ormai ti ho perso

di anonimaG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 4 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** capitolo 35 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***




ORMAI TI HO PERSO

 
 

 9 anni prima...

 
   Sono da sola e seduta in una panchina.
Vedo gli altri bambini giocare con la palla, vorrei giocare anche io con loro, sono così felici e vivaci.
Finalmente mi decido ad andarci.
Tutti mi guardano straniti, come se fossero sorpresi.
-Posso giocare con voi?-. Chiedo con tono innocente.
Infondo ho solo otto anni, che posso fare di male?
Nessuno mi risponde e per un po’ ci sono degli sguardi schifati.
Un bambino dai capelli castani e gli occhi neri si fa avanti.
-Tu sei la figlia di quei ricchi! Non ti vogliamo con noi! Sei un caccola!-. Mi dice tirandomi la palla in testa.
Cado.
-Andiamo via-. Ordina il bambino agli altri.
Ho un ginocchio sbucciato e mi esce il sangue.
Inizio a piangere, fa veramente male.
Un bambino biondo e dagli occhi azzurri mi guarda e mi porge la mano per aiutarmi.
Mi rialzo e mi asciugo le lacrime.
-Non piangere, tu non sei una caccola-. Vuole consolarmi.
-Dici veramente?
-Si, i tuoi genitori che lavoro fanno?-. Mi dice come se volesse riparare all’offesa da parte di quel bambino castano.
-Hanno un’azienda.
-Cos’è un’azienda?
-Non lo so ma mamma mi ha detto che hanno un azienda-. Dico ridendo.
-E tu abiti qua?
-No, sono da mia nonna-. Rispondo guardandomi il ginocchio ancora sanguinante.
-Ti fa male?-. Mi chiede guardando il ginocchio affascinato.
-Ora non tanto.
-Bene, sono contento.
-Io mi chiamo Bea.
-Ma che nome è Bea?-. Ride.
-In realtà mi chiamo Beatrice ma mi fa schifo come nome-. Commento arrossendo un po’.
-Io sono C…
-Cristy andiamo!!!-. Una bambina mora urla contro il biondino.
-Ti ho detto di non chiamarmi Cristy! Mi fa schifo quel soprannome! È da femmine!-. Il bambino se ne va senza darmi più retta e io rimango di nuovo sola nel campetto.
Decido di tornare nella casa di mia nonna.
Strano, mia nonna non è ricca ed è una contadina, a quanto mi ha detto mamma una contadina è una persona che lavora nei campi.
Però questa è la seconda volta che sono venuta a trovare mia nonna e lei non la vedo mai, si vede che mamma e papà non hanno un buon rapporto con lei anche se per me è molto buona e dolce.
Mio nonno invece non c’è, mi hanno detto che se n’è andato lassù; nel cielo.
Mi hanno detto anche che nel cielo c’è Gesù e che è una persona molto buona che ti fa stare in un bellissimo posto chiamato paradiso.
Arrivo nella casetta della nonna e mia mamma mi guarda, sembra arrabbiata.
-Cos’hai fatto al ginocchio?
-Sono caduta.
-Sei sempre sbadata! Guarda dove metti i piedi una buona volta!-. Anche se se la prende con me non sembra davvero arrabbiata verso di me ma verso qualcun altro, forse la nonna.
Mi prende per la mano e mi porta in macchina senza salutare la nonna.
 
 
 
 

Adesso…

 
 
 
 
   Sono nella scuola privata, liceo psico-pedagogico.
Ne ho combinata un'altra delle mie.
Anche se la scuola finisce tra due giorni l’ho combinata grossa.
È iniziato tutto quando quella grandissima stronza di Adele mi aveva fatto cadere, lo fa sempre apposta, ce l’ha con me ma è solamente gelosia in realtà.
Cadendo ero andata a finire sopra Richard al quale avevo versato la bottiglietta d’acqua addosso bagnandolo tutto.
Dopo di ché lui se la prese con me e io con Adele.
Adele incominciò a prendermi in giro e io per tirarle la bottiglietta addosso presi il vaso.
Il sacro vaso a cui il preside era affezionato e avrebbe dato la vita pur di salvarlo.
La mia bottiglietta mi aveva tradito.
Possibile che la bottiglietta fosse più pesante del vaso? Mistero…
Ed ora sono qua in presidenza a parlare con il preside e mia madre.
   Finito di parlare io e mia madre usciamo da scuola.
-Possibile che non combini mai niente di buono?
-Mamma avevo preso il vaso per sbaglio!!!
-Non m’interessa, non mi piace il tuo carattere, ti metto in punizione! Ma questa volta non la passi come con le altre, no cara mia! Già ho la punizione in mente!
-No mamma, non una punizione severa come quelle tue!-. La supplico per un po’ ma lei mi ignora.
-Ho deciso! Da tua nonna c’è un liceo psico-pedagogico, certo non è privato ma… Si, si è perfetto! Passerai il tuo ultimo anno di superiori in campagna da tua nonna a iniziare da questa estate! Tanto la città è a pochi minuti di strada dalla campagna e il liceo è proprio là vicino!
-No mamma! Non conosco nessuno là!
  Adele sei una bastarda.
Mia nonna, non la vedevo da quando avevo otto anni e non sapevo neanche che fare là in quella campagna sconfinata piena di schifosissimi insetti!
-A iniziare da questa estate, cosa intendi con questo?-. Chiedo, spero che stia scherzando perché preferisco suicidarmi che andare là!
-Che partirai fra tre giorni!!!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 
 
 
Domani devo partire.
Prima di partire decido di avvertire il mio ragazzo.
Dopo qualche ora siamo là a parlare di ciò che mi era successo l’altro ieri.
Non sembra molto felice all’idea che io me ne vada.
Continua a scrutarmi senza dire niente.
Finisco di parlare e lui prende la parola.
-Ma noi non possiamo essere divisi un anno!
-Si ma il nostro amore è più forte-. Cerco di incitare anche se preferisco lasciarlo, non so nemmeno perché ci sto ancora insieme, è un tale stronzo!!!
-No, io non-non posso, mi dispiace-. Si alza e se ne va.
Francesco, ci stavo insieme solo perché era il più popolare della scuola, ora ricordo il perché.
Ci siamo messi insieme e lasciati così in fretta che si vede a distanza di un miglio che non ci consideriamo neanche un po’.
Non mi fa soffrire l’essermi lasciata con lui, infondo non provo niente per lui.
Mi alzo e vado ad incontrare la mia migliore amica per l’ultima volta, già sa che domani me ne devo andare.
-Bea!!! Non voglio che te ne vada!
-Mi dispiace, ma è solo per un anno, passerà in fretta!
-E chi la sopporterà ad Adele?-. Dice disperata.
-Io no!-. Ironizzo ridendo.
Ride anche lei e ci abbracciamo.
La mia migliore amica, Aurora, una tipa sempre vivace che mi fa stare bene solo a vederla.
   Torno a casa e sistemo i vestiti e le mie cose dentro le valigie, ne ho così tante che forse neanche due valigie bastano.
Mi metto il pigiama e mi strucco.
Rimango un po’ allo specchio ad osservarmi.
Sono bionda, con gli occhi azzurri, alta e magra, sono, scusate ero, la più popolare della scuola e la più desiderata tra i ragazzi.
Ecco perché Adele è gelosa di me.
Perché non potrà mai essere pari a me.
Finisco di osservarmi allo specchio e decido di andare a dormire.
 
 
È mattina e sono in macchina.
L’autista cerca di socializzare un po’ con me ma io sono talmente arrabbiata che non lo ascolto nemmeno.
Sono arrivata.
Scendo.
Tutta quella natura è stupenda.
Mia nonna viene a salutarmi.
-Bea, come sei fatta grande! sei bellissima! Tutto tuo padre!
-Grazie nonna-. Mi limito a rispondere.
-L’hai combinata grossa eh?
-Diciamo…
-Vieni ti faccio vedere la casa.
    La seguo ed entro dentro.
La casa, come meglio dire casetta, ha un salone abbastanza spazioso con un divano semplice, una televisione e cucina incorporata dalla quale si prolunga una penisola dove, immagino, mangerò per il prossimo anno.
Entro in un piccolo corridoio dove ci sono due stanze ed un bagno quasi minuscolo.
Finalmente sono arrivata alla mia stanza.
È di grandezza normale con un letto, una scrivania e una finestra gigante.
Poso le valigie sopra il letto e mi affaccio alla finestra.
Un campo maestoso è davanti a me.
C’è di tutto: Alberi di ogni tipo, ortaggi e un giardinetto dove si trovano molti fiori.
La casa sarà pure piccola ma il retro è gigantesco!
Mi cambio, indosso una tuta ed esco fuori.
Mi siedo in un panchina.
Mi sembra familiare.
Guardo davanti a me e ci sono dei ragazzi che giocano a calcio con delle ragazze dall’altro lato fanno il tifo o chiacchierano.
Mi sento isolata.
Un ragazzo dai capelli castani e gli occhi neri mi guarda mentre rincorre la palla.
Poi ci sono altri ragazzi.
Una ragazza mora spettegola con le altre e mi guarda pure lei stranamente.
Si distingue tra le tante, è bellissima.
Alta, magra, occhi neri, capelli ricci e raccolti in una coda.
Sembra la sorella dell’altro.
Continuo a guardare un po’ tutti finché non incontro quegli occhi bellissimi.
Mi catturano e non riesco a distogliere lo sguardo.
Un biondo quasi castano dagli occhi azzurri ricambia.
Il suo sguardo mi da sicurezza.
Stranamente non mi sento più esclusa…

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Capitolo 3
*** capitolo 4 ***


 
 
 
 
Sento un gallo cantare.
Un gallo? Ah si dimenticavo… Siamo in campagna.
Non mi lascio svegliare facilmente da un gallo così rimetto la testa sotto il cuscino aprendo un occhio per sbirciare l’orario.
Le cinque e mezza… Quel gallo canta in ritardo (xD)
Mi riaddormento tranquilla e al fresco, ci vuole proprio un po’ di fresco d’estate.
-Bea svegliatiii!!!-. Mia nonna entra in stanza con tanta foga.
Guardo l’ora: le sei.
-Nonna è presto!-. Mugolo.
-Ma che presto! Anzi ti sveglio alle sei per farti dormire un po’.
-Farmi dormire un po’?
-Mi devi aiutare con le galline!-. Mi ordina Scoprendomi.
-Ma nonna!
-Niente ma! Vai subito a fare colazione, lavati e vestiti!
   Senza discutere faccio come mi dice, credo che questa punizione basti e avanzi, mia madre ha esagerato mandandomi qua.
-Bene hai fatto, ascoltami bene: io vado a prendere il pane come faccio tutte le mattine tu invece pensa alle galline, sai ormai sono vecchia, ho quasi settant’anni, quindi devi fare così; Tiri fuori le galline dal primo recinto e le fai andare nel secondo, raccogli le uova e poi prendi il mangime che c’è nel primo mini-sgabuzzino vicino alle viti, preso il mangime lo dai alle galline, richiudi il recinto e hai fatto. Chiaro?
-Nonna…
-Si?
-Come faccio andare le galline nel secondo recinto e poi dove le metto le uova?
-Ma che domande fai? Prendi una scopa e le mandi nel secondo recinto e poi le uova le metti nelle scatole che trovi sempre qua dentro casa all’entrata-. Parla come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma chi me l’ha fatto fare di venire qua? Giusto mia madre…
 
   Sono davanti al primo recinto, quel gallo mi guarda troppo male… Credo mi voglia ammazzare ma questa è solo una mia impressione eh…
Faccio un respiro profondo, prendo la scopa, apro il primo recinto, apro il secondo e inizio a minacciare quei poveri animali.
-Entrate! Su! Su! Aaah ce l’ho fatta! Ne è entrata una!-. Grido soddisfatta ed entusiasta del mio lavoro.
Le faccio entrare tutte e vado a prendere le uova.
Finito il prelievo delle uova tocca al mangime.
Mangime vicino le viti… Mm… Questo campo è così immenso che mi potrei perdere.
Mi sembra di intravedere qualcuno, mi giro, non c’è nessuno, maledettissime immaginazioni!!!
Finalmente trovo il mangime, prendo una sacca e la porto fino al secondo recinto.
Inizio a distribuire mangime per tutto il recinto e le galline si avventano sul cibo.
Tutte tranne quel fottutissimo gallo che continua a fissarmi con aria assassina.
-Senti un po’ tu, io non piaccio a te, tu non piaci a me ma visto che dobbiamo convivere con questo odio per almeno un anno spero che possiamo ignorarci no?-. Sento una risata, mi giro, non vedo nessuno.
Ok sono diventata pazza, parlo con un gallo e sento delle presenze.
Il gallo non mi ascolta e mi punta contro ed io per istinto corro per aprire il recinto.
Merda non si apre!!!
Inizio a correre per tutto il recinto seguita dal gallo che ha intenzione di pizzicarmi, e la scopa? Fuori dal recinto! Ok, calma, calma tutto si aggiusterà no? Devo solo stare in un recinto con un gallo assassino che ha intenzione di beccarti il sedere.
Continuo a spingere contro la porta del recinto e finalmente si apre e io cado all’indietro a terra.
La porta si richiude.
Faccio un sospiro di sollievo.
Alzo gli occhi per vedere chi fosse stato a salvarmi.
Di nuovo lui…
Non mi esce neanche una parola.
-Ciao-. Saluta lui un po’ imbarazzato e divertito.
Sono sporca di terra.
Mi alzo e mi scrollo la terra di dosso.
-Ciao-. Finalmente riesco a parlargli normalmente.
Anche se non lo guardo negli occhi, ormai ho capito che quello è il mio punto debole, e pure sono identici ai miei quegli occhi.
-Tu che-che ci fai qua?-. Gli chiedo con non molta facilità.
-Tu sei la nipote di Letizia no?
-Si.
-Beh allora mi presento, sono Cristopher-. Pff… Già lo sapevo!!! :-E di solito d’estate aiuto tua nonna, sai lei non è molto giovane per fare questi tipi di lavori, l’aiuto un po’ anche d’inverno ma ho la scuola quindi…
-Piacere, Bea…
-Già lo sapevo-. Mormora a bassa voce.
-Cosa?
-Niente, niente-. Ho capito benissimo quello che hai detto ma volevo spiegazioni sai?
-Oh beh… Si… Io… Vado, ciao!-. Sono troppo imbarazzata per continuare a parlare con lui e così decido di fare un giretto per il paesino, tanto è più piccolo del campo di mia nonna e non posso perdermi.
Girando un po’ vado di nuovo a finire davanti alla chiesa.
C’è di nuovo quel nanerottolo di mio cugino che sta… Sta andando dietro una ragazza… Almeno credo.
La ragazza è molto somigliante alla riccia che vedo spesso nel paese, quella bella e alta, solo che questa ha i capelli lisci ed è più piccola. Chissà forse la riccia, questa e l’altro ragazzo sono fratelli o parenti.
Continuo ad osservare il comportamento del nanerottolo e lo trovo al quanto stupido, faceva il mio sguardo da fessa di ieri, almeno una cosa l’avevamo ereditata: Gli occhi e lo sguardo.
La ragazza se ne va e sembra quasi infastidita da lui.
Non faccio in tempo ad andarmene che il tappo si accorge di me e mi viene incontro.
-Bea!!! Che ci fai tu qua?
-Niente di che, solo una passeggiata, dimmi un po’: ma hai idea di cosa significhi conquistare una persona?
-Perché?
-Quella ragazza!!! Sembrava infastidita e tu eri troppo appiccicoso…
-Ma va!-. Mi da una spinta da farmi sbandare un po’.
-E’ vero! Sei estremamente appiccicoso nanerot… Ehm intendevo Christian!
-Si e tu mi daresti dei consigli?
-Chi io? Ma se sono solo una ragazza! Non saprei mai immedesimarmi nel ruolo di un ragazzo e devo anche ammettere che io sono anche un po’ stronza, pensa che sono stata con il più popolare della scuola per due anni solo perché era popolare.
-Ma dai!!!
-Dico sul serio, comunque non ti conviene chiedermi un aiuto, a proposito tu sapevi che Cristopher aiuta la nonna?
-Si.
-E non mi hai detto niente!
-Beh sai, ero curioso di sapere la tua reazione alla notizia.
-Sta mattina me lo sono ritrovato davanti, mi sono sorpresa e allo stesso momento mi stava venendo un attacco cardiaco perché un gallo mi voleva aggredire.
Scoppia a ridere.
-Non ridere! È vero!-. Dico sedendomi nella panchina.
-Non oso immaginare!
Continuiamo a scherzare per un po’.
-Christian…
-Si?
-Tu sei arrabbiato con me? Intendo per il litigio che hanno avuto le nostre madri.
-Ma non dire sciocchezze! Quelli sono fatti loro ed a me non me ne frega niente!-. Mi abbraccia.
Wow! Il terzo giorno da cugini e già ci abbracciamo!
-Christian, me la fai conoscere…
-Chi?-. Mi chiede staccandosi dall’abbraccio e guardandomi.
-Mia zia…
-Ma certo! Domani stesso!

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


 
 
 
 
   Tutti mi osservano.
Non ce la faccio più.
Resterei ancora a guardare quegli occhi che mi danno sicurezza ma non ce la faccio.
Mi alzo ed entro nel cancello di casa.
-Ehy tu! Smamma da qua!
   Un ragazzo basso con i capelli castani, gli occhi come i miei e una cicatrice sulla guancia.
In alcuni tratti del viso è somigliante a me.
-Senti un po’ nanerottolo, cosa vuoi?
-Questa è casa di mia nonna principessa dei miei stivali-. Mi dice con aria minacciosa.
-Questa è casa di MIA nonna e devo vivere qua per un anno se ti interessa, nanerottolo.
-Io non sono un nanerottolo! Per tua informazione ho quattordici anni, quasi quindici!
-E io diciassette nanerottolo.
-NONNAAAA!!!-. Urliamo insieme.
Mia nonna arriva in un lampo.
-Christian, Bea cosa volete? Oh cielo!-. Di colpo gli viene in mente il perché l’abbiamo chiamata.
-Chi è questa??
-Chi è questo??
-Ragazzi entriamo dai.
Tutti quanti ci mettiamo d’accordo ed entriamo in casa.
Ci sediamo intorno alla penisola della cucina.
-Voi due, ragazzi miei, siete cugini.
-Coooosa?-. Chiediamo in coro.
-Le vostre madri non si parlano più ormai e questo è anche un motivo del perché tua madre (indica Bea) non ha buoni rapporti, anche con me.
-E perché?-. Chiede Christian.
-Per tuo padre-. Dice indicando me.
Mio padre? Ma cosa aveva di interessante quell’uomo oltre ai soldi?
-Vedi Bea, so che ti sembra impossibile immaginarlo ma tuo padre vent’anni fa era un bell’uomo, come ora, ed era un vero gentiluomo, è stato per un po’ con la madre di Christian fino a quando non si è accorto di tua madre, i due si sono messi insieme di nascosto per non far soffrire l’altra ma quando lo è venuto a sapere tua madre, Christian, si è arrabbiata molto.
-E lo credo!-. Affermi io, solo mia madre poteva fare quelle cose.
Mi alzo ed esco di nuovo.
Avevo una zia e un cugino!
Sicuramente sono i primi parenti che ho il piacere di incontrare di persona che attraverso bigliettini d’auguri e regali.
Dopo un po’ esce anche Christian.
-Ti va se ci ripresentiamo per bene sta volta?-. Mi chiede.
-Ok, piacere Bea, a quanto pare sono tua cugina-. Rido.
-Piacere Christian, a quanto pare sono tuo cugino-. Ride pure lui.
 
