Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo. di Eralery (/viewuser.php?uid=116009)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II. ***
Capitolo 4: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Porologo
Autore: Eralery (Efp), June_ (forum). Titolo: Tutti
i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo. Personaggi: Sirius Black, Marlene McKinnon. Genere: Drammatico, Romantico, Guerra. Avvertimenti: Mini Long (3 capitoli + prologo). Rating: Arancione. Pacchetto: A Cindarella Story. Pairing scelto: Sirius/Marlene. Frase scelta: “Non è meglio stare aggrappati a un
sogno meraviglioso invece che rovinare tutto con la realtà?” (utilizzata anche
la citazione numero 2: “Non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca di partecipare”, solo che ho cambiato il verbo ‘partecipare’ con ‘tentare’).
Introduzione: Dalla parte uno: « Ora puoi andare » sibilò
Marlene, acida, affondando una mano in tasca per prendere le chiavi. « Non mi offri nemmeno un
bicchiere d’acqua? Come siamo maleducate, McKinnon » scherzò Sirius,
guadagnandosi un’occhiata truce da parte della ragazza. NdA: Inizio con il dire che è la prima
storia che abbia buttato giù su questa coppia, ma scriverla è stata una bella
esperienza, devo dire. Allora, di Marlene si sa solo che è morta durante la prima
guerra, ma non c'è dato sapere con precisione quando. Io ho scelto il sette
luglio (7/07), per motivi certamente futili: sette è il numero magico e anche
il mio preferito, perciò l’ho introdotto. Nel corso della storia, comunque,
sono presenti altri sette, come il numero di casa di Marlene, che è puramente
simbolico – infatti ho scelto quel numero anche perché per Sirius e Marlene la
loro storia era, in un certo senso, ‘magica’. Sì, insomma, viva l’originalità.
Non avevo altre idee. Per me, Marlene è scozzese, infatti, in tutte e tre le
parti della storia è presente un piccolo accenno al suo accento – amo l’accento
del nord delle Gran Bretagna. La storia credo sia abbastanza triste, ma su
questa coppia non sono riuscita a fare altro. Scrivere su di loro qualcosa di
allegro e spensierato sarebbe apparso strano, visti gli anni in cui si svolge
la vicenda. Nella seconda parte della storia c’è una parte leggermente
‘spinta’, ma ho accuratamente evitato di sfociare nell’erotico, preferendo
lasciare una sorta di parte ‘passionale’, solo per far ‘capire’ quel che
provavano entrambi. E poi mi serviva anche una scusa per il “Cane rognoso” di
Marlene e quell’ipotesi mi ha tentata, lo ammetto. Spero ti piaccia e di non essere caduta nel banale. ^^’’’
Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano finire in fumo.
Prologo.
Il lampo di luce verde colpì la ragazza in pieno petto e lei
cadde a terra, come un burattino cui sono stati tagliati i fili. Cadde a terra,
in uno svolazzo di capelli rossicci, il riverbero dell’incantesimo mortale
stampato sul volto magro. Gli occhi scuri erano colmi di lacrime amare, troppo
amare. Non fece neanche in tempo a sentirsi in colpa per Sirius, non
fece in tempo a fare niente. Perché di Marlene non era rimasto più niente, se non
l’involucro di pelle che l’aveva custodita per ventitré anni.
{ Er’s notes. Okay, non voglio dilungarmi troppo con queste note perché già
solo lo specchietto ha superato questo prologo, ma qualcosa da dire ovviamente ce
l’ho. Innanzitutto, vorrei ringraziare Tefnut per lo splendido
giudizio e il “Premio Caratterizzazione”, che mi ha soddisfatta in maniera
indescrivibile. Credo possiate capire la mia felicità non solo nel vederla
nel podio, ma addirittura prima – prima su diciassette! È, oltretutto, il mio
primo primo posto, perciò la soddisfazione è stata doppia. Il giudizio della magnifica Tef lo inserirò nell’ultima – la quarta
– parte. Beh, spero vi piaccia nonostante questo sia solo un minuscolo
assaggio. :) Er. |
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Capitolo 2 *** Capitolo I. ***
tutti i sogni che
Nota: Ovviamente nel prologo non ve
l’avevo detto – soprattutto per far nascere dei dubbi –, ma la morte di Marlene
si svolge in medias res. Sorpresa!
Ad Hayley, perché i suoi “svergognata”
mi fanno sempre morire, e perché è un’autrice
bravissima.
Capitolo 1 – Ronda.12 agosto 1979.
