Joli Garçon

di KayeJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Senses. ***
Capitolo 2: *** Frrrshh ***
Capitolo 3: *** Time passes through you, as smoke does. ***
Capitolo 4: *** Kyrie. ***
Capitolo 5: *** At last. ***



Capitolo 1
*** Senses. ***


Moi je l'ai vu mais c'est la vie
il m'a pas connu je n'ai pas cru
hier je revais qu'il m'a touché
avant hier il a dansé avec moi
dans mes rèves

 


 
Balla. E’ un sottile obbligo che scivola nella mente. La musica assordante e ritmata che cerchi per sfuggire dai tuoi pensieri e dalle immagini di morte che hai negli occhi fa muovere in automatico il tuo corpo. Per una sera sei soltanto un ragazzo, un diciottenne senza responsabilità e segreti. Per una volta lasciati esistere Lavi!

Altero, austero. Gli occhi che girano per la sala, sorvolano la folla senza mai posarsi su nessuno. Ovviamente nessuno ti accompagna, non che tu lo voglia, sia ben chiaro. Cerchi qualcosa che non trovi fra quei corpi che, ammassati, si muovono. E’ una massa pulsante di pelle e sangue, muscoli e sudore: e danza –oh se danza!- ti attrae come la luce. Li guardi con lo sguardo del lupo affamato, li guardi con invidia e alterigia –sei diverso da loro, ma sei mille volte meglio- mentre cerchi un qualcosa, un qualcuno che nemmeno tu sai. Quella fiamma che si muove ha appena brillato per te, Kanda.

Che strano. Questa canzone la conosci: chiudi gli occhi, sì. E’ un gentile obbligo che scivola nella mente. Alza le braccia al cielo, scuoti il tuo corpo, ondeggia a ritmo. Sorridi! –sii te stesso- balla senza preoccupazioni, non pensare ai corpi che ti pressano, non pensarli come numeri: beati di quella sensazione di appartenenza, quella gioia che si ha in un atto tanto primitivo quanto nuovo ogni volta. La gente si scansa e si avvicina: l’attrazione è una lama a doppio taglio.

Ti getti tra la folla, incurante di venire fagocitato da quella giovane massa di energia pulsante. Mille corpi ti toccano , ti sfiorano, ma a chi importa? C’è una fiamma laggiù, che appare e scompare fra la folla, come ne fosse risucchiato e riemergesse ogni volta. La vuoi, è tua, devi raggiungerla. Questo desiderio opprimente ti guida, non è altro che desiderio, curiosità e fame… Sì, fame: di pelle, di calore, di labbra, occhi, orecchie, mani, braccia e gambe. Fame di umanità: è tutto ciò che cerchi in questa discoteca, fuori dall’Ordine. Niente lame per una volta, niente battaglie e morti: senti la vita, la senti? Pulsa attorno a te in quella giovane massa, devi solo allungare una mano per prenderla.
 

joli garçon aime moi
ne dis pas au revoir
joli garçon aime moi
ne dit pas au revoir



 

Due mani ti circondano la vita: e a chi importa? Mani femminili, mani maschili: a chi interessa? Basta ballare, basta tenere gli occhi chiusi e vivere il momento: nell’anima siamo tutti uguali, maschio o femmina non importa. Un corpo si avvicina al tuo, mentre delle labbra ti baciano i capelli, quelle fiamme che si stagliano fra le luci multicolori della pista: rilucono di vita propria nel buio benedetto della notte, voce delle sirene per i marinai, faro che preserva dagli scogli. Ti giri verso colui –sì, nonostante tutto è inequivocabile che sia un lui- che ti sta massaggiando con delicatezza e urgenza il petto, il ventre, esplorando ogni centimetro delle tue forme da sopra il tessuto della maglietta. Sono due mani gentili, nonostante tutta quell’elettricità palpabile, proveniente dalla sua anima. Sorridi per quel contrasto, rifiutandoti di osservare in volto il tuo ballerino: tanto non ha importanza. Tu non esisti, non sei mai esistito, meglio che rimanga solo un numero, potresti scoprire quanto sia bella l’umanità altrimenti.
 

Je l'ai vu la plus femme que j'ai jamais vu

on peut dire q'uil se moque de moi
j'ai une envie folle de toi
on peut dire je suis folle comme ça
j'aimerais bien t'embrasser
mon chérie ne bise pas l'autre fille
Joli garçon



 
Con tutte le persone che potevi trovare proprio quella fiamma doveva attrarti?  Non è una donna, - oh, assolutamente no- ma a chi importa: siamo tutti uguali nell’anima. Certo, che fra tutte le persone presenti nella sala, il destino ti ha giocato un bello scherzo: proprio Lavi dovevi trovare? Ma a chi importa? Dopotutto, lui ha già deciso, nel momento esatto in cui si è voltato verso di te con un sorriso e gli occhi chiusi. Massì, non ci pensare. Se lui chiude gli occhi per una volta, perché non puoi farlo anche tu. E poi le sue mani sono così morbide mentre ti accarezzano il collo, mentre scivolano sulle tue spalle, e il suo sorriso perfora l’anima: è sereno, vero, reale. Non il solito ghigno, ma il sorriso di un semplice ragazzo, che sia questo il vero Lavi? Forse dovresti provare a chiederglielo, ma la tua voce potrebbe tradirti. Ci sono altri modi in fondo per sapere certe cose –mille domande che ti affollano la testa: quelle labbra, così invitanti, così belle nel sorriso, conoscono la gioia di un bacio?- forse potresti provare a scoprirlo. E’ questo ciò che pensi, avvicinandoti a lui, abbassando la tua testa verso la sua.