 
   La mattina del giorno dopo vengo svegliata da mia nonna che mi urla contro.
-E’ domenica! Dobbiamo andare in chiesa!
-In chiesa?-. Scordavo quanto fosse religiosa mia nonna.
-Si, vestiti per bene. Devi fare bella figura, voglio presentarti anche le mie amiche!-. Scordavo anche che mia nonna e tutte le sue amiche sono delle pettegole.
   Mi alzo, faccio colazione, mi lavo e mi vesto.
Ho una maglia lunga fino a metà coscia fucsia e fermata da una cinta nera, dei tacchi neri e le collant.
Mi pettino i capelli che lisci mi ricadono sulle spalle e mi trucco leggermente.
Sono bellissima, non lo dico perché sono presuntuosa ma piuttosto l’ho dedotto dalla faccia di mia nonna e di mio cugino davanti alla chiesa.
Mentre aspettiamo il prete, e siamo seduti nelle panchine, noto un gruppetto di ragazzi più avanti.
Alla fine delle panchine, davanti a tutti, c’è, immagino, il coro della chiesa.
Li osservo per bene.
C’è di nuovo quella ragazza riccia, altre che la seguono con dei vocalizzi e poi a suonare la chitarra c’è… Oh mio Dio c’è quel ragazzo di ieri!
Il biondino è alla chitarra che prova.
-Bea!! Ascoltami!-. Mi giro e mi stacco dal guardare quel ragazzo:-Luisa ti presento Beatrice.
-Beatrice! Non ti vedevo da quando eri piccola così-. Fa segno con la mano di quanto ero piccola:-Sei tutta tuo padre anche se di tua madre hai preso gli occhi, quei stupendi occhi, la figlia dei promessi sposi ah ah ah-. Mia nonna e la vecchietta ridono.
Mia madre e mio padre si chiamavano Lucia e Lorenzo ecco perché tutti li chiamavano promessi sposi.
Mentre mia nonna mi presenta alle sue amiche il ragazzo si gira per guardarmi.
Oddio si è accorto di me! E adesso che faccio? Tanto prima o poi smetterà di guardarmi no?
Entro il prete e il ragazzo ancora mi guarda.
All’uscita dalla chiesa io e Christian usciamo insieme.
Il ragazzo mi ha guardato per tutto il tempo.
Mi cade la borsa e il biondino che mi aveva guardato a lungo me la raccoglie.
-G-G-Grazie-. Che idiota che sono! Tremo anche con la voce.
-Ma di chè-. Mi sorride e se ne va.
Continuo a guardarlo per un po’.
-Bea!!! Ma la finisci di fare quello sguardo?-. Mi dice Christian.
-Quale sguardo?
-Quello da ebete, questo!-. Imita il mio sguardo.
Ok, è veramente uno sguardo da ebete.
Rido.
-Adesso io vado, comunque se ti interessa lui è Cristopher, ciao-. Christian se ne va.
-Christopher eh?-. Ripeto a bassa voce tra me e me.

L'immagine del ragazzo con la chitarra non ci sta molto ma volevo rendere l'idea, grazie per aver letto la storia e per favore recensite ;)

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


 
 
 
 
 
   La mattina del giorno dopo mi alzo sempre alle sei svegliata da mia nonna che, secondo me, si diverte a torturami.
Preparata per la mia seconda guerra con quel fottutissimo gallo prendo la scopa.
Apro i due recinti e faccio “trasferire le galline”.
Raccolgo le uova e le metto nelle scatole.
Richiudendo la porta di casa vedo Cristopher con due innaffiatoi in mano che va verso il piccolo pozzo della nonna.
-Buon giorno Bea.
-B-buon giorno-. Rispondo abbassando la testa.
-Ancora con le galline eh?
-Ehm… Si, non è che sia molto felice-. Commento impugnando da una parte la scopa con forza e dall’altra il sacco di mangime.
-Se vuoi oggi ci penso io eh.
-No, guarda sono dei piccoli fraintendimenti che faccio con quel gallo assassino, voglio dargli una lezione prima di ritrovarlo sulla tavola a natale.
Ride :-Sei molto buffa.
-No, sono solo vendicativa-. Respiro profondamente ed apro il recinto.
Inizio a spargere mangime per il recinto, o come si vuole chiamare pollaio.
Il gallo è là che mi fissa come se fossi la sua preda, ma mia nonna solo galline non se ne poteva comprare?
Il gallo mi punta e inizia a rincorrermi.
Impugno ancora più forte la scopa, lo allontano e chiudo il recinto.
Uscita da là inizia a canticchiare “we are the champions” e Cristopher ride di nuovo.
Sembro essere molto divertente in questi giorni.
-Vuoi che ti aiuti?-. Gli chiedo vedendo i due innaffiatoi pieni d’acqua.
-Posso fare da solo grazie-. Lo seguo per un po’ fino al giardino della nonna dove ci sono tantissime rose, io adoro le rose, sono il mio fiore preferito.
Rimango a bocca aperta senza dire niente.
Lui mi guarda posando l’innaffiatoi.
-Che c’è?-. Mi chiede.
-E’ solo che… Il giardino… E’ stupendo… Io adoro le rose e con… Con questa luce che c’è di prima mattina è tutto… Come dire? Tutto incantevole…
-Si lo so…-. Dice lui continuando a guardarmi, o almeno così sembrava perché ero impegnata a guardare il giardino e le rose molto più che lui.
Mi suona il cellulare.
Rispondo davanti a Cristopher.
E’ la mia migliore amica, Aurora.
-Ciao gattina sexy!
-Ti ho già detto di non chiamarmi gattina sexy!-. Dico ad alta voce per poi accorgermi che Cristopher è davanti a me ed ha un sorriso divertito in faccia.
-E dai non te la prendere, come là? Ti diverti?
-Si, cioè… Non tanto, lo sai che un gallo aveva intenzione di uccidermi?
-Ma dai?
    Continuo a parlare con lei per un po’ e senza accorgermene inizio a camminare, faccio sempre così quando parlo al telefono.
Mi ritrovo davanti al pollaio.
-E c’è qualche ragazzo carino?
-Ehm… Non uno in speciale però ho scoperto di avere un cug-. Mi cade il cellulare dentro il recinto.
Il gallo mi guarda e poi guarda il cellulare.
Inizia a beccarlo.
Perfetto! Mi deve rompere il cellulare.
-Per favore non farlooooo!-. Urlo.
Cristopher viene di corsa.
-Cosa è successo?
-Il cellulare! Quel maledetto gallo!! finirà sulla tavola di natale e io lo gusterò per bene, la vendetta è un piatto che va servito freddo! Pwuawuawa!-. C’era solamente una regola per andare d’accordo con me: Non toccare mai il mio cellulare.
Cristopher mi prese per le braccia, stavo andando ad uccidere quel gallo.
Dopo essermi calmata sono le otto ed arriva Christian.
-Allora andiamo?-. Mi dice con molta fretta.
-Ma non sono pronta, sono sporca e…
-Ma va là! Andiamo-. Ordina trasportandomi per un braccio.
Io saluto con la mano Cristopher e me ne vado con il nanerottolo-tappo.
Dopo cinque minuti arrivo a casa sua.
Christian suona e una signora dagli occhi azzurri come i nostri ci apre.
È una donna molto bella, alta, castana e con uno di quei sorrisi che ti scalda il cuore, sembra una di quelle donne che fanno le pubblicità come Omino Bianco o cose simili.
Mi guarda stupita.
-B-bea?
-Si, sono io.
La donna mi abbraccia.
-Non ti vedevo da quando eri nata!
-Si, zia…-. Cazzo non so il nome!
-Angela-. Mi sussurra a bassa voce mio cugino.
-Zia Angela-. Continuo.
-Entra e parliamo un po’ di noi ok?
-Ok…-. Mi accomodo in casa sua.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


 
 
 
 
Sono seduta al tavolo di mia zia a sorseggiare un tè.
Abbiamo parlato a lungo di mia madre, mio padre e della mia punizione.
-Tua madre esagera sempre troppo e non sopporta le brutte figure, si vede che quando l’ha chiamata il preside si sia arrabbiata per quello-. Mi dice la zia.
-Ah ah ah! Hai rotto il vaso del preside-. Commenta Christian.
-Zitto nanerottolo!
-A chi hai dato del nanerottolo, principessa?
-Non mi chiamare principessa tappo!
-Non mi offendere!
-Tu non mi offendere!
-Io mi stavo riferendo a te!
-Basta ragazzi, si vede proprio che siete cugini-. La zia cerca di calmarci.
-Che ore sono zia?-. Le chiedo visto che non ho il cellulare perché un certo gallo me l’ha rotto.
-Le undici.
-Io vado, forse la nonna mi starà cercando.
Esco dalla porta e mi dirigo verso casa mia.
Mia madre è stata veramente pessima a fare una cosa del genere a sua sorella, chissà se l’amore è così forte e chissà se incontrerò anche io qualcuno per cui impazzirei d’amore.
Continuo a pensare queste cose mentre cammino verso casa, sta volta decido di passare dal campo quindi dovrei arrivare dietro il mini-sgabuzzino se i miei calcoli sono giusti.
Ecco sono arrivata.

Troppa luce non ti piace
godi meglio a farlo al buio sottovoce
graffiando la mia pelle
e mordendomi le labbra
fino a farmi male, bene
senza farmi capire
se per te è più sesso o amore
Poi fuggi, ti vesti, mi confondi
non sai dirmi quando torni
e piangi, non rispondi, sparisci
e ogni quattro mesi torni
Sei pazza di me come io lo son di te…

Questa voce? E’ così bella… Mi piace… Ma di chi sarà?
Decido di rimanere nascosta dietro lo sgabuzzino.
Questa è la mia canzone preferita.
Scorgo un po’ la testa e vedo Cristopher seduto a terra con la chitarra in mano, non lo avevo mai sentito cantare.

Resisti, non mi stanchi
mi conservi sempre dentro ai tuoi ricordi
e poi brilli, non ti spegni
ci graffiamo per non far guarire i segni
e sei pioggia fredda
sei come un temporale di emozioni che poi quando passa…
Lampo, tuono, è passato così poco e son già solo

Già, adoro le parole di questa canzone… L’ho sempre cantata.
Non pensavo che Cristopher fosse così bravo.

Tornerai, tornerai
altroché se tornerai
ma stavolta non ti lascio
ti tengo stretta sul mio petto
poi ti bacio, poi ti graffio
poi ti dico che ti amo e ti proteggo
e poi ti voglio e poi ti prendo
poi ti sento che impazzisci se ti parlo
sottovoce, senza luce
perché solo io lo so come ti piace
e ora dimmi che mi ami
e che stavolta no, non durerà solo fino a domani
Resta qui con me perché son pazzo di t…

Si è bloccato… Perché?
-Puoi uscire da là dietro… E’ stato abbastanza imbarazzante-. Mi dice, ma come ha fatto ad accorgersi di me?
Esco fuori anche io imbarazzata.
-Scu-scusa… E’ che sei bravissimo, non volevo disturbarti.
-Fa niente, io mi imbarazzo a cantare davanti alle persone, credo che nessuno mi ha sentito cantare in tutta la mia vita.
-Stai scherzando? Sei bravissimo!!
Sorride.
-Mi fa piacere che apprezzi.
-A me fa piacere sentirti canta quindi se non ti dispiace, continua.
-No, mi vergogno.
-Daii!!
-Ho detto no-. Posa la chitarra.
Non voglio averlo offeso.
Abbasso la testa e mi siedo a terra.
-Che c’è?-. Mi chiede.
-Ni-niente è solo che sono dipendente dal mio cellulare e quello stupido pollo...
-La città è a pochi minuti da qua, se vuoi domani ti accompagno in un piccolo centro commerciale, ho un motorino, sempre se ti fidi di uno alla guida come me-. Ridiamo.
-Per il mio cellulare rischierei pure…-. Ironizzo.
Ci guardiamo negli occhi e non stacchiamo lo sguardo.
-Christopher…
-Si?
-Giurerei di averti già visto da qualche parte.
-Allora ti ricordi…?
-Co-cosa?
Si siede vicino a me e mi racconta un fatto che mi era successo quando ero piccola, ora mi ricordo.
-Cristopher e quei… Quei ragazzi ce l’hanno ancora con me?
-Credo proprio di si, ma non capisco il perché? Anche ora, quando sei venuta, si sono ricordati di te come “quella riccona di città” e ti hanno preso in giro.
-Cristopher perché non mi ricordavi prima chi eri?
-Perché… E’ una cosa stupida dirti: Ciao ti ricordi di me? Sono quello che quando avevi otto anni ha cercato di consolarti quando ti hanno chiamato caccola.
-Già, ah ah ah! Caccola!
-Vedi per me quelli non sono amici, ma sto con loro solo perché ho paura…
-Paura di cosa?-. Gli chiedo io.
-Di restare solo…-. Lo guardo negli occhi, non mi sento più imbarazzata quando lo guardo o ci parlo:- Scusami è una stupidaggine, lascia perdere questa cazzata.
-Non è una cazzata, anche io ho paura di restare sola…-. Gli confesso.
Lui sgrana gli occhi e mi guarda stupito.
-Bea, ti va di essere mia amica?
-Ma certo, almeno non saremo soli no?-. Gli stringo la mano.
È buffo, il nostro comportamento, sembrava come se fossimo all’asilo e tra due bambini si dicono “vuoi diventare mio amico?”.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


 
 
 
 
 
È mattina, torno da quel gallo.
Mentre do il mangime alle galline passa Cristopher davanti a me e mi saluta.
Mi distraggo un attimo per salutarlo e mi giro verso di lui.
-Ciao-. Sorrido, non faccio in tempo a girarmi e…-Ahia!-.
-Tutto bene?-. Mi chiede lui.
-No! Non va niente bene! Quel gallo mi ha beccato il sedere, io lo faccio arrosto!-. Urlo uscendo dal recinto.
Ride.
Vado a cambiarmi nella mia stanza ed esco, mi ero sporcata con quello stupido gallo.
Fuori dalla porta mi guardo intorno per vedere cosa fare.
Sento delle fusa.
Abbasso lo sguardo.
Un gatto si sta strusciando contro i miei jeans e me li sta riempiendo di peli.
-Via! Via! Mi sono appena cambiata!-. Gli urlo contro con tono molto serio.
Il gatto non si stacca.
-E che cavolo vai via!!!-. Cerco di prenderlo per portarlo via e mi graffia una mano.
-Ahia!-. Mi esce un po’ di sangue.
-Sono stufa di stare qua!-. Sbotto e corro nella mia stanza.
Ma che cavolo! Prima il cellulare rotto, mi beccano il sedere e mi riempiono i vestiti di peli poi nessuno mi sopporta in quel paese a parte i vecchietti, Christian e… Cristopher.
Arrossisco e mi butto sul letto.
Senza accorgermene mi addormento.
-Bea! Bea!-. Mi chiama Cristopher.
-Che c’è?-. Chiedo con un filo di voce.
-Sono le dieci, devi andarci al centro commerciale?
-Ah… Il centro commerciale… Ok.
Mi alzo, mi sistemo i capelli e apro la porta ritrovandomi lui davanti, per un attimo mi perdo nei suoi occhi e poi mi distraggo subito.
Saliamo nel motorino.
-Tieniti forte-. Mi dice prendendomi le braccia a portandole al suo busto.
Siamo abbracciati.
Perché sono imbarazzata?
Appoggio ancora un po’ la testa nelle sue spalle.
Di colpo si irrigidisce.
Arriviamo e scendo dal motorino così che lui parcheggia.
Giriamo un po’ per il centro commerciale finché arriviamo nel negozio tanto atteso.
Inizio a vedere tutti i cellulari.
-Che ne dici di questo?-. Mi chiede prendendone uno a caso.
-Bleah! È touch screen!!! A me non piacciono i cellulari touch screen!
  Continuo a girare un po’, poi mi decido e ne compro uno con la testiera scorrevole.
Torniamo a casa.
Arrivati a casa mia lo saluto dandogli un bacio nella guancia.
Fa un piccolo sussulto e si tocca la guancia.
-Allora ciao…-. Gli sorrido.
-C-c-c-ciao, t-t-t-ti va se oggi pomeriggio vieni a vedermi mentre gioco a calcio?-. E’… E’ imbarazzato?
-Ok, allora a oggi pomeriggio… Tanto è nel campo qua davanti giusto?
-Gi-giusto-. Abbassa lo sguardo.
Me ne vado sempre sorridente e chiamo Aurora più che soddisfatta.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


 
 
 
 
 
   È pomeriggio, a minuti dovrei andare a vedere giocare Cristopher.
Mia nonna è appena apparsa dal suo giardino come una specie di angelo con la veste bianca e io rimango a bocca aperta.
-Ah eccoti finalmente! Ti vedo solo a pranzo e poi ti volatilizzi come se niente fosse!
-Scusa nonna, è che mi piace stare qua fuori.
-Sono molto felice di questo, sai tra un po’ mi devono nascere i pulcini!-. Mi dice con entusiasmo.
-I pulcini?
-Si la gallina li sta covando, vuoi vedere?
-Ok-. Rispondo incuriosita.
Seguo la nonna e scopro che in quel gigantesco campo c’era un altro mini-sgabuzzino.
Mi conduce fino ad una grossa e spaziosa cesta bucherellata.
La apre e dentro c’è della paglia con una gallina dentro che sta sopra le uova a covarle.
L’unica cosa che riesco a pensare è la puzza che c’è là dentro.
Non dico niente e guardo l’orario.
-Nonna, devo andare!!!-. Saluto in fretta e mi dirigo al campetto di calcio.
Cristopher mi aspetta e quando mi vede mi sembra sia felice.
-Ri-ciao-. Dico allargando un grande sorriso.
-Ciao-. Saluta lui ricambiando il mio sorriso:- Ti presento i miei amici.
Pian piano mi passa davanti a dei ragazzi che mi esaminano come se fossi un’aliena.
-… E lui è Alex-. Mi presenta il ragazzo dai capelli castani e gli occhi neri.
Sinceramente, ricordandomi ciò che mi aveva fatto quando avevo otto anni, lo volevo strozzare per il collo quanto volevo strozzare quel gallo.
-Piacere-. Sorrido, un sorriso falso e lui ricambia (sempre col sorriso falso).
-Ora le ragazze-. Mi porta davanti ad un gruppo di ragazze.
Davanti a tutte c’è quella somigliante ad Alex.
-Lei è Ludovica-. Ludovica si gira verso le ragazze e, credo, fa una smorfia e poi ritorna verso di me.
-Io sono Bea…-. Sorrido, ancora un sorriso falso.
-Allora io vado a giocare, a dopo-. Mi dice Cristopher dirigendosi verso il campetto.
Io, molto (ma molto) a disagio, mi siedo nella panchina.
Le ragazze mi guardano senza dire niente.
-Cos’è il gatto ti ha mangiato la lingua?-. Ludovica è molto provocante eh? Beh io le rispondo allo stesso modo.
-A quanto vedo pure a voi, da quando sono qua non fate altro che guardarmi storto e stare zitte-. Ludovica ci rimane molto male, a quanto vedo, dalla mia risposta.
-Vedo che i soldi danno alla testa…-. Dice lei, e ora cosa c’entrano i soldi? Crede che il mio carattere sia dovuto ai soldi? Ma chi si crede di essere quella bastarda?
Ok, se prima mi sentivo a disagio ora mi sento proprio fuori posto.
Mi alzo dalla panchina e me ne vado verso casa.
Cristopher mi vede e corre verso di me.
Stava interrompendo una partita? Ma dico: è scemo?
-E’ successo qualcosa?-. Mi chiede.
-No, niente… E’ che sono stanca e ho sonno…-. Non sono il massimo nell’inventare scuse lo so…
-Sicuro?
-Si, ciao-. Me ne torno verso casa.
 
