Heartbeats

di Aryapikkola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** William ***
Capitolo 3: *** Avvicinarsi ***
Capitolo 4: *** Sincerità Falsità e Paura ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Non sono molto brava con le presentazioni, vi anticipo soltanto che sarà una storia molto romantica, non voglio assolutamente copiare Twilight, prenderò spunto in certe cose, ma gli eventi saranno completamente differenti. Le regole che riguardano il mondo soprannaturale rimangono identiche al libro. Beh buona lettura allora :)    -Ary-
 
 
Sapevo di essere dentro a un sogno, mi ricordavo quel ricordo.
 
Era il mio compleanno, ero dentro il mio salotto, vicino al tavolo ed ero seduta in modo scomposto nella sedia, appoggiata nel tavolo c'era una torta, c'erano sedici candeline. La nonna aveva fatto un ottimo lavoro, era stupenda, di cioccolato come piaceva a me.
Mi guardavo dal di fuori, sapevo che non era andata un gran che quella giornata. Ma c'era qualcos'altro a spaventarmi...
Sapevo che quando sarei uscita nel giardino avrei rivisto uno dei miei peggiori incubi. 

Sapere di essere nel sogno non mi aiutava a essere meno spaventata, la paura si sà non è razionale e non ti lascia scampo. Cercavo di rimandare quel momento cercando di guardare i particolari della scena che avevo davanti.
I miei due nonni seduti nelle loro poltrone mentre mi guardavano orgogliosi, quegli sguardi per me erano gia il miglior regalo che potessi ricevere, ma mia nonna insisteva per la torta e altre sciocchezze del genere così alla fine avevo ceduto. C'erano anche un paio di mie amiche, tra cui la mia migliore amicha Melanie.
Sprizzava gioia da tutti i pori, lei stranamente non era mai corto di felicità o di energia, forse per quello eravamo amiche,
cosi da compensare quei suoi tratti che io non avevo. 

 
Mi girai lentamente e mi concentrai sulla mia figura un pò imbarazzata mentre spegneva le candeline, con una mano mi tenevo i lunghi capelli rossi da un lato, cercando di non farli incontrare con il fuoco ( un esperienza che purtroppo avevo vissuto in prima persona ) .
Guardai il fuoco delle candeline spegnersi, rimasi a fissare le fiamme e piano piano mi resi conto che la scena aveva preso a scorrere velocemente.
Io con le mie amiche, mia nonna Marie che sistemava la tavola.
Ad un tratto confusa da quella velocità mi misi a cercare la mia figura, e come già sospettavo ero nel giardino posteriore di casa, sapevo di non poter rimandare questa parte del ricordo cosi andai verso la mia immagine e senza volerlo il sogno si era fatto in prima persona. 
Ero nel corpo che prima avevo solo guardato dal di fuori.
Questo era ancora più terribile, una cosa era vedere la scena dall'esterno ma adesso sapevo che stavo per affrontare uno dei ricordi che più mi spaventava.
Il mio corpo reagiva come nel ricordo non potevo scegliere di scappare come avrei voluto sin dall'inizio. 
Mi voltai sentendo una debole risata, quasi come se fosse sussurrata e il vento l'avesse portata per farla sentire solo a me.
Concentrai lo sguardo vicino alla vegetazione e quello che vidi mi colpì forte come in tutte le volte che lo avevo rivisto nei miei sogni, come quando lo vidi un'anno fa il giorno del mio compleanno. 

 
Due occhi neri, che mi paralizzavano nel mio posto, non potevo muovermi, non mi lasciava scampo.
Non potevo staccare i miei occhi da quelli scuri e intensi, avevo paura di caderci dentro. Non riuscivo a pensare, vedevo solo quei occhi e nient'altro aveva importanza.
Visto che nella realtà non avevo visto il viso, neanche nel mio sogno riuscivo a vederlo, sentivo solo quel senso di gelo nelle vene.

Niente sarebbe riuscito a riscaldarmi.

Lentamente mi ricordai che questo era solo un sogno e quindi mi concentrai per svegliarmi, e così la scena e il sogno iniziò a sfumare.
 
 
Aprii gli occhi di scatto, che stupida sognare ancora quel ricordo dopo un anno. E come beffa proprio nel giorno preciso in cui avrei compiuto 17 anni, ero proprio assurda. Naturalmente sapevo che quel sogno era solo suscitato dalla paura e non dalla realtà, in tutto quel tempo sicuramente avevo amplificato il tutto rendendo quel sogno troppo irreale, certamente non era andata così come ricordavo.

Perche mai due occhi neri mi avrebbero dovuto guardare nel mezzo del bosco?

Basta non volevo pensarci, guardai e l'orologio mancava ancora dieci minuti al suono della sveglia. Stupido incubo mi aveva fatto anche svegliare prima del dovuto.
Controllai il cellulare e avevo già un messaggio, naturalmente era di Melanie. Ci vedevamo tutti i giorni a scuola ma lei continuava a mandarmi i messaggi di mattina presto.
 
" Auguri mia piccola Armony, i diciasette anni si festeggiano capito? Quindi arrenditi all'idea che stasera esci con me e le altre, e nel pomeriggio shopping!! "
 
Cazzo lo sapevo che avrebbe organizzato qualcosa anche se gli avevo espressamente di non farlo. 
Così scrissi velocemente un messaggio e glie lo inviai infuriata.

" Donna stai attenta quando arrivi a scuola, perchè non te la perdonerò. " Odiavo quei genere di cose, a me bastava stare con lei a guardare un film, però lei insisteva che dovevo mettere il piede fuori di casa ogni santo secondo della mia vita. 
 
Mi rispose immediatamente come al suo solito, ogni tanto mi chiedevo se si portava dietro il cellulare anche dentro il bagno.
 
" Si piccola come no, potrai ringraziarmi più tardi ;) " 
Sbuffai, ma mi divertiva il suo carattere, non sapeva accettare un no, un tratto che gli invidiavo senza nascoderlo.
Mi alzai svogliatamente e presi i vestiti per andare in bagno a cambiarmi. Appena entrata in bagno accesi la piccola stufetta, con quel freddo assurdo era impossibile non congelarsi. Possibile che anche in autunno doveva essere cosi freddo?
Almeno la doccia mi aiutò a rilassarmi, magari Melanie ci avrebbe ripensato.
Però in effetti non aveva tutti i torti. Da oggi avevo diciasetti anni era giusto che uscissi di più con le amiche, certo non che ci fosse cosi tanto da fare nella nostra piccola cittadina, però non potevo stare sempre a casa. I miei nonni poi erano i primi che non si facevano problemi, si fidavano sul serio e non mi avevano mai imposto orari o altre cose simili. A loro non sarebbe dispiaciuto se fossi uscita oggi.
Iniziai ad asciugarmi i capelli, tra il phon e la piccola stufa avevo creato un piccolo mondo di vapore nel bagno, e mi godevo quel caldino che adoravo. Per fortuna i miei capelli anche se erano lunghi fino a quasi tutta la schiena non avevano bisogno di molte cure, non ci misi molto ad asciugarli, erano davvero lisci. Un tratto che avevo ereditato da mia madre, i capelli di quel rosso scuro invece era di mio padre.
Cercai di allontanare quei pensieri e appena vestita scesi di sotto, mia nonna aveva già iniziato a preparare la colazione e sentivo la tv accesa, sicuramente il nonno aveva iniziato a vedere il telegiornale.
In cucina c'era gia odore di latte e caffè, e nel tavolo sembrava che ci fosse la colazione per una squadra di football intera, naturalmente mia nonna non avevo il senso della misura.
 
< Armony, siediti e mangia >  mi disse mia nonna con uno sguardo che sperava fosse sul severo, ma i suoi erano così dolci che non ci riusciva neanche volendo.
 
< Nonna, io voglio solo un caffè > dissi come tutte le mattine, magari un giorno avrebbe capito  che tutte quelle cose come dolci e robetta varia non mi andavano assolutamente di prima mattina.
 Mio nonno era come me, ma visto che io non mangiavo niente, mia nonna faceva mangiare tutto a lui, facevamo colazione tra mia nonna che guardava tutte cose che aveva preparato con sguardo sconsolato, mio nonno che mi guardava male perchè per colpa mia si doveva mangiare tutta quella roba. E io che cercavo di non ridere in faccia a mio nonno.
Era bella quella rutine, certo un giorno avremmo sicuramente chiesto un debito alla banca per permetterci tutte quelle colazioni da re, era una idea così stupida che scoppiai a ridere da solo come una scema. 
Mio nonno Leo mi guardò davvero male, prese il giornale che era alla sua destra si alzò dirigendosi alla tv dietro di me per spegnerla e mi diede una botta in testa con il giornale, non mi aveva fatto male ma era così buffo che mi misi a ridere ancora più forte.
 
< Sarà meglio che ti sbrighi se non vuoi fare tardi, o se non vuoi che ti si sloghi la mascella per tutte le risate signorinella > mi disse. Mi alzai subito e non mi ero neanche accorta neanche che ora fosse.
Loro di certo non mi aiutavano ad arrivare in orario a scuola, prendevano tutto con calma. 

