A Ferriswheelshipping Story.

di AlexisRendell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Parte 7 ***
Capitolo 8: *** Parte 8 ***
Capitolo 9: *** Parte 9 ***
Capitolo 10: *** Parte 10 ***
Capitolo 11: *** Parte 11 ***
Capitolo 12: *** Parte 12 ***
Capitolo 13: *** parte 13 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


-Mamma, mamma! Voglio andare sulla ruota!-
 
Il sole stava tramontando sulla città di Sciroccopoli. Un bambino tirava per la gonna sua madre, insistendo per fare un giro sull’enorme ruota panoramica della città. Un ragazzo con lunghi capelli verdi entrò nell’edificio, pagò il biglietto e entrò in una delle cabine. Si sedette, appoggiò la schiena contro la parete e sospirò. Accarezzò con la mano il ciondolo che portava al collo. ‘E’ successo qui, ti ricordi?’ pensò.
Era un’ afosa sera di luglio. Due ragazzi erano seduti uno accanto all’altro nella cabina della ruota. Lui aveva lunghi capelli verdi, raccolti in una morbida coda. Lei aveva i capelli castani, lunghi fino alle scapole.
Guardavano il sole tramontare da dietro i vetri della cabina. Quello era il loro posto preferito. – E’ davvero stupendo. – disse lei. Il ragazzo le sfiorò delicatamente la mano con la sua. – lo sai perché il tramonto è rosso?- chiese lui. Lei lo guardò incuriosita. –la luce è formata da molti colori, ed il rosso è quello che, fra tutti, riesce ad arrivare più lontano.- concluse lui. Lo sguardo di lei si spostò dal rosso del sole al viso del ragazzo. Lui la prese, la avvicinò a sé e la baciò. Le mani di lei sfiorarono i suoi fianchi.
Una lacrima scese sul volto del ragazzo. Erano passati ormai tre anni. La corsa era finita. N scese dalla ruota e si incamminò verso il castello. 
Una volta arrivato, attraversò i lunghi corridoi che ormai conosceva a memoria, fermandosi davanti ad una grande porta. La stanza di sua madre. Non ricordava di aver mai visto quella donna. Suo padre gli aveva vietato di oltrepassare quella soglia. Si avvicinò ai battenti, stava quasi per bussare quando Antea e Concordia uscirono dalla stanza. –Oh! Principe!- esclamarono entrambe. N era imbarazzato e corse via.
Antea e Concordia si guardarono perplesse. Rientrarono nella stanza e riferirono alla madre di N dell’episodio. Una voce roca rispose: - è giunta l’ora che conosca la verità.-.
N entrò nella sua stanza. Quasi inciampò sulla moltitudine di giocattoli sparsi sul pavimento. Si sdraiò sul suo letto, le braccia incrociate dietro la testa, a guardare il soffitto. Si dimenticò di sua madre, i suoi pensieri riguardavano altro. ‘Sono già tre anni…’
Qualcuno bussò alla porta della sua stanza. N si alzò dal letto e la aprì.  Un uomo dai capelli verdi come i suoi, solo un po’ più chiari, con una veste blu e oro si ergeva sulla porta. N guardò suo padre. –stavi ancora pensando a lei.- affermò Ghecis, il viso privo di ogni emozione.
-No, padre-
-Stai piangendo.-
N si asciugò in fretta il volto. Detestava farsi vedere così, soprattutto da suo padre.
-sono passati anni ormai. Devi accettare il fatto che non c’è più.-
N guardava in basso. Lo aveva accettato, ma il ricordo di lei non lo lasciava.
N era solo davanti a una lapide di marmo bianco. Il cappello calato sugli occhi, le mani strette a pugno sul ciondolo che lei le aveva regalato. Posò un mazzo di fiori davanti alla lapide. 
Si era uccisa. Uccisa perché la cattiveria umana gli aveva portato via i suoi amici pokémon. Un uomo della lontana regione del Kanto l’aveva aggredita una notte, facendo uccidere davanti ai suoi occhi i suoi piccoli compagni dal suo pokémon. Fu Ghecis a dirglielo. 
Da quel giorno era deciso a perseverare con il piano del team plasma. Lo faceva per allontanare i pokémon dalla schiavitù umana, per fare in modo che non dovessero compiere più atti così crudeli. Lo faceva per lei, per il suo fantasma, per il suo ricordo.
N guardò suo padre. –Cosa vuoi?- chiese duramente.
-Dobbiamo andare a fare il discorso a Quattroventi. Sei pronto?-
N annuì debolmente.
Andarono nella città con un nutrito gruppo di membri del team. Suo padre si mise su un piccolo soppalco naturale e iniziò il suo discorso. La gente si era riunita per ascoltarlo. N era tra la folla, immerso nei suoi pensieri. Due ragazzini poco distante di lui stavano commentando pesantemente il discorso di suo padre. –che mucchio di sciocchezze. Liberare i pokèmon? Nessuno sarebbe così stupido da farlo.- mormorò un ragazzino dai capelli neri e gli occhiali. La ragazza in parte a lui annuiva debolmente, accarezzando le sue pokéball. Qualcosa di lei colpì profondamente N. si avvicinò a loro. –Sciocchezze? E’ la pura verità, gli allenatori tengono i pokémon per farli lottare fra di loro. Per ferirli, renderli schiavi. Questa barbarie deve finire.-
-Gli allenatori lottano fra di loro per conoscersi, per fare amicizia.- disse la ragazza.
-tutte balle- ringhiò N.- come si può diventare amici attraverso una lotta? Provamelo!- prese una pokéball e fece uscire un Purrloin. La ragazza mandò in campo un dewott e lo battè facilmente.
-dalle lotte non si ottiene altro che sofferenza. Gli umani e i pokémon devono essere separati-. Disse N, facendo rientrare purrloin nella ball. Girò le spalle ai due ragazzi, la sconfitta gli bruciava. Era la prima volta che perdeva.
Tornò al castello con suo padre. Si chiuse nella sua stanza. Un piccolo zorua stava accoccolato sul suo letto. Lo accarezzò con noncuranza si sdraiò. Subito il ricordo di lei occupò la sua mente. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance. Pianse in silenzio per ore, finchè non si addormentò. Anche nei sogni il suo ricordo lo tormentava. Si svegliò di soprassalto, sentendo una mano toccargli delicatamente il braccio. Per un attimo pensò che fosse lei. –He…Helia?- mormorò perplesso. Poi quando i suoi occhi misero a fuoco l’immagine,  riconobbe il volto di Concordia. Lo guardava tristemente. –Vi manca molto quella ragazza vero?- chiese gentilmente. N abbassò lo sguardo. Era uno stupido. Helia era morta, non c’era più. Nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto. Per un attimo l’immagine della ragazza che lo aveva battuto baluginò nella sua mente. Scosse la testa. Lei non c’entrava. Si alzò in piedi e guardò Concordia. Lei gli sorrise debolmente. –Sua madre vuole vederla, mio principe.- 
N rimase stupito. In 22 anni non aveva mai visto il volto di sua madre. Concordia lo guidò verso la stanza. N entrò da solo. La stanza era buia. Si avvicinò al letto  dove sua madre avrebbe dovuto essere. Quello che vide fu uno shock. Una donna minuta, dai capelli lunghi, marroni, e gli occhi dello stesso colore di N. Verdi come pietre preziose. Poteva avere si e no una decina d’anni in più di lui. Di sicuro ne aveva molti meno di Ghecis. La donna lo guardò e gli fece segno di sedersi al suo fianco. –sei davvero cresciuto.-
N non aprì bocca. Si sedette in parte a lei, guardandola. Lei gli sorrise.
-sei stupito dalla mia giovane età, vero?- chiese.
N annuì. L’aveva sempre immaginata come una donna sui 45/50 anni.
–Sei nato quando io avevo solo 14 anni.-
N sgranò gli occhi.
-A quell’epoca tuo padre aveva già 30 anni…- la faccia della donna si oscurò. N era sotto shock. Suo padre e sua madre avevano quasi 20 anni di differenza l’uno dall’altro. Com’era possibile? A meno che..
Lei gli lesse praticamente nel pensiero. –mi ha rapita, portata in questo castello e violentata.- strinse le mani a pugno. -Ovviamente, sono rimasta incinta quasi subito. Quando ho partorito, mi ha chiuso in questa stanza. Quando provavo ad uscire, il trio oscuro, immagino tu lo conosca, mi riportava indietro. Dopo un po’ ho capito che non potevo scappare. Mi sono rassegnata a essere prigioniera qui. Solo Antea e Concordia entravano e uscivano da questa stanza. Non volevo avere notizie ne di tuo padre, ne di te ne di tuo fratello. Ma lui dovè? Sarebbe dovuto venire anche lui.-N, che fino a quel momento aveva guardato il pavimento pensando allora schifo che gli faceva suo padre, a che essere ignobile e lurido fosse, alzò la testa e guardò perplesso la donna, la madre che non riusciva a sentire sua. –Io non ho fratelli.- disse.
Il volto della donna si pietrificò. –si che li hai, tuo fratello gemello, dimmi dove è.-
N era sempre più confuso. Lui non aveva un gemello. O almeno, non lo aveva mai visto..
Notando la perplessità nel suo sguardo, sua madre chiamò le due ancelle. Chiese loro notizie del fratello, ma entrambe scossero la testa. Nemmeno loro lo avevano mai visto. La madre di N scoppiò a piangere, il volto fra le mani. – lo ha ucciso… lo ha ucciso….- singhiozzava. N non sapeva come comportarsi. Era sconcertato dalla malvagità di suo padre. Sua madre lo prese per un braccio e lo guardò intensamente. –vendicami. Vendica me e tuo fratello, uccidi Ghecis..- concordia prese N per la mano e lo portò fuori dalla stanza.  – è stanca. Deve riposare ora.- 
N camminò verso la sua stanza. Quindi aveva un gemello. Aveva avuto un gemello. Erano nati da un rapporto senza amore, suo padre aveva violentato una ragazza. Una bambina, all’epoca. Sentiva di odiarlo, di odiare se stesso, per avere in corpo lo stesso DNA di quel mostro. Avrebbe voluto andare da lui e ammazzarlo, ma non poteva. Ora come ora non ne aveva i mezzi, e poi la missione del team plasma era più importante. Doveva liberare i pokemon, doveva farlo per Helia.

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Si chiuse nella sua stanza. Aveva bisogno di pensare. Ma ovviamente, quando cercava di concentrarsi, la sua mente si affollava di ricordi. Doveva concentrarsi. Prese il suo lettore cd e ne cercò uno da inserire. Bullet For My Valentine, adorava quel gruppo. Le prime note di Tears Don’t Fall riecheggiarono nell’aria. Si sdraiò sul letto. Non sapeva che fare. Chiedere a Ghecis di suo fratello, o stare zitto? Certo, fare domande su suo fratello equivaleva ad ammettere che era entrato in quella stanza, cosa che gli era stata vietata. Non sapeva come avrebbe potuto reagire Ghecis.
Si prese la testa fra le mani. Che doveva fare? Non riusciva a raccapezzarsi. Si alzò, prese con se 4 dei suoi pokémon e uscì dalla stanza. Si diresse verso Sciroccopoli. Solo lì riusciva a concentrarsi del tutto. Stava per entrare nell’edificio antistante la ruota panoramica, quando vide la ragazza che lo aveva battuto a Quattroventi. Sentì il bisogno di parlarle. Non sapeva il perché, ma ne aveva bisogno. Le si avvicinò e la invitò a salire con lui. Lei lo seguì senza dire una parola. Una volta sulla ruota, lui le rivelò di essere il principe del team plasma. Le rivelò il piano di suo padre di portare via tutti i pokémon dagli umani. Erano seduti uno accanto all’altro. Lei guardava fuori, lui guardava lei. Piano piano nella mente di N, i lunghi capelli di lei si accorciarono fino alle scapole, e i suoi occhi azzurri si scurirono fino a diventare grigi. N scosse violentemente la testa. Helia era morta. Era solo confuso. La ragazza si girò verso di lui. –va tutto bene?... Non conosco ancora il tuo nome.- chiese.
-N. mi chiamo N.- rispose lui.
-io mi chiamo White.-
-secondo  te, White, quanti pokémon esistono?-
-non saprei, perché me lo chiedi?- Gli disse girandosi verso di lui.
N non rispose. Aveva l'impressione che Helia fosse ancora lì, aveva fatto anche a lei la stessa domanda.
Poco dopo la corsa finì, N e White uscirono da quella cabina piena di ricordi.
N prese le mani di lei nelle sue, stava per dirle qualcosa...
-Principe N!-, l'urlo squarciò l'aria, due reclute del team plasma stavano correndo in quella direzione.
Senza pensarci mollò le mani di White, e fece come per nasconderla dietro di sé.
Aveva già fatto quel gesto, una volta,con Helia . La prima volta che andarono sulla ruota insieme. Appena scesi arrivarono 2 reclute anziane, che da lì a poco sarebbero diventate 2 dei 6 saggi di Ghecis. Anche in quel momento N stava per dire qualcosa di importante.
Poco prima che le reclute arrivassero, N sussurrò qualcosa a White: - fai finta di sfidarmi, ti farò vincere-
Le due reclute arrivarono sul posto, avevano ancora il fiatone; erano una ragazza e un ragazzo.
Il ragazzo disse:-Lord N, eravamo così in pensiero, dove siete stato?-
-Stavo istruendo giovane allenatrice sulla vera realtà del mondo, ora se volete scusarmi, devo dimostrarle che le lotte sono la vera sofferenza dei pokémon.-
Detto questo prese una pokéball.
-vai Sandile – disse.
-vai dewott, conchilama-
Sandile andò subito KO. N non osava guardare in faccia il suo avversario, aveva paura della prima persona che era riuscito a batterlo da quando era entrato veramente nel team Plasma.
- vai sigilyph, scelgo te- urlò per riportarsi alla realtà.-
-dewott, ritorna! vai herdier, usa inseguimento-
-psichico- fu la risposta di N.
entrambi i pokémon andarono K.O. subito.
 N mandò in campo i suoi ultimi pokémon, che furono battuti.
Guardò White, e le voltò le spalle.
-Ci rivedremo- sibilò, fingendo di essere arrabbiato. Non lo era.
Fece segno alle due reclute, ancora incredule della sconfitta di N, di seguirlo.
Intanto lui teneva stretto nel pugno il ciondolo che portava al collo. In testa aveva solo un pensiero... “Helia, mi manchi…”
 
White era perplessa. Chi era quel ragazzo? Era strano, senza dubbio. Cheren l’aveva definito pazzo, quando si erano battuti a Quattroventi. A lei sembrava solo triste. Infinitamente triste, e malinconico.
 
Le reclute riaccompagnarono N al castello. Lì suo padre lo attendeva, fumante di rabbia. Lo prese per il collo della camicia,soffocandolo, e lo strattonò con violenza.
-Quante volte ti ho detto che non devi uscire da questo castello da solo? QUANTE??- urlò.
-Io… Io non…-
Ghecis lo lanciò contro un muro. N sbattè la testa e si accasciò a terra tossendo. Sentiva un dolore lancinante dietro la nuca. Si toccò con la mano, e la ritrasse sporca di sangue. Soffocò un gemito.
-Portatelo nelle segrete.- sibilò Ghecis. – e non dategli né cibo né acqua, fino a nuovo ordine.-
Le due reclute si guardarono. –Signore, è vostro figlio…- balbettò il ragazzo.
Ghecis li guardò. Bastò quello sguardo per far sbiancare le due reclute.
-S-subito, signore.- si affrettò ad aggiungere la ragazza.
Aiutarono N ad alzarsi, e lo portarono ai piani bassi del castello.
Lo chiusero in una piccola cella.  –ci dispiace, principe- mormorarono.
N li guardò. –Non è colpa vostra.- rispose gentilmente.
-vi porteremo qualcosa per la ferita-
N fece un cenno con la testa. –grazie-
Scomparvero, ma ritornarono dopo pochi minuti con del disinfettante, bende, un straccio e dell’acqua. Gli medicarono la ferita, la bendarono e poi uscirono.
N si sedette per terra. La testa gli faceva male da impazzire. Sentiva lo zampettare dei joltik e degli spinarak sul soffitto. Un paio di rattata corsero velocemente da una parte all’altra della cella.
N iniziava a vedere tutto sfocato. Si toccò la benda. Era già tutta impregnata di sangue. La ferita era più profonda del previsto. Appoggiò la schiena al muro, chiudendo gli occhi. Scivolò lentamente a terra, incosciente.
Lo trovarono Antea e Concordia quella sera. Trasgredendo agli ordini di Ghecis, gli volevano portare del cibo. Quando lo videro, urlarono. Una pozza di sangue si allargava sotto la sua testa, sporcandogli i lunghi capelli verdi. Entrarono nella cella, gli toccarono il polso. Niente battito. Chiamarono aiuto.
 
Dalle segrete nessuno le avrebbe sentite. Salirono le scale, chiesero aiuto lungo i corridoi principali del castello. Le due reclute che avevano rinchiuso N le sentirono e chiesero cosa stesse succedendo. –Il principe.. nelle segrete…- Iniziò concordia, piangendo. Le reclute capirono, corsero nei sotterranei. N giaceva su un fianco, immerso nel suo stesso sangue.
–Antea, Concordia! Chiamate un medico!- urlò il maschio.
-Principe.. principe N… svegliatevi!- gemette la ragazza, dandogli dei lievi schiaffi sul viso.
N aprì lentamente gli occhi. Sentiva i suoni come se fosse avvolto nel cotone. Mugugnò parole incomprensibili.
-Ha aperto gli occhi, ha parlato!- urlò la ragazza.                        
Antea e Concordia si precipitarono nella cella. –Principe.. temevamo fossi morto…-
N sentiva tutti distanti. Provò a muoversi, ma non riusciva. Sentiva solo dolore.
-allontanatevi da lui.-
Ghecis si avvicinò a loro. Le reclute e le due muse si spostarono al suo passaggio.
Si fermò davanti a N. lo prese malamente per un braccio e lo costrinse ad alzarsi in piedi.  Il ragazzò tremava, era debole. Aveva perso troppo sangue. Si accasciò di nuovo al suolo.
–sei debole. – gli disse Ghecis con cattiveria.
Stava per rimetterlo in piedi malamente, quando Concordia si frappose tra lui ed N.
-Smettetela! Non vedete che non ce la fa? È un ragazzo, non un automa!- urlò, con le lacrime agli occhi.
Antea e le due reclute erano bloccate dallo stupore. Nessuno parlava così a Ghecis.
N guardava suo padre. Sentiva di odiarlo, ora più che mai.
Passarono secondi interminabili. Alla fine Ghecis si girò e uscì dalla cella. Con la coda dell’occhio notò il vassoio con la cena che Concordia e Antea avevano portato ad N, rovesciato per terra. –Non finisce qui- sibilò.
Quando se ne fu andato, la recluta aiutò N ad alzarsi. Il ragazzo però si accasciò di nuovo al suolo. La recluta allora lo prese in braccio e, seguiti dall’altra recluta e dalle due muse, lo portò nella sua stanza.
Lo adagiarono sul letto, gli cambiarono il bendaggio e notarono un taglio pieno di sangue. –dobbiamo ricucirlo- disse Antea. Concordia annuì. –chiediamo perdono, principe, questo farà un po’ male.-
Quando l’ago iniziò a riunire i lembi di pelle, N soffocò un urlo. Il dolore era inimmaginabile. Non riuscì più a trattenersi, e urlò con quanto fiato aveva in gola.
-Fatti coraggio, passerà presto- fece appena in tempo a sentire Concordia che gli parlava, dopodiché svenne.
 
