Blo,blo,blo.

di Gwendin Luthol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blo,blo,blo. ***
Capitolo 2: *** Autobus. ***
Capitolo 3: *** Sere. ***



Capitolo 1
*** Blo,blo,blo. ***


Blo,blo,blo.

Prendo un po’ d’acqua e la metto a bollire sul fuoco.
Mi siedo e ricado in un vortice di appunti e libri sulla storia dell’arte ellenistica. La penna è guidata dalla mia mano meccanica mentre,la mia mente sta da tutt’altra parte.
Blo,blo,blo.
L’acqua bolle e io entro in cucina. La solita atmosfera di quella stanza mi salta al collo come un abbraccio.
Il tuo abbraccio.
Trovo nella pentola una tempesta d’aria che non trova pace.
Il mio cuore è tanto differente?
Prendo una bustina di tè inglese e avendo quasi paura di tutto quel movimento,la infilo piano piano dentro la pentola.
Trenta secondi e l’acqua si comincia a colorare.
 Si agita senza fine.
Mi fa quasi pena. Decido che può bastare,metto fine alle sue sofferenze.
Spengo il gas e tutto torna tranquillo.
Mi chiedo se qualcuno possa fare la stessa cosa con me.


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Capitolo 2
*** Autobus. ***


.

Mi baci,mi accarezzi.
E’ ciò che si alterna allo specchiarsi del vetro dell’autobus sulla città che si sveglia.
Tengo su il volume della musica che risuona dentro di me,come le corde di un basso,è indefinita da chi mi circonda.
Non ho mai fatto troppo caso ai visi che mi si presentano davanti,in bus. Mi lascio semplicemente trasportare da quella che è la miglior incarnazione dell’autonomia: l’apertura delle porte,lo sbuffare degli anziani e il parlare ad alta voce dei signori filippini al telefono.
Sento il calore del tuo bacio ancora sulle mie labbra.
Le sfioro con l’indice destro,sono calde. Tutto in me diventa caldo alla percezione del tuo solo pensiero…anche nella più fredda mattina di metà Dicembre.
 
Entro in aula di plastiche dove l’odore dell’argilla mi trapassa senza pietà le narici. Prendo posto al cavalletto più lontano,quello irraggiungibile come una piccola isola deserta nel bel mezzo dell’oceano più profondo.
Prendo spatola e chiave e con innaturale movimento incido sull’impasto verdognolo. Volo via,chiusa in me stessa,dentro una piccola bolla di sapone. Leggera,colorata,senza troppe preoccupazioni ma basta poco che qualcosa distrugga tutto. Scoppia la mia bolla e cado pesante da dove ero venuta.
“Giulia,posso sedermi accanto a te?”
Tu,che sei così simile a Lui.
Faccio cenno di sì con la testa. Quasi piango ma,non posso più permettermelo.

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Capitolo 3
*** Sere. ***


.

Le sere in cui le lacrime avevano lo stesso sapore metallico del sangue,che tagliavano le mie guancie dividendole in due,sembrano così lontane.
Mi ricordo di quando i giorni erano infiniti e non cadeva foglia senza che io piangessi.
L’odore del giornale,quello penetrante del caffè che tanto io amo,non lo sentivo più come prima e infondo cos’era successo di così grave?...ti avevo perso.
Poi i fiori sono ricresciuti,il sole si coricava più tardi e le cicale ornavano di canti,la sua ritirata. E’ passato così tanto tempo in uno spazio talmente fuggitivo che a malapena riesco a percepire.
Ma nel buio della notte,quando tutto diventa apparentemente immobile,il letto sembra ingoiarmi e mi addormento su mille pensieri di promesse infrante.

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