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di Anima Viandante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Un altro passo davanti a sé. Un altro ancora e sarebbe arrivato. Aveva perso il conto dei gradini. Eppure si era ripromesso di concentrarsi su quelli per non pensare a quello che lo attendeva. Come gli era venuto in mente? Quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di pace, di certo in seguito avrebbe rimpianto la sua audacia. Beh, ormai la frittata era fatta, non poteva certo tirarsi indietro. Quarto piano, sotto il dipinto della ragazza che guarda fuori dalla finestra. Era un angolo un po’ appartato di quel piano, che comunque non era di per sé molto frequentato. Ecco, era arrivato, in anticipo di qualche minuto. Ora non gli rimaneva che aspettare. Di certo avrebbe sopportato qualsiasi attesa se avesse avuto la sicurezza dell’esito positivo di quell’incontro, ma l’incertezza avrebbe potuto tranquillamente ucciderlo. Il tempo scorreva velocemente ed Ephram entrò in una sorta di stato catatonico in cui tutti gli stimoli esterni si riducevano a dei suoi ovattati e lontani. L’unica cosa ad attirare la sua attenzione era quel quadro, che tante volte aveva osservato e che in quel frangente l’aveva catturato: quali vasti orizzonti stava osservando la ragazza seduta accanto al tavolo della sua cucina? Stava forse riflettendo su questioni di cuore come lui? Quel che poteva osservare evidentemente era che la sua espressione era decisamente malinconica e ben si adattava alla sua situazione attuale.
“mi hai forse invitata qui per commentare quel quadro dozzinale?”
“Jennifer sei qui”
“certo non rifiuto mai un incontro”
Il silenzio cominciava a farsi pesante perciò Ephram prese coraggio.
“Jennifer. Ormai ci conosciamo da due anni, frequentiamo molti corsi in comune e ho avuto modo di conoscerti, e di apprezzare tutte le tue qualità”
“vorrei ben dire e non sei l’unico” in fondo si ritrovava a pensare he amava persino questa sua aria di sicurezza sprezzante per il resto del mondo, un atteggiamento che lui non avrebbe mai potuto avere. Non poteva certo dirsi che lui fosse un figo, ma era decisamente un ragazzo piacevole, sia di aspetto di carattere, così sensibile e brillante. Tuttavia era sempre stato un tipo chiuso in sé stesso, aveva pochi ma buoni amici, e le sue esperienze sentimentali erano riconducibile al fidanzamento con Brigitte, una sua compagna d’asilo. Purtroppo non aveva funzionato e ora era moltissimo tempo che non frequentava nessuno. Non che non ne avesse avuto l’occasione. In particolare sapeva che la sua migliore amica, Kathryn, era da sempre cotta di lui. Era una ragazza carina, e si intendevano per moltissime cose, ma non era quella passione travolgente che aveva sempre immaginato di provare al primo amore. Quel tipo di sensazione che l’aveva attanagliato sin da quando aveva visto per la prima volta Jennifer, alla loro lezione di volo. Senza che avessero mai provato in precedenza a salire su una scopa, la ragazza aveva dimostrato una grandissima abilità nel volo e al secondo anno era entrata immediatamente nella squadra di Quidditch della sua casa: Serpeverde. Ephram invece proveniva da un mondo completamente diverso, perché apparteneva ala scuola di Durmstrang. Non ci sarebbe stato alcun problema, i figli di durmstrang sono tutto giovani valenti, di bell’aspetto e ottimi atleti. Qualunque ragazza avrebbe fatto carte false per avere un chance con loro… ma non con lui. Si era sempre sentito fuori  posto da quel mondo fatto di forza bruta e privo di slanci intellettuali. Tutt’altra impressione aveva avuto entrando ad Hogwarts. Era come se quello fosse il suo luogo naturale, gli era capitato di scambiare qualche parola con gli altri ragazzi ma niente di più, eppure si sentiva a loro molto più vicino di quanto fosse mai stato a casa sua, nel suo paese con la sua lingua. Persino le ragazze della sua scuola erano per lui irraggiungibili, in quanto non potevano prendere in considerazione un ragazzo tanto rachitico e poco prestante. Aveva la netta impressione che anche in quel caso sarebbe stato lo stesso. ma l’amore non supera qualsiasi barriera e ostacolo? Si rese conto di aver fatto di nuovo una lunghissima pausa, perso nel filo dei suoi pensieri.