< Porca.. >

  disse mia nonna sperando che non continuassi l'imprecazione che mi stava per uscire fuori.
Corsi nell'armadio e prendere il mio giubotto, forse sarebbe più giusto chiamarlo tuta anticongelamento, era due volte più grosso di me. Avevo già detto che odiavo il freddo?
Sentivo che mi nonna mi stava seguendo, cosi gli dissi di oggi e del giornata che Melanie aveva organizzato per me, naturalmente anche per lei sembrava un buona idea, ero quasi fuori dalla porta che mi nonna mi diede un cioccolatino nelle mani.
< Nel caso ti venisse fame prima del pranzo > mi dissi a mò di scusa.
Gli sorrisi e uscii subito, andavo a scuola piedi, non avevo la macchina, ma per fortuna la scuola non era lontana, dieci minuti a piedi, cinque se correvo come stavo facendo adesso.
Arrivai appena in tempo, con il fiatone ma in tempo. Avevo l'ora di matematica purtroppo, e corsi nell'aula. Mi misi nel mio solito posto, di solito ero da sola solo quando mi misi seduta mi accorsi che c'era un ragazzo nel banco a due posti insieme a me. Con la fretta non avevo neanche visto chi era.
Non ci pensai molto su, e mi preparai a seguire la lezione, dovevo fare attenzione altrimenti avrei fatto fatica anche quest'anno a capire questa stupida materia. Sentivo di avere ancora il fiatone cosi cercai di calmarmi e portare una mano al petto per controllare il battito del mio cuore.
Con tutte le corse che facevo sarei diventata una brava ginnasta, sorrisi tra me. 

 
Senti che il mio compagno di banco che cercava di non ridere, forse le avevo divertito. Dovevo essere entrata a mò di cartone animato. Non ero in imbarazzo alla fine tutti lo sapevano che ero sempre in ritardo perciò mi sorpresi.
Mi voltai verso il suo viso per vedere chi fosse.

Ecco spiegato perche rideva di me, era nuovo, era naturale che vedere una ragazza che correre in quel modo facesse ridere se non si era abituati e vederlo tutti i giorni. Ma la cosa che mi soprese di più fu il fatto che era straordinamente bello, non c'erano dubbi.
Era uno di quei ragazzi dove nessuno avrebbe dubidato della sua bellezza, aveva un viso spigoloso un pò allungato ma i suoi lineamenti erano perfetti, alla linea del naso a quella della bocca.. ecco sopratutto quelli della bocca.

 
Mi voltai di scatto. Ma a cosa facevo? Mi mettevo a fissare la sua bocca? Ero proprio fuori di testa oggi. Cercai di non voltarmi più ma ormai era inevitabile che lo sbirciassi, aveva dei capelli neri intensi e leggermente ondulati, non li aveva corti corti e quindi gli ricadevano leggermente ai lati del viso.
Il suo viso, era davvero pallido, ma non toglieva niente alla sua bellezza, anzi se possibile la migliorava.
Ma niente di tutto ciò era paragonabile ai suoi occhi, li vidi quando mi becchò in flagrante a guardarlo, una persona normale li avrebbe abbassati subito per la vergogna, ma erano cosi belli che volli guardali un'altro paio di secondi. Erano di un colore che non avevo mai visto, un castano cosi chiaro che sembravano dorati ( anzi potrei giurare che fossere davvero fatti d'oro), erano cosi belli, e luminosi.
La mia mente riprese a funzionare quando capii che il suo sguardo era giustamente curioso verso di me, cosi mi chinai verso il libro e arrossii sperando che non avesse visto le mie guance rosse, per oggi avevo gia fatto abbastanza figure del cavolo.
Per il resto della lezione, ebbi il buon senso di non guardarlo più, così cercai di concentrarmi su quello che diceva la professoressa. Ma avevo come la sensazione che  fosse il ragazzo bellissimo a guardarmi adesso, volevo girarmi per accettarmene ma non ne avevo il coraggio. Stavo quasi per cambiare idea quando suonò la campanella.
Mi scappò un sospiro di sollievo, e il ragazzo accanto a me rise piano, talmente piano che potevo anche essermelo immaginato, ma quando lo guardai mi accorsi che aveva uno sguardo divertito e guardava verso di me, non avevo dubbi di sicuro stava ridendo di me. Il suono della sua risata riuscì a stupirmi sul serio, non c'era modo di descriverne il suono, mi accorsi troppo tardi che lui si era gia alzato e che stava uscendo dall'aula.
Ok oggi non era proprio giornata. 
Per fotuna alla prossima lezione avevo Inglese quindi mi calmai, sapendo che accanto a me ci sarebbe stata Melanie, e certe figure davanti a lei potevo anche concedermele.
Arrivai davanti all'aula ripensando al ragazzo di prima, la nostra era una piccola scuola, era raro che qualcuno di nuovo si iscrivesse qui, mi era sembrato anche piu grande della mia età, forse era un ripetente.
Qualcuno arrivo da dietro di me e come una piccola scimmia si aggrappò alle mie spalle saltellando,

 
< Auguri! AUGURI!! > Mi urlò nell'orecchio, non avevo neanche bisogno di girarmi per capire chi era la pazza dietro di me.
< Melanie zitta dai, mi farai diventare sorda un giorno > 
 
Mi prese per mano, e corse ai nostri posti trascinandomi, aspettando che il professore di Inglese arrivasse.
 
< No, non sto zitta, dai allora pensa già a come vuoi vestirti stasera, e ti dico subito che non saranno concesse tute o jeans >
< Ah perfetto quindi oggi non mi basta fare la figura della cretina una volta, devo farla anche stasera? >
Melanie mi guardò con i suoi occhi cioccolato, incuriosita.
< Cioè che hai combinato?? > si stava gia mettendo a ridere senza sapere niente, non volevo neanche sapere come avrebbe reagito quando gli avrei detto il resto. 
Per fortuna arrivò il professore in tempo così avrei avuto una scusa buona per stare zitta, naturalmente Mel non la pensava cosi visto che continuava a scrivere nel mio libro di raccontargli tutto subito, mi stava coprendo tutto il libro con tutte quei scarabocchi che alla fine cedetti, e gli scrissi in un foglio tutto quello che era successo con il ragazzo, tutto nei minimi dettagli, neanche scrivessi un tema.
Glie lo passai, e iniziai a cancellare il casino che aveva fatto nel mio libro.
Due minuti dopo, senti la mia amica che cercava con una mano davanti alla bocca di non ridere, eravamo all'ultimo banco ma il prof poteva sentirci se voleva. Io la guardai allibita, ci mancava soltanto che mi prendesse in giro pure lei, gli diedi un calcio da sotto il banco e lei iniziò a non riuscire più a trattenersi, cosi da far voltare i due compagni di classe che avevamo davanti incuriositi. 
Angie che era alla mia sinistra in coppia nel banco con un'altra ragazza mi guardo e mimò le parole "ma cosa fa?" io la guardai con aria sconsolata e gli risposi sempre mimando " è pazza" , Angie mi sorrise, sapeva che a pranzo tanto gli avremmo raccontato tutto per bene. 
 
Le altre lezioni passarono più velocemente, e cosi mi ritrovai fuori dall'aula con Melanie che mi aspettava fuori per andare a pranzo, appena mi vide mi prese a braccetto e con fare circospetto si avvicinò a me mi disse
 
< Ho raccolto informazioni sul tuo ragazzo! > Perfetto adesso lo chiamava pure cosi,
questa giornata non sarebbe mai finita vero?

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Capitolo 2
*** William ***


Adoravo il pranzo, perchè doveva tattarssarmi così? 
Certo potevo capire l'entusiasmo per il ragazzo nuovo, ma così non mi aiutava. Io cercavo solo di dimenticare la figuraccia, e Mel di certo non mi aiutava. Continuava chiedermi particolari di lui, ma le cose che avevo notato in lui le avrei tenute per me. Riuscivo ancora a sentire quella strana sensazione ad averlo vicino, l'imbarazzo potevo capirlo, ma non era quella la sensazione. Era un misto tra elettrecità e qualcosa di misterioso; ma invece che farmi paura mi attirava a se. 
Mi sentivo una stupida piena di pregiudizi, lo giudicavo senza sapere niente di lui.
 Così scollegai il cervello, e mi concentrai sul cibo della mensa, certo chiamarlo cibo era una parola grossa.
Forse avrei trovato la pasta, non succedeva quasi mai. Ma io ci andavo matta, le mie amiche mi guardavano come se fossi pazza, mentre Mel continuava a dirmi quando ero fortunata ad essere così magra. Non capiva di esserlo anche lei, ma questo non evitava che facesse diete assurde.
Io di certo non mi trattenevo, il cibo era una delle cose che più apprezzavo della vita. Rimanevo sempre scioccata quando delle ragazze preferivano un piatto di insalata, invece che a un bel piatto di lasagne. 
 
Ma quella strana ero io, e mi andava bene cosi.
 
< Mi stai ascoltando vero?? Non ti pare che William sia un nome stupendo?? >
< Certo.. >  risposi senza pensarci, davanti a me c'era un bellissimo muffin al cioccolato. 
 Lo presi subito, visto che la pasta non c'era dovevo pur consolarmi.

Poi riflettendo sulla domanda aggiunsi  < Scusa ma chi è che si chiama William ??>
< Lo sapevo che non mi stavi ascoltando uffi! > Iniziò a tirarmi per il braccio, per raggiungere il nostro solito tavolo. Sbuffava leggermente infastidita che non  l'avessi ascoltata, era così carina che sorrisi, sembrava una bambina in cerca di attenzioni. 
 
