Sign, my love, a lost memory.

di Twitch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ..And the hangover doesn’t pass, nothing’s ever built to last. ***
Capitolo 2: *** Now I cannot speak, I’ve lost my voice. ***
Capitolo 3: *** Well, it’s enough to make you sick. ***
Capitolo 4: *** What's your pleasure and what is your pain? ***
Capitolo 5: *** Another turning point, a fork struck in the road. ***
Capitolo 6: *** Tell me when it’s time to say “I love you”. ***
Capitolo 7: *** I started fuckin’ running, as soon as my feet touched the ground. ***



Capitolo 1
*** ..And the hangover doesn’t pass, nothing’s ever built to last. ***


“Tour di merda, sempre la stessa merda. Scrivere canzoni di merda che ascolta sempre la stessa gente di merda che ci da dei venduti, merda! Musical del cazzo, film di merda, serie TV e poi che faremo?! Dio, basta, basta tutto. Non credo più in tutto questo, non credo più in niente. E tu, tu sei rimasta con me solo perché ho fatto i soldi con tutte le puttanate che ho scritto! Ormai so, so tutto cazzo! ” 

Billie prese l’ultimo sorso dalla bottiglia di whiskey e la lanciò contro il muro del salotto. 
Il vetro della bottiglia si frantumò in centinaia di pezzi, e così il cuore di Adrienne.
Era in lacrime, non lo riconosceva più. Lui non era più lo stesso ragazzino che aveva conosciuto 17 anni prima, non era più quello che la guardava negli occhi con amore e le dedicava meravigliose canzoni.
“Billie Joe” urlò tra i singhiozzi “Che cazzo ti è successo? Sei cambiato, non sei più tu! Ormai questa storia va avanti da troppo, da troppo!” 
Le lacrime non volevano fermarsi. 
“Sei solo una puttana, tu non mi hai mai amato davvero.” 
Queste parole arrivarono come una pugnalata nella schiena di Adie; non riusciva, non voleva credere a quello che sentiva.
“Non sei tu, è l’alcol che parla!” 
Adrienne era soffocata dai suoi singhiozzi, tremava così forte che ad un certo punto crollò sulle ginocchia.

Billie uscì di casa, sbatté la porta così forte da spaccarne i vetri; barcollava. Vedeva solamente luci sfocate e sentiva i clacson delle macchine e gli insulti dei conducenti che gli gridavano di togliersi dalla strada. 
Pensieri strappati, melodie stridenti, urla, sogni, ricordi, realtà e finzione si fusero nella sua testa. 
Urlava senza rendersene conto.
 “Che ha fatto lei per me? Cosa sono io per lei?”
 Tirò un pugno ad un cassonetto così forte da farsi sanguinare la mano. 
“Lei era la mia vita, io per lei ero solo un giocattolo, un burattino da prendere per il culo!” 
Urlava, urlava nel buio. Continuava a camminare, non sapeva minimamente dove stesse andando, anche se quella strada l’aveva già percorsa migliaia di volte. 
Non aveva più certezze, non sapeva più in cosa credere.
 “Perché.. Perché.. PERCHE’?!” 

Continuava ad urlare, anche se la gola gli bruciava come non mai. 
Si sedette quindi su un marciapiede; il freddo iniziava a farsi sentire e Billie si strinse nella giacca di pelle e si asciugò con rabbia una lacrima. Passavano i minuti, ma la sbornia non voleva passare. Gli occhi gli si chiusero, e si addormentò tra due bottiglie di birra e il piscio di un cane. 

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Capitolo 2
*** Now I cannot speak, I’ve lost my voice. ***


Mike dormiva profondamente, ma alle 3 di notte venne svegliato da una telefonata. Pensava che fosse uno dei soliti scherzi di Tré, ma quando rispose con un “Hey che c’è?” sentì dall’altra parte la voce di una donna disperata, era Adrienne.

 

“Michael, ti prego dimmi che è lì con te!” e lui “Chi, Billie?” Adrienne con voce sempre più stanca e tremante: “Sì, ieri sera era di nuovo ubriaco, ma è uscito.. e.. io non so che fare.. io.. io non volevo..non sapevo che sarebbe successo tutto questo per..” La donna ricominciò a singhiozzare e Mike non sapeva davvero cosa dire “No, non è qua, se dovesse farsi vivo te lo trascinerò a casa!”. Cadde la linea.

