Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo.

di Eralery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II. ***
Capitolo 4: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Porologo

Autore: Eralery (Efp), June_ (forum).
Titolo: Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo.
Personaggi: Sirius Black, Marlene McKinnon.
Genere: Drammatico, Romantico, Guerra.
Avvertimenti: Mini Long (3 capitoli + prologo).
Rating: Arancione.
Pacchetto: A Cindarella Story.
Pairing scelto:
Sirius/Marlene.

Frase scelta:
“Non è meglio stare aggrappati a un sogno meraviglioso invece che rovinare tutto con la realtà?” (utilizzata anche la citazione numero 2: “Non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca di partecipare”, solo che ho cambiato il verbo ‘partecipare’ con ‘tentare’).
Introduzione:
Dalla parte uno: « Ora puoi andare » sibilò Marlene, acida, affondando una mano in tasca per prendere le chiavi.
« Non mi offri nemmeno un bicchiere d’acqua? Come siamo maleducate, McKinnon » scherzò Sirius, guadagnandosi un’occhiata truce da parte della ragazza.

NdA: Inizio con il dire che è la prima storia che abbia buttato giù su questa coppia, ma scriverla è stata una bella esperienza, devo dire.
Allora, di Marlene si sa solo che è morta durante la prima guerra, ma non c'è dato sapere con precisione quando. Io ho scelto il sette luglio (7/07), per motivi certamente futili: sette è il numero magico e anche il mio preferito, perciò l’ho introdotto. Nel corso della storia, comunque, sono presenti altri sette, come il numero di casa di Marlene, che è puramente simbolico – infatti ho scelto quel numero anche perché per Sirius e Marlene la loro storia era, in un certo senso, ‘magica’. Sì, insomma, viva l’originalità. Non avevo altre idee. Per me, Marlene è scozzese, infatti, in tutte e tre le parti della storia è presente un piccolo accenno al suo accento – amo l’accento del nord delle Gran Bretagna. La storia credo sia abbastanza triste, ma su questa coppia non sono riuscita a fare altro. Scrivere su di loro qualcosa di allegro e spensierato sarebbe apparso strano, visti gli anni in cui si svolge la vicenda. Nella seconda parte della storia c’è una parte leggermente ‘spinta’, ma ho accuratamente evitato di sfociare nell’erotico, preferendo lasciare una sorta di parte ‘passionale’, solo per far ‘capire’ quel che provavano entrambi. E poi mi serviva anche una scusa per il “Cane rognoso” di Marlene e quell’ipotesi mi ha tentata, lo ammetto.
Spero ti piaccia e di non essere caduta nel banale. ^^’’’

 
Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo.

 Prologo.

 

Il lampo di luce verde colpì la ragazza in pieno petto e lei cadde a terra, come un burattino cui sono stati tagliati i fili. Cadde a terra, in uno svolazzo di capelli rossicci, il riverbero dell’incantesimo mortale stampato sul volto magro. Gli occhi scuri erano colmi di lacrime amare, troppo amare.
Non fece neanche in tempo a sentirsi in colpa per Sirius, non fece in tempo a fare niente.
Perché di Marlene non era rimasto più niente, se non l’involucro di pelle che l’aveva custodita per ventitré anni.

 

 

 

{ Er’s notes.
Okay, non voglio dilungarmi troppo con queste note perché già solo lo specchietto ha superato questo prologo, ma qualcosa da dire ovviamente ce l’ho.
Innanzitutto, vorrei ringraziare Tefnut per lo splendido giudizio e il “Premio Caratterizzazione”, che mi ha soddisfatta in maniera indescrivibile.
Credo possiate capire la mia felicità non solo nel vederla nel podio, ma addirittura prima – prima su diciassette! È, oltretutto, il mio primo primo posto, perciò la soddisfazione è stata doppia.
Il giudizio della magnifica Tef lo inserirò nell’ultima – la quarta – parte.
Beh, spero vi piaccia nonostante questo sia solo un minuscolo assaggio. :)

Er.

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Capitolo 2
*** Capitolo I. ***


tutti i sogni che

Nota: Ovviamente nel prologo non ve l’avevo detto – soprattutto per far nascere dei dubbi –, ma la morte di Marlene si svolge in medias res. Sorpresa!

 
Ad Hayley,
perché i suoi “svergognata” mi fanno sempre morire,
e perché è un’autrice bravissima.

 

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Capitolo 1 – Ronda.
12 agosto 1979.