Appoggiato al muro del salotto della vecchia casa di
Malocchio, Sirius Black ascoltava la voce di Albus Silente che ricordava a
tutti di prestare la massima attenzione, soprattutto dopo quel che era
successo, sebbene il suo sguardo grigio fosse in realtà posato sulla figura
magra di una ragazza dai capelli rossicci seduta su una sedia a pochi metri da
lui. Aveva le gambe allungate e il capo leggermente chino, semicoperto dalla
chioma mossa, le spalle che fremevano piano per via di silenziosi singhiozzi. Marlene era stata una delle più care amiche di Benjy, questo
lo sapevano tutti. Vedere quel che rimaneva di lui doveva averla distrutta,
almeno emotivamente. Emmeline, accanto a lei, aveva un braccio intorno alle sue
spalle esili e la stringeva cercando di infonderle forza. Ma Marlene era forte,
e avrebbe provato a riscattarsi, a lottare anche per il migliore amico. Quello
era il pensiero che aleggiava nella mente di Sirius, che aveva sempre provato
una sorta di ammirazione per la determinazione della ragazza, di tre anni più
grande di lui, nonostante sembrasse più piccola almeno di due. Era un po’ più bassa di Sirius e di corporatura
incredibilmente esile, con i capelli rossicci che le incorniciavano il viso dalla
pelle chiara. Gli occhi erano di un castano più scuro di quello di James ed
erano circondati da folte ciglia. Era carina, specialmente quando sorrideva, ma
in quel momento l’unica emozione che si poteva leggere sul suo viso era solo la
più pura disperazione. E a Sirius faceva uno strano effetto vederla così, con
le spalle tremanti ma gli occhi asciutti e dai quali non usciva nemmeno una
piccola, singola lacrima. Quando Silente finì il suo discorso, il silenzio calò sulla
stanza. Fu interrotto poco dopo dal rumore della gamba di legno di Moody che
zoppicava in direzione del vecchio preside, il viso contratto in una smorfia
anche più dura del solito – il che è tutto dire. « Prima di andare, voglio ricordarvi una cosa: vigilanza
costante » disse con il solito tono burbero, sedendosi poi su una sedia mentre
gli altri si alzavano annuendo. Sirius sentì qualcuno mormorare appena un: « Sperando che
aiuti, la vigilanza costante » e non poté che concordare in silenzio. Al corso
per diventare Auror, Malocchio non faceva che ripetere loro quelle due parole,
quasi fossero un mantra, ma nonostante ciò la loro squadra aveva già perso due
membri. Sirius avrebbe preferito mille volte essere ancora a
Hogwarts, perché i compiti scolastici erano decisamente meno complicati
rispetto al cercare di restare vivo il più possibile, con la guerra che premeva
contro le porte di tutte le case, magiche e non. « Tutto bene, amico? » domandò James, che si era avvicinato a
lui in quel momento. Sirius si staccò dalla parete e annuì. « Sì. Vogliamo andare
a prendere qualcosa al Paiolo Magico con Wormtail e Moony? » Le guance di James s'imporporarono un poco, e Sirius capì che
la causa doveva essere Lily. « In realtà dovrei accompagnare Lily a casa » disse infatti,
passandosi la mano destra tra la ribelle chioma corvina. « Sai com’è, vuole
presentarmi i suoi… » « Allora ti consiglio di andare, perché Lily potrebbe
affatturarti anche solo se fai tardi » ghignò Padfoot, dandogli una pacca sulla
spalla. James annuì e lo salutò per raggiungere la fidanzata, che lo
aspettava vicino alla porta con un sorriso. Lily era una brava ragazza, forse solo un po’ troppo ligia al
dovere e perfettina, ma era a posto, dopotutto. Aveva sempre una parola gentile
per tutti, anche se quando si arrabbiava era in grado di schiantare chiunque,
indipendentemente da chi fosse. Sostanzialmente, però, era buona. Sirius si
ritrovò a pensare a quanto fosse ingiusto che una ragazza come lei potesse
morire giovane per via di un pazzo a cui importava solamente della purezza del
sangue. Il ticchettio della protesi di Malocchio lo avvisò che
l’Auror si stava avvicinando e così si girò. « Black » proruppe quello, fermandosi davanti a lui. «
Fenwick doveva fare la ronda con McKinnon, ma per ovvi motivi la ragazza è
rimasta sola. Silente mi ha detto di mandarla con uno dei miei allievi, e
Potter se l’è già svignata. A lei l’ho già detto, ti sta aspettando fuori ». « D’accordo » rispose Sirius, annuendo. S’incamminò verso la porta mentre la voce di Malocchio lo
raggiungeva: « Vigilanza costante, Black ». Abbozzò un sorriso sardonico e uscì dalla casa. Si guardò
attorno e vide Marlene vicino al cancello. Le si avvicinò e si schiarì la voce
per attirare la sua attenzione, poiché la ragazza sembrava catturata da
qualcosa al di là del bosco poco distante. « Black » proferì distrattamente, con il suo forte accento
scozzese. « McKinnon ». Il tono di voce della ragazza era più debole di come lo
ricordava, e Sirius si stupì di avere davanti la Marlene che, quand’erano a
scuola, gli urlava contro che no, con lui non ci sarebbe uscita. Sembrava
