Insorgenti

di ellacowgirl in Madame_Butterfly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due realtà molto diverse ***
Capitolo 2: *** Ciò che non si deve provare ***
Capitolo 3: *** Segreti ***
Capitolo 4: *** Alla luce della luna ***
Capitolo 5: *** Incontri di Cuori ***
Capitolo 6: *** Attacco a vendetta ***
Capitolo 7: *** La vita prima dell'onore ***
Capitolo 8: *** Amore vero e carnale ***
Capitolo 9: *** La forza di continuare a lottare ***
Capitolo 10: *** Attrazione proibita ***
Capitolo 11: *** Legami di Sangue ***
Capitolo 12: *** Giustizia privata ***
Capitolo 13: *** Gli opposti si... Scontrano ***
Capitolo 14: *** Le conseguenze di un'Emozione ***
Capitolo 15: *** Quando il gioco si fa duro! ***
Capitolo 16: *** Quando in gioco c'è l'amore ***
Capitolo 17: *** Cuori ritrovati e Cuori sacrificati ***
Capitolo 18: *** Because I Love You ***
Capitolo 19: *** Battaglia Finale: I Veri Sentimenti ***
Capitolo 20: *** Battaglia Finale: Nel cuore dello scontro ***
Capitolo 21: *** Battaglia Finale: Per Amore ***
Capitolo 22: *** Battaglia Finale: Salvatori e Salvati ***
Capitolo 23: *** Battaglia finale: Vendetta dall'animo ***
Capitolo 24: *** Rivelazioni dal cuore ***
Capitolo 25: *** Noi che difendiamo ciò che amiamo ***
Capitolo 26: *** Il nostro nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Due realtà molto diverse ***


La luna si ergeva alta sopra Konoha illuminando quell’oscurità da cui era avvolta, donando anche solo per poche ore la sua luce tenue e consolatoria, quasi come fosse timida di esporsi alle battaglie che ogni giorno insanguinavano le strade del villaggio.
 
Pochi erano ancora gli abitanti che risiedevano in quelle case, pochi erano coloro che avevano il coraggio di formare una famiglia composta da un uomo e da una donna, pochi erano rimasti all’interno di quel circolo vertiginoso che aveva creato una spaccatura tale da impedire ad un ninja di avvicinarsi ad una kunoichi se non per ucciderla o farla prigioniera.
 
Non c’era la vita in quel villaggio, c’era la guerra.
Una guerra civile che affliggeva quel luogo ormai da tempo e che regnava indisturbata negli animi dei combattenti delle due fazioni, intenti a liberarsi l’uno dell’altro ma allo stesso tempo costretti a trovarsi faccia a faccia ogni giorno di più.
 
Alcuni passi rapidi e decisi avanzavano lungo una delle vie più solitarie e periferiche del villaggio, silenziosi a tal punto da non essere quasi udibili ad un orecchio affrettato mentre talvolta si poteva sentire il suono di una pozza d’acqua dimenticata dalla tempesta precedente che veniva appena sfiorata da quella corsa rapida e silenziosa.
I manti scuri si muovevano veloci nell’oscurità lasciando dietro di sé soltanto un leggero frusciare di stoffa, mentre alcune figure si affrettavano a raggiungere un punto preciso di Konoha.
 
Ad un tratto, i passi si fermarono di colpo dinnanzi ad un muricciolo piuttosto alto che delimitava il confine tra due case, una delle quali quasi completamente distrutta mentre l’altra lasciata abbandonata ormai da diverso tempo.
Una mano pallida ma decisa si appoggiò delicatamente su uno dei mattoni davanti a sé, leggermente più marcato e sporgente rispetto agli altri ma impossibile da notare nel buio della notte: soltanto i componenti di una particolare fazione potevano conoscere quel punto preciso e utilizzarlo a loro favore.
 
Le due figure dietro di lei indietreggiarono di qualche passo quando il terreno davanti a loro si mosse con un cigolare sordo e fastidioso: un quadrato malformato di terra si spostò lateralmente, andando ad incassarsi sotto il terreno circostante e lasciando spazio ad un passaggio segreto nel terreno.
Le tre ombre scesero le fredde e umide scale che conducevano nei sotterranei segreti del villaggio, mentre sopra di loro il terreno si richiudeva con un altro suono grave e piuttosto rumoroso, immergendosi nel buio più totale.
 
Scesero i gradini per qualche minuto, fin quando non giunsero ad una galleria semi-illuminata da qualche rara torcia attaccata alla parete, per consentire così alle tre di vedere dove stessero andando: anche se ovviamente lo sapevano benissimo.
Erano incappucciate, probabilmente per nascondere ulteriormente la loro identità, mentre una di loro reggeva sulle spalle il corpo svenuto di un ragazzo piuttosto malconcio e magrolino: se si trattava di un uomo, era evidente il fatto che fosse un prigioniero.
E se non lo avevano ucciso, significava che non fosse uno qualunque.
 
Arrivate dinnanzi ad una porta in legno massiccio, piuttosto robusta e umidiccia, di nuovo quella mano pallida ma delicata si mostrò picchiettando un certo numero di volte su di essa: dopo tale gesto, questa venne aperta permettendo alle tre di entrare definitivamente in uno dei nascondigli che le insorte avevano creato occupando le zone più buie e segrete di Konoha.
 
Una volta richiusa la porta massiccia, la prima del gruppo si tolse il cappuccio, mostrando il suo limpido viso alla luce di una delle torce: era una ragazza dagli occhi verde acqua e dai capelli rosa corti alle spalle, quanto bastava per permetterle di muovere agilmente il collo e la testa senza l’impiccio di una chioma consistente. Portava sulla testa il tipico coprifronte con il simbolo del Villaggio della Foglia, con l’unica differenza che questo avesse un sole scalfito sul fianco: il loro non era un rinnegare il proprio villaggio quanto più quello di sperare in qualcosa di meglio, nel tramonto di quella dittatura intollerabile e nella nascita di un nuovo sole, così come era impresso sul loro segno d’identificazione da parte di Konoha.
 
- Avete fatto presto. -
 
Una ragazza dagli occhi color del cielo accolse le compagne con un sorriso appena accennato, segno che fosse sollevata nel vederle tornare ma comunque consapevole della situazione in cui si trovassero e quindi costretta a mantenere un certo comportamento.
 
- Sì, non è stato difficile, era solo. -
- Bene, bisogna portarlo nelle prigioni allora. -
- Me ne occupo io. -
 
Una terza voce, più mansueta e pacata, si introdusse nel breve dialogo delle due presentando una ragazza dagli occhi lilla ed i capelli neri come la notte più brillante: si era tolta il cappuccio pochi attimi prima ed ora avanzava nella stanza sino a raggiungere una porticina dalla parte opposta, seguita dall’altra ninja che reggeva sulle spalle il corpo del ragazzo.
 
- Va bene, Hinata, ma fa attenzione! -
 
Le disse la ragazza dai capelli rosa confetto qualche attimo prima che questa sparisse rassicurandola con un sorriso ingenuo appena accennato, mentre le due ripresero a parlare avviandosi per un corridoio poco illuminato.
 
- Avete trovato il documento che cercavamo? -
- Sì, era nel suo borsello, anche quello è stato molto facile da trovare. E’ stato tutto fin troppo semplice… -
 
disse la ragazza abbassando sempre di più il tono di voce, come ragionasse fra sé e sé mentre la compagna comprendeva il suo turbamento e si apprestava a darle conforto.
 
- Non ti devi preoccupare, Tsunade-sama ne avrà tenuto conto e saprà come agire.-
- Certamente, però tutto questo continua a non piacermi… -
 
La ragazza affianco a lei lasciava che i suoi capelli lunghi e biondi si muovessero sinuosi ad ogni suo passo, fin quando non giunsero dinnanzi ad un’altra grande porta e a quel punto si fermarono, come attendessero che quell’atmosfera di angoscia che per tanto tempo le aveva accompagnate svanisse tutto d’un tratto, ma sapevano bene entrambe quanto quella speranza fosse vana.
 
-  Anche io vorrei che queste battaglie finissero, Sakura, tutte lo vorremmo… -
 
La rosa volse il suo sguardo verso quello malinconico dell’amica, la quale tornò a fissarla con i suoi occhi azzurro celeste che racchiudevano in sé tutta la nostalgia e la sofferenza che quella situazione così incerta e violenta aveva comportato.
 
- Ma finché questa tirannia non verrà fermata niente di bello di tutto ciò che conoscevamo potrà tornare. -
 
Si scambiarono un’ultima rapida occhiata quando la porta si aprì scricchiolando, lasciando che la luce della stanza delineasse le figure delle due giovani kunoichi e mostrasse quella di una donna dai capelli corti e neri ed una corporatura più mingherlina e minuta, ma non certo priva di energia.
 
- Aspettavamo il tuo ritorno con ansia, Sakura! Entra. -
 
La donna l’accolse con un sorriso e le permise di entrare, mentre la compagna tornò a percorrere il corridoio malamente illuminato da luci fioche e sparse: non le piaceva vivere nascosta, non le piaceva vivere nel buio, non le piaceva vivere uccidendo quanti più uomini riusciva…
Non le piaceva per niente quella situazione, e proprio per questo continuava a lottare nel tentativo di cambiarla.
 
La porta si richiuse lentamente alle spalle della giovane kunoichi che ancora teneva sulle spalle il manto nero della missione, mentre la ninja che l’aveva accolta si avvicinava lentamente ad un grande tavolo in legno massiccio posto quasi al centro di quella stanza abbastanza grande ed illuminata, nella quale erano riposti diversi libri in un’ampia libreria e molte carte erano appese alle pareti.
A questa era seduta una donna che apparentemente sembrava sulla trentina, dal bel viso e dagli occhi color ambra che venivano messi in risalto dai capelli biondi e lunghi che le ricadevano sulle spalle: nonostante l’aspetto potesse dare l’idea di una donna dolce e molto bella, l’espressione del viso e il portamento lasciavano intuire chiaramente una certa determinazione e forza d’animo che risiedevano in lei e le permettevano così di essere al comando di quella che era la fazione di ribellione più importante del villaggio.
 
- Salve, Tsunade-sama. La missione è riuscita perfettamente e, come lei aveva previsto, il ragazzo era solo e con il rotolo. -
 
Nonostante la lieta notizia la donna non si scompose e rimase a fissare la ragazza con uno sguardo intenso, come volesse penetrare nei meandri della sua mente e venire a conoscenza di qualunque cosa lei desiderasse.
 
- Questo significa soltanto che quel rotolo non vale poi molto e di conseguenza il nostro piano successivo potrebbe risultare ulteriormente più difficile da mettere in atto. -
 
La sua voce, per quanto pulita fosse, appariva roca e composta, come stesse continuamente riflettendo su quello che stesse dicendo mentre Sakura continuava ad osservarla con rispetto ed ammirazione: se non fosse stato per quella donna così forte, ora tutte loro sarebbero state delle schiave nelle mani di quei pazzoidi al servizio del dittatore.
La donna in piedi affianco alla scrivania intervenne, come se avesse il permesso di interferire nei pensieri della bionda e la sua voce risuonò nella stanza con fare moderato ma abbastanza sicuro.
 
- Signorina Tsunade, sapevamo che il ragazzo si trovasse solo: il rotolo che doveva consegnare ai suoi collaboratori era di estrema importanza e proprio per questo hanno voluto mandare soltanto un ninja piuttosto che un’intera scorta, per dare meno nell’occhio. C’è chi si è sacrificata per queste informazioni… -
 
Un velo di tristezza invase quell’atmosfera già piuttosto inquieta ma il silenzio venne quasi immediatamente spezzato dalla voce decisa del capo delle kunoichi: sapeva bene che non avesse alcun senso continuare a piangere sulle vittime che quell’inutile battaglia aveva portato, per cui decise che fosse meglio continuare a lottare per la propria libertà.
 
Le lacrime non avrebbero riportato in vita le persone a loro più care e questo lei lo sapeva bene, per questo cercava di non trasmettere le sue angosce a quelle giovani ninja che tanto si battevano per un mondo migliore.
 
- Ne tengo conto, Shizune, ma questo non mi convince ugualmente. Orochimaru sa quanto possiamo essere abili nel ricavare informazioni e non mi stupirebbe il fatto che avesse appositamente reso tutto ciò più semplice del normale per invitarci a compiere quella missione. Neanche questo è da escludere. –
 
Restarono in silenzio per qualche minuto fin quando Sakura non prese l’iniziativa e appoggiò sulla scrivania della donna quel rotolo nero che aveva rubato ad uno dei seguaci del nemico: per quanto tempo ancora avrebbero dovuto vivere in quel modo?
 
Tsunade osservò i movimenti lenti della ragazza, prima di riprendere a parlare rivolgendosi alla persona a lei più fidata, ovvero quella donna dagli occhi neri che sembrava essere il suo tesoro più prezioso, nonostante l’apparente poca considerazione.
 
- Convoca i tre capigruppo più in gamba che abbiamo, voglio discutere anche con loro i dettagli della missione di domani. E’ probabile che vi partecipi anch’io, se non mi sentirò sufficientemente sicura. -
- No signorina Tsunade, lei non deve esporsi così tanto! E’ il nostre leader, se dovessero prenderla noi… -
 
Non finì la frase, forse perché sapevano bene tutte quanto sarebbe stato difficile per loro eleggere un’eventuale nuovo capo all’altezza della situazione, ma la bionda non sembrava della stessa opinione e pur restando con lo sguardo concentrato e serio si voltò verso Shizune con una certa severità.
 
- Non voglio che altre di noi muoiano, Shizune. Se il piano sarà sufficientemente efficiente allora resterò ancora nascosta, mentre in caso contrario interverrò. Sai bene quanto io detesti stare chiusa qua sotto senza poter infliggere direttamente anche solo un piccolo danno a quel bastardo… -
 
Strinse involontariamente i denti pur cercando di restare con un tono moderato e pacato: erano evidenti la sua rabbia e la sua tristezza, ma la consapevolezza di essere al centro del ciclone le impediva di fare scelte avventate.
 
Sakura sorrise dentro di sé nell’udire quelle parole: a causa di quella guerra lei, come tante altre, aveva perduto la sua famiglia ed il suo unico punto di riferimento era quella donna che all’apparenza sembrava così fredda e determinata ma dentro nascondeva un affetto ed un senso di maternità immenso. La faceva sentire protetta e questo le quietava un poco l’animo, pur lasciandole quella fastidiosa angoscia addosso.
 
- D’accordo, andrò subito a chiamarle… -
 
Dopo una lieve riverenza col capo Shizune uscì dalla stanza, lasciando la ragazza sola con il capo delle kunoichi. Il silenzio regnava mentre Sakura si sentiva leggermente in imbarazzo: non sapeva cosa dovesse fare o dire, non sapeva bene come comportarsi a dire il vero e questo le dispiaceva.
Ad un tratto, Tsunade si alzò lentamente dalla sedia e si avvicinò a lei, tenendo i suoi occhi color ambra fissi su quelli verdi e limpidi della ragazza: non era uno sguardo aggressivo, non era uno sguardo invadente… Era… Affettuoso.
La donna le mine una mano sulla spalla, come volesse dimostrarle di esserle vicina pur dovendo mantenere una certa distanza e autorità.
 
- Tutto questo finirà, Sakura. Te lo prometto. -
 
 
 
Qualche ora dopo, a molti chilometri di distanza da quel nascondiglio segreto, in quello che originariamente era il palazzo dell’Hokage trasformato poi in una vera e propria fortezza, risiedeva il dittatore, il despota: colui che aveva causato quel mare di sangue e ingiuste battaglie.
 
Era comodamente seduto su una grande poltrona rossa, il viso grigio ed i capelli lunghi e neri gli ricadevano sulle spalle mentre nel suo viso si mostravano due occhi gialli ed accesi: erano minacciosi, sottili, viscidi, mentre anche il resto del corpo, benché fosse magro ma piuttosto muscoloso, trasmetteva a chi lo osservava un involontario senso di oppressione e paura, terrore…
Orochimaru sapeva che nessuno si sarebbe mai messo contro di lui, nessuno avrebbe mai obiettato alle sue decisioni, nessuno! A parte quella banda di ribelle che continuamente lo mettevano in difficoltà, con la vana speranza di riuscire a distruggere il suo potente e forte governo totalitario.
 
Il fuoco davanti a lui bruciava con avidità gli ultimi legni rimasti, donandogli almeno apparentemente un calore che non riusciva a sentire: il suo era un corpo morto almeno quanto la sua anima dannata, mentre la sua mente fin troppo brillante metteva a dura prova chiunque osasse sfidarlo o anche solo rivolgergli uno sguardo.
 
La porta di fronte a lui si aprì con una certa violenza e dinnanzi a lui comparve una figura snella dai capelli grigi: il giovane ninja portava un paio di occhiali tondi dietro i quali si nascondeva un’espressione minacciosa e sottile almeno quanto quella del suo capo e maestro.
 
- Il rotolo non è arrivato, signore. Naruto è stato intercettato e rapito dalle insorgenti. -
 
A queste parole Orochimaru reagì con un istintivo gesto, ma piuttosto contenuto, stringendo con una certa rabbia e forza i braccioli della poltrona rossa: manteneva comunque un’espressione apparentemente rilassata ed un sorrisetto ironico si fece spazio sul suo viso magro e lungo.
 
- Era abbastanza prevedibile che accadesse questo, anche se sinceramente non ci contavo troppo. -
 
Continuava a guardare l’aggressività e l’ardore del fuoco davanti a lui, senza rivolgere nemmeno lo sguardo a quello che sembrava il suo più fidato collaboratore, o meglio dire servitore, quando fu quest’ultimo a proferire parola nuovamente.
 
- Non avevamo una copia di quel rotolo e in questo modo avranno la piantina del battistero: anche se non è completa e particolareggiata, resta comunque un ottimo punto di partenza per poter organizzare un eccellente colpo al suo interno. -
 
Orochimaru continuava a restare apparentemente impassibile, come se quelle parole non gli importassero davvero ma fosse preso da tutt’altro: non sopportava che qualcuno si fosse messo contro di lui e continuasse a provocarlo in quel modo, non lo tollerava assolutamente!
Inoltre il fatto che i ribelli fossero delle donne gli metteva ancora più rabbia addosso…
 
- Certamente organizzeranno un colpo, e noi ovviamente non potremo sapere quando e in che modo lo metteranno in atto… Tuttavia possiamo prevederlo. Organizzati con gli uomini che ritieni più adatti a questo tipo di cosa, come i Nara ad esempio la cui intelligenza potrebbe esserti piuttosto utile. -
- Come volete, signore. -
 
E così dicendo, il ninja dagli occhiali si avviò verso la porta mentre Orochimaru si mordeva leggermente un labbro: lo irritava quella situazione ma non aveva intenzione di concentrarsi per sventare l’ennesimo colpo dei ribelli, sarebbe stato tempo prezioso sottratto alle sue manie di grandezza.
 
Tuttavia, era consapevole del fatto che non potesse essere un vero e proprio monarca finché ci fossero state quelle kunoichi a mettergli continuamente i bastoni fra le ruote: già era difficile tenere a bada tutti i componenti maschi del villaggio, dato che non tutti appoggiavano in pieno i suoi metodi, figuriamoci credere di poter essere un dittatore a tutti gli effetti con quelle ribelle tra i piedi.
No, non doveva adottare un metodo più sbrigativo ed efficace per metterle almeno momentaneamente in disordine e disorientarle, così da renderle più vulnerabili.
 
- Ah Kabuto, ho bisogno di uno dei nostri Ninja Speciali per una missione piuttosto delicata. Mandamelo immediatamente.-
 
Il giovane si fermò qualche centimetro prima di aprire la porta e tornò a voltarsi verso il suo maestro, il quale ancora una volta non gli rivolgeva alcuno sguardo.
 
- Intendete Kakashi Hatake? -
- No, di lui non mi fido molto, lo puoi prendere con te se pensi che possa esserti utile. Mandami l’altro. -
 
E dopo aver udito queste parole Kabuto uscì dalla stanza, silenzioso e determinato tanto da mettere una certa inquietudine mentre Orochimaru rifletteva sulla sua decisione: no, non poteva affidare una missione così delicata a quel ninja dai capelli argentei e dall’occhio sinistro perennemente bendato, di lui non si fidava completamente. Aveva messo in discussione più di una volta, sebbene in modo lieve, i suoi ordini e questo non lo tollerava: l’unico motivo per cui non lo aveva fatto decapitare all’istante era che fosse uno dei ninja più in gamba che avesse a disposizione.
 
Dopo pochi minuti la porta della stanza si aprì nuovamente, questa volta con fare meno affrettato e precipitoso ed avanzò la figura impassibile e composta di un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi rossi, di ghiaccio: sembravano privi di vita e quel portamento fin troppo composto ma autoritario lasciavano sicuramente pensare ad un ninja di alto livello e piuttosto importante per il suo compito.
 
Sentendo quei passi, per la prima volta in quella notte Orochimaru distolse lo sguardo da quel fuoco apparentemente eterno e lo poggiò sulla figura di quel giovane ninja dall’espressione fin troppo fredda e sicura di sé: si fissavano, si studiavano, si analizzavano. Sapevano bene di essere l’uno un grosso pericolo per l’altro, date le loro potenti abilità e forse, ma la gerarchia che quel dittatore aveva imposto sembrava essere stata accettata da quel ninja fin troppo potente.
 
- Sei stato veloce, Itachi Uchiha. -
 
Pronunciando quel nome persino il vento si quietò e la fiamma del fuoco cominciò ad ardere sempre meno, mostrando quasi con timidezza il suo rossore, mentre Orochimaru si compiaceva del suo fidato e potente servitore: sapeva che quel giovane non avesse principi, non avesse regole se non le proprie, non avesse un’anima… Ma piuttosto fosse in balia dell’oscurità e di tutto ciò che sembrava pericoloso e sanguinario: proprio per questo lo aveva scelto, proprio per questo sapeva che non lo avrebbe mai tradito: condividevano la medesima oscurità e questo li rendeva più simili che mai.
 
- Sarai già al corrente della situazione, per cui evito di perdere tempo a spiegartelo. -
 
Disse con voce gelida ma pacata il tiranno, costringendo così il suo servitore (perché era così che lo considerava) a prestargli una maggiore attenzione.
 
- Qual è la mia missione, quindi? -
 
Chiese il ragazzo senza tuttavia apparire troppo impaziente: non gli era mai piaciuto aspettare, ma sapeva che se Orochimaru lo aveva chiamata significava che la missione era certamente di un’importanza rilevante e questo lo induceva ad essere più paziente…
 
L’uomo dalla pelle di serpente lo fissò dritto negli occhi, aggredendo quel viso limpido ma impuro e macchiato e bramando con tutto se stesso quel rosso sangue che si specchiava nelle sue pupille: lui voleva porre fine a quelle battaglie soltanto per ottenere il potere assoluto, dopodiché avrebbe dichiarato guerra ad un altro paese senza pensarsi troppo.
Non gli importava quale, non gli importava nemmeno del motivo: a lui interessava vedere guerra, sangue, dolore… E voleva stravincere su tutto questo mostrandosi superiore ed impassibile: questo era il suo governo, questo era il suo credo ninja.
 
- Devi rapire il Capo delle kunoichi, delle insorgenti, di quelle pezzenti! Sono consapevole del fatto che sia pressoché impossibile trovare il loro nascondiglio e penetrarlo, ma tu conosci un certo numero di tecniche utili a questo scopo e sai come far parlare un prigioniero mantenendolo in vita… Per questo tu sei il ninja più adatto a questa missione, puoi usare tutti i metodi che ritieni opportuni, senza farti alcuno scrupolo. -
 
Itachi rimase impassibile di fronte a quelle parole, senza abbassare il suo sguardo e senza lasciare che alcuna espressione gli comparisse in viso: si limitò a sbattere gli occhio una volta soltanto, per poi voltare le spalle al suo signore e dirigersi verso la porta.
Non gli importava nulla, né della missione, né delle battaglie, né di ciò che avrebbe fatto e del destino di quelle ribelli… Non gli importava niente di niente, soltanto saziare la sua perenne sete di sangue: e quello di servire quel despota era un buon modo per farlo.
 
Prima che il giovane ninja uscisse completamente dalla stanza venne fermato nella penombra dalle ultime parole di Orochimaru, il quale era tornato a posare lo sguardo sul fuoco ardente con le vene che si mostravano sulla pelle tesa, mentre il suo viso sembrava piuttosto innervosito dalle stesse parole che stava per pronunciare.
 
- Voglio quella donna incatenata nella mia personale stanza degli interrogatori entro tre giorni. Usa i mezzi che vuoi, approfitta di qualsiasi situazione che ti aggradi. MA PORTAMELA. - 

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Capitolo 2
*** Ciò che non si deve provare ***


La porta sbatté abbastanza violentemente dietro la figura minuta e quasi timida della ragazza col Byakugan: le sue esili braccia e la scarsa forza le impedivano persino di riuscire ad avere il controllo su un ammasso di legno massiccio con un braccio soltanto, dato che l’altro era impegnato a tenere la cena del prigioniero: pane e acqua, niente di più.
 
In quel periodo il cibo era piuttosto scarso dato che a causa della guerra civile erano rimasti in pochi a coltivare la terra e a sfornare pane, per cui l’alimentazione risultava piuttosto scarsa per tutti: naturalmente il dittatore e i suoi fidi seguaci potevano vantare di un pasto abbondante mentre le ribelli sopravvivevano grazie ai continui ma rischiosi furti all’interno delle dispense del palazzo centrale.
Non pativano la fame vera e propria, ma sicuramente la loro alimentazione scarseggiava non poco e questo contribuiva ad indebolirle ogni giorno di più, rendendo sempre più pericolosa e grave la loro situazione.
 
Hinata sussultò allo sbattere violento della porta alle sue spalle ma riuscì a reggere quel piccolo vassoio di un metallo rovinato e rudimentale senza rovesciare nulla ed avanzò verso il centro di quella lurida stanzetta, adibita a prigione.
V’era soltanto una torcia attaccata alla parete opposta ed illuminava a stento la figura del prigioniero al centro, legato ad un grosso palo con delle solide corde ed i piedi incatenati.
 
Non si muoveva, restava immobile con la testa china e le numerose ferite che si facevano notare sulla sua divisa sgualcita e graffiata: riportava i segni di uno scontro impari in cui lui aveva avuto la peggio, consentendo così alle kunoichi di ottenere ciò che volevano.
Ma il fatto che fosse ancora vivo era pressoché un miracolo ed una possibilità che non veniva data a tutti i prigionieri.
 
La ragazza dagli occhi lilla si avvicinava con cautela al prigioniero, osservandolo con attenzione e contando i battiti del suo cuore che acceleravano ad ogni secondo: conosceva la spietatezza dei suoi nemici, conosceva l’odio che li spingeva ad ucciderle, conosceva la violenza di cui erano capaci… E tutto questo le metteva timore, ansia… Le sue mani tremavano leggermente mentre continuava ad avanzare con passo lento e insicuro, come se da un momento all’altro avesse dovuto gettare a terra quel pezzo di ferro e uscire di corsa dalla stanza, presa dalla paura, nonostante il prigioniero non si muovesse ancora.
 
Si mordicchiava nervosamente le labbra e teneva gli occhi ben aperti, restava all’erta come dovesse subire un attacco improvviso, ma nonostante questo non riusciva a fermare il suo cammino: quel ragazzo le faceva compassione, tenerezza forse…
Non le era mai piaciuta la guerra, tantomeno se si trattava di uccidere o fare del male ad altre persone, magari più indifese e deboli…
E lei sapeva cosa significasse venire denigrati e soffrire per le proprie debolezze, lei ne aveva avuto a che fare così tante volte che ormai ne aveva perso il conto: ma fortunatamente aveva trovato delle compagne che l’avevano sempre aiutata e, alla fine, tratta in salvo sebbene quella situazione non fosse una vera e propria salvezza…
 
Si fermò dinnanzi alla figura legata a quel putrido palo avvolto nella penombra, ancora indecisa su cosa fare mentre l’acqua nel bicchiere posta sul vassoio tremava e si muoveva in modo appena percettibile, segno che l’agitazione della ragazza non si fosse ancora placata.
Osservò meglio il ragazzo, loro prigioniero: durante il breve rapimento non aveva avuto modo di guardarlo attentamente, lo scontro era stato così breve da non consentirle nemmeno di vederlo in viso mentre anche la notte era stata loro complice, nascondendo i loro visi alla sua vista.
Hinata aveva infatti un fazzoletto che le copriva metà del viso, lasciandole scoperti soltanto gli occhi, per impedire così al nemico di riconoscerla anche se ad avere il coltello dalla parte del manico era lei: se fosse scappato avrebbe potuto fornire una descrizione del suo volto e quindi l’avrebbe resa molto più vulnerabile e riconoscibile, ed era un rischio che nessuna di loro poteva correre per questo il loro capo aveva ordinato di coprirsi sempre il viso, tranne durante le riunioni o i rapporti delle missioni nel suo ufficio.
 
Quel ragazzo aveva i capelli biondi e folti, di un colore vivace per quanto fosse sporcato dalla polvere dello scontro precedente mentre la sua corporatura sembrava piuttosto magrolina, anche se non propriamente minuta.
La ragazza si chiedeva come un ninja apparentemente poco in gamba potesse risultare così importante: da un lato ne era felice, non voleva ucciderlo o comunque vedere morire un'altra persona, nemica o amica che fosse… Ma dall’altro restava un attimo dubbiosa.
 
Ad un tratto il ragazzo si mosse leggermente, emettendo un gemito sordo ma ben orecchiabile e a quel suono la ragazza fece un piccolissimo scatto indietro, tremante, spaventata da quel piccolo movimento che aveva interrotto la sua contemplazione e senza preavviso.
Notando che il ragazzo non faceva altri movimenti si rilassò leggermente, permettendo così al suo cuore di riprendere a battere regolarmente mentre non riusciva ad allontanare il suo sguardo da quello del prigioniero, come se qualcosa in lui l’affascinasse in modo subdolo e inconscio: dopo tutto, era molto tempo che non osservava un ragazzo, solitamente era costretta ad ucciderli ancora prima di averne visto il volto…
 
Lui tossì un paio di volte e faticava a respirare, nonostante non si capisse bene se fosse cosciente o meno, ma in quella situazione Hinata non ebbe paura quanto più compassione: vedere una persona così ferita e malconcia, impossibilitata di fare qualsiasi movimento e di difendersi le metteva una certa angoscia, come se per nulla al mondo avesse mai voluto vederlo lì, in quelle condizioni.
Non poteva liberarlo, anche se in quelle condizioni non avrebbe potuto fare assolutamente nulla, ma decise di fare quel poco che poteva, avendo pietà di un essere umano a cui era stato strappato tutto, compresa la sua libertà…
Ed era una cosa che non le piaceva per niente, ma non poteva fare altro che accettarla.
 
Si avvicinò ancora al ragazzo con cautela e cercando di mantenere la calma, mentre si abbassava al suo livello reggendosi sulle ginocchia.
Le sue mani tremavano ancora leggermente mentre lui aveva emesso altri gemiti di dolore, probabilmente dovuti alle ferite riportate sull’addome e sulle braccia, ma ancora non si accingeva ad alzare lo sguardo verso la ragazza che sicuramente aveva notato.
 
Hinata appoggiò a terra il vassoio, sempre tremante, mentre prendeva tra le mani il bicchiere pieno d’acqua e lo reggeva con quanta più premura aveva, continuando a tenere lo sguardo sul prigioniero.
Fece un piccolo respiro e prese coraggio, sforzandosi di far uscire la voce dalle proprie labbra e farsi sentire, almeno un poco, e cercare di aiutarlo anche se nel modo più banale.
 
- H-Hai sete?-
 
La voce le uscì leggermente tremolante mentre il tono era così basso che solamente un orecchio molto attento avrebbe potuto udirla, ma in quel silenzio angosciante non v’erano altri rumori se non quello del battito accelerato del cuore di Hinata.
Il ragazzo mosse leggermente il capo, facendo cenno di “sì” con la testa, facendo comprendere alla ragazza che necessitasse davvero di quel sorso d’acqua, per quanto inutile potesse sembrare nelle sue condizioni precarie.
 
Hinata fece un piccolo sussulto, prima di avvicinare il bicchiere al viso del ragazzo, sempre osservandolo con attenzione. Lui fece qualche piccolo movimento ma la ragazza si accorse che non riusciva ad alzare il capo in modo autonomo per poter bere, così avvicinò la propria mano libera al suo viso e con estremo imbarazzo gli sollevò leggermente il mento con un gesto estremamente delicato e quasi premuroso: al contatto con la pelle calda del ragazzo, le dita fredde di Hinata si ravvivarono e lei ne percepì un tiepido tepore, restando incantata per alcuni secondi.
 
Avvicinò ulteriormente il bicchiere al prigioniero e mise il vetro ammaccato a contatto con le sue labbra che agli occhi di Hinata sembrarono morbide ed accoglienti, mettendola ancora più in soggezione; Si stupì di quei suoi strani pensieri ma cercò ugualmente di far bere al ragazzo qualche sorso d’acqua, con una delicatezza estrema da cui persino lei si restò colpita: i prigionieri erano dei nemici e sapeva che le sue compagne li trattassero in malomodo, per quanto li nutrissero e li curassero talvolta, ma lei non era mai riuscita ad avvicinarsi a loro per paura mentre in quel caso le veniva quasi spontaneo aiutare quello sconosciuto…
 
Il ragazzo bevve l’acqua che Hinata gli porgeva tutto d’un sorso, dopo di che tornò a tenere il capo chinato e tossì ancora, anche se questa volta in modo meno violento, mentre la ragazza ritrasse il proprio braccio e restava inginocchiata affianco a lui, continuando ad osservarlo con curiosità e timore nello stesso momento.
 
Dopo pochi istanti, il giovane ninja mosse leggermente il capo e lo volse verso la ragazza con estremo sforzo, ma riuscì a torcerlo quel tanto che bastava per permettergli di vederla.
Nel vederlo in viso Hinata rimase incantata, mentre le sue gote assumevano un colore rosso tenue dietro il fazzoletto: lui aveva gli occhi azzurri color del cielo, intensi e profondi a tal punto da lasciarla senza parole.
La ragazza si perse in quegli occhi splendidi e incantatori, non notando nemmeno che il suo giovane viso fosse rovinato e scorticato da numerose ferite: quel celeste sembrava splendere di luce propria ed illuminare ogni cosa che in quel momento le sembrava così grigia e fredda, morta…
Gli occhi di quel ragazzo dal viso puro e ingenuo sembravano trasmettere la vita stessa in quell’ambiente di dolore e sofferenze e questo non poté che lasciare Hinata totalmente disorientata e stranita: dopo così tante battaglie non aveva ancora visto uno spiraglio di vita come quel volto e questo la lasciò letteralmente senza parole, incantata da quello sguardo sincero e profondo.
 
- Come… ti… chiami…?-
 
La voce uscì dalle labbra del ragazzo con estrema fatica ma nonostante questo lui si sforzava di permettere al tiepido suono delle sue parole di allietare l’atmosfera tesa di quella situazione.
Il suo timbro non era propriamente maturo, qualche accento da bambino era rimasto nella sua voce ma nonostante questo ad Hinata parve di ascoltare la più bella delle melodie.
 
Cercò di lasciarsi troppo trasportare da quel suono così accogliente e si stupì della domanda del ragazzo: perché mai avrebbe dovuto sapere il suo nome? Certamente se si fosse liberato e lo avesse riferito ai suoi superiori, Hinata sarebbe stata parecchio nei guai nel caso la sua identità fosse stata svelata…
Era un rischio rivelargli il suo nome e sapeva che fosse proibito farlo perché troppo pericoloso per la propria incolumità, ma la ragazza non riusciva a distogliere il proprio sguardo da quello del prigioniero: non le sembrava come tutti gli altri, non aveva uno sguardo assassino, i suoi occhi non erano colmi d’odio e di rancore quanto più di speranza e sincerità…
 
Si maledì per essersi proposta nel prendersi cura di quel prigioniero, dato che solitamente non glielo lasciavano fare conoscendo la sua ingenuità, ma ormai si sentiva il cuore già stretto in una morsa e non poté far altro che dare ascolto al suo animo buono e generoso.
 
- H-Hinata… -
 
La voce le uscì timida ed impacciata, quasi tremolante ed il ragazzo si accorse di questa sua insicurezza, lasciando che un accenno di sorriso gli comparisse sul viso: non era un sorriso di vittoria, a lui non interessava sapere il suo nome per poi vendicarsi o darle la caccia…
Lui vedeva nel viso limpido e puro di quella kunoichi qualcosa che non aveva mai visto, un senso di vita e di purezza che per troppo tempo anche lui stesso aveva celato nel suo animo e rinchiuso con la forza, data la situazione che si era creata nel paese.
 
Hinata arrossì maggiormente vedendo come il ragazzo avesse reagito alla sua affermazione ed il cuore le saltò in petto, facendola rabbrividire al pensiero di ciò che aveva appena fatto: aveva rivelato il suo nome al nemico, svelando la sua vera identità ormai inutilmente nascosta sotto un blando fazzoletto di stoffa.
 
Il prigioniero continuò a guardarla ed i due rimasero incantati in quella posizione per diversi secondi, fin quando lui non lasciò nuovamente uscire la propria voce con un suono ancora più dolce e delicato ed un’espressione che racchiudeva in sé tutta la sincerità e la purezza di quelle parole.
 
- Ti…ringrazio…Hinata.-
 
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Alcuni passi si dilungavano per alcune delle vie più buie di Konoha, silenziosi a tal punto da non essere sentiti mentre un’ombra restava nascosta dall’oscurità della notte, che la rendeva invisibile persino alla luce fioca della luna piena.
 
