HEITAI NO YORU

di Kagome008
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LA SIGNORA DELLA NOTTE ***
Capitolo 2: *** MINACCE ***
Capitolo 3: *** ARRIVI ***
Capitolo 4: *** A TU PER TU! ***



Capitolo 1
*** LA SIGNORA DELLA NOTTE ***


Bene, come non fossi impegnata ( sono impegnatissima!!!), mi metto a scrivere un'altra ff, ci mancava! Perché ho queste idee masochiste?
Cioè, non fraintendete, a me piace su sacco scrivere, ma a volte ho delle idee suicide!
Argh!
Uomo mannaia, mi stai consolando?
Argh!
Come sei carino! Frup frup me fa fusa!
Allura, mentre ho ancora all’attivo “L’equilibrio del tempo” e “Hawke” e “Pirati”, mi metto pure a scrivere un’altra ff… veramente geniale Kaggy! Hai mai notato che sei un geniaccio? >_< Ormai lamentarsi non serve a nulla! La decisione è stata presa e all’ispirazione non si può dire di no, giusto? Vi avviso che in questa ff il mio stile cambierà un po’, ovvero mi adatterò all’ambientazione in cui ho deciso di far svolgere la storia e seguirò uno stile più maturo >.< i Bei vecchi tempi sono finiti… questa sarà una ff che nn si dimenticherà ( x lo skifo presumo XD)
P.s. La prima parte di questi capitolo potrebbe risultare un po’ noiosa, ma credetemi ke se lo leggete fino alla fine vi piacerà XD

