There's nothing like your smile made of sun di SheWolf95 (/viewuser.php?uid=123793)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Two years later ***
Capitolo 2: *** I want a son, and you? ***
Capitolo 3: *** She's pregnant ***
Capitolo 4: *** So don't bother, I won't die! ***
Capitolo 5: *** The ring you gave to her will lose its shine ***
Capitolo 1 *** Two years later ***
three years later
Pioveva quel giorno, il cielo era coperto da una fitta rete di
nubi grigiastre, che, dalla sera precedente, continuavano a far cadere goccie
d'acqua sul suolo.
Ignorando la sveglia, che da dieci minuti
continuava a suonare ininterrottamente, Ginny Weasley si coprì fin sopra la
testa con le coperte, cosicchè si intravedeva appena qualche ciuffo rosso, e
sprofondando ancora di più nel guanciale del cuscino, continuò a dormire
beatamente.
Solo quando sentì che qualcosa, o meglio, qualcuno,
si buttava di peso sopra il suo letto, si costrinse ad aprire gli occhi e, con
uno sforzo sovraumano, si mise a sedere sul letto cercando di capire chi
l'avesse svegliata.
Stava cominciando a mettere a fuoco il suo poster
delle Holyhead Harpies, quando una folta,cespugliosa e profumata chioma di
capelli ricci le coprì la vista.
"Oh, Ginny, non ci crederai mai, non ci
crederai mai!" squittiva la ragazza.
"Herm, spero per te e per la tua salute che
sia una cosa così seria e urgente da meritare di svegliarmi" sbuffò
assonnata Ginny.
E finalmente riuscì a mettere a fuoco il viso
della ragazza, che si era staccata da un abbraccio stritolacostole a cui aveva
sottoposto la Rossa:
tremava dall'emozione, Hermione Granger, e (Ginny lo notò in quel momento)
aveva all'anulare sinistro un anello di fidanzamento.
"Cielo, Ginny! Certo che è importante, ma che
domande fai?" rispose Hermione. "Hai presente che ieri sera sono
uscita con Ronald, no? " disse, mentre guardava la Rossa annuire spazientita,
ma (inutile negarlo) incuriosita al tempo stesso. "Beh, lui mi ha chiesto
di ... di sposarlo, ecco!" continuò arrossento leggermente, con gli occhi
lucidi di sentimento.
Fu Ginny questa volta a stritolare la sua migliore
amica, con la quale da ormai due anni condivideva un appartamento nel centro di
Londra, dopo la fine della guerra magica.
"Oh, sono così contenta per te!" disse
con la voce tremante. "Sai, sembra strano che sia stato proprio Ron a fare
una cosa del genere." disse con gli occhi colmi di lacrime, cosa che era
molto strana per Ginny, che piangeva di rado, molto di rado.
"Per l'amor del cielo Ginny, stai piangendo?
Ancora? Questo mese sei peggio di una fontana. Mi sorprendo di te."
rispose Hermione, guardando la
Rossa con occhi incuriositi.
"Sai" disse Ginny prendendo un
fazzoletto "Non so perchè, ma ogni cosa mi fa piangere ultimamente. Di
gioia, di dolore... insomma, ogni cosa! So che non è da me, ma non riesco a
controllarmi!" continuò mentre si asciugava gli occhi e le guancie
lentigginose. "Ad ogni modo, a quando le nozze?" disse scendendo dal
letto e spegnendo la sveglia, che per tutto quel tempo aveva continuato a
trillare all'impazzata.
"N.. noi non ci abbiamo ancora pensato,
insomma, dobbiamo prima annunciare il fidanzamento e tutto e .. oh, non voglio
mettere fretta a Ronald, insomma è come dici tu alla fine, non è da lui fare
queste cose e se gli metto troppa pressione potrebbe rimangiarsi tutto."
rispose Hermione guardando Ginny. "E ad ogni modo dobbiamo andarci
piano." riprese, mentre si ricomponeva e si alzava anche lei dal letto,
dove si era seduta. "Ora devo andare al Ministero ad archiviare alcune
pratiche importantissime, o Kingsley mi sbatte fuori." disse riluttante la
ragazza, e così, una volta stampato un bacio sulla guancia candida di Ginny, si
avviò verso la porta.
Una volta vista scomparire la chioma di capelli
cespugliosi ed essersi assicurata di essere sola in casa, Ginny fece colazione
e si vestì.
Fu proprio mentre si infilava la maglietta che il
suo stomaco fece una violenta capriola, e corsa in bagno, si ritrovò a vomitare
il suo succo di zucca con brioche.
”Oh,
non ce la faccio più” pensò cercando di riprendersi da quell’attacco improvviso
di nausea e poi dedicandosi all’accurata applicazione del mascara sulle sue
lunghe ciglia.
Doveva andare a pranzare alla Tana, quella mattina, su invito
(obbligo) di sua madre.
Cercava spesso, per quanto potesse, di evitare la sua casa natale,
le provocava una serie di ricordi, a volte troppo dolorosi da far riemergere.
Dopo aver finito
di applicare il trucco, la Rossa
prese il suo cappotto rosso e, afferrato l’ombrello, uscì.
Si rese conto in
quel momento che non aveva voglia di andare subito nella sua casa natale, in
fondo erano solo le undici di mattina, e quindi aveva ancora un paio d’ore per
andare in giro nella sua amata Londra.
