Lo sposo cadavere

di RosenQuartz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi arrivi! ***
Capitolo 2: *** La promessa ***
Capitolo 3: *** Su! ***
Capitolo 4: *** Tradimento! ***
Capitolo 5: *** Proposte ***
Capitolo 6: *** Matrimoni ***
Capitolo 7: *** Epilogo o ***



Capitolo 1
*** Nuovi arrivi! ***






Lo sposo cadavere

 
 
 
 
 

Nuovi arrivi!

 
 
 
Remus Lupin aprì gli occhi lentamente e se li stropicciò, come per tentare di cancellare quelle immagini che ancora gli danzavano davanti alle pupille. Non appena ebbe abbassato le mani, un giovane sui vent’anni dai capelli corvini alquanto disordinati e profondi occhi nocciola gli si parò davanti.
«E tu che ci fai qui?» gli chiese.
«N-non lo so neanch’io» rispose Remus passandosi una mano sulla faccia.
James Potter gli tastò un braccio con aria sospettosa, poi lanciò un urlo.
«Ma- ma- tu sei vivo!» esclamò nascondendosi dietro Ardesia Lovegood, defunta moglie del più famoso Xenophilius, la quale lo scacciò malamente.
«Certo che sono vivo! Che pensavi, scusa?» ribatté l’uomo un po’ stizzito.
«Sai com’è, non si vedono spesso tipi come te dalle nostre parti» replicò James. Gli si avvicinò con circospezione e gli tastò nuovamente il braccio.
«Hai finito?» chiese Remus con aria scocciata.
James gli pizzicò una guancia e si allontanò per scrutarlo con interesse. «Davvero bizzarro» osservò.
«Senti, non è colpa mia se mi trovo qui» ribatté l’uomo andandosi a sedere sulla bara lì accanto.
Ardesia gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla con fare materno. «E di chi sarebbe allora la colpa, caro?»
«Non dirmi che non ci sei ancora arrivata!» esclamò James strabuzzando gli occhi.
Lei lo fissò con sguardo vacuo. «No» ammise con semplicità.
«Avanti! Non può essere che colpa sua
«Di chi? Chi può essere stato così malvagio da allontanare questo giovane dai suoi cari?»
James gli indicò con fare melodrammatico qualcuno alle sue spalle.
Ardesia si voltò lentamente e aprì la bocca dallo stupore nel trovarsi davanti nientemeno che…
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!» urlò Remus alzandosi in piedi e coprendosi gli occhi con le mani.
Lo sposo cadavere si avvicinò al terzetto con fare dignitoso sbottando in una sonora risata simile a un latrato.
Remus aprì uno spiraglio tra le dita delle mani e, vedendo che il cadavere gli si era avvicinato con le labbra protese in attesa di un suo bacio, emise un urlo ancora più forte e cercò rifugio dietro la bara.
«Amorino!» lo chiamò lui con voce leziosa. «Vieni dal tuo maritino Sirius!»
Al suono della sua voce, Remus scappò via dalla stanza.
Sirius Black si sedette con grazia sulla bara e si nascose il viso tra le mani. Ardesia dette una gomitata a James intimandogli di smetterla di sghignazzare, ma il gesto ebbe l’effetto contrario, tanto che il ragazzo iniziò a ridere con ancor più forza rispetto a prima.
Tentando di darsi un contegno, si trasformò nello scheletro di un cervo e corse dietro a Remus, mentre Ardesia riprendeva la sua usuale sembianza da vermicello per andare ad infilarsi nell’orecchio di Sirius.













Angolo Autrice


Come ho già detto a Medusa prima di inviare la storia, non ho mai amato la “Sposa Cadavere”, ma mi sono divertita un sacco a scrivere su di essa (con i personaggi che mi erano stati assegnati, poi!).
Allegherò il giudizio alla fine dell'ultimo capitolo (quando mi arriverà XD) e conto di aggiornare abbastanza regolarmente.

Al prossimo capitolo!








