O b l i v i o n

di lispeth_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anger, love, ambition ***
Capitolo 2: *** Imperfect portrait ***
Capitolo 3: *** Teacup's future ***



Capitolo 1
*** Anger, love, ambition ***


Silver Riddle, odiava il suo nome con tutta sé stessa. Un pezzo infatti apparteneva all’uomo che aveva rinunciato a chiamare “padre” da molto tempo prima. Suo padre era morto da tempo lasciando al posto a un mostro incapace di amare.
Passò il dito indice sul polso premendo sui segni lasciati dalle punizioni inferte dai Mangiamorte quando era troppo piccola per difendersi. Si ricordava benissimo quella casa. Quella stanza dalle pareti grigie da dove non poteva mai uscire. Ricordava anche di come Grant, un uomo corpulento  che apparteneva élite di Tom Riddle, cercasse di soggiogare la sua mente. Tentava invano di strappare a brandelli quei pochi ricordi felici che possedeva. Il resto era scomparso, Silver aveva rimosso quei ricordi di sua spontanea volontà per non ricordare troppo. In fondo erano passati quattro anni da quando era riuscita a scappare da casa Riddle e la sua vita procedeva alla grande in una casa Babbana presa in affitto nel centro di Londra. Sentiva però qualcosa mancare nella sua vita, qualcosa ancora a lei sconosciuto che occupava i suoi pensieri di quasi ogni giorno. Viveva insieme ai fratelli Monogan, coloro che l’avevano aiutata a scappare quella notte anche se non ne parlavano quasi mai.
Un anno dopo il trasferimento Silver e Michael Monogan avevano esposto i loro sentimenti l’uno per l’altra e da quel momento furono inseparabili. Per quanto riguardava il rapporto con William Monogan , Silver e lui erano grandi amici e non si nascondevano niente.
“Hello, c’è qualcuno?” le chiese Mike al suo fianco dandole un piccolo pizzicotto sulla spalla. Silver trasalì come appena svegliata da un brutto sogno e poi sorrise pensando anche si era nuovamente appisolata ad occhi aperti.
“Scusa mi stavo riposando” disse imbarazzata guardando fuori dal finestrino della macchina. Percorrevano una strada dritta in mezzo a verdi colline completamente piatte come se la magia impedisse a qualsiasi altri tipo di pianta di crescere.
“Siamo quasi arrivati” le rispose il moro con un sorriso puntando l’occhio al sedile posteriore dove Will stava dormendo alla grande come al suo solito. Non c’era alcun posto dove William Monogan non avesse potuto dormire. Silver si ricordava quella sera al pub che avevano beccato Will a dormire nel bagno pubblico delle donne. Ogni tanto tirava fuori quella vicenda solamente per prenderlo in giro beccandosi uno spintone o una semplice minaccia.
Si mise a guardare il cielo tenue e azzurro come gli occhi di Mike. Alcune nuvole vaporose si muovevano avanti e indietro come in una danza di fine estate.
“Pensi che ci troveremo bene là?” disse Silver continuando a guardare una strana nuvola a forma di cono gelato. Stava parlando più per sé stessa, sapeva benissimo che tutti l’avrebbero giudicata per il suo nome nonostante lei non avesse niente a che fare con suo padre.
Dopo quattro anni di reclusione voluta nel mondo dei Babbani finalmente ritornava tra i maghi e il Professor Silente sembrava ansioso di ospitarla nella sua scuola per maghi e streghe. In quella scuola studiava anche Harry Potter e il solo pensiero di risentire quel nome pronunciato da qualcun altro le faceva venire il voltastomaco. Non aveva niente contro di lui, ma l’ossessione di suo padre l’aveva portata ad evitare ogni cosa che parlasse di lui.
“Siamo arrivati?” due occhi verdi spuntarono fuori dai sedili posteriori seguiti da un rumoroso sbadiglio.  La strada davanti a loro sembrava ancora vuota, Silver sperava tanto che non si fossero persi non era certo la prima volta che succedeva.
“Penso che manchi ancora un bel po’, puoi pure tornare a dormire” disse la ragazza con le mèches  rosse voltandosi verso Will.
“No, siamo arrivati” disse quasi urlando di gioia Mike nel momento stesso in cui comparve quasi dal nulla un enorme castello. Com’era possibile che prima non si fosse accorta della sua presenza. Era uno dei motivi per i quali adorava la magia, riusciva sempre a prenderla di sorpresa. Continuò a sorridere osservando ogni particolare della scuola pensando che se le scuola Babbane avessero un aspetto del genere sicuramente ci sarebbe andata più volentieri. Attraversarono il confine velocemente agghiacciati dalla presenza di Dissennatori ad ogni metro. Erano lì per sicurezza. Erano tempi di guerra nonostante quel castello avesse l’aspetto del paradiso.
Parcheggiarono la macchina direttamente nel parco del castello siccome non esistevano parcheggi delle macchine. Una strana creatura alta tre metri e larga due si offrì di spostare il mezzo in un posto più sicuro e dove non avrebbe disturbato gli studenti. Mike lo liquidò con un gelido sorriso. Era nervoso e lo si poteva notare da come si torturava la giacca di pelle, continuava a far tintinnare la cerniera guardandosi attorno.
“Non avrai paura spero?” le chiesi Silver mettendosi le mani sui fianchi e guardandolo con fare scettico. Mike non aveva paura di niente. Era riuscito a salvarla da una cinquantina di Mangiamorte pronti ad ucciderlo. Poteva mai aver paura di una scuola?
Attraversarono il parco dove a sinistra capeggiava uno strano albero dall’aspetto antico. Will le disse che si chiamavano Platano Picchiatore ed era ad Hogwarts da tantissimi anni. Silver riuscii capire il senso del nome di quell’albero nel momento in cui picchiò il terreno ripetutamente per uccidere qualche strano animale. Era così strano per lei poter rivedere quelle stranezze che appartenevano solamente a quel mondo. Cominciarono a salire le scale che terminarono davanti ad un enorme portone d’entrata. Silver era così eccitata all’idea di entrare in quel castello ma ne era allo stesso tempo terrorizzata. Nel momento stesso in cui avrebbe messo piede in quel castello tutti l’avrebbero giudicata. Sentiva già tutti gli occhi puntati degli altri ragazzi, poteva percepirne i loro bisbigli, i loro falsi giudizi. Silver si passò una mano sul viso nel momento in cui il grande portone si aprì sprigionando un po’ di quel calore magico che le era mancato.