Così decise di
andare da Starbucks, un bar babbano molto famoso, per fare una seconda
colazione, dal momento che aveva sentito una fitta improvvisa di fame allo
stomaco e dal momento che aveva voglia di un caffè con una montagna di panna e
una spolverata di cioccolato. Mentre camminava per raggiungere la sua meta,
l’attraversò il pensiero che in quel periodo mangiava più di un esercito,
vomitava e non ingrassava mai. Pensando che dovesse chiedere a Hermione che
tipo di malattia potesse avere, entrò nel bar.
***
Dopo aver finito
di consumare il suo spuntino, uscì dal negozio e pensò che fosse meglio
raggiungere la Tana,
per salutare sua mamma prima che fosse totalmente sommersa da Victoire e Molly,
le sue due prime nipoti, e per aiutarla magari a cucinare (dal momento che
sarebbero stati in dodici quella mattina a pranzo), così di mala voglia, dopo
aver raggiunto un vicolo deserto, si smaterializzò.
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Capitolo 2 *** I want a son, and you? ***
I want a son
Appena giunse
alla Tana, trovò Molly Weasley, che quel giorno indossava un vestito verde
smeraldo di lana con piccoli fiori rosa disegnati sopra, ai fornelli.
“Oh Ginny cara,
come stai?” disse Molly andando incontro a Ginny, e in seguito stringendola in
un lungo, caldo abbraccio.
“Bene mamma, ma
fammi togliere la giacca prima di stritolarmi!” rispose la Rossa, sorridendo.
“Che stupida, hai
ragione, ma non ti vedevo da…”
“Da due giorni
mamma, da due giorni” la interruppe.
“Ginny cara, hai
qualcosa che ti turba? Sembri leggermente irritata per qualcosa” disse Molly,
osservandola come si osserva un malato, cosa che le ricordò Hermione.
“No mamma, scusa,
sono solo stanca, è un periodo un po’ particolare” rispose Ginny, sorridendo.
Così si avviò
verso quella che un tempo era stata la sua camera, quando si imbattè in
qualcuno che proprio non aveva visto.
“Ginevra, quante
volte ti ho detto di non andare in giro per le camere, quando arrivi alla Tana?
Per prima cosa, Molly sta dormendo e quindi l’avresti potuta svegliare, per
seconda cosa, potevi farmi cadere!”
“Oh, ciao anche a
te Percy, sto bene non ti preoccupare” rispose ironica lei.
“Molto, molto
spiritosa” continuò Percy, con un tono severo e pomposo, guardando
l’espressione della sorella “Lo sai che la mia bambina ha bisogno di silenzio,
soprattutto qui alla Tana, dove non si fa altro che urlare! Ha solo sei mesi,
diamine! Con permesso, vado dalla mamma” disse, facendo spostare Ginny, per
poter scendere al piano inferiore.
“Oh, cominciamo
bene” pensò lei, mentre continuava a salire gli scalini, volta per volta.
Arrivata alla
porta della camera di Percy, volle entrare per dare un saluto alla sua
nipotina, Molly, che non vedeva da una settimana.
Così abbassò la
maniglia, entrando senza far rumore, e si avvicinò alla culla tutta ricamata con
pizzetti rosa e bianchi.
”Percy, il solito idiota, se mi avessero conciato così la mia culla,
probabilmente avrei rivoltato tutta la stanza, anche a sei mesi” disse tra se e
sé.
Sembrava un
angelo, la bambina. Le manine candide, chiuse in piccoli pugni, il faccino che
ogni tanto si contraeva in piccole smorfie, poiché la piccola Molly stava
sognando.
Ginny, incantata
da quella visione, fece scorrere un dito sulle guancie piene e soffici della
bambina, rendendosi conto solo in quel momento che desiderava tantissimo un
figlio. Le erano sempre piaciuti i bambini, ma l’idea di averne uno suo, in
quel momento era il solo pensiero che le frullava per la testa.
La porta si aprì
di scatto, distraendo la Rossa
dai suoi pensieri, rivelando un sorridente Harry Potter che le andava incontro.
Dopo essersi
salutati con un delicato bacio, Ginny portò Harry alla culla, facendogli vedere
quella meraviglia.
“È davvero
bellissima” fu il commento di lui, che rimase quasi senza fiato vedendo la
piccola.
“Amore,
promettimi che ne avremo una anche noi” disse seria la ragazza.
“Te lo prometto,
anche io desidero un figlio, magari non solo uno” disse Harry, accennando una
risata, vedendo la faccia di Ginny. “Oh, andiamo, vorresti limitarti a un solo
figlio?” continuò, guardandola negli occhi.
Amava quando
scherzavano così, amava perdersi nei suoi occhi verdi, amava tutto di lui.
“Signor Potter,
pensiamo prima ad averne uno, ti ricordo che non siamo neanche sposati” gli
rispose lei, sfoderando un sorriso smagliante.
“Non che a me prema
tanto, naturalmente” si affrettò ad aggiungere, guardando l’espressione di
Harry “L’importante è che stiamo insieme”.
Il ragazzo
l’abbracciò, e poi subito dopo la baciò, cercando di dirle con quel bacio
quanto l’amasse, quanto la desiderasse.
Lei rispose,
altrettanto appassionatamente, e parve che fossero rimasti lì un’eternità
quando si staccarono.
“Credo che sia
meglio uscire di qui, se ci becca Percy, moriremo fulminati dalla sua ira”
disse Ginny, prendendo per mano Harry e conducendolo fuori dalla stanza.