Gli cingi il collo con le braccia, ballando assieme a lui, obbligandolo a seguire il tuo ritmo. E’ più basso di te, ma che importa, non per questo deve essere poi così diverso. Anche il fatto che ti annusi, che sfiori con il naso il tuo collo non ti da fastidio: il fatto di avere un odore dimostra che esisti. Non sei solo un’identità come tante altre, Lavi esiste! – è bello saperlo ogni tanto- E scoprire che qualcun altro se ne accorge non può essere che piacevole. Perché non scoprire cos’è l’umanità per una sera? Sentilo il corpo contro il tuo –guardarlo non puoi, meglio mantenere un velo di sogno-  senti il suo respiro sulla tua pelle, le sue mani gentili che ti accarezzano i fianchi mentre ballate. E’ forse una sensazione di calore quella che provi? Perché cercare le sue labbra ti pare la cosa più naturale da fare?

Je l'ai vu la plus belle femme
joli garçon
que j'ai jamais vu
ne dit pas au revoir




Oh, no. Non sono assolutamente le labbra di una donna, quelle che si posano sulle tue. Labbra maschili, irruente e decise, ma al contempo morbide, che accarezzano e saggiano le tue labbra con curiosità. Se ti fermi ora è finita, Kanda. La tua coscienza non indietreggia mai davanti a nulla, nemmeno alle cose più strane. E’ inutile stupirsi per quel contatto, quando è proprio quello che cercavi. E’ inutile stupirsi quando è proprio la risposta a ciò che ti domandavi. Che sapore hanno le labbra di Lavi? Sanno di tutto e di niente, di dolce e amaro. C’è un mondo racchiuso in quelle labbra e forse non aspetta altro che essere scoperto. Chiudi gli occhi anche tu, stringendolo a te, fermandoti al centro della folla. La musica non si sente più, c’è solo Lavi, con quei suoi capelli rossi che funzionano meglio della luce per i ciechi, meglio dell’acqua per gli assetati: e sono tuoi ora che ci affondi le dita, e ne saggi la consistenza. E’ tuo quel corpo tornito e agile che si è fermato nel tuo abbraccio, e che si aggrappa al tuo petto con le mani. Sono tue quelle labbra –oh, quelle labbra! Il nettare degli Dei di sicuro non ha un sapore che sa di totalità come quelle-  che audaci giocano con le tue. E le torturano con piacere, quasi volessero imprimersi nella mente la loro forma –il tuo sapore.

Che capelli lunghi e morbidi ha questo ragazzo! E’ un peccato che li tenga raccolti in una coda –che prontamente sciogli Lavi. Ci passi le mani attraverso, miele fra le tue dita, seta al tatto. E quelle labbra forti ma gentili, che assaporano con decisione le tue: che sia questa l’umanità? La curiosità è troppo forte per resistere oltre, e apri gli occhi.  Chi l’avrebbe mai detto che quello di cui ti stai beando, colui che ti dona umanità è proprio Yuu Kanda –il tuo desiderio più recondito e vietato- , l’esorcista più scontroso, bello e irraggiungibile dell’Ordine? Ed ha gli occhi chiusi! Un sogno come questo non esiste, non può essere vero. Ma se è solo un sogno, allora perché non lasciarcisi avvolgere? Ti stringi a lui, assaporando con una nuova curiosità le sue labbra: c’è tutto Yuu lì dentro, solo lui può essere un tale concentrato di bianco e nero, solo lui è così netto e senza sfumature. Ed è tuo. Prega che l’incantesimo non svanisca, chiudi gli occhi Lavi! Non sai che il buio rivela più verità che la luce? Chiudi gli occhi se non vuoi che il sogno svanisca, che i tuoi occhi incontrino i suoi, potrebbe non esserci un ritorno.
 

Kanda riapre gli occhi: quelli di Lavi, che balla nuovamente contro di lui sono chiusi. E’ il momento per sparire, per uscire di scena: sarebbe scomodo dover accettare una verità tanto bella e crudele. Scivola via Kanda, sciogliti dalla sua presa, e sparisci nella folla fino a che sei in tempo. Non ti sarà concessa una seconda volta. Scappa prima che diventi tutto troppo complicato. Fuggi prima che la realtà raggiunga il vostro sogno!
 


je l'ai vu
 
 
Lavi il mattino dopo passeggiava per il corridoio dell’Ordine. Incrociò Kanda e gli sorrise, come al suo solito. Il sogno della notte precedente era ancora vivido. Si stupì, quando Kanda non gli puntò subito Mugen alla gola, per quel sorriso.
“Buongiorno Yuu-chan!”
“Che. Baka Usagi”


 

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Capitolo 2
*** Frrrshh ***


Camminare nei corridoi e non affettare quel Baka Usagi: ma che gli prendeva?
Chissà poi dove stava andando, a quell’ora. Di solito erano già in missione da un pezzo tutti quanti, per quelle missioni brevi, nei pressi dell’Ordine. Naturalmente non si tratta di missioni adatte a Kanda, chiaramente (Komui aveva provato a pregarlo di partecipare, ma se non c’erano meno di dieci Akuma, gli pareva lavoro da Finder. Convincerlo era impossibile.)
Un fischiettio allegro attirò la sua attenzione e il suo fine udito.
Una fiamma rossa si muoveva fra gli scaffali dell’Archivio, e il dolce suono sembrava provenire proprio da lì.
 
 Lavi si diresse fra i suoi amati libri quel mattino. Forse per placare il tumulto che si agitava in lui l’unica cosa che poteva essere d’aiuto erano proprio quelle fragili e antiche pagine che contenevano la storia del genere umano. Un motivetto gli si presentò alla mente e senza pensarci iniziò a fischiettarlo, sovrappensiero. Lavi, credi davvero che solo i tuoi capelli siano voci di sirene? E se qualcuno ascoltasse questa musica?
 