   E’ mattina penso.
Apro un po’ gli occhi e vedo che sono le otto.
Perché nessuno mi ha svegliato?
Mi giro dall’altra parte e vedo quel maledetto gatto dormire di fianco a me.
Mi trattengo dall’urlare.
Che cosa vuole quel gatto da me?
-Vedo che sei sveglia!
Grido dallo spavento, un dolce spavento (anche se non credo esistano xD), Cristopher è affacciato alla finestra e mi ha fatto spaventare.
-S-si…
-Tua nonna se n’è andata, ti voleva svegliare ma io le ho detto che ti svegliavo, solo che poi non l’ho fatto più e ho pensato di fare il tuo lavoro…-. Lo vedo bloccarsi :-Sei troppo carina quando dormi.
-Cosa?-. Ho sentito benissimo solo che lo ha detto a bassa voce.
-Niente… Per ieri volevo dirti che…
-E’ tutto ok… Veramente-. Chiudo la chiacchierata in quel modo brusco.
Mi alzo vado a fare la doccia.
Quando finisco vado in camera per mettermi il reggiseno e le mutande.
Mi suona il cellulare che ho dimenticato nel salone-cucina e vado a prenderlo.
In quel momento si apre la porta.
Cristopher!!! Oddio che imbarazzo! Prendo un cuscino dal divano e mi copro.
-Non-mi-guardare!!!
-Ok, ok non ti guardo-. Dice mettendosi una mano davanti agli occhi.
-Non è vero stai guardando! Vedo che tra quelle due dita c’è un piccolo spazio!
-Ok mi hai beccato-. Risponde abbassando la mano.
-Non guardarmi!
-Aspetta ti devo parlare un attimo.
-Ok-. Non mi accorgo più di essere quasi nuda e neanche lui.
-A me dispiace veramente per ieri ma non… Non te la prendere con me! Forse non dovevo neanche chiederti di venire… Mi scuso da parte delle ragazze, forse hanno esagerato-. Dice abbassando la testa.
-Hai parlato con loro?
-Un po’… Ma ripeto: forse non dovevo chiederti di venire…
-No veramente non fa niente-. Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
Per un po’ rimaniamo abbracciati e poi ci guardiamo negli occhi.
I nostri nasi si toccano, il cuore mi batte forte.
-Cristopher…
-Si?
-Hai dimenticato che sono quasi nuda, che in questo momento sono abbracciata con te ancora nel mio stato e che sono imbarazzata del fatto che ancora tu non te ne sia andato.
-Oh… Io… Scusa…-. Dice uscendo da casa.
Entro nella mia stanza e mi vesto.
Penso al momento imbarazzante e travolgente di prima con un sorriso stampato in faccia.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


 
 
 
 
 
 
   -Mi stai riempiendo di nuovo il vestito di peli!!!-. Urlo al gatto sperando che mi ascoltasse.
Quel gatto si struscia sempre contro i miei vestiti, antipatico.
-Si può sapere perché ce l’hai con il mio gatto?-. Mi chiede Cristopher ridendo.
Io invece sono molto infastidita.
-E’ tuo?
-Si ma sta sempre qua.
-Ma che cavolo mi riempie i vestiti di peli!-. Lui mi guarda ancora divertito.
Lo prende e lo fa andare via.
-Come ci sei riuscito?  Quel gatto mi graffia quando cerco di prenderlo!! Hai una specie di fascino nascosto?
Lui ride ancora più divertito di prima.
-Beh modestamente…-. Risponde ironico passandosi una mano tra i capelli.
Io lo imito con la sua voce e con i gesti e continuiamo a ridere e scherzare un altro po’.
-Scusa posso parlarti?
Cristopher si zittisce e io mi giro.
Ludovica è davanti a me con tono gentile.
-O-ok… Scusa Cristopher devo andare.
Cammino lontano uscendo dalla casa di mia nonna e mi posiziono sotto un albero.
Lei mi segue e si posiziona pure sotto un albero.
-Scusami per ieri… Spero non te la sia presa.
-No, no figurati-.  Si vede benissimo che fai finta di scusarti… Oh wooow studiare psicologia è servito a qualcosa! (o.O)
-Ah bene perché non volevo offenderti, se vuoi domani ho organizzato una serata tra ragazzi… Vuoi venire?-. Allarga un sorriso con molta fatica.
Dio che falsa.
L’ultima cosa che vorrei è passare una serata tra loro ed a farmi prendere per il culo.
-Io… Veramente…
-Viene anche Cristopher.
-Ok vengo!-. Rispondo subito, se c’è Cristopher mi sento più sicura, lui mi da sicurezza.
La saluto e mi giro per ritornare alla casetta.
Sento parlare Cristopher con… Christian?
-Allora?… Io voglio un consiglio!-. Dice il tappo.
Mi nascondo dietro il recinto delle galline.
-Ma io consigli del genere non te ne so dare! Non ci so fare con le donne!
-Non sparare cazzate lo vedi Ludovica come ti guarda?
-Si ma a me non importa niente di Ludovica!
-E poi c’è anche Bea…-. Stupido nanerottolo-tappo-rompi scatole appena siamo soli ti ammazzo si botte! Io non sono infatuata di Cristopher! Gli do solo qualche attenzione e poi se gli voglio bene non significa che mi piace!!!
-Io non saprei dirti, ci provo dai… Per prima cosa devi dimostrarti dolce con loro…
-Si, si e poi?-. Dice mettendo fretta all’amico.
-E poi… Boh… Io non lo so! Devi essere semplicemente te stesso! Io sono io! Tu prova semplicemente ad essere te stesso e se poi non funziona non perdi niente no? La ragazza che ti rifiuterà non sarà il tuo tipo.
-Oh-Oh amico! Hai ragione! E tu… a te piace qualcuno?
-Veramente…-. Arrossisce.
Chi ti piace? Chi? Chi? Aspetta perché mi interessa così tanto?
-E’ Bea eh…?
-Io…

Shawty's like a melody in my head
That I can't keep out
Got me singin' like
Na na na na everyday
It's like my iPod stuck on replay, replay-ay-ay-ay

Il mio cellulare squilla e a mio malgrado Christian e Cristopher si accorgono di me.
-Bea!!-. Dice il tappo con un sorriso malizioso in faccia.
-Bea??-. Dice Christopher sorpreso ed imbarazzato.
-S-scusate… Io… Rispondo al cellulare!-. Apro la chiamata e per scampare dalle scuse ingiustificate rispondo subito entrando dentro casa.
-Aurora mi hai salvato la vita!!-. Dico subito.
-E quando mai? Comunque ciao gattina sexy!
-Ti ho detto di non chiamarmi gattina sexy!
-Uffa… Perché ti ho salvato la vita?-. Mi chiede cambiando discorso.
-Perché stavo origliando i discorsi di mio cugino e Cristopher e…
-Aspetta un attimo! Io sapevo la storia di tuo cugino perché me l’avevi detto l’altro giorno, ma chi è Cristopher?
-E’ un ragazzo che…
-Uh uh! Un ragazzo!!!-. Sento un gridolino emozionato.
-Che aiuta mia nonna…
-E com’è?
-Ma niente di ché; alto, biondo, occhi azzurri, suona la chitarra…
-Niente di ché!!! Bea apri gli occhi! Niente di ché lo potevi dire al tuo ex!
-Ok, ok è vero, è carino!
-E c’è su Facebook?
-Oddio, io non lo so!!! Ma se ti fa piacere sta sera accendo il computer e controllo-. Rispondo buttandomi nel letto.
-E ti piace…?
-Aurora, perché vai a conclusioni affrettate?
-Perché ti piace!
-Ma no!
-E cosa ci facevi nascosta ad ascoltare i suoi discorsi?-. Mi ha preso in pieno.
-Ero solo curiosa di ciò che voleva sapere mio cugino!!!
-Ma ti piace Cristopher-. Perché ritorna sempre là?
-Aurora io non lo so! Non lo so! Ora devo andare ciao-. Chiudo il telefono infastidita e lo poso sul comodino.
Perché deve fare così?
Cristopher intanto si affaccia alla finestra della stanza.
-Perché urlavi?-. Mi chiede piuttosto curioso.
Mi affaccio alla finestra sporgendomi un po’ troppo.
-Sai dei discorsi tra me e la mia amica che… AAAH!
Cado in avanti e Cristopher mi prende alla svelta, non era molto la distanza tra finestra e pavimento ma almeno avevo evitato di farmi male.
Ringrazio, senza accorgermene le mie braccia sono intorno al suo collo che cercano di tenersi anche se lui mi regge.
-Posso scendere?-. Chiedo senza guardarlo negli occhi.

Ansia, paura, agitazione, felicità.

Perché stavo provando queste sensazioni tutte insieme? E’ possibile provare agitazione, paura, ansia e felicità insieme?
Mi fa scendere e corro subito nella mia stanza chiudendo la finestra e anche la porta.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


 
 
 
 
 
   È sera e Cristopher mi deve venire a prendere per andare da Ludovica.
Per l’occasione ho deciso di non dare troppo nell’occhio così ho messo dei jeans neri attillati e una maglia a bratelle scollata un po’ sul seno.
Suonano un po’ alla porta e io apro al posto di mia nonna.
Cristopher è…
-Wow-. Questa è l’unica parola che mi viene in mente.
È bellissimo: jeans leggermente strappati, maglia a maniche corte che lascia intravedere il suo fisico (da urlo) e una giacca.
-Sei anche tu da “wow”-. Mi dice sorridendo:- Andiamo?
-Si, nonna io vado!
-Ok e fai nuove amicizie!!!-. Mi raccomanda.
Mia nonna è tutto il contrario di mia madre; se fosse per quest’ultima potrei rimanere a casa piuttosto che uscire con un “contadinotto” o “sempliciotto” come chiama lei.
   Per tutta la strada non proferisco parola.
Siamo a piedi e la strada è di pochi minuti ma a me sembrano un’eternità.
   Finalmente dopo minuti di silenzio arriviamo!
Cristopher suona al campanello e Ludovica apre.
Se io non voglio dare nell’occhio lei è tutto il contrario: minigonna più mini di una sciarpa legata in vita, se si sarebbe messa in mutande sarebbe stata la stessa cosa, che dava a vedere le sue cosce, una magliettina (e sottolineo ina) super scollata dalla quale si capiva perfino il colore del reggiseno (rosso xD).
C’è una parola per descriverla ma che preferisco non dire per “buona educazione”.
-Accomodatevi-. Dice con un sorriso malizioso in faccia.
Ma cos’ha in mente?
Entriamo e ci sediamo sul divano del salone di casa sua.
Certo non è una casa gigantesca come quella che avevo io ma almeno più grande di quella della nonna c’è!
-‘Sera-. Saluto io accennando con la mano.
Alex mi guarda con un sorriso da prendere a schiaffi e si limita a salutarmi con la mano.
-Serata karaoke!-. Annuncia Ludovica.
Cooooooooooosa? Io sono talmente stonata che pure la doccia mi odia! Non posso cantare! Non farmi questo Ludovica!
È facile dire “serata karaoke” quando stai nel coro della chiesa cazzo!
Inizia proprio la padrona di casa a cantare.
Canta arriverà dei Modà insieme ad Alex che ho scoperto essere il suo fratello gemello.
Io rimango ad ascoltare.
Per un po’ cantano tutti tranne me e Cristopher.
-Cristy! Dai canta tu!!!
-Ma no! Ho una brutta voce ti ho detto! Non mi va e poi non mi chiamare Cristy!-. Risponde a Ludovica che secondo i miei gusti ha preso un po’ troppa birra.
Fulmino Cristopher con lo sguardo.
Ha una voce bellissima e non la vuole usare!
-Allora canta tu Beaaaa.
-Io? No? Io faccio schifo nel cantare, non voglio cantare!
-E daiii!-. Mi prende per mano e mi porta davanti allo schermo:- Cosa vuoi cantare?
-Io non voglio cantare!
-Ok, metti single ladies di Beyonce!
Da dietro sento delle voci femminili dire cose come “si è perfetta per una zitella come lei” zitella a chi??
Non faccio in tempo a rispondere che parte la musica.
Tutti i ragazzi e ragazze sono là ad ascoltarmi e con un sorriso malizioso e divertito in faccia, sono pronti a prendermi per il culo ci scommetto.
Devo iniziare a cantare… Ok ce la posso fare…
Conto fino a tre.
Uno.
Due.
Tr…
-Andiamocene-. Cristopher mi prende per la mano ed esce da casa.
Io sono ancora intontita, non so se riempire di baci Cristopher per avermi salvato o picchiarlo per avermi portato via così bruscamente.
Intanto sto zitta e lo seguo costretta dalla mia mano incatenata alla sua.
-Che stronzi, lo sapevo che ti volevano prendere per il culo!-. E’ più arrabbiato di quanto dovrei esserlo io.
Continuo a camminare senza dire niente e pensando solamente a che figuraccia avrei potuto fare in quel momento.
Di colpo Cristopher si gira e me lo ritrovo davanti.
C’è poca distanza tra noi.
Me ne voglio andare, sento le stesse sensazioni di ieri.
Mi sta venendo un infarto, il cuore mi batte troppo forte.
Aurora chiamami, fai qualcosa!
Distraggo lo sguardo e mi guardo la mano.
-Buona serata allora!-. Lo saluto dandogli un bacio sulla guancia.
Giro per andarmene ma mi sento bloccare la mano.
Mi rigiro.
Mi da anche lui un bacio sulla guancia e mi sussurra all’orecchio:- The way you make me feel…
Le lingue, le materie in cui ero più negata.
Ha detto qualcosa, qualcosa che significa tanto lo so ma… Che cazzo ha detto?
Con voce tremante chiedo:-C-cosa?
Silenzio.
Non dice niente.
Sbuffa come se fosse irritato dalla situazione.
Si mette una mano in testa.
-Niente lascia stare… ‘notte!
Torno a casa.
Sta volta sono io che mi tocco la guancia.
Penso alla frase che mi ha detto ma non capisco una mazza! Sono sicura che è inglese però (xD).
Mannaggia! Lo sapevo che un giorno l’inglese mi sarebbe servito!!!

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


 
 
 
 
 
   È pomeriggio ed ho fame.
Non voglio ne dolce ne salato.
Mi giro e vedo davanti a me quell’albero di ciliegie bellissimo.
Ho l’acquolina in bocca, ho deciso: voglio le ciliegie.
Quando io voglio ottengo sempre, è anche la regola di noi ricchi (ora non che io faccia differenze ma di solito è così xD).
Voglio le ciliegie!
Vado a cercare nel mini-sgabuzzino ma non trovo una scala.
Cavolo! Quell’albero è più alto di me!
Cristopher mi guarda con aria interrogativa e inizia a seguirmi per capire cosa volessi fare.
Cerco nel garage che ho scoperto da poco ma non trovo lo stesso niente.
Stanca di cercare mi siedo nel bordo della mia finestra ad osservare l’albero.
-Che cosa cerchi?-. Mi chiede lui vedendomi avvilita.
-Una scala-. Rispondo brontolando.
-Per fare cosa?
Indico l’albero di ciliegie.
-Mm… E’ piuttosto alto eh? Sai arrampicarti?
-Che? No assolutamente! Io non mi rovino per le ciliegie.
-Ma non ti devi rovinare niente, facciamo così: io mi arrampico e poi aiuto te per farti salire.
-Ok ci sto!-. Mi torna subito il sorriso.
Cristopher si arrampica e mi porge la mano.
Io stringo la sua mano, appoggio un piede nel tronco e faccio un salto.
Arrivo per miracolo all’apertura dell’albero da dove si diramano i rami con le ciliegie.
Arrivata là mi accorgo che c’è pochissimo spazio e che io sono incollata praticamente a lui.
Pure le nostre facce sono vicine, ci guardiamo negli occhi e ridiamo.
-Non è una buona idea eh?-. Gli dico ironizzando.
Lui ride e si avvicina a me con la faccia più di quanto non lo fosse prima.
Anche io mi avvicino.
Ci stiamo per baciare e…
Mi brontola lo stomaco.
Quello che poteva essere un bacio era stato interrotto dal mio stomaco.
Un po’ sono sollevata e un po’ no.
Ci ricomponiamo.
-Allora… Come le prendiamo le ciliegie?-. Mi chiede.
Io mi alzo e lui mi tiene.
-Attenta puoi cadere.
-Facciamo che io prendo le ciliegie e tu mi tieni.
Prendo un po’ di ciliegie e gliele porgo, lui le prende e le mette nella tasca che ha nella felpa.
Mi risiedo e iniziamo a mangiare le ciliegie.
-Ma tu non senti caldo con la felpa?
-No per ora no-. Mi sorride.
Continuiamo a mangiare le ciliegie.
Quando finiamo lui mi aiuta a scendere.
Sbaglio e gli cado addosso.
Sono sopra di lui e lui mi sta guardando.
Mi leva il ciuffo di capelli da davanti gli occhi e ride.
-Che c’è?-.
-Sei imbranata. Mi piace.
Mi sposto da sopra il suo corpo e rotolo pure io a terra.
Lui si gira verso di me e mi viene sopra.
Gli tocco una guancia e rido.
-Che c’è?
-Mi fai sorridere. Mi piace.
Ora ho capito.

Ansia, paura, agitazione, felicità.

Ansia: che qualcosa possa andare storto.
Paura: che lui se ne vada.
Agitazione: Sento qualcosa e questo mi provoca agitazione.
Felicità: Sono felice che lui sia qua con me.
Io sono innamorata… Questo si chiama amore?
   Lui è ancora sopra di me.
-Vai Cristopher! Lo sapevo che eri un Don Giovanni!-. Christian ci fa tornare alla realtà.
Mi accorgo che Cristopher è sopra di me e mi rendo conto che questo è un motivo per essere imbarazzata.
Cristopher si rialza, è rosso in viso.
-Che ci fai qua nanerottolo?
-Io? Volevo parlare con Cristopher-. Mi sorride malizioso e io lo fulmino con lo sguardo e me ne torno in camera.
Dalla stanza sento tutti i loro discorsi.
-Wow amico, vacci piano con mia cugina!-.
-Ma non stavamo facendo niente-. Dice lui impacciato.
-Ma ti piace si o no?
-Io…
-Si o no?-. Insiste il tappo.
-Si…
Mi sta venendo un infarto!!!

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


 
 
 
 
 
   Sono passate alcune settimane da quando sono qua.
All’inizio non pensavo che mi sarei trovata bene ma mi sono rimangiata tutto quello che ho detto.
Qua sono felice; Ho un nonna e una zia che mi vogliono bene, un nanerottolo tappo con cui mi azzuffo e scherzo sempre, che si da il caso sia mio cugino, e... Cristopher.
Ogni giorno provo strani sentimenti per lui e ho il cuore a mille ogni volta che siamo vicini, anche se mi sento strana a provare tutto questo lui mi da sicurezza e mi fa sentire bene.
   Mi sveglio, veramente è stato il gatto a svegliarmi.
Ma che cosa vuole da me quel gattaccio?
Si sta impostando sopra la mia pancia.
Provo a farlo andare via ma quando mi avvicino con la mano fa un rumore strano.
E adesso che faccio?
Sono bloccata nel letto, giro la testa e vedo il cellulare sul comodino, lo prendo e vedo l’ora: le undici.
Scommetto che Cristopher mi ha fatto dormire più a lungo ed ha fatto il mio lavoro, che dolce.
Il gatto si addormenta allora io pian piano lo prendo e lo sposto.
Vado in salone.
Cristopher è infilato sotto il lavandino.
-Ma che stai facendo?
-Sto aggiustando qua, le tubature… Scusa non ti ho salutato, buongiorno.
-Buongiorno-. Mi siedo sul divano :- C’è qualcosa che tu non sappia fare? Insomma diciamocelo, tu sai fare praticamente tutto: sei dolce, comprensivo, sai fare i lavori in casa, coltivare, annaffiare e…
-Non sono capace di svegliarti-. Lo sento ridere.
Rido anche io.
-Ecco io ho fatto!-. Esce da là sotto.
E’ tutto sporco in faccia e nei vestiti.
Rido.
-Che c’è?-. Mi chiede toccandosi la faccia.
-Sei sporco ah ah, dai fatti una doccia, ti do l’asciugamano e intanto ti lavo i vestiti-. Gli faccio l’occhiolino.
-Sai lavare i vestiti?-. E’ stupefatto.
-Si, qualcosa la so fare dopotutto.
-Ok io vado.
Gli do gli asciugamani e lui si chiude in bagno.
Intanto che lui si fa la doccia io lavo i vestiti.
Prima controllo nelle tasche dei jeans per non rovinare ciò che c’è dentro.
Trovo un bigliettino.
“L’altra volta è stato bellissimo, ti amo. Ludovica”
Ludovica?
Che cosa c’entra Ludovica.
Lui non sta con lei, l’altra volta quando? Ti amo?
Mi arrabbio ma continuo a lavargli i vestiti, non voglio che lui pensi che mi piace.
Finisce di fare la doccia ed esce con l’asciugamano attaccato in vita, che vergogna.
Credo di essere rossa in volto ma continuo a parlare con disinvoltura.
-I tuo vestiti sono stesi, dovrebbero asciugarsi in fretta con tutto questo sole, le cose che c’erano in tasca le ho messe sul tavolo.
-Grazie.
-Sono felice per te, tu e Ludovica fate proprio una bella coppia-. Sorrido, un falso sorriso, e mi dirigo verso la porta.
-Io e Ludovica?-. Va verso il tavolo e vede il bigliettino:- E questo?-. Chiede lui.
-Non lo so, l’ho trovato nelle tue tasche.
-Aspetta io non sto con Ludovica, non so quando sia stata “l’altra volta” e non amo Ludovica.
-Non c’è bisogno che ti giustifichi e poi essere innamorati è una cosa bella no?-. Apro la porta della mia stanza.
Entro nella mia stanza per prendere la mia spazzola.
Cristopher si appoggia sull’uscio della porta e mi guarda.
Vado anche io sull’uscio e cerco di uscire ma lui mi blocca l’uscita.
-Scusa dovrei passare, sai mi devo pettinare-. Sono sgarbata.
Continua a bloccarmi l’uscita.
Uffa, sono stufa, perché deve fare così?
Mi abbraccia.
Ok se prima ero rossa ora sono peggio di prima.
-Ti giuro che non stiamo insieme-. Mi guarda negli occhi.
Sono sinceri.
-Ok, ti credo-. Cerco di staccarmi dal suo abbraccio.
-I vestiti saranno già asciutti a quest’ora-. Dico per non riprendere più il discorso di prima.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


 
 
 
 