 Appoggiato al muro del salotto della vecchia casa di Malocchio, Sirius Black ascoltava la voce di Albus Silente che ricordava a tutti di prestare la massima attenzione, soprattutto dopo quel che era successo, sebbene il suo sguardo grigio fosse in realtà posato sulla figura magra di una ragazza dai capelli rossicci seduta su una sedia a pochi metri da lui. Aveva le gambe allungate e il capo leggermente chino, semicoperto dalla chioma mossa, le spalle che fremevano piano per via di silenziosi singhiozzi.
Marlene era stata una delle più care amiche di Benjy, questo lo sapevano tutti. Vedere quel che rimaneva di lui doveva averla distrutta, almeno emotivamente. Emmeline, accanto a lei, aveva un braccio intorno alle sue spalle esili e la stringeva cercando di infonderle forza. Ma Marlene era forte, e avrebbe provato a riscattarsi, a lottare anche per il migliore amico. Quello era il pensiero che aleggiava nella mente di Sirius, che aveva sempre provato una sorta di ammirazione per la determinazione della ragazza, di tre anni più grande di lui, nonostante sembrasse più piccola almeno di due.
Era un po’ più bassa di Sirius e di corporatura incredibilmente esile, con i capelli rossicci che le incorniciavano il viso dalla pelle chiara. Gli occhi erano di un castano più scuro di quello di James ed erano circondati da folte ciglia. Era carina, specialmente quando sorrideva, ma in quel momento l’unica emozione che si poteva leggere sul suo viso era solo la più pura disperazione. E a Sirius faceva uno strano effetto vederla così, con le spalle tremanti ma gli occhi asciutti e dai quali non usciva nemmeno una piccola, singola lacrima.
Quando Silente finì il suo discorso, il silenzio calò sulla stanza. Fu interrotto poco dopo dal rumore della gamba di legno di Moody che zoppicava in direzione del vecchio preside, il viso contratto in una smorfia anche più dura del solito – il che è tutto dire.
« Prima di andare, voglio ricordarvi una cosa: vigilanza costante » disse con il solito tono burbero, sedendosi poi su una sedia mentre gli altri si alzavano annuendo.
Sirius sentì qualcuno mormorare appena un: « Sperando che aiuti, la vigilanza costante » e non poté che concordare in silenzio. Al corso per diventare Auror, Malocchio non faceva che ripetere loro quelle due parole, quasi fossero un mantra, ma nonostante ciò la loro squadra aveva già perso due membri.
Sirius avrebbe preferito mille volte essere ancora a Hogwarts, perché i compiti scolastici erano decisamente meno complicati rispetto al cercare di restare vivo il più possibile, con la guerra che premeva contro le porte di tutte le case, magiche e non.
« Tutto bene, amico? » domandò James, che si era avvicinato a lui in quel momento.
Sirius si staccò dalla parete e annuì. « Sì. Vogliamo andare a prendere qualcosa al Paiolo Magico con Wormtail e Moony? »
Le guance di James s'imporporarono un poco, e Sirius capì che la causa doveva essere Lily.
« In realtà dovrei accompagnare Lily a casa » disse infatti, passandosi la mano destra tra la ribelle chioma corvina. « Sai com’è, vuole presentarmi i suoi… »
« Allora ti consiglio di andare, perché Lily potrebbe affatturarti anche solo se fai tardi » ghignò Padfoot, dandogli una pacca sulla spalla.
James annuì e lo salutò per raggiungere la fidanzata, che lo aspettava vicino alla porta con un sorriso.
Lily era una brava ragazza, forse solo un po’ troppo ligia al dovere e perfettina, ma era a posto, dopotutto. Aveva sempre una parola gentile per tutti, anche se quando si arrabbiava era in grado di schiantare chiunque, indipendentemente da chi fosse. Sostanzialmente, però, era buona. Sirius si ritrovò a pensare a quanto fosse ingiusto che una ragazza come lei potesse morire giovane per via di un pazzo a cui importava solamente della purezza del sangue.
Il ticchettio della protesi di Malocchio lo avvisò che l’Auror si stava avvicinando e così si girò.
« Black » proruppe quello, fermandosi davanti a lui. « Fenwick doveva fare la ronda con McKinnon, ma per ovvi motivi la ragazza è rimasta sola. Silente mi ha detto di mandarla con uno dei miei allievi, e Potter se l’è già svignata. A lei l’ho già detto, ti sta aspettando fuori ».
« D’accordo » rispose Sirius, annuendo.
S’incamminò verso la porta mentre la voce di Malocchio lo raggiungeva: « Vigilanza costante, Black ».
Abbozzò un sorriso sardonico e uscì dalla casa. Si guardò attorno e vide Marlene vicino al cancello. Le si avvicinò e si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, poiché la ragazza sembrava catturata da qualcosa al di là del bosco poco distante.
« Black » proferì distrattamente, con il suo forte accento scozzese.
« McKinnon ».