Quell’idiota!- si ritrovò a pensare vagamente infastidito, vagamente compiaciuto. Lavi in fondo stava spandendo nell’aria le dolci note di una canzone ascoltata la sera prima –nel sogno- si disse mentalmente. È solo sogno ora? Sono solo sogno quelle emozioni che ti bruciano l’anima Kanda?
L’aria proveniente da quella finestra aperta sapeva di antico e nuovo, di sensazioni proibite e di musica. È un obbligo sottile che risveglia i sensi, secca le labbra e ti fa fremere le mani. Provare ancora quella pelle, quelle labbra –oh, sì- quello sarebbe il paradiso. Nulla offerto dall’Ordine potrebbe essere meglio di quelle labbra morbide e audaci, di quella pelle pulita e liscia, di quelle spalle forti. Cosa vuoi Kanda? Istinto e mente sono sempre in conflitto in te. Il silenzio non funziona sempre, o sì?
 
Si allungò verso uno scaffale per prendere un libro decisamente troppo in alto per non mettersi in punta dei piedi.
 
Quel profilo così puro! –la gola gli si seccò.
 
Prese il pesante tomo, con un’espressione intelligente e concentrata sul volto, dimentico già di tutto il mondo – solo numeri, nient’altro che numeri nuovamente-  anche se un piccolo dettaglio si faceva prepotentemente spazio nella sua mente. Capelli lisci come l’acqua fra le sue dita –Frrrrshh…girò pagina.
 
Anche quel suono! –Kanda chiuse gli occhi, facendo sibilare Mugen nell’aria fredda del mattino. Era una carezza per le orecchie: si mise in posizione, una mano appoggiata di piatto alla lama, che tagliava in due metà perfette il suo volto. Gli occhi determinatamente chiusi, le labbra serrate in una linea dura – che cosa cerchi di trattenere? Forse una sensazione?-  Oh, sì. Avrebbe resistito. Una sera non cambiava nulla – un bacio non cambia nulla?-  Kanda non provava sentimenti. La spada fendette l’aria affianco al suo orecchio, sfiorandolo con precisione millimetrica, seguiva senza accorgersene i suoni circostanti. Un fruscio –Frrrshh- un movimento. I muscoli che guizzavano sodi sotto la casacca dell’Ordine, i capelli che lo seguivano con movimenti liquidi – solo l’acqua era tanto elegante e precisa al confronto.
 
Si poggiò una mano sul mento, stiracchiandosi verso l’alto. Spalancò l’unico occhio a quella vista: Kanda nel cortile di fronte che si allenava. Cosa farai Lavi, cosa farai? Sei di fiamma tu. Arderai di nuovo?  Così elegante, così letale. Preciso nei movimenti, non un fendente, non un affondo che andasse a vuoto contro l’immaginario nemico. Poteva quasi sembrare una danza, allo spettatore ignaro dell’oggetto affilato. I movimenti fluidi che si susseguivano l’un l’altro modellavano nella mente di Lavi il quadro più sensuale mai dipinto. Scosse la testa con decisione, girando un’altra pagina –Frrrshhh- senza finire nemmeno la frase precedente.
 
Un’altra pagina –Frrrshhh- quel coniglio voleva farlo impazzire. Coniglio o volpe? Preda o predatore? Kanda, non puoi saperlo.  Il contatto con la fredda aria del mattino si associò istantaneamente con l’aria pesante della sera precedente –corpi sudati uno contro l’altro, uno in particolare ti interessa. Sentire il suo corpo muscoloso contro il tuo, esiste qualcosa di meglio?  Kanda scosse la testa, appoggiando Mugen sul terreno e sdraiandosi sull’erba, il primo sole che lo illuminava a tratti, debolmente. Il contatto con la nuda e fredda terra non lo aiutò però. Ben altre carezze si fanno strada in te, un’aria più umida e calda sulla pelle, un pulsare nelle vene diverso: Lavi.
 
Non si era accorto nemmeno di avere il volto rivolto al cortile, mentre una mano era ancora meccanicamente appoggiata al libro –una pagina sostenuta da pollice ed indice- senza scopo. Cosa vedi, Lavi? Cosa vedi?   Kanda sdraiato sull’erba, una mano a coprirgli gli occhi –oh, sì. Un sogno per continuare non può essere fatto ad occhi aperti… Ora!
Lavi balzò sull’erba dalla finestra in un tutt’uno con in propri pensieri –istinto.  Si tolse le scarpe, poggiandole affianco al muro, muovendosi a piedi nudi sull’erba umida del mattino. Il suo verdissimo occhio che registrava con precisione ogni dettaglio di quella visione eccezionale: la mano mollemente poggiata sugli occhi, la pelle, leggermente imperlata di sudore per l’allenamento, i capelli –quell’acqua proibita-   raccolti in una stretta coda  che si spargono come un piccolo ordinato canale al suo fianco. Toccali, accarezzali, baciali: è questo ciò che vuoi, vero? 
 
Kanda sentì un sordo rumore sul terreno, ma non si girò, né aprì gli occhi. Quando sentì avvicinarsi qualcuno, sospirò leggermente, dischiudendo appena le labbra sottili.
 
Che visione! – Lavi si leccò le labbra, quasi ne pregustasse il sapore. Si avvicinò ancora, camminando più silenziosamente possibile, il passo elastico di un gatto che si avvicina alla preda.
 
Si spostò la mano dagli occhi chiusi, percependo l’ombra di qualcuno stagliarsi contro la luce –poteva vedere due orecchie da coniglio fare capolino da quell’ombra. Coniglio, ne sei certo?  
 
Si inginocchiò vicino alla sua testa, ammirandone i dettagli al contrario –mento, bocca, naso occhi, fronte. Scegli, da cosa vuoi partire?  Sorrise, poggiando le mani affianco di quella testa, controllando fugacemente la posizione di Mugen con la coda dell’occhio. Abbastanza lontana per un’eventuale presa improvvisa. Si avvicinò con lentezza calcolata a quel viso perfetto, abbassandosi millimetro dopo millimetro.
 
Che lentezza esasperante!- Kanda inarcò un sopracciglio insoddisfatto ma al contempo sollevato. Indecisione? Non ti appartiene! Bianco o Nero, scegli.
 
