La Cacciatrice di Stelle di Merlina97 (/viewuser.php?uid=140854)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Pensieri ***
Capitolo 3: *** Silenzi ***
Capitolo 4: *** Acidità ***
Capitolo 5: *** Palle di neve ***
Capitolo 6: *** Quell'albero ***
Capitolo 7: *** Chiusura ***
Capitolo 8: *** Sorrisi ***
Capitolo 9: *** Agnese ***
Capitolo 10: *** L'apprendista ***
Capitolo 11: *** La ghirlanda ***
Capitolo 12: *** La quarta lettera ***
Capitolo 13: *** Lucciole ***
Capitolo 14: *** Insensatezza ***
Capitolo 15: *** Lettera ***
Capitolo 16: *** Compleanno ***
Capitolo 17: *** La Cacciatrice di Stelle ***
Capitolo 18: *** Io, Anna ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
Introduzione…
Avevano commesso un errore, un terribile errore.Erano stati ospitali e gentili aprendo così la porta a quello che si sarebbe poi rivelato il nemico. Avevano pagato cara la loro stupidità: molti avevano perso la vita, il paese era irriconoscibile e vi era disperazione ovunque.Si, avevano vinto alla fine, erano riusciti a metterli in fuga, ma la ferita ancora sanguinante che avevano lasciato gli invasori negli animi del popolo era troppo profonda, non si sarebbe mai rimarginata del tutto, perfino i loro nipoti lo avrebbero ricordato. Mai più si sarebbero fidati e mai più si sarebbero lanciati in imprese nuove senza conoscerne con certezza le conseguenze.
L’unica cosa ancora bella erano le stelle: brillavano tantissimo, come se la luce che emanavano venisse dalla passione che il popolo aveva messo per vincere la loro battaglia. E con quelle come compagne il popolo s’ incamminò in mezzo ai boschi per fondare un nuovo paese dove ricominciare a vivere, questa volta prestando più attenzione.
Spazio autrice: Ok, so che al momento non dice più di tanto... Non aspettatevi qualcosa con battaglie epiche tra elfi e maghi ecc. È la prima volta che mi cimento con una storia a capitoli e, sopratutto, con un’originale. Però voglio provarci... Anche se, per adesso, non c’è molto da dire mi piacerebbe avere un vostro commento (anche negativo). Mi scuso in anticipo per eventuali errori di punteggiatura,sintassi, ortografia ecc. Comunque,basta ,sto parlando fin troppo,grazie per l’attenzione
Baci
ila
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Capitolo 2 *** Pensieri ***
Pensieri
- Ma dobbiamo continuare a leggere questa roba ancora per molto!?-
- Ma se saranno cinque minuti che la stai leggendo!- Erano Anna ed Elisabetta a discutere, Adele,invece stava zitta; queste cose erano all’ordine del giorno tra le due amiche. Loro tre si conoscevano da un sacco di tempo, vivevano tutte a Starland, ovvio, altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Starland era circondata dai boschi, un paesello insignificante dove le persone vi nascevano e, nella maggior parte dei casi, vi morivano.
Elisabetta chiuse con uno scatto secco il libro:
- Sentite gente, invece di riempirci la testa con tutta sta cultura non potremo, per esempio, fare qualcosa di più normale per delle ragazze della nostra età?-
- Tipo?- Anna si fingeva leggermente irritata, usava un finto tono provocatorio per stuzzicare l’amica. Tanto sapeva cos’ avrebbe tirato fuori :avrebbe proposto di spettegolare o qualcosa del genere e , Anna ne era sicura, dieci minuti dopo si sarebbero
ritrovate a discutere di quanto era carino questo o quel ragazzo, le solite cose di sempre...
- Adele, ma sei proprio sicura che non ti piaccia nessuno?- Ora Anna ne era sicura: era guerra aperta tra le due amiche
- Dovresti imparare a farti gli affari tuoi,sai?-
- È un sì?-
- Non ho detto questo!-
- Però non hai neppure negato...-
- Ehy voi due, la volete piantare!- se Elisabetta era la pettegola e Adele la riservata, Anna era quella matura e di solito toccava a lei fermare i litigi delle due amiche, come questa volta.
Il cielo si stava tingendo pian piano di sfumature rosse, in seguito sarebbero diventate rosa, poi il cielo avrebbe assunto un colorito bluastro che sarebbe andato via via più scurendosi...In altre parole, stava calando la sera.
-Meglio se andiamo a casa.-
-Sì... – risposero Elisabetta e Adele, poi ,tutte e tre si avviarono verso le rispettive case.
***
Quella sera Anna non aveva mangiato tanto ; non c’era un motivo particolare, quella sera era così e basta. Si sentiva anche un pò malinconica, le capitava ogni tanto e ,anche se di solito non lo ammetteva, non le dispiaceva poi così tanto: essere malinconica l’aiutava a pensare. Nelle storie del suo popolo (ammesso che si possano chiamare “popolo” poche centinaia di persone) figuravano sempre le stelle, gli anziani raccontavano che un tempo le stelle brillavano intensamente su Starland, a ben guardarci, ad Anna non sembravano poi così luminose, le sembravano normali, anche se non aveva mai visto le stelle fuori da Starland e ,forse, non aveva neanche il senso della normalità da questo punto di vista. Amava stare seduta sul largo davanzale della finestra di camera sua, lì poteva perdersi nei suoi pensieri e riflettere su tante cose. In quel momento pensava alla gente: quella mattina aveva sentito i discorsi di due ragazzi, lavoravano per il proprietario della bottega del paese, dovevano andare in chissà quale città a reperire chissà quale merce, uno di loro, il più giovane, aveva chiesto a l’altro quale strada avrebbero preso per tagliare la foresta che circondava Starland, la risposta era stata:
-Prenderemo il sentiero dell’anno scorso.-
Anna avrebbe anche aggiunto un “come sempre” a quella frase,era da tempo che ci rifletteva, le cose in quel paese non cambiavano mai, da anni, forse secoli.
L’aria si era fatta più fredda, Anna aveva perso la cognizione del tempo e non aveva idea di quanto ne fosse passato, con le gambe intorpidite dal freddo rientrò,chiuse la finestra e andò a dormire, mentre su Starland iniziava a fioccare la prima neve che, pian piano, iniziava a ricoprire i tetti del paese.
Spazio Autrice: allora, in questo capitolo non è successo nulla di particolarmente interessante, diciamo che è servito più che altro a presentarvi qualche personaggio. La mia versione originale prevedeva l’entrata dell’ “elemento sorpresa” (se così si può chiamare) in questo capitolo,ma ho preferito aspettare. Non è che sono troppo frettolosa nello scrivere? Io ho quest’impressione e il capitolo non mi convince tantissimo... Comunque mi lasciate un commentino? Dai, vi ho anche inquadrato la protagonista...
Baci
Ila
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Capitolo 3 *** Silenzi ***
Silenzi
All’ inizio, Anna credette di essersi svegliata a causa della luce che filtrava dalle imposte di legno, poi, si accorse di una voce che giungeva da fuori e la chiamava incessantemente : -Anna! Anna,ma ti vuoi degnare di rispondere?!- la diretta interessata riuscì a capire a chi apparteneva la voce , così, corse ad aprire la finestra prima che Elisabetta ( si,era lei la voce in questione) si mettesse a lanciare sassi o simili nel tentativo di svegliarla:
-Eli, ma cosa c’e da urla...- Anna rimase bloccata a metà alla vista del manto bianco che ricopriva il prato dietro casa sua, si era dimenticata che quella notte aveva nevicato,ora, l’aria fredda faceva condensare il suo respiro, il luccichio del sole sulla neve l’accecava,si, era una di quelle straordinarie giornate in cui nonostante la neve c’era anche il Sole e la felicità era nell’aria. Anna si riscosse e si ricordò di Elisabetta.
-Cosa c’è?-
-Ti volevo solo dire che io e Adele usciamo ,ci trovi al solito posto, ciao!-
Tipico di Elisabetta: sembrava sempre che ti dovesse dire qualcosa d’importanza capitale per la salvezza del mondo per poi liquidarti in fretta. Anna sorrise al pensiero dell’ esuberanza dell’amica. Rabbrividendo si sfilò la camicia da notte e si vestì: Un semplicissimo vestito di lana sotto il quale indosso delle calze spesse del medesimo materiale, faceva freddo e Anna pensava più a coprirsi piuttosto che vestirsi elegante. Si sciacquò il viso e si spazzolò i lunghi capelli neri come la notte. Scese e fece colazione : una fetta di pane,miele e latte, nulla di più. Infine,afferrò un libro:lo stesso del giorno prima e uscì. Prese un piccolo sentiero che conduceva verso il bosco con il libro sotto braccio, a Starland non c’era una scuola e Anna era una delle poche persone che riuscivano a leggere e scrivere, sua madre, era l’ altra persona. Sua madre non era di Starland : veniva da una città fuori dalla cintura di boschi che circondavano il villaggio, suo padre si era recato in quella città per cercare fortuna, dare sfogo alle sue curiosità e alla sua intraprendenza, uscire da quel villaggio che gli stava troppo stretto. Poi,però, si fermò un attimo a pensare: quella non era la sua terra, così,tornò sui suoi passi. Non da solo questa volta, ma in compagnia di Giulia, figlia di due signori benestanti. Era stata lei a trattenerlo in quella città tanto a lungo, era lei l’ancora che lo aveva tenuto per mesi a girare intorno a case signorili nella speranza di poterla incontrare. Poi lei aveva compreso il desiderio di tornare a casa dell’amato e gli aveva detto che era pronta a seguirlo. Poco dopo, partirono insieme alla volta di Starland. Giulia era stata istruita e aveva a sua volta insegnato ad Anna che a sua volta era riuscita ad insegnare qualcosina anche ad Adele ed ad Elisabetta, con risultati mediocri con quest’ultima. Per questo portava un libro: per provare,con le sue amiche, a trarne qualcosa, di libri ne aveva ereditati molti dalla casa dei suoi nonni materni, non li aveva mai visti, non avevano accettato lo spostamento e il successivo matrimonio della figlia, ma ogni anno, per il compleanno di Anna, venivano recapitati pacchi lussuosi, colorati ed estranei all’ umile Starland.
Anna arrivò nei pressi del “solito posto”, un piccolo spiazzo non lontano dal sentiero che s’inoltrava nel bosco al riparo da occhi indiscreti. Quello non era “ solito” per via di una routine che veniva ripetuta per paura di cambiarla o per pigrizia, era una ripetizione dovuta al legame affettivo ed emotivo che le tre ragazze avevano nei confronti di quel luogo. Anna arrivò e trovò una ragazza bionda e una castana immerse in un’accesa conversazione, più che altro era Elisabetta a parlare ,mentre Adele seguiva il suo discorso con un leggero sorriso divertito. Anna si schiarì la voce:
-Ciao Anna !- la salutò allegramente Adele
-Non dirmi che hai portato di nuovo quel libro...- fu, invece, il saluto di Elisabetta
-Sai com’è, ieri , per merito di qualcuno non l’ho abbiamo neanche aperto...-
-Senti, non è colpa mia se a differenza tua io sono giovane.-
-No,scusa, io che cosa sarei?-
-Una vecchia intrappolata in un corpo da quindicenne!- a quel uscita Anna e Adele si scambiarono una veloce occhiata che stava al posto di “ È meglio se lasciamo perdere” per poi sedersi e aprire il libro, mente Elisabetta, con un piccolo sbuffo, le raggiungeva e si sedeva vicino a loro.
Anna leggeva ad alta voce, ogni tanto s’interrompeva per sistemarsi un ciuffo di capelli che le era andato davanti agli occhi oppure per commentare con Adele o per ripetere un passaggio ad Elisabetta che ora sembrava più interessata, infatti, il libro era un romanzo non troppo impegnativo , scorrevole e facile da seguire.
Anna si fermò: avevano letto molto e ora anche lei si era stancata.
-A me è piaciuto- fu il commento di Elisabetta,poi rimasero in silenzio, un silenzio privo di ostilità, ma che nessuno aveva voglia di spezzare,forse per la pigrizia di dover intraprendere una nuova conversazione o perchè, semplicemente, si stava bene così. Un usignolo cantava da qualche parte nel bosco.
-Adele, canta qualcosa- propose Elisabetta
-Si, canta- disse Anna
Adele si strinse le ginocchia al petto e scosse la testa
-Dai,che proposta è... Lo sapete che mi vergogno.-
-Ti pregoo...- fu il coretto supplicante delle altre due
-Niente da fare. E poi non sentite le campane? È ora di pranzo,torniamo- e si avviò seguita dalle altre due che si guardavano scuotendo la testa.
Mangiarono a casa di Elisabetta, non si sedettero neanche, mangiando ciò che trovavano nella credenza. Erano sole, entrambi i genitori di Elisabetta stavano lavorando nel piccolo orto dietro casa. Poi passarono il pomeriggio chiaccherando del più e del meno, per passare il tempo e riempire il silenzio. Non che ci fosse qualcosa di turbato tra le tre, infatti, è con gli estranei che il galateo impone di evitare silenzi imbarazzanti,ma tra veri amici non si da importanza a questa regola.
Il sole stava tramontando, Elisabetta stava accompagnando le amiche a casa, uscirono di casa,svoltarono l’angolo e si ritrovarono nella piccola piazza del villaggio, vi si era riunita una piccola folla di persone, le tre amiche si avvicinarono e ciò che videro le sconcertò non poco. A Starland non vi era nulla d’importante, esclusa la madre di Anna le persone lasciavano Starland,ma quasi nessuno vi veniva e, in quei rari casi, il visitatore era sempre atteso. Lì, in mezzo alla folla, sedeva una straniera, non attesa.
Spazio autrice:
Mi scuso enormemente per l’immenso ritardo, ma questa storia è stata più volte in pericolo di sospensione.Vorrei dire “grazie” a Fanny Lestrange, Geffa97 e Ilary98 per aver recensito e a tutti gli anonimi che l’ hanno semplicemente letta, oltretutto volevo dire che sono graditissime le recensioni e i consigli che,spero, mi aiuteranno a migliorare. Un’ ultima cosa: ci tengo a precisare che (vista la piega che prenderà la storia) non si tratta assolutamente di un inno di lode alla scuola (sebbene io reputi la cultura importante). Grazie per l’attenzione
Baci
Ila
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Capitolo 4 *** Acidità ***
Acidità
Le voci si accavallavano l’una sull’altra in un vociare basso e continuo di ipotesi,commenti , supposizioni,ma, soprattutto domande: da dove veniva? Chi era? C’era chi guardava in silenzio, chi con curiosità,chi con diffidenza, e c’era chi azzardava ipotesi:
-Si è persa...-
-... Un incendio,sicuro...-
Anna guardava la ragazza senza proferire parola: era inginocchiata, lo sguardo basso, difficile dire se impaurito o imbarazzato da tutta quell’attenzione. Era avvolta in un larghissimo mantello che non permetteva di scorgere altri indumenti. Aveva dei lunghi e lisci capelli biondi e ,pensò Anna, doveva aver all’incirca la sua età.
Dopo qualche minuto, la folla inizio a disgregarsi e le persone incominciarono ad andarsene, infatti, continuare a stare lì significava,in un certo senso, dichiararsi disposti ad essere resonsabili del destino della straniera. C’era la curiosità, ma nessuno era tanto stupido da prendersi una sconosciuta in casa, non dopo l’ultima volta...
-Ehy,tu! Come ti chiami?- la domanda proveniva da una signora, capelli
scuri, portamento elegante e spigliata.
-Mia madre?!- disse Anna guardando le altre due che le restituirono una lunga occhiata silenziosa. Quali intenzioni aveva sua madre? Anna non era sicura di voler conoscere la risposta: conosceva sua madre e non presagiva grandi notizie.
- Selene...- la voce della straniera, seppure bassa,appariva chiara e limpida come u un ruscello di montagna nei pressi della foce. Riguardo al nome, sì, era insolito, ma la signora Giulia rimase impassibile.
- Alzati Selene, tu vieni a casa con me.- detto questo, la donna aiutò la straniera di cui ora era noto il nome ad alzarsi e , risoluta, fece per incamminarsi verso casa con Selene al seguito, quando...
-Aspettate Giulia!- era stata la signora Berta a parlare, la vecchia sarta del paese, assidua frequentatrice della piazza dove si recava con la scusa di dover comprare qualcosa, ma tutti, a Starland, sapevano che ,in realtà, la signora Berta voleva solo vedersi con le altre vecchiette sue amiche per parlare di questa o di quell’altra persona, assolutamente ovvio.
- Non starete facendo sul serio?-
-Prego? –
- Portarvi in casa questa ragazza, non lo trovate sconveniente? Non so come siate stata abituata, ma fidarvi ciecamente di una perfetta sconosciuta mai vista prima e che compare così all’improvviso... Ne siete sicura?-
- Dovrei avere paura di una ragazzina che dimostrerà sedici o diciassette anni? Vi ringrazio per le vostre premure nei miei confronti, ma so quello che faccio e credo che passerò indenne la notte. Vieni, Selene.- La signora Giulia si voltò e s’incamminò per la strada di casa.
- Non ci siamo, abbiamo toccato il fondo.-
- Ma no, dai. Tua madre è un’adulta saprà quello fa...-
- Per favore Adele, sai benissimo che se fosse a casa tua diresti la stessa identica cosa, finiamola con il perbenismo.-
- Scusa.-
Elisabetta s’intromise nella conversazione:
-Chissà chi è...-
- Mi piacerebbe saperlo- fu la risposta acida di Anna, non che avesse avuto brutte esperienze con gli estranei, ma il solo fatto di avere una ragazza sconosciuta in casa la rendeva nervosa: possibile che sua madre, la responsabilità in persona, avesse avuto questo colpo di testa? Dov’era finita la vecchia , ma sempre in piedi, regola “ Mai fidarsi degli estranei”? Anna non lo sapeva, Anna non capiva, forse gli adulti non lo sapevano, ma anche una persona giovane può essere pericolosa.
- Anna, io devo andare- Adele interruppe il filo dei pensieri di Anna, poi la guardò e sorrise, ovviamente Elisabetta prese la palla al balzo, sembravano coordinate:
- Sono sicura che sopravviverai, l’ha detto anche tua madre!- Anna rispose con un occhiata acida come il limone dopo la cioccolata e le altre due fecero una risatina per poi salutarla, ma si che facessero pure dell’ironia, loro. Forse,se fosse stato qualcun’ altro ci avrebbe riso su anche lei. Potevano ridere delle sue reazioni, ma sapeva che, in realtà, quella era finzione; non le erano sfuggiti gli sguardi curiosi con un pizzico di diffidenza.
***
-Hai ancora fame ? –
- No, grazie signora –
- Chiamami Giulia. – disse la madre di Anna ,mentre si sedeva su una sedia di fronte alla ragazza.
-Dormirai in camera di mia figlia, spero non ti dispiaccia. Ho un vecchio, ma largo divano che apparteneva a mia nonna , ma non l’ho mai usato perchè il colore stonava terribilmente con l’arredamento, puoi dormire lì.- Giulia si alzò e precedette la giovane su per le strette scale, fino alla camera di Anna: lo stile era lo stesso di tutta la casa, semplice e adatto ai suoi abitanti, pareti bianche e mobili in legno. A sinistra, vicino a una finestra, vi era un letto ,poi un piccolo tavolo con una sedia, un piccolo armadio e ,infine, un divano blu elettrico che, come aveva già detto la signora Giulia, faceva a pugni con il resto della casa.
- Puoi usarla per posarci gli abiti- disse Giulia indicando una sedia posta vicino al divano.
-Sei stanca?- la ragazza annuì.
-Bene,ti lascio dormire,a domani.- e se ne andò.
***
-Sono qui...- disse Anna entrando in casa.