Uscì un uomo decisamente anziano che al posto della gamba destra aveva una gamba di legno. Aveva l’aspetto di un pirata in pensione, mancava solamente una bottiglia di rum in mano per completare il quadro. I suoi denti erano marci  o almeno quelli che rimanevano e il suo viso era solcato da rughe che lo rendevano ancora più cupo. Aveva i capelli più lunghi di lei nonostante avessero l’aspetto di non essere lavati da giorni, forse anche mesi, per non parlare dei vestiti che sembravano essere sempre gli stessi da anni. L’uomo parlò con un grugnito facendo segno di entrare e di seguirlo. Will non sembrava molto intenzionato a seguire quell’uomo ma fu poi spinto dall’occhiataccia di Mike che fece muovere perfino la stessa Silver.
Fecero tantissime scale prima di fermarsi di nuovo davanti ad un altro grande portone delle stesse dimensioni di quello dell’entrata. Si potevano udire le voci degli studenti dall’altra parte del legno antico di quercia ancora intatto dopo tutto quel tempo. Un uomo stava parlando a voce alta sopra a tutti e improvvisamente ci fu silenzio che quasi la spaventò. L’uomo riprese a parlare in modo solenne annunciando che nella scuola ci sarebbero stati dei nuovi studenti che sarebbero entrati direttamente al sesto anno anche se avevano più anni del dovuto. Silver era certa che stesse parlando proprio di loro tre. Lei ormai aveva diciotto anni come Will, mentre Mike aveva compiuto ventuno anni il  martedì prima. Avevano fatto una bellissima festa nonostante fossero solamente loro tre, ma se c’erano di mezzo un buon film, cibo cinese e patatine fritte chiunque avrebbe potuto divertirsi.
L’uomo continuò a parlare anche se Silver non riuscii a capire di che cosa stesse parlando, sembrava avesse abbassato la voce per non farsi sentire e temeva che stesse parlando di lei in particolare. Stava parlando di suo padre? Stava parlando dei Mangiamorte? Oppure dei Dissennatori presenti nel confine del castello?
Le porte si aprirono e un corridoio di occhi si mostrò davanti alla ragazza. Il suo nome echeggiò per tutta la stanza.
“Prego Signorina Riddle si faccia avanti, il Cappello Parlante la smisterà nella casa più adatta a lei” disse l’uomo dalla lunga barba argentea. Era certa che quello fosse il Professor Silente, aveva l’aspetto di Babbo Natale leggermente dimagrito e senza quel ridicolo vestito rosso. Le sue mani grinzose la invitarono a camminare verso di lui indicando uno sgabello dov’era posizionato un logoro cappello da mago marrone. Silver prese coraggio e cominciò a camminare in mezzo a quella folla di pensieri. Tutti gli occhi erano puntati su di lei e le facevano scoppiare la testa, tutte le sue paure si mostrarono e per poco non la fecero piangere. Tra di loro c’era Harry Potter, lo aveva riconosciuto dagli occhiali storti a forma rotonda e dall’imponente cicatrice a forma di saetta infierita da colui che entrambi odiavano. Sospirò guardando davanti a sé senza soffermarsi su nessun volto, proseguì solamente nel suo percorso senza inciampare sui suoi stessi piedi.
Accelerò il passo arrivando finalmente allo sgabello di legno, prese il cappello e se lo posizionò in testa nascondendosi gli occhi, almeno non avrebbe dovuto guardare il suo pubblico troppo numeroso. Conosceva quel cappello che aveva posizionato sopra alla sua testa, si diceva sapesse leggere nell’anima di una persona scegliendo poi la categoria giusta nella quale collocarti. Non aveva idea di come un cappello fosse in grado di fare tutto quello ma aspettò impazientemente che iniziasse ad analizzare la sua mente e i suoi ricordi.
Nessuno parlava in quel momento, tutti erano interessati alla sua storia nonostante non la conoscessero direttamente. Quel cappello ci stava mettendo troppo per i suoi gusti ed era imbarazza da quella violazione pubblica della sua privacy mentale.
“Oibò pensi davvero tanto ragazza” disse ad un certo punto una voce roca sulla sua testa, la fece leggermente sobbalzare per lo spavento.
“Non stupirti di questo sai benissimo che sono in grado di leggere nella mente delle persone e nella tua testa sembra esserci una miriade di pensieri continui riesci a dormire la notte?” Silver era sconvolta nel sentirsi rivolgere una domanda del genere da un semplice cappello, non rispose e rimase immobile nella sua posizione non sapendo effettivamente che cosa fare. Si stava facendo insultare da un cappello logoro in pubblico e l’unica cosa che riuscì a fare fu sospirare ripetutamente per non perdere il controllo di sé stessa.
“Rabbia…è quello che leggo nella tua mente, tanta rabbia repressa che necessita di uscire ma tu non le dai questa possibilità. Amore, un amore profondo dimenticato ma ancora fresco in un angolo del tuo io. Coraggio, donato da tua madre prima di esalare il suo ultimo respiro. Ambizione, presa da tue padre. I tuoi occhi verdi brillano dello stesso fuoco di tuo padre e questo non lo puoi negare ma la malvagità sembra non riuscire a toccarti, un cuore puro batte nel tuo petto…per questo la casa a te più compatibile è... senza alcun dubbio Grifondoro” il cappello nominò l’ultima parola in modo solenne, si percepì l’eco delle sue parole per tutto il salone mentre sguardi stupiti si riversarono nuovamente sul volto rosso di Silver.
Aveva sentito bene? Aveva detto Grifondoro e non Serpeverde? La convinzione le fece tirare le labbra in un sorriso soddisfatto. Per tutto quel tempo era stata considerata come la discendente di suo padre e finalmente in quel momento poteva dimostrare la loro diversità una volta per tutte. Scese da quel sgabello di legno massiccio con un salto sentendosi più leggera di un peso. Tolto il cappello raggiunse il tavolo dei Grifondoro sedendosi su una sedia libera accanto a una ragazza dai capelli arruffati. Due occhi nascosti da un ciuffo rosso la scrutarono con fare curioso.
“Sei veramente la figlia di …”
“Di Tom Orvoloson Riddle? Si purtroppo quello è mio padre anche se ha scelto un nome d’arte come un cantante famoso” disse Silver terminando la frase del ragazzo alla sua sinistra.