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Capitolo 2
*** La promessa ***





La promessa

 




 
 
Su una terrazza che si apriva sul regno dei morti, James Potter tentava di farsi raccontare l’accaduto dall’uomo grazie alle sue sapienti doti di persuasore.
«Dimmi cosa diavolo è successo o il solletico di Sirius sarà l’ultima cosa di cui dovrai preoccuparti stanotte» lo minacciò passandosi tra le mani un cuscino coperto di piume che aveva trovato lì accanto.
Remus, dal canto proprio, prese un rametto da terra e lo lanciò giù dalla terrazza incitando il ragazzo a riportarglielo.
James lo guardò con commiserazione. «Devi aver colpito la testa da qualche parte, se davvero pensi che abbia intenzione di riportartelo …»
Remus gli restituì lo sguardo confuso. «Sulla Terra l’avresti fatto! Non sei forse il mio cervo Briciola?»
«Ma di cosa stai parlando?»
«Briciola! Il cucciolo di cervo con cui giocavo da piccolo! Sei sparito improvvisamente quando i miei genitori hanno messo su il loro business. Pensavo fossi scappato …» ribatté Remus.
Il mutante sgranò gli occhi. «Ma allora, io non sono James Potter?»
«Intendi il padre di quel degenerato per colpa del quale sei morto? Quello che sulla Terra viene ricordato come l’idiota-che-giocava-con-il-Boccino?»
James annuì.
«No, non mi sembri così fesso da fare qualcosa del genere …»
«Oh, peccato» ribatté il ragazzo a disagio mentre Remus si sedeva per terra a gambe incrociate.
James gli si pose accanto. «Non mi hai ancora detto perché sei qui, comunque.»
«E’ una lunga storia» borbottò l’uomo.
«Ormai ho un sacco di tempo libero» gli disse James a mo’ di spiegazione, sdraiandosi e posizionando il cuscino piumato dietro la propria testa.
Remus prese fiato ed iniziò il racconto: «Qualche tempo fa, i miei genitori si sono accorti di aver raggiunto una considerevole somma di denaro con la vendita di salami di cervo. L’unico problema era che il loro lavoro non li aveva portati a scalare le classi sociali, perciò hanno pensato di farlo in un altro modo. Hanno organizzato un matrimonio combinato, certi che sarebbe stato una buona cosa per tutti. Hanno scelto la famiglia, nobile ma priva di mezzi, e hanno organizzato le nozze. Mi hanno portato a conoscere la mia futura moglie, tale Rema Tonks, ed io ero spaventato. Ero così spaventato che mi sono infilato le scarpe al contrario. Penso che sia stato questo ad averla conquistata.
«Dal momento in cui ho incrociato il suo sguardo, ho capito che non avrei potuto desiderare di meglio dalla vita e lei sembrava che pensasse lo stesso. Allora, appena abbiamo avuto un momento libero, ho preso il coraggio a due mani e sono andato a parlarle. Avevo un gran bel discorso in mente, ma le scarpe mi hanno fatto inciampare e sono finito per terra di fronte a lei. Mi ha aiutato a rialzarmi dimostrando che non le importasse nulla della mia timidezza e questo mi ha fatto andare su di giri. E’ stato allora che i suoi sono entrati nella stanza dove eravamo. Ci hanno visti con le mani ancora intrecciate e hanno urlato al tradimento. Ci siamo allontanati subito, passo dopo passo, cercando di non sciogliere i nostri sguardi incatenati, sebbene le nostre dita fossero ormai prive di ogni vicinanza. Io-»
«Ferma un attimo!» lo interruppe James improvvisamente. «Ho detto di raccontare la storia, non di inondarmi di inutili dettagli per dimostrare gli scarsi contatti con il sesso femminile che hai avuto durante la tua vita!»
«Oh, giusto» si scusò Remus abbassando lo sguardo. «Allora, ci siamo recati di buona lena verso la chiesa dove il nostro beneamato parroco avrebbe celebrato la solenne unione suggellando un patto di fedeltà che avrebbe intessuto le nostre anime-»
«Senti, sposo scalcagnato, tu … sì?» il ragazzo interruppe il suo rimprovero notando che Remus aveva alzato la mano timidamente.
