Capitolo secondo:
Menzogne
Quanto tempo era passato dacché i
loro occhi si erano incontrati? Da quanto le loro mani si stringevano? Si
trattava di secondi? O forse di minuti? Luke non sapeva
rispondere a nessuna di quelle domande. Aveva perso completamente ogni capacità
cognitiva; tutto ciò che contava per lui in quel momento, era sapere che la sua Rose gli era di fronte.
Stava scrutando attentamente
quell’amato volto che per tanto tempo aveva potuto
rivedere soltanto nei suoi sogni; l’espressione che vi era disegnata era la
somma di un insieme turbolento di emozioni: stupore,
gioia, commozione. Se avesse dato ascolto al suo primo istinto, l’avrebbe presa
tra le braccia e l’avrebbe stretta forte a sé, le
avrebbe accarezzato i capelli come usava fare in passato premendosi il suo volto
sul petto e le avrebbe sussurrato parole rassicuranti. Quando scorse il nascere di timide lacrime nei suoi cerulei
occhi, provò una stretta al cuore; la terra sembrò tremare sotto i suoi piedi…
non aveva mai sopportato l’idea di vederla piangere. Fu allora, dopo quello che gli era sembrato un lasso di tempo indefinibile
che trovò dentro di sé la forza di parlare rivolgendole l’unica domanda che gli
era balenata per la testa dal momento stesso in cui aveva udito la sua voce:
“com’è possibile che tu sia qui?”
“Io… io ho visto la base saltare
in aria…” Fu la risposta di Rose.
“E io ho
visto esplodere l’ospedale militare…”
Non ci fu tempo di dire altro
però: i due giovani udirono la voce di Cooter in rapido avvicinamento ed
istintivamente lasciarono ognuno la mano dell’altra. Dall’angolo della strada
comparvero spalla a spalla il meccanico ed il giovane
uomo che lo aveva seguito il quale, una volta giunto di fronte all’entrata
dell’officina, si mosse velocemente in direzione della moglie.
“Tesoro mi dispiace, ma quel
pezzo di ricambio che ci occorre sarà disponibile soltanto oggi nel tardo
pomeriggio. Saremo costretti a passare la notte in questa città, ma sta
tranquilla ci rimetteremo in viaggio domattina di buon’ora e giungeremo ad Atlanta per tempo.” Esordì quindi
posando una tenera carezza sulle gote di Rose.
La ragazza lo osservò smarrita
per qualche istante; ebbe bisogno di ripetersi mentalmente ciò che il marito le
aveva appena detto prima di afferrarne il senso. Non
ebbe però modo di rispondere perché Cooter riprese la parola: “proprio di fronte a voi c’è l’unica pensione di Hazzard, non
è un granché, ma penso che per una sola notte ci si possa accontentare!”
“Andrà benissimo, è proprio quello che fa per noi! Sarà
meglio avviarci ora... ci rivediamo più tardi!” Concluse infine l’uomo
salutando con un cenno della mano ed estraendo dalla propria vettura una
valigia. Quindi si incamminò mano nella mano con la
moglie verso la sua breve destinazione.
Rose si lasciò trascinare via quasi di peso; sembrava si stesse
muovendo meccanicamente e di certo non aveva ascoltato una sola parola del breve
scambio di battute che avevano avuto il meccanico e suo marito. Ebbe il tempo di
voltarsi ancora una volta per guardare di nuovo Luke, dopodichè attraversò la
piazza e scomparve all’interno di un vecchio edificio.
Bo si avvicinò esitante a suo
cugino; aveva assistito ad una scena della quale non aveva afferrato il senso e
voleva chiedere spiegazioni. Aveva visto Luke stringere la mano di quella
ragazza e li aveva uditi scambiarsi qualche parola, ma la distanza non gli aveva
permesso di capire cosa si fossero detti. Gli poggiò
una mano sulla spalla e fu costretto a chiamarlo per nome un paio di volte prima
di ottenere la sua attenzione. Luke sembrava come ipnotizzato, il suo sguardo
fisso ed assente era un chiaro segnale che quella ragazza doveva averlo
turbato.
“Hey Luke! Ma si può sapere che cosa ti prende?” Domandò quindi Bo.
“Niente… va tutto bene…” Rispose
il giovane quasi come se si stesse risvegliando da uno stato di incoscenza.
“A vederti non si direbbe
proprio! Vuoi dirmi chi era quella ragazza?”
Luke osservò il cugino per poi
distogliere di nuovo lo sguardo e smarrirlo in un punto non ben definito del
cielo: “due mesi fa più o meno ti ho parlato di Rose…
ti ricordi?”
“Il giorno dell’incidente… e come
potrei dimenticarmelo? Ma continuo a non capire! Cosa c’entra Rose?”
“La ragazza che è appena andata
via… quella era Rose!”