“Wow…cioè io sono Ron Weasley”
“Silver semplicemente Silver” disse la ragazza stringendo la mano di quel viso lentigginoso per poi finalmente sorridere in modo sincero. Gli occhi di Harry Potter la stavano ancora fissando ma il ragazzo non disse assolutamente nulla. Girò lo sguardo verso i suoi amici e si sistemò la montatura scesa fino alla punta del naso. William Monogan stava attraversando il corridoio centrale in direzione del Cappello Parlante con passo veloce. Non rimase molto sotto torchio della parlantina di quel cappello ma quello che decise fece sorridere Silver. Si, Will era un Grifondoro come lei, era quello che sperava siccome non conosceva nessuno in quella scuola. Mike fu molto sbrigativo a raggiungere il suo interrogatorio mentale ma fu mandato immediatamente nella casa dei Serpeverde. Lanciò uno sguardo deluso verso Silver prima di raggiungere il tavolo dei suoi nuovi compagni. Quel tavolo sembrava essere composto da individui che ad opinione di Silver non avevano niente a che fare con il suo Mike.
“E così sei scappata da casa Riddle giusto?” le chiesi improvvisamente il ragazzo con la cicatrice scrutandola dall’alto al basso. Non c’era alcun odio nei suoi confronti ma quel ragazzo le metteva i brividi.
“Si esattamente Mike e Will mi hanno aiutata a scappare”
“Hai i suoi stessi occhi”
“Me lo dicono in tanti e tu invece ormai sei diventato l’ossessione di quello che dovrei considerare mio padre”
“Lo avevo supposto”
“Fra un po’ si appenderà i tuoi poster in camera come un adolescente arrapato”
Un sorriso divertito comparve sul viso del Signor Potter che calmò le acque tra i due. Erano bastate poche e semplici battute per far cambiare idea a Silver. Non c’era niente di cui aver paura, era solo un semplice ragazzo come lei che era stato sfortunato nella vita senza farlo apposta, era successo così e basta.
L’atmosfera si rilassò man mano che il cibo cominciò a comparire nei loro piatti per la cena, era assurdo come ogni volta il piatto si riempisse magicamente invogliandoti a mangiare ancora. Il ragazzo dai capelli rossi di nome Ron non faceva altro che mangiare sotto lo sguardo indagatore della ragazza china sul suo libro di nome Hermione. In fila conobbe tutta la famiglia Weasley al completo tutti rigorosamente contrassegnati dal marchio “capelli rossi e abiti di seconda mano”. Fred e George le piacquero immediatamente, adorava la loro sincronia gemellare e la loro spensieratezza negli argomenti seri. Parlavano di quella guerra come se fosse una semplice partita a scacchi. In fondo i buoni vincevano sempre nelle favole perché non doveva essere così anche nella realtà? Silver aveva una strana impressione che quello non avesse alcun senso ed aveva paura per la vita di quelle persone, di tutti quei ragazzi innocenti che avrebbero dovuto scontrarsi con uomini senza alcuno scrupolo.
Disperazione. Urla. Morte. Lacrime. Il futuro sembrava essere così vicino.
Degli occhi si intromisero in quella orribile scena. Provenivano da un ragazzo dai capelli talmente biondi da sembrare argentei. Era seduto al tavolo dei Serpeverde e la stava fissando in un modo quasi agghiacciante.
“Chi è quel ragazzo?” chiese immediatamente Silver indicando con il mento spinoso verso il tavolo argento e verde.
“Quello è Draco Malfoy, non farci caso è sempre così dannatamente irritante” rispose Hermione sbucando fuori dal suo libro di magia rilegato perfettamente.
“Non mi da l’idea di essere irritante, sembra essere…solamente curioso”
“Si curioso di scoparsi la nuova arrivata” disse uno dei due gemelli dando una gomitata alla già paonazza Hermione che riprese la sua lettura.
Silver tornò a guardare il ragazzo biondo ma il suo sguardo aveva già cambiato traiettoria in un’altra parte del salone.
Quel nome. Lo aveva già sentito da qualche parte.
Che lo avesse già incontrato una volta?

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Capitolo 2
*** Imperfect portrait ***


Prima lezione di Cure delle Creature magiche. Silver non si era mai avvicinata così tanto a un Augurey. Quando era piccola pensava che quel tipo di uccello portasse la morte. Suo padre si divertiva a spaventarla con questo genere di storie, quando era ancora una persona normale. Rimpiangeva i suoi primi anni di vita quando suo padre la portava fuori a fare passeggiate e le insegnava a suonare il piano forte. Era quel periodo prima della nascita del conflitto con Harry Potter, quando Tom Riddle sedeva tranquillamente sul divano di casa sapendo che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
L’uccello dalle piume nere verdacee cominciò a starnazzare in continuazione poiché uno studente di Tassorosso gli aveva accidentalmente pestato la coda. I versi diventarono un canto, un bellissimo canto che affascinò chiunque nel circondario, perfino quel ragazzo dagli strani capelli biondi che continuava a fissarla, stava diventando una sua mania.
Improvvisamente le nuvole cominciarono ad addensarsi nascondendo il cielo celeste come tende di un palcoscenico.
Allora era vero. Gli Augurey portavano la pioggia. Nel giro di cinque minuti tutti gli studenti rientrarono nel castello urlando e giocando con la pioggia. Silver rimase ancora all’aperto quasi come se non avesse mai visto la pioggia. Si lasciò bagnare completamente fino a quando non fu richiamata dalla Professoressa Belfleur, insegnante di Aritmanzia.
“Credi che pioverà per molto?” le chiese una voce famigliare alle sue spalle. Silver sorrise sfiorò immediatamente le labbra del ragazzo dietro di lei.
“La pioggia è bella…è in grado di pulire bugie e malvagità in un solo colpo” disse Silver sfiorando la guancia di Mike Monogan con la punta delle dita.
“Sempre queste frasi prese dai film, stai diventando monotona” disse il giovane con un sorriso smagliante che ogni volta faceva sciogliere il cuoricino ancora intatto di Silver.
“No, non è vero lo sai”
“Era solo per prenderti in giro, una volta lo facevamo molto spesso”
“Ma questo lo facevi solamente per andare direttamente al sodo nel tuo letto, qui siamo in una scuola ti ricordo”
“Si ma questo non vuol dire che debba stare in astinenza di te, che ne dici della stanza delle scope? So per certo che il vecchio è al quarto piano a pulire un casino che il sottoscritto ha creato solamente per tenerlo occupato per un po’”
Silver guardò la porta alle sue spalle per poi rivoltarsi nuovamente verso il suo ragazzo dal sorriso decisamente troppo malizioso. Non aveva voglia di entrare in quella stanza polverosa, umida e probabilmente piena di topi. Mike non riusciva a capire che lei preferisse posti decisamente posti più comodi e farlo in uno stanzino di scope magiche lo faceva sembrare squallido.