Le due muse finirono di ripulire la ferita, e uscirono dalla stanza. I due membri del team plasma se n’erano già andati. Fuori dalla porta,  il trio oscuro le stava aspettando. –Vogliate seguirci- disse uno di loro, minacciosamente.
 
N si risvegliò qualche ora dopo. Per tutta la durata del sonno, aveva sognato White. Si toccò la testa. Gli faceva male,  ma almeno la benda era asciutta e pulita. I capelli era incrostati di sangue secco. Si fece una doccia, poi si infilò un paio di pantaloni e si recò in giardino. Si sedette sull’erba, il ciondolo di Helia stretto fra le mani.
-Helia… Helia perdonami, credo di esserne innamorato…- le lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance. –Lei mi ricorda te… Ma ora ho troppi casini per pensare a lei… Cosa devo fare Helia? Non sono neanche più convinto del piano del team..-  i suoi pokémon si avvicinarono a lui. Tutti loro erano stati maltrattati dai loro precedenti allenatori, ma avevano trovato in N un amico. N strinse le braccia intorno alle ginocchia e vi affondò la faccia. Ad un certo punto si alzò e si diresse verso la camera di suo padre. Non si accorse dell’ombra che lo stata spiando, nascosta fra le fronde di un albero.
Quando fu nella stanza di Ghecis, aprì i cassetti della sua scrivania. Dopo una piccola ricerca, trovò quello che stava cercando. La pistola riluceva di un inquietante luce nera. La prese in mano. Se la puntò in bocca, e premette il grilletto.

CLICK.

Era caricata a salve.
 N la lasciò cadere sul pavimento. Cosa stava facendo? Non era questo il modo di risolvere le cose. Non poteva morire, non ora almeno.
Fu allora che notò un quaderno nel cassetto dove aveva preso l’arma. Lo aprì, gli diede uno sguardo veloce. Era un diario. Lo nascose sotto la maglia. Si chinò, raccolse la pistola e se la mise in tasca. Richiuse i cassetti e uscì da quella stanza maledetta.
 
-Re Ghecis..- sibilò un membro della triade.
-Dimmi-
-Devo parlarle di N…-
Raccontò di aver visto N nel giardino, e di quello che aveva detto.
Ghecis inarcò un sopracciglio. Un’altra ragazza. Evidentemente farne fuori una non era stato sufficiente.
-La prossima volta che esce dal castello, seguilo. Senza farti vedere.-
-sarà fatto, mio signore….-
 
Era quasi sera. N andò in camera sua e lanciò distrattamente il diario di Ghecis per terra, insieme alla pistola.
Si sdraiò sul letto. Aveva una voglia pazzesca di vedere White. Aveva voglia di parlarle, di raccontarle tutti i suoi problemi. Magari si sarebbe sentito risollevato. Decise di andarla a cercare il giorno dopo. Si girò su un fianco, e si addormentò, un sonno popolato di immagini di lui e White insieme.

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


Si svegliò tardi. La testa gli faceva ancora un po’ male. Si alzò dal letto e andò in cucina per cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Trovò dei soffici muffin alla baccarancia nella dispensa e lì divorò. Bevve un sorso di latte mumu preso dal frigo e sospirò. Tornò in camera, si vestì. Si guardò allo specchio. Era spettinato. Si pettinò la folta chioma alla bell’è meglio e se li legò nella consueta coda di cavallo. Si mise il cappello e uscì.

Ovviamente non sapeva dove trovarla. A questo non aveva pensato. Si diresse verso Austropoli, senza un apparente motivo. Era una città grande, magari ci avrebbe trovato qualcosa.

Qualcosa trovò. Non era White.

La ragazza si chiamava Belle. Era impossibile non notarla. La sua voce era talmente alta da essere insopportabile.

N gli stava passando accanto, quando sentì una frase.

-White, White è una ragazza eccezionale. Ha salvato il mio munna!-

Si girò verso di lei. Quasi la aggredì. –DOVE SI TROVA WHITE??-

La ragazza, Belle, quasi si mise a piangere dallo spavento.

-scusami… io.. sono un amico di White.. la stavo cercando.. puoi dirmi dove è?- si scusò N.

-Alla.. alla cava pietraelettrica, credo..- mormorò Belle .

A N si illuminarono gli occhi. Ringraziò la ragazza e si mise a correre nella direzione della cava pietra elettrica.

-Ma chi era quello?- chiese una ragazzina bassa, con i capelli viola e i codini.

-Non lo so.- rispose Belle.- Un pazzo.-

 

Arrivò alla cava pietraelettrica dopo quasi un’ora di cammino. Più che cammino, di corsa sfrenata.

Appena entrato, inciampò su un boldore selvatico, che subito si infuriò e lo attaccò. Portò la mano alla cintura, ma non aveva preso con sé alcun pokémon. Si maledisse per essersene dimenticato, si rialzò in piedi e corse via. Andò a sbattere dritto in faccia a White. Caddero entrambi a terra, le loro labbra si sfiorarono. White si divincolò e si rialzò in piedi. –Che diavolo stai facendo?- gli urlò. Poi vide il boldore che inseguiva N. lanciò una pokéball –Dewott, conchilama!-

Dewott ubbidì, e boldore cadde esausto.

N era ancora per terra. Tirò un sospiro di sollievo. Si rialzò in piedi e guardò White. Aprì la bocca come per parlare, ma la richiuse subito. Ora che l’aveva trovata, non sapeva che dirle.

-Allora? Mi spieghi perché quel coso ti inseguiva o vuoi rimanere lì a boccheggiare come un magikarp?-  lo apostrofò lei, stizzita.

-Gli sono inciampato addosso- rispose N, imbarazzato.

‘Cheren aveva ragione, questo è pazzo.’ Pensò lei. Sorrise.

-perché ridi?- chiese lui.

- non sto ridendo. Piuttosto, mi cercavi?- ribattè lei.

-come lo sai?-

-Belle mi ha chiamato dicendomi che un pazzoide di capelli verdi l’aveva aggredita chiedendo informazioni su di me. Ho immaginato fossi tu. –

N non fiatò.

-beh, mi hai trovato…- continuò lei, perplessa. –ti serve qualcosa?-

N si grattò la fronte, imbarazzato. –volevo solo fare due chiacchiere.-

-Un viaggio parecchio lungo solo per fare due chiacchiere, non ti pare?- lo prese in giro lei.

-se ti do fastidio, me ne vado.- disse lui. Si girò e fece per andarsene.

-No, no! Aspetta, non volevo essere scortese. Stavo solo scherzando.- lo bloccò prendendogli la mano.

Lui guardò le loro mani unite. White si accorse del suo sguardo e lasciò la presa. Arrossì lievemente.

-Scusami, White. È un periodo complicato, volevo solo qualcuno con cui parlare, ma purtroppo l’unica persona con cui potevo parlarne non c’è più…- N soffocò un singhiozzo. - e tu gli assomigli davvero moltissimo..-

White lo guardò tristemente. Aveva ragione, era un ragazzo triste, aveva perso qualcuno.

Sei sedettero sulle pietre della cava, uno imparte all’altra.

La ragazza gli chiese di parlarne. N ovviamente non aspettava altro. Da troppo tempo non si sfogava con qualcuno.

Gli raccontò di suo padre e sua madre, e del suo presunto gemello, che non aveva mai visto.

White era sconvolta. Come faceva quel ragazzo a sopportare tutto questo?

N gli raccontò di Helia, di come era morta e di come i suoi ricordi non lo abbandonassero. Non riuscì a trattenersi, e mentre raccontava iniziò a piangere.

-scusami.. io..- disse fra i singhiozzi.

-Non parlare.-

White lo abbracciò. N all’inizio rimase spiazzato da quel gesto improvviso. Poi, lentamente, gli strinse le braccia intorno alla vita e appoggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero così a lungo, in silenzio. Quando finalmente si staccarono, N era rosso in volto. White guardava le pietre fluttuanti della grotta.

-non so cosa fare, White.- sospirò N, asciugandosi le lacrime.

-riguardo cosa?-

-Mio fratello. Non so se chiedere informazioni a mio padre.-

- e perché non dovresti? Hai diritto di saperlo.- rispose lei.

-Non so come potrebbe reagire. Lui non voleva che io vedessi mia madre, te l’ho detto.- sospirò di nuovo.

-Sei suo figlio, non potrà farti chissà cosa. -

N non parlò. Ripensò alla notte in cella. Se non fosse stato per le due muse, non sarebbe sopravvissuto. Si toccò istintivamente la ferita appena ricucita. Quando le sue dita sfiorarono le cuciture, gemette.

-N? Va tutto bene?- lo riportò alla realtà White.

N gli raccontò della sera precedente, di come Ghecis l’avesse punito per essere uscito senza scorta. ‘Come oggi. E in più sono senza pokémon.’ Pensò.

White era ammutolita. Era Ghecis a essere pazzo, non N.

-N, non puoi tornare a casa. Ti ammazzerà- lo supplicò White.

-prestami delle pokéball vuote, per favore.- chiese lui.

White gliele diede, titubante. N scomparve tra le rocce. Tornò dopo qualche minuto, con 4 pokéball legate alla cintura.

Restituì a White quelle non utilizzate e prese il suo Xtransceiver. Compose un numero e chiamò.

-salve, scusate il disturbo. Dovete venire alla cava pietrelettrica. Si, subito, e mio padre non deve sapere nulla. Ok, a tra poco.- chiuse la chiamata.

Si sedette su una pietra. –Grazie, White.- disse.

-Di nulla.. Ma chi hai chiamato?- rispose lei.

-Fra poco vedrai.-

La ragazza lo guardò. Sembrava stanco. Si sedette accanto a lui, e iniziò a parlare.

-Io ti capisco, N. anche io ho perso una persona molto importante per me.-

N la guardò.

-Si tratta di mio fratello, Black. È partito molti anni fa, e nessuno lo ha più rivisto da allora.-White aveva le lacrime agli occhi. Non ne aveva mai parlato a nessuno. N la abbracciò.

-starà di sicuro benissimo. Se assomiglia a te, non può che essere una persona in gamba.- la rassicurò.

White gli strinse le braccia intorno ai fianchi. Rimasero così abbracciati a lungo, finchè una voce non li interruppe.

-Principe N?-

N, riluttante, si staccò dall’abbraccio di White.

Davanti a loro c’erano i due membri del team che avevano salvato N insieme alle due muse. Preoccupati di aver interrotto N in un qualche momento intimo.

-grazie per essere venuti. Se mio padre chiede, voi siete usciti dal castello con me, e mi siete sempre stati accanto. Chiaro?- disse N.

-Cristallino, signore.-

- ah, un ultima cosa. Voi non mi avete visto con questa ragazza in atteggiamenti… beh, avete capito. Mi avete visto che lottavamo, e lei mi ha battuto.-

Le reclute annuirono. –si, mio signore.-

-per favore, chiamatemi solo N. Ora voi siete le mie guardie del corpo personali, possiamo darci del tu. E potete dirmi i vostri nomi.- N si grattò la testa.

-io mi chiamo Travis, e lei è Zoe.- rispose la recluta maschio.

-Zoe, Travis, lei è White.- li presentò N.

White, che era stata in disparte fino ad allora, strinse loro la mano.

-potete lasciarci soli qualche minuto?- chiese N.

Le reclute annuirono e se ne andarono.

-ora devo rientrare…- sospirò N.

-N…- iniziò White. Era preoccupata per lui.

N le mise un dito sulle labbra. –Non parlare.-

La strinse a sé e la baciò. Quando si staccarono, N le prese una pokèball dalla cintura e la aprì. Dewott uscì dalla ball e guardò quieto N.

-che.. che vuoi fare?- chiese la ragazza, ancora piacevolmente sorpresa dal bacio di lui.

N si chinò al livello di dewott. –dimmi, dewott, che tipo allenatrice è White?-

-de dewott, dewo dewott!- rispose il pokémon.

-ne ero certo. Grazie, dewott!- N lo rimise nella ball e lo restituì alla padrona.

-parli con i pokémon?-chiese White stupita.

-si, io ci sono cresciuto.- rispose N. –era la conferma che mi serviva.-

-Conferma?-

-si. Abbandono il piano del team. Ho capito che non tutti gli allenatori sono malvagi.- sorrise N accarezzando i capelli di lei. La baciò di nuovo, e lei rispose al bacio. Lui le mise una pokéball fra le mani. –Questo è per te- le sorrise. Lei aprì la pokèball, dalla quale uscì un joltik. Ma invece di essere giallo e blu, era giallo limone e rosa. Uscendo dalla ball sprigionò una girandola di stelline.

-Ma…Ma è shiny!- disse lei, a bocca aperta.

-si, e il suo rosa si intona perfettamente col il tuo cappello- sorrise N.

Richiamò le reclute del team, e si avviò verso l’uscita. Poi tornò indietro. Diede ancora un rapido bacio a White. –Ci rivedremo- le sussurrò nell’orecchio.

Nessuno dei quattro si accorse dell’ombra che li stava spiando ormai da un bel po’.

 

-principe N…-  sussurrò l’ombra prima di smaterializzarsi, - Dovreste stare più attento alle vostre parole..-

 

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


N e le due reclute uscirono dalla grotta. Travis lanciò una pokéball e fece uscire un enorme pidgeot. Gli saltò in groppa insieme a Zoe, e invitò N a fare lo stesso. N esitò.

-Non preoccuparti, è più forte di quel che sembra.- lo rassicurò Travis.

N salì sul pokémon e quello si alzò in volo. In una dozzina di minuti furono al castello. Ghecis li aspettava sulla porta. N gli passò in fianco senza degnarlo di uno sguardo. Le due reclute invece si inchinarono. Si rialzarono e seguirono N.

-ora potete andare. Grazie per avermi accompagnato.- disse N.

-è il nostro dovere- rispose Zoe.

Si salutarono e N andò nella sua stanza. Per la prima volta dopo tre anni, si sentiva in pace.

 

Ghecis era nel suo studio. Un membro della triade stava davanti a lui.

-Raccontami tutto-

-Signore, quello che le racconterò non le farà piacere…-

Quando il membro ebbe finito di parlare, Ghecis si alzò in piedi.

-dobbiamo cambiare piano. N sta perdendo fiducia nel team. – si grattò il mento, pensoso. Schioccò le dita, e uno zoroark uscì dall’oscurità.

-Signore, non vorrete…- iniziò il membro della triade. Ghecis non gli lasciò finire la frase. Sorrise, e in quel sorriso non si intravedeva neanche una briciola di sanità mentale.

 

N era in camera, sdraiato sul letto. Guardò distrattamente a terra, e vide il diario di suo padre e la pistola, che il giorno prima aveva buttato a terra. Era stato uno stupido. Fortunatamente nessuno le aveva viste. Nascose la pistola sotto il letto, e prese il diario. Lo aprì, sul giorno della sua nascita.

 

Oggi la ragazzina che nove mesi fa ho messo in cinta ha partorito, due gemelli sono due gocce d'acqua, credo che ne farò fuori uno, mi serve solo un erede per il mio impero.

 

No. Non era possibile. Ghecis aveva ucciso suo fratello, come aveva detto sua madre.

 

Non ci sono riuscito. Ho lasciato in vita entrambi i bambini. Li ho chiamati N e M.

M lo porterò via da qui, è troppo debole. Vivrà senza sapere nulla del fratello che non conoscerà mai, né di me. Fino a quando non mi sarà utile per risvegliare il leggendario drago Zekrom. Sarà invece compito di N risvegliare Reshiram. Lo crescerò lontano dalle persone, facendo in modo che cresca solo con i pokémon maltrattati, e si abitui a  pensare ai modi del team.

Io risveglierò il leggendario Kyuriem, ucciderò N e M e finalmente potrò dominare il mondo.

 

N smise di leggere. Chiuse il diario e lo buttò sotto il letto.

Ora era più sicuro che mai, voleva uccidere suo padre, torturarlo fino alla morte. avrebbe risvegliato reshiram, e non sarebbe stato suo fratello a risvegliare zekrom. ‘Meglio che rimanga all’oscuro di tutto’ pensò.

In quel momento bussarono alla porta. Una recluta del team lo informò che suo padre lo voleva a cena.

Oh no. Questo voleva dire che suo padre voleva dirgli qualcosa di importante.

Pregando arceus che non avesse scoperto la relazione tra lui e White, si diresse verso la sala da pranzo. Ghecis era già li ad attenderlo, seduto a capotavola. Fece segno a N di sedersi vicino  a lui. N riluttante ubbidì.

-figlio, presto il piano del team sarà attuato. Stiamo cercando la pietra bianca che contiene lo spirito di Reshiram, che tu risveglierai. -

N non parlò.

-Quando l’avremo trovata, tu domerai il leggendario drago bianco e, quando la gente vedrà ciò che hai fatto, ti porterà rispetto, e tutti libereranno i pokèmon.-Continuò Ghecis.

