Heri.

di RenesmeeCullen13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caro Daniel, ***
Capitolo 2: *** Verde,bianco,verde,bianco,verde. ***
Capitolo 3: *** Casa dolce casa? ***



Capitolo 1
*** Caro Daniel, ***


Caro Daniel,

Non lo so neanche perché ti scrivo.

Qui a Heri ci sarà la Notte, fra qualche giorno. I bambini hanno iniziato a pensare ai Desideri, le ragazze a parlottare e i giovani a rimettere in sesto le canoe squassate dall’impetuoso Oceano.

Tu te lo ricordi quando passammo la prima Notte insieme?  Con Christie che arrossiva, Samuel che la guardava e arrossiva pure lui. La luna che ci osservava benevola dal cielo, l’aria notturna sui nostri visi sorridenti.

E te le ricordi le gite in barca durante la settimana della libertà? E la sabbia bianca come il latte e scintillante al sole che Lily odiava perché le si appiccicava ai piedi?

E te le ricordi le tartarughe che salvammo in Gennaio, quelle appena nate che ti stavano in un palmo della mano?

Sono cambiate tante cose,Daniel. Benj non tornerà più, noi non torneremo più adolescenti, le tartarughe non torneranno più al loro nido, non rientreranno nei gusci. Tu non tornerai più da me.

Ma io non riesco più a dimenticare le parole sussurrate, i nostri occhi meravigliati e le nostre mani intrecciate, scintillanti di sabbia, non voglio dimenticare i fiori di loto che mi acconciavano i capelli,  le macerie del campo grande, le panchine sbiadite e piene di incisioni che ora sono coperte da una laccata e lucida vernice verde, non posso cancellare dalla mente le canzoni degli Anziani,  la grotta dei Pipistrelli, i nostri cuori che battevano all’unisono in un’antica melodia, il sorriso bianco di latte sul volto cotto dal sole dei Nativi.

Daniel, ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre. Amo i tuoi gesti, il tuo modo di ridere, di inclinare la testa da un lato quando ti vergogni.

Questa lettera non arriverà mai nelle tue mani, ne sono sicura, ma nella tua mente si. Forse sto diventando matta, qui da sola con i gabbiani come unici compagni.

Sto parlando da sola? No, sto proprio parlando con te. Ho bisogno di ricordare.

La memoria è l’unica cosa che ci salva.

E mi avete lasciata qui da sola a ricordare.

La memoria è il più grande dono, è il più grave fardello.  Io non sono mai stata forte, anzi, sono sempre stata piuttosto gracile. Tu eri quello che si sobbarcava tutto, eri tu che avevi le spalle larghe e forti. Io sono quella debole, non sono mica Atlante. Ed è il nostro mondo che mi chiedi di sollevare.

Caro Daniel, io lo so che ora sei più felice. Però ti chiedo un’ultima cosa.

Non dimenticarmi.

Non dimenticare.

Mai.

                                                                                                                       

                                                                                                                                                      

 

                                                                                                                                                        Per sempre tua.

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Capitolo 2
*** Verde,bianco,verde,bianco,verde. ***


 

Nebbia. Tutto ciò che Claire vide davanti a se quando entrarono in Oceania fu nebbia. Non riusciva a vedere le sue mani, figuriamoci i genitori oppure Benjamin e Lily, che schiamazzavano da qualche parte sul pontile. A volte i gemelli si comportavano come dei bambini, anche se avevano solo due anni meno di lei.

A quindici anni avevano spesso la mentalità ilare e la leggerezza tipica dell’ultima infanzia, e irritavano molto la sorella maggiore, nonostante li amasse tanto.

Un pochino di nebbia si diradò, e Claire riuscì a distinguere di nuovo il nome del battello vergato in bianco sulla prua azzurrina. Preciosa. Un nome originale e forse pomposo per le dimensioni dell’imbarcazione, pensò. Ma il pensiero fu interrotto quasi subito da un’ esclamazione meravigliata dei passeggeri, una decina in tutto.

La nebbia era sparita definitivamente e aveva lasciato il posto ad un meraviglioso scorcio di vegetazione dell’isola verso la quale si stavano dirigendo.

In realtà era un arcipelago semisconosciuto a nord est dell’Australia, solo che le altre isole erano poco più che meri scogli.

L’isola principale, quella verso cui era diretto il battello, si chiamava Heri, e la popolazione era di circa duecento abitanti.

La meta della destinazione del viaggio invernale della famiglia Hellbourne era sempre molto originale, in concordanza con i genitori di Claire. Erano due tipi adorabili ma strambi, lavoravano come ricercatori al Workworld Nature Institute di Juneau, in Alaska; vestivano eccentricamente e facevano studiare i figli a casa, come privatisti. La gente li rispettava, ma non avevano molti amici e adoravano i luoghi dimenticati da Dio.

Quell’anno avevano deciso di voler riscoprire il primitivo e così avevano trascinato i figli in quello strambo e disorganizzato viaggio ideato a fine novembre e iniziato i primi di dicembre, per terminare a febbraio dell’anno successivo. Nei mesi più freddi e ostili dell’anno gli abitanti dell’Alaska si chiudevano in casa, mentre gli Hellbourne andavano in Oceania.