“Magari più tardi, adesso voglio andare a farmi un giro del castello” disse allontanandosi da quel sorriso compiaciuto che si trasformò immediatamente in pura e semplice delusione. Per quanto Mike non apprezzasse la sua decisione lo abbandonò ugualmente nel corridoio prendendo una direzione a caso. Si trovò a girovagare per il castello senza sapere esattamente dove andare. Quel posto era enorme, ci si poteva perdere solamente facendo due passi. Silver non aveva mai avuto un buon orientamento e i continui cambiamenti di posizione delle scale non facevano altro che confonderla sempre di più. Avrebbe voluto raggiungere la biblioteca e perdersi nella storia di qualcun’altro giusto per dimenticarsi per qualche minuto della sua. Sembrava che nel castello non si parlasse d'altro. La figlia del demonio. Progenia oscura. Male dentro. Tutto quello che si era preparata a sentire ma che non riusciva a gestire fino in fondo. Si trovava spesso a piangere in bagno non sapendo come andare avanti. Guardava la sua figura riflessa nello specchio e vedeva solamente i suoi occhi così uguali a quelli di suo padre e tremava. Aveva paura di diventare come lui. Di essere ciò per cui era stata cresciuta. Il suo destino. Il destino di essere una Riddle sembrava essere ormai una maledizione che scorreva nelle vene senza la possibilità di trovare un controincantesimo. Una cura. Qualcosa che l’avesse resa uguale agli altri una volta per tutte. Reclamava la normalità a tutti i costi ma essa non le veniva donata.
“Ti sei persa?” chiese una voce alle sue spalle facendola sobbalzare. Con la mano sul cuore ancora agitato si voltò alle sue spalle e scorse il ragazzo della prima sera in cui era arrivata in quella scuola. Il ragazzo dai capelli biondi splendenti la guardava con fare preoccupato nonostante le sue preoccupazioni fossero rivolte ad altro e non alla stessa Silver.
“Credo proprio di si, stavo cercando la biblioteca ma la scale hanno deciso di avercela con me quest’oggi. Tu mi dai l’idea di uno che conosca abbastanza il castello da aiutarmi, mi sbaglio?” gli disse con tutta la naturalezza del mondo come se conoscesse quel ragazzo da sempre.
Draco Malfoy tremò al suono della sua voce. Era sempre la stessa con qualche punta di maturità. Aveva sognato quel momento per quattro anni ed in quel momento lei era davanti a lui ma non poteva riconoscerlo, si era dimenticata di lui e non poteva farci niente.
“Non aiuto certo i novellini a trovare la strada” disse con il suo solito disprezzo fasullo che costruiva bene la sua maschera. Scomparve nello stesso modo in cui era apparso e Silver si trovò nuovamente perduta in quel castello troppo grande. Alzò le spalle con indifferenza pensando a quanto fosse strano quel ragazzo. Riprese a camminare nonostante non sapesse dove poteva trovare la biblioteca, fortunatamente però si trovò davanti alla sala comune dei Grifondoro. La sfortuna era l’assenza della Signora Grassa in esso.
“E’ andata a mangiare da qualche parte nel castello, si è arrabbiata perchè ho dimenticato la parola d’ordine come al solito”
“Dovresti scrivertela da qualche parte Neville, anche io ogni tanto ho dei problemi con la memoria”
“Dopo però perderò anche il foglio dove l’ho scritta, sono un completo disastro”
“Per ogni incapacità c’è sempre un talento, sicuramente sarai bravo in qualcos’altro. Per esempio io non riesco a tenermi a mente i nomi delle piante in Erbologia mentre tu sei un asso”
“Grazie Silver”
“Prego, mi faresti un favore?”
“C-certamente che cosa ti serve?”
“Una semplice indicazione per la biblioteca” disse Silver tirando un largo sorriso che fece leggermente arrossire il ragazzo. Adorava Neville, era così diverso dagli altri proprio come lei, certo lui lo era in un modo tutto suo totalmente diverso dalla sua situazione ma lo rendeva comunque oggetto di chiacchiere o di derisioni. Un po’ come Harry Potter. Il ragazzo che era sopravvissuto. O meglio il Ragazzo che aveva fatto impazzire suo padre.


Silver sospirò passando l’indice su una scritta incisa sul banco della classe di Trasfigurazione. C’era qualcosa di assolutamente inutile in quella materia, non riusciva a coglierne la sua importanza. Che gusto c’era nel trasformare oggetti in animali? Sarebbe potuto diventare un passatempo perfetto per le vecchie zitelle.
“Ma tu ascoltare qualcosa di diverso dalla tua mente mai eh?”
“Will hai intenzione di entrare nella mia testa sempre in questo modo improvviso?”
“Oh bè è divertente vederti sobbalzare in quel modo” disse ridacchiando mostrando i suoi denti perfetti uguali a quelli del fratello. Ecco l’unica cosa che accumunava i fratelli Monogan era quel tratto distintivo del loro viso: il sorriso della madre, così luminoso e contagioso che avrebbe potuto far ridere di gioia perfino Lord Voldemort stesso. Per il resto loro restavano sempre due lati opposti di uno specchio: uno il riflesso dell’altro ma nello stesso momento uno l’opposto dell’altro. Silver diede una leggera spintarella al suo improvvisato compagno di banco che aveva la sua stessa voglia di ascoltare la lezione.
“Ho incontrato Mike per strada e sembrava leggermente irritato è successo qualcosa tra di voi?”
“Ho solo rifiutato di strusciarmi con lui nello stanzino delle scope del vecchio gamba di legno”
“Oh ora capisco il suo umore allora, quando si toglie il sesso a Mike Monogan si scatena l’inferno”
“Non potrà mai essere peggiore della mia vita”
“Andiamo Silver smettila di fare la martire. Sei libera ora. Non sei più rinchiusa in quella casa,dovresti essere contenta di questo”
“Si ma questo non cambia quello che la gente pensa di me, mi crede una sorta di cucciolo di mostro”
“Vuoi farmi credere che ora ti interessa davvero quello che pensa la gente di te?” le chiese infine puntando i suoi occhi verdi in quelli di Silver convincendola che aveva ragione e che non c’erano altre discussioni a riguardo.