“Jennifer… quello che sto cercando di dirti è che io sono innamorato di te. Perciò volevo chiederti si mi vorresti fare l’onore di uscire con me il prossimo fine settimana. Sai, siamo liberi di andare a hogsmeade”
“Mi dispiace Ephram, ma io esco solo con ragazzi più grandi e soprattutto mai con un ragazzo come te. Non ho niente contro i durmastrang, anzi mi piacerebbe avere un ragazzo tra uno ei tuoi compagni, ma tu sei atipico, sei molto più vicino ai miei compagni di scuola. E di loro mi sono davvero stancata.  Sono una ragazza ambiziosa, non voglio legarmi a persone mediocri” Fu come una doccia fredda: un brivido gelido gli percorse la schiena, la mente divenne vuota in un attimo, e gli mancarono le parole.
“Davvero mi dispiace, sembri un ragazzo simpatico. Non abbatterti, troverai di certo qualcuno alla tua altezza” così dicendo gli diede un bacio sulla guancia e se ne andò con quella sua affascinante andatura. Era andata esattamente come aveva temuto: un rifiuto. E poi quell’apprezzamento finale che lasciava in lui quasi aperto uno spiraglio di speranza: se solo fosse stato più alto e muscoloso sarebbe uscita con lui? Magari avrebbe potuto tenere in considerazione un ragazzo della sua età, dato che lo riteneva “simpatico”. Maledetta predisposizione fisica! Doveva dimostrare che avrebbe potuto cambiare! Che lui in realtà aveva a possibilità di assomigliare ai suoi compagni. Ma un attimo dopo pensò a quanto sentisse che la sua scuola d’origine non era il suo posto e si sentì infinitamente insensato per aver avuto quei pensieri. Non c’era niente che avrebbe potuto fare. Punto. Era il momento di andare avanti. Levarsi quella angelica e perfetta creatura della mente.
“Mio Dio, lasci che ti si tratti così? Quella piccola oca altezzosa!” ci mise più di qualche minuto a capire che la voce veniva proprio dal quadro che stava ammirando poco prima.
“Mi dispiace, ho parlato davvero a sproposito. Ti prego perdonami” La ragazza del quadro si era alzata in piedi e aveva fatto un inchino in segno di scuse. “ora tornerò al silenzio che mi compete”
“si, il tuo commento era decisamente fuori luogo” come si permetteva quell’immagine da strapazzo di fare giudizi sulla donna che amava? “cosa puoi saperne tu del valore di quella ragazza? Lei merita davvero di più!”. La ragazza sembrò ferita da quelle parole. Nonostante la sua sfacciataggine iniziale doveva essere un tipo molto timido.
“è vero non so niente su di lei, ma da quel poco che ho potuto vedere credo di aver imparato qualcosa su di te. E credimi, dovrebbe baciare la terra su cui cammini e caderti tra le braccia per l’alta considerazione che hai di lei e per come la tratti”
“Non dire stupidaggini. Forse al tempo in cui vivevi tu il mondo girava in modo diverso, ma ora le persone che valgono come lei non si abbassano certo a frequentare gente anonima come me”
“non avuto molte occasione per capire le regole su cui si basa la società di oggi, ma io non ho mai avuto una mia società, o un mio tempo: sono solo il risultato della fantasia di un artista, niente di più. Se fosse stato un pittore babbano, ora sarei un’immagine immobile e senza vita. Invece è stato un mago a cerarmi e a darmi questa specie di imitazione della vita.” Il suo discorso era percorso da un velo di malinconia. Cercò di cambiare argomento.