“Magari potremmo
andare in camera tua” propose cautamente lui, guardandola.
“Ottima idea,
almeno lì non ci potrà minacciare di morte nessuno” rispose lei, ridendo.
Si avviarono
verso la sua stanza, mano nella mano, come se fossero due amanti in fuga,
cercando di non dare troppo nell’occhio.
Ginny aprì la
porta della sua camera, tirandosi dietro Harry, quando videro che era già stata
occupata.
“Oh, miseriaccia,
che diamine..?” esclamò un ragazzo dai capelli rossi, sobbalzando quando la
porta fu aperta.
“Voi due! Non
potevate scegliere un’altra stanza per fare le vostre…faccende? Vi ricordo che
è camera mia!”
“Per l’amor del
cielo, Ginny non c’è bisogno di infuriarsi così, la camera di Ronald era
occupata da…George e Angelina” rispose Hermione, sulla difensiva, mentre si
infilava la maglietta verde che poco prima giaceva per terra.
La Rossa stava per obiettare, quando una vocina
acuta giunse dal piano inferiore : “Nolly! Nolly!”
Harry, udendo
quel richiamo, abbandonò la mano di Ginny e si precipitò da basso, dove c’era
un piccolissimo Teddy Lupin attaccato al collo di Molly Weasley.
Ginny lo
raggiunse, salutò la buona Andromeda e guardò il suo ragazzo giocare con il
piccolo dai capelli violacei, sorridendo.
Quando Hermione
ebbe finito di scambiare i suoi saluti con la nonna del bambino, la Rossa la prese da parte,
dicendo: “Herm, ho bisogno di te. Mi devi aiutare”.
“Gin, cosa
succede? Non mi piace quel tono, mi fai preoccupare”.
“Nulla di
importante, almeno credo. Vieni con me, forza!” rispose, trascinandola in
camera sua.
Hermione vide Ginny frugare ansiosamente tra i suoi cassetti, e riemergerne
poco dopo con una piccola scatolina rosa stretta in mano.
“Beh, ho fatto
bene a comprarne uno. Ho sempre pensato che prima o poi mi sarebbe servito”
disse, estraendo lo stick dalla scatola.
“Gin, non sarai
mica… non vorrai dire che sei… insomma, devo darmi una calmata” rispose
Hermione, incapace di formulare una frase di senso compiuto in quel momento.
“Sì Herm, sai mi
è appena passato in mente, vedendo Teddy” arrossì “Forse sono… beh è per quello
che piango spesso e ho la nausea, che altro potrebbe essere?”
”Oh cielo! Perché non ci ho pensato io prima? Se sei VERAMENTE incinta, come
pensi che la prenderebbe Harry?”
“In effetti, io e
Harry ci siamo confessati poco fa che entrambi vogliamo un bambino. Il problema
è come la prenderebbe mio fratello!” rise, nervosa. “Dai, togliamoci il
pensiero, voglio sapere la verità prima di pranzo” concluse.
Note della scrittrice: questo è il secondo capitolo,
spero vi piaccia!
Ho sempre adorato Ginny, il suo carattere, la sua
bellezza rude.. per questo ho scritto questa storia! Mi raccomando, recensite e
fatemi sapere che ne pensate!
-SheWolf
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Capitolo 3 *** She's pregnant ***
She's pregnant
Ginny, seduta sul
bordo della vasca azzurra, continuava a guardare lo stick rosa, le sue mani
incapaci di non tremare.
Quel “+” azzurro,
comparso sullo schermo, l’aveva sorpresa davvero nonostante lei poco prima si
era preparata psicologicamente alla notizia.
“Gin?” una voce
femminile interruppe i suoi pensieri, che frullavano in mente così veloci che
era difficile persino per se stessa capire cosa le passava per la testa. Come
avrebbe dovuto comportarsi, adesso? Era sicura di essere pronta per una cosa
così grande? Era davvero sicura che quella scoperta le dava gioia?
“Ginny, per
l’amor del cielo, apri questa porta se non vuoi che lanci una fattura!”
Quell’ultima
imprecazione la fece ridestare dai suoi pensieri confusi, e con estrema
riluttanza aprì la porta.
“Tua madre ci sta
chiamando per il pranzo, quindi fammi vedere subito quel dannato test” disse
un’agitatissima Hermione, facendo irruenza nella stanza.
Ginny, non avendo
scelta, le consegnò il test con un’aria sconfitta, ma allo stesso tempo curiosa
di vedere la reazione di Hermione, la quale dopo aver dato un’occhiata rapida
allo stick, emise uno squittio di gioia e abbracciò l’amica.
“Oh, Ginny, sono
così contenta per te! Dovrai dirlo ad Harry, ai tuoi, a Ron, dovrai scegliere
il nome, se è maschio potresti chiamarlo…”
“Hermione, la
vuoi piantare?” rispose seccamente la ragazza, prendendo il test che giaceva
abbandonato sul bordo della vasca e riponendolo nella scatola.
“Cosa ti succede?
Non sei contenta, per caso?”
“Non è quello è
che… niente, non potresti capire. Andiamo a tavola prima che la mamma si faccia
venire una crisi nervosa” concluse la
Rossa.
Hermione lasciò
perdere riluttante ogni tentativo di parlare con l’amica, che aveva assunto
un’aria irritata che sarebbe stata più appropriata a Mirtilla Malcontenta, il
fantasma del bagno delle ragazze che “viveva” a Hogwarts.