Il tono di voce della ragazza era più debole di come lo ricordava, e Sirius si stupì di avere davanti la Marlene che, quand’erano a scuola, gli urlava contro che no, con lui non ci sarebbe uscita. Sembrava solamente lo scheletro della Marlene McKinnon diciassettenne, con il viso un po’ più magro e gli occhi grandi. Sirius non aveva perso nessuno a lui caro, sebbene la storia di Benjy l’avesse toccato, e non sapeva cosa fare in un momento del genere. Per la prima volta, si trovò a disagio con una ragazza.
« Andiamo » disse Marlene, stavolta più decisa, arpionandogli un braccio con forza prima di Smaterializzarsi assieme a lui.
Si ritrovarono in uno dei vicoletti ai lati di Diagon Alley, era buio e non c’era nemmeno uno straccio di luce a illuminare la strada.
« Muoviti » sentì dire a Marlene.
Sbuffando prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e mormorò: « Lumos ». La punta della sua bacchetta illuminò parzialmente il vicolo, aiutandoli ad arrivare alla strada principale senza troppi intoppi. Si appostarono al muro per sentire se c’era qualcuno e, una volta appurato di essere soli, Marlene si concesse un sospiro e s'incamminò per la via, seguita dal ragazzo.
« Sai cosa vuol dire ‘aspettare’, McKinnon? » le chiese retoricamente, una volta che l’ebbe raggiunta.
Gli sembrò di vedere l’ombra di un sorriso comparire sul suo volto e si sentì stranamente più felice. L’idea di averla fatta sorridere l’aveva inorgoglito, per qualche oscura ragione.
« E tu sai cosa vuol dire ‘stare in silenzio’, Black? ».
Sirius roteò gli occhi e dopo un po’ borbottò qualcosa d'incomprensibile. Marlene voltò leggermente il viso nella sua direzione, le sopracciglia inarcate.
« Che hai detto? » domandò, sospettosa.
« Ehi, calma. Ho detto solo che avevo fame ».
« Come puoi pensare al cibo durante una ronda? » Marlene sembrava stupita e al contempo leggermente divertita della cosa, perché il tono di voce sembrava essere tornato quello di quattro anni prima.
Sirius le sorrise e si strinse nelle spalle.
Passarono il resto della ronda in silenzio, con Sirius che spesso si ritrovava a osservarla di sottecchi, con la coda dell’occhio. Alla luce di un lampione, si accorse dello strano pallore del suo viso. E le stelle continuavano a brillare in cielo, ma la sua pelle era più pallida del loro riverbero chiaro. Sirius si ritrovò a pensare che, forse, il nome di una stella sarebbe stato meglio a lei che a lui, quel giorno.
Perché Marlene non poteva essere sempre così pallida, doveva trattarsi di una semplice giornata. Probabilmente il giorno dopo, quando l’avrebbe rivista, la sua pelle sarebbe stata come quella di un tempo, quella che si ricordava.
Continuarono a camminare per arrestarsi poi davanti ad Olivander. Marlene gli regalò un sorriso, mesto, ma comunque un sorriso, e disse:
« Abbiamo finito. È meglio se torniamo casa, ora ».
« Già. Dove abiti, McKinnon? » chiese allora lui, giocherellando con la bacchetta.
Lei inarcò le sopracciglia, perplessa. « Perché dovrei dirtelo? ».
« Beh, come faccio ad accompagnarti a casa se non so dove abiti? ».
Qualcosa che Sirius non riuscì a definire passò come un lampo nelle iridi castane di Marlene, facendo comparire sulle sue labbra un piccolo ghigno. Sebbene non sapesse cosa fosse, era quasi del tutto certo di averla provocata lui. E si sentì bene, perché non poteva essere qualcosa di malvagio, se lei non lo aveva ancora Schiantato.
« Tu non mi riaccompagni a casa » disse Marlene, perentoria. « Posso farcela benissimo da sola ».
« Mai detto il contrario, ma non sarei un cavaliere se non lo facessi. Ho pur sempre un’immagine da difendere, McKinnon » constatò Sirius, riponendo la bacchetta in tasca. « Perciò, ora ti accompagno a casa e fine della discussione ».
Marlene ringhiò sommessamente e gli afferrò nuovamente il braccio, strattonandolo, e Sirius sentì la stretta allo stomaco tipica delle Materializzazioni.
Davanti a lui si presentò una casa dal tetto rosso scuro e le tende alle finestre completamente tirate, per non far vedere niente dell’interno. Accanto alla porta c’era un grosso sette di legno, anche quello tinto di rosso.
« Ora puoi andare » sibilò Marlene, acida, affondando una mano in tasca per prendere le chiavi.
« Non mi offri nemmeno un bicchiere d’acqua? Come siamo maleducate, McKinnon » scherzò Sirius, guadagnandosi un’occhiata truce da parte della ragazza.
« Torna a casa, Sirius » sospirò infine Marlene, infilando le chiavi nella serratura della porta per aprirla. Si girò un attimo verso Sirius e se lo ritrovò davanti, a pochi centimetri dal viso. « Vai a casa » ripeté, ma la voce le s’incrinò vedendolo farsi più vicino.
Sirius sogghignò e posò le labbra su quelle di Marlene, trovandole morbide e calde, per pochi secondi. Si staccò da lei e si raddrizzò, con il ghigno che aveva lasciato il posto a un sorriso sghembo – e un po’ ebete, a dire il vero.
« Ci vediamo, McKinnon » disse poi, uscendo dal cancello e Smaterializzandosi via da lì, nelle orecchie l’eco di un sospiro mal trattenuto.





