you belong with me.

di hugmelovato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one. ***
Capitolo 2: *** chapter two. ***
Capitolo 3: *** chapter three. ***
Capitolo 4: *** chapter four. ***
Capitolo 5: *** chapter five. ***
Capitolo 6: *** chapter six. ***
Capitolo 7: *** chapter seven. ***
Capitolo 8: *** chapter eight. ***
Capitolo 9: *** chapter nine. ***
Capitolo 10: *** chapter ten. ***
Capitolo 11: *** chapter eleven. ***
Capitolo 12: *** chapter twelve. ***
Capitolo 13: *** chapter thirteen. ***
Capitolo 14: *** chapter fourteen. ***
Capitolo 15: *** chapter fifteen. ***
Capitolo 16: *** chapter sixteen. ***
Capitolo 17: *** chapter seventeen. ***



Capitolo 1
*** chapter one. ***


Mi sentivo carta straccia, ero visibilmente a pezzi. Quei giorni sono stati tanto duri da diventare un incubo reale. Erano passati solo cinque mesi dalla morte dei miei e mi stavo riducendo in piccoli granelli di sabbia. Mi sedetti, guardando il mio riflesso allo specchio, non ero più io, non ero più la stessa. Ero stanca, e il mio sorriso s'era ormai spento.
Odiavo il pensiero che non avrei sentito più le dolci melodie col piano che suonava mamma, o i rumorosi passi di papà quando tornava dal lavoro. 
 « Ehy... come stai? » entrò Louis, uno dei miei migliori amici.
 « Come vuoi che stia? »
Si stese sul letto e mi fece spazio. Mi accovacciai vicino a lui.
 « Non può piovere per sempre, sai? Juliet non sei sola, non sarai mai sola. Ci sono Liam, Zayn, Harry, Niall... »
Chiusi gli occhi. Una lacrima mi rigò il viso.
 « ed io. » Al sentir quelle parole lo strinsi ancor di più a me, quasi lo facevo male. 
Mi asciugò la lacrima. Mi girai a guardarlo, aveva gli occhi lucidi. Non capivo, quella che stava male ero io, non lui. Perché stava così? 
Lo strinsi a me, i nostri profumi si contrastravano perfettamente insieme.
 « Non devi rovinarti questi bellissimi occhi che ti ritrovi, che poi fai piangere anche me. » Accennò un sorriso.
 « Grazie. » Gli diedi un bacio sulla guancia. Fece per alzarsi ma lo fermai.
 « Dove vai? »
Sorrise, e lo feci anche io.
 « Dormi con me? Almeno stanotte. I ragazzi non se ne accorgeranno nemmeno. »
Si mise immediatamente sotto le coperte con me. 
Parlammo fino a tardi di futili banalità, quel ragazzo riusciva sempre a farmi stare bene, anche essendo un coglione.
 « Notte carotina. » Gli baciai la fronte e mi addormentai in un lampo.

La mattina seguente mi svegliai sola, Louis non c'era. Andai a lavarmi la faccia e scesi giù. 
« Buongiorno Pulce. » mi si avvicinò Niall dandomi un bacio sulla testa.
« Devi smetterla di chiamarmi così,sai che non mi piace. » cacciai la linguaccia.

« Qualcuno è di buon umore oggi eh! »  Disse Liam sorridendomi.
« E' arrivato il mio turno! » Risi. Ci fu un enorme abbraccio di gruppo. Amavo quel calore che trasmettevano. Erano i miei migliori amici, niente e nessuno poteva dividermi da loro.





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Capitolo 2
*** chapter two. ***


Dopo quella sera trascossa con Louis mi ero, come dire, risvegliata. Sorridevo, di nuovo, e mi piaceva. Sapevo che i miei genitori c'erano, mi guardavano dall'alto, mi sorvegliavano. Era una vita tranquilla.
« Julyy,svegliaaaaati! » Urlava Zayn, ma senza risultati.
« JULIET! NON MI CONSTRINGERE A PRENDERE IL SECCHIO D'ACQUA! » Mi alzai d'un tratto. Zayn l'avrebbe fatto davvero se non mi fossi svegliata.
« Oh,ecco. Sei sveglia! ... Comunque,scendi giù che c'è una sorpresa per te. »
Mi misi una felpa della coca cola e scesi giù. Erano tutti in cerchio, non capivo. Mi si avvicinò Liam che mi diede un bacio sulla testa.
Ancora non capivo.
« Bene,non so che dire. » Sospirò Niall passandosi la mano tra i capelli.
« In parole brevi, abbiamo visto che ti sei ripresa, che stai ricominciando a vivere e... abbiamo deciso di regalarti questo. » Mi si avvicinò Harry con un album in mano. Sorrise. Mi sedetti affianco ai ragazzi e incominciai a sfogliare le pagine. Un brivido attraversò la schiena. Era un album strapieno di foto mie e dei miei genitori, dalla mia nascita fino a quel maledetto giorno. 
Una lacrima mi rigò il viso, ma questa volta non era per tristezza. Ero felice. Ora erano in un posto migliore, nessuno gli avrebbe fatto del male.
« ...avete fatto q-questo per me. » Balbettai. Abbracciai uno per uno.
« Ehy, stai tremando. » disse Louis.
« Grazie. » Lo guardai negli occhi. Quei occhi che erano più profondi del mare, ma io ero troppo superficiale per ammetterlo. Mi strinse a sè, mi sentivo protetta tra le sue braccia, mi sentivo bene quando sprofondavo nel suo petto e ascoltavo i battiti del suo cuore.
Dopo aver fatto colazione andammo a scuola. Ero piuttosto nervosa, non tornavo lì dall'incidente e sapevo che sarebbero partiti subito tantissimi pregiudizi su di me. Scossi la testa, non volevo pensarci. Mi morsi il labbro, si ero nervosissima.
Una mano calda prese la mia, fredda come il ghiaccio. Riconobbi la pelle screpolata, alzai lo sguardo e incontrai il suo. Sorrisi, Louis strinse la mia mano. Entrammo, ero... sì, ero tranquilla al suo fianco.
Non era cambiato nulla, stesse faccie, stesse scene. Mi vennero incontro le mie "amiche" che incominciarono subito a farmi tremila domande sul mio assenteismo.
« E' stata male, tutto qua. Non stressatela! » Mi guardò Lou che accennò un sorriso, ricambiai e guardai in basso, le mie guance erano diventate più rosse di un peperone.
« Devo andare, stai tranquilla! » Mi baciò la fronte e se ne andò, io feci lo stesso con le mie amiche.

(...)

Finalmente finì quella mattina. Uscii dal portone della scuola e feci un enorme sospiro. Era andata bene, pensavo peggio. Sapevo che le mie insicurezze mi avrebbero mangiata viva, ma non era così, o perlomeno non lo era con Louis. 
Guardai a destra e a sinistra, non volevo tornare a casa. Andai da mio nonno, il padre di mia madre. L'uomo della mia vita! 
Era lui a raccontarmi le favole prima di andare a dormire, era lui a preparami le cioccolate calde in inverno, era lui a sostenere le mie prime cotte d'amore. C'è sempre stato per me, e sempre ci sarà.
Passammo tutta la giornata insieme, solita routine: raccontare storie bizzarre davanti al camino, guardare un film degli anni 80', insegnargli ad usare il cellulare.

« Liam. »
« Piccola, dove sei? »
« Dal nonno. »
« Tutto apposto a scuola? »
« Guarda che stiamo a telefono, se annuisci non ti vedo! »
 replicò lui.
« Scusa, comunque si, ti racconto dopo. » Risi.
« A più tardi! » Staccai e ritornai da mio nonno.

---

« Juls, hai barato! All'epoca ero il più bravo della mia comitiva a giocare a scacchi! »
« Perdentee! » Risi. Era l'unico oltre mia madre a chiamarmi 'Juls', sapeva che amavo quel nome.











- spazio a me. (?)
cciao bellezze, spero che questa storia vi piaccia!
non sto qui ad annoiarvi con le chiacchiere, quindi, adieu.
ahahahah, no va bè.
per qualsiasi cosa sono su twitter:
@staywithmemalik

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Capitolo 3
*** chapter three. ***


Infilai le chiavi nella fessura, e aprii la porta. 
« SONO A CASAA! » Urlai ridendo. Posai il cappotto e le chiavi. Non c'era nessuno al piano di sotto, allungai la testa per vedere se c'era qualcuno sopra ma niente. Solo in un secondo momento notai il foglietto sul tavolo della cucina.
"Siamo usciti, torniamo tardi. Non ci aspettare, Liam." 
« Almeno ho casa libera. » Sussurai sbuffando.
« Non proprio. » Sentii la voce inconfondibile di Louis dietro di me.
« Pirla mi hai fatto spaventare! » Ridemmo.
« Perché sei qui? »
« Non mi andava di uscire. » Sorrise.
« Bene, lì è il telefono, ordina la pizza e io scelgo il film! » Dissi, ridendo ancora.
« Feeerma! Ho cucinato  io! »
« COSA? E non hai incendiato la cucina? Oddio oddio Tomlinson che cucina! » Ridevo come una pazza, lui impassibile. Mi asciugai con il polso le lacrime e mi sedetti di fronte a lui.
« Lou, questo è il Niku Jaga! » 
« Sapevo che ti piaceva la cucina giapponese e ho scaricato la ricetta da internet. » Sorrisi, mi rendeva davvero felice quel ragazzo, anche con un piccolissimo gesto.

Avevamo appena finito la cena, che era a dir poco squisita. 
« Dai July scegli un film! Che non sia roba da 'tre metri sopra al cielo' o roba così! »
« Per concludere la serata alla giapponese ci vorrebbe proprio il film Memorie di una Geisha, ma figuriamoci se qui c'è. » Risi.
« Sai che le Geishe sono delle prostitute? »
« Ignorante. "Geisha" è un termine giapponese composto da due kanji, la traduzione letterale in italiano potrebbe essere 'artista' o 'persona d'arte'. »
« Ok Prof! Non lo faccio mai più, giuro! Ma non mettetemi 2 che sennò mamma mi dà le botte! » Rise.
Provai a mollargli un pugno, ma Louis inevitabilmente lo para, provai con l'altra mano, ma mi ritrovo ancora inevitabilmente legata. Provai a smuovere le gambe, ma niente. Per non farmi cadere a terra Louis mi buttò sul divano dove ovviamente iniziò a farmi il solletico.
« OK! Basta, basta. Ti prego! » Ridevo tantissimo e mi faceva male la pancia.
Louis mi guardò per poi sorridere dolcemente, ricambiai.
« Papera! » Disse dandomi un cuscino in faccia.