solamente lo scheletro della Marlene McKinnon diciassettenne, con il viso un
po’ più magro e gli occhi grandi. Sirius non aveva perso nessuno a lui caro,
sebbene la storia di Benjy l’avesse toccato, e non sapeva cosa fare in un
momento del genere. Per la prima volta, si trovò a disagio con una ragazza. « Andiamo » disse Marlene, stavolta più decisa, arpionandogli
un braccio con forza prima di Smaterializzarsi assieme a lui. Si ritrovarono in uno dei vicoletti ai lati di Diagon Alley,
era buio e non c’era nemmeno uno straccio di luce a illuminare la strada. « Muoviti » sentì dire a Marlene. Sbuffando prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e
mormorò: « Lumos
». La punta della sua bacchetta illuminò parzialmente il vicolo, aiutandoli ad
arrivare alla strada principale senza troppi intoppi. Si appostarono al muro
per sentire se c’era qualcuno e, una volta appurato di essere soli, Marlene si
concesse un sospiro e s'incamminò per la via, seguita dal ragazzo. « Sai cosa vuol dire ‘aspettare’, McKinnon? » le chiese
retoricamente, una volta che l’ebbe raggiunta. Gli sembrò di vedere l’ombra di un sorriso comparire sul suo
volto e si sentì stranamente più felice. L’idea di averla fatta sorridere
l’aveva inorgoglito, per qualche oscura ragione. « E tu sai cosa vuol dire ‘stare in silenzio’, Black? ». Sirius roteò gli occhi e dopo un po’ borbottò qualcosa
d'incomprensibile. Marlene voltò leggermente il viso nella sua direzione, le
sopracciglia inarcate. « Che hai detto? » domandò, sospettosa. « Ehi, calma. Ho detto solo che avevo fame ». « Come puoi pensare al cibo durante una ronda? » Marlene
sembrava stupita e al contempo leggermente divertita della cosa, perché il tono
di voce sembrava essere tornato quello di quattro anni prima. Sirius le sorrise e si strinse nelle spalle. Passarono il resto della ronda in silenzio, con Sirius che
spesso si ritrovava a osservarla di sottecchi, con la coda dell’occhio. Alla
luce di un lampione, si accorse dello strano pallore del suo viso. E le stelle
continuavano a brillare in cielo, ma la sua pelle era più pallida del loro
riverbero chiaro. Sirius si ritrovò a pensare che, forse, il nome di una stella
sarebbe stato meglio a lei che a lui, quel giorno. Perché Marlene non poteva essere sempre così pallida, doveva
trattarsi di una semplice giornata. Probabilmente il giorno dopo, quando
l’avrebbe rivista, la sua pelle sarebbe stata come quella di un tempo, quella
che si ricordava. Continuarono a camminare per arrestarsi poi davanti ad Olivander. Marlene gli regalò un
sorriso, mesto, ma comunque un sorriso, e disse: « Abbiamo finito. È meglio se torniamo casa, ora ». « Già. Dove abiti, McKinnon? » chiese allora lui,
giocherellando con la bacchetta. Lei inarcò le sopracciglia, perplessa. « Perché dovrei
dirtelo? ». « Beh, come faccio ad accompagnarti a casa se non so dove
abiti? ». Qualcosa che Sirius non riuscì a definire passò come un lampo
nelle iridi castane di Marlene, facendo comparire sulle sue labbra un piccolo
ghigno. Sebbene non sapesse cosa fosse, era quasi del tutto certo di averla
provocata lui. E si sentì bene,
perché non poteva essere qualcosa di malvagio, se lei non lo aveva ancora
Schiantato. « Tu non mi riaccompagni a casa » disse Marlene, perentoria.
« Posso farcela benissimo da sola ». « Mai detto il contrario, ma non sarei un cavaliere se non lo
facessi. Ho pur sempre un’immagine da difendere, McKinnon » constatò Sirius, riponendo
la bacchetta in tasca. « Perciò, ora ti accompagno a casa e fine della
discussione ». Marlene ringhiò sommessamente e gli afferrò nuovamente il
braccio, strattonandolo, e Sirius sentì la stretta allo stomaco tipica delle
Materializzazioni. Davanti a lui si presentò una casa dal tetto rosso scuro e le
tende alle finestre completamente tirate, per non far vedere niente
dell’interno. Accanto alla porta c’era un grosso sette di legno, anche quello
tinto di rosso. « Ora puoi andare » sibilò Marlene, acida, affondando una
mano in tasca per prendere le chiavi. « Non mi offri nemmeno un bicchiere d’acqua? Come siamo
maleducate, McKinnon » scherzò Sirius, guadagnandosi un’occhiata truce da parte
della ragazza. « Torna a casa, Sirius » sospirò infine Marlene, infilando le
chiavi nella serratura della porta per aprirla. Si girò un attimo verso Sirius
e se lo ritrovò davanti, a pochi centimetri dal viso. « Vai a casa » ripeté, ma
la voce le s’incrinò vedendolo farsi più vicino. Sirius sogghignò e posò le labbra su quelle di Marlene,
trovandole morbide e calde, per pochi secondi. Si staccò da lei e si raddrizzò,
con il ghigno che aveva lasciato il posto a un sorriso sghembo – e un po’
ebete, a dire il vero. « Ci vediamo, McKinnon » disse poi, uscendo dal cancello e
Smaterializzandosi via da lì, nelle orecchie l’eco di un sospiro mal
trattenuto.