< Allora.. > disse con un tono da maestrina dell'elementari. 
< Ti dicevo che il tuo ragazzo, sì insomma il ragazzo nuovo si chiama William. Non è un nome bellissimo? > Automaticamente feci una faccia scocciata.
< Non chiamarlo più il mio ragazzo, chissà perche cerchi di affibbiarmi sempre qualcuno, guarda che a me non interessa. Se vuoi è tutto tuo. > Dissi con aria di sfida, lei era dieci volta più timida di me.
< Certo, perchè uno così bello secondo te calcolerebbe una come me? > 
< Sei stupida lo sai vero? >  Lei mi fece la linguaccia. Poi si concentrò in un punto dietro la mia schiena, era ipnotizzata.
< Mel così avrai una paralisi alla mascella >
< Scusa ma è appena entrato lui. >

Sbuffai di nuovo, non mi interessava. Me lo continuavo a dire sperando di crederci un pò anche io. Alla fine era un ragazzo come gli altri, tutte le mie compagne lo guardavano affascinate solo perchè era nuovo, certo il fatto che fosse bello come un dio di sicuro aiutava. 
Ci raggiunse anche Angie, che mi sorrise dolcemente. Mi diede un leggero bacio sulla guancia seguito da un piccolo pizzicotto
< Auguri piccola > 
< Ahi, grazie > dissi ridendo.
< Immagino che Mel sia andata in stato di shock per via del ragazzo nuovo vero? > Io risi spontaneamente, era fantastica, capiva tutto al volo. 
< Sai Angie solo perchè tu ormai sei quasi sposata, questo non vuol dire che non hai gli occhi. Come puoi dire che non è bello? > disse Mel con lo sguardo rivolto verso il ragazzo.
< Non so, a me piace Matt e basta > Guardai Angie, non era per niente in imbarazzo quando diceva certe cose, nei suoi occhi c'era assoluta verità, si vedeva che credeva profondamente a quello che diceva.

Mel non scherzava quando diceva che Angie era quasi sposata. Lei e il suo ragazzo stavano insieme da tre anni, ma questa estate lui gli aveva proposto di sposarlo. Quando me lo raccontò io rimasi stupita, certo avevamo quasi 18 anni ma era ancora molto giovane per certe cose. Gli chiesi se lei non avesse dubbi, mi rispose " Quando sai che potrai amare solo lui e nessun'altro allora non hai dubbi, il matrimonio sarà solo per renderlo ufficiale, per me io sono già sua per il resto della vita". 
Sentirla parlare così mi faceva sentire così immatura, io non sapevo niente dell'amore, sarei stata fortunata se avessi quello che a lei. Ogni tanto pensavo ad Angie con una punta di invidia, ma alla fine non potevo che essere felice per lei.
 
Trascoremmo, gli ulltimi dieci minuti della pausa tranquille, anche Mel aveva iniziato a scollarsi gli occhi dal ragazzo nuovo, e così potei rilassarmi. 
Ogni tanto anche a me scappava uno sguardo verso di lui.
Era da solo vicino alla finestra, aveva il vassoio con il cibo ancora tutto intatto, forse non aveva fame. Quello che mi sembrava strano però era il fatto che fosse da solo, essere in una nuova scuola di sicuro non era uno spasso.

Suonò la campana, e mi ricordai che avevo ginnastica. Dio mio no.
Mel vide la mia faccia e mi diede un abbraccio, lei sapeva che odiavo ginnastica. Ci salutammo, e io inizia piano con tutta calma a dirigermi in palestra. Un' idea iniziò a vorticarmi nella mia testolina, non ne potevo più di quei stupidi esercizi di ginnastica, il prof poi sembrava sempre avercela con me. Per una volta avrei saltato, non mi interessavano le conseguenze, ogni tanto fare qualche pazzia ci stava, e poi oggi era anche il mio compleanno. Decisi che quello era il mio di regalo per me stessa.
Così appena i corridoi iniziarono svuotarsi, io andai nel posto che più adoravo. Nel tetto della scuola.
La bidella non c'era mai, o se c'era non gli importava. Ma comunque di solito era a farsi quattro passi in giro.
Arrivata finalmente alla mia meta, mi sedetti per terra, faceva freddo ma non m'importava, quella era aria di libertà.
Mi strinsi nel mio cappotto,  risi piano come una stupida, almeno recuperai un pò di buono umore.

Mi voltai quando percepii un movimento, c'era un ragazzo nell'angolo del terrazzo. Lo riconobbi immediatamente, alto capelli scuri, era William.
< Scusa, non pensavo ci fosse qualcun'altro > dissi in imbarazzo. Da quanto era li?
< Non ti preccupare > aveva un voce stupenda. Ma come faceva? Non bastava essere bellissimo? Pure la voce doveva essere attraente. Si avvicinò verso di me, e si mise seduto pure lui, sembrava volesse tenere una certa distanza notai.
< Io sono William comunque, William Tunner. >
< Armony > Era sceso un silenzio così intenso che avevo paura anche a respirare troppo forte.
Adesso che lo guardavo meglio, notavo quanto fosse rigido, sembrava teso per qualcosa. Quel suo atteggiamento di certo non mi aiutava a rilassarmi.
Senza motivo si mise a ridere, mi girai verso di lui sorpresa, cosa avevo fatto adesso?
< Mi sono persa qualcosa? > lo dissi con un tono innervosito.
< No è che hai un sguardo così concentrato e serio, ti dò fastidio? >
< Beh non proprio fastidio.. > Si mise a ridere ancora più forte, ma non mi irritò anzi, la sua risata era così bella che non potei fare a meno di unirmi a lui.
< Quindi come mai un simpaticone come te è venuto in questo posto desolato? Scommetto che i tuoi ti ci hanno trascinato > dissi curiosa, volevo sapere qualcosa in più di quello che il suo aspetto dava a vedere.
< No, vivo qui per mia scelta. I miei vivono in Alaska. >  
Oh cavolo in Alaska.. dire che era lontano era poco.
< E ti hanno fatto venire qui da solo? > 
< Beh si ho già 18 anni, si fidano > Mentre lo diceva aveva quel sorriso curioso, ma anche un pò triste, non mi guardava ma era meglio così, potevo guardarlo meglio se non mi incatenava con lo sguardo.
< E non ti mancano? > si girò verso di me, forse aveva notato il mio tono triste, non me ne preoccupai, in fondo non avevo detto niente di male.
< E tu invece che ci fai qua nel tetto? >  furbo, aveva evitato di rispondermi, infatti sorrideva più sereno.
< Potrei farti la stessa domanda, comunque non volevo fare ginnastica, mi sono fatta un regalo > dissi sorridendo più che altro a me stessa, avevo fatto bene a saltare la lezione, decisamente bene.
Lo sentii ridere ancora, dio mio, mi sembrava che ridesse come un angelo, certo non sapevo come rideva un angelo ma di sicuro doveva essere simile al suo.
< Beh almeno ti faccio ridere > dissi sarcastica, si voltò verso di me sembrava quasi si volesse avvicinare. Il mio cuore sembrava ci sperasse, inizò battere così velocemente che mi fece sentire davvero una stupida. Solo il pensiero di averlo vicino mi emozionava, non lo conoscevo neanche e già mi facevo condizionare così. 
Vidi William appoggiarsi sul suo braccio e inclinarsi verso di me
< Beh è vero, mi fai ridere > non voleva essere un offesa sembrava anzi che mi ringraziasse. Mi guardava negli occhi, e io ricambiai senza paura, volevo solo continuare a guardare quei occhi stupendi. E come in quelle scene dei film o nei cartoni, la campanella interruppe l'altmosfera.
Scostai subito gli occhi imbarazzata, guardai in alto nel cielo nuvoloso e chiusi gli occhi rilassandomi.
Mi alzai lentamente, non volevo andare ma avevo rimasto un'altra lezione purtroppo e non potevo evitare anche quella. Lui continuava a guardarmi, così mi girai di schiena per non essere troppo in imbarazzo e gli dissi .
< Beh io vado, quando hai bisogno di qualche altra risata sono qui > mi scappo una piccola risata, al quale sentii anche quella di lui unirsi alla mia.
< Ne terrò conto allora > 
< Ciao.. > gli dissi di nuovo timida.
< Ah Armony > mamma mia come suonava bene il mio nome, mi fece venire i brividi. 
< Si? > dissi voltandomi lentamente.
< Auguri > lo disse piano, aveva abbassato gli occhi, non mi guardava. Erano gli auguri più belli che avessi mai ricevuto, quello era sicuro. La sua voce era stata quasi timida, emozionata.
< Grazie > lo dissi così piano che non sapevo neanche se mi avesse sentito, corsi per le rampe di scale in preda ancora all'emozione della sua voce. 