Passammo la serata a scherzare, a raccontarci, a prenderci in giro, e senza nemmeno accorgercene il tempo passava velocissimo. Crollammo entrambi subito, mi teneva stretta a sè mentre dormivamo sul divano. Mi piaceva. Mi piacevano le sue mani calde sul mio bacino, il suo viso sui miei capelli biondi cenere, le sue gambe avvolte nelle mie, il suo profumo che si contrastava col mio, il suo viso angelico addormentato. Sorrisi involontariamente, sentii un brontolio nello stomaco. Cos'erano? Farfalle? Scossi la testa per non persarci, mi lasciai trasportare nel sonno più profondo, felice.





- oooocchi a me!
ho visto le visite che ho ricevuto nel primo e secondo capitolo,erano tantissime akhskhes.
grazzzzie mille! a presto. uu
vi ricordo che il mio twitter è:
@staywithmemalik

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Capitolo 4
*** chapter four. ***


Mi svegliai che ero schiacciata al tappetto del salone.
Ma che cazzo? Mormorai. Mi alzai e raccolsi i capelli in una coda. Corsi in cucina dove c'erano tutti i ragazzi.
Perché ero a terra? Risero tutti. Cosa c'era da ridere?
« Occupavi tutto lo spazio, che vuoi. » Disse Louis dandomi il buongiorno.
« Sai che mi vendicherò, vero? »
« Lo so. » Ridemmo entrambi.
Andai vicino a Niall per salutarlo, intento a cucinare delle omelette. Infine salutai a tutti gli altri, che ridevano ancora.
« E' sabato, che si fa? » Dissi guardando tutti quanti.
« Stasera andiamo in un locale, e tu vieni con noi, non si discute. » Rispose Harry abbracciandomi da dietro.
« Chi ti devi scopare? » Risi.
« Nessuno in particolare... per ora. » Gli diedi uno spintone, quasi cadeva a terra.
Mi sedetti per mangiare le omelette cucinate, anzi, bruciate da Niall. Erano tutte nere e sbriciolose, ci giocavo con la forchetta mentre Niall mi ripeteva 'mangia, sono buone!' senza alcun risultato.
Provai a dare un morso a quelle 'cose' quando d'un tratto sbucano Louis e Harry che...
« PIGNATAAAAAAAA! »
Mi caddero le omelette da bocca. La scena era esilarante: Louis bendato con una mazza da baseball in mano ed Harry che manteneva la pignata, la quale spostava in continuazione.
Li guardai, gli angoli della mia bocca si alzarono leggermente. Erano i miei migliori amici, e si, potrebbe sembrare una cosa banale, una cosa che dicono tutti, una cosa che oramai ha perso il suo vero valore, ma non potevo farci nulla. Gli volevo bene, a tutti e cinque. Nessuno, e dico nessuno, poteva allontanarmi da loro.


---
9.30.
Pronti per uscire, ma ovviamente Zayn era sempre il solito a ritardare.
Nervosa, guardavo l'orologio ogni minuto, odiavo aspettare.

Dopo dieci minuti arrivammo al locale.
E devo ammetterlo, non ero a mio agio. 


-louis.
La guardai un ultima volta con aria totalmente disinvolta. Era così semplice quella sera. La vedevo ballare leggera, allontanando i problemi nel buio più scuro. I suoi tacchi così alti la facevano ancora più affascinante, per non parlare del suo vestito corto e nero il quale risaltava le sue gambe, ma senza nessun dubbio l’accessorio più bello era il sorriso. Eppure ero sicuro di una cosa: non potevo starmene a sognarla tutta la serata.

-juliet.
« Ti va di ballare? » Mi sorrise facendo sembrare tutto quello che avevamo attorno semplicemente inutile e scarso.
Presi la sua mano e insieme andammo in pista
Il familiare brontolio nello stomaco ritornò, scossi nuovamente la testa. Di nuovo? Pensai, guardando Louis negli occhi. Quei occhi color mare, dove affondavo ogni santissima volta.
Sollevò la mano, indeciso, esitante, stava combattendo con se stesso; accarezzò svelto il profilo della mia guancia, con la punta delle dita. La sua pelle era ghiacciata come sempre, ma la traccia che lasciò sul mio viso era bollente, una scottatura che non provocava dolore.
« Non so di cosa parlare, ma voglio parlare con te. » Mi sussurò dolcemente all'orecchio.

Strinsi la sua schiena e chiusi gli occhi. Mi lasciai trasportare da quella bellissima melodia, da quelle bellissime parole della canzone 'with me' dei Sum 41.

I don't want this moment to ever end.
Where everything's nothing without you.
I want you to know, with everything I won't let this go.
These words are my heart and soul,
I hold on to this moment you know.
Cause I'd bleed my heart out to show, that I won't let go.

Ci eravamo adattati l'uno all'altra come frammenti fatti apposta per combaciare ed unirsi.
Fuoco e ghiaccio, che chissà come esistevano affiancati senza distruggersi a vicenda.

fottute farfalle nello stomaco!






CCIAUZ.
sono ancora io, e si sono una rompipalle! *-*
partiamo dal presupposto che questo capitolo fa schifo, bene.
pooi, so che i capitoli sono piccoli, ma non posso farci niente.
ahahahah prometto che rimedierò :)
un'altra cosa: alcune frasi, provengono
dalla saga di 'twilight' quindi non
accusatemi di nulla! okay? okay.
alla prossima! :3

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Capitolo 5
*** chapter five. ***


Una settimana dopo.
 
Ultima ora, matematica.
Sbuffai, era la decima volta in due minuti. Scarabocchiavo sul quaderno mentre la prof spiegava un nuovo argomento.
Guardai il libro di matematica ma tra tutte quelle inutili parole vedevo solo un nome, il suo.

Louis Louis Louis

Scossi la testa. Non volevo ammettere tutto ciò, ero fin troppo orgogliosa per rendermene conto.
Tornai a casa praticamente zuppa, fuori pioveva ed io mi ero dimenticata l’ombrello.
« Ciao spugna! » Mi salutò Louis.
« Ah ah simpatico. » Diedi un’occhiata in giro.
« Siamo soli? »
« Già. »
Merda, è destino? Pensai, risi tra me e me. Andai sopra per asciugarmi. Misi un felpone lungo e sotto un leggins. Scesi giù, Lou stava guardando un film, probabilmente della Disney. Risi solo al pensiero.
Mi sedetti vicino a lui, impegnato a guardare Cenerentola.
« Bambinone! » Risi.
« Zitta! » Mi diede una cuscinata, risposi allo stesso modo.
In due minuti ci trovammo il salone coperto di piume, non la finivo più di ridere.
Si avvicinò pericolosamente a me, d’un tratto le mie risate si interruppero e divenni seria. Una valanga di emozioni invasero il mio corpo e le farfalle divoravano pian piano il mio stomaco. A quel punto sentii la sua bocca sulla mia e mi arresi. E non perché fosse mille volte più forte di me. La mia volontà si sbriciolò nell’istante preciso del contatto. Se proprio dovevo perdere un altro brandello di me stessa, meglio esagerare. Perciò restituii il bacio, mentre il cuore scandiva un ritmo spezzato e disordinato, il respiro si trasformava in affanno e le dita cercavano ingorde il suo viso. Le nostre mani riprendevano confidenza con il viso dell’altro e, nei brevi istanti in cui le labbra si separavano, lui sussurrava il mio nome.
« Stai tremando… chiudo la finestra? » Disse, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
«  ..Non tremo per quello. » Ripresi a baciarlo. Le sue labbra sapevano di menta, sorrisi. Non saprei descrivere cosa provavo in quel momento, sapevo solo che con lui non dovevo far finta di essere felice.
« Grazie… » Mormorai, ancora sulle sue soffici labbra.
« E per cosa? »
« Mi hai reso speciale. »

« Già lo eri, solo che non lo sapevi. » Sprofondai nelle sue braccia. In quel momento protezione e sicurezza erano un tutt’uno nel mio corpo.  Mi ero ricreduta per un possibile ‘noi.'

D'improvviso si aprì la porta, erano i ragazzi. Ero ancorata tra le labbra di Louis ed entrai nel panico. Non volevo far sapere di quel bacio, era successo tutto troppo in fretta.
Li vidi entrare con gli occhi spalancati, mi staccai subito e divenni rossa, più di un peperone, ma non mi importava.
« Merda... » Disse Liam con un filo di voce. 
« No-n.. non è quello che pensate. » Balbettai.
« Uhm, no? » Rispose Zayn.
Mi sentii un uragano nello stomaco. Questa situazione avrebbe rovinato tantissime cose, ed io ne ero consapevole. Esitai prima di girarmi un'ultima volta verso lo sguardo di Louis che era perso nel vuoto. Come faceva a essere così sereno? Oh, aspetta. Ero io che mi facevo tantissime paronie per nulla.
Infondo, lui mi piaceva. Non potevo cambiare le cose. Giusto?
Mi sedetti sul divano, con le mani tra i capelli. Respiravo appena, non riuscivo a trovare il motivo del mio comportamento. Forse... forse avevo solo paura. Scossi la testa, ormai era diventata un abitudine.
« Cosa abbiamo fatto? » Dissi, come una stupida. Louis mi guardò, pietrificato. Aveva frainteso male, e se ne andò senza dire nulla.
« Se prima stavo male, figuriamoci ora. » Mormorai, ma nessuno mi ascoltò.
Se ne andarono tutti per conto loro, e ancora una volta, rimasi sola.






OCCHI A ME!
questo capitolo fa schifo.
vero?
ed è troppo piccolo.
vero?
veeeeeeero!
arriviamo al dunque,
mi lascereste una recensione? uu
daaaai, daaai, daaai.
okay, basta. sciau bele.

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Capitolo 6
*** chapter six. ***


Erano giorni che non parlavo con nessuno di loro. Diamine, non avevo fatto niente di male. Non riuscivo a capire, e ogni volta che li vedevo insieme era una fitta al cuore. 
Il familiare sentimento dell'insicurezza tornò. Mi ero chiusa in me stessa, l'unica cosa che volevo era chiarire con loro, ma ogni santa volta che aprivo bocca nessuno mi ascoltava.

« Zayn... posso? »
Girò lo sguardo verso me, insicuro di quello che stava per dire. Fece spallucce.
« Che ho fatto di male? Dimmelo perché... perché non ci sto capendo più nulla. » Mi tremavano le mani. Come al solito, non riuscivo a tenermi dentro la mia debolezza. 
« Tu... tu non capisci. » Mi misi vicino a lui.
« La nostra amicizia è rara, Juliet. E' una di quelle che si trovano ogni cent'anni, e con uno stupido bacio l'hai rovinata. »
I sensi di colpa invasero il mio corpo. Lo lasciai parlare.
« Sei importantissima per noi... per me. » Tremava anche lui. Si girò verso di me, e notai che aveva gli occhi lucidi. Quei bellissimi occhi tondi, color nocciola, invasi da futili lacrime.
« Non voglio perderti, Juls. » Disse con un filo di voce.
Mi aveva chiamata Juls.
Il mio cuore incominciò a battere a duemila, non potevo reggere tutte quelle emozioni. Una soffice, piccola, lacrima mi rigò il viso. Zayn se ne accorse e con l'indice mi asciugò la guancia.
« Basta...c'è troppo amore per pensare all'odio. »
« Scusa... Scusami Zayn. » Lo strinsi forte a me, aveva un lieve odore, piacevolissimo. Ma non era odore di bagnoschiuma o profumo, era la sua pelle. Diventammo un tutt'uno, e la cosa mi spaventava ulteriolmente. 
« Parlo io con i ragazzi, tranquilla. » Dolcemente mi baciò la fronte. Annuii.

