ossigeno bruciare nei polmoni e i
muscoli pronti a scattare.
Apro gli occhi e vedo una stradina
dissestata.I poliziotti sono alle mie
spalle.La moto è distrutta, ancora
gorgogliante.
La strada è davvero strettissima, tanto che mi
sto scorticando le braccia. In più mi sto facendo un pranzo a base di muffa e
ragnatele. Scommetto che di qui non ci passano nemmeno gli scarafaggi!
Ad un tratto sento dei passi confusi alle mie
spalle.
-L’hai beccato?-
-No! È qui dietro l’angolo!-Toh, è il tappo bastardo!
-…Non riesco a raggiungerlo!-Eccecredo…
-Lascia, ci penso io.-I passi diventano distinti:da due, i poliziotti sono diventati uno
solo.Equesto è molto più veloce.
-Polizia!-,Ma va?
-Ti ordino di fermarti!-,Col cazzo!Anzi no, neanche
con quello.D’accordo che sono un genio
superdotato, ma non ce l’ho così lungo!
-Ho detto fermati!-Ma cheppalle!!!
-Fermati o sparo!-Uè, questo
no!
Il vicolo sbuca su un vialetto alberato e mi
sposto dalla strada, proseguendo parallelo a fianco ad essa,
nascosto dalle piante.
La fatica della salita
si fa sentire…
Il viale dà su una piazzola deserta, popolata
da qualche veicolo sgangherato, parcheggiato lungo inesistenti
marciapiedi.
Continuo a correre basso, la milza che va in
fiamme, protetto dai veicoli;alla fine mi rialzo, sicuro di averlo distanziato,e attraverso la piazza dirigendomi verso un
altro vicolo.
Poi un dolore lancinante.
Così
improvviso che non riesco nemmeno ad urlare.
Le pupille mi si dilatano, le orecchie mi
ronzano e la mia corsa si blocca, facendomi ruzzolare per diversi metri
sull’asfalto ruvido, sbucciandomi la pelle e lacerandomi i vestiti.
Provo a muovermi ma
sento un dolore atroce alla gamba e a un fianco. Mi fa male una mano. Non la
guardo.
Non
posso restare qui.
Cerco
di rialzarmi ma il cuore mi si contrae in uno spasmo e
mi si blocca il respiro.
Non
posso restare qui!
Riesco a girarmi e ad appoggiare la schiena a
terra, cercando di riprendere fiato. Il cielo è così azzurro…
Dei passi!Dei passi, merd…Devo arrivare…Devo arr… Là…
Non poss.. mollare…Non ora…
Ma la vista mi si annebbia e tutto si scurisce.
Ci
devo..riusc…
Io…
Però…
Ètutt.. ..sì buio…
No, io…
Io dev…
-L’hai trovato?-
-No, sembra svanito nel nulla…-
-Ho
le braccia piene di graffi, maledizione!-
-…Eppure,cavoli, era davanti a me fino ad un
attimo fa...-
-Mi sono tagliato anche io, Sakiko.-
-Era davanti a me…-
-Nulla
di grave?-
-Com’è possibile che sia
sparito..?!-
-No.-
-L’ho anche colpito…Ne
sono certo…-
-…-
-…-
-Non…Deve pur essere da qualche parte…-,
ripetendo quella frase sommessamente, come una litania infinita, l’agente si
sporge sul ponte.
Shunsuke lo imita.
Nessuno.Eppure…
se era ferito non può essere andato lontano.
-Non può essersi buttato. Si sarebbe
sfracellato di sotto.-
-Io. L’ho. Beccato. …-
-E non c’è nemmeno lungo la strada…-,sbuffa.Corre il ragazzo…
-…Ne sono sicuro. Non posso aver sciupato tre
munizioni così!-
-Va
bene. Facciamo così: tu, tu e tu .. di là,-,Sakiko accenna con
il capo ad un vialetto su un angolo della piazza,-mentre
tu cercherai lassù,-una strada in salita,-siamo
intesi?-
Tre
degli agenti obbediscono. Uno lo trattiene ancora un attimo.
-Shun’ ,-
-Sì?-
-…Tutto
okay?-
La
fissa.
-Si. Non è niente, sto
bene-.
-Shun’…-
Allora abbassa lo sguardo sulle esili dita che
circondano il suo polso.
Un brivido gli saetta lungo la schiena.
-È tutto a posto, dico davvero.-
-D’accordo. Sai cosa devi fare.-
-…Portarli
lontano da qui?-
-Lontano
da qui…- Sakiko sorride.EShunsuke corre via, lasciandola
sola.