Claire quando aveva sentito parlare di un viaggio aveva sperato di poter visitare la Spagna o la Germania, ma per i suoi erano mete troppo banali. Così eccola qui ad Her, o Here, o come diavolo si chiamava quel piccolo ammasso di piante e sabbia.

Ma poco dopo il suo risentimento per quel posto scomparve, lasciando il posto ad una timida ammirazione. Doveva ammettere che il panorama era affascinante, antico, impossibile: non aveva mai visto alberi così verdi e sabbia così bianca. Era scintillante al sole estivo, sembrava polvere di diamanti.

Man mano che si avvicinavano intravide il tratto di mare vicino alle coste dell’isola, e non si meravigliò dell’acqua limpida, trasparente come vetro. Verde, bianco, verde, bianco, verde, bianco, tutto in quell’isola era verde oppure bianco.

Ad un certo punto il battello si fermò, ma Claire non se ne accorse: se fino a cinque minuti prima aveva detestato quell’isola, adesso ne era affascinata. Era… pura, come niente che avesse mai visto. Se avesse dovuto dare forma all’idea del paradiso terreno, essa sarebbe stata molto somigliante ad Heri.

Si accorse di dover scendere solo una ventina di secondi dopo che gli altri passeggeri erano scesi, e raggiunse di corsa il fratello che la aspettava all’inizio della passerella fatta di canne, ovviamente bianche, quasi come la sabbia.

I passi dei turisti sul selciato, bianco anch’esso, risuonavano sordi nella quiete surreale di quel pomeriggio estivo.

Claire non credeva che fino al giorno prima aveva vissuto tra i tristi ghiacci dell’Alaska, e soprattutto di esserseli lasciati alle spalle per almeno due mesi.

Le case basse somigliavano a piccoli trulli, ed erano dello stesso materiale dei ciottoli all’entrata: pietra canuta, che spiccava fra le chiome verdeggianti della vegetazione.

Si avvicinò ai viaggiatori uno strano signore di circa sessant’anni, con una curiosa pelle color mattone. Avete presente il colore della terra bruciata o delle piste ciclabili? Proprio quello. Un bronzeo meraviglioso, dal quale Claire non riusciva a staccare gli occhi. Aprì la bocca per parlare, e i denti bianchissimi lampeggiarono come due saette. 

 

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Capitolo 3
*** Casa dolce casa? ***


   -      Buongiorno, stranieri. – disse in inglese, con uno strano accento musicale. 
   -      Avete fatto buon viaggio? Spero vivamente di si. Io sono un Nativo, e mi occupo dell’organizzazione turistica dell’isola. Vi vedo abbastanza stanchi,- proseguì tra cenni di assenso- quindi bando alle ciance. Vogliate seguirmi nelle vostre residenze.- 
Pronunciò l’ultima parola in una maniera che Claire non aveva mai sentito prima, strascicando le vocali. Poi si avviò in mezzo al villaggio.
Camminarono per un paio di minuti, con le scarpe che sollevavano una polverina bianca sui vialetti contorti, addentrandosi nella vegetazione, finchè non arrivarono ad una piccola radura. Al centro di essa era stato costruito una sorta di… complesso di piccole casette, una decina in tutto. Alcune erano occupate, circa quattro o cinque, e si capiva dai panni stesi ad asciugare e dal vociare sommesso che si udiva nell’aria. Somigliavano molto a quelle che aveva visto nel centro del paese, pensò Claire, solo che erano di dimensioni leggermente minori.
Il signore con la pelle color mattone si girò, dando le spalle alle costruzioni, e sorrise.
  - Ecco qui i vostri alloggi, spero siano di vostro gradimento.- 
Appena finì di parlare riprese il sentiero dell’andata e, con passo lento ma deciso, si allontanò dal gruppetto.
Lily prese per mano la sorella e si diresse verso una delle case, la più circondata da piante ed alberi, poi si volse verso il resto della famiglia e urlò:
  - Io voglio questa! 
Dopo una breve discussione con la madre, che voleva prendere la più vicina al villaggio, la ebbe vinta ed entrò di corsa nella casetta bianca. Le sembrava un posto magico, sarebbero stati bene lì.
 
 
 
 
 
Daniel si era inoltrato nella boscaglia in compagnia di suo zio Jeremiah.
Era una specie di rito propiziatorio per i giovani dell’isola. Ogni ragazzo, due notti prima del suo diciottesimo compleanno, doveva affrontare questa prova da solo: passare un’intera notte nella foresta da solo, senza aiuti ne’ cartine ne’ bussole. Daniel faceva tesoro dei preziosi consigli dello zio, giovane ma già esperto. Quella notte sarebbe stata importante per lui, si sarebbe affermato all’interno del villaggio. Guardò il cielo terso, senza nuvole della sua amata Heri. Si sentiva parte di quella natura, sentiva scorrere i torrenti limpidi nelle sue vene e il sole battergli sulla testa, riscaldandolo. Quella natura primitiva non avrebbe mai potuto essere un pericolo per lui. Era pronto.

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