HEITAI NO YORU
CAPITOLO 1
LA SIGNORA DELLA NOTTE

Un sordo cigolare si propagò nella piccola stanza, mentre mani delicate correvano lungo la linea di un piccolo baule, aprendo di scatto la serratura.
Sebbene il buio permeasse la sala, le mani esperte sapevano cosa cercare.
In un leggero sospiro di trepidazione le mani agguantarono il fodero nero di una lineare spada, mentre due occhi sorrisero nel buio, prima di riporre l’arma nel suo nascondiglio.
***
Il sole, grande, luminoso, con i suoi raggi infuocati, si rifletteva sulle alte tegole delle torre del palazzo imperiale di Tokio, disegnando in una cornice di pura luce le eleganti forme dell’edificio che sembravano toccare la superficie della palla di fuoco.
L’immenso palazzo, circondato da alte mure inespugnabili, controllate dai samurai di guardia ad ogni ingresso, si ergeva con la sua possente, e allo stesso tempo sinuosa, forma, tra tutte le costruzioni di Edo, come simbolo di potere dello Shogun*, manifesto della sua ricchezza e della sua importanza.
All’interno delle mura, il palazzo era organizzato gerarchicamente: più esteriormente, vicino alle pareti di difesa, si trovavano le abitazioni dei piccoli daimiyo* meno influenti, mentre man mano che ci si avvicinava alla reggia vera e propia, l’abitazione dello Shogun e del consiglio degli Anziani, si trovavano le abitazioni delle famiglie più ricche e benestanti del paese, tutte, rigorosamente, composte di samurai. Queste abitazioni erano abitate solamente in alcuni periodi dell’anno, come ad esempio quando lo Shogun indiceva una qualche speciale riunione, nei periodi di guerra o, come in questo caso, quando saliva al trono, sempre per diritto ereditario, un nuovo Shogun.
Era accaduto da poco che, infatti, il vecchio Shogun Akiro Higurashi, che aveva governato per molti anni il paese in modo giusto ed onesto, fosse venuto a mancare e avesse lasciato il trono al suo secondo genito, un bambino di appena 10 anni,Sota Higurashi.
Nella grande reggia imperiale, nel salone dei ricevimenti,stava per svolgersi, secondo il rigido protocollo di stato, la cerimonia in cui tutte le famiglie dei daimiyo avrebbero reso onore al nuovo regnante, offrendo doni e porgendo gli auguri più sinceri.
Mancavano poche ore ormai alla cerimonia e il clima nel salone era di estrema tensione e concitazione trattenuta: tutti i servi si sbrigavano nell’ultimare i preparativi affinché tutto fosse perfetto. La sala, enorme, era adatta ad ospitare migliaia di invitati. Alle pareti dell’immensa stanza erano appesi, un po’ ovunque, gli stemmi della famiglia allora regnante, mentre il tutto era illuminato a giorno da grandi lampade ad olio sospese alle pareti. Un grande tappeto rosso si snodava lungo tutta la lunghezza della sala, arrivando sino alla postazione regale dello Shogun e della sua famiglia, alle cui spalle svettavano grandi arazzi intrecciati in fili d’oro.
In un angolo del salone il “Difensore” dello Shogun osservava il lavoro dei domestici con occhio attento.
Infatti Sota Higurashi avrebbe potuto prendere il vero e proprio potere dello Shogun al compimento della maggiore età, mentre nel frattempo la sua tutela era stata affidata al suo “Difensore”, un samurai a lui fidato e devoto, e il controllo del regno al consiglio dei 5 Anziani, di cui faceva parte anche lo stesso “Difensore”.
- Inuyasha-san! – disse un domestico, inchinandosi rispettosamente al “Difensore” -La disposizione dei seggi della famiglia regnante vanno bene? -
Inuyasha si soffermò a guardare la disposizione dei troni, facendo poi cenno con la mano, in senso positivo, al domestico, che si allontanò a capo chino.
Il tutore del nuovo Shogun era il samurai Inuyasha Taisho, daimyo di una regione dell’Est. Era un ragazzo dai folti e lunghi capelli color della notte, dagli occhi d’ambra e dal volto dai tratti leggeri ed affascinanti. Sebbene della sola età di 21 anni rivestiva di già uno dei ruoli e degli incarichi più importanti di tutto il Giappone: “Difensore” dello Shogun e membro del consiglio dei 5 anziani, quindi responsabile della vita del nuovo regnante e di controllare l’andamento economico, culturale e statale del paese.
- Sei sempre di molte parole eh, Inuyasha-chan! – disse, alle sue spalle, un ragazzo dal buffo codino.
- Miroku… - sbuffò il ragazzo dai lunghi capelli corvini -… l’occasione non mi permette di risponderti a tono! –
Il nuovo venuto sorrise sincero, conoscendo ormai bene il carattere d’uro dell’amico. Infatti Miroku faceva anch’egli parte del consiglio dei 5 anziani ed era daimiyo di una ricca casata del Sud. Occhi azzurri e vispi erano incorniciati in un viso allegro e solare, mentre indossava un modesto kimono viola, simile a quello rosso del compagno samurai.
- Questa cerimonia sarà perfetta! – sorrise Miroku – Sono giorni ormai che ci stiamo preparando! -
- Deve essere perfetta! – rispose Inuyasha – Il nuovo equilibrio del potere si deve ancora stabilizzare e tra poco saremmo sotto gli occhi di tutte le famiglie abbienti del Giappone! –
- Oh, non ti preoccupare! – sorrise Miroku – Anche perché, vista l’assenza di qualcuno, dubito ci saranno incidenti!- - Sebbene io sia grato ai kami dell’assenza di quel individuo, mi spiace ricordarti che è un membro del consiglio pure lui… - disse, grave, il difensore, mettendo automaticamente mano all’elsa della sua katana -…è innamissibile che uno dei cinque manchi proprio a questa cerimonia!-
- “Impegni improrogabili nonché difficoltà urgenti al feudo” – ripetè Miroku – Questo diceva!-
- Bal… ehm… Menzogne! – si corresse Inuyasha.
- Non ci pensare amico mio! – sorrise Miroku – La cerimonia sarà perfetta! –
***
La grande sala dei ricevimenti era gremita sino allo spasmo. Tutte le famiglie erano disposte ai lati della passerella su cui, entro pochi secondi, sarebbero entrati lo Shogun e la sua famiglia. Nei pressi della postazione regnante stavano, oltre che i samurai di guardia, voluti per la sicurezza dello Shogun, i quattro membri del consiglio, rispettosamente in piedi, ad attendere il loro signore.
Inuyasha vestiva di un bellissimo kimono nero e teneva sempre al suo fianco la fida tessaiga, la sua Katana. Miroku, invece, aveva indossato uno sfarzoso kimono viola scuro che metteva in risalto i suoi occhietti vispi.