-Saku’!-, la Hoshi
ripone la pistola nella fondina e si guarda intorno con circospezione.
-Sakuragi, dove diavolo sei!?-, ma niente.
Le rispondono soltanto il silenzio e una
folata di ventoche
le scompiglia i capelli.
Avanza lungo il ponte muovendosi di lato,
lentamente,rimane
in ascolto, attenta ad ogni rumore.
Poi inciampa e impreca contro il sasso,
preoccupata. E poi lo vede.
Sangue.
Sangue ovunque, che si rifugia tra steli
d’erba sul bordo della strada.
È fresco, lucido. D’un
rosso vivo. Arterie.
Poi nota macchie più larghe, più scure. Sono
tante.Merda.
-Sakuragi!-
Distingue l’impronta rossa di una scarpa da ginnastica.
Delle nuvole oscurano il sole e in lei
comincia a farsi strada la paura.
-Sakuragi!-
Segue la scia per alcuni metri, poi si
arresta: al bordo del ponte, la traccia sparisce.
-CAZZO,
RISPONDIMI!!!-
E finalmente la sente.
-Sak…-la sua voce è
debole, ma è già qualcosa.
-Sak,
qui…-,dove?
Dove, maledizione?!?
-‘aki…ko…-, un gemito più potente le permette di localizzarlo.
Ma ciò che vede non fa altro che preoccuparla
ulteriormente: una mano coperta di sangueaggrappata al bordo esterno del ponte
che sta per mollare la presa.
-Hanamichi!!-, cerca di afferrarla al volo, invano.
-Hanamichi, no!!!-, non è possibile, non
può…
-Più
giù…Sono… solo più giù…-
Sakiko si sporge dal ponte e le si riempiono gli occhi di lacrime.
Sakuragi si sta sorreggendo
con le sole dita delle mani, le dita infilate nei solchi formati dalle file di
pietreche
compongono l’antico ponte del borgo.
Le sue unghie sono rottee una mano presenta un leggero
squarcio di carne viva.Il suo collega
deve avergli sparato a bruciapelo.
-Hana…-
Poi scorge dell’altro. Una macchia scura e
umida gli imbratta un fianco della maglia, e il sangue gli scorre lungo la
pelle e i pantaloni.
-Hana, dammi la
mano…-, dice a mezza voce
sporgendosi in avanti.
Ma il ragazzo non si
muove. Rimane aggrappato alle pietre, in uno stato di semi-trance, dando segni
di cedimento.
-Hanamichi, muoviti!-
Lui allora obbedisce meccanicamente,
allungando un braccio. Le sue dita raggiungono quelle fresche di Sakiko, sfiorandole più e più volte, lasciando leggere scie
rossastre sulle punte dei suoi polpastrelli e sulle sue
unghie laccate di smalto lucido.
-Non ce la faccio..
Non ci arrivo!-
-Riprovaci, Hana, riprovaci!-
La ragazza si sporge ulteriormente,
spalancando la mano, pronta a prenderlo.
Ma Hanamichi non
riesce a raggiungerla e,agitandosi per riuscirci,perde la presa e scivola ancora più in basso,tagliandosi le dita.
-Hana!-
Sakuragi le sorride a dentistretti, serrando
violentemente le labbra violacee per trattenere una fitta di dolore.
La Hoshi non riesce ad
accettare quel sorriso amaro che ha preso forma sulla sua bocca. Non vuole. Non
deve.
Si sporge più che può mentre
le lacrime le scivolano lungo le ciglia.
-Avanti sbrigati! Afferra la mia mano!
Afferra la mia mano!-
Lo guarda annaspare boccheggiando, cercando
ossigeno.
Il sangue gli scorre lungo le gambe esgocciola ritmicamente dai piedi, frammentandosi in mille gocce di vita
che muoiono schizzando sul terreno pietroso diversi metri più in basso.
Perché non la ascolta?
Perché?
I suoi capelli le ondeggiano davanti al viso scompigliati dal vento, sfiorandole le braccia esili
e pallide e nascondendo fino all’ultimo le lacrime che le bagnano le guance.
Non deve piangere… È così bella…
Sembra…
Un’altra fitta improvvisa gli fa perdere la
presa e scivolare più in basso. Comincia ad essere stanco. Lei se ne accorge, eppure non si arrendee continua a dirgli di afferrare la sua mano,
ad allungarsi verso di lui più che può.
Hanamichi le sorride triste, ma pieno di riconoscenza.