Aveva ragione e lei lo sapeva benissimo. Se c’era una cosa che non aveva mai toccato Silver Riddle era il giudizio degli altri. Era sempre stata controcorrente e non si era mai fatta il problema di non essere nella giusta linea della vita. Ma qualcosa in quegli sguardi riuscivano a metterla in soggezione.
Lei era un mostro. Era pericolosa. Letale. E quella ormai era la sua etichetta.
Finita la lezione si lasciò guidare da Will al cortile della scuola, doveva essere il cortile est ma non ne era del tutto sicura. Aveva smesso di piovere e in un attimo il sole aveva fatto capolino immediatamente spazzando via le ultime nuvole. Silver si sedette vicino ad una colonna tentando di guardare il sole fino a quasi accecarsi, era un gioco stupido che lei e Will facevano da sempre nonostante non avesse un vero e proprio senso logico. Si divertivano con poco e stavano bene insieme.
Sarebbe stato più semplice per lei vedere il ragazzo sotto un altro aspetto, ma le sarebbe parso difficile non vederlo come amico, era sempre stato come un fratello.
Perchè Mike non poteva essere come Will? A volte si domandava perchè non la capisse come il fratello.
“Ancora con questi giochi stupidi voi due?” le pupille erano ancora troppo dilatate per capire chi fosse ma non appena le sue labbra vennero sfiorate dal sapore al cocco misto al quell’orrendo dopobarba maschile capì che si trattava esattamente di Mike. Era incredibile come comparisse nel momento stesso in cui lei stava pensando a lui. Erano telepatici?
“Non abbiamo niente di meglio da fare ... ti è passata l’incazzatura a quanto pare, mi sembri di buon umore”
“Sono stato un coglione come sempre. Senza nemmeno interessarmi a come stavi ti ho praticamente spinta a venire con me nello stanzino delle scope. Penso che migliorerò in questo campo dammi solamente del tempo”
“Penso di riuscire ad aspettare in fondo so che sei una testa di legno e hai bisogno dei tuoi lunghi tempi per capire una cosa” disse esprimendo tutto il suo sarcasmo con una linguaccia verso il suo ragazzo che immediatamente si mise a farle il solletico per vendetta. I due iniziarono a urlare come pazzi attirando l’attenzione di tutti. Risero insieme come avevano fatto la prima volta che si erano conosciuti. Risero veramente senza simulare assolutamente niente. E finalmente Silver riuscì a vedere negli occhi di Mike il ragazzo del quale si era innamorata due anni prima.
Aveva improvvisamente dimenticato gli sguardi del suo pubblico e doveva ringraziare Mike per quello. Si era resa conto che quando era insieme a lui riusciva ad essere meno spaventata del mondo. Lui le restituiva la sua forza,la sua spensieratezza. Lui le donava la felicità che meritava ma Silver non si sentiva ancora abbastanza per lui. Era come se fosse due gradini sotto di lui e non riuscisse a capire quale fosse il problema principale. Il suo sorriso amaro preoccupò Mike che smise immediatamente di ridacchiare rumorosamente.
“Ehi che cos’hai piccola?”
“Niente stavo solamente pensando a noi”
“Ok allora io me ne vado, mi sento decisamente di troppo” disse improvvisamente Will scappando a gambe levate all’interno della scuola. Era abituato a quel genere di discorsi tra Silver e Mike ed erano decisamente troppo pallosi per lui.
“A che pensavi?” Mike si sedette vicino a lei poggiando una mano sulla sua inziando a carezzarle il dorso dolcemente, era una cosa che sapeva farla rilassare immediatamente.
“Niente, stavo pensando che tu sia una ragazzo meraviglioso e io mi sento terribilmente inadatta”
“Andiamo Silver perchè non dovresti essere adatta a me? Sei perfetta”
“Non sono perfetta e questo lo sai”
“Ma ai miei occhi lo sei. Senti la gente può pensare quello che vuole può anche inventarsi dei nomignoli ma l’unica opinione di cui ti devi fidare è la mia: tu sei perfetta”
“Hai fatto carico di troppi zuccheri oggi?”
“Sono solo in vena di pura sincerità” disse tirando un sorriso fin troppo falso. Silver sapeva che Mike le stava mentendo. Certo lei sapeva quello che provava Mike per lei ma c’era sempre qualcosa di celato nei suoi discorsi come se la loro storia non poggiasse su qualcosa di solido. Prima o poi lo avrebbe scoperto, di quello ne era totalmente sicura.
Si avvicinò alle sue labbra ammirando l’azzurro dei suoi occhi. Come poteva un ragazzo avere degli occhi così sereni? Pareva che il cielo avesse regalato un po’ della sua vernice per dipingere quella sua perfezione personale. Sorrise senza nemmeno accorgersi passando le dita sulle sue labbra rosee ancora ruvide a causa del freddo.
“Mia madre prima di morire mi disse che ero una persona imperfetta a causa del gene di mio padre. Per quelle come me non c’era alcuna possibilità di salvezza. Ma ad ogni cosa c’è una sua eccezione. E io penso che tu Micheal Monogan sia la mia eccezione.”
“A quanto pare non solo l’unico ad aver mangiato troppi dolci oggi” le disse Mike con un sorriso finalmente sincero per poi appoggiare le sue labbra alle sue. Quella fusione di respiri fece battere il cuore di Silver sempre più forte, sembrava che stesse di nuovo correndo per le scale del castello. Le mancava il respiro ma nonostante tutto non voleva staccarsi dalle labbra del suo ragazzo. Quel momento nonostante non fosse del tutto perfetto riusciva a mettere in ordine alcuni pezzi della sua vita. Mike dava un senso a quello che lei aveva costruito fino a quel momento.
“Ti amo, qualsiasi cosa succeda ricordati che io ti amerò per sempre” le disse soffiando sulle sue labbra facendole venire i brividi di felicità
“Adesso stiamo esagerando non credi?”
“Si forse si, stiamo diventando decisamente da film strappalacrime, fermami prima che diventi qualcosa di assolutamente insopportabile”
“Tu sei sempre insopportabile, ma ti amo lo stesso”
Due sorrisi complici.
Due battiti diversi.
Due spiriti opposti.
Un sottile filo che li univa, pronto a spezzarsi da un momento all’altro.
Rappresentavo il ritratto dell’imperfezione. Ma erano ancora uniti.