 

Mike non riusciva più a dormire, anche se fuori era buio pesto. Andò in bagno a sciacquarsi la faccia e uscì fuori per accendersi una sigaretta. Ma appena mise piedi sul vialetto di casa vide un uomo sul marciapiede che bisbigliava nel sonno con la bava alla bocca e una pozza di vomito lì accanto.

L’accendino gli cadde dalle mani e subito gli corse in contro e lo trascinò di peso in casa. “Billie, BILLIE CAZZO, SVEGLIATI!”. Con una smorfia Billie aprì un occhio, poi l’altro. Era pallidissimo, e appena aprì bocca per tentare di dire qualcosa, dell’altro vomito smerdò il tappeto di Mike.

 

 “Oh Dirnt, grazie per avermi raccolto”. Furono le prima parole di senso compiuto che Billie riuscì a partorire. Per un momento nel suo cervello si susseguì una serie di immagini sconnesse, non riusciva a ricordare cosa fosse reale e cosa fosse frutto del whiskey ma alla fine realizzò che dovessero essere la stessa merda. “Sono arrivato qua ieri notte credo, barcollando. Per poco non mi facevo investire!”rise, ma di una risata nervosa, priva di qualunque gioia. “Mi ha chiamato tua moglie, era disperata.”


Lo sguardo di Billie era vuoto, privo di qualsiasi sentimento. “Adrienne.. lei, disperata..? Lei, lei.. lei…”Billie non sapeva davvero come terminare quella frase. Adie, la sua Adie, quella per cui gli si erano sempre illuminati gli occhi, quella per cui parole piene d’amore uscivano a fiotti dalla sua bocca e dal suo cuore, quella Adie ora rimaneva solo un grande punto interrogativo. Mike lo guardava con quegli occhi azzurri così penetranti da indurlo a provare a dire qualcosa, a provare a rimettere in ordine quei frammenti di storia che gli si erano conficcati nel cuore. 

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Capitolo 3
*** Well, it’s enough to make you sick. ***



Tré, invece, non aveva bisogno di nessun racconto. Perché lui sapeva già tutto; anzi, l’aveva saputo persino prima di Billie.
Alle 3 e mezza, dormiva ancora beatamente. Agitava le mani nel sonno, e per abitudine teneva il tempo con il piede sinistro. Sulla faccia, sprofondata nel cuscino, si disegnava un’espressione serena, almeno fino a quando non squillò il telefono.
Andò a tastoni sul comodino, e dopo un’imprecazione incomprensibile per l’ora, rispose. Era Mike, che gli disse di sparaflesharsi a casa sua subito. “Billie è distrutto! Non so che fare, mi ha raccontato una storia sconnessa, c’entra Adrienne.. Ma è ancora mezzo ubriaco e.. Cazzo continua a vomitare! Muoviti Tré!”
Frank, benché l’unica cosa che avesse voglia di fare fosse dormire, uscì di casa con la sua tuta a quadri per raggiungere subito gli amici.

Perchè in fondo, cosa sarebbe lui senza quei due idioti? Chi sarebbe, o cosa farebbe Tré Cool senza Mike Dirnt e Billie Joe Armstrong?  Nulla, perché senza famiglia non si va da nessuna parte, alla fine. E i Green Day sono la sua famiglia, sono tutto il bello e il brutto della sua vita. Sono i sorrisi, le canne, i pianti, le incazzature e le più grandi gioie. Loro tre sono una cosa unica.
 
Camminava a passo svelto, cercando di riordinare le idee. Doveva solamente raccontare a Mike quello che già aveva detto a Billie due settimane prima, nient’altro. Il buio era ancora fittissimo, erano le 3 e mezza e per le strade non c’era anima viva.
Ma Tré non riusciva proprio a capacitarsi della reazione di Billie. Gli sembrava esagerata, persino per un tipo sentimentale come lui.
Mentre camminava si mise a pensare ad alta voce “Infondo che è successo di tanto grave? Adrienne.. Lei che colpa ne aveva? Alle passioni cedono tutti, prima o poi.” Concluse quindi ridacchiando tra sé e sé: “Poi quell’idiota di Billie dovrebbe essere l’ultimo a parlare!”.