Avevo fin troppi pensieri per la testa, dovevo allontanarmi da quel posto, anche se sapevo che mi avrebbe causato solo più dolore, andai dalla prima persona che mi venne in mente, il mio punto di riferimento.
Passai tutta la giornata da mio nonno, in quella casa dove da piccola passavo il Natale con i miei genitori, a scartare regali e a mangiare il panettone. Dove d'adolescente mi rifugiavo quando avevo una crisi d'amore, o per un brutto voto.
Gli raccontai tutto quello che era successo, senza tralasciare nessun dettaglio. 
 Lo guardavo mentre sorseggiava la sua cioccolata calda, mentre sorrideva o mentre fingeva di ascoltarmi, e mi accorgevo di avere la cosa più bella al mondo di fronte a me.

Tornai  a casa serena, o almeno fino a quel momento.
Quando aprii la porta trovai tutti e cinque seduti sul divano, mi salì l'ansia e richiusi la porta.
« Torna indietro! » Sentii la voce di Harry da fuori, e a malvoglia ri-entrai in casa.
« Cosa ti fa pensare che sia tutta tua la colpa? » Gli occhi azzurri di Niall si illuminarono, e automaticamente anche i miei.
« Scusaci. » Ripetè poi Liam.
« Scusarvi? No, no... sono io che devo scusarmi. »
« Siete la cosa più bella che mi sia capitata. Mi avete dato luce in uno dei miei momenti più bui. Grazie e... perdonatemi. »
Sorrisero tutti. Mi accolsero in uno dei loro abbracci di gruppo.
« Quanto mi era mancata questa cosa! » Risi.




I'M HERE.
questo capitolo fa schifo, più degli altri.
vi capisco!
ma l'ho fatto di fretta perché una cogliona
mi torturava. uu
rimedierò. çç
lo so che la storia è moscia,
ma il bello deve ancora venire!

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Capitolo 7
*** chapter seven. ***


Si era aggiustato tutto, per fortuna. Ma non potevamo dividerci, era completamente impossibile. Eravamo come un pazzle.
Con Louis non ci parlavo da tempo, avevo miliardi di pensieri tra la testa, non sapevo come comportarmi con lui.
Ero confusa.

« Juls... »
Ancora. Mi girai, indecisa, e trovai una chioma di un colore indefinito, piuttosto scuro, dietro a me. Ma era inevitabile, solo lui e mio nonno mi chiamavano 'Juls'.
Accennai un sorriso.
« Ti voglio portare in un posto. » Gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente.
Mi fidavo cecamente di Zayn, non mi avrebbe mai fatto del male e ne ero consapevole.
Accettai la richiesta col cuore in mano, eppure avevo il presentimento che dovevo fare l'esatto contrario.

Arivammo su una vetta alta, rivestita di verde. Il ruscio degli alberi ci faceva da sottofondo, mi sentivo una piuma accanto a lui.
Parlammo del più e del meno.
Con la coda dell'occhio notai una cosa, indefinita, avvolta in un lenzuolo scuro. 
Lo scoprii e trovai una chitarra.
Esitai a lungo, ma involontariamente incominciai a strimpellare qualcosa.
Era la mia canzone preferita.
D'un tratto Zayn iniziò a cantare, io lo seguivo.
Le nostre voci si confondevano l'un l'altra, si formava un armonia stupenda.

..and in this crazy life, and through these crazy times
It's you, it's you, You make me sing. 
You're every line, you're every word, you're everything. 
You're every song, and I sing along. 
Cause you're my everything.

Lo guardai, incredula di tutto ciò.
Che ci facevo lì insieme a lui?
Mi alzai, sfiorando i capelli con la mano.
« Portami a casa. » Dissi tutto ad un fiato.
Il sorriso di Zayn si spense, e a malvoglia mise in moto la macchina.
Durante il tragitto notavo che mi guardava spesso, e ogni fottuta volta tremavo. Il mio cuore urlava, ma ad ogni modo non riuscivo a sentirlo.
Sospirai, la testa mi scoppiava. 


Tornammo a casa, nessuno di loro, per fortuna, chiese qualcosa.
Vidi solo un Louis ferito, e la colpa ero io. Non potevo credere che stavo facendo tutto ciò.
Mi abbracciò fortemente Liam. Non gli avevo chiesto niente, ma chissà come, aveva capito. Avevo solo bisogno di uno dei suoi abbracci in quel momento.
Sorrisi, ancora sul suo petto. Mi baciò la fronte dolcemente e se ne andò, ancora una volta rimasi sola con Louis.
« Possiamo parlare? » Disse con un filo di voce.
« Stare in silenzio ci fa meno male... non credi? »
Fece di 'no' con la testa.
« Non so perché ti ho baciata l'altro giorno... non lo so davvero. Ho quasi dato fine alla nostra amicizia, e non immagini quanto mi dispiaccia. » 
« Abbiamo tutto il tempo per... » Sospirò.
« ...Se per te va bene vorrei ritornare ad essere tuo amico. »
« Sei sempre stato mio amico. »
Avevo dimenticato quanto facesse male essere tra le sue braccia, ma da masochista come ero, rimasi sul suo petto ore.

« ...il triangolo no! » Fu Niall a rovinare quel momento, come uno stupido, iniziò a ridere e non la finì più.
Feci una smorfia e risi anche io.

---
Un mese dopo.
La vita era sempre la stessa, andava tutto a gonfie vele con i ragazzi, anche a scuola.
Erano giorni in cui potevo urlare 'amo la mia vita', ed ero felice, felice per davvero.
Tornai a casa, non trovai nessuno. Era strano, poiché la stessa mattina mi avevano promesso che ci sarebbero stati a ora di pranzo.
La suoneria del mio cellulare ruppe la tranqullità che c'era in quel momento, andai a vedere, sul display era illuminato il nome 'Harry'.
« Dove siete? »
« Juliet... » Parlava affanosamente. 
« Siamo in... » Si sforzava, non riusciva a parlare.
« Mi stai facendo preoccupare, parla cazzo! »
« Siamo in ospedale Juliet. Tuo nonno... ha avuto un infarto. Eri a scuola e... non sapevamo cosa fare. » Le mie gambe non reggevano più il peso del mio corpo.
« CHE CAZZO DICI? »
« ...Ti aspettiamo qui. » Chiuse la telefonata. I miei occhi si appanarono, si gonfiarono sempre di più e caddi a terra. Incominciai a piangere, ad urlare. Volevo spaccare tutto, ma non sarebbe servito a nulla.
Presi subito le chiavi del motorino e il casco. Correvo troppo, forse. Ma non vedevo l'ora di andare da mio nonno, lui non stava male! Dormiva solamente. Non poteva lasciarmi.






OCCHI A ME.
il prossimo capitolo sarà ahskhekhs, ve lo prometto.
grazie a tutte le recensioni e le visite, siete fantastiche!
alla prossima.

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Capitolo 8
*** chapter eight. ***


Arrivai dopo dieci minuti in quel posto terrificante.
Mi avevano dato sempre disgusto gli ospedali.
Da lontano vidi cinque sagome, erano sicuramente loro.
Mi avvicinai a passo svelto.
« Dov'è mio nonno? » Dissi rivolgendomi sia a loro che al dottore.
Nessuno rispose.
« CAZZO DOV'E' MIO NONNO? »
« Calma signorina! Non potete incontrarlo finché non starà meglio. » Guardai negli occhi il dottore, mi si gonfiarono, di nuovo.
« Devo vederlo. DEVO VEDERLO! » 
« CALMATI JULIET! » MI bloccò i polsi Zayn. Alzai lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. 
Sprofondai nelle sue braccia, l'unico modo per sfogarmi era piangere, e lo feci interrottamente.
« Andrà tutto bene, andrà tutto bene. » Ripeteva accarezzandomi la schiena.
Ero senza forze.
Mi sedetti a terra con la testa tra le mani.
« Non possono farmi questo... non possono. » Mormorai.
Alzai lo sguardo, riconobbi le stanze bianche, i corridori semivuoti, i dottori. Tutto.
Ripensai all'ultima volta che venni in quel posto, quando i miei morirono.
Iniziai a piangere di nuovo, senza sosta. Era come una lama che oltrepassava la mia schiena.
Si sedette Zayn vicino a me. Teneva la sua mano stretta nella mia.
« Se perdo lui perdo tutto. » 
Mi baciò dolcemente la guancia, con un gesto della mano mi fece capire che dovevo stendermi sulle sue gambe.
Mi addormentai così, continuava a spostarmi ciocche di capelli, lo fece tutta la notte.

Al mio risveglio incontrai i suoi occhi che fissavano i miei, ormai rossissimi. 
« Ha detto il dottore che puoi andare da lui... »
Sorrisi, e mi alzai immediatamente.
« Vieni con me? »
Zayn sorrise, mi prese per mano e mi accompagnò in una stanza piena di macchinari.
« Che cosa ti stanno facendo? » Sospirai, avvicinandomi a mio nonno, mentre Zayn rimase ai piedi della porta.
Presi, esitante, la mano di mio nonno.
« Mi senti, vero? Certo che mi senti... svegliati, per favore. » Gli accarezzai dolcemente con l'indice la guancia.
« Starai meglio, e quando ti sveglierai andremo a casa insieme. Questa volta sarò io a preparare la cioccolata calda, tu hai bisogno di riposo. »
« Non temere. » Mormorai. « Noi ci apparteniamo. » Ultime parole e un 'bip' lunghissimo invase la stanza. Girai lo sguardo sul macchinario che segnava una linea lunga e retta.
Il mio cuore si spezzò nel preciso istante del suono, guardai Zayn, una lacrima mi rigò il viso. 
Entrò di scatto il dottore che ci chiese di uscire fuori. 

Chiusi la porta dietro di me. Sentivo le mie ossa distrutte, si erano rotte, con loro anche il mio sorriso.
« Sono sola, completamente ... sola. » Lentamente mi trascinai a terra.
Zayn coprì la mia visuale, i suoi occhi mi facevano tremare, non sapevo come era possibile, ma anche in quello stato riuscivo a provare emozioni del genere.
« Non sarai mai sola! Mai. Io... io ci sono. »
« Ti vedrò spesso? Starai qui spesso, davvero? »
« Per tutto il tempo che vuoi. »
« Attento, perché ti vorrò per sempre. Per sempre. »

Fui immediatamente travolta dalla verità delle mie stesse parole. Quel momento era così perfetto, così giusto, che per nulla al mondo potevo dubitarne. Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui, estate e inverno. Era come se ogni terminazione nervosa del mio corpo sprizzasse elettricità. "Per sempre", mi sussurrò Zayn all'orecchio.