Bo assimilò quella rivelazione in
silenzio; si voltò ad osservare l’entrata della pensione nella quale Rose era
appena scomparsa dalle loro viste e poi guardò di nuovo Luke: “ma io credevo che… mi avevi detto che Rose era rimasta uccisa
durante la guerra…”
“Lo credevo anche io, ma a quanto
pare mi sono sbagliato. Non solo scoppia di salute, ma si è anche rifatta una
vita…”
C’era stupore nella voce di Luke,
ma in egual misura c’era anche un astio mal celato;
com’era vero che non avrebbe mai più dimenticato la sensazione che aveva provato
sfiorando di nuovo la pelle di Rose, era altrettanto vero che gli sarebbe
rimasto impresso a vita l’odio istantaneo che gli era cresciuto dal niente al
solo vedere quell’uomo alzare una carezza sulle gote
della sua amata.
“Resterà qui fino a domani,
perché non vai a parlarle?” Chiese quindi Bo credendo di interpretare i pensieri
del cugino.
“E cosa
dovrei dirle? A cosa servirebbe incontrarla ancora? No, credo che sia meglio lasciare le cose così come stanno…”
Luke si voltò dunque e rientrò
nell’officina recuperando la sua posizione sdraiato in
terra sotto il Generale Lee. Bo lo seguì con lo sguardo e rimase ad osservarlo
tacitamente; aveva percepito nitidamente il dolore e lo sconforto nella voce del
cugino, avrebbe voluto consigliarlo ed avrebbe voluto sapere qual’era la cosa giusta da fare.
Invece rimase in silenzio e, dopo qualche istante, lo
raggiunse e continuò a prendersi cura del Generale proprio come stava facendo
poco prima che arrivassero quei due forestieri.
Il cofano del bolide arancione si
abbassò definitivamente nelle prime ore del pomeriggio. Jesse e Daisy si erano incamminati riprendendo la strada della fattoria già da
qualche minuto e Bo e Luke seguirono di lì a poco il loro esempio. Dopo essersi
accomiatati da Cooter, permisero al motore del Generale di emettere il suo
abituale e famigliare rombo e guadagnarono la via di casa.
“Adam ti dispiace se scendo in
strada a fare due passi? Da qui si vedono tanti negozi e mi piacerebbe fare un po' di compere!” La voce di Rose riempì il
silenzio di quella piccola stanza d’albergo e raggiunse le orecchie del marito
il quale sdraiato comodamente sul letto, al solo udirla le prestò immediatamente
l’attenzione dovuta.
“Perché
dovrebbe dispiacermi? Vai pure, ma fai attenzione a non
perderti, in fondo non la conosciamo affatto questa cittadina!”
Rose, affacciata in finestra,
aveva visto Luke lasciare l’officina di Cooter soltanto da pochi minuti. Odiava
mentire a suo marito, ma tutto si sarebbe aspettata dalla vita fuorché ritrovarsi
faccia a faccia con il fantasma di un passato che si era sforzata per tanti anni
di dimenticare.
“Sta tranquillo, non mi
allontanerò molto!” Disse infine Rose dirigendosi verso la porta della stanza ed
afferrando la maniglia.
“A più tardi!” Concluse Adam rivolgendo alla moglie un sorriso stanco ed
affondando la faccia nel cuscino.
Rose scese correndo la rampa di
scale che le avrebbe riconsegnato la luce del giorno ed
a perdifiato raggiunse l’officina di Cooter.
Il meccanico era seduto ad un
vecchio e malridotto tavolo intento a sbrigare un po’
di corrispondenza, quando si accorse della presenza della ragazza. Il fiato
grosso non le permise di parlare coerentemente per diversi secondi, ma quando
finalmente i suoi battiti si regolarizzarono, si avvicinò a Cooter e gli afferrò
entrambe le mani congiungendole con le proprie e formulando una vera e propria
preghiera: “per favore… è molto importante… ho bisogno
di vedere Luke, ho bisogno di sapere dove si trova… la prego signore mi aiuti,
mi accompagni da lui!”
Cooter osservò la ragazza con un misto di
stupore e tenerezza; i suoi occhi lo stavano supplicando così come il tono della
sua voce. Nella sua mente si erano già annidiate
diverse domande, ma l’urgenza di quegli occhi lo fece desistere dal formularle;
si alzò quindi dalla sua scrivania ed offrì il suo braccio alla ragazza. Rose
sorrise quando si accorse che il suo desiderio sarebbe stato esaudito e lasciò
che il meccanico la facesse accomodare nel suo carro attrezzi.
“Posso contare sulla sua
discrezione con mio marito?” Chiese poi Rose improvvisamente.
Cooter si lasciò sfuggire un benevolo sorriso e poco prima di accendere il motore del
suo ingombrante veicolo giallo rispose: “ci vorranno dieci minuti per arrivare
alla fattoria dei Duke, considerando che sono le tre del pomeriggio ed io ho
detto a suo marito che il pezzo di ricambio che vi occorre per la macchina sarà
pronto per le cinque, se ci sbrighiamo saremo di ritorno senza che nessuno si
accorga di niente!”
Rose sospirò per il sollievo; il suo senso di colpa nei confronti
dell’uomo che dormiva da solo in una stanza della pensione cresceva ogni minuto
di più, ma la voglia di rivedere Luke e di parlargli era ancora più grande.
Aveva vissuto gli ultimi cinque anni della sua vita convinta di aver perso il
suo grande amore ed ora che lo aveva ritrovato, quanto era vero che esisteva il
paradiso, non se lo sarebbe fatto scappare di nuovo.
Continua…