La porta di Mike era aperta e Frank entrò senza neanche bussare. Mike era seduto sul divano, e Billie era sdraiato con la testa sulle sue ginocchia. Aveva ancora un aspetto orribile, ma sembrava più vigile.
“Trè, Trè finalmente! Vieni qua e fammi capire che diavolo è successo. Sembra che gli abbiano appena raccontato chissà quale disgrazia!”
“Mike, non c’è davvero nulla di grave, non capisco davvero il motivo di ‘sta reazione esagerata”
Billie si alzò in piedi, barcollante. Si aggrappò alla felpa di Trè e gli urlò in faccia “Ti sembra che non sia importante, ti pare che non sia una cosa grave?! Basta dire stronzate, ora io vado a farmi una doccia di sopra”.
Detto così salì lentamente le scale e scomparve.
“Allora, si può sapere che cazzo è successo?”

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Capitolo 4
*** What's your pleasure and what is your pain? ***


Tré iniziò a parlare con un aria tutt’altro che grave, come quella di Billie.
“Oh Mike, lo sai com’è fatto quel coglione lì. Lui può fare quello che vuole e ha piantato tutto ‘sto casino per.. Mah cazzate, tutte cazzate” ridacchiò.
Mike era sempre più scocciato. “La possiamo fare finita, puoi dirmi che cazzo è successo? Sono quasi le 4 di notte e io avrei anche un po’ di voglia di dormire. Prima la telefonata, poi Billie! Dai che è successo?”
Trè finalmente si decise: “Beh allora in pratica.. L’altro giorno ero al pub con un amico, ci stavamo facendo un paio di birre quando da lontano vedo arrivare Adrienne. Lei appena mi ha visto ha girato subito lo sguardo, e s’è seduta in un tavolino lontano dal bancone, dov’ero seduto io. Subito ho pensato che non avesse voglia di salutarmi, beh non ne avevo voglia manco io di mettermi a parlare con la moglie di Billie; già è difficile sopportare lui!” rise. “Continuavo a bere, ero mezzo brillo! Comunque allora ad un certo punto indovina un po’ chi entra dalla porta?” Tré non diede a Mike neanche il tempo per pensarci e continuò con un po’ più di enfasi: “John! Quel finocchio che voi chiamavate Al, Al Sobrante.” Mike, che non trovava una connessione con la storia di Billie, disse: “Ma chissenefotte di John, non è più il batterista dei Green Day da più di vent’anni! Tré ti puoi concentrare?” Tré, con calma, riprese il racconto come fosse una barzelletta: “Allora Mikey, aspetta! Ora ci arrivo. Lo seguo con lo sguardo e indovina un po’ dove va a sedersi? Al tavolino di Adrienne!”
“Uhm” fece Mike pensieroso. “Non è che gli prestassi molta attenzione, ma mi ero incuriosito un po’. Non sapevo che si frequentassero, e invece sono stati tutto il tempo a limonare come due adolescenti” continuò divertito “io continuavo a bere, sono stato lì tutta la notte. Adrienne credeva che fossi cotto quando se ne è andata, ma evidentemente non sa che Frank Edwin Wright III regge l’alcol come nessuno! Li ho sentiti bene invece”

In quel momento l’ultimo gradino della scala scricchiolò, i due si girarono e videro un Billie in mutande che sembrava come rinvigorito fisicamente ma peggiorato psicologicamente.
Una doccia schiarisce i pensieri, ma non li rende più belli.
“Va avanti, dai. Ora c’è il bello.” disse sarcasticamente. I suoi occhi verdi erano ridotti a fessure e sembrava stesse trattenendo il respiro.
Tré riprese la parola, stavolta un po’ più seriamente. “Beh..” si sentiva in imbarazzo “Beh quando sono passati vicino al bancone dov’ero io per uscire lui le ha detto una cosa tipo ‘va a casa a cambiarti, io ti aspetto in camera, tesoro’ ehm ecco tutto” Tré era piuttosto in imbarazzo e guardava prima Billie, che aveva aria di attesa e poi Mike, che era piuttosto impassibile”.