-NO.- lo zittì N.

Ghecis lo guardò. –No?-

-Non ho intenzione di andare avanti con il tuo folle piano. Ho capito che non tutti gli allenatori sono malvagi.- disse, guardandolo negli occhi. Non voleva dargliela vinta, no ora che aveva qualcosa per cui combattere.

-i pokémon della tua ex ragazza, Delia, Celia o come diavolo si chiamava, sono stati uccisa da un allenatore, e questo ha causato la sua morte- ribatté lui con rabbia.

-Helia.- ringhiò N. – quell’allenatore era solo uno scarto della società. Non tutti gli allenatori sono così.-

Ghecis era furente. Nessuno doveva azzardarsi parlargli così. Prese un coltello dalla tavola e lo lanciò contro N. Un largo taglio rosso si disegnò sulla sua guancia. –vattene.- gli ordinò.

N si alzò dalla tavola con violenza buttando a terra la sedia. –con piacere- sibilò.

Il sangue usciva copioso dalla ferita. A N non importava. Andò di corsa in camera sua. Prese con sé i suoi 5 pokémon preferiti, il diario, la pistola e dei proiettili. Uscì dalla camera e dal castello. Liberò un archeops da una delle ball, ci salì in groppa e se ne andò.

 

Ghecis era ancora nella sala da pranzo, il coltello insanguinato in mano. Una recluta si avvicinò a lui, cautamente, per vedere cosa fosse successo. Ghecis gli infilò il coltello fra le costole. La recluta cadde a terra sputando sangue. Ghecis se ne andò lasciandola agonizzante a terra.

-ZOROARK!- urlò.

 

Mano a mano che il tempo passava, N si sentiva sempre più debole. Decise di atterrare in una foresta e contattare White. Prese il suo Xtransceiver e la chiamò.

-pronto?- rispose una voce.

-White… Sono N.. Dove sei?..-

-N! sono a Soffiolieve, da mia madre.. Va tutto bene? Ti vedo un po’ pallido..-

-Ho bisogno di te.. ora..-

-riesci a volare fin qui? N ti senti bene? Dove sei?- chiese preoccupata.

-A..arrivo…- N chiuse la chiamata.

Saltò su archeops. –vai a Soffiolieve..- gli sussurrò. Archeops si alzò in volo e si diresse verso il paese.

 

White era preoccupata. N non stava bene, aveva qualcosa che non andava. Era seduta al tavolo che beveva il te con sua madre, quando sentì un tonfo fuori dalla sua porta, seguito dal gracchiare di un pokémon.

Si precipitò fuori dalla porta, e trovò N steso a terra, incosciente, imparte ad un archeops.

-N!- gli si lanciò incontro. Si inginocchiò al suo fianco e lo scosse. –N.. N svegliati ti prego…- Sua madre accorse per aiutarla.

 

Lo portarono in camera di White e lo misero sul letto.

Notarono il graffio sulla guancia di N. Nonostante fosse un graffio leggero, non si era ancora rimarginato.

-Probabilmente è emofiliaco- sussurrò la madre di White.

N riaprì gli occhi. Intravide la figura di White e sorrise.

-White…- alzò una mano e le accarezzò una guancia.

-N.. riposati ora..- gli rispose White, sollevata che fosse rinvenuto. Gli medicò il graffio e si sedette in parte a lui. N si addormentò quasi subito.

Quando si risvegliò, White era ancora in parte a lui. Il joltik cromatico che le aveva donato era sulle sue ginocchia, e giocherellava con i capelli di lei. Quando notò che N era sveglio, gli saltò sul petto e lo salutò con un ‘chuuuuu’ allegro.

-N!- esclamò White. –sei sveglio finalmente..-

Il ragazzo si mise a sedere nel letto. –Sono in casa tua?- chiese.

-Si, questa è la mia camera.- rispose lei.

In quel momento la madre di lei salì le scale. Aveva in mano un piatto con la cena per N.

-Vedo che si è ripreso, meno male. Tieni, questa è per te.- gli porse il vassoio.

-Io..-

-Non fare complimenti, hai bisogno di mangiare per riprenderti.- lo bloccò la donna.

N mangiò. Era tutto buonissimo, e quando finì riempì di complimenti la cuoca.

-Smettila , così mi fai arrossire- scherzò lei. –allora, giovani, vi lascio soli.- scese le scale li lasciò soli.

White abbracciò N. –mi hai fatto spaventare. Non sapevo tu fossi emofiliaco.-

-non lo sapevo nemmeno io, a dire la verità.- rispose lui.

Lei lo baciò sulla fronte. -Di cosa avevi bisogno?- chiese.

Lui le raccontò la discussione che aveva avuto con suo padre, che l’aveva cacciato dal castello. Raccontò anche del diario e di quello che ci aveva letto.

-Quindi ora sei senza una casa.- affermò lei.

Non ci aveva pensato. –beh, immagino di si. Ma in qualche modo me la caverò.-

Lei gli sorrise. -Vieni con me-

Scesero in salotto. White salutò sua madre e n fece lo stesso. Uscirono di casa e White prese una ball, dalla quale uscì un sawsbuck.

Gli saltò in groppa, e invitò N a fare lo stesso.

Cavalcarono per un ora buona attraverso le varie città. Arrivarono alla foresta bianca, e si diressero verso gli alberi. Entrarono nella fitta boscaglia e cavalcarono ancora un po’, fino a che non si fermarono davanti ad un enorme albero dal tronco bianco latte. Scesero da sawsbuck e White la rimise nella ball. Fece uscire herdier e gli ordinò di usare forzasegreta. Un tralcio scese dall’albero e White ci si arrampicò agilmente. N la seguì. Quando arrivò in cima, ammutolì dallo stupore. Era una base segreta! C’era dentro di tutto: tappeti, bambole pokémon, un computer, un letto.. era come una casa vera e propria. Dalle finestrelle filtravano i tiepidi raggi del sole che illuminavano la stanza. White prese per mano N e gli sorrise. –Non è granchè, ma ci possiamo sistemare qui finchè non sei fuori dai guai.-

-È… è fantastica..- sussurrò N.-Ma…c’è solo un letto. Io dormirò per terra.-

Lei lo trascinò sul letto e lo fece sdraiare. –è abbastanza grande per tutti e due, fidati- gli sussurrò nell’orecchio. Lo baciò. Lui le toccò i fianchi.

Poi con la coda dell’occhio, notò una bambola sul tappeto vicino a loro. Una bambola di uno zorua. Si liberò dalla stretta di White e si lanciò sul tappeto, afferrando la bambola e abbracciandola.

-Oh mio Arceus, è tenerissimo!- urlò. Fece uscire il suo zorua dalla pokéball. -Guarda zorua, un tuo simile di pezza!- zorua guaì gioioso e si mise a giocare con la bambola.

White era seduta sul letto. ‘Questo ragazzo è pazzo’ pensò. Poi si mise a ridere. Si sedette sul tappeto in parte a N e si mise a giocare con lui e il piccolo zorua.

Quella notte dormirono insieme. Lei abbracciata a lui, e lui abbracciato al pupazzo di zorua. White si ripromise di far sparire i pupazzi dalla base.

 

-N…-

-Mmmmh?- il ragazzo aprì gli occhi. Si trovava nel buio più completo. La base, white e tutto il resto erano spariti. Davanti a lui si stagliava una figura eterea, fluttuante. Due profondi occhi grigi lo stavano guardando.

-come hai potuto…tradirmi…-

-He….Helia?-

-perché lo hai fatto.. pensavo che tu mi amassi… che tu volessi vendicarmi…-

-Helia.. io ti amavo.. ma ora.. ora amo White…-

-No, N. tu non la ami. Tu ami ciò che di lei ti ricorda me. Perché lei mi assomiglia, vero? Pensaci bene..-

Non aveva tutti i torti.

-Helia..-

Il fantasma si avvicinò a N. Le loro labbra si sfiorarono. N sentì un tocco gelido sulle sue labbra.

-N… lei non ti ama… ti vuole solo perché sei forte, sei il principe del team plasma… Io ti ho amato con tutta me stessa.. e lo faccio ancora ora.-

-Ti amo anche io, Helia…-

-non potrai mai amarmi davvero finché lei sarà in questo mondo…-

-Cosa vuoi che faccia, Helia? Ti rivoglio con me..-

-Uccidila, N.. uccidila e torna nel team plasma.. porta a termine il piano di tuo padre… vendicami..-

Il fantasma si dissolse lentamente nel buio.

 N si svegliò. Era stato tutto un sogno?

No. Sentiva ancora il gelido contatto di lei sulle sue labbra.

Si alzò. La luce della luna rischiarava il letto dove White giaceva, profondamente addormentata.

N prese la pistola dalla tasca dei suoi pantaloni. Il diario cadde, ma lui non se ne accorse.

Caricò l’arma, la puntò sulla fronte di White.

Il freddo del metallo risvegliò la ragazza. –N.. che stai…-

Ammutolì. Gli occhi le si riempirono di lacrime. –N… cosa vuoi fare…-

Lui non rispose. Premette il grilletto, il rumore di uno sparo riecheggiò nella foresta.

 

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Capitolo 5
*** Parte 5 ***


Il silenzio che si creò dopo lo sparo fu interrotto da un urlo. White si teneva una spalla, dalla quale usciva sangue a fiotti. N era a terra, lottava convulsamente con herdier.

Mentre stava per sparare, il piccolo pokémon lo aveva azzannato al braccio, sbilanciandone la mira.

N si liberò dal pokémon con uno strattone, facendolo volare via.

Fece uscire archeops dalla ball e questi volò fuori dalla finestra. Si buttò anche lui, ma prima diede un ultimo sguardo verso il letto.

-…perché?- chiese White piangendo dal dolore.

N non la guardò. Saltò dalla finestra, atterrando elegantemente su archeops, e volò via.

 

White aveva perso troppo sangue. A fatica prese l’Xtransceiver che aveva nella tasca e chiamò Belle.

Le disse di essere ferita, che aveva bisogno di aiuto.

Chiuse la chiamata. Si toccò la ferita.

Il foro dello sparo era pericolosamente vicino al suo collo. Si strappò la maglietta e cercò di bloccare il sangue.

Il dolore era insopportabile. Stava per mollare.

Vide sul comodino in parte al letto il cappello di N. L’aveva dimenticato.

Con fatica si sporse e lo prese. Lo strinse al petto.

Il suo corpo era tutto intorpidito. ‘sto morendo’, pensò.

Lentamente cadde nell’incoscienza, e l’ultima cosa a cui pensò furono gli occhi verdi smeraldo di lui.

L’unico suono udibile nella foresta bianca erano gli ululati di disperazione di herdier.

 

Uno zoroark uscì dai cespugli, si trasformò in un unfezant e volò al castello. Arrivò molto prima di N, e il suo arrivo fece capire a Ghecis che la missione era compiuta. Aprì il cassetto della sua scrivania. La pistola e il diario erano spariti.

Lo richiese di scatto, con violenza. Quindi N sapeva di suo fratello, e di sua madre.

Per la prima volta in anni, la andò a trovare nella sua stanza. La svegliò. Le chiese se aveva visto N ultimamente.

La madre di N era spaventata. Si allontanò da Ghecis.

Lui lo prese come un si. Sorrise malignamente.

 

N volò tutta la notte. Il braccio sanguinava parecchio, il pokémon aveva morso in profondità. Sentiva che le forze gli stavano venendo meno.

Archeops lo capì, e volò più veloce verso il castello.

Atterrarono davanti al portone. N urlò di aprirgli. Era notte fonda, quindi ci misero un po’ per sentirlo. Una recluta gli aprì.

-Principe N? cosa…-

N, che era appoggiato alla porta per aiutarsi a rimanere in piedi, cadde sul pavimento. Non si sforzò neanche di rimettersi in piedi. Scoppiò a piangere. La recluta lo portò subito nell’infermeria e lo curò.

Quando fu in grado di rimettersi in piedi, disse alla recluta di dire a suo padre che era tornato, e che voleva parlargli. La recluta annuì, e lui andò in camera.

Si sdraiò sul letto e si addormentò.

 

Era quasi l’alba quando Belle arrivò, insieme a Cheren e un ambulanza, alla base segreta di White.

Salirono sul tronco e la trovarono sul letto, le lenzuola ormai sporche di sangue.

La presero, il cappello le cadde di mano.

Il battito era quasi impercettibile.

 La caricarono sull’ambulanza dove un’infermiera e un audino le diedero i primi medicamenti. Belle fu l’unica a notare l’herdier ai piedi del letto. Lo chiamò. Il pokémon afferrò con i dentini il cappello di N e andò nella sua direzione. Belle lo prese in braccio e saltò sull’ambulanza con loro.

 

N era ancora sprofondato nell’oscurità. Davanti a lui, la figura eterea di Helia fluttuava a mezz’aria.

-N..-

-Helia. Ho fatto quello che mi hai chiesto. Le ho sparato, ma non l’ho uccisa.-

-Non fa niente- disse il fantasma accarezzandogli la guancia. – Quello che hai fatto la terrà lontana da te. È questo che conta..-

N non parlò.

-Ora possiamo stare per sempre insieme…- continuò. Il fantasma lo baciò e si dissolse nell’aria.

-Però questo non mi rende più felice.- pensò N, piangendo.

 

Si svegliò a causa del rumore che si sentiva fuori dalla porta. Qualcuno bussò.

Si alzò dal letto e apri la porta. Zoe e Travis apparvero sulla soglia, ansimanti.

-N…tua mamma… tua mamma è…- iniziò Zoe.

N impallidì. –dov’è?-

-nella sua stanza..-

Si mise a correre come un pazzo. Arrivò davanti alla stanza, solo per vedere un medico che usciva fuori e che parlava a Ghecis.

-è stato il cuore, mio signore. Non c’è stato niente da fare.-

-Capisco…- rispose Ghecis. N sentì la rabbia montargli in corpo.

-SOLO CAPISCO? È TUTTO QUI Ciò CHE HAI DA DIRE?- gli urlò.

-Ci lasci soli- disse Ghecis al medico. Quello se ne andò.

-TU L’HAI RAPITA, L’HAI VIOLENTATA QUANDO ERA SOLO UNA BAMBINA! MI HAI IMPEDITO DI PARLARLE, DI CONOSCERLA IN ALCUN MODO! MI HAI FATTO CRESCERE IN UN MONDO DI MENZOGNE, FACENDOMI CREDERE CHE FOSSE TUTTO BELLO! MA IN QUESTO MONDO NON C’è NULLA DI BELLO! NIENT’ALTRO CHE MORTE, MORTE E SANGUE!- urlò fino a svuotarsi i polmoni.

-N, vieni con me.- gli disse Ghecis, calmo.

N lo segui. Si sentiva completamente svuotato. Suo padre l’avrebbe ucciso, ne era certo.

Andarono nel suo ufficio. Ghecis lo fece sedere.

-Capisco come ti senti.- disse.

-No. Tu non lo capisci. Tu non hai sentimenti.-

-Forse è così.-

N lo guardò.

-Il mio diario e la mia pistola sono spariti. Ne sai qualcosa?- gli chiese.

-Perché non mi fai fuori e basta? Tanto prima o poi l’avresti fatto comunque.- gli disse N, disperato.

Ghecis si sedette davanti a lui. – Se davvero avresti voluto morire, ti saresti sparato da solo. È per quello che l’hai presa, vero?-

N non fiatò. Guardava in basso.

-Non ce l’ho con te. Posso capire il fatto che volessi saperne di più su di me e tua madre. Ti perdono.-

N non rispose.

-N, mi dispiace davvero per tua madre. Sono sempre stato un cinico bastardo, senza sentimenti, come hai detto te. Ma mi dispiace.-

N continuò a guardare in basso.

-Cosa vuoi fare, N? Vuoi continuare con il piano del team?-

-Si.- rispose lui.

-E così sia. Domani sarai incoronato re del team plasma, e risveglierai il leggendario drago Reshiram.-

N annuì. Gli sembrava strano che  suo padre potesse essere così magnanimo. Si alzò e se ne andò. Voleva tornare in camera sua, rimanere solo.

Mentre tornava, incontrò una recluta. La guardò. Quasi si sentì morire. aveva gli stessi occhi blu, i capelli marroni. Gli stessi lineamenti. Quella recluta era la reincarnazione maschile di White. Gli si avvicinò.

-Principe, posso fare qualcosa per voi?- chiese.

-Black?-

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. –Si, sono Black.-

N rimase zitto per qualche secondo.

-Vi serve qualcosa?-

-Torna da tua sorella, White. Ha bisogno di te. Sei congedato.-

-White? Ma come fate a conoscerla?-

-Non fare domande. Vattene da qui, và da lei.- ordinò N.

La recluta si inchinò, e se ne andò.

 

Ghecis si sedette sulla sua sedia. Recitare la parte del buon padre gli costava sempre una certa fatica.

 

White si svegliò in una stanza d’ospedale. Lentamente i ricordi della sera precedente tornarono, insieme al dolore. Si tirò a sedere. Sul comodino in parte a lei c’erano un biglietto, una pokéball, un diario nero e un cappello.

Sul biglietto c’era scritto che herdier era nella pokèball, e che sarebbe passata a trovarla nel pomeriggio. Era la calligrafia di Belle.

Il diario e il cappello erano quelli di N.

‘N…’ pensò.

Avvertì una fitta alla spalla, fasciata di fresco. Gemette.

-Non ti conviene muoverti troppo. La ferita potrebbe riaprirsi.- le disse una voce maschile che proveniva dal letto in parte a lei.

White si girò per vedere chi aveva parlato. Svenne.

Occhi verde smeraldo e capelli lunghi fino alle spalle, spettinati. Ma soprattutto, verdi.

 

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Capitolo 6
*** Parte 6 ***


Quel giorno il castello del team plasma era in tumulto come non mai, a causa dei preparativi per l’incoronazione.

Le reclute correvano da una parte all'altra del castello, spesso si scontravano tra loro. N avrebbe voluto vedere Antea e Concordia, ma sembravano sparite, ormai da settimane. Neanche i 7 saggi e Ghecis stesso si vedevano.

Era solo in camera sua, pensava al suo gemello, a Helia, a White e a Black che aveva congedato il giorno prima. Accarezzava il suo piccolo zorua, addormentato sul letto. Il pokèmon si svegliò e, vedendo che N era triste, per consolarlo di trasformo in una copia esatta di lui.