-Finalmente, stavamo per metterci a tavola. Dove sei stata?-
- Mamma ,lei dov’è?-
- Ti ho fatto una domanda...-
-In giro con Adele ed Elisabetta. Allora?
- È di sopra che dorme . Era molto stanca.-
- Di sopra dove?- chiese Anna,anche se conosceva già la risposta.
- In camera tua- rispose ,con noncuranza, la madre
-Cosa?!-
- Andiamo Anna ,dove pensavi che avrebbe dormito?-
Anna non rispose.
-Sicuramente stanotte non la posso mettere da nessun’altra parte,quindi è inutile parlarne- continuò la madre- Ora siediti e mangia- concluse.
Anna si sedette scoccando un’occhiata acida verso sua madre,l’ennesima di quella giornata, ma non disse niente di più: era,sì, un pò arrabbiata, ma ,allo stesso tempo, la sua coscienza le sussurrava parole piene di perbenismo che le impedivano di aggiungere altro.
Spazio Autrice: Scusatemi ,scusatemi e scusatemi un’altra volta per il ritardo, ma ormai avrete capito che gli aggiornamenti-lampo non sono proprio il mio pane... La giovane straniera rimane ancora un personaggio misterioso soggetto alla diffidenza del villaggio e di Anna stessa, ma il capitolo ci ha dato la possibilità di conoscere meglio un altro personaggio:la madre di Anna. Cosa succederà nel prossimo capitolo? Ringrazio come sempre le persone che mi seguono come Fanny Lestrange, Geffa97,Ilary98, Whitemoon e anche quelle mie amiche che non sono sul sito,ma si sono prese la briga di venire a dare un’occhiata :Lisa, Sara e Aurora.
Baci
Ila
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Capitolo 5 *** Palle di neve ***
Palle di Neve
Anna socchiuse gli occhi e si mise seduta sul letto, dove si stiracchiò con uno sbadiglio. Aveva dormito piuttosto bene, era riposata e di buon umore, merito anche del risveglio che era avvenuto senza nessuna Elisabetta urlante alla finestra. Si voltò e tutto il suo buon umore si eclissò: se ne era totalmente dimenticata. Era completamente avvolta nella coperta e girata verso la parete opposta, l’unica cosa visibile ad Anna erano i lunghi capelli biondi. La ragazza iniziò a muoversi e poco dopo si svegliò:
-Buon giorno, eh?- ad Anna il saluto uscì più acido del previsto.
-‘Giorno...- rispose la straniera ( Selene, si corresse mentalmente Anna) con quella sua voce chiara e limpida, non era neanche un pò rauca dopo la dormita.
Anna la guardò in attesa che facesse qualcosa di normale,del tipo alzarsi. Non lo fece. Fu Anna a prendere l’iniziativa sgusciando fuori dal letto e dicendo
-Ehm.. Se vuoi ti faccio vedere dov’è il bagno...-
La bionda si riscosse- Oh,si. Certo!- si alzò e segui Anna fino al bagno, subito dopo la camera di Anna, a sinistra. Anna la lascciò lì e torno in camera: si vestì, avrebbe pensato a darsi una sciaquata dopo. Non si poteva dire che fosse incominciata nel migliore dei modi: non c’era quasi dialogo tra di loro,ma cosa poteve rimproverarsi Anna? A parer suo proprio nulla, non era di certo un problema suo, nutriva la speranza che entro la fine della giornata tutto si sarebbe risolto,tutto o quasi, non sapevano ancora da dove provenisse la ragazza e dubitava che sarebbe tornata a casa in giornata,ma forse avrebbero scoperto qualcosa in più. Selene ritornò dal bagno già vestita
-Ti aspetto qui- disse,sedendosi sul letto
Anna fece con calma:ogni momento passato lontano da quella ragazza era come un respiro, non sapeva che fare, non sapeva cosa dirle,cosa chiederle,come comportarsi... “ Che casino”, si ritrovò a pensare, era la prima volta che si faceva così tanti problemi con una persona. Anna ritornò in camera.
-Andiamo giù a fare colazione, se vuoi seguirmi...- Selene annuì e seguì Anna.
-Buongiorno!!- esclamò la madre di Anna, appogiando sul tavolo due tazze di tè.
-Selene,va bene il tè,vero? Non so magari preferivi un pò di latte...-
-Oh,no,grazie! Il tè va benissimo.-
- Anna, oggi ti trovi con Elisabetta e Adele?-
- Probabile...- Anna rimase sul vago, ma sapeva già che quella domanda non era disinteressata.
- Porta Selene con te! Le presenti le tue amiche,le fai vedere il villaggio...-
-Ehm..Ok. Ti va di venire?-
-Certamente.-
***
-Ma cosa fanno?-
-Chi?- Anna si girò, Selene si era fermata è fissava un gruppo di ragazzi
-Loro.- rispose, indicando il gruppo. Quando Anna capì a cosa si riferiva Selene rimase,leggermente spiazzata,possibile che non lo sapesse?
-Giocano a palle di neve.-
- E che gioco è?-
- consiste nel tirarsi della neve addosso, niente di che...- oddio, gli stava chiedendo il regolamento?
- E c’è un vincitore?- era ufficiale: viveva fuori dal mondo. Pensò Anna
- Dipende: può esserci come non.-
-Ho capito.- conluse,continuando a fissare incantata il gruppo di ragazzi. Anna non capì cosa fu a farle compiere l’azione che seguì il dialogo, forse quell’espressione immobile,incantata, quasi scolpita nel ghiaccio, ma sta di fatto che ,mentre Selene era assorta nei suoi pensieri, Anna raccolse una manciata di neve da terra e con una risata la tirò addosso a Selene. La ragazza si riscosse e guardò Anna,stupita.
-Ora sai cosa vuol dire giocare a palle di neve.- disse Anna, ridendo sotto i baffi
-È fredda...- osservò
- Dove abiti non viene la neve? Non l’hai mai vista?-
- Oh, si. L’ho vista molte volte,ma non l’ho mai toccata!- spiegò Selene,come se fosse la cosa più normale del mondo, vedere sempre una cosa,ma non averla mai toccata, certo che ne aveva di stranezze quella ragazza.
Le due ricominciarono a camminare, finchè non scorsero un bivio, a destra si raggiungeva il centro del villaggio, a sinistra la srada s’inoltrava nel bosco. Esattamente a metà vi erano due figure, di cui una ,appena vide le due ragazze, iniziò a sbracciarsi saltellando e gridando:
-Anna!Anna! Siamo qui!- Anna sospirò sorridendo: come se non le avesse viste con tutto quel casino che Una delle due persone faceva. Intanto,Anna e Selene avevano raggiunto Adele ed Elisabetta.
-Ciao!-
- Ciao. Ehm... Vi presento Selene.- mentre lo diceva, Anna mandava occhiate complici alle altre due, come a dire: “ Occhio,questa mi ha appena chiesto come si gioca a palle di neve!”
Le tre si strinsero la mano, poi Elisabetta disse, per smorzare il silenzio e la tensione che si erano creati:
-Non hai portato ancora quel super-pallosissimo libro,vero?-
-Ieri non lo giudicavi così palloso!- le rispose,pronta,Anna. Era incredibile quella ragazzina, cambiava parere da un momento all’altro!
-Bà.non ero in me...-
-Un attimo,voi leggete?- s’intromise Selene
-lei legge.-
-Eli, sta zitta! Si, ci ha insegnato Anna- rispose educatamente Adele
-Ti piacerebbe imparare?- chiese Anna
-Oh,si.-
-allora se vuoi domani ti insegno.-
Spazio Autrice: ed eccomi qui! Scusatemi per il super-ritardo,sono circa due mesi che non aggiorno,ma ho avuto poco tempo. Finalmente abbiamo il piacere di sentire Selene dire qualcosa che superi le tre parole e abbiamo smesso di apostrofarla come “straniera”. Il capitolo è abbastanza statico e piuttosto corto, ma spero vi piaccia ugualmente. Ringrazio,come sempre, chi ha recensito o chi l’ha semplicemente letta. Alla prossima
Baci
Ila
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Capitolo 6 *** Quell'albero ***
Quell’albero
-Così?-
-Non andava male,continua.- annuì Anna, mentre si sistemava sulla sedia, pronta ad ascoltare la sua nuova alunna. Aveva mantenuto la sua parola e stava insegnando a Selene a leggere e a scrivere. La ragazza imparava in fretta, era appena un giorno e mezzo che Anna aveva messo sotto gli occhi della ragazza una pagina piena di segni,di cui Selene aveva già capito il meccanismo,sebbene leggesse ancora in modo stentato.Ma quella era solo questione di abitudine,Anna lo sapeva. Quell’attività aveva aiutato le due ragazze a conoscersi: Anna aveva smesso di considerare Selene potenzialmente pericolosa e aveva smesso di guardarla con diffidenza, anche se trovava ancora difficile rapportarsi con lei.
- Allora mi porti a fare un giro?-
Anna rispose mugugnando un “vedremo”. A parte Adele ed Elisabetta ,Selene non aveva ancora conosciuto nessun altro,era uscita svariate volte, ma Anna l’aveva sempre spronata a non trattenersi più del dovuto, perchè Selene era differente per certi aspetti. Sembrava possedere una conoscienza teorica del mondo infinita, che si riduceva a praticamente nulla quando si trattava di vedere da vicino,toccare o fare una cosa. Sembrava quasi che fosse stata educata trammite immagini.Ma doveva portarla fuori, prima che sua madre protestasse.
-Ehm... Devo andare a comprare alcune cose per la mamma,vieni con me?-
-Con piacere!-
***
-Ci mancano l’insalata,i pomodori e poi siamo a posto.Puoi tenermi Il pane?- disse Anna porgendo il pacchetto a Selene e cercando di ignorare il rumoroso bisbiglio della signora del pane con l’ennesima vecchietta pettegola:
- Si... E pensa: Giulia l’ha presa in casa...-
Anna fece cenno a Selene ,per niente turbata, di proseguire.
-È normale. Io sono una “Cosa Nuova” e loro non ci sono abituati.Anche tu facevi così,due giorni fà.-
Anna non riuscì a darle torto e ,d’altronde,non aveva cambiato idea completamente.
Le due ragazze tornarono a casa.
-Ehm...Io esco!- annunciò Anna. Sperava che Selene capisse, capisse che voleva andare da sola, senza un motivo particolare. Certe volte si desidera solo il rumore dei propri pensieri. Fortunatamente, Selene capì.
Anna si ritrovò a percorrere una piccola stradina a lei familiare,la faceva spesso da piccola: allora aveva un senso di mistero,portava un rumore di risate,raccontava di mirabolanti avventure immaginarie e aveva il sapore delle mele mature. Ora non era chiaro il suo senso: Anna la percorreva vittima di un’antica abitudine, insieme ad un barlume di speranza che fingeva di non vedere. Arrivò in prossimità del albero, ci girò un po attorno e poi si sedette su un ramo largo e robusto.
Dopo un pò si girò e la vide:avevano avuto la stessa idea.
-Ciao Agnese!-
-Oh, Anna!-
Si avvicinarono. Non si erano viste recentemente. Negli anni, aevano preso le distanze, ma quell’albero c’era stato , alto ed imponente ,unico pilastro rimanente di quell’amicizia. All’inizio era un giocarci attorno, poi un sedersi e parlare.
Con il tempo si erano allontanate, ma quel albero era rimasto: a ricordare loro le ore passate sotto di esso e, in alcuni casi, a farle rincontrare.
-Tutto bene?-
- Si, Tu?-
- Idem. Ho saputo che hai una nuova coinquilina in casa...-
-Già. Non è così male.Ti ricordi? Qui ti sedevi tu.- disse Anna, picchiettando il ramo su cui era seduta.
- Si,è vero. Allora mi sembrava più alto.- Agnese fece una pausa. Si scostò i capelli biondo cenere dal viso.
- Ora devo andare- continuò- alla prossima, Anna.-
-Ciao-
Passarono alcuni secondi in cui Anna vide Agnese allontanarsi, poi scese dal ramo ed iniziò ad incamminarsi verso casa. Sorrise. Voleva bene ad Agnese.
***
Anna si rigirò sotto le coperte:
-Selene, tu da dove vieni?-
- Da un posto vicino e lontano allo stesso tempo,dipende da come vuoi vederla.-
- Ma che razza di risposta è?!-
-Quella che ti meriti per avermi svegliata a quest’ora.-
Anna soffocò una risata: non era ancora del tutto certa della sanità mentale di Selene.
Spazio Autrice:
Sii! Questa volta ci ho messo di meno ad aggiornare! Probabilmente vi starete chiedendo che razza di piega sta prendendo questa storia, effettivamente è cambiata un pò dall’idea originale, ma spero vi piaccia comunque. Diciamo che è un capitolo un pò strambo: alterna situazioni diverse in cui compaiono personaggi diversi.Dimenticavo! Mille volte grazie a chi ha recensito!! Mi scusa per la dimensione modesta del capitolo,ma è uscito così. Alla prossima
Baci
Ila
|
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Capitolo 7 *** Chiusura ***
Chiusura
Anna si svegliò: inutile dire che Selene già lo era. Era appoggiata alla finestra e fissava un punto lontano,oltre gli alberi che circondavano Starland.. Anna si schiarì la voce:
-Ma buongiorno...-
- Oh! ‘Giorno. Dormito bene?- rispose la bionda
-Uhm,non c’è male... Che stai fissando?-
Selene scosse la testa e strizzò gli occhi, come a voler dimostrare a parole un concetto ben definito nella sua testa. Più tardi Anna l’ avrebbe definita (con un pò di simpatia) un’ espressione alla “ Sto per tirare fuori un’incomprensibile perla di saggezza”,tipica di Selene. Anna continuava a fissare Selene che eluse la domanda e ne pose un’altra:
-Ti sei mai chiesta cosa c’è oltre quegli alberi?-
-Sinceramente no. Altri alberi?- rispose Anna, che non aveva voglia di mettersi a fare discorsi complicati di prima mattina.
Selene dal canto suo non rispose ed Anna si affrettò a sviare il discorso prima che l’altra tirasse fuori altre questioni sfoggiando la sua aria sospesa e trasognata:
-Meglio scendere a mangiare.-
Selene annuì.
Quando le ragazze si avvicinarono alla cucina sentirono provenire da essa un chiacchiericcio più rumoroso del solito ed intuirono la presenza di ospiti.
-Adele, vuoi un altro pò di té?-
- No grazie ,signora, va bene così-
- Chiamami Giulia.- disse sorridente, la madre di Anna,per poi rivolgersi al marito –Lorenzo! Ti ricordi a che ora doveva passare il falegname? Sai,per quella sedia che balla..-
- Nel primo pomeriggio, direi... Come sta tuo padre,Elisabetta? Ho saputo che non è stato molto bene,ultimamente.-
- Oh,si è tutto risolto! Grazie comunque per l’interessamento!-
Grande confusione nella cucina della casa di Anna,quella mattina: Giulia stava offrendo la colazione alle migliori amiche di Anna che erano passate a trovarla,intanto,discutevano del più e del meno.
Finalmente,Selene ed Anna raggiunsero la fonte di tutto quel rumore:
-Oh,finalmente! Stavo venendo a chiamarvi.-
-Giorno mamma,papà.- disse stampando un bacio sulla guancia del padre
-Sempre a dormire,vero Anna? Sei peggio di un ghiro...-
-Ciao Eli,mi limiterò ad ignorare la tua ironia mattutina. ‘Giorno Adele.-
Finito il cerimoniale dei saluti, Anna e Selene si apprestarono a fare colazione,mentre Elisabetta continuava a sparare cavolate che avevano quasi fatto affogare Adele con il té di Giulia che,alla fine,era riuscita ad offrirle. In seguito in cucina rimasero solo le ragazze, visto che i genitori si erano ritirati per andare a sbrigare ognuno le proprie faccende: Lorenzo,il padre di Anna, lavorava con suo fratello in un campo, mentre Giulia era uscita per qualche commissione.
-Che facciamo oggi?- chiese Adele
-Non lo so...- disse Anna,pensierosa,- Qualche idea?- chiese guardando Elisabetta; Selene non poteva risponderle, era a Starland da poco tempo e sembrava avere poca confidenza con alcune delle azioni più comuni; il che ricordò ad Anna che il caso “Da dove viene Selene? Appena lo sappiamo la rimandiamo a casa.” era ancora aperto,non che le dispiacesse tenersela in casa,non come all’inizio e ,in certi casi, sapeva perfino essere simpatica ed era,senza dubbio,interessante,però...
- Oggi c’è il mercato!- esclamò Elisabetta
-Se per questo quello c’è tutti i giorni...-ossservò Adele
-Ma no! Che hai capito! Non il mercato degli alimentari, o meglio, non solo quello! Oggi ci sono tutte lle bancarelle con i gingilli vari! E ho sentito che potrebbe anche esserci qualcuno che viene da fuori...-
-Qualcuno è venuto di sua spontanea volontà a Starland?- chiese Anna,curiosa.
- Penso siano stati invitati da altri commercianti del paese,comunque stanno solo oggi.-
-Non sembrate dispiaciute.- osservò Selene,con un tono che non le avevano mai sentito usare: c’era una punta intenzionale di qualcosa,nella sua voce. Quel qualcosa provocò un leggero fastidio ad Anna, un fastidio che sfiorava la pelle, uun fastidio consapevole. Provocazione. Ecco cos’era,quella punta.
-Selene...-
- No,tranquille.- rispose,tornando al solito sorriso
Nessuno disse niente: erano tutte troppo imbarazzate. Alla fine fu Adele a riprendere il discorso:
-Comunque di cosa dovremo essere dispiaciute?- chiese,con naturalezza.
. Del fatto che vengono persone esterne al villaggio.-
-Vedi...- Adele si sforzò di trovare una giustificazione.
-Loro sono attesi.-
Di nuovo nessuno commentò: non c’era nulla da dire. La risposta era quella, non voleva essere cattiva, era semplicemente quella giusta. Spaventava il non conoscere,il non sapere. Le ragazze non sapevano esattamente il perchè: era una cosa innata, un qualcosa che comunicava il villaggio stesso; con quella sua aria addormentata e chiusa. Nessuno gli aveva mai detto “ Tutto ciò che non conosci è malvagio”,ma lo si intuiva dalle persone e le ragazze trovavano inconsciamente le risposte a tale atteggiamento dai racconti dei vecchi durante le sere estive.
-Forse dovrebbe aprirsi un pò di più.- disse,a bassa voce, Selene. Non specificò nessun soggetto,ma si capiva che intendeva Starland.
Fu Elisabetta e spezzare il silenzio e a sciogliere quell’aria densa e pesante che si respirava in cucina:
-Allora? Oggi andiamo si o no a ‘sto mercato?-
“Grazie a Dio” pensò Anna,prima di rispondere:
-Va bene,andiamoci. Prima ,però, dobbiamo rifare i letti.- “ Il letto e il divano”,si corresse.
Detto questo; le ragazze si avviarono al piano di sopra,nella camera di Anna e di Selene, dove queste due rifecero i letti per poi uscire. Durante il tragitto fino alla piazza Selene continuò i suoi apprezzamenti sul bosco che circondava Starland,ma senza ritirare fuori l’argomento affrontato poco prima, sembrava semplicemente interessata:
-Quanti alberi! Voi li sapete tutti i nomi? Capita mai che qualche animale entri nel villaggio?-
- Oddio,ma t’interessano gli alberi?! Comunque bò.-
- Selene ignorala. Non lo sò bene neanche io: ci saranno di sicuro pini e abeti. E ,francamente,non ricordo animali più feroci di qualche scoiattolo.-
-Però: Lele è informata!- Aggiunse,Anna, prima di essere fulminata dalla “Lele”
- Comunque parla per te: mio nonno mi ha raccontato di un puma, quando aveva dodici anni...-
- Si,Eli,sicuro... Sei certa di non essertelo sognato?-
-Ti dico che me lo ha raccontato il nonno!-
- E quanti anni ha tuo nonno?-
- Anna, mio nonno non è rimbambito come pensi...- Elisabetta sfoggiò un’aria offesa.