Era notte inoltrata ed uno dei ninja al servizio di Orochimaru pattugliava le stradine più pericolose, segno che fosse particolarmente abile e in gamba dati gli elevati rischi che si potevano correre, mentre il suo abito per la maggior parte bianco e marrone lasciava dietro di sé un leggero fruscio d’aria, quasi come se nemmeno il vento riuscisse a percepire la sua presenza.
Alcune vene risultavano leggermente in rilievo sulla fronte e parte del viso del giovane, dipartendosi in modo abbastanza uniforme dagli occhi di un viola tenue ma deciso: il suo sguardo sembrava perlustrare con minuziosa attenzione ogni cosa, ogni dettaglio e ogni singola ombra, come riuscisse ad avere una visuale completa di ciò che gli accadeva intorno.
 
Il suo portamento era sufficientemente altezzoso ma piuttosto nervoso, come se non fosse mai tranquillo, come se la pace dentro di lui non avesse mai trovato riposo: quella situazione instabile gli metteva una certa ansia e questo non lo sopportava, gli dava terribilmente sui nervi e lo rendeva ancora più irascibile del normale, a dispetto dei suoi compagni.
 
Continuava ad osservare ogni cosa grazie alla sua abilità innata quando qualcosa attirò la sua attenzione: una figura a circa un chilometro dalla sua posizione era seduta sul tetto di un’abitazione, come stesse meditando in solitudine e questo lo mise subito in allerta: nessuno dei suoi compagni avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo e a quell’ora, di conseguenza quella poteva solamente essere una delle kunoichi, sue nemiche.
 
Dopo essersi fermato qualche attimo per riflettere, riprese a camminare con passo più spedito ma sempre molto silenzioso, tenendo d’occhio col Byakugan quella figura immobile e molto, molto imprudente. Senza contare il fatto che fosse sola, e questo aumentava il suo svantaggio nei confronti di quel ragazzo che non le distoglieva l’attenzione di dosso nella speranza che non si muovesse: sarebbe stato un bersaglio molto semplice da eliminare, considerando già l’ingenuità di base.
 
Più si avvicinava correndo rapido da un viottolo all’altro e più riusciva a mettere a fuoco qualche dettaglio del suo prossimo avversario: aveva due buffi chignon sulla testa ed indossava un manto nero, probabilmente per non farsi notare e mimetizzarsi col buio della notte, ed aveva sul volto il classico fazzoletto di un colore sbiadito per evitare di essere riconosciuta in volto: a poco le sarebbe servito non appena lui l’avesse colta di sorpresa e uccisa.
 
Neji non amava la guerra, anche se uccidere non gli aveva mai dato particolarmente fastidio: se si trattava di difendere il proprio paese e la propria vita non avrebbe esitato ad uccidere chiunque gli capitasse a tiro, donne e bambini indifesi compresi.
Non gli piaceva particolarmente Orochimaru, secondo lui era troppo frivolo per tenere in mano l’intero villaggio ma la sua dittatura monarchica avrebbe sicuramente riportato l’ordine tanto ricercato nel loro paese, evitando così l’insorgere di altri conflitti.
Lui odiava le kunoichi per il semplice fatto che si opponessero a questo tentativo di ricerca di una pace, che tentassero in ogni modo di ostacolarli, qualsiasi cosa facessero: non lo tollerava, non riusciva a capire perché si comportassero in quel modo; dopo tutto, non era poi così difficile accettare un capo per il bene del paese.
 
Dopo pochi minuti di corsa arrivò sino al palazzo sul quale la giovane ninja era comodamente seduta, come se in quel momento si fosse estraniata dal mondo: osservava il cielo, la luna, quella calma apparente che lei desiderava così tanto ma di cui non sarebbe stata la portatrice diretta, in qualche modo, anche se avrebbe fatto di tutto per difendere la pace che lei tanto amava.
 
Neji era salito sul tetto con un salto silenziosissimo ed era alle spalle della kunoichi, distante qualche metro, il Byakugan ancora attivato e un kunai a portata di mano: l’avrebbe uccisa in modo rapido e in un solo colpo, così da non lasciare che le sue grida di dolore invadessero il silenzio della notte: l’unica cosa che non gli piaceva nell’uccidere delle donne era che le loro urla, le loro grida, il loro dolore lo turbassero leggermente, come se fossero state create per tormentarlo e tentare di farlo sentire in colpa… Ma lui no, non doveva sentirsi così, doveva essere più forte.
 
Si concentrò per qualche istante dopodiché si avventò rapido sulla giovane con il kunai puntato sulla sua schiena ma quando fu a pochi centimetri dall’ucciderla questa si voltò di scatto e fermò il suo attacco incrociando il proprio kunai con quello del nemico.
Il ragazzo fece un balzo indietro e rimase stupito della reazione della ragazza, così rapida e dai riflessi pronti, assolutamente inaspettata mentre lei lo guardava con occhi pieni di rabbia, anche se non di odio: l’aveva attaccata alle spalle come un codardo e non lo avrebbe mai accettato!
 
Nell’allontanarsi da quel punto di scontro, la giovane ninja fece un salto mortale all’indietro e srotolò uno dei rotoli che portava con sé, permettendo così ad una serie di affilate armi di avventarsi sul nemico con una precisione impressionante.
Neji non aveva previsto un attacco simile ma si protesse da quella moltitudine di armi eseguendo una Rotazione Suprema che impedì ad esse di raggiungerlo e colpirlo, lasciando che queste rimbalzassero sulla sua protezione di chakra ed alcune tornassero verso la proprietaria.
La giovane kunoichi schivò con molta abilità gli shuriken e i kunai che l’attaccavano ed atterrò sul tetto con una grazia incredibile, tanto che persino lo Hyuga ne rimase colpito ma non lo diede ovviamente a vedere: ultimamente non si era scontrato con ragazze di quel livello e con quelle abilità ma non si era mai lasciato influenzare da quell’attrazione istintiva che talvolta sentiva dentro nel vedere una kunoichi: sapeva che in quella situazione non ci sarebbe stato tempo per sentimentalismi o anche solo curiosità simili, sull’argomento, per cui restava di quell’impassibilità di ghiaccio di fronte a qualunque cosa, nella speranza di riuscire a sopravvivere e vincere.
 
Il ragazzo dagli occhi lilla si rese conto di non poter utilizzare le sue tecniche migliori contro quel tipo di avversario poiché prevedevano una certa vicinanza mentre quella kunoichi sembrava specializzata in tecniche ad ampio raggio, di conseguenza non si sarebbe mai avvicinata sufficientemente a lui per colpirlo in modo diretto.
 
Restava immobile nella sua posizione di difesa, un palmo della mano leggermente più avanti rispetto all’altro mentre il suo sguardo continuava a restare fisso su quello dell’avversaria, anch’ella ferma a quattro cinque metri da lui: ansimava leggermente, ma nonostante questo sembrava più determinata che mai e non abbassava la guardia nemmeno un secondo, segno che non fosse poi così ingenua come l’aveva giudicata in precedenza.
 
Lei digrignava i denti sotto il fazzoletto che le copriva metà del viso, mantenendo una certa concentrazione e cercando di non lasciarsi troppo condizionare dal viso teso e adirato dell’avversario: lei aveva timore dei suoi nemici, in particolare di coloro che sembrava non avessero pietà per nessuno e uccidessero per diletto… Li considerava spietati e senza cuore e non avrebbe tollerato ancora per molto la loro presenza a Konoha, non voleva che fossero loro a comandare davvero sul suo villaggio: lei voleva la pace, la serenità, non la guerra e l’odio, per questo aveva timore di quei ninja nemici ma allo stesso tempo non si sarebbe arresa di fronte a nessuno pur di portare avanti quella convinzione.
 
Dopo pochi istanti di attesa, il ninja col Byakugan decise di attaccare in modo da metterla in difficoltà ed eseguì la Tecnica del Palmo d’Aria contro l’avversario, in modo da disorientarla e riuscire così ad avvicinarsi a lei. Quest’ultima riuscì ad evitare il colpo per un soffio grazie ad un salto acrobatico ed equilibrato ma quando fece per lanciare un’altra serie di armi contro il suo assalitore si accorse che questo non era più nella medesima posizione di prima, cioè sul tetto.
 
La kunoichi non fece in tempo a voltarsi che dietro di lei era già apparso il nemico e con un altro Palmo d’Aria l’aveva scaraventata verso il basso, facendola precipitare sul tetto con una certa violenza: lei non era riuscita a riprendersi in tempo dal colpo per attutire la caduta e non appena riaprì gli occhi nel vano tentativo di rialzarsi e riprendere in qualche modo a combattere contro il suo avversario, nonostante le precari condizioni, si accorse che questo era sopra di lei e le teneva un kunai vicinissimo al collo, come dovesse sgozzarla da un momento all’altro.
 
Lo sguardo di Neji era grave e determinato, non lasciava trasparire dal viso alcun segno di emozione, positiva o negativa che fosse, ma continuava a tenere lo sguardo fisso sulla ragazza mentre ansimava leggermente per le tecniche utilizzate così velocemente e senza un’adeguata preparazione.
I suoi occhi erano puntati su quelli della kunoichi e notò che erano di un nocciola intenso ma allo stesso tempo delicato, le ciglia scure ne delineavano una forma morbida e per nulla spigolosa, mentre sulla sua fronte vedeva alcune goccioline di sudore, probabilmente dovute alla tensione e alla paura più che alla fatica.
 
Si diede mentalmente dello stupido per essere rimasto immobile in quella posizione per così tanto tempo: solitamente, non appena aveva immobilizzato un nemico, lo uccideva senza pensarci due volte, gli tagliava la gola con il suo kunai senza nemmeno vedere il suo viso mentre in quel momento erano parecchi minuti che fissava lo sguardo determinato ma pieno di timore di quella ragazza, tenendo sempre le difese pronte in ogni caso.
 
Anche lei restò stupita di quell’atteggiamento: aveva sentito parlare di quel ninja, conosciuto per la sua intelligenza e per l’abilità innata molto utile e ben sviluppata, ma si sarebbe aspettata di venire uccisa senza troppe esitazioni, conoscendo la sua furia omicida… Eppure lui restava fermo, tenendola immobile in quella posizione, senza accennare a volerla realmente uccidere.
Osservando meglio il viso di quel ninja non poté non notare quanto fosse bello: quegli occhi così intensi e quell’aria misteriosa che lo avvolgeva lo rendevano terribilmente affascinante, anche se lei sapeva benissimo di non dover assolutamente provare quel tipo di emozioni…
Era un nemico, e come tale avrebbe dovuto considerarlo: avrebbe dovuto reagire, tentare in ogni modo di liberarsi di lui approfittando di quel momento di pausa ma non ci riusciva, restava incantata da quel viso intenso…
 
Dopo qualche minuto, Neji fece salire il kunai che reggeva tra le mani verso il viso della ragazza, allontanandolo momentaneamente dal suo esile collo; lo fece scivolare sul fazzoletto che le copriva il viso e con un colpo secco lo tagliò, lasciando che la tiepida luce della luna illuminasse i lineamenti delicati della ragazza: un velo di stupore si era dipinto sul suo viso limpido, le labbra erano leggermente inarcate come a mettere in evidenza la sua perplessità ma nonostante non fossero né carnose, né grandi, né piccole, Neji non poté che restarne affascinato per qualche secondo, notando quanto quel viso fosse perfetto e non avesse alcun tipo di imperfezione.
 
Lei osservava i movimenti lenti e concisi degli occhi del ragazzo, restando dubbiosa di quel comportamento mentre lui sembrava analizzare ogni suo lineamento, ogni sfumatura degli occhi, ogni dettaglio…
Dopo qualche minuto di silenzio, Neji si rese conto che il suo comportamento fosse troppo assurdo, per non dire patetico, così sbatté rapidamente gli occhi e si alzò in piedi di scatto, trascinando con sé l’esile corpo della ragazza e tenendola saldamente per un braccio: non sapeva spiegarsi nemmeno lui perché non l’avesse uccisa subito, ma ormai aveva perso qualsiasi tipo di interesse nel toglierle la vita per cui decise di farla prigioniera, mentre lei ancora vagava nei meandri di quegli occhi lilla e misteriosi cercando il perché di quel comportamento.
 
- Se mi seguirai nelle prigioni senza ribellarti troppo, eviterò di ucciderti.-
 
Non sapeva spiegarsi nemmeno lui perché quelle parole non fossero taglienti come al solito: erano gelide, questo sì, ma un briciolo di insicurezza sembrava averle pervase anche solo per un istante e questo non sfuggì alla ragazza, la quale continuava a mantenere lo sguardo fisso su di lui ammirandone lo splendore del mistero. 

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Capitolo 3
*** Segreti ***


- Come sarebbe “hanno rapito Tenten”?! Non è possibile, lei è velocissima! -
 
La voce alterata della ragazza dagli occhi verde-acqua echeggiava nella piccola stanzetta dove erano disposti due letti a castello: la sua preoccupazione era evidente così come quella delle ragazze affianco a lei, le quali la osservavano con gli occhi leggermente abbassati e ed un’espressione piuttosto irritata sul viso.
 
Non era la prima volta che una delle kunoichi veniva rapita, così come non era la prima volta che quegli spietati servitori di Orochimaru la uccidessero nel peggiore dei modi.
Erano angosciate all’idea che una delle loro migliori amiche, nonché la miglior staffetta delle kunoichi, fosse nelle mani dei nemici e rischiasse non soltanto la propria vita ma anche quella delle compagne: tra i più fedeli di quella serpe vi erano infatti numerosi Uchiha, i quali grazie al loro Sharingan erano in grado di  ottenere le informazioni che desideravano senza fare troppa fatica, con l’unica conseguenza di lasciare la vittima pressoché esanime.
 
La dolce Hinata rabbrividì a quei pensieri macabri e terribili, ma cercò di non metterlo troppo in evidenza davanti alle sue compagne già sufficientemente preoccupate: lei era sempre stata considerata più debole delle altre per via del suo carattere mite e fin troppo bonario, ma in cuor suo sapeva che il suo animo pacifico fosse l’unica sua speranza di vita.
Non voleva uccidere, non voleva vedere soffrire le persone che amava ma neanche quelle che odiava… E questo l’avrebbe condotta ad essere sempre magnanima nei confronti dei suoi nemici, nonostante i rischi fossero piuttosto alti.
 
- E’ stata attaccata da quello Hyuga, e sappiamo bene di cosa siano capaci i loro occhi, possono prevedere molte mosse inaspettate e la notte non gli mette alcun tipo di difficoltà. -
 
Disse con voce decisa la bionda affianco a loro con un tono abbastanza malinconico, come avessero appena annunciato la sentenza della condanna a morte della loro amica: Ino strinse i denti mentre cercava di non focalizzarsi troppo su quella questione, dato che di pericoli che incombevano su di loro ce n’erano parecchi, ma nonostante il suo carattere forte faticava a trattenere la sua rabbia intrinseca di un dolore particolarmente forte: per quanto ancora avrebbero dovuto vivere nel terrore di essere catturate, usate e poi uccise?
 
Strinse i pugni, tenendo le braccia rigide lungo il corpo ricoperto da vestiti piuttosto ridotti e violacei: avevano paura, ma sapevano di dover resistere più che potevano. Dovevano andare avanti e continuare a lottare, a combattere, a ribellarsi contro quel regime ignobile…
Anche se il prezzo da pagare sembrava piuttosto alto, se non insostenibile.
 
Di fronte a quell’affermazione così secca dell’amica, Sakura non poté far altro che zittirsi ed abbassare nervosamente lo sguardo, in preda allo sconforto più totale, mentre i suoi occhi restavano socchiusi e colmi di una malinconia indescrivibile…
Si mosse lentamente ed andò a sedersi su uno dei letti biancastri che giacevano attaccati alla parete umidiccia, mentre ancora restava vittima di quel dolore lancinante ma contenuto: era preoccupata per la vita di Tenten, anche se era consapevole che non avrebbero fatto molto per aiutarla e questo le fece ancora più male.
 
Il viso limpido di Hinata si rabbuiò nel vedere come una delle sue migliori amiche soffrisse tanto e così decise di prendere un poco di coraggio e proferire parola, sebbene la sua voce fosse timida e piuttosto insicura.
 
- Non ti demoralizzare, Sakura… Vedrai che riusciremo a salvarla… -
 
I suoi occhi brillavano di speranza, come se dentro di essi vi fosse tutta la vita serena e gioiosa che non avevano potuto vivere, mentre continuava ad osservare lo sguardo triste e malinconico della rosa, la quale non sembrava intenzionata a riprendersi da quello sconforto.
Continuava a fissare la punta dei suoi sandali, come fossero la cosa più interessante in quel momento, mentre dentro di lei la disperazione sembrava prendere il sopravvento, come se tutto d’un tratto non si sentisse più in grado di reggere quella situazione.
 
Alle parole dolci della Hyuga rispose la voce squillante e piuttosto invadente di Ino, la quale le rispose con un tono forte e quasi autoritario, come a volerla rimproverare nell’aver detto una tale menzogna: Ino voleva bene a Tenten, ma sapeva bene che non fosse possibile tentare un salvataggio.
Non erano rimaste in molte a poter combattere in modo efficiente e più quella battaglia quotidiana continuava e più loro diminuivano di numero: avevano cominciato a non arrischiare più le loro vite in un salvataggio ormai da mesi, segno evidente che non potessero più permettersi un tale rischio e questo non faceva altro che aumentare il loto timore.
 
- Non dire cavolate, Hinata! Lo sappiamo bene che non possiamo permetterci di rischiare tanto per una singola persona! Tenten se la dovrà cavare da sola se vuole sopravvivere, come tutte del resto…-
 
Il suo tono di voce andava affievolendosi, come se lentamente si avvicinasse sempre più alla consapevolezza di dover accettare la morte di un’altra amica, di un’altra compagna, di un’altra eroina insorta…
Ma il fatto che fosse Tenten le stringeva il cuore in una morsa così potente da impedirle di continuare a gridare, di sfogare tutto il suo dolore e la sua rabbia sulla povera Hinata che la osservava con sguardo attonito: lei sapeva che quelle parole fossero la verità, ma la sua ingenuità le imponeva ogni volta di sperare in qualcosa di meglio.
 
Un silenzio malinconico regnò per qualche secondo in quella lugubre stanza, mentre soltanto la luce di qualche candela sembrava schiarire quell’oscurità che tanto le abbracciava: ma non era un abbraccio affettuoso, quanto più qualcosa di tremendamente triste e gelido, freddo.
Dopo qualche istante, si sentirono dei tocchi leggeri picchiettare sulla sottile porta di legno, così che gli sguardi persi nel vuoto delle ragazze si voltarono all’unisono verso di esse, accennando ad una nuova attenzione: soltanto Sakura tardò più delle altre a volgere lo sguardo verso la porta, come se in quel momento il dolore che provava fosse troppo forte per permetterle qualunque movimento.
 
La maniglia arrugginita fece qualche scricchiolio prima di abbassarsi e consentire così ad una donna abbastanza giovane dai capelli lunghi e neri di sporgersi all’interno della stanza con fare deciso.
 
- Sakura Haruno, devo parlarti. -
 
Il viso pallido della giovane kunoichi si fece leggermente più attento e con movimenti quasi automatici si alzò dal letto e raggiunse la porta, senza più rivolgere nemmeno uno sguardo alle due compagne affianco a lei: non aveva nulla da dire, riguardo all’argomento appena trattato. La sua espressione vuota parlava da sé.
 
Hinata ed Ino restarono in silenzio mentre l’amica usciva lentamente dalla stanza e continuarono ad osservare i suoi movimenti fin quando non sparì dalla loro vista oltre la porta.
Attesero qualche secondo in silenzio, come ad aspettare che l’amica si allontanasse da loro, dopodiché la bionda rivolse alla compagna uno sguardo gelido e piuttosto determinato, mentre la dolce Hinata ricambiava con uno più moderato e leggermente abbassato.
 
- Hinata devi smettere di comportarti così! Se la discussione fosse andata avanti magari Sakura avrebbe compreso qualcosa di troppo e non deve sapere nulla al di fuori della missione che adesso le illustreranno! Questi sono gli ordini di Tsunade-sama.-
 
Disse freddamente la ragazza con tono di rimprovero verso l’amica, la quale non riusciva a reggere il suo sguardo determinato e restava leggermente più intimidita.
 
- Hai ragione, scusami Ino… Il fatto è che non ce la facevo a vederla così… -
 
Disse ingenuamente la giovane Hyuga, come a volersi scusare di quel suo comportamento impulsivo dettato soltanto dal suo animo buono, mentre dentro di lei sapeva che le parole dell’amica fossero giuste: il capo delle kunoichi aveva organizzato un piano per derubare Orochimaru di alcuni manoscritti importanti e la missione si sarebbe svolta quella notte, ma Sakura non avrebbe dovuto sapere nulla a riguardo.
 
- Non ci sarò sempre io a porre rimedio alle tue stupidaggini! Se ti lasci sopraffare così rischiamo che venga a sapere del piano e dopo sarà impossibile trattenerla! –
 
Questa volta il suo tono di voce si alzò ulteriormente, anche se le sue intenzioni non erano propriamente quelle di sgridare la compagna: la sua era soltanto rabbia, rabbia intrinseca di un dolore sottile quanto frustrante.
Ino non voleva perdere un’altra compagna, non voleva che Sakura, benché facesse parte delle kunoichi di attacco, partecipasse ad una missione così rischiosa: non voleva che venisse rapita come Tenten, ma soprattutto non voleva che morisse…
Per questo aveva accettato l’ordine di Tsunade nel tacere su quell’argomento senza discutere, non avrebbe sopportato un’altra perdita e altro dolore: voleva bene a quella testarda dai capelli rosa e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, a costo di sembrare una sclerotica antipatica.
 
Hinata non diede peso alle sue ultime parole, comprendendo il fatto che quello fosse uno sfogo da parte dell’amica per quanto riguardava l’immenso dolore che si portava dentro, per questo decise di tacere e accettare quella critica come se nulla fosse: il suo animo buono e comprensivo la costringeva a sopportare tutte le sfuriate delle sue compagne e spesso addossarsi colpe che non le appartenevano, obbligandola a portarsi dentro tanto dolore quanto non ne aveva sopportato mai.
Ma per quanto sembrasse debole ed indifesa, Hinata aveva un animo forte e questo le consentiva di sopportare quell’enorme peso e continuare la sua battaglia.
****
 
Kurenai si appoggiò alla parete dietro di sé con fare rigido e teso, come se in quel momento la tensione all’interno del loro covo fosse piuttosto alta: era sempre stata una donna forte e determinata, di conseguenza a satura non parve un comportamento particolarmente anomalo il suo e questo contribuì sicuramente a metterla leggermente a suo agio.
 
La donna dagli occhi rossastri la fissava con una certa intensità ed il suo sguardo era ricambiato da quello altrettanto determinato di Sakura, per quanto fosse ancora visibile un velo di malinconia sul suo volto dovuto alla notizia di poco prima.
 
- Ti ho chiamata perché Tsunade-sama ha deciso di affidarti un particolare incarico che dovrai eseguire questa notte, per cui ascoltami molto bene. -
 
Disse la mora con fare deciso ed un tono di voce piuttosto agguerrito: quella battaglia le aveva portato via l’uomo della sua vita, costringendolo ad un’esistenza di schiavitù nelle mani di Orochimaru, il quale lo aveva risparmiato per il semplice fatto che fosse suo marito e sperasse dunque in un tentativo di vendetta da parte delle kunoichi che gli avrebbe permesso di catturarle in massa.
Per questo motivo Kurenai si sentiva particolarmente coinvolta in quella battaglia e dava tutta se stessa per poter infierire anche in minima parte contro quel serpente, nel tentativo di spodestarlo un giorno: i suoi occhi erano sempre vigili e attenti, il suo sguardo duro e determinato di chi sa cosa significhi soffrire e questo Sakura lo capiva molto bene.
 
Si mise immediatamente in ascolto, prestandole tutta l’attenzione che potesse in quel momento: il fatto che quella donna bionda che lei ammirava tanto avesse deciso di affidarle un incarico speciale le metteva un briciolo di agitazione ma anche soddisfazione, segno che la ragazza fosse particolarmente affezionata al capo delle kunoichi e nutrisse per lei un rispetto particolare, evidentemente ricambiato.
 
- Come ben saprai, non siamo nelle condizioni di effettuare una missione di salvataggio per quanto riguarda la giovane Tenten, ma dato che è una ninja molto abile nonché la nostra miglior staffetta, Tsunade-sama ha comunque pensato ad un modo per tentare di liberarla, sebbene non sia molto sicuro. -
 
Gli occhi smorti della ragazza ripresero improvvisamente a brillare di fronte a quelle parole che le parvero di speranza: vedeva uno spiraglio di luce, una piccola via di salvezza per la sua amica e questo le bastava per poter riprendere a sperare e a dare tutta se stessa per poter contribuire a quel tentativo di salvataggio, sebbene intuisse di non poter agire in prima linea.
Trattene un sorriso di gioia e continuò ad ascoltare una delle capogruppo più efficienti delle kunoichi con maggior entusiasmo.
 
- Il Villaggio della Sabbia è sfavorevole al governo di Orochimaru, ma dato che non gli è stato fatto alcun torto non ha una scusante per poterlo attaccare… Tuttavia ha intenzione di indebolirlo in ogni modo possibile e per questo si alleerà con noi, almeno per questa volta, e collaborerà nel tentativo di avere informazioni su quella serpe ed eventualmente liberare Tenten prima che sia troppo tardi. -
 
Sakura continuava ad ascoltarla con un certo interesse, nonostante l’aver nominato il Villaggio della Sabbia non la tranquillizzasse: le avevano sempre insegnato ad arrangiarsi, a cavarsela da sola in qualunque occasione e l’idea di allearsi con un paese che fino a poco prima era un nemico non le sembrava qualcosa di molto sicuro, anche se in quel momento non potevano certamente permettersi di rifiutare un’offerta così vantaggiosa.
Se collaborare con degli sconosciuti avrebbe aiutato la liberazione di Tenten, lei avrebbe fatto qualunque cosa pur di rendersi utile.
 
Dopo averle lanciato una rapida occhiata, Kurenai riprese a parlare con la medesima determinazione di prima, come a volerla assolutamente convincere ad accettare quell’incarico.
 
- Questa notte ti incontrerai con uno dei loro rappresentanti e gli consegnerai questo rotolo, nel quale sono scritte tutte le informazioni di cui siamo a conoscenza riguardo ad Orochimaru. Dopodiché loro si infiltreranno nel modo che ritengono più opportuno all’interno del palazzo e cercheranno di avere altre informazioni e liberare Tenten in qualche modo. -
 
La donna consegnò alla ragazza un rotolo piuttosto spesso di una carta giallastra, continuando a fissarla con sguardo penetrante ma non minaccioso o invadente.
Sakura lo prese dalle sue mani con un gesto garbato ma deciso e lo osservò per qualche istante, come se quello fosse la chiave per la liberazione di una delle sue migliori amiche mentre la sua attenzione venne nuovamente richiamata dalla voce concisa di Kurenai.
 
- Dovrai uscire dalle mura del villaggio, li incontrerai sotto alla grande quercia. Saranno coperti e camuffati, per cui non riuscirai a distinguere nulla di loro nel buio della notte: è una precauzione necessaria poiché se qualcuno ti stesse spiando o ti seguisse non dovrebbe comunque venire a conoscenza di questo piano e sapere chi siano realmente loro. L’unica cosa che ti permetterà di capire che sono loro sarà una voce femminile che farà un piccolo starnuto: dovrai essere molto veloce a percepire il suono, non potrà proferire altra parola sempre per quanto riguarda la segretezza della cosa, ma è l’unica cosa che ti consentirà di riconoscerli. E mi raccomando, non dovrai mai fare accenni a questo piano o al loro paese di provenienza. Ora siediti qui e ascoltami bene, dovrai parlare poco ma essere ben chiara. -
 
La ragazza obbedì senza proferire parola e si sedette su di una panca umidiccia davanti alla donna, la quale dopo essersi assicurata che la giovane ninja avesse compreso ogni cosa riprese a parlare, spiegandole nei dettagli la missione di quella notte.
 
****
 
Il sole era alto nel cielo ed illuminava quella parte di Villaggio che ancora sembrava riuscire a vivere, mentre ogni stradina secondaria appariva più buia e mai toccata dai raggi luminosi del sole.
Persino il grande palazzo dove risedette anticamente l’Hokage, ora dimora di Orochimaru, sembrava avvolto da una strana oscurità nonostante il sole picchiasse con fare insistente.
 
Soltanto una delle tante finestre sembrava attirare l’attenzione dei raggi solari, tanto che la grande vetrata appariva più luminosa rispetto alle altre nonostante non si trovasse nei punti più alti dell’edificio: era strano come il cielo sembrasse scegliere dove indirizzare la propria luce e regalare così a chi si trovava all’interno un poco di calore e forse un briciolo di serenità, anche se non tutti potevano apprezzarlo…
 
All’interno di quella stanza contenente due letti a castello, un suono stridulo e acuto di una lama sbattuta echeggiava senza tregua: un ragazzo dai capelli neri ed una coda a forma di ananas levigava con diligenza un paio di kunai con l’aiuto di una particolare pietra grigiastra, nonostante sul suo volto fosse evidente una certa svogliatezza.
Affianco a lui, un ragazzo con due segni rossi sul volto accarezzava con delicatezza il pelo morbido di un cagnone sdraiato ai suoi piedi, mentre con una mano si tappava le orecchie parecchio scocciato da quel rumore insopportabile per il suo udito fin troppo sviluppato.
 
- Ehi Shikamaru la vuoi piantare con quella pietra?? Mi da fastidio! -
 
Disse il ragazzo con tono piuttosto infastidito, mentre l’animale bianco ai suoi piedi guaiva con suoi altrettanto acuti ma più contenuti versi.
Il risultato fu un insieme di suoni pressoché insopportabili e due kunai si conficcarono improvvisamente nel legno delle sponde dei letti vicini ai due ragazzi, i quali terminarono immediatamente ciò che stavano facendo.
 
Shikamaru alzò un sopracciglio leggermente scocciato, mentre ancora una volta sul suo viso si dipinse la svogliatezza e questo lo portò ad abbandonare kunai e pietra a terra mentre andava lentamente a sdraiarsi sul letto perfettamente lindo e bianco, accompagnando i suoi cauti movimenti con un sonoro sbadiglio.
 
Dalla parte opposta della stanza, il ragazzo accompagnato dal cagnolone fece un sonoro sbuffo e lanciò una rapida occhiata ad una figura leggermente in penombra: un ragazzo dall’aria piuttosto cupa e dai lineamenti marcati osservava con sguardo perso fuori dalla finestra, ma nonostante il sole accecante nessun raggio luminoso sembrava sfiorargli il viso: i suoi occhi erano persi nel vuoto, come se la sua mente stesse vagando indisturbata in chissà quali pensieri, mentre la sua espressione vuota lasciava pensare ad un mare di sofferenza celato nel più profondo dei cuori.
 
- Scusaci tanto se ti abbiamo disturbato, SIGNORINO UCHIHA! -
 
Disse Kiba con tono canzonatorio ed ironico, come a tentare di stuzzicare quel ragazzo fin troppo freddo ed impenetrabile che si isolava continuamente e nonostante le sue grandi abilità non sembrava avere una grande vita sociale.
 
A quelle parole così provocatorie, Shikamaru si degnò di aprire l’occhio destro ed osservare la reazione del suo compagno perennemente impassibile, il quale stava ancora guardando fuori dalla finestra come fosse alla ricerca di qualcosa di introvabile: si aspettava una reazione coi fiocchi, data l’irascibilità di quel ragazzo sempre così oscuro e solitario.
Sapeva che fossero rimasti soltanto lui e suo fratello, dell’intera famiglia, e questo sicuramente non giovava al suo stato d’animo perennemente agitato ed inquieto, ma Shikamaru non aveva idea di come poter aiutare quel ragazzo: lui era consapevole di non conoscere quel tipo di dolore e quindi sapeva di non essere in grado di comprenderlo fino in fondo, o almeno quel tanto che bastava ad avvicinarli, quindi preferiva strasene per conto suo e cercare in qualche modo di porre fine a quella disastrosa battaglia civile che, ne era sicuro, non avrebbe portato a nulla se non a continui logoramenti da entrambe le parti.
 
- Se non la pianti di chiamarmi così ti uccido. –
 
La voce fredda ed impassibile di Sasuke sembrò gelare ogni cosa in quella stanza, persino il venticello fresco che entrava dalla finestra smise di farsi notare e cessò di muovergli i capelli, come anche lui avesse timore di quel ragazzo così anomalo e perennemente invaso dalla negatività più totale.
 
Kiba non si scompose di fronte a quell’affermazione così minacciosa, abituato com’era a ricevere risposte di quel tipo da parte del suo compagno di stanza: non lo temeva perché sapeva che non lo avrebbe mai ucciso dato che era un suo compagno, anche se non aveva dubbi sul fatto che ne sarebbe stato capace: quel ragazzo vantava un record pressoché insormontabile di omicidi in quella guerra civile e si diceva che soltanto suo fratello, ovvero il più abile sicario Itachi Uchiha, ne contasse un migliaio di più.
Erano dunque due superstiti non da sottovalutare, e forse proprio per questo gli ultimi del clan Uchiha erano particolarmente apprezzati dallo stesso monarca Orochimaru, il quale li assoldava per i compiti più difficili e spesso sporchi o loschi.
 
Shikamaru chiuse nuovamente gli occhi, con tutte le intenzioni di riprendere il suo pisolino quando nuovamente la voce irritante di Kiba fece capolino nell’aria, interrompendo bruscamente quel silenzio tombale.
 
- Almeno io non vado in giro sculettando e tirandomela perché sono il cocco di Orochimaru! -
 
Lo canzonò nuovamente ma questa volta la reazione dell’amico dalla coda d’ananas fu molto diversa: un leggero sorriso ironico comparve sul suo viso, come avesse già previsto ogni parola del ragazzo e quindi ogni conseguenza di ciò che avesse detto. La sua mente calcolatrice aveva già studiato ogni dettaglio di quella discussione e aveva previsto due possibili conclusioni: la morte certa del ragazzo col cagnolone bianco oppure un intervento miracoloso.
 
Dopo un paio di secondi da quei rapidi e precisi pensieri, il povero ed ingenuo Kiba si ritrovò l’Uchiha addosso con un kunai alla gola: i suoi occhi nocciola incontrarono quelli freddi e minacciosi di Sasuke, tanto che un brivido gli percorse la schiena in meno di due millesimi di secondo. Quello sguardo era così penetrante e intimidatorio che chiunque incrociandolo avrebbe desiderato la morte piuttosto che venirne a contatto: uno sguardo omicida, assassino, di chi non ha alcuna pietà e conosce soltanto il peso del dolore e dell’odio più frustrante.
 
-Se tu pensassi di più ad allenarti e a eliminare quelle traditrici forse non ti ritroveresti bloccato contro il muro con il rischio di morire sotto il kunai di un coetaneo. -
 
Un’altra risposta fredda e pungente, una frecciata dritta all’orgoglio ma per fortuna Kiba non era il tipo da prendersela per affermazioni del genere, nonostante lo irritasse parecchio quel modo di fare così impulsivo e minaccioso del compagno: non si sopportavano e la cosa risultava piuttosto evidente, mentre Shikamaru si degnò di aprire nuovamente gli occhi e rivolgere uno sguardo contrariato ai due amici.
 
- Se continuate a fare i bambini le kunoichi prenderanno il sopravvento, e già il rapimento di Naruto non ci facilita le cose per cui vediamo di non scannarci tra di noi, almeno. -
 
Le sue parole uscirono più come una sentenza di un processo piuttosto che come i consigli di un amico: il Nara era conosciuto, come tutto il suo clan, per l’acuta e brillante intelligenza e la capacità di prevedere almeno in parte le mosse dell’avversario, comportandosi di conseguenza.
Aveva una mente calcolatrice molto sviluppata che gli conferiva una certa autorità e gli consentiva di essere un ottimo stratega per il suo gruppo, benché fosse ancora giovane per fare il leader.
Tuttavia, queste sue caratteristiche gli consentivano di avere il rispetto da parte di quel ragazzo tenebroso che non sembrava dare ascolto a nessuno fuorché a se stesso, così Sasuke si allontanò lentamente da Kiba per poi uscire rapidamente dalla stanza, senza rivolgere né un saluto né uno sguardo al compagno sdraiato sul letto.
 
Regnò il silenzio per qualche minuto fin quando il ragazzo dai capelli castani tornò a sedersi accanto al proprio cagnolone bianco con sguardo scocciato, mentre Shikamaru tornava a chiudere gli occhi accoccolandosi sul proprio morbido cuscino.
 
- Che noia quel ragazzo! Non si può neanche scherzare! -
 
Si lamentò Kiba accarezzando le morbide orecchie del cagnolone ed osservando la porta chiusa a qualche metro da lui, dalla quale poco prima era uscito Sasuke con fare nervoso.
 
- Tu non stavi scherzando, Kiba, lo hai provocato volontariamente e conosci anche tu le sue reazioni.-
 
Sentenziò Shikamaru con un tono piuttosto pacato e moderato, quasi non gli importasse davvero di quella situazione e la trovasse piuttosto seccante, dal canto suo.
 