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Capitolo 3
*** Teacup's future ***


“Non ho intenzione di parlare con quel pallone gonfiato” proferì Silver dopo l’ennesima supplica di William. Michael l’aveva fatta grossa, tra le tante cose che commetteva senza nemmeno interessarsi delle conseguenze. Erano passati quattro giorni da quando Silver aveva beccato il suo ragazzo a flirtare con una ragazza di Corvonero, il fascino Serpeverde imbrogliava chiunque.
Silver sapeva che non sarebbe stata la prima. Michael era terribilmente attratto da ogni genere di ragazza nonostante non facesse altro che ripetere il suo amore verso la stessa. Man mano che i mesi si susseguivano però Silver perdeva sempre più fiducia nel suo ragazzo decisamente latitante mentalmente.
“Quel ragazzo soffre di anemia di fedeltà, non potrebbe nemmeno resistere un giorno senza sbavare sotto la gonna di una ragazza, e io mi sono rotta i bauli di stare a sentire le sue baggianate” si passò nervosamente una mano tra i capelli scompigliandoseli appena. L’unica cosa che avrebbero potuto farle cambiare idea sarebbero state le scuse pubbliche di Michael che ovviamente non sarebbero mai arrivate così facilmente.
Micheal era una di quelle persone che si credevano più importanti degli altri, quelle che consideravo i loro gesti sempre giusti in qualsiasi situazione. Il loro problema era credere troppo in quell’illusione, la maggior parte delle volte era proprio Michael ha prendere la decisione sbagliata e Silver si era stufata di indicargli sempre la parte opposta.
Voleva flirtare con le altre ragazze? Bene allora Silver avrebbe fatto la stessa identica cosa con il resto della scuola, prendeva sempre tutto seriamente trasformando ogni piccolo errore in una vera e propria competizione. L’unico problema era che Silver non era affatto come lui, non sarebbe riuscita a fare i suoi stessi gesti nemmeno per ripicca.
Avrebbe semplicemente aspettato fino a quando Michael non si sarebbe reso conto di aver fatto un errore. Era un continuo susseguirsi di sbagli e di scuse, in un girone senza fine. Ma che avrebbe fatto Silver senza Michael? Probabilmente si sarebbe lasciata trascinare nel fondo della sua maledizione, aspettando il peggio. Qualcosa peggio della morte.
Lasciando marcire i propri sentimenti probabilmente sarebbe diventata una Riddle a tutti gli effetti.
Sentì una mano stringersi sulla sua spalla, un calore familiare la fece immediatamente riportare alla realtà.
“Si lo so, dovrei semplicemente prendere un lungo respiro e andare avanti. Me lo dici sempre” disse Silver voltandosi verso gli occhi verdi di William. Probabilmente se non ci fosse stato Michael ci sarebbe stato il fratello, ma non era la stessa cosa. I sentimenti che provava per l’uno non erano esattamente la stessa cosa che provava per l’altro.
William era come un fratello per lei, mentre Michael era solo un pezzo di merda. Ma si sa che le ragazze sono sempre attratte dai bastardi.
Ed eccola lì a mordersi le labbra nervosamente pensando di essere stata troppo esagerata con il suo ragazzo mentre lo stesso William non faceva altro che scuotere la testa sperando di vedere finalmente una separazione netta della coppia. Aveva sempre pensato che Michael tirasse fuori il peggio di Silver, riusciva a tirare fuori la sua rabbia repressa.
Qualcosa che faceva del male, doveva essere eliminato.
Ma William non poteva mettersi contro suo fratello. No un’altra volta.
E arrivò l’inverno ad Hogwarts. Improvvisamente tutto era ricoperto di un bianco talmente candido da sembrare quasi irreale. Silenziosamente i fiori si misero a dormire sotto il gelido lenzuolo di neve; perfino il Platano Picchiatore aveva deciso di concedersi una vacanza meritata.
Quel paesaggio silenzioso era in netto contrasto con il calore all’interno del castello. Le decorazioni natalizie svolazzavano da una parte all’altra delle mura in cerca della loro precisa posizione e tutti i camini erano stati accessi in modo da scaldare gli studenti che si era azzardati ad uscire per giocare a tirarsi palle di neve.
Le vacanze si avvicinavano, e tutti non facevano che parlare degli splendidi viaggi che avrebbero intrapreso con le proprie famiglie mentre Silver se ne stava davanti al camino della sala comune dei Grifondoro a leggere un libro che le aveva prestato Hermione. La ragazza dai capelli crespi era stata leggermente riluttante a dare fiducia a Silver, ma con il tempo aveva compreso che era totalmente innocua. Silver era lusingata di tutta quella fiducia e leggeva ogni libro che la ragazza le concedeva restituendoli sempre in perfette condizioni, proprio come piaceva a lei.
“Sei la persona più asociale che conosca Riddle” disse improvvisamente William spuntando dal nulla e atterrando perfettamente sul divano come se fosse la sua attività preferita.
“Sto semplicemente leggendo, non mi sembra di arrecare disturbo a nessuno”
“Si ma mi stai completamente ignorando e giocare a scacchi da soli non è il massimo dell’allegria”
“Nemmeno giocare a scacchi e poi così bello” disse la ragazza storcendo leggermente la bocca di lato. Gli scacchi dei magi erano decisamente noiosi e troppo rumorosi, erano molto meglio quelli Babbani, almeno dopo una partita non era necessario ripulire tutto.
“Sai oggi Michael ha chiesto di te” disse William passandosi una mano tra i capelli e guardandosi attorno.
“Ah che bello! Peccato che a me non interessi niente di quello chiede quell’uomo”
“E’ sinceramente dispiaciuto per quello che è successo”
“Oh poverino. Questo potrebbe compromettere la fine che ho ideato per lui” chiuse il libro con uno scatto, non aveva voglia di parlare oltre riguardo a quella faccenda e William lo comprese immediatamente.
“Perché non andiamo a lezione invece di tenere il muso per tutto il giorno?” chiese in ragazzo improvvisamente alzandosi dal divano e tirando per il braccio la ragazza. Silver non aveva intenzione di andare a lezione quel giorno, senza avere una motivazione plausibile per farlo. Seguì Will senza dire assolutamente niente ed entrambi raggiunsero il più fretta possibile la torre est dove si sarebbe tenuta la lezione di Divinazione di quell’anno.