Dopo un'ora arrivò il dottore. Mi alzai immediatamente, con me anche Zayn.
« Mi dispiace. Il suo cuore era troppo debole. » Quelle parole risuonavano nella mia testa, ripetutamente. Debole? No, non posso crederci.
Il mio stomaco si capovolse. Zayn mi abbracciò da dietro, iniziai a piangere nuovamente. Infondo, era quello il ciclo della vita.
Prima o poi doveva succedere, ma non volevo ammetterlo. 

Passai l'intera giornata a torturami, a convincermi che non fosse davvero finita. 
Lui mi stava guardando dall'alto, ora, era in un posto migliore.
Mi calmai, finalmente. Solo in quel momento mi resi conto che Zayn era ancora affianco a me. 
Mi aveva vista piangere, e non se ne era andato. E' stato lì quando avevo bisogno di lui.
« Siamo due puntini in un universo, che per sbaglio, si sono incontrati. » Accennai un sorriso.
« Io non lo chiamerei sbaglio, anzi…»
Mi asciugai gli occhi umidi, e con chissà quale forza, tornammo a casa.





SONO QUI, CIAOCIAO.
partiamo dal fatto che ho pianto tantissimo
scrivendo questo capitolo.
poi, voi che team siete, louis o zayn?
attendo le vostre risposte. uu

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Capitolo 9
*** chapter nine. ***


spazio all'autrice:
vi scrivo già da ora, perché vorrei consigliarvi di leggere il capitolo con sottofondo 'More than this' dei ragazzi.
okay? okay.
ciau :3



Da quel maledettissimo giorno i ragazzi mi trattavano come una principessa. La cosa mi metteva in imbarazzo, e non mi piaceva affatto. Era come se avessero 'pena' di me. Preferivo quei ragazzi strafottenti di tutto e tutti, quelli che la loro unica preoccupazione era cosa mangiare a pranzo.
Ma questo non lo avrebbero mai saputo.

Salii velocemente le scale e mi diressi in camera di Liam.
Appena mi vide sorrise, mi fece sedere affianco a lui.
Tirai un forte sospiro.
« Sto passando per la puttana della situazione. »
Ed era vero. Prima facevo la carina con Louis e subito dopo con Zayn.
Quel pensiero non se ne andava, qualunque cosa facessi, quindi, impaziente, aspettavo una risposta dal mio migliore amico.
« Cosa? Ti sei fusa il cervello, vero? Juliet, non sei una puttana. Non lo sei mai stata! Hai solo reso felici due amici, che c'è di sbagliato? »
Era incredibile. Quel ragazzo riusciva sempre a farmi cambiare umore.
Sorrisi, infondo anche lui aveva ragione.



« Juliet, possiamo parlare? » La voce calda di Louis interruppe i miei pensieri.
Mi girai di scatto, con occhi curiosi annuii dolcemente.
Gli feci spazio sul divano e si mise a gambe incrociate affianco a me, risi nel vederlo.
« Mi dispiace per il bacio... io, io non volevo. E' stato inappropiato. »
« E' storia passata, Lou.. è tutto apposto. »
« No, non è tutto apposto! » Sospirò e riprese a parlare, senza interruzioni.
« Ero preoccupato e volevo distrarmi. Non ti ho usata, non frainterdermi. Perdonami, del tutto. E' l'unica cosa che ti chiedo. Voglio ritornare alle nostre abitudini, alla mattina quando mi cantavi qualche dolce canzone per farmi alzare dal letto, o quando mangiavamo insieme delle carote. » Feci una piccola risata nel sentire l'ultima frase.
« So che tra te e Zayn c'è del tenero, e siete dolcissimi quando siete insieme. »
« Mi prendi in giro? »

Scosse la testa.
« Scusami, July. Non succederà mai più. » Le sue braccia mi avvolsero al suo petto, sentivo il suo cuore battare a duemila, sorrisi, senza che lui se ne accorgesse.



Passai tutta la giornata a pensare alle parole di Louis. 
"C'è del tenero tra te e Zayn"
Scossi la testa e incominciai a mordermi il labbro, facevo sempre così quando ero nervosa.
Mi alzai dal divano e involontariamente iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza.
Sentii delle risatelle provenienti dalle scale.
« Horan, che ti ridi? »
« Sembri un gambero! »
La sua risata era contagiosa, amavo il suo sorriso.
« Perché sei nervosa? »
Lo guardai, stupita. Che ne sapeva lui che ero nervosa?
« Non.. non sono nervosa. » Accennai un finto sorriso, oramai ero diventata un'esperta nel farlo.
« Ti si legge negli occhi. »
« E'.. è per Louis. »
« Avete litigato? » Feci di 'no' con la testa. Gli raccontai tutto, senza tralasciare nulla.
Cambiammo subito discorso quando Zayn entrò in cucina.
La sua presenza mi mandava in tilt. Ancora due secondi e il mio cuore sarebbe scoppiato.
Mi girai e incontrai il suo sguardo. Vicinissimo a me, i suoi occhi erano ... magici. Respiravo affanosamente.
Quel colore indefinito, scuro, quasi nocciola, i suoi occhi sono sempre riusciti a mandarmi in estasi.
Mi allontanai immediatamente, sorrisi imbarazzata.
« Prometti che non farai domande, vieni con me basta. »
Avevo una faccia interrogativa sul volto, non capivo. Mi prese per mano e salimmo in macchina.
« Dove andiamo? »
« Ah, niente domande. » Mi guardò. « E' una sorpresa. »
Durante il viaggio non facevo altro che torturami le labbra, ero piuttosto nervosa. 
Dopo un'ora arrivammo in un bosco semivuoto. 
Ci sedemmo sotto un albero, rivestito di foglie rosse e gialle, era splendido.
Gli stavo per chiedere perché eravamo lì ma mi aveva già preceduto prendendo una chitarra.
« Sai bene che non so suonare.. questa cosa. » Indicò lo strumento. « Quindi, sarai tu a insegnarmi. »
Risi. Pensavo che stesse scherzando ma in verità, faceva sul serio. Divenni seria.
« Cosa? Vorresti imparare a suonare la chitarra? Ma se non sai nemmeno contare. » Ridemmo entrambi.
Guardai il suo dolcissimo viso e smisi di ridere. Accettai la sfida. Mi misi tra le sue gambe, con la chitarra in mano.
Incominciai a strimpellare qualcosa, mi divertiva fargli da "professoressa". Teneva le sue braccia sulle mie, le nostri mani ogni tanto si incontravano e ogni santa volta mi sentivo male.
« Guarda che ti metto due eh! »
« Zitta e rispiega. »

Passammo il resto della giornata a prenderci in giro, a ridere, a fare i buffoni.
« Niente. Malik sei un caso perso, non riuscirai mai a imparare a suonare la chitarra. » Mi voltai verso di lui, me lo trovai così vicino che per un attimo smisi di respirare.
Eravamo ad un centrimetro di distanza, l'affanno ritornava e anche quelle fottute farfalle nello stomaco.
Mi alzai, Zayn fece lo stesso. Forse, era troppo presto, ma non volevo pensarci.
Durante il viaggio di ritorno non facevo altro che sfregarmi il gomito, per il nervosismo, che oramai era diventato rosissimo.
Mi girai verso Zayn, impegnato a guardare la strada.
Sospirai lievemente, così che lui non potesse sentirmi.
Era un sogno che chissà come poteva diventare realtà, ero io l'unico ostacolo.

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Capitolo 10
*** chapter ten. ***


Un mese dopo.

24 Dicembre. Vigilia di Natale; compleanno di Louis.
Eravamo tutti nel salotto, stavamo finendo gli ultimi preparativi.
« E' bellissimo. » Harry era a bocca aperta, guardò un ultima volta l'albero di Natale e gli si illuminarono gli occhi.
Era davvero splendido. 
« Non è ancora finito! » 
« Tieni. » Continuai, dando a Louis una stella, il puntale dell'albero.
E' sempre stato lui a metterla, era una tradizione.
Allungò di poco le braccia e la sistemò per bene.
« Ora è perfetto. » Sorrisi.
Avevamo deciso di passare la vigilia a casa nostra, con le proprie famiglie e in più le ragazze di Louis, Liam e Harry, rispettivamente Eleanor, Danielle e Annabelle.
Ero sicura che avrei fatto indigestione per quanto avessi mangiato.
Al tocco della mezzanotte arrivò Liam travestito da Babbo Natale, cercava di tranquillizzare i cugini più piccoli che volevano immediatamente i regali, ma senza alcun risultato.
Non potevo chiedere Natale migliore, ero a casa mia, con la mia famiglia, i miei migliori amici, era tutto perfetto.
Girai lo sguardo su Zayn che giocava con mia sorella piccola, vedendo quella scena il mio cuore si sciolse completamente, il calore dei termosifoni non era nulla a confronto della mia temperatura corporea. Eravamo entrambi consapevoli che tra noi c'era qualcosa, ma eravamo fin troppo orgogliosi per ammetterlo.

I giorni che precedevano Capodanno li passammo a fare compere, ero certa di aver speso tutti i miei risparmi, ma non mi interessava, la famiglia e gli amici venivano prima di tutto.


31 Dicembre.
Quest'anno era turno dei genitori di Niall ospitarci per Capodanno, noi eravamo fatti così, avevamo dei 'turni', ogni anno qualcuno ci ospitava per festeggiare l'anno nuovo.
La casa di quel bieberboy era grandissima, c'entravamo tutti perfettamente.
La cena era squisita, la musica altrettanto, per non parlare delle decorazioni. Credevo di sognare.
Come ogni Capodanno che si rispetti facemmo il karaoke, racontammo storie di paura e giocammo a giochi di tavolo.
« Ho bisogno di una boccata d'aria... vado fuori. » Dissi con un filo di voce, così che nessuno potesse sentirmi e magari raggiungermi.
Arrivai sul terrazzo. Il cielo parlava da sé, era ricoperto di stelle che toglievano il fiato.
Strinsi le mani, mi ritornarono in mente tutte le immagini degli scorsi anni. Una lacrima mi rigò il viso, le diedi poca importanza e la lasciai scorrerre, libera.
« Che succede? » Quella voce inconfondibile, quella voce che avrei riconosciuto fra mille.
« Nulla. » Aprii gli occhi e incrociai il suo sguardo, impaurito, preoccupato.
« Ti si legge negli occhi. »
Deglutii.
« ...E' il primo Capodanno che passo senza i miei genitori, senza mio nonno. Mi sento sola. »
« Smettila. Non sarai mai sola, Juls. Io ci sarò per sempre, fin quando vorrai, ricordi? »