- Sì ma con lui non si può mai dire o fare niente! -
- Devi portare pazienza, dobbiamo tenerlo d’occhio e tu lo sai. Il suo clan non è stato sterminato a caso, e soprattutto non è casuale che soltanto lui ed Itachi siano stati risparmiati. Questi sono dettagli che bisogna prendere in considerazione-
 
Il ragazzo dalla coda d’ananas non era solito spiegare ad alta voce i propri ragionamenti, ma in quel caso gli sembrava necessario che quell’impulsivo di Kiba comprendesse almeno in parte il motivo dei suoi comportamenti e il perché quel ragazzo tanto strano si trovasse in camera con loro, con lui soprattutto.
Kiba sbuffò un’altra volta, mostrando sul viso una smorfia di disgusto e contraddizione.
 
- E’ noioso lo stesso! E comunque, da quando ti sforzi di riflettere sulla vita di qualcuno? -
- Non mi sforzo di riflettere sulla vita di nessuno, non mi interessa di Sasuke… -
 
Lasciò la frase in sospeso, mentre fermò il suo gesto ripetitivo con le labbra di muovere continuamente un bastoncino d’erba e masticarlo leggermente con i denti, per scaricare la tensione ed il nervoso.
Ad un tratto aprì gli occhi e fissò il soffitto, come se in quel momento stesse dichiarando il suo più grande segreto ed il compagno lo osservava con una certa curiosità, mentre ascoltava la fine della frase.
 
-… M’importa soltanto che tutto questo finisca. - 

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Capitolo 4
*** Alla luce della luna ***


Un’ombra scura si muoveva rapida tra gli edifici più periferici del Villaggio di Konoha, lasciando dietro di sé soltanto un leggero sibilo di un vento moderato, mentre ogni suo passo era rapido e pressoché impercepibile. 
Sul suo viso coperto da un pezzo di stoffa nerastro si potevano soltanto intravedere i due occhi chiari di un verde-acqua limpido, decisi e determinati nel perseguire una determinata direzione, mentre l’iride colorata brillava alla fioca luce della luna.
 
Si stava impegnando per essere il più rapida possibile, in quei movimenti, poiché doveva raggiungere un punto preciso di quel territorio pur dovendo allungare notevolmente la strada per seminare gli eventuali inseguitori: era difficile che qualcuno riuscisse a pedinarla, considerata la sua furbizia, ma era consapevole del fatto che tra le linee nemiche vi fossero dei ninja possedenti delle abilità innate oculari che gli avrebbero consentito di tenerla d’occhio per chilometri e chilometri.
 
Tsunade-sama mi ha affidato un incarico personalmente, devo portarlo a termine nel migliore dei modi: non posso assolutamente deluderla!
 
Sakura si era stupita sin dall’inizio di come quella donna apparentemente fredda e impassibile l’avesse presa come sua protetta: non sapeva spiegarsi il perché di quella scelta, sicuramente non riguardava il fatto che avesse un bel viso dato che molte delle sue coetanee potevano apparire più belle o mansuete di lei, ma nonostante questa domanda la perseguitasse da parecchio tempo non aveva comunque alcuna intenzione di deludere la sua maestra e capo delle insorgenti.
 
Con un salto rapido e preciso superò le mura che cingevano il Villaggio della Foglia, sfruttando una spaccatura ben evidente in quella serie precisa di mattoni rossi e grigiastri, mentre si fermò non appena fu atterrata: l’erba fresca le solleticava le punta delle dita libere dalla copertura del sandalo, mentre un venticello fresco e quasi piacevole le punzecchiava quel poco di viso che era scoperto.
Per qualche attimo ebbe la tentazione di fuggire, di allontanarsi da quell’inferno di battaglie e dolori a cui il destino l’aveva costretta, di seguire quel fruscio piacevole e quel profumo di libertà che sembrava tentarla più di ogni altra cosa al mondo…
Ma si riscosse velocemente da qui pensieri, dandosi mentalmente dell’idiota per aver anche solo lontanamente pensato di abbandonare il proprio villaggio e le sue amiche.
 
Ma cosa mi salta in mente?! Come posso essere così egoista?! Le mie amiche sono là che muoiono e lottano ogni giorno per spodestare quella serpe, non posso assolutamente permettermi queste distrazioni, non devo neanche lontanamente supporre di poter fuggire e abbandonare tutto e tutti…
 
Il suo sguardo attento perlustrò velocemente la zona circostante, per quanto i suoi occhi potessero vedere molto poco nel buio della notte, ma lei era sufficientemente abituata a quel tipo di visuale e quindi le sarebbe risultato quasi semplice avvistare un qualche nemico.
Constatò che nessuno l’avesse seguita e riprese a correre con una certa rapidità verso la grande quercia che si trovava al centro di una radura contornata da appena qualche albero: era un luogo piuttosto pericoloso, dato il posto piuttosto isolato ed esposto a rischi, ma era anche ideale per fare incontri particolari in quanto i nemici non avrebbero potuto attaccare all’improvviso senza essere visti con un minimo di preavviso.
 
Restò nascosta dietro ad un albero, osservando da una decina di metri di distanza il grosso tronco dell’albero e vide nella penombra tre figure immobili, che guardavano fisse verso un’unica direzione, ovvero Konoha.
Erano avvolte in una mantello nero che copriva loro persino la testa, esattamente come loro, le ribelli.
Non volevano e non dovevano farsi riconoscere e questo le mise un briciolo di timore: il cuore cominciò a battere più forte mentre la consapevolezza che quelli potessero essere alleati di Orochimaru e quindi avessero intenzione di rapirla aumentava sempre di più, assillandole le mente.
 
Fece un respiro profondo e cominciò a correre rapida e silenziosa verso la quercia secolare, cercando di farsi coraggio: dopotutto, se Tsunade-sama le aveva affidato quella missione significava che avesse delle certezze per quanto riguardava i suoi alleati, non l’avrebbe mai esposta ad un rischio inutile…
 
Dopo quella rapidissima corsa, veloce come non lo era mai stata forse per la paura, Sakura si fermò dinnanzi alle tre figure, fissandole per qualche attimo senza muoversi o proferire parole, mentre anche loro facevano altrettanto: avevano persino il volto coperto, una sottile reticella gli consentiva di vedere davanti a sé ma era impossibile per l’interlocutore individuarli.
 
Non vedendo alcuna reazione da parte loro, la ragazza sporse dal mantello nero che la copriva la propria mano, sulla quale era appoggiata una provetta contenente un liquido verdastro: era un antidoto creato dalla miglior ninja medico del mondo, ovvero il capo delle insorte, che permetteva la guarigione da veleno di alcuni insetti tipici del deserto.
Quello era il modo per far comprendere ai suoi futuri alleati che si trattasse proprio di una kunoichi mandata da Tsunade-sama per quell’incontro, e l’antidoto era un segno di gratitudine per il rischio che avrebbero corso a loro favore.
 
Il primo dei tre individui prese la provetta e la osservò a lungo, per poi passarla tra le mani della figura alla sua sinistra, leggermente più alta e apparentemente robusta: la ragazza osservò ogni minimo movimento o suono, come le era stato ordinato, mentre il primo dei tre cominciò a parlare con voce roca e bassa, anche se era chiaro che non fosse la sua ma piuttosto un suono modificato in un qualche strano modo per renderlo ulteriormente irriconoscibile.
 
- Bene, avete rispettato l’accordo. Ora dateci le informazioni che ci servono. - 
 
 Quella voce fredda e quasi irreale mise un briciolo di suggestione alla giovane ninja, la quale esitò per qualche istante nel fornire la propria risposta ma prese coraggio e porse a quell’individuo incappucciato un altro oggetto: era un rotolo di pergamena, quello in cui erano scritte tutte le informazioni riguardanti Orochimaru in loro possesso.
 
- Qui è scritto ciò che sappiamo. Bruciatelo non appena avrete letto ogni cosa vi possa servire. -
 
Due frasi corte, concise ma chiare: questo era l’ordine impartitole da Kurenai, non avrebbe dovuto sbagliare in questo e lei lo sapeva bene.
L’individuo lo prese con gesti lenti e molto precisi, come volesse osservare ulteriormente i movimenti della ragazza, ancora non del tutto convinto di quanto stava accadendo.
Ancora una volta lo osservò con discrezione, come a voler controllare che non vi fosse alcun tipo di tranello, ma questa volta l’oggetto passò nelle mani dell’individuo di destra, leggermente più basso del precedente e dalla corporatura apparentemente più minuta.
 
- Faremo quanto ci è stato chiesto e porteremo a termine il nostro compito entro una settimana, non un giorno di più, non un giorno di meno. Qualsiasi cosa potesse accadere voi non siete autorizzate ad intervenire, vi chiediamo di restarne fuori almeno fino al termine della nostra missione. Saremo noi a farci vivi per primi e -
 
Ma le sue parole vennero interrotte da un piccolo e contenuto starnuto proveniente dalla figura alla sua destra: gli occhi di Sakura caddero immediatamente su quell’individuo, che si ricompose subito con fare veloce e quasi scattoso, mentre alla ragazza non era sfuggito nulla di tutto quello e ne colse ciò che era necessario.
Ora aveva la conferma che fossero loro, tuttavia il suo interlocutore non cessò di parlare nonostante quell’interruzione e continuò come nulla fosse.
 
- e riceverete nostre notizie nel più breve tempo possibile, per quanto riguarda la seconda parte. Per la prima parte della vostra richiesta faremo il possibile e potrete vederne i risultati voi stesse. -
 
Fece una piccola pausa, come ad assicurarsi che la ragazza che lo stava ascoltando avesse compreso ogni cosa: l’individuo fissò lo sguardo deciso e intelligente di Sakura e questo gli diede la conferma per poter terminare il suo discorso, consapevole che le sue parole non sarebbero state vane.
La kunoichi sapeva che la prima parte della loro richiesta era quella che le premeva di più, ovvero il salvataggio di Tenten, mentre la seconda riguardava ulteriori informazioni relative ad Orochimaru e al suo covo pressoché impenetrabile.
 
- Abbiate fiducia in noi, kunoichi di Konoha, e non vi deluderemo. Ma soltanto se sarete pazienti e attente potrete vincere questa battaglia. Non aspettatevi tuttavia un ulteriore aiuto da noi se non quello che ci avete richiesto, modifiche a questa missione potrebbero causare danni irreparabili che non abbiamo alcuna intenzione di arrischiare. Spero vi sia tutto chiaro. -
 
Ancora quella voce fredda squarciò l’aria come una frecciata fulminante, mentre la ragazza rifletteva mentalmente sulle sue parole: le avrebbero aiutate, questo era l’importante, ma non si sarebbero adeguati agli imprevisti, anche se dopotutto era legittimo da parte loro, considerata la posizione che ricoprivano.
 
La ragazza fece un cenno con il capo, dopodiché estrasse nuovamente la sua mano coperta da un guanto nero dal mantello scuro che la nascondeva, porgendo all’individuo un rotolo ed una provetta identici a quelli precedenti.
 
- Questi sono gli oggetti originali che avete richiesto. Non era prudente consegnarveli prima di esserci assicurate che foste realmente voi. -
 
Sakura non vide l’espressione del suo interlocutore ma era convinta che avesse quantomeno accennato ad un’espressione soddisfatta: l’intelligenza di quelle ninja era ormai nota e loro non potevano certamente smentirsi, tantomeno di fronte a dei potenti alleati come loro.
 
Dopo qualche secondo, Sakura scomparve dalla loro vista in una leggera nuvoletta bianca, le cui forme andavano sciogliendosi nell’aria come neve al sole, disperdendosi, mentre la kunoichi correva rapida nell’oscurità, diretta nuovamente verso il suo covo con un sorriso soddisfatto sulle labbra: stiamo arrivando, Tenten!
 
****
 
Il ragazzo col Byakugan camminava lento per i corridoi più bassi e bui di quello che era il quartier generale di Orochimaru, ovvero l’ex palazzo dell’Hokage: l’oscurità della notte avvolgeva ogni cosa e soltanto uno spiraglio di luce pallida della luna sembrava permettergli di vedere dove mettere i piedi.
 
Sembrava impassibile, come ogni volta, mentre utilizzava i propri occhi per muoversi in quell’oscurità senza alcun rischio, anche se la sua mente era affollata da una quantità di pensieri che nemmeno la sua eccezionale intelligenza era in grado di gestire.
 
Se continuo a pensarci finirò per impazzire! Com’è possibile che neanche un’ora in sua presenza mi abbia così sconvolto?! Non è da me, devo assolutamente riprendermi!
 
Si disse come a volersi ammonire da solo, mentre scuoteva la testa con disappunto e si avvicinava ad una grossa porta in ferro battuto.
Allungò la mano verso la maniglia, ancora dubbioso su quello che stesse facendo, ma dopo essersi dato nuovamente dello stupido l’afferrò e la mosse verso il basso, in modo tale da poter aprire quell’immensa porta ed entrare nella sala degli interrogatori.
 
Anch’essa era avvolta nella penombra, soltanto un raggio di luna entrava da una finestrella alta e sbarrata da alcune inferiate, permettendo soltanto un leggero ricambio d’aria ma lasciando comunque un’atmosfera sgradevole e pesante.
Le pareti umidicce e sudice erano sporche di macchie rossastre in più punti, segno evidente delle torture che erano state inflitte ai numerosi prigionieri malcapitati in quella stanza orribile.
Neji era abituato a quel genere di cose, considerando che sin dall’infanzia era stato costretto ad uccidere senza pietà, ma ogni volta che vedeva i segni di quell’odio sanguinario senza paragoni non poteva provare piacere, non ci riusciva.
Per quanto detestasse le kunoichi e tutti i problemi che causavano, quel macello lui non riusciva ad accettarlo e per questo aveva sempre chiesto di non far parte del gruppo degli interrogatori: e per sua fortuna l’avere un’abilità innata oculare gli aveva consentito di essere mandato direttamente in battaglia, cosa sicuramente meno ripugnante che far soffrire fino alla morte più lenta e dolorosa un prigioniero.
In battaglia uccideva senza ripensamenti, senza avere nemmeno il tempo di sentire la sua vittima urlare di dolore o cose simili: non si rendeva nemmeno conto di quello che faceva, era quasi un automa e questo bene o male lo aiutava a sopportare il fardello della guerra, per quanto gli facesse storcere il naso.
 
Il suo sguardo cadde su di una figura legata ad un grosso palo al centro della stanza: era immobile e teneva la testa chinata, mentre affianco a lei c’erano due uomini con la maschera da ANBU con una frusta e le mani sanguinanti.
Neji fece una smorfia appena accennata e si avvicinò ulteriormente, mentre questi gridavano improperi contro quella prigioniera che tuttavia non sembrava gemere di fronte a nulla, soltanto per non dargli soddisfazione: aveva numerose ferite lungo il corpo e sembrava parecchio malconcia, anche se non in pericolo di vita.
 
Uno dei due uomini le pose una domanda a cui lei non rispose e per questo la frustò con un colpo secco sulla schiena: a questo gesto lei alzò il volto dolorante verso l’alto, stringendo i denti per non urlare e mostrando tutta la sua sofferenza.
Neji si fermò immediatamente non appena vide quell’espressione sul volto della ragazza dagli chignon che aveva rapito, restandone piuttosto turbato: aveva sempre ignorato le torture che venivano inflitte alle kunoichi, ma in quel caso non era riuscito a trattenersi ed era dovuto scendere in quei bui sotterranei per vedere… Cosa le fosse successo.
Non sapeva spiegarsi nemmeno lui perché lo avesse fatto, o perché la sua mente stanca di vedere tanto sangue gli avesse imposto di constatare che non fosse morta, anche se in quelle condizioni non avrebbe resistito per oltre due o tre giorni, nel migliore dei casi.
 
Il secondo ANBU si stava avvicinando nuovamente a lei con fare minaccioso, le mani luride che lasciavano intravedere un colorito rossastro si illuminarono alla luce della luna e a quel punto il ragazzo non riuscì più a trattenere il suo istinto ormai impazzito: si avvicinò con uno scatto al ninja e gli fermò la mano con un gesto rapido e forte, impedendogli di colpire la ragazza.
Tenten aveva già socchiuso gli occhi, pronta a ricevere un altro doloroso colpo ma quando si rese conto che questo non arrivava socchiuse gli occhi, rimanendo stupita di ciò che aveva visto: quel ninja così abile che l’aveva rapita aveva fermato la mano già sanguinante dell’ANBU e gli aveva impedito di ferirla ancora.
L’unica cosa che la ragazza riuscì a pensare in quel momento era che sotto i raggi fiochi della luna quel ragazzo fosse davvero… Affascinante.
 
Oh ma cosa mi prende?! Non devo pensare a queste cose, è colpa sua se sono finita qui!
 
Si sforzò di restare impassibile e di non pensare al dolore che provava in tutto il corpo, mentre il ninja degli interrogatori fissava il ragazzo con uno sguardo alquanto contrariato.
 
- Cosa vuoi, Hyuga?-
- I vostri metodi non funzionano, mi sembra evidente che la ragazza non cederà mai in questo modo. Ci penserò io stesso. –
 
Disse quelle parole con una freddezza tale che chiunque avrebbe perso un battito nell’udirle, eppure lui sapeva che dovesse sembrare duro e determinato a farle del male per liberarsi di quei due e restare solo con lei… Anche se ancora non riusciva a spiegarsi perché avesse deciso di comportarsi in quel modo così anomalo, da parte sua.
Tenten ebbe un sussulto nell’udire quelle parole e cercò di trattenere il suo cuore che sembrava non avere più intenzione di battere: aveva paura, una terribile paura di quel ragazzo ambiguo e tremendamente forte… Sapeva che se avesse voluto, l’avrebbe uccisa in un sol colpo e quel suo gesto strano le metteva agitazione, come temesse realmente di restare sola con lui.
 
I due ANBU lo guardarono con sospetto, ma poiché era uno dei ninja giovani migliori che avessero decisero di non andare oltre e si dileguarono senza proferire altre parola, lasciandoli soli.
Neji fissava la figura malconcia davanti a sé senza sapere bene come comportarsi, come se quella fosse la situazione più ridicola che gli fosse capitata: non si era mai trovato davanti ad una kunoichi, le aveva sempre uccise senza ripensamenti e la consapevolezza di averla risparmiata per chissà quale motivo lo rendeva inquieto.
Dal canto suo, Tenten restava con il viso abbassato, cercando di capire cosa quel mezzo mostro avesse in mente di farle, trattenendo le labbra tremanti.
 
- Perché ti ostini a tacere, se tanto sai benissimo che morirai?-
 
Le chiese freddamente lui, con voce pacata ma non aggressiva: non voleva dirle quelle parole, non voleva spaventarla anche se ormai non poteva tirarsi indietro… Lui sentiva di voler sapere altro, da lei, ma in quelle circostanze non poteva perdere la sua autorità.
Lei aveva paura, tremendamente paura di quel ragazzo così affascinante che misteriosamente aveva deciso di risparmiarla da una morte atroce, ancora una volta e senza motivo…
Non capiva, e questo la infastidiva oltre che metterle più timore, ma qualcosa le diceva che lui non volesse davvero farle del male, così prese coraggio e gli rispose con tono sincero ma deciso.
 
- Perché io non tradirò mai le mie compagne… Non tradirò mai gli ideali che mi spingono a lottare… Non tradirò mai il luogo dove sono nata e le persone che mi hanno cresciuta. -
 
Le labbra le tremavano leggermente, nonostante si fosse sforzata di apparire sicura e determinata nel pronunciare quelle parole così piene di verità e di frustrazione.
Aveva paura, ma non si pentì affatto di aver detto quelle parole.
Neji rimase leggermente colpito da ciò che aveva udito: solitamente le prigioniere li insultavano, li maledivano o li accusavano di cose atroci e quant’altro, ma lei no, non aveva detto niente di tutto questo… Aveva parlato della sue gente, delle sue compagne e del suo paese, mettendo in evidenza quanto tenesse a loro e quanto fosse disposta a soffrire pur di mantenere intatti quei suoi ideali.
Non gli era mai capitato di incontrare una persona del genere, né tantomeno una kunoichi nemica che sembrava ostinata a voler tacere ogni segreto pur di difendere le persone che amava, mettendo a rischio se stessa prima di tutto con la consapevolezza di morire.
 
Lui le si avvicinò ulteriormente e le mise una mano sotto il mento, alzandole leggermente il viso con un gesto piuttosto delicato: la sua mano gelida sembrò quasi riscaldarsi al tocco di quella pelle morbida e tiepida nonostante la notte piuttosto fresca che ci fosse e rimase incantato per qualche istante nell’osservare quel viso ingenuo dai lineamenti perfetti.
La luce della luna le illuminava il volto, come a voler mettere in risalto la purezza di quell’anima e la pelle liscia e pallida, tanto da lasciarlo senza fiato per alcuni istanti ma cercò di non darlo a vedere…
Lei tenne gli occhi socchiusi, come ad aver timore di mostrarli a quel ragazzo che alternava momenti in cui sembrava intenzionato ad ucciderla e altri in cui sembrava quasi volerla proteggere.
 
- Non temi la morte, giovane kunoichi?-
 
Le fece quella domanda perché in realtà era quella che lo assillava di più: lui la temeva eccome, ogni battaglia era per lui motivo di insonnia poiché non sopportava l’idea di dover precipitare in un abisso oscuro e infinito da cui non avrebbe più potuto avere la possibilità di risalire.
Aveva paura della morte, lui anima dannata, e voleva sapere se anche quella ragazza così pura e delicata ne avesse timore.
Tenten rimase stupita di quella domanda, anche se se l’era posta molte volte, soprattutto da quando si era ritrovata in quella lurida prigione, incatenata mani e piedi senza la possibilità di salvarsi: ma nonostante la paura la sua risposta sarebbe sempre stata quella, chiara e concisa, al di là di tutto.
 
- No, perché ho qualcosa per cui vale la pena vivere. -
 
Non appena ebbe detto quelle parole con un tono della voce meno timido ma più dolce, la ragazza aprì gli occhi e mostrò il loro colore intenso ma chiaro allo stesso tempo alla luce della luna, lasciando che sul suo volto brillasse un’espressione non più di paura e sconforto ma di sicurezza e vitalità.
 
Neji non riuscì a trattenere un’espressione appena stupita nell’aver udito quelle parole così sincere e pure, così intense e forti da disarmarlo nonostante tutto: quel suo viso, quella sua determinazione, quei suoi occhi così veri in cui si stava letteralmente perdendo… Tutto questo lo faceva sentire impotente, cosa alquanto anomala per un ninja del suo livello.
Lei resisteva, sopportava e arrischiava la sua vita ogni giorno perché aveva qualcosa per cui valeva la pena vivere, non lottava per egoismo personale o per potere… No, quella sua anima pura e vera aveva qualcosa di molto più grande al suo interno ed era questo ciò che spaventava ed incuriosiva Neji più di ogni altra cosa: lui combatteva per se stesso, per sopravvivere, per obbedire ad un ordine… Non per un principio nobile, non per una causa che andava oltre l’egoismo personale come invece era per quella kunoichi…
 
Si guardarono per qualche istante, incapaci di parlare ancora o anche solo di pensare a qualcosa di razionale: i loro sguardi sembravano non riuscire più a distaccarsi, quell’attrazione che li aveva legati sin dal primo istante sembrava volerli unire senza esitazioni.
L’impassibile Hyuga non riusciva a spiegarsi il perché di quelle assurde emozioni e comprese che il solo modo per scoprirlo era che quella ragazza, quella bellissima e misteriosa kunoichi restasse viva… E vicina a lui, almeno per il momento.
 
Con un gesto rapido e quasi impercettibile tagliò le corde che la tenevano imprigionata mani e piedi a quel lurido palo, ancora insicuro su ciò che stesse facendo ma consapevole di non poterne fare a meno.
Lei rimase stupita di quel gesto e non reagì, anche perché non ci sarebbe riuscita neanche se avesse voluto: era così ferita e debole che le gambe le cedettero sotto il peso del corpo e si rese conto di cadere lentamente, socchiudendo gli occhi in preparazione alla botta che avrebbe preso, quando due braccia forti e muscolose la afferrarono prima che potesse ferirsi ulteriormente.
 
La giovane kunoichi sgranò gli occhi di fronte a quel gesto, così inaspettato e misterioso, mentre il suo cuore cominciava a battere più forte: ma per una volta non aveva paura di quel ragazzo, non temeva il suo kunai o le sue tecniche.
No, lei si sentiva protetta da quella forza anche se era consapevole del fatto che fosse stata proprio quella a trascinarla in quel sudiciume e affliggerla dalle ferite… Eppure, tra le braccia di quel ragazzo, di quel nemico, lei riusciva soltanto ad essere felice, in un modo masochistico ed incomprensibile persino a se stessa.
Aveva combattuto così tanto, aveva sopportato così tanto dolore da sola che l’idea che ci fosse qualcuno che potesse sostenerla, che potesse proteggerla, le rallegrava l’animo indebolito in un modo che lei non si sarebbe mai aspettato, non da parte di un nemico quantomeno.
 
Neji la prese tra le braccia con fare deciso e determinato, il volto impassibile che cercava di non lasciare trasparire nulla di ciò che internamente provava davvero: si sforzava di trattenere il battito accelerato del suo cuore al contatto con la pelle tiepida della ragazza, ma nonostante questo non ci riusciva.
 
Uscì dalla stanza con la prigioniera tra le braccia e si diresse verso la sua camera: fortunatamente, essendo un ninja particolarmente in gamba nonché uno dei più fidati di Orochimaru, Neji poteva godere di una stanza singola e personale, soltanto per lui, di conseguenza nessuno avrebbe mai notato il suo folle gesto.
Entrò nella propria camera, lasciandosi alle spalle lo scricchiolio della porta ed avvicinandosi al letto con passo deciso quanto insicuro: non sapeva bene cosa stesse facendo, l’unica sua convinzione era che accanto a quella ragazza lui si sentiva… In pace, una sensazione pressoché impossibile da provare in quelle circostanze.
 
L’appoggiò delicatamente sul proprio letto mentre lei restava immobile, stupita e sconcertata da quei gesti apparentemente così premurosi ma allo stesso tempo freddi e impuri: lo temeva, non sapeva cosa le avrebbe fatto ma la consapevolezza che l’avesse sottratta ad una seconda morte atroce, che l’avesse portata sino nella sua camera e l’avesse lasciata libera da prigioni o corde la turbava non poco, considerando che quel comportamento non fosse assolutamente normale.
 
Lui si sedette accanto a lei e dopo averla osservata per qualche attimo allungò la propria mano verso il suo viso e si avvicinò col corpo a lei, come a voler cercare ancora una volta quel calore inconfondibile e quasi essenziale che aveva provato prima, impossibilitato a farne a meno.
Lei d’istinto si coprì il viso con le mani, spaventata: quella situazione, per quanto le avesse dato una sensazione positiva sino a quel momento, era troppo strana ed ambigua per essere vera, per essere reale il fatto che quel ragazzo l’avesse davvero salvata per bontà e non per qualche suo piacere personale.
Non era raro, infatti, che le kunoichi rapite venissero violentate da quegli assassini prima di essere uccise ed in quel momento, tra dubbi e perplessità, quello fu l’unico pensiero che invase la mente della ragazza, impaurendola come non mai.
 
Neji si fermò a qualche centimetro da lei, restando apparentemente impassibile sebbene quel gesto inaspettato, dopo i rischi che lui aveva corso per portarla sin lì, lo avesse lasciato un attimo stupito, come se quelle sensazioni che aveva provato dinnanzi a lei fossero state soltanto frutto della sua immaginazione.
 
- Mi credi un mostro?-
 
Le chiese lui con voce contenuta ma non più caratterizzata da quella freddezza quasi disumana: la paura di lei era legittima e lui la comprendeva, ma il suo sfrenato orgoglio non avrebbe mai accettato un’incomprensione tale da parte della ragazza, non dopo tutto quello che aveva fatto!
Tenten allontanò leggermente le mani dal suo volto e scrutò il viso perfetto di quel misterioso ragazzo che le pareva più bello ogni secondo di più: era dubbiosa, non sapeva quali intenzioni avesse e non era da scartare l’ipotesi che volesse davvero farle del male…
Ma nonostante questo, qualcosa dentro di lei le diceva che quel ragazzo non era come gli altri, che non le avrebbe fatto del male, che non avrebbe cercato di ucciderla considerando quante volte l’aveva ficcata nei guai e poi salvata… Come se nemmeno lui fosse convinto di ciò che stesse facendo.
 
- N-No…-
 
Disse balbettando: aveva paura, la sua espressione lo lasciava chiaramente intuire, ma nonostante questo lei non riusciva ad odiarlo, anzi…
Neji comprese che le sue parole, per quanto fossero piene di timore,erano veritiere e questo gli riscaldò l’animo per qualche istante, portandolo a fare qualcosa che non avrebbe mai nemmeno lontanamente immaginato di fare.
 
Le sfiorò con delicatezza il viso perfetto e avvicinò il proprio volto a quello della ragazza con movimenti lenti, come se volesse darle il tempo di reagire nel caso non avesse voluto accettare quel gesto.
Tenten aveva gli occhi sgranati per lo stupore ma nonostante questo il suo corpo era paralizzato, totalmente incapace di muoversi nonostante avesse tutti gli arti liberi: fissava gli occhi del ragazzo con intensità, ancora indecisa ed insicura su quello che stava accadendo fin quando non sentì le sue labbra a contatto con le proprie.
 
Entrambi erano stupiti di quel gesto, ogni cosa in quella situazione gli pareva assurda ed impossibile ma nonostante questo loro erano lì, vicini, i loro corpi casti ma caldi che si cercavano ma mantenevano le distanze, mentre le loro labbra restavano unite e quasi inseparabili.
Fu un bacio casto ma delicato, di una dolcezza che nessuno dei due pensava di possedere, come fosse stato però il gesto più naturale del mondo.
Restarono immobili per alcuni minuti, tanto a lungo che gli sembrarono eterni, mentre nessuno dei due sembrava voler prendere l’iniziativa di interrompere quel momento così strano ma allo stesso tempo così magico.  

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Capitolo 5
*** Incontri di Cuori ***


La luna lentamente sembrava voler abbandonare quel cielo ormai divenuto luminoso, portando con sé le stelle più belle e luminose mentre il sole pian piano si ergeva, permettendo così all’alba di sorgere splendente come ogni mattina e pronta ad illuminare quella terra fin troppo afflitta e insanguinata.
 
Una fioca luce appena accennata filtrava da una minuscola finestrella, quasi un buco fatto nel terreno per permettere all’aria di entrare anche nei luoghi più fitti e nascosti, come volesse portare un briciolo di speranza anche dove era pressoché impossibile permetterle di vivere.
 
La giovane ninja dagli occhi lilla e luminosi camminava abbastanza tranquillamente per i corridoi semibui del loro nascondiglio, mentre era di guardia a quei sotterranei segreti dato che buona parte delle ninja erano impegnate nella missione che era stata pianificata per sottrarre ad Orochimaru alcuni rotoli importanti contenenti tecniche e segreti del Villaggio della Foglia, necessarie per la sopravvivenza delle kunoichi e della loro rivolta.
 
Lei era rimasta lì come guardiana, dato che possedendo l’abilità innata del Byakugan era in grado di tenere d’occhio un vasto territorio senza troppa fatica, mentre per un normale giro di ronda erano necessarie tre o quattro kunoichi, assolutamente essenziali in campo di battaglia per l’operazione che stavano facendo.
 
Ad Hinata non era dispiaciuto che l’avessero lasciata nel nascondiglio, dopotutto lei odiava le battaglie e l’idea di dover ancora uccidere la disgustava, le faceva provare un dolore al petto forte e lancinante quanto una spada conficcata nel cuore…
Lei amava la pace e la desiderava con tutta se stessa, e forse era l’unica cosa che le permetteva di non impazzire all’istante per quella situazione, ma sapeva che non avrebbe potuto averla, almeno non in breve tempo, e questo la rattristava ancora di più.
 
Senza contare il timore di perdere le sue amiche: Ino era stata scelta per la missione come vice-capogruppo, considerata la sua intelligenza e abilità e per questa aveva dovuto abbandonare quel luogo quantomeno sicuro arrischiando la propria vita.
Tenten era ancora nelle mani dei nemici in chissà quali condizioni, non buone certamente considerate le maniere di quei barbari e questo l’angosciava terribilmente…
Era tranquilla sono per quanto riguardava Sakura: era stata mandata all’incontro con quelli della Sabbia e questo le avrebbe impedito di prendere parte alla missione così pericolosa.
 
Non le era mai piaciuto mentire o fingere, specialmente con le amiche, ma in quel caso per quanto fosse stato difficile si era impegnata per tacere la verità a Sakura, sul perché il capo delle kunoichi avesse deciso di non mandarla in battaglia: non doveva rischiare, se l’avessero rapita per lei sarebbe stata una fine particolarmente dolorosa.
Hinata non sapeva perché Tsunade-sama tenesse tanto alla rosa, non sapeva nemmeno se sotto quell’ istinto protettivo ci fosse dell’altro a riguardo ma non si faceva troppe domande, quello che le importava era che una delle sue migliori amiche non rischiasse la vita e, quindi, non l’abbandonasse…
 
Un altro motivo per cui era rimasta lì, quello che ogni volta che ci pensava arrossiva come un pomodoro maturo, era che dovesse tenere d’occhio e occuparsi del prigioniero, di quel nemico che sembrava essere così importante da non doverlo uccidere, di quello che doveva essere spietato e crudele come gli altri, un assassino di kunoichi e insorgenti: questo era ciò che tutti dicevano di lui, questo era ciò che Hinata avrebbe dovuto pensare.
Invece per lei era semplicemente un ragazzo col viso d’angelo, i capelli biondi come il grano maturo e gli occhi color del cielo che sembravano racchiudere al loro interno la speranza di qualcosa di nuovo, di diverso, di migliore…
 
Naruto… 

Quel nome la faceva sussultare, di gioia e di imbarazzo, mentre lei stessa si trovava a disagio nel rievocare alla mente il ricordo dei momenti in cui gli porgeva del cibo e lo curava, mentre lui la ringraziava con un sorriso semplice ma armonioso, con sguardi puri e sinceri…
Quando aveva provato di spiegare tutto questo alla sua amica dai capelli lunghi e biondi, lei le aveva dato della stupida ingenua, dicendole che non poteva lasciarsi influenzare, o meglio abbindolare, da un bel ragazzo dagli occhi blu come se niente fosse, senza contare che fosse un pericoloso nemico nonché uno dei più fidati di Orochimaru…
 
Ma più la ragazza pensava al volto di Naruto e più si convinceva che non fosse così, che lui non avesse davvero a che fare con quei mostri, che lui non lo fosse…
Come poteva una creatura tanto pura essere cattiva?
Doveva esserci qualcos’altro sotto, quel ragazzo non aveva assolutamente niente in comune a quella serpe di Orochimaru e Hinata ne era convinta, per quanto tutti la pensassero al contrario…
 
Si strinse le mani al petto abbassando lo sguardo, come se in quel momento desiderasse con tutto il cuore che quel dolce ragazzo fosse al suo fianco e la sostenesse in quella battaglia, in quella sofferenza inutile…
Lei aveva le sue amiche, ma tutte quante prese dai loro problemi e nessuna era in grado di ascoltarla come avrebbe voluto, tutte si sfogavano con lei e la costringevano a portare il peso di tutte, come fosse utile soltanto a questo e per quanto lei fosse contenta della fiducia che le veniva data si sentiva oppressa e triste…
Talvolta veniva chiamata dal capo delle kunoichi e questa la consolava, la teneva con sé per un poco di tempo come a volerle far capire che lei ci fosse, che non l’abbandonava e che, in qualche strano e inspiegabile modo, lei sapeva del suo dolore e volesse starle vicino…
 
Era strano come Tsunade, pur essendo cresciuta dallo stesso maestro di Orochimaru, fosse pressoché l’opposto di lui: lei cercava di combattere in prima linea quando poteva, lavorava giorno e notte per studiare piani che non arrischiassero troppo le vite delle ninja ma soprattutto sembrava prendersi cura delle più giovani come Hinata, Sakura, Ino, Tenten e altre con fare materno, quasi avesse in loro più fiducia che in altre e in qualche modo gli volesse bene…
Mentre quella serpe non usciva mai dal suo palazzo, mandava scagnozzi da ogni parte e non si curava di cercare di liberare i rapiti, non gli importava delle perdite ma solo della vittoria: e più ci pensava e più Hinata si chiedeva come un cuore puro come Naruto potesse stare dalla sua parte.
 
Ad un tratto, sentì dei passi rapidissimi muoversi non molto distanti da lei e questo la risvegliò dai suoi pensieri: era stato un leggero fruscio, debole ma udibile all’orecchio attento della ragazza così lei aveva alzato velocemente la testa attivando la sua abilità oculare: scrutava ogni corridoio a decine di metri davanti a lei con attenzione, cercando di percepire ogni movimento mentre il suo cuore batteva a mille per la paura.
 