{Er's Notes.
Prima di tutto, ringrazio tutte le 12 persone che hanno commentato lo scorso capitolo – Merlino, sono commossa! – e le persone che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Siete dei lettori fantastici, dico davvero.

Spero vivamente che anche questo capitolo vi piaccia e di ritrovare i vostri nomi tra le recensioni: mi farebbe davvero piacere.
Poi, l’immagine l’ho creata io, perciò ha sopra un copyright grosso quanto il Colosseo, tanto per mettere le cose in chiaro. ^^’’
Che altro dire? Credo di aver detto tutto quel che dovevo.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo II. ***


capitolo 33333
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Capitolo 2 – Lasciarsi andare.

12 ottobre 1979.

 Erano passati due mesi dalla prima ronda che avevano fatto insieme, e ormai Marlene si era abituata a camminargli a fianco con le bacchette strette in pugno e a farsi riaccompagnare a casa. E Sirius non scordava mai di lasciarle un bacio sulle labbra, come la prima volta.
Era diventata parte della routine, praticamente, e Marlene voleva perdere quell’abitudine il più tardi possibile. Perché, nonostante tutto, le piacevano le attenzioni che Sirius le riservava, gli sguardi che le lanciava, e i baci, talmente leggeri da sembrare carezze, che le dava prima di Smaterializzarsi. Di Smaterializzarsi lontano da lei, pensava Marlene, vagamente preoccupata da quel pensiero.
Dopo quel che era successo con Benjy, aveva paura di legarsi a qualcuno più del minimo indispensabile. Non voleva soffrire più come alla morte dell’amico, per questo cercava di tenersi il più lontana possibile dagli altri. Eppure sembrava che le persone, dopo questa sua decisione, avessero deciso di avvicinarsi a lei. Per esempio, Lily Evans le aveva rivolto la parola più volte nell’arco di quei due mesi che durante i quattro anni passati ad Hogwarts assieme. E anche James Potter sembrava più disponibile nei suoi confronti. Marlene non riusciva a capacitarsene. Poi c’erano Fabian e Gideon, ma loro erano suoi vecchi compagni di scuola, i suoi migliori amici insieme a Benjy, che però era stato più come un fratello.
E poi Sirius, che in quel momento le camminava accanto come sempre, la bacchetta tra le dita affusolate e le labbra sottili curvate in un sorriso appena accennato.
Finirono la ronda come ogni volta, e si ritrovarono davanti alla porta di casa sua. Come ogni volta.
Marlene gli sorrise ed aprì la porta di casa, mentre Sirius si faceva sempre più vicino. Come ogni volta.
Lei si girò e il ragazzo catturò le sue labbra in un bacio; un bacio diverso da quello solito. Sentì una delle mani di Sirius posarsi sul suo collo e l’altra dietro, sulla schiena, stringendola a sé. La lingua di lui percorse la linea della sua bocca, come a chiederle il permesso di approfondire il bacio. Marlene socchiuse le labbra e posò le mani sulle spalle di Sirius, aggrappandosi a lui come se fosse un’ancora – la sua ancora.
Sirius mosse qualche piccolo passo e varcò la soglia di casa, chiudendo poi la porta dietro di loro con un calcio. Il rumore le parve lontano mille miglia, o forse era semplicemente la lingua di Sirius che rincorreva la sua a darle quell’impressione di vuoto attorno a lei. Era come se non ci fosse niente; niente, se non Sirius.
La appoggiò alla parete continuando a baciarla con irruenza, per poi staccarsi dalle sue labbra con il fiatone. Sembrava uno che aveva appena finito di correre alla Maratona di New York, pensò Marlene.
« Forse dovremmo fermarci… » sussurrò Sirius con voce roca, le labbra a pochi millimetri dall’orecchio di lei.