 
   Sono in chiesa.
Che palle.
Finalmente il prete pronuncia quel “La messa è finita, andate in pace” che mi mette allegria.
Vado verso l’uscita ma mi sento bloccare una mano.
Mi giro e vedo Cristopher con la chitarra in mano.
-Ti va di venire a casa mia oggi?
Ci penso su qualche minuto.
-Si ma visto che tra un po’ è ora di pranzo facciamo per poco-. Sembriamo due fidanzati solo con una piccola differenza: non lo siamo.
Questa scena sarebbe dovuta essere coronata da un bellissimo bacio.
Dico a Cristopher che lo aspetto fuori.
Ludovica è fuori che fuma una sigaretta.
Cazzo quanto mi sta antipatica, voglio vendicarmi per il bigliettino che gli ha messo in tasca due giorni fa.
-Senti un po’ tu; chi cazzo ti credi di essere?-. M’impunto verso lei.
-Ma chi ti credi di essere tu? Che cosa vuoi?-. Risponde buttando fuori il fumo dalla bocca.
-Il bigliettino di due giorni fa…
-Gelosa eh?-. Ride, dal nervosismo le prendo la sigaretta che ha in mano, gliela butto a terra e per finire gliela spengo con il tacco.
-Lasciami in pace, a me di Cristopher non me ne frega niente, sono stata innamorata di lui da quando avevo otto anni, ma adesso mi sono rotta di aspettarlo, adesso mi piace Mattew-. Si gira e fa l’occhiolino ad un ragazzo che sorride imbarazzato, deve essere Mattew:- Io ho messo il bigliettino solo perché me l’aveva chiesto Alex, lui è un rompi palle quando ci si mette-.
Alex che stronzo.
Cammino verso Alex che è appoggiato nel muretto dall’altra parte della chiesa circondato dagli amici, mi guarda soddisfatto.
Lo prendo per il colletto della camicetta.
-Non provare mai più a farmi degli scherzi del genere.
Lui non fa nulla, ride.
Dopo un po’ inizia a parlare.
-Delle ricche come te qua non c’entrano niente… Avevo anche pensato di portarti a letto e poi spezzarti il cuore, ma con questo carattere di merda forse ci ripenso… Peccato perché avevi un bellissimo corpo-. Mi sfiora il seno e scende con la mano.
Gli do uno schiaffo e mi allontano.
-Ehi pupa non fare così! Se ti arrabbi tanto il tuo bel faccino si rovina-. Urla Alex mentre me ne vado.
   Cristopher esce e io gli corro incontro abbracciandolo.
Mi rifugio tra le sue braccia.
-Che succede?-. Mi chiede preoccupato.
-Niente… Ora andiamo-. Lui mi sorride e andiamo a casa sua.
Arrivati lui prende le chiavi e apre.
-Cristopher sei… Bea!!!-. La donna è sorpresa di vedermi, forse è la madre, anzi sono più che convinta che sia la madre.
Mi abbraccia. Perché tutta questa confidenza?
-Come sei diventata grande, è naturale che tu non mi conosca, io ero la migliore amica di tua madre, anzi amica d’infanzia.
-Era?
-Oh dammi del tu tesoro.
Mi fa sedere al tavolo.
Cristopher è anche incuriosito da tutto ciò e si siede di fianco a me.
-Io “ero” perché quando si è messa con tuo padre… Oh, forse è meglio che non ti parli male di tua madre.
-Tranquilla, anche io parlo male di lei-. Rido per sdrammatizzare un po’.
-Quando si è messa con tuo padre me lo aveva detto e io le avevo consigliato di non starci insieme perché così feriva sua sorella. Lei si è arrabbiata e non ha voluto più parlarmi, è una persona molto suscettibile-. Cazzo mia madre doveva essere proprio innamorata per rinunciare alla sua famiglia e alla sua migliore amica.
-Si ci era messa solo per i soldi, lui era nuovo nel paese e aveva ereditato un azienda così...
Ok, non era innamorata ma solo cattiva.
-Wow-. Commento.
-E tu che ci fai qua?-. Mi chiede la madre di Cristopher.
-E’ una storia lunga: ho rotto un vaso a scuola con la mia bottiglietta perché volevo colpire una mia compagna e il preside si è arrabbiato così ha chiamato mia madre che a sua volta si è arrabbiata con me e mi ha mandato qua-. Finisco il mio discorso con un sorriso imbarazzato.
Cristopher mi guarda sbalordito e pure la madre.
-Ora dovrei andare…-. Dico guardando l’orologio e dirigendomi verso l’uscita.
Cristopher mi chiede se voglio il suo accompagnamento ma io gli rispondo di no.
 
   È pomeriggio.
Christian è venuto a trovarmi ed adesso è disteso nel mio letto senza il mio permesso.
Lo lascio stare là e mi distendo di fianco a lui appoggiando la mia testa nel suo petto.
-Quand’è che fai il quindici anni nanerottolo?
-Tra una settimana, perché me lo chiedi?
-No così, solo per sapere. Non so quasi niente di te… A proposito come va con quella ragazza?
-Insomma diciamo che va bene.
-Tu lo sai che devi essere solo te stesso?
-Si ma lei è impassibile.
-Vuol dire che non ti merita, lasciala stare-. Consiglio.
-Ma andando avanti di questo passo non piacerò a nessuno!
Mi siedo sul letto e gli do uno schiaffo, lui è stupito e offeso.
-Perché??
-Non devi dire mai dire questo! Se non piacerai a nessuno non importa, ma tu non devi cambiare mai! Devi essere te stesso! E se proprio devi cambiare è in meglio come… Come cambiare abbigliamento-. Ironizzo, lui ride :- Non è vero che non piaci a nessuno, a me piaci e se avessi qualche anno in meno…-. Lui ride e mi scompiglia i capelli.
-Si e se io avrei qualche anno in più…-. Rido io sta volta.
-Senti un po’, tu sei amico con Cristopher?-. Cerco di cambiare discorso.
-Si, insomma, con lui passo un po’ del mio tempo.
-Che mi sai dire di lui?-. Chiedo impertinente.
-Mm… Suona la chitarra, ha un debole per te, odia con tutto il suo cuore Alex, gli piace Michael Jackson…
-Michael Jackson???-. Mi si accende una lampadina.
Chiamo subito Aurora.
Lei è una grande fan di Michael Jackson.
-Pronto?
-Auri, mi serve un tuo aiuto, sai che io non so molto del grande Michael…
-Michael!!!-. La sento urlare:- Dimmi pure!!
-Conosci una canzone che si chiama… The way you coso… The way you…-. Non mi viene in testa quel cavolo di titolo!!! Che rabbia.
All’improvviso Aurora e Christian ripetono insieme:-The way you make me feel!!
Sii! Giusto! 

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


 
 
 
 
 
 
-Ma che cosa cerchi?
-Zitto tappo-. Ho il computer acceso e sono su Youtube.
Sto cercando il video di Michael Jackson con la canzone.
-Si scrive feel senza acca.
-Ti ho detto di stare zitto!!!
Finalmente trovo il video e lo guardo.
Passano quei sette minuti e io rimango ancora a bocca aperta.
-Allora che ne pensi?-. Mi dice Christian.
-Che vado subito a vedere la traduzione.
La cerco e trovo anche quella.
 
Hee-Hee!
Ooh!
Avanti, ragazza!
Aaow!

Hey bella ragazza coi tacchi alti
Mi alzi la pressione in un modo in cui non mi è mai capitato
Sei semplicemente un concentrato di bellezza
Mi piace la scia che lascia
la tua camminata,
le tue parole, il tuo vestito
Sento la tua febbre a chilometri di distanza
Ti vengo a prendere con la mia macchina
e faremo baldoria
Solo dammi un bacio
e dimmi due volte
che sei l’unica per me

 
Mi blocco in quella parte.

Il modo in cui mi fai sentire
(Il modo in cui mi fai sentire)
Davvero tu mi accendi
(Davvero tu mi accendi)
Mi fai sballare
(Mi fai sballare)
I miei giorni solitari sono finiti
(I miei giorni solitari sono finiti)

 

Christian diventa più serio e continua a leggere ad alta voce al posto mio.
Non riesco a proferire parola.
 
Mi piacciono le emozioni che mi dai
Solo.. stringimi e sono in estasi
Oh lavorerò dalle 9 alle 5
Per comprarti le cose
che ti faranno rimanere assieme a me
Non mi sono mai sentito così innamorato prima d’ora
Solo.. promettimi, piccola, mi amerai per sempre
Lo giuro, ti soddisferò sempre
perché sei l’unica per me
Il modo in cui mi fai sentire
(Il modo in cui mi fai sentire)
Davvero tu mi accendi
(Davvero tu mi accendi)
Mi fai sballare
(Mi fai sballare)
I miei giorni solitari sono finiti

 
 Chiudo il computer di botto.
-Ok, forse è meglio che te ne vada ora.
Gli dico spingendolo fuori dalla porta.
E ora? Che cosa faccio?
Magari mi faccio una dormita che è meglio.
Mi metto a letto e mi addormento.
 
E’ mattina e sento dei passi, apro un occhio e vedo Cristopher, inizia a parlare tra sé e sé.
-Ok, non ci vuole molto no? Devo solo svegliarla… Ma guarda che bella con quel sorriso in faccia, si vedono le fossette e… La devo svegliare, l’ho promesso a sua nonna no? Perché mi ritrovo sempre in queste situazioni?-. Si avvicina a me e mi tocca una spalla.
Io non faccio niente.
-Basta, ci ho provato… Me ne vado.
Si gira per uscire dalla porta ma gli blocco la gamba.
-B-b-bea?
-Buongiorno-. Apro un sorriso anche per tranquillizzarlo, sembra abbastanza teso:- Io vado a prepararmi va bene?
-Alle galline ci ho pensato io.
-Ma che palle, fai sempre tutto tu!
-Ah ah ah.
Dopo un po’ esco dal letto.
Sento delle fusa ed abbasso la testa.
Quello stramaledetto gatto.
-Buongiorno anche a te-. Dico, lui miagola :-Senti ho degli avanzi di pesce, se mi aspetti fuori te li do.
Il gatto esce, allora mi capisce!!!
Mi vesto, prendo gli avanzi ed esco da casa.
Mi metto dietro il mini-sgabuzzino, mi siedo a terra e poso gli avanzi davanti a me.
Il gatto inizia a mangiare e io inizio a sfogarmi con lui.
-Insomma, secondo te dovrei mettermi con lui? È così dolce…-. Il gatto continua a mangiare in silenzio :-Si però se non rispondi io come faccio a capire che mi vuoi dire?-. Forse stavo pretendo un po’ troppo da quel gatto, lui alza la testa e mi fissa per qualche secondo per poi tornare a mangiare il merluzzo.
 
Love me forevermore
I swear Im keepin you
Satisfied
cause youre the one for me

 

Sta cantando Cristopher… The way you make me feel, ieri mi era entrata in testa e non usciva.
 
 
The way you make me feel
You really turn me on
You knock me off of my feet
Now baby-hee!
My lonely days are gone-
A-acha-acha
Acha-ooh!

Go on girl!
Go on! hee! hee! aaow!
Go on girl!
 

Mi avvicino senza farmi vedere, il gatto se ne va.
Che bravo, mi piace troppo quando canta…
-Ahia!-. Cazzo ho sbattuto il piede contro lo sgabuzzino.
Si è accorto di me merda! Ha smesso di cantare.
Mi sta salendo la pressione.
Oddio non lo sento più, e se adesso viene qua?
Decido di andarmene dall’altra parte per non farmi vedere.
Mi spunta lui davanti.
Cammina verso di me ed io indietreggio finché non sbatto contro lo sgabuzzino di nuovo.
Da una parte sono bloccata dal recito che delimita il campo di mia nonna e dall’altra da suo braccio.
Mi si è messo davanti e si sta avvicinando con la bocca.
-Non mi sono mai sentito così innamorato prima d’ora.
Solo.. promettimi, piccola, mi amerai per sempre,lo giuro, ti soddisferò sempre
perché sei l’unica per me…-.Si avvicina e mi bacia.
Io ricambio e lo abbraccio pure.
-La traduzione...-. Gli dico sorridendo.
-Si-. Continuiamo a baciarci.
È bello baciarlo.
Mi sento al settimo cielo.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


 
 
 
 
 
   Dopo quella confessione ancora non abbiamo finito di baciarci, non riesco a staccarmi da lui.
Mi suona il cellulare.
Non ho intenzione di rispondere ma purtroppo devo perché se fosse mia madre si arrabbierebbe molto.
-Amore! Albi!!!-. Urlo felice di sentirlo.
Alberto, il mio migliore amico, non l’avevo sentito in tutto questo tempo perché lui ha un problema: è un tossico dipendente.
Dipendente dalla droga.
Era stato chiuso in una clinica e io ed Aurora non potevamo andare a trovarlo ne sentirlo al cellulare.
Ma ora che mi ha chiamato sono felicissima.
Lui non era solo il mio migliore amica ma anche il mio ex ragazzo, ecco perché tutti quei soprannomi come “amore”.
A Cristopher però sembrava non andare molto a genio questo scambio di parole.
-Gioia!!!-. Adora chiamarmi Gioia.
-Albi mi dispiace, non posso essere là per quello che ho combinato ma tu lo sai com’è Adele no?
-Si lo so benissimo.
-Senti un po’: se ricominci con la storia della droga giuro che vengo là solo per picchiarti!!!-. Iniziamo a ridere.
-Gioia lo sai che io non posso vivere un anno senza te! Aurora è qua ma tu lo sai che il mio cuore appartiene solo a voi due, senza di te è come se avessi solo metà cuore!
-Ah ah ah! Alberto lo sai che anche io non posso vivere senza te, ma Aurora dovrà bastarti-. Inizio a giocare con una ciocca di capelli e mi siedo sul muretto, Cristopher sembra aver perso la pazienza ma continua ad ascoltare in piedi davanti a me.
-E come sorpresa sai che facciamo io e Aurora? Veniamo a trovarti!
-Che cosaaaaa??? Senti sai che sei il mio migliore amico ma se verrai qua al massimo potrai dormire nel garage.
-Non preoccuparti per i fantastici tre, compresa te, non ci saranno problemi, va benissimo il garage.
-Ma quando dovete venire??
-Non lo so ti chiamerò! Ciaooo-. Mi ha chiuso il telefono.
Senza che io risponda attacca! AAH il solito Alberto.
Cristopher mi sta guardando e si aspetta spiegazioni.
-Allora: Albi? Amore? Chi è?
-E’ il mio migliore amico… E-. Proseguo a bassa voce:- Il mio ex ragazzo.
-Mi stai dicendo la verità?
-Ma certo… Aspetta un attimo… Tu sei geloso!!!
-Ma che stai dicendo io non sono affatto geloso-. Dice girandosi dall’altra parte.
-Si che lo sei.
Gli piombo davanti e gli prendo il mento.
Lui mi guarda.
-Ehi io ti amo-. Lo bacio :- Sto dicendo la verità… Lui è il mio migliore amico.
Lui cerca di tenere il broncio ma non ce la fa.
Anche se ancora cerca di resistere.
-Va bene, si vede che non si farà più niente, peccato perché io volevo stare con te…-. Annuncio ma con leggerezza, per fargli dire qualcosa.
Faccio per tornarmene in casa ma mi sento tirare.
Mi giro e lui è davanti a me che mi avvolge con le sue braccia.
-Ehi, io non ho mai detto nulla del genere…
Gli avvolgo le braccia intorno al collo, lui mi tiene per i fianchi e ci baciamo.
Dopo mi accarezza la guancia e io lo abbraccio forte, non voglio perderlo ma mi sembra che tutto questo possa durare poco anche se sono sicurissima si amarlo… Già forse è stupido provare amore solo dopo un bacio.
Sto troppo bene con lui, lo amo lo amo lo amo lo amo lo amo lo amo.
-E’ così maledettamente bello stare con te-. Gli sussurro all’orecchio.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


 
 
 
 
 
   È pomeriggio, sto con Cristopher da tre giorni.
Sono seduta a terra a fissare il gallo da fuori il recinto, lui fissa anche a me, ci stiamo scambiando degli sguardi minacciosi.
Cristopher ride e si siede di fianco a me.
Mi squilla il cellulare.
-Albi!!!
-Ciao gioia mia, ti amo come sempre-. Rido, ci diciamo sempre parole dolci come “ti amo”.
-Ma anche io!
-Io sono già da te.
-Che cosa? Dove?
-Dietro di te.
Mi giro e mi ritrovo davanti Alberto, Cristpher non capisce molto di ciò che è appena successo e nella sua testa ha un grosso punto interrogativo.
Che bello c’è Alberto!!
Lo abbraccio stringendolo forte e gli do un pizzicotto nella guancia.
Lo faccio sempre con lui, è una forma d’affetto.
Da quando l’ho conosciuto è stato la mia vittima preferita.
Gli do un bacio nella guancia.
Cristopher si trattiene dal fare domande.
-E molla la guancia! Una cosa che non mi mancava alla clinica erano i tuoi pizzicotti-. Gli do uno schiaffo:- Ahia! Mi hai fatto male.
-Così impari, ti giuro che ho una voglia di picchiarti che nemmeno immagini.
-Per favore non mi prendere a bottigliate in faccia-. Ironizza.
Cristopher ride, ormai tutti sanno del perché sono qua.
-Per quanto rimani qua?
-Per un mese sono tutto per te.
Mi accorgo che Alberto e Cristopher si guardano con titubanza e sono ad un passo dal dirsi “chi cazzo sei tu?” così inizio le presentazioni.
-Cristopher lui è il mio migliore amico Alberto e… Albi lui è il mio ragazzo.
-Carogna!!! Lo sapevo che in un mese e mezzo ti trovavi un ragazzo! Comunque piacere! Sei un ragazzo in gamba a quanto vedo-. Gli fa l’occhiolino e Cristopher ricambia con uno dei suoi attraenti sorrisi.
Cristopher mi abbraccia e mi bacia.
-Adesso vado ok?
-Ok… Ci vediamo domani-. Lo bacio di nuovo e lui se ne va.
Alberto rimane un po’ sconvolto.
-Che c’è?-. Gli chiedo divertita.
-Con me non facevi così!
-Aaah non facciamo storie, piuttosto devo trovarti un posto nel garage, ora tu mi aiuti a fare il letto.
-Ai suoi ordini capo.
-E Aurora?
-Lei non può venire perché deve partire per i Caraibi.
-Giusto me lo aveva detto… Va beh al lavoro!
Cerco una rete ed un materasso e con l’aiuto di Albi lo piazzo nel garage.
Il garage non è molto grande ma è molto pulito, non ci sono nemmeno delle ragnatele.
Alberto mi aiuta a fare il letto e dopo di ché gli mostro la casa di mia nonna e la mia stanza.
-Come avevi fatto ad entrare nel campo?-. Gli chiedo.
-Ho incontrato tua nonna e gli ho detto tutto.
-Sei veramente uno stupido!
-Sarò pure stupido ma lei ha accettato di ospitarmi-. Si vanta.
Alberto è un ragazzo molto carino, alto, moro, occhi castani e un fisico da far invidia a chiunque.
Ero stata con lui per qualche mese però poi ci eravamo subito lasciati accorgendoci che il nostro rapporto era solamente d’amicizia anche se con lui avevo perso la mia verginità, anzi avevamo perso.
A quindici anni se non erro… So che penserete che è una cosa esagerata a quella età ma come vedete io e lui non abbiamo rimorsi e non ci odiamo come fanno di solito quasi tutte le ex-coppie del genere.
-Quello stupido ha dimenticato la chitarra-. Penso ad alta voce vedendo la chitarra appoggiata davanti alla porta della mia stanza.
-Magari l’ha fatto per rivederti.
Mi torna il sorriso in faccia e prendo la chitarra con una mano e con l’altra prendo la mano di Albi.
-Dove stiamo andando?
-Ci incamminiamo verso casa sua no?
Alberto ride divertito.
-Mi sei mancata!-. Sono sempre stata così io: Facevo le cose senza pensare.
Arrivati a casa sua giro l’angolo per andare a suonare alla porta di casa sua ma mi blocco nel sentire i suoi amici parlare con Cristopher.
-Alla fine l’hai conquistata!!! Ma bravo il mio amico, e ora immagino le spezzerai il cuore!-. Dice Alex.
-Veramente io…
-Sei un grande, sei bravissimo a conquistare le ragazze, soprattutto la riccona, scommetto che la userai solamente!-. Continua un altro.
-Veramente io…-. Mi cade la chitarra.
Cristopher si accorge di me.
Alberto mi guarda, conosce benissimo il mio sguardo.
-Cazzo no Bea! Per favore non…-. Cerca di calmarmi Alberto.
Mi giro e inizio a correre per tornarmene a casa con le lacrime agli occhi.
Ho il respiro affannato.
Cristopher corre verso di me e mi viene davanti.
-Bea io…
-Non mi parlare per favore, credo sia meglio per tutti e due-. Cerco di calmare la mia rabbia.
-Aspetta-. Mi blocca per una mano.
Gli sferro uno schiaffo.
-Lei te lo aveva detto di non parlare…-. Cerca di ironizzare Alberto che credo sia più preoccupato di Cristopher per me.
Arrivo a casa e mi chiudo nella stanza.
Mi accuccio in un angolino e inizio a piangere senza cercare di fare rumore.
Ogni volta che mi esce una lacrima cerco di asciugarla e inizio a dondolare un po’ canto, dentro la mia testa, la canzone: The way you make me feel.
Sento bussare alla porta dopo mezz’ora.
-Apri Bea, sono Alberto.
Mi appoggio alla porta.
-No…
-Dai aprimi! Sono il tuo migliore amico da quanto? Quasi quattro anni forse! Ho bisogno di sapere come stai!!
-S-sto bene, ora puoi andare.
-Non è vero! Non stai bene!-. Continua lui insistendo :-Fammi entrare dai!
-Devo cambiarmi! Non posso aprire.
-Come se non ti avessi già visto nuda…
Rido e gli apro la porta.
-N-niente pianto?
Faccio no con la testa anche se è una bugia.
-Sicura di stare bene?
Annuisco.
Mi abbraccia.
E mi guarda, già ho capito che non mi crede.
-Puoi sfogarti se vuoi…
Annuisco di nuovo e mi escono solo le lacrime in risposta.
Ci distendiamo nel letto e lui mi abbraccia di nuovo.
-Ci sono stati dei malintesi secondo me.
-Come?-. Chiedo.
-Innanzi tutto lui non ha proferito parola ed hanno parlato solo gli amici.
-Si ma non lo vedevo molto contrario…
-Veramente io… Questo tu dici che non è contrario?
-Cazzo ma se non è contrario con quella frase cos’è? E poi non si è opposto nemmeno!
-Senti Bea è inutile discutere con te su queste cose, meglio se ti fai una dormita ok?-. Si alza e lo prendo per il braccio.
-No, resta qua con me-. Dico ancora piangendo.
-E va bene! Infondo gli amici fanno questo no?-. Sospira.
-Si, ti voglio tanto bene-. Lo abbraccio.