“Certo che in tutti gli anni che sei stata qui devi averne viste di cose. Conoscerai di sicuro dei segreti rimasti sepolti qui per decenni. Mi piacerebbe davvero conoscerne qualcuno”
“tutti hanno diritto alla loro privacy, ho le labbra cucite”
“dai ti prego, ci deve essere qualcosa che posso fare per convincerti a parlare.”
“Dovrai usare molta fantasia mio caro Ephram. Sono difficilmente corruttibile!”
“allora si vedrà la prossima volta. Tornerò all’attacco e sfonderà la tua difesa!”
“Mi troverai qui”
 
“Allora mia cara ragazza del quadro, sono qui per realizzare qualsiasi tuo desiderio in cambio di interessanti informazioni”
“Ancora con questa storia ephram? Ho la bocca sigillata! Anche noi ritratti abbiamo una nostra etica personale”
“Ok, ok. Ricominciamo da capo. Piacere di conoscerti mi chiamo Ephram. Qual è il tuo nome gentil donzella?” aveva realizzato solo poco prima che di quella ragazza non sapeva veramente nulla. L’aveva vista varie volte con lo sguardo assorto verso un orizzonte ignoto allo spettatore, con i suoi capelli ondulati corvini e i suoi penetranti occhi azzurri. Sembrava sospesa in un attimo senza tempo, anche se i vestiti ricordavano certo un’epoca molto passata.
“il mio nome è Odette”
“Bene Odette sono qui per chiederti di rivelarmi, se vuoi, degli aneddoti a tua discrezione, riguardanti le generazioni che si sono susseguite in questa scuola, allo scopo di raccogliere in una sorta di diario da pubblicare. Sarebbe molto divertente e per niente irrispettoso della privacy altrui, perché non vorrebbe atto alcun tipo di riferimento ai diretti interessati.”
“Più che farti un favore direi che scrivere le mie memorie si può considerare una sorta di servizio che tu mi concedi. Non tutti i quadri sono così ricercati in effetti. Direi che si tratta di uno scambio alla pari. Però mi sento particolarmente generosa e voglio farti una promessa: farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti a conquistare la tua bella!”
“Cosa? È impossibile Odette!”
“No per niente, le donne sono davvero elementari, soprattutto quel tipo di ragazza. Ma in cambio voglio una cosa: sai che i soggetti dei quadri possono spostarsi in quelli vicini giusto?”
“Si certo”
“Bene, voglio che tu mi fornisca ogni mese un nuovo quadro da esplorare. La mia vita è sempre stata così piatta, tutto ciò che posso fare è osservare da dentro la mia casa un prato in perenne primavera!”
“mmm… a disegnare non sono proprio capace. Mi verrà a costare parecchio”
“questa è la mia condizione, prendere o lasciare” Ephram rimase un attimo assorto a meditare.
“D’accordo Odette. Uno ogni mese.” Vide il viso della ragazza illuminarsi.