« Certo che ricordo. Ma... non è facile. Prima o poi tutti se ne vanno, per un motivo o per un'altro, ed io non voglio che te ne vai anche tu Zayn, non potrei permetterlo. »
Mi rivolse il suo solito sorriso sghembo, che mi fermò il respiro e il cuore. Non riuscivo a immaginare un angelo più splendido. In lui non c’erano imperfezioni da correggere.
Non aveva senso abbandonarmi di nuovo all'ansia, indugiare ancora nel terrore. La strada era segnata. Dovevo soltanto seguirla.
Mi asciugai con il palmo della mano le lacrime. Alzai nuovamente lo sguardo e vidi Zayn che mi fissava, la cosa non mi metteva in suggestione come spesso accadeva, anzi, in quel momento non desideravo altro.
Avvicinò lentamente il suo viso al mio, sfiorandomi con la guancia gelata. Restai assolutamente immobile. Fece un sospiro profondo.
Così vicino, era molto difficile formulare una domanda coerente.
Per un attimo smisi di respirare, letteralmente.
Non voleva commettere errori, esitante, posò lentamente le sue labbra sulle mie.
Qualcosa simile ad uno tsunami avvenne nel mio stomaco. Non erano semplici farfalle.
Le sue labbra erano proprio come me l'ero immaginate. 
Un brivido mi percosse dalla testa ai piedi. Aprendo minimamente gli occhi notai che anche lui stava tremando, sorrisi, ancora sulle sue perfette labbra.
Restituii il bacio. Era una cosa indescrivibile. Mi faceva sentire una ragazzina alle prese con il suo primo bacio.
In quel momento ero indistruttibile. Sentivo il bisogno di restare così in eterno, ma purtroppo non era possibile.
Ci staccammo nel preciso momento in cui scattò la mezzanotte.
Alzai gli occhi al cielo, non mi ero accorta che sopra di noi c'era un vischio.
Sorrisi e come una stupida mi buttai tra le braccia di Zayn.
Il suo cuore batteva a tremila, forse più forte del mio. 
Notò anche lui il vischio. « Si dice che porti fortuna. » Continuò. Ridemmo entrambi.
Se eravamo insieme, non avevamo bisogno di fortuna.





OCCHI A ME.
sto ricevendo tantissime visite 
e vi ringrazio immensamente!
*lacrimuccia*
mi lascereste anche una recensione?
suuu :3
va bene, basta così!
sciao.

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Capitolo 11
*** chapter eleven. ***


C’era uno sfondo bianco di fronte a me, non sapevo dove ero. Una fila di sagome nere si avvicinava a me, occupando tutto il colore neutro e luminoso. Man mano che si avvicinavano capì chi erano. Liam, Harry, Niall, Louis e Zayn. I loro occhi erano invasi da lacrime salate, che bruciavano il viso. Mi ripetevano che dovevano andare, che mi avrebbero abbandonata. Volevo protestare, ma ogni volta che provavo a parlare qualcosa mi fermava, avevo un nodo incastrato in gola che bloccava il passaggio del suono della mia voce.
 

D’improvviso sgranai gli occhi.
Avevo la pelle d’oca, bagnata dal sudore.
E’ solo un sogno, Juliet. Un orribile incubo. Ripetevo tra me e me.
Mi alzai dal letto per rendermi conto della situazione. Affianco a me c’era una chioma bruna, si, era proprio Zayn. Dopo aver festeggiato il nuovo anno dormimmo insieme nel mio misero letto.
Sorrisi dolcemente, ancora dormiva beato. Scesi giù senza fare alcun rumore, Harry era l’unico sveglio.
Dopo solo due secondi notai il suo viso spento e buio.
« Che succede? » Dissi a mezza voce.
« E’ arrivata questa per te. » Mi porse una busta. Il nome, il francobollo, l’indirizzo, erano familiari. Esitai prima di aprirla, immaginavo cosa c’era scritto dentro. La aprii comunque, con molta cautela.
« Wow. »mormorai. « Mi hanno accettata… Mi hanno accettata al college. »
Non potevo crederci. Ero sicura al cento per cento che non mi avrebbero accettata in alcun caso, ma come mio solito, mi ero sottovalutata.
« Questo vuol dire che te ne andrai… lo sai? » Rispose Harry, con lo sguardo abbassato e gli occhi in fiamme.
Da una parte ero felice che mi avevano accettata, dall’altra no. Non potevo lasciare i ragazzi.
Mi avvicinai ad Harry e con l’indice gli alzai il viso, così che potesse guardarmi.
« Non andrò al college se questo vuol dire lasciarvi. »
« Cosa? No.. no Juliet. Questa è la tua opportunità. Non saremo noi a metterti i bastoni tra le ruote. Questo è il tuo futuro, e per te vogliamo solo il meglio… lo sai. » Rispose tutto ad un fiato.
« Ma… »
Non mi diede il tempo di finire la frase che mi avvolse tra le sue braccia. Il suo battito del cuore era irregolare così come il mio.
La parte più difficile aspettava a me, ed era quella di dirlo a Zayn.
 


Ore 16.00

Avevo bisogno di allontanarmi da quella casa per un po’, così uscii. Il primo posto che mi venne in mente era il bosco dove le settimane precedenti mi portò Zayn. Ero sicurissima che mi avrebbe raggiunto anche lui.
Ero lì, sotto lo stesso albero, con la stessa chitarra in mano. Aspettavo speranzosa il suo arrivo, eppure non vedevo nessuno.
Dopo venti minuti vidi un ombra avvicinarsi a me, era troppo lontana per capire chi era. Dopo pochissimo misi a fuoco le immagini, era proprio lui. Un enorme sorriso mi comparve sulla faccia e il mio stomaco incominciò a brontolare.
Posai la chitarra affianco a me e mi diedi forza.
« Devo dirti una cosa. » Dissi, senza alcun giri di parole.
« Stamattina ho ricevuto la lettera.. la lettera dal college.» Il battito del mio cuore contro il torace era udibile, il mio respiro sembrava incastrato in gola. Sentivo gli occhi di Zayn su di me, ma rifiutavo di incrociarli. Guardavo nel vuoto. « Mi hanno accettata. » Parlavo piano, ma la mia voce risultava fin troppo chiassosa in quel bosco semivuoto.
« Ma.. io non voglio lasciarvi. » Continuai. Zayn non si limitava a parlare né a fare versi con la bocca, era rimasto impassibile, quasi sotto shock.
« Sono felice per te… » Mentiva, si vedeva benissimo. Si girò verso di me, i suoi occhi erano pieni di timore, come se la colpa fosse sua. « Abbiamo tempo… giusto? Godiamoci questi momenti che ci rimangono. »
Sorrisi e posai la testa contro il suo torace, posò il viso sui miei capelli e incominciò a blaterare senza senso. Voleva dire qualcosa, ma evidentemente non ci riusciva.
« Ti ho fatto una promessa, Juls.» Mi girai verso di lui, aveva gli occhi lucidi. Si chinò lentamente a baciarmi. Fu un bacio di quelli seri, intenso, lento, che cresceva pian piano.
Mi strinse tra le sue braccia, mi sentivo protetta, mi sentivo a casa. Sentivo il suo respiro affannoso. Per una volta mi sentivo speciale, la protagonista della mia vita. Teneva davvero a me, e la cosa era reciproca.
« Potrei anche abituarmici. » Dissi.
Fece una risatina nervosa. Si accorse della chitarra e mi guardò come per dire “è ora di una nuova lezione?”.
Gli diedi uno spintone. Presi la chitarra e incominciai, di nuovo, a fargli da professoressa.
Per il college poi ci avremmo pensato. Ora c’eravamo io e lui, e nessun’altro. Le preoccupazioni, le domande, i timori e le paure venivano secondarie.





I'M HERE.
grazie infinitamente per le visite e le recensioni!
la maggior parte di voi sono team lou-juls,
e mi dispiace dirlo, ma credo
dovreste convertirvi! AHAHAHAHAH
il mio scopo è farvi amare juls-zayn,
e ci riuscirò! uu


PS: quando finirò questa FF ne farò un altra,
e sarete voi a decidere chi sarà il protagonista! :3

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Capitolo 12
*** chapter twelve. ***


I giorni passavano in fretta, troppo in fretta.
C'eravamo completamente dimenticati del college, o meglio, io fingevo di essermene dimenticata.
Affogavo nelle paranoie più assurde. Non potevo lasciare i ragazzi, io appartenevo a loro, il mio cuore apparteneva a loro.
Scossi la testa come per scacciare i pensieri, ma sapevo che non sarebbe servito a nulla. Scesi in cucina.
C'erano Liam ed Harry che litigavano.
« Merda Liam, come faccio a preparare una zuppa senza usare i cucchiai? » 
« NON MI INTERESSA, usa una forchetta, un coltello.. ma non quello. » Sbottò Liam, indicando un cucchiaio.
Risi dolcemente. Non avrei mai trovato il coraggio per partire senza loro al mio fianco.
Mi voltai un ennesima volta e vidi Louis con la testa nel frigo, probabilmente alla ricerca di qualche carota.
Infine c'erano Niall e Zayn, gli unici che si preoccupavano per il college quasi quanto me.
Ma ora no, non c'era spazio per i problemi.
« Vi voglio bene. » Dissi, istintivamente. Si girarono tutti contemporaneamente.
Mi vennero in contro e mi abbracciarono. 
Eccolo, il cuore iniziò a battare più veloce di una locomotiva, ma non ci feci gran ché caso, mi ero 'abituata'.
Sciolsero l'abbraccio dopo ben dieci minuti. Mi sentii nuda, nuda senza il loro calore sulla mia pelle.
Zayn si accorse del mio sguardo, e come se mi avesse letto nel pensiero, mi abbracciò di nuovo.
« Ti va di uscire? »
Annuii. In quel momento era la cosa che più desideravo, passare del tempo con lui.