«Ehm, Briciola» mormorò, «veramente si dovrebbe dire “scalognato”.»
James lo fulminò con lo sguardo. «Era quello che intendevo. Dovresti perdere questa brutta abitudine di interrompere le persone mentre parlano.»
L’uomo mugugnò qualcosa indistintamente in segno di scusa.
«Stavo dicendo» riprese James, «vai subito al punto. Non mi interessano le tue insulse descrizioni da innamorato perso.»
«Be’, era una mattina come tante, fresca e lieve, quasi primaverile. Un intenso profumo di fiori accompagnava il nostro cammino, mentre un uccellino dal canto soave preannunciava la gioiosa cerimonia che avrebbe avuto luogo di lì a poco …»
«Che cosa ho appena detto? Tu non devi-»
«Annoiarti con insulsi dettagli della mia vita sentimentale, ho capito» sbuffò Remus.
«CHI TI HA DETTO DI INTERROMPERMI?!? Quante volte devo ripeterti che è segno di maleducazione prima che tu la smetta?» lo aggredì.
«Ma … ma io …»
«SILENZIO!»
James posò le mani sulle ginocchia e intonò l’OM. Lentamente riaprì gli occhi e fece cenno a Remus di continuare. Questi si allontanò spaventato e riprese la narrazione.
«Andammo in chiesa e iniziammo a recitare le promesse. Dora era perfetta. Io, invece …»
«Scusa un attimo. E adesso Dora chi sarebbe?»
«Ma come? E’ la mia futura sposa!»
«Ma non si chiamava Rema?»
Remus arrossì. «Sì, ma io ho pensato che Dora sarebbe un nome terribilmente tenero con cui chiamarla quando saremo sposati. Perché?» chiese titubante. «Non ti piace?»
James, che nel frattempo si stava rotolato per tutta la terrazza dalle risate, si risedette asciugandosi le lacrime e cercando di mantenere la voce ferma. «Davvero adorabile» proclamò con serietà. «Ma continua pure con il racconto.»
«Certo. Dicevo, lei è stata fantastica, ma io no. Imbrogliavo le parole e non riuscivo a metterle una dietro l’altra. Allora ho chiesto un momento e me ne sono andato. Ho camminato a lungo fino a trovarmi di fronte ad un grosso edificio. Fuori c’era scritto qualcosa come “Magazzino dove sono conservate tutte le cose che il Ministero ha considerato pericolose o di cui ha voluto disfarsi”. Mi è sembrato di buon auspicio, perciò sono entrato. Lì dentro c’era davvero di tutto. C’erano sarcofagi pieni di punte di metallo che si muovevano, zanne di qualche enorme animale che stillavano ancora veleno, ma ciò che mi attirò più di tutte fu un grande arco con un velo che si muoveva al suo interno. Era vagamente ipnotico e, prima che potessi accorgermene, avevo tirato fuori l’anello di Rema e avevo iniziato a camminare avanti e indietro ripetendo le mie promesse. Le dissi tutte d’un fiato e, eccitato per esserci riuscito, conclusi il mio discorso infilando la fede in quello che sembrava un salsicciotto avariato. Improvvisamente, il salsicciotto si mosse verso di me, rivelando di appartenere al cadavere di un uomo che doveva essere stato molto attraente in vita, ma che adesso assomigliava più che altro ad una maschera voodoo. Mi artigliò il braccio e con fare melodrammatico pronunciò “Lo voglio” guardandomi negli occhi. A quel punto, mi trascinò con sé oltre il velo dell’arco, ma io inciampai e urtai la testa ad uno spigolo. Tutto ciò che ricordo subito dopo sono la tua faccia e quella di Ardesia che mi scrutavano a un centimetro dal naso.»
Remus concluse così e si buttò a terra per riprendere fiato.
«Che storia assurda!» proclamò James.
«Disse il cadavere che si trasformava nello scheletro di un cervo di nome Briciola quando aveva voglia di lasciare il suo corpo umano» ribatté Remus in tono mesto.
Per tutta risposta, James riprese le sue sembianze animali e si allontanò con fare altezzoso.
Remus si alzò sospirando e si diresse verso la terrazza, cercando di indovinare cosa stesse pensando la sua dolce Dora della sua scomparsa.