{Er's Notes. Prima di tutto, ringrazio tutte le 12 persone che hanno
commentato lo scorso capitolo – Merlino, sono commossa! – e le persone che
hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Siete dei lettori
fantastici, dico davvero. Spero vivamente che anche questo capitolo vi piaccia e di
ritrovare i vostri nomi tra le recensioni: mi farebbe davvero piacere. Poi, l’immagine l’ho creata io, perciò ha sopra un copyright
grosso quanto il Colosseo, tanto per mettere le cose in chiaro. ^^’’ Che altro dire? Credo di aver detto tutto quel che dovevo. Alla prossima! |
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Capitolo 3 *** Capitolo II. ***
capitolo 33333
Capitolo 2 – Lasciarsi andare.
12 ottobre 1979.
Erano passati due mesi dalla prima ronda che avevano fatto
insieme, e ormai Marlene si era abituata a camminargli a fianco con le
bacchette strette in pugno e a farsi riaccompagnare a casa. E Sirius non
scordava mai di lasciarle un bacio sulle labbra, come la prima volta. Era diventata parte della routine, praticamente, e Marlene
voleva perdere quell’abitudine il più tardi possibile. Perché, nonostante tutto,
le piacevano le attenzioni che Sirius le riservava, gli sguardi che le
lanciava, e i baci, talmente leggeri da sembrare carezze, che le dava prima di
Smaterializzarsi. Di Smaterializzarsi lontano da lei, pensava Marlene,
vagamente preoccupata da quel pensiero. Dopo quel che era successo con Benjy, aveva paura di legarsi
a qualcuno più del minimo indispensabile. Non voleva soffrire più come alla
morte dell’amico, per questo cercava di tenersi il più lontana possibile dagli
altri. Eppure sembrava che le persone, dopo questa sua decisione, avessero
deciso di avvicinarsi a lei. Per esempio, Lily Evans le aveva rivolto la parola
più volte nell’arco di quei due mesi che durante i quattro anni passati ad
Hogwarts assieme. E anche James Potter sembrava più disponibile nei suoi
confronti. Marlene non riusciva a capacitarsene. Poi c’erano Fabian e Gideon,
ma loro erano suoi vecchi compagni di scuola, i suoi migliori amici insieme a
Benjy, che però era stato più come un fratello. E poi Sirius, che in quel momento le camminava accanto come
sempre, la bacchetta tra le dita affusolate e le labbra sottili curvate in un
sorriso appena accennato. Finirono la ronda come ogni volta, e si ritrovarono davanti
alla porta di casa sua. Come ogni volta. Marlene gli sorrise ed aprì la porta di casa, mentre Sirius
si faceva sempre più vicino. Come ogni
volta. Lei si girò e il ragazzo catturò le sue labbra in un bacio;
un bacio diverso da quello solito. Sentì una delle mani di Sirius posarsi sul
suo collo e l’altra dietro, sulla schiena, stringendola a sé. La lingua di lui
percorse la linea della sua bocca, come a chiederle il permesso di approfondire
il bacio. Marlene socchiuse le labbra e posò le mani sulle spalle di Sirius,
aggrappandosi a lui come se fosse un’ancora – la sua ancora. Sirius mosse qualche piccolo passo e varcò la soglia di casa,
chiudendo poi la porta dietro di loro con un calcio. Il rumore le parve lontano
mille miglia, o forse era semplicemente la lingua di Sirius che rincorreva la
sua a darle quell’impressione di vuoto attorno a lei. Era come se non ci fosse
niente; niente, se non Sirius. La appoggiò alla parete continuando a baciarla con irruenza,
per poi staccarsi dalle sue labbra con il fiatone. Sembrava uno che aveva
appena finito di correre alla Maratona di New York, pensò Marlene. « Forse dovremmo fermarci… » sussurrò Sirius con voce roca,
le labbra a pochi millimetri dall’orecchio di lei. Marlene gli prese il viso tra le mani e lo baciò nuovamente,
con più foga di prima. Non ci volle molto perché Sirius rispondesse al gesto. Era come se le girasse la testa e non riusciva più a capire
molto bene quel che stava succedendo. L’unica cosa di cui era sicura, era che
lo voleva. Sì, lo voleva. La bocca di Sirius si separò dalla sua e seguì il contorno
della mascella per poi scendere alla pelle tenera del collo. Alternò i baci a
piccoli morsi, mentre Marlene cercava di sfilare i bottoni della sua camicia
dalle asole in cui erano costretti, lasciandosi a volte scappare dei piccoli
gemiti. Aveva un buon profumo, Marlene, così fresco e dolce. Il naso
di un cane ha duecentoventi milioni di recettori olfattivi e le frequenti
trasformazioni in Padfoot gli avevano lasciato qualche nuova abilità, come
quella di memorizzare gli odori e i profumi. Ne aveva sentiti molti, di odori,
ma il profumo di Marlene era qualcosa di nuovo per lui; qualcosa di nuovo e
incredibilmente bello. Bello, come
Marlene. Fermò la sua discesa sulla spalla di lei, aprendo leggermente
gli occhi per poter capire di che odore si trattasse. Gli ricordava i prati
verdi, ma non era quello. Gli ricordava un fiore, ma non ricordava quale. Gelsomino? No, non era lei. Rosa? No, nemmeno. Mimosa?