“Oh grazie! Ricorda, io preferisco i paesaggi naturali ma anche qualche scorcio delle città più importanti non mi dispiacerebbe”
“Roger”
 
I giorni passavano e non c’era pomeriggio che Ephram non passasse in compagnia della sua nuova amica. Avrebbe dovuto portare il quadro a fine mese, ma nel frattempo Odette attivò la sua tattica di conquista di Jennifer. Primo passo: cambio di look. Il modo in cui si porta la divisa, il taglio di capelli, l’atteggiamento influiscono molto sul sex appeal. Alla fine della trasformazione il ragazzo sembrava un teppistello snob, proprio del genere che sarebbe potuto piacere alle ragazze di serpeverde. Sembrava molto più grande e carino con i capelli lisci e tirati in avanti, e la camicia fuori dai pantaloni gli dava un’aria più sbarazzina. Se a ciò si aggiunge un atteggiamento di spocchia che non mostrava solo in presenza di Odette, il quadro era perfetto. I suoi amici non mancarono di farglielo notare, e in particolare Kathryn rimase molto ferita dal suo comportamento. Ma pensarono subito che fosse una reazione alla delusione d’amore e non insistettero molto. Tuttavia tutti notarono che ogni pomeriggio spariva misteriosamente per far ritorno al dormitorio solo in tarda serata e sempre di buon umore. Già, perché quella ragazza era davvero unica: pur non avendo avuto contatti con molte persone e vivendo in una realtà senza tempo, Odette era talmente fresca e spontanea che il tempo in sua compagnia sembrava veramente fermarsi. Non aveva mai conosciuto una ragazza come lei, oltre per gli ovvi motivi fisici anche per la particolarità del suo modo di pensare. A volte sembrava avere dietro di sé l’esperienza di mille anni, in altre occasioni era di una ingenuità disarmante. Era in questo che risiedeva il suo fascino, ed ephram si ritrovò a domandarsi come avesse fatto fino a quel momento a trascorrere le tediose giornate di monotonia scolastica senza poter prendere una boccata d’aria grazie alla sua presenza. E poi stava notando che il piano di conquista stava procedendo a gonfie vele. Spesso Jennifer gli rivolgeva la parola o lo fissava intensamente, e ciò procurò un gran piacere al ragazzo. Ogni volta andava con entusiasmo a raccontare tutto alla sua nuova confidente, che inventava qualche nuovo espediente per attirare l’attenzione delle ragazza.  Finché venne il giorno tanto agognato.
“Ephram… potrei parlarti lì dove ci siamo incontrati quella volta.”
“certo, nessun problema”
Salirono i piani in silenzio finché raggiunsero la loro meta dove Odette assunse la sua tipica posa assorta.
“ho riflettuto molto in questi giorni e forse sono stata un po’ affrettata a rifiutare il tuo invito. In realtà ti trovo molto interessante e mi piacerebbe davvero venire al ballo con te. ”
“D’accordo allora è deciso”
“Ci vediamo ephram” detto ciò lo baciò sulla guancia, al limite con le sue labbra. Il ragazzo fu scosso da un brivido e si girò con la faccia ancora da ebete verso la sua amica.
“Allora? Ce l’ho fatta! Hai rispettato in pieno il patto! Ti farò girare il mondo intero Odette”
“avevi forse dei dubbi. Ho un secolo di esperienza alle spalle”
“Se fossi qui accanto a me ti bacerei” notò nella sua amica una reazione imprevista: prima rossore sulle guance, poi gli occhi le si fecero umidi.
“Si ma questo non è possibile, non è vero?” si voltò sedendosi di spalle ad Ephram.
“non hai più motivo di venirmi a trovare ogni giorno. Ti aspetterò una volta al mese per la mia ricompensa e per raccontarti un segreto di questa storia a te estranea ma che sembra affascinarti tanto. Ci vediamo”
Questo suo atteggiamento lo fece rimanere di sasso e senza parole. Si allontanò cercando di fare il minor rumore possibile, quasi come si fosse smaterializzato.
 
I giorni successivi passarono lenti e noiosi. Tutto era tornato alla normalità, passava i giorni con i suoi pochi compagni ma sentiva che gli mancava qualcosa. Prima aspettava con ansia la fine della lezione per spendere ogni minuto con Odette, mentre ora non aveva più il coraggio di avvicinarsi al suo piano.  Il ballo si avvicinava, kathryn si era rassegnata a trovare un altro accompagnatore e anche il tempo che passava con Jennifer come fossero una coppia non lo stimolava per niente. Il giorno del ballo si svegliò dopo una notte inquieta. Non aveva voglia di vestirsi bene, non aveva voglia di fare quei balli di circostanza e quelle frasi adulatorie mai sentite veramente. L’unica cosa avrebbe davvero desiderato era scorgere li sorriso sincero di Odette. Ma cosa avrebbe potuto fare per recuperare il loro rapporto? Cosa avrebbe potuto fare per sorprenderla e conquistarla? Poteva scorgere l’eccitazione sulle facce di tutti intorno a lui, un sentimento da cui si sentiva del tutto escluso. Fu una giornata ovattata, priva di qualsiasi interazione col mondo esterno. L’unica cosa che riusciva a percepire era il lavorio dei suoi neuroni nel tentativo di trovare qualcosa di eclatante. Nel primo pomeriggi incontrò Jennifer di sfuggita, che stava scappando a prepararsi.