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Capitolo 3
*** Su! ***





Su!

 
 
 





«Lui non ti amerà mai!» sussurrò una voce nella sua testa, spegnendosi gradatamente.
Sirius inclinò la testa a sinistra e diede un colpo al suo orecchio destro, costringendo il vermetto che abitava il suo cervello ad abbandonare la sua tana. Questo subito riprese le forme più consuete di Ardesia Lovegood e incrociò le braccia.
«Sai che ho ragione» disse a Sirius.
«Lui mi ha scelto!» ribatté il cadavere mulinando la mano sinistra di fronte ai suoi occhi.
«Siete troppo diversi. In più, tu l’hai portato in un posto dove non conosce nessuno. Pensi che ti sia grato?»
«Lo sarà! Presto si renderà conto di aver fatto la cosa giusta a sposarmi, e allora potremo vivere per sempre insieme felici e contenti!»
«Lo spero vivamente.»
«Oh! Adesso basta!» sbottò Sirius alzandosi e lasciando sola Ardesia.
 
 
 
«Ma certo!» urlò Remus battendosi una mano sulla fronte.
«Cosa è certo, amore?» cinguettò un uomo con voce sensuale alle sue spalle.
Remus si voltò e fece un gran sorriso al nuovo arrivato, porgendogli una mano per farlo accomodare sulla bara accanto a sé. Provava solo una profonda pena per lui, ma non poteva mostrarla o Sirius l’avrebbe visto come un punto in proprio favore.
«Stavo pensando alla mia famiglia, caro.»
«Ma ora sono io la tua famiglia, amore mio.»
«No, io intendevo i miei genitori. Il fatto è che hanno sempre voluto che mi sposassi, quindi immagino che sarebbero lieti di conoscerti.»
Sirius batté le mani eccitato. «Ma è un’idea magnifica! In che cimitero sono sepolti?» chiese con aria interessata.
«Veramente sono ancora vivi.»
Notando l’aria interdetta di Sirius, Remus si affrettò a prendergli le mani tra le proprie e ad assumere un’espressione irresistibile. «Non potremmo andare su da loro?» gli domandò.
«Ma perché? Perché andare lassù quando tutti muoiono dalla voglia di venire quaggiù?»
Remus lo guardò con tenerezza. «Fallo per me.»
Sirius cercò di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì. Sbuffò e gli fece un cenno d’assenso per indicare che fosse d’accordo. Prese dalla tasca un medaglione con una grande “S” incisa sopra e fece cenno di volerlo aprire.
«Ma … ma … quello … non era un Horcrux?»
Sirius lo guardò di sottecchi. «E questa dove l’avresti sentita?»
«Lo sanno tutti! E’ uno degli Horcrux di Voldemort, quello che ha dato del filo da torcere a Ronald Weasley!»
«E, conoscendo Ron, ti stupisci che un medaglione gli abbia dato del filo da torcere?»
«Be’, ecco …»
«Ti sei risposto da solo.»
Aperto il medaglione, Sirius prese una mano di Remus e la poggiò su di esso. Tutto ciò che avvertirono fu un forte strappo all’altezza dell’ombelico, poi si ritrovarono nel Magazzino in cui tutto era cominciato.
Remus fece sedere lo sposo su un ripiano dove erano sparpagliati dei carboni ardenti di fuoco inestinguibile e gli chiese di chiudere gli occhi. «Tornerò subito. Tu resta qui e non muoverti.»
Sirius ridacchiò e si sedette più comodamente attendendo il ritorno del suo amato. 















Angolo Autrice


No no no. Non ci siamo per niente. Va bene l'amore per la scrittura incondizionato e assolutamente slegato alle sue soddisfazioni materiali, ma vi fa tanto male premere il link Inserisci una recensione? Se è così, sono disposta a fare un giro delle vostre belle casette e cliccare sul link da parte di ognuno di voi. E sono capace di farlo!
A parte gli scherzi, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate...

Al prossimo capitolo!


Fata Blu


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Capitolo 4
*** Tradimento! ***






Tradimento!

 
 





 
Remus correva per le strade, cercando di ricordare dove fosse situata la dimora della sua amata Rema.
Improvvisamente gli si parò davanti agli occhi il maniero. Si arrampicò con fatica fino al balcone del primo piano e bussò alla finestra perché la giovane gli aprisse.
Questa lo accolse con gli occhi sgranati, stupita per la sua visita.
«Che cosa è successo?» gli chiese spaventata.
Remus la fissò con la bocca aperta, incapace di spiegare ciò che gli era accaduto.
«Misonosposato» le rivelò in un soffio.
Gli occhi di Rema divennero ancora più grandi. «Ma come-»
«Contro la mia volontà» si affrettò a precisare Remus. «Sono sposato con un cadavere.»
Rema si portò le mani alla bocca.
«Devi aiutarmi, Rema.»
«Lo farò, Remus.»
 
 
 
E’ andato via.
Ti ha lasciato qui ad aspettarlo e lui è fuggito!
«Tu non sai niente di lui» ribatté Sirius stizzito alla voce nella sua testa.
Ardesia fece capolino dal suo orecchio. «Ma come fai a credergli ancora adesso? Siete nel suo mondo, siete tanto diversi, eppure tu ancora pensi che ti ami.»
«Mi sta solo facendo una sorpresa.»
«Ne sei sicuro?»
Sirius si alzò in piedi facendo perdere l’equilibrio ad Ardesia. «Ti farò vedere!» la sfidò.
 
 
 
«Cosa credi che possiamo fare?»
«Andrò da Don Peter: lui saprà darmi una soluzione.»
Remus le lanciò un timido sorriso. «Perfetto!»
Rema gli sorrise di rimando, ma le bastò alzare lo sguardo perché il suo volto assumesse una smorfia di terrore.
Con il sangue che gli gelava nelle vene, l’uomo si voltò trovandosi faccia a faccia con il proprio sposo.
Questi lo afferrò per le braccia e lo attirò a sé. Gli prese una mano e, prima che Remus potesse spiegarsi, attivò il medaglione al suo tocco, costringendolo a lasciare la Terra della sua amata.
 