Neanche. Giacinto? Sirius non lo sapeva, non l’aveva mai annusato, il giacinto.
Lavanda? No. Biancospino? Sì, biancospino sì. Sirius decise che profumava di biancospino, anche perché il
candore – pallore – della pelle di
Marlene gli ricordava i piccoli petali di quel fiore, i suoi capelli rossicci
richiamavano l’immagine dei fiori del biancospino, e perché spesso Marlene sapeva
essere più pungente delle spine di quel bel fiore. Per lui, Marlene era un biancospino. « Hai un buon odore » mormorò, solleticandole la pelle con le
labbra. « Profumi di biancospino ». « Mh. Tu invece puzzi vagamente di cane e di muschio »
rispose Marlene, sfilandogli finalmente la camicia e gettandola a terra, insieme
alla giacca che Sirius le aveva appena tolto. « Lo prenderò come un complimento, ma adesso smettila di
parlare » disse piano, privandola anche della maglietta. « Sei tu che hai iniziato » ribatté lei, indignata,
spingendolo verso la camera da letto. « Sei tu che hai continuato ». « Ti odio! ». «Non è vero » replicò candidamente Sirius, facendola sdraiare
sulle lenzuola azzurrine e posizionarsi sopra di lei, puntellandosi sui gomiti
per non pesarle addosso. « E tu che ne sai? » sputò, per baciarlo poi con passione e
stringerlo prepotentemente a sé, la cintura dei pantaloni di lui che aveva
raggiunto il pavimento come gli indumenti precedenti. « Lo so e basta » mormorò, aiutandola a calarsi i jeans
scuri. Marlene s’irrigidì sentendo le mani di Sirius stringere i
bordi dei suoi pantaloni. Lo stavano davvero per fare? Non poteva, si era ripromessa di
non avvicinarsi troppo ad altre persone. Non voleva soffrire ancora, e non
voleva nemmeno che gli altri soffrissero a causa sua. D’altro canto, poteva
morire anche il giorno dopo. E chi era lei per far soffrire così Sirius? Ma
poi, Sirius avrebbe sofferto? Almeno ci teneva a lei? Le parole che sua nonna le ripeteva sempre quand’era piccola
riaffiorarono dall’oblio in cui erano rinchiuse: “Non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca
di tentare”. Dopo quelle
parole, pensò che dopotutto ormai nei casini ci si trovava già. Separarsi da
Sirius in quel momento e smettere di vederlo avrebbero fatto male ad entrambi, nemmeno ad uno solo. Forse
valeva davvero la pena tentare. Sirius sembrò
accorgersi del turbamento della ragazza, perché si separò da lei e le si sdraiò
accanto. « Che succede? ». « Niente… » mormorò appena lei. Lui sospirò e si passò una mano sugli occhi. « Guarda che non
sono stupido. Non voglio forzarti, se non ti va non importa ». « Non è quello… Ho paura. » rivelò infine, chiudendo gli
occhi mentre le guance le s’imporporavano leggermente. Qualunque riposta si aspettava, Sirius, fuorché quella. “Ho paura”. Paura. « Questa sarebbe la tua prima volta? » chiese, stupito. Marlene ridacchiò e scosse la testa, confondendo ancora di
più il ragazzo. « Guarda che ho ventidue anni, mica quattordici, no che non è
la mia prima volta!». « Allora non capisco di cosa tu abbia paura » ammise Sirius,
avvicinandosi a lei per passarle un braccio intorno alla vita, scacciando dalla
mente l’idea di Marlene stretta ad un altro. « Della realtà, Sirius. » disse semplicemente, sentendo la
stretta di Sirius farsi un po’ più forte. « Sia tu che io potremmo morire da un
momento all’altro. E lo sai. E io ho
paura, perché, se tu dovessi morire, soffrirei ancora. E se invece dovessi
morire io – cosa più probabile – soffriresti tu, e non è giusto ». Sirius annuì lentamente, posando il mento sulla spalla di
Marlene, riflettendo sulle sue parole. Realtà. Morte. Paura. Morte. Paura.