L’atmosfera era lugubre, le tende erano abbassate e la poca luce che filtrava attraverso di esse colpiva solamente la cattedra della professoressa Cooman. Erano stati allestiti dei tavoli rotondi per tutta la stanza e su ognuno di essi vi erano tre tazze da thè piene di un liquido che sicuramente non aveva niente a che fare con quella bevanda. William e Silver si sedettero immediatamente al tavolo di Neville Paciock, rimasto solo. La Grifondoro incrociò gli occhi del Serpeverde e un sorriso attraversò le labbra del ragazzo, ma questo non servì per impressionarla. Silver era ancora attratta da lui ma era stufa del suo comportamento, non sarebbe servito un semplice sorriso per farle cambiare idea. Non era quel genere di ragazza e lui lo sapeva benissimo.
“Buongiorno ragazzi mie! Perché non iniziare una splendida giornata con un buon thè in compagnia di amici?” disse improvvisamente la professoressa emergendo dalla sua massa di capelli ricci. Gli studenti guardarono in modo disgustato le proprie tazze, Silver fu la prima ad azzardarsi a berne il contenuto, non poteva essere così male. Il liquido tiepido le percorse la gola lentamente quasi come se fosse fatto di qualche sostanza gelatinosa ma riuscì a buttarlo tutto giù con un solo sorso, come una maledetta medicina. Pian piano anche tutti gli altri studenti bevvero dalle loro tazze poggiandole poi rumorosamente sui loro piattini.
“Guardate dentro di voi, fate la domanda che nasce dentro di voi e poi guardate l’immagine prodotta dalle foglie di thè, vi daranno delle risposte sincere e sicure” Silver notò che quella donna gesticolava un po’ troppo mentre parlava, sembrava fosse sopra un palcoscenico. Will si stava per mettere a ridere mentre guardava dentro alla sua tazza.
“E’ necessaria più concentrazione Signor Monogan” lo bacchettò la Cooman mentre faceva il giro dei tavolini, Will smise subito di ridere e si concentrò meglio su quello che aveva da chiedere. Silver lo guardò divertita, notò come il suo sopracciglio si curvò leggermente verso destra mentre pensava e dal modo in cui muoveva le labbra per concentrarsi.
“Stai chiedendo se riuscirai mai a comprarti quei bellissimi pantaloni di marca?” lo interruppe  Silver ridacchiando divertita. Ricevette in risposta uno sguardo eloquente dal ragazzo.
“Molto divertente, pensa alla tua di domanda invece di prendere in giro gli altri” disse voltandomi dall’altra parte continuando la sua operazione. Silver prese un respiro profondo e pensò a che cosa chiedere a una tazza di ceramica, quell’operazione era talmente assurda da farla sembrare veramente idiota a crederci. Chiese un domanda semplice e che poteva comprendere tutti i suoi desideri. Che cosa sarebbe successo nel suo futuro? Avrebbe avuto un risvolto positivo o negativo?
Chiuse gli occhi controllando prima che nessuno la stesse guardando e prese con due mani la tazza come se fosse un monile magico. Aperti gli occhi una figura si era formata sulla sua tazza ma non aveva idea di che cosa fosse. Sfogliò il libro in cerca di una risposta ma niente sembrava avere la stessa immagine. Non era un gatto, non era una zucca. Che diavolo di risposta poteva essere quella? La professoressa vedendola in difficoltà si avvicinò prendendo in mano la sua tazza. Dopo averla esaminata attentamente emise un suono soddisfatto.
“Sembra che il suo futuro sia più confuso di quello che creda. L’unica cosa chiara dentro alla sua tazza è l’amore. Si, lei troverà l’amore perfetto da mettere in discussione ogni cosa in cui crede. Un sentimento talmente forte da consumarla e ammettiamolo tutte desiderano un amore del genere. Questo però è ostacolato da una maledizione che scorre nelle sue vene, ma quale magia è più forte dell’amore?” recitò la professoressa come se stesse leggendo da un libro. Un mucchio di fandonie. Di quale amore stava parlando? Lei non aveva alcuna maledizione in corpo, tranne il fatto di essere la figlia del Signore Oscuro.
“Ma questo amore è giusto oppure no?” domandò infine confondendo ancora di più la situazione. Silver sorrise di rimando riprendendosi la sua tazza e riappoggiandola sul tavolo.
Che cosa inutile la Divinazione! Si stupiva del fatto che la gente si lasciasse influenzare da quello che poteva scoprire nella lettura delle certe o di una semplice tazza di thè. William ricevette un responso positivo qualsiasi cosa avesse chiesto mentre a Michael furono previste pene e dolori. Silver sospirò guardando l’enorme orologio posto sopra alle finestre. Contò ogni secondo fino alla fine della lezione. Non vedeva l’ora di alzarsi da quella sedia e di uscire da quella stanza.
“Sembra che qualcuno sia innamorato senza saperlo” disse William rincorrendola, sembrava essere divertito da quella situazione ma notò un leggero tono di preoccupazione nelle sue iridi.
“Andiamo credi davvero a quello che dice quella donna? Non riuscirebbe nemmeno a vedere la differenza tra due calze con quegli occhiali che si ritrova” per un attimo William non respirò in attesa della risposta della ragazza, non comprendeva tutta quella tensione che gli correva lungo le gambe infastidendogli la camminata. Quando fu sicuro che Silver non credeva a quello che la Cooman le aveva detto tirò un sospiro di sollievo passandosi una mano tra i capelli. Di sottecchi Silver lo notò, aveva osservato tutti i suoi movimenti in tutto il tragitto tra la torre est e la Sala Grande. Non aveva voglia di indagare, sapeva benissimo che il ragazzo non le avrebbe detto niente, era sempre stato riservato su tutto quello che succedeva sotto la sua pelle. Per conto suo poteva essere semplicemente intimorito dal fatto che la professoressa McGranitt non lo avesse preso molto in simpatia e che avrebbe dovuto faticare il doppio per prendere dei voti decenti.
Doveva ancora perfezionare la sua entrata nella Sala Grande, si sentiva ancora troppo osservata e insicura di camminare in quell’infinito corridoio di tavoli. Raggiunto il suo posto cominciò a calmare il suo cuore che aveva preso a balzarle da una parte all’altra come una pallina da tennis. William le si sedette accanto facendo così poco rumore da farla sobbalzare. Entrambi si introdussero in un discorso appena cominciato dal trio ormai visibilmente consolidato dagli anni.
“Avrà i suoi problemi familiari, insomma suo padre è appena stato sbattuto ad Azkaban” intervenne il rosso masticando una coscia di pollo. Hermione scosse la testa alzando gli occhi al cielo e prese a mangiare in modo composto usando forchetta e coltello.