 
 
Sirius camminava avanti e indietro per la terrazza. «Che cos’ha lei che io non ho?»
«E’ viva» rispose Ardesia.
«Sì, ma a parte questo?» chiese lo sposo cadavere mulinando le braccia in aria.
«E’ una donna» replicò l’altra con ovvietà.
«Non mi interessa! Io sono più bello, affascinante e ricco di lei»
 Ardesia lo raggiunse sulla bara su cui aveva preso posto.
Sirius sbuffò e improvvisò un gorgheggio: «Se toccassi una candela non mi brucereeeeiiii!»
Ardesia lo fissò stranita. «E adesso che c’entra?»
«Sono triste e sconsolato, quindi canto.»
«Buona canzone, allora» replicò la donna alzandosi in piedi e allontanandosi.
 
 
 
Rema bussò con forza alla porta di Don Peter, amico di famiglia da decenni e sacerdote incaricato di celebrare le sue nozze. Questi gli aprì subito, stupendosi di trovare di fronte a sé una fanciulla sola a quell’ora della notte. La fece entrare senza indugio e si premurò di portarla in chiesa perché gli spiegasse il motivo di quella sortita.
La ragazza si sedette su un banco e iniziò il suo racconto. Parlò della scomparsa di Remus e della sua apparizione in camera sua, dell’arrivo dello sposo cadavere e della sua gelosia.
«Come mi consiglia di agire, Don Peter?» concluse la fanciulla.
Il sacerdote si picchiettò il mento con un dito. «Qui c’è soltanto una cosa da fare!» replicò con solennità mentre Rema lo osservava speranzosa.
 
 
 
«La ringrazio molto di averci riportato nostra figlia, Don Peter.»
Questi scrutò Rema con rimprovero. «Sarebbe meglio che affrettaste le nozze. Ha bisogno di qualcuno che la controlli e che le cancelli tutte quelle strambe idee dalla testa.»
«Lo faremo il prima possibile» ribatté il signor Tonks con voce piatta.
Don Peter annuì, baciò la mano della signora Tonks e, con un ultimo sguardo di disappunto verso Rema, lasciò il maniero.
 




 

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Capitolo 5
*** Proposte ***





Proposte

 







 
 
«Rema! Abbiamo una splendida notizia per te!» le riferì la sua austera madre stranamente su di giri in quel momento.
«Remus è tornato?» domandò la giovane speranzosa.
«Ma no!» rispose suo padre infilando le mani nelle tasche del panciotto. «Qualcuno di più ricco e importante ha chiesto la tua mano.»
Mentre diceva ciò e la bocca di Rema si spalancava per la sorpresa, il maggiordomo spinse nella stanza un uomo alto ed elegante con una smorfia di disgusto disegnata sul volto.
«Ti presento il tuo futuro marito: Mundungus Fletcher!»
L’uomo fece un profondo inchino. «Potete chiamarmi Dung, se preferite.»
Rema sgranò gli occhi. «Ma io dovevo sposare Remus! Non posso tradirlo così!»
«Tu dovevi sposare quel disgraziato. Ora non più» ribatté sua madre prima di uscire dalla stanza con il futuro genero sotto braccio.
Il padre della ragazza riprese la consueta espressione mortuaria e se ne andò con il mento sollevato chiudendo la porta dietro di sé.
 
 
 
Remus guardava sconsolato la volta del mondo in cui si trovava rinchiuso, più simile ad un velo nero mosso dal vento che ad un cielo, ripensando alla situazione in cui era invischiato e al modo migliore di uscirne.
James gli sedeva accanto e giocherellava con lo scheletro di un uccellino, cercando di acchiapparlo ogni volta che quello tentava di sfuggirgli dalle mani.
Improvvisamente, Remus scattò in piedi e urlò al cielo: «Ci sono!»
«Certo che ci sei: sei di fronte a me» replicò James confuso.
«Intendevo: ho trovato la soluzione!»
«E sarebbe?»
«La promessa che ho recitato diceva “finché morte non ci separi” e la morte ci ha già separati, quindi non sono mai stato sposato con Sirius!»
«Non la prenderà tanto bene …»
«Basterà tornare di nuovo nel regno dei vivi e lui non potrà più seguirmi!»
James gli lanciò un’occhiata di sufficienza.
«E’ un idea stupida, vero?»
«Abbastanza.»
«Oh.»
Remus sospirò.
Un fragore improvviso gli fece alzare la testa di scatto. «Sembra che sia arrivato qualcuno» ipotizzò l’uomo notando l’aria di festa sotto di loro. «Vado a controllare.»
«Ti aspetto qui» lo informò James senza alzare lo sguardo dall’uccellino che aveva riacchiappato ancora una volta.
 