N, guardandolo, pensò al suo gemello.

Zoe entrò nella stanza.

-Principe N, è ora di prepararsi.-

 -Arrivo.-  Rispose lui, laconico.

-Tuo padre ha scelto personalmente i tuoi vestiti.-

Uscirono dalla stanza.

Arrivarono a una stanza molto grande con vestiti da tutte le parti e due uomini pronti a prendere misure.

-Bene, io vi lascio…- disse Zoe, uscendo dalla stanza.

Dopo poco N era vestito, perfetto per l'importante evento di quel giorno.

Si diresse verso il salone principale, dove si sarebbe svolta la cerimonia.

 -Amici- cominciò Ghecis -oggi siamo qui, per un evento importante. L'incoronazione del principe N a re del team plasma.-.

I sei saggi ascoltavano Ghecis con molto interesse, avevano tutti il capo chinato e gli occhi chiusi.

 -Tutti conoscete le intenzioni del team plasma. Liberare i pokémon dalla schiavitù a cui sono costretti dagli allenatori.- continuò prendendo in mano una corona e alzandola, -Come sappiamo solo una persona che ha vissuto a contatto con i pokémon, e che sia in grado di parlare con loro, può essere capo del team. E quella persona è mio figlio N.-

In quel momento le porte si aprirono, N entrò. Indossava un mantello di broccato rosso, e camminava a testa bassa.

N si sedette sul trono, chiuse gli occhi. Vedeva passare davanti a sé i ricordi della sua infanzia.

Suo padre parlò. “N, sei pronto a sacrificare te stesso per il bene del team plasma e dei pokémon?”

N annuì.

 “sei sicuro di voler intraprendere il pericoloso viaggio per la resurrezione di reshiram?” N annuì nuovamente.

-Sei pronto a sopprimere tutti i tuoi pensieri che di distaccano dal tuo obbiettivo di re del team plasma?-

Sebbene con riluttanza, N annuì una terza volta.

-Bene, allora io ti incorono Re del team plasma- disse Ghecis. posandogli sulla testa la corona.

N aprì gli occhi, tutti erano inchinati, solo suo padre era in piedi accanto a lui.

Nel silenzio più totale, N sentì le parole che il padre gli stava bisbigliando: -Ti aspetto nella mia stanza.-

 

White rinvenne. Il ragazzo dai capelli verdi era sdraiato sul suo letto, guardando il soffitto, le mani incrociate dietro la testa.

Se non fosse stato per i capelli più corti e il verde più acceso degli occhi del ragazzo, si sarebbe detto che fosse N. Ma anche così, erano due gocce d’acqua.

White si alzò a sedere sul letto. Il ragazzo la notò.

-Vedo che ti sei svegliata!- disse, allegro. – mi hanno sempre detto che sono un bel ragazzo, ma non pensavo addirittura da far svenire le ragazze- rise.

White era seria. Quel ragazzo non poteva che essere suo fratello.

-Tu…Ti chiami M vero?- chiese.

Il ragazzo la guardò, perplesso. –Per carità. Chi mai chiamerebbe un figlio con una lettera? Mi chiamo Matthew-

Beh, la M c’era. Probabilmente i suoi genitori adottivi gli avevano dato un altro nome.

-sei stato adottato?-  chiese ancora lei.

Il ragazzo rimase in silenzio per un po’. –come lo sai?- chiese infine.

-Sai nulla dei tuoi precedenti genitori?-

-so solo che il mio cognome è Harmonia, nient’altro.- era turbato da quelle domande.

Era lui. Il gemello perduto di N.  White sorrise.

-perché mi fai queste domande?-

-Perché, Matthew, questa ferita me l’ha procurata tuo fratello. Rispose, triste.

-Ho un fratello?- Matthew spalancò gli occhi.

-Oh si. Un gemello, a dire la verità. E hai anche un padre e una madre.-

White gli raccontò tutta la storia,di lei e N, di come le aveva sparato a sangue freddo. Gli fece anche leggere il diario di Ghecis.

Quando finì, rimase in silenzio. White si pentì di avergli raccontato tutto.

Dopo qualche minuto di silenzio, parlò.

-Dobbiamo andare da mio fratello.-

White scosse la testa. –Non ci penso nemmeno. Mi ha sparato, e aveva intenzione di uccidermi.- soffocò a stento un singhiozzo, guardando in basso.

-Tu non capisci. La situazione è molto più grave di quello che sembra. Vuole risvegliare reshiram, e da quel che ho capito, mio padre non è una persona mentalmente equilibrata. Nessuno sa cosa potrebbe fare, con un potere simile fra le mani.-

Aveva ragione. White annuì.

-ma c’è anche altro.-

Lei lo guardò. Ora era lui a guardare in basso.

-Sono ricoverato in questo ospedale da ormai 15 anni.- disse.

Lei sgranò gli occhi.

-Sono qui a causa di una malattia genetica, che purtroppo colpisce la mia famiglia da molte generazioni, per questo ho scoperto il mio cognome. Me l’hanno diagnosticata quando avevo 7 anni. Stanno cercando ancora una cura.-

-E in cosa consiste?- sussurrò lei.

-Si manifesta con una leggera emofilia, che poi diventa man mano più grave. Porta poi ad avere attacchi di violenza e pazzia momentanei, che, se non tenuti sotto controllo, diventano permanenti.-

No. Non poteva crederci.

N era emofiliaco, e aveva rischiato la morte per un graffio.

Da molti era stato definito pazzo. Aveva cercato di ucciderla, e ora sapeva perché. Doveva, voleva salvarlo.

-Dobbiamo aiutarlo, Matt. Come sei stato curato fin’ora?- chiese disperata, alzandosi dal letto.

Il ragazzo le mostrò delle pillole sul comodino. Prese in mano la scatola.

-Queste, ovviamente, non sono una cura. Mi impediscono di avere gli attacchi di pazzia, ed è già un buon risultato. Ma sono solamente un palliativo, prima o poi smetteranno di funzionare.- rispose lui.

Nonostante tutto, sembrava un ragazzo sereno.

White uscì dalla stanza, chiamò un infermiera. Questa le ordinò di tornare a letto.

-Senta, non me ne frega niente della ferita, voglio solo i miei vestiti e i miei pokémon.-

L’infermierà, indignata, le indicò un armadio in parte al letto. Lei lo aprì e tirò fuori i suoi vestiti e le sue pokéball. Poi guardò Matt. Lui capì, si girò e le diede la schiena.

Lei si cambiò, e quando finì notò che anche lui si era vestito. Indossava un paio di pantaloni neri, una maglia grigia e una giacca di pelle leggera. Al collo indossava una catena con un plettro.

Era un bellissimo ragazzo, proprio come il fratello.

-Vieni anche tu?- chiese.

-Mi sembra ovvio. È pur sempre mio fratello.-

Fece una scorta di pillole, poi uscirono dall’ospedale. Per fortuna non incontrarono medici in giro, altrimenti li avrebbero fermati sicuramente. White era felice di avere un  compagno di viaggio, per non portare tutto quel peso da sola. Ma, dentro di lei, sapeva che era soprattutto lui a portarlo.

 

Erano passate due ore dall'incoronazione, e N era davanti alla porta dell'ufficio del padre.

Bussò.

-Entra, N.-

Lentamente aprì la porta, la stanza era oscurata e solo la luce che filtrava tra le tende tirate rendeva possibile vedere.

L'occhio finto di Ghecis riluceva nel buio.

-Siediti- gli intimò Ghecis, -Allora, dove sei stato in questo periodo?-

-Non sono affari tuoi.- gli rispose N, secco.

-Capisco… puoi almeno dirmi se è morta?-

-Chi?!-

Ghecis sorrise. -La ragazza.-

-E tu come lo sai?- impallidì.

-E’ morta o no?-

- Cazzo, non lo so. Ma te come lo sai?-

-Vieni avanti, zoroark.- Il pokémon si fece avanti nell'oscurità. –Immagino tu conosca questo pokémon continuò Ghecis.

N annuì.

-Ha il potere di infilarsi nei sogni altrui e di far vedere ciò che lui vuole.-

-Quindi era lui Helia!- urlò N, disperato.

-NON PRONUNCIARE QUEL NOME IN MIA PRESENZA- gli urlò contro Ghecis.

- Quella ragazza era d’impiccio, ti stava distraendo dal tuo obbiettivo. Come quell'altra ragazza prima di lei.- Disse, sprezzante.

-E QUINDI TU VOLEVI FARMELA UCCIDERE?!- N era ormai vicino alle lacrime.

-Esatto.-

-Perchè?-

-Te l'ho detto, era d’ impiccio.-

-No, perché sei così bastardo??-

-Non sono il bastardo, in questa stanza.-

Era troppo. N si alzò dalla sedia.

-Quindi, Helia, non è stata uccisa da uno di Kanto…-

Ghecis sorrise, ma quel sorriso non era umano.

N iniziò a piangere. Odiava suo padre. Lo avrebbe ucciso sicuramente.

- Sei solo uno stronzo!! Io me ne vado. Non posso uscire dal castello, ma rimarrò chiuso nella mia stanza. Tu per me sei morto.-

- Fa come ti pare. Ma prima, un ultima domanda. Perché hai congedato quella recluta, ieri?-

-Non sono affari che ti riguardano, lurido bastardo.-

-Vattene, ingrato incompetente.- ringhiò suo padre.

N uscì sbattendo la porta, mentre delle lacrime rigavano il volto.

“spiatelo” disse Ghecis al trio oscuro e zoroark.

 

N si chiuse nella sua stanza. Si buttò sul letto. Pianse con la faccia nel cuscino, per non fare rumore.

Aveva perso Helia, e ora anche White.

Il volto della ragazza aleggiò nella sua mente. Sperò che fosse ancora in vita.

Ma anche se lo fosse stata? Lei non lo avrebbe più voluto rivedere. Probabilmente, se l’avesse visto l’avrebbe picchiato a morte.

Avrebbe voluto uccidere suo padre, farlo soffrire come aveva sofferto lui.  Come stava soffrendo lui. Ma ormai, non poteva fare altro che andare avanti con il team.

Si infilò le unghie nell’avambraccio. Il sangue iniziò ad uscire.

Lentamente, si incise tutto il braccio.  La stanza era buia, ma la luce della luna lasciò intravedere una scritta, il sangue fresco che sgorgava dalle ferite.

 

WHITE, TORNA DA ME.

 

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Capitolo 7
*** Parte 7 ***


White e Matt decisero che avrebbero trascorso la notte a casa sua. Non era prudente viaggiare col buio.

Matt bussò alla porta, e una signora dall’aspetto gentile aprì la porta. –Oh, Matt! Che ci fai qui? A quest’ora della notte?-

-Mamma, facci entrare, ti spiegherò tutto.- rispose lui.

Entrarono, e mentre Matt spiegava la storia, la madre preparò il tè.

White lo bevve più che volentieri.

Dopo le spiegazioni, l’argomento della conversazione si spostò su di lei.

-Allora, questa è la tua nuova fidanzata?- chiese la signora.

White arrossì violentemente.

-No, certo che no, lei è la fidanzata di mio fratello.- Rispose Matt, imbarazzato.

Dopo aver chiacchierato ancora un po’, videro che si era fatto tardi.

Matt mostrò la sua camera a White. –tu dormirai qui- disse.

-Ma tu dove dormirai?-

-Oh, io dormirò in sala, sul divano.- Si stiracchiò. Era già passata l’una.

-NO! Dormo io sul divano..- cominciò lei.

Lui la zittì subito. –L’ospitalità prima di tutto. Tu sei mia ospite, quindi dormirai qui. Non accetto obiezioni.-

White annuì, poco convinta.

-beh, allora buonanotte.- le disse, e si avviò verso la sala.

White si spogliò e si distese nel letto, la ferita le faceva ancora male, ma era così stanca che si addormentò subito.

 

N guardava il sangue uscire dalle ferite. Sapeva che stava rischiando di morire dissanguato.

Prese le coperte e le avvolse intorno alla ferita. In un modo o nell’altro, riuscì a bloccare il sangue.

Era stato un gesto stupido, e avventato. Si fasciò alla bell’è meglio con le lenzuola, poi si sdraiò e si addormentò.

 

Fu svegliata dai tiepidi raggi del sole che filtravano dalle tende socchiuse. Si alzò e guardò l’orologio appeso alla parete: erano già le 11. Avevano perso tempo. Si vestì e scese in cucina, dove trovò Matt che faceva colazione. Lui la invitò a sedersi e a mangiare con lui. Dopo aver mangiato, Matt salutò la sua famiglia adottiva e uscirono di casa.

White fece uscire sawsbuck dalla pokéball. Le corna dell’enorme cervo erano ornate di foglie rosse, segno che l’autunno era già alle porte. Salirono sul pokémon e si diressero verso il castello  di N, il vento gelido che li faceva rabbrividire.

Dopo qualche ora, deciso di fermarsi, per far riposare sawsbuck. Si trovavano in un piccolo bosco, il terreno era ricoperto di soffici foglie cadute. Si sedettero sotto un albero. Un soffio di vento fece rabbrividire White. Era ancora vestita con gli abiti estivi. Matt la vide, si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle.

-Mettitela, o prenderai qualcosa.-

-Ma se la metto io, ti ammalerai te..- si schermì lei.

Lui fece spallucce. –Non sembra, ma sono molto resistente contro le malattie.-

Riposarono circa un oretta. Quando videro che sawsbuck era pronto a ripartire, gli montarono sulla schiena e ripartirono. Galopparono per quasi 3 ore fra boschi, pianure e città, prima di ritrovarsi davanti all’enorme castello del team plasma.

Matt era impressionato. Era una costruzione davvero enorme.

Anche White era impressionata. Non l’aveva mia visto.

-Come faremo ad entrare?-  chiese lei.

- oh, penso che passeremo senza problemi, se sono davvero il gemello di N. una volta dentro, ci divideremo e lo cercheremo.- rispose lui.

Si avviarono verso il portone. White guardava Matt con la coda dell’occhio.

Era sicuro di sé. Aveva negli occhi lo sguardo determinato di N.

“N…” pensò White. Si lasciò sfuggire un sospiro.

Matt la guardò. –Tranquilla, tra poco sarai da lui.- aveva indovinato i suoi pensieri.

Ma lei non era così sicura di volerlo vedere. Aveva paura che N avesse voluto davvero ucciderla. Restituì la giacca di pelle al suo proprietario.

Matt bussò al portone. Si nascose i capelli dentro la maglia, in modo che non si notasse che erano più corti.

Delle reclute aprirono. –Re N? Non vi abbiamo visto uscire. Prego, entrate!- si inchinarono, facendo passare Matt e White. Neanche si accorsero della ragazza.

Una volta dentro al castello, si divisero.

White camminò a lungo, guardando dentro ogni stanza.

Ai piani superiori trovò una stanza strana. Era piena di giocattoli, trenini, pokébambole… ma non c’era anima viva. Entrò.

Osservò la stanza. Si chiese a cosa potesse servire quel posto così strano..

Sul letto c’era uno zorua. White lo riconobbe.

Si avvicinò a lui e lo accarezzò. Questo si svegliò dal sonno, e anche lui la riconobbe. Le saltò in braccio, leccandogli il viso.

Lei si sedette sul letto dando la schiena alla porta, il pokémon sulle gambe.

-Dove è N? Tu lo sai, vero?- gli chiese. Zorua scodinzolò.

Non si accorse che la porta si stava aprendo, e che qualcuno era entrato nella stanza.

 

Matt decise di controllare i piani bassi del castello. Scese le prime scale che trovò.

Quel posto era enorme e ogni piano era simile agli altri. Continuò a scendere le scale, fino a che si ritrovò nelle segrete.

L’aria sapeva di chiuso e umidità. Il silenzio fu interrotto sa un singhiozzo.

Matt si bloccò. Li sotto c’era qualcuno.

Quando i suoi occhi si furono abituati al buio, si avvicinò al suono.

In una cella c’erano due ragazze. Una aveva i capelli biondi e giaceva a terra. L’altra aveva i capelli rossi, ed era seduta imparte all’altra. Entrambe erano ridotte malissimo, erano deboli e magre come scheletri.

Matt entrò nelle prigione. La ragazza sveglia alzò lo sguardo e si misi a piangere. –Principe N… andatevene o finirete nei guai…- poi si zittì. Dopo qualche secondo di silenzio, continuò. –Voi.. voi non siete N, vero?-

Matt annuì. –Sono il gemello… ma adesso alzatevi, vi porto fuori di qui. E’ stano N a rinchiudervi?-

-No, è stato vostro padre… -singhiozzò Antea.

Matt l’aiutò ad alzarsi. Prese in braccio l’altra ragazza, Concordia.

-C’è un ospedale qui vicino? Avete bisogno di cure al più presto.- chiese Matt.

Antea scosse la testa. –C’è un infermeria, al piano superiore…-

Fece strada a Matt. Una volta giunti, Antea si mise a curare la sorella, che aveva perso conoscenza.

-Quindi, voi siete M?- chiese al ragazzo.

Lui annuì. –Si, ma i miei genitori adottivi mi hanno chiamato Matthew. Vuole una mano?-

Antea scosse la testa. –Siete qui per cercare N, vero?-

Matt annuì di nuovo.

-Sarà di sicuro nella sua stanza… Ma fate attenzione,  mi è giunta voce che in questo periodo è molto strano…- Spiegò a Matt come arrivare nella stanza. Lui ringraziò, e corse via.

 

QUALCHE ORA PRIMA

 

N si era alzato presto. Era andato in infermeria a bendarsi il braccio. Tornando nella sua stanza, incontrò di nuovo Black per i corridoi.

Lo fermò. –Non ti avevo detto di tornare da tua sorella?-

Black lo guardò. –Signore, lo avrei fatto, ma me l’hanno impedito.-

-Chi?-

-Suo padre. Mi ha ordinato di ritornare nel team.-

N sentì la rabbia e l’odio ritornare.

-questa sera, ti scorterò personalmente fuori dal castello.- gli disse.

Black lo ringraziò. N si ridiresse verso la sua stanza.

 Aprì la porta ed entrò.

Ma nella stanza c’era già qualcuno.