Marlene gli prese il viso tra le mani e lo baciò nuovamente, con più foga di prima. Non ci volle molto perché Sirius rispondesse al gesto.
Era come se le girasse la testa e non riusciva più a capire molto bene quel che stava succedendo. L’unica cosa di cui era sicura, era che lo voleva. Sì, lo voleva.
La bocca di Sirius si separò dalla sua e seguì il contorno della mascella per poi scendere alla pelle tenera del collo. Alternò i baci a piccoli morsi, mentre Marlene cercava di sfilare i bottoni della sua camicia dalle asole in cui erano costretti, lasciandosi a volte scappare dei piccoli gemiti.
Aveva un buon profumo, Marlene, così fresco e dolce. Il naso di un cane ha duecentoventi milioni di recettori olfattivi e le frequenti trasformazioni in Padfoot gli avevano lasciato qualche nuova abilità, come quella di memorizzare gli odori e i profumi. Ne aveva sentiti molti, di odori, ma il profumo di Marlene era qualcosa di nuovo per lui; qualcosa di nuovo e incredibilmente bello. Bello, come Marlene.
Fermò la sua discesa sulla spalla di lei, aprendo leggermente gli occhi per poter capire di che odore si trattasse. Gli ricordava i prati verdi, ma non era quello. Gli ricordava un fiore, ma non ricordava quale.
Gelsomino? No, non era lei. Rosa? No, nemmeno. Mimosa? Neanche. Giacinto? Sirius non lo sapeva, non l’aveva mai annusato, il giacinto. Lavanda? No. Biancospino? Sì, biancospino sì.
Sirius decise che profumava di biancospino, anche perché il candore – pallore – della pelle di Marlene gli ricordava i piccoli petali di quel fiore, i suoi capelli rossicci richiamavano l’immagine dei fiori del biancospino, e perché spesso Marlene sapeva essere più pungente delle spine di quel bel fiore.
Per lui, Marlene era un biancospino.
« Hai un buon odore » mormorò, solleticandole la pelle con le labbra. « Profumi di biancospino ».
« Mh. Tu invece puzzi vagamente di cane e di muschio » rispose Marlene, sfilandogli finalmente la camicia e gettandola a terra, insieme alla giacca che Sirius le aveva appena tolto.
« Lo prenderò come un complimento, ma adesso smettila di parlare » disse piano, privandola anche della maglietta.
« Sei tu che hai iniziato » ribatté lei, indignata, spingendolo verso la camera da letto.
« Sei tu che hai continuato ».
« Ti odio! ».
«Non è vero » replicò candidamente Sirius, facendola sdraiare sulle lenzuola azzurrine e posizionarsi sopra di lei, puntellandosi sui gomiti per non pesarle addosso.
« E tu che ne sai? » sputò, per baciarlo poi con passione e stringerlo prepotentemente a sé, la cintura dei pantaloni di lui che aveva raggiunto il pavimento come gli indumenti precedenti.
« Lo so e basta » mormorò, aiutandola a calarsi i jeans scuri.
Marlene s’irrigidì sentendo le mani di Sirius stringere i bordi dei suoi pantaloni.
Lo stavano davvero per fare? Non poteva, si era ripromessa di non avvicinarsi troppo ad altre persone. Non voleva soffrire ancora, e non voleva nemmeno che gli altri soffrissero a causa sua. D’altro canto, poteva morire anche il giorno dopo. E chi era lei per far soffrire così Sirius? Ma poi, Sirius avrebbe sofferto? Almeno ci teneva a lei?
Le parole che sua nonna le ripeteva sempre quand’era piccola riaffiorarono dall’oblio in cui erano rinchiuse: 
“Non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca di tentare.
Dopo quelle parole, pensò che dopotutto ormai nei casini ci si trovava già. Separarsi da Sirius in quel momento e smettere di vederlo avrebbero fatto male ad entrambi, nemmeno ad uno solo. Forse valeva davvero la pena tentare.
Sirius sembrò accorgersi del turbamento della ragazza, perché si separò da lei e le si sdraiò accanto.