-Datti una mossa!Puoi farcela, lo sai!Avanti!-
Ma lui scuote piano la
testa. Si sente troppo debole. Non ce la farebbe mai…
Gli manca l’ossigeno e respira affannosamente
cercando di ottenerne il più possibile.
-Maledizione, muoviti!-
MaSakuragi
non ce la fa, ormai sente male dappertutto e le dita non riescono più a
reggerlo…
-Allora vuoi morire?È questo che vuoi?-
Allora lui solleva lo sguardo, ma non riesce a
vedere altro che una macchia indistinta. Ha la vista offuscata. E si chiede se non siano lacrime anche le sue…
No che non vuole morire… Anzi…forse sì… Niente
più fughe continue, niente più pericoli… Niente sofferenze…
Guarda in basso oltre i suoi piedi che
scalciano l’aria ormai senza troppa determinazione, e non vede altro che
tenebre.
La morte è lì che lo attende a braccia aperte,sogghignando,avvolta nel suo saio nero fumo che si confonde
nella nebbia che aleggia pigra sotto di lui. A che serve lottare per sfuggirle,
quando già sa che sarebbe tutto inutile?
-Hanamichi, cazzo, molla
quelle pietre e afferra la mia mano!-
E lui ci prova, ma non appena allenta una
presa si sente scivolareed è costretto a desistere.
-Hana, ti prego…-
MaHanamichi
non vuole sentirla parlargli così… Lui ormai sta cedendo e sa che questo l’ha
capito anche lei…
Èstufo,stufo,stufo…Noncelafapiù….
Ètroppo stanco…
Stanco di continuare a combattere…
E poi…
Che importa se un insignificante
puntino nell’intero universo scompare?Che differenza fa…?
Nessuna.
Nessuna…
Le palpebre gli diventano pesanti e la voce di
Sakiko si fa sempre più lontana.
Sente una
lacrima scivolargli pigra su una guancia,emorirelentamentelungo il collo.
Le dita ormai non le sente più.
Basta…
Basta…
Chiude gli occhi e molla la presa,precipitando nel
vuoto.
Mi scuso tantissimo
per il mostruoso ritardo con cui ho aggiornato la fic,ma purtroppo il
tempo che riesco ad avere a disposizione è ormai diventato scarsissimo…! ^__^’ ‘ ‘Inoltre mi ci è
voluto un po’ per riprendermi dallo shock avuto quando mi si è bruciato l’Hard
Disk del computered ho perso
completamente tutti i dati, quindi cerate di capirmi…! Ho finalmente riscritto
il nono capitolo di questa ficcy, anche se purtroppo non è come quello che
avevo fatto originariamente… Eh, pasiensa..
Ringrazio di cuore asami, Shak4, Uriko, foglia,
satin, sakura, kiba91, NohaIjiachi, NaughtyDia
e Yumi per aver lasciato qualche commento! Recensite
ancorae fatemi
sapere come vi è sembrato questo capitolo!
Temevo di non riuscire più a tornare su questa vecchia fic… Ma
finalmente, dopo più di sei mesi, ce l’ho fatta e ho trovato il tempo per
scrivere…^^ Oddio, rileggendola mi rendo conto di come scrivessi in modo
diverso (argh!), rispetto le ultime storie… -___- Ma
non mi va di sistemarla… Mi piace lasciarla così com’è, per ricordare i miei
‘vecchi’ modi di scrivere… Ciò che volevo era solo proseguirla, portandola
sempre più vicino alla ormai incombente conclusione… Non mi va di lasciare le
cose a metà… Credo che quando si inizia un lavoro sia bene portarlo anche a
termine…^^Approfittandone per
ringraziare tutte coloro che avevano commentato fino allo scorso capitolo, vi
auguro una buona lettura… Un bacio…!
…uuaaaaauummm..
…eeeerrreeee..?
…Òòòuuuummmmuuaaaazieeennnnn…
Ommmmuuòòòòi…
Aaannnnmmaaaai?...
Nnnnnòòòuuummmm…
Le voci giungono alle sue orecchieconfuse, lontane, sovrastate da un
profondo silenzio surreale.
Si sente terribilmente stanco, fatica pure a respirare.Ammesso sia respiro, quello.
Provare a muovere le dita delle mani si rivela un’inutile tentativo. Hanamichi non riesce a spostare un
muscolo. Non ha nemmeno la forza di schiudere le palpebre. Le sente così
pesanti…Solamente
i suoi occhi riescono a puntare nella direzione che vuole. Non che serva a
molto, avendoli chiusi.Ma per Hana quello è già un piccolo passo avanti.Eppure inizia a domandarsi perché diavolo
non riesca a muoversi.Che sia…
Che sia… Morto?