-Forse Anna intendeva dire che ,visto che sono passati tanti anni, tuo nonno potrebbe aver ingigantito un pò la cosa: magari era solo un gatto selvatico- suggerì Selene,mentre Anna le sillabava un “ti ringrazio” e Elisabetta borbottava “ puma...” suscitando le risate delle altre tre.
-Dai Eli, che ti vogliamo bene!-
-Ahahahah. Simpatiche...- ma non riuscì a trattenere un sorriso.
***
-Belli questi orecchini! –esclamò Elisabetta -Secondo me starebbero bene ad Adele,s’intonano con i capelli biondi...-
-Oppure a Selene.- aggiunse Anna
-Tu hai i buchi,Selene?-
- No,Adele.-
-Puoi chiamarmi Lele,come le altre due.-
Selene sorrise.
-Potresti farteli fare, scommetto che la madre di Anna è capace!-
- Eli,penso che debba decidere lei se bucarsi un orecchio,francamente...-
-Si faceva per ridere. Comunque,viste le circostanze, quelli sono tuoi,Lele.-
-Ma io non avevo intenzione di comprarli! E poi quando me li metto?-
-Daiii.. ti starebbero benissimo. Te li metti a qualche festa di paese,magari c’è pure Nicola...-
- Elisabetta stai zitta!!!-
- Chi è Nicola? Lele ha una nuova fiamma e non mi dice niente?-
-Anna non ti ci mettere anche tu.- ringhiò Adele.
- magari siete fatti l’uno per l’altra...- disse una voce chiara e limpida,una voce che nessuna si sarebbe aspettata di udire in quel contesto. Adele si girò basita verso Selene, che accennava un sorriso,anzi no! Se la rideva sotto i baffi!
-Selene,sei grande!- disse Anna, guardando Adele ancora ammutolita dall’uscita “stronzetta” dell’altra bionda, l’aveva presa alla sprovvista.
-Non volevo offenderti,era per dire...- si scusò Selene, riprendendo il suo solito atteggiamento.
-nono,non ti preoccupare...-
Alla fine Adele comprò quei santissimi orecchini, con grande divertimento di Elisabetta che scherzava con Anna riguardo al possibile futuro fidanzato di Adele. Selene,intanto,parlava con il commerciante:
-Da dove venite voi?-
- Da una città appena fuori il bosco.-
-È grande?-
-Abbastanza. Sicuramente più di questo paese,una bella città: molto pittoresca.-
-Mi piacerebbe vederla,avete famiglia?-
-Si,mia moglie è incinta.- sorrise,lui. Un sorriso a trentadue denti.
-Oh,congratulazioni!-
- Grazie! Magari ci rivedremo,se mai verrai.-
- Chissà. passate una buona giornata!-
-Anche te,ciao!-
Selene raggiunse le altre ragazze:
-Ma ti sei messa a parlare con il tipo?- chiese Anna.
- Si,ce qualcosa che non va?-
-No,è solo che nessuno qui chiede mai niente.- aggiunse Adele- A me non è mai venuto in mente di chiedere informazioni circa la vita degli altri.-
-A me piace parlare con la gente. Affermò Selene- E mi piace scoprire cose nuove.-
- Sel, tu sei forte!- Esclamò,dopo un attimo di silenzio,Elisabetta. Per poi chiedere:
-Posso chiamarti “Sel”,vero?-
La risposta di “Sel” fu un sorriso sincero.
***
Il giorno dopo Anna si svegliò, si girò di lato, sicura di trovare Selene già sveglia. Ma questo non successe. La cercò per tutta la stanza: ma di lei non c’era traccia.
Spazio autrice: Ciao,sono tornata!
Il capitolo è nettamente più lungo del precedente e posso dire di non averci messo 2 mesi ad aggiornare (grandissima prestazione ), abbiamo visto le ragazze i vesti più mondane e Selene si è integrata di più nel gruppo, dimostrando un caratterino niente male! Spero vivamente che il capitolo vi piaccia e mi scuso in anticipo per eventuali errori di punteggiatura,ortografia,ecc. Colgo l’occasione per ringraziare Fanny Lestrange, ( per tutte le recensioni), Geffa97 ( che,con mia grande gioia,è tornata) e la new-entry Pendragon of the Elves. Alla prossima
baci
Ila
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Capitolo 8 *** Sorrisi ***
Sorrisi
Anna
si guardò intorno: le
coperte sul divano di Selene erano ancora in disordine e ,nella
stanza,nulla
sembrava cambiato. Anna,però,notò un particolare:
sulla sedia accanto al divano
di Selene vi era appoggiato solo il vestito che aveva addosso
quand’era arrivata;
una veste in tessuto grezzo, un dettaglio apparentemente
inisignificante.Invece
no. Non in quella circostanza,non per Anna che viveva con Selene ormai
da
qualche giorno. Selene aveva indossato la camicia e i pantaloni che
Anna le
aveva prestato,lasciando il suo vestito.Conclusione: non poteva
essersene
andata definitivamente, non era da Selene rubare una cosa,anche una
semplice
camicia. Anna rimase stupita della propria reazione: da quando faceva
simili
ragionamenti? Comunque, si apprestò a cercare la compagna di
stanza: bussò alla
porta del bagno e non ottenne risposta,allora aprì la porta
ma rimase delusa:
Selene non c’era.
Si
affacciò dalle scale,ma
sentì solo il canticchiare della madre che preparava la
colazione e suo padre
che si lamentava del tempo instabile.
“Meglio
non allarmarli
inutilmente” pensò Anna anche se stava iniziando a
preoccuparsi leggermente.
Dov’era andata? In casa non c’era,poco ma sicuro.
Anna sospirò e tornò in
camera, iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza
fino a fermarsi al
centro, di spalle al suo letto e alla finestra. Teneva gli occhi chiusi
nel
tentativo di farsi venire un illuminazione,ma sentiva solo un
fastidioso ronzio
che attribuiva al suo cervello.
-Ciao
Anna!!!-
Anna
cacciò un urletto stridulo dallo spavento e si
girò, per poi riconoscere la
proprietaria della voce che l’aveva quasi uccisa per lo
spavento.
-Dio
mio! Selene non.Farlo.Mai.Più.- scandì
Anna,ancora scossa.
-Mi
hai praticamente fatto prendere un colpo!-
-Scusa,non
volevo spaventarti.-
Anna
guardò Selene: poteva giurare di non averla sentita salire
le scale.
-Non
ti ho sentita entrare...- buttò lì- Dove sei
stata?-
-Niente
di che,solo una passeggiata mattutina... Probabilmente non mi hai
sentita
perchè eri troppo presa dai tuoi pensieri.-
-Probabile.-
***
Nei
giorni seguenti Anna non
si era dimenticata di quel’episodio.
“Era
andata solo a fare una
passeggiata” si ripeteva,ma quella spiegazione non la
convinceva.Tuttavia,non
aveva più fatto domande e non aveva più
menzionato l’accaduto. Anche se
continuava a pensarci.
Erano
sedute sul divano,quel
pomeriggio: Selene era intenta e leggere uno dei libri di Anna e
quest’ultima
guardava con sguardo perso fuori dalla finestra: la neve si era ormai
sciolta
da tempo ed iniziavano a spuntare i primi fiori sui prati verdi.
-Anna?-
-Si,mamma?-
-Mi
potresti fare un favore?
O meglio: lo potresti fare a Ludovica?-
-
Mmm... Prima rinfrescami
una cosa: chi è Ludovica?-
-
Ma come chi è? È la madre di Antonio!-
-
Aaaah.... Tutto chiaro.-
Antonio
era uno dei “piccoli” di Starland , aveva cinque
anni ed Anna aveva anche già visto la madre, in
piazza,intenta a tenere la
manina del figlio che ,esuberante com’era, saebbe potuto
scappare da un momento
all’altro.
-Comunque,questo
favore?-
-Te
lo faccio,dimmi di cosa si tratta.-
-
Dovresti badare ad Antonio per un paio d’ore.-
-Perchè,scusa?-
-Io
e Ludovica andiamo a trovare una nostra amica che ha
appena partorito e un bimbo di cinque anni potrebbe risultare
involontariamente
molesto.-
-
Va bene. A te non crea problemi, vero Sel?-
Selene
scosse la testa.
-Perfetto!!
–esclamò la
signora Giulia- in due ve la caverete splendidamente! Tra poco arriva
qui
Ludovica con Antonio.-
-Se
lo dici tu.- fu la
risposta di Anna,mantre Selene accennò un timido sorriso.
Era
la pima volta che Anna si
ritrovava a dover fare la baby-sitter: non ne aveva mai avuto
l’occasione,
essendo figlia unica. Certo,ora viveva con Selene,ma lei non aveva
certo
bisogno di essere sorvegliata!
-Tu
hai esperienza?-
-No.-
rispose Selene,per poi
continuare intuendo i pensieri di Anna- Anna,è un bambino di
cinque anni, non
un neonato! Mica è così impegnativo.-
Anna
rise,seguita da Selene.
***
-E
così tu saresti Antonio...- incomiciò Anna,mentre
veniva scrutata dall’occhio
attento del bambino, che la fissava insistentemente.
-
Già.- rispose
Imbarazzo
totale. Cosa doveva dire?
-Io
mi chiamo Selene e lei Anna.-le corse incontro Sel. Presentarsi
risultava ovvio
quanto opportuno.
-Hai
fame?-
-No,ho
già fatto merenda a casa.- rispose,quello,mitragliando le
parole una dietro
l’altra.
-Bene.-
Anna, risvegliatasi dalla catalessi,prese la parola- che cosa ti
piacerebbe
fare?-
-Giochiamo.-
-A
che cosa vuoi giocare?-
-Giochimo a nascondino.- Anna
sospirò, fortunatamente
un gioco normale. Si,normale per lei,ma... Anna si voltò
verso Selene che le
rivolse un sorrisone a trentadue denti. Anna scrollò le
spalle,manco a
nascondino sapeva giocare... Poco male: tanto ormai si era abituata a
tali
rivelazioni e non la lasciavano più basita come prima.
-Antonio,
potresti iniziare tu a contare?-
-Uffa!
A me non piace contare!-
-È
che Selene non sa fare a giocare e dobbiamo farle vedere come si fa...-
-Va
bene.-
-Bravo.
Prima,però, stabiliamo delle regole:
giocheremo nel piccolo giardino sul retro,onde evitare di
rompere qualcosa
ed è assolutamente vietato uscire in strada,intesi?-
Il
bambino annuì per poi uscire dalla porticina sul retro e
strillare:
-La
tana è quell’albero là!!-
strillò Antonio, per poi raggiungerlo e cominciare a
contare:
-Uno,due...-
-Dai,Sel,
vieni!-
-Ma...
Dove andiamo?!-
-A
nasconderci.-
-Ah!
Ecco perchè si chiama “nascondino”!-
Anna
non seppe se ridere o piangere davanti a quell’affermazione.
Comunque, tirò
Selene per un braccio e la scaraventò dietro un cespuglio.
-Oh,
gurda: Antonio ha finito!-
-
Selene, taci!- rispose Anna, che anche se cresciuta, non aveva voglia
di farsi
mettere sotto da un bambino di cinque anni.
Sebbene
Antonio fosse un bambino piuttosto sveglio per la sua età, il primo turno
finì,prevedibilmente,con la
vittoria di Anna e di Selene che comunque si turnarono le volte dopo a
contare per
non scontentare il bambino.
Anna
presumeva che Antonio si sarebbe stancato dopo qualche turno e sperava
che poi
sarebbe passato d una attività più tranquilla.
Ebbene, presumeva male:
Antonio,infatti, era più attivo che mai e non sembrava per
niente stanco, a
differenza di Anna,che era sudata fradicia.
Anna
guardò Selene, anche lei col fiatone, che le rispose con uno
sguardo
implorante.
-Antonio,che
ne dici se andiamo dentro a fare qualcos’altro?-
-Perchè?-
-Io
e
Sel incominciamo ad essere stanche e tu sei tutto sudato. Dai, andiamo
dentro,lo vuoi un biscotto?-
-Si,mi
piacciono i biscotti!-
-
Dai,allora vieni.-
-
Va
bene.-
I
tre
rientrarono ed un volta che Anna ebbe dato ad Antonio il biscotto
promesso, le
ragazze si gettarono sul divano, mentre Antonio curiosava nel salotto;
a un
certo punto si avvicinò al tavolino di fronte al divano ed
afferrò il libro che
Selene stava leggendo prima che arrivasse.
-Che
cosa dice?- chiese il bambino
-Racconta
una storia.- Rispose
Selene,sorridendo
ad Anna.
-E
voi lo sapete leggere?-
Le
ragazze annuirono.
-Io
ho imparato da Anna.-
-
È
divertente? Voglio saperlo fare anch’io!-
Anna
annuì e lo prese in braccio e poi,accarezzandoli la
testolina castana disse:
-Prima
devi imparare l’alfabeto.-
-Scusa
Anna, ma non è un pò piccolo?-
-No,cinque
anni, ha l’età giusta. Mia madre ha iniziato ad
insegnarmi quando ne avevo
sei.-
Le
ragazze riuscirono a fargli imparare, nei minuti successivi, la forma
ed il
suono delle prime tre lettere dell’alfabeto, poi Antonio si
addormentò sul
divano, stanco anche per la giocata di prima.
-Anna?-
disse Selene a bassa voce
-Sì?-
-Prima
fcevi sul serio?-
-
In
che senso?-
-
Cioè: pensi che se lo ricorderà? L’hai
fatto solo per far passare il tempo
oppure pensavi di portare la cosa fino in fondo?-
-
Chissà: in un certo senso sta a lui . Poi, sempre se si
ripete l’occasione.-
-
Che
c’è,Selene? Perchè continui a fissarmi?-
-Niente.
Pensavo solo che saresti un buona insegnante.-
Poi
sorrise, un’altra volta.
Spazio Autrice: ed eccomi qui con il nuovo
capitolo!! Questo non so come
sia uscito, ma spero lo apprezziate. Volevo anche scusarmi per i miei
tempi
lenti, anche se ormai ci avrete fatto l’abitudineJ. Volevo anche dirvi che tra questo e il
prossimo capitolo ci sarà un salto temporale: un mesetto
circa
Per quanto riguarda tutte le varie sviste
grammaticali, perdonatemi. Come
sempre un “grazie” a chi mi segue e
a
Sara, che si sorbisce tutte le mie discussioni sui personaggi e
continua a
credere in me, Grazie mille!!!
Bene,dovrei aver detto tutto,alla prossima
Ila
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Capitolo 9 *** Agnese ***
Agnese
Quel “pensavo che saresti una
brava insegnante” era tornato a frullare, qualche volta,nella
testa di Anna: le
tornava in mente la sera, quando guardava il sole scomparire dietro la
corte di
alberi che circondavano Starland, la notte,quando faceva fatica ad
addormentarsi, la mattina, quando (raramente) si svegliava prima di
Selene e
rimaneva a rimuginare e in altri piccoli momenti: come quello. Era
seduta sul
divano di casa sua, in attesa di dare un parere a Sel. Era venuta la
sarta,in
casa loro.
Qualche sera prima,infatti,
la signora Giulia si era schiarita la voce e aveva detto, a Selene:
-Tu vuoi
rimanere qui,vero?-
La ragazza
non aveva risposto, era rimasta in silenzio con lo sguardo fisso a
terra, come
quando l’avevano trovata.
Giulia
allora continuò, con un tono di voce caldo e un sorriso
rassicurante:
-Si che vuoi
rimanere qui,altrimenti saresti già partita.Non hai nessuno
a casa?-
- No.-
rispose, con un filo di voce. Si sentì spaesata,colpita,
sembrava quasi che si
fossero invertiti i ruoli.
- A noi fa
piacere che resti, non è vero?-
- Ma certo.-
disse Anna,che ormai considerava Selene un’amica.
- Si a noi
va più che bene, ormai ti sentiamo vicina come una figlia.-
aggiunse Lorenzo.
- Quindi vuoi
restare?-
-Se per voi
non è un problema...- rispose Selene, troppo in imbarazzo
per dire un sì
esplicito, poi continuò:
- Però non
voglio diventare un peso: posso rendermi utile.-
- Non più di
quanto non lo sia Anna: basta solo che ogni tanto dai una mano in
casa.-
rispose Giulia, che mai avrebbe mandato Selene a lavorare, sebbene in
altre
case l’ipotesi sarebbe stata valutata molto più a
lungo.
- Quindi, a
meno che, tu non voglia continuare ad indossare la roba di Anna, domani
chiamo
la sarta.- concluse Giulia e così fu.
Anna era
quindi intenta a dare un parere più oggettivo di quello che
avrebbe dato Sel al
vestito che Giulia le aveva fatto fare per le occasioni speciali. Per la biancheria e gli
ordinari capi
d’abbigliamento non c’era bisogno di una sarta.
Selene uscì:
l’abito era blu notte, a maniche corte e con la gonna
abbastanza ampia, che
arrivava sopra il ginocchio: era un abito estivo, visto che si stava
andando in
quella direzione.
Anna osservò
l’abito ostentando un’ espressione seria, ma la
verità era si stava divertendo
da matti: una roba del genere le toccava solo quando le altre due,
sopratutto
Adele,si preparavano per una festa di paese, si divertiva a vedere le
sue
amiche crucciarsi nell’attesa di un suo verdetto, poi tutto
finiva sempre con
una risata. Comunque, Anna diede un giudizio positivo a Selene e torn;
ai suoi
pensieri: sebbene l’osservazione di Sel sembrasse del tutto
disinteressata,Anna
avvertiva , nella sua testa una vocina che le diceva che non era
così. Ma non
avrebbe saputo spiegare il perchè aveva quel sospetto, forse
perchè quando
glielo aveva detto Selene l’aveva guardata soppesandola con
attenzione,
un’attenzione nascosta quasi ad arte dietro i grandi occhi
azzurri. Era durata
un attimo, quell’occhiata. Giusto il tempo di pronunciare
quella frase
insignificante, ma Annasi era accorta di qualcosa. Lo sbattere della
porta da
cui era uscita la signora Giulia che stava
accompagnado la sarta alla
porta,
aveva ridestato Anna da
i suoi pensieri.
Selene si
buttò sul divano di fianco ad Anna:
-Allora è ufficiale, eh? Stai qui con
noi.-
-A quanto pare... Sono sollevata!-
-Perchè?-
Selene abbassò gli occhi e
arrossì leggermente.
-Temevo che prima o poi mi avreste mandato via...-
-Ma dai,non lo avremo mai fatto!-
Anna ricevette un’occhiata alquanto
scettica come
risposta.
-Va bene, all’ inizio io lo avrei fatto,
ma ora le cose
sono cambiate e siamo diventate amiche,no?-
- Si.- rispose Selene per poi sorridere,come suo
solito.
Un sorriso leggermente più scuro. Per poi chiedere:
-Perchè tanta titubanza
all’inizio?-
Anna alzò le spalle e si
affrettò a sviare il discorso:
-Andiamo a dire a quelle due che rimani con noi-
disse,
accennando ad Adele e a Elisabetta.
Quando le trovarono,entrambe a casa di Elisabetta,
Adele
abbracciò Selene
,mentre Elisabetta si
mise a schiamazzare.
-Qui bisogna festeggiare!- disse conducendole in
cucina e
riempendo tre bicchieri di succo a cui affiancò uno dei
grossi e succulenti
biscotti che aveva sfornato sua madre la sera prima.