Quando arrivai nell'aula mi sorpresi di essere in quella giusta. Dentro di me pensavo ancora al suo viso, alla sua voce. Continuavo a darmi della stupida, mi scocciava cheavesse questo effetto su di me, mi sembrava di essere una ragazza alla sua prima cotta. 
Forse era così pensai shokkata, avevo avuto solo un ragazzo, ci eravamo messi insieme il primo anno di liceo, ma non era durata, Jeremy era dolce e simpatico. Ma io non mi sentivo davvero innamorata, così dopo qualche mese lo lasciai, sapevo che lui ci teneva e questo lo rese ancora più difficile. Ma prenderlo in giro non mi sembrava davvero il caso. 
Per fortuna la mia indole mi indirizzava a essere sempre corretta.
 La mia mente iniziò di nuovo a pensare a William, paragonandolo a Jeremy, non c'era assolutamente confronto. 
Cercavo di pensare in modo razionale, ma non c'era niente di razionale in  me quando lo pensavo. Avevo sentimenti davvero contrastanti, da una parte di sicuro ero attratta da lui, questo per quanto mi costasse ormai lo ammettevo a me stessa.  Ma dall'altra parte non riuscivo a convincermi del tutto di lui, aveva qualcosa di strano. Come mai era qui da solo? Insomma i suoi erano proprio dei genitori moderni se lasciavano andare in giro il proprio figlio così come si niente fosse. Ma più di tutto era l'atmosfera che portava con sè, era carica di tensione che sembrava mi mettesse in guardia da qualcosa, ma mi sfuggiva cosa.

Ad un tratto mi ricordai dei suoi auguri, come faceva a sapere che era il mio compleanno? Quel ragazzo era un mistero dopo l'altro.

Persi gran parte della giornata così, alla fine giunsi alla conclusione che avrei fatto meglio a conoscerlo di più. Non mi sembrava male come idea, anche perchè questo avrebbe voluto che passassi più tempo con lui.
Tornai a casa, velocemente, Mel si era raccomandata di sbrigarmi a cambiare che tra un ora passava a prendermi per lo shopping.
Entrai in casa, ero da sola. Mia nonna lavorava ancora all'ospedale. Aveva l'età della pensione ma lei diceva sempre che per dare una mano non importa se si è vecchi. Il nonno doveva essere con Bill.

 In fretta iniziai a cambiarmi, jeans e maglioncino andavano più che bene per un pomeriggio con le ragazze.

Mi vibrò il cellulare nel comodino, un messaggio.
" Scendi siamo di sotto " era Mel.

Il pomeriggio passò veloce, eravamo andate in una città qui vicina a fare compere, dove c'era il centro commerciale. Presi un paio di cose carine, passare il pomeriggio con Mel ed Angie mi aveva aiutato a farmi venire la voglia di uscire la sera, quindi comprai un vestito davvero carino, sapendo che l'avrei usato solo quella sera. Non ero tipo da vestiti.

Quando ritornai a casa, mangiai con i miei nonni con calma. Pensando ancora alla giornata assurda che avevo avuto. 
I miei nonni mi fecero anche un regalo per il compleanno, anche se gli avevo chiesto di non fare niente, naturalmente non venivo mai ascoltata in queste occassioni. 
Mi dissero di non aver speso niente in effetti non era così. 
Mi aveva regalato la fede di mia madre.
Mi sentii stringere lo stomaco, non sapevo se accettare. L'idea mi piaceva, ma avevo paura che in quel modo avrei pensato sempre ai miei in quel modo, ma ritirai subito l'idea. Era qualcosa di mia madre, e gia sentii con volevo più separarmene. La guardai con attenzione, dentro c'erano incisi i nomi dei miei genitori, la fede era d'oro e sottile, semplice ma bellissima. Come lo era lei.
Me la misi alla mano destra nel dito medio, ci stava alla perfezione, certo con la mia pelle chiara risaltava ancora di più ma non mi importava. Ringraziai i miei nonni con le lacrime agli occhi.
Dopo il dolce corsi di sopra a cambiarmi, il vestito era a maniche lunghe di lana grigia. Gli abbinai degli stivali neri, e un giubbotto nero.
Uscire senza giubbotto sarebbe stato impossibile visto il freddo.

Angie arrivò in perfetto orario, e così andammo con la sua macchina a prendere Mel. L'aspettammo almeno dieci minuti prima che finisse di prepararsi.
Decidemmo di andare a un piccolo pub, qui non c'era molta scelta, e io non volevo fare niente di così straordinario. 
Quando arrivammo, rimasi sorpresa nel vedere che c'era musica da discoteca. Cavolo era lunedì, ed era pieno di gente. 
< Ah, credo che oggi ci fosse una festa per alcuni universitari! > disse Mel in tono innocente.
< Chissà perchè penso che tu lo sapessi... vero? > dissi in tono accusatorio. Sia me che Angie avevamo gli occhi sorpresi, mentre lei era tutta elettrizzata.
< Dai andiamo, sono sicura che ci divertiamo, al massimo andiamo dopo da un'altra parte >  Certo per lei che domani ci fosse scuola non era assolutamente un problema.
Ci prese per mano in modo da trascinarci dentro, ci infilammo subito dentro alla folla che ballava. Angie e Mel iniziarano subito a ballare io era poco convinta, gli dissi che avrei preso prima un pò d'aria e poi sarei tornata. Senza dargli il tempo di rispondermi mi fiondai nel retro del locale, e respirai in modo di calmarmi, tutta quella gente che si spingeva non mi piaceva.
Dopo un paio di minuti sentii la porta aprirsi, e uscire la persona che di certo non avrei mai immaginato. 
Era William.
Aveva la faccia un pò innervosita, forse neanche a lui non piaceva stare in mezzo a tanta gente. Appena mi notò sembrò davvero sorpreso.
< Ciao > la sua voce mi sembrava ancora più bella di oggi pomeriggio.
< Ciao > gli dissi sorridendo, dio che imbarazzo. Distolsi lo sguardo in modo da non guardarlo, ma non era un impresa facile.
Ero appoggiata al muro del locale, sentii che anche lui si  appoggiò, questa volta era vicino a me, mancava pochissimo che ci sfiorassimo le spalle. Il mio cuore come al solito iniziò a galoppare.
< Ti diverti? > gli dissi per spezzare un pò il silenzio.
< Diciamo che non è il mio ambiente > 
< Neanche il mio > lo guardai sorridendo, mi piaceva parlare con lui, veniva così naturale.
< Con chi sei? > me lo chiese in tono strano, sembrava una domanda importante, in effetti mi guardava intensamente.
< Sono con le mie amiche, mi hanno trascinato qui > dissi ridendo passandomi la mano tra i capelli, con quella umidità si erano fatti leggermente ondulati nell punte. Chissà che aspetto avessi, speravo ardentamente di avere un aspetto decente. Lui continuava a guardarmi insistente, di sicuro non aveva paura nel guardare troppo una persona.
< Anche a me mi ci hanno trascinato > Il sorriso si allargò, e involontariamente con la mia spalla toccai il suo braccio, era alto quindi non arrivavo alla sua altezza, ci sfioravamo, forse lui neanche lo sentiva mai io si e questo non mi aiutava a concentrarmi.
< Beh se vuoi possiamo scappare via > oddio ma come mi era uscita questa? Ero proprio fuori di testa, sperai che capisse che era una battuta sennò mi avrebbe davvero preso per una matta. Sentii la sua risata melodiosa, e io mi calmai.
< Okay per me non cè problema > Adesso ci guardavamo intensamente, ero tra il rilassato e l'agitata, tra lo scappare e l'avvicinarmi di più, in pieno conflitto con me stessa. Non riuscivo a capire come si sentisse lui, di solito ero abbastanza intuitiva. Ma lui aveva quello sguardo concentrato, e quei suoi bellissimi occhi che riuscii a capire che cosa provasse.

Non so quanto tempo ma passò, ma non abbassammo mai gli occhi, qualcosa cambiò. Sentii che questa volta eravamo più vicini, non c'era più lo sfiorarsi, adesso la mia spalla era proprio a contatto con il suo braccio. Non ricordai se fossi stata io ad avvicinarmi o lui, ma non mi importava, era così bello stare vicino a lui che non mi importava assolutamente. 
La porta si spalancò e distolsi gli occhi da lui sentendo tutto l'imbarazzo per averlo guardato così a lungo negli occhi, vidi con la coda del l'occhio che lui sembrava scocciato dall'interruzzione. 
Quando vidi la figura che aveva aperto la porta la mia autostima scese in modo impressionante, una ragazza davvero bellissima ci guardava apertamente.
Era alta e aggrazziata, con i capelli lunghi di un colore che assomigliava a quello del grano.
< Will dai vieni, gli altri ti cercavano >  come se non fossi ancora già abbastanza in imbarazzo mi allontanai da lui in uno scatto, troppo nervosa per guardarlo.
< Adesso vi raggiungo Kate!> rispose in tono, che sembrava tra l'alterato e l'arrabbiato. Io ancora guardavo le mie scarpe senza dire una parola. Sapevo di essere arrossita, mi sentivo una stupida, era naturale che fosse con una ragazza. Lui era così bello, che era stupido da parte mia non aver pensato subito che fosse accompagnato. 
Lei rientrò tranquillamente nel locale.
< Forse è meglio che rientri > volevo andarmene, così lo dissi volecemente, non volevo essere scortese ma ero così nervosa che non ci pensai.
Sembrò sorpreso,mi guardò intesamente, non era più appoggiato al muro. Io rimasi ferma, ero vicina alla porta, quasi indecisa se andare o meno, speravo mi fermasse. Stupida, ecco cos'ero, stupida.
Si avvicinò anche lui alla porta
< Si forse è meglio che vada anche io o le mie sorelle mi verrano a prendere con la forza > 
Mi si avvicinò ancora di più, con quel sorriso furbo nel viso. Quindi era sua sorella eh? Beh di sicuro la sua famiglia aveva il gene della bellezza. Sembrava lo avesse specificato apposta, forse avevo capito che mi ero fatta idee tutte mie. Che scema chisssà che impressione gli avevo fatto, non me ne preoccupai. Il solo fatto che quella potesse essere la sua ragazza mi aveva sconvolta, di certo non potevo sapere se lui stava con qualcuna, ma ero un pò più tranquilla.
Gli concessi anche io un sorriso sincero, era più vicino del solito, riuscii a guardarlo negli occhi solo per qualche secondo ma poi dovetti abbassarli averlo cosi vicino mi scombussolava. Mi sembrava addirittura di sentire il suo odore.
Non volevo che se ne andasse senza che gli dicessi niente. Così me ne uscii fuori con un " ci vediamo a scuola " . 
Mi guardò divertito, sembrava che gli causassi sempre buon umore. Di sicuro non mi dispiaceva se fosse stato così.
< Va bene, magari a pranzo > Lo guardai sorpresa, pensai non dicesse sul serio, ma il suo sgardo era serio adesso.
< Va bene > Quel tono timido non  mi lasciava mai scampo in quei momenti, ancora imbarazzata lo guardai entrare di nuovo nel locale.