White gli dava le spalle, con zorua seduto sulle sue gambe.

 

White si alzò e si girò di scatto.  N era davanti a lei, in piedi, dall’altra parte del letto.

La guardava con i suoi occhi verde smeraldo, ma qualcosa in loro si era spento.

-N!- esclamò lei.

Lui le si avvicinò, le prese i polsi e la sbattè violentemente contro il muro. Zorua cadde a terra e si nascose sotto il letto.

-N…Mi fai male…- sussurrò lei.

-Come sei entrata?- chiese lui, duramente.

White si mise a piangere, spaventata. Quello non era il vero N, in lui c’era qualcosa che non andava.

-Lasciami andare…- lo pregò, la voce rotta dal pianto.

Lui, al contrario, strinse la presa.

La baciò con violenza, stringendola a sé.

La sbattè sul letto. Con la mano cercò di toglierle la maglia, di slacciarle i pantaloncini.

-N, smettila, ti prego! Torna in te!!- Si mise ad urlare lei.

N neanche la sentì.

Lei cercò di lottare, ma era era fisicamente inferiore a lui. Lui riuscì a strapparle la maglia. Con la forza della disperazione, White gli morse la prima parte del corpo che gli capitò a tiro. Il braccio bendato.

N gemette dal dolore, ma non mollò la presa.

In quel momento, gli arrivò un pugno dritto in faccia, talmente forte da sbatterlo giù dal letto.

Si tirò a sedere, pulendosi il sangue che gli usciva dalla bocca. Davanti a lui, un ragazzo dai capelli verdi e gli occhi dello stesso colore stava proteggendo White.

Matthew lo prese e gli girò il braccio ferito dietro la schiena. N urlò.

Matt ne approfittò, e gli mise in bocca una delle sue pillole, tappandogliela in modo da costringerlo a deglutire. N gli morsicò la mano, sentiva il metallico sapore del sangue sulle sue labbra.

Matt resistette, e N ingoiò la pastiglia. Dopo qualche secondo lasciò la presa.

N sembrava confuso. Matt lo lasciò andare e andò da White. Lei stava ancora piangendo. La maglia era inutilizzabile, quindi il ragazzo le mise addosso la sua giacca. Lei lo abbracciò. Lui le mise un braccio intorno alle spalle. –Tranquilla. È tutto finito…- le sussurrò.

N era ancora a terra. Guardava il ragazzo dai capelli verdi abbracciare White.

Ci mise qualche secondo a capire.

-..M?- chiese.

-Si può sapere cosa pensavi di fare?- gli chiese Matt.

-Io… io non lo so…-

Matt capì che aveva avuto uno degli attacchi, a causa della malattia. La situazione era più grave del previsto.

N si alzò in piedi. Si avvicinò a White, allungò una mano per toccarla.

Lei si ritrasse, spaventata.

‘L’ho persa per sempre.’ Si disse N. gli occhi gli si riempirono di lacrime.

-Portala via di qui..- disse a suo fratello.

Matt non si mosse. Aveva capito che N non voleva farle del male, non volontariamente.

-N.. siediti per favore. Devo parlarti.- gli disse.

Gli parlò di come White l’avesse trovato, e della malattia. N ascoltò attentamente.

-Matt, portala via da qui. Prenditi cura di lei, come avrei dovuto fare io.- disse infine.

-No, N. Lei ti ama, e tu ami lei. Vieni con noi.- gli disse Matt.

N scosse la testa. Le lacrime scendevano lungo le sue guancie. –Ghecis mi troverebbe subito. E troverebbe anche voi. Quindi andatevene, prima che sappia che siete qui.-

Stava cercando di proteggerli, Matt lo capì.

Gli diede in mano una scatoletta con delle pillole. –queste ti impediranno di avere gli attacchi. Dureranno circa sei/sette mesi.-

N lo ringraziò. Matt lo abbracciò. Lo conosceva da neanche 10 minuti, ma tra loro c’era uno stretto legame, che solo i gemelli possono capire.

-Questo non è un addio, fratello. Troverò un modo, sconfiggeremo Ghecis insieme..- gli disse. N rispose all’abbraccio. Guardò White. –Addio, piccola… e perdonami per tutto.- le sussurrò.

Lei lo guardò. Si alzò dal letto e gli si avvicinò. Lo abbracciò , premette le labbra contro le sue. –Non eri tu. –

N la abbracciò , la tenne stretta fra le sue braccia. Avrebbe voluto rimanere così per sempre. Ma dovevano andarsene.

La lasciò andare. Li accompagnò al portone del castello.

-Aspettate un secondo, torno subito.- Gli disse. Se ne andò e dopo pochi minuti tornò, seguito da Black.

White non credeva ai suoi occhi, e nemmeno Black. Si riabbracciarono, felici di essersi ritrovati, dopo anni e anni.

N li salutò. –prendetevi cura di White.- Disse al fratello suo e quello di lei.

Le diede un ultimo, frettoloso bacio, poi la guardò scomparire verso l’orizzonte.

 

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Capitolo 8
*** Parte 8 ***


N rientrò nel castello. Ora che aveva litigato con suo padre, non sapeva come andare avanti col piano.

Non dovette pensarci a lungo. Mentre passeggiava nei lunghi corridoi del castello lo incontrò.

-Ti ho cercato nella tua stanza. Avevi detto che saresti rimasto lì.- gli disse.

N si fermò davanti a lui. Lo guardò negli occhi. –Sono il re, posso fare tutto ciò che voglio.- rispose, riprendendo a camminare.

Ghecis sorrise, malignamente. –Oh, fai pure, figlio mio. Stai solo attento, ogni tua azione avrà una conseguenza. E non sarai solo tu a pagarla.-

N si fermò. Si girò verso di lui. –Che cosa intendi con ciò?-

-Oh, solo che dovresti fare più attenzione ai tuoi amici. E al tuo caro fratellino. La Triade non vede l’ora di spargere un po’ di sangue.-

N imprecò dentro di se. L’aveva incastrato. –Cosa vuoi che faccia?- si arrese. Era preoccupato per White.

-Voglio che tu vada avanti con il piano del Team, semplicemente. Devi resuscitare il drago bianco. Stiamo facendo delle ricerche, quando raggiungeremo l’obbiettivo ti farò chiamare.- disse Ghecis.

N strinse i pugni. Se non l’avesse fatto, avrebbe ucciso White, Matt e Black. Mormorò un ok, e si allontanò.

Passò davanti all’infermeria, dove vide Antea e Concordia, che finalmente si era ripresa. Le due muse gli saltarono al collo e lo abbracciarono.

-Re N, eravamo così preoccupate per lei!-

-Dove eravate finite?- chiese lui.

Le due ragazze gli spiegarono che Ghecis, dopo che gli avevano disubbidito, le aveva rinchiuse nelle segrete, lasciandole lì a marcire. Se non fosse stato per M, sarebbero ancora rinchiuse.

N dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non andare dritto da suo padre e prenderlo a calci sui denti.

-Andatevene di qui, se vi trova in giro, vi ammazza davvero.-

-Noi non vi abbandoneremo, Re N. L’abbiamo promesso a vostra madre, e non infrangeremo questa promessa.- Rispose Concordia, sicura di sé.

N si rassegnò. –Almeno statemi vicine, così posso tenervi d’occhio.- disse.

Da quel momento in poi, le due muse furono la sua ombra. Lo seguivano ovunque, tranne quando lui voleva rimanere solo in camera. In quel caso, le due ragazze si chiudevano in una stanza adiacente alla sua.

Passarono molte settimane, ma Ghecis non si fece sentire. A N non dispiaceva.

Ma la voglia di vedere White aumentava ogni giorno. La sognava la notte, la pensava di giorno.

Decise che sarebbe andato a trovarla, nonostante non potesse uscire dal castello. Prese il suo extransceiver e le mandò un messaggio.

 

White, dopo essere andata via dal castello con Black e Matt, aveva deciso di continuare il suo viaggio lungo Unima per conquistare le medaglie della regione. Black le aveva già tutte, quindi seguì sua sorella per vedere come se la sarebbe cavata. Matt, d’altra parte, non ne aveva neanche una. Ma non avendo un altro posto dove andare, andò con loro. E poi, aveva stretto una profonda amicizia con Black. Erano diventati inseparabili.

White dubitava che Matt possedesse dei pokémon. Non sembrava avere pokéball con sé. Questo fatto la incuriosiva parecchio, e un giorno glielo chiese.

-Senti, Matt. Ma tu hai mai allenato dei pokémon?-

Matt la guardò, e rise. –Mi sembra ovvio. Solo uno, non ho avuto molto tempo per catturarne altri.-

Prese una pokéball da una tasca interna della giacca. Era una Scuro ball. La aprì, e da essa uscì un pokémon simile ad un lupo, nero e grigio.

-Questo è un mightyena, pokémon originario della regione di Hoenn.- Spiegò, notando gli sguardi perplessi di White e Black. –Mi è stato regalato quando ero molto piccolo, all’epoca era un poochyena.-

White lo accarezzò sulla testa, e mightyena le leccò una mano. Registrò i dati nel suo pokédex. –E’ davvero un pokémon strano, è la prima volta che ne vedo uno simile.-

Era nervosa, si sentiva stranamente osservata. E anche gli altri due avevano la stessa sensazione.

 

 White aveva battuto senza difficoltà i capopalestra di Libecciopoli e Ponentopoli, si stava dirigendo verso Mistralopoli quando ricevette un messaggio:

‘HO BISOGNO DI VEDERTI. TROVIAMOCI A SCIROCCOPOLI. N’

Leggendo il messaggio sul display, trattenne il fiato. Aveva una voglia pazzesca di rivederlo.

Matt capì immediatamente. –E’ N, vero?- chiese.

-Si..- sospirò lei. –Vuole che andiamo a Sciroccopoli. Ci sta aspettando là.-

Senza esitare, prese la pokéball di sawsbuck e lo fece uscire. Black, invece, fece uscire da una pokéball uno zebstrika.

Entrambi montarono sui rispettivi pokémon. Black invitò Matt a salire con lui.

Galopparono verso Sciroccopoli, e la raggiunsero in un’oretta. Una volta in città, White si diresse a passo sicuro verso la ruota panoramica.

N era là ad aspettarli, Antea e Concordia dietro di lui. Abbracciò White, la baciò con desiderio. La strinse a sé. –Mi sei mancata- gli sussurrò nell’orecchio. Lei lo strinse più forte.

Matt si intromise nell’abbraccio. Abbracciò entrambi ridendo come un idiota. – anche tu mi sei mancato, fratellone!- rise.

‘decisamente troppo espansivo’  pensò N. Black si era messo una mano sugli occhi, scuotendo la testa. –idiota..- sussurrò fra i denti. Antea e Concordia soffocarono a stento una risata.

N e White si divincolarono dall’abbraccio di Matt. Salirono tutti insieme sulla ruota. N parlò loro del piano di suo padre, di risvegliare Reshiram.

Cercarono una soluzione, ma nessuno aveva idee. Sembrava non ci fosse via d’uscita.

-N, ma perché non scappiamo? Tu non sei obbligato a seguire gli ordini di tuo padre!- gli disse Matt.

N sospirò.-Purtroppo, lo sono. Lui vi tiene d’occhio, appena farò un passo falso, il trio oscuro vi farà fuori. E io non posso permetterlo. Siete tutto ciò che mi è rimasto in questa vita, e non voglio perdervi.-

Matt deglutì. Ecco perché si sentivano osservati.

Scesero dalla ruota, e N decise di rientrare. Era stato rischioso uscire dal castello.

-Ora devo andare… per favore, state attenti, guardatevi sempre le spalle.- Abbracciò suo fratello e strinse la mano a Black.

Per ultima salutò White. La abbracciò e la baciò con dolcezza. Ringraziò mentalmente suo fratello per non averli interrotti di nuovo, e con riluttanza si staccò da lei. La baciò in fronte.

-La prossima volta, voglio essere solo con te- le sussurrò.

Dopodichè, se ne andò, seguito da Antea e Concordia.

White non vedeva l’ora di rivederlo.

 

Nelle settimane che seguirono, si incontrarono furtivamente. La maggior parte delle volte c’erano anche Matt e Black. Trovarono un occasione per vedersi da soli quando Black decise di andare a trovare sua madre, e Matt lo accompagnò.

Si diedero appuntamento nella base segreta di White. Quando lei arrivò, lui era già li ad attenderla. La prese per i fianchi, la tirò a sé e la baciò. Salirono nella base e, sempre continuando a baciarsi, N le sfilò la giacca. La prese per i polsi e la spinse dolcemente verso il letto. La fece sdraiare. Si sdraiò sopra di lei e iniziò a leccargli il collo. Poi alzò la testa e la guardò.

-Se sto andando troppo veloce, fermami…- le sussurrò.

-Taci, e continua.- Gli ordinò lei. La mano di lei si strinse intorno ai suoi capelli, quando lui iniziò a sfilarle la canottiera. Con la mano libera, lei gli tolse la camicia.

Lui le tolse i pantaloncini, e subito dopo gli slip, tirandoli delicatamente coi denti.

Lei gli morse delicatamente il labbro inferiore, mentre gli slacciava la cintura e gli toglieva i pantaloni. Si infilarono tutti e due sotto le coperte.

Gli unici rumori udibili nel silenzio della foresta, erano i loro gemiti e i fruscii prodotti dai loro corpi uniti, che si muovevano, nudi, nel letto.

 

-E' stato... bellissimo.- sussurrò White, quando si staccarono.

Erano sdraiati sotto le coperte, nessuno dei due aveva voglia di rivestirsi.

N la guardava, con uno sguardo che non lasciava dubbi sui suoi pensieri. Ma improvvisamente si incupì.

-White, devo farti una domanda.- 

-Dimmi, N.- gli rispose lei.

-Perché, dopo tutto quello che ti hai fatto, sei ancora con me?-

Lei per qualche secondo non rispose. –Perché non eri in te, quando mi hai fatto del male. E perché io ti amo, N. non farmi più queste domande.-

N la baciò. Mentre tornava al castello, quella sera, un sorriso a trentadue denti non gli voleva sparire dal volto.

 

Dopo quell’incontro, non si vedettero per un bel po’. White era preoccupata che gli fosse accaduto qualcosa, ma N gli mandava sempre dei messaggi spiegandogli che in quel momento non riusciva a uscire dal castello. Lei pensava fosse a causa di Ghecis, ma non era così.

N si sentiva sempre peggio. Ogni minimo graffio, anche superficiale, lo portava ad un soffio dalla morte. Lui prendeva le pillole ad intervalli sempre più ristretti, ma sembrava che l’effetto stesse diminuendo. Aveva quasi ucciso una recluta che era entrata erroneamente nella sua stanza. Era sempre più nervoso. Suo padre lo mandò a chiamare.

 

Qualche giorno dopo, a White arrivò un messaggio:

‘TI ASPETTO ALLA TORRE DRAGOSPIRA. ORA.’

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Capitolo 9
*** Parte 9 ***


White ci andò, di corsa. Non si vedevano da molte settimane, e aveva voglia di vederlo. Anche se la torre Dragospira era un posto abbastanza strano dove darsi appuntamento… ‘avrà le sue ragioni’ pensò.

Matt e Black la accompagnarono.

Purtroppo erano molto lontani, e ci impiegarono quasi due ore per arrivare a destinazione.

White pensava di trovare N ad attenderli fuori dalla torre. Ma non trovò nessuno.

-Dove si sarà cacciato?- chiese a nessuno in particolare.

-White, attenta!- urlò Matt. La spinse pesantemente da un lato, evitandole di essere colpita da una pioggia di massi che si erano sgretolati dalla torre, sollevando una nuvola di polvere e terriccio. White riemerse tossendo dalle macerie, pulendosi la polvere dai vestiti.

-Ma che cazzo sta succed… Matt?-

Il ragazzo aveva evitato che White venisse colpita, ma non era stato altrettanto fortunato.

Giaceva riverso a  terra, la parte inferiore del corpo bloccata dalle rocce.

Black iniziò immediatamente a spostare le pietre che lo ricoprivano. Fece uscire dalla ball un duddrigon per farsi aiutare.

Dopo qualche minuto lo liberarono. –Matt? Matt mi senti?- Black era disperato.

-Le gamba… non me la sento più..- sussurrò lui.

La sua gamba sinistra era piegata in una posizione innaturale. White gliela sfiorò lievemente con la mano, e Matt urlò.

-E’ rotta…- disse lei. -Portiamolo via da qui, ci dovrebbe essere un centro pokémon qui vicino..-

-voi non andate da nessuna parte.- I tre ragazzi si girarono in direzione della voce.

Sei reclute del team plasma li avevano circondati.

-Cosa volete da noi?- chiese White.

-Abbiamo ricevuto l’ordine di eliminarvi e portare il gemello del re da suo padre, e stai pur certo che ubbidiremo, ragazzina.- rispose una recluta.

Black e White si misero di fronte a Matt.

-Dovrete passare sui nostri cadaveri- ringhiò Black.

-E sarà proprio quello che faremo…- rispose la recluta, senza emozione.

Fronteggiarono tre reclute a testa.

-Vai, samurott!- urlò White.

Black ordinò a duddrigon di proteggere Matt, e mandò in campo un serperior.

Le prime reclute le batterono facilmente. Rimase solo l’ultima, il capo. Ma sembrava imbattibile.

Aveva mandato in campo un conkeldurr, e a White era rimasto solo galvantula, l’evoluzione del joltik shiny che le aveva regalato N. ma anche lui era allo stremo.

Allora le venne un’idea.

- Galvantula, usa ronzio!- ordinò, e puntò il dito contro il muro pericolante della torre.

Il pokémon ubbidì. Le vibrazioni fecero crollare parte della parete, che sommerse la recluta. Una macchia di sangue scarlatto si allargava da sotto il mucchio di rocce.

Conkledurr scappò. Le altre reclute indietreggiarono inorridite, poi scapparono all’interno della torre.

White guardava il sangue per terra. Aveva appena ucciso un essere umano.

Fece tornare galvantula nella pokéball, poi scoppiò in lacrime.

Black la abbracciò.

-Io.. io non volevo.. non so cosa mi sia passato per la testa…- singhiozzò lei.

Black la strinse più forte.