A questo pensiero le sue dita scattano.Il suo corpo si rifiuta di accettare una
simile sorte.No.Lui non è morto.
Non puòessere morto !!!
Lui èHanamichi Sakuragi,
il genio indiscusso del basket e di qualsiasi altra cosa!Il genio più genio di qualsiasi altro genio,l’unico,imbattibile, insuperabile e megagalattico Tensai!E non può essere morto.Non può e basta.Perché lui è lui.Ènato
per esserelui.
È nato per salvare suo padre, ora che è in pericolo.E si augura che lo sia ancora.Che non sia troppo tardi,almeno.
E il suo corpo dà un secondo, iniziale segno divita.Un sussulto impercettibile della gamba.Hanamichi è vivo.E questo basta e avanza per rinvigorirlo di
una piccola dose di energia completamente nuova.Apre piano gli occhi, stupendosi
dell’oscurità che gli dà il benvenuto. Si era immaginato di trovarsi in un
rinomato ospedale,circondato
di medici riuniti attorno al suo letto per cercare di capire i suoi problemi, l
e sue condizioni.Invece nulla.
.Buio.
Respira lentamenteosservando la stanza immersa nella
penombra.Pare sia fatta quasi
interamente di legno.Non sa quale,
però.Non è che se ne intenda, lui.
Dunque non si trova a casa.
È solo.
Riprende conoscenza in pochi istanti e capisce che dev’esserci comunque stato qualcuno, con lui.
Il profumo che riesce ad avvertire non è un aroma tipico di una
camera.È un profumo artificiale.Un profumo femminile.Buono.Seducente.Gli piace.
E molto anche.
Resta in ascolto.Dev’esserci un orologio da qualche parte, appeso a una
parete.Percepisce l’inconfondibile
ticchettio che scandisce ogni singolo secondodel tempo che passa.Vorrebbe tanto sapere che ore sono.È stanco, certo.Ma ha la certezza di avere dormito molto.Perché la spossatezza è mentale.E non fisica.E capisce che il suo organismo ha smesso di restarsene in stand-by.Sarebbe il momento di darsi una mossa.Ma un rumore lo blocca all’istante.
Lui rimane immobile.
La porta della stanza si apre in un lieve cigolio. È una ragazza
di bassa statura ad entrare,facendosi strada con i gomiti e camminando all’indietro per un
breve tratto.Poi si volta e si
concentra sul ragazzo steso a letto.Le
sfugge un sospiro.
È tanto che non dà un segno di vitalità.
Teme sia in coma.
Maledetto quel suo collega del cazzo.Ha una gran voglia di sparargli alla testa,
così da fargli fuoriuscire l’eccessivo accumulo di pura anidride carbonica che
si ritrova in quella sua merda di scatola cranica…!
Posa il vassoio su un angolo del comodino al lato del letto e si
siede sul bordo di una sedia, lontana dallo schienale.Osserva il viso rilassato di Sakuragi, ancora immerso in un sonno profondo dal quale
pare non volersi più svegliare.Gli
sfiora una guancia con le dita,senza pensare alle sue azioni.È caldo.E non solo a livello corporeo.Quel ragazzo emana un calore incredibile.Lei stessa non riesce a scollargli gli occhi
di dosso.Non è bello oltremisura.Ma ha un fisico forte, atletico, perfetto e
incantevole al contempo.Incantevole per
lei, almeno. Che proprio non riesce mai
ad evitare di guardarlo ammirataogniqualvolta ha a che fare con lui.
-Eddai,
Hanamichi, svegliati…-, sussurra piano.
Non vuole più vederlo costretto in quel letto.Non riesce ad accettare che quel ragazzo sia il
giovane che ha conosciuto poche ore prima.Il vero Hanamichi è un ragazzo pieno di energia,un ragazzo che non conosce la
paura,un ragazzo con un sacco di
coraggio da vendere.
Ha fegato, lui.È capace
di sfuggire alla polizia meglio di chiunque altro.Ha la voglia di andare avanti ogni volta,di superare ogni
ostacolo che gli si para di fronte.Ha
un obiettivo da raggiungere e tutta la decisione e la fermezza che occorronoper poterlo
concretizzare davvero.E il vero
Hanamichi non starebbe in un letto così.Non in queste condizioni, dannazione.
-Sono sveglio-
Sakiko salta sulla sedia lanciando un urlo,seguito un attimo dopo da una serie di
imprecazioni alquanto insolite,secondo
il parere del giovane sdraiato di fianco a lei.