Billie aprì bocca ma disse solo un “Non è tutto, hai saltato qualcosa Frank.”.
Ma Mike lo guardò come si guarda un figlio o un fratello minore e con aria di superiorità gli disse: “Billie Joe Armstrong che si incazza perché sua moglie scopa con un altro. Lui, che dopo ogni concerto si fa una ragazza, o un ragazzo diverso. Lui che è così geloso da ubriacarsi, fare scenate, farsi trovare sul marciapiede davanti a casa mia alle 3 di notte. Wow Billie.”
Billie, apparentemente calmo ripeté: “Frank, hai dimenticato qualcosa”. Ma Tré non riusciva proprio a capire a cosa si riferisse. “No, cosa? Davvero mi sembra di aver detto tutto”.

Billie con la rabbia e l’amore negli occhi disse: “Tu mi hai anche detto che…”
Le parole gli si spezzavano in gola. Allora le sputò tutte insieme urlando: “Lei l’ha guardato negli occhi e gli ha detto ‘ti amo’. Ti amo, Tré. Un ‘ti amo’! Quelle due parole che escono dalla sua bocca sono mie, erano mie! Erano solo per me! Erano due parole speciali, e lei gli ha regalato la chiave del suo cuore, io, io non sono riuscito a reggerlo. E’ una questione di amore, non di sesso, cazzo! Ma forse sono pazzo, Mike. Forse sono solo destinato a non essere capito. Sono solo un’anima in pena che è stata illusa fin’ora. La mia vita è una menzogna , l’amore è una menzogna!”
 
Dai suoi  occhi sgorgavano lacrime, Mike e Tré erano esterrefatti.
Loro non potevano davvero capirlo.
Billie abbassò lo sguardo, fissava il suo braccio destro.
E improvvisamente, con tutta la forza che aveva in corpo, si graffiò la pelle fino a farla sanguinare; proprio dove era marchiata con l’immagine di Adrienne. 

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Capitolo 5
*** Another turning point, a fork struck in the road. ***


Adrienne era ancora seduta sul tappeto di quel salotto pregno di ricordi e di alcool. L’odore di whiskey le dava alla testa, ma mai quanto le parole di Billie. Lei sapeva che lui sapeva. Lei si sentiva in colpa, terribilmente in colpa. Lei era l’unica persona sulla faccia della terra a conoscere davvero Billie. Lei aveva capito tutto. Si sentiva sempre più in colpa.
 
Iniziò a cercare risposte per quello che aveva fatto e per quello che era successo; prima nel suo cuore, poi in fondo ad un’altra bottiglia di liquore. Si sentiva insoddisfatta di suo marito? Forse.
“Ma che diavolo stavo cercando? Che cazzo ha quel coglione di John in più?! Billie mi ama, e io l’ho ripagato in questo modo. Billie mi ama davvero!” urlò. Per fortuna Jackob e Joey erano fuori casa e non assistettero a quel teatrino spaventoso.
“E io.. io? Non ho più certezze,  me le sto distruggendo tutte da sola!”.

Anche Billie era seduto sul tappeto di casa, ma di Mike. Quella casa che odorava di buono, quella casa in cui passava un sacco di tempo a suonare o a bere birra. Quella casa che adesso sentiva sua più di quella che condivideva con Adrienne e i suoi figli.
E come la calma dopo la tempesta disse: “Mike, non è che posso restare qua per un po’? Ti giuro che non romperò il cazzo. Britt non si accorgerà neanche della mia presenza!” Disse ammiccando e abbozzando un sorrisetto, dopo così tanto tempo.
Mike non lo aveva mai capito fino in fondo, ma lo amava davvero come un fratello, e quindi gli disse di si senza neppure pensarci. “Ok, basta che poi non ti fai trovare a dormire sul vialetto, Bill!”