Tutti sapevano, sebbene nessuno lo dicesse, che quella sarebbe stata una grande prova e dimostrazione da parte del nuovo “Difensore” e del nuovo Shogun, e gli occhi di tutti, dunque, erano puntati sul giovane daimiyo dal capelli color d’ebano.
- Guarda quante fanciulle, Inuyasha! – bisbigliò Miroku, all'orecchio dell'amico. - Piantala cre… piantatela Miroku-san! – lo apostrofò Inuyasha – La famiglia sta per arrivare! -
- Ma guarda quante!- continuò Miroku – peccato siano quasi tutte concentrate su di un acidino come te! –
Una gomitata alle costole lo fece smettere e gli diede anche il segnale che la famiglia regnante stava facendo il suo ingresso in sala.
Tutti trattenevano il fiato, guardando ammirati la sontuosità e l’eleganza dei membri reali.
Dapprima fece il suo ingresso lo Shogun: Sota Higurashi era un dolce bambino dai grandi occhi castani e i capelli neri. Il viso ancora giovane era teso, provato dal dolore della perdita del padre e dalla tensione per quel grande evento. Era vestito con un kimono d’oro.
Seguivano la madre dello Shogun, Kioko-san, una donna, sebbene in età ormai avanzata, di ancora incredibile bellezza, ed infine, per ultima, la primogenita del vecchio Shogun Akiro Higurashi, Kagome Higurashi. Era una ragazza di 18 anni, incredibilmente bella. Lunghi capelli corvini si snodavano sino a metà schiena, riflettendo violacei la luce delle lanterne. Occhi color cioccolato incorniciavano un viso delicato, perfetto, nel pieno della giovinezza.
Indossava un kimono rosa con disegni fucsia che risaltava tutto il suo perfetto corpo. Era chiamata “ il fiore di loto” e non c’era uomo in quella sala che l’avrebbe desiderata.
Lo shogun si sedette alla sua postazione, seguito dalla madre e dalla sorella. Quando si furono seduti ai loro seggi i quattro membri del consiglio, allora presenti, fecero i loro omaggi alla famiglia, inchinandosi rispettosamente.
Quando Inuyasha alzò lo sguardo, in una frazione di secondo, i suoi occhi si incrociarono con quelli di Kagome. Maledicendosi per questo, sviò immediatamente lo sguardo verso il suo nuovo signore.
-“ Maledizione!” imprecò a se stesso –“ Non si deve sapere!”
***
La luna, alta nel cielo costellato di stelle, illuminava tutta Edo come fosse giorno. Il grande satellite della terra, pieno nella sua forma rotonda, svettava padrone nel cielo contornato di stelle lontane.
Le chiome degli alberi erano lievemente sospinte da una leggera brezza che spirava da oriente, muovendo in lievi fruscii i rami verdi d’estate.
Un ombra, veloce ed indistinta, scivolò silenziosa, scattando in un rapido balzo, giù dal tronco di un albero, nascondendosi subito nell’ombra di un arbusto.
La tipica divisa ninja, infatti, di un nero scuro, permetteva alla sagoma di potersi muovere in libertà, mimettizandosi con le ombre create dalla grande sfera nel cielo.
La alte mura della residenza interna, quella dello Shogun e del consiglio degli anziani, erano pattugliate da samurai in lungo in largo.
Con un movimento furtivo l’ombra si arrampicò veloce lungo il muro di cinta, invisibile agli occhi delle guardie, scomparendo all’interno della residenza reale.
***
Inuyasha sedeva solo, vestito di un semplice kimono nero, nella sua camera da letto, osservando silenzioso, immerso nei suoi pensieri, la sagoma della luna alta nel cielo. La cerimonia si era conclusa un paio di ore prima e tutto era andato al meglio. Dopo aver ricevuto gli onori da tutti i daimiyo presenti, la famiglia reale si era ritirata nei suoi appartamenti, congedando gli inviati.
Inuyasha, soddisfatto, si stiracchiò la schiena. Tutto era andato perfettamente… tutto… e anche lei dannazione. In un flesh back rivide quegli occhi profondi, intensi, bellissimi… Dio com’era bella.
Assorto nei suoi pensieri non si rese conto del movimento furtivo di un ombra alle sue spalle.
- Ah… dannazione! – sospirò il “Difensore”, mentre l’ombra si avvicinava silenziosa, estraendo dal fodero nero la spada lucente.
La lama della katana si posò all’altezza del suo collo, scintillando nell’ombra.
- Non muovere un solo muscolo! – disse la voce del ninja che, da dietro Inuyasha, teneva in pugno la sua vita. Inuyasha si immobilizzò, diventando una statua di marmo.
- Chi sei? – chiese il difensore.
- Qui sono io a fare le domande!- rispose l’uomo mascherato. Inuyasha si voltò lentamente, sempre rimanendo seduto e con la spada puntata al collo.
- Come hai fatto ad entrare? – chiese Inuyasha, guardando fisso il suo aggressore negli occhi, unica parte scoperta del volto.
- Per me è come un gioco! – rispose il ninja, prima che Inuyasha lo prendesse per il polso e lo attirasse diffronte a se in ginocchio, facendogli cadere per terra la spada.
- E non ti stanchi mai di giocare? – chiese con voce roca il “Difensore”, slacciando con gesto rapido la maschera che copriva il volto della sagoma oscura e baciandone avidamente, in un lampo, le labbra piene.
- Io non mi stanco mai di sorprenderti! – rispose il ninja, che si era scoperto una bellissima ragazza dai capelli corvini e dagli occhi profondi, color cioccolato.
- Tu mi sorprendi sempre, Kagome! – sorrise Inuyasha, accarezzandole la guancia – Come questa sera! – sussurrò attirandola a sé.
- Avevi detto che dovevamo essere impassibili, invece, il tuo sguardo… - sussurrò la ragazza, stringendosi ad Inuyasha.
- Come posso rimanere impassibile quando so che “il fiore di loto” mi guarda? – chiese Inuyasha, incominciando a baciare lievemente il collo della ragazza e intrufolando le mani sotto la divisa scura di ninja – Se poi ogni notte, non so come, non so con quale abilità, riesci a venire sino alla mia stanza –
Kagome trettente un gemito, mentre la lingua esperta di Inuyasha disegnava cerchi fantastici sull’incavo del suo collo.
- Non sono il ninja più bello che tu abbia mai visto? –
chiese, maliziosa, la ragazza, slacciandosi la parte superiore della sua divisa e mostrando il suo corpo nudo.
- Si… - bisbigliò Inuyasha, prima di attirarla a sé - … davvero il ninja più bello che io abbia mai visto! –

Continua capitolo 2…

Shogun*= letteralmente è il signore della guerra. Lo shogun era il più potente dimiyo che regnava direttamente per investitura dell’imperatore e aveva poteri praticamente assoluti. Il consiglio degli anziani era, qualora fosse stato maggiorenne, un organo puramente formale, che lo aiutava nelle sue decisioni.