Mentre io cercavo di riprendere un battito normale e di recuperare un pò di aria nei polmoni. 

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Capitolo 3
*** Avvicinarsi ***


La serata era andata meglio di quanto credessi, attribuivo il motivo al fatto che ero stata bene con le mie amiche. Ma sapevo che non era così, dentro di me cercavo di non pensarci.
Per fortuna non avevamo fatto molto tardi, avevamo fatto un pò di tutto: avevamo ballato, riso, chiaccherato, e bevuto. Beh diciamo che Mel aveva bevuto, per fortuna io ed Angie eravamo astemie, sennò a casa ci saremmo dovute tornare a piedi. 
 
Adesso ero intenta a capire dove avevo messo il pigiama, mentre mi pettinavo i capelli ripensavo alla serata in generale. William non lo avevo più visto, quando ero ritornata nel locale avevo sperato di rivederlo, anche da lontano invece non lo vidi più. 
 
Sbuffando e cercando di rilassarmi mi addormentai nel letto, con più stanchezza di quanto avevo immaginato.
 
 
 
Mi ero svegliata senza il suono della sveglia, avevo una strana sensazione di impazienza, che mi infastidiva lo stomaco. Mentre mi rigiravo nel letto, cercavo di capire il perchè, più ci pensavo, più avevo lucidità, la sonnolenza era completamente passata. 
 
Ricordai la scena con una fitta allo stomaco.
 
 
 
< Ci vediamo a scuola > lo guardavo con in imbarazzo.
 
E lui con quel suo sguardo divertito disse  < Va bene, magari a pranzo >
 
 
 
Oddio che scema, non potevo crederci, davvero avevo accettato? 
 
Ecco perchè il nervosismo! 
 
A mala pena riuscivo a guardarlo senza avere un infarto, e avevo accettato di pranzare con lui. Dovevo darmi un premio per la furbizia quello era sicuro. 
 
Magari era solo una frase di circostanza, ma mi ricordavo il suo sguardo, non stava scherzando quando me lo aveva chiesto. Guardai la sveglia con apprensione, era molto presto, almeno avrei potuto prepararmi con calma.
 
Dopo un buono quarto d'ora per decidere come vestirmi, mi feci un doccia veloce. Stamattina la nonna non c'era, e il nonno aveva fatto il caffè quindi feci colazione in fretta andai subito a scuola. Mancava ancora mezz'ora all'entrata così mi misi in una panchina nel parcheggio interno, mi ero portata un libro così avrei passato il tempo.
 
Mi distesi nella panchina, con il giubbotto mi coprii bene la schiena in modo da non congelarmi. 
 
Ruiscii a rilassarmi, ero completamente persa nella trama.
 
Mel interruppe i miei pensieri cercando di sedersi sopra di me. La guardai pensando se dargli un calcio o tirargli il libro, ma appena vidi il suo viso gli lascai un pò di posto.
 
< Oddio Mel, ma quanto hai bevuto ieri sera? Hai una faccia distrutta! >
 
< Lo so grazie, anche tu sei bellissima oggi > disse facendomi la linguaccia.  
 
< Dai tesoro lo sai che sei bella anche quando hai il dopo sbornia > L'abbracciai stritolandola, e la sentii ridere. Dovevo confidarmi almeno con lei.
 
< Umm... oggi non mangio con voi. > stavo farfugliando, questo non aiutava di certo.
 
< Perchè?? > Mi guardò con aria curiosa, come se sapesse che gli nascondevo qualcosa.
 
< Beh pranzo con qualcuno... > oddio sapevo già che se gli avessi detto quel nome avrebbe saltellato dalla felicità, speravo non la sentisse tutta la scuola almeno.
 
< Mi vuoi far morire?? Dimmi chi è daaaii !! > si era attaccata come un polipo al mio braccio.
 
< William > La guardai seria, sperando che capisse che era una cosa seria, e che non stavo scherzando. 
 
< Oddio >  Dire che aveva gli occhi fuori dalle orbite era poco ma almeno non stava gridando. La lasciai parlare ancora.
 
< Cioè tu pranzi con quel pezzo di figo, e me lo dici adesso? Quando te lo ha chiesto? Allora ti piace eh? Ok mi devi raccontare tutto nei minimi particolari! > 
 
Quando la fila di domande terminò, con calma gli spiegai che lo avevo visto ieri sera. Non gli raccontai tutto, non volevo che sapesse che ero in qualche modo attratta da  una persona che a mala pena conoscevo. Ancora non riuscivo a spiegarmelo senza darmi della pazza.
 
Alla fine del mio racconto, lei mi guardava con occhi pieni d'amore, come se già per lei fossimo gia innamorati pazzi e chissà che altro.
 
< Però Mel non farti viaggi mentali, non è niente di che pranziamo soltanto insieme, non farti venire strane idee ok? >
 
< Ok cercherò di contenermi, ma sappi che mi devi un resoconto dettagliato oggi pomeriggio ok? > 
 
< Umm.. >
 
Eravamo ancora nella panchina io continuavo leggere il libro lei mi guardava intensamente. Mi distraeva cosi abbassai il libro e la guardai del tipo  'devi dirmi qualcosa?'
 
Lei abbassò lo sguardo e già sapevo che stava per chiedermi qualcosa.
 
< Senti la prof di Inglese mi ha detto una cosa >
 
< Cioè? > il mio tono era sospettoso, sapevo che la sua proposta non mi sarebbe piaciuta quando aveva quell'aria così colpevole.
 
< Beh sai che non sono un genio a scuola, ho bisogno di crediti extra e purtroppo io non faccio nessun corso qui a scuola. Così la prof mi ha detto che mi sarei dovuta iscrivere a qualcosa sennò rischio sul serio l'anno. Allora ci ho iscritto ad un corso. >  concluse il discorso con un sorrisino malefico.
 
< Perche parli al plurale? >  già avevo i brividi, dimmi che è impazzita o che è uno scherzo, pensavo tra me.
 
< Dai non mi va di fare queste cose da sola, poi te sei la mia migliore amica, e neanche tu fai nessun corso. Almeno potremmo farlo insieme. Sembrerà meno orribile la cosa. >
 
< Oh dio > Avevo la faccia di una disperata, speravo almeno che non avesse scelto qualcosa di sportivo, già odiavo fare ginnastica il pensiero di fare qualche sport mi faceva stare peggio.
 
< Dai non ti preoccupare così, ne ho scelto uno leggero ed è bellissimo credimi. Ehi mi ascolti? Dai non vuoi sapere che corso è? >
 
< No guarda, dimmi solo l'ora e il luogo, non voglio pensarci tutto il giorno. Già sono nervosa, spero che tu non abbia scelto qualcosa che abbia che fare con lo sport > la guardavo minacciosa, lei era una tipa più sportiva di me ma speravo che non facesse una scelta del genere.
 
< Ma va, lo so che odi fare certe cose > aveva un sorriso sincero così gli credetti, già mi sentivo più sollevata.
 
Il suono della campanella mi colse alla sprovvista. Così ci alzammo e io rimisi dentro il mio libro, Mel si avvicinò a me.
 
< Dovresti smettere di pensare a Mr Darcy non ti fa bene >
 
Feci in sorrisino furbo e la guardai, aveva letto il titolo del mio libro.
 
< Cosa vuoi farci, è il tipico uomo che non incontrerò mai quindi mi piace troppo > dissi sconsolata.
 
Ci separammo lei aveva lezione all'aula vicino alla mia così mentre entrava gli chiesi il luogo e l'orario del corso.
 
< Secondo piano, aspettami vicino alla macchinetta del caffè > corse via tutta indaffarata.
 
Appena arrivai in classe mi ricordai che ero vicina di banco con una certa persona fianco fianco, non aiutò i miei ormoni. Ma come avevo fatto a dimenticarmi che la prima lezione l'avevo con lui? 
 
Il prof non era ancora arrivato ma lui si. Consapevole che non potevo rimandare l'invitabile mi misi accanto a lui. Appena mi notò, non ci salutammo ma ci stavamo semplicemente guardando, o meglio studiando. 
 
Mi misi seduta piano con calma, non volevo dargli l'impressione di essere tesa anche se il mio cuore che mi martellava nel petto. Mi girai e vedere i suoi occhi, così da vicino mi stordirono, così distolsi lo sguardo e facendo un leggero sorriso lo salutai
 
< Ciao. >
 
Lo vidi sorridere, sembrava che anche lui fosse teso. 
 