Non sapevo dove mi avrebbe portata, ma anche se glie l'avessi chiesto non me lo avrebbe detto, quindi lasciai perdere.
« Come stai? » Era una domanda banale ma sapevo che per lui era importante.
Sospirai.
« Bene. » Sbottai. No, non stavo bene, o almeno fino a quel momento.
« Sicuro? » Si girò verso di me, sorrise. Diamine, il suo sorriso.
Era la cosa più bella di tutto il pianeta, può sembrare una frase fatta ma con lui era diverso.
Tutti i tormenti, le paure, le preoccupazioni in quel momento non esistevano.
« Si. » Risposi, decisa, mostrando un sorriso a trentadue denti.
Parcheggiò la macchina e scendemmo. Notai il grande cancello, piuttosto familiare. Avevo ancora dei dubbi, non poteva essere vero.
Mi prese per mano e un dolce, lieve, brivido fece dalla testa ai piedi. Entrammo lentamente.
Eravamo proprio lì. Abbassai la testa per non mostrare la mia debolezza.
Mi strinse ancora di più la mano e dopo cinque minuti arrivammo lì, davanti a quella dannata tomba.
Alzai lo sguardo, c'era il nome di mio nonno in grande, le mie gambe non reggevano più la forza del mio corpo.
Mi girai verso Zayn e lo strinsi a me. Incominciai a piangere, senza sosta. Solo così potevo sfogarmi.
Non gli avevo mai detto che volevo andare da mio nonno, ma chissà come, riusciva sempre a capirmi.
Ritornai a guardare la bara, dolcemente la toccai, quasi come se avessi paura subito levai la mano.
« Non dovrebbe essere qui... tre metri sotto terra. » Dissi a mezza voce.
Zayn mi abbracciò da dietro e con molta cautela mi porse dei fiori, i preferiti miei e del nonno.
Sorrisi e mi feci forza. Alzai le punte e delicatamente li posai nell'apposito contenitore.
Mi asciugai una lacrima, il tocco della mia mano sul viso era gelato, freddissimo, da far paura.
Feci un sorriso, piuttosto sforzato.
« Non devi fingere di stare bene con me... ti conosco meglio delle mie tasche. » Ed era vero.
« No.. no. Sto bene. Lui ora è tra le braccia di Dio, è in un posto migliore. » Feci un sorriso, migliore di quello precedente.
Mi diede un bacio a mezza luna, altri brividi, altre farfalle. 
Tornammo in macchina.
« Non mi va di andare a casa... e inoltre ho bisogno di altre lezioni, prof! » Disse ridendo appena.
« Dovresti smetterla di rapirmi, Zayn. Sai, potrei denuciarti! » Risposi imitandolo.
La giornata passò come le altre.
Il solito posto, quel boschetto che oramai sapevo a memoria, la solita chitarra, consumata da tutti i tentativi (in)utili di Zayn, e le solite persone, forse, con più d'amare.

Il college? Non era nei miei pensieri in quel momento.

Mi girai a guardarlo, con la chitarra in mano, cercava di strimpellare qualcosa, beh, se non altro aveva fatto grandi miglioramenti.
« Idiota dopo la c'è do. » Dissi, sempre con tono da 'super-professoressa-laureata.'
Mi fece una sformia e ricominciò tutto da capo.
Non c'era cosa più dolce e bella di vederlo impegnato a suonare la chitarra.
E anche se sbagliava, per me era la melodia migliore di tutto l'universo.
Il nostro amore, se così si poteva chiamare, andava oltre i numeri, i limiti... il college.



spazio a me:
GRRRRRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI, davvero.
vi amo tanto così *allunga le braccia*.
wow, okay, questo capitolo fa schifo.
ma il prossimo sarà meraviglioso, giàgià.
adios.

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Capitolo 13
*** chapter thirteen. ***


-zayn.

Era passato un mese, il momento era arrivato.
Mi vennero i brividi al pensiero.
Mi alzai dal letto per andare giù in cucina, ma la valigia sul letto di Juliet catturò tutta la mia attenzione.
Entrai, esitante. Mi sedetti affianco a quella maledetta valigia.
Sospirai.
Davvero se ne stava andando? Pensai. Scossi il capo per scacciare via i pensieri, ero davvero così egoista?
Era il suo momento, significava molto per lei il college e dovevo lasciarla andare.
Ma non era giusto. C'era qualche errore nelle carte, noi eravamo destinati a stare insieme, per sempre.
I ragazzi erano d'accordo sulla nostra 'relazione', e non potevo credere che stava per finire tutto.
Girai lo sguardo sul mio braccialetto oro, che mi aveva regalato proprio lei l'anno precedente.
Lo presi tra le mani, chiusi i pugni e sospirai, ancora. 
Era tutto sbagliato.
Misi il braccialetto nella valigia, sotto a tutti i vestiti così che lei non lo potesse vedere.
Sorrisi dolcemente e scesi giù.
Guardai uno a uno, erano tutti distrutti.
Mi sedetti al mio posto.
« ...non pensiamoci, okay? E' un occasione importante per te.. » Disse Louis guardando Juliet. « Godiamoci la nostra ultima pizza insieme, senza tormenti o paure. » Continuò.
Ma non era così facile.
Ad ogni modo, lasciai tutte le mie sofferenze in una scatola buia, volevo che il nostro ultimo giorno fosse stato speciale, davvero speciale.
Guardavo Juliet sorridere e automaticamente sorridevo anche io.
Non potevo farci niente, lei doveva partire.
Se il fato ci avrebbe dato un'altra occasione lo avrebbe fatto, infondo, sapevo che non sarebbe finita lì.


Ore 18.00
Stavamo accompagnando Juls all'aeroporto. 
Mi strinse dolcemente la mano, mi girai per guardarla.
Mi diede un piccolo bacio sulle labbra, riusciva a farmi impazzire anche con così poco.
Scendemmo dalla macchina con tremila valige.
« Santo Cielo July, ti sei portata tutta la casa? » Sbottò Liam facendo una risata nervosa.
Entrammo nell'aeroporto mano nella mano, fosse stato per me non l'avrei mai lasciata.
Era pronta, doveva solo andare.
Ci fermammo di scatto tutti e sei.
Juliet aveva lo sguardo abbassato, stava piangendo.
« Non devo partire per forza... » Disse a mezza voce, ancora con lo sguardo abbassato.
Niall scosse la testa.
« Devi partire... » continuò Harry.
Ero lì a guardare la scena, paralizzato. Avrei dovuto dire qualcosa, dovevo dire qualcosa, ma non ci riuscivo.
Avevo un nodo in gola e ogni parola che emettevo era muta, completamente muta.
Sentivo le mie braccia cadere, le mie gambe non reggere più il peso del corpo, il cuore distruggersi in mille pezzetti.
Salutò uno ad uno.
Arrivò il mio turno. Mi feci forza e feci un sorriso sforzato.
Sorrise nel vedere la mia espressione. 
La baciai dolcemente.
Presi il suo viso tra le mani, aveva gli occhi lucidi, e probabilmente anche io.
« Non ti dimenticare di me. » Mormorò.
« Non potrei.. mai... »
« Sei parte di me. » Continuai stringendola fortemente a me.
Si allontanò immediatamente.
« Allora.. è deciso. » Disse asciugandosi le lacrime con il polso.
Liam annuì e gli altri sorrisero, ed io? Io niente. Ero lì come uno stupido a vederla mentre si allontanava da noi, da me.
La guardavo camminare. Avevo il presentimento che stava facendo un errore, oh aspetta, quello era solo egoismo.
« Perché l'hai fatto? » Mormorò Niall guardandomi, come se la colpa fosse soltanto mia.
« Perché... » Balbettai. « Perché la amo... »
« E non posso renderla felice... »
Sentii una lacrima rigarmi il viso.
La lasciai scorrere lentamente, era l'unica cosa che apparteneva a lei.
« Addio Juls... » Sussurrai.

Mi sentivo perso, vuoto, senza Juliet. Era come se il mio cuore era partito con lei.
Non riuscivo a respirare. 
Non era possibile.
Doveva essere un incubo, o forse no.
L'unica cosa di cui ero certo è che l'avrei aspettata, per sempre.






eccomi.
so questo capitolo è triste blablabla.
maaaa DON'T WORRY!
ci sarà un colpo di scena.
alla prossima! :3


PS: su twitter ho cambiato nome,sono @lovememalik (:

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Capitolo 14
*** chapter fourteen. ***


-juliet.
Dopo tre mesi.

Il college era meraviglioso. La struttura, il calore della gente, ma mi mancava qualcosa.
Esatto, mi mancavano loro: Liam, Niall, Harry, Louis e... Zayn.
Sentivo i ragazzi ogni giorno, ma ogni fottuta volta che chiedevo di Zayn dicevano che non c'era o una qualsiasi altra bugia, per niente credibile.
Lo sentivo si e no una volta alla settimana, si stava allontanando da me.
La nostra relazione non poteva continuare in quel modo, in equilibrio sulla punta di un coltello. Prima o poi saremmo caduti, da una parte o dall'altra della lama, e ciò dipendeva esclusivamente dalle sue scelte, o dai suoi istinti. Io avevo preso una decisione prima ancora di rendermene conto razionalmente ed ero pronta a rispettarla fino in fondo. Perché niente era per me più terrificante, più straziante, del pensiero di allontanarmi da lui.

Condividevo la stanza con due ragazze, erano simpatiche e socievoli. Inoltre avevo fatto amicizia con altri ragazzi.
Ma nessuno era simile a quei froci.
Mi mancavano tremendamente, ma non lo ammettevo. Non volevo sentirmi pressioni addoso, o chissà che cosa.
Avevo il massimo dei voti ed era un enorme soddisfazione.
Ma ancora, non ero sicura di quello che stavo facendo.
Mi mancava la risata di Niall, la dolcezza di Liam, le cazzate di Louis, gli occhi di Harry e... le labbra di Zayn.
Mi mancava la sua pelle fredda contro la mia, i suoi occhi enormi color nocciola o come dice lui
'color cacca'.Mi mancavano le sue braccia forti come l'acciaio. Mi mancava il senso di protezione.
Mi mancava lui e basta.
Scossi la testa per scacciare i pensieri, anche se ero consapevole che era totalmente inutile, qualsiasi cosa, anche la più piccola e insignificante mi riportava a loro.
Alzai lentamente il braccio, per vedere il bracciale di Zayn.
Sorrisi dolcemente.
Chissà a che punto starà con la chitarra. Mormorai ridendo tra me e me.
Mi alzai e senza una meta camminavo per i corridoi.
Avevo preso una decisione.
Vidi una stanza piuttosto familiare, entrai senza esitazioni.
E' una promessa. Sussurrai accendendo il computer della scuola.
Era da giorni che ci pensavo, non ci dormivo la notte. 
Avevo trovato un college a Londra, vicinissimo a casa nostra.
Potevo continuare gli studi tranquillamente stando al loro fianco.

Il biglietto dell'aereo era fatto, la domanda spedita, dovevo solo fare le valige e tornare da loro.

Stavo preparando la valigia, avevo preso anche dei regali.
Mi fermai d'impatto con quello di Zayn in mano.
E se lui non volesse vedermi? Se si fosse trovato un'altra?
Eccole, tutte le mie paure e paranoie del cazzo.
Sapevo che mi avrebbero accompagnate per tutto il viaggio di ritorno, ma dovevo farmene una ragione.
Avevo bisogno di lui, tutto qui.

Il giorno dopo.
I ragazzi non sapevano niente del mio ritorno, era una.. sorpresa.
Sospirai.
Mi sedetti al mio posto e aspettavo con tanta, tantissima ansia il decollo dell'aereo.
Mi girai per guardare il panorama.
Mi dispiaceva lasciare quel posto ma infondo, quella non era casa mia, non era la mia famiglia.
Giocherellavo insistentemente con il braccialetto d'oro di Zayn.
Mancava pochissimo e avrei potuto abbracciarlo di nuovo.
Niente e nessuno poteva ostacolare la mia felicità.