 Avvicinati, avvicinati, avvicinati. Ecco, le stai sfiorando, ma devi chiudere gli occhi Lavi, non puoi sognare altrimenti.
 
Gli morse il labbro, possessivamente e si sfilò da sotto di lui – orgoglio.
In un unico fluido movimento recuperò Mugen, puntandogliela alla gola, il volto lievemente alzato, mentre l’unico occhio lo guardava stupito e confuso.
“Che. Baka Usagi.” Mormorò senza sorridere. “Non hai chiuso gli occhi” aggiunse poi lasciando Lavi sull’erba umida, rinfoderando Mugen e tornando all’interno dell’edificio.
 
Lavi rimase fermo sull’erba per un po’, poi si rialzò, togliendosi alcuni fili d’erba dalle ginocchia con un gesto veloce della mano. Sorrise –non finisce qui, Yuu-chan. 

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Capitolo 3
*** Time passes through you, as smoke does. ***


 Di nuovo nel corridoio –di nuovo solo- e sempre per colpa di quell’idiota di Lavi.
Incedeva con passo veloce verso la propria stanza, Mugen ancora stretta in una mano.
Perché gli occhi aperti? Ah, Kanda! Non crederai che le stesse regole possano valere una seconda volta con lui? Sei così convinto del tuo mondo… cosa penserai quando cambierà tutto?
Entrò con passo deciso nella sua stanza, sbattendo rumorosamente la porta alle proprie spalle.

"And time passes away,
passes on you."

 
 
Pioveva. Una pioggia battente che continua da più di una settimana: gli angeli piangevano e bagnavano di lacrime la terra. Lavi si chiese in quale delle sue quarantanove identità avesse sentito quella frase. Ricordava il volto gentile di una vecchietta mentre gli dava un morbido panino, Bookman che poco distante trascriveva accuratamente le informazioni su un taccuino. E da sfondo sempre lei -la guerra- con le sue alte nubi grigiastre a macchiare il cielo, e il suo caratteristico odore macabro di morte. Cose che un bambino non vorrebbe mai vedere. Cose che un bambino non dovrebbe mai vedere. E invece sono state il tuo pane quotidiano per tanti anni, trascinato da un luogo all’altro, imparando a considerare quella moltitudine vivace come numeri: “Oggi è morto il numero 334.” che cosa triste Lavi…perché ti neghi allora anche dei semplici piacevoli ricordi?  
L’acqua assomiglia troppo a Kanda –ai capelli di Kanda. Quella chioma liscia e fuggevole che ti è stato concesso di apprezzare una volta sola. Oh, non stringere i pugni Lavi, in fondo è solo colpa tua.
Non hai chiuso gli occhi.
 
E vorresti chiudere gli occhi ora, Yuu? Ma Lavi non è lì. Non ti sta baciando, non ti sta toccando. La tua pelle non è a contatto con la tua. Non puoi, Kanda.
 
A volte, sentire il rumore della pioggia, in una stanza vuota è tranquillizzante, ma a volte –quante volte, vero, Lavi?- è solo straziante.
Ogni goccia è quel volto, quell’odore, quella voce. E ti struggi –vero, Lavi?-  perché non puoi averlo, lì. Ora. Quindi perché non l’hai preso, quel giorno? Perché non hai chiuso gli occhi Lavi? Oh, quanto mi odi ora, ma in fondo, io non sono altro che un sussurro nella tua testa.
Io sono te. Oh, sì, guardati pure attorno, ma non lo troverai qui, non vedrai fra tutto questo sapere, apparire la conoscenza che più brami. Yuu Kanda non è in un libro. Puoi forse intrappolare l’acqua in un libro? Travolge tutto, avvolge tutto. Impregna tutto di sé, e poi evapora, sfugge fra le dita come fumo.  
Strinse i pugni, l’acqua era anche troppo scivolosa per lui.
 
L’odore di fumo che proveniva dall’accampamento era facilmente associabile al fuoco. Non degnò nemmeno di uno sguardo il Finder che si trovava vicino al falò. Ma nell’umidità della sera, si tolse la giacca, lasciando prendere aria alla pelle. Aveva sentito dire che da qualche parte, il fumo era considerato come purificatore. Sentiva il sudore della battaglia, l’acre odore di sangue, che ancora lo avvolgeva. Poteva sentirlo condensarsi addosso come piccole gocce d’acqua, e penetrare attraverso i pori della pelle. Il contatto della pelle nuda, con la fredda terra, gli portò alla mente un’altra sensazione –la luce che filtra attraverso una macchia rossa davanti ai tuoi occhi, e nonostante siano chiusi, puoi vedere tutto. E ciò che più vuoi: quell’occhio smeraldino, quelle labbra piene e appena increspate in un sorriso. Ma il problema è proprio lì: lui ti sta guardando-  decisamente ben più piacevole. E il calore del fuoco, assieme al fumo che fuoriesce pigramente in fili sfiorandolo, gli ricordò due mani gentili. “Quell’idiota!”- pensò.
Un: “Che. ” infastidito –è tutto ciò che ti concedi però. Non puoi averlo lì. Ora. Non puoi affondare le tue mani nei suoi folti capelli fulvi. Non puoi stringere il tuo corpo al suo, sentire le vostre forme modellarsi le une sulle altre. Non puoi nemmeno permetterti di assaporare quella pelle: non ne sai ancora il sapore. Oh, Kanda…non mi odiare ora, ma è ciò che pensi tu, non io. Sai bene come sarebbe potuta andare, ma tu sei bianco o nero. Non hai sfumature, non puoi avere ciò che non è netto. E Lavi invece…lui è come il fumo, come la fiamma. Sfuggente e impalpabile, e se ci si avvicina acceca e brucia, eppure non fai altro che desiderarlo.
 
Sapere che Kanda era in missione non era una novità: erano Esorcisti, sempre e comunque.
 
Sapere che Lavi era da qualche parte nell’Archivio non era una novità: era un Bookman, sempre e comunque.
 