 
 
All’entrata del regno dei morti, un uomo grasso con il naso rosso e un paio di enormi baffi stava facendo conoscenza con i maggiori esponenti del mondo di cui era entrato a far parte.
Remus sgranò gli occhi riconoscendo in lui il suo autista. «Horace?»
Horace Lumacorno si voltò al suono del suo nome e salutò il figlio dei suoi vecchi datori di lavoro. «Un bicchiere di idromele, ragazzo? »
«Ma … ma … perché sei qui?»
Horace ridacchiò. «Ricordi il naso rosso?»
Remus annuì.
«Diciamo che ci ho sempre dato un po’ troppo dentro con gli alcolici, ma non avrei mai pensato che avrebbero finito per uccidermi!»
«E gli altri come stanno? Hai visto Rema?» gli chiese Remus ansioso.
Horace parve turbato dalla domanda. «Vorrei non essere io a dovertelo dire. Lei … sta per sposarsi.»
«Che cosa?»
«Un certo Lord Fletcher ha chiesto la sua mano e visto che tu, insomma …»
Remus fece un passo indietro e si prese la testa fra le mani con la sensazione che stesse per scoppiare.
«Mi dispiace, figliolo.»
 
 
 
Remus raggiunse la terrazza come un automa, incapace di fare altro se non ripercorrere i propri passi. Arrivato lì, vide James ancora intento a giocherellare con l’uccellino e gli si sedette accanto.
«Buone notizie?»
Remus si prese il volto tra le mani. «Rema si sposa.»
«Felicitazioni!» replicò James sovrappensiero.
Remus gli rivolse un occhiata sconsolata. «Nel mondo dei vivi non c’è più niente per me.»
«Aha …»
«James, mi stai ascoltando?»
Il ragazzo lo prese per le spalle e lo guardò fisso mentre il minuscolo volatile andava a posarsi su di un muro diroccato. «Non stare qui a piangerti addosso. C’è una sola cosa che puoi fare adesso e la farai.»
«Suppongo che tu abbia ragione» sospirò Remus.
James annuì.
«Lo vado a cercare. Se proprio dobbiamo rimanere sposati è meglio che lo siamo come si deve.»
«Buona fortuna» gli augurò James, arrampicandosi sul muro per raggiungere l’uccellino.
«Grazie» gli rispose Remus abbattuto.
 
 
 
«Sirius!» lo chiamò Remus, prima di inciampare e cadere steso per terra.
Lo sposo si girò verso di lui con leggiadria e gli tese una mano per farlo rialzare in piedi. «Vorrei sapere perché continui ad infilarti le scarpe al contrario.»
Remus arrossì. «Devo chiederti qualcosa di importante.»
«Tutto quello che vuoi, tesoro» gli rispose lui con tono zuccheroso.
Remus prese coraggio e si inginocchiò di fronte a lui. «Vuoi sposarmi?» chiese.
Gli occhi Sirius si fecero grandi per la sorpresa. «Che significa?»
«Sposiamoci. Non l’abbiamo ancora fatto come si deve.»
«Intendi da morti?»
«Perché morte non possa più separarci.»
Il cadavere lo guardò titubante. «Ne sei proprio sicuro?»
«Sì» rispose Remus.
Sirius gli buttò le braccia al collo sorridendo. «Facciamolo, allora!»
 
 
 












Angolo Autrice foscolianamente disillusa




Non mi aspetto che tutti recensiscano, davvero. Anche perché capisco che sia una storia un po' difficile da far piacere, ma proprio per questo a me piacerebbe sapere cosa ne pensate. Ecco tutto.

Metterò il giudizio nell'ultimo capitolo, nel caso interessasse a qualcuno.




A presto!!









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Capitolo 6
*** Matrimoni ***





Matrimoni








 
 

 
Sirius raggiunse Remus sorridendo, lieto che finalmente avrebbe potuto coronare la propria esistenza con le gioiose nozze che aveva sempre desiderato.
Lo sposo vivo, ancora per poco, lo prese sotto braccio e seguì il cadavere di un ometto dai capelli bianchi di fronte a sé. Questi prese per mano Remus e invitò tutti gli altri cadaveri a fare lo stesso, poi si smaterializzò con una graziosa piroetta portando con sé la catena di cadaveri come un enorme prolungamento del proprio braccio.
 