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


 
 
 
 
 
   È mattina.
-Che cosa significa questo?-. Cristopher è davanti a me e Albi, in effetti siamo abbracciati e si potrebbe fraintendere.
Mi stropiccio gli occhi e lo guardo ancora un po’ senza rispondere.
-Ma tu non avevi detto che eri incapace di svegliarmi?-. Gli dico infastidita.
-A te si ma con lui no-. Alza la voce indicando Alberto.
-E dai amico fammi dormire-. Dice Alberto girandosi dall’altra parte.
Mi alzo e vado a prepararmi per la mia sfida con il gallo.
Cristopher mi segue, ancora non ha terminato, vuole darmi ancora spiegazioni.
Porto le galline nell’altro recinto e vado a prendere il mangime con lui in mezzo ai piedi.
-Ti vuoi levare?-. Dico ormai stanca del suo comportamento.
-Ti devo spiegare!-. Dice lui continuando a seguirmi.
Sbuffo ed entro nel recinto lasciandolo fuori.
Spargo il mangime e il gallo mi punta di nuovo contro.
Ho dimenticato qualcosa? Oddio… Dov’è la scopa??
Sono in crisi, non so che fare, apro il recinto e mi butto sopra Cristopher per la fretta.
Lo richiudo e poi mi accorgo, solo in quel momento, di essere attaccata a Cristopher.
Mi stacco subito.
Lui mi riprende per le braccia e mi fa tornare di nuovo con la testa nel suo petto.
Mi abbraccia.
-Stupida…-. Mi accarezza la testa :-Io non voglio fare niente di tutto quello che hanno detto i miei amici, non mi sono opposto perché non ne ho avuto semplicemente il tempo.
Rimango colpita.
Ha ragione.
Ha ragione ma il mio orgoglio mi impedisce di chiedere scusa.
Mi stacco di nuovo sta volta sperando di andarmene sul serio.
Mi sento un’altra volta prendere per le braccia e ritorno indietro.
Mi bacia.
Finito il bacio sta volta mi riattacco io alle sue labbra senza farlo respirare.
-Questo significa che facciamo pace?-. Mi chiede un po’ confuso, rido.
-Insomma… Neanche una settimana e litighiamo-. Continua.
Continuo a camminare e incontro Alberto.
-Ma tu non stavi dormendo?-. Gli chiedo.
-Si ma volevo controllare se stai bene.
-Vai tranquillo! Meglio di così non posso stare-. Sorrido di nuovo a Cristopher e vado dentro per posare le uova che mi sono messa in tasca.
Riesco e… Trovo Alberto che tiene Cristopher contro il muro, quest’ultimo non fa niente per difendersi.
-Senti un po’ “amico”, se fai soffrire Bea ti giuro che ti faccio diventare una donna, hai capito? Non devi azzardarti a prenderti gioco di lei… Lei è la mia migliore amica e, come con Aurora, lei è la persona a cui tengo di più dopo la mia famiglia…
Cristopher lo guarda e ride.
-No dico, stai parlando seriamente? Io a Bea non le torcerei neanche un capello, mi piace da quando l’ho vista la prima volta…-. Distrae lo sguardo e poi ritorna su quello di Alberto:-Non posso credere che tu mi abbia scambiato per uno come Alex-. Prende le mani ad Alberto e le leva dalla sua maglietta che ormai è stropicciata.
Li vedo venire verso di me così ritorno in casa per non farmi vedere.
Alberto torna dentro casa.
Lo abbraccio, l’avevo visto poche volte serio così.
-Hai sentito vero?-. Mi chiede, già ha capito tutto.
Annuisco.
Alberto si distende di nuovo nel letto.
-Albi…
-Dimmi.
-Dì la verità… Ti piace qualcuno eh? Non facevi così da quando… Dall’ultima ragazza che hai avuto… Come si chiamava??
-Alessia, Va beh… Cosa ti frega a te di chi mi piace?
-Sei il mio migliore amico ricordi?
-Ok: ieri mentre venivo verso casa tua mi è capitato di scontrarmi contro una ragazza, bellissima ti giuro.
-Veramente?-. Oddio non è che è…
-Ha i capelli ricci e gli occhi neri…
-Ludovica!!-. Oh cazzo!

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


 
 
 
 
 
 
   -Cazzo non la guardare così tanto, ti prenderà per demente.
-Zitta Bea, siamo in chiesa-. Mi dice lui.
Decido di non fare più caso ad Alberto e sposto il mio sguardo su un quadro rappresentante la vergine Maria.
Era veramente una bella donna, infondo la stimo.
Mi danno una gomitata nella schiena e mi giro dall’altra parte vedendo che l’artefice di quel leggero dolore è Christian.
-Non si saluta più?-. Mi bisbiglia.
-Scusa non ti avevo visto…
-PRESE IL PANE E DISSE! E DISSE!!!-. Riprende il prete alzando la voce.
Io mi reimposto per bene e Alberto ride mettendosi una mano davanti.
   Finita la messa, saluto di nuovo (ma sta volta per bene) Christian ed esco fuori.
Mi accorgo di aver perso di vista Alberto così rientro.
Lo trovo a parlare con Ludovica e Cristopher interessato continua ad ascoltare.
Sono d’impiccio quindi esco di fuori.
Continuo ad aspettare, Alex si avvicina a me e mi fa l’occhiolino e io ricambio con un occhiataccia e mi allontano.
Cristopher e Alberto finalmente escono dalla chiesa e mi vengono incontro in fretta e furia.
-Digli di no, digli di no, digli di no, digli di no!!-. Dice Cristopher.
-Dimmi di si, dimmi di si, dimmi di si, dimmi di si!!-. Contraria Alberto.
-Ma cosa?-. Chiedo io.
I due iniziano a parlare insieme e poi dopo qualche minuto inizio a capire qualcosa.
-Andiamo alla festa noi tre?-. Mi chiede lui.
-No! Non se ne parla!-. Chiudo il discorso.
 
 
   Sono alla festa di Ludovica -.-’’.
Non so nemmeno come abbia fatto ad accettare ma credo per la stanchezza e per far finire di parlare ad Alberto su quanto Fosse un peccato non andare dalla sua “futura ragazza”.
E adesso sono confusa perché quel deficiente se n’è andato abbandonandomi sola, ancora Cristopher deve arrivare e Alex mi sta mangiando con gli occhi.
Cammino verso il giardino.
Alex mi prende per la mano e mi porta molto più velocemente in giardino.
Mi sbatte contro il muro.
-Ahia!
Mi bacia e io mi stacco subito, inizio a muovermi per liberarmi.
Lui mi blocca di nuovo e mi tocca la coscia.
-E dai lasciati andare, non ti vuoi divertire un po’?
-Con te no, stronzo.
-Dai…-. Mi dice nell’orecchio.
Sto provando ribrezzo.
-Senti io sono una ragazza buona e cara ma se non ti stacchi entro 5 secondi giuro che ti arriva un pugno in faccia.
-Pff, non ne avresti il coraggio.
-1,2…
-3,4 e 5-. Sento una voce.
È Cristopher che ha dato un pugno in faccia ad Alex.
Lo bacio contenta di vederlo e lui mi abbraccia.
Ci guardiamo per un po’ e poi lui accarezzandomi i capelli mi chiede:- Continuiamo a stare qua o vuoi andare a casa?
-Preferisco a casa, però devo controllare se Alberto è ancora vivo e lo avverto, mi accompagni?
Entro e vedo Alberto che ha aperto una piccola discussione con Ludovica.
-Albi, io vado…
-Ok, non ti preoccupare me la so cavare-. Mi rassicura vedendomi un po’ sconvolta da prima.
Con Cristopher camminiamo usciamo e lasciamo quella casa.
Per la strada guardiamo le lucciole.
-Che bello!-. Dico affascinata da quegli insetti, io odio gli insetti ma questi sono gli unici che mi piacciono oltre le coccinelle.
Lui mi avvolge a sé e io poso la testa sopra la sua spalla.
Che bello, vorrei che questo non finisse mai…

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


 
 
 
 
 
 
   È passata una settimana da quando Alberto è qua.
Sviluppi con Ludovica? Non ce ne sono stati… Quella ragazza è impossibile!!!
Apro la finestra della mia stanza.
-Ciao principessa!-. Christian mi saluta.
-Ti ho detto di non chiamarmi aaaah! Aiuto!!!-. Come sempre mi sporgo troppo dalla finestra e cado.
Ahia! Che botto, mi fa male il sedere.
-Brutto tappo vieni subito qui!!! Io ti uccidoooo!-. Inizio a rincorrerlo per tutto il campo fin quando non incontro Cristopher.
-Ma si può sapere che combini?-. Mi chiede divertito dalla scenata che sto facendo a Christian.
-Quel nanerottolo tappo ha aspettato che io mi svegliassi per venirmi a dare fastidio e…
-Sei caduta dalla finestra di nuovo vero?-. Ride.
Annuisco abbassando la testa, in quei tempi sarò caduta da lì almeno dieci volte, la finestra è troppo bassa e ogni volta che mi sporgo finisco con il sedere a terra.
-Ti amo-. Mi dice abbracciandomi.
-Basta con queste cose sdolcinate per favore!!! Mi date su i nervi! Tuttiii!-. Urla Alberto infastidito.
E adesso lui da dove spunta?
Forse gli sarà successo qualcosa.
Io e Cristopher ci lanciamo un occhiata che vuol dire: “e adesso che ha?”.
Do un bacio a Cristopher e poi prendo Alberto per la mano portandolo nel garage.
-Ma che cazz?
Lo butto sul letto.
-Mi devi spiegare che cosa ti prende ok? In questi giorni sei irritante! L’ultima volta che eri così era perché tua madre ti aveva levato il cellulare ma adesso siamo grandi no? Più maturi di prima quindi… Che cazzo hai?
Lui si risiede sul letto e inizia a pensare su ciò che deve dire.
-Il mio problema è… Ludovica!!! Quella ragazza non si vuole far conquistare da me! Ma si può sapere che cosa ha? Brutta infanzia, mamma defunta, padre assassinato? Si chiude dentro di sé ed ha paura ad esporre i suoi sentimenti perché sono sicurissimo che le piaccio! Solo che ha iniziato ad evitarmi!
-Sai… Lei ce l’ha con me perché sono “ricca” e in questi tempi ha cercato di mettermi i bastoni tra le ruote con Cristopher, non ha nessun problema, magari è una ragazza che semplicemente non vuole ammettere ciò che prova.
Alberto si alza e mi guarda per un po’.
Mi abbraccia e poi esce dal garage.
Quel ragazzo è proprio strano.
Vado da Cristopher e lo porto con me.
-Dove stiamo andando?
-A vedere che cosa deve combinare Alberto.
-Lo sai che sei in pigiama vero?
-Si lo so benissimo, Christian pensa tu alle galline!!!-. Ordino al tappo.
-Secondo te dov’è andato?-. Mi chiede lui.
-Da Ludovica chiaro!!
Camminiamo fino a casa di Ludovica.
Alberto si gira così io butto Cristopher a terra, naturalmente cado anche io e lui si ritrova sopra di me.
-Cris…
-Sei bellissima-. Mi bacia.
-Ma ché, forse i vecchietti mi hanno preso pure per pazza, sono uscita in pigiama, con i capelli arruffati e senza trucco.
-No a me piaci così.
-Ok, levati però che devo vedere cosa sta facendo quel deficiente-. Cristopher si leva e io finalmente vedo quello che sta facendo e sento quello che dice.
Ancora è lì davanti alla porta.
Ludovica esce e va da lui.
-Che c’è Albi?
La bacia e lei si stacca.
-No-. Risponde chiaramente.
-Perché? Spiegami!
-Perché tu starai qua solo per le vacanze, poi te ne andrai e magari ti dimenticherai di me-. Non pensavo che lei potesse essere così dolce:-Mi piaci però non voglio stare con te.
-Ma io non mi dimenticherò di te.
-Vai Albi tieni dur…-. Cristopher mi tappa la bocca con la mano.
-Stupida ti sentono-. Mi dice facendo segno con il dito di stare zitta.
-Forse è meglio se andiamo Cristopher…-. Gli dico con un po’ di tristezza.
Camminiamo per la strada e lui mi guarda incuriosito.
-Perché sei triste?-. Mi chiede.
-N-niente… Io sto benissimo…

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


 
 
 
 
 
 
   Non mi voglio affezionare…
Il mio problema è uguale a quello di Ludovica.
Io devo stare qua solo un anno e non voglio affezionarmi più di quanto lo sono a Cristopher.
Soffrirei e basta e soffrirebbe anche lui.
Ecco il motivo della mia tristezza.
Sono due giorni che cerco di evitarlo e lui forse si è stancato di questa situazione.
Adesso è uscito con Alberto, forse sono andati al centro commerciale.
   Suona il campanello.
Vado ad aprire.
-Che cosa ci fai tu qua?-. Chiedo ritrovandomi davanti Ludovica.
-Io volevo parlare con Alberto, l’altro giorno l’ho ferito ma la mia intenzione non era quella… C’è?-. Sembra seria, mai vista così.
Le faccio segno di entrare, sembra in punto di piangere.
Ci sediamo nel divano, poverina mi dispiace per lei.
-So che tu mi odi, mi sembra anche buffo che ora tu sia qui a casa mia a dire la verità…-. Inizio a parlare per rompere il ghiaccio.
Scoppia a piangere, oddio adesso che faccio? Non ho mai consolato una come… un come… Non ho mai consolato Ludovica!
Mi avvicino a lei e le metto una mano sulla spalla ma non sono molto convincente perché ho la faccia sconvolta.
-Su, dai… Non fare così… Ti piace Alberto?
-Si ma non possiamo stare insieme, lui poi se ne andrà! Lo deve capire.
-Già anche io…-. Dico abbassando la testa.
-Che?-. Smette di piangere e mi guarda.
-Tu e Cristopher eh?-. Continua.
Annuisco e mi alzo.
-Vuoi del tè?-. Cerco di cambiare discorso.
-No grazie… Scommetto che vi amerete anche a distanza-. Mi cade il te a terra.
-Oh scusa che sbadata-. Le dico cercando un’altra volta di cambiare discorso.
Amarci anche a distanza? Mi fa paura solo l’idea.
Non voglio amarlo a distanza, voglio amarlo, voglio che sia sempre vicino a me, voglio che nei momenti più difficili ci sia lui, voglio che ogni giorno mi baci come solo lui sa fare, voglio che mi sorprenda sempre, non voglio amarlo a distanza.
-Siamo tor…-. La voce di Alberto si blocca.
Mi giro e lo guardo con i miei occhi da “appena dei ne vai sei morto” e lui cosa fa? Se ne va.
Ludovica esce di fuori e lo segue.
   Tutto in una volta io e Cristopher siamo soli.
Non dico niente e prendo un’altra bottiglia di tè.
-Vuoi?-. Gli chiedo.
-Si…
   Prendo due tazzine e le metto sul tavolo, verso il tè e glielo do.
Non parliamo.
Lui finisce di bere, cosa che io non ho fatto, e mi parla.
-Che qualcosa che non va?
-N-no…
-Andiamo…. Mi stai evitando da due giorni pensi che io non me ne accorga?
Mi cade la tazzina a terra e la rompo.
Sono molto nervosa.
Credo che mi potrebbero uscire le lacrime.
Cristopher mi prende per le mani.
-Sono il tuo ragazzo, dovresti dirmi perché sei nervosa…-. Mi bacia.
Mi stacco dal bacio anche se non vorrei.
Lo allontano e mi siedo.
-Perché non mi vuoi dire il motivo di questa tua tristezza, di me ti puoi fidare? Ricordi quando ci siamo detti che avevamo paura di stare soli? Così ti isoli… Dimmi cos’hai!
-No cazzo!-. Sbotto.
Mi escono le lacrime:-Non potresti capire…
-Io non potrei capire cosa? Non mi dici mai niente, come stai, i tuoi veri sentimenti, non ho ancora capito chi cazzo è Alberto a parte che è il tuo migliore amico, non posso capire cosa? Sei tu che non vuoi farmi capire…. Basta sono stanco, avevo promesso al tuo amico di non farti soffrire ma a questo punto se stiamo insieme o meno non cambia niente no? Ti tieni tutto dentro lo stesso.
-Io…-. Cerco di giustificarmi ma non ci sono giustificazioni.
Lui mi guarda per un po’ e poi esce dalla porta.
Dopo di ché io mi butto nel letto.
-Non piangere cazzo, non farlo! Così è meglio no? Non soffrirebbe nessuno dei due… Non piangere cazzo!-. Mi ripeto tra me e me mentre le lacrime escono incessantemente.