-Smettila di piangere, lui avrebbe fatto lo stesso con te, anzi avrebbe fatto di peggio.- la consolò lui. Fece salire Matt su duddrigon e, mettendo un braccio sulla spalla di White, entrò nella torre. Dovevano vedere N, volevano sapere cosa stesse succedendo.

 

Appena fecero un passo dentro la torre, sentirono una violenta scossa di terremoto, e un urlo provenire dalla cima della torre. Ma non era un urlo umano.

White si riprese dallo shock.

-Cosè stato?- chiese.

-Non lo so, ma dobbiamo sbrigarci..- mormorò Black. In quel momento dietro di loro entrarono Cheren e Belle.

-White! Ti cercavamo, non rispondi mai all’Xtransceiver, ti abbiamo trovato con il gps!-

Esclamò Belle.

-Che ci fa il capo del team plasma con te????- urlò Cheren puntando il dito verso Matt.

-No, io..- iniziò Matt.

-Lui non è N!- lo bloccò White, vedendo che voleva avventarsi contro di lui.

Poi guardò Matt. In quei mesi che avevano passato ad aspettare la prossima mossa di Ghecis, i capelli gli erano cresciuti parecchio. Non erano ancora lunghi come quelli del fratello, ma quasi. Erano perfettamente identico a N.

-E allora chi sarebbe?-

-E’ suo fratello.-

-Suo fratello???-

Un’altra scossa, seguita dallo stesso urlo di prima, li interruppe.

-Non abbiamo tempo ora! Dobbiamo andare a salvare N!- urlò White.

Cheren era allibito. –Salvare? Distruggere, se mai!-

-Ma che diavolo farnetichi? Distruggere N? E perché dovremmo?- chiese White confusa.

-Perché N e quello squilibrato di suo padre hanno resuscitato il leggendario reshiram e vogliono usare la sua forza per allontanare i pokémon dagli esseri umani, ecco perché!-

-E sentiamo, chi avrebbe sparato questa cazzata?-

Cheren e Belle si guardarono. –L’ha detto N, White. In piazza a Austropoli, con tutto il suo team al seguito.-

White sbiancò. No, non era possibile. Era impazzito del tutto.

Matt la guardò. –Le pillole.. Non le avrà prese…-

-Muoviamoci.- disse sicura lei. Si arrampicò sulle colonne distrutte della torre e attraversò l’arcata che portava alla stanza successiva. Gli altri la seguirono.

Ad ogni piano c’erano gli sgherri di Ghecis che li bloccavano, ma il mightyena di Matt e il duddrigon di Black li sconfiggevano subito.

Incontrarono anche Zoe e Travis. Riconobbero White, e si lasciarono battere subito.

-Salvate N, vi prego…- sussurrarono ai ragazzi.

Black aiutava Matt a camminare, tenendolo da sotto le spalle.

Giunsero a uno degli ultimi piani, ma una schiera di reclute li bloccò. Ci sarebbe voluta un’eternità per sconfiggerle tutte.

Belle e Cheren curarono i loro pokémon e affrontarono le reclute.

-Voi andate avanti, fermate N!- urlarono.

White si mise a correre, le scosse erano sempre più forti. Ad ogni passo rischiava di cadere a terra e precipitare.

Giunsero finalmente all’ultimo piano. White si bloccò. N era al centro del piano, le dava la schiena. Gli corse incontro, ma Black riuscì ad afferrarla le la maglia e a tirarla indietro.

Fu quasi investita da un getto di fiamme. Due occhi blu come il mare la scrutavano, cercando di intimorirla.

N si girò verso di lei, sorridendo. Ma non era un sorriso normale.

Era fuori di sé.

Dietro di lui, l’enorme figura di un drago bianco faceva apparire insignificante la torre stessa.

Reshiram emise un potente ruggito, White cadde sulle ginocchia.

‘N, ti prego, torna in te’ pensò.

Dietro di lei, Matt e Black erano ammutoliti.

-Niente male, vero? La forza del leggendario drago bianco è finalmente nelle mia mani.- La voce di N suonava strana nel silenzio che si era formato.

-N, che vuoi fare?- Chiese Matt.

N scoppiò a ridere. Era una risata malata.

-E’ semplice, fratello. Allontanare i pokémon dagli esseri umani, creare un mondo che sia distintamente bianco e nero, niente più grigiore, niente più pokémon infelici. Creerò un mondo dove potranno riacquistare tutta la loro forza originaria, lontani dalle costrizioni a cui li costringono gli uomini!- Continuò a ridere.

White si alzò in piedi.

-Vieni con me, White. Insieme, regneremo su questo nuovo mondo!- N tese una mano verso di lei.

White mosse qualche passo verso di lui, tenendo la testa bassa.

-NO! White, torna indietro!!!- urlò Black.

Ma White non lo ascoltò. Si avvicinò a N, e lo guardò negli occhi. Lui le sorrise.

Il rumore dello schiaffo risuonò lungo le pareti.

N era bloccato dallo stupore, Matt e Black non credevano ai loro occhi.

-Cosa credi di fare? Liberare i pokémon? Se lo fai condannerai l’umanità!!- urlò lei.

-Pensi che al mondo esistano solo allenatori malvagi? Guarda me, guarda tuo fratello, guarda Black! Guarda Cheren e Belle! Ti sembriamo malvagi forse? Noi dipendiamo dai nostri pokémon,e loro da noi! Allontanandoci, entrambe le specie non sopravvivranno! Cosa ti è saltato in testa???-

N all’inizio non fiatò. Poi, prima piano e poi sempre più forse, iniziò a ridere.

-Stupida ragazzina, avrei potuto offrirti un mondo di pace e serenità, una vita al mio fianco.- disse.

-Tu non sei il ragazzo che io amo! Torna in te cazzo!- gli urlò disperata lei.

-White, dimostrami che ho torto! Dimostrami che l’umanità merita di vivere con i pokémon! Resuscita Zekrom, il drago nero, e raggiungimi alla lega pokémon. Ti aspetterò.- si girò e saltò in groppa a reshiram, che con un ruggito prese il volo.

Mentre volavano via, una scatoletta di plastica cadde da una delle tasche di N.White la raccolse. Black e Matt la raggiunsero. La scatoletta conteneva due pillole, quelle che Matt aveva dato a N.

-Non capisco…- mormorò White. –Le ha quasi finite. Non sarebbero dovute durare sei mesi?-

Matt era bianco come un cadavere. –Non ha smesso di prenderle, questo è certo..-

-E allora cosa è successo?-

-Gradualmente, l’effetto è diminuito. Ne ha prese sempre di più.- mormorò lui.

-E allora, perché è impazzito?- Chiese lei fra le lacrime, anche se, dentro di lei, conosceva già la risposta.

-Hanno cessato l’effetto. Non tornerà mai più come prima- sussurrò lui in un soffio.

 

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Capitolo 10
*** Parte 10 ***


White sentiva le lacrime che le scendevano lungo il volto.

-Ci deve essere un modo.. Non può finire così…- disse.

Matt e Black si guardarono. –Non credo, White. È ad uno stadio troppo avanzato ormai..- sussurrò Matt.

-No… non può… non può rimanere così.. deve esserci qualcosa.. qualunque cosa!-

Urlò disperata.

-Forse un violento shock potrebbe farlo tornare normale.. ma sarebbe solo per poco tempo. Ora dobbiamo pensare a salvarlo, o Ghecis lo farà fuori.-  rispose lui.

White si asciugò le lacrime dagli occhi e lo guardò. -Dobbiamo risvegliare zekrom…-

-Si, ma come?- chiese Black.

-Forse la professoressa Aralia saprà dirci qualcosa…- rispose White, mesta.

Black la aiutò ad alzarsi. Matt, a causa della gamba rotta, non riusciva  a camminare, quindi Black lo aiutò.

White prese l’Xtransceiver e compose il numero della professoressa.

-Pronto? Oh, White! Che sorpresa!- rispose una voce allegra.

-Professoressa, ho bisogno di lei.- le spiegò brevemente la situazione.

-Certo che ti sei cacciata proprio in un brutto pasticcio. Vieni al mio laboratorio, mentre ti aspetto farò qualche ricerca.- White la ringraziò e poi chiuse la chiamata.

Uscirono dalla torre dragospira, e a metà percorso trovarono anche Cheren e Belle. Era già notte inoltrata, quindi si diressero verso il centro pokémon più vicino.

Un infermiera prese subito Matt e lo portò in una sala per curargli la gamba, mentre gli altri ragazzi si sedettero sui divani nella sala d’aspetto.

White fece appena in tempo a raccontare di N e reshiram a Belle e Cheren che crollò addormentata sulle ginocchia di Black. Belle era appoggiata alla spalla di Cheren, che le accarezzava i capelli. Si addormentarono anche loro.

L’unico a rimanere sveglio fu Black. Spostò delicatamente la testa di White dalle sue ginocchia e la fece appoggiare sul divano.

Si alzò dal divano e si diresse verso le camere dove erano ricoverati i pokémon. In una di esse avevano sistemato Matt, con la gamba rotta fasciata di fresco.

Si avvicinò al suo letto, prese una sedia e si sedette in parte a lui. Matt era ancora sveglio. –Black…- sussurrò.

-Sono qui, Matt…-

-Sono preoccupato per N…-

-Non parlare.- Black gli premette un dito sulle labbra. Matt si zittì e arrossì lievemente.

Fece scivolare il dito lungo il contorno della bocca di Matt, poi lo spostò lungo il collo.

–Dormi ora…- gli sussurrò, appoggiando la testa alla sua spalla.

Matt sorrise, appoggiò la testa sulla sua e si addormentarono.

 

Si svegliarono presto. White fu svegliata dal trillo proveniente dal suo Xransceiver.

-White? Ho scoperto qualcosa di interessante!- la voce squillante della professoressa le fece quasi esplodere i timpani.  Mugugnò distrattamente un qualcosa di incomprensibile.

-Ti ho svegliata? Ti chiedo scusa, ma devi venire subito a Zefiropoli, alla palestra. Ti aspetto!- riattaccò.

Si alzò dal divano con la schiena a pezzi. Aveva dormito in una posizione scomoda.

Svegliò Cheren e Belle, e si guardò intorno in cerca di Black.

Chiese a una della infermiere.

-Il ragazzo con i capelli marroni? È andato a trovare il vostro amico nella sua stanza, credo.- rispose quella con tono gentile.

Li trovò nella stanza di Matt, entrambi addormentati. Scosse lievemente Black, e questo si svegliò di soprassalto. –Abbiamo solo parlato!- esclamò, in preda al panico.

Si svegliò anche Matt. –W-W-White!-

Lei alzò un sopracciglio. –Non ne voglio sapere nulla.- disse ridendo. –Ma ora dobbiamo andare a Zefiropoli, la prof Aralia ha trovato qualcosa di interessante.-

 

Si diressero verso Zefiropoli dopo qualche ora. Matt camminava aiutandosi con delle stampelle, nonostante le infermiere lo volessero trattenere ancora qualche giorno.

Era praticamente scappato dal centro pokémon.

Non avendo abbastanza pokémon da cavalcare, decisero di andare a piedi. Facevano frequenti pause per permettere a Matt di riposarsi.

Non si accorsero di essere costantemente sotto osservazione.

Finchè davanti a loro non si materializzò una figura.

Capelli grigi che coprivano gli occhi, una bandana nera a coprire la parte bassa del volto, completamente vestita di nero.

Altri due si materializzarono ai lati del gruppetto.

Quello davanti a loro parlò. Aveva una voce sibilante e cupa.

-M, vieni con noi. Tuo padre ti vuole.-

-Oh si, sicuro. Mi lancio con gioia fra le braccia di uno psicopatico.- Ringhiò Matt.

-Con le buon e con le cattive, verrai con noi.- Si smaterializzarono e si materializzarono di nuovo in parte a lui. Lo presero e lo caricarono su un hydreigon che era appena atterrato. Il pokémon lo afferrò stretto con le sue mani a forma di testa, stringendo i denti sulle sue braccia e prese il volo.

Matt urlò.

-Matt, NOOOOO!!- urlò disperato Black. Si avventò contro uno della triade, ma questo scomparve nel nulla, insieme agli altri due. Fece uscire un braviary dalla pokéball, gli saltò in groppa e partì all’inseguimento di hydreigon.

-Black, torna qui!!!- urlò White.

-White, và a Zefiropoli, io salverò Matt!- gli urlò lui di rimando.

Lei si mise a correre verso Zefiropoli, seguita da Cheren e Belle. Appena arrivarono, si diressero verso il museo.

Aralia li aspettava, insieme ad Aloè, la capo palestra.

-White, ti stavamo aspettando!- Esclamò la professoressa.

-Sisi va bene, cosa avete scoperto?-

Aloè le porse una pietra nera. –Questo è lo scurolite, si dice che contenga l’anima dormiente di zekrom, il drago nero.-

White non credeva ai suoi occhi. Prese la pietra fra le mani.

-E come faccio ad evocarlo?- chiese.

Aralia e Aloè si grattarono la testa. –Questo non lo sappiamo..- risposero.

‘Utile’ pensò White, scazzata. Voleva andare a salvare Matt e suo fratello al più presto.

-Forse il capo palestra di Boreduopoli potrà aiutarti, è esperto di draghi- disse Aralia.

-SI! Io la conosco, si chiama Iris!- esclamò Belle.

-Allora, andiamo da lei. Così prenderò anche l’ultima medaglia, e poi andrò alla lega.- rispose White.

-White, fa attenzione, abbiamo sentito dire che il capo del team Plasma è uno psicopatico..- La mise in guardia Aralia. Ovviamente, non sapeva che White e il cosiddetto “capo” del team si conoscevano già. Quelle parole la fecero solo stare peggio.

Arrivarono a Boreduopoli verso sera. Il solo stava tingendo di rosso il cielo.

I tre ragazzi entrarono nella città, Belle fece strada verso una casa nella parte est.

Bussarono alla porta, e un uomo sulla 50ina con una strana barba aprì loro la porta. Dietro di lui fece capolino una ragazzetta bassa e con i capelli viola, che alla vista di Belle la abbracciò gridando gioiosa.

-Belle! La prof Aralia mi ha avvisato!- esclamò.

Fecero entrare i ragazzi e si presentarono. –Io mi chiamo Iris, sono la capo palestra di Boreudopoli. Lui invece è Aristide, il sindaco della città.

‘una ragazzina, capo palestra?!?’ Pensò White. Lei gli lesse nel pensiero.

-Non farti ingannare dalla mia giovane età, sono molto più forte di quanto credi. Ti aspetto alla palestra, se mi batterai ti dirò tutto quello che so sui due draghi leggendari.- Sorrise, sicura di sé.

-D’accordo.- rispose secca White. – Allora possiamo incominciare subito.-

-Non c’è fretta.- rispose Iris. Prenditi tutto il tempo necessario per curare i tuoi pokémon, poi raggiungimi alla palestra.-

-Non c’è né bisogno, stanno tutti bene. Quindi se non ti dispiace, vado di fretta.-

-Va bene allora.- sorrise Iris, e si diresse verso la palestra, seguita da White, Cheren e Belle.

La lotta iniziò. Iris aveva solo tre pokémon, ma erano ben allenati. Nonostante fosse una ragazzina, White ebbe difficoltà a batterla.

Fraxure fu il più facile da battere. Bastarono un paio di attacchi per mandarlo KO.

Duddriggon invece fu più arduo. Ci vollero un paio d’ore per finirlo.

White era frustrata, quel combattimento stava andando avanti troppo, e il tipo drago era l’unico contro il quale non aveva pokémon superefficaci. Voleva finire quella farsa al più presto e andare da N.

Quando fu il turno di haxorus, i suoi pokémon erano quasi tutti esausti. Per fortuna aveva una scorta di revitalizzanti e pozioni nella borsa.

Quando finalmente la batté e Iris le consegnò la medaglia leggenda, tirò un sospiro di sollievo.

Come promesso, Iris le raccontò la storia di reshiram e zekrom.

-Le origini di Zekrom e Reshiram vengono narrate nelle leggende di Unima, dove in origine erano un unico potente drago Pokémon utilizzato da due fratelli per creare la regione di Unima. Ma essi non andavano molto d'accordo su come creare la regione, il fratello maggiore voleva un mondo pieno di verità e il minore voleva un mondo ideale. Per questo i due iniziarono a litigare e finirono per lottare fra loro. Il drago, non sapendo con chi stare, si divise in due pokémon distinti: Reshiram, che stette dalla parte del maggiore, e Zekrom, dalla parte del minore. I due draghi erano ugualmente forti, così i due fratelli decisero che non c'era modo di decidere chi aveva ragione. Ma essi di nuovo ricominciarono la lotta, e Reshiram e Zekrom distrussero Unima con i loro poteri di fuoco e tuono, e poi scomparirono.-

White ascoltò la storia. Era una bella storia, certo, una storiella da raccontare ai bambini prima di andare a dormire. Ma non la aiutava minimamente.

-Non sai nulla su come fare per evocarli?- chiese speranzosa.

-No, mi dispiace. Suppongo che Zekrom si risveglierà solo quando sentirà di essere nelle mani di un allenatore degno di compiere tale gesto.-

White sbuffò. Ringraziò Iris e uscì dalla palestra, dirigendosi verso l’uscita nord.

-White, cosa credi di fare?- le urlò Belle.

-Vado a salvare N. E a recuperare Matt e Black, li avranno sicuramente catturati. Con o senza Zekrom.- rispose, senza guardarsi indietro.

Cheren e Belle si guardarono. Non aveva alcuna speranza contro Reshiram.

-Aspetta!- la voce della Professoressa Aralia uscì da dietro di loro. Si girarono tutti e tre e la videro mentre correva verso di loro.

-White, porta questa con te.- mise nella mano di White una pokéball viola, con una M incisa sopra. La ragazza la guardò interrogativa.

-è una master ball.- le spiegò Aralia. –è una pokéball speciale in grado di catturare qualsiasi pokémon al primo colpo.-

White la ringraziò. Avrebbe preferito scoprire come evocare quel dannato pokémon.

Li salutò, e poi si diresse verso la lega pokémon.