Dopo essere
giunte nell’affollato soggiorno, Ginny si sedette accanto a Harry, che
ingannava l’attesa del pranzo giocando con il piccolo Teddy Lupin.
La ragazza era
dispiaciuta per la sua reazione di qualche minuto prima, ma per le scuse ci
sarebbe stato tempo; doveva ancora capire quali fossero i suoi sentimenti verso
quel bambino che portava in grembo. Forse il test era sbagliato, forse era
meglio farne un altro, così tanto per esserne sicuri.
Eppure all’inizio
si era sentita così euforica all’idea di avere un bambino tutto suo, credeva di
non desiderare altro… e ora perché era così spaventata?
”Ecco qua, spero di non aver fatto troppo poco, siamo così tanti!” disse Molly,
entrando in sala da pranzo con un pranzo avrebbe abbondantemente sfamato un
numeroso esercito in tempi di guerra.
“No, Mollì, es
parfè!” intervenne Fleur, che ultimamente aveva instaurato un rapporto molto
stretto con la suocera, mentre cercava di tenere a bada la piccola Victoire che
tentava in una serie di ripetuti e strambi balzi, di saltare addosso a Teddy,
che la guardava ridendo.
Dopo che ebbero
finito di gustare quel delizioso pranzo (tra le richieste di Molly che cercava
di far mangiare una quarta porzione di tutto a chiunque fosse seduto a tavola)
si ritrovarono tutti in salotto: Fleur chiacchierava con Arthur, Bill giocava
con un’allegrissima Victoire, Harry e Ginny (quest’ultima sotto le continue
occhiate furtive di Hermione) si erano dedicati a Teddy, Percy discuteva con
Arthur di lavoro, guardando ogni tanto sua moglie che coccolava la piccola
Molly, e “nonna” Molly chiacchierava con George e Angelina, mentre osservava
con tenerezza Fred, profondamente addormentato tra le braccia della nuora.
“Hey amore, c’è
qualcosa che non va? Non sembri tanto tra di noi oggi, sai?” disse Harry,
notando per l’ennesima volta lo sguardo perso di Ginny.
“Mh? Oh, niente
Harry, non preoccuparti è tutto ok” rispose lei, sfiorando leggermente le
labbra del ragazzo, che però non le credette.
“Avanti Ginny, ti
conosco e so che qualcosa ti turba e tu sai, sai benissimo che non devi tenerti
tutto dentro, perché così peggiori solo le cose” continuò Harry “Insomma, non
ti fidi di me, dopo tutto quello che abbiamo passato?”
”Oh, tu non capisci. Non c’entra niente tutto quello che stai dicendo, lo sai
perfettamente che io mi fido ciecamente di te. E non c’è niente che non va,
chiaro? E ora se vuoi scusarmi, vado un attimo in camera” rispose Ginny, con
una punta di fastidio nella sua voce, e alzandosi sparì per la rampa di scale
che portava ai piani superiori della Tana.
Harry rivolse uno
sguardo interrogativo ad Hermione, che aveva seguito tutta la brevissima
discussione, che dal canto suo gli rispose con uno sguardo preoccupato e che
dopo aver dato un breve bacio a Ron seguì la Rossa.
“Perché lo tratti
così? Che ti ha fatto? È preoccupato per te, lo vuoi capire?” disse Hermione
spalancando la porta della camera dell’amica e afferrandola per un braccio.
”Herm, lasciami stare. Nessuno può capire” rispose la Rossa, liberandosi dalla
stretta dell’amica e afferrando un cuscino blu con disegnate delle stelle.
“Per l’amor del
cielo, Ginny! Aspetti un bambino, eri così felice prima! Cosa ti succede?”
”Sono affari miei, va bene? Per me è una cosa nuova e comunque..”
”Lo vuoi capire che non sei sola?” La interruppe Hermione “Non sei l’unica che
avrà o che aspetta un bambino, prendi Fleur che è di nuovo incinta o anche
Angelina che ha appena avuto il piccolo Fred! Non sei sola, non lo sarai mai!”
concluse guardando Ginny negli occhi, il respiro irregolare e lo sguardo
acceso.
“Senti, non farmi
pressioni Herm, devo abituarmi all’idea e devo capire cosa è giusto e cosa è
sbagliato. Tranquilla, mi passerà tutto questo nervosismo e comunque non
scordarti che io so che ci sei e che ti voglio bene” disse la Rossa, abbracciando l’amica.
“Dai, andiamo di
sotto, e stasera prometto che mi scuserò con Harry”.
”E quando hai intenzione di dirgli che sei incinta, sentiamo”.
“Appena ce ne
sarà l’occasione, lo giuro”.
“Mi fido eh, non
farmi scherzi Ginevra Weasley”.
“Non chiamarmi
Ginevra, Hermione Jean Granger” concluse Ginny, ridendo con Hermione, e sentì
che non le aveva mai voluto così tanto bene come in quel momento.
Angolo della scrittrice: Scusate il ritardo, un
mese per l'attesa di questo capitolo, ma vari problemi e impegni non mi
hanno permesso di continuare la storia! Anyway, spero vi piaccia questo
capitolo, è abbastanza breve a dire il vero, ma il prossimo (che
è in attesa di qualche ritocco) non tarderà ad arrivare.
Lasciatemi le vostre recensioni e se c'è qualcosa che non va fatemelo sapere, le critiche sono sempre ben accette!