-Vaffanculo, mi hai fatto venire un infarto, stronzo!-
-Uehi… Il linguaggio scurrile proprio non ti si addice, Saki…-
La ragazza si rende conto di come Hanamichi fatichi a parlare.
-Bevi
un po’ di tè,devi
lubrificarti le corde vocali…-
Parla in tono sommessoper non infrangere una seconda volta
la tranquillitàche regna da un tempo
infinito fra quelle quattro pareti.
-Non mi piace il tè-
-Poche balle, bevi.L’avevo portato per me, ma vedo che tu ne hai molto più bisogno-
Hanamichi desiste.Le sue
calde dita avvolgono quelle fresche e sottili della ragazza mentre cerca di
stringere la tazza.La sua presa è però
ancora troppo debolee
una piccola quantità di bevanda si rovescia sul lenzuolo.
-Porca putt…-
-Lascia, faccio io-
Sakiko gli appoggia con dolcezza la tazza alle labbra.E Hanamichi prova a bere.Nh, si sente un po’
un’idiota.Ma il tè è davvero buono, e
sentirlo scivolare in golagli sembra la sensazione più bella che riesca ricordare in quel
momento.
-Credevo non ti svegliasti più…-
Hana solleva lo sguardo. La ragazza ha nascosto il viso fra ciocche
di lucenti capelli corvini.Gli riesce
difficile capire se è rossore quello che colora le sue guance di una dolce
sfumatura o se è solo il riflesso del legno che riveste le pareti della stanza.
-Credevo che saresti morto…-
Sakuragi sorride allontanando da sé la tazza.
-Un genio non muore maaahh…!-
Il dolore fortissimo che sente al fianco gli fa capire che
qualcosa non quadra.Che diavolo si è perso…?
-Maledizione… Ma che diamine…?-
-Non muoverti così, Hana, fa’ piano…-
-Ma che è successo…?!?-,domanda non riuscendo a trattenere una
smorfia sofferente.
-Cos’è,
non dirmi che non ricordi più niente…-
Sakiko gli passa una pezza umida sulla fronte,strappandogli un gemito di
apprezzamento che le provoca un inatteso, singolo spasmo fra le gambe.
Deglutisce nervosa.
-Hm…Mh, se me lo ricordi tu credo che
faremmo decisamente prima…-
Riesce solo a vedere dell’asfalto, il selciato ad un palmo di
naso.Null’altro.
-Ehi, è tutto a posto? T’ho sentita urlare-
Sakuragi guarda di scatto in direzione della porta, preso alla
sprovvista da quell’entrata improvvisa e inaspettata.
-Non preoccuparti, ma’, è tutto a
posto…-
-Ah, ma s’è svegliato.-
-Lei chi è, Sak?-
-Mia madre…-
-Ou, salve-
-Beh, per parlare parli… I muscoli li sai usare.. Perciò non è niente di grave, vedo.Era ora che ti svegliassi,così puoi anche andartene e io posso
tornare a dormire sul morbido-
Hanamichi è sorpreso. La madre di Saki
è un tantino scorbutica…Fissa sorpreso la porta che la donna s’è chiusa energicamente
alle spalle.
Poi torna a guardare la ragazza.Scuote un attimo il capo con un’espressione che la invita a
rispondergli.Lui sta ancora aspettando.
-Ti hanno sparato Hana…-
-CHECCOS…AH?!?!?-
-Ma vuoi smetterla di dimenarti così…?-, lo rimprovera lei.Vorrebbe tanto che si dimenasse in un modo diverso…Masi riscuote subito da quel pensiero assurdo.
-Non credere di poter fare il contorsionista fin da ora,
cacchio, pure tu! Ma sta’ un po’ fermo!-Gli sussurra rivelando una certa apprensione mista al
nervosismo.
-Sono… grave?-
-Credevo di sì… Non ti svegliavi più…-
-Perché, quanto ho dormito?-
-Beh, no, due giorni, però ero preoccupata, ecco…-
-DUE GIORNI???? Ma porca troia, non ho
altro tempo da paaahhh…!-
-Ma statti fermo, cazzo! Hai bisogno
di tempo per riprenderti!Che credi di
fare, ah?-
Hanamichi le si avvicina di scatto,
fermandosi solo a pochi–troppopochi–centimetri dal suo viso.