“O forse semplicemente si è unito ai Mangiamorte, prova a pensarci Ron. Ha la faccia da sospettato” disse l’occhialuto agitando il coltello in aria. Quella parola fece leggermente rabbrividire Silver, non amava molto parlare di quelle persone, non erano nemmeno da considerarsi esseri umani vista la loro scarsa propensione a provare dei sentimenti.
“Di chi state parlando?” intervenne William passando l’indice lungo il braccio di Silver per farla tornare in sé. I tre si voltarono contemporaneamente verso di loro quasi come si fossero accorti solo in quel momento del loro arrivo al tavolo.
“Harry pensa che Malfoy si sia unito ai Mangiamorte, ma tutti pensiamo che sia una cosa decisamente assurda” disse Hermione tenendo un tono di voce abbastanza basso, nel frattempo Silver si voltò verso il volto affranto del ragazzo dai capelli quasi bianchi. Non lo conosceva, ma era al corrente della fama della sua famiglia. Una volta che i loro sguardi si incontrarono la ragazza non riuscì a reggere il suo sguardo argenteo.
“Per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere vero”
“Ma Harry è troppo giovane per diventare un Mangiamorte”
“Non si è mai troppo giovani per Voldemort” disse improvvisamente Silver parlando per la prima volta. Ci fu un momento di silenzio dopo quel nome, quasi fosse una bestemmia. Malfoy poteva essere un Mangiamorte anche se Silver vedeva un animo del tutto diverso  in quel ragazzo. Sapeva però che per essere Mangiamorte non serviva certo essere adulto e con tanta esperienza. Tutto quello che serviva era la fedeltà, verso la parte sbagliata certo, ma quello di cui disponeva l’Oscuro Signore era proprio la fiducia dei suoi seguaci. Ma era un legame debole, che non avrebbe mai vinto e su questo Silver ne era assolutamente sicura.
Una fiducia costruita sulla paura non era poi così difficile da spezzare.
“Vedi almeno lei mi da ragione” esclamò Harry rivolgendo un leggero sorriso complice alla ragazza che la stupì leggermente. Harry Potter era dalla sua stessa parte? Che cosa singolare pensare a un Potter e una Riddle che lottavano per la stessa causa.

Finita la cena tutti tornarono nelle rispettive Sale Comuni. Silver preferì fare un piccolo giro del castello sperando di non perdersi ancora una volta. Raggiunse il secondo piano senza alcun problema e senza che le scale si muovessero per scombinarle l’orientamento. Passando accanto al bagno dei maschi sentì un vetro infrangersi come se qualcuno lo avesse preso a pugni. Non poteva essere opera di un fantasma, doveva esserci qualcuno lì dentro e quel rumore non voleva dire nulla di buono. Estrasse la sua bacchetta con la mano sinistra e la tenne tesa davanti a lei mentre apriva lentamente la porta. Pezzi si vetro erano sparsi per il pavimento e un ragazzo era chino sul lavandino. Silver abbassò la bacchetta tenendola comunque in mano, la poggiò al fianco mentre si avvicinava a Draco Malfoy, in preda a un attacco di panico.
“Ehi tutto bene?”
Il ragazzo sussultò e si voltò verso di lei. I suoi occhi erano contornati da occhiaie come se non dormisse da giorni e le sue labbra tremavano come se non vedesse il suo stesso riflesso allo specchio ma qualcosa di più spaventoso.
“Vattene! Non ho bisogno del compatimento di una Grifondoro”
“Bello se cominci a distruggere un bagno qualcuno potrebbe insospettirsi, non credere che sia entrata qui dentro per compatirti” incrociò le braccia al petto assumendo la sua solita espressione, non le faceva paura, ci voleva sicuramente molto di peggio per farla terrorizzare. Quel ragazzo poi urlava come una femminuccia.
“Non è un buon momento e preferirei non avere un pubblico”
“Ha bè se si trattava solamente del tuo stupido orgoglio potevi dirlo subito” di portò una ciocca di capelli e fece dietro front cercando di fare meno rumore possibile. Era quasi arrivata alla porta del bagno quando lui sospirò così rumorosamente da non essere del tutto naturale.
“Aspetta…voglio solo sapere una cosa”
“Che cosa vuoi sapere Malfoy? Come acconciarti i capelli?”
“Ti ricordi di me?” le chiese con quegli occhi argentei talmente tristi da sembrare quelli di un uomo che ne aveva passate tante. Non erano occhi di un ragazzo. E non erano occhi di un vero Mangiamorte.
“Cosa? Io non ti ho mai conosciuto” disse allibita. Era la prima volta che incontrava il figlio di Lucius, aveva una memoria formidabile e sicuramente non si sarebbe dimenticata di un ragazzo che portava i capelli di quel colore. Immediatamente fu davanti a lei con una velocità sovraumana. Le sue mani erano strette sulle sue braccia e premevano disperate nel tentativo di non farla scappare. Puntò i suoi occhi esattamente nei suoi.
“Ti prego ricordati di me. Ricordati di quello che eravamo e di quello che potremmo ancora essere” la sua voce era disperata, si stava per mettere a piangere siccome i suoi occhi erano di nuovo lucidi come quelli di un bambino indifeso.
Si azzardò a fissarlo. Si perse in quelle acque fredde ed ebbe un leggero flash nella sua mente. Qualcuno le stava porgendo la sua collana, quella che indossava sempre come in quel momento.
Con questa ti ricorderai di me, spero che funzioni.
Quella voce era irriconoscibile nella sua mente, ma la visione non ebbe tempo di mostrarne il suo volto. In un attimo fu di nuovo nel bagno dei maschi del secondo piano.
“Io non ti conosco. Lasciami andare” strattonò le sue mani via dalle sue braccia e indietreggiò di qualche metro lasciandosi un margine più che sufficiente per scappare. Non lo fece subito, voleva sentire cosa altro aveva da dirle.
E fu la prima volta che Draco Malfoy pianse veramente senza aver paura di mostrarsi al mondo.
“Sarebbe tutto più facile sai? Se tu fossi quella di un tempo non sarei in questi casini. Non sarei nemmeno in questa scuola!”
“Non so di che cosa stai parlando. Io non capisco” disse Silver ancora confusa portandosi una mano alla testa. Le bruciava tanto da annebbiarle la vista.
Scappò. Si concesse l’unica via d’uscita da quella situazione. Corse via in direzione dal suo dormitorio e raggiunto il suo letto si nascoste sotto alle lenzuola.

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