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


 
 
 
 
 
 
   Non sto con Cristopher da un mese, mi sento malissimo.
Lui continua ad evitarmi ma viene lo stesso per aiutare la nonna.
Ci scambiamo solo qualche parolina del tipo “ciao”, “come stai?” o “come va?”.
Lui non sa quanto soffro.
    Sono in giardino e parlo con Alberto al cellulare, ormai lui se n’è tornato a casa sua e non h concluso niente con Ludovica.
-Albi come va?
-Male, tu?
-Idem, forse neanche dovevo mettermi nei guai e venire qua.
-E forse io non dovevo venire a trovarti…
-Già… Di Aurora sai niente?
-L’ho sentita qualche volta su Facebook.
-Ti volevo chiedere una cosa; tu hai perso molti giorni di scuola no? Allora sei…
-Si sono stato bocciato, ma ormai ci siamo divisi, tu sei là, io in quarta e Aurora in quinta.
-Non dire così, con Aurora ti vedrai e poi tra un po’ inizia la scuola, ormai stanno finendo le vacanze estive.
    Parlo ancora un po’ con Alberto e chiudo il cellulare.
In questo mese sono diventata amica anche con Ludovica.
    Suonano alla porta ed apro, c’è lei ad aspettarmi, ci siamo messe d’accordo per vederci.
Esco fuori.
-Ti va se facciamo una passeggiata?-. Le chiedo dirigendomi verso il campo della nonna.
-Si ok, tanto non ho niente da fare.
È impressionante quanto lei sia diventata gentile… Mi sembra quasi impossibile! È come se ti dicessero che un asino vola.
   Intravedo Cristopher e decido di tornare dietro così mi giro per andarmene ma Ludovica mi prende per il braccio facendomi andare avanti.
-No, no, no, no! Non mi va! Dai Ludovica…
-Non se ne parla! Andiamo!-. Si dirige verso lui.
Gli apre un sorriso, bastarda non può farmi questo! Mi rimangio tutto ciò che ho pensato di lei prima.
-Ciao Cristy!!
Faccio un cenno con la mano abbastanza imbarazzata.
-Ciao!-. Saluta sfoderando uno di quei bellissimi sorrisi che mi mettono allegria ogni volta che li vedo e che mi danno sicurezza.
-Come stai?-. Chiede lei.
-Bene… Voi?
-Insomma…-. Dice Ludovica.
-Bene-. Malissimo, sto malissimo senza te, ti voglio di nuovo mio, voglio le tue labbra, i tuoi occhi, voglio che tu stia di nuovo vicino a me.
-Sono contento-. Risponde.
-Visto Ludovica? È contento…-. Cerco di chiudere il discorso:-Ora possiamo andare, grazie Cristopher di averci dedicato un po’ del tuo prezioso tempo, ne siamo grate… Andiamo Ludovica!!!-. Dico cercando di tirarla e farla smuovere da lì.
Dopo un po’ di spinte non riesco a smuoverla e Cristopher ride divertito… Che bello quando ride!
-E’ da tanto che non ci sentiamo eh? Ora io con Bea mi vedo quasi sempre, sai lei è veramente una bella ragazza…-. So quello che stai cercando di fare Ludovica! Non ci riuscirai!!
-Lo so che è una bella ragazza…-. Continua lui guardandomi intensamente.
Mi sto sciogliendo!!
   Basta me ne devo andare! Corro subito via.
Entro nella mia stanza e inizio a parlare da sola come una stupida.
-Non ci devi pensare Bea…-. Mi rimprovero :-Si però è troppo dolce-. Mi contrario :-Ricordati che non lo vuoi fare soffrire e non vuoi soffrire-. Mi ricordo :-Ha detto che sei bellissima!!!-. Oh cazzo sembra che ho la doppia personalità!
Basta non ci devo pensare.
    Sento bussare la porta.
-Ludovica non ci ritorno con te da Cristopher, lo vuoi capire??-. Apro la porta e mi ritrovo Cristopher davanti.
-C-c-c-c-ciao!-. Saluto DI NUOVO confusa.
Mi prende per un braccio e mi fa sedere nel letto.
-Mi sono scervellato per un mese per capire il motivo di questa tua tristezza improvvisa! Ti ho lasciato ed adesso vengo a sapere da Ludovica che TU non volevi più stare con me per paura che IO potessi soffrire! E che il problema è tutto centrato sul fatto avremo un rapporto a distanza!
Non rispondo ed abbasso la testa, è veramente arrabbiato… Non l’ho mai visto così.
-Non me l’hai voluto dire! Perché?-. Silenzio:- Dammi una risposta! Reagisci! Anche quando ti ho lasciato non hai detto niente! Pretendo spiegazioni! Spiegazioni ok? Non parlarmi non servirà a niente! Si sei bellissima! Mi piaci! Mi piace il tuo carattere! Ti amo in pratica! Sono pazzo di te! E adesso sono stanco di vederti così ok? Voglio spiegazioni lo ripeto!!!
Sgrano gli occhi, mi ha appena detto che è pazzo di me e che mi ama… Non riesco a dirgli niente! Non ce la faccio! Cosa dovrei dirgli? Perché dovrei chiarire? Tanto poi ci dovremo lasciare comunque quando si stuferà di stare con una ragazza che si trova a quattro ore di viaggio lontano da lui.
-Non vuoi rispondermi?-. Mi dice con gli occhi lucidi:-Ok, non rispondermi, non dirmi niente, non darmi spiegazioni, abbiamo chiuso definitivamente immagino eh? Quindi a parte il fatto che io venga qua per dare una mano a tua nonna non mi rivolgere più la parola, per favore. Fai come hai fatto adesso che forse è meglio… Evitami!-. Sono le sue ultime parole prima di uscire dalla porta.

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


 
 
 
 
 
 
   Io e Cristopher ci evitiamo, anzi no… Lui evita me.
Non ce la faccio ad aprirmi con lui, non riesco a capire perché, vorrei tanto dirgli che ho voglia di stare con lui e che ho tanta paura però mi blocco.
Odio me stessa per non riuscire ad aprirmi con lui.
-Ma ciao principessa!!!-. Mio cugino mi saluta.
Ormai sono abituata ad essere chiamata così.
-Ciao tappo-. Sorride e mi abbraccia.
Si vede che anche lui è abituato ad essere chiamato così.
Si siede di fianco a me.
-Come va?
-Uno schifo-. Rispondo :-Tu?
-Benissimo, sai ho seguito il tuo consiglio e quello di Cristopher sull’essere me stesso…
-E come è andata?
-Benissimo!
-Allora… Sei fidanzato!-. Dico sorpresa e finalmente felice per qualcosa.
-Si…
-Da quando?
-Due giorni fa!
-Ecco perché non ti facevi vedere-. Inizio a fargli il solletico.
-No! Lasciami, ah ah ah ah!
-Chiedimi perdono in ginocchio!-.Gli ordino continuando a fargli il solletico.
-Ok, ok, scusa, scusaaaa!!!
Finisco di fargli il solletico.
Lui si risiede e si asciuga le lacrime.
-Tu e Cristopher?
-Mm… Guarda che bel tempo che c’è fuori!!!-. Cambio il discorso, non ho proprio voglia di parlare di lui.
-Non cambiare discorso, dimmi!
-Ehm ora devo fare una chiamata… Ciao!-. Lo butto fuori dalla stanza con un po’ di fatica mentre lui continua a dirmi “aspetta”.
Dopo di ché mi affaccio alla finestra e vedo nonna che armeggia con gli annaffiatoi nel suo giardino di rose.
Devo fare una chiamata veramente.
Devo chiamare Alberto perché oggi Aurora torna dai Caraibi e lui la va a prendere.
Voglio sapere come stanno.
Guardo l’orologio e vedo che sono le sei del pomeriggio.
Beh dovrebbe essere già arrivata a casa sua dall’orario che mi aveva detto Alberto.
   Prendo il cellulare dalla tasca e digito il numero del mio migliore amico.
Due squilli, non risponde.
Quattro squilli, ancora niente.
Sei squilli, ma che cavolo! Di solito risponde subito!
Otto squilli, Niente.
Dieci squilli, ok metto giù.
-P-p-pronto?-. Sento una voce femminile.
-Io sono Bea… Ma tu chi sei?
-B-b-bea? La migliore amica di mio figlio?-. La signora ha una voce malinconica e triste.
-Si, mi scusi se le ho dato del tu, dov’è Alberto?
-A-a-alberto… A-a-aurora…-. Fa un respiro profondo per non piangere.
-Signora… Cosa è successo? Come stanno? Dove sono?-. Chiedo preoccupata.
La signora sta zitta e fa un altro respiro profondo-
-N-Non ci s-sono più…
-Come non ci sono più? Sta scherzando vero????-. Inizio ad urlare incredula.
Mi scende una lacrima sulla guancia.
-Hanno fatto un incidente stradale-. Sintetizza iniziando a parlare ancora più piano, la sua voce è quasi strozzata.
-Quando? Non è possibile! Non mi può dire questo, l-l-l-loro non possono essere m-m…
-Si invece, due ore fa… Hanno dato la notizia poco fa-. Sembra che la signora stia iniziando a piangere.
Spengo il cellulare e con tutta la forza che ho lo scaravento contro il muro.
Alberto e Aurora… Non possono essere morti! Non mi possono portare via le persone che amo di più!!

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


 
 
 
 
 
 
   -Bea è da tre settimane che sei chiusa là dentro! Esci!! Per favore fallo per tutte le persone che ti vogliono bene-. Mi implora mia nonna bussando molto forte sulla porta della mia camera.
A che serve uscire? A che serve vivere se non hai le persone che ami? No, preferisco stare qua dentro e rimpiangere tutti i maledettissimi giorni che non ho potuto passare con i miei due unici e migliori amici, le persone della quale non avrei mai pensato potessero morire.
Adesso che sono morti che cosa faccio? Con chi parlerò? Con chi mi confiderò? Da chi, nei momenti più brutti, potrò essere accolta a braccia aperte? Le uniche due persone che amavo veramente sono morte.
-Nessuno mi vuole bene!-. Urlo continuando a sbattere la testa sul cuscino.
-Per favore Bea, ormai la scuola è iniziata da due settimane, non mangi da tre e io sono preoccupatissima per te… Per favore! Io ti voglio bene… Io, tua zia, Christian e Cristopher!!!
   Cristopher, non voglio sentire mai più quel nome.
-Pensa che è venuto tutti i giorni per sapere come stai.
-Digli semplicemente che sto bene e fallo andare via, almeno così non sprecherà il tempo con me, con una ragazza che si chiude dentro.
-Ma non è vero che stai bene!!-. La voce di Cristopher mi blocca la respirazione.
Mi sento sorpresa e rassicurata.
Sento un rumore, scommetto che avrà sbattuto i pugni sulla porta.
-Bea, per favore apri…-. Dice con voce quasi disperata.
-Vattene! Non voglio parlare con nessuno, tanto meno con te! Vattene e goditi la vita, lasciami in pace, mi avevi chiesto di non rivolgerti la parola, mi avevi chiesto di evitarti, eccoti accontentato, Vattene!!!-. Urlo con tutto il fiato che ho.
Non piango nemmeno, da quanto ho pianto in questi giorni sono rimasta senza lacrime.
Silenzio, non dice niente.
Mi distendo nel letto coprendomi fin sopra la testa.
-Va bene, vorrà dire che resterò qua fin quando non apri-. Conclude lui.
Credo che si sia seduto di fianco alla porta.
-Rimani pure, non uscirò di qua te lo assicuro!
-Perfetto, ho tutto il tempo del mondo! Posso suonare la chitarra… Posso fare tante cose seduto qua!
    Non rispondo e ritorno a dormire.
Quanto vorrei dormire per sempre.
    Mi sveglio e guardo l’orologio, è mezzanotte.
Ops, devo fare pipì.
E adesso?
Forse Cristopher dorme… Potrei aprire pian piano la porta e andare in bagno, si questa è una buona idea!
Apro la porta e lo trovo appoggiato al muro.
Sta dormendo, come pensavo.
Che carino! Ma guarda ha i capelli spettinati e sta sorridendo… E’ un bellissimo angelo!
Ma che sto facendo? Non posso pensare a questo ora, devo fare cose più importante io… come urinare!
   Dopo qualche minuto esco dal bagno.
M-ma dov’è Cristopher?
Non lo vedo più, sicuramente se n’è andato.
Meglio così!
Chiudo di nuovo la porta a chiave.
-AAH!-. Urlo vedendo davanti a me Cristopher.
Si avvicina.
-Esci! Esci! Esci! Per favore esci!-. Grido in preda all’agitazione.
-Era la stessa cosa che ti avevo chiesto io oggi.
Ma come si permette ad entrare nella mia camera così? Mi vuol far venire un infarto?
Inizio a sbraitare qualcosa di incomprensibile e lui si avvicina ancora così inizio a muovere le braccia in uno spazio indefinito sperando che lui se ne andasse.
Mi prende per gli avambracci.
-No! No! Lasciami! Ti posso denunciare! Lo posso fare!-. Ok magari sto esagerando un pochino.
Mi bacia la punta del naso ed io improvvisamente mi calmo così mi lascia di nuovo ed io mi butto nel letto fingendo che non ci fosse.
Si siede di fianco a me.
Cazzo vattene!!!!
Mi giro dall’altra parte.
-Perché ti stai chiudendo dentro di nuovo? Perché non ti fidi di me?-. Mi chiede.
-Non è che non mi fido, è che faccio fatica ad aprirmi con le persone in generale…
-E ci riuscivi solo con loro?-. Vedo che inizia a capire.
Mi siedo di fianco a lui.
-Si… Aurora ed Alberto erano gli unici a cui mi aprivo e raccontavo tutto, ci siamo sempre aiutati… Ricordo che una volta lui era in clinica ed io e Aurora eravamo andati a trovarlo ma non ci volevano far entrare…-. Rido malinconica:-Ci… Ci siamo arrampicate fino al balcone e siamo entrate di soppiatto… Oppure quando… Quando avevo rotto il vaso carissimo che mia madre aveva comprato e loro mi hanno attaccato tutti i pezzi… Neanche fossero stati ad ArtAttack…-. Cristopher sorride.
In un attimo mi vengono in mente tutti i momenti che avevamo passato insieme noi tre.
-Perché? Perché dovevano morire proprio loro? Non capisco! Perché? È ingiusto!!!-. Dico piangendo e tirando dei leggeri pugni contro il petto di Cristopher.
Cristopher mi abbraccia e mi accarezza i capelli.
-La vita è piena di cose ingiuste… Pensa che a me è morto il padre a dieci anni.
-Io… Mi dispiace… Ti voleva bene?
-Tanto, stavamo sempre insieme…
-Almeno i tuoi genitori ti vogliono bene…-. Mormoro ma lui non mi sente.
-Vuoi che me ne vada?-. Mi chiede alzandosi.
-No rimani per favore-. Gli rispondo prendendolo per la maglietta e facendolo risedere nel letto.
Lui forse è l’unico che mi può capire…

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


 
 
 
 
 
 
   -Bea calmati, a momenti non respiri…
-Non posso, erano là davanti a me…-. Le lacrime mi scendono in continuazione, sto soffrendo troppo.
-Era solo un incubo, Bea calmati-. Mi ripete mettendomi la sua mano sopra la mia fronte.
-Aurora e Alberto… Stavano sanguinando…. Mi chiedevano aiuto!!!
-E’ successo qualcosa? Sono le cinque del mattino… Bea stai bene?-.Chiede mia nonna dall’altra parte della porta.
-Non si preoccupi signora… Bea ha la febbre, ora apro la porta e per favore ci può portare un bicchiere d’acqua?-. Rassicura Cristopher.
Mi fa distendere nel letto e mi copre.
Schiava la porta e prende il bicchiere d’acqua che ha portato la nonna.
-Mi può dare anche un termometro?
-Certo caro…-. Mia nonna ubbidisce e prende subito il termometro.
Mi misura la febbre.
-40… vado a prepararti qualcosa di caldo…
-No! Non te ne andare… Non voglio perdere anche te!-. Urlo tenendomi forte al suo braccio.
-Bea… Non mi perderai, devo prepararti una minestra calda… Da quant’è che non mangi?
-Questo non ha importanza, non te ne andare, io ti amo… Non te ne andare!!!
-Tu stai delirando… Fatti una dormita va bene?-. Cerca di farmi calmare un'altra volta.
-Non è vero, ti amo, perché non vuoi credermi?
    Lo guardo negli occhi.
Si è vero ti amo, non volevo che noi soffrissimo ma lo stiamo facendo anche così no? Ho perso due persone che amavo e non ho intenzione di perdere anche te, ti amo… Ti amo, ti amo… Non ho mai pensato di innamorarmi così, mi ucciderei per te… Sono fottutamente innamorata di te.
-Bea di questo ne parliamo dopo ok? Fammi andare a preparare questa minestra-. Sembra mi abbia letto negli occhi.
Ho tutto il tempo per riprendermi dallo shock di prima.
Ho sognato i miei migliori amici, erano qua, tutto d’un tratto erano a terra e stavano morendo in una pozza di sangue, neanche in tempo di rendermi conto che era un incubo… E’ stato orribile, mi chiedevano aiuto e io non riuscivo a raggiungerli…
-Eccomi con la minestra!-.
-Non ho fame!
-Allora la mangio io!-. Dice arrabbiato sedendosi di fianco a me nel letto.
Lo guardo ancora un po’, lui è arrabbiato con me? Io dovrei esserlo non lui!
Gli prendo la minestra dalle mani sfidandolo con lo sguardo e la mangio.
Inizio a mangiarla con foga, non pensavo di avere tanta fame.
Finito tutto lui mi guarda e sorride.
-Brava-. Mi dice con soddisfazione.
-Non stavo delirando-. Dico secca per rispondere a quello che aveva detto prima e per riprendere l’argomento.
-Hai la febbre Bea, ti credo ma non è il momento più adatto per parlarne ok?
-No, è il momento più adatto-. Continuo ad insistere:- Ho sbagliato, dovevo dirti qualcosa quando mi avevi detto di essere pazzo di me e di amarmi… Non volevo farti soffrire e non volevo soffrire neanche io… Beh diciamoci la verità: è spaventoso pensare solamente che noi due possiamo avere un rapporto a distanza, è spaventoso che io la mattina al posto di salutarti come facciamo di solito debba chiamarti al cellulare…
-Che tra l’altro hai rotto…-. Aggiunge, rido un po’.
-Si l’ho rotto, a che serve un cellulare se non puoi usarlo per contattare le persone che ami? Lasciando perdere questo… Io ti amo veramente e…
-Bea l’ho capito, anche io… Ma se adesso mi fai il favore di riposarti un po’, di riprenderti e ricominciare la scuola, ti giuro che ne parliamo seriamente. Anche io non ho intenzione di perderti-. Mi fa l’occhiolino e mi da un bacio nella fronte per poi lasciarmi sola in camera.
No, non lo posso sopportare, non riesco più a stare sola, perché? Appena mi lascia sola mi rivengono in mente le immagini dell’incubo di stanotte, sto impazzendo, non riesco a levarmele dalla testa e ogni volta che chiudo gli occhi, anche per qualche secondo, li rivedo in quella pozza di sangue.
 
(pian piano si addormenta ed inizia a sognare…)
 

C’è una stanza buia, non vedo niente anzi si… una piccola luce… Ho paura, mi mette i brividi, è una luce fredda, vado incontro alla luce però… Mi sento attratta…
-Bea…-. Sento una voce, mi sta chiamando qualcuno.
Mi giro e non c’è nessuno.
-Bea… Bea…
-Chi sei? Dove sei? Non vedo nessuno…-. Inizio a piangere, ho paura.
-Siamo qua dietro di te.
-Mi posso fidare?
-Si.
Mi giro.
-AAAH!-. Improvvisamente sento questo grido che mi assorda, davanti a me ci sono di nuovo Alberto ed Aurora in una pozza di sangue… Non ce la faccio più! Devo pensare qualcosa…
Si, sto sognando… Sicuramente…
Non voglio interrompere il sogno qua… Continuo!
Cammino verso loro due continuando a piangere.
Improvvisamente qualcuno mi prende la mano.
Mi giro dall’altra parte.
Cristopher…
 

 

(Viene svegliata dal sogno)
 
-Bea, svegliati Bea! Stavi urlando…

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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


 
 
 
 
 
 
   (si addormenta di nuovo)
 
   Di nuovo quella luce, da molto fastidio ma mi sento attratta lo stesso.
Cammino verso di essa senza sapere dove sto andando.
In effetti non so nemmeno dove sono perché è tutto buio.
-Bea… Bea…
Mi chiama quella voce un’altra volte, adesso capisco da dove proviene: dalla luce.
Non rispondo.
-Bea… Girati.
-No, e levati questa cazzo di vocina che mi dai fastidio, stai invadendo il MIO sogno-. Dico sgarbatamente.
Non ho voglia di girarmi di nuovo e vedere là i miei due migliori amici mentre muoiono nella pozza di sangue.
-E’ così che si parla alla tua coscienza?
-La mia coscienza?-. Cosa? Quale coscienza? Ma stiamo scherzando? Si, credo di essere diventata pazza.
-Sono la tua coscienza e adesso, per favore, girati ed affronta la tua paura.
-Non lo fare!!-. Sembra la voce di Alberto.
-Scusa, lascia perdere questo piccolo dettaglio, metterò subito fine a questa voce.
-Perché mi ha detto di non farlo?-. Chiedo terrorizzata, non so che fare.
-Oh… Niente…
-Fatti vedere!-. Lo tartasso di ordini e di domande per un po’ ma lui non risponde a nessuna:- Fatti vedere!-. Ripeto.
-Non ho una forma concreta… Se vuoi posso prendere le sembianze di qualcuno…
All’improvviso la luce se ne va e davanti a me spunta Alex.
-Bea, oh cara Bea…
-Non sei Alex-. Concludo allontanandomi senza girarmi.
-Esatto, sono sempre io, non ti piace Alex? Ok, allora forse questo…
Alex si trasforma in Cristopher.
Ma che razza di sogni faccio?
Sono diventata pazza veramente.
-Bea, tesoro, io ti amo… Ti prego girati.
-NO!!! Non sei Cristopher! Torna in Alex!!-. Urlo accucciandomi a terra e iniziando a piangere :-Non ho intenzione di girarmi!
-Sei veramente stupida!-. Afferma tornando con le sembianze di Alex. Mi asciugo le lacrime e rimango a terra.
-La mia coscienza mi sta offendendo?
-Si, io posso-. Continua.
-Perché dovrei girarmi?-. Chiedo cercando di farlo confondere.
-Ok, mettiamola così: io posso darti tutto quello che hai voluto in queste settimane…
Abbasso la testa.
Ciò che ho voluto in queste settimane: la morte.
-Ma per farlo devi girarti.
Non rispondo e sto in silenzio a pensare.
-Con la scusa della febbre e che sei debole potresti morire facilmente nel sonno…
-Si posso ma…
-Ma? Hai solamente due scelte, o loro…-. Indica alla mia destra ed appaiono le immagini dei miei due amici, più che altro sembra un video e loro due ridono… Che bello vorrei essere lì con loro…
-O?-. Rimango più confusa di quanto non lo fossi prima.
-O lui…-. Dice disgustato mostrandomi alla mia sinistra un immagine di Cristopher che canta “The way you make me feel”…
-Io…
-Cosa preferisci? Io non è una risposta.
-Io non lo so… Lui sarebbe triste…
-Oh andiamo… Tu sei sempre stata egoista, pensi solo a te stessa, alla tua felicità, non ti cambierebbe niente se lui soffrisse.
-Non è vero, di lui m’importa, sul serio…
-Sarai completamente dipendente da lui dopo questo sogno, te ne rendi conto?-. Mi fa notare la mia coscienza-Alex.
-Si me ne rendo conto…
-Non ti è mai piaciuto essere dipendente da qualcuno, neanche dai tuoi genitori…
-Si me ne rendo conto…-. Mi limito a rispondere mentre nella mia testa penso a tutte le soluzioni possibili.
Non mi è mai piaciuto essere dipendente è vero, non posso sopportare di essere dipendente da qualcuno, le uniche persone da cui ero dipendente erano Alberto ed Aurora.
-Vorrai sempre stare con lui, se tu lo perdessi potresti perdere la testa, potresti compiere pazzie, sta volta sarebbe peggio e non ti limiteresti a chiuderti nella stanza per tre settimane… Hai presente quando si dice innamorati persi?
-Si! Ho capito! ho capito benissimo!-. Ho perso la pazienza.
-Bene, allora decidi! Girati se vuoi i tuoi amici oppure non farlo e datti un pizzicotto, così ti sveglierai.
-Tutto questo è assurdo!
-Se è assurdo allora girati!
-No devo pensare!-. Anche se è assurdo ho l’istinto di non girarmi.
-Decidi per la miseria!!!-. Urla un’ultima volta venendomi davanti e con gli occhi rossi.
Mi fa paura.
Ho paura.
-Cristopher… O i tuoi amici?