-Stammi a sentire. Non so chi tu sia,
ma voglio ricordarti che non sono né tuo figlio,né tuo nipote,né tuo fratellonétanto meno tuo padre.Ergo, faccio-quello-che-mi-pare.È chiaro?-
Sakiko rimane senza parole.Una
reazione simile non se l’aspettava affatto.Non era da lui.
Ma deve ammettere che in fondo quel ragazzo ha ragione. Le
dispiace di averlo fatto arrabbiare. E più di tutto le dispiace che sia stata
unicamente lei ad esserci rimasta male così.
-Okay, ma…-
-Ma niente, cazzo! Mio padre ha bisogno di me e non aspetterò un minuto
di più a muovermi. Quanto meno tua madre sarà contenta!-
Sakuragi scosta le coperte e allunga le gambe verso il pavimento. Cerca
di ignorare il fatto che sia totalmente nudo e si alza piano celando il più
possibile l’atroce dolore che gli divora il
fianco.Ma guarda te se deve pure
sprecare tempo così…
-Si riaprirà la ferita,se ti sforzi fin da subito…-
Il tono della giovane è seriamente preoccupato, ma cerca di
nasconderlo in tutti i modi.
-Non importa. Per mio padre questo ed altro-
-Se schiatti non riuscirai a fare molto per lui…-
Hanamichi si volta verso di lei con l’aria di ribattere.
-Ah, non vi fermerete per pranzo, mi augur…Urca
che bel maschione…Uei,
giovanotto, fatti impallinare più spesso, così potrò lustrarmi la vista per
bene! Hai delle gran belle ch…-
-MAMMA!!!-
-Ohssaaantocieeelo, adesso non si può neanche più commentare…-
Hanamichi fissa la porta per altri venti secondi tenendosi il lenzuolo
intorno alla vita. Una volta accertatosi che quella donna assetata di sesso non
accenna ad entrarelo
rigetta sul letto.
-Non mi avete risposto!-
Hanamichi bestemmia mentalmente mentre
riacciuffa un lembo di stoffa con cui coprirsi.
-No, signora. Io almeno non ho intenzione di stare qui un minuto
di più. Ho altre cose urgenti da fare-
-Devi andare in bagno?-
-NO…!Hm. No, signora.Ho altro da fare
e basta-
-Non sei messo bene, giovanotto…-
-Lo so, ha perfettamente ragione.Ma non posso aspettare oltre.Forse è già troppo tardi.Io devo andare-
-Quindi niente pranzo?-
-Niente pranzo, ma la ringrazio per avermi ospitato qui.…Non è che lei sa dove siano finiti i miei
abiti…?-
-Ho saputo che devi andare in montagna.Di quei vestiti non te ne fai niente lassù,
ragazzo.Ti serve ben altro in questo
caso.Vedrò di portarti qualcosa di
idoneo-
-Gra…-
Ma la donna ha già lasciato la camera.
-Tua madre non sta mai ferma…-
-Hm. Avete qualcosa in comune-
Hanamichi si siede a bordo del lettofacendo attenzione a non compiere
movimenti bruschi.
Per un po’ nessuno parla.Poi è lei a rompere il silenzio.
-…Sei sicuro di ciò che fai?-
-No, Sak. Non sono sicuro di niente-,
le risponde fissando oltre la finestra, verso la cima del monte seminascosta da
un largo anello di nubi,
-Ma non posso starmene qui con le mani in mano
mentre lassù stanno uccidendo mio padre.Devo pur fare qualcosa, no?Tentarci almeno-
La ragazza annuisce in silenzio e si appoggia al bordo del
materasso.Poi sale sul letto, restando
in ginocchio alle spalle di Hanamichi.Le sue dita gli sfiorano la schiena, il suo sguardo assenteintento a seguirne
il percorso.Ha un dorso da favola…-Farò
il possibile per darti una mano…-
-Ti ringrazio…-
Le sue mani scivolano in alto, stringendosi in un massaggio
deciso alla base del collo.
-Mmmmhhh……-
La Hoshi sorride socchiudendo gli occhi. Dunque ha trovato un suo punto
debole…
-Dovere… Ti piace…?-
-Hm… Continua… Fallo ancora…-
Sente i suoi muscoli tremare sotto le sue mani, quella pelle
calda contrarsi in preda aibrividi, rilassarsi dopo ogni suo preciso massaggio.
-Così…?-
-Mh…… Oohhhkkkami…-
La soddisfa sentirlo gemere con un’irresistibile voce roca, sentirlo
inclinare il capo in avanti, vedere quella schiena forte drizzarsi ad ogni
movimento delle sue mani.