Le ragazze si appoggiarono al bancne della cucina
mentre
Adele chiedeva a Selene:
-Quindi ora starai a casa di Anna,giusto?-
-Sì. Loro si sono dichiarati
disponibili a continuare ad
ospitarni, quindi...-
- Ne sono contenta! Così potremo
continuare a vederci.-
-Sicuro!-
-Una volta dovete venire tutte a cena da me!-
-Eli,sei molto gentile,me non credo che tua madre
possa
cucinare per così tante persone.- rispose Anna
- Ma no, a lei farebbe piacere. Una volta di
queste
venite.- dichiarò convinta Elisabetta.
Le ragazze passarono il resto del pomeriggio
tranquille,
tra chiacchiere varie, tipiche della loro età.
-Eli,io devo andare. Dov’è la
mia borsa?- chiese Adele
-Mmh...Dovrebbe essere su una sedia in salotto,se
non
erro...-
-Ah,eccola! Ciao ragazze,io vado,ci vediamo
presto!-
-Ciao Lele!- le dissero di rimando le altre.
-Ehm... Dobbiamo andare anche noi.- disse Anna.
-Di già? Ma ve ne andate tutti?-
-È quasi sera, poi sentili tu i miei.-
rispose
Anna,ridendo.
-Ciao Eli, grazie di tutto!- questa volta
parlò Selene.
-Va bene, Ciao Anna,ciao Sel!-
Le due ragazze uscirono e
s’incamminarono nell’aria
fresca e nella luce rossastra del crepuscolo su per una stradina in
ciotoli
lievemente in salita; svoltarono poi a destra passando davanti al
panificio
dove Anna notò,intenta a parlare con il proprietario della
panetteria che
abitava proprio sopra di essa, Agnese.
Lei non l’aveva vista, concentrata sul
suo discorso e
Anna si chiese se doveva salutarla. Sì,che doveva, le disse
una vocina nella
sua testa,ma Anna si sentiva in qualche modo bloccata: erano anni che
non si
frequentavano e se non avesse risposto al saluto? La superarono e
giunsero al
bivio poco distante, ma improvvisamente Selene, invece di girare a
sinistra,
curvò bruscamente a destra, trascinando con sè
Anna e bloccandosi appena dietro
l’angolo.
-Quella era Agnese?- chiese.
Come facesse a conoscere il nome della ragazza
Anna non
lo sapeva, ci pensò solo in seguito.
-Sì.- si limitò a rispondere.
- Non siete in buoni rapporti?-
-No. Perchè?-
-Ho visto che non vi siete salutate...-
-Lei non mi ha visto.- si giustificò
Anna.
-Perchè non l’hai salutata
tu?-
- Perchè...-
-Perchè?- incalzò Selene
- Bo, mi vergogno...-
-Ti verogni a salutare una tua amica?-
- Non ci frequentiamo più, eravamo
molto amiche da
piccole.-
-Perchè avete smesso?-
- Non lo so, è successo e basta.- disse
Anna
-Bè,lei t’interessa?
Riallaccia i rapporti! Non devi
temere Anna, non è chi si dimostra disponibile e cortese ad
essere in torto,in
ogni caso.-
- Ma...-
-Anna, se ne sta andando. Vai ora se
t’interessa.-
Anna si sporse dal loro nascondiglio e vide che
effettivamente Agnese aveva salutato il signore e ora si dirigeva a
piedi verso
la direzione opposta. Ad Anna interessava, altrochè. Le era mancata la sua amica e
decise di far cessare
quella separazione che si era venuta a creare negli anni. Decise di
andare e
Selene comprese le sue intenzioni:
-Dico io a
tua madre che ritardi un pò.- disse Sel,facendole
l’occhiolino.
Anna annuì e
s’incamminò verso Agnese, che intanto si stava
allontanando. Si ritrovò ad
affrettare il
passo e poi a correre,per
non perderla.
-Agnese!-
urlò
La ragazza
si girò sorpresa verso Anna:
-Anna!- esclamò ,mentre la diretta
interessata la
raggiungeva e si fermava.
-Ciao! Tutto bene?-
***
Nella direzione opposta una ragazza bionda
cammminava
verso casa, sorrideva ed era soddisfatta.
Spazio Autrice: ed eccomi qua!!! Lenta come
sempre...-_-“
Vi è piaciuto il capitolo? Agnese
è proprio
uno di quei personaggi che all’inizio non avevo neanche
ideato, è comparsa
all’ultimo . Forse faccio un pò troppi
“botta e risposta”, ma secondo me non ci
stanno così male.... Voi cosa ne pensate? Un bacione a chi
recensisce e a chi
legge :-*
Alla prossima
Ila
|
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Capitolo 10 *** L'apprendista ***
L’apprendista.
Un mattina Anna era
andata da sua madre
e si era dichiarata
disponibile a fare da bambinaia ancora, se l’occasione si
fosse ripresentata.
Giulia non chiese il perchè, forse lo immaginava.
Semplicemente annuì e disse
che se fosse ricapitato,l’avrebbe chiamata.
***
Quel giorno Giulia aveva
chiesto ad Anna di passare dalla sarta, Berta, per ritirare il vestito
di
Selene, a cui avevano fatto sistemare due punti. Anna sapeva
perchè sua madre
lo aveva chiesto esclusivamente a lei, ricordava quella sera, quando
era
arrivata Sel: ricordava anche quello sguardo ostile ed inquisitore che
lampeggiava negli occhi della vecchia sarta, quello sguardo con cui si
era prontamente
schierata lei stessa, allora. Ora se ne era pentita. Decise che anche
gli altri
dovevano cambiare parere su Selene e smettere di bisbigliarle alle
spalle,così
non trovò persona migliore per cominciare dalla sarta,in un
certo senso,ma non
completamente, la sorgente di quell’ostilità.
Andò a chiamare Sel, che si
trovava in cucina a lavare i piatti insieme a sua madre. Sembravano
felici. Sua
madre era stata l’unica a non vedere in Selene qualcosa di
spaventoso e aveva
avuto ragione. Anna non era gelosa, era troppo matura per questo, ma
era
contenta anche lei perchè, ormai doveva ammetterlo anche la
parte più
orgogliosa e diffidente di lei, a Selene si era abiutata e la
considerava di
casa. Picchiettò
sullo stipite della
porta,facendo girare le altre due:
-Sel,vieni con me?-
Anna sapeva che non averebbe
detto di no, a Selene piaceva andare in giro con Anna e quando poteva
veniva
sempre, era curiosa,la ragazza e amava fare domande, teneva gli occhi
aperti e
lo stava insegnando anche ad Anna.
-Si,va bene.- La risposta
arrivò chiara e scontata.
-Mi vado a vestire e poi
andiamo.- continuò.
Un quarto d’ora dopo Anna e
Selene percorrevano i famigliari acciotolati del villaggio per
raggiungere la
piccola bottega della sarta. Ad Anna quel negozio era sempre
piaciuto,fin da
piccola: era accogliente e regalava una sensazione di calore a chi
entrava,
specie d’Inverno, forse per la presenza di tanta stoffa. Era
un tripudio di
colori: i gomitoli di lana che sporgevano dagli scaffali,i rocchetti di
filo
appoggiati sul bancone insieme a svariati ricami ancora incompiuti e i
vestiti
già pronti,poggiati su dei manichini di legno. Ad Anna,
infondo,piaceva anche
la sarta: non era una donna cattiva, era solo come tutti gli altri. Era
gentile
e quando Anna da piccola veniva in bottega con la mamma le regalava
sempre un
ricamino raffigurante un gattino o qualche altro animale oppure un
fiocchetto
per capelli. Eppure,si era dimostrata colei che aveva più di
tutti
rifiutato Sel ed
Anna voleva che fosse
la prima a ricredersi. Sorrise,mentre camminava per le strade
illuminate dal
sole e rese scivolose dal temporale della sera precedente.
Le due ragazze arrivarono nei
pressi dalla bottega,potevano scorgerne l’insegna in legno
colorata, si
avvicinarono ed aprirono la porta. E fu allora. Fu allora che Anna si
rese
conto di non avere un piano. Era come se una vocina nella sua testa,
rimasta
sedata fino a quel momento dal suo entusiasmo mattutino avesse deciso
di
risvegliarsi e chiederle:” E come faresti a far cambiare
opinione alla sarta?”
“Fantastico”,pensò Anna. Le ragazze
entrarono; al bancone non trovarono
nessuno.
-Buongiorno!- provò Selene.
- Signora?- Anna alzò di poco
la voce ed aspettò una risposta
che,finalmente,arrivò.
-Oh eccomi! Scusate è che
stavo cercando un ago ed ero così assorta che non vi ho
sentito arriva...- la
signora Berta si bloccò vedendo chi era entrato. La
verità è che la signora
ormai aveva smesso di definire Selene potenzialmente pericolosa (anche
perchè,ovviamente,non lo era),ma era troppo orgogliosa per
ammetterlo e
scusarsi;quindi preferiva non cambiare il proprio atteggiamento verso
l’ultima
arrivata. Così fece anche quella volta: si rivolse ad Anna,
non considerando
Selene se non per lanciarle delle occhiate sprezzanti e inquisitorie.
-Ciao.-disse sbrigativa e
fredda,tutto il calore di poco prima improvvisamente sparito nel giro
di pochi
secondi.
-Buongiorno.-Anna,
leggermente spiazzata dal cambio repentino di umore della sarta,che non
si
aspettava,ripetè il suo saluto.
-Ti serve qualcosa?-
-Si, sono venuta a ritirare
un vestito.-
-Quello blu scuro?-
-Sì.-
La signora Berta si avviò
velocemente verso la stanza dove teneva gli abiti pronti;velocemente si
fa per
dire, visto che la sarta ,oltre ad avere una certa età e ad
essere un pò
sovrappeso, aveva la gamba sinistra zoppicante a causa di un
chissà quale
brutto incidente, di cui a Strarland più nessuno parlava
ormai da
tempo.Comunque la sarta sparì il più velocemente
possibile dietro alla porta e
prese a rovistare tra le buste contenenti i vari abiti già
sistemati. Anna,dal
canto suo,non solo vedeva il suo piano sfumare,ma quel silenzio e
quella freddezza
la mettevano anche in imbarazzo e la portavano a vagare con lo sguardo
per il
negozio,in cerca di un soggetto a cui rivolgere la sua attenzione,prima
che lo
sguardo gelido della sarta le ricomparisse davanti. In tutto questo
Selene,che
era la causa di tutto, non pareva più di tanto turbata e si
limitava a
gironzolare per la stanza, soffermandosi qua e là a guardare
un vestito
particolarmente bello ou cuscino dal ricamo complicato. Sembrava
assolutamente
incosciente di ciò che c’era intorno a lei ma Anna
non era così sicura che lo
fosse veramente.
Dopo qualche minuto in cui nessuno
parlò,la sarta emerse finalmente dal suo magazzino e,
affaticata dalla lunga
ricerca,si dimenticò per un attimo della parte che stava
recitando e si rivolse
ad Anna bonariamente:
-Scusa se ti ho fatto
attendere tanto,cara,ma avevo messo l’abito proprio sotto una
pila di vestiti
in fondo al magazzino e non riuscivo proprio a trovarlo! La memoria non
è più
quella di un tempo,si sa!- la sarta sorrise ad Anna,ma subito dopo aver
sentito
ciò che aveva appena detto si raggelò
immediatamente e rivolse un’altra
occhiataccia a Selene,che continuava a farsi i fatti suoi. Le rivolse
quell’occhiata per due motivi ben distinti:il primo,per
controllare che non si
fosse accorta della sua uscita amichevole e il secondo, per controllare
che non
le rovinasse o addirittura rubasse qualche cosa. Dopo aver
controllato,si
rivolse di nuovo verso Anna ,che le stava allungando i soldi del
vestito e non
vedeva l’ora di andarsene.
-Che bello!!- trillò la voce
squillante di Sel,proprio mentre Anna si accingeva ad afferrare la
busta dal
bancone.
Il tono che Sel aveva usato
era stato troppo alto per non esigere una qualche forma di risposta
e,visto che
la sarta sembrava infastidita e priva di una anche minima intenzione di
dialogo,decise di pensarci Anna:
-Che cosa?- chiese
semplicemente.
-Questo.-rispose
Selene,indicando un ricamo poggiato su un mobile in legno affollato di
gomitoli
e pezzi di stoffa.
-Lo avete fatto voi,signora?-
chiese Selene. Una domanda ovvia,forse volutamente.
- Sì. Grazie.- disse a bassa
voce la sarta, a cui infondo aveva fatto piacere il complimento, solo
che non
voleva darlo a vedere.
- Deve essere
complicatissimo... Quanto
tempo ci avete
messo?- continuò Selene.
Ecco, ora la copertura della
sarta era definitivamente saltata. Le domende della ragazza, il suo
interesse,
le ricordavano l’unica apprendista che aveva mai avuto .
Quando venne a bussare
per la prima volta alla sua porta doveva avere più meno
l’età delle ragazze che
si trovava davanti ora, Berta lo ricordava, era timida e le aveva
chiesto
sussurrando se poteva insegnarle a cucire e ricamare, con il viso
abbassato
circondato da una folta di capelli rossi e ricci. La ragazza si
dimostrò fin da
subito attena,diligente e di buona compagnia ,così la
signora Berta finì
irrimediabilmente per affezzionarsi a lei. Aveva un però un
difetto: la salute
cagionevole. Infatti il fato volle che un inverno più rigido
degli altri se la
portasse via, velocemente, in una decina di giorni.
Quindi la signora Berta non
potè non ingentilirsi. Si alzò e prese il piccolo
ricamo tra le mani. Tracciò
con le dita il contorno della Rosa che vi era ricamata e
parlò:
-Non è così difficile come
sembra,sai? Bisogna solo stare attenti a tirare bene il filo e non
combinare
pasticci.- sorrise la vecchia sarta, memore dei suoi primi tentativi, e
continuò –Io ci ho messo solo un giorno, ma
d’altronde non faccio altro. Mi ero
dimenticata di questo qui.-
- Bè, quello che fate lo fate
bene.-
La sarta perse definitivamente
la sua maschera e rispose:
-Grazie,cara. Puoi tenerlo,
se vuoi.- disse alludendo al ricamo.
-Grazie mille,signora!- fu la
risposta di Selene, che accettò con gioia il regalo.
Le due ragazze si diressero
finalmente verso l’uscita, ma proprio sulla soglia Selene si
fermò.
-Che c’è ora?-
domandò
Anna,che era già fuori.
- Mi sono dimenticata di
dirvi una cosa!- esclamò Selene, rivolta verso la sarta.
- Beatrice vi voleva bene
come voi ne volevate a lei!- poi chiuse la porta ed uscì.
Berta rimase per qualche
secondo immobile a fissare la porta con sguardo sorpreso ed incredulo,
poi
diede una forte risata e scosse la testa, non seppe mai il
perchè, ma in quel
momento le venne da reagire così. La sarta smise di parlare
male di Sel e un
giorno ,mentre cuciva, si sfilò il ditale e lo
appoggiò sul tavolo, poi aprì un
cassetto lì vicino e dal fondo ne estrasse un altro con cui
cominciò a cucire
nuovamente. Inciso sul bordino c’era un scritta,un nome:
“Beatrice”.
Spazio autrice:
ci ho messo un pò, ma alla fine ce l’ho fatta!
Capitolo un pò triste,eh?
Comunque, diciamo che il cambio d’opinione di Berta
simboleggia un pò un’
apertura a Selene da parte di Starland. Non so se mi spiego...
Grazie mille
alle mie tre recensitrici fisse e a tutti i lettori anonimi!! E scusate
per gli
eventuali errori...-.-
Alla prossima
Baci
Ila
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Capitolo 11 *** La ghirlanda ***
La ghirlanda
Anna camminava
spedita lungo la stretta stradina che portava ai campi , cercando di
tenersi
all’ombra il più possibile e scostandosi di tanto
in tanto i capelli dal collo,
rimpiangendo di non esserseli legati.
“I campi”.
Sorrise pensando a quel nome. Starland non era sorta in una comoda
pianura su
cui il piccolo agglomerato aveva potuto adagiarsi ed espandersi, ma al
centro
di una piccola valle ricoperta dai boschi, dove i primi abitanti
avevano dovuto
lottare contro la vegetazione per ricavare pian piano i propri spazi.
“i
campi”, quindi non erano altro che uno spazio strappato alla
flora locale più o
meno vasto destinato alla coltivazione di ciò che si poteva
coltivare.
Comunque era lì
che Anna si stava dirigendo. Si fermò un attimo a
spolverarsi la gonna del
vestitino leggero che indossava e ad accomodare meglio sul avambraccio
il
manico del cestino in vimini che si era portata da casa. A detta sua,
sembrava
pronta per un picnic sull’erba, cosa infondo non molto
diversa da quello che
doveva realmente fare. Portare il pranzo a suo padre e, di conseguenza,
mangiare con lui. Non che le dispiacesse: Anna aveva sempre avuto un
ottimo
rapporto con il padre e qualche volta riusciva anche a parlarci
più facilmente
che con la madre: sempre vivace e presa da i suoi pensieri. Suo padre
teneva
comunque una mente aperta ma era più calmo e riflessivo; un
uomo che soppesava
le parole prima di pronunciarle.
Anna si fece
coraggio e tirò un sospiro pronta a percorrere
l’ultimo breve tratto di strada
al sole prima del raggiungimento della meta. Incominciò a
camminare sfiorando
pigramente con la mano il muretto di pietre che costeggiava la strada,
fino a
che esso non s’interruppe; lasciando spazio ad un passaggio
da cui si accedeva
all’area in cui i pochi e piccoli proprietari terrieri
lavoravano. Anna si
guardò un pò intorno finchè non
avvistò suo padre.
-Papà!!!!- gridò,
agitando una mano in aria per farsi riconoscere.
Il padre di Anna,
vedendo la figlia sbracciarsi, le sorrise e le si avvicinò,
rimandando a più
tardi il lavoro in corso.
-Ehy! Com’è
andata oggi?-
-Tutto al solito,
non è successo niente di particolare... Tu?-
- Eh! Diciamo che
è stata una mattinata tosta: il terreno è un
pantano in questi giorni. Infatti
è meglio se ci spostiamo lì giù.-
disse indicado un angolo con l’indice – Qui
ci sporchiamo.- precisò
infine.
Raggiunsero il
punto indicato da Lorenzo e si sedetterò sull’erba
al riparo sotto un grosso
albero dal tronco nodoso.
-Che ti ha dato
la mamma?-
-Mmm... Fa
vedere.- rispose Anna, iniziando a frugare nel cestino –Del
pane, delle uova,
del formaggio, della frutta e una bottiglia di succo al lampone.-
-Ottimo! Vedo che
la mamma si è data da fare,eh? Sel?-
- Sel è rimasta a
casa con la mamma.-
- Davvero una
brava ragazza... Vi state più simpatiche adesso?-
-Altrochè! Lo
rivalutata molto negli ultimi tempi, anche se rimane comunque un
soggetto
abbastanza particolare!- dissa Anna ridendo.
- Bè, strana è
strana! Anche io ero un pò scettico sul prenderla in casa,
ma quando tua madre
si mette in testa qualcosa... È peggio di un mulo!-
- Come? Tu eri
scettico? Ma non condividevi le idee ottimiste e aperte della mamma?
Andiamo,
stai sempre lì a pavoneggiarti per il fatto che ti sei
dovuto attraversare
un’intera foresta con il rischio di rimanerci stecchito per
arrivare dalla
mamma! E ora mi dici così?!-
- Frena,frena!
Guarda che è tutto vero! Quand’ero giovane ero
molto intrapendente, forse anche
per merito della mia irresponsabilità che faceva sempre
strillare tua nonna.
Poi,Anna, s’invecchia e si inizia a pensare a tutti i rischi,
a tutte le
conseguenze che derivano dalle nostre azioni.-
- Vuoi dire che
si diventa responsabili?-
- Si, ma non
solo: certe volte si diventa addirittura esagerati.-
Quest’affermazione
venne seguita da un momento di silenzio interrotto solo dal rumore di
Anna che
spezzava il pane e di suo padre che si versava il succo.