Nemmeno Adrienne si sentiva più a casa, tra quelle quattro mura. Perché la casa è dov’è il cuore. Ma a chi apparteneva il suo cuore? Era ancora custodito dalle mani di Billie o stava vagando tra qualche sconosciuto a cui l’aveva dato a basso prezzo?
Il perché di quel “ti amo” non lo sapeva bene neppure lei. Lei l’aveva detto e basta, con la stessa “abitudine” con cui lo diceva sempre a Billie.
Abitudine. Era forse l’abitudine che aveva sostituito l’amore nel cuore di Adrienne? Era questo il motivo per cui i suoi occhi non brillavano più quando parlava di lui?

A Billie invece, brillavano, anzi, esplodevano tutte le fottute volte che pensava a lei. E’ proprio vero che era un’adolescente inguaribile. Innamorato come il primo giorno e mai stanco.
“Billie, sei ancora sulla terra?” gli disse Tré. Lui tornò effettivamente in sé e disse pensieroso: “Si, stavo solo pensando..”. Mike si infiltrò nella discussione: “A lei, vero? Ormai sono abituato a guardarti quando sei assorto. Questi momenti li chiamo ‘Adie time’.”.
“Beh sì.”
“Comunque sarebbe l’ora di richiamarla. E’ passata un’ora e mezza da quando mi aveva telefonato!” fece Mike con tono paterno.
E Billie rispose a tono, come farebbe un bimbo: “Io non la chiamo, fallo tu”. Mike sospirò, e pensò al da farsi.

Adrienne ricompose il numero di Mike. Era certa che Billie fosse lì. Fece il numero una decina di volte ma non ebbe mai il coraggio di tirare su la fottuta cornetta. E anche se avesse parlato con Billie? Che gli avrebbe detto? Che lei i “ti amo” li diceva per scherzo? O peggio ancora, per abitudine?

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Capitolo 6
*** Tell me when it’s time to say “I love you”. ***


“Mike, che diavolo dovrei fare?! Dovrei chiamarla e, senza aggiungere altro, dirle che me ne resto qua da te per sempre? O fino a quando non mi passa? O fino a che non succede qualcosa?! Che diavolo le devo dire? Aiuto.” Billie era esasperato, con le mani si sfregava la faccia e si spostava nervosamente il ciuffo di capelli neri da davanti agli occhi. Intanto misurava con grandi passi il salotto dell’amico. Dopo qualche secondo, Tré interruppe il silenzio per dire “Io la mia parte l’ho fatta e credo che ora sarei solo d’intralcio.” Così dicendo abbracciò gli amici e si incamminò nuovamente nel buio,  verso casa.

 

“Ascoltami Billie, tu sei molto più bravo di me con le parole, lo sai come sono io, sono timido, insicuro. Tu hai questo dono e usalo, cazzo! Chiama.. Beh chiama tua moglie e..” dicendo queste parole a Mike si strinse il cuore. ‘Tua moglie’ due parole che non gli erano mai andate giù. Non che non volesse bene ad Adrienne, ma era come se fosse geloso di Billie. Quell’amico, quel fratello. Quel ragazzo che aveva sempre amato. “Beh falle vedere chi è Billie Joe Fucking Armstrong, e quanto vale!” Mike non gli aveva mai detto una cosa simile, lui non diceva mai nulla di questo genere a Billie. Si limitava sempre e solo ad una pacca sulla spalla. I suoi occhi blu si riflettevano in quelli verdi di Billie come mai era successo. Mike non guardava mai nessuno negli occhi.

 

“Mike, grazie, grazie di tutto. Tu sei l’unico che mi conosce davvero bene, cioè ci sei sempre stato! Lo sai sono trent’anni che mi sopporti, e io, io non ti ho mai detto grazie. Non so che diavolo sia successo ad Adrienne. Ho paura Michael e davvero non so che devo fare, non mi era mai capitato prima, non.. io non” ma quelle parole non vennero interrotte dall’ennesima esitazione. Le labbra di Billie non si erano fermate per un’insicurezza; ma dalle labbra di Mike. Quel bacio fu tutto, fu la soluzione e il problema.