-Vado avanti…?-
-No………Va’ più giù…-
E lei obbedisce mentre le sue dita si muovono
decise su quella schiena stupenda, a dir poco perfetta. Percepiscono ogni forma
dei suoitonici
muscoli e scivolano in movenze mirate, volte a farlo sentire meglio, ad
allontanare ogni pensiero dalla sua mente.
Le mani le scivolano sempre più in basso, poi lentamente di
lato, fino all’inizio delle cosce. Continuano a massaggiarescorrendo sempre più verso l’interno,
sempre più vicino a qualcosa che fino a pochi minuti prima pensava fosse
proibito raggiungere.
Una mano si posa sulle sue. Prova a fare resistenza. Prova a
fermarla. Ma lei non vuole e si avvicina di più al ragazzo, aderendo coi suoi
piccoli seni alla schiena di lui, baciandolo con le umide labbra alla base del
collo,aderendo
con le cosce alle sue,bloccandolo in
una dolce morsa da cui lo invita a non allontanarsi.
E la stretta della mano di Hanamichi si allenta,permettendole di
continuare le sue audaci ed inimitabili movenze anche nelle sue zone più
sensibili.
Lui le sfiora le cosce accettando i suoi umidi e morbidi baci,
piegando il collo da un lato per facilitarle il piacevole lavoro.Se potesse la fermerebbe.Ma non ha voglia di farlo.Le sue mani minute sanno come risvegliargli i
sensi in una miriade di movimenti innocenti e al contempo terribilmente sensualia cui non riesce a
resistere.
La sua eccitazione è ormai evidente e lascia che quelle dita
curiose e affamate la raggiungano, facendola crescere ancora di più.La sente aumentare in pochissimo tempoe si permette di
rilassarsi appoggiandosi leggermente contro la ragazza che gli bacia le spalle
seguendo ogni curva dei suoi muscoli.
Lascia che le sue poche energie fluiscano in un unico punto, che
la sua mente si annebbi, che il collo e l’interno cosce
si coprano di una sottile patina di sudore mentre trattiene il respiro a
intervalli irregolari.Giunto il limite
però si sposta alzandosi, sopportando il dolore al fianco eun bruciore alla mano fasciata,
avvicinandosi contro una parete.
La Hoshi lo raggiunge leggera e sicura come una gatta, gli si avvicina
fissandolo dritto negli occhi allungando una mano verso il suo sesso voglioso
delle ultime, fondamentali attenzioni.
-Saki, no…-
-Sta’
zitto…-
E Hana resta immobile, stupito del
cambiamento repentino della ragazza che, di fronte a lui, si china in ginocchio
per donargli decise lappate, saggiando il suo membro e succhiandolocontinuando a
fissarlo negli occhi.Si sente esposto,
fragile.Eppure non riesce a
muoversi.
Sente solo il caldo,il fiato che si blocca nei polmoni per
l’eccitazione,le gambe sudate,il desiderio di trovare un appiglio alle sue
spalle che non sia soltanto una parete.
La bocca di Sakiko lo sta facendo
impazzire. O forse è lui ad essere impazzito.Ma resta il fatto che rimane immobile a godere.Godere come un matto del pompino
paradisiaco che la Hoshi gli sta facendo.La fissa.
Adesso si sente diverso. Si sente stanco, quello è vero.Ma il piacere che lei sa dargli riesce a
fargli dimenticare tutto il resto.E si
addossa al muro concentrandosi sulle sensazioni che la sua lingua, le sue
labbra, il suo fiato, i suoi denti e le sue mani sanno dargli.
Gli piace vedere il suo viso deformato per riuscire ad
accogliere la sua pienezza in bocca,gli piace sentire quella lingua
scorrere seducenteper il suo cazzo sciolta e decisa,sentirla leccarlo in lungo e in largo,quei denti bastardi che gli creano un leggero fastidio di gran lunga
compensato da quelle piccole e carnose labbra che lo spompinano
con un lavoro da maestri tendendo aritmicamente la pelle del suo sesso arrapato
a dismisura.
Oltre non resiste ed emettendo un ringhio eccitato si scioglie
nella sua bocca,mentre
la ragazza continua a succhiare e a ingoiare tutto ciò che riesce, pulendolo
alla perfezione, come se nulla fosse successo.Poi si alza, e Hanamichi le sorride.Restano così a fissarsi, allontanandosi solamente
quando sentono i passi della madre di lei avvicinarsi alla loro stanza.