 
 
Rema mantenne un’espressione vuota per tutta la durata della cerimonia. Rimase impassibile anche alla fine, dopo che Dung le ebbe infilato l’anello al dito e i suoi genitori ebbero iniziato a battere discretamente le mani.
Non poteva pensare che tutto fosse finito così e ora lei fosse legata a quell’uomo viscido fino alla morte.
E Remus? Lui la stava ancora cercando, ne era certa.
Si trascinò fino a casa e si sedette al posto d’onore per il banchetto.
Non sentì una parola di quello che stava dicendo il suo nuovo marito, ma non poté fare a meno di accorgersi del fumo che pian piano stava riempiendo tutta la sala. Fece giusto in tempo ad alzarsi prima che dal camino saltasse fuori una catena di cadaveri, tutti mano nella mano e vestiti con quelli che dovevano ritenere i loro abiti migliori.
Nella baraonda generale, Rema riuscì a sfuggire al controllo dei suoi genitori e ad infilarsi nella massa di corpi morti, sperando che questi l’avrebbero portata finalmente dal suo Remus.
 
 
 
Quando in futuro qualcuno avrebbe chiesto a Remus cosa fosse accaduto quella notte, questi avrebbe risposto di non ricordare niente del viaggio. La prima immagine che continuò ad presentarsi alla sua mente rimase sempre quella dell’entrata nella chiesa al fianco del cadavere di un uomo ammiccante nella sua direzione e radioso, come se quello fosse il giorno più bello della sua esistenza.
Si approssimarono all’altare e ognuno di loro pronunciò le proprie promesse. L’ometto dai capelli bianchi porse a Remus un calice colmo di veleno perché con quel gesto suggellasse l’unione eterna con il cadavere di Sirius e lo sposo lo avvicinò alle labbra. Poco prima di bere, un tonfo sordo lo fece voltare.
All’entrata della chiesa si stagliava la figura di Rema Tonks.
A quella vista, per poco il calice non scivolò dalle mani sudate di Remus.
Era in abito da sposa e al suo anulare scintillava una fede d’oro di pregevole fattura, segno inequivocabile che la fanciulla si fosse già sposata.
«Remus» lo chiamò lei con voce strozzata.
L’uomo le diede le spalle e avvicinò nuovamente il calice alle labbra.
«No!» proruppe Sirius allontanandoglielo dal volto.
Remus lo posò sull’altare. «Si può sapere cosa c’è adesso?»
«Tu la ami ancora» replicò Sirius con semplicità.
«Lei è già sposata! Non potremo mai stare insieme!»
«Esatto!» proclamò Mundungus Fletcher dal fondo della chiesa. «Lei adesso è mia moglie!» ribadì prendendola per un braccio.
Gli occhi di Sirius si ridussero a due fessure. «Tu!»
Dung rimase spiazzato. «Sirius?»
Remus alzò una mano. «Qualcuno può spiegarmi qualcosa?»
Un gruppo di scheletri improvvisò una base musicale su cui tutti i cadaveri iniziarono a ballare, mentre Sirius si preparava a cantare.
«Oh, non di nuovo!» sbottò Ardesia seduta in prima fila.
«Sta zitta, non è la stessa» la liquidò Sirius.
Ardesia incrociò le braccia stizzita.
Sirius iniziò a cantare sulla base musicale mentre tutti si tappavano le orecchie per la paura che fosse stonato.
Remus, mostrando coraggio per la prima volta, ascoltò il testo e finalmente arrivò a conoscere la storia dello sposo cadavere.
«Quindi lui è il tuo assassino!» esclamò al termine dello spettacolo puntando il dito contro Dung.
Sirius annuì. «Esattamente. Mi aveva attirato nel magazzino dove mi hai trovato dicendo di avere un’importante proposta da farmi. Io pensavo fosse una proposta di matrimonio, mentre in realtà voleva che gli vendessi il medaglione che porto sempre con me» specificò indicando l’oggetto che avevano usato come passaporta per il mondo dei vivi. «Quando gliel’ho negato, mi ha colpito in testa con una mazza ferrata che ha trovato nel magazzino e mi ha ucciso. Per tutto questo tempo ho aspettato che giungesse qualcuno per sposarmi come avevo sempre desiderato e il caso ha voluto che fossi tu.»
Un gridolino disperato fece voltare i due sposi verso un lato della chiesa dove Dung teneva stretta Rema minacciandola con un coltello.
«Lasciala subito andare!» proruppe Remus.
«Mai senza il suo denaro!» replicò Dung.
Rema lo guardò stranita. «Ma io non ho denaro!» rivelò con sincerità.
«Che cosa?»
«Il piano era che fossimo noi a ricavare denaro dal matrimonio.»
Spazientito, Dung la lasciò andare. «Sono stato fregato ancora una volta, dunque?»
«Sì» risposero i tre sposi, due vivi e uno cadavere, in coro.
«Bene» affermò Dung raggiungendo l’altare e prendendo il calice che vi era posato.
Remus fece per avvisarlo ma Sirius lo zittì.
Mundungus Fletcher bevve tutto in un sorso, fece un profondo inchino di commiato ma, prima che potesse compiere un solo passo, si portò le mani alla gola e cadde per terra emettendo un gemito strozzato.
Quando si rimise in piedi, Mundungus Fletcher non era nient’altro che un cadavere.