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Capitolo 2
*** MINACCE ***


CAPITOLO 2
MINACCE

I primi raggi del nuovo sole, in quelle prime ore, ancora fredde, di una nuova mattina, sbucarono dietro le alte colline che racchiudevano la grande città di Edo, mentre ancora tutto dormiva nel silenzio della notte, illuminando per primo, data la sua grande levatura, le mura e le torri del palazzo imperiale.
Inuyasha, sveglio ormai da un paio di minuti, disteso a torso nudo sul suo grande futon, accarezzava distrattamente i lunghi capelli di Kagome che gli riposava accanto.
Kagome Higurashi, figlia primo genita del vecchio shogun e ora principessa del palazzo, la ragazza più bella che ogni uomo avesse mai visto in quella reggia, il prezioso “fiore di loto” che nessuno avrebbe mai dovuto cogliere senza permesso… ogni notte, da sei mesi a questa parte, diventava sua.
I due si erano conosciuti la prima volta un anno e mezzo prima, quando le precarie condizioni fisiche del padre di Kagome aveva costretto la convocazione urgente del consiglio degli anziani per sopperire ai compiti mancati del reggente allora indisposto. La prima volta che l’aveva vista le era subito sembrata una creatura inavvicinabile: circondata da uno stuolo di cameriere si aggirava pochissime volte in ale del palazzo che non fossero le sue camere e, quasi impossibile, mai da sola. Una creatura delicata e desiderata, di cui il vecchio padre era, a ragione, geloso sino all’inverosimile.
Sconvolgente fu per Inuyasha scoprire che Kagome Higurashi non era affatto delicata. Una ninja… ancora non ci credeva. … flesh back …
Un tremendo temprale squarciava il cielo di Edo nelle prime ore della sera, facendo vibrare le sottili pareti degli shoji e facendo quasi oscillare le torri del grande castello.
Inuyasha sedeva, ad occhi chiusi e a gambe incrociate, sul tatami della sua stanza, mentre la luce ad intermittenza dei lampi filtrava attraverso le grate alle finestre, disegnando strani disegni sul pavimento. Lo squarcio e il rimbombo dei tuoni ovattavano la sua percezione, facendolo sentire come in mezzo ad una bufera… una sensazione che lo rendeva tranquillo e al tempo stesso all’erta, protetto nel silenzio della sua stanza, ma agitato dal cataclisma che irrompeva con i tuoni nella sua camera.
Improvvisamente un fruscio improvviso lo fece voltare, mentre il ragazzo metteva subito mano all’elsa della sua spada.
Una figura, tutta nera, stava immobile al centro della sua stanza. Inuyasha scattò in piedi, estraendo dall’elsa la lama lucente di tessaiga. Anche la figura mascherata al centro della stanza estrasse la sua spada ingaggiando un duello con Inuyasha.
- Chi sei, vile? – chiese il ragazzo dai lunghi capelli neri, parando un fendente – Cosa cercavi nella mia stanza? -
Il ninja, che, più che intenzionato a colpire, sembrava propenso a schivare i colpi, non rispose alle provocazioni di Inuyasha, arretrando sempre più verso la parete, sotto i colpi del nemico.
Con le spalle al muro, il ninja potè resistere ben poco agli attacchi del suo rivale, venendo disarmato con estrema facilità.
- Prima di morire… - disse il ragazzo, con voce roca, puntando la lama al collo del suo aggressore -… vediamo chi si nasconde dietro questa maschera -
Con gesto violento aveva scoperto il volto del ninja… cadendo quasi a terra nel riconoscere quel viso perfetto. - Pri… Principessa… - mugugnò Inuyasha, lasciando cadere tessaiga per terra.
… fine flesh back…
Kagome si mosse leggermente nel sonno, avvicinandosi ancora più ad Inuyasha.
Sotto le coperte di seta, così vicino al suo corpo, poteva sentire il suo calore, il suo profumo. Poteva bearsi della sua vicinanza gratuitamente, come fosse la cosa più normale del mondo, mentre sapeva bene che, una volta sorto il sole e tornati ognuno ad indossare i propi ruoli, loro due, agli occhi della gente, non sarebbero stati più che degli quasi estranei l’uno per l’altra.
Inuyasha non sapeva ancora del perché Kagome si fosse introdotta nei suoi appartamenti la prima volta, ma fatto sta che dopo un primo pesante imbarazzo mal celato tra i due, la ragazza andava a trovarlo tutte le sere. Le conversazioni tra loro avevano subito incominciato ad essere qualcosa di speciale: Inuyasha era rimasto sorpreso dal constatare quante cose in comune avesse con quella ragazza e con quale semplicità con lei riusciva ad essere sé stesso. Nessuna cerimonia o frase fatta. Parlavano come due semplici ragazzi della loro età, dimenticando in quelle notti chi erano realmente… finchè una sera.
… flesh back …
- Inuyasha… - lo aveva chiamato con quella voce sempre allegra -… pensi mai a quello che ti riserva il futuro? - Inuyasha rimase a fissarla perplesso, prima di sorridere.
- Credo che ogni uomo abbia tracciato il proprio percorso e sia guidato dai kami e dal proprio karma…- rispose il ragazzo -… quello che ogni buon samurai deve saper fare è vivere la propia vita con valore e lealtà… questa è l’unica cosa certa per il mio futuro! -
Kagome lo aveva guardato pensierosa, rabbuiandosi in volto. - Gli insegnamenti ninja dicono “ Che guadagno trovi dal ricordare il passato o dall’inseguire il presente? Vivi nell’attimo in cui la foglia d’acero cadde d’autunno: rimani immobile come lei mentre ti fai cullare dal soffio dei kami e segui la rotta del tuo karma, ma decidi tu quando è l’ora di cadere dal tronco della vita” … decidi tu… a me non è permesso decidere… - sospirò Kagome.
Inuyasha la guardò apprensivo, tormentato dalle tristi parole della ragazza.
- Ti riferisci alla condizione del tuo povero padre? – chiese, in un filo di voce.
- Povero padre mio… sai Inuyasha, l’unico motivo per cui io non sono ancora sposata o promessa a qualcuno è per il semplice fatto che mio padre veglia su di me… - spiegò Kagome - … ma quando lui si spegnerà… qualcuno potrebbe venir a reclamare le chiavi del mio cuore e della mia vita! –
A quelle parole il cuore di Inuyasha aveva perso un battito. Era talmente preso da quella ragazza, come cullato in un dolce sogno, che il problema non gli si era ancora posto: quei loro incontri non avrebbero potuto durare per sempre. Lentamente prese la mani della ragazza tra le sue, facendole alzare lo sguardo.
- Mio padre diceva sempre “ Al tuo signore dona la tua lealtà, al tuo onore dona la tua vita, ma alla donna che ami dona il tuo spirito” – così dicendo si avvicinò a lei, sfiorandone le labbra piene.
Quello che seguì fu il sbocciare di un amore nascosto.
***
La porta scorrevole della stanza da letto si aprì lentamente, mentre una figura silenziosa entrava nella camera ancora nella penombra, sebbene il sole fosse ormai sorto.
Lentamente Kagome si svestì della sua tuta ninja, ripiegandola e riponendola nel suo baule. - Incominci a tardare sempre di più! – sentì dire da una voce famigliare.
Ancora mezza svestita si girò verso la voce del suo interlocutore, sorridendo.
- Kaede-chan, di già sveglia! –
Kaede era la sua tata sin da quando era bambina ed era lei ad averla insignita dei primi insegnamenti ninja. Era una donna ormai avanti negli anni, di animo molto sensibile, dolce, disponibile, ma anche rigido ed irremovibile. Era la sola vera amica che aveva… non aveva altre amiche se non la sua tata e la sua compagnia di azione, la dolce Sango-chan, che purtroppo vedeva molto raramente.
- Kagome… - disse con voce seria la vecchia donna, alzandosi dal suo posto a sedere - … incominci a peccare di imprudenza! –
- Lo so Kaede, oggi ho fatto tardi! – sorrise la ragazza, rivestendosi di un fresco abito verde chiaro.
- Kagome… questa cosa incomincia ad essere davvero troppo rischiosa! – disse l’anziana donna –Tuo padre, l’unico della tua famiglia a sapere il nostro segreto, non c’è più… corriamo troppi rischi! –
- Sono rischi accettabili! – rispose, perentoria, Kagome. - Permettimi almeno di licenziare qualcuna delle tue cameriere o donne di servizio! – disse Kaede – Sono troppe e vanno ovunque per le tue stanze! Soppratutto quella nuova! –