-Sai, – riprese
Lorenzo- certe volte penso che sia un bene che Selene sia arrivata, un
bene per
te e per chi di giovane rimane in questo paese. Trovo che ti, anzi, vi
abbia
cambiato, seppur non di molto, ma quel tanto che potrebbe bastare in
futuro a
forgiare una generazione adulta migliore di quella di oggi.-
- Sinceramente
non saprei.- disse Anna, soppesando realmente per la prima volta una
questione che
in realtà le frullava per la mente già da tempo.
- Forse hai
ragione, forse un poco ci ha cambiato.-
- Sicuramente
qualcosa ha fatto: si è fatta accettare. Ci vorrà
del tempo prima che a
Starland gli stranieri vengano accolti come un tempo, ma sicuramente la
prossima volta le persone si conterranno.-
- Ma non potranno
,invece, modificare fin da subito il loro comportamento?-
- Ne dubito,
forse perchè non sarebbe umano o forse semplicemente
perchè Starland è fatta
così: ha bisogno dei suoi tempi e teme ciò che
non può prevedere.-
-Perchè lo teme?-
- Probabilmete a
causa di ciò che successe moltissimi anni fa... Fu un brutto
colpo che si
ripercosse su la mentalità comune.-
- Già.- disse
solo, Anna.
Ormai avevano
finito di mangiare e stavano
l’una di
fronte all’altro.
Ad un certo punto
il padre di Anna iniziò a fare una ghirlanda di Margerite
che in seguito legò
al polso della figlia, a mò di braccialetto.
-Queste da
piccola ti facevano impazzire! Le avresti chieste tutto il tempo, anche
d’Inverno, quando non cresce nessuna Margerita.-
- Sì, me lo
ricordo. Comunque mi piacciono ancora!- commentò Anna,
mentre si rigirava il
braccialetto improvvisato intorno al polso.
- Bisogna
ammettere che eri una bambina davvero economica,però!
Bastava poco per farti
contenta.-
- Lieta che la
cosa ti renda felice, papà...-
- Guarda che era
un complimento!-
- Si,ma
sinceramente non mi esalta più di tanto... Comunque grazie
per la ghirlanda,
questa mi prende di più!-
Poi si avvicinò
per dare un bacio sulla guancia del padre.
-Ora devo andare,
altrimenti sai meglio di me che la mamma si preoccupa e diventa
apprensiva!-
- Già, meglio non
farla agitare. Fai attenzione a tornare!-
-Attenzione a
cosa? Quanti malintenzionati vuoi che ci siano in giro alle due del
pomeriggio?- chiese Anna ironicamente.
- Attenzione in
generale, Anna. Sai quante cose potrebbero succeder...-
- Va bene, basta
così!- si affrettò ad interromperlo la figlia
– farò attenzione.-
- Brava. Ti
voglio bene.- Le disse suo padre.
- Anche io papà!-
Poi Anna si avviò
lungo la strada per la quale era arrivata, fermandosi qualche volta a
controllare che la ghirlanda fosse ben legata al suo polso, per paura
di
perderla.
Spazio autrice:
ed eccomi tornata con un nuovo capitolo un pò particolare;)
Prima di tutto
occorre dire che l’ho immaginato come un capitolo a
sè stante, non fondamentale
per lo svolgimento della storia. Diciamo che serve più che
altro a farvi capire
qualche cosina sul passato di Starland (in questo caso vuole richiamare
l’introduzione) e per incentrare per un attimo
l’attenzione sul padre di Anna,
Lorenzo, che mi dispiaceva non approfondire! Detto questo, spero che
abbiate
apprezzato il capitolo (che a me personalmente convince meno degli
altri) e...
Niente! Alla prossima! E scusate per il capitolo corto...
Baci
Ila
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Capitolo 12 *** La quarta lettera ***
La
quarta lettera
L’occasione, quella che Anna
si era dichiarata disponibile ad accogliere a braccia aperte non appena
si
fosse ripresentata, arrivò. Probabilmente prima di quanto
Anna si fosse
aspettata, ammesso che ci avesse seriamente sperato.
Una mattina piovosa di Maggio,
Giulia aveva fatto capolino dalla porta della camera della figlia, dove
questa
stava parlando e ridendo con le amiche della questione
“Nicola” ( con sommo
disappunto di Adele che era arrossita) e aveva comunicato ad Anna la
grande
notizia:
-Domani Ludovica mi ha chiesto
se ti va di tenere ancora Antonio, le aveva detto che si era divertito.
Io non
ci sarò, però; la mattina devo andare a guardare
con papà per un letto: sono
mesi che Selene è in casa con noi e dorme ancora su un
divano!- esclamò infine,
in uno scatto emotivo.
- Ma a me va benissi...-
provò a ribattere Sel, che si bloccò ad
un’occhiata truce della signora Giulia,
che per nessuna ragione al mondo voleva essere ostacolata.
Anna si rivolse a sua madre
ignorando Elisabetta e Adele che se la ridevano prendendo in giro
Selene:
-Per me va bene.- si limitò a
dire, un pò sorpresa per la verità: non aveva sul
serio immaginato che le
sarebbe ricapitato di tenere Antonio.
La signora Giulia annuì
soddisfatta e ridiscese le scale, intenta ad andare in giardino a
stendere il
bucato.
-Dimmi: da quand’è che vi
siete date a quest’attività?- chiese Elisabetta.
- Oh, è successo solo
un’altra volta.E il bambino si era divertito, quindi...-
rispose Sel
- Io la trovo una bella
esperienza!-
- Dici davvero, Lele?
Effettivamente devo ammettere che l’ultima volta ci siamo divertite anche
noi,no?- Anna si
rivolse verso Selene in cerca di conferma.
-Oh sì! E ho anche avuto modo
di imparare quel fantastico gioco che fate qui! Come si chiama?
“Birichino”?-
- No Sel, nascondino, si
chiama nascondino.- la corresse Anna, mantre Adele annuiva per non si
sa quale
ragione ed Elisabetta rideva
distesa a
pancia in giù sul letto e con la faccia spiattellata sul
cuscino.
La giornata era passata in
fretta, tanto che Anna non riusciva a sentirsi provata da essa e faceva
più
fatica del solito ad addormentarsi, forse in preda ad uno dei suoi
momenti
“pensosi” che, prima dell’arrivo di Sel,
la spingevano ad andare a sedersi sul
davanzale. “Perchè no?” si chiese
mentalmente, d’altronde Selene sembrava dormire
e, se avesse fatto piano, non l’avrebbe svegliata. E fu
così che Anna sgusciò
fuori dalle coperte e, lasciando le gambe
a penzoloni, si sedette sul suo davanzale. La vista era
sempre la
stessa, ma non stancava mai Anna che la guardava con un senso di
familiarità
che la portava ad accarezzarsi pigramente un braccio, mentre
rabbrivideva per
il fresco della notte. Per la prima volta non si limitò a
percorrere con
lo sguardo il
confine segnato dagli
alberi, ma spinse lo sguardo oltre, tentando di superare con gli occhi
quell’immensa coltre scura. Cosa cercava? Non lo sapeva
neanche lei. Forse del
fumo, che indicasse la presenza di qualcuno nella foresta o un bagliore
oltre
gli alberi, proveniente da una qualche città. Magari proprio
quella del
mercante con cui aveva parlato una volta Sel. Suo figlio doveva essere
nato.
Oppure, chissà, forse Anna non cercava niente di tutto
questo, forse faceva
così solo per provare, per trovare un passatempo che
l’accompagnasse in quella
notte.
Poi Anna trassalì avvertendo
un’ombra scivolarle di fianco, ma si riprese poco dopo; era
solo Selene. La
ragazza si sistemò vicino ad Anna accomodando la camicia con
movimenti eleganti
e posati per poi fermarsi a guardare nella stessa direzione che Anna
aveva
percorso con gli occhi poco prima. Anna invece la osservò: i
capelli biondi
facevano da contrasto con il buio notturno e sembravano quasi bianchi,
lo
sguardo era perso ma maturo, diverso da quello che le aveva visto
spesso di
giorno e che aveva definito segretamente un pò ingenuo e
quasi infantile.
Sembrava più adulta, millenaria. Ed Anna ebbe la sensazione
di sentire qualcosa
che si rompeva momentaneamente, solo per quella notte. Forse una specie
di
maschera.
Selene rivolse il viso verso
Anna.
-Non riesci a dormire?- le
chiese.
- Faccio un pò fatica a
prendere sonno, quindi ho pensato di...-
-...Venire un pò qua?-
completò Selene per lei.
-Esatto.-
-Ci vieni spesso?-
-Ogni tanto.-
- È un bel posto.- commentò
Selene – sembra tranquillo ed adatto per pensare.-
-Lo è.- Anna sorrise
nell’oscurità.
- Oh, guarda: si vede il
grande carro.-
- Il grande carro?-
-Sì, è una costellazione.
Un
gruppo di stelle in cui gli antichi hanno visto un disegno e a cui
hanno dato
un nome.-
-Ne ho sentito parlare.
C’erano tanti osservatori di questo tipo tra le radici del
popolo di Starland,
così mi hanno raccontato.-
-Adesso non c’è
più nessuno?-
- Chissà; forse qualcuno lo
fa come passatempo e non lo dice ,oppure è molto probebile
che non sia rimasto
nessuno.-
-Peccato. Tenevano d’occhio
le stelle.-
-Tenevano d’occhio?- chiese
Anna, senza ricevere una riposta.
-Mi piacciono.- affermò
semplicemente Selene, ammirando il cielo con il viso rivolto verso di
esso.
-Le stelle?- chiese Anna.
Selene annuì.
-Si,sono belle.- disse poi.
Rimasero qualche secondo così
e poi Selene parlò, spazzando via tutta
l’atmosfera che si era creata, come se
non fosse stata altro che un mucchietto di polvere.
-Meglio andare a letto,
domani abbiamo Antonio da guardare. Non vorrai mica essere
distrutta,spero! Le
lettere non sono ancora finite!-
Anna non sapeva se Selene
stesse dicendo così per dire o se stesse facendo sul serio.
Comunque accennò ad
un sorriso.
-Buonanotte Sel.-
-Buonanotte Anna.-
E rientratono.
***
La mattina dopo le ragazze si
alzarono con calma e, di conseguenza, l’energica
scampanellata di Ludovica le
colse mentre erano ancora intente a fare colazione.
-Ciao!- Antonio irruppe nella
cucina seguito dalla madre.
-Mi raccomando, non far
diventare matte queste due ragazze!- si premurò di dire
Ludovica.
- Buongiorno!- salutarono le
ragazze.
-Non si preoccupi- aggiunse
Anna- se si comporta come l’altra volta non
c’è nessun problema, vero Antonio?-
-Sì!-
-Va bene. Io vado e fai il
bravo, intesi?-
- Io sono bravo!!- si
spazientì il bambino.
Ludovica rise ed uscì.
Una volta finita la colazione
Anna e Selene si adoperarono per cercare di far passare il tempo ad
Antonio e a
loro stesse, per poi cedere alle richieste del bambino, ovvio. A fare
gli occhi
dolci era un mito.
Erano appunto nella stanza di
Anna e di Sel, perchè Antonio aveva voluto vedere che giochi
avevano. La
richiesta era stata tanto innoqua ed innocente che le due avevano
acconsentito,
sebbene sapessero che era un giro inutile visto che, a parte qualche
bambola o
pupazzo, i giochi di Anna erano tutti stipati in mansarda e quanto a
Selene...
Bè, quand’era arrivata
lei aveva solo
quello che aveva addosso: un vestito, un mantello, una piccola
saccoccia rossa
che al suo arrivo aveva legata in vita e delle scarpe, tutto qui.
In ogni caso, Antonio si era
ripreso in fretta dalla delusione causata dalla mancanza di giocattoli
trovandosi
un altro passatempo:
-Antonio, smettila di saltare
sul letto! Ti spaccherai una gamba!- disse Anna, esasperata.
Antonio continuava a saltare,
non curandosi dei continui richiami. Continuava imperterrito ad andare
su e giù
dandosi lo slancio con i piedi, finchè non si
stancò e prese a rimbalzare da seduto
atterrando sul sedere. Uno,due,
tre rimbalzi e si ritrovò fermo, seduto sel letto, con la
testa poco sotto una
mensola lì vicino; alzò una mano ed
iniziò a frugare sulla superficie di legno
fino a quando non incontro un oggetto rigido e spigoloso. Un libro.
-È quello dell’altra volta!-
esclamò, tirandolo giù.
- Ah, vedo che te lo
ricordi.- commentò Anna, lieta che avesse smesso di saltare,
mentre Selene
osservava.
Il bambino prese a sfogliare
malamente le pagine
per poi fermarsi ed
esclamare, con il dito puntato sulla pagina:
-Questa è una “A”!-
Anna ne fu sorpresa, non
pensava che avrebbe ricordato fino a quel punto, Selene sorrideva
gentile.
Le due ragazze si
avvicinarono ad Antonio, che teneva ancora il dito sopra la maiuscola
che
segnava il primo capoverso del libro, e Selene gli prese il libro
sfogliando un
pò le pagine.
-E questa?- gli chiese ,
indicando un’altra maiuscola.
-Quella è la ...- provò a
rispondere il bambino.
- Dai, è facile.- s’intromise
Anna- È quella che non ha una sola pancia,ma
bensì due.-
- È la “B”!-
-Bravo Antonio! Ti ricordi
com’è fatta la “C”?- chiese
Anna.
Antonio annuì e disegnò
nell’aria la forma della “C” con il dito.
Le ragazze si guardarono.
-Senti,Antonio, ma ti
piacerebbe davvero imparare?- chiese Selene.
-Sì, mi piacciono le lettere!
E quando sarò diventato bravissimissimo leggerò
anche io quel librone!-
- Ve bene, Antonio.- decretò
Anna.- Allora andiamo avanti: devi sapere che non è finita
qui; infatti ci sono
altre lettere e una di queste è una signora grassissima, che
però ha una sola
pancia tutta intera. Si chiama “D”.
Spazio autrice: buonasera!! Ed eccomi qui con un
nuovo
capitolo dove è tornato, più carico che mai,
Antonio! Dunque, diciamo che
considero il capitolo come parte della “svolta”,
perchè capiamo che l’idea
della lettura non è stato solo un passatempo momentaneo. Ma
non voglio dirvi
troppo! Che ne dite della parte “notturna” del
capitolo?Ancora una volta mi
ritrovo a ringraziare Fanny Lestrange, Pendragon of the Elves e Geffa97
(che
sono certa arriverà fin qui).
Alla prossima
Ila
|
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Capitolo 13 *** Lucciole ***
Lucciole
-Mamma!!-
- Ciao, tesoro!- esclamò
Ludovica, che era venuta a prendere il figlio.
- Abbiamo già pranzato e si
è
comportato benissimo!- la informò Anna, con un sorriso a
trentadue denti
compiaciuto e rassicurante allo stesso tempo. Nel frattempo, il piccolo
gruppo
fu raggiunto da Sel, che era andata a recuperare le scarpe di Antonio che erano
state
appoggiate in un piccolo ripostiglio nel sottoscala; le porse alla
madre che
aiutò il figlio a mettersele, mentre gli chiedeva
amorevolmente che cosa avesse
fatto durante la mattinata. Anna impallidì; non le sembrava
una buona idea far
sapere a Ludovica che suo figlio aveva passato buona parte del tempo a
saltare
sul letto e a correre per la casa, rischiando seriamente di rompersi
qualcosa.
Ma non fu questo, quello che riportò Antonio alla madre. Si
trattò di ben
altro.
- Anna e Sel hanno iniziato
ad insegnarmi a leggere.- disse, tutto compiaciuto.
- Bè, ad Antonio piaceva come
idea...- aggiunse Anna che, senza sapere il motivo esatto, temeva che
Ludovica
si arrabbiasse. Lei, dal canto suo non si adirò, ma non
mostrò neanche
compiacimento. La verità era che si trovava un pò
spiazzata: non aveva mai
pensato di fare in modo che suo figlio fosse in grado di leggere e non
aveva
neanche contemplato l’idea di essere lei stessa ad imparare.
Era un pensiero
che non l’aveva mai sfiorata e che, francamente, le sembrava
anche un pò
assurdo. Leggere? A che sarebbe servito a Starland?
“Ragazzate” si ritrovò a
pensare. La cosa la irritava leggermente: la madre di Antonio era lei e
quelle
ragazzine avevano di due tronfie per aver insegnato qualcosa al bambino
che lei
non avrebbe neanche potuto comprendere.
Fece un sorriso di
circostanza e si apprestò ad andarsene con il figlio, ma
prima che lo potesse
fare intervenne Anna:
-Io non mi voglio sostituire
a lei.- dichiarò – Ma secondo me è
importante, non precluda la cosa a priori.
Ci pensi.-
- Va bene.- disse Ludovica,
per niente convinta, ma con una gran voglia di andarsene.
Una volta che la porta si
richiuse dietro alle spalle di Ludovica, Anna sospirò
sconsolata; per un
momento aveva pensato che la madre di Antonio si sarebbe trovata
d’accordo con
la sua idea,sbagliandosi di grosso. Come chi si avvicina ad accarezzare
un
gattino mansueto che poi, all’ultimo, alza la zampa per aria
e conficca i suoi
artigli nella mano della persona in questione.
Si sentiva come una straniera
che ignorava la lingua e le usanze del posto in cui era capitata. Un
pò come
Selene si doveva essere sentita i primi tempi a Starland. Dal canto
suo, anche
Sel si era ritrovata a pensare che in quel modo non era più
sufficiente. Doveva
agire, perchè la sua influenza non era evidentemente
abbastanza. E così fu.
***
Quella sera l’aria era
limpida, si ritrovò a pensare la ragazza, mentre si fermava
un attimo a
ragionare sulla strada da prendere. Era incredibile come fosse
complicato quel
paesino così piccolo: era tutto una scaletta, una viuzza, un
ponticello... Un
vero labirinto per chi non lo conosceva bene. Si augurò che
la scusa che aveva
precedentemente propinato ad Anna e a sua madre reggesse e
proseguì per una
stretta stradina costeggiata dai muri delle case. Riprese il suo filo
di
pensieri e decretò che era una scusa abbastanza credibile;
d’altronde l’aveva
pescata dal suo immenso bagaglio. Non ricordava nemmeno bene con chi
l’aveva
usata la prima volta. Ricordava solo che era un vecchio mezzo cieco e
che le
stava simpatico, niente di più.
Comunque, si avvicinò ad una
piccola casetta e, stando ben attenta a non farsi vedere,
spiò l’interno da una
delle finestre illuminate: doveva trattarsi della cucina, a giudicare
dal
tavolo posto al centro della stanza e del fornello a destra. Dovevano
aver
appena concluso la cena, dedusse Sel, notando il tavolo ancora ingombro
di
stoviglie e Ludovica che si apprestava a sparecchiare e pulire, ad un
certo
punto scorse anche Antonio. Come fare? Di certo non poteva bussare e
mettersi a
fare un bel discorso moralistico, le avrebbero sbattuto la porta in
faccia. Non
poteva giustificare la sua presenza, ammise infine. Si
sforzò di pensare.
Poi s’illuminò. Aveva trovato
un buon appiglio: poteva sfruttare Antonio, quel bambino aveva una
buona
capacità istintiva di comprendere le situazioni.
Si affacciò all’angolo della
finestra e, attenta a non farsi notare da Ludovica, aspettò
il momento buono
per farsi scorgere dal bambino premurandosi di portare un dito davanti
alla
bocca subito dopo per intimargli il silenzio. Aprì di poco
la finestra e ci
fece passare sotto il libro che stavano leggendo la mattina, non prima
però di
avergli infilato dentro un foglietto ripiegato in due a cui aveva poco
prima
aggiunto qualche frase, giusto per adattarlo al contesto. Poi si
riportò il
dito alla bocca e sussurrò un “Leggi” ad
Antonio. Chissà come fece a sentirla!