Avanzò lentamente, tenendo rigidamente un kunai tra le mani, pronta all’attacco quando sentì una presenza avvicinarsi rapidamente a lei e questo la fece scattare in avanti con velocità.
Non appena col Byakugan riconobbe una figura familiare che si avvicinava rapidamente a lei, la ragazza abbandonò quella tecnica e si preparò ad affrontare chi si trovava davanti: evidentemente il piano premeditato non aveva funzionato gran ché…
 
- Hinata dove sono tutte?! -
 
L’amica dai capelli rosa aveva il fiatone ed era corsa verso la ragazza dai capelli lunghi e neri con fare affannato, come avesse faticato sino a quel momento per arrivare sin lì: la sua missione era evidentemente terminata prima del previsto e questo aveva fatto sì che giungesse al nascondiglio prima del tempo designato per la fine della battaglia, così da consentirle di rendersi conto che quella situazione non fosse normale ma che fosse stata tagliata fuori in qualche modo…
 
Hinata fissava gli occhi di un verde acqua dell’amica con stupore, cercando di nascondere il rossore che già le stava infiammando il viso per quella situazione: sapeva che Sakura le avrebbe fatto così tante domande assillanti che lei alla fine avrebbe ceduto, dicendole la verità, ma non doveva cedere perché l’avrebbe messa in pericolo!
Ed era l’ultima cosa che voleva, così cercò di tacere il più possibile, per quanto le fosse difficile mentire e la cosa era piuttosto evidente…
 
- Al loro posto, Sakura… -
 
No, decisamente non sapeva mentire, nemmeno un po’.
La rosa la squadrò con fare quasi minaccioso, se non preoccupato mentre Hinata cercava con tutte le sue forse di non svenire per non dover essere colpevole di ciò che stava facendo: non doveva rivelarle quella missione, non doveva mettere a rischio la sua vita ma la sua purezza ed ingenuità l’ostacolavano con ogni mezzo possibile.
 
- Hinata, non sono nata ieri, lo vedo benissimo che qui non c’è nessuno a parte te e pochissime altre kunoichi! -
 
La giovane Hyuga arrossì imbarazza mentre cercava di ritrarre istintivamente il capo, come a proteggersi dall’aggressività dell’amica: Sakura non voleva né ferirla né spaventarla, ma quella situazione non le piaceva per niente e sospettava qualcosa già dal primo momento che era entrata.
 
Hinata mi nasconde qualcosa di sicuro, questa situazione è troppo strana e la nostra base si svuota in questo modo soltanto quando ci sono delle missioni in corso, quindi deve essere successo qualcosa mentre ero via perché sia accaduto questo senza che sapessi nulla!
 
Fissò l’amica con decisione fin quando non decise di sembrare ancora più dura del solito, per farla cedere più facilmente.
 
- Mi dici cos’è successo?! Perché sono andate tutte via così all’improvviso?! -
 
Hinata si rese conto che ormai non poteva più mentire alla sua migliore amica, che se anche avesse continuato quella sceneggiata avrebbe finito soltanto per litigare con Sakura e non avrebbe risolto nulla: anzi, avrebbe rischiato che la rosa facesse qualcosa di fin troppo avventato.
Sapeva di dove la trattenere, ma era anche consapevole del rispetto che nutriva nei confronti dell’amica e del fatto che, se fosse stata al suo posto, avrebbe preferito sapere la verità, così come era giusto che fosse…
Fece un respiro profondo, cercando di abbandonare quel colorito rosso assurdo in viso, mentre l’amica l’ascoltava con impazienza ed irritazione.
 
- Era stata prevista una missione per questa notte, le nostre compagne stanno attaccando un piccolo edificio che contiene dei rotoli molto importanti e cercheranno di rubarli… -
 
La ragazza fece una pausa per osservare l’espressione dell’amica, ma se ne pentì non appena vide il suo volto irritato e arrabbiato: Hinata sapeva che quella non fosse un’espressione di cattiveria quanto più di preoccupazione, dato che le sue amiche e compagne erano a combattere mentre lei era rimasta lì.
 
- Perché io non ne sapevo niente? -
 
La sua voce era tornata di un tono più basso e quasi moderato, come avesse compreso che l’amica le avrebbe detto la verità, nonostante leggesse sul suo volto una strana preoccupazione che non capiva…
 
Sakura osservava Hinata con occhi decisi ma non violenti e attendeva fremente la sua risposta, dalla quale avrebbe compreso il perché di quelle assenze ingiustificate.
La dolce Hyuga prese un poco di coraggio e continuò a parlare, rispondendo alla sua domanda con estremo sforzo e fatica: era fortemente combattuta, non voleva mettere in pericolo l’amica e in questo modo non solo stava disobbedendo agli ordini del capo delle kunoichi ma anche al suo intento di proteggere chi amava…
 
- Tsunade-sama voleva che tu restassi fuori da questa missione… L’ha reputata troppo pericolosa e non voleva esporti… -
 
Hinata abbassò il capo, come avesse confessato un crimine immenso mentre Sakura la fissava con occhi stupiti: non avrebbe mai immaginato che l’avessero tagliata fuori da una missione sono perché era “troppo pericolosa”: lei ne aveva portate a termine di molto più rischiose di un semplice furto, anche se la cosa non poteva sicuramente essere così semplice se la maggior parte delle ninja erano impegnate a portarla a termine.
 
Restarono immobili ed in silenzio per alcuni minuti, quando ad un tratto la rosa si infilò rapidamente i guanti con gesti precisi e duri: strinse il pugno destro con forza e decisione mentre lanciava all’amica un altro sguardo determinato, lasciandola priva di alcuna possibilità di parola mentre questa continuava a tacere di fronte a lei, speranzosa che non sarebbe accaduto nulla in quella situazione.
 
Dopo essersi preparata, Sakura si allontanò di corsa dall’amica, dirigendosi all’esterno del loro nascondiglio per andare a partecipare a quella missione evidentemente così pericolosa: non avrebbe permesso alle sue amiche di lottare e rischiare da sole soltanto perché non volevano che rischiasse…
Mentre correva, una domanda assillante le invadeva la mente, come un tamburo picchiettante tra i suoi pensieri.
 
Perché, Tsunade-sama? Lei conosce i miei sentimenti, sa quanto tengo alle mie amiche e a questa causa… Perché mi ha voluta tagliare fuori? Non è soltanto perché si fidava soltanto di me per mandarmi a quell’incontro, deve esserci dell’altro… Ma ora non ho tempo per scoprirlo.
 
Mentre quei pensieri le passavano nella mente, la ragazza correva rapida lungo le vie disabitate di Konoha, illuminata dalla luce appena sorta del sole mattutino.
 
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Hinata guardava l’amica allontanarsi di gran fretta, mentre il suo sguardo era ancora abbassato e le sue mani erano strette al petto come a voler rallentare i battiti del suo cuore, nella speranza di allontanare quell’angoscia e la consapevolezza che un’altra sua amica avrebbe rischiato la vita anche a causa della sua esagerata emotività.
 
Era immersa in quei pensieri quando udì un altro fruscio appena percepibile, come un sordo e cupo rumore di passi rapidi e troppo precisi per essere ben identificati.
La ragazza si sporse leggermente in avanti, come a voler constatare che fosse ancora la sua amica mentre tremava leggermente e nella confusione di pensieri e preoccupazioni che aveva in testa si era dimenticata di attivare il Byakugan, per essere più sicura di quello che stava accadendo.
 
- S-Sakura?-
 
Disse balbettando, come avesse voluto che quella fosse stata la realtà quando sentì una presenza avvicinarsi rapidamente a lei alle sue spalle: era stato un gesto così rapido che Hinata non era nemmeno riuscita a voltarsi, restando succube del suo assalitore.
 
Un corpo muscoloso sembrava aderire contro il suo mentre una mano forte le teneva immobili i polsi ed una le impediva di urlare, restando tuttavia delicata sulle sue labbra come non volesse farle male.
La ragazza ebbe un sussulto a quel tocco e rimase con gli occhi spalancati e intimoriti, mentre il ragazza dietro di lei restava immobile e non sembrava intenzione a farle a assolutamente nulla, anche se nella sua situazione avrebbe benissimo potuto ucciderla.
 
- Non temere, non voglio farti del male, Hinata… -
 
Il cuore della ragazza prese a battere ad una velocità impressionante udendo quel suono armonioso e caldo, mentre ogni cosa in lei restò paralizzata nella consapevolezza che fosse riuscito a liberarsi…
Non aveva paura di lui, era certa che davvero non le avrebbe fatto nulla pur avendone la possibilità ma questo non la distoglieva dal suo essere intimorita e tremante.
 
Naruto, al contrario, le stava accanto come volesse proteggerla, in realtà: sentiva quanto fosse piacevole restare ad ascoltare il battito del suo cuore, il suo dolce respiro, e sentire il suo calore a contatto con il corpo.
Il suo era quasi un abbraccio, piuttosto che un tentativo di immobilizzarla e questo la dolce ragazza l’aveva intuito, considerando che lui non stesse stringendo né la presa delle mani né della bocca.
 
Restarono immobili in quella posizione per alcuni istanti, come se entrambi non volessero che quel lieve ma dolce contatto si spezzasse e li abbandonasse di nuovo a quelle inutili battaglie, quando ad un tratto il silenzio venne rotto ancora una volta dalla voce sicura ma calda di Naruto.
 
- Nessuno vuole davvero la guerra, nessuno vuole dolore e sofferenze nel proprio cuore… Ma soltanto se lottiamo per ciò che amiamo potremo fermare questa spirale d’odio… Ma dobbiamo farlo insieme, Hinata. -
 
La ragazza restò colpita da quelle parole, dette con una calma e moderazione che potevano vagamente assomigliare ad una piccola dichiarazione, come se il ragazzo avesse voluto aprire il suo cuore a lei e rivelarle il suo desiderio più grande.
Ma ciò che la colpì di più fu il significato di quei suoni e la consapevolezza che non avesse sbagliato sul suo conto: Naruto non era cattivo, non era una serpe, non era un nemico in sé…
Era un ragazzo che voleva la paca, un ragazzo che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungerla e che odiava il dolore e le sofferenze come Hinata.
 
Erano due anime pure e delicate che finalmente si erano incontrate, riconoscendosi per ciò che portavano nel cuore e per l’obbiettivo comune che li ravvicinava, oltre che per due animi simili e altrettanto vicini.
Avrebbero lottato entrambi per porre fine alle sofferenze del Villaggio della Foglia e delle persone che amavano, ma questo sarebbe potuto accadere soltanto se entrambi avessero lottato con tutto il cuore.
 
Dopo qualche secondo, la ragazza sentì soltanto un rapido spostamento d’aria e le sue mani e la sua bocca libere da qualsiasi debole prigione: un lampo giallo era schizzato davanti a lei dirigendosi verso l’uscita, con la promessa che prima o poi quelle battaglie sarebbero giunte al termine.
 
Hinata si sfiorò con la punta delle dita la sua guancia destra, sentendo un leggero velo di umido sulla sua pelle liscia e morbida: quel ragazzo, quel biondo dagli occhi profondi le aveva fiorato il viso con le labbra come a volerle trasmettere tutta la sua comprensione e, forse, il suo affetto…
La ragazza rimase immobile per alcuni istanti, godendo di quel piccolo momento di affetto in cui non si era sentita sola e dopo poco il suo sguardo cadde ai suoi piedi, scorgendo una piccola collana.
 
Si abbassò per raccoglierla e notò una finissima catenina con un ciondolo a forma di rombo di una particolare pietra azzurrina: lo strinse tra le mani e se la mise al collo, nascondendola sotto i vestiti per impedire che qualcuno la notasse.
 
Te lo prometto, Naruto… Insieme.
 
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La mattina era ormai inoltrata ed il sole sembrava aver raggiunto la sua posizione ideale nel cielo azzurro, mentre la quiete del villaggio era interrotta da un suono metallico di spade ed armi che si scontravano non molto lontane da quello che era il palazzo dell’Hokage.
 
Shikamaru finiva di vestirsi in modo decente e presentabile all’interno della sua stanza, mentre guardava fuori dalla finestra le nuvole biancastre che sembravano trasmettergli una certa pace e tranquillità, anche se era consapevole che non fosse affatto così.
 
Era contento di non essere dovuto scendere in campo, ad affrontare nuovamente quelle kunoichi: si era limitato a studiare insieme al padre e a pochi altri abili ninja un piano sufficiente a proteggere quei maledetti rotoli che sembravano così importanti quanto inutili, quasi come se quella fosse semplicemente una sfida tra le due fazioni per vedere chi fosse in realtà il più intelligente.
 
Almeno non mi toccherà la seccatura di dovermi concentrare troppo, Kabuto mi affiderà una missione all’interno del palazzo e spero che non sia niente di troppo impegnativo, non ne ho assolutamente voglia…
 
Diceva tra sé e sé mentre usciva lentamente dalla stanza, dando un’ultima malinconica occhiata verso il suo letto perfettamente fatto e rifinito in ogni sua parte.
Si avviò lungo i corridoi, notando che l’edificio fosse particolarmente vuoto quella mattina: evidentemente la battaglia con le insorgenti era diventata piuttosto impegnativa, se Orochimaru aveva deciso un tale spiegamento di forze.
 
Nonostante fosse il suo “capo”, il ragazzo non ammirava per nulla Orochimaru: era troppo ironico quando parlava, talvolta persino poco serio e sembrava non gli interessasse della vita o della morte dei suoi collaboratori, anche se della sua sì naturalmente.
Shikamaru era un ragazzo piuttosto svogliato, ma gli importava dei suoi compagni e amici ed era forse per questo che si impegnava così tanto quando c’era da organizzare un attacco o una difesa: non voleva che ci fossero vittime inutili, non voleva che si spargesse altro sangue senza una forte necessità, non voleva che i suoi amici perdessero la vita a causa sua soprattutto.
 
Picchiettò leggermente con la nocche delle dita su di una porta lignea non troppo spessa, la quale doveva essere il divisorio tra le stanze di Kabuto e il resto dell’edificio: il confidente e collaboratore più fidato di Orochimaru aveva infatti stanze apposite e ben distanti dal resto dei ragazzi, come a voler significare il suo ruolo superiore rispetto agli altri: e questo sicuramente non poteva far altro che infastidire lui per primo, dato che in fatto di intelligenza non si riteneva assolutamente inferiore rispetto a quell’occhialuto vanitoso.
 
Non appena ebbe il consenso, entrò nella stanza dove trovò seduto ad un tavolo possente la figura di Kabuto, ritto sulla schiena e con il riflesso della luce che si specchiava sui suoi occhialini tondi: lo sguardo fisso sul Nara, deciso e quasi ironico, ed il ragazzo dovette impegnarsi per non fare una smorfia di disgusto nel vedere come quell’antipatico se li sistemasse sul viso.
 
- Sarò breve, Shikamaru Nara. La tua missione durerà all’incirca una settimana ma non dovrebbe essere troppo impegnativa o rischiosa, anche se ci sono dei “però”. -
 
Il ragazzo cercò di mantenere un’espressione quantomeno indifferente a quelle parole mentre si sforzava con ogni parte del suo viso per non sbadigliare: quando Kabuto diceva di voler essere breve, era proprio il caso di mettersi seduti a prendere un caffè per dargli il tempo di terminare la sua spiegazione.
Era sempre dettagliata e precisa, ma talvolta parecchio inutile.
 
- E’ giunto un ambasciatore dal Villaggio della Sabbia per la visita annuale che è consuetudine fare tra le terre ninja e resterà alloggiato qui per una settimana all’incirca: il motivo della visita è rinnovare le nostre prospettive di pace tra i villaggi e assicurarsi che non vi siano scorrettezze o ingiustizie all’interno, dato che se ve ne fossero la tranquillità tra i paesi non potrebbe essere garantita… -
- Quindi dovrò mentire e fingere. -
 
Dedusse rapidamente il ragazzo, con un’espressione che questa volta lasciava trasparire una certa irritazione: non gli era mai piaciuto mentire, né tantomeno dover far credere che la situazione nel suo villaggio fosse tranquilla e serena, considerando che fosse esattamente il contrario: erano in piena guerra civile e questo avrebbe sicuramente svantaggiato alla pace tra i paesi… Ma evidentemente Orochimaru aveva necessità di mantenere una specie di alleanza con la Sabbia per qualche motivo a lui sconosciuto e questo non gli piaceva per niente, anche se la sua mente acuta e fine avrebbe potuto comprenderlo senza troppe difficoltà dal presunto ambasciatore.
 
Kabuto si sporse maggiormente sulla scrivania, puntando i suoi occhi aguzzi e falsi su quelli neri e limpidi di Shikamaru, il quale sosteneva il suo sguardo senza troppa fatica.
 
- E’ necessario, giovane Nara. Se vogliamo mantenere la stabilità almeno con gli altri paesi è necessari che credano questo. Ho scelto te proprio per la tua risaputa impassibilità di fronte agli eventi, anche i più estremi e quindi ho ritenuto che fossi più idoneo di altri a mentire. Inoltre sei una ragazzo particolarmente intelligente e sono certo che non ti lascerai raggirare o ingannare da questo ambasciatore. -
 
Terminò con un sorriso ironico appena accennato, quanto bastava per far storcere il naso al ragazzo con un gesto quasi impercettibile, come a voler mettere in evidenza la sua contrarietà a quella missione assurda ed insensata.
 
Ascoltò con poca attenzione la lunga spiegazione di Kabuto su ciò che dovesse fare e non dovesse invece dire, mentre la sua mente vagava altrove alla ricerca di una spiegazione sul perché un uomo orgoglioso e pieno di sé come Orochimaru tenesse così tanto alla sua alleanza con la Sabbia: c’era sicuramente qualcosa sotto e lui l’avrebbe scoperto.
 
Uscì dalla stanza facendo appena un cenno di saluto al suo “superiore” e si diresse al piano terra dell’edificio, pronto per accogliere l’ambasciatore del Villaggio alleato con un sorriso falso sulle labbra e una marea di menzogne da dire per una settimana intera:
 
Che grande seccatura, e io che pensavo di non dovermi nemmeno impegnare!
 

La verità era che lui non volesse mentire, che non volesse per niente ingannare i suoi pseudo alleati in prima linea…
Ma gli ordini erano ordini e lui non aveva la facoltà di opporsi, sebbene la sua mente avesse potuto escogitare qualcosa per tirarsi fuori da quel pasticcio.
Ma abbandonare quella fortezza avrebbe significato schierarsi con le kunoichi, o quantomeno tradire i suoi compagni e lui non era disposto a questo, per quanto quella situazione lo ripugnasse.
 
Arrivò dinnanzi ad una porta rossiccia che precedeva l’atrio al palazzo e l’aprì con delicatezza, mentre cercava nella sua mente qualche frase gentile o di cortesia per accogliere un qualche individuo noioso o quantomeno vecchio, considerando l’incarico di rappresentanza che aveva: e questo sarebbe stato ancora più spiacevole, considerando che Shikamaru non sopportava i discorsi noiosi e da vecchi, per cui quella settimana sarebbe stata una noia totale, oltre che rivelarsi parecchio impegnativa…
 
Fece il suo ingresso nell’atrio con un’espressione che lasciava trasparire una certa svogliatezza ma non appena entrò nella stanza il suo sguardo cadde inevitabilmente su di una figura femminile seduta comodamente su uno dei divanetti rossi: lasciò che un certo stupore gli delineasse il viso nel rendersi conto che quella che si trovava davanti fosse una delle ragazze più belle che avesse mai visto e questo gli metteva una certa soggezione innaturale.
 
Scrutò con attenzione il resto della stanza, nella speranza di vedere qualche vecchio barboso in veste di ambasciatore con il coprifronte della Sabbia ma le sue speranze svanirono nell’udire una voce decisa e piuttosto forte.
 
- Sono io l’ambasciatore della Sabbia in visita a Konoha. Qualcosa ti turba? -
 
Il suo tono era stato piuttosto ironico, oltre che innervosito forse dal fatto che il ragazzo non l’avesse presa sul serio dal primo momento.
Shikamaru volse il suo sguardo verso la ragazza ed incrociò un paio di occhi intensi, di un verde smeraldo brillante che lasciava trasparire una decisione ed una forza che mai aveva visto in una donna: certamente non era il tipo di ambasciatore che si potesse aspettare.
 
Notò che aveva quattro codini di un biondo dorato, un grosso ventaglio appoggiato al fianco, segno evidente che fosse la sua arma, mentre un kimono di un blu scuro le ricopriva il corpo dai lineamenti evidentemente perfetti, lasciandola scoperta quasi interamente la gamba destra a causa di uno spacco vertiginoso.
Shikamaru dovette sforzarsi seriamente per non rimanere imbambolato da quella figura così perfetta ma che allo stesso tempo gli metteva un briciolo di timore: quella determinazione viva unita ad una bellezza rara lo mettevano parecchio in suggestione e dovette rendersi conto che effettivamente fosse lei l’ambasciatore, o meglio ambasciatrice, dato che aveva sulla fronte il coprifronte con il simbolo di Suna.
 
Accidenti, ma proprio una donna dovevano mandarci come ambasciatrice? E proprio a me dovevano affidare la missione di starle accanto e fingere per una settimana intera?? Che seccatura colossale…
 

- No assolutamente. Benvenuta. -
 
Disse il ragazzo con estremo sforzo, cercando di far uscire dalla propria bocca un suono moderato e quantomeno accettabile: prevedeva una settimana molto lunga ed impegnativa, specialmente se chi si trovava davanti era una donna.
Era molto tempo che non osservava una ragazza così da vicino e trovarsene davanti una piuttosto bella e allo stesso tempo piena di determinazione gli faceva uno strano effetto, come se da un momento all’altro avesse desiderato di scappare e scaricare quella missione a qualcun altro, anche se qualcosa dentro di lui gli intimava di continuare la commedia per chissà quale motivo…
 
- Bene, allora possiamo cominciare. -
 
disse di nuovo quella voce determinata e forte, mentre la ragazza si alzava quasi di scatto con movimenti rapidi ma precisi e si posizionava l’enorme ventaglio sulla schiena con una certa sicurezza: decisamente quella ragazza gli avrebbe dato filo da torcere, considerata la sua elevata decisione sia nei movimenti che nelle parole.
 
Questa si avvicinò rapidamente a Shikamaru, il quale stava mentalmente ripassando quale fosse il suo nome, cognome e se quello non fosse un assurdo sogno o scherzo del destino, quando lei si fermò a qualche centimetro da lui: i suoi occhi verdi fissarono quelli neri del Nara con una determinazione tale da mettere i brividi, mentre il ragazzo cercava di restarle impassibile per quanto fosse difficile di fronte ad un fisico mozzafiato ed una grinta da vendere.
 
- Io sono Temari Sabaku No.-
 
Disse scandendo bene le parole, come volesse che il ragazzo le memorizzasse senza troppa difficoltà mentre il suo sguardo lentamente ispezionava ogni centimetro del suo viso, analizzandone ogni forma ed ogni sfumatura come se qualcosa in quell’evidente svogliato l’attirasse, in qualche strano modo…
 
- Shikamaru Nara, piacere. - 

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Capitolo 6
*** Attacco a vendetta ***


Un’aria fredda e umida invadeva le strade di Konoha nonostante le prime luci dell’alba: il villaggio era ancora sommerso in gran parte della tenebre e nemmeno l’immenso palazzo ormai divenuto di Orochimaru sembrava risplendere dinnanzi alla luce del sole, ma al contrario restava nella penombra più totale.
 
Alcuni sordi ma precisi passi si muovevano nei corridoi dei piani più alti di quell’edificio, mentre una figura giovane dalla muscolatura ben evidente si avvicinava sempre più a quella che era la porta che conduceva nell’ufficio del capo del villaggio.
I capelli neri e leggermente scompigliati sulla nuca ricadevano sulle spalle del ragazzo quasi svogliatamente, come fossero succubi della forza di gravità e incapaci di reagire a qualsiasi stimolo, mentre gli occhi nerissimi restavano leggermente socchiusi, come se persino quell’accenno di bagliore potesse infastidirli.
Sul suo viso non v’era alcuna espressione, soltanto amarezza e indifferenza verso tutti coloro che lo circondavano e un esagerato odio che lo pervadeva ogni secondo di più senza un preciso motivo.
 
Sasuke sapeva che quell’oscurità nel suo cuore non lo avrebbe portato lontano, che lo avrebbe sì rafforzato nel fisico ma indebolito nello spirito ma nonostante questa consapevolezza, il ragazzo continuava a seguire le orme del fratello maggiore, come un automa a cui era stato impartito un ordine.
Era ritenuto un’arma preziosa per via della sua abilità oculare innata, lo Sharingan, che permetteva di fare cose inimmaginabili ma strettamente collegate alla morte e alla sofferenza…
 
Perché ancora mi riduco a fare questi pensieri? La mia vita è una spirale d’odio e sofferenza, non vedo perché le mie pene non debbano  essere anche degli altri.
In fondo, viviamo tutti in questo squallido mondo e se l’unica cosa che mi può dare pace è uccidere e veder soffrire, allora non esiterò a farlo per ricercare anche solo per un istante quella minuscola ed insignificante pace inesistente.
 

Sbatté rapidamente le nocche delle dita contro la robusta porta di legno e attese qualche istante, finché non sentì quella voce sottile ed irritante invadergli le orecchie: odiava Orochimaru, non poteva sopportare quel suo sorrisino ironico e il suo modo di dare ordini ma nonostante questo lo aveva allenato e cresciuto e non poteva negare il fatto che lo avesse reso più forte.
 
- Entra, Sasuke…-
 
La sua voce era più un sibilo di serpente che una normale vibrazione di corde vocali, i denti affilati e stretti tra le labbra facevano sì che il suono risultasse ancora più ottavato e puntiglioso.
Il ragazzo entrò senza ripensamenti e si fermò dinnanzi alla porta, senza avanzare di un solo passo verso quella serpe dalle conoscenze insuperabili.
 
Lo scrutava con quei suoi occhi gialli, le pupille sottili e verticali ed uno sguardo magnetico e pressoché insostenibile, se si considerava l’odio che stava dietro ad ogni singolo occhio…
I capelli lunghi e neri scivolavano sulla schiena senza ripensamenti mentre sul suo viso pallido e grigiastro si dipingeva un’espressione malefica, per non dire divertita.
 
Sasuke restava impassibile di fronte a tutto questo, ignorante delle vere intenzioni di quel suo capo assoluto e dell’incredibile potere che aveva su di lui, senza che il ragazzo potesse rendersene veramente conto e ribellarsi.
Restava ritto dinnanzi a lui, la spada affilata sulla schiena ed una specie di grande corda violastra in vita che assomigliava a quella di Orochimaru,  come a voler mettere in evidenza il fatto che in realtà quel ragazzo appartenesse a quella serpe più di quanto potesse immaginare.
 
- Mi avete fatto chiamare, mio maestro? -
 
Disse con tono atono e impassibile mentre un altro sorriso ironico e malizioso si dipingeva sul volto del tuo temibile capo.
 
- Ho una missione da affidarti, mio diletto, e non si tratta di qualcosa di troppo banale. -
 
Orochimaru sapeva come attirare l’attenzione del ragazzo, lo stuzzicava nel profondo illudendolo che le sue gesta omicide l’avrebbero fatto emergere dal baratro oscuro in cui stava precipitando.
 
- Ditemi. -
- Questa notte è stato attaccato l’edificio più a Est del villaggio, quello che conserva i Rotoli dei Serpenti e le insorgenti hanno tentato di rubarle, ma per fortuna i nostri strateghi sono riusciti a prevedere parte del loro attacco e questo ci ha permesso di fermale, o quantomeno rallentarle. Ora quella battaglia sta ormai volgendo al termine ma io ho bisogno che tu ti intrufoli all’interno del combattimento e rapisca una ragazza in particolare. -
 
Sasuke inarcò un sopracciglio nell’udire il verbo “rapire”: lui odiava risparmiare le sue vittime se non per farle soffrire di una morte atroce ma sapeva che quando Orochimaru gli affidava una missione del genere per lui non ci sarebbe stato nessun divertimento, senza contare il fatto che avrebbe dovuto sforzarsi di non dare il massimo per mantenere in vita una di quelle inutili prede.
 
Il suo maestro, al contrario, a quel pensiero si era fatto più serioso, come se la persona di cui stessero parlando avesse un qualche collegamento con lui o quantomeno gli si avvicinava e questo non poteva che interessarlo maggiormente.
 
- Solo rapire? -
- E’ necessario, Sasuke. La ragazza che dovrai portare nelle nostre prigioni ha i capelli rosa e occhi di un verde acqua molto chiaro. Dovrai fare attenzione con lei, per quanto potrebbe sembrare una kunoichi innocua in realtà le sono state trasmesse delle potenzialità non da sottovalutare, sempre che lei se ne sia resa conto. -
 
Il ragazzo ascoltò con la solita indifferenza, come se quello che il suo maestro gli avesse appena detto non lo interessasse per nulla, tantomeno lo preoccupasse.
Fece un lieve cenno con il capo per poi allontanarsi da quella stanza e chiudere la porta con aggressività, mentre l’uomo alle sue spalle lo guardava uscire con una maliziosità terrificante nello sguardo.
 
Sarai presto mia, cara Tsunade… Haha!
 
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A qualche chilometro da quell’immenso palazzo rossastro, una sanguinosa battaglia si stava lentamente consumando nei pressi di un piccolo edificio che nonostante le ridotte dimensioni nascondeva al suo interno un tesoro particolarmente prezioso e bramato.
Era l’ennesimo scontro, l’ennesimo spargimento di sangue ma a quanto pareva tutto questo sembrava terribilmente necessario…
 
Le giovani kunoichi attaccavano e difendevano con una certa abilità mentre contro di loro si avventava un piccolo esercito di shinobi pronti a sterminarle senza esitazione e a porre fine a quello scontro.
Il sole era alto nel cielo ma ciò che malinconicamente poteva illuminare era soltanto la consapevolezza che di lì a poco tempo quel villaggio sarebbe stato raso al suolo dalla furia omicida dell’odio e della disperazione da ambo le parti.
 
Una delle capogruppo più abili delle insorgenti era riuscita ad entrare furtivamente nel piccolo edificio sgozzando senza ripensamenti due ninja che le si erano parate davanti, pronti a fermala ma senza successo: la sua pelle pallida e gli occhi rossi risplendevano alla luce fioca del sole che penetrava per mezzo di alcune piccole finestrelle laterali mentre i suoi passi agili e veloci si facevano largo tra i nemici che tentavano di fermare la sua folle corsa.
 
Un uomo stava per colpirla con un kunai ma lei riuscì a schivare il colpo flettendosi di lato e con un rapido colpo lo aveva stordito, colpendolo alla nuca mentre si preparava a ricevere un altro avversario davanti a sé. Lei fece per sferrargli un forte pugno sul viso quando questo riuscì ad immobilizzarle il braccio con una mano e stava per contrattaccare con un potente calcio quando la figura di lei si smaterializzò in una nuvoletta di petali rosa, lasciando il nemico stupito ed incerto sul da farsi.
Non fece in tempo a voltarsi che alle sue spalle la donna lo aveva colpito in pieno sulla schiena con un calcio ponderoso e lo aveva scaraventato contro la parete opposta, frantumandola.
 
Si era fermata a prendere fiato qualche attimo, mentre ansimava leggermente per la corsa e lo sforzo che aveva compiuto mentre nella sua mente continuava a maledirsi: lei non voleva odiare quegli uomini, non voleva colpirli o ferirli ed era per questo che, sebbene continuasse a combattere per una buona causa, cercava sempre di evitare di ucciderli… Ma nonostante questo malediva il suo buon animo pietoso perché era consapevole del fatto che un nemico in meno ucciso significava un pericolo in più per le altre kunoichi, un pericolo che i suoi avversari avrebbero eliminato senza tanti ripensamenti.
 
- Tecnica del controllo dell’ombra. -
 
La donna non fece in tempo a reagire che ogni parte del suo corpo risultò bloccata e impossibilitata a muoversi: l’ombra sotto i suoi piedi si era misteriosamente allungata sino a giungere al corpo muscoloso di un membro del clan Nara, il quale restava inginocchiato a terra con le mani in una data posizione per tenere attiva quella tecnica.
 
- Accidenti! -
 
Sibilò la donna tra i denti mentre vedeva che il nemico si alzava minaccioso e la guardava con fare indeciso, per quanto le sue intenzioni fossero chiare, mentre lei non aveva idea di come liberarsi da quella situazione.
 
- Non puoi salvarti da questa tecnica, abile kunoichi. Il tuo destino è segnato e per quanto io non desideri la tua morte sono costretto ad eliminarti per una giusta causa. -
 
Le parole forti e roche dell’uomo giunsero alle orecchie della donna come un forte insulto, tanto che lei si irrigidì ed il suo sguardo si fece più cattivo, come se quella che poteva sembrare una confessione di pietà fosse stata per lei motivo di forte irritazione.
 
- Voi siete solo degli assassini! Non combattete per nessuna causa, siete tutti delle marionette nelle mani di quella serpe!! -
 
Il suo era un grido disperato, ormai consapevole che la morte le stesse venendo incontro ma nonostante la sua forte accusa, l’uomo non si scompose più di tanto e cominciò ad avanzare rapido verso di lei: il fatto che Orochimaru fosse una serpe lo condivideva, ma l’idea che loro fossero delle marionette gli pareva soltanto un’accusa infondata per distrarlo, tipica delle kunoichi.
 
Stava per trafiggerle il petto con un kunai quando una serie di serpenti lo aggredirono improvvisamente e lo scaraventarono a parecchi metri di distanza, costringendolo a disattivare la tecnica del controllo dell’ombra e impedendogli così di uccidere la donna.
 
La mora si voltò di scatto verso quella direzione e vide l’amica dai capelli viola ritrarre il proprio braccio e ridargli una forma umana, mentre le teste di serpente andavano diminuendo e rimpicciolendosi fino a scomparire.
 
- Ti devo una favore, Anko. -
- Figurati, Kurenai! Ora occupati dei rotoli, al Nara ci penso io. -
 
E così la mora riprese la sua corsa all’interno del piccolo edificio alla ricerca di quei misteriosi ed importantissimi rotoli, mentre la seconda capogruppo dai capelli viola e le tecniche di serpente ingaggiava un furente combattimento contro il più abile del clan Nara.

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Appena fuori dall’edificio, altri scontri si stavano verificando senza tregua ormai da tempo senza riuscire a volgere al termine.
Una kunoichi dalla chioma lunga e bionda stava disperatamente lottando contro un ragazzo dai capelli corti e neri, mentre la sua pelle bianca e quasi priva di vita risplendeva alla luce del sole conferendogli un qualcosa di magico e terribilmente affascinante.
 
Tuttavia, Ino cercava di restare concentrata sui suoi movimenti per non venire ferita mentre con il kunai parava di continuo dei colpi rapidi e precisi, cercando di mantenere la calma e non farsi prendere dal panico: era più di un’ora che si stava scontrando con quel ragazzo e ogni volta che le sembrava di essere riuscita ad avere la meglio su di lui, questo si rialzava e continuava il combattimento come nulla fosse, come non sentisse il peso della stanchezza che invece incombeva minaccioso sul corpo esile e perfetto della ragazza.
 
Se continuiamo di questo passo non riuscirò più a reggere il confronto con lui, mi sta sfinendo devo trovare un modo per poter utilizzare la mia tecnica!
 
Dopo pochi minuti, il ragazzo dall’espressione impassibile e completamente fuori dal mondo sferrò un rapido calcio sul petto di Ino e questa non riuscì a pararlo, tanto che cadde all’indietro sbattendo contro il cemento della strada quasi completamente distrutto.
Per qualche attimo la paura la invase ma non appena il nemico tentò di ferirla a morte con un kunai, la ragazza riprese coscienza di sé e schivò l’attacco con uno scatto rapido verso l’esterno e lanciandogli con rapidità un kunai a sua volta.
 
Il ragazzo lo deviò con la propria arma e quando stava per partire di nuovo al contrattacco, una presa forte e decisa alle sue spalle lo immobilizzò, impedendogli di utilizzare le braccia e di conseguenza anche le gambe: lui non si scompose nonostante la forte presenza dietro di sé e si stupì di come una semplice e giovane ragazza  possedesse così tanta forza da immobilizzarlo senza troppa difficoltà.
 
- Svelta Ino! Usa la tua tecnica! -
 
La bionda si rialzò rapidamente ed incrociò lo sguardo deciso della compagna dietro all’avversario: i suoi occhi brillavano di una rabbia intensa, ma non colma d’odio o rancore quanto più di dispiacere e preoccupazione: non voleva che anche quella sua amica rischiasse la vita, non voleva perdere anche lei perché sapeva che non avrebbe retto un colpo del genere…
 
Ino guardò Sakura con un briciolo di disprezzo e nervosismo per aver disubbidito agli ordini impartitole ma nonostante questo non poteva non essere felice di vederla lì con lei, sana e salva.
 
- Sakura cosa diavolo ci fai qui?! Tu dovresti -
 
Ma la sua voce irritata e disperata allo stesso tempo venne interrotta da quella decisa della rosa, la quale aveva cominciato a faticare nel tener immobile l’avversario che aveva bloccato e le rispose con tono irruente e quasi aggressivo.
 
- Io non potevo lasciarvi sole! Credevi davvero che non mi sarei accorta di essere stata tagliata fuori?! Non sono così stupida! -
 
Quella mancanza di fiducia che leggeva negli occhi azzurri dell’amica la faceva imbestialire, tanto che aveva stretto la presa sulle braccia del ragazzo facendolo gemere passivamente mentre Ino continuava a sostenere il suo sguardo, incredula e indecisa sul da farsi: lei aveva fiducia in Sakura più che in ogni altra kunoichi, ma non voleva metterla in pericolo e se il loro capo non voleva esporla ad un tale rischio doveva sicuramente esserci una motivazione di fondo.
 
- Non è questione di stupidità Sakura! La questione è che non volevamo metterti in pericolo! Non sopporterei di perdere un’altra delle mie amiche… -
 
Il suo tono di voce da freddo e duro era andato affievolendosi sempre più, fino a diventare quasi una supplica e quel suo atteggiamento intenerì l’amica, la quale fece fatica a mantenere la sua posizione determinata mentre quelle parole così sincere e dolorose non lasciarono indifferente il ragazzo davanti a lei: si era stupito del suo tono di voce e di come una ragazza così forte e determinata come la bionda si fosse improvvisamente raddolcita per via dei sentimenti, cose alquanto sconosciute a quel ragazzo impassibile e apparentemente privo di emozioni.
 