Realtà. « Perché è più facile che muoia tu, Marlene? » chiese dopo
una manciata di secondi di silenzio opprimente. « Lo sappiamo tutti che Travers mi sta cercando. Se nemmeno
Dorcas è riuscita a salvarsi dall’attacco che era stato premeditato per
ucciderla, io non ho scampo. È inutile sognare cose troppo belle per essere
anche lontanamente credibili ». « Uhm. » mugugnò Sirius sulla sua pelle. « Non è meglio stare aggrappati ad un sogno
meraviglioso invece che rovinare tutto con la realtà? » Marlene rimase in silenzio, prima di mormorare: « Taci, cane
rognoso » con il solito accento del nord e poi baciarlo di nuovo. Le parole
dette da Sirius avevano avuto come un effetto rivitalizzante su di lei,
esprimevano alla perfezione quel che voleva sentirsi dire. Ma sapeva che non
avrebbe potuto aggrapparsi a quel sogno per sempre. Marlene decise che, però, per quella notte l’avrebbe fatto. L’avrebbe fatto per Sirius. Per se stessa. Per loro. Marlene non aveva mai voluto amare Sirius; anzi, a dirla
tutta non aveva mai voluto amare nessuno. Non voleva legami troppo importanti
che andassero oltre la semplice amicizia. Prima perché li trovava una stupida
perdita di tempo, successivamente perché, con la guerra alle porte, non voleva
mettere nessuno più in pericolo di quanto non fosse già. Dopotutto, lei era una
Mezzosangue, e il suo nome probabilmente era già stato scritto tra le persone
da eliminare per via del sangue sporco. Non avrebbe mai permesso a qualcuno di
legarsi a lei, non con i rischi che avrebbero corso entrambi. Ma con Sirius era stato diverso, non era stato premeditato.
Ad Hogwarts la fama del giovane Black era quella di uno ‘sciupa femmine’,
perciò non lo aveva mai preso in grande considerazione, pensando che sarebbe
stato difficile essergli anche semplicemente amica. E anche fuori era stato
così, pensava non fosse cambiato. Invece lo era. No, non lo era, lo sembrava. Lei non poteva sapere se fosse davvero cambiato, ma ormai
aveva preso la sua decisione: quella notte l’avrebbe passata senza pensare, si
sarebbe lasciata guidare dall’istinto. E fanculo alla
guerra che batteva sui vetri sporchi delle finestre.
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Questa
storia sta giungendo al termine, ragazze. Mi mancherà tantissimo. Oltre
ad essere la prima volta che arrivo prima ad un contest, questa storia
è stato il primo tentativo di un 'nuovo' stile. Prima non scrivevo
così, no, decisamente. Ho cercato di arricchire di più le storie, e...
beh, è venuto fuori questo. Dio, e sono felicissima anche di tutti i vostri commenti. Davvero. ;AAAA; Cioè:
5 persone l'hanno inserita tra le preferite, ventitré nelle seguite, e
una persona tra le ricordate. E vogliamo parlare delle bellissime
venticinque recesioni? Sono commossa.
Ci sono state recensioni che mi hanno fatta sorridere come una demente
per giorni, e non c'è nemmeno un commento che mi abbia lasciato l'amaro
in bocca. Basta, ne avete abbastanza dei miei sproloqui, posso capirvi. ù_ù A presto! ♥ |
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Capitolo 4 *** Epilogo. ***
Epilogo - SiriusMarlene
Posso dedicare un capitolo a più persone? Be’, io lo faccio. Ah,
se vi va, leggete il capitolo ascoltando "Le tasche piene di sassi", di
Jovanotti (canzone che ho sentito a palla durante tutta la stesura
della storia :3).
A Tefnut. Ed i perché sono tanti, troppi per
elencarli tutti. Principalmente, però, perché è una
tosta, e farà strada. E perché ha creduto in questa
storia, perché crede in me, perché senza di lei questa storia
non sarebbe mai nata. Ad Hayley, Perché parlare con lei è fantastico, una boccata d’aria. Perché è aksjaksah, ed è perfetta
così. A Beth, Che mi sostiene sempre, in ogni momento no; perché lei ascolta sempre tutti i miei stupidi problemi. A mia moglie Erica, perché, nonostante la distanza, è
sempre presente, ed è una delle persone più
meravigliose che potessi conoscere. A Nique, Perché credo lo sappia, ma le voglio tanto bene, tanto di quel bene che le cedo anche
Albus. A Somo, perché è la mia Cas. E perché è una demente fantastica.