Lui si era avvicinato un poco, ma il vetro era abbassato e lei aveva
parlato a
bassa voce. All’epoca non le chiese nulla in merito, ma nel
corso degli anni a
venire...
All’interno della casa,
intanto, un bambino leggeva incespicando nelle parole alla sua mamma,
che da
prima corrucciata ora accennava un lieve sorriso. Poi dal libro cadde
un
foglietto su cui Ludovica riconobbe il suo nome, l’unica cosa
che sapeva
leggere. Allora fermò il figlio e lo pregò di
leggerle quella lettera
inaspettatamente destinata a lei. Alla fine, la giovane donna
alzò gli occhi al
cielo, con un sorriso bonario e poi annuì. Chissà
se sapeva che qualcuno la
stava guardando.
Selene si avviò lungo la
strada del ritorno, segretamente compiaciuta. Sebbene lei dovesse
puntare ad
agire in modo evidente, ma scontato, qualche volta un piccolo
stratagemma
serviva anche a lei.
Riattraversò il villaggio con
più calma, guardandosi intorno. Infatti, nonostante il suo
stato di chiusura
che impediva a forestieri e al progresso di entrare, quel posto le
piaceva: lo
definiva dentro di sè romantico, forse proprio a causa della
sua solitudine che
rappresentava allo stesso tempo il suo problema. Quindi? Secondo Selene
sarebbe
bastata una piccolissima breccia per mantenere l’uno e
risolvere l’altro. Una
piccolissima breccia serpeggiante per quel bosco, un piccolo
compromesso... Sel
agitò le spalle per riscuotersi dai suoi pensieri e
proseguì, conscia del fatto
che a casa dovevano essere tutti in pensiero, così prima
affrettò il passo e
poi si ritrovò a correre finchè, nei pressi di
casa, non si scontro con un
altra figura nascosta nel buio.
-Aaaaaaah!!!- Anna, cacciò un
urlo spaventata, mentre Selene lo represse quasi a stento; era quasi
riuscita a
cogliere di sorpresa perfino una
come
lei.
- Ma dov’eri finita?!-
sbraitò Anna, che aveva riconosciuto Sel.
- Diciamo che me la sono
presa con calma.-
- Con calma? Per andare a
svuotare la pattummiera non ci vuole c così tanto tempo...
Avanti, dove sei
stata?- incalzò Anna.
Selene non rispose, come
sempre in quelle situazioni, facendo così in modo che, dopo
un paio di secondi,
si venisse a formare nella testa di Anna un’idea ben chiara e
che, in seguito,
lei capisse. Quella volta non fu diverso.
-Sei stata da loro, vero?-
A Selene sarebbe bastato
tacere, per confermare l’ipotesi di Anna, ma in quel caso
preferì parlare:
-Sì.- disse semplicemente.
Anna annuì e non aggiunse
altro, sarebbe stato inutile; in quei mesi aveva dovuto riconoscere che
Selene
era una di quelle persone impossibili da conoscere completamente, ma da
quel
poco che aveva capito, sapeva per certo che se avesse domandato
qualcos’altro
non avrebbe ricevuto altro che una risposta chiara come lei. Come
Selene. Che
alcune volte sembrava tanto ingenua da essere uscita da una favola di
un libro
per bambini, altre una saggia millenaria e altre ancora sfoggiava
un’espressione indecifrabile, che lasciava intravedere
qualche volta e sempre
per poco, l’ombra tratteggiata di un disegno.
-Guarda là!- disse a un
tratto Sel, indicando un punto nel buio.
Anna strinse gli occhi e
riuscì, con sua sorpresa, a distinguere una moltitudine di
piccole lucine che
si muovevano in ordine sparso.
-Lucciole!- esclamò Selene,
con tono che voleva esprimere ovvietà, almeno per lei. Anna
ne aveva solo
sentito parlare e le aveva sempre classificate come animali atipici
della sua
zona. E a quanto pare si sbagliava. Di lucciole ce ne erano migliaia,
era solo
lei che non ci aveva mai fatto caso, a differenza di Sel.
Sel faceva sempre caso alle
cose, anche a quelle più insignificanti. Questa era
un’altra cosa che Anna
aveva imparato.
-Sono belle.- commenò Anna,
sorridendo. Le piacevano sul serio.
-Già. Sembrano stelle; delle
piccole stelle in terra che nelle notti buie illuminano i boschi.-
Spazio autrice:ok... Scusate per
l’immenso
ritardo!! Ma, siate comprensivi, trala
scuola, un contest, la palestra e un’improvvisa
mancanza d’ispirazione
per questo capitolo non sono proprio riuscita a pubblicare prima. Spero
comunque che, nonostante questo piccolo “blocco dello
scrittore”, il capitolo
non risulti deludente per qualcuno e in tal caso... Siate liberi di
segnalarmi
qualsiasi cosa!
Alla prossima
Ila
|
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Capitolo 14 *** Insensatezza ***
Insensatezza
Quel pomeriggio, in casa di
Anna, aleggiava un’aria annoiata e pesante. C’era
un silenzio assoluto, a
parte quel fastidioso ronzio tipico di tutte le case. Giulia e Lorenzo
erano
andati a ritirare quel famoso letto per Sel che teneva compagnia ad
Anna che
era a letto con ... L’influenza.
Sel teneva compagnia ad Anna
per modo di dire,
più che altro le
faceva qualche piccolo favore e presenziava nella stanza stando seduta
sul suo
divano-letto, che presto avrebbe ricoprito solo il ruolo di divano, e
guardando
fuori dalla finestra verso il bosco, come ormai faceva spesso.
Sel sbadigliò annoiata. Non
ce la faceva più. A far niente le pareva di perdere la
giornata e poi...
Detestava non avere niente da fare ed erano già diverse ore
che si trovava in
quello stato di nullafacenza.
Si rigirò a guardare fuori
dalla finestra: era una bellissima giornata e il non poterne
approfittare la
infastidiva ancora di più. Voleva godersi ciò che
di buono poteva offrire quel
posto sperduto, perchè sapeva che non ci sarebbe potuta
rimanere per sempre.
Si voltò a guardare Anna e
constatò che dormiva pesantemente, per poi pensare che
così non le avrebbe di
certo tenuto molta compagnia. E se si fosse allontanta un pochino,
giusto per
uscire un pò? Pensò che non c’era
niente di male, anche perchè l’amica non
aveva niente di grave e non era certo una bambina. Poi c’era
l’eventualità che
non si svegliasse neanche.
“Ma quanti problemi!”
pensò
Sel, troncando tutti i pensieri che le si affollavano in testa e
alzandosi,
intenta a scovare qualcosa di decente per uscire, dato che era ancora
in
vestaglia. Aprì l’armadio per dare
un’occhiata e si ritrovò a fissare il
vestitino blu notte che Giulia le aveva fatto fare un pò di
tempo prima. Chissà
se avrebbe mai avuto l’occasione di indossarlo,
riflettè, mentre accarezzava la
stoffa morbida della gonna. Scosse la testa. Basta, si disse, non era
lì per
quello. Alla fine ripiegò su un altro vestito estivo
abbastanza semplice e
veloce da indossare, poi raccolse i capelli e uscì.
Fuori dalla casa il paese
sembrava pullulare di vita, rispetto a molte altre volte. Infatti le
strade
erano piene di gente che si recava a fare commissioni o di bambini che
giocavano a Campana; un altro gioco dal nome strano che Selene aveva
scoperto a
Starland. Poco
più avanti, un uomo
tirava per le briglie un asino attaccato ad un carro, che evidentemente
non
aveva la minima intenzione di procedere. Sel rise leggermente sotto i
baffi a
vedere quella scena.
Ad un certo punto una voce la
chiamò; si trattava di Adele, che l’aveva
riconosciuta.
-Ciao Sel! È da qualche
giorno che non vi vedo in giro, ma mi ha detto Giulia che Anna
è stata
male... Spero che
ora stia meglio.-
- Diciamo che si sta
riprendendo.- Sel strizzò l’occhio all’
amica –Tu che ci fai qui tutta sola?
Devi andare da qualche parte?-
-Vengo dalla casa di
Elisabetta e stavo andando a casa, solo che visto che era una
così bella
giornata ho deciso di allungare un pò il tragitto, mi piace
passeggiare!-
-Ma davvero? Sembra che siamo
in due ad aver avuto la stessa idea, allora...-
Così, le due ragazze
passarono oltre affiancate.
Mentre camminavano Selene
osservò Adele: le piaceva come persona, mentre camminavano
sembrava osservare
tutto con un misto di attenzione e spensieratezza; sorrideva vedendo i
bambini
rincorrersi, guardava ammirata i colori di alcuni fiori e rivolgeva, in
modo
educato e caloroso, saluti alle persone che conosceva. Non dava per
scontate le
cose, decisamente.Straland aveva bisogno di persone come lei,
decretò Selene
nella sua testa. L’unico problema di Lele, infondo, era solo
che andava
spronata a causa della sua timidezza, ma nulla di più.
Bè, per Sel il momento di
testare questa sua tesi arrivò prima del previsto.
Stavano camminando lungo una
stradina interna, mentre Lele raccontava a Sel del vecchio ciliegio nel
suo
giardino, un albero sotto il quale era abituata a giocare da bambina,
che ora
era malato e tristemente prossimo alla morte, con grande dispiacere di
Lele,
che vi aveva legati tanti ricordi. Ma, ad un tratto, nel mentre del
discorso,
gli occhi di Adele avevano avuto un guizzo verso un’altra
strada laterale che
s’incrociava con la via delle ragazze; quel guizzo fulmineo
non era per nulla
sfuggito a Selene, che lo aveva seguito fino a raggiungerne con lo
sguardo alla
causa.C’era un ragazzo in quella via. C’era Nicola.
Sel si fermò di botto.
-Ma che fai?!- chiese Lele
-Non è lui?-
- Chi?-
- Quello di cui parlavi con
Elisabetta.-
Adele guardò di striscio
all’interno della viottola e accennò
un’espressione che doveva simulare una
lieve sorpresa.
-Ah, sì.- si limitò a dire.
-Bè, allora ci si vede.-
- Come,scusa?- Lele iniziava
a sentire puzza di bruciato...
-Lo vai a salutare, no?- Sel
non era sicura come lo era di solito e non aveva neanche una completa
percezione dell’utilità delle sue azioni, in quel
momento, tuttavia non si
diede per vinta:
-Se vuoi diventare sua amica
devi almeno iniziare a salutarlo.- suggerì
Adele si morsicò il labbro
inferiore, era tentata.
-Ma...- provò a dire.
Ma niente.
Lo sguardo di Sel non
ammetteva repliche.
***
Dieci minuti dopo Selene si
era ritrovata, ancora, a camminare da sola per la strada, dopo aver
lasciato
Adele e la sua timidezza alle prese con Nicola. Sorrise beffarda;
divertita dal
ricordo ancora vivido della scena, ma convinta che, chissà,
quella stessa
avrebbe potuto esserle d’aiuto. Qualcosa aveva combinato,
alla fine, quel
giorno.
Selene pensò quindi di
tornare a casa: magari Anna si era svegliata e Giulia era tornata e
aveva
bisogno di una mano con la cena...
Presa da questi pensieri girò
bruscamente a sinistra, verso una strada che le permetteva di invertire
il
senso di marcia senza però ripetere il percorso precedente.
Poco più avanti
s’inoltrò in una via fiancheggiata da botteghe di
tutti i tipi: c’erano la
sarta, il fornaio, un negozio che vendeva un pò di tutto e
molti altri. Proprio
da quest’ ultimo uscirono due ragazzi seguiti da un signore
alto e con i
capelli grigi, Selene se ne accorse perchè fecero tintinnare
il campanello
sulla porta.
Il signora più anziano si
raccomandava con i due ragazzi, dedusse Sel, origliando di striscio
qualche
brandello di conversazione:
-
State
attenti... Non lasciate mai il sentiero... Accampatevi di notte...- e
così via.
Probabilmente quei due
ragazzi erano “gli addetti” al viaggio che spettava
ai garzoni delle botteghe
come quella, il cui compito era quello di raggiungere il resto del
mondo e
portare le merci a Starland. Anna gliene aveva parlato, una volta.
Sel sapeva, in realtà, che il
“sentiero” non era altro che una semplice, stretta
e poco visibile traccia nel
sottobosco. L’aveva vista.
Sel sapeva che si dirigeva
verso Sud per poi piegare verso Ovest. E Sel sapeva anche che questo
allungava
in modo non indifferente il percorso; infatti, se solo fossero partiti
direttamente dall’estremità occidentale del
villaggio, invece che dal centro, e
avessero mutato il percorso, avrebbero risparmiato quasi un giorno di
viaggio.
Ne era certa.
Ma era anche conscia del
fatto che le teste di quel villaggio erano più dure del
legno rinsecchito e...
Con tutti i dubbi che si faceva, avrebbero finito per contagiare anche
lei,
pensò sorridendo. Si decise.
Tornò indietro e si piazzò
davanti ai tre uomini:
-Partite dal campo, a Ovest.
Fate meglio i vostri calcoli.- poi si voltò e , senza dar
loro il tempo di
replicare, corse via.
“Che insensatezza” pensava la
bionda, mentre correva. Riconosceva che sul momento non sarebbe servito
a
nulla, ma chissà che in futuro...
Quell’insensatezza non avrebbe potuto
acquisire un significato chiaro e limpido, come il cielo di quella
giornata.
E Selene correva verso casa,
per una volta priva di una coscienza perfetta.
Spazio
autrice:ed eccomi qui! Per prima cosa volevo scusarmi per il mio
ritardo nell’aggiornare,
ma tra vacanze, scuola, palestra, ecc. non ho avuto molto tempo;) Che
dire...
In questo capitolo ho voluto concentrarmi di più sulla
figura di Sel, vista
come un’entità separata da Anna, far ricomparire
Lele ed Elisabetta (anche se è
solo citata) e dimostrare che neppure il nosto “personaggio
misterioso” è
perfetto. Ci sono riuscita? A voi il giudizio! Alla prossima
Ila
|
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Capitolo 15 *** Lettera ***
Lettera
La stagione avanzava sempre di più
e l’aria si faceva sempre più calda e afosa,
perfino in un posto come Starland;
Anna era ormai guarita e anche gli
ultimi rimasugli del suo malanno l’avevano abbandonata con
sua somma gioia,
visto che non ne poteva più di rimanere sotto le coperte a
non far nulla, sotto
lo sguardo compassionevole di Sel che le faceva da dama di compagnia.
Così, per fortuna o sfortuna che
sia, la ragazza aveva ripreso la solita routine, con la differenza che
però,
come sempre in quel periodo dell’anno, stava
all’erta: infatti, a breve avrebbe
compiuto sedici anni e, di conseguenza, in quei giorni sarebbe arrivato
un
regalo dai nonni materni e ,sebbene odiasse ammetterlo a se stessa, lo
attendeva con ansia. Ma non
era il
regalo ad interessarle. Ciò che le importava era che quel
pacchetto così
colorato e ben avvolto in carta lucida insieme
ad un bigliettino che recitava sempre
“Auguri” costituivano l’unico
collegamento che aveva con quelle persone
sconosciute e di cui non si parlava quasi mai in casa. Di loro, Anna
sapeva
solo che non avevano preso bene il trasferimento della figlia e che
erano due
persone agiate e colte, come la madre. Non molto, ammetteva a se
stessa.
Avrebbe voluto sapere qualche cosa di più, per decidere da
che parte stare,
visto che ora come ora non sapeva se dare retta alla parte di lei che
le diceva
di provare affetto, visto che erano suoi parenti che trovavano il tempo
di
farle gli auguri, o sentirsi irritata perchè non si erano
mai fatti vivi, nè di
persona, nè trammite lettere più lunghe. Proprio
non sapeva come comportarsi.
I suoi pensieri riguardanti la
propria situazione famigliare vennero però interrotti
dall’entrata di una
figura esile e decisa allo stesso tempo e bionda. Biondo platinato, per
la
precisione.
Attraversò la stanza e si
lasciò
cadere sul letto di fianco a quello di Anna, che aveva finalmente
sostituito il
divano, che ora giaceva in fondo alla stanza.
-Sai, quel divano era ultracomodo,
ma questo letto... È la fine del mondo!- esclamò
Selene.
- Bè, era ora. Hai dormito sul
divano per mesi... –
Per un attimo Anna si chiese come
mai fosse così tanto esaltata, poi, però, decise
che era più saggio non porre
domande a riguardo per evitare strane risposte.
-Macchè letto o divano!- salto
sù
Sel – Mica è la differenza che mi esalta!
È Il gesto d’amore!- mentre lo diceva
gli occhi le si illuminarono.
Già, un gesto d’amore.
Anna rimase stupita dal
collegemento che aveva fatto la sua testa; non perchè fosse
nuovo, ma perchè
per la prima volta ci fece realmente attenzione. Non pensava che per
lei stessa
fosse così importante e, ad essere sinceri, neanche la
capiva la ragione di
tutta questa importanza. Sapeva solo che c’era.
Tanto valeva togliersi il callo:
-Stamattina il corriere ha portato
qualcosa?- chiese
- Non direi... Aspettavi
qualcosa?-
Anna annuì e attese un attimo
prima di rispondere: - Sì, in questi giorni dovrebbe
arrivare un pacco da
fuori, o almeno credo.-
Poi, vedendo lo sguardo confuso di
Sel, aggiunse: - Sai, per la storia del compleanno...-
Una luce attraverso gli ocche
della bionda, che rispose: -Già, tra poco compi sedici anni,
me lo stavo quasi
dimenticando! Mi chiedo se ci sia il modo di convincerti a festeggiare
in un
qualche modo... Comunque, da chi lo aspetti questo pacco, o meglio
regalo?-
-Dai miei nonni, i genitori della
mamma. Di norma mi fanno il regalo tutti gli anni...-
-Allora capisco che tu sia
ansiosa! Anche se non li senti spesso si ricordano del tuo compleanno,
che
carini!-
- In realtà non ci ho neanche mai
parlato, Sel. Non so neanche chi siano...-
-Quindi vorresti sentirli?-
- Non lo so.-
Sel si tese leggermente verso Anna
e il suo sguardo corrucciato e basso, come se questo
l’aiutasse a trovare una
possibile traduzione a quelle tre semplici parole che sembravano,
apparentemente, voler mettere la parola “Fine” al
discorso. Fece un altro
tentativo:
-Se ti mandano un regalo vorrà pur
dire che un minimo a te ci tengono, no?-
- Sel, non si sono mai fatti
sentire! Mandano solo un bigliettino di circostanza firmato e un
pacchetto...
Sono praticamente due sconosciuti che non saprei distinguere se me li
trovassi
davanti!
Non so neanche il perchè lo
mandano quel regalo: sembra che non gliene freghi niente per tutto
l’anno e
poi...-
Selene dovette capire che l’amica
era davvero frustrata dal tono di voce e dagli occhi leggermente
lucidi, così
le mise una mano sulla spalla in segno di conforto.
Passò qualche secondo, poi Sel
buttò lì:
-
Prova a farti
viva tu.-
Anna non rispose. Non subito,
almeno. Non era stata così sciocca da non contemplare la
soluzione di Sel,
davvero, era venuta in mente anche a lei, però sentirselo
confermare pure da
altri, oltra alla propria coscienza... La verità era che
Anna aveva paura anche
se non era sicura riguardo al cosa le faceva paura. Forse temeva di
venire
ignorata, di non ricevere una risposta, o forse il contrario; forse
temeva di
riceverla e di stravolgere il sottile e fragile equilibrio che la
teneva unita
a quelle persone.