Sakura cercò di riprendersi da quel momento di commozione, rendendosi conto che non fosse assolutamente il momento adatto per riflettere sui loro sentimenti così riprese un tono più deciso nei confronti della compagna.
 
- Ora non c’è tempo per queste cose Ino! Usa la tua tecnica su di lui prima che ne arrivino altri! -
 
La bionda si riscosse dai suoi pensieri e per quanto le dolesse il cuore per quella questione, concordò con l’amica sulla pericolosità della situazione e si rialzò in piedi decisa, puntando il suo sguardo determinato contro gli occhi ancora impassibili del nemico davanti a lei.
 
- Tecnica dello Sconvolgimento Spirituale! -
 
Il nemico ancora bloccato dalle braccia forti e robuste della rosa restò per qualche attimo con lo sguardo impassibile davanti a sé, fin quando non si rese conto che qualcosa dentro di lui era cambiato, come se una nuova presenza si fosse annidata nel suo corpo e lo privasse della sua volontà.
Guardò con un briciolo di timore la ragazza bionda davanti a sé, ora inginocchiata e con gli occhi chiusi e pian piano sentì la presenza della rosa allontanarsi da lui: non appena Sakura si fu avvicinata al corpo di Ino, il ragazzo tentò di muoversi per attaccare o scappare ma si rese conto di non essere più padrone dei propri movimenti, anzi, non riusciva nemmeno a rendersi conto di cosa stesse realmente facendo.
 
Ino all’interno del corpo del ragazzo si paralizzò improvvisamente, come se venendo a contatto con la sua anima più intima fosse stata scossa da qualcosa di impareggiabile ed incomprensibile, restandone sbalordita.
Sakura si accorse di quella situazione e guardò l’amica con un certo stupore, senza capire cosa stesse succedendo.
 
- Ino che succede?! -
 
Le chiese gridando, come ad incitarla a muoversi perché quella situazione le piaceva sempre meno ma la bionda all’interno del nemico continuava a rimanere sconvolta per ciò che il ragazzo le trasmetteva, o meglio non le trasmetteva…
 
- Questo ragazzo… Non ha… Non ha sentimenti. -
 
Le sue parole uscirono tremanti dalla bocca del ragazzo, come se quella scoperta l’avesse davvero lasciata particolarmente stupita: era impossibile, secondo lei, che una persona specialmente se giovane e in piena fase adolescenziale non provasse nulla, assolutamente nulla…
Né odio, né disprezzo, né amore, né amicizia, né pietà, né sofferenza…
 
Come può non sentire niente in una situazione come questa? Come può non provare paura di fronte alla consapevolezza della morte? Ma soprattutto, come fa a non essere triste o afflitto per queste inutili e sanguinose battaglie?!
 

La ragazza non riusciva a spiegarsi il perché, a differenze di tutte le altre volte in cui aveva utilizzato quella tecnica, non sentisse assolutamente alcun tipo di sentimento nel cuore e nell’animo di quel ragazzo così impassibile e freddo.
Anche la rosa restò leggermente stupida di quell’affermazione ma si riprese velocemente, conscia del pericolo che stessero correndo e così urlò all’amica con fare quasi sgarbato.
 
- Non è importante adesso, muoviti! -
 
La bionda cercò di riassestarsi, focalizzando di nuovo il suo obbiettivo e fece sì che il ragazzo estraesse dal borsello un kunai, per poi appoggiarne la punta contro il petto, pronto a “trafiggerselo” senza troppi ripensamenti.
Ino era abituata a percepire una paura immensa in quei casi, sentimenti così forti che spesso si trovava in difficoltà nel “far suicidare” i suoi avversari ma ancora una volta non percepì alcun tipo di emozione in quel corpo freddo, quanto più totale indifferenza anche di fronte alla perdita della vita.
 
Il ragazzo teneva immobile il kunai sul suo petto senza fare alcun movimento, come se Ino al suo interno non avesse davvero la forza di togliergli la vita: le faceva pena, tenerezza vedere come un essere umano non provasse sentimenti, come fosse stato indotto a cancellare ogni traccia del proprio essere per colpa di guerre e battaglie…
Ucciderlo sarebbe stato come impedirgli per sempre di provare le cose più belle che la vita offrisse, privarlo della libertà di amare e di odiare, privarlo della sua stessa anima e personalità.
 
Sakura si accorse dell’indecisione dell’amica e stava per ribattere qualcosa quando udì un frusciare rapido dietro di sé e si voltò di scatto, parando un calcio aereo che stava per investirla in pieno volto: il suo sguardo si incrociò con quello del suo assalitore e ne rimase profondamente colpita, come se tutto d’un tratto non esistesse più niente attorno a lei se non quel paio di occhi scuri e profondi quanto il mare più inquieto e calmo allo stesso tempo.
Era un misto di apparente quiete e turbolento nervosismo: quegli occhi erano lo specchio del mare calmo prima di una tempesta.
 
Sasuke non fece caso alla ragazza che si trovava davanti né tantomeno a ciò che aveva sentito nel vedere il suo viso ingenuo e così maledettamente dolce. Lui non conosceva la dolcezza, la purezza e la bontà che quella ragazza rappresentavano e per questo si innervosì ulteriormente, convincendosi che dovesse portare a termine quella noiosa missione nel più breve tempo possibile.
 
Sakura lesse nel suo volto inespressivo qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegarsi, qualcosa di misterioso e terribilmente affascinante allo stesso tempo, qualcosa che non le era mai capitata con nessun altro ragazzo prima d’ora: sentì il cuore avvampare di fronte a quel viso perfetto ma scalfito da un dolore intenso e contenuto, il suo respiro si mozzò nell’istante in cui la sua mano venne a contatto con il corpo del ragazzo e tutto questo non fece altro che lasciarla disarmata di fronte ad un angelo indemoniato.
 
Tuttavia, ebbe paura di quegli occhi troppo profondi per riuscire a restarci a galla così strinse forte la mano destra e si preparò a colpirlo con quanto più forza avesse: lanciò il suo braccio in avanti ma il suo potente pugno venne prontamente schivato dal ragazzo, il quale restò un attimo stupito dalla forza di quel pugno e rapidamente le diede un piccolo colpo sul collo con il dorso della mano.
 
Sakura si sentì lentamente abbandonare dai propri sensi e mentre la vista si annebbiava e sentiva il suo corpo cadere inevitabilmente a terra, il suo sguardo incontrò per un ultima volta quello freddo ma profondo del ragazzo, il quale la osservò svenire a terra con un’apparente indifferenza che tuttavia faticava a nascondere alcune perplessità: quello sguardo così puro e benevolo lo aveva colpito, in un certo senso, anche se lui non se ne rendeva conto, anche se lui non lo avrebbe mai davvero accettato.
 
Prese sulle spalle il corpo privo di sensi della ragazza e dopo aver lanciato un’ultima occhiata al suo compagno impossibilitato di difendersi fece un rapido scatto in avanti e prese a correre velocissimo, zigzagando in quella battaglia a cui lui non aveva assolutamente intenzione di prendere parte: non gli importava della vita dei suoi compagni o suddetti “amici”, non gli importava nemmeno dell’esito di quella battaglia e del fatto che quel moretto sarebbe potuto morire sotto le mani delle kunoichi, mentre un suo intervento avrebbe potuto salvarlo.
 
Semplicemente non pensò a nulla, si limitò a correre rapidamente ed inosservato verso il palazzo del suo maestro e signore, mentre il moro prigioniero della bionda lo guardava allontanarsi senza provare nulla.
 
Dopo qualche istante, il giovane ninja si ritrovò finalmente libero nel proprio corpo e sentì che la presenza della ragazza era svanita da dentro di lui, come avesse deciso di risparmiarlo per chissà quale motivo: davanti a lui, il vero corpo di Ino si rialzava con decisione e con altrettanta convinzione si dirigeva all’inseguimento di Sasuke, nella vana speranza di raggiungerlo e liberare quell’amica per cui aveva tanto temuto.
 
Il moro restava immobile, con ancora il kunai davanti al petto, come se nonostante la sua libera volontà non riuscisse a fare un singolo movimento: era rimasto sconvolto da tutte quelle sensazione ed emozioni che aveva provato mentre la ragazza aveva preso possesso del suo corpo e non riusciva a spiegarsene l’origine, il perché.
Guardava con sguardo perso nel vuoto davanti a sé, cercando di spiegare razionalmente quell’insieme si sensazione che la bionda gli aveva involontariamente trasmesso quando aveva preso possesso della sua volontà ma più si sforzava e meno riusciva a capire.
 
Dopo qualche istante riprese coscienza di sé e rimise il kunai nella sacca sul suo fianco, mentre il suo sguardo ancora spento ed inespressivo fissava davanti a sé, nella direzione in cui Ino era corsa via e soltanto una cosa gli frullava nella mente ormai confusa.
 
Devo rivederla.

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- Come sarebbe a dire “Sakura è stata rapita”?! Avevo ordinato che non si avvicinasse a quel campo di battaglia!! -
 
Le urla del capo delle kunoichi echeggiavano in tutti i sotterranei: la donna bionda era in piedi con le mani appoggiate con foga sulla propria scrivania, mentre un velo di rabbia ed esasperata preoccupazione si notava sul suo viso perfetto: gli occhi erano aperti e brillavano di una luce rabbiosa, come se in quel momento stesse maledicendo mentalmente il suo peggior nemico.
 
Davanti a lei c’erano le due capogruppo insieme ad Ino, mentre Shizune restava al fianco della bionda con il viso leggermente rattristato: vedeva nel volto della sua maestra una disperazione che soltanto lei poteva comprendere, una paura angosciante sembrava pervadere quella donna così forte tanto da renderla vulnerabile a qualsiasi cosa, in quel momento.
 
Ino restava con la testa leggermente abbassata e lottava contro se stessa per non piangere: si sentiva responsabile di quello che era accaduto, avrebbe desiderato soltanto essere stata lei a venir rapita e non quella compagna a cui aveva mentito nel vano tentativo di proteggerla.
Si sentiva impotente ed inutile, tanto che la sua solita alta autostima sembrava aver ricevuto un colpo particolarmente duro… anche se in realtà era il suo cuore a dolere di più.
 
- E’ arrivata all’improvviso, non c’è stato modo di fermarla e il suo rapimento è stato altrettanto rapido, non siamo riuscite ad intervenire in tempo, ci scusi.-
 
La voce decisa ma moderata di Kurenai sembrò quietare momentaneamente l’atmosfera, mentre la ragazza dagli occhi cerulei dietro di lei stringeva i pugni con quanta più forza aveva, appellandosi a tutta la sua buona volontà.
 
Non è colpa vostra, non è colpa vostra! E’ soltanto mia, sono io che non l’ho fermata, sono io che non mi sono imposta nel modo giusto al momento giusto ma ho lasciato che i sentimenti prevalessero su di me… E sono io che non sono riuscita a liberarla dalle grinfie di quel moretto… E’ tutta colpa mia!
 
Ino stava cadendo nella disperazione più totale, tanto che non udiva nemmeno più la voce possente e decisa del suo capo che continuava a sbraitare, cercando invano di darsi un contegno, mentre tutti i suoi sensi di colpa pian piano si risvegliavano affogandola e sottomettendola ad un dolore forte quanto puro ed intenso: l’idea che un’altra delle sue migliori amiche fosse in mano ai nemici, prigioniera e probabilmente destinata ad una dolorosa e terribile fine, la distruggeva.
 
I suoi occhi cominciarono a tremare mentre le lacrime le inondavano le palpebre senza che lei riuscisse a fermarsi: alzò il viso disperato e mentre quelle gocce pure e disperate le rigavano le guance cominciò a singhiozzare, lasciando stupiti tutti i presenti, fuorché Tsunade.
 
- E’ colpa mia, Tsunade-sama… Se la prenda con me, sono io che non l’ho fermata… Punisca me la prego! -
 
I suoi occhi supplicanti fissavano quelli ambrati della donna con una tale disperazione che chiunque ne sarebbe rimasto colpito: le pupille dilatate, la luce che pian piano andava spegnendosi sul viso e le lacrime che uscivano così impetuose da rovinarle il viso, mentre alcune gocce cadevano sul pavimento senza tregua.
 
Tsunade la osservò con espressione seria ma meno fredda rispetto al solito e continuò a guardarla con occhi quasi dolci, come volesse consolarla con il solo sguardo ma la sua carica glielo impedisse: soltanto lei poteva comprendere quel dolore e non avrebbe mai punito una ragazza dai sentimenti puri come Ino.
Nel frattempo, le due capogruppo si erano voltate verso la ragazza e la osservavano leggermente stupite e contrariate, come non approvassero quella reazione emotiva fin troppo esagerata in un contesto come quello, tanto che Anko intervenne bruscamente.
 
- Yamanaka! Devi darti un contegno, tu-
- Lascia perdere, Anko.-
 
La rimproverò duramente Tsunade, la quale continuava a tenere lo sguardo rivolto verso la ragazza.
 
- Non punirò nessuno, tantomeno te, Ino. La colpa di quanto accaduto è soltanto mia… Potete andare. -
 
E così dicendo, le due capogruppo uscirono dalla stanza senza proferire altra parola, mentre Anko lanciava un’occhiata piuttosto aggressiva verso la giovane kunoichi che ancora restava incantata dallo sguardo sincero e dolorante del suo capo.
 
- Tsunade-sama…-
 
Non sapeva come reagire alla magnanimità della donna, non sapeva cosa dire o fare se non continuare a mostrare quanta stima avesse in lei e quanto comprendesse i suoi sentimenti.
Ad interrompere quelle sue parole tremanti fu lo sguardo severo di Shizune, la quale le fece cenno di uscire da quella stanza e così la ragazza obbedì, lanciando un ultimo sguardo dispiaciuto e umiliato verso il capo delle kunoichi.
 
Non appena Ino ebbe abbandonato quella lurida stanza che fungeva da ufficio, la bionda donna si lasciò cadere pesantemente sulla sedia dietro di lei, tenendo una mano nervosamente appoggiata sulla fronte come a sforzarsi di pensare in modo razionale, quando invece il suo cuore le imponeva di piangere: aveva invidiato Ino, qualche attimo prima, perché lei aveva potuto esprimere le sue emozioni e dare sfogo alle sue angosce invece lei non poteva…
Lei era il capo, doveva essere dura prima di tutto con se stessa per poter trasmettere forza e sicurezza a tutte quelle donne e ragazze che valorosamente combattevano al suo fianco.
 
Shizune le si avvicinò cautamente, parlandole con voce mansueta e pacata come non volesse disturbarla, mentre Tsunade non sembrava prestarle troppa attenzione.
 
- Signorina Tsunade… Comprendo il suo dolore… Ma Sakura è soltanto prigioniera, c’è ancora una possibilità per salvarla…-
 
La verità era che nemmeno la mora sapesse esattamente cosa dire per consolare quella donna così forte ma dall’animo sensibile e puro, così le aveva delicatamente appoggiato una mano sulla spalla, come a volerle far capire che lei ci fosse e non l’avrebbe abbandonata.
Tsunade apprezzò dentro di sé quel gesto ma dopo pochi istanti riprese coscienza di sé e mise da parte i suoi sentimenti  e dolori: lei aveva delle responsabilità e qualsiasi cosa fosse accaduto, sarebbe stata soltanto lei a pagarne le conseguenze.
 
- No, non uccideranno Sakura, gli serve per raggiungere un obbiettivo ben più alto…-
- Intendete dire che… Che la useranno come ricatto?-
 
La migliore allieva del capo delle kunoichi non riusciva bene a comprendere le parole della sua maestra, anche se intuiva qualcosa di quella questione piuttosto importante quanto intima…
Tsunade continuava a tenere lo sguardo perso le vuoto, la fronte aggrottata ed un velo di tristezza che sembrava pervaderla in ogni centimetro del suo corpo.
 
- Quella serpe è a conoscenza i troppe cose, e vile com’è le utilizzerà a suo favore senza esitazioni, pur di raggiungere il suo scopo.-     
 
A quelle parole, Shizune comprese perfettamente cosa intendesse dire la sua maestra e sgranò gli occhi nell’intuire le sue intenzioni: temeva per quella donna così forte quanto sensibile che lottava ogni giorno e sopportava migliaia di dolori per quelle ninja, si caricava delle responsabilità e del peso di ogni cosa pur di riuscire a ridare loro la libertà di una vita vera, non relegata in quei sotterranei per colpa di un dittatore spietato e senza scrupoli.
 
Tsunade si alzò in piedi lentamente, tenendo il capo leggermente abbassato mentre la sua assistente e allieva cercava con quelle poche parole che riusciva a pronunciare di fermala o quantomeno farla ragionare, mentre il terrore di perderla si evidenziava sul suo giovane viso.
 
- Tsunade-sama… Lei… Lei non può! Deve restare qui, noi non potremmo nulla senza di lei, non può-
 
Ma venne interrotta dalla voce forte e determinata di Tsunade, la quale aveva alzato lo sguardo davanti a sé con una decisione da far rabbrividire anche il più spietato degli assassini: non avrebbe mai permesso a quella serpe di vincere, a qualsiasi costo!
 
- Se Orochimaru vuole le kunoichi, dovrà passare sul mio cadavere!- 

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Capitolo 7
*** La vita prima dell'onore ***


Il sole era ancora alto in quella mattinata sufficientemente calda e mentre a qualche chilometro dall’ex palazzo dell’Hokage si svolgeva una sanguinosa battaglia ricolma di rapimenti e dolori, l’Ambasciatrice della Sabbia in compagnia del più svogliato ed intelligente ninja al servizio di Orochimaru passavano ormai troppo tempo negli archivi di Konoha, alla ricerca di informazioni di cui nemmeno loro conoscevano l’esistenza.
 
Shikamaru seguiva la giovane ragazze ad ogni minimo spostamento, talvolta indicandole particolare sezioni o aiutandola a sorreggere pesanti tomi, mentre la sua attenzione era perennemente attirata da quegli occhi smeraldo incorniciati da un viso così perfetto e puro da lasciarlo interdetto per qualche istante dopo che lei gli rivolgeva lo sguardo: erano anni che non vedeva in viso una ragazza e le era capitata proprio una non indifferente al suo occhio maschile…
 
Tuttavia, per quanto cercasse di fare il gentiluomo nei confronti di Temari, questa sembrava rifiutare ogni sua galanteria con espressioni o gesti sufficientemente snob, come a mettere in evidenza il fatto che non avesse bisogno d’aiuto, men che meno del suo.
 
Io non le capirò mai, le ragazze! Credevo che le potesse far piacere qualche mio gesto “da cavaliere”, come dice sempre mio padre, eppure questa qui nemmeno sembra accorgersene! Mah, o sono io che non capisco nulla, o è lei che è proprio fuori dai canoni…
 
Pensava sconsolato il moro, nella speranza che la sua mente brillante partorisse qualche bella idea per sistemare quella situazione piuttosto imbarazzante e scocciante.
Dal canto suo, la bionda di Suna quasi si divertiva nel comportarsi in quel modo, anche se realmente non le importava di quei gesti cavallereschi: lei era una ragazza determinata e assolutamente autosufficiente, non aveva bisogno di alcun aiuto specie da quel moretto piuttosto imbranato che non sapeva reggere una conversazione “al femminile”, di conseguenza preferiva arrangiarsi in tutto e per tutto, anche se ovviamente il suo intuito femminile aveva notato senza troppa difficoltà l’imbarazzo del ragazzo nello starle accanto e questo le faceva apparire sulle splendide labbra un sorriso alquanto malizioso…
 
Era in cima ad una scala, intenta ad analizzare alcuni volumi riposti nello scaffale più altro di quell’archivio quando si rese conto che le informazioni che cercava sicuramente non si sarebbero trovate lì e che avesse anche un’altra missione da compiere al più presto, invece che perdere tempo prezioso tra quei libri inutili.
 
Devo trovare una ragazza rapita pochi giorni fa, giovane, con degli chignon e gli occhi nocciola… Contando sul fatto che è qui da un giorno abbondante, sicuramente non si troverà più nella sala interrogatori e, se è ancora viva, probabilmente sarà in qualche prigione… Ma non posso certamente chiedere informazioni al Nara, si insospettirebbe subito: per quanto sia svogliato, ha un’intelligenza non da sottovalutare e questo mi impone di cercare di ingannarlo con qualche scusa plausibile…
 
Temari si voltò per guardarlo e notò che era esattamente sotto di lei, immobile che evidentemente osservava qualcosa di interessante ai suoi occhi maschili, così la ragazza assunse una colorazione piuttosto inquietante ma decise di restare calma, dopotutto la sua missione veniva prima delle vendette contro quei pervertiti che probabilmente non vedevano una ragazza da chissà quanto tempo.
 
- Nara, quando hai finito di analizzarmi il fondoschiena avrei una richiesta da farti.-
 
Disse lei con tono acido e a quelle parole Shikamaru scosse leggermente il capo, arrossendo vistosamente per l’imbarazzo: non si aspettava che si accorgesse di quel suo gesto e lo aveva colto sul fatto, così che lui cercò di scusarsi in qualche blando modo ma la ragazza non sembrava assolutamente interessata alle sue scuse quanto al suo obbiettivo, e questo la rendeva ancora più fredda e spaventosamente determinata.
 
- Avrei bisogno di vedere il numero di immigrati ed emigrati da questo villaggio. Immagino si trovino in una sezione riservata dell’archivio.-
- Esatto, non è possibile accedervi.-
- Io ne ho bisogno, per cui se mi farcessi il favore di chiedere il permesso a chi di dovere, te ne sarei grata.-
 
Disse con un sorrisino appena accennato che fece letteralmente accapponare la pelle al ragazzo: come riusciva quella bionda ad avere sempre la meglio sul suo impeccabile autocontrollo? Non riusciva proprio a spiegarselo, il 200 IQ.
 
Si perse nuovamente nel verde di quegli occhi e si rese conto, a suo malgrado, che non potesse opporsi a quella richiesta così appoggiò alcuni volumi che aveva in mano sul tavolo e fece per uscire dalla stanza.
 
- D’accordo, non dovrei metterci molto.-
- Bene, grazie. Ti aspetto qui.-
 
Disse lei con tono serioso ma furbetto, mentre lui usciva sconsolato dall’archivio e si dirigeva all’ultimo piano di quell’edificio per chiedere udienza al gestore degli archivi segreti, mentre nella sua mente balenava soltanto un pensiero…
 
E io che pensavo che nessuna ragazza potesse essere più terrificante della mia nutrice!

Pensò sconsolato mentre la figura perfetta di quella bionda dagli occhi incantatori quanto intimidatori gli frullava nella mente come un vortice impetuoso.
Nel frattempo, Temari attese qualche minuto affinché il ragazzo si allontanasse da quel luogo e scese dalla scaletta con un rapido salto avvicinandosi cautamente alla porta e controllando che non ci fosse nessuno nel corridoi, tendendo bene le orecchie.
 
Bene, ora ho un po’ di tempo per cercare quella kunoichi. Sicuramente sarà nelle prigioni e conoscendo il carattere e le “modalità d’azione” di Orochimaru, sicuramente queste saranno buie e umide, quindi nei sotterranei o qualcosa del genere…
Quindi devo cercare le scale che mi conducano ai piani inferiori, adesso, finché il Nara è occupato.

 
Sorrise al pensiero di quel moretto scansafatiche che tuttavia non sembrava essere in grado di dirle di no: le faceva quasi tenerezza vederlo così perso mentre la guardava e allo stesso tempo sempre così vigile e razionale… Aveva un qualcosa di affascinante, nell’insieme, tuttavia la bionda sapeva di non potersi permettere distrazione a riguardo e prese a camminare lentamente per i corridoi, nella speranza di trovare delle scale.
 
L’ambasciatrice della sabbia continuò a camminare per una mezz’ora abbondante quando sentì uno strano rumore provenire da una stanza e si mise immediatamente all’erta, fermando i suoi passi e tendendo l’orecchio in quella direzione: era un rumore metallico, di catene precisamente e proveniva da una porta di legno pregiato con una targhetta infissa sopra.
Temari si avvicinò e lesse il nome di un ragazzo, “Neji Hyuga”, e considerata la posizione della stanza e la porta che la chiudeva doveva trattarsi di un componente molto importante del governo (se così si poteva chiamare) di Orochimaru e questo aumentò la sua attenzione.
 
Si avvicinò e ascoltò meglio, udendo anche un leggero vociare e avvertì un suono di voce femminile, il che la lasciò parecchio stupita considerando il fatto che le donne venivano uccise, non certamente risparmiate né tantomeno privilegiate in questo modo.
Doveva trattarsi di una prigioniera “personale” o qualcosa del genere, e dato che non avvertiva alcun suono che potesse ricondurla ad una presenza maschile, decise di entrare a controllare.
 
Estrasse dai suoi capelli dorati una forcina e la inserì nella serratura, ruotandola un paio di volte fin quando non sentì che la chiusura si fosse aperta: sorrise dentro di sé ed aprì la porta con cautela, tenendo le orecchie ben aperte nel caso avvertisse un qualunque movimento sospetto ma poiché regnava il silenzio entrò rapida e altrettanto velocemente richiuse la porta alle sue spalle, per evitare di venire scoperta.
Si guardò intorno quando la sua attenzione venne immediatamente attirata dalla figura mingherlina e rannicchiata di una ragazza seduta su di un morbido e grande letto: aveva gli occhi nocciola, gli chignon e anche uno sguardo ingenuo, oltre che stupito, quindi dedusse velocemente che fosse lei la ragazza rapita, anche se la situazione le risultava piuttosto strana.
 
Le si avvicinò con rapidità e notò le catene che le tenevano imprigionate i polsi, così estrasse velocemente un kunai e prese a cercare di liberarla mentre questa la guardava stupita.
 
- C-Chi sei?-
 
Chiese Tenten balbettando, senza capire perché una ragazza sconosciuta la stesse liberando ma soprattutto fosse lì. Dal canto suo, Temari le rispose con fare secco e piuttosto brusco, rendendosi conto della precarietà di quella situazione.
 
- Non importa chi sono, devo liberarti e condurti fuori di qui. -
 
Le aveva liberato un polso quando la ragazza dagli chignon le afferrò delicatamente la mano, impedendole di continuare a tagliare le catene: la bionda alzò rapidamente il suo sguardo severo su di lei mentre gli occhi nocciola dell’altra faticavano a reggere quel gioco di sguardi troppo forti.
 
- No, non voglio che mi liberi…-
 
Tenten sapeva di dire una cavolata, sapeva che avrebbe dovuto approfittare di quella situazione, di quel miracolo impossibile per scappare e tornare dalle sue compagne, evitando così qualsiasi pericolo in quell’edificio ma il suo cuore stava nettamente prevalendo sulla ragione: quel ragazzo che l’aveva salvata, quel ragazzo che le aveva dimostrato di non essere un mostro posando la sua maschera di odio e freddezza, quel ragazzo così affascinante le aveva rapito il cuore e la stava costringendo a restare con lui, ma in un modo che non prevedeva l’uso della forza né della violenza…
 
Lei sapeva quanto sarebbe stato difficile farlo capire a quella ragazza così seriosa e fredda, sapeva quanto sarebbe stato difficile se non impossibile per le sue compagne capire quella sua scelta avventata e insensata ma lei non poteva abbandonare Neji, non poteva tradire in quel modo la sua fiducia e tutti i rischi che lui aveva corso per lei…
Non poteva lasciarlo di nuovo solo, e nemmeno lei voleva più esserlo: ora che aveva trovato qualcuno disposto a proteggerla non avrebbe mai più voluto sentirsi abbandonata, perché la pace che sentiva stretta in quelle braccia forti e muscolose era unica ed immensa…
 
Temari la guardò attonita, come stesse già mentalmente pensando ad un manicomio adatto a quella sua pazzia quando cercò di controllarsi ancora una volta.
 
- Ma cosa stai dicendo?! Le tue compagne sono preoccupate per te e tu sei in pericolo!-
- Io non sono in pericolo…-
- Ma no guarda! Sei solo legata e ferita nella stanza privata di uno di quegli assassini, mi sembra un’ottima condizione la tua!-
 
Disse seccata l’ambasciatrice della sabbia, non riuscendo a comprendere le parole di quella ragazza: era in pericolo di vita e doveva liberarla, avrebbe portato a termine quella missione e salvato quella incosciente dalla sua stessa irrazionalità a costo di darle un colpo in testa e portarla fuori di peso: non poteva sopportare che una kunoichi si fosse lasciata soggiogare da uno di quei mostri, aveva diritto alla sua libertà e per questo Temari si era cos infuriata.
Tenten, dal canto suo, aveva fatto un respiro profondo nell’attesa di trovare le parole adatte per spiegare quella situazione alla sconosciuta che, con tutte le più nobili intenzioni, voleva salvarla da un pericolo che in realtà lei non sentiva incombere su se stessa.
 
- Lui non è come gli altri, mi ha salvata dalle torture e dalla forca… Non mi farà del male.-
- Vorrà usarti come tutti gli altri, svegliati ragazzina questi non sono principi azzurri!-
 
Disse seccata Temari, la quale non aveva intenzione di rischiare ancora per quella ragazzina incosciente, mentre Tenten restava tranquilla e ferma nella sua posizione: se Neji le avesse voluto farle del male, lo avrebbe fatto quella notte stessa, mentre invece le era stato semplicemente affianco, scaldandole il cuore e l’animo, senza ferirla e senza approfittare di lei.
 
Le due si squadrarono per qualche istante, entrambe determinate anche se per motivi diversi e quando la bionda stava per colpirla nel tentativo di farle perdere i sensi e non sentire più quelle sciocchezze, si sentirono dei passi piuttosto decisi avvicinarsi alla stanza e fermarsi davanti a quella porta.
Temari si girò di scatto in quella direzione, le sopracciglia inarcate e i denti stretti.
 
- Accidenti!-

 ******************************
  
Una luce abbagliante illuminava il viso della ragazza dai capelli color confetto: era leggermente sfregiato ma su di esso non v’erano segni di violenza, nemmeno sul suo corpo minuto ma muscoloso.
Un cigolio la costrinse ad alzare lo sguardo e gli occhi brillanti incrociarono ancora una volta quelli scuri e freddi del moro che l’aveva rapita, mentre questo entrava nella prigione con indifferenza, seguito da un paio di altri ninja più adulti: le arrivò di fronte e senza guardarla veramente tagliò parte delle catene che la tenevano imprigionata ma le tenne i polsi saldi in strette corde per evitare che potesse ribellarsi, anche se in realtà Sakura non ne sarebbe stata assolutamente in grado, rapita com’era da quegli occhi di ghiaccio che tuttavia sembravano affascinarla più di ogni altra cosa al mondo, senza che lei potesse davvero rendersene conto.
 
Il suo sguardo attento le permise di notare come il ragazzo la osservasse talvolta con la coda dell’occhio, quasi non volesse far vedere che la stesse guardando e che in qualche strano modo anche lui era incuriosito da quel viso ingenuo: lui non era mia stato così, vedeva nel suo volto una purezza che lui non aveva mai avuto, un’ingenuità che non aveva nemmeno conosciuto così come quell’insieme di sentimenti che dovevano caratterizzarla e di cui lui faceva addirittura fatica a ricordarne il nome.
 
Si sentiva il demonio, e lei l’angelo caduto casualmente dal cielo e incosciente di ciò che gli sarebbe accaduto.
Sasuke non provava nulla, non poteva provare nulla e mentalmente continuava a ripetersi che quella fosse semplicemente una delle tante ribelli che dovevano essere giustiziate, anche se il fatto che Orochimaru gli avesse chiesto di rapire proprio lei non lo convinceva molto.
Cercò di ignorare quei suoi pensieri e prese a trascinarla fuori dalla stanza, poi lungo i corridoi ancora bui e umidi dei sotterranei, mentre lei non diceva nulla, restava intontita ed incantata da quel volto dannato nel quale lei si ostinava a vedere qualcosa di… Buono.
 
Salirono alcune scalinate mentre la luce cominciava a farsi sempre più presente nell’ambiente, ma nonostante questo il volto di quel ragazzo restava oscuro e tenebroso, perennemente all’ombra così come il suo animo ed il suo sguardo duro che in realtà nascondeva un mare di dolore.
Tuttavia, Sakura non si sentiva sicura di quello che stava accadendo: non l’avevano picchiata o minacciata, nemmeno interrogata e il fatto che quel ragazzo non l’avesse uccisa ma solo rapita le metteva ansia, agitazione ed angoscia…
Cosa le volevano fare? Cosa l’aspettava?
Guardava Sasuke di nuovo con quello sguardo spaesato ed il ragazzo fece una sonora smorfia, come se quegli occhi così limpidi lo infastidissero e attraessero allo stesso momento…
 
Sono un idiota, devo darmi un contegno! Questa ragazza non è diversa dalle altre e la sua ora è vicina, quindi devo togliermi dalla testa malata questi assurdi pensieri.
 
Pensò il ragazzo mentre si avvicinava ad una porta abbastanza grande con la kunoichi stretta per un braccio con presa forte e salda, come se in fondo temesse che se ne andasse e si allontanasse anche solo di qualche metro da lui… E tutto questo lo infastidiva.
Lei notava questo suo conflitto interiore in quegli occhi scuri e misteriosi, ignorante di quanto le sarebbe successo e a cosa la stava condannando.
 
Una volta aperto il portone, una luce li investì e dopo aver sbattuto gli occhi una serie di volte per riuscire a vedere cosa l’aspettasse, vide una piazzetta gremita di shinobi e ninja al servizio di Orochimaru che, urlanti ed entusiasti, si agitavano intorno ad una forca posta molto più in alto rispetto al terreno: Sakura sgranò gli occhi, comprendendo immediatamente la sorte a cui era stata destinata.
 
I suoi occhi sgranati brillavano alla luce del sole, un brivido le percorse la schiena con fare irruente mentre la paura, il terrore le dipingevano il viso dai lineamenti perfetti: le gambe venivano mosse a forza dal passo prepotente di Sasuke al suo fianco mentre le mani incatenate sembravano prive di vita e le sue labbra avevano preso a tremare in modo quasi incontrollabile.
Temeva la morte, ma ancora di più per mano di quegli assassini.
 
Sasuke la osservava intensamente, approfittando del fatto che lei fosse assolutamente presa da altro e un’altra smorfia gli delineò le labbra perfette: non sopportava i codardi, evidentemente quella ragazza non era ciò che si aspettava e questo lo irritò ulteriormente senza motivo.
 
Sakura comprese di che qualsiasi opposizione non avrebbe avuto alcun senso e lasciò che il moro la conducesse fin sopra la piattaforma di legno e la costringesse a mettersi in ginocchio, la testa appoggiata sopra una trave di legno mentre sopra di lei pendeva una specie di incudine con una lama tremendamente affilata e pronta a compiere l’omicidio.
La rosa alzò la testa e vide davanti a lei, quasi fossero in tribuna sotto una tettoia, quella serpe di Orochimaru e il suo fido Kabuto che sorridevano maliziosamente, seduti comodamente su due poltrone all’ombra del sole cocente.
 
La rosa ebbe un brivido di ribrezzo nei loro confronti mentre attendeva con ansia la morte, spaventata soprattutto per la fretta con cui tutto ciò era accaduto e la sua vita avrebbe avuto fine, senza che lei avesse avuto il tempo di fare nulla.
Sasuke si allontanò da lei, lasciandola nelle mani di una specie di boia mentre andava a sedersi a fianco del capo degli assassini, con sguardo altezzoso ma che non lasciava trasparire ancora alcuna emozione.
Nonostante tutto, Sakura non poteva odiarlo, non aveva nemmeno sentito la sua voce e questo le dispiaceva, in fondo, anche se sapeva che avrebbe dovuto pensare ad altro in quel momento…
 
- Ti porrò una semplice domanda, Sakura Haruno, e in caso di risposta negativa morirai. Dove si trova la vostra base ed il vostro affascinante capo?-
 
La rosa si stupì immediatamente del fatto che quel mostro conoscesse non solo la sua identità ma anche il suo nome: come poteva? Non si erano mai visti né era stata rapita prima d’ora, come poteva saperlo?!
Questa cosa la inquietò, ma ancora di più la sua infida e viscida minaccia…
La ragazza era stata tentata di rispondere ma il pensiero che le sue amiche venissero uccise a causa sua, che la sua amata maestra potesse venire rapita e potesse subire quali terribili torture per colpa del suo scarso coraggio la fecero immediatamente darsi della stupida egoista per ciò che aveva pensato.
Tuttavia, gli occhi sottili e terrificanti di Orochimaru le impedivano di parlare, tant’era il terrore nei suoi confronti e quindi tacque, abbassando la testa e aspettando che la morte la prendesse il più velocemente possibile.
 
La serpe sorrise maliziosamente e fece un cenno con la mano, tanto che un uomo incappucciato si avvicinò a quell’impalcatura con un kunai in mano, mentre lo sguardo ancora perso nel buio più totale di quel ragazzo moro cercava di ignorare la scena che gli si stava creando davanti: stranamente provava un certo ribrezzo, forse perché il vedere l’ennesima ragazza uccisa per la sua lotta lo infastidiva terribilmente…
Lui era contro quelle ribelli, ma il fatto che si lasciassero uccidere senza parlare lo turbava, come se provasse per loro in fondo, molto in fondo, una qualche particolare ammirazione per il loro coraggio.
 
Una lacrima delineò il viso di Sakura, abbassato e con i capelli rosa e scompigliati che le ricadevano davanti mentre restava immobile e quasi non più tremante, mentre il ninja tagliava la corda che teneva sospesa la lama sopra di lei e questa cominciò a cadere in direzione del suo collo con una rapidità e un suono acuto piuttosto fastidiosi.
 