- L’hai sorpresa a rubare? – chiese Kagome, mentre finiva di pettinarsi i capelli e di aggiustarsi il tutto con un fermaglio dello stesso colore del vestito.
- No, ma… -
- Allora nulla! – rispose Kagome, pronta finalmente – Adesso andiamo a fare colazione, cara Kaede! –
- Kagome… questo è un periodo molto delicato ed importante! Tuo fratello è appena salito al trono e il nuovo consiglio è ancora così giovane. Sai quanto me che molti mirano a diventare Shogun… la vita di tuo fratello non è più al sicuro come quando era in vita tuo padre. Se dovesse capitare qualcosa a lui… -
- Kaede-chan, so benissimo qual è il mio compito! – rispose, seria, Kagome – Sono stata vostra discepola e vi seguo tutt’ora. Faccio parte degli heitai no yoru, i guerrieri della notte –
- Allora si prudente! – rispose l’anziana tata.
- Lo sarò! – sorrise Kagome – Devo esserlo! –
***
Inuyasha camminava spedito lungo i luminosi e ampi corridoi della reggia imperiale, vestito, come di consueto, del suo kimono rosso e portando, legata alla cintola, la sua fida spada tessaiga.
I lunghi capelli di seta corvina rilucevano di mille riflessi bluastri, mentre i suoi occhi d’ambra, così rari e caratteristi della sua persona, erano fissi diffronte a sé, mentre, nella sua solita sicurezza si stava recando alla sala del consiglio.
- Inuyasha-kun! – lo chiamò Miroku, da dietro, raggiungendolo – Stai andando alla riunione? –
- Si…- rispose il difensore.
- Sei già stato messo al corrente? – chiese, apprensivo, il ragazzo con il codino.
Inuyasha annuì, riprendendo il cammino. Le notizie che gli erano arrivate quella stessa mattina, sebbene non di straordinaria importanza o preoccupazione, lo tormentavano nel profondo.
Dopo essersi rivestito, aver salutato Kagome ed aver fatto colazione, un samurai aveva richiesto di essere subito ricevuto. Al cospetto del difensore, l’uomo aveva raccontato come due samurai di guardia, la notte precedente, fossero scomparsi nel nulla. Inuyasha era subito scattato in piedi.
- Scomparsi?- aveva chiesto – Come possono essere scomparsi? -
Di loro non rimaneva traccia. Inuyasha si era subito assicurato che tutto alla residenza fosse in ordine e tranquillo, sincerandosi sulle condizioni dello Shogun e della sua sicurezza, ma nessuno sembrava essersi introdotto di nascosto nel grande palazzo.
- Questa faccenda mi puzza! – rispose Miroku, leggendo quasi nei pensieri dell’amico – Speravo in cuor mio che avrebbero aspettato almeno un po’ prima di disseminare agitazione nel nuovo consiglio -
- Miroku… sai quanto me che la carica di Shogun è un incarico, un prestigio, un potere, ai quali molti aspirano, e il fatto che Sota sia ancora così giovane non fa altro che alimentare i sogni e le bramosie di uomini assetati di potere, samurai e non! – rispose Inuyasha.
- Temo si stia avvicinando un periodo tutt’altro che facile! - disse Miroku.
- Quando mai la nostra vita è stata facile? – così dicendo aprì lo shoji di una piccola anticamera, continuando a percorre il lungo corridoio sino alla sala del consiglio. - Hikewara-san! Itachi-san! – dissero in coro Inuyasha e Miroku, entrando nella sala delle riunioni, dove gli altri due membri del consiglio erano già riuniti ad attenderli. - Inuyasha-san! Miroku-san! – risposero i due, imitando il piccolo inchino formale, mentre Inuyasha e Miroku si sedevano ognuno al proprio posto.
La grande sala del consiglio era arredata di un semplice stile: un grande tavolo rettangolare, pogiante su basse zampe, di scuro legno laccato, stava nel centro, mentre a capotavola e ai lati erano sistemati i cuscini per i membri del consiglio.
Inuyasha, seduto in ginocchio a capotavola, osservò con una punta di fastidio il posto vuoto di uno dei consiglieri. - Vedo che ancora una di noi è assente! – disse, trattenendo il suo disappunto.
- Naraku-san si scusa per il prolungato ritardo e ci avvisa che arriverò il prima possibile! – rispose Hikewara, un uomo di mezz’età dalla costituzione robusta.
- Di certo mancare alla cerimonia in onore dello Shogun è stato un atto imperdonabile! – disse Itachi – Spero che Naraku-san porgerà le sue scuse al nostro giovane signore! – Miroku annuì, mentre Inuyasha sembrava riflettere in silenzio.
- Passando alle notizie che mi sono giunte questa mattina e che credo tutti sappiate… - disse Inuyasha -… mancano due samurai all’appello, qualcuno vuole spiegarmi com’è possibile? -
- Ho chiesto di poter interrogare il samurai a capo del turno di notte entro questa mattina! – disse Miroku – Sebbene, credo, che questo, più che un atto di negligenza o di tentativo di intrusione nella reggia, fosse un segnale per metterci in guardia! –
- In guardia? – chiese Hikewara – Qualche gruppo di fanatici, di rivoltosi, ti preoccupa? -
- Mi preoccupa la sicurezza dello Shogun! – rispose Miroku – E comunque non credo che un semplice gruppo di rivoltosi saprebbe sbarazzarsi di due samurai! –
Inuyasha ascoltava in silenzio il dibattito, quasi divertito dalla stupidità di Hikewara. La prima mossa per avviarsi al fallimento e, ancor peggio, alla morte, era quello di sottovalutare ogni singolo tassello della matassa. Grazie ai kami uno stolto come Hikewara non era a capo del consiglio.
- Concordo con Miroku-san! – intervenne il difensore – Sappiamo tutti che molti anelano al titolo di Shogun, samurai e daimyio, quindi vi chiedo, a tutti voi, di informare il consiglio su qualsiasi cosa degna di nota notiate nei prossimi giorni a palazzo, senza tralasciare nulla. Per quanto riguarda i due samurai scomparsi, continuate a cercarli! -
- Solo io ho la sensazione che si stia prendendo questa cosa troppo seriamente? – disse Hikewara – Il nostro signore è giovane, senza dubbio, ma appena salito al trono e protetto da noi e da voi, difensore… quale motivo ci sarebbe di fare questa velata minaccia! –
- Il potere! – rispose Inuyasha, zittendo il consigliere – Tutti bramano il potere! –
Improvvisamente le porte della sala si spalancarono, mentre un gruppo di samurai entrava veloce e unito nella camera, disponendosi a formare un corridoio d’ingresso. Tutti i consiglieri si inchinarono subito, ben sapendo chi stava per entrare.
- Shogun! – salutarono all’unisolo, mentre Sota entrava nella sala del consiglio.
Inuyasha per poco non sbiancò nel notare che il piccolo bambino era accompagnato dalla sorella.
- Principessa! – dissero poi, salutando anche Kagome.
- Quale onore vi porta qui, o mio signore? – chiese Itachi, interpretando il pensiero di tutti.
Inuyasha si perse un secondo a fissare Kagome, stupito di vederla lì. Non avrebbe mai immaginato di poterla rivedere a così breve distanza di tempo, inaspettatamente, e questo gli faceva battere il cuore all’impazzata, montandogli in corpo una gran voglia di stringerla a sé.
- Questa mattina mi è stato recapitato questo! – disse Sota, facendo cenno alla sorella di posare sul tavolo, diffronte ad Inuyasha, un piccolo cofanetto – Per mia sfortuna la mia amata sorella ha dovuto assistere all’obrobio che si cela in quella scatola! -
- Oh, Sota-chan, non vi preoccupate per me! – sorrise subito Kagome, riavvicandosi al fratello.
- Inuyasha-san, apritelo! – disse il bambino.
Inuyasha fece scattare la serratura del piccolo cofanetto, vendo subito colpito da un odore nauseante. Nella piccola scatola c’era una mano mozzata in stato di decomposizione. Al dito medio della mano recisa stava l’anello della casata dello Shogun.
- La mano di un samurai – disse Miroku – Probabilmente uno di quelli scomparso questa notte! -
- Io e mia sorella pensiamo si tratti di un gesto intimidatorio! – disse Sota.
Inuyasha annuì, richiudendo il cofanetto e inchinandosi al suo signore.
- Mi adopererò a trovare i responsabili! – disse, con voce seria.
Sota annuì, prendendo una mano alla sorella e dando ordine alle guardie di ritirarsi. Inuyasha e Kagome si guardarono una frazione di secondo negli occhi. Qualcosa, in quella mattina, aveva agitato l’animo di entrambi.