Non diede una risposta a Sel.
Sul momento quella proposta non
aveva fatto altro
che chiuderla ancora
di più in se stessa.
Dunque Anna rimase lì, seduta con
le gambe al petto sul letto, senza la convinzione per tentare e senza
essere
capace di dimenticare l’idea che le frullava in
testa.Immobilizzata a
rimuginarci. Dopo un tempo indefinito passato in quella posizione, si
alzò,
lasciando la questione in sospeso, tentando di mandarla a calci nel
dimenticatoio. Peccato che il tentativo risultò alquanto
inutile: quella notte,
mentre provava a prendere sonno, ci pensava ancora.
Scosse la testa.
No, non poteva.
***
La mattina dopo, verso le undici,
Anna si sedette di fronte alla scrivania con un foglio e una penna in
mano. Si
mordicchiò il labbro inferiore, incerta su cosa scrivere; un
“Come state?” le
sembrava poco appropiato,tenendo conto che non si erano mai visti o
perlomeno
sentiti. Forse era meglio se partiva da se stessa, dalla sua vita, se
presentava loro la nipote. Partì dalle cose meno personali
della sua vita:
scrisse di Starland, dei suoi genitori poi scavò sempre di
più nel profondo,
iniziò a prenderci gusto.
Gli
raccontò di Adele e di Elisabetta, accennò
a Nicola, parlò della sua passione per la lettura, di come
aveva insegnato a
leggere ad altre persone. Parlò di Antonio, di Ludovica,
della sarta,
dell’odore del pane appena sfornato, dei dubbi che
l’assalivano, del mercante
straniero, del davanzale sul quale amava passare le notti insonni.
Raccontò delle stelle, di Selene,degli
ultimi eventi, ma presa dalla foga della scrittura non vide subito
ciò che
c’era da vedere.
L’ultima cosa che scrisse, la
più
incerta e spontanea al tempo stesso, fu un “Vi voglio
bene” seguito dalla sua
firma.
Poggiò la penna sul tavolo e fece
un respiro profondo. Ecco, l’aveva scritta,ora doveva
solamente consegnarla ad
un cavolo di corriere che, chissà tra quanto, forse sarebbe
riuscito a portarla
a destinazione. Doveva solo sperare in meglio.
Non si aspettava una risposta, dal
canto suo, sentiva di essere in pace con il mondo, ora. O se non con il
mondo
intero, almeno con sè stessa. Dovette ammettere di sentirsi
meglio.
Sorrise spontaneamente davanti a
quel foglio, prima di ripiegarlo con cura. Doveva ricordarsi di
ringraziare
Sel, doveva assolutamente farlo in giornata.
Spazio autrice: finalmente sono riuscita a pubblicare il
capitolo! In realtà era un pò che
era pronto, ma ra una cosa e l’altra...
Mi rendo conto che
non è dei più lunghi e che in certi punti
è un pò sconnesso, ma che ci volete
fare... Mi è uscito così;). Comunque,il prossimo
potrebbe essere al 99% il
capitolo della “Grande Verità”.
Grazie mille e alla
prossima
Ila
|
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Capitolo 16 *** Compleanno ***
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Compleanno
Quando Anna riemerse dal
mondo dei sogni, quella mattina, non realizzò subito;
aprì gli occhi come
qualsiasi altro giorno e, prima che potesse anche solo pensare di
connettere il
cervello al mondo reale, venne bloccata nell’atto di alzarsi
da una figura che
le si buttò letteralmente addosso di peso, gridando:
-Auguriiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!-
Questo fu l’imput che fece
venire in mente ad Anna la data del giorno, dopo i primi momenti di
stordimento. Per il mondo quello era un giorno normalissimo,in cui non
era
accaduto nulla di speciale, ma per Starland, o almeno per la sua casa,
quello
era il compleanno di Anna.
La ragazza in questione si
alzò con calma e, dopo un’ordinaria cappata in
bagno, raggiunse la famiglia in
cucina, dove ringraziò i suoi per gli auguri e per il
regalo: un diario,
davvero graditissimo per Anna, visto che aveva maturato
l’idea di tenerne uno,e
si sottopose alle varie tirate di orecchie, fingendo di protestare,
ovviamente.
Il tutto con un sorrisino che esprimeva una felicità
moderata dalla consuetudine.
L’espressione di chi sa perfettamente
cos’arriverà dopo e non ne è
dispiaciuto,
anche se, chissà, magari non si negherebbe una sorpresa
anche minima. Ma questo
lo poteva sapere solo Anna, ovvio.
E questa fu la spinta
della mattinata, che si trascinò pigra in un vortice di
auguri, sorrisi, frasi
convenzionali... A pranzo vennero Adele ed Elisabetta, che non smisero
un
attimo di punzecchiare Anna per tutta la durata del paato sul fatto che
stesse
diventando vecchia durata. Era incredibile quanto fosse insistente
Elisabetta!
Continuava anche se una le dava ragione! Lele, invece, si limitava ad
assalire
Anna solo a tratti, perchè troppo timorosa
di dare fastidio a Giulia e Lorenzo, che comu nque non
sembravano
concentrati su altro che il piatto di carne e verdure che avevano
davanti.
Solo verso la fine, quando
Giulia si alzò e con un bellissimo sorriso ordinò
alle ragazze di non alzarsi,
iniziando a sparecchiare, la cucina divenne per un pò
silenziosa, probabilmente
a causa della splendida (e buonissima!) torta con le fragole che aveva
preparato la madre di Anna per il compleanno della figlia.
In seguito, la piccola
comitiva di ragazze si eclissò nella camera della
festeggiata,per sbrigare la
feccenda dei regali e poter parlare indisturbate di questioni
“urgenti”.
Così, appena varcata la
soglia,Elisabetta si buttò di peso sul letto di Anna, Lele e
la proprietaria
del letto mirecolosamente non ancora sfondato sul letto di Sel, che
invece si
raggomitolò sul suo affezzionato divano blu.
Seguì un momento di calma piatta
che durò qualche secondo, pronta a preannunciare la tempesta.
-Lele, dove cavolo hai
messo il regalo!!!- strillò Elisabetta.
-Stai calma, ce l’ho qui.
Non penso che muoia se non lo vede entro cinque secondi.- le rispose
Adele,
riferendosi ad Anna che rideva insieme a Sel; A ben guardarle avevano
un modo
simile di ridere: composto,pulito,educato ma gioioso. Un bel modo di
ridere,
insomma.
Ad ogni modo, Adele
estrasse un sacchettino di stoffa verde mela da una tasca del vestito e
lo mise
nel palmo della mano di Anna, che riconobbe il suo contenuto
già dalla forma:
si trattava di due bracciali in legno colorato con motivi floreali,
davvero
molto belli ed estivi. Inoltre, Eli e Lele dovevano aver faticato per
trovarli
(o farseli fare?) e averci pensato con grande anticipo, visto che quel
genere
di articoli non erano sempre reperibili
e
a Starland. Quindi Anna apprezzò sinceramente,
ripromettendosi di indossarli
appena l’occasione fosse capitata.
Poi
l’attenzione virò su un argomento originalissimo:
le questioni sentimentali! Ebbene
sì, le cose si erano evolute. Lele e Nicola ormai si
salutavano regolarmente e
avevano anche avuto modo di parlare in una manciata di occasioni
giustificate
da Lele come “semplici atti di cortesia” (- Visto
che la nonna si era ripresa
dopo quella brutta influenza, abbiamo fatto loro una semplicissima
torta e io
mi sono solo offerta di consegnarla.- aveva detto. Sicuro, come darle
torto?!)
a cui ovviamente Elisabetta non aveva creduto. La stessa Eli si era poi
trovata
a scambiare battute da prima acide e poi sempre più
amichevoli con il
biondissimo Tommaso, che era tra l’altro il migliore amico
del cugino di
Nicola. Quanto ad Anna, sosteneva che non ci fosse assolutamente
nessuno, ma le
altre due indagavano su un Dario il nipote della cognata della madre di
Lele, a
cui probabilmente lei piaceva. Insomma, da parlare ne avevano e, certo,
punzecchiarono anche Sel, ma senza successo.
Il pomeriggio andò avanti
così; in mezzo a quell’immensa serie di cose senza
senso tra amici che si
vorrebbero rinnegare già il giorno seguente, oppure che
rimarranno sempre dei
segreti, ma che fanno sempre bene agli adolescenti in cerca di certezze.
Le due ragazze se ne
andarono nel tardo pomeriggio, quando Anna e Sel si richiusero la porta
alle
spalle e si ritrovarono a giocare una partita a dama che risultava
noiosa per
entrambe.
Sel, sorrise, mangiando la
pedina bianca di Anna con la sua nera, un sorriso così per
fare, spontaneo,
senza pretese,ma a cui Anna decise ugualmente di rispondere, se non
altro per
cortesia.
Nel tardo pomeriggio,
quando il caldo non fu più così allucinante,
decisero di uscire e di andare verso il centro del paese,
se non
altro per vedere di
incontrare qualcuno
e magari di concedersi qualche piccolo vizio, cosa per cui si
premurarono di
portare qualche moneta proveniente dai loro risparmi. La piazzetta
lastricata
di Starland, quella dove si teneva il mercato quando c’era,
era occupata da
alcuni bambini che giocavano con una palla marroncina e malconcia,
probabilmente reduce da chissà quali avventure nelle mani di
quei marmocchi
scalmanati. A ben guardare Anna riconobbe anche una piccola chioma
castana che
non stava ferma un attimo: Antonio. Anna si scossè un
attimo; le era
piaciuto dare
lezioni al bambino e le
dispiaceva aver dovuto smettere. Era sicura che anche Sel
l’avesse visto, ma
questa non lo diede a vedere e fu un sollievo per Anna: di fare una
discussione
profonda stile “saggia Sel” non le andava, in quel
momento.
Continuarono il loro giro,
fermandosi qualche volta a causa di qualche conoscente che faceva gli
auguri ad
Anna, ma a parte quasto, non incontrarono nessuno di particolare.
Poi si fermarono davanti
ad un negozio dove Anna aveva visto degli orecchini perfetti per i
bracciali
delle sue amiche. Così varcarono la soglia intente a fare
acquisti.
Anna si fermò a
contemplare gli orecchini che aveva visto in vetrina, mentre Sel
iniziò a
gironzolare per il negozio, guardandosi attorno. Finchè non
si fermò davanti a
qualcosa che doveva essere particolarmente interessante; poco dopo se
ne
accorse anche Anna, che la raggiunse per scoprire la fonte di tutto
quel
interesse. Erano degli altri orecchini, molto belli a dire il vero:
erano
semplici e piccoli, ma molto eleganti, a forma di farfalla con le ali
spiegate
ed impreziositi da una piccola pietra cangiante posta al centro.
-Ti piacciono?- chiese,
retoricamente, Anna all’amica.
-Sì, sono molto belli.-
ammise
-Se vuoi li compriamo.-
propose Anna.
-Ma no! Oggi è il tuo
compleanno, mica il mio... Poi non ho nemmeno i buchi.-
- Allora fatteli.
Scommetto che qui li fanno... Sempre se vuoi, ovvio.-
Altrochè se le sarebbe
piaciuto, pensò Sel, non lo aveva mai provato e non era
sicura che il futuro le
avrebbe riservato un’altra possibilità come
quella. E poi aveva voglia di
concedersi un piccolo vizio. Tanta voglia che pure Anna se ne accorse e
così,
prima che Selene avesse il tempo di dire qualcosa, si avviò
al bancone.
-Mi scusi, - chiese alla
commessa – qui fate i buchi per le orecchie?-
La signora annuì e un
minuto dopo Sel si ritrovò con un ago a due millimetri dal
orecchio, pronto per
trafiggerlo, con Anna che le assicurava che era un’autentica
cavolata e che
neppure le bambine piccole sentivano male.
A quel punto Sel si ripromise perlomeno di fingere di
crederci.
Strinse i denti, deglutì e
poi sentì una lieve puntura; un attimo dopo la signora stava
bloccando
l’orecchino. Selene sorrise uscendo dal negozio: era stato un
bel fuori
programma. E un’autentica cavolata, doveva dare ragione ad
Anna.
Al rientro in casa, Giulia
le accolse in cucina, alle prese con lo stufato.
-Selene, ma hai gli
orecchini!- disse sorpresa
Selene abbassò gli occhi e
arrossì, intimidita, anche se alla fine i genitori di Anna
fecero solo finta di
arrabbiarsi, solo per mantenere alto il loro onore in quella casa,
avrebbe
aggiunto Anna, poi le mandarono al piano di sopra a cambiarsi.
***
Anna adorava l’atmosfera
che si creava dopocena, nelle sere d’estate; le piacevano il
fresco ed il canto
dei grilli che penetravano dalle finestre aperte e si andavano a
fondere
con rumori
più casalinghi e altrettanto
amati come il parlottare dei suoi genitori in salotto, mentre stavano
abbracciati sul divano, il canticchiare lieve di Selene in bagno... Il
tutto assumeva
un fascino ancora maggiore nella penombra della sua stanza illuminata
solo
dalla luce della Luna e delle stelle.
Anna mosse alcuni passi
verso la finestra, arrivando a sfiorare il davanzale sopra il quale
aveva
passato tante ore insonni, ferma a rimuginare. Si chiese se i suoi
sapessero di
quella sua abitudine... Ridacchiò sommessamente pensando a
suo padre che la
vedeva con le gambe a penzoloni dalla finestra, gli sarebbe venuto un
colpo!
Poi, però, ci ripensò; dopotutto i genitori sanno
sempre più cose
di quante i loro figli immaginino e,
chissà, magari avevano deciso di lasciarla fare.
Fu il rumore della porta
che si apriva a distoglierla dalle sue riflessioni; Sel
seguì la porta e, non
appena ci fu spazio, scivolò nella stanza elegante come un
cerbiatto e svelta
come un gatto allo stesso tempo.
-
Momento
del davanzale?- ridacchiò
-
Forse, ci
stavo pensando.- ammise Anna.
-Passato
un bel compleanno?-
Anna
fece spallucce:- Sì, dai.- dichiarò infine.
-La
lettera dei tuoi nonni?-
-Non
è arrivato niente.-
-Secondo
me arriverà; bisogna aver pazienza. E poi sperare non costa
nulla, anzi, ci si
guadagna.- affermò Sel, convinta.
-Che
cosa?- chiese Anna, con tono lievemente divertito.
-
La luce nel buio.-
-Cosa?-
-Sì,
quando si spera, quando ci s’impegna per raggiungere
qualcosa, la notte è meno
buio, meno paurosa. Più dolce e romantica, se vogliamo.-
Sel
sembrava immensamente convinta della sua tesi ed incredibilmente seria.
Anna,
invece, non riusciva ancora a capire dove volesse andare a parare
l’amica e si
augurava, per la salute mentale di Sel, che si trattasse solo di un
altro
discorso, strano e astratto. Molto strano e astratto.
-Ma
ti sei bevuta il cervello?!- sbottò, un pò
divertita e un pò perchè aveva la
sensazione di non riuscire a cogliere qualcosa.
Selene,
dal canto suo, si limitò a scuotere la testa in silenzio e
si avviò verso la
finestra, aperta, precedendo Anna sul davanzale.
Si
sedette, per poi rimanere qualche secondo in contemplazione.
-Di
che cosa sono fatte?- chiese ad Anna.
-Cosa?-
-Le
stelle.-
Anna
rimase in silenzio per un pò; non ci aveva mai pensato e non
sapeva che
risposta dare.
-Non
lo so.- ammise infine. – So solo che ci sono.-
Selene
annuì con la testa: il discorso stava andando dove voleva
lei.
-Però
se ci sono vuol dire che di qualcosa sono fatte.- insistette
-
Forse sono fatte di luce.- azzardò Anna
-Esatto.-
-Tu
come fai a saperlo?- chiese Anna.
-
Io le ho viste,da vicino.- tagliò Sel, per poi continuare: -
Sai di cos’è fatta
la luce?-
No
che Anna non lo sapeva, così scosse la testa.
-La
luce la creiamo noi, Anna. La creiamo con una risata sincera, con
l’energia che
utilizziamo, con i nostro sogni... Tutti i nostri sogni alimentano la
luce
delle stelle, così come l’impegno che ci mettiamo
per realizzarli.-
Anna
non fece alcun commento di critica du quella spiegazione. Il fatto che
Sel
glielo stesse raccontando metteva a posto vari tasselli: la sua
apparizione
improvvisa, la sua sparizione, quella mattina di qualche mese prima, il
fatto
che sapesse tante cose inspiegabilmente, il suo “essere fuori
dal mondo”... E
lo doveva essere sul serio.
Anna
decise di credere a quella spiegazione, ma le sorse comunque una
domanda:
-Perchè
lo stai dicendo a me?-
-Perchè
sei la persona giusta. Sono arrivata qui perchè da Starland
proveniva poca
energia, poi tua madre mi ha presa in casa e ho conosciuto te, per puro
caso,
non c’è una ragione. O forse era destino.-
-
Non ci hai detto subito del pericolo che correvamo, però.-
-
Brava Anna, è un pericolo.- Selene sorrise –
Comunque, pensaci: mi avreste
forse creduto? E poi dovevi, anzi, dovevate arrivarci voi. Sei una
persona dal
carattere forte, Anna, e ora che la rotta si sta invertendo tu puoi
indirizzarla
verso la direzione giusta.-
Anna
rimase in silenzio: non sapeva cosa dire.
-Ti ho fatto un regalo,
per il compleanno.- disse Selene , assumendo un tono più
leggero, per poi
mettere una mano nella saccoccia che
teneva attaccata alla cintura ed estrarne una piccola cosa, tutta
avvolta in un
fazzoletto rosso scuro, da quel che si poteva capire nella penombra.
Anna lo
afferrò:
-Grazie, non dovevi.-
-Non c’è di che. Il regalo
è all’interno.- spiegò Sel.
Anna tolse il fazzoletto
che avvolgeva il regalo, scoprendone un oggetto luminoso e leggero.
Anzi! Anna
si accorse che non aveva peso e che emanava un lieve calore. Non aveva
contorni. Era solo luce, un piccola matassa di sogni intrecciati fra
loro.
Spazio
autrice: allora, prima di tutto... SCUSATEEEE!!!!!!!!!!!! So di essere
in
enorme ritardo, ma a mia dascolpa, vorrei aggiungere che
l’ultimo mese di
scuola è sempre incasinatissimo, ma penso lo sappiate.
Dunque,
questo è il penultimo capitolo prima dell’epilogo
ed è un pò la chiave della
storia, il succo, se vogliamo. Di Selene non è ancora chiaro
tutto e ci tengo a
precisare che mai lo sarà, lascio spazio
all’immaginazione e, anzi, sarei
curiosa di sapere cosa ne pensate voi! Solo, spero di non avervi deluso
con la
spiegazione della storia... Ora vi saluto e, a presto (spero!)
Ila
|
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Capitolo 17 *** La Cacciatrice di Stelle ***
La
Cacciatrice di Stelle
Negli istanti che
seguirono quel momento, Anna rimase interdetta ad osservare
ciò che si trovava
in mano. Non c’erano trucchi e quella non era una favola:
quella cosa luminosa
nel suo palmo era una stella, come quelle che si vedono a miliardi nel
cielo notturno.