La rosa strinse i denti, nell’attesa dell’impatto quando sentì un forte colpo sopra di lei e questo le fece aprire gli occhi appena in tempo per notare i mille pezzi di quella grossa ed affilata lama che schizzavano in ogni parte, disintegrati da chissà quale forza della natura, prima che quella specie di incudine le tagliasse la testa e ponesse fine alla sua vita.
La ragazza vide dipingersi sul volto di Orochimaru a pochi metri da lei un’espressione di paura e soddisfazione allo stesso tempo, tanto che lei si voltò di scatto per vedere chi l’avesse salvata in modo così tempestivo e pressoché miracoloso da una morte così prematura: sgranò gli occhi nel vedere dinnanzi a lei la figura imponente ed orgogliosa del capo delle kunoichi, i capelli biondi illuminati dalla luce del sole e gli occhi dorati che puntavano minacciosi contro Orochimaru, severi e decisi quanto inquietanti mentre sia Kabuto che Sasuke si misero in posizione di attacco, pronti a difendere il loro signore e maestro mentre la ragazza si alzava lentamente e tenendo abbassato lo sguardo, quasi si vergognasse di quella situazione e si aspettasse un rimprovero dalla sua maestra, che tuttavia non arrivò.
 
- Un’entrata trionfale, Tsunade, senza contare il tempismo perfetto della tua sovraumana forza… Non potevo certamente aspettarmi altro, da te…-
 
Disse con un ghigno malizioso mentre la bionda continuava a mantenere il suo sguardo forte e talmente minaccioso che risultò faticoso persino all’uomo riuscire a reggerlo in pieno…
Sakura guardava la sua maestra con stupore e ammirazione, ma si rendeva anche conto della terribile situazione in cui l’aveva cacciata: un’infinità di nemici le circondavano, anche se non sembrava avessero il coraggio di agire contro una forza del genere e restavano in subbuglio attorno a loro, mentre la serpe continuava a tenere un tono malizioso e provocatorio mentre lei restava autoritaria e forte.
 
- Lasciala andare, è me che volevi ed ora sono qui!-
 
Disse Tsunade con fare aggressivo, come avesse voluto ucciderlo con il solo sguardo e le sue parole misero in subbuglio l’intera platea, Kabuto e Sasuke compresi e preoccupati per l’incolumità del loro signore, considerata l’evidente minaccia della pericolosa donna che aveva deciso di esporsi per chissà quale motivo mentre lui sembrava l’unico a divertirsi in quella situazione così tesa.
 
- Oh, sapevo che saresti corsa in aiuto di questa giovane kunoichi, sei stata così prevedibile Tsunade… Ma in fondo hai ragione, ho ottenuto il mio scopo e di quella rosa non me ne faccio nulla. Lascerò che scappi.-
 
Disse con un gesto e Sakura guardò stupefatta e terrorizzata la sua maestra, preoccupata per la sua incolumità ed il pericolo che stava correndo a causa sua: ma perché?! Perché il capo delle kunoichi si era esposta per lei?!
Non riusciva a capire, così come nessuno lì in mezzo tranne Tsunade, Orochimaru e Kabuto…
La bionda le rivolse uno sguardo severo e deciso che tuttavia, nonostante tutto, non voleva essere un rimprovero quanto più un ordine o meglio una richiesta… Come se ciò che stava per dire fosse davvero importante per lei, più di quanto Sakura potesse immaginare.
 
- Sakura, torna alla base. Non devi preoccuparti per me, quello che conta è che tu e le altre restiate nascoste. NON venitemi a cercare, NON tentate nulla di avventato o istintivo. Ora vai e fuggi.-
 
Sakura la guardava con occhi colmi di dolore e rimprovero verso se stessa: le stava chiedendo di abbandonarla in mezzo ai nemici, di fuggire come una codarda di fronte al nemico…
E tutto questo, per quale motivo?
La rosa avrebbe voluto abbandonarsi ad un pianto di rabbia e dolore di autocommiserazione, ma decise che non era assolutamente il caso e diede retta allo sguardo severo ma affettuoso allo stesso tempo della sua maestra, voltandola le spalle e correndo tra quei ninja che la lasciavano scappare sotto ordine di Orochimaru.
 
Una volta assicuratasi dell’incolumità della ragazza, Tsunade tornò a fissare il suo avversario con odio e rabbia, uno sguardo minaccioso ed intimidatorio che avrebbe lasciato interdetto chiunque: tranne quella serpe, naturalmente, che sembrava godere più di ogni altro di quel momento.
 
- Ora siamo soltanto io e te, serpe! Fatti avanti e combatti se ne hai il coraggio!!-
 
Disse lei con tono aggressivo e di sfida, pronta a battersi contro quel lurido e farla finita una volta per tutte quando questo si passò maliziosamente la lingua tra i denti e sulle labbra nell’osservare la magnifica figura che aveva davanti, mentre rispondeva con tono adulatorio ed ironico ed i suoi più fedeli servitori gli restavano affianco, pronti ad intervenire per difenderlo da quella furia.
 
- Oh non ti devi preoccupare, Tsunade cara, ne avremo molto di tempo da passare assieme, non temere… Ma adesso non è proprio il momento.-
 
Questa provocazione fece imbestialire la donna, tanto che cominciò a concentrare il chakra azzurro nei suoi potenti pugni e fece per avventarsi su di lui con fare aggressivo.
 
- Ora basta con le parole, vile codardo!!!-
 
Gridò con rabbia e quando stava ormai per colpire il suo avversario, qualcosa intorno a lei cominciò ad offuscarsi e farsi più appannato, mentre i colori andavano unificandosi in due soli, ovvero il nero ed il rosso, ed i suoni sembravano totalmente dissolti nel nulla.
La donna fermò la sua prepotente corsa e cominciò a guardarsi attorno interdetta, quando dopo qualche attimo di riflessione arrivò alla conclusione di quel fenomeno paranormale.
 
Maledizione, è un’illusione dello sharingan! Maledetto bastardo, teme il confronto con me e per questo si rifugia dietro le abilità innate, tipico di un codardo come lui. Ma non mi farò prendere tanto facilmente!
 
E così dicendo sferrò uno dei suoi potentissimi pugni a terra e dopo pochi istanti tutto tornò a qualche attimo prima, con l’unica differenza che il terreno sotto di lei si fosse frantumato come fosse avvenuto un terribile terremoto e tutti i ninja tentavano di allontanarsi da quella zona, compreso il suo aggressore che faceva un rapido balzo indietro in direzione di Orochimaru, posizionandosi davanti a lui e al fratello minore, sconcentrato da quella reazione per poter mantenere ancora attiva su di lei quell’illusione.
La bionda fece una smorfia nel constatare che quella tecnica fosse stata messa in atto dal più forte Uchiha rimasto, ovvero Itachi, e questo la costrinse allo stare all’erta ma nonostante questo non aveva intenzione di arrendersi, né mai lo avrebbe fatto.
 
Come immaginavo non ha voluto coinvolgere altre kunoichi in questo scontro, voleva evidentemente salvare Sakura ed affrontarmi ma senza arrischiare la vita di nessuna delle altre ninja, un gesto davvero obile non c’è che dire… Peccato che sia finita dritta dritta nella mia rete! Ahah!
 
Qualcosa colpì di lato la donna con così tanta rapidità che nemmeno lei era riuscita ad accorgersene prima, presa com’era dallo scrutare i suoi avversari: un ago avvelenato l’aveva ferita alla spalla di striscio, poiché lei era riuscita a spostarsi all’ultimo ma nonostante questo il liquido verdognolo era entrato nel suo circolo sanguigno e la stava contagiando ad una velocità impressionante.
Lei aveva compreso benissimo di cosa si trattasse ma non aveva né il tempo né il modo di curarsi, così pian piano cominciò a cadere a terra mentre la vista le si annebbiava e le forze l’abbandonavano tutto d’un colpo: l’ultima cosa che riuscì ad udire fu la risata ironica e compiaciuta di quella serpe che la guardava come avesse vinto il più importante dei trofei.
 
Non vincerai così facilmente, bastardo… 

E pensate queste parole cadde a terra priva di sensi.
Itachi attese qualche attimo prima di avvicinarsi a lei, immobilizzarla e condurla svenuta sino alle prigioni più segrete del palazzo, tenendola sulla spalle.
Nel frattempo, i ninja dovevano ancora riprendersi da quell’attacco mentre Orochimaru sorrideva ancora maliziosamente e Kabuto gli si avvicinava leggermente soprappensiero.
 
- Il veleno che mi ha fatto preparare è mortale, signore, anche se l’ha colpita di striscio potrebbe comunque-
- Tu non la conosci, Kabuto. Quella donna non morirebbe nemmeno se l’avessi immersa nell’acido, è forte abbastanza per sopravvivere senza troppi problemi! Anzi, vai a prepararne dell’altra prima che si svegli e riduca tutto in polvere, ne sarebbe capace.-
 
Kabuto eseguì immediatamente gli ordini impartitogli, restando interdetto dalle parole pronunciate da Orochimaru nei confronti di quella loro così temibile e potente avversaria, mentre Sasuke dietro di lui pensava ancora al viso addolorato della ragazza e al suo coraggio nell’aver accettato la morte pur di proteggere le compagne: era stato un gesto da lui assolutamente incompreso e irrazionale!
Ma nonostante questo, si maledì per aver ancora pensato a quella rosa e senza far emergere nulla dal suo viso di ghiaccio seguì il suo maestro e signore, mentre questo ancora sogghignava di gusto.
 
Ora ti ho in pugno, Tsunade! Potrai anche difendere e proteggere le tue amate kunoichi dalle mie grinfia grazie al tuo silenzio, ma la tua innata forza non potrà salvarti da me ahah!
  

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Capitolo 8
*** Amore vero e carnale ***


La maniglia si abbassò e la porta si aprì con un leggero scricchiolio, prima che Tenten potesse vedere dalla sua posizione la figura muscolosa e composta di quel ragazzo dagli occhi lilla così profondi e perforanti allo stesso tempo: era seduta sul letto, come lo stesse aspettando mentre Temari era rapidamente corsa a chiudersi nell’armadio a pochi metri da lei.
 
L’ambasciatrice della sabbia malediceva il momento in cui aveva deciso di entrare in quella stanza e liberare quella cocciuta imprudente, mentre cercava di zittire il proprio respiro ed i polmoni che richiedevano più aria del previsto.
Neji diede un rapido sguardo alla stanza ma, attratto com’era dalla figura della ragazza seduta sul suo letto, non aveva avuto la premura di utilizzare il Byakugan per controllare meglio la situazione: si fidava della ragazza dagli chignon, in un certo senso, e quello era uno dei modi per dimostrarglielo…
 
Le si avvicinò con cautela ed immediatamente notò che uno dei polsi era libero dalle catene, mentre l’atro ancora faticava a muoversi e questo lo insospettì, tanto che si fermò dalla figura di Tenten di qualche metro in più: osservava ogni cosa di lei mentre questa restava incantata da quel viso perfetto, dalla muscolatura che si intravedeva sotto il kimono bianco e quel portamento fiero ed elegante che lo avevano contraddistinto sin dall’inizio.
 
- Hai tentato di scappare?-
 
Chiese con tono quasi seccato ed irritato, indicando il polso libero della ragazza mentre lei restava abbastanza tranquilla, nonostante temesse che l’ambasciatrice della sabbia venisse scoperta e rovinasse quindi qualsiasi cosa potesse accaderle di bello grazie all’incontro con quell’affascinante ninja.
Tenten volse il proprio braccio verso di lui, esponendo il polso come a volergli dimostrare di essere nelle sue mani e lo fissò con sguardo innocente ed ingenuo, di chi non farebbe del male nemmeno ad una mosca e questo il gelido ragazzo non poté che notarlo.
 
- Mi faceva male il polso, ma se vuoi puoi rimettermi quella catena, io non voglio fuggire…-
 
Agli occhi di un qualsiasi ninja in malafede, quelle parole sarebbero potute sembrare un atto di rufianaggine, un tentativo di liberarsi ed abbindolare il nemico ma quella non era certamente quel tipo di situazione: Tenten, nonostante sapesse di dover sperare esattamente il contrario, desiderava con tutta se stessa restare lì, affianco a quel ragazzo… Era disposta anche a restare in catene, se quella era la condizione, ma l’affetto e la premura che lui aveva avuto nei suoi confronti quella notte, quelle sue labbra che tanto dolcemente l’avevano baciata e consolata l’avevano totalmente conquistata, come se lei avesse trovato ciò che in tutta la vita aveva cercato: qualcuno che le volesse bene, che la proteggesse e le stesse accanto, custodendo il suo cuore come nessun altro.
 
Santo cielo quanto devo essere diventata pazza, per pensare queste cose… In tempo di guerra, io dovrei ucciderlo, liberarmi e fuggire eppure… Eppure non è questo ciò che io voglio.
 
Si disse, cercando di prendere sempre più coraggio sebbene fosse consapevole dell’assurdità di quella situazione…
Nel frattempo, Neji era rimasto incantato da quel volto così puro, da quegli occhi sinceri che non potevano che trasmettergli l’affidabilità che lui aveva sempre cercato: dentro di lei vedeva una pace tanto bramata che per niente al mondo avrebbe perduto.
Doveva ucciderla, lo sapeva, oppure usarla ai fini di distruggere le kunoichi ma non ce la faceva, non poteva fare una cosa del genere, il suo senso di  giustizia andava ben oltre gli ordini impartiti da quell’antipatico di Orochimaru!
 
Si sedette con cautela sul letto e con il dorso della mano le accarezzò dolcemente il viso, godendo al tocco di quella pelle morbida e calda e guardandola con espressione seriosa quanto serena, a suo modo, e Tenten ricambiava con un sorriso sincero, prendendogli con delicatezza la mano e guidandolo sul suo viso: i loro sguardi si incrociavano, restavano uniti come fossero inseparabili, come se qualcosa di inatteso quanto bramato li avesse invasi.
 
Temari faticava a respirare da dentro l’armadio ma non poteva assolutamente uscire allo scoperto, la sua copertura e tutti i piani sarebbero saltati e non poteva permetterselo!
Non udendo più le voci, sbirciò dalla fessura delle due ante e rimase letteralmente allibita nel vedere i dolci atteggiamenti nei quali i due, che avrebbero dovuto essere rivali, si abbandonavano come spinti da chissà quale forza o sentimento…
 
Non è possibile, tutto questo è assurdo! Loro dovrebbero odiarsi e scannarsi, invece sono lì a farsi le fusa come due… Innamorati?
 
La bionda restò interdetta di fronte all’ultima parola, come non ne conoscesse il vero significato mentre i suoi verdissimi occhi restavano ancora incantati di fronte a quelle effusioni di affetto e, probabilmente, di amore…
 
Ma come sarebbe potuto perdurare, un amore simile?
Proibito quanto ricercato, legittimo quanto bramato e temuto…
Entrambi conoscevano i rischi di ciò che stavano facendo, conoscevano le punizioni e le “leggi” che vigevano gli uni contro gli altri ma lì, in quella stanza, in quel momento, niente e nessuno sembrava poter infierire nel loro sentimento, nel loro mondo parallelo che si erano creati all’improvviso.
 
Neji le sfiorò dolcemente i capelli mentre continuava a guardarla con viso serioso e quasi inespressivo, mentre dentro di lui qualcosa di sempre più grande si faceva spazio con prepotenza…
 
- Non credevo che il Paradiso potesse esistere, per assassini come me…-
 
Disse a bassa voce, come fosse un bisbiglio che nessuno lì dentro avrebbe dovuto udire, se non lui stesso e colei che in quel momento gli pareva un angelo.
Tenten mosse lentamente la sua mano calda e gliela posò sul viso con delicatezza, mentre il suo polso si muoveva libero dalle catene ma non per questo approfittatore della situazione.
 
- Io non voglio lasciarti, Neji…-
 
Gli disse con un suono dolce e melodioso della voce, così delicato che persino Temari ne restò profondamente colpita: come poteva provare amore in quel contesto? Come poteva utilizzare parole così dolci dopo tutto quello che quei mostri avevano fatto a lei e alle kunoichi??
Non riusciva proprio a spiegarselo, e più cercava di darsi una risposta, meno possibilità le venivano in mente, assieme all’ossigeno.
 
Il ragazzo ascoltò tutto l’amore contenuto in quelle parole ma dopo che il suo cervello ebbe realizzato in modo razionale il loro significato, Neji si allontanò rapidamente dalla ragazza, abbandonando quel tocco così piacevole che fino a poco prima gli aveva donato una pace serena e vera, mentre lei restava interdetta di fronte alla sue spalle possenti.
 
- Non puoi, prima o poi dovrai andartene, se non vuoi morire.-
 
Disse quelle parole con freddezza mentre in bocca assaporava l’amarezza del loro veritiero significato: lui avrebbe voluto tenerla con sé ancora per molto tempo, forse per sempre, ma sapeva che prima o poi avrebbero chiesto informazioni su di lei e sarebbero arrivati a scoprire che lui l’aveva tenuta in camera con sé, che l’aveva salvata da una morte atroce…
E questo nessuno gliel’avrebbe perdonato e lui sarebbe stato costretto a fuggire per sempre dai suoi amici e compagni…
 
Fuggire dall’amicizia… O dall’amore?
Sapeva che non sarebbe mai stato in gravo di ucciderla, che il suo cuore sarebbe crollato in un gesto simile e per questo era consapevole di doverla abbandonare, anche se questo gli faceva male…
 
Restava ritto in piedi davanti a lei, quando ad un tratto Tenten si alzò dal letto e dato che lui l’aveva liberata dalle catene, le sue esili ma forti braccia avvolsero il petto del ragazzo e lo strinsero in un abbraccio malinconico quanto affettuoso, mentre il suo viso dolce restava appoggiato contro la schiena del giovane ninja come a volergli impedire di lasciarla di nuovo.
 
- Non voglio, non voglio perderti…-
 
La ragazza non sapeva nemmeno da dove le uscissero quelle parole, sapeva soltanto che ciò che entrambi provavano era un affetto puro e sincero, che li legava e univa in modo indescrivibile e che li faceva sentire una cosa sola, incapace di slegarli e abbandonare i loro cuori ad un destino differente.
 
Neji restò impassibile a fatica, per quanto tentasse di mantenere la sua razionalità e strinse forte i pugni: quanto desiderava tenerla con sé,quanto desiderava potersi voltare, baciarla dolcemente e dirle “tu non mi perderai mai”…
Ma le avrebbe mentito e questo lui lo sapeva bene.
 
Si liberò con fare non sgarbato della sua dolce presa e con immenso sforzo uscì dalla stanza, incurante del fatto che lei sarebbe potuta benissimo scappare senza alcun tipo di ostacolo, incurante del fatto che entrambi stessero soffrendo e desiderassero qualcosa di impossibile.
 
Tenten si lasciò cadere sul letto, sconsolata e addolorata mentre la sua mente cercava disperatamente un modo per uscire da quella situazione: Neji aveva ragione, se restava sarebbe stata uccisa, ma il suo cuore le impediva di lasciarlo e tutto questo era agognante, per il suo animo fragile e dolce.
 
Temari attese qualche istante, dopodiché uscì dall’armadio e dopo aver preso una boccata d’aria e riempito finalmente i polmoni, che le bruciavano ormai da parecchi minuti, il suo sguardo cadde sulla figura della ragazza stesa sul letto, così le si avvicinò sbuffando: dentro di sé era ancora stupita della scena a cui aveva assistito poco prima, pressoché impossibile da concepire o anche solo immaginare in quella situazione ma nonostante questo lei sapeva di dover mantenere un comportamento rigido e freddo, quasi autoritario nei confronti di quella ragazza, considerata la sua missione ed il suo ruolo in quella situazione.
 
- Devi venire via, Tenten, e tu lo sai.-
 
Le disse freddamente, cercando di mascherare quel briciolo di stima che in fondo provava per quella ragazza: amava qualcuno e gli voleva bene, era disposta a rischiare la vita per quell’assassino eppure non sembrava importarle più di tanto… Ed era questo ciò che la bionda faticava a comprendere, forse perché nella sua vita erano esistiti soltanto il dovere e le missioni.
 
- Non m’importa, io resto qui.-
 
Le disse la ragazza e non appena il suo sguardo sincero quanto determinato incontrò gli occhi verdissimi e limpidi di Temari, questa si rese conto di non poter violare la libertà di scelta di quella ragazza: era evidentemente spinta da qualcosa di veramente potente che nemmeno la sua determinazione più ostinata avrebbe potuto scalfire.
Era dunque questo il potere dell’amore vero?
La bionda di Suna non poteva saperlo, eppure in quel momento il suo cuore freddo e duro le diceva di rispettare la volontà di quella ragazza, di non andare oltre.
 
- D’accordo,  rispetterò la tua volontà. Ma sappi che da qui in poi non potrò aiutarti.-
 
E così dicendo, Temari uscì dalla stanza lasciando la ragazza abbandonata su quel morbido letto, tra le coperte e le pene, mentre richiudendo la porta alle sue spalle la bionda non poteva che tenere il viso abbassato e rivolto ad un unico pensiero.
 
L’amore… Quale cosa irrazionale e potente…

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La mano fredda e ruvida tolse dalla scaffalatura un libro rossastro dalla copertina rovinata e maltenuta, mentre l’altra muoveva una strana manopola dietro di esso.
Il ninja con il volto perennemente coperto da un velo di stoffa bluastra si allontanò leggermente da quella piccola libreria e attese qualche istante affinché questa si spostasse di lato e mostrasse una porta rovinata quanto umidiccia.
Si scostò di lato e permise al suo signore di aprirla con fare affrettato, mentre ghignava tra i denti parole a lui incomprensibili quanto fastidiose: non gli era mai piaciuto Orochimaru, eppure non aveva trovato ancora alcun capo degno del suo rispetto e che sapesse mantenere un certo ordine in quel villaggio afflitto da troppo tempo da quelle guerre paurose.
 
La serpe dai lunghi capelli neri entrò in quella che era una stanza estremamente buia e tetra, mentre dietro di lui seguivano il fedele Kabuto e, a pochi passi da lui, anche l’abile e silenzioso Hatake, il quale richiuse il tutto alle sue spalle per impedire che altri venissero a conoscenza di quel passaggio segreto nell’ufficio del dittatore di Konoha.
 
Il ninja dai capelli argentei si appoggiò alla parete affianco alla porta mentre il suo occhio nero si sforzava di vedere qualcosa in quel buio totale: era la stanza degli interrogatori personale di Orochimaru, dove venivano imprigionati e torturati i nemici più pericolosi ma era molto tempo che non veniva utilizzata, di conseguenza Kakashi era piuttosto curioso di conoscere il volto di chi, evidentemente, destava così tanta paura nel suo signore: perché lui sapeva bene che il vero motivo per cui il dittatore avesse fatto costruire una stanza così attrezzata e sicura era perché non si fidasse delle comuni prigioni ma volesse essere sicuro che i più pericolosi nemici non si liberassero.
 
Kabuto si avvicinò alla parete opposta e dopo aver fatto una serie di gesti con le mani, una serie di torce ai lati della stanza presero immediatamente fuoco, illuminando leggermente quel luogo lugubre e tenebroso ma soprattutto la figura incatenata al centro: Kakashi cercò di contenere il suo immenso stupore nel notare che quel pericoloso e famoso prigioniero fosse, in realtà, una donna.
 
Kabuto gli lanciò un’occhiata maliziosa, come a volergli intimare di non fare alcun movimento mentre avrebbe assistito ad una scena ben poco piacevole e questo lo irritò profondamente: aveva ucciso molte kunoichi, ma non aveva mai mancato loro di rispetto e il fatto che come prigioniera vi fosse proprio una donna non lo tranquillizzava, conoscendo la perfidia del suo capo…
 
- Questa è il capo delle kunoichi, mio fidato Hatake, la donna più pericolosa che possa capitarti sulla tua strada…-
 
Disse Orochimaru con un tono ironico e piuttosto malizioso mentre lentamente si avvicinava alla donna: i polsi erano incatenati verso l’alto, al soffitto, così come le caviglie a terra ma la sua figura risultava in realtà sospesa a mezz’aria: alcune ferite le ricoprivano il corpo dai lineamenti perfetti ed i capelli leggermente scompigliati le coprivano il viso almeno in parte.
 
Il ninja dai capelli argentei restò doppiamente stupito nel trovarsi davanti a colei contro la quale avevano sempre combattuto e decise di mantenersi neutrale di fronte a ciò che avrebbe visto, per quanto faticasse a tollerare quei modi violenti e irrispettosi nei confronti delle donne.
Sentendo quella voce acuta e fastidiosa, Tsunade alzò rapidamente il viso davanti a sé e perforò il suo rivale con uno sguardo fulminante e minaccioso, mentre i suoi occhi ambrati trasmettevano tanto disprezzo quanto odio e Kakashi non poté che restare leggermente intimidito da quello sguardo così sicuro, da quella determinazione che evidentemente contraddistingueva quella donna così forte e potente.
 
- … e anche la più affascinante.-
 
Terminò Orochimaru con falsa galanteria mentre si avvicinava ulteriormente alla donna, la quale non poteva che odiarlo con tutte le sue forze.
La bionda strinse i denti con fare rabbioso ed aggrottò la fronte in modo alquanto minaccioso, mentre la sua voce restava decisa e forte nonostante il doloroso stato fisico in cui si trovava.
 
- Viscido codardo! Ti riduci ad avvelenarmi perché non sei in grado di battermi!!-
 
Gli disse con tono di disprezzo, se ne avesse avuto la forza gli avrebbe vomitato addosso tant’era il ribrezzo che quella serpe le faceva e le sue parole lo ferirono profondamente nell’orgoglio, per quanto lui tentasse di mantenere il suo tono ironico e quel sorriso terribilmente irritante.
Kakashi ascoltò attentamente ogni parola, cercando di comprendere cosa fosse accaduto quel primo pomeriggio in cui Orochimaru lo aveva mandato in missione altrove, forse proprio per non farlo assistere a un qualche evento che lo avrebbe portato ad allontanarsi da lui e, forse, a capire le ragioni di quella donna che non aveva il minimo timore di ciò che l’uomo potesse farle.
 
Orochimaru le lanciò un sorriso malizioso quanto viscido e si girò con nonchalance verso Kabuto, il quale ricambiò il suo sguardo con uno altrettanto ironico e complice.
 
- L’abbiamo dovuta avvelenare, Kabuto?-
 
Chiese ironicamente, come non sapesse cosa in realtà fosse stato necessario per neutralizzarla mentre questo si sistemava con un gesto alquanto irritante i tondi occhialini sul naso e rispondeva stando al gioco, mentre la rabbia che pervadeva Tsunade cominciava a farsi piuttosto irruente dentro di lei.
 
- Oh sì, signore. Sono state necessarie ben tre dosi del nostro veleno più letale, per riuscire a placarla, senza contare il fatto che una goccia di questo sarebbe bastato per ridurre in fin di vita un qualunque altro ninja… Ma conoscendo le sue abilità mediche e la sua straordinaria forza, sono state misure necessarie.-
 
Kakashi ascoltava in silenzio quello scambio di battute volte solamente ad irritare la prigioniera che, evidentemente, aveva ricevuto il peggiore dei trattamenti e questo gli fece fare una smorfia che ovviamente non poteva essere vista da sotto il pezzo di stoffa che gli nascondeva le labbra: non gli piaceva quella mancanza di rispetto nei confronti di quella donna così forte e coraggiosa, non gli sembrava assolutamente necessario.
 
- Sei solo un vile Orochimaru!! Non hai il coraggio di affrontarmi e per questo ricorri a questi metodi, ma sappi che da me non otterrai nulla, dovesse costarmi la vita!!!-
 
Gridò lei con tutta la rabbia che aveva in corpo mentre i suoi occhi ambrati si aprivano con un’aggressività che intimorì leggermente Kabuto, mentre Kakashi non poté che restare colpito da quella forza di volontà: parlava di voler proteggere le altre kunoichi a costo della vita, parole davvero coraggiose e nobili per un capo degno di rispetto e il ninja sapeva che Orochimaru non le avrebbe mai pronunciate per loro, in realtà…
 
Tsunade tossì sangue dopo aver sfogato in quel modo la sua rabbia e restò con il capo abbassato, trattenendo grida di dolore mentre Orochimaru le si era avvicinato pericolosamente e con il dorso dell’indice le aveva sollevato il mento, costringendola a guardarlo.
 
- Non dubitavo del tuo coraggio, cara Tsunade, sono certo che preferiresti morire piuttosto che rivelarmi segreti sulle kunoichi che ti ostini a difendere, una in particolare…-
 
La bionda lo guardava con disprezzo ma in quel momento le mancavano le forze per poter reagire o continuare ad insultarlo e si limitò a lanciargli occhiate minacciose e di disgusto, mentre lui accentuava il suo sorriso compiaciuto e la guardava come avesse ottenuto il suo trofeo migliore…
Alzò l’altra sua mano pallida e quasi violacea e prese ad accarezzarle il viso con le dita fredde e movimenti tanto delicati quanto bramosi di potere, mentre si compiaceva di ciò che aveva ottenuto.
 
- … ed è un vero peccato che il tuo bel viso debba smettere di avere un colorito così vivo… Se accettassi di restare al mio fianco, ti risparmierei la vita e avresti tutto ciò che la tua bellezza merita naturalmente…-
 
Disse con tono ammaliatore, come un vero serpente che tenta di incantare la preda ma la donna di fronte a lui non aveva alcuna intenzione di farsi sottomettere in quel modo, anzi: con le poche forze che le erano rimaste arricciò le labbra e gli sputò in faccia, costringendolo ad allontanarsi da lei di qualche centimetro per pulirsi il viso da quel liquido biancastro colmo di disprezzo ed odio.
Kakashi sgranò gli occhi di fronte a quel gesto tanto audace quanto impulsivo, ma la cosa che lo colpì di più furono le parole successivamente dette da quella donna così forte e determinata che non sembrava temere né Orochimaru né tantomeno la morte.
 
- Vai al diavolo, serpe! Io non abbandonerò mai le kunoichi, MAI!!!!-
 
Kabuto rise maliziosamente e anche questa volta l’Hatake provò ribrezzo nei confronti di quei due uomini che si ostinavano a volersi prendere gioco di una donna tanto forte e coraggiosa: era rimasto colpito da quel suo fare aggressivo quanto ardito, aveva rifiutato l’offerta di salvarsi e addirittura diventare la compagna del dittatore e capo supremo per poter continuare a difendere e lottare insieme alle ribelli, una scelta che sotto tutti i punti di vista sarebbe risultata una vera pazzia, se non nella possibilità in cui le kuonichi non fossero in fallo ma piuttosto nel giusto…
 
Orochimaru tornò a voltarsi rapidamente verso la donna e le mise un kunai al collo, restandole a pochi centimetri di distanza mentre il suo sguardo sottile da ironico si era tramutato in uno minaccioso e piuttosto seccato, mentre quelli ambrati di Tsunade sostenevano quello sguardo senza timore né difficoltà.
 
- Sei un’illusa se pensi di poter vincere questa guerra, Tsunade… Ti ho dato una possibilità non da poco e tu l’hai rifiutata nel peggiore dei modi, e questo è un affronto che io non posso assolutamente tollerare, da una donna soprattutto…-
 
Abbassò il suo sguardo truce verso il collo della donna fino a soffermarsi sul suo petto dalla pelle bianca e morbida, dove un seno prosperoso si notava senza troppa difficoltà dallo stretto kimono che con fatica lo conteneva: ora il suo sguardo era compiaciuto e si passò con fare malizioso la lingua sulle labbra, con un gesto lento ed evidente in modo che la donna potesse vederlo chiaramente e stringere maggiormente i denti per la rabbia.
Orochimaru fece scivolare il kunai sul petto della donna sino al limite della scollatura e lentamente aveva preso a scostarlo di lato, in modo tale che potesse raggiungere il suo sottile e malizioso scopo sotto lo sguardo contrariato di Kakashi e divertito di Kabuto.
 
- …ma dato che ci tieni così tanto alle tue care insorgenti, sarai tu a pagare il prezzo delle loro vite, ed il modo credo che mi piacerà non poco, ahah!-
 
Un altro sguardo malizioso e provocante si dipinse sul suo viso ma ancora una volta Tsunade non riuscì a tollerare quel suo fastidioso affronto, soprattutto se si trattava del suo corpo e quindi fece appello a tutte le forze che le erano rimaste per potersi difendere almeno un’ultima volta e impedirgli di umiliarla in quel modo brutale: nonostante il veleno che sembrava dovesse ucciderla da un momento all’altro, la potente donna mosse rapidamente il capo in avanti e gli diede una forte testata, tanto che Orochimaru fu costretto ad allontanarsi da lei di parecchi metri e tenersi una mano sulla fronte sanguinante.
 
Il suo sguardo minaccioso si scontrò con quello altrettanto determinato della donna, la quale ansimava e respirava a fatica per l’enorme sforzo che aveva compiuto, mentre Kakashi si lasciò sfuggire un sorriso modesto di compiacimento sulle labbra nascoste: era come se si aspettasse quella reazione da una donna tanto forte e determinata che, evidentemente, non aveva alcuna intenzione di farsi sottomettere da quella serpe, e lui gioì internamente di quel gesto.
 
Orochimaru strinse i pugni con violenza, quasi dovesse spaccarsi le mani mentre guardava con odio la figura perfetta di quella donna che non sembrava intenzionata a concedersi a lui così facilmente.
 
- Kabuto! Voglio questa donna nella mia stanza personale per questa sera, deve essere incatenata al letto e impossibilitata a muoversi, somministrale tutto il veleno che ritieni necessario purché non muoia: deve assistere alla mia vittoria su di lei e voglio che soffra mentre sente che io godo del suo corpo perfetto e vinco sulle sue amate kunoichi!-
 
Dopodiché lanciò un’occhiata minacciosa e di sfida nei confronti della donna mentre l’ennesimo sorriso malizioso si manifestava sul suo viso lungo e pallido e usciva dalla stanza seguito dal fedele Kabuto, il quale prendeva appunti sul da farsi.
L’ultimo ad abbandonare quel luogo buio, le cui torce avevano cominciato a spegnersi lentamente, fu il ninja copia il quale lanciò uno sguardo al capo delle kunoichi prima di andarsene, come volesse farle capire che, in un certo senso, la stimava…
Lei rimase del suo sguardo aggressivo ed impassibile mentre i suoi occhi ambrati non sembravano perdonare alcun gesto: l’uomo si chiedeva se veramente tanto coraggio e tanta forza potessero derivare dall’odio o, piuttosto, dalla consapevolezza di essere nel giusto, da parte delle donne, e questo gli mise il dubbio sulla legittimità dell’operato suo e dei suoi compagni, Orochimaru compreso.
 
Si affrettò a chiudere quella stanza segreta e si avvicinò al suo capo, porgendogli una domanda con la sua solita indifferenza mentre lui stesso sapeva bene quanto gli premesse sapere di una persona…
 
- Signore, cos’ha intenzione di fare nei confronti del capo delle kunoichi?-
- Possederla, mio fidato Hatake. Quella è una di quelle donne che devono essere domate per riuscire ad averne il controllo, ed io devo assolutamente sottometterla se voglio le kunoichi in pugno!-
 
Kakashi dovette forzarsi molto per non permettere al suo capo di vedere la smorfia di disgusto che gli aveva delineato il viso, mentre il disprezzo nei suoi confronti non poteva che aumentare a dismisura…
 
Non sopporto queste mancanze di rispetto, e poi questa storia non mi quadra… Non può essere che una donna tanto forte e bella metta a rischio in questo modo la sua vita pur di difendere delle ribelli, a meno che non sia consapevole di essere nel giusto…
Un dubbio che devo assolutamente togliermi, a qualsiasi costo.

 

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Capitolo 9
*** La forza di continuare a lottare ***


Il sole alto nel cielo di metà pomeriggio illuminava leggermente quella stanza solitamente buia e umida che restava nascosta sotto il terreno, nella periferia di Konoha, mentre una voce squillante e disperata echeggiava in tutto il covo delle kunochi: dietro la scrivania del capo delle insorgenti, la figura snella quanto innervosita di Shizune restava in piedi, lo sguardo colmo di rabbia e di disperazione mentre il suo portamento scomposto sembrava totalmente sconvolto dalla notizia che le era stata data poco prima dalle capogruppo.
 
I suoi occhi nerissimi fissavano con rabbia e dolore un punto impreciso davanti a lei, mentre oltre la scrivania Kurenai ed Anko cercavano di mantenere una certa impassibilità nonostante la situazione fosse piuttosto tragica: senza il loro capo le loro azioni non sarebbero state coordinate nel modo dovuto e quell’inconveniente non da poco rischiava di mandare all’aria tutti i loro piani.
Tra le due, vi era anche la ninja dai capelli rosa: lo sguardo e la testa abbassati e la speranza più totale di poter sparire da lì, andarsene se non uccidersi per ciò che aveva causato, mentre i sensi di colpa l’invadevano come una furia devastante e lei faticava a mantenere un certo controllo, impedendo alle lacrime di uscire impetuose dai suoi occhi marini.
 
Shizune urlava, arrabbiata e tremendamente angosciata per ciò che era accaduto: sapeva che probabilmente, in quanto allieva e assistente della signorina Tsunade, sarebbe toccata a lei la responsabilità delle kunoichi e avrebbe dovuto assumerne il comando, così di punto in bianco, senza che nessuno potesse sostenerla o aiutarla.
Gli occhi le tremavano di paura al pensiero che il loro capo fosse nelle mani dei loro nemici o, ancora peggio, di quella serpe di Orochimaru: era consapevole della sua mente malata e delle sue strane idee attrattive nei confronti della bionda e questo non poteva che angosciarla ulteriormente.
 