Sentire per entrambi, di essere uno lontano dall’altro non era una novità. Ma provare le stesse sensazioni, quella sì.
 
Lo sguardo di Lavi cadde sull’ultima riga della pagina: “Even in the mist of war, I feel you”.
Lavi chiuse di scatto il libro.
 
 
                                                        




Notes:
Dunque, la prima cosa da fare è scusarmi per il ritardo (ad alcuni di voi, carissimi lettori, ho detto che probabilmente entro sabato avrei pubblicato qualcosa, ma così non è stato.)
La seconda cosa da fare è assolutamente ringraziarvi per le fantastiche recensioni ricevute, così come per i consigli e il sostegno. Mi date un sacco di idee con ciò che scrivete, e quindi è anche un po' vostra questa FF. A presto!

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Capitolo 4
*** Kyrie. ***


L’uomo: quella bizzarra creatura.
Lavi si domandava spesso come riuscisse a creare delle cose così maestose ed imponenti, nella sua piccolezza di fronte a Dio.
Non che Lavi credesse in Dio, sia chiaro: i Bookman non credono a nulla e credono a tutto. Assorbono senza veramente fare parte del tempo.
Eppure sanno perfettamente cosa sia la bellezza: conoscono quella sensazione di elevazione dell’anima, ma non se ne curano. La bellezza è qualcosa di effimero, pertanto non rilevante da un punto di vista storico.
Ma la sensazione che provava ogni volta nell’entrare in un luogo costruito fondamentalmente per la bellezza, poteva percepirla: quella qualità divina per cui in molti luoghi uomini e donne venivano uccisi, si azzuffavano fra loro, per i quali regni cadevano e nuovi ne sorgevano.
La cattedrale gotica nella quale era stato mandato assieme a Bookman quindi, smuoveva qualcosa all’interno della sua anima, e sentiva il proprio Io elevarsi fra le voci angeliche del coro che pregava il vespro. Poteva non comprendere la necessità di pregare, ma non era assolutamente indifferente alle complicate armonie che si diffondevano nell’aria. Incutevano timore e inducevano a guardare in alto per la loro beltà: una sensazione così era proibita per un Bookman, l’idea anche soltanto di lasciarsi avvolgere da tali vapori di assoluto era inconcepibile per loro.
Eppure… Come poter essere indifferenti a ciò?
Chiuse gli occhi, inspirando con lentezza l’odore dolciastro, e vagamente stordente dell’incenso che si innalzava dagli incensieri. La luce aranciata del tramonto filtrava dalle alte vetrate, illuminando il suo viso e accendendo di fiamma i suoi capelli.
Bookman lo richiamò seccamente, vedendo quanto il suo idiota apprendista tardasse ad avvicinarsi a lui.
“Non siamo qui per perdere tempo!” lo apostrofò secco, dandogli uno scappellotto che fece incespicare Lavi.
“Maledetto vecchiaccio” borbottò questi massaggiandosi la testa.
Un altro scappellotto raggiunse la sua nuca. Un altro passo incespicante.
Si riscosse dal torpore che la cattedrale aveva trasmesso alla sua mente: l’ordine li aveva mandati a verificare quanto succedeva da un po’ di tempo nel paese. Di sera, subito dopo che l’ultima campana del vespro aveva suonato, una fitta nebbia avvolgeva tutta la cittadina, impedendo a chiunque si trovasse al suo interno di uscirne, e a chi ne fosse fuori di entrare.
Probabilmente si trattava di un fenomeno legato ad un frammento di Innocence, e dato che la foschia sembrava propagarsi esattamente dall’antica ed imponente cattedrale gotica, quello era il loro punto di partenza.
 
 
 
Kanda era stato mandato verso uno stupido paesino nel nord della Germania. E quello sciocco Finder che lo accompagnava non la smetteva un secondo di parlare, sebbene lui non rispondesse. Komui era corso da lui qualche giorno prima, inviandolo in fretta e furia verso quel dannato paesino, dicendo che un ingente gruppo di Akuma si stava radunando attorno ai confini. “Che.” Rispose all’ennesima frase del petulante Finder, continuando ad ignorarlo poi.
Anche l’idiota si trovava da quelle parti –si ritrovò a pensare. E da quando sei attento ai suoi spostamenti, eh Kanda? Forse che quel bacio dato in una notte confusa e sudata sia rimasto più profondamente dentro di te. Forse che quel bacio mai dato in un cortile, alle prime luci dell’alba, ti abbia lasciato la curiosità del gusto di quelle labbra?  Sfoderò senza esitazione Mugen, puntandola alla gola del Finder. “Dì un’altra parola e ti sgozzò” sentenziò con occhi freddi e taglienti. La voce senza nessuna inflessione rabbiosa o altro. Solo freddo, come quello che faceva condensare l’aria ad ogni respiro. Ma dentro ribolli –oh, sì- non di rabbia, ma di fastidio nei tuoi confronti, nei confronti miei, la tua mente. Perché? Non ti arrabbiare Yuu Kanda. In fondo io sono un prodotto tuo, e penso ciò che tu vuoi. Perché non ringraziarmi dunque, se ti faccio un piacere, rendendoti consapevole di così tante cose?
L’espressione allarmata del Finder fece sì che Kanda abbassasse Mugen, tenendola comunque minacciosamente al fianco, senza rinfoderarla. Il viaggio proseguì senza ulteriori problemi, fino a quando, mentre il sole tramontava, arrivarono nei pressi del paese. Tutto era avvolto da una surreale calma, gli abitanti già rintanati nelle loro case, e le piazze silenziosamente vuote. L’unico suono che giunse alle loro orecchie, fu quello del canto del vespro che si propagava per le stradine deserte. Lavi è così vicino, lo senti Yuu?  Kanda accelerò il passo, all’avvicinarsi al paesino.
 