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Capitolo 26
*** capitolo 26 ***


 
 
 
 
 
 
   -Cristipher o i tuoi amici? Rispondi! Sto perdendo la pazienza!-. Urla un'altra volta.
-Vuoi veramente che decida?
-Certo!!!-.I suoi occhi rossi mi mettono sempre più paura.
-Ho scelto…
-Chi?
-Cristopher!-. Sono più che sicura, voglio stare con lui, voglio essere dipendente da lui.
-Non puoi!-. Ribatte fermandomi le mani.
-Perché non posso? Dovrei essere io a scegliere…-. Rispondo liberandomi dalle sue mani pronta a darmi un pizzicotto.
-Non puoi perché io sono la tua coscienza e devo decidere il meglio per te!
-Allora preferisci che muoia?
-Sarebbe meglio… Dimmi come darai la notizia del tuo ragazzo a tua madre? Lui sarà la tua ragione di vita! Prova a capirlo!
Abbasso la testa tristemente, è vero… Mia madre non mi farebbe mai stare con lui.
-Bea, tesoro, io ti voglio bene… Non puoi stare con un sempliciotto come lui…-. Dice trasformandosi in lei.
-E’ inutile che usi questi tranelli! Lo so che non le andrà bene ma preferisco provare! E poi lei non mi ha mai voluto bene, non me l’ha mai detto ne dimostrato!
-Bea… Ascolta tua madre…-. Continua trasformandosi in mio padre.
-Basta!-. Urlo tappandomi le orecchie :-Se non ho ascoltato mia madre non ascolterò nemmeno mio padre… Lui non è da meno!
Ghigna.
La mia coscienza si prende gioco di me.
Questo mi da fastidio.
Sono pronta a darmi un pizzicotto.
-Aspetta!-. Mi blocca ritornando ad Alex.
-Che cosa vuoi ora?-. Dico scocciata.
-Ti ricordo che sarai completamente dipendente da Cristopher… Poi non dirmi che non ti avevo avvertito… Ci vediamo al giorno della tua morte!-. Saluta con un sorriso malizioso.
   Sta volta mi do un pizzicotto veramente.
 

 

-Bea ti prego svegliati… Non mi fare soffrire così… Svegliati, tu non puoi essere morta, non posso vivere senza di te… Per favore, sento ancora il tuo respiro anche se debole, lo so che sei viva tu non puoi morire-. La voce di Cristopher mi assale, sta piangendo.
Ma cosa è successo mentre io “sognavo”?
Apro gli occhi e lo vedo ai piedi del letto, non mi sbagliavo, sta piangendo.
-… Non piangere, non sprecare le tue lacrime per me…
Alza la testa e sgrana gli occhi.
-Bea, s-s-sei viva?
-Si ho scelto te.
Mi abbraccia forte e mi bacia.
-Non avevi detto che ne parlavamo dopo di questo?-. Gli chiedo sorpresa e felice.
-Si, ma per me dopo è adesso…-. Dice continuando a baciarmi.
-Cristopher cosa è successo?
-Ti eri addormentata e non riuscivo più a svegliarti, a momenti non respiravi più e poi sudavi e poi…
-Basta ho capito… Mi dispiace-. Gli dico abbracciandolo un'altra volta.
-Per cosa?
-Per aver desiderato così tanto la morte… Ma ho scelto te!
-In che senso?
Già, lui non sa del sogno.
-Niente…-. Rispondo.
Lo bacio un'altra volta, ci stiamo dando una miriade di baci.
-Nonna dov’è?
-Era andata a chiamare un dottore.
-Ma io sto bene!
Mi guarda di nuovo e mi mette la mano sulla fronte.
-Già, non hai più la febbre…

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Capitolo 27
*** capitolo 27 ***


 
 
 
 
 
 
   -Ora che sei guarita, visto che oggi è domenica, cosa vorresti fare?-. Mi chiede Cristopher.
-Voglio… Voglio andare a trovare Ludovica!-. Propongo anche se più che proposta sembra un ordine.
   Mezz’ora dopo siamo fuori, tutti e due ben coperti dai cappotti, qua fa terribilmente freddo a metà Ottobre.
Cristopher mi abbraccia per riscaldarmi.
Un ragazzo così dolce l’avete mai visto in tutta la vostra vita? Io no e non voglio farmelo scappare.
Mentre sono avvolta dalle sue grandi braccia e camminiamo, a fatica, osservo Christian che davanti alla chiesa fa il romanticone con la sua ragazza.
Si era preoccupato per me in questi giorni e passava a vedere come stavo.
Qua tutti i miei famigliari si preoccupano per me, è una cosa bellissima che non ho mai provato, a casa mia se sto male mia madre si limita a chiamare un dottore e una cameriera delle nostre per guarirmi.
Non si è mai interessata di me e non mi ha mai detto “ti voglio bene” in 17 anni, in tutto questo tempo mi ha chiamato 2 volte e in queste settimane, quando stavo terribilmente male, non si è preoccupata per niente tant’è vero che non mi ha telefonato.
La stessa cosa di mio padre.
    Siamo arrivati davanti alla casa di Ludovica.
Suoniamo alla porta e mi apre Alex.
Rabbrividisco ripensando al mio sogno e lo saluto a malapena.
Cosa peggiore non voglio guardarlo negli occhi per paura che gli diventino rossi all’istante.
Lo sapevo che quel sogno mi avrebbe condizionato.
  Entriamo in casa e io chiedo di Ludovica.
-Ecco… Lei è chiusa nella sua stanza-. Mi dice, la sua voce è piena d’odio.
Si è vero, è colpa mia se adesso sta così.
È colpa mia di tutto.
È colpa mia di aver fatto venire Alberto qua, è anche colpa mia essere venuta qua.
Cristopher mi guarda e sembra avermi letta nel pensiero.
-No, non è vero. Doveva succedere e basta, tu non hai fatto niente-. Cerca di rassicurarmi.
Pian piano mi avvicino alla stanza di Ludovica e busso, la porta è chiusa a chiave.
-Alex ti ho già detto che non mi devi dare fastidio!-. Urla lei.
-Così mi offendi! Apri che sono Bea.
Per qualche minuto non sento rumore.
Credo sia morta, ironicamente eh.
Finalmente la porta si apre.
-Entra, solo tu.
Entro e richiudo la porta alle mie spalle.
La stanza è buia, le serrande sono abbassate.
-Lo so, stai soffrendo…-. Dico malinconicamente.
-Già.
-Mi sono chiusa anche io nella mia stanza per tanto tempo.
-Si?
-Si… Per favore non mi rispondere a monosillabi-. La supplico.
-Non ce la faccio, sento che è colpa mia.
-No, non è vero, ha fatto un incidente stradale e tu non hai colpa.
-Ma io lo amo ancora… è…
-Ingiusto lo so-. L’abbraccio.
-Non puoi capire, lui mi piaceva davvero-. Inizia a singhiozzare e a piangere.
-Per favore non piangere…
-Inizio a fare sogni strani la notte, lo vedo morto a terra…
-In una pozza di sangue?-. Questa storia inizia a darmi fastidio.
-Si.
Ed è molto strano tutto ciò!
-Ludovica tu in questi giorni non… Non hai desiderato mica…-. Deglutisco.
-La morte-. Abbassa la testa.
-Senti ora io ti racconto un sogno che ho fatto io l’altro ieri… Però mi devi promettere di non desiderare più la morte perché è una cosa bruttissima…

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


 
 
 
 
 
 
   Sono passati un paio si mesi da quando sono morti i miei amici.
Io mi sono ripresa e così anche Ludovica.
Quando le avevo raccontato la storia del sogno e le avevo fatto molte prediche sul fatto che non si doveva abbattere lei aveva deciso di fare come le avevo detto.
Ci siamo riprese insieme.
Cristopher lo amo ogni giorno di più.
È sempre dolce, gentile, simpatico, bello, vivace, sorprendente, fantastico, favoloso e… Le ho dette tutte? Si credo proprio di si.
La scuola l’ho iniziata, mi trovo bene perché non ci sono persone antipatiche e i professori sono bravi.
  Domani devo partire perché si da il caso che tra 3 giorni è natale e mia madre mi ha ORDINATO di andare da lei per le vacanze, dice che ha una sorpresa per me…. Chissà!
Mentre faccio le valigie Cristopher mi guarda seduto nel letto.
Prendo un libro che in questi giorni ho iniziato a leggere e mi cade la foto di me con i miei migliori amici.
La guardo.
Che malinconia.
I ricordi mi ritornano solo a guardarla.
Eravamo così felici insieme…
-Bea ora ci sono io con te…
Cristopher mi abbraccia.
-Lo so, stavo solo pensando…-. Gli do un bacio.
Si, ora c’è Cristopher con me…
 
 
 

     Ragazzi so che questo capitolo è corto ma l’ho fatto apposta, il prossimo sarà lungo come gli altri ve lo prometto :) Chissà come sarà ritornare nella sua città per Bea…

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Capitolo 29
*** capitolo 29 ***


 
 
 
 
 
 
    Adesso sono in macchina con il mio autista.
Mia madre si è anche preoccupata di farmi venire a prendere almeno.
Mentre devo aspettare quattro ore in macchina prendo il mio MP3 e ascolto la musica.
Cavolo già mi manca Cristopher, sono troppo dipendente da lui.
Penso a stamattina quando ci siamo salutati.
Mi ha dato un bacio e mi ha detto che mi aspetterà con ansia, che non devo preoccuparmi e che sono solamente tre giorni.
Si, tre giorni di tortura.
La canzone “The lazy song” finisce e di colpo sento la voce di Cristopher.
Sono diventata pazza? No, ma la voce proviene dall’MP3.
-Beh sai… Già è molto se io abbia registrato la mia voce… E’ una cosa banale, lo so ma… Christian non ridere se no ti faccio andare via! Comunque ti stavo dicendo… Mi hai dato fastidio in questi mesi per sentirmi cantare così ho pensato di registrare la nostra canzone qua… Ho detto nostra? Si, sono ridicolo lo so ma… Ti amo-. Che bello sentirlo nel mio MP3, è come se fosse qua, già lo immagino impacciato e seduto a terra mentre si gratta la testa con un po’ d’imbarazzo e prende la chitarra.
Parte la nostra canzone… The way you meke me feel.
Le mie guancie si colorano di rosso.
Si, sono felicissima di stare con lui.
La canzone finisce allora decido di rimetterla.
Rimetterla, rimetterla, rimetterla, rimetterla, rimetterla, rimetterla e rimett…
-Signorina siamo arrivati-. Dice l’autista.
Ho ascoltato la sua voce per quattro ore? Mi pare di si…
Esco dalla macchina e mi fermo ad osservare la casa.
Quella villa immensa.
Quasi sembra un castello.
Gli unici ricordi che mi legano molto alla casa sono le serate che ci passavo con i miei amici.
Quando ci mettevamo tutti accoccolati nel mio letto matrimoniale e accendevamo la televisione 60 pollici per vedere i film horror oppure comici.
Quando d’estate venivano in piscina da me e alla fine finivo in acqua con i vestiti per colpa dei loro spintoni.
Quella villa mi metteva i brividi.
-Entriamo?-. Mi chiese l’autista prendendo le mie valigie.
Annuisco e cammino verso la porta d’ingresso.
La casa è vuota.
Lo sapevo, non si sarebbero fatti trovare nemmeno questa volta.
-Sua madre e suo padre arrivano sta sera signorina, lei intanto se si vuole riposare o vuole uscire…
-Voglio uscire!-. Annuncio andando verso la porta :-Può portare lei i bagagli nella mia stanza?
-Certo signorina, ma non vuole rinfrescarsi prima di uscire? O cambiarsi o…
-No va bene così-. Concludo uscendo definitivamente.
Non ho voglia di entrare nella mia stanza.
Troppi ricordi.
Non voglio e basta, credo che prenderò del tempo… Qualche ora prima di riaffrontare la paura di averli persi.
 
    Cammino per il centro perdendomi nelle luci colorate che hanno i negozi.
Osservo pure l’albero che hanno messo nella città, quest’anno è più grande e più bello del solito.
Però mi sento sola… Chiamo Cristopher ho deciso.
-Amore sei arrivata!
-Certo…
-Sai che mi manchi vero?
-Ma sono passate solo poche ore…-. Dico cercando di non far capire che anche per me quattro ore sono tanto.
-Si…
-Grazie amore!
-Per cosa?-. Mi chiede lui facendo finta di essere disinteressato.
-La canzone! Sei bravissimo come sempre! Ci credi che per tutto il viaggio ho sentito solo la tua canzone?
-Veramente? Il discorso iniziale però era banale.
-No, mi è piaciuto a parte quando ti sei interrotto per quel tappetto nano.
-Ah ah ah.
Mentre cammino mi blocco davanti ad un negozio di strumenti musicali, e se…
-Christopher ora devo andare!-. Saluto frettolosamente senza ricevere la risposta sua.
Gli regalerò una chitarra ho deciso!
 
Alle sei e mezza precise torno soddisfatta dei miei acquisti ed apro la porta, i miei genitori dovrebbero essere già arrivati poiché per il mio autista la parola “sera” significa cinque del pomeriggio.
La luce del salone è pure accesa!
-Ciao Beatrice, come va?
L’unica persona che potrebbe chiamarmi Beatrice, l’unica che non posso sopportare della mia scuola oltre ad Adele: Richard.
Mi sembra di averlo nominato prima…
Lui piace un sacco a mia madre, lei dice sempre e ripetutamente che lui sarebbe un buon partito per una ragazza come me.
E io che pensavo che a mia madre fosse importato qualcosa di me.
A lei interessano ed interesseranno solo i soldi.
Scommetto che ora vorrebbe che io mi fidanzassi con lui.
Quello che dice sempre mia madre: “Richard è di ricca famiglia, carino, ha buoni voti a scuola, è ricco, è elegante, è ricco ed è ricco”.
Perché i soldi condizionano così tanto le persone?
Che rabbia.
Si è scordata solo un piccolo particolare di Richard: è anche uno stupido, maniaco, perverso, approfittatore, subdolo, perfido, cattivo, malvagio, squallido ragazzo.
-Scusami Richard per la scenata che sto per fare-. Dico per poi rivolgermi ai miei genitori seduti sul divano:-Vi odio!-. E salgo in fretta le scale per poi rifugiarmi, in lacrime, nella mia camera.

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


 
 
 
 
 
 
   Una volta nella mia stanza chiudo la porta a chiave.
Possibile che i miei genitori non mi capiscano?
Che tristezza.
Mi siedo nel letto e un mare di ricordi mi risalgono in mente, continuo a piangere.
Il cellulare mi squilla.
Nel display vedo la scritta Cristopher.
Sono tentata di non rispondere in questo momento.
-Bea, scusa se ti ho richiamato ma prima hai chiuso in un modo così brusco che mi hai fatto preoccupare.
-N-non ti preoc-cupare…-. Rassicuro con la voce spezzata e cercando di trattenere le lacrime.
-Bea che succede?
-Niente veramente…
-Bea dai dimmi la verità!
-Ok…-. Dico asciugandomi le lacrime :-I miei genitori non mi vogliono bene, volevano che io venissi qua solo per… Per farmi stare con Richard.
-E tu che hai fatto?
-Niente, sono salita in stanza e gli ho detto che… Che…
-Che?
-Che li odio-. Concludo con tono triste.
-Su, non fare così, sai cosa faccio io quando sono triste?-. Cerca di consolarmi.
-No, cosa?
-Canto-. Rido.
-Ma io sono stonata come una campana! Perché dovrei cantare?
-Ehi, non importa se sei stonata o meno, se canti ti sfoghi…
-Ma…-. Ribatto.
-Canta!-. Ordina lui.
 

 Este cuento no es eterno 
debo salir ponerle un fin 
ser mas fuerte que esa bestia 
debo salir 
quiero vivir 
quiero vivir 


-Basta sono stonata, te l’avevo detto!-. M’interrompo.
-Ma no! Sei bravissima, continua!
-Sai che canzone è?
-Si certo! Anche se Porta è conosciuto solo in Spagna… Non è “La bella y la bestia”?
-Mi sorprendi sempre di più!-. Dico ironica.
-Dai continua, sei bravissima a cantare.
 

Tantas cicatricez ya no puedo mas 
me duelen las entrañas 
de tanto sangrar.. 
No existe un maquillaje que pueda tapar 
este moreton que es mi corazon 
Ya no se cuanto tiempo mas podre aguantar 
ya no me quedan lagrimas para llorar 
el peso de estos años me doblan la edad 
En cada rincon tengo un moreton…

 
 
-Bea apri la porta!-. Mia madre sta urlando arrabbiata come una bestia.
-Scusa ti devo salutare Cristopher…-. Chiudo il cellulare e apro la porta.
-Perché fai così? Sei insolente e maleducata!
-No, tu perché fai così? Devo decidere io con chi mettermi e con chi no! Non me ne frega niente se Richard è ricco!
-A te non fregherà niente ma a me, tuo padre e l’azienda si!
-Quindi tu non pensi a me!-. Che schifo! Perché deve fare sempre così, mi irrita.
-Certo che penso a te! Non hai visto com’è carino e gentile?
-Gentile un corno! Se ci fosse qua…-. Mi fermo, ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire.
-Se ci fosse qua? Che cos’è? Ti sei trovata un ragazzo? Non mi dire che ti sei messa con un contadinotto!
-Io veramente… No.
Codarda.
Sono una codarda, non mi dovrei comportare così, dovrei dirglielo.
-Bene, domani sera passeremo il natale con la sua famiglia e cerca di essere carina con lui-. Annuncia andandosene.
Io non voglio Richard! No! Non deve decidere per me! Pensa solo ai soldi, la odio… E anche mio padre!