-Ho trovato un bel po’ di roba! Era di mio marito, forse ti
andrà un po’ stretta. Però magari qualcosa di adatto lo trovi, qui in mezzo…
Tipo questo… E questo…-
-Mill…-, ma Sakuragi ha ancora la voce
arrochita, segnata dall’eccitazione di pochi istanti prima.
-Hm, mille grazie signora.La ringrazio ancora infinitamente!Lei è una donna da sposare…!-
-Quando vuoi io sono qui, bel giovanotto!Ti aspetto, guarda che ci conto-
Hana sogghigna, poi si concentra sui vestiti.
Quella donna è fuori di testa.È fortunata, Sakiko, ad avere una madre così.
∙
-Ecco… ci sarebbe un’ultima cosa che vorrei chiederle, se
possibile…-
-Ossia…?-
Hanamichi la guarda di sottecchi. Visto il tono con cui gli ha risposto
sembra aspettarsi chissà che cosa…
-Ha qualche antidolorifico che potrei portare con me…? Non credo
di poter resistere altrimenti…-
La donna lo fisa lievemente
contrariata, poi recupera qualche medicinale da una vetrinetta.
-Toh, c’è un po’ di tutto-
-Grazie…-
-Non esagerare con quella roba, mi raccomando.Mica voglio averti sulla coscienza!-
-Non si preoccupi, starò attento, promesso!-
Il suo sguardo incrocia quello della Hoshi.È ora che vada, e sia lui che lei lo sanno
benissimo.
Il saluto però gli muore in gola-
-Aspetta, ti raggiungo fuori-, lo
precede lei.
∙
-Dunque ci salutiamo qui…?-
-Credo sia così.Si.Direi di sì-
-È proprio necessario?-
-Senti Sak…-
-Okay, okay. Quello che è successo oggi devo dimenticarmelo,
giusto?-
-…Sì-
-E… Proprio non posso sperar…-
-No, Saki. Non cisarà un bis. Né ora né mai-
- …………… Capisco -
-E poi credo che tu sia fatta per qualcun altro-
-Qualcun altro…?-
-Me la spieghi una cosa?-
-……-
-Ma se io sono caduto dal ponte…Come diavolo faccio ad essere ancora vivo?-
-È Shun’che devi ringraziare, per questo. Non sai che numeri…-
-È di lui che parlo-
-…Scusa?-
-Il qualcun altro-
La Hoshi lo fissa basita.Poi
arrossisce.
-Comunque lasciami dire che sei un ragazzo fantastico…-
-Di’ pure che sono un’incomparabile genio…-
Le si avvicina e lei ne approfitta per cingergli il collo con le braccia e
sollevarsi fino a baciarlo.Un bacio
veloce, deciso, fatto di poche lappate, alcune fuggevoli, altre più profonde.
-Ti avevo detto ch…-
-Era il primo e l’unico-,sbuffa lei,-E poi,scusami tanto,ma tu hai contraccambiato…-
Hanamichi le sorride e la bacia a sua volta, facendo scivolare
una mano sui suoi piccoli seni e l’altra in mezzo alle sue toniche gambe,
stimolandola per qualche secondo fino a strapparle un gemito di apprezzamento.
Poi si allontana e le sorride di nuovo.Non è che gli piacciano le donne.Ma adora sapere che ci sa fare e che oltre
che genio è anche un tipo che sa
piacere.
-Grazie, Sak… Senza il tuo aiuto ora
non sarei qui…-
-Probabilmente non saresti nemmeno in queste disastrose
condizioni… Comunque prego…-
-Sono libero, Sak. Ed è questo ciò che conta per me. Grazie. Dico
davvero-
-Va’
adesso, prima che mi vengavoglia di saltarti addosso di nuovo …-
Lui incurva un angolo della bocca per un istante.
-Ci rivedremo?-
-Non credo… Ma puoi star sicuro che io e Shunsuke
faremo il possibile per aiutarti. Collaboreremo con il poliziotto di cui mi hai
parlato, quindi…-
-Okay…-
-Vattene, dai…-
-Hm. Allora ciao…-
-Ciao…-
Le loro dita intrecciate si sciolgono.
E Hanamichi si volta, allontanandosi da quella casa.
Da ora le cose si faranno più impegnative, ci scommette le
palle.
Si carica meglio il peso dello zaino sul dorso e si avvia lungo
il viale cercando di celare al meglio la sua andatura zoppicante.
E nelle sue iridi color delle mandorle si riflette un’unica
immagine ben precisa: la vetta del monte Fuji, quella
fottuta vetta dove lo aspetta suo padre.
E ha tutta l’intenzione di raggiungerla al più presto…