 
Il colloquio con l’abate si stava rivelando pressoché inutile. Da tre quarti d’ora ormai, continuava a ripetere gli stessi fenomeni descritti dagli altri abitanti del paese, senza per questo aggiungere nulla di nuovo e rilevante per le loro ricerche.
Lavi si distrasse –ah, Lavi!, imperdonabile per un Bookman- nuovamente ascoltando il salmodiare dei monaci al vespro, ormai quasi giunto al termine. La luce filtrava sempre più obliqua dalle vetrate, il giorno giungeva al termine. Lavi, Lavi, Lavi…sono io che ti chiamo. È inutile pensare a lui. Lo sai che non puoi, così come non potevi lasciarti trarre in tentazione quella volta nel cortile, così come non potevi quella notte, così come non puoi ogni volta che vedi qualcosa di bello. Eppure…eppure sai che devi. E questa musica non contribuisce altro che al pensiero e alla meditazione. Lavi, Lavi, Lavi. Un proverbio orientale dice che i bambini di quei paesi spesso, ripetendo mentalmente il proprio nome, cadano in uno stato di trance meditativa. Lavi, Lavi, Lavi. Chi è Lavi? Il Bookman impenetrabile dal mondo, o il ragazzo dai capelli di fiamma, che vive di passioni ardenti? Lavi, Lavi, Lavi. Dovrai decidere un giorno, distinguere. Ciò che vuoi, da ciò che non vuoi. Ciò che sei, da ciò che non sei. Yuu, o non-Yuu? Ti stai ribellando –oh, sì, lo sento- perché sai come sarebbe il non-Yuu. Più duro del negare la tua stessa esistenza, più doloroso del non respirare. Hai annullato te stesso. Ma non riesci ad annullare al tuo cuore Yuu Kanda.
Il colloquio, finalmente finito, permise ai due di allontanarsi dalla cattedrale. Le ultime note del vespro che risuonavano ancora nelle navate, ormai illuminate dalla luce tremolante delle candele. L’aria fresca della notte li avvolse fuori dal pesante portone ligneo, e la tanto famigerata nebbia si presentò ai loro occhi. Avrebbero dunque dovuto soggiornare all’interno della cittadina per quella notte. Lavi alzò l’unico occhio al cielo, ignorando l’occhiataccia riservatagli da Bookman per la sua distrazione. La notte nera si estendeva, avvolgendo ogni cosa in sé.
Senti qualcosa Lavi? Lo sai anche tu, vero?
 
 
Una strana nebbia impediva loro di entrare nella cittadina. Poco male, avrebbero dormito fuori, attendendo gli Akuma avvicinarsi alle case.
Kanda si sedette a terra, Mugen poggiata sulle sue gambe incrociate, ed una mano ad accarezzarne la lama. Sollevò per un attimo gli occhi al cielo: la notte era nera, nemmeno una stella o la luna a rischiararla.
Senti qualcosa Kanda? Lo senti.
 
 
Di nuovo.
Così vicini, eppure divisi.
Solo una notte senza luna ad accomunarli.
Che ironia della sorte! Non potete nemmeno chiudere gli occhi. Non potete sognare.
Quando potrete vedervi alla luce del giorno? Io sono la vostra coscienza, non ho risposte.
Posso solo sperare in una notte di sogno. 






Notes:
Sapere che il mio racconto è apprezzato, non può essere altro che un incentivo per continuare.
Inizialmente non era questo ciò di cui volevo scrivere in questo capitolo.
Ma un'immagine, una musica e la nebbia mi hanno portato a tutto ciò.
N.B: si consiglia di ascoltare questa, per capire cosa cantino i monaci: http://www.youtube.com/watch?v=rYmsjocHajI 

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Capitolo 5
*** At last. ***


Il silenzio avvolgeva tutto. E girarsi e rigirarsi sul letto non aiutava affatto a cambiare qualcosa nella sua testa. Si girò verso il soffitto, guardandolo con l’unico occhio smeraldino spalancato. Perché Yuu era sempre, sempre nella sua mente. Se vuoi te lo dico io il perché, Lavi!
“Che coscienza irritante!” – si ritrovò a pensare. Uscì sul balconcino della loro stanza, incurante dell’aria fredda della sera, forse l’avrebbe aiutato a schiarirsi la mente.
Oh, che coniglio idiota! Lo sai che io so perfettamente ciò che vorresti allontanare dai tuoi pensieri. È inutile, pertanto, che tu provi ad ignorarmi: non puoi certo ignorare te stesso!
 
 
Kanda rifletteva. Non che fosse un fatto strano, ma il fatto che non fosse per sfuggire alle chiacchiere del Finder, quello era leggermente insolito. “Lavi, dove diavolo si era cacciato!”- Il saperlo così vicino e al contempo non poterti beare della sua presenza, del suo essere Lavi, ti distrugge, vero Yuu? Oh, è inutile che tu cerchi di nascondere a te stesso i tuoi desideri, i tuoi pensieri, purtroppo per te sono irritante almeno quanto l’odioso coniglio.  Lo voleva –oh, se lo voleva- si sentiva troppo solo in quella notte. Baciarlo, morderlo, riempirsi le narici di quell’odore, le mani di quei capelli. Voleva solo questo. Ed era un desiderio talmente forte, una pulsione così irresistibile da non permettergli nemmeno di curarsi degli Akuma che si avvicinavano a loro nella notte.
 
Un botto improvviso ruppe quella quiete. Poté vedere uno scoppio di luce al di là della porta principale della cittadina. Ma poi nulla. Si sporse oltre il cornicione del balconcino senza nemmeno rifletterci, come a cercare di vedere  qualcosa di più, pur sapendo che era inutile dal momento che la nebbia impediva a Lavi di vedere ciò che più gli premeva sapere. Yuu!
“Muoviti Lavi!” esclamò imperioso Bookman, “Non è il momento di lasciarsi affascinare dalle luci!”
Lavi si riscosse lievemente dal suo momento di contemplazione.
“Dobbiamo trovare l’Innocence prima che gli Esorcisti là fuori vengano sconfitti.”
“Esorcisti?” chiese il giovane non capendo.
“La squadra di rinforzo, idiota di un’apprendista!” lo apostrofò il vecchio, uscendo velocemente dalla stanza, seguito dal suo apprendista.
 