La caverna della Via Vittoria non fu molto difficile da superare perché il galvantula Shiny che le aveva regalato N, abituato a vivere nelle caverne, trovò subito l’uscita. Tuttavia, White si attardò ad allenare i suoi pokémon e a sconfiggere gli allenatori li presenti. Dopo una mezza giornata di allenamento, uscì alla luce del sole e si ritrovò davanti al maestoso edificio. Dopo aver verificato che possedesse tutte le medaglie, la fecero entrare.

Si riposò un po’ al centro pokémon e fece incetta di pozioni e revitalizzanti, poi varcò la soglia che la separava da uno degli allenatori più forti di Unima.

Era una ragazza, si chiamava Antemia. Spiegò di essere esperta di pokémon spettro.

White ascoltava vagamente quello che la ragazza le diceva. Mandò in campo galvantula, che mise KO tutti i pokémon dell’avversaria usando Sbigoattacco. La lotta non le prese più di una mezz’oretta, e questo stupì molto Antemia.

Poi fu il turno di Mirton, esperto di pokémon buio. Anche in questo caso White si fece da aiutare da galvantula, che essendo di tipo coleottero era avvantaggiato contro i suoi pokémon di tipo buio. Lo batté in poco tempo.

La terza fu Catlina, superquattro di tipo psico. Galvantula, ancora una volta, mise KO tutti i pokémon con sbigoattacco. Il suo livello saliva sempre di più.

L’ultimo era Marzio, con pokémon di tipo lotta. Fu battuto da un rufflet che White si era portata dietro giusto per quell’occasione, che si evolse in un magnifico braviary.

Era giunto il momento della verità. Corse nell’ingresso principale della lega, dove erano apparse delle scale. Le salì, correndo a perdifiato.

Giunse in cima. Come quella volta alla torre Dragospira, N le dava le spalle. Davanti a lui c’era Nardo, il campione della lega, che rimetteva uno dei suoi pokémon nella ball.

-Ripensaci, ragazzo. Quello che vuoi fare è sbagliato.- Disse.

N scoppiò a ridere. –Nardo, Nardo. Sei troppo vecchio e accecato dal dolore per la morte del tuo pokémon, non capirai mai.  Io sto salvando i pokémon da un’esistenza inutile al fianco degli uomini.-

-No, tu stai condannando l’umanità a morire per uno stupido piano in cui  tu neanche credi.- White gli si avvicinò.

-Oh, White, non ti aspettavo così presto..- sussurrò stupito lui.

-Ti prego, torna in te!- lo implorò lei.

N scoppiò di nuovo  a ridere. La sua risata echeggiò lungo le pareti della stanza.

-Non so di cosa tu stia parlando, White, non sono mai stato così in me in tutta la mia vita. Ma, visto che sei qui, non perdiamo ulteriore tempo. Sorgi dalle tenebre, Castello del Team plasma!-

La lega fu scossa da un violento terremoto. White non riuscì neanche a reggersi in piedi e cadde, mentre una scala dorata perforava il muro dietro di N, che vi salì.

-Ti aspetto nella sala del trono, White. Lì, verrà deciso il destino dell’umanità.- disse, prima di scomparire all’esterno.

White si alzò in piedi e aiutò Nardo a rimettersi anche lui. In quel momento Cheren apparve dietro di loro.

-White, insegui N! Ci penso io a Nardo!-

White lo ringraziò e corse lungo le scale. Entrò nel castello e si mise a cercare freneticamente la stanza del trono. Entrò in tutte le stanze del castello, anche in quella di N. in una stanza trovò Antea e Concordia, che curarono i suoi pokémon, indicandole poi la strada giusta.

Era davanti ad un’immensa porta. Varcò la soglia.

La stanza era deserta.

Camminò sul lungo tappeto rosso verso quello che sembrava essere un trono.

Delle mani la afferrarono, girandole le braccia dietro la schiena. Lei si dimenò con violenza, ma la presa era troppo forte. Alzò lo sguardo, e vide un viso coperto da una maschera nera e capelli argentei. Un membro della triade.

-ben  fatto, mio prezioso servo.- White girò la testa. Davanti a lei, Ghecis sorrideva malignamente. Le si avvicinò minaccioso, facendo roteare un coltello nella mano destra.

White si dimenò ancora di più. Provò a sferrare un calcio a Ghecis, ma il membro della triade la costrinse a inginocchiarsi, alzandole la faccia verso Ghecis.

-Stà buona, vipera. Vedo che non hai ancora smesso di sputare veleno.- le appoggiò la lama del coltello al petto, e delicatamente le lacerò la maglietta.

-Di un po’, non ricordavo fossi così carina…-

Un urlo riecheggiò per tutto il castello.

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Capitolo 11
*** Parte 11 ***


Ghecis le prese il volto fra le mani, costringendola a baciarlo.

La sua viscida lingua si fece strada nella bocca di White.

Lei morse con tutta la sua forza, fino a sentire il sapore metallico del sangue bagnarle la lingua.

Ghecis si ritrasse. Il sangue gli colava dalla bocca semiaperta.

-Smettila di agitarti, ragazzina. Tra poco sarà tutto finito, vedrai…- La stava spogliando con gli occhi.

-Non osare toccarmi, schifoso pervertito …- sibilò White.

-oh, altrimenti cosa mi farai?- la canzonò lui.

White non fiatò. Il membro della triade la teneva sempre stretta, e lei non riusciva a liberarsi.

-Patetica. Esattamente come mio figlio…Ma rimani sempre una signorina, e qui alle signorine è riservato un trattamento diverso…-

-Cosa hai fatto a Matt??- gli urlò contro White.

Ghecis sorrise. –Niente, per ora. Sta facendo compagnia al suo caro amichetto dai capelli marroni nelle segrete.-

Avevano preso anche Black. White imprecò e tentò una vana fuga.

-Spero che tu sia ancora vergine, mi piace la carne fresca…- Ghecis le si avvicinò.

-Speri male, paparino-ringhiò una voce dietro di loro.

 

Black aveva lanciato il suo braviary all’inseguimento dell’hydreigon, ma era molto più veloce di lui. Atterrò su uno dei balconi del castello e lasciò cadere con malagrazia Matt a terra.

Black atterrò subito dopo di lui e lo raggiunse.

-Matt, va tutto bene?- Lo aiutò ad alzarsi. Matt annuì, tenendosi le braccia sanguinanti a causa dei morsi del pokémon.

-Scappiamo prima che arrivi qualcuno..- sussurrò. Si sentiva debole.

-Braviary, vieni qui.- Black chiamò il suo pokémon.

Hydreigon lo bloccò con un iper raggio.

-Ben fatto, hydreigon.- Ghecis apparve dietro di loro.

Matt vide suo padre per la prima volta. Indietreggiò. Black si mise fra lui e Ghecis.

-Non osare avvicinarti, o…-

-..O?- Ghecis fece un cenno a hydreigon, che tirò una testata nello stomaco a Black.

Il ragazzo si accasciò a terra in parte a Matt tenendosi la pancia e sputando sangue.

-Bastardo…- ringhiò Matt.

-Non è questo il modo di parlare a tuo padre…- Rispose Ghecis, calmo. Schioccò le dita, e la triade si materializzò dietro di lui. Fece un cenno verso Black, e uno dei membri lo prese, immobilizzandolo.

-Cosa vuoi fargli? Lascialo andare! E’ me che vuoi no?- urlò Matt, disperato.

-Vedi di collaborare, e non succederà nulla, né a te né a lui.-

-Cosa vuoi?-

-Tutto a tempo debito. Portateli entrambi nelle segrete, e fate la guardia. Vedete di non farli scappare.- Ordinò Ghecis.

I membri della triade li trascinarono nei sotterranei. Black cercava di ribellarsi, sapeva che una volta chiusi la sotto non sarebbero più scappati. Gli arrivò una botta in testa.

-Vedi di fare il bravo, se non vuoi morire.- Ringhiò il membro della triade che lo stava tenendo. Aveva una voce familiare. Con un movimento improvviso, Black tolse la maschera al ninja facendo cadere anche la parrucca.

-Sp..Spighetto?!- urlò.

Il capopalestra di Levantopoli rimase spiazzato per qualche secondo, poi si rimascherò in fretta e prese Matt per i capelli, sbattendogli la testa a terra.

-Ti ho detto di stare tranquillo, se non vuoi fare una brutta fine.-  Black gemette.

Vennero gettati in prigione con malagrazia. Black si attaccò alle sbarre e li chiamò indietro.

-Aspettate! Ditemi solo perché state dalla sua parte!!- urlò.

Uno dei ninja, dalla cui voce Black riconobbe Chicco, parlò. –la cosa non ti riguarda.-

Si allontanarono, ma Black sapeva che li stavano tenendo d’occhio.

Matt si era accasciato in un angolo, pallido in volto. A causa dell’emofilia, si sentiva sempre peggio. Black se ne accorse, e si strappò la maglia per  bendargli le ferite.

-Matt, ti prego, cerca di rimanere sveglio.-

Il ragazzo si riprese un poco.

-nella mia tasca.. ci sono delle pillole rosastre… dammele…- Sussurrò.

Black ubbidì, e Matt ne ingoiò una. Il suo viso riprese un po’ colore.

-Grazie…- sussurrò di nuovo. Le prese e se le rimise in tasca.

Black si sedette accanto a lui.

-Che cosa facciamo ora?- chiese.

Matt scosse la testa, senza rispondere. Alzò lo sguardo, e vide una miriade di spinarak aggirarsi sul soffitto. Gli venne un’idea. Si alzò e prese una pokéball vuota dalla tasca. Ne catturò uno, poi lo liberò dalla sfera.

-Che vuoi fare?- chiese Black.

-Se mio fratello riesce a parlare con i pokémon, perché io non dovrei?- Rispose Matt, sorridendo.

Guardò lo spinarak che giaceva sulla sua mano, aspettando gli ordini.

-Ora vai, senza farti vedere, cerca Antea e Concordia, e falle capire che devono liberarci.-

Il piccolo pokémon sembrò annuire, poi zampettò via non visto.

Dopo una mezz’oretta, le due ancelle arrivarono.

-Matt, Black! Vi liberiamo subito!- aprirono la porta della prigione utilizzando un mazzo enorme di chiavi.

Matt e Black uscirono dalla prigione, ringraziandole.

Subito due della triade si materializzarono davanti  loro.

-Dove credete di andare?- sibilarono.

-Dovè andato il terzo?- Chiese Matt.

-Ghecis l’ha chiamato. Ma questo a voi non deve interessare. Non ve ne andrete di qui.-

Entrambi lanciarono in campo i loro pokémon, Simipour e Simisear.

Matt mandò in campo mightyena, e Black serperior.

Li batterono e scapparono dalle segrete.

Antea e Concordia dissero loro di andare nella sala del trono, e spiegarono come arrivarci. Matt e Black si guardarono negli occhi e corsero nella direzione indicatagli.

 

N prese suo padre per il collo del vestito e lo allontanò da White.

-N!- si stupì White.

-Lasciala andare.- Ordinò al membro della triade, che ubbidì.

White si massaggiò i polsi.

-N, figlio mio. Hai fatto di lei la tua puttanella?- Ghecis rise.

N strinse la presa sul collo di suo padre.

-Non osare toccarla, lurido bastardo. Lei è mia.- Gli ringhiò contro.

White non sapeva se essere felice per essere stata salvata o incazzata perché stavano parlando di lei come un oggetto.

Ghecis strinse disperatamente le sue mani intorno ai polsi di N. Stava soffocando.

N lo lanciò via. Camminò verso il trono e vi si sedette. Dietro di lui la parete esplose, letteralmente.

Un getto di fiamme avvolse la sala, mentre Reshiram si posava elegantemente di fronte al re del team Plasma.

-allora, White. Dove è Zekrom?- la provocò N.

White abbassò la testa.

-Non ti ha reputata degna. Non riuscirai mai a battermi. Vattene, è una battaglia vinta in partenza.- Disse N, senza guardarla.

White lo guardò negli occhi. –Con o senza Zekrom, io ti batterò. Ti riporterò alla normalità, e ti impedirò in qualunque modo di portare a termine il tuo piano. Finché mi rimarrà anche un solo alito di vita, tu non porterai via i pokémon.-

Matt e Black entrarono in quel momento nella stanza. White non se ne accorse nemmeno.

N sorrise. –Te lo chiedo per l’ultima volta. Unisciti a me.- tese una mano verso la ragazza.

-Mai e poi mai.- ringhiò lei.

Il suo zaino iniziò a tremare ed a emanare una luce bluastra. Lo scurolite fluttuò davanti a lei, e presto formò una tempesta elettromagnetica.

White si allontanò di scatto, mentre l’oscura silhouette di un drago si intravedeva fra le nuvole.

Un ruggito fece tremare la sala.

Davanti a lei, l’enorme figura di Zekrom la scrutava con occhi rossi come il sangue.

N sorrise maniacalmente.

-Finalmente il leggendario Zekrom è stato risvegliato! Catturalo, vediamo se ne sei veramente degna!-

White indietreggiò. Frugò nella borsa, e sfiorò con la mano la forma della master ball che le aveva dato Aralia. La lanciò senza pensarci. Zekrom fu subito catturato.

Raccolse la master ball da terra e guardò N.

Si alzò dal trono e si avvicinò a Reshiram. –Che la battaglia inizi!-

White mandò in campo Zekrom.

Nell’aria aleggiava ancora la puzza di bruciato causato dal risveglio di Zekrom e dalle fiamme di Reshiram.

-Zekrom, incrotuono!- Urlò White.

-Reshiram, disintregralo con incrofiamma!-

I due attacchi si scontrarono, creando una potente onda d’urto.

Sia N che White furono sbalzati indietro. N finì oltre il campo di battaglia, oltre il buco che l’arrivo di Reshiram aveva creato nella parete. Si attaccò ad una sporgenza con un braccio.

-N!!- Urlò White disperata. Avrebbe voluto correre da lui, ma i due draghi stavano ancora lottando e non riusciva a passare.

Fregandosene della gamba rotta, Matt corse in aiuto del fratello. Per poco non fu centrato da una codata di Zekrom.

Allungò un braccio e tirò su di peso N.

Appena rimise i piedi a terra, il ragazzo si liberò dalla presa di Matt e tornò a lottare.

-Reshiram, lanciafiamme, contro White!!- Urlò-

Reshiram ubbidì. White era spacciata, ma Zekrom la difese frapponendosi tra lei e il drago bianco.

-Zekrom, vai, cozzata zen!- ribattè White.

Reshiram cadde all’indietro, ma si rialzò subito.

-Incrofiamma!-

-Incrotuono!-

La battaglia andò avanti a lungo. White era stremata, e anche Zekrom.

Ma resistettero.

Dopo l’ennesimo incrotuono di Zekrom, Reshiram crollò.

N non credeva ai suoi occhi. Cadde sule ginocchia, in parte a Reshiram.

-No.. Non è possibile…-

Ghecis si avvicinò a lui. Lo prese per il collo della camicia.

-TU! HAI MISERAMENTE FALLITO! SEI INUTILE, DEBOLE! TU NON SEI MIO FIGLIO!!-

Si girò verso White.

-Non ti permetterò mai di ostacolare il mio piano, mai!! Rimarrò l’unico che possiede pokémon, diventerò il sovrano di Unima!-

Uno alla volta gli mandò contro tutti i suoi pokémon: cofagrigus, eelektross, hydreigon, seismitoad, bouffalant, bisharp.

White li mandò KO uno dopo l’altro. L’allenamento della mattina precedente aveva dato i suoi frutti.

Ghecis era come impazzito, o almeno, più del solito.

-MALEDETTA!!-

Si lanciò contro White, con il coltello in mano.

Lei mise in avanti le mani, e il coltello le trapassò da parte a parte la sinistra.

Urlò per il dolore.

Quell’urlo fece riprendere N. Si alzò in piedi e si lanciò addosso a suo padre, allontanandolo da White. Caddero entrambi a terra.

N si allontanò velocemente, e senza pensarci urlò: -Reshiram! Incrofiamma!!-

Reshiram si riprese, e un getto di fiamme investì Ghecis in pieno.

La puzza di carne bruciata riempì la sala.

Quando le fiamme svanirono, di Ghecis non rimaneva altro che un mucchio di cenere.

N guardava i resti di suo padre. Scosse la testa e si avvicinò tentennante a White.

Lei rimase ferma il suo posto. Quando furono l’uno di fronte all’altro, N parlò.

-Scusami White. E’ tutta colpa mia.- Le prese la mano sanguinante e estrasse il coltello. White gemette.

-N…- iniziò.

-Devo andarmene ora. Lo capisci?- la interruppe lui.

Lei scosse la testa e iniziò a piangere. –No… Perché?-

-Ho fatto del male a troppe persone. Me ne andrò dove non potrò fare del male a nessun’altro.-

-E io verrò con te.- Gli disse lei.

N scosse la testa. –No. Tu sei la persona più importante per me, proprio per questo non dobbiamo mai più rivederci. Un giorno capirai.-

La abbracciò, la baciò e poi saltò su Reshiram.

Matt saltò dietro di lui.

-Matt!- dissero Black e N all’unisono.

-Black, perdonami. Ma non posso abbandonarlo. E poi, sono anche io un pericolo. Prima o poi le pillole smetteranno di funzionare, causando una morte atroce per me e sofferenza a voi. È la soluzione migliore per tutti.- Guardava negli occhi Black.

N sospirò. –così sia. Black, prenditi cura della mia White.-

Black e White piangevano. Il ragazzo si avvicinò al drago bianco, toccando debolmente la mano di Matt.

-Matt... io...io ti..-

-Sta zitto, non dirlo.- Sorrise Matt. –anche io.-

Lasciò andare la mano di Black e fece un cenno a N.

-Questo non è un addio...- Sussurrò N.

Reshiram si librò in volo.  White si avvicinò al buco nel muro dal quale erano volati via. Le lacrime le rigavano il volto, e il sangue colava dalla ferita alla mano.

Ti aspetterò, amore mio.



Ps: non è ancora finita ;)

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Capitolo 12
*** Parte 12 ***


-Mamma, perché tutti i bambini hanno un papà e io invece no?- Gli occhi azzurri della bambina brillavano di una bellezza inquietante.

 

White continuava a fissare piangendo il cielo. Reshiram era ormai scomparso all’orizzonte.

Qualcuno le prese la mano. –White, andiamo…- le sussurrò Black.

White non si mosse né rispose. Black la abbracciò.