SONO QUI.
questo capitolo è un po' moscio, i know. çç
il prossimo sarà molto più 'WOW' AHAHAHAHAHA.
mi raccomando, recensite. uù

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Capitolo 15
*** chapter fifteen. ***


Ero lì, ero arrivata al capolinea.
Dovevo solo ritirare il premio.
Alzai gli occhi al cielo, avevano dipinto il tetto di casa di rosso. Il mio colore preferito.
Pazzi. Mormorai, sembrava la casa di Babbo Natale!
Mi avvicinavo sempre di più a quella porta, la quale mi avrebbe permesso di essere di nuovo felice.
Avevo lo stomaco in subbuglio. Suonai il campanello.
Dopo trentadue secondi, e giuro che li contai, una chioma bionda mi aprì.
Rimasi sconvolta da tanta bellezza, non me lo ricordavo così.
Gli saltai addosso buttando le valige a terra. Niall incominciò a singhiozzare. Iniziai a piangere anche io con il suo stesso ritmo.
Ridevamo e piangevamo contemporaneamente .
« Non ci credo. » Disse piano, lasciandomi respirare.
Mi girai e vidi Liam con la bocca spalancata.
« E non mi abbracci nemmeno? » Dissi ridendo tra tutte quelle lacrime. In un batti baleno mi ritrovai spiaccicata al suo petto. Alzai il viso per respirare e fui invasa dal suo dolcissimo profumo. Mi teneva stretta a sé, e non mi faceva male, anzi, era una situazione piacevole.
« Non piangere, che fai piangere anche me e ho appena finito. » Dissi asciugandomi le lacrime con il polso.
Sorrisi e immediatamente fui presa in braccio da Louis. Ridevo come una pazza ed un motivo valido non c’era.
Lo abbracciai forte e lui fece lo stesso. Tremavo, avevo lo stomaco sottosopra, era come se il mio cuore si fosse ‘aggiustato’. Girai lo sguardo per vedere Harry che si avvicinava a grandi passi dai noi. Prese una storta ma non ci fece gran ché caso.
« Pulce! » Disse con le lacrime agli occhi. Mi abbracciò forte. Quanto mi erano mancati quei abbracci, che solo lui sapeva fare. Rimanemmo così per cinque minuti.
Mancava qualcuno.
Giocavo interrottamente con i ricci di Harry, impaziente, che qualcuno scendesse dal piano di sopra.
Le farfalle diedero la loro meglio quando udimmo dei passi provenienti dalle scale.
Incominciai a tremare più del solito, non mi reggevo in piedi.
Si fermò al penultimo scalino. Sgranò gli occhi. Aveva una faccia spaventosa!
« Hai visto un fantasma? » Dissi ironicamente, cercando di rimanere in equilibrio.
Mi squadrò dai piedi alla testa, si avvicinò a me e senza dire niente mi abbracciò, o meglio, mi stritolò.
Il calore della sua pelle era indescrivibile. Notai che tremava anche lui, sorrisi lievemente.
Prese il mio sorriso tra le sue mani.
« Sei tornata per restare… giusto?»  Una lacrima gli rigò il viso. Annuii dolcemente.  « Quanto mi sei mancata. »
Disse a mezza voce mentre posava le sue labbra - che inaspettatamente erano calde – sulle mie.
Era come se un vulcano avesse appena eruttato. Nel mio stomaco non c’era un punto di equilibrio. Non riuscivo a pensare in quel momento. Cercavo invano il suo viso ma tremavo troppo per poter compiere un gesto con la mano.
Non riuscivo a respirare, il mio battito cardiaco era irregolare. Ero felice, dannatamente felice.
Quanto mi era mancato, era assurdo. Non avevo mai provato un sentimento così forte per una persona.
Harry tossì e ci staccammo con molta cautela.
Sorrisi e asciugai le lacrime sul viso di Zayn.
Ricambiò il sorriso e in quel momento mi resi conto che era la cosa giusta da fare, la più ovvia.
 
Passammo tutta la giornata a parlare solo ed esclusivamente di me.
La cosa mi metteva in suggestione, anche se erano le persone a me più care, odiavo essere al centro dell’attenzione.
« E voi invece? Che avete fatto? » Dissi per cambiare discorso.
Bum, calò il silenzio.
« Io ho mangiato.»  Sbottò Niall, scoppiammo tutti a ridere ma divenni subito seria.
« Oh e dai, Zayn ha fatto il bravo! » Rispose Louis che oramai era diventato rosso per tutte quelle risate.
Risi anche io.  Mi allontanai un attimo per  alla porta.
Mi girai e vidi tutti e cinque già a tavola pronti per addentarsi sulle pizze.
« I soliti! » Mormorai ridendo tra me e me.
Mi era mancato anche mangiare la pizza con loro. Ma ora non c’era più da preoccuparsi, ero tornata per restare, niente e nessuno più mi avrebbe diviso dai miei migliori amici.





CCIAO.
ragazze non ho la linea internet,
e di solito mi connetto da una non
protetta del palazzo! (lol)
mi dispiace. çç
alla prossima.

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Capitolo 16
*** chapter sixteen. ***


Mi appisolai nel mio letto, beh si, mi era mancato anche quello.
Guardai il soffitto per ore, mi rilassava. Era stata una giornata bellissima, ma avevo ancora un dubbio che non mi faceva dormire.
Sospirai e dopo diversi tentativi andai tra le braccia di Morfeo.
 
Mi svegliai con un sorriso stampato in faccia. Ero tornata a casa mia.
Mi alzai guardandomi in giro, non era cambiato nulla nella mia stanza. C’era anche lo stesso odore di primavera.
Scesi giù ancora con quel fastidioso sorriso, mi faceva male la mascella ma non riuscivo a smettere di sorridere.
« Buon giorno! » Intervenne Harry baciandomi la fronte. Ricambiai dandogli un abbraccio, uno di quelli da orso.
Salutai tutti e mi sedetti per fare una colazione. Forse, una cosa che non mi era mancata erano le omelette di Niall.
« Dio Niall, ma perché non predi lezioni di cucina? » Rise Louis.
« E da chi dovrei prenderle? Da te? » Rise anche lui mentre io e Louis tornammo seri. Era un bravissimo cuoco, ed io lo sapevo perché ci fu quella serata, che, oddio.
« Oggi che si fa? » Disse Liam che mi fece tornare con i piedi per terra. Feci spallucce aspettando una risposta dagli altri.
« Io vado da Annabelle, quindi… » Disse Harry accarezzandosi la nuca per l’imbarazzo.
« Ed io da Danielle. » Sbottò Liam con lo stesso tono dell’amico.
« E tu da El, giusto? » Dissi ironicamente guardando Louis che divenne rosso peperone.
« Ci dispiace. » Mormorò.
« Non preoccuparti, starò con Zayn e Liam! » Risposi sperando che gli altri due non avessero altri impegni.
Annuirono entrambi mentre gli altri tre si recavano dalle loro ragazze. Ero abbastanza in imbarazzo, mi trovavo con il mio ragazzo, se lo era ancora, e con uno dei miei migliori amici. Non sapevo cosa fare, non volevo far sentire Niall il terzo in comodo.
Passammo la giornata a rincorrerci come dei bambini di due anni, a giocare a mercante in fiera, a cantare e a ballare.
Non riuscivo a respirare dal ridere. D’improvviso vidi Zayn ad un centimetro da me. Schioccai le dita per far andare via il nervosismo, ma niente. Mi baciò dolcemente mentre Niall stava lì, imbambolato, a guardare la scena.
« E’ meglio che vada..» Disse Niall a mezza voce facendosi scappare una risatina.
« Ci dispiace. » Mormorai mentre Zayn lo salutava con la mano.
Eccoci, finalmente soli. Ci sedemmo ai piedi del divano.
« Sai che sei diventata più bella? » Disse con la sua solita e inevitabile dolcezza.
« Si, lo so. » Sbottai ridendo.
« Ritiro tutto, sei una strega! »
« No, non puoi… il guaio è fatto! » Ridevo a crepapelle. « Sono bella! Sono bella! Zayn ha detto che sono bella! »
Saltellavo per casa come se fossi ubriaca. Iniziò a ridere anche lui e a rincorrermi. Inciampavamo ogni tanto ma non ci importava.
« Non mi prendi, idiotaaa! » Dissi facendo la linguaccia.
« Davvero? » Sussurrò al mio orecchio, mi bloccò i pugni da dietro e mi spinse sul divano.
« Ferma qui.. o te la vedrai con me. » Disse e scappò in cucina. Sembravo un pesce fuor d’acqua su quel divano con le mani legate. Aveva qualcosa in mano ma non riuscivo a capire cosa. Dopo due secondi capii.
Incominciai a ridere mentre mi teneva stretto tra le sue braccia. Aprì il tappo e mi fece una striscia verde di vernice sulla guancia.
« Oh, questo non dovevi farlo Malik! » Cercavo insistentemente di prendere quella fottuta vernice ma prevedeva ogni mio movimento. Indietreggiai di cinque passi arrivando davanti al tavolo della cucina. Non potevo avere la vernice ma la panna montata sì. La presi senza che lui se ne accorgesse e in un secondo diventò Babbo Natale!
Piangevo dalle risate, quasi non respiravo, lui altrettanto. Si avvicinò a me e con un gesto fine, dolce, mi diede un bacio a mezza luna.
Proprio ora che avevo finito di tremare doveva fare una cosa del genere?
Pronunciò il mio nome completo con attenzione; poi, con la mano libera giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro.
Iniziai a baciarlo, sempre con più passione. Salimmo piano le scale, ci stavamo baciando ancora. Arrivammo nella sua stanza da letto.
Lo volevamo davvero? Lo volevo davvero?
Non risposi, non potevo e non volevo rispondere. Lasciai fare tutto al mio istinto.
Ci stendemmo piano sul letto, senza farci del male. Cercavo di non sporcarmi la faccia con la panna ma era impossibile.
« Mi stai sporcando tutta. » Mormorai ancora sulle sue labbra, forse non era il momento migliore per fare dell’ironia.
« Stai zitta! » Disse con il respiro affannoso.  Iniziò a baciarmi il collo e sempre più giù. Respiravo a malapena.
Il mio stomaco si era frantumato in piccoli pezzi, ne ero certa. Mi sbottonò la camicia e lentamente feci lo stesso con lui.
Osservai il contorno levigato della schiena, le spalle, le braccia, il collo, la sua figura perfetta…
Il fuoco non era più una vampata sulla mia pelle, ora lo sentivo lento e profondo;  il suo calore sciolse la goffaggine, l’indecisione e la timidezza.
Non essere codarda. Pensai.
Lasciai scivolare i miei vestiti giù dal letto, senza esitare, lui fece lo stesso. Intrecciò le sue dita alle mie, mi sentivo sicura ora. Non c’era bisogno di aver paura. Scoprì il letto e con cautela ci mettemmo sotto quel lenzuolo bianco, forse troppo leggero.  Cercò di slacciare i ferretti del mio reggiseno ma invano.
Abbozzai un sorriso, sollevai la mano libera – che non tremava più – e la posai sul suo cuore. Il mio tocco inaspettato, freddo, gli provocò un sussulto impercettibile. Il suo respiro si fece più agitato, io forse avevo smesso di respirare già da un bel po’. I nostri cuori battevano allo stesso ritmo, abbastanza irregolare.