« Che succede? ».
« Niente… » mormorò appena lei.
Lui sospirò e si passò una mano sugli occhi. « Guarda che non sono stupido. Non voglio forzarti, se non ti va non importa ».
« Non è quello… Ho paura. » rivelò infine, chiudendo gli occhi mentre le guance le s’imporporavano leggermente.
Qualunque riposta si aspettava, Sirius, fuorché quella. “Ho paura”. Paura.
« Questa sarebbe la tua prima volta? » chiese, stupito.
Marlene ridacchiò e scosse la testa, confondendo ancora di più il ragazzo. « Guarda che ho ventidue anni, mica quattordici, no che non è la mia prima volta!».
« Allora non capisco di cosa tu abbia paura » ammise Sirius, avvicinandosi a lei per passarle un braccio intorno alla vita, scacciando dalla mente l’idea di Marlene stretta ad un altro.
« Della realtà, Sirius. » disse semplicemente, sentendo la stretta di Sirius farsi un po’ più forte. « Sia tu che io potremmo morire da un momento all’altro. E lo sai. E io ho paura, perché, se tu dovessi morire, soffrirei ancora. E se invece dovessi morire io – cosa più probabile – soffriresti tu, e non è giusto ».
Sirius annuì lentamente, posando il mento sulla spalla di Marlene, riflettendo sulle sue parole. Realtà. Morte. Paura. Morte. Paura. Realtà.
« Perché è più facile che muoia tu, Marlene? » chiese dopo una manciata di secondi di silenzio opprimente.
« Lo sappiamo tutti che Travers mi sta cercando. Se nemmeno Dorcas è riuscita a salvarsi dall’attacco che era stato premeditato per ucciderla, io non ho scampo. È inutile sognare cose troppo belle per essere anche lontanamente credibili ».
« Uhm. » mugugnò Sirius sulla sua pelle. « Non è meglio stare aggrappati ad un sogno meraviglioso invece che rovinare tutto con la realtà? »
Marlene rimase in silenzio, prima di mormorare: « Taci, cane rognoso » con il solito accento del nord e poi baciarlo di nuovo. Le parole dette da Sirius avevano avuto come un effetto rivitalizzante su di lei, esprimevano alla perfezione quel che voleva sentirsi dire. Ma sapeva che non avrebbe potuto aggrapparsi a quel sogno per sempre.
Marlene decise che, però, per quella notte l’avrebbe fatto.
L’avrebbe fatto per Sirius.
Per se stessa.
Per loro.
Marlene non aveva mai voluto amare Sirius; anzi, a dirla tutta non aveva mai voluto amare nessuno. Non voleva legami troppo importanti che andassero oltre la semplice amicizia. Prima perché li trovava una stupida perdita di tempo, successivamente perché, con la guerra alle porte, non voleva mettere nessuno più in pericolo di quanto non fosse già. Dopotutto, lei era una Mezzosangue, e il suo nome probabilmente era già stato scritto tra le persone da eliminare per via del sangue sporco. Non avrebbe mai permesso a qualcuno di legarsi a lei, non con i rischi che avrebbero corso entrambi.
Ma con Sirius era stato diverso, non era stato premeditato. Ad Hogwarts la fama del giovane Black era quella di uno ‘sciupa femmine’, perciò non lo aveva mai preso in grande considerazione, pensando che sarebbe stato difficile essergli anche semplicemente amica. E anche fuori era stato così, pensava non fosse cambiato.
Invece lo era. No, non lo era, lo sembrava. Lei non poteva sapere se fosse davvero cambiato, ma ormai aveva preso la sua decisione: quella notte l’avrebbe passata senza pensare, si sarebbe lasciata guidare dall’istinto.
E fanculo alla guerra che batteva sui vetri sporchi delle finestre.




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Questa storia sta giungendo al termine, ragazze. Mi mancherà tantissimo. Oltre ad essere la prima volta che arrivo prima ad un contest, questa storia è stato il primo tentativo di un 'nuovo' stile. Prima non scrivevo così, no, decisamente. Ho cercato di arricchire di più le storie, e... beh, è venuto fuori questo.
Dio, e sono felicissima anche di tutti i vostri commenti. Davvero. ;AAAA;
Cioè: 5 persone l'hanno inserita tra le preferite, ventitré nelle seguite, e una persona tra le ricordate. E vogliamo parlare delle bellissime venticinque recesioni? Sono commossa. Ci sono state recensioni che mi hanno fatta sorridere come una demente per giorni, e non c'è nemmeno un commento che mi abbia lasciato l'amaro in bocca.
Basta, ne avete abbastanza dei miei sproloqui, posso capirvi. ù_ù
A presto! 

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Capitolo 4
*** Epilogo. ***


Epilogo - SiriusMarlene

Posso dedicare un capitolo a più persone? Be’, io lo faccio.
Ah, se vi va, leggete il capitolo ascoltando "Le tasche piene di sassi", di Jovanotti (canzone che ho sentito a palla durante tutta la stesura della storia :3).

A Tefnut.
Ed i perché sono tanti, troppi per elencarli tutti.
Principalmente, però, perché è una tosta, e farà strada.
E perché ha creduto in questa storia, perché crede in me,
perché senza di lei questa storia non sarebbe mai nata.
Ad Hayley,
Perché parlare con lei è fantastico,
una boccata d’aria.
Perché è aksjaksah, ed è perfetta così.
A Beth,
Che mi sostiene sempre,
in ogni momento no;
perché lei ascolta
sempre tutti i miei stupidi problemi.
A mia moglie Erica,
perché, nonostante la distanza, è sempre presente,
ed è una delle persone più meravigliose che potessi conoscere.
A Nique,
Perché credo lo sappia,
ma le voglio tanto bene,
tanto di quel bene che le cedo anche Albus.
A Somo,
perché è la mia Cas.
E perché è una demente fantastica.