Semplice. Dopo i primi attimi di stordimento, Anna non si mise ad
urlare, ne
chiamò qualcuno o iniziò a bombardare Selene di
domande. Non fece nulla di
tutto questo, semplicemente, rimise la stella nel suo involto e lo
posò in un
cassetto, dove intendeva custodirla. Poi andò a letto, come
ogni sera. Non che
non avesse nulla a cui pensare, sia chiaro, ma non le andava di fare
tanto
rumore. In quel regalo vedeva una confidenza e forse, si era accorta
che non
tutte le rivelazioni straordinarie cambiano istantaneamente la nostra
vita; a
volte la accompagnano parallelamente senza mischiarsi con essa, altre
volte
s’infilano nel quotidiano senza stravolgerlo del tutto,
diventando parte di
esso. Poi ci sono volte in cui la rivelazione è solo la fine
di un cambiamento
naturale, la conferma, la somma finale. Così era per Anna:
quella stella di
fatto non aveva fatto assolutamente nulla, era solo la conferma di una
qualche
forma di atipicità in Sel, che aveva imparato a conoscere
bene, nel quotidiano.Così
si addormentò.
***
Un mattino, mentre erano
al mercato in compagnia di Giulia, le due ragazze incontrarono Adele e
Nicola,
che ormai facevano coppia fissa. Dopo essersi salutati, i due posero
alle due
ragazze la domanda che da due settimane serpeggiava tra gli abitanti di
Starland:
-Ci siete stasera?-
Tale domanda, ormai
diventata di routine, si sentiva fin da fuori dai negozi, dove le
signore
s’incontravano facendo la spesa, veniva urlata tra un
giardino e una strada dai
ragazzini, chiesta sotto forma di domanda retorica a tavola dai
genitori ai
figli... E la risposta? Quella era in quasi tutti i casi affermativa,
eccetto
per quanto riguardava i signori più in là con gli
anni che sostenevano davanti
alle mogli, fino al pomeriggio del giorno stesso, di non voler proprio
andare
alla Festa di Fine Estate, detta anche semplicemente Festa, che era
roba da
giovani, tutti gli anni sempre uguale!
Salvo poi presentarsi la
sera con il loro abito migliore e con un gran sorriso stampato in
faccia.
Comunque sia, la Festa di
Fine Estate, chiamata così in assenza di un nome specifico,
era vecchia di
generazioni e si diceva fosse presente tra gli usi di quel popolo ancor
prima
che decidesse di stabilirsi in
quella
vallata circondata da monti alti e difficilmente accessibili. Non si
sapeva con
certezza a cosa fosse legata: c’era chi ipotizzava un antico
culto pagano, chi
una celebrazione legata all’agricoltura, visto che si
celebrava a Settembre. In
ogni caso, veniva ancora celebrata con entusiasmo e la gente vi
accorreva
numerosa, visto che era l’unica festività pubblica
presente nel villaggio.
-Certo.- assicurarono
Selene ed Anna, entrambe leggermente esaltate, la prima per la
possibilità di
fare qualcosa di nuovo e, doveva ammetterlo, anche per avere la
possibilità di
indossare il suo abitino nuovo, mentre la seconda... Bè, lei
probabilmente
provava più gusto ad andarci quell’anno, ci andava
con una mente più aperta
alle sorprese, chissà perché...
Lo stesso gusto lo provò
quella sera, mentre si preparava davanti allo specchio, facendo tutto
con un
pizzico di attenzione in più. Anna aveva scelto il suo
vestito la settimana
prima, insieme alle sue amiche (tra cui anche Agnese, che si era un
po’
inserita nel gruppo), che l’avevano spronata caldamente a
comprarlo. Era rosso
brillante, con una gonna a palloncino che terminava sopra le ginocchia
e le
spalline sottili. I capelli, invece, li raccolse in una crocchia
volutamente
disordinata, lasciando solo un paio di ciuffi neri come la pece ad
incorniciarle il viso e gli occhi verdi.
Sorrise soddisfatta allo specchio: quella sera si piaceva
sul serio. Si
girò verso Selene, che era già pronta per uscire
e l’aspettava seduta sul
letto, avvolta nel suo vestito blu notte (in tinta col divano!) privo
di
spalline e con i capelli biondi lasciati liberi di scendere oltre la
metà della
schiena. Erano entrambe belle e si complimentarono a vicenda, con
sincerità.
Le due ragazze uscirono da
sole, visto che Lorenzo avrebbe aspettato la moglie che doveva finire
di
sistemare delle cose in cucina, per poi uscire insieme.
Attraversarono le stradine
buie e straordinariamente silenziose, probabilmente perché
non c’era anima
viva, per poi avvicinarsi sempre di più alla piazza, dove
s’intravedeva un
bagliore fin in lontananza e dalla quale provenivano alcuni rumori e
schiamazzi
che le ragazze incominciavano a sentire.
Man mano che si
avvicinavano la luce diventata sempre più forte fino ad
esplodere in un insieme
di luci e suoni che contrastava di netto con l’atmosfera al
di fuori della
piazza.
Anna si guardò intorno:
c’erano proprio tutti! Dai bambini che si rincorrevano tra il
palchetto dei
musicisti e i tavoli, o meglio, passandoci sotto in barba ai pochi
richiami di
alcuni genitori ancora speranzosi di avere una qualche forma di
controllo sul
figlio, ai famigerati “non più giovani”
che buttavano giù un bicchierino dopo
l’altro, raccontandosi tutte le loro vicende giovanili...
C’era perfino quello
scapolo di Ernesto, ormai settantenne, che faceva ancora la corte a
quella
zitella di Elvira, che lo aveva rifiutato fin da quando aveva
vent’anni e lo
aveva incontrato la prima volta ed ora continuava a rispondergli in
maniera
acida e a minacciarlo di chiamare aiuto, se avesse continuato ad
importunarla.
Ma c’era chi era pronto a giurare che quella era solo una
sceneggiata e che i
due fossero stati insieme, al di fuori del matrimonio, e che si fossero
divertiti eccome. Le due ragazze guardarono il gruppetto ridendo e
facendo
commentini divertiti, per poi passare oltre.
Poco dopo trovarono
Elisabetta, in un abito verde scuro, impegnata a parlare animatamente
di chissà
quale questione con... Agnese. Già, la vecchia amica di Anna
non aveva
faticato, una volta presa l’iniziativa, ad entrare in quel
gruppetto e sembrava
proprio che anche Eli e Lele si stessero veramente attaccando a lei.
Anna
picchiettò con un dito la spalla dell amica, per richiamare
la sua attenzione,
invano, era troppo presa dal suo discorso, nonostante Agnese si fosse
perfettamente accorta di Selene ed Anna e cercasse di trattenere una
risata
allla scena. Anna decise di provare più
insistentemente e tornò alla carica contro la
spalla di Elisabetta:
-CHE C’È?!- gridò
questa,
esasperata, prima di riconoscere le amiche.
-Oh siete voi... Scusate,
ma Anna, lo sai benissimo che odio questo tuo modo di richiamare la mia
attenzione!-
Eh già, praticamente
questa particolarità di Elisabetta era nota a tutti, ma Anna
amava fingere
puntualmente di dimenticarselo, per vedere la reazione
dell’amica. Che non era
mai delle migliori, poteva assicurarlo.
Comunque, Anna fece
spallucce per poi chiedere alle amiche:
-Dov’è Lele?-
-A ballare con il signor
sonobelloeperfetto Nicola.-
- Ma dai, che carini!-
commentò Sel
-Erano insieme anche
quando siamo arrivate noi, molto vicini, ma...- disse Agnese
-Ma?- incalzarono le due appena
arrivate
- Sono andata a chiederle
se eravate già arrivate, non facciamone una tragedia.-
-ELI!- seguì
un coro di protesta generale.
-Che sarà mai, se la
voleva baciare l’avrà fatto anche dopo.- si difese
la diretta interessata, con
fare ovvio.
-Complimenti, sei davvero
romantica. Quanto una serata passata sotto un acquazzone.- la prese in
giro
Anna.
Elisabetta le fece la
linguaccia.
Poi sentì qualcosa che le
toccava la spalla. O meglio, che le picchiettava la spalla. Si
girò di scatto:
-QUEL DITO TE LO MANGIO,
CHIUNQUE TU SI... Oh, ciao Tommaso.-
Seguì un momento di gelo
in cui Elisabetta si augurò di venire inghiottita dalla
terra, le altre tre si
sforzarono di trattenere le risate, rischiando letteralmente di
affogarsi,
mentre il ragazzo osservava la scena, o meglio, più che
altro osservava
Elisbetta, con un sopracciglio alzato e un sorrisino divertito.
-Ti da così fastidio?- le
chiese
-Ehm... Leggermente.-
ammise Elisabetta, anche se “leggermente” era un
eufemismo.
Tommaso fece una bassa e
piccola risata, per poi porgerle una mano:
-Vieni a ballare?-
Arrossì leggermente,
Elisabetta che arrossiva?, per poi rispondere:
-Non sono molto brava.-
-Ti guido io.- il ragazzo
sorrise e la condusse verso il centro della piazza.
Anna e Agnese si
guardarono con la bocca a forma di O, come due pesci lessi, mentra Sel
sorrideva.
-Wow,un po’ di
romanticismo sembra presente anche in lei.- osservò Agnese.
-Già...-
-Andiamo a ballare anche
noi!- Propose, allora, sempre Agnese. Selene cambiò per un
nano secondo espressione,
mentre Anna chiese, in modo davvero poco credibile:
-E con chi?-
-C’è Dario là.-
rispose
l’amica convinta.
-Sì,ma...-
-Ha pure un paio di amici
carini che sembrano simpatici e parecchio annoiati, quindi anche io e
Selene
abbiamo un occupazione, non è vero?- le chiese con un
occhiolino.
-Va bene...- rispose Sel,
con un sorriso di circostanza, mentre Anna annuiva rassegnata,
d’altronde la
maggioranza vince in democrazia.
Però c’è da dire
che la
scena fu molto meno imbarazzante di quanto Anna si apettasse, anzi,
praticamente non lo fu, visto che lei e Dario passarono dal saluto alla
pista
da ballo in davvero pochissimo tempo. Infondo, era quello che volevano
entrambi
dall’inizio della serata. Dario piaceva ad Anna; era un
ragazzo assolutamente
normale, con difetti a cui però Anna riusciva a passare
tranquillamente sopra
grazie ai pregi del ragazzo su cui si concentrava. Come nel caso del
suo nome:
“Dario”, decisamente le suonava troppo aspro, ma
gli occhi castani da cerbiatto
del ragazzo riuscivano ad addolcirlo, secondo Anna, che sorrise
guardandoli.
Selene, invece, se ne
stava dal bordo della piazza, dove aveva esortato Agnese ad andare a
ballare
con l’amico di Dario, a guardare tutte quelle coppiette
carine ballare. Però ad
un certo punto venne distratta da una mano stesa a mo’ di
invito da un altro
degli amici del ragazzo, rimasto anche lui un po’ in
disparte. Guardandolo,
Selene si concesse di pensare che fosse un bel ragazzo dai lineamenti
forti e
dolci allo stesso tempo, prima di afferrare quella mano e concedergli
un
sorriso. Un sorriso di circostanza, che poi mutò, mentre
ballavano, in un
sorriso dalla duplice funzione: quella di distruggere tutte le speranze
del
ragazzo e quella di scusarsi.
La serata fu piacevole per
tutti e, probabilmente, lo fu per Anna più di tutti gli
altri, che l’avrebbe
ricordata molto bene negli anni, per vari motivi.
Quella sera, anche se
probabilmente non lo era, vedeva tutto più colorato,
più sereno, più felice. Si
sentiva più ottimista e anche più responsabile e
le sembrava di capire che
anche le sue amiche lo stavano diventando inconsciamente. E forse non
solo
loro; vide in un angolo, intenta a parlare con delle signore, la sarta
del
paese. Era da anni che non veniva e Anna sorrise istintivamente.
Fu allora, subito dopo che
ebbe girato di nuovo la testa verso la sua compagnia che
notò che mancava
Selene.
-L’avete vista da qualche
parte?- provò a chiedere alle amiche, che però
scossero tutte la testa.
Dunque, Anna decise di
cercarla nella piazza, girandoci attorno per più volte, per
poi prendere atto
del fatto che non fosse lì. Forse era andata verso casa, si
ritrovò a pensare,
prendendo quella direzione. Se la trovò, si
ritrovò a pensare in seguito, fu
più che altro per pura fortuna: Anna non si era allontanata
poi così tanto
dalla piazza, tant’è
che riusciva ancora
a distinguerne i rumori e a vederne il bagliore, quando, arrivata in
una zona
caratterizzata dalla vicinanza con
la
foresta e da case più larghe tra loro, la vide.
Lì, al margine della
radura, nel buio, dove col suo vestito
scuro non
l’avrebbe mai vista se non fosse stato per i capelli biondi
che risplendevano
illuminati dalla luna.
Anna si avvicinò sbuffando
-Sel! Mi hai fatto
prendere un colpo, non ti abbiamo più vista!- le
urlò, per attirare la sua
attenzione ed anche per rimproverarla.
-Anna...- l’altrà si
girò,
ma senza accennare a muoversi.
-Non volevo farvi
spaventare, è solo che, nonostante
mi
sia divertita, queste feste rumorose a lungo andare non fanno per me.-
continuò, una volta che l’amica l’ebbe
raggiunta.
Anna stette un attimo in
silenzio e, guardando quel bosco scuro, le venne in mente per un attimo
il
mercante con cui una volta aveva parlato Sel, che abitava al di
là di esso con
la sua famiglia...
Avrebbe voluto chiederle
un “vuoi andare a casa?, ma invece venne totalmente fregata
dal suo subsconscio
che chiese a Selene:
-Cosa ci fai qui?-
Altro silenzio.
Poi, però, la risposta
scivolò lentamente fuori dalle labbra di Selene:
-Pensavo di andare a
caccia di stelle.- disse all’amica, strizzandole
l’occhio, per poi aggiungere:
- stasera sono così belle e luminose.-
Anna sorrise.
-Allora ci vediamo
domani.- disse
L’altra sorrise di
rimando, per poi abbracciare Anna, colta di sorpresa: Sel aveva
regalato
milioni di sorrisi bellissimi, ma aveva abbracciato di rado qualcuno,
quasi
mai, solo quando l’educazione lo rendeva necessario, a ben
pensarci.
Poi si staccò, guardò Anna
e scomparve in un attimo, nel buio.
Anna non tornò alla festa,
ma a casa sua, rimuginando sui suoi pensieri. Infondo, sebbene uno
strano tipo
di tristezza si stesse facendo largo dentro di lei, era serena e...
consapevole; a quella
storia del domani
non ci credeva realmente, anche se stava tentando di fingere nel modo
più
convincente possibile con sè stessa.
E
forse, fu proprio per questo che, una volta rientrata nella casa ancora
vuota,
si chiuse la porta della loro cameretta e si mise dul divano, davanti
alla
finestra aperta, ad aspettarla.
E lì si addormentò, il
resto, realtà compresa, lo avrebbe affrontato domani.
Spazio autrice: vi prego non picchiatemi, so di
averci
messo veramente troppo ad aggiornare, solo che quest’estate
sono stata
catapultata da una parte all’altra e sono stata veramente
pochissimo a casa. Comunque...
Siamo giunti finalmente all’ultimo capitolo! Spero davvero
che la fine non vi
abbia deluso, ma ho sempre immaginato Sel come una specie di aiutante,
più che
come la risolutrice di tutto, non so se mi spiego... Riguardo alla
decisione di
mandarla via, invece, mi è sembrata opportuna, visto che Sel
non appartiene al
mondo degli umani.
Vorrei ringraziare Fanny e Pendragon per essere
arrivate
fin qui, senza di voi non sarei mai riuscita a finirla e questo
capitolo è
tutto dedicato a voi! Un altro ringraziamento va a tutti i lettori
anonimi. In
ogni caso, anche se ho già fatto il “Discorso
finale”, ci leggiamo all’EPILOGO
Ila
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Capitolo 18 *** Io, Anna ***
Io, Anna
Quando mi sono sposata ed
ho lasciato la casa dei miei genitori, ho voluto far costruire qui la
mia,
vicino al bosco, che ora ci fa meno paura, proprio in questo punto. È stata una
casa felice, la nostra: vi ho
vissuto tanti anni in compagnia di mio marito e dei miei due figli, lui se ne è
andato qualche anno fa, mentre i
miei “bambini”... Bhè, loro vengono a
trovarmi ogni tanto, anche se non abitano
in questo villaggio.
Però non mi sento
poi così sola. Spesso alla sera o all’alba mi
siedo nel patio davanti a casa e
guardo quel punto, rivivendo l’ultimo momento in cui
l’ho vista di notte ed
immaginando di vederla tornare al mattino. Pura immaginazione, non si
è più
fatta vedere per anni e non mi sono mai aspettata che lo facesse,
d’altronde
lei non è come noi, non è del nostro mondo e sono
sicura che in questo momento
sia impegnata da qualche altra parte, a tentare di salvare noi poveri
esseri
umani da una notte fin troppo
buia.
Certe volte, guardando le stelle più brillanti che mai, me
la rivedo al mio
fianco, bellissima, come quand’eravamo due ragazze che
parlavano su un
davanzale, ed è in quei momenti che sono sicura che sia
esistita davvero. Di
lei non si è più parlato, almeno non
concretamente, anche se qualche strano
aneddoto che ricorda lei circola ancora. Proprio per questo mi sono
più volte
chiesta se non fosse semplicemente stata un’allucinazione
collettiva, o un
sogno,una fantasia... E tutte quelle volte mi sono sempre convinta
della sua
esistenza guardando le stelle brillanti e, nei momenti più
difficili, la mia
stella personale. Me
la immagino ancora
con i capelli biondissimi, gli occhi azzuri e la risata cristallina,
che aveva
quando l’ho conosciuta io. So che è
ancora così; per me,almeno, resterà
sempre tale. Ha dato una spinta a
tutti, anche se non ce ne siamo accorti subito: io sono diventata la
prima
insegnante di questo paese e la gente, pian piano, ha incominciato ad
aprirsi,
ad imparare nuove lingue, a viaggiare, a farsi fregare da mercanti
affascinanti
che ti vogliono propinare la roba più assurda ed esotica, a
sperimentare piatti
nuovi nelle cucine, a difendersi dagli aspetti peggiori
dell’uomo e ad
ammirarne la parte migliore. Ovviamente questo sta ancora accadendo,
non siamo
al termine di un processo ormai concluso, anche se la ruota gira;
lentamente,
ma gira.
E mi viene naturale pensare
che sia anche merito suo, che non ha mai preteso niente ed è
arrivata da
straniera malvista, anche da me.
Però sono sicura che la
rincontrerò, tra non molto, e allora tornerò
giovane anch’io. La aspetterò qui,
davanti al bosco, in quella che passerà alla storia come
“Terra delle Stelle”.
Le mie espeienze le ho già fatte: ho fatto la mia parte in
questo paese, ho
viaggiato ed ho perfino incontrato anche i miei nonni, da ragazza. Ora
so di
aver dato quello che dovevo dare e di poter stare tranquilla al mio
posto.
Io quella strada,
la strada che abbiamo
costruito in armonia con la natura, l’ho già
percorsa, ed ora mi appresto a
cedere il passo alle nuove generazioni, ad occhi più giovani
e curiosi, che la
seguiranno nel suo tortuoso cammino fino a raggiungere grandi
città nelle quali
sosteranno, s’innamoreranno, o passeranno soltanto.
Procedendo per quella
strada poi, lasciandosi alle spalle i monti e i pini, dopo aver
attraversato
umide pianure, giungeranno al termine, al mare.
Spazio autrice: eccomi qui. Mi scuso
davvero tanto per aver troncato tanto a lungo la storia, ma
quand’ho scritto l’epilogo,
circa due mesi fa, non ne ero del tutto convinta e quindi ho preferito
aspettare, anche se dopo sono ricominciati la scuola, gli impegni
vari...
Insomma, lo sapete;) Voglio solo ringraziare chiunque sia arrivato alla
fine di
questa storia e posso solo sperare che a voi sia piaciuta almeno la
metà di
quanto è piaciuta a me scriverla. Detto questo, a presto con
nuove storie
(Spero!). Baci
Ila
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