“Maledizione!” esclamò Kanda. Mugen nelle sue mani brillava di una luce sinistra, mentre attaccava un Akuma dopo l’altro. Il Finder si nascondeva dietro lo scudo, ma sapeva che non avrebbe retto ancora a lungo.
Kanda danzava: forse era questa la definizione migliore. Si stagliava contro il cielo buio, abbattendo un Akuma dopo l’altro. Erano solo livello 1 e 2 ma sembravano infiniti. Continuavano ad aggiungersene a quelli che venivano abbattuti, ma Kanda non se ne curava.
Bianco e nero, tutto e niente. Lui li avrebbe abbattuti tutti, non importava quanti ce ne fossero.
Un solo pensiero gli attraversò la mente, mentre con un movimento fluido ed elegante decapitava l’ennesimo Akuma. Lavi!
 
Yuu! Sì, esatto, è per lui che stai correndo verso la cattedrale. È per lui che ignori qualsiasi cosa ti stia dicendo il Vecchio Panda mentre aprite con violenza i portoni lignei. Devi assolutamente raggiungerlo! Come sei riuscito in tutti questi anni a lasciarlo combattere da solo? Non sei stato tu, non puoi essere stato tu! La cosa più importante da fare ora è stare affianco a lui, anche se questo significherà essere trafitti dallo stesso dardo.
“Le vetrate Lavi!” gli gridò Bookman. “Guarda ogni vetrata, io guarderò nell’organo.”
Il ragionamento era perfettamente logico, anche se Lavi credeva che l’Innocence si trovasse in uno dei vetri del rosone. Era il punto più alto di quella piccola cittadina, era logico che se ci fosse una barriera protettiva si trovasse lì.
“Oodzuchi Kodzuchi!” disse Lavi, facendo allungare la propria Innocence, in modo da raggiungere facilmente il rosone della cattedrale. Uno strano brillio proveniente da uno dei pezzi che componevano il disegno nel vetro, lo convinse. Senza pensarci troppo ruppe il vetro, facendo cadere all’esterno della cattedrale i vetri.
Subito Bookman si precipitò all’esterno, per cercare fra i vetri rotti l’Innocence.
La supposizione di Lavi doveva essere corretta, dato che la nebbia si stava lentamente diradando, nonostante permanesse ancora attorno al perimetro del paese.
Lavi, corri! Yuu…!
Bookman poté solo scorgere una fiamma rossa volare dalla cattedrale fino al perimetro della cittadina. Le sue urla furono vane, così come il fatto che gli aveva taciuto chi componesse la squadra di rinforzo. A quanto pare, il suo discepolo aveva sviluppato un attaccamento piuttosto forte verso quella persona da fargli percepire la sua presenza.
Scosse la testa, con un’espressione quasi triste sul suo volto, mentre cercava fra i vetri il frammento di Innocence. Ma Bookman non era triste: un Bookman non ha bisogno dei sentimenti.
 
Il Finder giaceva a terra ormai, in un cumulo di cenere scura. Non era dovere di Kanda proteggere i Finder.
E che cosa è tuo dovere proteggere Kanda? I cittadini forse? L’Innocence? No, io so perfettamente chi vuoi proteggere. Lavi.
La nebbia fastidiosa stava iniziando a diradarsi, e il numero di Akuma invece di diminuire sembrava aumentare, mentre questi si facevano ancora più bellicosi, mentre tentavano di passare la barriera di Mugen.
Inutile dire che nessuno sarebbe passato. Kanda era la porta di quel regno da proteggere. La vita di Lavi: ecco tutto ciò che vuoi preservare. Ecco il tuo regno Yuu.
Una macchia rossa sfrecciò davanti a lui mentre stava per lanciarsi nuovamente all’attacco.
 
Lavi si girò e gli sorrise, roteando il martello sopra la propria testa con destrezza prima di lanciarsi all’attacco.
 
“Non doveva essere lì, quello stupido coniglio, non doveva!”
Kanda si lanciò al suo fianco, urlandogli dietro: “ Stupido coniglio!”
 
“Lo so che sei contento di vedermi, Yuu-chan!”, disse Lavi, con un’espressione di pura gioia nell’unico occhio, che andava ben oltre il sarcasmo nella sua voce.
“Dovevi trovare l’Innocence idiota!” berciò l’altro esorcista.
“E infatti l’abbiamo trovata!” esclamò indignato Lavi, attivando il timbro di fuoco che distrusse parecchi Akuma in un sol colpo.
Oh, sì Yuu. Non puoi nascondere a te stesso quello che in realtà stai provando: la felicità di averlo affianco a te, la paura di perderlo per un errore di troppo.
 
Kanda al suo fianco decapitò l’ennesimo Akuma; ora il gruppo dei nemici era decisamente meno numeroso di prima.
“Che.” rispose criptico, voltandosi appena in tempo, per guardare rapito il fuoco del timbro di Lavi.
Perché le fiamme non fanno altro che farti pensare a lui e alle sue labbra, ai suoi capelli? Il fuoco brucia e distrugge Yuu Kanda, ma perché tutto ciò che tu avverti invece è una piacevole sensazione di calore e bruciante passione?
 
 
“Yuu!” lo chiamò Lavi, allarmato. Si parò davanti a lui, abbattendo con un colpo di martello l’ultimo Akuma rimasto. “Kanda si era distratto?”–Forse che per un momento hai scorto l’espressione rapita dei suoi occhi?
Lo guardò, voltandosi completamente verso di lui: “Ma che diamine ti prend…?!”
 