Ero certa che quella sarebbe stata la notte più bella della mia vita. Ero complice. I nostri corpi, oramai spogli, si sfiorarono, mi aveva fatta sua.
Diventammo una cosa sola.






HOLA.
cciao belle!
volevo solo dirvi che tra poco
più di due capitoli
sarà finita la ff. ç__ç
SONO IN LACRIME, lol.
come già vi ho anticipato
scriverò un altra storia e sarete
voi a decidere il protagonista.
incominciate a votare uno dei one direction!
scrivetemi il nome qui o su twitter.

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Capitolo 17
*** chapter seventeen. ***


Il sole caldo sulla mia schiena nuda mi svegliò il mattino dopo. Era tarda mattinata, forse pomeriggio. Eppure tutto, esclusa l’ora, mi era chiaro, sapevo esattamente dove mi trovavo. Non aprii gli occhi. Ero troppo felice per cambiare anche il minimo dettaglio. Mi sentivo a mio agio persino sotto il sole cocente. Distesa sul suo petto, avvolta nelle sue braccia, mi sentivo protetta e spontanea. Le sue dita accarezzarono lievi il profilo della mia schiena e capii che si era accorto che ero sveglia. Restai a occhi chiusi e lo abbracciai forte.
Non parlò; le sue dita si muovevano su e giù lunga la mia schiena, quasi senza toccarla, e tracciavano disegni leggeri sulla pelle. Si alzò senza fare alcun minimo rumore. Avevo ancora gli occhi chiusi ma capì che si era vestito.
Aprii un poco gli occhi per vedere dove andava. Rise per la mia espressione buffa.
« Preparati, devo portarti in un posto. » Sbuffai. Quella frase la ripeteva continuamente, non immaginavo dove voleva portarmi, e sinceramente non mi interessava, l’importante è che stavo con lui.
Misi un jeans e una t-shirt a mezze maniche. Faceva caldissimo. Per sicurezza misi anche una felpa bianca. Scesi giù e Zayn era già pronto con le chiavi in mano della macchina. I ragazzi stavano ancora dormendo.
« E la colazione? »
Rise. « La faremo là. » Là? Là dove? Feci spallucce e salì in macchina.
Ripensai alla notte precedente e arrossii. Si, era stata decisamente la notte migliore della mia vita.
Ma avevo ancora un dubbio che dovevo assolutamente scontare.
Sospirai. « Zayn, posso farti una domanda? » Si girò verso di me con aria curiosa e anche preoccupata, annuì dolcemente.
« Quando ero al college i ragazzi mi chiamavano ogni giorno, e quando chiedevo di te mi dicevano che eri a fare altro… so che devo fidarmi di te, io mi fido di te! » Ripresi fiato. « Ma non riesco a trovare una risposta logica. Perché inventavano scuse se l’unica cosa che desideravo era sentire la tua voce? Non ti mancavo abbastanza? C’è un'altra? So che sono pensieri stupidi e sciocchi ma non ci dormo la notte. Non puoi comportarti in un modo e poi in un altro. »
Cacciai tutta l’aria cattiva in attesa di una risposta. « Potresti dire qualcosa… » Dissi acida distogliendo lo sguardo dal suo.
« Scusami, Juliet. Non c’è un'altra. Mai ci sarà. Avevo paura e stavo male. » Sospirò, avevo ancora lo sguardo abbassato.  « …Quando chiamavi il mondo appariva migliore ma sapevo che se avessi sentito la tua voce mi sarei sentito… peggio. So che è un discorso contorto, infondo, io sono contorto! Dicevo ai ragazzi di inventare scuse per non farti preoccupare, ma non è servito a niente. » Continuò.  « Sono stati tre mesi orribili senza te, Juls. Non mangiavo, non dormivo e non parlavo. Mi mancavi fin troppo. Non volevo parlarti perché ero convinto che sarei stato ancora più male… »
Lo interruppi. « E questo lo hai già detto… » Alzai lo sguardo al cielo.
« Il punto è che… mi dispiace. » Mormorò.  « Non volevo causarti dubbi. Ho fatto una promessa, ricordi? Ho intenzione di mantenerla.  » Disse parcheggiando davanti a un cancello verde speranza. Un cancello troppo, troppo familiare. Mi venne un buco allo stomaco, avrei voluto vomitare. Mi strinse la mano e mi sentì già meglio.
Abbozzai un sorriso ed entrammo dentro, ancora mano nella mano.
Intravidi la signora Malik, mamma di Zayn e sciolsi subito le mani. Divenni rossa. Avevo sempre avuto un rapporto speciale con lei, mi trattava come sua figlia ma avevo una paura fin troppo grande per poter riuscire a parlare e dirle che stavo con il suo unico figlio maschio. Mi tremavano le gambe.
« Zayn, Juliet, che ci fate qui? » Sorrise. « Accomodatevi. »
Bene, okay. Sono seduta sul suo divano in pelle. Non riesco a respirare, ho un buco allo stomaco e un nodo in gola.
Potrei stare meglio? No, non credo. Avevo il viso in fiamme, più bollente di una pentola sul fuoco, lo sguardo abbassato e i piedi che tremavano.
« Tranquilla.. » Mormorò sedendosi affianco a me. Tranquilla? No, aspetta, dici davvero?
Non potevo… non riuscivo a stare tranquilla. E se sua mamma non approvasse la nostra relazione? Se togliesse il saluto a Zayn a causa mia?
Stupide paranoie.
« Mamma dobbiamo parlarti… » Mi prese per mano ma Patricia – la mamma di Zayn – non se ne accorse, almeno credo. Mi sentii meglio ed alzai lo sguardo, probabilmente rosso. Incrociai il suo e poi quello di Zayn. Due secondi e avrei vomitato.
« Dopo diversi battibecchi io e Juliet abbiamo capito che… » Sospirò accarezzandosi i capelli. « Io e Juls stiamo insieme, mamma...so che potrà sembrare strano, all’inizio lo è stato anche noi ma… ci farete abitudine. » Mi sentivo tutto il peso del mondo alle spalle. Entrambi si aspettavano che dicessi qualcosa ma non era il momento.
Intravidi un sorriso sul viso di Patricia. « Finalmente. » Sbottò.
« Che? » Dissi con una voce stridula, ma nessuno dei due, per fortuna, mi aveva sentito.
« Mi sei sempre piaciuta Juliet, e sono felice che state insieme… » Aveva un viso angelico, meraviglioso. « Abbi cura di lui! » Mi guardò e rise. Risi anche io, bene, non c’era bisogno di preoccuparsi.
Ci alzammo e dopo aver fatto colazione tornammo a casa.
« Non è stato difficile!  » Dissi cacciando una piccola innocua risata.
« Ma se ho fatto tutto io? » Rise anche lui e dopo un po’ tornammo a casa, quella con il tetto rosso, si.
« La vernice che avete usato per dipingere il tetto era quella che ieri mi hai messo in faccia? » Ma che domanda?
« Si, perché? »
« Ne avete ancora un po’? » Annuì con una faccia interrogativa.
« Ho un idea! » Dissi sedendomi sul divano. « Prendi le vernici, muoviti. » Continuai.
« Sissignora!  » Rise e andò a prendere quest’ultime. Ero in cerca di un foglio e finalmente trovai quel che volevo.
« Perfetto. » Mormorai.
« Cosa? »
Mi girai di scatto e vidi tutte quelle vernici, ognuna di un colore diverso. Sorrisi a trentadue denti.
« Prometti di stare buono. » Doveva essere una domanda ma diventò un affermazione.
Annuì, non capiva niente. Intrecciai la sua mano nella mia e misi un dito per ogni vernice, appoggiai le mani su quel specie di foglio e dopo due secondi. Voilà!
« Guarda che bello… sembra un arcobaleno. » Mi guardò e rise.
Da lì inizio una giornata meravigliosa. Zayn disegnava ed io pitturavo. Certo, oltre a pitturare il quadro ho pitturato anche lui ma erano solo dettagli. Diventammo degli artisti!
« Okay, è finito… » Dissi soddisfatta alzandomi, Zayn mi guardò con aria strana. Dopo poco scoppiò a ridere.
« Sembri un pagliaccio. »
« Senti chi parla! » Cacciai la linguaccia e alzai il quadro. Messo il chiodo lo appoggiammo per bene.
Indietreggiammo di tre passi.
« E’ meraviglioso. » Disse pulendosi la guancia ‘colorata’.
Sorrisi. Si, era meraviglioso. C’erano le nostre mani sopra, tutte colorate, attorno tanti strani disegni e infondo le nostre firme: Juls & Zayn.
Si avvicinò a me. Non trovavo le parole. Come mi era accaduto una volta soltanto, sentivo il suo respiro fresco sul viso. Dolce, delizioso, il suo profumo mi metteva l’acquolina in bocca. Era diverso da qualsiasi altro odore. 
 Dopo diversi mesi ero riuscita finalmente a controllare quelle fottute farfalle, o ancora per poco. Si avvicinò sempre di più a me e con tutta la dolcezza del mondo appoggiò le sue labbra alle mie. Le sue labbra erano meravigliose, come disegnate. Magiche.
Mi accarezzava i capelli e sapevo che lo faceva solo perché voleva sporcarmeli tutti.
Ci staccammo contemporaneamente. Non c’erano rumori, solo il nostro respiro affannoso e i nostri battiti irregolari.
Si allontanò ma tornò subito con la chitarra in mano, quella chitarra.
Iniziai a ridere.
Ci sedemmo a terra, ero di fronte a lui, dire che tremavo era riduttivo. Iniziò a strimpellare qualcosa, dopo tre, quattro note, iniziò a cantare. Quella canzone.
Amava quella canzone e non vedeva l’ora di cantarla alla ragazza che davvero amava, lo disse proprio lui l’anno precedente ai ragazzi e a me.

                                                                                                                   You should let me love you 
Let me be the one to give you everything you want and need 
Baby good love and protection 
Make me your selection 
Show you the way love's supposed to be 
Baby you should let me love you, love you, love you 


Ecco che quelle farfalle si fecero risentire. Maledette.
Mi toccai la pancia, erano più forti di tutte le altre volte.
Sorrisi e lo seguì a ruota.

                                                                                                                Let me love you that's all you need baby

Mi baciò di nuovo, dio se amavo i suoi baci!
Tremava anche lui, abbozzai un sorriso.
« Ti amo Juls… » Disse come un sussurro. Mi sentii male. Mi sentivo svenire, ma non era quello il momento.
« Ti amo Zayn. » Dissi tutto ad un fiato. Mi abbracciò dolcemente.




ECCOMI.
ciaaaao uu.
allora, questo è il penultimo capitolo!
ç__ç
lasciate taaaante recensioni,adieu.

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