Alla prossima!
She Wolf
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Capitolo 4 *** So don't bother, I won't die! ***
Why, Gin?
Erano passati
esattamente due mesi da quando Ginny aveva scoperto di essere incinta, nulla
era cambiato da allora : il Tamigi attraversava Londra, le strade affollate da Babbani
turisti e lavoratori e da maghi che raggiungevano il Ministero della Magia
tramite l’ingresso per visitatori. Apparentemente la routine londinese era
rimasta la stessa.
Ma Dicembre era
arrivato, portando con sé l’atmosfera natalizia, la città cominciava a
fermentare, i turisti aumentavano, i londinesi cominciavano ad addobbare
strade, negozi e case.
Quel giorno, la Vigilia esattamente, Ginny
ed Hermione erano affaccendate con l’albero di Natale, immerse tra mille
ghirlande, agrifogli, vischi e palle decorative, inoltre a turno badavano ai
mille pasti che erano in cucina, poiché il cenone natalizio si sarebbe svolto a
casa loro.
“Quando penserai
di dire a Harry della gravidanza? Non puoi aspettare ancora Ginny, è Natale”
disse Hermione, mentre sperimentava il funzionamento delle luci dell’albero con
piccoli tocchi di bacchetta.
“Non posso. Fleur
ha perso il bambino due settimane fa, non mi sembra il caso di fare questo
genere di annunci ora..” rispose la
Rossa, finendo di mettere l’ultima ghirlanda argentea intorno
al lampadario sopra il tavolo dove si sarebbe svolta la cena, per poi prendere
il puntale, levare la bacchetta e posizionarlo sulla cima dell’albero.
“Beh, sono
passati due mesi Ginny. Due mesi, in cui non hai fatto altro che uscire a fare
regali e cene con Harry e non gli hai detto nulla. Non puoi aspettare oltre, la
tua pancia – perdonami se te lo dico, ma è la verità – comincia a notarsi, sai?
Sei quasi al terzo mese, per quanto stupidi possano essere gli uomini in questa
materia, sarà abbastanza evidente che aspetti un bambino, nel giro di due o tre
settimane al massimo. Devi dirgli tutto e anche presto”.
“Lo so Herm, devo
dirglielo presto. Ma se do l’annuncio a tutta la famiglia durante il cenone,
come pensi la prenderebbe la povera Fleur? È ancora scioccata, non posso farle
questo, non me la sento, davvero… e poi Bill. Non hai idea di com’era
sconvolto, e ti parlo di due giorni fa” riflettè Ginny, andando in cucina per
controllare il tacchino, seguita a ruota dall’amica.
”Potresti iniziare col dirlo a Harry, no? E poi, per quanto sinceramente mi
dispiaccia per Bill e Fleur, non è di certo colpa tua se hanno perso il
bambino! Ma ritornando al discorso di prima, prima o poi noteranno anche loro
che tu sei incinta, non credi?” le fece notare Hermione, indicando il ventre di
Ginny, coperto da una felpa che sarebbe stata larga anche a Charlie Weasley, il
più robusto della famiglia.
“Sto cercando il
momento opportuno, comunque tranquilla, Harry lo saprà stasera.
Sarà il mio regalo di Natale per lui, e poi Herm sai che odio essere al centro
dell’attenzione. Se avessi detto che sono incinta già uno o due mesi fa,
stasera questa casa sarebbe stata invasa da tutine multicolor per neonato,
scarpette, culle, pizzi e passeggini. Non l’avrei sopportato, lo sai” aggiunge la Rossa, accennando un sorriso
e spegnendo il forno.
Dopo che tutte le
decorazioni ebbero trovato il loro posto all’interno della casa e dopo che il
tavolo fu magicamente allargato (furono aggiunti circa altri dieci posti ai
soli cinque disponibili) e imbandito di ogni possibile pietanza natalizia, le
ragazze andarono a prepararsi per la serata.
Due ore dopo, Hermione
indossava un tubino rosso fragola senza spalline, lungo fino al ginocchio e
molto aderente; le sue scarpe erano alte e argentate; i suoi capelli erano
stati piastrati con un colpo di bacchetta e legati da un fermaglio molto
grazioso, a forma di stella di Natale.
"Gin, sei
pronta?” chiese entrando in camera dell’amica, trovando quest’ultima però sul
letto che guardava con faccia malinconica il suo vestito, posato sulla sedia di
fronte a lei.
“Ginny, per
l’amor del cielo, cosa c’è che non va? Nausea?” chiese nuovamente Hermione,
guardando preoccupata la Rossa.
“Il vestito,
Herm” una lacrima rigò il volto lentigginoso di Ginny Weasley “Il… il vestito
non mi entra. L’ho preso una settimana fa, era perfetto. E ora… ora non mi va
più. Hai ragione, sai? Lo noteranno tutti stasera” rispose la ragazza,
indicandosi il ventre, il viso bagnato dalle lacrime.
“Oh, Gin. È una
sciocchezza, il vestito è perfetto” detto questo, Hermione lo colpì con la
bacchetta. “Avanti, indossalo, scommetto che sarai bellissima!” continuò “Forse
ho esagerato prima, non sei affatto grassa! E poi porti in grembo un bambino,
sta crescendo, è assolutamente normale. Scusami” finì la frase sottolineando
quest’ultima parola, con una nota di ansia nel volto, subito cancellata
dall’abbraccio di Ginny.