E a te, che adesso stai per leggere di loro, del loro amore. Che adesso stai per leggere qualcosa
in cui ho messo me stessa.
Grazie.
Epilogo –Tutta colpa di quella fottuta guerra.
7 novembre 1980.
Era andato al suo funerale, aveva deposto dei fiori sulla sua
tomba, aveva detto – urlato – a Silente che lui avrebbe potuto
fermare Travers, che lui avrebbe dovuto fermare
Travers. Aveva fatto tante cose da quando lei se n’era andata, proprio
cinque mesi prima. Forse ne aveva fatte anche troppe, ma niente era ancora
riuscito a colmare il vuoto che aveva dentro. Nemmeno i suoi amici, per quanto
ci avessero provato. Loro non potevano capirlo appieno, loro non potevano sapere
cosa si provasse a perdere la persona amata. Per loro Marlene era solo una
collega, al massimo un’amica. Per lui, Marlene era come… Marlene. Non c’era
altro modo per definirla, o almeno Sirius non riusciva a trovarlo. Marlene era
Marlene. Niente di più, niente di meno. Al funerale aveva partecipato tutto l’Ordine della Fenice,
più altre persone che Sirius non aveva mai visto e non aveva intenzione di
conoscere. Sirius non aveva mai voluto amare Marlene; a dire il vero,
non aveva mai voluto amare nessuno. Prima perché trovava le ragazze solo un
passatempo, da alternare alle scorribande con gli amici, notevolmente più
importanti. In seguito, per via della guerra: non c’era tempo per le ragazze,
quando rischiavi la vita un giorno sì e l’altro anche, sarebbe stata solo una complicazione in più, e ne avevano tutti
già abbastanza, con quella fottuta guerra. Quella fottuta guerra che si era portata via anche Marlene. Marlene, con il suo pallore eccessivo, i suoi occhi scuri e i
capelli fulvi. Marlene McKinnon, l’irritante Grifondoro che gli diceva
continuamente no, perché “Sono troppo
grande per te”, “Sono troppo in
pericolo per stare con te”, “Siamo
troppo diversi”, “Non posso pesare su
di te”, “Non voglio soffrire”. La sua Marlene, quella che non mancava mai di ricordargli
quanto fossero odiose le sue battutine maliziose, quella che Sirius prendeva
costantemente in giro per il suo forte accento scozzese. Ma a Sirius piaceva anche quello, perché faceva parte di lei,
di Marlene. E sapere che non avrebbe più potuto sentirlo lo mandava in
bestia. Avrebbe voluto averla registrata, la sua voce, per poterla riascoltare
ancora e ancora, fino allo stremo, per addormentarsi con quel – a suo parere –
dolce suono nelle orecchie. Non era solo quello, però, a fargli ribollire il sangue nelle
vene. C’era anche il non poter più passare le mani tra i suoi
capelli, il non poter più sentire le sue labbra sulle proprie, il non poter
sussurrarle più qualcosa all’orecchio per cercare di calmarla, come aveva fatto
dopo la scomparsa di Deaborne. C’era il non poter più
sentire il profumo di Marlene sulla sua maglietta o sulle lenzuola. Non poterlo
sentire nemmeno nell’aria. Il suo profumo di biancospino, Sirius se lo sentiva ancora addosso,
in qualche modo. Come un’impronta, lasciata a ricordargli continuamente che lei
c’era stata; un’impronta che gli impediva di dimenticarla o, poiché la prima
ipotesi era decisamente poco attendibile, anche solo andare avanti cercando di
dare le spalle al passato. Ma quel profumo gli impediva di lasciarsi tutto alle spalle,
era come stampato indelebilmente sulla sua pelle. E, dopotutto, Sirius non
voleva lasciarsi alle spalle Marlene e il suo profumo di biancospino, sebbene
si rendesse conto che tutto sarebbe potuto essere più facile. Sì, però dopo
esserci riusciti, e prima doveva dimenticarla. E l’unica cosa che gli veniva in mente se rifletteva su
quell’ipotesi era: impossibile. Perché era impossibile dimenticarsi i suoi occhi scuri o i
capelli rossicci. Era impossibile scordarsi delle dita magre, forse troppo, che
gli accarezzavano una guancia. Era impossibile lasciarsi alle spalle il sapore
delle sue labbra. Era impossibile lasciarsi alle spalle il suo « Taci, cane
rognoso ».