Quel bacio non rappresentava solo un’attrazione, un divertimento o uno dei tanti baci che si erano dati per fare spettacolo sul palco. Quel bacio era solamente la più grande espressione di un vero amore. Chiamatelo come diavolo volete! Amore fraterno, amore tra due fidanzati, amore tra due amici. Amore tra due pezzi della stessa vita. Quel bacio rappresentava tutte le parole dette e mai dette. In quel bacio c’erano i “puoi contare su di me”, i “ti amo” mai detti, i “non ci dividerà mai nessuno”, ma anche i “ho paura”, “ho bisogno di te” e i “non so spiegare che diavolo stia succedendo”. Quando Mike e Billie tornarono a guardarsi negli occhi, non ebbero più bisogno di parole, ma solo di un sorriso.

Billie aveva capito che esistono infiniti tipi di amore. Lui aveva sempre amato Mike, senza saperlo; ma non ne aveva mai avuto il bisogno di dimostrarlo. Lui, dalla prima volta che l’aveva vista, aveva sempre amato Adrienne. E aveva il bisogno di dimostrarlo, di esternare il suo amore.

 

Un amore timido ma portante e un amore rigoglioso e stupendo, uno silenzioso e l’altro fatto di grida e musica. Ma entrambi necessari per Billie. Come avrebbe fatto Billie senza Adrienne? Il suo amore gli sarebbe marcito dentro, avrebbe smesso di produrre fiori. E senza Mike? Quello su cui poteva sempre contare, quello che lo reggeva in piedi nei momenti di sconforto e che gli reggeva la testa quando era ubriaco. Che avrebbe fatto Billie senza le sue radici?

Nulla, perché una pianta senza fiori cessa di essere bella e di riprodursi, e senza radici smette di ricevere il suo nutrimento.

Doveva correre a casa sua, correre da Adrienne. Spiegare tutto, aggiustare tutto. Ormai non gli importava più nulla, voleva solo che il suo fiore tornasse tra le sue braccia.

 

“Mike, io corro a casa, ho bisogno di chiarire con le persone che amo, e direi che con te l’ho appena fatto” lo abbracciò e uscì dalla porta correndo verso casa. Erano ormai le 5 e il sole stava iniziando a sorgere.

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Capitolo 7
*** I started fuckin’ running, as soon as my feet touched the ground. ***


Adrienne prese il cellulare e scrisse un messaggio a Billie: “Per favore, chiamami solo se stai per tornare a casa”. Ma che senso avrebbe avuto? Nulla aveva più senso. Si lasciò cadere dalle mani i cellulare e si addormentò, stremata, appoggiandosi con la schiena al divano.

Billie correva a perdifiato, voleva raggiungere casa sua, voleva tornare da Adrienne e aggiustare tutto.
Vide da lontano quella villetta tanto familiare, i muri bianchi rifrangevano la luce dell’alba e le grandi finestre verdi erano ancora chiuse. Mano a mano che si avvicinava, i suoi passi perdevano sicurezza, gli sembrava che le sue gambe si irrigidissero e diventassero sempre più pesanti. Percorse il vialetto acciottolato e vide per terra i pezzi di vetro della porta che aveva rotto la stessa notte.
Ogni frammento gli riportava alla mente ogni attimo delle due terribili settimane precedenti.
Dal giorno in cui Tré gli aveva raccontato quello che aveva visto al pub, fino alla fuga disperata di poche ore prima. In quelle due settimane Billie aveva bevuto troppo, ma non per divertirsi; per cercare di dimenticare. In quelle due settimane Billie aveva pianto troppo, non per l’emozione di un concerto, ma per un dolore che gli bruciava il cuore.
Scacciò dalla mente quei pensieri, e allungò il braccio verso la maniglia. La abbassò delicatamente, senza fare rumore, come era abituato a fare quando tornava a casa tardi da concerti o serate, per non svegliare nessuno.

Spinse la porta col cuore a duecentomila, e vide Adrienne addormentata sul tappeto. Billie raccolse il suo cellulare e lesse la frase scritta sullo schermo.
Si chinò, le si avvicinò lentamente, e le sussurrò dolcemente nell’orecchio: “Amore, sono tornato a casa”. Lei continuava a dormire profondamente, lacrime di mascara e un paio di occhiaie marcate le segnavano il volto. Anche Billie era stanco, stanchissimo a dir la verità. Si sedette accanto a lei, e cullato dal suo profumo si addormentò.