”Sei un’amica fantastica, grazie. Non so che farei senza di te, sul serio”
disse la Rossa,
sorridendo.
Dopo aver
indossato anche lei il suo vestito (nero, poiché il rosso avrebbe fatto a pugni
con il colore dei suoi capelli), si guardò allo specchio: era aderente, il che
lasciava intravedere il ventre leggermente gonfo per via della sua gravidanza,
che però il colore scuro riusciva a coprire quasi del tutto.
”Forse quei tacchi li eviterei” aggiunge Hermione vedendola, la sua risata
cancellata subito dalle lacrime dell’amica “Oh Ginny, scherzavo! Cielo, questi
ormoni fanno paura su di te!”
“Non sono gli
ormoni!” protestò la ragazza, infilandosi le sue scarpe e dandosi un’ultima
sistemata al trucco giusto in tempo prima che suonasse il campanello, rivelando
dei sorridenti Harry e Ron, con una ventina di buste regalo per ciascuno, che
lasciarono sotto l’albero, per poi andare a salutare le loro fidanzate.
Harry corse ad
abbracciare Ginny, che gli sorrideva radiosa e rimasero stretti l’uno all’altra
per cinque minuti abbondanti, quando Ron fece un’osservazione, mano nella mano
con Hermione.
“Ehi Gin, hai già
mangiato il pranzo di Natale?” disse Ron con una punta di sarcasmo che la Rossa non apprezzò affatto.
“Ronald…” lo
avvertì Hermione, fulminandolo con uno sguardo agghiacciante.
“Cosa vorresti
dire con questo?” chiese Ginny con tono freddo, che lasciava trasparire la sua
irritazione, ma anche una sorta di nervosismo.
”Sorellina, non te la prendere così, ma ultimamente hai messo su qualche
chiletto e mangi quasi più di Aragog, ricordi, no? Il ragno gigante che ha
cercato di uccidere me e Harry” indicò l’amico. “Al secondo anno” concluse,
traendo un respiro.
Tutti guardavano la Rossa e l’atmosfera era ben
lontana da quella natalizia. Hermione aveva uno sguardo allarmato e continuava
a spostare gli occhi da Harry, molto confuso, a Ginny, il cui petto si alzava e
abbassava rapidamente a causa del respiro nervoso e irregolare.
“Vorresti dire
che sono grassa, per caso?”
“No, questo mai.
Solo che… ultimamente non sei più te stessa”.
Harr, che aveva seguito la scena sin dall’inizio, non potè che essere d’accordo
con l’amico. Ginny era strana nell’ultimo periodo, si commuoveva facilmente,
mangiava molto e aveva persino lasciato le Holyhead Harpies, cosa che non si
sarebbe mai aspettato da lei.
Questa volta fu
lui a rivolgere uno sguardo interrogativo alla Rossa e lei stava per
rispondere, quando suonò il campanello.
Lei rivolse al
ragazzo uno sguardo di scusa prima di andare ad aprire la porta e Harry annuì,
comprensivo.
Quando tutta la
famiglia (compresi il piccolo Teddy e la buona Andromeda) fu riunita, la casa
parve decisamente affollata.
Teddy ad un certo punto aveva preso di nascosto la bacchetta di
Harry e si era divertito a far spuntare code di maiale e orecchie da lupo a
tutti, fin quando Andromeda, non più così buona, lo minacciò di trasfigurare la
sua collezione di soldatini parlanti in cavoletti di Bruxelles.
Harry pensò che fosse un promettente erede dei Malandrini e tra
una risata e l’altra parve quasi dimenticare l’imbarazzante conversazione avuta
un paio d’ore prima, ma in realtà il fuoco era ancora acceso.
Mentre Arthur Weasley, sotto le occhiatacce della moglie,
continuava a tempestare i signori Granger di domande sugli aggeggi Babbani, il
ragazzo si avvicinò alla Rossa, intenta a sgranocchiare quasi ossessivamente
delle noccioline.
“Gin…” esordì.
“Mmh? Oh, secondo te è ora di servire la cena?” domandò lei. “Il
tacchino è pronto e…”
“Senti, dobbiamo continuare il discorso di prima, lo sai” la
interruppe lui.
Ginny sospirò.
“Si, lo so. Ma non è il momento giusto… stai tranquillo, mon manca
molto, tra poco saprai tutto”.
“Ma…”
“Ti fidi di me?”
Quella domanda lo colse alla sprovvista, tuttavia la risposta fu
sincera e decisa.
“Sì, certo”.
“Perfetto allora” disse lei, accarezzandogli la mano. “Non hai
nulla da temere”.
Quando fu il momento di aprire i regali, Ginny finse di aver
dimenticato i suoi in camera e chiese a Harry gentilmente di accompagnarla a
prenderli.
Hermione, che conosceva il piano dell’amica, le sorrise
incoraggiante, ma la Rossa
la ricambiò con uno sguardo interrogativo, non avendo apparentemente compreso
il gesto: l’amica capì il segnale e intraprese nervosa una conversazione con
Fleur.
Entrati in amera, la
Rossa chiuse dietro di sé la porta ed estrasse dal cassetto
della scrivania una busta di carta che portava il sigillo del San Mungo, poi la
consegnò a Harry.
“Aprila, avanti” disse semplicemente.
“Sei malata, vero? Stai per lasciarmi!” affermò Harry, spaventato.