< Ciao > il saluto sembrava più caloroso del mio. Forse cercava di essere meno a disagio. Notai che quasi a distanza di sicurezza, e i muscoli del collo erano ben tesi. Cerano varie cose che su di lui non mi quadravano, il fatto stesso che fosse così pallido era strano. Solo i malati hanno quella tonalità ma lui non sembrava malato anzi sembrava essere in ottima forma, e quelle sue occhiaie non le aveva molto accennate ma gia nelle due volte che lo avevo visto le aveva sempre.
 
Tra me e me lo studiavo come se ci fosse qualcosa di sbagliato o di strano in lui.
 
Il prof entrò in quel momento, era un uomo sulla sessantina quasi del tutto calvo. Era solito essere abbastanza severo e stronzo se vogliamo dirla tutta e proprio a confermare questa mia teoria ci disse di avere un test a sorpresa pronto per noi.
 
Mi misi automaticamente una mano in fronte con aria sconsolata, non ero pronta. Per fare matematica mi ci volevano ore di studio, era l'unica materia in cui andavo male e i miei voti me lo ricordavano continuamente.
 
L'anno scorso me l'ero cavata perche come vicina di banco avevo Angie, mi faceva copiare di sana pianta. Il prof non era furbo in queste cose, si metteva sempre a leggere il giornale completamente assente durante i test. Così naturalmente ogni tanto la classe barava sempre copiando dal secchione di turno.
 
Sbuffai infastidita, perchè proprio a sorpresa doveva essere questo test?
 
Mi accorsi che William mi fissava serio.
 
< Preoccupata? > 
 
< Abbastanza > Naturalmente non pensai che non facevo una bella figura a dirgli che ero impreparata, ma non mi importava. Non mentivo quasi mai solo per fare bella figura, non avrei di certo iniziato adesso.
 
< Non ti preoccupare > Quel suo tono era sorpredente, era la serietà in persona. Mi diede l'aria di un uomo risoluto. Strano paragonarlo ad un uomo, aveva solo 18 anni. Ma quei suoi occhi e quella sua voce dimostravano il contrario, ebbi la chiara percezione che nascondeva più di quanto dava a vedere questo era certo. Come se avesse avuto molta più esperienza di vita di quanto potevo immmaginare, questa era una delle stranezze che dovevo aggiungere alla mia lista.
 
Cinque minuti dopo avevo il foglio del test sotto il naso, ero riuscita giusto a cavarmela solo con un esercizio, gli altri due cercavo di risolverli in un foglio di malacopia sperando di avere un'illuminazione divina. 
 
William mi prese il foglio dove scrivevo e scarabacchiavo, ci scrisse qualcosa e me lo restituì volecissimo. Esaminai il foglio incuriosita, notai che in fondo c'era una scritta che diceva:
 
' Ti darebbe fastidio se ti aiutassi ? ' 
 
Lo guardai sbalordita, davvero voleva farmi copiare? Ero un pò sospettosa così la presi un pò sullo scerzo e sotto alla sua bella grafia gli scrissi 
 
' Beh di solito si aiutano sempre le donzelle in difficoltà '
 
Gli diedi il foglio cercando di analizzare le sue espressioni, quando lesse la mia frase gli scappò una risata per fortuna non a voce troppo alta. Si tenne il mio foglio per due minuti, me lo restituì con un sorriso aperto, felice. Per prendere il foglio sfiorai le sue dita con le mie, fù così elettrizzante che mi fece venire una fitta allo stomaco, non potei evitare di guardarlo dritto negli occhi con uno sguardo emozionato.
 
Appena mi resi conto di essere ancora in quella posizione presi il foglio con velocità impressionante e guardai che aveva scritto.
 
In meno di due minuti aveva risolto tutti e due gli l’esercizi in cui io ci lavoravo per mezzora. Avrei dovuto essere invidiosa, ma non me ne fregava niente. Anzi grazie a lui non avrei avuto un’altro voto negativo, così ricopiai subito e mi sentii subito meglio. Anche se sapevo che nel pomeriggio mi sarei messa a lavorare su matematica a casa, sapevo che comunque certe cose avrei dovuto impararle lo stesso.
 
Avevamo finito tutti e due, mentre il resto della classe ancora cercavo di finire il test, così decisi che avrei indacato su ieri sera.
 
< Ieri sera non ti ho più visto > Non lo guardavo, mi concetrai con la sguardo verso il giornale del prof che lui continuava a leggere. Però sentii il suo sguardo su di me.
 
< Sono andato via subito dopo che ci siamo visti, sono andato li solo perchè le mie sorelle mi hanno costretto > aveva un tono divertito, si vedeva che gli faceva piacere il pensiero delle sue sorelle.
 
< Sono venute a trovarti? > sperai di non essere troppo invasiva
 
< Si ogni tanto passano di qua, quando vanno trovare dei parenti che abitano non lontano da qui >
 
< Quindi sono già andate via? >
 
< Si, ma non mi dispiace mi piace stare da solo > lo disse con tono incerto, quasi come si fosse pentito di quello che ha detto. Rise piano, leggero come a sciogliere la tensione. Sembrava il canto di un angelo. Mi metteva in completa soggezzione, non riuscivo a concedermi libertà in cui di solito ero abituata, il fatto di non guardarlo megli occhi ad esempio per me era strano. Quando parlavo con una persona ero sempre li a guardare i suoi occhi, ma con lui non era possibile, mi sentivo studiata e quasi troppo attratta e non volevo fare qualcosa di sbagliato.
 
Sapevo bene che una persona così bella, a fatica vede le ragazze anonime, come sono io, con interesse. Così cercavo di non fargli capire che mi attraeva, non volevo rendermi ridicola.
 
< Hai sempre abitato qui? > Il suo tono sembrava agitato, forse si sentiva in obbligo a fare conversazione. Forse era agitato come lo ero io per paura di essere troppo invasivi.
 
< Si, purtroppo si. Non che non mi piaccia stare qui. Però mi hanno sempre affascinato le grandi città, e le città straniere. > 
 
< Credimi dopo un pò ti stanchi di girovagare > la tristezza nella sua voce non me l’ero immaginata, e il suo sguardo me ne dava la conferma, guardavo un punto non preciso dell’aula. Non volevo fosse così, cercai di rovistare nel mio cervellino qualcosa da dire più leggero.
 
< Quindi immagino che dopo mi toccherà offrirti il pranzo > nel dirlo sollevai il mio test.
 
La sua attenzione fu di nuovo su di me, quasi a non credendo che lo avessi detto sul serio.
 
< Non se ne parla, di solito tocca all’uomo > il suo sorriso malizioso mi lasciò senza fiato. Così  di sicuro non sarei arrivata viva a pranzo, ancora non riuscivo a capire come non mi fosse scoppiato il cuore.
 
< Umm, però sono in debito troverò come sdebitarmi > ok ero completamente fusa, appena lo dissi mi accorsi che la mia frase poteva esserci un doppio senso che non avevo calcolato. Ma come si faceva a essere così stupidi? Già mi aspettavo che ridesse con il suo solito canto angelico, e invece mi guardava e io guardai nei suoi occhi, era un sguardo tenero e un sorriso dolce.
 
Non lo avevo mai visto guardarmi così.
 
< Non ti preoccupare, mi ha fatto piacere aiutarti >
 
Non parlammo più, cinque minuti dopo suonò la campanella. Ci alzammo nello stesso momento dalle nostre sedie, io guardavo fuori dalla finestra quando sentii che William mi aveva tirato leggermente lo zaino dalla sua parte. 
 
Mi girai a guardarlo sorridente, contenta che si fosse preso questa libertà. Nel guardarlo vidi il suo sguardo eco del mio, si avvicinò un più vicino al solito al mio viso, abbassai gli occhi per paura di avvicinarmi pure io involontariamente.
 
< Ci vediamo dopo a pranzo > Il suo respiro era fresco, e quasi ti faceva venire l’acquolina in bocca, ero shokkata averlo così vicino era bellissimo. Alzai lo sguardo presi un pò di coraggio e gli sorrisi dolce come lui aveva fatto poco prima.
 
< Va bene > 
 
Lui si allontanò e questa volta con un sorriso aperto e sinceramente di buon umore. Mi lasciò li ancora nel mio banco a cercare di respirare normalmente. 
 
Sì, di sicuro non sarei arrivata viva a pranzo.

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Capitolo 4
*** Sincerità Falsità e Paura ***


Il resto delle ore cercai di concentrarmi sullo studio, non ero una secchiona, però non prendevo brutti voti. Così mi concentrai e le ore volarono.
Apparte l'ora di inglese che avevo con Mel, naturalmente mi fece un vero interrogatorio su Will, sperai che si calmasse si agitava tanto nella sedia che avevo paura che cadesse da un momento all'altro.
< Cioè e dire che non mi hai detto niente fino a stamattina, tu sei matta. >
< Ma che dovevo dirti, non succede mica niente di che. Pranziamo insieme e parliamo. Non sembra che si sia fatto molti amici, trasferirsi in una cittadina come questa non deve essere facile. >
< Ma dai Arm quello è bello come un dio, se non si riesce a fare lui gli amici allora nessuno può. >
In effetti i tipi come lui, appena arrivavano a scuola erano subito pieni di amici, certo non amici veri. Quegli amici a cui importa solo fare bella figura perchè girano insieme ad un tipo bellissimo.
Speravo sinceramente che William non fosse una persona del genere, odiavo la falsità e l'ipocrisia.
 