Erano le 7 quando Adrienne si svegliò. Ebbe un secondo di tempo prima di realizzare chi avesse accanto. Il suo cuore si inchiodò, il suo respiro si interruppe. Non riuscì a trattenere quella parola, quel nome così perfetto e dolce, quello che amava tanto pronunciare: “Billie!” urlò. Ma la gioia così naturale di quel secondo si annullò quando Billie Joe si svegliò con un sussulto e aprì gli occhi.

Adrienne continuava a non sapere che diavolo dire, quindi disse solamente una parola: “Scusami”.
Billie non commentò ed esordì in modo molto strano: “Adrienne, io ho capito di amare un’altra persona”. Dopo questa frase ci fu una pausa di una decina di secondi. La disperazione sul volto di Adrienne si trasformò lentamente in un’umida rassegnazione. Billie le asciugò la lacrima senza dire nulla.
“Billie, io, io, mi dispiace da morire. Io ti amo, e non ho bisogno di lui. Billie, ho sbagliato, ho sbagliato! Non puoi andartene, non puoi condannarmi per quest’errore e.. ” un’altra lacrima le scivolò sul viso.
“Adrienne, io ho capito che nella vita non si deve amare solo una persona alla volta”. “C..c..cosa?” disse con tono insicuro e sorpreso.
Riprese la frase: “Ho capito che non esiste solo un tipo di amore.” Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi “Adrienne, io ti amo, dalla prima volta che ti ho vista non ho fatto che pensare a te. Tu sei parte di me e io sono parte di te. Ma grazie a Mike ho capito che il nostro amore, l’amore di ognuno, non deve riversarsi su una sola persona. E io, sono io a dovermi scusare con te. Tu non mi hai mai lasciato, anche se io non sono mai stato molto presente. Siamo rimasti insieme ‘malgrado tutto e tutti’, abbiamo affrontato sempre la nostra vita insieme e spero che continueremo a farlo, sempre.” Posò dolcemente le sue labbra su quelle di Adrienne. “Non posso stare senza di te, hai visto, io impazzisco per te, divento cieco.”.

Adrienne si sentiva rinata, quell’amore che sembrava ormai spento, le era tornato a scoppiettare nella cassa toracica. Si sentiva come in quel luglio del ’94, il giorno del loro “sì”.
Sorrise. “Tanto lo sai che non so mai che risponderti, perché le mie parole in confronto alle tue sono niente. Tu sei il mio Billie, e tu riesci sempre a capire tutto. Tu ami un’altra persona, ed io credo anche di sapere chi è questa persona. Billie, lui c’è sempre stato per te da trent’anni, lui ti ha sempre aiutato e capito, ed è una cosa meravigliosa. Io, Billie, io grazie a John ho ritrovato un po’ la vecchia me. Quella Adrienne che amava essere corteggiata, quella che sfuggiva ai ragazzi, quella che si sentiva un po’ importante, ecco. Io non l’ho preso in giro Billie, io con lui sono stata bene, davvero.” Un’altra pausa interruppe il suo discorso. “Ma l’amore che provo per te non lo provo solo per come mi fai sentire, io lo provo per come sei. Tu non sei solo mio marito, tu sei il mio sogno, cazzo!” . Le certezze che avevano abbandonato Adie erano rinate, questa volta ancora più forti. Lei lo guardava con occhi sognanti, come a quel concerto. Come la prima volta.

Billie la guardò con uno sguardo dolce e divertito: “Hei bellezza, come ti chiami?”. Adrienne ridacchiò “Chiamami Adie, e tu ragazzino?”. “Billie.” le mordicchiò il labbro come non faceva da tanto tempo.

Due ragazzini innamorati che “se ci sei tu” il resto può andare a farsi fottere. Un sentimento immenso, un qualcosa che va condiviso. Un desiderio nascosto e un sogno avverato. Un fiore che germoglia e che fiorisce. Quattro occhi truccati di nero che si perdono gli uni negli altri, dei dread e una chitarra. 2000 anni luce di distanza che esplodono in un bacio e due vite che si fondono.
Niente “grandi balli”a cui conoscersi, niente castelli dove amarsi; solo un concerto ed un hotel di Berkeley.
Solo un uomo, una donna, e due cuori che finalmente riprendono a battere all’unisono.

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