E a te,
che adesso stai per leggere di loro,
del loro amore.
Che adesso stai per leggere qualcosa in cui ho messo me stessa.

Grazie.


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Epilogo –Tutta colpa di quella fottuta guerra.

7 novembre 1980.

 Era andato al suo funerale, aveva deposto dei fiori sulla sua tomba, aveva detto –  urlato – a Silente che lui avrebbe potuto fermare Travers, che lui avrebbe dovuto fermare Travers.
Aveva fatto tante cose da quando lei se n’era andata, proprio cinque mesi prima. Forse ne aveva fatte anche troppe, ma niente era ancora riuscito a colmare il vuoto che aveva dentro. Nemmeno i suoi amici, per quanto ci avessero provato. Loro non potevano capirlo appieno, loro non potevano sapere cosa si provasse a perdere la persona amata. Per loro Marlene era solo una collega, al massimo un’amica. Per lui, Marlene era come… Marlene. Non c’era altro modo per definirla, o almeno Sirius non riusciva a trovarlo. Marlene era Marlene. Niente di più, niente di meno.
Al funerale aveva partecipato tutto l’Ordine della Fenice, più altre persone che Sirius non aveva mai visto e non aveva intenzione di conoscere.
Sirius non aveva mai voluto amare Marlene; a dire il vero, non aveva mai voluto amare nessuno. Prima perché trovava le ragazze solo un passatempo, da alternare alle scorribande con gli amici, notevolmente più importanti. In seguito, per via della guerra: non c’era tempo per le ragazze, quando rischiavi la vita un giorno sì e l’altro anche, sarebbe stata solo una complicazione in più, e ne avevano tutti già abbastanza, con quella fottuta guerra.
Quella fottuta guerra che si era portata via anche Marlene.
Marlene, con il suo pallore eccessivo, i suoi occhi scuri e i capelli fulvi.
Marlene McKinnon, l’irritante Grifondoro che gli diceva continuamente no, perché “Sono troppo grande per te”, “Sono troppo in pericolo per stare con te”, “Siamo troppo diversi”, “Non posso pesare su di te”, “Non voglio soffrire”.
La sua Marlene, quella che non mancava mai di ricordargli quanto fossero odiose le sue battutine maliziose, quella che Sirius prendeva costantemente in giro per il suo forte accento scozzese.
Ma a Sirius piaceva anche quello, perché faceva parte di lei, di Marlene.
E sapere che non avrebbe più potuto sentirlo lo mandava in bestia. Avrebbe voluto averla registrata, la sua voce, per poterla riascoltare ancora e ancora, fino allo stremo, per addormentarsi con quel – a suo parere – dolce suono nelle orecchie.
Non era solo quello, però, a fargli ribollire il sangue nelle vene.
C’era anche il non poter più passare le mani tra i suoi capelli, il non poter più sentire le sue labbra sulle proprie, il non poter sussurrarle più qualcosa all’orecchio per cercare di calmarla, come aveva fatto dopo la scomparsa di Deaborne.

C’era il non poter più sentire il profumo di Marlene sulla sua maglietta o sulle lenzuola. Non poterlo sentire nemmeno nell’aria.
Il suo profumo di biancospino, Sirius se lo sentiva ancora addosso, in qualche modo. Come un’impronta, lasciata a ricordargli continuamente che lei c’era stata; un’impronta che gli impediva di dimenticarla o, poiché la prima ipotesi era decisamente poco attendibile, anche solo andare avanti cercando di dare le spalle al passato.
Ma quel profumo gli impediva di lasciarsi tutto alle spalle, era come stampato indelebilmente sulla sua pelle. E, dopotutto, Sirius non voleva lasciarsi alle spalle Marlene e il suo profumo di biancospino, sebbene si rendesse conto che tutto sarebbe potuto essere più facile. Sì, però dopo esserci riusciti, e prima doveva dimenticarla.
E l’unica cosa che gli veniva in mente se rifletteva su quell’ipotesi era: impossibile.
Perché era impossibile dimenticarsi i suoi occhi scuri o i capelli rossicci. Era impossibile scordarsi delle dita magre, forse troppo, che gli accarezzavano una guancia. Era impossibile lasciarsi alle spalle il sapore delle sue labbra.
Era impossibile lasciarsi alle spalle il suo « Taci, cane rognoso ».