Lavi. Il fuoco. Il fumo che sfugge. Ora o mai più.
Kanda lo attirò a sé per il bavero della giacca, portandolo a meno di un centimetro dal suo viso: “Stai zitto stupido coniglio.”
 
Quello sguardo indecifrabile. E poi le sue labbra sulle tue.
Chiudi gli occhi Lavi, chiudili questa volta!
Il martello cade a terra, e le tue braccia cingono subito la sua vita sottile. Oh, l’odore della pelle di Yuu, le sue labbra morbide e autoritarie! Quanto le hai desiderate, eh, Lavi?
 
E’ tutto bianco o tutto nero, e tu hai deciso questa volta. Non importa da che parte stia il bianco o il nero: Lavi è solo Lavi. E’ inutile tentare di capire da che parte stia o per cosa combatta. Tutto ciò che vuoi è lui. E ora lo hai! Lo senti, nel corpo premuto contro il tuo, nelle sue labbra che infiammano la tua bocca. Lo senti nel suo forte profumo che ti invade le narici, così come nei capelli morbidi e ribelli –quelle fiamme vive che ti hanno sempre attratto- che ora riscaldano le tue dita –pallide dita che scivolano lievi e potenti come l’acqua, nel calore gentile di quel fuoco.
 
Quando siete caduti? Da quanto tempo stai premendo Yuu contro l’erba fredda dello spiazzo fuori dal villaggio? E che importa? L’importante è sentire il suo corpo fremere sotto i tuoi baci, sotto il tocco irruento delle tue dita, che esplorano, accarezzano e stringono la pelle –quella pelle liscia come l’acqua.
 
Lo vuoi, lo brami!  Oh, l’inferno dev’essere proprio questo se esiste: essere torturati dalle dita leggere di Lavi. Sembra che conoscano ogni punto, ogni centimetro della tua pelle da tempo immemore. Non ti sei nemmeno accorto mentre ti toglieva i vestiti, però eri perfettamente conscio di quando tu glieli hai tolti, oh sì. Che visione celestiale il corpo di Lavi, vero Yuu? Non c’è stato bisogno di parole per esprimerlo, ti è bastato guardarlo.
 
Lo sguardo deciso di Yuu, mentre ti appresti ad elargirgli carezze più profonde. E’ qualcosa di inesprimibile a parole. Come puoi definire tanta bellezza, tanta sensualità racchiusa in quelle due stille scure e profonde che sono i suoi occhi?
Ma ti sorprende, ti sorprende come sempre: ribaltandoti, atterrandoti, facendo atterrire la tua schiena nuda contro il terreno.
E la sua bocca –quelle labbra lisce come la seta- che percorrono ogni centimetro della tua pelle: il paradiso deve essere questo.
 
La lotta per la supremazia è appena iniziata. Yuu è un uomo, e tu pure. Non potevi di certo aspettarti che stesse buono e tranquillo a farsi ammirare da te, no?
Le sue labbra, i suoi denti che assaporano e mordono la tua pelle sono estasi per i tuoi sensi. Così come il suo breve sorriso soddisfatto nel sentirti gemere piano.
 
L’idea di dare piacere a Lavi: è una cosa del tutto nuova per te, il voler dare piacere a qualcuno.
Ma anche l’idea di riceverne è nuova. Così come la sensazione delle labbra di Lavi, rotolato nuovamente su di te, che si schiudono sulla tua virilità, suggendo piano, mentre ti guarda: uno sguardo infuocato nel suo unico occhio.
 
Chi di labbra ferisce, di labbra perisce.
 
E perdersi in quelle labbra?
Ma quali labbra? Quale pelle? Dove sono i confini dei vostri corpi?
A chi importa ora?
Di chi sono quei gemiti che si condensano nella fredda aria invernale?
Sono di Lavi? Sono di Yuu?
Non importa.
Ora siete uniti, ora, per un solo istante, siete un essere solo.


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“…E questa è l’Innocence recuperata, Komui.” concluse Lavi, poggiando il cristallo sulla scrivania, dopo aver finito il rapporto.
“Bene, la porterò ora da Hebraska. Per il momento potete riposarvi.” aggiunse quest’ultimo con uno sguardo nei confronti di Kanda, che sembrava alquanto seccato da dover presenziare al rapporto della missione.
“Grazie Komui!” esclamò allegro il giovane Bookman, precipitandosi dietro a Kanda, fuori dalla stanza.
Intrecciò le braccia dietro alla testa, camminando per il corridoio con un sorriso idiota sul viso, mentre Kanda camminava qualche metro avanti a lui.
“Neh, Yuu! Lo sai quanto dista la mia camera dalla tua?” chiese con un sorriso subdolo Lavi, mentre il suo unico occhio gli lanciava un’occhiata ribollente di passione.
“Che. E perché dovrebbe interessarmi?” rispose Kanda con tono sprezzante, mandando però una scintilla di interesse dai suoi profondi occhi scuri e imperscrutabili.
Lavi gli si avvicinò,sfiorandogli il lobo di un orecchio con  le labbra, un sorriso lascivo e intelligente sulle labbra: “Così saprai i passi che mi separano dal giungere a te, stanotte.”
“Idiota di un coniglio!”
Kanda, Mugen sguainata alta sopra la testa e espressione seccata sul viso, rincorse Lavi.
Lavi rideva, scappando senza troppa convinzione da lui.
 
Se qualcuno avesse potuto vedere le loro anime, le avrebbe viste tendersi l’una verso l’altra ad ogni passo.
 





Notes:

E questo fatidico capitolo si è chiuso, nonostante non mi convinca del tutto. E da qui, non dovete credere che sia finita, cari lettori! Purtroppo per voi, la mia testolina è piena di idee per questa fantastica coppia, e quindi, è lecito supporre che ci saranno altri capitoli (anche se non è detta l'ultima parola.) Suppongo però, che potrò concedermi ancora un capitolo o due prima di mettere la parola "Completa" a questa storia. A presto! KayeJ

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