Sbatté forte un pugno sulla scrivania e con i denti stretti lanciò uno sguardo minaccioso ed accusatorio verso la rosa, la quale ancora teneva il viso abbassato.
 
- E’ tutta colpa tua, Sakura!! Se tu avessi rispettato la tua missione senza voler strafare ora non ci troveremmo in questa situazione!! E soprattutto Tsunade non…-
 
Le aveva gridato contro tutta la sua rabbia e la sua angoscia, mentre sulle ultime parole non era riuscita a terminare la frase ma la voce era andata affievolendosi sempre di più, fin quando la giovane ninja non fu costretta a chiudere gli occhi con forza per impedire alle lacrime di uscire impetuose: Tsunade non era semplicemente un capo per lei, era una sua amica, una sua compagna, una persona con cui confidarsi e che, nonostante il carattere difficile, l’aveva sempre consolata, aiutata, protetta…
E ora, cosa avrebbe potuto fare senza di lei?
 
Shizune sapeva di non poter scaricare tutta la colpa sulla rosa, anche perché anche lei avrebbe potuto opporsi alla decisione avventata della bionda per quanto già dall’inizio si sarebbe dimostrata un’impresa pressoché impossibile, ma nonostante questa consapevolezza sentiva di dover sfogare la sua rabbia e la sua angoscia su qualcuno: lei non era come Tsunade, non era forte a sufficienza per tenersi dentro le emozioni e, in qualche modo, doveva esternarle…
 
Dalla parte opposta, Sakura aveva alzato il viso verso di lei ed i suoi occhi sgranati dallo stupore per quell’accusa così violenta non potevano che tremarle di angoscia e preoccupazione: si sentiva in colpa, tremendamente in colpa e questo sembrava ucciderla…
 
Shizune ha ragione, ha ragione dannazione!! E’ soltanto colpa mia, se avessi rispettato l’ordine impartitomi tutto questo non sarebbe accaduto! Non mi sarei fatta rapire come una stupida ma soprattutto la signorina Tsunade non sarebbe dovuta intervenire per salvarmi…
 
Non riusciva ancora a spiegarsi perché il capo della kunoichi si fosse esposta tanto per lei, ma nonostante questo il suo dolore e la sua rabbia erano soprattutto rivolte a se stessa e alla sua incoscienza e disobbedienza.
Avrebbe voluto piangere e gridare, avrebbe preferito venire decapitata davanti a quella serpe piuttosto che trovarsi lì, a subire le accuse e gli improperi di Shizune, piuttosto che sentirsi addosso il peso della cattura del membro più importante se non essenziale di quelle rivolte…
 
- Non è soltanto colpa sua, Shizune! La principessa delle Lumache sapeva a cosa andava incontro, è un rischio che sapeva di correre comunque, è stata una scelta sua.-
 
Disse Kurenai in difesa della ragazza, come a cercare di placare le ire dell’assistente di Tsunade e guardare tutti i punti i vista di quella questione: Sakura aveva disobbedito, costringendo la bionda ad intervenire ma lei non era stata obbligata a farlo, anche se per altri motivi ancora misteriosi e a loro sconosciuti alla fine lo era stata…
Shizune le lanciò un’occhiata minacciosa e fece per insultare anche lei quando Sakura prese quel poco di coraggio che aveva e si fece avanti con un passo che, per quanto indeciso, metteva in evidenza la sua amara consapevolezza di quello che aveva fatto.
 
- No, Kurenai, Shizune ha ragione, è soltanto colpa mia…-
 
Disse tutto d’un fiato, con un groppo alla gola e le lacrime che temeva di non riuscire a trattenere, mentre le due capogruppo la osservavano in silenzio.
Shizune si calmò improvvisamente nel vedere quanto dolore invadesse l’animo di quella ragazza e cercò di pensare a come avrebbe reagito Tsunade di fronte a quella reazione, così fece un paio di respiri profondi e, trattenendo la rabbia, tornò a guardare la ragazza con sguardo di rimprovero ed estrema rabbia, per quanto fosse contenuta.
 
- Spero che tu abbia compreso la gravità della tua azione e che d’ora in poi mi darai ascolto ed eseguirai gli ordini attenendoti alle missioni! Adesso che il nostro capo è stato rapito è necessaria la massima collaborazione, per cui mi aspetto un comportamento diligente da te! Ora puoi andare.-
 
La nera continuò a fissarla con una rabbia contenuta ma cercando di avere un tono di voce determinato ed autoritario, mentre Sakura accennava ad un “sì” col capo e si affrettava ad uscire dalla stanza con la testa china ed il cuore che le faceva male in un modo assurdo.
 
******
 
Appena fuori dalla porta, la figura di Ino che poco prima era appoggiata alla parete si ridestò e le si avvicinò con fare quasi premuroso, mentre i suoi occhi celesti cercavano di essere comprensivi di fronte al dolore dell’amica.
 
- Sakura, cosa…-
 
Non aveva fatto in tempo a terminare la domanda che la compagna le si era gettata tra le braccia, le lacrime che scendevano a fiotti sulle sue guance, mentre si abbandonava ad un pianto di dolore e angoscia.
 
- E’ tutta colpa mia Ino, tutta colpa mia!-
 
Il suo pianto disperato commosse la bionda, la quale prese ad accarezzarle dolcemente il capo con fare rassicurante anche se, ne era consapevole, di rassicurante in quella drammatica situazione non c’era proprio nulla, se non la loro solida e forte amicizia.
 
*****
 
Non appena Sakura era uscita dalla stanza, Shizune si era seduta sulla sedia dietro la scrivania con un gesto addolorato e lento, mentre cercava con ogni forza che le fosse rimasta in corpo di mantenere la concentrazione ma soprattutto di non farsi sopraffare dal dolore e dall’angoscia: Tsunade non c’era e la consapevolezza di non poterla salvare o aiutare l’agitava ulteriormente, ma sapeva anche di non potersi lasciare andare alle emozioni ma piuttosto pensare a quelle kunoichi che tanto valorosamente lottavano e che, almeno momentaneamente, sarebbero dipese da lei.
 
Era stata al fianco della sua maestra e capo per molti anni e sapeva ogni cosa di lei, sia come operava che come comandava così aveva cercato di riacquistare un certo contegno e guardava con espressione determinata, per quanto ancora addolorata, le due capogruppo che attendevano suoi ordini o una sua parola: sapevano che Shizune non fosse completamente all’altezza del compito, per questo le avrebbero dato tutto l’aiuto ed il supporto possibile, perché non potevano permettersi di farsi sconfiggere, assolutamente.
 
- La situazione è piuttosto critica dunque, Tsunade è stata rapita e questo ci renderà più deboli, senza contare che il nemico cercherà di approfittare della situazione per metterci in difficoltà.-
 
Disse con voce sicura quando Anko si fece avanti con la sua solita spudoratezza, soprattutto in quel caso mentre Kurenai restava composta.
 
- Non possiamo pensare di fare altre missioni e attacchi senza la sua supervisione, sarebbe un rischio troppo grande quindi dobbiamo tentare di liberarla!-
- Non possiamo, Anko! Sicuramente Orochimaru la terrà prigioniera chissà dove e non riusciremo mai a liberarla, già è difficile pensare di penetrare in quella fortezza figuriamoci in luoghi segreti!.-
 
La interruppe la compagna dagli occhi rossi, addolorata per quanto aveva detto ma consapevole che fosse la pura verità.
Anko si stizzì leggermente di quell’intervento ma Shizune prese prontamente parola per evitare che si scatenasse una lite tra le due: dovevano restare unite ad ogni costo, o per i nemici sarebbe stato un gioco da ragazzi eliminarle senza la guida di un capo come Tsunade.
 
- Non faremo nulla, cadremmo soltanto in trappola. Tsunade è una donna forte ed esperta, riuscirà certamente a liberarsi, dobbiamo soltanto avere fiducia in lei!-
 
Disse con decisione mentre il suo tono forte sembrava più voler convincere se stessa che le due donne, le quali si zittirono e restarono ad ascoltarla.
 
- Dobbiamo proseguire con il piano prestabilito: chiamate le kunoichi addette alla traduzione e analisi dei manoscritti e dategli i due rotoli, cercheremo di capire qualcosa di più sui poteri di quella serpe e tu Anko ne sarai la diretta responsabile, dato che i serpenti sono anche abilità tua… Mentre tu, Kurenai, resterai qui con me per pianificare il nuovo attacco.-
- Non è un po’ rischioso tentare un nuovo attacco? Senza Tsunade, non saremo sicure di valutare ogni cosa, non abbiamo la sua esperienza…-
- Lo so, ma non possiamo fermarci o il nemico avrà il tempo di individuarci.-
 
Disse Shizune con voce grave: sapeva che le preoccupazioni di Kurenai fossero fondate e sensate, ma non aveva altre possibilità se non quella di seguire la volontà della sua maestra e cercare di imitarla per mantenere ancora vive ed attive le kunoichi.
Anko si dileguò dopo pochi istanti mentre Kurenai si avvicinò alla scrivania e con l’assistente di Tsunade cominciò a pianificare un nuovo attacco, per quanto entrambe avessero un viso malinconico e preoccupato.
 
*****
 
Una chioma nera e luminosa risplendeva alla tiepida luce del sole ormai calante, mentre una figura coperta da un manto marroncino ed il volto mascherato in parte correva tra le vie più nascoste di Konoha, nonostante non si notasse alcuna fretta in quel passo talvolta esitante.
 
Hinata osservava col Byakugan attivato l’isolato che circondava l’ingresso al loro covo, per essere sicura che nessuno stesse tentando di scoprirlo data l’assenza del capo delle kunoichi ma fortunatamente nessuno sembrava essere in circolazione: non aveva alcuna intenzione di spargere altro sangue, era sempre stata contraria e questi giri di ronda le mettevano sempre un poco di angoscia a riguardo, dato che non sopportava di dover eliminare degli eventuali infiltrati per proteggere il suo rifugio e le compagne stesse.
 
Stava ormai per terminare il giro quando i suoi occhi così particolari captarono una sagoma seduta sopra un tetto, dalla quale proveniva una grande quantità di chakra e questo non poté che farle battere forte il cuore: conosceva quell’energia positiva, conosceva il chakra bianco e caldo di quell’individuo e per quanto lei sapesse, da un lato, di dover andarsene e fuggire, dall’altro non aveva desiderio più grande che potersi avvicinare a lui..
 
E così fu: la giovane ninja fece qualche rapido salto sino a giungere al tetto dell’edificio disabitato, restando a debita distanza dalla figura inginocchiata di un ragazzo a lei noto, rimanendo nascosta dietro la cappa di un camino piuttosto ampia: aveva disattivato la sua abilità innata ed ora osservava con le gote arrossate i capelli biondi del ragazzo ondeggiare sinuosamente sul capo, sospinti da un leggero venticello mentre i suoi abiti perfettamente rammendati restavano immobili in quella posizione, così come gli occhi cerulei del ninja che scrutavano l’orizzonte con una certa malinconia.
 
Hinata lasciò che un tenue e dolce sorriso le si dipingesse sul viso e con un gesto lento quanto istintivo si portò una mano al petto, come a cercare di placare il suo cuore ormai in subbuglio che non sembrava più intenzionato ad ascoltarla: il vento freddo non sembrava nemmeno sfiorarla, tant’era il calore che l’aveva invasa, mentre davanti a lei si manifestava un tramonto dalle mille sfumature rosse e arancioni, dove il sole lentamente sembrava abbandonarsi al buio della notte.
 
- Non è necessario che ti nascondi, Hinata.-
 
La voce calda e tranquilla del ragazzo ruppe quel silenzio armonioso di pura contemplazione e la ragazza non poté che sussultare leggermente, stupita dal fatto che il giovane ninja si fosse accorto di lei nonostante fosse stata cauta: si nascose ulteriormente dietro il camino, come se sperasse di scomparire da un momento all’altro anche se, lo sapeva bene, se quel ragazzo così buono dal chakra spaventoso avesse voluto, l’avrebbe imprigionata in pochi attimi.
Restò con la schiena appoggiata al muricciolo scuro, il viso alzato verso il cielo come a ricercare una risposta, un segno che le dicesse cosa dovesse fare in quella così assurda situazione: erano due nemici che tuttavia non si erano mai odiati, nemmeno dal primo istante, ma piuttosto avevano trovato l’uno nell’altro un compagno, una persona diversa da loro quanto simile.
 
E adesso cosa faccio? Lui sa che sono qui, è inutile che io mi nasconda… Dovrei scappare e allontanarmi da lui, potrei essere in pericolo però… Però io non credo di volerlo…
 
La ragazza socchiuse leggermente i suoi occhi lilla e fece una paio di respiri profondi, prima di allontanarsi da quel caminetto e mostrarsi completamente alla luce del sole calante: Naruto era ancora fermo in quella posizione, intento ad osservare quei colori stupendi che la natura gli offriva e pensieroso su quanto stesse accadendo in quel luogo, al suo villaggio e soprattutto ai suoi amici…
Lui non voleva la guerra, ma sapeva che la pace in quel momento fosse un obbiettivo troppo lontano da raggiungere, considerando che Orochimaru non avesse alcuna intenzione di risparmiare le kunoichi ma anzi pareva avere un certo “interesse” verso il loro capo…
 
Sentendo che la ragazza esitava ad avanzare, lui voltò il capo all’indietro e la guardò con un sorriso dolce appena accennato, mentre lei non poteva che arrossire vistosamente e perdersi in quel mare azzurro e puro, in quello sguardo così intenso e vero che sembrava donarle una pace infinita.
 
- Puoi venire qui, se vuoi.-
 
Le disse garbatamente, continuando a sorriderle dolcemente ed Hinata non poté fare altro che restare succube del suo cuore e dei suoi sentimenti, avanzando lentamente e con un certo timore verso il ragazzo, togliendosi dal volto il fazzoletto viola che lo nascondeva.
Si sedette accanto a lui, tenendo il viso timidamente rivolto verso il basso mentre si sentiva ridicola all’idea che lui potesse notare il suo imbarazzo ma soprattutto il suo atteggiamento esitante, mentre in realtà Naruto non poteva fare a meno di notare quanto fosse limpido e pulito il suo viso, quanto quel rossore evidente sulle gote fosse il segno di una sentimento vero, di una persona spontanea e non assolutamente falsa…
E questo non poteva che renderlo felice, considerando che fin da bambino era stato costretto a stare con persone troppo serie e ligie che non lasciavano alcuno spazio ai sentimenti e alle emozioni, cosa che lui reputava assolutamente ridicola dato che l’unico motivo che lo teneva ancora in vita era l’amicizia verso i suoi compagni e quel particolare affetto che sembrava nutrire per quella kunoichi…
 
Dopo qualche attimo di silenzio, il biondo tornò a guardare il tramonto con sguardo perso, per quanto sorridente, mentre Hinata restava col capo abbassato, ancora timida nonostante ascoltasse con estrema attenzione ed interesse le parole che lui pronunciava a bassa voce, come fosse una sua riflessione personale, come se si sentisse libero di dire qualunque cosa al fianco di quella ragazza che sembrava condividere con lui molto più di quello che sembrava…
 
- Avevo detto che nessuno volesse la guerra, invece mi sbagliavo di grosso…-
 
Disse accennando ad un sorriso, come se stesse rimproverando ironicamente se stesso per le stupide idee che gli erano venute in mente, come se il ricordo di pochi giorni prima, al covo delle kunoichi, e delle sue parole fosse qualcosa di assurdo, nel quale lui non sembrava più credere più di tanto…
Hinata si stupì di quell’improvviso cambiamento ed alzò il suo sguardo verso il ragazzo, mentre i suoi occhioni lilla osservavano ogni suo lineamento e faticavano a non sorridere in maniera tanto composta quanto solare: ogni volta che lo guardava le sembrava si essere in Paradiso, di poter stare accanto ad un dio e parlargli, parlargli come se lui fosse una parte di lei, del suo cuore e del suo animo e forse, forse la situazione non era molto diversa.
 
- Come può qualcuno desiderare il dolore?-
 
Chiese ingenuamente la giovane, mentre le parole le uscivano di bocca leggermente tremanti ma allo stesso tempo stupite di quanto il ragazzo avesse detto: quel giorno, quando le aveva detto di non volere la guerra, le sapeva che fosse sincero, che credesse davvero nelle proprie parole e non voleva che ora perdesse quella convinzione, non voleva che anche quell’anima pura decidesse di macchiarsi e, di conseguenza, abbandonarla per sempre…
No, non ce l’avrebbe fatta a sopportare ancora tutto quel dolore e quelle angosce da sola, aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto, come in quel momento…
 
Naruto muoveva nervosamente le dita delle mani, talvolta mordicchiandone le unghie mentre i suoi occhi celesti si erano abbassati ed avevano assunto un’espressione più malinconica mentre pronunciava quelle parole con consapevolezza e delusione.
 
- Non è il dolore ciò che vogliono, ma l’odio… L’odio da la forza ed è la causa di tutti i mali e di tutte e guerre, Hinata, guerre come la nostra che sono nate da rancori antichi e ben radicati. E purtroppo è difficile abbandonarlo, è molto più semplice affidarsi alla rabbia e all’istinto piuttosto che ragionare e pensare al meglio, per se stessi e per gli altri…-
 
La ragazza ascoltava quelle parole mentre il dispiacere nel sentirgliele pronunciare aumentava: era consapevole di quanto fossero vere, di quanto quella battaglia fosse nata soltanto da un conflitto di classi mentre loro, loro ed i loro sentimenti erano gli unici a pagarne le vere conseguenze.
Lo guardava con malinconia, mentre dentro di lei cresceva il desiderio di poterlo abbracciare, di potergli stringere le mani e dirgli che no, loro non si sarebbero arresi, che loro avrebbero continuato a lottare per impedire a quella terribile malattia di proliferare anche nei loro cuori puri.
 
- Non si può vivere di odio, conduce solo alla morte…-
- Ed è proprio questo ciò che loro vogliono, riempire le persone d’odio e far si che prima o poi scoppino, così che soltanto i più forti riescano a resistere fino ad uccidersi a vicenda.-
 
Hinata non capiva a chi si riferisse quel “loro”, non poteva sapere chi stesse dietro realmente a quella guerra, chi desiderasse l’odio per poter governare ed uccidere, ma soprattutto chi desiderasse la morte delle insorgenti e di Konoha intera…
L’unica cosa di cui era certa era che vedere il volto solare di Naruto abbattuto in quel modo le faceva male, soffriva nel vedere il suo sorriso spento dal dolore e dal dispiacere e così decise che, per una volta, sarebbe stata lei a donargli la serenità e la pace di cui aveva bisogno.
 
Con uno sforzo immenso e cercando di avere la meglio sulla sua esagerata timidezza, Hinata posò con delicatezza e dolcezza la propria mano morbida su quella tesa del ragazzo, con un gesto moderato quanto affettuoso mentre le sue gote si arrossavano terribilmente ed il suo cuore si agitava, per quanto fosse consapevole che quel tocco fosse benefico per entrambi.
 
- L’odio non potrà vincere, finché ci sarà l’amore ad imporsi…-
 
Non sapeva come quelle parole le fossero uscite dalle labbra, non sapeva come fosse stata in grado di prendere tutto quel coraggio e parlargli in quel modo, con quella sicurezza dolce e moderata che avrebbe sciolto anche l’animo più duro e freddo.
Naruto voltò il suo sguardo luminoso verso di lei e le regalò un sorriso aperto e sincero, lasciando che un tepore gli invadesse l’animo e gli ridesse quella sicurezza che fino a poco prima l’aveva caratterizzato: ogni attimo che trascorreva con quella ragazza sembrava ridargli la speranza di lottare, di credere in se stesso e  nella giustizia, di essere convinto che veramente il suo amore avrebbe vinto contro l’odio di quelli che lo circondavano.
 
Avvicinò il proprio viso a quello di lei mentre questa aveva assunto un’espressione stupita nel comprendere le intenzioni del ragazzo e non poté far altro che chiudere gli occhi, mentre i suoi nervi si tendevano con fare irruente: sapeva di voler bene a Naruto, ma non era sicura di ciò che le stesse accadendo e non sapeva se fosse un bene o un male.
 
Lui comprese il suo disagio, così sorrise nuovamente e deviò la traiettoria delle sue labbra fino a toccarle dolcemente una guancia: quel gesto di affetto e di profonda unione dei loro animi pareva molto più importante e grande di qualsiasi passione, tanto che Hinata riaprì cautamente gli occhi e lasciò che un leggero sorriso le si creasse sulle labbra, mentre una certa tranquillità tornava ad invaderle l’animo: era felice, semplicemente felice dopo tanto tempo di angosce e sofferenze, ma soprattutto era contenta del fatto che quel ragazzo avesse rispettato i suoi tempo e l’avesse compresa, senza approfittare della sua debolezza e ingenuità, senza approfittare del suo cuore puro e sincero, mentre dietro di loro il tramonto sembrava coronare quel momento speciale e magico.
 
Dopo qualche minuto, il ragazzo di alzò in piedi e le voltò le spalle dopo un sorriso, intenzionato ad andarsene mentre lei lo guardava ancora arrossita e infatuata, restando seduta sul bordo del tetto: sapevano entrambi quanto fosse pericoloso stare lì, insieme, col pericolo che qualcuno li vedesse: avrebbero dovuto dare spiegazioni dei loro sentimenti, spiegazioni che nessuno avrebbe compreso e probabilmente li avrebbero imprigionati entrambi con l’accusa di tradimento e quant’altro, per questo Naruto aveva dovuto prendere con sé tutta la forza che aveva per allontanarsi da quel suo angelo di speranza e pace.
 
- Ci rivedremo, Hinata… E ricordati la nostra promessa, non scordarla mai.-
 
E così dicendo sparì nel rosso del tramonto, mentre la ragazza stringeva tra le mani il ciondolo che il ragazzo aveva lasciato cadere nel suo covo: era il simbolo della loro promessa, il simbolo della fine della battaglia e lei non poteva far altro che aggrapparcisi con tutte le sue forze, convinta che prima o poi tutto quanto sarebbe finito e lei sarebbe potuta tornare a sorridere tranquillamente affianco al ragazzo di cui, lentamente, si stava innamorando…
 
 
AVVISO:
Siccome parto per un viaggetto, starò via per una decina di giorni, di conseguenza aggiornerò questa storia soltanto l’1 Agosto…
Mi dispiace davvero, ma non ho modo di collegarmi ad internet e non credo di riuscire a scrivere l’altro capitolo entro giovedì (parto venerdi mattina) per cui vi chiedo infinitamente scusa se vi farò attendere più del dovuto =(
Spero comunque che non mi abbandoniate, buon proseguimento di vacanza!!
Bye ^.^ 

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Capitolo 10
*** Attrazione proibita ***


Salve a tutti! Eccomi tornata con il nuovo capitolo! ^.^
Sono davvero felice che la storia sia così seguita, grazie davvero a tutti!
Purtroppo devo partire domani e torno fra due settimane circa, quindi non potrò aggiornare prima del 18-9 agosto… Lo so, sono un disastro completo ma le mie vacanze sono turbolente xD
Dopo sarò puntualissima, promesso!!
Nel frattempo vi lascio al capitolo, dato che di me non vorrete sentir parlare per un pezzo dopo questa xD
Buona lettura!
bye

 
******
 
Era ormai il crepuscolo, il sole aveva abbandonato il mondo ormai da un’ora e la notte stava nascendo con una spontanea ed insolita calma: c’era ancora un poco di luce fuori, anche se lo stesso non si poteva dire dell’animo dei tanti ninja che combattevano ogni giorno nelle strade di Konoha.
Il buio più totale invadeva quella stanza sigillata e nascosta, il cui accesso segreto era riservato ai pochi che potevano avere il privilegio di vedere e torturare i nemici del regime di Orochimaru, coloro che avevano la forza di opporsi a quelle ingiustizie ben mascherate.
 
Una figura malconcia era ancora incatenata al soffitto di quella lurida prigione, il corpo dalle forme perfette appeso con le mani legate ed il volto abbassato ma per nulla sfiorato, mentre gli abiti erano sgualciti e piuttosto malmessi a causa delle evidenti torture subite.
I lunghi capelli biondi erano quasi completamente sciolti e ricadevano sulla schiena in modo scombinato, mentre il colore pallido della pelle risaltava le labbra rosee e ancora pure.
La donna prigioniera tossì sangue amaro per un paio di minuti, fin quando non riuscì nuovamente a stabilizzarsi e digrignò i denti per il dolore, sentendo ogni parte del suo corpo indolenzita ed attaccata da un bruciore violento: era la più grande ninja medico del mondo, dotata di una potenza sovraumana ma era pur sempre un essere umano, ed il dolore per quanto sapesse contenerlo lo sentiva molto, molto bene, specie se provocato da un veleno letale.
 
Ad un tratto, sentì la porta della sua prigione aprirsi con lentezza ed una figura avanzò nella penombra, dirigendosi lentamente a lei, quasi con prudenza, come avesse timore di avvicinarsi a quella donna tanto temuta.
Lei finse di essere svenuta e non appena la figura le si fu avvicinata a sufficienza, alzò con rapidità le proprie gambe e diede un forte calcio verso l’uomo, il quale riuscì a pararsi dal colpo solo in parte e venne comunque scaraventato contro la parete opposta.
Lei ansimava e dovette ricorrere a tutte le sue forze per non gemere dal dolore, per non dare a quei pezzenti la soddisfazione di vederla soffrire, anche se questo richiedeva uno sforzo enorme.
Tenne lo sguardo attento e fisso sulla figura che aveva colpito, mentre questa si rialzava senza troppa fatica, benché fosse dolorante, e nella penombra Tsunade riuscì a riconoscere una chioma argentata, probabilmente quella di uno dei più fidati di Orochimaru.
 
E’ l’Hatake, sicuramente quella serpe lo ha mandato a prendermi perché teme che io possa liberarmi facilmente dalle mani di altri, ma se spera di avermi nel suo letto così facilmente si sbaglia di grosso!!
 
- Dì a quella serpe che non ho intenzione di arrendermi davanti alle sue ingiustizie e che se vuole il mio corpo dovrà sfidarmi di persona e smetterla di essere un codardo!!-
 
Gridò con rabbia e frustrazione quell’accusa con tutta la forza che aveva in corpo, come se quella fosse stata la dichiarazione di una verità tenuta nascosta per troppo tempo e le sue parole non poterono che stupire l’impassibile Kakashi, il quale si era prontamente fermato dall’avvicinarsi, non tanto intimorito da quella donna non proprio indifesa ma quanto più scioccato da quella profonda accusa: era molto tempo che dubitava di Orochimaru, ma vedere con quanta forza e coraggio quella donna lottasse contro di lui lo lasciava senza parole, come se tutto d’un tratto il mondo gli fosse dovuto cadere addosso…
 
Il capo delle kunoichi tossì sangue ancora una volta, mentre in questo caso non riuscì a trattenere un’espressione molto dolorante, anche se nella penombra era difficile da notare: tuttavia, l’Hatake osservava quel suo comportamento, quel suo atteggiamento di totale rifiuto del dittatore e ogni volta che parlava lo definiva come un codardo, qualcuno che non faceva altro che compiere delle ingiustizie e questo non poteva che aumentare i numerosi dubbi che già aveva riguardo al suo capo.
 
Questa donna sta rischiando la sua vita per lottare contro Orochimaru, non ho mai visto tanta forza ma soprattutto tanto coraggio e non credo che il capo di ribelli possa mettersi così in vista soltanto per una pignoleria femminista… Le motivazioni che la spingono a rischiare la morte e la violenza fisica devono andare ben oltre, è evidente che siano radicati nel suo animo…
Ed è questo ciò che mi mette più in dubbio: chi ha ragione? Gli ideali di questa donna ed il suo coraggio o il modo di governare di Orochimaru?
 

- Non ho intenzione di farvi del male, voglio solo parlare. -
 
Disse lui con un tono freddo e fermo della voce, come volesse tentare di trovare un qualche compromesso per fermare almeno momentaneamente quella loro battaglia ma, con sua ulteriore sorpresa, la donna cominciò a ridere di gusto, come se le sue parole serie fossero state, in realtà, considerate di poco valore.
 
- Ahah, potete evitare queste frasi patetiche, con me! Non riuscirete né a commuovermi né tantomeno a farmi abbassare la guardia, lo so come siete stati addestrati, stupide marionette!-
 
Kakashi cercò di non innervosirsi per quell’evidente provocazione che conteneva in sé tanto disprezzo: l’aveva offeso, lui e tutti i suoi compagni, gli aveva dato delle “stupide marionette” ma nonostante la cosa avesse dovuto farlo imbestialire, l’uomo si fece più incuriosito da quelle parole, come se vedesse davanti a sé finalmente la prospettiva di sapere la verità: se gli aveva detto quelle parole c’era un motivo preciso, i suoi insulti anche rivolti allo stesso Orochimaru rispecchiavano sempre, almeno in parte, la realtà delle cose e questo era ciò che più lo incuriosiva ma gli faceva anche paura di quello che stava sentendo.
Doveva scoprire altro, o meglio, doveva avere delle conferme riguardo ai suoi dubbi.
 
- Perché dovremmo essere delle marionette? Agiamo anche secondo nostra iniziativa ed idea.-
 
Le rispose con fermezza e questa volta Tsunade si trattenne dall’insultarlo o dal ridergli in faccia: le faceva letteralmente pena quell’uomo, eppure sembrava così sincero, sembrava che davvero non conoscesse la verità in cui si trovava a vivere e questo la frenò dal reagire in malomodo.
 
Quest’uomo sembra davvero non rendersi conto della realtà, evidentemente gli sono stati tenuti nascosti dei “dettagli” di questa situazione che lo hanno portato a pensare a noi come delle ribelli, delle insorgenti dalla parte del torto e questo è un atteggiamento che da Orochimaru me lo sarei aspettato senza troppi dubbi!
Tuttavia, questo ninja sembra interessato a conoscere la verità e la cosa mi risulta strana quanto sensata: forse potrei riuscire a fargli comprendere un paio di cosette essenziali dello stare al mondo, ma non ho intenzione di utilizzare le stesse armi di quella serpe, non sono come lui!

 
- Questo è ciò che credete, o meglio, che LUI vi ha fatto credere. Vi ha messo in testa svariate idee su tutta questa storia ed in questo modo, anche se non sembra controllarvi personalmente, voi siete spinti dalla vostra stessa mente a ragionare nel modo che LUI desidera e a vedere le cose come LUI vuole che le vediate. -
 
Kakashi restò colpito da quelle parole, come fossero state una frecciata dritta al cuore e all’orgoglio: si sentiva spogliato di tutte le sue credenze e certezze, si sentiva improvvisamente come un cane bastonato a vita, una persona incapace di perseguire la verità e la giustizia: una marionetta nelle mani di Orochimaru, così come quella donna li aveva definiti.
L’uomo dai capelli argentei restò immobile e muto, riflettendo su quanto avesse sentito e per quanto fosse comunque diffidente, considerando che si trovasse davanti al capo dei nemici che aveva tutti gli interessi a manipolarlo, quelle parole gli sembravano sincere e lo stesso atteggiamento coraggioso di quella bellissima donna lo metteva in dubbio ulteriormente.
 
Tsunade comprese i suoi turbamenti e prese a parlare con tono serioso, benché mantenesse l’autorità e la determinazione che l’avevano sempre contraddistinta: non voleva manipolarlo né convincerlo di nulla, ma ciò che più la irritava era il fatto che un’intelligenza come la sua (perché intelligente doveva essere, se Orochimaru l’aveva preso come suo fidato) non potesse essere libera.
 
- Non voglio convincerti di nulla, Kakashi Hatake, mi piacerebbe soltanto che voi marionette foste libere di pensare con la vostra mente e non con quella di quella serpe, ma capisco che per voi sia difficile e non mi aspetto certamente che tu mi creda: Orochimaru ha una mente diabolica quanto brillante e non mi sarei aspettata altro, da lui.-
 
I suoi occhi ambrati brillarono per qualche attimo alla luce che penetrava timidamente dalla porta segreta e quel luccichio non sfuggì all’occhio attento di Kakashi, il quale non poté che restare affascinato da una bellezza tanto fine quanto tremendamente coraggiosa.
Temeva di farsi prendere in giro da quella donna, anche se si convinceva sempre di più che fosse sincera, che non gli stesse mentendo, e il fatto che stesso che lo avesse insultato e gli avesse parlato con serietà piuttosto che adularlo sfoggiando il suo bel corpo lo convinceva sempre più della verità d’animo di quella kunoichi.
 
- Come posso credervi?-
 
Le chiese con moderazione, mantenendo tuttavia sempre una certa distanza considerata la forza distruttiva della donna che si trovava davanti: voleva sapere la sua risposta e, in base a quella, avrebbe decretato la sua scelta definitiva.
Tsunade lo guardò negli occhi con una decisione che avrebbe spiazzato chiunque mentre aveva compreso benissimo, grazie alla sua acuta intelligenza, che quella non era altro che una domanda per tastare ulteriormente il terreno.
Non sapeva se lo avesse convinto o meno, la cosa le importava ben poco dato che le bastava essere consapevole di avergli detto la verità: poi sarebbe stato lui a dover scavare più a fondo nella questione, se realmente voleva venire a conoscenza della vera realtà in cui si trovava.
 
- Se avessi voluto prendere il potere con la forza avrei accettato la proposta di Orochimaru e, una volta sola con lui, lo avrei ucciso senza pietà, sottomettendo voi e facendo risorgere le kunoichi. La mia forza me lo avrebbe concesso senza alcun problema, di questo credo tu ne sia consapevole, ma non è così che ho intenzione di vincere questa battaglia. Io, così come le tante ninja che combattono ogni giorno contro quella serpe, credo negli ideali di pace, armonia e giustizia, ed è proprio per quest’ultima che io metto a rischio la mia vita e sotto il suo nome combatto contro Orochimaru, senza dovermi abbassare ai suoi metodi luridi e vili. Io non mi aspetto che tu capisca tutto questo Hatake, ma sappi che questa è la realtà e comunque tu abbia intenzione di interpretarla, non riuscirai a sfuggirle. -
 
I suoi occhi color ambra brillarono di decisione e sincerità, tanto che Kakashi si lasciò affascinare per qualche istante da quella bellissima e coraggiosa donna.
Ma non lo diede a vedere e non appena il suo cervello riprese a funzionare correttamente analizzò ogni singola parola: aveva ragione, avrebbe avuto più di un’occasione per mentire ad Orochimaru e servirsene per spodestarlo, con l’inganno ed il suo fascino non ci avrebbe impiegato molto ma nonostante questo, Tsunade non si era abbassata a quel miserabile livello, non era stata vile ed ingannevole ma piuttosto onesta con se stessa e, nonostante tutto, anche con il suo peggior nemico: un atteggiamento simile non poteva che derivare da un animo nobile e sincero e questo convinse quasi totalmente l’Hatake della veridicità delle sue parole.
 
Si mostrò ulteriormente alla luce, posizionandosi di fronte alla donna ancora diffidente e lanciò rapido un kunai nella sua direzione, leggermente più in alto: Tsunade credette che volesse colpirla così utilizzò i potenti muscoli del bacino e del torace per sollevarsi con immenso sforzo e fermare l’avanzata dell’arma con i piedi, ma nonostante il suo sforzo un altro kunai venne lanciato dal ninja e questo andò a segno: la catena che la teneva imprigionata al soffitto si spezzò e lei cadde a terra in piedi, pur con immenso fatica.
Si appoggiò rapidamente al muro poco distante e vomitò un rivolo di sangue consistente, tanto che Kakashi temette che quello sforzo di difendersi ulteriormente le sarebbe costata la vita ma lei alzò immediatamente lo sguardo verso l’uomo davanti a sé, come a voler tenere la situazione sotto controllo mentre con la manica del mantello verde si puliva le labbra da quel liquido rossastro.
 
Kakashi si stupì ancora di quell’immensa forza e fece per avvicinarsi nel tentativo di aiutarla ma questa si mosse leggermente indietro con fare diffidente, restando in posizione difensiva come se non si fidasse ancora di quell’uomo, per quanto l’avesse liberata e le avesse creduto.
 
- Ho detto che non voglio farvi del male. -
- Non mi convince il fatto che mi abbiate creduta, non sarebbe nell’indole di Orochimaru.-
- Io voglio essere libero di pensare con la mia mente.-
 
La sua risposta fredda ma decisa lasciò leggermente stupita la donna, tanto che questa sorrise soddisfatta dentro di sé nel vedere che qualcuno, tra i tanti succubi di Orochimaru, avesse tentato di vincere contro di lui e soprattutto contro se stesso: non era contenta della sua vittoria, lei non voleva convincerlo di nulla ma l’idea che lui stesso volesse ricercare la verità, senza farsi comandare come una marionetta, le dava motivo di pensare che quel ninja tanto abile ed intelligente non fosse poi, alla fine, come tutti gli altri…
 
Dopo un rapido scambio di sguardi, Kakashi prese un poco di coraggio e si avvicinò alla donna con l’intenzione di aiutarla ma questa gli fece cenno di restare a debita distanza, mentre il suo sguardo estremamente determinato non sembrava ammettere repliche.
 
- Lasciate che vi aiuti.-
- No! Ce la faccio da sola, grazie.-
 
L’uomo comprese la sua diffidenza nei suoi confronti e fece quanto gli era stato detto: restò a qualche passo da lei mentre Tsunade camminava lentamente restando appoggiata alla parete: i muscoli erano ancora indolenziti ed il suo organismo pervaso dal veleno e quindi da un bruciore atroce, senza contare che il suo chakra fosse stato prosciugato da chissà quale tecnica di Orochimaru e questo le impediva di riprendersi e curarsi.
Fece qualche passo quando le gambe cedettero sotto il suo peso e lei si vide cadere in avanti, quando due forti e salde braccia la strinsero velocemente per il bacino e le impedirono di cadere: la donna restò stupita di quel gesto ed immediatamente i suoi occhi ambrati andarono a ricercare quello nero dell’uomo, il quale ricambiò con determinazione e moderazione allo stesso tempo.
 