Angolo Fata Blu




Il prossimo sarà l'ultimo e conto di postarlo domani.

Ricordate: una recensione può rendere questa storia migliore. Fa' anche tu la tua parte u_u



A prestissimo!!


Fata Blu



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Capitolo 7
*** Epilogo o ***





Epilogo

O

E vissero tutti (o quasi) felici e contenti

 
 
 



Dung si rialzò e si guardò le mani. Il suo cuore avrebbe fatto un balzo se ancora avesse continuato a battere, ma visto che aveva smesso da qualche istante di compiere il suo usuale moto nel petto, l’uomo poté soltanto lanciare una colorita esclamazione attirandosi le ire di tutti i cadaveri che lo circondavano. Questi presero a rincorrerlo, e l’avrebbero fatto fino allo sfinimento, se mai questo avesse potuto arrivare. Ma poiché ciò non era possibile, si limitarono a tallonarlo finché la carne non ebbe del tutto abbandonato le sue ossa, rendendolo nient’altro che uno scheletro irriconoscibile tra tanti.
Sirius rimase con Remus e Rema, ormai vedova, a cui fu finalmente concesso di sposarsi. Fu l’ometto dai capelli bianchi a celebrare il loro matrimonio, mentre Sirius (con Ardesia che ancora giaceva nella sua testa) e James funsero da testimoni di quell’unione che troppo a lungo era stata rimandata.
 
 
 
 Lo sposo cadavere si sedette su una sedia di tortura  e sbuffò. «Ti sembra normale che alla fine di tutta questa storia l’unico ad averci rimesso sia stato io?»
Davvero?
«Sì! Avevo trovato uno sposo dopo anni di attesa e sono stato costretto a lasciarlo andare via.»
Ma hai avuto la tua vendetta contro Dung!
«Cosa vuoi che mi importi della vendetta! Continuo ad essere solo come prima»
Ardesia sbucò dall’orecchio e gli fece un occhiolino. «Anch’io sono sola» ribatté con voce sensuale.
«Anche tu sei sposata
Ardesia riprese le sue sembianze umane e si accoccolò contro il fianco del cadavere. «“Finché morte non ci separi”, Sirius. Mio marito è ancora vivo e ci vorranno anni prima che possa raggiungermi. Abbiamo un sacco di tempo» gli sussurrò facendo scorrere le dita lungo il petto dell’uomo.
Sirius le indirizzò un ghigno. «Si può fare.»
Detto questo, le catturò le labbra in un bacio e la prese in braccio, attraversando per l’ultima volta con lei il velo che separava il loro mondo da quello terreno.
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco a voi il fantastico giudizio di Medusanoir!!!
 
SECONDA CLASSIFICATA

Lo sposo cadavere – Fata Blu94


Grammatica e punteggiatura: 9/10
Originalità: 10/10
Forma e stile: 10/10
Caratterizzazione: 10/10
Pacchetto: 8/8
Gradimento personale: 10/10

Totale: 57/58

Complimenti per la storia!
Ho dovuto togliere qualcosa a grammatica e punteggiatura per alcuni errori: in “dimostrando che non le importasse” sarebbe stato meglio “importava”; in “sta zitta”, “sta” è troncamento di “stai”, quindi andava l’apostrofo finale; “passaporta” va in maiuscolo. Inoltre, non ero molto sicura di un errore, ma ho cercato ed è così: puoi scrivere ?! o !?, ma non ?!? o !?!, e tu hai fatto questo errore.
Stile perfetto come la caratterizzazione; sei anche riuscita a creare una storia originale rendendo Sirius “lo sposo cadavere”.
Bravissima!

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