 
Stavo appoggiata alla colonna vicina al mensa, non era entrata perchè dando un'occhiata dentro lui ancora non era arrivato così mi misi fuori ad aspettarlo.
Lo notai in lontananza, con i suoi jeans chiari che gli fasciavano benissimo quelle gambe lunghe. Stavo quasi per sorridergli quando notai Cassie insieme a due sue amiche che lo guardavano, neanche fossero cagnolini davanti ad un bel pezzo di carne.
 
Cassie era una di quelle persone che conoscevo dall'asilo, era sempre stata una di quelle bambine super viziate. Ma sopratutto false.
A prima vista ti dava subito una buona impressione, non prendeva mai in giro nessuno e non parlava mai male o in modo scurrile. Sembrava sempre disposta a tutto per aiutare neanche fosse Madre Teresa di Calcutta.
Ma io sapevo che persona fosse, inizialmente anche io ero rimasta affascinata da una persona che sembrava così buona, era impossibile averla in antipatia; a meno che non vedessi davvero come era fatta.
Un giorno a scuola dovevamo aver avuto circa sei anni, una ragazzina le si avvicinò lei era da sola, io era nella parte vicino all'altelena del giardino della scuola mentre loro erano vicino allo scivolo. Cassie era subito dopo dietro di lei aspettando che fosse il suo turno, stavano giocando normalemente. La bambina aveva lo sguardo impaurito mentre guardava lo scivolo, gli doveva sembrare alto, si girò e chiese a Cassie se potevano scivolare insieme perchè lei aveva paura, ma lo sguardò di Cassie era concentrato al bambino che era appena entrato nel giardino. 
Era uno di quei bambini che piacevano a quell'età e Cassie lo seguiva da per tutto a quei tempi.
 
Ero ancora nell'altalena che le guardavo con attenzione, e vidi Cassie spingere con forza la bambina infischiandosi della sua paura, e appena lo scivolo fu libero scivolò subito anche lei per raggiungere il bambino senza neanche scusarsi con quella che prima era la sua compagna di giochi, che in quel momento era seduta a piangere per essere stata trattata in quel modo.
 
Quella bambina era Mel, io la raggiunsi gli diedi il mio fazzolettino per asciugare le lacrime e da quel momento fummo inseparabili.
 
Strano che fosse merito di Cassie per avermi fatto conoscere la mia migliore amica, noi la non sopportavamo ma era grazie a lei che eravamo diventate amiche, senza quell'episodio non avremmo mai fatto amicizia, eravamo troppo timide tutte e due.
 
Scostai quei pensieri dalla mia mente, e vidi William che non guardò neanche per sbaglio nella direzione da Cassiesonobellissimabiondaeallamoda per dirigersi verso di me sorridente.
Non la guardai neanche io troppo concentrata a guardare lui e a ricambiare il suo sorriso.
 
< Ciao Armony >
< Ciao > mi scappò subito in risata quando sentii il tono scioccato di Cassie che non aveva ricevuto neanche uno sguardo, naturlmente non era abituata a passare inosservata.
 
< Ti faccio ridere? > mi chiese con un tono finto offeso mentre sorrideva anche lui.
< Nah, non tu. Ma credo che tu abbia appena spezzato il cuore di una tua fan > risi più forte, non potevo farne a meno, non ero cattiva ma vedersi Cassie che rosicava non era da tutti i giorni. Allora il Karma esiste pensai.
< Sopravviverà alla delusione > disse con non curanza,
non gli importava.
 
Ci diregemmo verso il cibo, non c'era imbarazzo adesso, mi sentivo abbastanza a mio agio. E lui sembrava lo stesso, quando eravamo da soli era più difficile per me non imbarazzarmi, la sensazione della folla mi dava un pò di coraggio e mi comportai normalmente.
 
< Ma tu non mangi? > Avevo notato solo adesso che lui non aveva neanche preso il vassoio.
< No non ho fame > Mi sorrise calmo.
< Tu sei matto, oggi cè anche il dolce! >
< A quanto pare tu invece hai fame eh? >
< Certo > si vedeva che ancora non mi conosceva, ringraziai mentalente i miei geni che mi avevano dato una costituzione che mi permetteva di mangiare quanto volevo. A quest'ora sarei potuta essere una balena.
Ci sedemmo in un tavolo vuoto vicino alla finestra.
< Ti prego dimmi che non sei uno che fissa mentra una persona mangia, perchè non lo sopporto>
La sua risata potente mi colpì adesso si che era di buon umore.
< Dai tranquilla cercherò di non fissarti >
Volevo indagare un pò su di lui, anche se aveva l'aria di uno che non si sbottona molto.
< Quindi dicevi che le tue sorelle sono già andate via. >
< Si sono passate di qua ieri ma erano solo di passaggio >
< Sai tua sorella quella che ho visto io non è che ti assomigli tantissimo > Beh questa era una mezza verità, insomma lei era bionda un pò bassina e non aveva neanche un tratto che lo accomunasse a lui, però avevo notato che aveva lo stesso strano colore pallido della pelle, ma sopratutto era davvero bellissima come lo era lui.
< Beh in verità.. > era quasi incerto a parlare < .. più che sorella sarebbe più giusto sorella adottiva. > il sorriso che fece non arrivava agli occhi. Ecco forse avevo esagerato con le domande.
Lui però continuò a parlare < La sua famiglia mi adottò quando i miei genitori morirono, però li ho sempre considerati come la mia vera famiglia >
< Mi dispiace > Cazzo ero stata troppo invadente, sembrava che il buon umore di prima fosse andato via. Comunque sembrava disposto a ripondere alle mi domande, quindi continuai.
< Quindi della tua famiglia naturale avevi solo i genitori? >
< No, ho anche un fratello più piccolo di due anni, ma è da un pò che non ci vediamo. >
Rimanemmo un pò a guardarci negli occhi, questa fissa di guardarlo non me la sarei mai tolta, ormai lo sapevo. 
Non mangiavo e me ne stavo li a guardarlo come lui guardava me. Non c'era nessun silenzio pensante, sembrava che fosse un atmosfera diversa, cercavamo di scoprire l'uno dell'altro soltando guardandoci.
< Hai perso appetito? > 
< No > gli feci una linguaccia e continuai a mangiare.
L'atmosfera era meno seria, così gli chiesi di come si trovava nella scuola e con i compagni.
< Beh di solito non faccio amicizia facilmente > mi guardò divertito, quindi io era un eccezione?
< Che onore > dissi prendendolo in giro, però in effetti però in effetti mi sentivo fortunata che volesse aprirsi proprio con me. < Però scommetto che anche altre persone muoiono dalla voglia di conoscerti > avevo un tono dolce ma anche preoccupato quando lo dissi, mi dispiaceva se era da solo, ma mi piaceva il fatto io fossi l'unica al momento.
< La maggior parte delle persone qui non vuole conoscermi davvero > Il suo tono era deciso, sapeva che la gente era disposta a fingere un'amicizia solo per stare accanto a un tipo bello come lui.
< Questo è vero, ma sai questo è il peso della bellezza. Madre natura ti ha voluto così e  adesso ti tocca tenere bene aperti dai falsi amici. >
Schietta era il mio secondo nome. 
Lui rise, la sua risata era sincera, non fingeva mai di trovare una cosa divertente era questo che adoravo. I suoi gesti, i sorrisi le risate, quello erano del tutto veri e sinceri. Non fingeva mai.
< Ah così mi trovi bello eh? > il suo sguardo malizioso, mi fece distogliore i miei occhi dai suoi.
< Vuoi anche una medaglia? Comunque è vero e io non sono una che non dice le cose come stanno. La sincerità qui è una qualità rara >
< Sarebbe bello parlare sempre in modo così diretto e libero > sembrava che la sua frase fosse diretta ad un'altro discorso.
< Io lo faccio forse è per questo che la maggior parte delle persone qui non mi vede di buon occhio >
< Gli amici non ti mancano per fortuna > mentre lo disse guardò nella direzione di Angie e Mel ( Mel naturalmente era stata beccata in pieno mentre ci fissava ). Tornò a guardarmi in modo dolce.
< Si è vero > questa volta sorridevo anche io come faceva lui.
< Sai una volta ad un'amica di mia nonna, avevo circa 12 anni e gli ho detto quel vestito gli faceva un sedere enorme, sono stata in punizione per una settimana, ma mio nonno ha riso così forte che quella donna non è più venuta a casa da noi > 
 
Continuammo così per tutta la durata della pausa pranzo, lui rideva e ogni volta mi sembrava più bello. Non si stancava di ascoltarmi e così io mi lasciai andare e parlavo più tranquillamente.
La mensa iniziava a svuotarsi si doveva tornare a lezione, ci alzammo senza dire niente mentre ci diregemmo vicino all'uscita della mensa.
< Che lezione hai adesso? >
Io sbuffai me ne ero dimenticata < Ginnastica > il mio tono era lagnoso come quella di una bambina di tre anni.
< Come mai quel tono triste? >
< Il prof mi odia, sa che sono davvero negata, lo fa apposta ad imbarazzarmi >
Il suo sguardo serio adesso era in direzione della palestra, quello che gli avevo detto non gli piaceva neanche un pò. Vedevo i suoi muscoli del collo tesi, e le mani strette in pugni forti.
Senza pensare con la mia mano gli sfiorai il suo gomito, era stato un gesto per tranquillizzarlo, ma era così inaspettato sia da me che da lui che ci concentrammo di nuovo uno sull'altro, era stato un contatto di neanche mezzo secondo ma a nessuno dei due era passato inosservato.
< Oggi non gli darò soddisfazzione a quello scemo > sembrava che volessi farlo stare calmo, anzi non sembrava era propro così.
Lui fece un respiro pronfondo e mi il suo sguardo si fece pi calmo.
< Ok > mi concesse un mezzo sorriso e poi ci dividemmo, non avevo fatto neanche due passi che mi sentii tirai da dietro dal mio zaino, mi voltai sorpresa di vederlo dietro mentre metteva qualcosa dentro il mio zaino, nella tasca esterna.
< Se hai bisogno.. >  Se ne andò veloce come era riapparso.
Ero sorspresa ma curiosa anche di sapere cosa mi avesse messo nello zaino. Appena vidi che non c'era più, mi misi a camminare verso la palestra cercando quello che mi avesse messo dentro alla tasca.
Era un piccolo foglietto, con scrittto un numero di telefono.
 