“Non fare l’idiota, Harry. Aprila. È… il mio regalo di Natale per
te”.
Il ragazzo aprì la busta, incerto, e ne estrasse un’ecografia. Il
suo sguardo era confuso mentre fissava l’immagine. Ginny lo guardava con il
fiato sospeso, aspettando che lui dicesse qualcosa, ma comprese qualche istante
dopo che questo non sarebbe successo, perciò prese in mano la situazione,
cercando di apparire ferma e decisa, ignorando le sue mani che tremavano
freneticamente.
“Harry…” cercò di trovare le parole adatte, ma queste le morirono
in gola alla vista di Harry, che aveva posato le carte sul letto e ora la
guardava.
Poi la abbracciò, la baciò e la strinse a sé. Successe tutto in un
attimo, la Rossa
quasi non se ne era resa conto e in quel momento capì che non aveva nulla da
temere: lui sarebbe sempre stato lì, accanto a lei, desiderava avere il bambino
e la sua felicità l’aveva messa tutta in quel gesto, poiché solo le parole non
bastavano.
“Allora…” disse Ginny, asciugandosi impazientemente le lacrime.
“Perché non me l’hai detto prima?” la fermò Harry.
“Avevo paura, Harry, paura di perderti… ancora. Poi non trovavo
mai il momento giusto, i preparativi per le varie feste di compleanno, il
Natale… e poi Fleur che perde il bambino. Ho avuto paura che succedesse anche a
me e inoltre non volevo ferire né lei né Bill…. Poverini, sono ancora
sconvolti! Beh, poi ho pensato che potevo dirtelo oggi, anzi, dovevo dirtelo oggi, e allora perché non
farlo diventare un regalo?” spiegò con una scrollata di spalle.
“Ti capisco, giuro che ti capisco e sono d’accordo con te. Ma non
potrai nascondere ciò che ti…” si corresse. “Ciò che ci sta succedendo ancora
per molto a tuo fratello” rispose il ragazzo.
“Quale dei cinque?” chiese lei ridendo.
“Beh… tutti! Come hai visto prima Ron ha notato qualche
cambiamento” indicò il ventre della Rossa.
“Si lo so. E non solo lui, sai? Anche mia mamma ha cominciato a
farmi qualche domanda. Ma ora torniamo dagli altri, dobbiamo aprire i regali”
concluse Ginny, prendendo la busta contenente l’ecografia e riponendola al
sicuro nel cassetto, sotto lo sguardo di Harry che, riluttante, lasciò cadere
il discorso.
Dopo che tutti furono andati, si ritrovarono Ginny, Hermione e
Harry e Ron, che sarebbero rimasti a dormire lì quella notte. Dei quattro, solo
Ron era ancora all’oscuro della gravidanza della Rossa, ma Hermione aveva
suggerito saggiamente di aspettare l’euforia di Capodanno per riferirgli tutto,
in modo tale che il ragazzi la prendesse alla leggera, con l’aiuto magari di
qualche bicchiere di Whisky Incendiario. Ginny e Harry non poterono che essere
d’accordo con lei, dal momento che entrambi conoscevano molto bene il carattere
irascibile del ragazzo.
Così conclusero la serata molto tranquillamente, guardando un film
in TV (un oggetto Babbano a forma di scatola, molto sottile, dove si vedono
immagini accompagnate dal suono, dietro un vetro) e facendo con gioia della
Rossa uno spuntino di mezzanotte.
Erano seduti sul divano quest’ultima e Harry, accoccolati, quando
dalla stanza di Hermione cominciarono a uscire i toni alti e irritati di un
battibecco.
”Ci risiamo” pensò Harry, alzando gli occhi al cielo e leggendo la stessa cosa
nell’espressione della sua ragazza.
Non contento di aver cercato la lite con Hermione, Ron entrò in
camera di Ginny, sbraitando, cercando di ritrovare il suo cappotto, quando notò
un cassetto leggermente aperto della scrivania,.
Si avvicinò per chiuderlo, ma una busta con il timbro dell’ospedale
Magico attirò la sua attenzione. La aprì, e dopo una rapida occhiata la sua
espressione si fece ancora più livida, la sua bacchetta iniziò a sparare fiotti
di scintille.
La Rossa si era quasi addormentata fra le braccia
di Harry, finalmente serena, quando sentì la voce del fratello chiamarla
impaziente dietro di sé.
Girandosi, le si ghiacciò il sangue nelle
vene: Ron aveva in mano l’ecografia, Hermione dietro di lui che lo guardava,
terrorizzata.
Angolo
dell'autrice: Mi scuso profondamente, avevo promesso che sarebbe
arrivato subito questo capitolo! Ma ho avuto un sacco di problemi che
non vi sto a elencare, compresa la rottura del pc ç_ç
ho già scritto il quinto capitolo e lo sto ricopiando
adesso al computer, domani ve lo posto per farmi perdonare! Aspetto le
vostre recensioni e... perdonatemi! D: (SheWolf)
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Capitolo 5 *** The ring you gave to her will lose its shine ***
The ring you gave to her will lose its shine
“Spiegati” disse Ron, guardando in cagnesco sia Harry che Ginny.
La Rossa rivolse una rapida occhiata al suo
ragazzo, poi parlò.
“Non devo dare spiegazioni a te, Ron. Hai rovistato nel mio cassetto,
nella mia camera. Sei tu che dovresti dare a me una spiegazione, non
credi?”