***
Sono in ritardo, diamine, lo so. È passato quasi un mese ed io non mi sono
fatta sentire minimamente. La sapete una cosa? Non sono ancora convinta di
voler postare questo capitolo. Cioè, lo sto facendo, ma ciò mi fa male, in un
certo senso. Vi ci avrò rintontiti, a forza di dirlo, ma è la prima volta che
mi classifico prima, e… E non sono pronta a concludere questa storia. Ma questo
è l’ultimo capitolo, e se per me è finita ad agosto, questa storia, per voi
credo sia finita adesso; e mi dispiace, sapete? Perché avrei voluto darvi
qualcosa di più, perché voi siete dei lettori talmente speciali che meritavate
di più. Lo so. Comunque. Devo dire che questo capitolo non mi convinceva un
granché, fino ad una decina di minuti fa, ma quando ho visto il documento in
bella mostra sullo schermo del desktop e l’ho aperto. Ho riletto questo
capitolo e beh, lo apprezzato molto più di prima. Fino a dieci minuti fa, lo
ritenevo poco adatto a concludere questa storia, ma poi ho pensato che
effettivamente non la avrei saputa concludere in maniera migliore. Perciò bene,
spero che valga anche per voi. Ora, scusate se mi dilungo così tanto, devo ringraziarvi tutte – una ad una, sì. u.u Innanzitutto, alle nove persone che hanno inserito questa
storia tra le preferite: Blankette_Girl - Charlotte_ -
EloiseDeathEater - FrancescaBulla
- GingerHair -
Hayley Black - HexRose 110 - Pipa_bella – Tefnut. Poi, le venticinque seguite: AlicesSunshine_ - angie83 - EloiseDeathEater - Ginny_theQueen - Giuliuli -gufetta_95 - HexRose 110 - JaneJ - JaneNoire - lerte93 - mapitt - mazza - Mellyle - MiaStonk - nali - Nana_Bianca - Pipa_bella - Puffola_Lily - rubiaA - saramichy - SoReLLiNaMaLfoY - Trich - yami no tenshi -
_LiLa_
- _Maria_. E le due ricordate: EloiseDeathEater - Roxanne Potter.
Inoltre, ringrazio enormemente anche tutte le bellissime persone che mi hanno
lasciato una recensione, che mi hanno fatto sapere i loro pareri sui capitoli,
sui personaggi e sullo stile della storia. Siete state tutte fantastiche,
nessuna esclusa, mi avete fatta sentire dannatamente bene. E ancora grazie, per tutto.
E, dulcis in fundo, vi lascio con il giudizio di Tef.
1° classificata
Tutti i sogni che tenevamo stretti sembrano
finire in fumo di June_
Grammatica/punteggiatura: 9,7/10
Forma/stile: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Originalità: 10/10
Utilizzo frase: 10/10
Gradimento personale: 10/10
Totale: 59,7/60
Questa è in assoluto la mia storia preferita. E se
non avessi scritto un “costatò” al posto di “constatò” e quelle date con il
numero del mese scritto per intero (mentre l’anno è scritto in numero) ti avrei
dato il massimo. E io volevo dartelo, dannazione! È tutta colpa tua ;)
Sirius è micidiale. Mi-ci-dia-le. Mi hai rapita,
con questo Sirius, mi hai trascinata a forza dentro la tua storia facendomi
sentire quella Marlene che hai reso così dannatamente particolare, con quel suo
accento scozzese! Ho amato ogni particolare di lei, mi hai fatto adorare
letteralmente questo pairing. hai dato vita a questa coppia, li hai resi
perfetti l’uno per l’altra, perché anche se non potranno mai sposarsi, ogni
attimo che vivono è così naturale, così maledettamente perfetto che non mi
viene un altro aggettivo.
C’è un passaggio che ho amato follemente:
« Sei tu che hai iniziato » ribatté lei,
indignata, spingendolo verso la camera da letto.
« Sei tu che hai continuato ».
« Ti odio! ».
« Non è vero »
Ah, l’ho adorato con tutta me stessa!!
Sul serio, complimenti. Hai anche saputo creare il
clima tetro della guerra, la preoccupazione che dilaga nell’ordine, è tutto
così ideale in questa storia! Sembra quasi che tu abbia parlato privatamente
con zia Jo, davvero.
Ovviamente sei stata originale. A partire dalla
ronda, fino alla struttura quasi a diario, agli attimi rubati fra le lenzuola.
Ecco, quando una storia mi piace non riesco a
scrivere dei commenti/giudizi fatti per bene. perché mi esalto troppo!
Le frasi sono magnificamente inserite, si sposano
alla perfezione con tutto il resto, anche il fatto che una delle due sia
pronunciata da sua nonna, è così strano e allo stesso tempo giusto!
A questo punto non credo di doverti spiegare
perché mi è piaicuta questa storia. È la più bella, dico sul serio, mi hai
emozionata con le tue descrizioni.
Quando la posterai, andrà dritta fra i miei
preferiti.
Il primo posto è tuo. Tuo e di nessun altro. Premio Caratterizzazione: June_.
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