“Ephram, sto andando a vestirmi. Ci vediamo dopo” dicendo ciò gli si avvicinò e gli diede un bacio sulle labbra, veloce ma terribilmente intenso. Era il suo primo bacio, rubato quasi inconsapevolmente da quello che era stato l’oggetto della sua adorazione. Niente. Non aveva provato niente oltre alla consapevolezza di aver attraversato una linea importante nell’adolescenza. Non aveva provato niente oltre alla tristezza nel prendere coscienza che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere con Odette. E questo portò a lampo di genio. Volò fuori dalla sala grande per dirigersi nel suo dormitorio. C’era qualcosa che avrebbe potuto fare. Qualcosa che non avrebbe potuto cancellare.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Era passato davanti alla sala comune di Serpeverde e aveva pregato una ragazza amica di Jennifer di farle sapere che non avrebbe potuto essere il suo accompagnatore, perché non si sentiva affatto bene. Poi era corso al quarto piano, e si era avvicinato lentamente al suo quadro preferito, gustando ogni attimo in cui la ragazza non percependo la sua presenza si comportava naturalmente. Ma uno sguardo insistente alla fine si avverte sulla propria pelle e odette si voltò, mutando la sua espressione in modo indecifrabile.
“Ciao Odette”
“Ephram. Sei venuto per gli ultimi consigli prima del gran gala”
“non ci andrò al gran gala. Preferisco la tua compagnia. ”
“non farmi ridere, cosa vuoi, un aneddoto per far colpo su di lei? Sarebbe incredibile se un ragazzo di durmstrang venga  a raccontare ad una ragazza di hogwarts qualcosa sulla sua storia. Ma mi dispiace, hai scelto il momento sbagliato. ”
“ho perso ogni interesse per Jennifer. Ho perso interesse per qualsiasi cosa che non sia tu” aveva faccio centro, l’aveva spiazzata. Sfruttò quell’attimo di incertezza per agire subito
“Devo chiederti un favore. Devi chiudere gli occhi e non devi riaprirli prima che te lo dica io. Non fare domande, tutto ti sarà chiaro alla fine”
“Ma…” guardò gli occhi che da soli la pregavano e non poté dire di no. Senza dire nulla chiuse gli occhi.
“dovrei chiederti di avvicinarti. Sarebbe meglio se ti sedessi a terra poggiando le mani sulla sedia verso di me”
Così fece ed attese. Minuti che sembrarono ore ma alla fine arrivarono le parole tanto attese.
“puoi aprire gli occhi” prima di poter alzare le palpebre sentì una musica dolce e lente, una musica d’amore.
Ephram sembrava un bambino delle elementari che aveva scordato il grembiule il giorno del laboratorio d’arte. Aveva sul volto delle strisce colorate, così come le mani.
“Ma che ti sei fatto?”
“niente. Più che altro che ti sei fata tu!” si guardò il vestito, il volto alla specchio, i capelli ma non notò nulla.
“cos’ho che non va”
“niente. Sei ancora più bella di prima per me” tetto ciò sollevò una mano, ad indicargli che era lì che doveva guardare.
Per poco si sentì mancare: un anello, il più bello e delicato che avesse mai visto.
“oh mio Dio. Non posso crederci. Tu sei un pazzo!!” accasciò più vicina possibile alla tela appoggiando su di essa le mani. Su di esse ephram appoggiò le sue.
“avrei voluto infilartelo io al dito, ma spero che vada bene ugualmente”
“si che va bene, è più di quanto avrei potuto sognare. Tu sei più di quanto avrei mai potuto immaginare.”