Il suo numero di telefono.
 
 
 
 
 
 
 
Mi ero bevuta circa due caffè, mentre aspettavo Mel per quel cavolo di corso, adesso mi ero pentita di non aver chiesto di quale corso si trattava. 
Per fortuna arrivò prima che scappassi per andare a casa, già mi bastava stare a scuola per le lezioni.
Si avvicinò, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
< Sei pronta amica? >
< Mel se non mi piace ti dico subito che me ne vado e lo fai da sola >
< Sei proprio poco fiduciosa > 
Si lo ero, e facevo bene visto che ci trovammo nell'aula di recitazione.
 
< Tu sei matta lo sai vero? > ok adesso ero arrabbiata.
< Arm questo è un corso facile, se ci va bene faremmo delle parti insignificanti e avremmo dei punti in più senza aver fatto niente >
< Ok il ruolo del cespuglio però è mio, che questo sia chiaro. >
La signorina Joice (la prof  di recitazione) era una donna dai capelli arancioni, tutti scompigliati. Era magrissima forse troppo, ma era sempre attiva faceva mille cose al secondo, era difficile stargli dietro. Ma a me era sempre sembrata una persona inteliggente, per alcuni poteva sembrare un pò strana ma io sapevo che non era una cosa brutta essere strani infondo.
 
< Oh ragazze sù sù entrate, allora oggi faremmo giusto un paio di scene a coppie giusto per vedere il talento di cascuno di voi, oggi abbiamo la fortuna di avere sia abbastanza femmine che maschi > 
Oddio era euforica, in effetti eravamo abbastanza, ma solo quando mi decisi a contare quanti fossimo che mi bloccai, e lo vidi.
William mi guardava con aria divertita, mi aveva notata per primo e voleva vedere quando mi fossi accorta di lui, appena incontrai il suo sguardo lui rise silenzioso per il mio viso sorpreso, dopo lo shock iniziale, cercando di non farmi notare dalla prof che continuava a ciarlare sugli esercizi gli chiesi mimando le parole che cosa ci facesse lì. Lui mi guardo e il dito puntò verso la prof e poi alzo gli occhi. Ok la prof lo aveva costretto a farlo iscrivere.
 
Sapevo che lei era famosa per queste cose, alcune volte seguiva per tutta la scuola i ragazzi per convincerli a iscriversi, fino che a questi per disperazione non lo facevano davvero. Mi scappò una risata a immaginarmi la prof che seguiva Will da per tutto.
Forse avevo riso un pò troppo forte perchè la prof e Mel che era accanto a me si voltarono. Per fortuna nessuno delle due mi chiese qualcosa.
Iniziammo con gli esercizii, inzialmente dovevamo essere dovevano essere formate da due persone dallo stesso sesso, quindi io e Mel ci mettemmo in coppia, ci era capitato il bigliettino con scritto « Giulietta e la badante »  e ci misero all'opera con un copione che ci aveva dato la prof.
Ognuno faceva per conto proprio quindi nessuno badava ad altri, io facevo la badante e mi divertii a correre a dietro a Mel che faceva finta di essere Giuletta, non guardammo neanche il copione e visto che nessuno badava a noi lei faceva finta che scappava volesse scappare via con Romeo e continuava a volersi buttare giù dal balcone e io che la rincorrevo per fermarla.
Di sicuro come coppia non eravamo fatte per fare i drammi. 
 
Non durò molto l'esercizio, questa volta ci toccava scegliere un compagno dal sesso opposto, e vidi William scappare da Amber per rifugiarsi vicino a me e senza consultarmi disse 
< Ciao compagna > aveva un sorriso imbarazzato mentre cercava di scappare da Amber che adesso mi guardava malissimo.
Non gli risposi mi limitai a ridere cercando di contenermi, le occhiate di Amber erano la cosa che mi divertivano di più.
< Dai pesca, prima che Amber mi tolga di mezzo per averti tutto per se >
Pescò immediatamente appena arrivò la prof con il cappello dove conteneva i biglietti.  Appena tirò fuori il biglietto lo lesse senza farmelo vedere.
< Sù fammi vedere è così brutto? > Lui si voltò verso di me, il suo sguardo era neutro, però vedo l'ombra di divertimento, mi porse la sua mano e mi disse < E' pronta signorina Bennet? >
Ecco perfetto adesso si che avrei fatto la figura dell'idiota.
< Non dirmi che sei Mr. Darcy > Mi diedi una manata in fronte in tono scherzoso, ma questa volta ero seria, mi imbarazzava dover recitare proprio con lui che faceva uno dei personaggi che più adoravo. Assurdo.
Vidi con la coda dell'occhio Mel che cercava di non ridere e mi guardava, aveva capito subito quella scema della mia amica, me l'avrebbe pagata questo è certo.
< Tranquilla tanto nessuno fà caso a noi > lo disse per tranquilizzarmi, ma il problema non erano gli altri, ma ero io. Vederlo recitare la parte di Mr Darcy non avrebbe aiutato il mio povero cervellino a concentrarsi.
Comunque neanche avessi scritto in fronte sfigata, la prof decise che ci voleva vedere uno alla volta.
Per fortuna gli altri non la prendevano troppo seriamente, certo seguivano le battute ma non recitavano un gran che bene.
Vidi Mel fare un pezzo del « Sogno di una notte di mezza estate » con Brain, non era brutto come ragazzo ma a quanto pare la situazione lo metteva abbastanza in imbarazzo perchè non staccava gli occhi dal copione e sbagliava qualche parola.
Era il nostro turno e io già mi vedevo morta di infarto, non avevamo più parlato, forse anche lui era in imbarazzo.
La prof ci diede il copione e la scena naturalmente era la parte finale del libro. 
Iniziò subito senza preavviso 
< Se proprio vuole ringraziarmi, mi ringrazi allora soltanto per sè. Non tenterò di negare che il desiderio di fare cosa grata a lei non abbia aggiunto forza alle altre riflessioni che mi hanno guidato a quel passo. Ma la sua famiglia non mi deve nulla. Nonostante il mio rispetto per loro, io so di aver pensato sontanto a lei> fece una pausa, io ero completamente stupita, il suo modo di parlare era perfetto, come se lo parlasse tutti i giorni. Non aveva neanche bisogno di guardare le sue battute sul copione. Riprese lentamente, facendo un passo verso di me.
< Lei è troppo generosa per prendersi gioco di me. Se i suoi sentimenti sono ancora quelli che erano lo scorso aprile, me lo dica subito. Il mio affetto, i miei desideri sono immutati; ma una sola parola da parte sua basterà a farmi tacere per sempre su questo arogomento. >
Quasi non respiravo, avevo tenuto il fiato sospeso fino a quel momento. Mi ripresi in fretta, e guardai nel mio copione, notai soltanto adesso che avevamo per fortuna solo una battuta a testa, ma dovevamo compiere delle azioni mentre recitavamo.
Buttai fuori tutte le preuccupazioni e mi dimenticai di essere Armony, adesso ero Elizabeth.
Mi avvicinai verso di lui (rossa in viso come peperone), non lo guardavo negli occhi, feci un'altro passo verso di lui e questa volta lo guardai negli occhi, era teso quanto me. Non so se per via della vicinanza o del fatto che stessimo recitando.
< I miei sentimenti sono completamente mutati.. > Gli presi le mani e le tenni vicino al mio viso, il fatto che le sua mani fossero gelide lo notai dopo, ero troppo a concentrata a vedere il suo sguardo terrorizzato in direzione delle nostre mani (forse non aveva letto il copione la mia parte). Feci l'ultima cosa che diceva il testo; avvicinai ancora di più le sue mani alla mia bocca e depositai un bacio nel modo più delicato possibile, adesso anche io ero terrorizzata. La scena era finita, c'era un silenzio assurdo, tutta questa storia era assurda. 
Eravamo due ragazzi che non si staccavano e che si guardavano terrorizzati, quel momento finì per fortuna, ed entrarmi ci staccammo, la mancanza che sentii dopo cercai di riccaciarla indietro con forza. Ognuno si diresse al proprio posto in silenzio.
< Stupendo > il tono della prof non mi piaque neanche un pò. 
Mi misi affianco a Mel che mi guardò ma io ero troppo concentrata a guardare le mie all star che a ricambiare lo sguardo.

Avevo già detto che tutta questa situazione era assurda?

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