Continua capitolo 3 …

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Capitolo 3
*** ARRIVI ***


CAPITOLO 3
ARRIVI

La fievole lamella della piccola candela, ormai consumata, si spense nel sibilo del vento, mentre il sole, basso all’orizzonte, si apprestava a tramontare sulla città di Edo, dopo l’ennesima giornata frenetica.
Inuyasha, appoggiato con la schiena alla porta che dava sul terrazzo dei suoi appartamenti, osservava silenzioso quel mondo dai colori così accessi in quel ora del giorno. I tetti delle mille, e mille, case di Edo si tingevano di un rosso scarlatto, mentre anche il mare, nella lontana baia, riluceva del riflesso del sole. Tutto sembrava colorarsi di un nuovo calore.
I raggi del sole, in quegli ultimi momenti prima della notte, non risparmiavano la figura solitaria del difensore. I suoi lunghi capelli color d’ebano, così inusuali per un samurai, riflettevano mille sfaccettature di blu e di viola, mentre i profondi occhi ambrati si illuminavano di una calda luce.
Inuyasha si soffermò a guardare il grande astro calare sempre più: il sole era tinto di un rosso infuocato quel giorno.
-< Cala un sole rosso… > bisbigliò, tra sé e sé -< … questa notte verrà versato del sangue! >
***
Il cuore batteva furioso nel petto, mentre, correndo veloce e graffiandosi, nuovamente, le braccia e le parti del corpo scoperte, la ragazza continuava la sua furiosa fuga. Con le tempie pesanti e la testa che sembrava girare su sé stessa, la giovane si voltò a guardare dietro di sé senza frenare la sua corsa.
Lontano il nitrito di cavalli spinti a galoppo si sentiva ben distintamente. Senza perdersi d’animo la ragazza continuò a correre, saltando i tronchi e gli arbusti che intralciavano il suo percorso. Sciolta ed agile nei movimenti, calzando un paio di lunghi pantaloni neri e una maglietta dello stesso colore, ormai lacerata, era coperta in volto da un pesante cappuccio che lasciava intravedere solamente i profondi occhi castani.
Improvvisamente la giovane si fermò, guardandosi attorno attentamente. Portandosi le mani alla bocca fischiò rumorosamente. Pochi istanti dopo un fischio simile al suo le giunse in risposta.
Sorridendo la ragazza si addentrò nel sottobosco, lasciando lo stretto sentiero, poco illuminato in quella tarda ora della notte, che aveva percorso sino a prima. Il nitrito e lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli, suoi inseguitori, si stava facendo sempre più chiaro e distinto. Riparatasi dietro il tronco di un grande albero, si tolse il cappuccio nero che le copriva il volto, tirando un grande sospiro: due grandi occhi castani incorniciavano un volto giovane e delicato.
Un ennesimo fischiò si alzò da chissà dove, mentre un gruppo di uomini a cavallo, lanciato in una folle corsa, transitava sul sentiero a pochi metri dalla giovane nascosta.
Improvvisamente un gruppo di uomini vestiti di nero attaccò il drappello di uomini a cavallo. Come nere ombre di morte i ninja uscivano dai loro nascondigli: sbucavano da dietro alberi e cespugli, si calavano dalla cima di quelle immense torri naturali come correndo su corde, quasi fossero dei ragni.
In breve il gruppo di uomini a cavallo era stato ridotto a metà, mentre i ninja continuavano ad aumentare di numero: un gruppo di quelli brandiva katane dalla lucente lama imbevuta di sangue, altri, ancora nascosti nei loro nascondigli, lanciavano shuriken assassini che recidevano, in una scia di morte, il collo dei loro avversari. Molti uomini giacevano a terra agonizzanti: la calma e la destrezza dei ninja, nella loro fatale precisione, contrastava con la paura e la forsennata agitazione degli uomini a cavallo che, sebbene armati, erano impreparati, più psicologicamente che fisicamente, ad affrontare un duello nato dal buio della notte.
Improvvisamente una tersa nebbiolina si alzò dal suolo umido: per disperdere i pochi soppravvisuti i ninja avevano lanciato delle bombe carata fumogene. Nel terso bianco la loro precisione non scemava. Come degli dei della morte dotati di 3 occhi si abbattevano sulle loro vittime con decisione.
Mettendo mano alla spada, la ragazza, dal suo nascondiglio, sorrise. Poi, andando a dare man forte ai suoi compagni, anche Sango si unì allo scontro.
***
Kagome si svegliò di sopprasalto, con la fronte grondante di sudore. Il cuore batteva furioso nel petto, mentre diffronte agli occhi aveva ancora le immagini dell’incubo che aveva appena, così intensamente, vissuto. La madre, il fratello, il suo piccolo Sota, morenti ai suoi piedi e le sue mani ancora bagnate del loro sangue pulsante. Diffronte a lei il loro assassino, vestito di nero, irriconoscibile, che brandiva una spada ancora fresca di vita.
Ancora disorientata Kagome si mise a sedere, cercando di allontanare dalla mente quelle orribili immagini. Improvvisamente una forte stretta alla mano la fece ridiscendere, mentre il caldo abbraccio di Inuyasha l’avvolgeva inaspettatamente.
-< Tutto ok? > le chiese, bisbigliandole all’orecchio con quella sua inconfondibile voce roca da far fremere la schiena.
-< Ho solo avuto un incubo! > disse Kagome, stringendosi al caldo corpo del suo amante.
-< Va un po’ meglio ora? > le chiese lui, accarezzandole piano la schiena-
Kagome annuì, alzando il suo volto sino a guardare negli occhi il difensore.
-< Credo che l’avvenimento di oggi mi abbia impressionato più di quanto immaginassi! >rispose la principessa.
Inuyasha arricciò impercettibilmente il naso, ricordando l’odore nauseante della mano nello scrigno, mentre nei suoi occhi passava una luce che Kagome non seppe decifrare.
-< Sei preoccupata per tuo fratello? > chiese lui, quasi potendo leggere nella mente della ragazza.
Kagome annuì -< Questo è un periodo molto delicato… per lui… > disse -< … e anche per me! >
Inuyasha la osservò silenzioso, immergendo le sue profondi pozze ambrate negli occhi altrettanto penetranti della ragazza.
-< Kagome… lo so che c’è qualcosa che non mi dici… l’ho sempre saputo, sin dal primo momento in cui ti ho sorpreso in questa stessa stanza, ma i tuoi segreti con me sono al sicuro… se mai vorrai confidarmeli! > disse Inuyasha, accarezzandole piano una guancia.
Il volto di Kagome si rabbuiò, mentre una sua mano andava ad accarezzare altresì una guancia del ragazzo.
-< Anche tu trattieni parole che non vuoi pronunciare… > disse -< … è so bene che questo è quello che ci impongono i nostri rispettivi ruoli. Tu difensore, io principessa che di notte si arrampica sui tetti! > continuò, facendolo sorridere -< Tanti segreti amore mio… e, queste notti con te, tra i tanti! >
Inuyasha annuì, decidendo di accantonare per quel momento tutte le domane che avrebbe voluto rivolgerle. Prima o poi avrebbe dovuto sapere come faceva il fiore di loro a sapere quell arte magica simile ai ninja, cosa ci faceva quella prima sera nella sua stanza, com’era riuscita a rubargli il cuore. Scuotendo la testa, sorrise tra sé. All’ultima domanda probabilmente non c’era risposta.
-< Che hai? > gli chiese Kagome, curiosa.
-< Nulla! > sorrise lui, sincero -< Senti,ma… visto che siamo svegli… > disse malizioso, incominciando a baciarle sensuale un orecchio.
Kagome lanciò un gridolino, prendendolo alla sprovvista e facendolo distendere sotto di sé.
-< Visto che siamo svegli… > disse, con una luce sensuale negli occhi -< … propongo di usare bene queste poche ore che ci rimangono! >
***
Un nuovo giorno sorse, mentre il sole si alzava piano all’orizzonte tingendo di vita gli alti tetti del palazzo imperiale di Edo.
Il grande palazzo era ancora avvolto dal silenzio di prima mattina, mentre i numerosi abitanti della reggia incominciavano a svegliarsi dal torpore della notte. Kaede alzò gli occhi dalla lettera che stava leggendo, appena arrivata con il corriere, soffermandosi a guardare la sua protetta, Kagome Higurashi, “il fiore di loto”, vestirsi come tutte le mattine, spogliandosi degli abiti neri di morte, il colore dei ninja, per indossare le vesti di principessa. Come tutte le notti la ragazza si era recata nelle stanze del Difensore.
Kaede storse il naso perdendosi nei suoi pensieri e girando tra le mani il rotolo di pergamena che stringeva in pugno. Sebbene non avesse mai parlato di persona con Inuyasha, il difensore di Sota, nonché capo del consiglio, aveva un opinione piuttosto certa su di lui. Le era bastato guardare i suoi occhi. Oh, che incredibili pozze ambrate… solo allora aveva compreso come Kagome avesse potuto innamorarsi di lui. Un bel giovane, saldo, imperscutabile, forte… eppure, in un periodo di crisi come quello che stava sopraggiungendo, Kaede si interrogava spesso sulla sua affidabilità. Un giorno il difensore avrebbe voluto sapere, se non pretendere, i segreti che si celavano attorno a Kagome… sarebbe stato capace di custodirli? Con il dubbio nel cuore, pesante come un affanno, Kaede rilesse la lettera che le era giunta quella stessa mattina, dopo che, tramite un codice segreto ninja, era riuscita a decifrarla.