“lo stesso vale per me. Sei stata uno sconvolgimento nella mia vita e quell’anello significa che vorrei tu continuassi a farlo per sempre”
“Ephram… si io lo vorrei, vorrei stringerti, baciarti, prenderti la mano. Ma non è possibile! Non c’è alcuna possibilità che un quadro prenda vita. Pensi che se ci fosse non l’avrei già scoperto in tanti anni? Ho sentito tutti i più dotati maghi al mondo ma non potrei essere altro che questo”
“ma tu non ti sei mai mossa di qui, io potrei fare delle ricerche nella mia terra e tornare a prenderti.”
“No Ephram non illuderti come feci io. Persino il preside, Silente, non mi ha dato alcuna speranza. Mi sono rassegnata da tanto tempo a questo destino e questo tuo sentimento è un fuoco che non avrei mai pensato di poter provare. Ma è un fuoco passeggero, deve esserlo, almeno per te. Io ho l’eternità davanti a me per rivivere i nostri momenti ma non è lo stesso per te. Tu devi vivere la tua vita, relegare questo amore ad una dolce, vera, profonda passione adolescenziale.”
“no odette. Io non potrò amare nessun altra. Solo tu mi completi, come potrei trovare un’altra metà?”
“Ephram… ti amo”
“ti amo anch’io”
Si accasciarono entrambi poggiando le teste l’una sull’altro, come se fosse stato possibile percepire il calore tra i loro corpi invece delle fredde mura di Hogwarts.
 
Scivolarono via i giorni felici, in cui a malapena seguiva cosa stava succedendo al torneo tremaghi, o quattromaghi in effetti. Troppo presto dovette salutare quella scuola che era stato lo scrigno del loro amore. Il momento del loro addio si avvicinava, il loro incontri si allungarono e si fecero sempre più penosi e struggenti.
“Vorrei che non venissi i prossimi tre giorni. Non ce la farei a salutarti l’ultima volta. Salutami oggi dicendomi – ci vediamo domani – in modo che io possa crederci. Perché tu sarai ancora qui, tra queste mura. Ma non tornare, non farmi vedere la tua schiena l’ultima volta. Ti prego, fammi questo regalo. Da ma invece avrai questo libro di storie. Ormai è diventato un vero tomo. Magari sarà la tua fortuna”
“Come posso passare questi giorni qui senza venire da te? Sei come una calamita, non ce la farei mai!”
“Se mi ami devi farlo” una lacrima le rigò il viso. “Addio amore mio. Ti ricorderò sempre”
“Addio Odette. Ti conserverò sempre nel mio cuore.”
Si voltò e senza rendersene contò iniziò a correre lasciando una scia di lacrime dietro di sé.
 
Tanto tempo era passato ma non era mai riuscita a rinfilarsi più quell’anello.  Aveva chiesto ad un pittore di dipingere una piccola scatolina, in cui l’aveva conservato andando a contemplarlo nei moneti di malinconia. Non aveva più contato i giorni, ma avrebbe potuto scandire tranquillamente il tempo che passava perché ogni mese riceveva puntualmente un nuovo paesaggio da affiancare alla sua porta. Aveva davvero l’impressione di visitare il mondo intero accanto a lui. Sì perché nel quadro trovava sempre una sua lettera. Le conservava tutte, e le rileggeva fino ad impararle a memoria. Solo una non era più leggibile, ma poteva ripeterla tutta, parola per parola. In una delle sue ultime lettere le aveva fatto sapere che si era sposato con la sua amica Kathryn, e che avevano avuto due bellissimi gemelli, un maschio e una femmina. La lettera era illeggibile perché su di essa aveva  pianto tutte le sue lacrime. Era giusto, e con il passare del tempo era stata quasi contenta per lui e curiosa di vedere i suoi figli. La cosa frustrante era che non poteva però far sapere a lui quello che lei provava, e che viveva. Ma d’altra parte cosa avrebbe ai potuto dirgli. Commenti sui quadri che le spediva, qualche nuovo pettegolezzo ma niente di più. La solitudine era una costante nella sua situazione e avrebbe dovuto esserci abituata ormai. Era questo quello che si ripeteva ogni giorno. Finché una mattina l’efficiente Gazza non venne per comunicarle che stava per essere trasferita in una nuova stanza. Aveva sperato con tutta sé stessa di essere posta nella Sala Grande: lì si che c’era la vita, poteva osservare il passaggio di tutte le generazioni di studenti che si susseguivano, vederli crescere, entrare in qualche modo in contatto con loro e con le loro vite. Certo, era un legame unilaterale e limitato, ma sempre meglio di nulla. Invece si era ritrovata in una vecchia stanza impolverata e semivuota. Non un quadro come lei con cui scambiare due chiacchere, non una qualsiasi altra forma di vita. Passò in uno stato di totale avvilimento l’intera giornata e la mattinata seguente la situazione non accennava a cambiare. Iniziò ad urlare, consapevole che se anche Gazza l’avesse udita non avrebbe certo fatto nulla per alleviare le sue sofferenze. Le sembrò quasi un sogno che dopo l’ennesimo grido la porta si aprisse.