Rimasero così a lungo.

Il dolore di quella scomparsa li avrebbe accompagnati per sempre.

Black si staccò da quell’abbraccio, gli occhi umidi e rossi.

Mise un braccio intorno alle spalle di White e insieme si incamminarono verso l’uscita.

Rientrarono alla lega pokémon, Nardo e Cheren li stavano aspettando. Cheren fece per parlare, ma Black lo zittì con lo sguardo. Gli fece segno di non fare domande.

White guardava nel vuoto.

‘Se ne è andato, per sempre. Non lo rivedrò mai più.’

Scosse la testa per cacciare quel pensiero.

Questo non è un addio. Erano state le sue ultime parole.

Cheren le mise una mano sulla spalla. –Hey, su con il morale. Abbiamo vinto, dopotutto.-

White non proferì parola.

Nardo si avvicinò a loro. –White, ti ringrazio da parte di tutta Unima. Non so cosa sia successo che ti abbia reso triste, ma mi dispiace…-

White non lo ascoltò nemmeno. La testa le girava.

Fece un passo in avanti e cadde sul pavimento, priva di sensi.

 

Si risvegliò nel letto di casa sua. All’inizio non capì bene cosa fosse successo, ma poi lentamente e dolorosamente i ricordi tornarono.  Provò ad alzarsi in piedi, ma venne assalita dalla nausea. Si risdraiò sul  letto e sospirò.

Black entrò nella stanza. –Ti sei svegliata finalmente! Certo che quando ti ci metti dormi come un ghiro!-

-Quanto ho dormito?- Chiese lei stiracchiandosi.

-Quasi 3 giorni- rispose lui.

White sgranò gli occhi. –Tre giorni??-

-Si. White, ti devo parlare…-

-Puoi scusarmi un momento? – lo bloccò lei.

Black la guardò perplesso. –Certo-

White si alzò di scatto e si precipitò in bagno. Si accasciò sul WC e vomitò.

Black la seguì. –White… Che hai combinato con N?- le chiese, guardandola serio.

White alzò lo sguardo su di lui. Sapeva perfettamente dove voleva andare a parare con quel discorso.

-Non sono una bambina, sono libera di fare ciò che voglio.- gli rispose secca.

-Sai benissimo che non te lo sto chiedendo per quello.-

White aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo. Non sapeva che rispondere.

-White… Ti scongiuro… Dimmi che avete preso precauzioni...-

White non osava guardarlo in faccia.

Black sbatté un pugno contro il muro. Un vaso pieno di perline di vetro cadde a terra e si infranse sul pavimento di ceramica.

-Sei un incosciente, White!- gli urlò contro.

White si mise a piangere. Lui si pentì di aver alzato la voce. Si inginocchiò in parte a lei.

–Che vuoi fare ora?- le chiese.

-Non lo so, Black…- White trattenne un altro conato di vomito.

Black la prese in braccio e la riportò a letto.

-Ora riposati… ne riparliamo più tardi, va bene?- le rimboccò le coperte.

White lo trattenne per una manica. –Black, ho intenzione di tenere il bambino…-

Black la guardò negli occhi. –Non avevo dubbi su questo…-

White si asciugò le lacrime. – Ormai sono quasi due mesi e mezzo… Non so se ce la farò senza N…-

Il fratello la abbracciò. –Ti starò accanto, sorellina. Anche se non c’è N ad aiutarti, io per te ci sarò sempre.-

White lo abbracciò commossa.

 

In quei mesi, successero molte cose. Antea e Concordia scomparvero, e con loro anche il trio oscuro, anche se White avrebbe giurato di averli visti con la coda dell’occhio un paio di volte.

Il team plasma si sciolse, i membri furono arrestati. Solo poche reclute, fra le quali anche Zoe e Travis, riuscirono a scappare.

Le due reclute decisero di fuggire a Johto, dove nessuno le avrebbe riconosciute, ma prima, decisero di andare a trovare White.

White fu molto sorpresa di vederli.

-Abbiamo deciso di andarcene da Unima e cominciare una nuova vita lontano da qui.- Spiegò Travis.

White sorrise. –Sapevo che fra di voi c’era sempre stato qualcosa. –

Zoe arrossì lievemente. –Comunque, Re N ci ha detto di consegnarti questo- Diede a White una lettera chiusa con il sigillo degli Harmonia.

-N? Dove lo avete visto?- Chiese speranzosa.

-Ce l’ha data poco prima di cadere in preda alla malattia. Ha detto di consegnartela nel caso in cui qualcosa fosse andato storto. Anche se non è successo nulla, abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere averla.- Rispose Zoe.

White li ringraziò. Era strano vederli con gli abiti normali e non con quei ridicoli costumi del team plasma.

I due ex membri partirono per Johto librandosi in volo con il pidgeot di Travis.

White si augurò che trovassero finalmente un po’ di pace. Mise la lettera in un cassetto in camera sua.

Black si trasferì ad Austropoli per andare all’università di medicina. Tutti i weekend tornava a casa per stare un po’ con White e sua madre. Divenne presto un medico molto affermato in tutta Unima.

 

Sette mesi dopo, White uscì dall’ospedale tenendo fra le braccia una bellissima bambina. Aveva gli occhi di colore azzurro intenso,  i capelli verdi.

Fu subito notata per queste sue particolari caratteristiche.

Ma soprattutto perché era in grado di comunicare con i pokémon.

White rimase stupita da questa sua abilità. La scoprì quando la bambina ebbe compiuto 3 anni.

La vide giocare amabilmente con un enorme scolipede selvatico, un pokémon che di solito non si fa avvicinare dagli esseri umani. Rimase affascinata dal modo in cui quel pokémon la trattava, quasi come se fosse un venipede e non una bambina.

 

Erano passati ormai 6 anni dall’ultima volta che N aveva rimesso piede in quel posto.

Era in piedi davanti ad una croce rudimentale, nella sala del trono. Probabilmente l’avevano lasciata quelli della triade, in ricordo di suo padre.

Matt gli mise una mano sulla spalla.

-Non riesco a credere che, dopo tutto quello che ti ha fatto passare, riesci ancora a provare affetto per quel mostro.- gli disse.

N guardava la croce, calmo. –Era pur sempre mio padre, e io l’ho fatto fuori. Che diritto avevo di togliergli la vita, dopo che lui me l’ha risparmiata alla nascita?-

Matt lo guardò negli occhi. –L’ha risparmiata anche a me, fratello. Ma non capisco comunque quale oscuro legame ti leghi ancora a lui, tanto da farti provare dei sentimenti nei suoi confronti.-

N non rispose. Sospirò.

-Dobbiamo andare- disse, senza riuscire a nascondere una nota di tristezza nella voce. –Black ci sta aspettando.-

Matt sorrise. Finalmente, dopo sei lunghi anni, si sarebbero rivisti.

Si incamminarono verso Austropoli. Ovunque andavano, c’era sempre gente che li fissava. N e Matt erano perfettamente identici. Si fermarono al centro pokémon per riposare. Un gruppo di ragazze li fissavano ridacchiando.

N era infastidito.

Una ragazza si avvicinò a loro.

-Piacere! Mi chiamo Haruka.- Tese loro la mano.

N la strinse esitante.

Haruka li guardò sorridendo.  –Ho fatto una scommessa con le mie amiche laggiù.- indicò il gruppetto di ragazze. –Ho scommesso che sarei riuscita a sedurre uno di voi due entro stasera…- li guardò ammiccante.

N e Matt si guardarono. Chi diavolo era quella tipa?

-Allora, che ne pensate?-

-Mi dispiace, io ho già una ragazza.- N si alzò e fece per andarsene, ma la ragazza lo fece risedere.

-Non c’è nessuna fretta, amico.- Haruka lo guardò in un modo strano.

-E tu invece?- Si girò verso Matt.

Matt arrossì. –Io… -

-E’ impegnato anche lui.- N intervenne.

Haruka spostò lo sguardo da N a Matt e viceversa. –Ma le vostre presunte ragazze non sono qui, ora…- sussurrò loro maliziosamente.

N si alzò di scatto e la prese per un braccio. –Stai scherzando col fuoco, ragazzina- ringhiò.

Matt lo bloccò. –N, calmati e andiamocene..-

Haruka si liberò dalla stretta di N.

N le voltò le spalle e uscì dalla porta, con Matt al seguito.

Le ragazze raggiunsero Haruka. –Haruka, va tutto bene?- chiese una di loro.

Haruka fumava di rabbia. –Quell’N sarà mio…- sussurrò fra i denti.

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Capitolo 13
*** parte 13 ***


-N, che ti ha preso?- Matt bloccò N fuori dal centro pokémon.
-Non lo so- rispose N.
Matt lo guardò perplesso. –Muoviamoci ad arrivare da Black.-
N annuì.
Si misero di nuovo in cammino.
Arrivarono ad Austropoli dopo qualche ora di cammino.
Matt fremeva dalla voglia di rivedere Black. Non stava più nella pelle.
N pensava a White.
-Heylà.- la voce veniva da un punto imprecisato dietro di loro.
Black. Non era cambiato molto dall’ultima volta che si erano visti, era solo un po’ più alto e con un lieve accenno di barba.
Matt gli corse incontro. Gli prese il volto fra le mani e premette le labbra contro le sue.
N rimase pietrificato. E con lui anche la gente che li circondava.
Matt si staccò imbarazzato da Black.
Black gli sussurrò in un orecchio: -Non qui e non ora, Matt. C’è troppa gente…-
Matt annuì.
Si incamminarono verso l’ospedale dove Black lavorava. Li portò in una stanza e li fece sedere.
-Sono felice di rivedervi, ragazzi. Mi siete mancati…- Sussurrò.
Matt si alzò dalla sedia e lo abbracciò. –anche tu mi sei mancato…-
N li guardava. Era leggermente scosso.
Black sorrise. –N, non dirmi che sei stupito.-
N lo guardò. –No, io…Cioè…Oh, al diavolo! Sono felice per voi due.-
-Scommetto che sei ansioso di rivedere White- Gli disse Black.
N non rispose. Aveva una voglia terribile di rivederla, ma aveva anche paura.
Black indovinò subito a cosa stesse pensando. –Ho una sorpresa per voi due… Ma prima devo farti gli auguri, N.
N alzò lo sguardo. –Auguri per cosa?-
Black gli si avvicinò. –Scommetto che non sai nulla.-
-Cosa dovrei sapere?-
Black si sedette davanti a lui. –Sei padre, N. Da ormai sei anni.-
N sgranò gli occhi. –Ma…come…-
Black sorrise. –White ha partorito circa sette mesi dopo che sei scomparso.-
N non seppe cosa rispondere.
Black gli diede una pacca sulla spalla.  –Venite con , devo farvi vedere una cosa.-
Li portò in un'altra stanza, più precisamente in un laboratorio nei sotterranei dell’ospedale.
Entrarono e una ragazza con un camice bianco salutò Black.
Black ricambiò e camminò verso il fondo del laboratorio. Prese una provetta contenente un liquido bluastro.
-Sono fiero di presentarvi la fine di tutti i vostri problemi. Sono quasi tre anni che ci lavoro con la mia assistente, e finalmente sono riuscito a trovare un vaccino per la Sindrome Harmonia.- Black sorrise.
N e Matt lo guardarono, stupiti. –Come hai fatto?- Chiese Matt.
-Non è stato facile. Ho studiato il vostro DNA, e ho scoperto che la SH è un insieme di tante malattie diverse. Ho cercato una cura per ognuna di esse e l’ho messe insieme, creando questo vaccino… Ci sono voluti anni, ma ne è valsa la pena.- Sospirò Black.
N lo guardò. –Come dobbiamo prenderla?- chiese.
L’assistente di Black gli portò due siringhe sterili.
N impallidì. – Stai scherzando vero?-
Matt, Black e la ragazza lo guardarono.
-Non avrai mica paura delle siringhe, vero?- Lo prese in giro Matt.
N guardò da un'altra parte. –Fate il più velocemente possibile..- chiuse gli occhi e porse il braccio.
Black ridacchiò. –Fatto, puoi aprire gli occhi.-
N li riaprì. Black gli stava disinfettando il braccio. Prese poi l’altra siringa e la riempì del liquido blu, per poi vaccinare anche Matt.
-Non mi sarei mai aspettato che uno come te avesse la fobia degli aghi…- scherzò.
N lo ignorò. –Dove è  White?-
-è a Soffiolieve. Domani mattina andremo da lei.-
-Perché non ora?- Si alzò dalla sedia.
Black lo fermò. –Stai calmo, devo tenervi sotto controllo nel caso qualcosa vada storto.-
N sbuffò. Aveva sofferto per anni senza poterla vedere, e adesso che era così vicina non poteva fare nulla. Si risedette.
Black si girò verso Matt. Lo prese per i fianchi e lo baciò. Matt avvolse le braccia intorno al suo collo.
La dottoressa toccò lievemente Black sulla schiena.
Black si staccò da Matt e la guardò duramente. –Ti ho detto che non devi disturbarmi quando sono impegnato…-
La dottoressa alzò un sopracciglio. –Allora non vi interesserà sapere che il vostro amico  è appena scappato dalla finestra…-
Black e Matt si girarono verso la finestra spalancata. Black imprecò.
 
N correva attraverso le strade affollate di Austropoli. Voleva arrivare il prima possibile da White.
Appena uscito dalla città, rallentò il passo. Mise le mani in tasca e camminò in direzione di Soffiolieve. Ci arrivò in una mezz’oretta.
Stava per entrare nel paese, quando si sentì tirare per i pantaloni. Guardò in basso, e quello che vide lo fece ammutolire.
Occhi azzurri come il cielo e capelli verdi come i suoi. Una bambina lo stava guardando.
-Tu hai i capelli come i miei!- squittì la piccola battendo le mani.
N la fissava. Possibile che…
-Liberty! Torna qui....Chiedo scusa, questa bambina è molto vivace…- White accorse, si chinò e prese la bambina. Si rialzò in piedi e si ritrovò ad un soffio dal viso di N.
Aprì la bocca una volta o due, ma non ne uscì alcun suono.
N non ci pensò due volte. La prese e la baciò con trasporto, stringendola a sé.
Non riusciva a crederci di averla finalmente fra le sue braccia. Sentì le lacrime di White scorrerle lungo le guance.
Si staccò da lei e la guardò. Piangeva anche lui.
-Non lasciarmi mai più…- White appoggiò la testa sul petto di N.
N la abbracciò. –Mai più. È una promessa.-
N fu afferrato per il colletto della camicia e tirato indietro.
-Preso, finalmente!- Black era appena sceso da zebstrika.
-White!- Matt abbracciò la ragazza. Liberty venne letteralmente stritolata da quell’abbraccio.
-Matt! – White si asciugò le lacrime dal volto.
-Mamma, chi sono queste persone?- Chiese la bimba abbracciando White.
White sorrise. –lui è il tuo papà, e lui tuo zio.-
N si liberò dalla presa di Black e si avvicinò a Liberty. La bambina si nascose dietro le gambe di White.
N si chinò e tese la mano. –Io sono Natural, il tuo papà.-
White, Matt e Black lo fissarono. –Natural?!-
N li guardò. –Si, mi chiamo Natural. Pensavate davvero che il mio nome fosse una lettera?-
I tre ragazzi annuirono.
N si mise a ridere.  La bimba gli strinse timidamente la mano.
N si rialzò in piedi. –Vedrai che io e te andremo molto d’accordo- sorrise.
Liberty gli sorrise di rimando.
N tornò da White e le prese le mani. Le diede un bacio sulle labbra e la guardò. –Non ti lascerò mai più, te lo prometto…-
 I mesi passarono. Natural, White e Liberty si trasferirono alla foresta bianca.
Il team plasma fu completamente dimenticato, i sette saggi furono catturati.
A N parve di vedere in giro la triade, ma non ne era molto sicuro.
Solo dopo parecchi anni, White si ricordò della lettera che Zoe e Travis le avevano consegnato.
Aprì la busta con il simbolo degli Harmonia e ne estrasse un foglio. Lo prese delicatamente tra le dita e iniziò a leggere.

Mia cara White,
Se stai leggendo questa lettera vuoi dire che io ormai sono scomparso. Vivo o morto, non lo so.
Sto lentamente impazzendo, ormai i momenti di lucidità sono pochi rispetto alle “crisi”.
Ti prego di perdonarmi per tutto ciò che ti ho fatto e che farò. La cosa che ho desiderato più di ogni altra cosa  sempre stata avere una famiglia, una vera famiglia.
Grazie a te ho realizzato questo mio desiderio. Tu sei tutto ciò che mi rimane. Tu sei la mia famiglia.
Ti amo e ti amerò sempre, qualunque cosa accada. Per questo ti scrivo questa lettera, per fare in modo che tu non ti dimenticherai mai di me, come non lo farò nemmeno io.
Per sempre tuo
Natural Gropius Harmonia
 
 
-Che stai leggendo, amore mio?- N si era svegliato e si stava stiracchiando da sotto le coperte.
-Niente..- White piegò la lettera e la rimise nel cassetto. Si alzò dal letto e si rivestì.
-A me piacevi di più senza vestiti- ridacchiò lui.
Lei, per tutta risposta, gli strappò le coperte di dosso, ridendo. –Alzati dal letto, Gropius. Dobbiamo portare Liberty a ricevere il suo primo pokémon e poi andare da Black per le ultime analisi.
N la guardò. –Come hai scoperto il mio secondo nome?-
White gli fece l’occhiolino e gli lanciò addosso i vestiti. –Ho le mie fonti. E adesso alzati, che è già tardi.-
N si alzò e si rivestì. –Per favore, non dirlo a nessuno.-
White gli diede una spinta e lo fece cadere sul letto. –Andiamo, scemo che non sei altro…- disse, ridendo.
N si rialzò e la baciò.
-Mamma, papà, faremo tardi se non ci sbrighiamo!- Liberty si era precipitata nella loro camera.
N diede un altro rapido bacio a White e uscirono di casa. Il sole splendeva e una piacevole brezza scompigliava i loro capelli.
 
LA FINE… o forse no? >:D
Voglio ringraziare Light.Lynx, che mi ha aiutato in molte parti della storia, correggendole e dandomi idee per rinnovarle. Passate dal suo account, è una grande :D http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=154017

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