”I-io non devo dare spiegazioni a nessuno! Spiegami cos’è sta roba!” insistette
lui sventolando la busta.
“Oh, avanti, non fare l’idiota, fai lavorare quel criceto che hai
al posto del cervello! È un’ecografia, non credo ci sia molto da spiegare… ma
vuoi dirmi cosa ci facevi con le mani nelle mie cose?”
“Miseriaccia, aspetti un bambino! Quando avevi intenzione di
dirmelo?” continuò ignorando la domanda della sorella. “Sei ancora così
piccola! E la mamma, cosa dirà? E papà? E tu!” puntò iò dito accusatore contro
Harry, che lo fissava combattuto tra la voglio di ridere e quella di gridargli
addosso. “Ti rendi conto di cosa le hai fatto?”
“Ok, Ron, basta, direi che ti sei reso abbastanza ridicolo” lo
interruppe la Rossa,
decisamente infuriata, alzandosi e spingendo via Harry che aveva tentato di
fermarla.
“Ri-ridicolo? Io? Miseriaccia Gin non ti rendi conto che…”
“Si, mi rendo conto! È un bambino! Gesù, a volte sai essere così
stupido che mi chiedo come sia possibile che nelle nostre vene scorra lo stesso
sangue!”
”Amore…“ la avvertì Harry. Le orecchie di Ron erano rosse, più rosse, se
possibile, dei suoi capelli. Tutti sapevano che non era un buon segnale. Ginny
lo ignorò, in preda alla collera.
“Ah si? Un bambino? Alla tua età? Tutti penseranno che sei una…”
Echeggiò il rumore di uno schiaffo. Dopo un ultimo sguardo carico
di rabbia, la Rossa
strappò di mano l’ecografia al fratello e andò in camera sua, sbattendo la
porta. Harry guardò male l’amico e seguì la sua ragazza.
Ron sapeva di aver esagerato, ma l’orgoglio non gli dava scampo:
non poteva ammetter di aver ammesso un errore.
“Spero tu sia soddisfatto, Ronald” disse una voce femminile dall’altro
lato della stanza.
“Zero tatto, come sempre. Eri arrabbiato con me, non c’era bisogno
di prendertela anche con lei” Hermione era davvero sconvolta e arrabbiata per
quello che aveva fatto il Rosso, ma d’altronde sapeva che faceva parte del suo
carattere e inoltre sapeva di aver sperato invano che cambiasse.
“Herm… è troppo piccola per avere un bambino!”
“È sicuramente più responsabile di te! E poi parli tu… l’uomo
vissuto, non è vero?” le parole tagliavano e frustavano l’aria, facevano male perché
erano cariche di verità.
“Ti comporti come se avesse compiuto un crimine! È solo un
bambino! È una benedizione, una fortuna… e ti la tratti così! In un momento
così delicato… come reagiresti se fossi io ad aspettare un figlio? Di questo
passo non credo ne avremmo mai uno…”
Ron ascoltava, cercando di reagire, ma riusciva solo a
boccheggiare stupidamente.
Un bambino, sua sorella… e Hermione aveva introdotto un nuovo
discorso su cui non si era mai soffermato: un figlio.
Immaginava vagamente quali potessero essere i sentimenti della
sorella.
Ricordò quando qualche anno prima Hermione gli aveva detto che
aveva “la varietà di emozioni di un cucchiaino”… gli veniva quasi da ridere, ma
con uno sbuffo si disse dentro di sé che era vero.
“…e comunque se continui così non vedo che futuro ci sia per noi
due. Se tratti così Ginny ora, non oso immaginare cosa farai quando succederà a
me. Mi pare chiaro che non vuoi un figlio” concluse la ragazza.
Ron sentì quelle ultime parole e si chiese come erano arrivati a parlare
di un figlio partendo dalla gravidanza di sua sorella. Ancora non ci credeva.
Ginny, incinta.
Non poteva ovviamente dare solo la colpa al suo migliore amico,
anche se non poteva negare di provare una sorta di rancore anche verso di lui.
“Per l’amor del cielo, rispondimi!” urlò Hermione, esasperata.
“C-cosa?”
“Non mi hai sentita? Ti ho chiesto se vuoi realmente sposarmi! Non
ti sei pentito della proposta vero?” era possibile percepire ansia e paura in
quella domanda. La ragazza continuava a tormentarsi l’anello che portava al
dito, donatole dal Rosso due mesi prima.
“N-no! Certo che no! Ma mia sorella… ha sempre voluto fare la
ribelle! E guardala ora!”
“Non è malata Ron. Non ha ucciso nessuno, anzi, sta dando la vita
a qualcuno che magari diventerà il nuovo Ministro della Magia! Oppure un famoso
Auror…
Ora vado a dormire. Rifletti su tutto, chiedi scusa a Ginny, non
si merita tutto quello che le hai detto”.
Hermione si congedò con quelle utime parole, lasciando Ron
sommerso tra mille pensieri confusi e turbinosi.
***
Angolo della scrittrice: E' un
capitolo breve, che serve a spiegare ciò che prova Ron. E' molto
confuso e irritato per ciò che è successo a sua sorella,
poichè lui non è molto preparato in materia, come non lo
sarebbe neanche a 30 anni o a 27. Secondo me fa parte del carattere di
Ron l'esagerazione, che alla fine sa trasformare in simpatia e
coraggio, come abbiamo visto nei libri di zia Jo. Alla prossima!
SheWolf.
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