“mi sembrava che la tua voce più soave di così. Forse il ricordo del primo amore è davvero idealizzato”
Se avesse avuto un cuore era certa che in quel momento avrebbe smesso di battere. E ne sarebbe stata felice, non avrebbe potuto immaginare una morte più dolce. Ephram era lì davanti a lei, invecchiato forse, ma con lo stesso sguardo appassionato di sempre. E a quanto sembrava anche con il suo solito spirito. Le lacrime non poterono essere trattenute oltre e iniziò a bagnarsi il vestito. Non per questo però avrebbe rinunciato a ribattere.
“e a me sembravi davvero più alto. La vecchiaia ti sta portando ad ingobbirti?”
“Tu invece sei bellissima, esattamente come ti ricordavo”
“Ephram ma cosa ci fai qui? Perché non mi hai accennato ad una tua visita nelle lettere che mi hai spedito?”
“volevo che fosse una sorpresa”
“fortuna che non posso morire d’infarto!”
“sono diventato così brutto col passare del tempo?”
“il tuo sarcasmo mi sembra fuori luogo. Allora tra quanto te ne andrai? Non vorrei riabituarmi alla tua presenza”
“non me ne andrò finché mi sarà dato di esercitare la mia professione”
“non capisco…”
“sono il nuovo insegnante di Incantesimi di Hogwarts e questo è il mio studio. Mi chiedevo se a te andasse di passare il tuo tempo qui invece che al 4° piano. Sarebbe per me la gioia più grande. In realtà è il solo motivo che mi ha spinto a scegliere questa vita”
“non posso crederci. Non te ne andrai?”
“no, Odette, sono venuto per restare se tu mi concederai il grande onore della tua compagnia”
“io ti donerei la mia intera esistenza se ciò servisse a qualcosa.”
Non poté fare a meno di notare che gli occhi di Ephram si fecero a un tratto tristi.
“vedo che non porti più il mio anello”
“Mi dispiace, ma era troppo penoso per me vederlo ogni giorno al mio dito. Ma lo conservo gelosamente, come potrai immaginare. E ora che siamo di nuovo insieme lo porterò ogni giorno”
“ok allora adesso dobbiamo aggiornarci: io ti ho fatto sapere di me ma chissà quanti pettegolezzi tu avrai da raccontarmi! Ho sempre rimandato la pubblicazione delle storie di Hogwarts ma magari potrei trovarne il tempo! Non vedo l’ora di recuperare il tempo perduto”
“Anch’io Ephram, non sai quanto”
Il libro di Ephram “Storie di Hogwarts” ebbe un grandissimo successo. Stuoli di fan richiesero incontri ed autografi, persone che erano stati alunni della scuola ricordarono eventi che avevano dimenticato. Ma la storia più bella di tutte rimase un loro segreto: il loro amore sarebbe rimasto sempre un gioiello nascosto.

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