“ A Kaede-sama, protettrice del fiore di loro, e a Kagome-sama, l’invincibile fiore di loro.
Il pomeriggio scorso, sul fare della sera, un gruppo dei nostri più valenti ninja è riuscito a ad avere la meglio su un gruppo di briganti che si aggirava indisturbato per le province di Kyoto. Lo scontro è stato veloce e silenzioso e ci ha forniti di indispensabili notizie: questo gruppo di briganti portava le insegne della casata reale. Ci appare ovvio come, a ragion dei fatti, qualcuno all’interno del palazzo abbia aiutato questi fuori legge a scorrazzare per le campagne e a fare razzie nei piccoli villaggi, ma chi? Da tempo sappiamo, ormai, che qualcuno all’interno del palazzo trama per il ruolo di Shogun, mi raccomando, prestate la massima attenzione, spie si aggirano ovunque. Vi abbiamo inviato in soccorso, come maggiore premura, “nuvola rosa”. La ragazza è già in viaggio e vi raggiungerà al più presto. Non vede l’ora di rincontrarvi. Calorosi saluti, gli HNY “

Kaede alzò gli occhi dal foglio, accorgendosi che Kagome la osservava chissà da quanto. - Qualcosa non va? – chiese la ragazza dai lunghi capelli d’ebano.
Kaede porse la lettera a Kagome – Sango ci viene a trovare! –
***
Timidi raggi di sole penetravano nella buia lettiga con le tende, nere, abbassate, mentre piccoli sobbalzi, per il camminamento dissestato, rendevano spiacevole il viaggio all’occupante del letto su gambe.
L’uomo, seduto comodamente nel suo mezzo di trasporto, sollevò un lembo delle stoffe che lo isolavano dall’esterno. - Koga! – chiamò a gran voce, mentre un giovane, dall’alta coda corvina, gli si avvicinava. Indossava l’armatura di generale del piccolo drappello di uomini che accompagnava il signore nel suo viaggio.
- Signore? – chiese il giovane, avvicinandosi alla lettiga del padrone.
- Manca molto? – chiese, irritato, il signore. Koga sorrise, indicando davanti a sé.
- Guardate, Naraku-sama… - disse -… si vedono le torri del palazzo! -

Continua capitolo 4 …

La la la la la XDDD Che ve ne pare? Sadi-chan all’attacco!

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Capitolo 4
*** A TU PER TU! ***


CAPITOLO 4
A TU PER TU!