 
 

***


Sono in ritardo, diamine, lo so. È passato quasi un mese ed io non mi sono fatta sentire minimamente. La sapete una cosa? Non sono ancora convinta di voler postare questo capitolo. Cioè, lo sto facendo, ma ciò mi fa male, in un certo senso. Vi ci avrò rintontiti, a forza di dirlo, ma è la prima volta che mi classifico prima, e… E non sono pronta a concludere questa storia. Ma questo è l’ultimo capitolo, e se per me è finita ad agosto, questa storia, per voi credo sia finita adesso; e mi dispiace, sapete? Perché avrei voluto darvi qualcosa di più, perché voi siete dei lettori talmente speciali che meritavate di più. Lo so.
Comunque. Devo dire che questo capitolo non mi convinceva un granché, fino ad una decina di minuti fa, ma quando ho visto il documento in bella mostra sullo schermo del desktop e l’ho aperto. Ho riletto questo capitolo e beh, lo apprezzato molto più di prima. Fino a dieci minuti fa, lo ritenevo poco adatto a concludere questa storia, ma poi ho pensato che effettivamente non la avrei saputa concludere in maniera migliore. Perciò bene, spero che valga anche per voi.
Ora, scusate se mi dilungo così tanto, devo ringraziarvi tutte – una ad una, sì. u.u
Innanzitutto, alle nove persone che hanno inserito questa storia tra le preferite: Blankette_Girl - Charlotte_ - EloiseDeathEater - FrancescaBulla  - GingerHair - Hayley Black - HexRose 110 - Pipa_bella – Tefnut.
Poi, le venticinque seguite: AlicesSunshine_ - angie83 - EloiseDeathEater - Ginny_theQueen -  Giuliuli -gufetta_95 - HexRose 110 - JaneJ - JaneNoire - lerte93 - mapitt - mazza -  Mellyle - MiaStonk - nali - Nana_Bianca - Pipa_bella - Puffola_Lily - rubiaA - saramichy - SoReLLiNaMaLfoY - Trich - yami no tenshi - _LiLa_ -  _Maria_.
E le due ricordate: EloiseDeathEater - Roxanne Potter.
Inoltre, ringrazio enormemente anche tutte le bellissime persone che mi hanno lasciato una recensione, che mi hanno fatto sapere i loro pareri sui capitoli, sui personaggi e sullo stile della storia. Siete state tutte fantastiche, nessuna esclusa, mi avete fatta sentire dannatamente bene.

E ancora grazie, per tutto.

 
E, dulcis in fundo, vi lascio con il giudizio di Tef.

 

1° classificata 

Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo di June_ 

Grammatica/punteggiatura: 9,7/10 
Forma/stile: 10/10 
Caratterizzazione personaggi: 10/10 
Originalità: 10/10 
Utilizzo frase: 10/10 
Gradimento personale: 10/10 
Totale: 59,7/60 

Questa è in assoluto la mia storia preferita. E se non avessi scritto un “costatò” al posto di “constatò” e quelle date con il numero del mese scritto per intero (mentre l’anno è scritto in numero) ti avrei dato il massimo. E io volevo dartelo, dannazione! È tutta colpa tua ;) 
Sirius è micidiale. Mi-ci-dia-le. Mi hai rapita, con questo Sirius, mi hai trascinata a forza dentro la tua storia facendomi sentire quella Marlene che hai reso così dannatamente particolare, con quel suo accento scozzese! Ho amato ogni particolare di lei, mi hai fatto adorare letteralmente questo pairing. hai dato vita a questa coppia, li hai resi perfetti l’uno per l’altra, perché anche se non potranno mai sposarsi, ogni attimo che vivono è così naturale, così maledettamente perfetto che non mi viene un altro aggettivo. 
C’è un passaggio che ho amato follemente: 
« Sei tu che hai iniziato » ribatté lei, indignata, spingendolo verso la camera da letto. 
« Sei tu che hai continuato ». 
« Ti odio! ». 
« Non è vero » 
Ah, l’ho adorato con tutta me stessa!! 
Sul serio, complimenti. Hai anche saputo creare il clima tetro della guerra, la preoccupazione che dilaga nell’ordine, è tutto così ideale in questa storia! Sembra quasi che tu abbia parlato privatamente con zia Jo, davvero. 
Ovviamente sei stata originale. A partire dalla ronda, fino alla struttura quasi a diario, agli attimi rubati fra le lenzuola. 
Ecco, quando una storia mi piace non riesco a scrivere dei commenti/giudizi fatti per bene. perché mi esalto troppo! 
Le frasi sono magnificamente inserite, si sposano alla perfezione con tutto il resto, anche il fatto che una delle due sia pronunciata da sua nonna, è così strano e allo stesso tempo giusto! 
A questo punto non credo di doverti spiegare perché mi è piaicuta questa storia. È la più bella, dico sul serio, mi hai emozionata con le tue descrizioni. 
Quando la posterai, andrà dritta fra i miei preferiti. 
Il primo posto è tuo. Tuo e di nessun altro.

Premio Caratterizzazione: June_.

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