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Capitolo 31
*** capitolo 31 ***


 
 
 
 
 
   Sono pronta per andare alla cena di natale, domani me ne vado per fortuna, basta che faccio la ragazza simpatica e gentile e sono apposto no?
Lucia per l’occasione mi ha comprato un vestito carinissimo.
Si, adesso la chiamo Lucia perché lei per me non è più mia madre.
Mi vesto in fretta guardando l’orario e mi trucco solamente con un po’ di matita sopra e sotto l’occhio.
Sono pronta ed è pure tardi.
-Bea muoviti!!!
-Arrivo Lucia!-. Scendo le scale, esco da casa e salgo in macchina.
-Lucia?
-Si e allora?
-Niente, niente mi basta che stasera tu sia brava e gentile.
Stronza.
    Arriviamo a casa di Richard.
Rimango stupefatta solo a guardarla, è tre volte la mia ed il giardino sembra tutto il paesino della nonna.
Entro dentro casa e Richard ci saluta con un caldo sorriso.
Sorriso falso ma lo ricambio lo stesso.
Lucia mi da una gomitata per farmi dire qualcosa di carino.
-Ciao Richard-. Saluto a disagio:-Belle… Belle scarpe eh!
Lucia mi da un’altra gomitata e io la guardo con la faccia da “che cazzo vuoi che gli dica?”.
-M-mi sei mancato molto in questi tempi!-. Perfetto, così Lucia non mi avrebbe dato più fastidio.
Mi spinge per dargli un abbraccio e lui mi sussurra all’orecchio:- Tu per niente.
-Sei una merda-. Gli dico a bassa voce.
Ci stacchiamo dall’abbraccio e io sono leggermente disgustata.
-Bene, accomodatevi!-. Ci fa entrare e sedere nel divano.
-Visto Bea? Non ci vuole tanto ad essere carina con lui! Magari poi vi potreste mettere pure insieme…-. Mi bisbiglia.
Mando un occhiataccia a Richard e lui ride.
-Oh ciao! Bea ma come sei bella oggi! Andiamo a sederci a tavolo va bene?-. La madre dello stupido ci accompagna fino al tavolo.
In questa cena i nostri padri stanno facendo scena muta, beh almeno loro non devono dire qualcosa di carino!
-Veramente Bea ha fatto un regalo a Richard!-. Continua Lucia dandole il regalo che ha tra le mani.
Io che? Quando? Io non ho fatto niente! Basta mi sono stufata di tutta questa pagliacciata! Me ne vado!
Giro i tacchi ed esco dalla porta tornando a sedermi in macchina.
Richard poco dopo mi raggiunge.
-Che ti prende adesso?-. Mi chiede mentre io comincio a piangere.
È vero che in questi tempi piango troppo ma io non posso sopportare tutta questa pressione psicologica! Mia madre, anche detta Lucia, e mio padre, Lorenzo, mi stanno praticamente forzando! Mi hanno fatto mettere il vestito carino, preparare, fare la carina con lui e adesso cosa? Mi ci devo fidanzare per caso? Me ne fotto altamente della sua famiglia che è ricca.
-Niente.
-Senti Beatrice, anche io non ti sopporto ma dobbiamo essere carini l’uno con l’altra, mia madre ieri mi ha fatto una ramanzina sul galateo, essere gentiluomini e quelle cazzate là…
-A me invece mi ha semplicemente detto di fare la carina con te.
-Si ma non piangere!-. Il suo modo di consolarmi è strano ma lo accetto comunque e mi asciugo le lacrime.
-Richard non è che non mi piaci… Il fatto è che… Ho un ragazzo solo che non glielo posso dire a mia madre perché è…
-Un plebeo?
-Si, usando questi termini si-. Mi abbraccia.
Aspetta un attimo: Richard che mi abbraccia?
-Ecco, hai visto? Sto iniziando a fare il carino-. Sorride.
-Già…-. Rispondo a disagio.
-Ora sai che facciamo? Usciamo! Gli diciamo che adesso che ci siamo ritrovati vogliamo stare un po’ insieme da soli e ce ne andiamo da qualche altra parte ok? Non posso sopportare tutta questa falsa.
La mia faccia è sbalordita, questo stupido ha avuto un idea geniale.
-Ci sto!-. Gli stringo la mano e torniamo dentro ad avvertire.
Cristopher domani sarò da te: non vedo l’ora di rincontrarti!

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Capitolo 32
*** capitolo 32 ***


 
 
 
 
 
   -Bea, sei tornata che bello!-. Mio cugino mi abbraccia.
Wow non pensavo di mancargli così tanto…
-Bea, com’è andata con tua madre?-. Arriva anche la nonna e mi da un bacio sulla guancia.
-Beh… Diciamo bene-. Apro un finto sorriso.
Entro in casa e vado a posare le valigie per poi tornare a sedermi sullo sgabello.
Sono triste, mi aspettavo che anche Cristopher fosse qua.
-Lui oggi doveva stare con i suoi parenti, credo che tra un po’ verrà…-. Mi tranquillizza Christian dandomi una pacca sulla spalla.
Esco di fuori lasciando tutti dentro, si congela ma non importa.
Saluto il gallo, pure lui mi era mancato e sono anche meravigliata che mia nonna non se lo sia mangiato per natale.
Il gatto appiccicoso di Cristopher mi si struscia contro.
Provo ad accarezzarlo e per miracolo non mi fa niente, anzi mi lecca.
Sono cambiate un po’ di cose da quando sono venuta qua, ne sono molto felice, qua mi trovo molto meglio.
-Beaaaa!!-. Mi giro e vedo la persona che aspettavo impazientemente.
Ha il fiatone, poggia un mano sulla mia spalla e riprende fiato.
-Ohi calmati! Sono ancora viva, perché tutta questa corsa?
-Volevo… Vederti… Al… Più… Presto…-. Dice prendendo fiato tra una parola ed un’altra.
-Vuoi un bicchiere d’acqua?
-No, sto bene… Dammi qualche minuto…
Iniziai a ridere, è buffissimo: rosso in faccia dalla corsa, sudato e con i capelli scompigliati.
-Non ridere! Vorrei vedere te nei miei panni!-. Ridacchia pure lui.
Sembra essersi calmato e ripreso a respirare.
Mi avvicino a lui e poso le mie labbra sulle sue.
Dopo di che ci stacchiamo leggermente ancora con le nostre bocche vicine e ci guardiamo negli occhi.
-Ora hai capito perché volevo venire da te in fretta?
-Si ed avevi ragione…-. Sussurro prima di riposare le mie labbra sulle sue.
-Senti, io sento freddo… Entriamo?-. Lo osservo con attenzione.
-Stupido ti sei dimenticato il giubbotto.
-Ah già… Vero…-. Ride e poi ci dirigiamo verso casa.
 
 

Anonima G: Ragazzi, sono mortificata di aver fatto questo capitolo corto come l’atro ma il fatto è che oggi ho la voglia di scrivere sottozero… ç_ç Solo che mi sono sentita in dovere di farlo visto che il 22 (domani) PURTROPPO partirò… Credo che continuerò verso i primi di Gennaio… So che ad alcune persone le ho scocciate in tutti i miei racconti con quest’avviso ma l’ho dovuto fare u.u
Detto questo vi saluto :D 

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Capitolo 33
*** capitolo 33 ***


 
 
 
 
 
   -Ti ho fatto il regalo di natale... Scusa se te lo do con 5 giorni di ritardo da quando sono ritornata-. Sorrido:-Il fatto è che l'avevo messo nell'armadio e l'avevo scordato.
Cristopher mi guarda e sorride come risposta.
Apro l'armadio, prendo la chitarra e gliela porgo.
-Grazie amore, non dovevi disturbarti però...
-No, prendila dai, tanto io non so che farmene ormai e la ricevuta... Beh... L'ho persa... quindi prendila.
-Io ti ho fatto un misero regalo invece-. Dice abbassando gli occhi.
Non era un misero regalo, mi ha regalato una collana bellissima, anche se non è di diamanti mi piace.
-No, è bellissimo e poi non scordarti che mi hai regalato anche la tua voce.
-La mia voce?
-Ma si, la canzone che hai messo nel mio Mp3.
Mi siedo sulle sue gambe e gli do un bacio.
-Adesso però devi cantare per me-. Gli propongo sedendomi di fianco a lui.
Prende la chitarra e inizia ad accordarla, a vedere se va bene, fare delle prove ecc...
-Che canzone vuoi che ti canti?
-Mm... Che ne dici di cantarmi... Una canzone di Michael?
-Se vuoi posso cantarti Speechless.
-Ehm... Ok... Basta che canti.
 
Your love is magical, that's how I feel
But I have not the words here to explain
Gone is the grace for expressions of passion
But there are worlds and worlds of ways to explain
To tell you how I feel....
 
Come canta bene, adoro la sua voce, magari un giorno potrebbe fare il cantante... Sempre se supera la timidezza, lo amo, amo tutto di lui, è dolce, è bello, è simpatico è... Perfetto...Come può essere così tanto perfetto? La mia vita non lo è mai stata, avere lui significherebbe tanto per me ma... Possibile che sia tutto così semplice?
 
...But I am speechless, speechless
That's how you make me feel
Though I'm with you I am far away and nothing is for real
When I'm with you I am lost for words, I don't know what to say
My head's spinning like a carousel, so silently I pray...
 
Continuo ad ascoltarlo affascinata da lui, mi affascina sempre, si sono come stregata da lui...
 
...Your love is magical, that's how I feel
But in your presence I am lost for words
Words like, "I love you."
 
Finisce la canzone e finalmente c'è silenzio, do un altro bacio a Cristopher e continuiamo a scambarci smancerie per qualche minuto.
-Tu non puoi portarla via! Vuoi avere sempre ragione! Vuoi solo controllare le persone! Tua figlia vuole stare qua, sta bene qua... Dimmi... Quando ti sei preoccupata per lei? Quando l'hai chiamata? Quando sono morti i suoi amici e lei si è depressa... Hai fatto qualcosa? Tanto lo sappiamo tutti e due che la tua risposta è no, vuoi solo comandare e imporre le tue regole, sei la vergogna della famiglia... Se adesso ci sarebbe stato tuo padre te ne avrebbe dette di tutti i colori, di più di quante te ne dica io!-. Questa voce arrabbiata è di... Mia nonna.
Io e Cristopher abbiamo un'espressione interrogativa stampata in faccia e apriamo poco poco la porta.
Non vediamo lo stesso niente ma sentiamo la voce di mai madre, mia madre? Ma che succede?
Esco fuori dalla mia stanza seguita da Cristopher vedo mia madre in piedi vicino alla porta e mia nonna rossa in viso di rabbia che si blocca alla mia vista.
-M-mamma? Che ci fai qua?
 

Anonima G: Fino al 4 Gennaio non assicuro la mia presenza nello scrivere sempre e continuare questa storia ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto :) mancano 3 o 4 capitoli alla fine della storia... Detto questo vi saluto.
Ciaooo :D

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Capitolo 34
*** capitolo 34 ***


 
 
 
 
 
   -Oh Bea! Sono venuta qua per riportarti a casa!
Cosa? Quando? come? Perchè?
Quella notizia mi ha colpito talmente tanto che ho perso l'equilibro ed adesso Cristopher mi tiene in piedi.
-M-m-ma questa non deve essere una punizione?-. Le chiedo tornando in me.
-Si, ma credo che ti sia bastata. Sai a natale con Richard sei stata adorabile... e vedo che sei cambiata molto. Quindi ti farò tornare, non sei contenta?
-No! Come potrei esserlo! No, non voglio tornare!
-Bea... Ma qual'è il problema?
-Il problema è che non me ne voglio andare, sono felice qua, ho delle persone che mi vogliono bene e poi ho...-. Bea cazzo non ti bloccare, diglielo! Non ti bloccare!:- Ho Cristopher!
Mia madre sgrana gli occhi e rimane sconvolta.
Cristopher mi sorride, è nervoso, lo vedo benissimo.
Prende il cellulare e digita qualcosa ma io non penso molto a quello che fa per guardare mia madre che ancora non dice niente.
-Da quando?
-Da... Da... Qualche mese...-. Dico abbassando gli occhi.
-Quindi mi avevi mentito a natale eh? 
Ecco lo sapevo, ho sbagliato ma almeno... Non ho dimostrato di essere una codarda.
-Si e...
-No, io non ti farò stare con questo... Questo...
-Questo cosa? Che cos'abbiamo noi che lui non ha? I soldi? Dai dimmi!
Mia madre non sa che dire e rimane a bocca aperta.
-Signora... Io amo Bea... Davvero...-. Mi giro verso Cristopher e mi perdo nel suo sguardo sincero:-Per favore, non voglio che lei se ne vada... So che magari io non ho niente e sono solo un sempliciotto ma... Io la amo davvero...-. Ok, è chiarissimo che Cristopher non sa fare un discorso completo però almeno c'ha provato.
Che dolce.
In questo momento vorrei baciarlo e...
-Non m'interessa! Io faccio il mio meglio per Bea e voglio che abbia una vita soddisfacente e...
-Tu non capisci proprio che tu figlia sta bene così eh?
La porta si apre ed entra mia zia seguita da Christian e la mamma di Cristopher.
-Che ci fate voi due qua? Mi avete sempre dato dei cattivi consigli e non mi avete mai approvato-. Iniziò le lamentele mia madre.
-Ah per favore, ti aspettavi che tua sorella ti facesse gli auguri e la tua migliore amica i complimenti per quello che hai fatto?-. Sbottai io arrabbiata nera mentre Cristopher continuava a tenermi.
-Le avete raccontato tutto??-. Mia madre ora è proprio infuriata.
Tutti stanno zitti e Christian inizia a dire la sua.
-Tu dovresti essere mia zia?-. Mia madre non risponde e lo guarda colpita.
-C-C-Christ...
-Si sono io, per favore non portare via bea...-. Prova di nuovo lui.

-Cosa ti avevo detto io? E ora che farai?

Mi guardai attorno... Di nuovo la mia coscienza.
Evito la vocina e mi avvicino a Christian mentre mia madre continua a litigare con mia nonna, la zia e la madre di Cristopher.
-E voi che ci fate qua?-. Chiedo.
-Mi ha avvertito Cris attraverso messaggi.
Mi esce una lacrima e Cristopher viene da me e mi abbraccia per consolarmi.
-Ci possiamo sempre sentire no?
-Ah si? E con cosa?-. Mia madre ci ha ascoltato:- CON COSA?
Mia madre mi prende il cellulare dalle tasche mentre io la impreco di lasciarmi in pace.
-Con questo eh?-. Lo butta a terra e lo schiaccia con il tacco.
Cristopher la guarda amareggiato e sconvolto mentre io appoggio la mia faccia nel suo petto.
-E poi con cosa? Ti devo levare tutti i contatti? Facebook? E-mail? Ti devo levare l'utilizzo del computer?-. Io non rispondo e lei strattonandomi per il braccio mi stacca da Cristopher.
-Ce ne andiamo ora, sali in macchina!
-No! Non ho intenzione di salire in macchina!
-S-A-L-I in macchina!
-No! Ti ho detto di no! No!-. Sembro una bambina capricciosa.
-Ok, facciamo così: io salgo in macchina e se tra cinque minuti non vieni pure tu ti giuro che farò un casino qua dentro, va bene?
Mia madre esce dalla porta ed io rimango nel salone.
Senza dire niente vado dalla nonna e l'abbraccio come saluto per poi passare da mia zia ed a quella che un giorno avrei voluto che fosse mia suocera.
Abbraccio ancora più forte Christian.
-E' stato bello conoscerti, cugina, se mai un giorno dovremmo risentirci...
-Oh non fare il tragico!-. Dico tra le lacrime sapendo che ha completamente ragione.
-Ti voglio bene-. Mi da un bacio nella guancia:-Mi dispiace solo per Ludovica, lei è dai suoi nonni ma sarebbe venuta a salut...
-Lo so...
Infine c'è lui... Cristopher.
Mi sento morire dentro, lo guardo con gli occhi pieni di lacrime e lui fa lo stesso.
Ci abbracciamo e lui mi bacia.
L'ultimo bacio, chi se lo sarebbe immaginato?
Io di sicuro no.

-Ormai l'hai perso.

Ignoro ancora la vocina e lui mi da L'Mp3 che avevo dimenticato nel letto qualche ora fa.
Eh già, a pensarci in poche ore si è capovolta tutta la situazione.
Lo guardo mordendomi un labbro e abbracciandolo un'ultima volta.
-C-ciao...-. Dico con voce spezzata uscendo dalla porta per poi salire in macchina.
 
-Allora? Hai salutato tutti?-. Mia madre, che grandissima stronza.
Non le rispondo e infilo le cuffie dell'Mp3 nelle orecchi ascoltando la sua voce.
Per un attimo sento Cristopher piangere... Forse è solo una mia impressione ma... Sembra così reale...

-Game over. Ho vinto io. Tu hai perso. L'hai perso.

Eh si, ormai ti ho perso...
 
 
Anonima G: scusatemi se vi avevo detto 2 o 3 capitoli ma la mia organizzazione è saltata del tutto, il prossimo sarà l'ultimo, ma non ho la minima idea di quando lo posterò Dx anche perchè ho scoperto i compiti delle vacanze d'italiano e... beh... quando tornerò dalle mie vacanze il 3... Chi me la farà tutta l'analisi grammaticale dell'ottavo capitolo dei promessi sposi se non io? Azz mi viene da piangere D:

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Capitolo 35
*** capitolo 35 ***


 
 
 
 
 
 

   Avete mai desiderato morire?

Vi siete mai accorti che la vostra vita non ha un senso?

Io si.
Iniziamo dal principio.
Fin da quando ero piccola ho avuto delle amiche e o amici falsi che non giocavano o stavano con me per la simpatia ma solo ed esclusivamente per i soldi.
I miei genitori non mi hanno mai voluto bene, anzi, mi hanno semplicemente usata.
Bea comportati bene.
Bea Fai la ragazza gentile con Richard.
Bea non fare scenate davanti i James.
Bea ti ho iscritto al liceo psicopedagogico, vedrai ti piacerà.
Bea, Bea, Bea, Bea, Bea soltanto Bea.

Hanno sempre scelto per me senza chiedere se a ME andava bene.
Hanno sempre voluto controllarmi.
Mi hanno sempre usata.

È triste la verità non trovate?

Io ho sempre preferito pensare che lo facessero per il mio bene ma mi sbagliavo.
Sono sempre stata sola.
Sempre fino all’inizio delle superiori.
Là ho conosciuto due persone molto importanti per me.
Aurora ed Alberto.
Alberto, fino alla prima superiore non ci davamo nemmeno confidenza fin quando non diventò il mio ragazzo, dopo un po’ ci eravamo accorti che non ci amavamo nel senso di amore tra ragazzo e ragazza o cose simili e siamo rimasti amici, migliori amici.
Aurora, la ragazza che appena mi aveva conosciuto si era attaccata a me e mi portava allegria anche nei momenti più brutti.
Loro mi sostenevano e mi amavano veramente e non era tutta un falsa come le persone che avevo conosciuto o come con i miei genitori.
Loro erano diventati la mia ragione di vita.
No sbaglio, loro erano diventati la mia vita.
Avete presente quelle ragazzine che vanno in giro con gli amici e li chiamano “vita” per un nonnulla?
Io non ero come loro, io ero diversa… Ve lo giuro.

Avete presente quando la vostra unica ragione di vita se ne va?

Io l’avevo persa.
Mi sono morti.
Mi sentivo morire anche io dentro.
In quel momento avevo desiderato davvero morire.
Avevo desiderato morire e se non fosse stato per Cristopher l’avrei fatto, sarei morta.
Cristopher, un ragazzo che sin dall’inizio mi aveva affascinato e che incontravo ogni giorno in casa di mia nonna.
Dio se mi piaceva, impazzivo totalmente per lui.
Lui si era occupato di me quando i miei amici erano morti.
Lui mi aveva amato come avevano fatto loro.
Lui mi ama ancora.
Lui… Lui è stata la mia ragione di vita.
Avevo trovato un’altra ragione di vita.
Avevo trovato il principe azzurro che si incontra nelle favole.
Con un sorriso suo riusciva a farmi stare bene, con un suo bacio mi faceva andare letteralmente in paradiso.
Stavo bene con lui.
Stavo bene con lui fin quando non venne mia madre a portarmi via.
Per la seconda volta avevo perso la ragione di vita.
È così brutto trovare la propria ragione di vita in quel modo e aggrapparsi alle persone per poter vivere.

Per la seconda volta ho desiderato morire.

Ma adesso è possibile.
Posso farlo.
Posso morire.
Ecco perché adesso mi ritrovo qua.
Nel giardino, sto sanguinando dalla testa.
Mi sono buttata dalla finestra.
Dite che sono impazzita eh?
Si, sono impazzita.

Che senso ha la mia vita senza nessuno accanto?

Nessuno.
Un lacrima mi scende dalla guancia.
Non sento dolore.
Credo che il dolore lo senta solo chi non ha voglia di morire.
Io non sento niente.

Già l’ho sentito quando mi hanno strappato dalle mani le mie speranze di vita.
-Io ti avevo dato un buon consiglio. Siamo di nuovo punto e accapo. Te l’avevo detto.

 
 
 
 
Anonima G: Ragazzi non so come vi sembra questo capitolo però preferisco che voi recensiate.
Scusate per la fine.
Non ho scuse per questa fine crudele che ho fatto fare a Bea ma lei è un personaggio debole ed era molto probabile, dall’inizio della storia, che mi venisse quest’idea come finale.
 
Passo ai ringraziamenti:
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno seguito la storia, sia chi ha recensito e chi no.
Chi l’ha messa tra le seguite, ricordate e preferite.
Anche quelli che hanno aperto solo il primo capitolo e l’hanno trovata orrenda ;)
Ringrazio la mia amica Maria Chiara che ha letto e mi ha dato i suoi giudizi/pareri e Yui la quale attraverso chat mi ha ispirato (solo in certi momenti xD)
Ciao a tutti ;)
Un bacione :*

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