Il caldo silenzio di metà pomeriggio entrava dalle grandi finestre spalancate nella piccola sala, adibita ad aula di insegnamento di calligrafia, mentre, il campanellino appeso alla veranda che dava sul balcone, tintinnava armonioso. Kagome alzò un istante lo sguardo dal pennello, imbevuto di inchiostro, che stava adoperando per esercitarsi nella scrittura, osservando il piccolo amuleto che dondolava nel gioco del vento.
Sorridendo si rimise a scrivere: la sua mano correva veloce sul foglio, tracciando linee decise e ferme, ma al tempo stesso delicate. Completata una riga verticale di ideogrammi, asciugò e pulì il pennellino, dalla punta sinuosa, su di un fazzoletto, osservando attenta la sua opera compiuta.
- Sei di buon umore? – chiese Kaede, seduta diffronte a lei – Di solito ti annoiano questi esercizi! -
- Si, Kaede-chan, sono molto felice! – rispose il fiore di loto – Felice che Sango ci venga a trovare! –
- Anche se questo non è un buon segnale? – chiese la vecchia donna, arricciando il naso.
- Oh, suvvia, qui da sola mi annoio un sacco! – rispose Kagome, atteggiandosi a dama di corte, per poi scoppiare a ridere divertita – Senza scherzi, cara Kaede… so bene che la missiva arrivateci sta mattina non è delle più belle, ma voglio sforzarmi di vedere il lato positivo delle cose! – continuò, tornando seria.
- E dei due uomini scomparsi, più alcuna notizia? – chiese l’anziana tata.
- Inuyas… e… il difensore mi ha riferito che si sono adoperati in tutti i modi per rintracciarli, anche dopo l’inusuale minaccia arrivateci a palazzo, ma dei due uomini più nulla. Ormai temono il peggio… hanno raddoppiato la guardia nelle ore notturne! –
- Me ne sono accorta! – rispose Kaede – Forse dovresti, per precauzione, interrompere le tue visite al difensore, la notte –
Kagome storse, leggermente, i lati della bocca, guardando con una strana luce negli occhi la sua senpai.
- Kaede-chan… insistete ancora? – chiese, senza tono di rammarico.
La donna fece per rispondere, ma dal corridoio si propagò un frastuono di cocci che si frantumavano al suolo. Indispettita Kaede si alzò, aprendo di botto lo shoji che dava sul corridoio.
Diffronte a lei una domestica dai lunghi capelli corvini era inginocchiata a terra, nel tentativo di raccogliere i cocci del vaso appena rotto.
- Ancora tu? – urlò Kaede, inviperita, mentre la giovane si prostrava al suolo, inginocchiata, abbassando il capo. - Mi scusi, Kaede-sama! – si affrettò a rispondere quella, alzando il capo. Grandi occhi castani si puntarono sul volto dell’anziana donna.
- Quante volte te lo devo ripetere? – disse Kaede – Sei al servizio della principessa, la tua presenza non si dovrebbe neppure vedere, non solo sentire! –
- Si, avete ragione, mi perdoni! – asserì la giovane, raccogliendo i pezzi di vaso dal pavimento.
- Suvvia Kaede-chan, non siate troppo severa! – disse Kagome, da dentro la stanza, osservando il tutto con un sorriso – Sono sicura che non succederà più! –
Kaede sbuffò, trattenendo un esclamazione di stizza, mentre la domestica si inchinava verso Kagome, proferendo le sue scuse e scomparendo poco dopo, con la sua colpa tra le mani, lungo il corridoio.
- Non dovreste permettere certe cose! – disse Kaede, richiudendo la porta alle sue spalle – Quella ragazza non ne fa una giusta! -
Kagome sorrise, ben conoscendo il carattere inflessibile della sua tata. Improvvisamente un rumore di trombe si levò dalle mura del palazzo, propagandosi per tutta Edo.
- Che succede? – disse Kaede, osservando fuori dalla finestra.
- Questo è il saluto ufficiale ai capi di stato… - disse Kagome, sorpresa -… credo che… -
- Naraku-sama sia arrivato ad Edo! – continuò Kaede, diventando mortalmente seria.
Kagome annuì, ben conscia di quanto ciò significasse: non solo il consiglio ora era al completo e lo shogun sotto lo sguardo di tutto il gruppo degli anziani, ma… anche il difensore era sotto esame. Tra Inuyasha e Naraku non scorreva buon sangue… chissà come aveva appreso la notizia? Kagome prese in mano il pennellino che aveva appena finito di adoperare, imbevendolo di inchiostro.
Sebbene facesse una gran fatica a non alzarsi immediatamente e a correre da Inuyasha per sondarne l’animo, si sforzò di allontanare le sue preoccupazioni, ricominciando i suoi esercizi di calligrafia.
- La domestica di prima… - disse d’un tratto, alzando lo sguardo dal foglio.
- Si?- chiese Kaede.
- Come avete detto che si chiama? – domandò Kagome.
Kaede alzò un soppraciglio, stupita.
- Kikio… - rispose, con tono stanco nella voce.
***
L’atmosfera che permeava la sala del consiglio era palesemente tirata, tetra ed incandescente. Seduti al lungo tavolo laccato, posto al centro della stanza, stavano tutti e 5 i membri del consiglio degli anziani, difensore, come di consueto, a capotavola. Un silenzio pesante permeava un intensità di sguardi quasi palpabile: gli occhi profondi ed intensi di Inuyasha, color dell’ambra, erano fissi in quelli di Naraku, scarlatti ed imperscrutabili, mentre gli altri tre membri del consiglio osservavano tesi e all’erta quel silenzioso duello, prima che uno dei due si decidesse a parlare.
- E così… siete finalmente giunto ad Edo, Naraku-sama! – disse Inuyasha, con voce dura – Quali impegni vi hanno trattenuto lontano dalla cerimonia di investitura dello Shogun? -
Miroku guardò bieco l’amico difensore. Bel modo di incominciare il discorso.
- Problemi al mio feudo, difensore! – rispose Naraku, senza cedere nella provocazione di Inuyasha.
- Da non poter essere posticipati a dopo la cerimonia? – continuò il difensore.
- No, mi spiace! – rispose, inflessibile, Naraku.
- Allora, credo vogliate concordare con me, che porgerete le vostre scuse allo Shogun e a tutta la famiglia! – disse Inuyasha, senza spostare di un secondo il suo sguardo.
Naraku rimase in silenzio qualche istante, mentre la sua bocca si riempiva del sapore della bile.
- Certamente… - bisbigliò l’anziano, fissando con astio il difensore.
- Bene! – rispose Inuyasha, in tono perentorio.
- Siete al corrente degli ultimi accadimenti avvenuti al castello? – chiese Miroku, interrompendo l’atmosfera tesa. Naraku annuì – Mi hanno riferito alcune voci – disse, sicuro – Alcune guardie sono scomparse! –
- Si… in più è arrivata una bella minaccia! – continuò Itachi, altro membro del consiglio, sino ad allora in silenzio.
- Le cose stanno più o meno così! – rispose, frettoloso, Inuyasha, a cui non era sfuggito il tono sarcastico di Naraku – Converrete con me, consigliere, che questo è un atto intimidatorio verso il nuovo Shogun! –
- Certo! – rispose Naraku, piegando leggermente le labbra in un sorriso appena accentuato – Contro il nuovo Shogun, contro la famiglia regnante… e contro il difensore! –
Inuyasha rimase immobile, fissando con sguardo carico di rancore quell uomo che detestava più di chiunque altro. Lo aveva appena attaccato pubblicamente e pochi avrebbero avuto da ridire se, in un balzo, con la sua fida tessaiga, gli avesse staccato il collo di netto… ma lui era il difensore… e come tale doveva essere superiore agli insulti di quel vile.
- E un attacco anche contro a tutti i membri del consiglio! – rispose, a tono, Inuyasha – Converrete con me che bisogna prendere delle misure di precauzione! -
- Oh, certamente! – rispose Naraku, in un sorriso da far raggelare il sangue – Le precauzioni arriveranno! – Inuyasha lo fissò con astio.
- Potete giurarci che arriveranno! -
***
Il sole entrava bieco dalle grandi finestre lungo gli ampi corridoi del palazzo, mentre i domestici, impegnati nelle solite attività, correvano con fervore in lungo ed in largo, senza produrre quasi alcun rumore. Koga camminava silenzioso lungo il corridoio lucente di legni laccati, spostando alternativamente lo sguardo diffronte a sé e fuori dalle finestre, ammirando i grandi giardini del ricco palazzo ricoperti di fiori e di alberi, con laghetti pieni di pesci rossi, ponticelli, piccole cascate e quanto altro di più delicato ed armonioso avesse mai visto.
Mentre avanzava lungo il labirinto di corridoi, la mano era sempre posata sull’elsa della sua spada. Infatti, in qualità di capo della scorta di Naraku-sama, ma anche, semplicemente, perché samurai, gli era consentito portare sempre l’arma affilata. In Giappone solo ai samurai era concesso di girare armati… questo era simbolo del loro valore e del loro onore.
Improvvisamente il suono armonioso di risa arrivò alle sue sensibili orecchie. Voltandosi di scattò notò due figure che sedevano, nei pressi di un laghetto circondato di scure rocce, lungo uno dei grandi viali dei giardini in fiore. Una donna di mezza età, i cui scuri capelli corvini erano raccolti in una complicata posa, era seduta su di una panchina diffronte allo stagno. Portava un lungo abito rosso scarlatto, e da quella posizione Koga ne intravedeva solo la schiena. L’altra persona invece… Koga rimase immobile a fissare il sorriso della ragazza più bella che avesse mai visto. Era una ragazza il cui volto aveva lineamenti dolci… aveva grandi occhi intensi, labbra piene e rosee, e lunghi capelli corvini che giocavano liberi con il vento.
In quel mentre una cameriera passò accanto al ragazzo, che, quasi automaticamente, la fermò con il braccio.
- Sai dirmi… sai dirmi chi è quella ragazza? – chiese il giovane capo delle guardie.
Kikio osservò con sguardo bieco Koga, cercando di atteggiarsi il più neutrale possibile.
- La ragazza è Kagome Higurashi… il fiore di loto… la sorella dello Shogun! – rispose la domestica – Mentre la donna seduta è sua madre! -
Koga rimase di sasso, appoggiandosi lievemente ad una colonna che sorreggeva, tra le tante, il porticato che dava sui giardini.
- … il fiore i loto … - bisbigliò tra sé. Kikio lo guardò con sguardo d’astio, staccandosi dal ragazzo e allontanandosi lungo il corridoio.
Koga si voltò a guardare la sagoma della cameriera che si allontanava. Una strana sensazione lo colpì allo stomaco. Da qualche parte… aveva avuto l’impressione di averla già vista quella donna.
***
L’aria più fresca e leggera della prima sera era velata in cielo di un caldo riflesso di stelle, mentre, seduta silenziosa ad un tavolo di una piccola locanda una figura incappucciata di un pesante mantello color carne consumava la cena.
- Desiderate altro? – chiese l’oste, inchinandosi diffronte al viandante.
Quello rispose con un gesto secco della mano, versandosi altro sakè nella piccola ciotola che teneva in mano. L’oste si allontanò silenzioso, lasciando la strana figura taciturna a desinare in pace. Una brezza leggera spirava attraverso gli shoji mezzi aperti, scuotendo i lunghi capelli castani del viaggiatore. Sango si tolse il cappuccio dal volto, guardando attraverso la fessura alla finestra le sagome delle case di Tokio.
-“ Sta sera ci rivedremo…” sorrise tra sé, osservando le punte delle torri del palazzo imperiale “… mia cara Kagome-chan!”
***
La luce della luna entrava splendente dalle finestre spalancate nella piccola camera in penombra, mentre un uomo, seduto con le spalle al mare di stelle, osservava incuriosito la donna diffronte a sé.
- Allora? – chiese il signore dai profondi occhi scarlatti, senza distogliere lo sguardo dalla figura inginocchiata diffronte a sé.
- Tutto procede come nei piani! – rispose la donna. - Nessun sospetto? – chiese Naraku, in un sorriso trattenuto.
- Nessuno! – rispose quella, mentre il suo signore scoppiava divertito in una risata di gusto.

Continuo capitolo 5…

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