L’aiutò a rialzarsi e la donna gli permise di sostenerla, tanto che appoggiò un braccio attorno al suo collo mentre lui la sorreggeva per la vita nel tentativo di aiutarla a camminare senza tuttavia impedirle di potercela “fare da sola”, quindi senza toccare il suo impeccabile orgoglio.
Tsunade osservava i suoi movimenti precisi e sentiva un calore particolare provenire dal suo corpo, come se lentamente si stesse accorgendo di quanto in realtà quell’uomo possedesse un animo vero e sincero, al contrario di tanti altri, ma scacciò immediatamente quei pensieri ricordandosi che non poteva permettersi distrazioni: stavano fuggendo, o meglio, lui la stava aiutando a scappare dalla più pericolosa base del nemico, di conseguenza lei doveva almeno cercare di continuare a resistere a quel dolore infernale.
Kakashi camminava con passo abbastanza sostenuto lungo i corridoi, scendendo lunghe gradinate mentre faceva attenzione a non fare rumore: era consapevole del grande rischio che correva, del fatto che se l’avessero scoperto per lui sarebbe stata la fine, ma nonostante questo aveva preso la sua decisione di essere libero e per questo il suo animo gli imponeva di fare ciò che stava facendo.
 
Cercava di restare concentrato in tutti i suoi movimenti ma per quanto si sforzasse non riusciva ad ignorare le sensazioni che provava nell’avere così vicino a sé una donna, dopo così tanto tempo: e non una donna qualunque, ma la più coraggiosa, forte e affascinante che avesse mai incontrato nella sua misera esistenza… Senza contare il fatto che quei capelli biondi gli ondeggiassero così vicini al viso che persino da dietro alla maschera poteva percepirne il dolce e delicato profumo.
Si ridestò completamente da quei pensieri, dandosi dello stupido considerando che non avrebbe mai dovuto provare nulla per una donna, tantomeno per il capo delle kunoichi, e finalmente giunse dinnanzi alla porta che conduceva alle segrete di quella fortezza.
Estrasse una chiave particolare dalla propria tasca ed aprì la serratura, sudando freddo mentre si sentiva un cigolio durante l’apertura ma riprendendo a respirare non appena l’ebbe richiusa alle sue spalle.
Proseguirono il cammino in silenzio per alcuni lunghi e lugubri corridoi, senza che nessuno dei due emettesse un solo suono: Tsunade stava lottando con tutta se stessa nel sopportare quel dolore che si faceva sempre più opprimente ed insopportabile mentre Kakashi si sforzava nel non farsi distrarre ulteriormente dalla figura della donna e dall’idea che, in un qualche modo, lui ne fosse terribilmente ed inevitabilmente attratto.
L’uomo fermò la loro camminata in un punto preciso nel mezzo di quell’oscurità opprimente, lasciando che la donna si reggesse al muro mentre lui si abbassava e, scostando un sudicio tappeto, scopriva una grande botola di un legno ruvido e marcio.
Con un gesto rapido la sollevò e fece segno alla donna di seguirlo, mentre lui vi entrava con cautela dopo aver constatato che non vi fosse nessuno nei paraggi: gli sembrava di essere un fuggitivo e, per la prima volta, comprese la paura e le angosce che quelle donne dovevano sopportare per poter ancora vivere a Konoha: ma se soffrivano così tanto, perché non fuggivano?
Perché non cambiavano paese?
Perché ci tenevano così tanto a lottare e rischiare in un luogo simile?
Non riusciva proprio a spiegarselo, nonostante sforzasse notevolmente la sua mente.
 
Non appena toccò il pavimento freddo ed umido di quelle gallerie sotterranee, Kakashi fece cenno alla donna di scendere e questa, con immenso sforzo, si aggrappò saldamente a quella scala e cominciò a scendere lentamente, gradino dopo gradino, sforzandosi di resistere alle continue fitte che quel dannato veleno le provocava.
Ad un tratto, l’umidità si fece così intensa sul ferro dei pioli che la donna scivolò con un piede e non avendo la forza di trattenersi ancora aggrappata cominciò a cadere dalla scala, preparandosi al dolore dell’impatto quando, ancora una volta, le forti braccia del ninja copia la salvarono da una botta particolarmente dolorosa, soprattutto nelle sue condizioni.
 
Lui la reggeva per i fianchi con forza mentre le mani delicate e biancastre di Tsunade erano appoggiate al suo petto muscoloso: entrambi rimasero un attimo imbarazzati da quella situazione e mentre lei cercava di sostenersi da sola sulle gambe, Kakashi non poté che notare i perfetti lineamenti del suo viso alla tenue luce della luna che penetrava da chissà dove, mentre non poteva che sentirsi felice nel constatare che lei non cercasse di allontanarsi da lui, che cercasse il suo sostegno e continuasse a tenere il proprio corpo vicino al suo…
Provò una strana sensazione sentendola così vicina a sé, come un calore che lentamente lo invadeva come a riscaldargli il corpo freddo e quell’animo rimasto congelato e seppellito per troppo tempo: non si sentiva così sereno da moltissimo tempo, quella pace momentanea che provava stringendo tra le braccia il capo delle kunoichi era qualcosa di esilarante per lui, qualcosa che andava oltre ogni sua aspettativa e che, ora più che mai, gli era essenziale…
 
E’ una pazzia, una pazzia! Eppure io… Io non posso farne a meno, non ci riesco…

Il suo occhio nero incontrò quelli ambrati e leggermente brillanti di lei, tanto determinati quanto dolci e in quello sguardo lui si perse ed affogò tutta la sua sicurezza, tutta la sua freddezza e solitudine: quel calore era diventato per lui un qualcosa di essenziale, una droga inconfondibile di cui non poteva assolutamente fare a meno per vivere…
Senza più sentirsi veramente padrone dei propri movimenti, Kakashi lasciò che la propria mano scivolasse lentamente sul viso perfetto di Tsunade e le accarezzò la guancia con estrema dolcezza, come stesse osservando il fiore più raro e bello che avesse mai visto e a quel tocco la donna dovette trattenere un sussulto di stupore: non si aspettava una tale reazione da un ninja tanto freddo ed impassibile, soprattutto da un nemico…
Eppure quell’uomo così misterioso e deciso a conoscere la verità, che l’aveva appena sottratta dalle grinfie del suo peggior nemico, sembrava avere un fascino particolare e raro, un qualcosa che lei non aveva mai notato con così tanto piacere in un uomo…
Sapeva che in quelle condizioni era indifesa, che era in balia dell’uomo ma nonostante questo non sembrava intenzionata a reagire a quell’abbraccio.
 
Kakashi avvicinò leggermente il proprio volto a quello della donna, con così tanta lentezza che parve quasi insicuro ma quando stava per togliersi la maschera, la mano calda e morbida della kunoichi lo fermò, impedendogli di mostrarsi: Tsunade sapeva quale rischi stesse correndo l’uomo per lei e non aveva intenzione di creargli altri problemi, non voleva che s’illudesse di qualcosa che non avrebbe mai potuto ottenere…
 
- Non farlo, Kakashi. E’ giusto che tu ricerchi la tua libertà, ma non voglio che tu la perda ancora, per causa mia.-
 
E detto questo, con un debole gesto delle mani allontanò il petto dell’uomo da sé e con passo lento e faticoso prese a camminare lungo quelle gallerie sotterranee, reggendosi alla parete con fare dolorante ma con un sorriso sulle labbra: aveva trovato un uomo diverso dagli altri e non poteva che esserne felice, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe mai più dovuto rivederlo, per il suo bene.
Kakashi la osservò allontanarsi da lui ma non fece nulla per fermarla, consapevole di quanto fosse accaduto e della veridicità delle parole della donna, anche se non riuscì a comprendere il significato della sua ultima frase.
Si strofinò con delicatezza le dita della mano con cui aveva accarezzato il volto limpido di Tsunade, sorridendo appena sotto la maschera.
 
Ti rivedrò, Tsunade… Questa è una promessa che faccio a me stesso.
 
******
 
Nonostante l’ora ormai tarda, il perenne svogliato Nara era ancora intento a sfogliare i grossi volumi della piccola biblioteca personale di Orochimaru: non vi aveva mai messo piede ed il fatto che si fosse lasciato così facilmente convincere da quella bionda di Suna ad intrufolarsi lì dentro di nascosto non gli piaceva per niente.
Amava l’idea di essere indipendente e di poter fare ciò che più gli piaceva, ergo dormire e riflettere sulla sua esistenza piuttosto monotona e fin troppo misteriosa quando i suoi occhi caddero inevitabilmente sulla figura dell’ambasciatrice della sabbia, la quale osservava con insistenza lo scaffale più alto sul quale erano riposti evidentemente dei volumi di suo interesse, che tuttavia non riusciva a raggiungere data l’altezza.
 
- Tu lo sai che se ci trovano sono un uomo morto, vero? -
 
Disse il moro dalla testa d’ananas con espressione piuttosto scocciata: non aveva mai disobbedito a nessun ordine e trovarsi inevitabilmente in fallo in quel modo non lo tranquillizzava per niente, anzi, gli faceva salire una certa angoscia, come se sentisse che da un momento all’altro li avrebbero scoperti.
Non capiva perché a quella ragazza interessasse così tanto venire a conoscenza di ciò che era scritto nei volumi di Konoha, né tantomeno perché il suo paese pretendesse di saperne i segreti e questo lo metteva leggermente in dubbio ma, considerata la situazione difficile che si presentava nel villaggio in quel momento, aveva preferito non doversi scontrare contro Suna e così aveva accettato di condurla lì di nascosto: cercava di convincersi mentalmente che lo stesse facendo per mantenere quella sottospecie di “pace” tra i loro due paesi, anche se in realtà ciò che lo aveva convinto ad accettare era ben altro…
 
- Definirti uomo mi sembra un po’ troppo eccessivo, ma vedila come vuoi. -
 
Disse lei con tono pungente mentre guardava con disappunto un volume riguardante l’economia della Foglia, di suo completo interesse ma non riusciva a raggiungerlo e questo la fece imbronciare leggermente.
Shikamaru non poté che sbuffare di fronte a quella provocazione, l’ennesima da parte di quella ragazza piuttosto irritante per quanto attraente e si avvicinò a lei controvoglia, prendendo a fissare anche lui quel fantomatico volume inarcando leggermente un sopracciglio: lui non avrebbe avuto troppa difficoltà nel raggiungerlo, dato che era più alto della bionda di Suna e questo lo fece sentire leggermente superiore, almeno per una volta, a quel carattere tanto forte e determinato.
 
- Qualcuno non è abbastanza alto per prendere un libro che gli interessa?-
 
Disse lui ironicamente, senza tuttavia voler sembrare malizioso, mentre i suoi occhi neri osservavano di sbieco l’espressione della ragazza a quella sua domanda provocatoria: lei aveva appena inarcato il labbro superiore con fare contrariato ma il suo orgoglio non sembrava consentirle di cedere e per questo i suoi occhi verde smeraldo restarono puntati sul libro, senza cadere nella tentazione di voltarsi verso quel viso piuttosto interessante del ragazzo delle ombre: avrebbe trovato un modo per appropriarsi di quel volume senza chiedere il suo aiuto, a qualsiasi costo.
 
Restarono in silenzio in quella posizione per qualche minuto, lei con le braccia incrociate sotto il seno evidente ed il viso leggermente imbronciato e Shikamaru nella stessa posizione affianco a lei, con l’unica differenza che lui aveva ceduto molto volentieri al suo sguardo e la osservava con insistenza, attratto in qualche modo dai quei lineamenti generosi e delicati.
Ad un tratto, stufo di quella situazione, il ragazzo si fece avanti e sollevandosi leggermente sulle punte dei piedi prese il grosso tomo rossastro dall’alto dello scaffale e lo porse alla ragazza, senza guardarla o dirle una parola mentre lei lo fissava leggermente stupita: non si aspettava un simile gesto di gentilezza da parte sua, soprattutto dopo che lo aveva preso in giro e questo le fece assumere un lieve sorriso sincero, come se quello fosse il suo ringraziamento, nient’altro.
 
Non appena prese il grosso libro dalle mani del ragazzo, la porta della piccola biblioteca si aprì con un cigolio ed entrambi si voltarono di scatto verso quel suono, allarmati e con i nervi tesi per la preoccupazione: se li avessero visti lì, soprattutto l’ambasciatrice, chissà cosa gli avrebbero fatto ed entrambi ci tenevano alla pelle.
Shikamaru diede una rapida occhiata intorno e spinse velocemente la ragazza dietro la libreria più grossa, nell’angolo della stanza opposto alla porta e letteralmente le si appiccò contro, nel tentativo di non essere visti considerato che ciò che li nascondeva erano dei semplici libri e non sarebbe stato troppo difficile individuali.
 
- Che diavolo fai?!-
- Shhh! Non parlare o ci scopriranno! -
 
Disse lui con tono più forte, come volesse davvero intimarle di stare zitta e mentre il suo sguardo attento e vigile cercava di vedere tra i grossi volumi chi stesse entrando in quella stanza, Temari non poté che dargli ragione e per questo si ammutolì, mentre i suoi occhi di un verde smeraldo sembravano più colpiti dalla presenza del ragazzo che da una estranea: le sue mani erano appoggiate al petto del ragazzo in posizione istintiva e lei poté constatare che nonostante la corporatura piuttosto magrolina, quel ragazzo in fondo di muscoli ben sviluppati ne aveva…
Stava per fare un’altra delle sue battutine quando una voce estranea la costrinse al silenzio ed anche lei cercò di capire chi fosse entrato: una sagoma piuttosto magrolina e non troppo alta dai capelli grigiastri e dei buffi occhialini sembrava ricercare alcuni volumi nella libreria a qualche metro da loro e questo li costrinse a respirare più lentamente, nel tentativo di fare poco rumore e senza muovere un solo muscolo.
 
Dannazione è Kabuto! Se quello ci scopre non sarò in grado di impedirgli di parlare… Ma fortunatamente è un amante dei libri e spero continui a concentrarsi soltanto su di essi, senza contare che nel reparto dove ci troviamo ci siano soltanto libri storici e questo non può che favorirci: essendo un medico non gli interesseranno certamente e questo ci da qualche possibilità di non venire scoperti.
 

Pensò razionalmente Shikamaru mentre continuava a tenere d’occhio l’uomo che gli stava leggermente antipatico, per il suo modo altezzoso di comportarsi e quel fare da saputello, mentre lui rispettava soltanto coloro che pur essendo colti ed intelligenti restavano umili, anche se non proprio sfaticati come lo era lui stesso…
Preso com’era da quella situazione pericolosa, il ragazzo non aveva notato di avere il corpo letteralmente attaccato a quello della bionda, la quale invece non aveva fatto altro che osservare quello del compagno con un certo interesse, mentre un sorriso di maliziosità e divertimento allo stesso tempo le caratterizzava le labbra: lei era totalmente bloccata contro la parete, le spalle al muro, le braccia forti di Shikamaru appoggiate sulle mattonelle dietro di lei a pochi centimetri dalle sue spalle, come volesse impedirle di andarsene ed il suo torace a contatto con il petto di lei.
Ma la cosa che la elettrizzava era che quel viso sempre così concentrato e perennemente razionale fosse a pochissimi centimetri dal suo, tanto che lei avrebbe potuto toccargli le labbra soltanto alzandosi sulla punta dei piedi… E la tentazione era piuttosto alta, considerando quanto quel ragazzo avesse cominciato a piacerle senza motivo, ma il suo orgoglio le imponeva di trattenersi e divertirsi un poco a torturare quell’impassibile svogliato che, ne era certa, non poteva restale sempre così indifferente…
 
- Hai intenzione di restarmi così appiccicato per molto ancora? -
 
Gli chiese sottovoce, non badando troppo al fatto che Kabuto avrebbe potuto sentirli ma piuttosto decisa ad avere per sé le attenzioni di quell’intelligentone così… Enigmatico.
 
- Ci tengo alla vita, se permetti. -
 
Disse lui con tono freddo ma non appena si accorse della loro posizione, un velo di imbarazzo si mostrò sul suo viso, arrivando a doversi sforzare per non assumere una colorazione rossastra sul volto e quella sua condizione piuttosto precaria non sfuggì ovviamente all’occhio attento di Temari, la quale sorrideva maliziosamente di fronte al suo imbarazzo: la divertiva il fatto che Shikamaru fosse totalmente imbranato con le donne e che si lasciasse convincere o mettere in difficoltà così facilmente nonostante la sua intelligenza, e questo aspetto del ragazzo non poteva che divertirla ed attrarla ogni secondo di più…
 
Il moro fece il grande errore si guardarla negli occhi e così si perse in quel verde brillante, in quello sguardo così sicuro e vivo allo stesso tempo: vedeva in lei quella voglia di vivere e di reagire ad ogni cosa che lui non aveva mai avuto, senza contare il fatto che stesse praticamente abbracciando una delle più belle ragazze che avesse mai visto, nonostante quel suo tono ironico e quella determinazione fin troppo spiccata.
 
Dopo qualche istante, Shikamaru si accorse che Kabuto aveva momentaneamente fermato la sua ricerca e guardava diffidente vero la loro direzione, con sguardo attento e preciso: il ragazzo sapeva che lì dietro, dalla sua posizione, non avrebbe potuto vederli, ma se si fosse avvicinato li avrebbe scoperti senza troppa difficoltà e per lui sarebbero stati guai piuttosto seri.
Si avvicinò ulteriormente a Temari, la quale si sentì leggermente soffocare dal corpo del ragazzo ma comprese la situazione precaria e restò in silenzio, entrambi in attesa della mossa dell’altro: il battito del loro cuore aveva preso ad accelerare mentre un briciolo di angoscia li invadeva nella consapevolezza del grande rischio che stavano correndo.
 
Kabuto stava per avanzare nella loro direzione, gli occhiali abbassati ed un’espressione sospettosa in viso quando la voce di Orochimaru appena fuori dalla porta lo richiamò alla sua attenzione e lo indusse ad uscire dalla stanza, chiudendosi alle spalle la grossa porta con movimenti lenti e lo sguardo ancora diretto nella loro direzione.
I due restarono immobili ed in silenzio per qualche minuto, ancora preoccupati ed intimoriti quando Temari non riusciva più a trattenere il respiro e spinse con forza il ragazzo lontano da sé, riprendendo a respirare con un ritmo piuttosto regolare: nonostante il gesto brusco, la bionda di Suna dovette ammettere che nel respingerlo con quel suo fare sgarbato lei avesse sentito freddo, come se in quel momento le fosse mancato qualcosa, come se improvvisamente una parte di lei l’avesse abbandonata…
Ma le sembrava un pensiero troppo stupido per essere vero, così si riacquistò immediatamente la sua posizione forte e quasi autoritaria, guardando dall’alto il ragazzo che ancora cercava di riprendersi da quel momento di preoccupazione totale: sorrise con fare meno malizioso del solito, come se guardandolo fosse stata felice di trovarsi l’ con lui, anche se ovviamente non lo avrebbe mai ammesso.
 
- Sei un fifone, Nara. -
 
Disse con tono ironico e divertito, che voleva sembrare più un appunto che un’offesa e Shikamaru non poté che ricambiare con un’espressione scocciata come al solito, anche se dentro di lui sapeva che avrebbe desiderato quel loro contatto per ancora molto, molto tempo, nonostante il timore di venire scoperti.
Fece un sonoro sbuffo, prima di voltare leggermente la testa di lato e allontanarsi dalla ragazza con fare annoiato ed indifferente, per quanto il suo animo gli implorasse di saltarle addosso e baciarla con tutto l’impeto che aveva dentro.
 
- E tu una terribile seccatura. -
  

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Capitolo 11
*** Legami di Sangue ***


Ehilà salve a tutti!!
Lo so, dovrei seppellirmi senza nemmeno il funerale per i miei ritardi, ma tra viaggi e l’hard disk che non funzionava più (ho perso 10 anni di vita T.T) non sono riuscita ad aggiornare prima…
Ma tranquilli, da oggi tornerà tutto regolare ;)
Ringrazio chi ancora ha la pazienza di seguirmi e…
Leggete e recensite numerosi ^.^

 
Un cerchio biancastro illuminava timidamente quella notte particolarmente scura, cercando invano di donare ilarità a quell’atmosfera fin troppo cupa e tetra mentre continue ombre si muovevano rapide nell’oscurità più intensa.
 
Due occhi color del sangue osservavano quei movimenti con estrema attenzione, restando tuttavia immobili e vigili, come se fossero certi della loro potenza ed invincibilità di fronte a tutto e tutti: occhi di terrore, occhi di vendetta e rancori, occhi privi di ogni senso di umanità.
Occhi pieni delle emozioni più intense e profonde, scavate dall’odio e corrose dall’oscurità.
 
Anche quella era una figura nera, scura come quella notte e quasi indistinguibile in quell’oscurità invadente, quasi volesse confondersi con essa e far svanire ogni possibile sua traccia: un tentativo di non essere notato, un tentativo di voler a tutti i costi far parte di quello spicchio di realtà che resta celata a qualsiasi essere vivente, qualsiasi: persino a se stesso.
 
Alcuni passi appena percettibili si avvicinarono alle sue spalle ma nonostante questo quella figura restò immobile ed impenetrabile, come conoscesse quel suono quasi inesistente: si muovevano tanto lenti quanto precisi sulla pavimentazione dura e fredda della terrazza che si ergeva sopra quello che era il palazzo dell’Hokage, nonché fortezza del temuto dittatore Orochimaru.
Nessuna delle due figure sembrava intimorita dall’essere completamente allo scoperto, visibili agli occhi dei nemici ed esposti ad ogni pericolo: le loro capacità e le loro forze potevano superare di gran lunga molti, se non tutti, ninja presenti nel villaggio della foglia: tutti, tranne quelle tecniche proibite che soltanto la serpe dittatrice conosceva e che lo rendevano pressoché immortale, oltre che invulnerabile.
 
- Sapevo che ti avrei trovato qui. -
 
Disse una voce fredda e gelida quanto giovane e probabilmente inesperta: quegli occhi rosso sangue continuavano a fissare imperterriti quell’oscurità infrangibile mentre la figura poco distante da loro che aveva appena parlato aveva ormai smesso di avanzare: una lama affilata era posta sulla schiena mentre la corporatura muscolosa quanto ancora puerile veniva leggermente delineata dalla fioca luce lunare.
 
- Anche se le domande che vuoi pormi sono ben altre, fratello.-
 
La risposta di altrettanta freddezza non scompose nessuno dei due individui, molto simili benché facilmente confondibili nell’oscurità: lo stesso mantello nero ed i capelli del medesimo colore si mimetizzavano in quell’abisso di tetricità mentre soltanto quegli occhi color del sangue si evidenziavano nella notte, nonostante gli sguardi sottili e appena notabili.
 
Sasuke mosse ancora qualche passo verso il fratello maggiore, andando lentamente a posarglisi affianco senza tuttavia volerlo guardare davvero: il suo sguardo vuoto era fisso nel nulla, nel buio più totale, così come la figura appena un poco più alta a pochi centimetri da lui non sembrava nemmeno percepire ciò che gli accadeva intorno: la vita che scorreva inesorabilmente sembrava per lui bloccata da un’eterna illusione, rendendo ogni cosa immobile ed imperterrita.
 
- Riesci sempre ad indovinare le mie intenzioni, potrò mai riuscirci anch’io?-
 
Chiese il più giovane degli Uchiha con un tono irritato della voce, benché non vi fosse alcun minimo segno di odio in quelle parole: suo fratello era per lui un ostacolo, un qualcosa da superare che tuttavia faceva nascere in lui quella competitività che gli consentiva di diventare ogni giorno più forte, ogni giorno più indipendente: ogni giorno una minaccia maggiore verso il villaggio e se stesso… E anche questo Itachi lo sapeva, lo prevedeva, ma non aveva intenzione di cambiarlo.
Suo fratello sarebbe stato libero di scegliere ciò che voleva essere, anche in base alle sue esperienze, lui non lo avrebbe forzato verso nessun cammino: o almeno volontariamente, anche se non poteva prevedere la mente malata e contorta di chi ha vissute eternamente nell’oscurità.
 
Perché era stato così: Itachi aveva conosciuto la propria famiglia, sapeva cosa significasse provare affetto, per non dire amore… E proprio per questo soffriva immensamente, ogni giorno di più, per aver perso tutto questo.
Ma Sasuke no, lui non aveva visto né amore, né odio… Lui era nel limbo, nell’incoscienza, nel vivere di comandi e stracci inutili di ricordi offuscati di ciò che era stata la sua infanzia.
Aveva un unico punto di riferimento, ovvero quel fratello che dallo scoppio della guerra civile aveva vissuto nell’ombra e nell’oscurità.
E cosa poteva fare, se non imitare l’unico che gli era stato accanto e di cui si fidava?
Era difficile parlare di fiducia per uno che non la conosceva davvero, ma non aveva mai avuto altre alternative, né le aveva cercate.
 
Restarono in silenzio per qualche istante, fin quando ancora una volta il più giovane prese la parola, continuando a fissare l’oscurità con più intensità, come avesse voluto realmente entrarvi e non uscirne mai più.
 
- Io non riesco a capire, Itachi. Non riesco a capire nemmeno cosa sono.-
 
Lo disse con meno freddezza, come se in quel momento stesse parlando più alla sua coscienza che al fratello, come se stesse confidando un turbamento interiore che da troppo tempo lo perseguitava: era incredibilmente forte, era nelle grazie di Orochimaru, eppure lui si sentiva vuoto, inesistente quasi, e questo lo tormentava più di ogni altra cosa.
 
Itachi restò indifferente a quella domanda, anche se dentro di sé il suo cuore marcio ma ancora pulsante aveva ripreso a dolergli lentamente e con un’amara delicatezza: sapeva cosa assillasse il fratello minore, ma proprio perché non voleva che diventasse come lui non poteva dargli una risposta, una vera quantomeno.
Ma era stanco di dover sempre vivere in un’illusione reale, e l’idea che Sasuke, unico membro della famiglia rimastogli, potesse cadere nella sua stessa oscurità lo tormentava più di ogni altra cosa: preferiva vederlo in quel limbo, in quello stato di incoscienza piuttosto che come un suo simile divorato dall’odio e dai rancori.
Sapeva che fosse un assassino quanto lui, ma non voleva che diventasse un mostro.
 
- Non sono io a dovertelo dire, Sasuke. Devi essere in grado di scoprire da solo ciò che sei e ciò che vuoi diventare. Tu solo devi decidere, nessun altro al tuo posto dovrà o potrà mai farlo.-
 
Era stato vago, lo sapeva, e non era sicuro che il fratello avrebbe mai compreso quelle parole ma sapeva di non potergli dire altro, assolutamente.
Itachi restava immobile ed impassibile quando finalmente Sasuke voltò leggermente gli occhi verso il suo viso appena percepibile dalla sua vista ancora perfetta, mentre il suo capo non accennava tuttavia ad alcun movimento: il suo orgoglio gli impediva di cedere eccessivamente alla curiosità e questo non poteva che essere un vantaggio per lui.
 
- Sai che non sono una marionetta nelle mani di Orochimaru, sono al suo servizio quanto te ma restiamo comunque indipendenti da lui. Se volessimo potremmo ucciderlo e prendere il suo posto.-
 
Disse l’Uchiha minore con tono sicuro della voce, più deciso rispetto a qualche attimo prima ed il suo sguardo cercò l’approvazione del fratello, mentre questo invece non fece che socchiudere gli occhi in segno di rassegnazione: ancora una volta Sasuke non aveva percepito la pericolosità di quel discorso e di tutto ciò che li riguardava, ma nonostante questo Itachi non si scoraggiò e cercò quantomeno di mettergli in testa che non potesse ancora fare ciò che voleva, che se anche nasceva ogni giorno di più in lui la consapevolezza di essere potente più degli altri suoi coetanei, lui non avrebbe dovuto andare oltre.
Non voleva che fosse libero da Orochimaru ma schiavo di se stesso, sarebbe stato qualcosa di cui era fin troppo difficile liberarsi… E Itachi lo sapeva meglio di chiunque altro.
 
- C’è qualcosa di molto più potente al di sopra di noi, fratello, e fin quando non sarai stato in grado di controllare anche quello non avrai speranza contro Orochimaru, nessuna. E a quel punto la tua vita non sarà valsa a nulla.-
 
Ancora un enigma e Sasuke cominciava ad essere piuttosto stanco di quel discorso: aveva tante, troppe domande e il fatto che ancora non avesse trovato una risposta lo infastidiva terribilmente.
Il nervoso cominciò a mostrarsi sulle vene della sua pelle pallida mentre cercava tuttavia di mantenere un certo contegno di fronte al fratello maggiore che tanto ammirava e seguiva nella sua intimità più profonda.
Fece una smorfia abbastanza evidente, nella speranza che non sfuggisse all’occhio vigile del maggiore mentre tutta la sua disapprovazione per quella conversazione cresceva: gli lanciò un piccolo sguardo di sfida ed incrociò le braccia con fare tanto indifferente quanto irritato, nonostante cercasse di mantenere un certo contegno ed il portamento impassibile che il maggiore aveva in ogni istante.
 
- Dunque ritieni che anche la tua vita sia inutile, dato che nonostante la tua immensa potenza non sei riuscito a controllare quel potere di cui mi parli sempre e non dai mai spiegazioni.-
 
Voleva stuzzicare Itachi, se non addirittura provocarlo: voleva sapere perché suo fratello, il più forte degli Uchiha nonché prediletto di un potente come Orochimaru fosse ancora al suo servizio, senza che si fosse mai ribellato o avesse trasgredito gli ordini…
Perché non faceva ciò che gli pareva? Perché non diveniva lui il capo di ogni cosa?
Sasuke non riusciva proprio a capirlo e cercava di analizzare ogni espressione del fratello, per quanto il viso fosse coperto dal mantello, mentre questo non poteva che trattenere un respiro.
 
La mia vita è più inutile di quanto tu possa immaginare, ma la tua può ancora celare grandi cose per te e non posso permetterti di sprecarla, fratellino…
 
Aprì nuovamente gli occhi e questa volta quel rossore amaro e macabro era sparito: restavano soltanto due occhi di un grigio cupo, segno evidente di quella cecità ormai alle porte che lo caratterizzava per il troppo sforzo della sua particolare e potente abilità oculare.
Non voleva voltarsi verso Sasuke, sapeva che in qualche modo avrebbe compreso il suo stato d’animo e non voleva trasmettergli nulla di tutto quello che provava, per cui si rivolse ancora una volta verso l’oscurità, immergendosi in essa e lasciando che prendesse il sopravvento su di lui, facendolo suo schiavo: aveva accettato quella misera esistenza, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa perché Sasuke non avesse dovuto mai nemmeno sfiorarla.
 
Ma non era l’oscurità la forza di cui parlava Itachi, era qualcosa che nemmeno lo sharingan più potente poteva controllare e proprio per questo preferiva che il fratello restasse al servizio di Orochimaru, anche se non voleva fargli seguire le proprie tracce nonostante l’evidenza: la schiavitù impressa da quella serpe era qualcosa di molto meno doloroso rispetto alla sofferenza che era costretto a provare.
 
- Non farti illusioni, nemmeno Orochimaru può controllarlo e il fatto che riesca ad ingannare la morte non fa di lui un dio onnipotente. Soltanto se raggiungerai quel potere potrai essere davvero libero ed indipendente, ma l’uccidere il nostro Signore non ti servirà a nulla se non al rischio di una morte certa.-
 
Aveva utilizzato un tono autoritario, come a voler imprimere bene nella mente del fratello quelle sue parole: non avrebbe capito in quel momento, ma forse più avanti sì.
Fece un respiro appena percepibile e si dissolse in una nuvola nerastra, scomparendo totalmente dal fianco del minore e andando chissà dove, lontano da tutto e da tutti.
 
Sasuke non reagì in alcun modo, sapeva che Itachi era solito comportarsi in quel modo e dopo tanti anni ormai ci aveva fatto l’abitudine, così come al suo animo inquieto e colmo di domande alle quali non sembrava destinato trovare una risposta.
Guardò fisso verso l’oscurità davanti a lui e ne restò indifferente: viverci era una sensazione tanto piacevole quanto sgradevole ed ogni volta era tormentato dalla voglia di immergervisi totalmente ed abbandonarsi a chissà cosa, mentre da un altro lato desiderava solo scacciarla e scoprire cosa vi fosse oltre.
Ma non sapeva decidersi e per questo seguiva i consigli del fratello, sperando che un giorno avrebbe trovato quell’immenso potere di cui sentiva parlare e sarebbe così stato libero dagli ordini di Orochimaru e della sua ignoranza verso se stesso.
 
- Non dovresti stare qui, piccolo Uchiha.-
 
Quella voce irritante e maliziosa costrinse Sasuke a voltarsi immediatamente e a lanciare un’occhiata d’odio e disprezzo verso la figura che si trovava davanti: il ninja più fedele ad Orochimaru era immobile davanti all’Uchiha e si sistemava quegli occhialini tondi con un gesto lento quanto irritante e questo non poté che costringere Sasuke ad una smorfia di disapprovazione e fastidio: una volta trovato quel potere si sarebbe liberato di Kabuto prima di ogni altro, tanto lo disprezzava per quel suo modo altezzoso e saccente di fare e di porsi verso gli altri.
 
Forse sì, in parte era anche invidia, perché quel ninja medico era nelle grazie più totali del Signore dei Serpenti e poteva conoscere ogni cosa di lui, mentre i due Uchiha per quanto fossero importanti per Orochimaru non valevano certamente più di due macchine da guerra ben armate ed addestrate.
 
- Io faccio quello che mi pare, Kabuto!-
 
Disse digrignando i denti per il nervoso, trattenendosi dall’utilizzare la sua abilità oculare contro quel viscido uomo, sapeva che il suo Signore non gliel’avrebbe mai perdonato e lui non poteva permettersi di morire prima di aver trovato quel potere di cui il fratello tanto parlava.
Kabuto fece un risolino contenuto e provocatorio mentre alzava il capo verso quella notte priva di stelle e guardava la luna con un certo interesse, come a volerne studiare chissà quali proprietà ed aumentando così nell’Uchiha una rabbia alquanto pericolosa.
 
- Certo, certo Sasuke… Peccato che tu non abbia il permesso di esporti in questo modo senza un ordine preciso.-
 
Un’altra provocazione: i due si lanciavano sguardi di sfida e di odio, invasi dall’invidia e dalla rabbia l’uno nei confronti dell’atro e pronti a scontrarsi da un momento all’altro, come due grilletti pronti ad essere premuti da un momento all’altro senza alcun tipo di preavviso.
Ma la consapevolezza di non potersi scannare, almeno in quel momento, impediva ad entrambi di fare mosse azzardate e così quell’irritante conversazione proseguì ancora per un paio di minuti.
 
- Nessuno può stare qui, quindi nemmeno tu!-
 
Ancora una volta Kabuto sorrise maliziosamente, volendo volontariamente irritare nuovamente Sasuke e dimostrargli quanto gli fosse superiore in tutto e per tutto, anche se era consapevole che il suo vantaggio non sarebbe durato poi molto.
 
- Tu confondi ancora i nostri ruoli, giovane Uchiha… Devo nuovamente spiegarti che io sono il fidato consigliere del nostro Signore e tu una squallida macchinetta nelle sue mani? Tu non saresti nulla, senza i suoi insegnamenti, mentre io sono ciò che sono per merito mio ed è questo ciò che davvero ci distingue: tu non sei nessuno.-
 
A questa provocazione Sasuke non riuscì più a contenere la sua immensa rabbia: lo aveva insultato, gli aveva detto di essere una “squallida macchinetta”, senza personalità né potere decisionale e questo non poteva che farlo infuriare al limite del possibile.
Estrasse rapidamente la sua lama affilata e si scagliò contro il ninja medico e con tutta la forza che aveva lo colpì con quell’arma omicida: non appena la sua spada toccò il collo di Kabuto, questo si dissolse in una nuvoletta grigiastra, lasciando l’Uchiha in preda ad una rabbia terrificante.
Lo aveva ingannato e lui non se n’era accorto a causa della sua impulsività.
 
Strinse i pugni ed i denti, chiuse gli occhi con rabbia e cercò di non esplodere per il nervoso, per quel senso di consapevolezza che, a suo malgrado, le parole di Kabuto fossero veritiere…
E lui non poteva più sopportare quella situazione, non voleva più essere alcun tipo di marionetta, in alcun modo!
Avrebbe cercato quel potere in ogni luogo, per tutta la vita se fosse stato necessario, pur di liberarsi da quelle catena e da quell’abisso di incertezze che lo avvolgeva.
 
Troverò quel potere, diventerò il più forte, il più temuto ninja al mondo e a quel punto nessuno potrà più darmi ordini, nessuno potrà più dirmi che non valgo nulla!
Mi libererò da questa prigione: lo farò, Itachi!
 
*******
 
I suoi occhi di un nocciola delicato guardavano con immensa malinconia al di fuori di quella finestra che le sembrava così piccola, proprio come volesse impedire a chi vi stava all’interno di poter fuggire: ma se avesse voluto, le avrebbe potuto farlo senza troppi problemi…
Ma la questione era che lei non volesse assolutamente andarsene, da quella stanza così piena di angoscia e di amore allo stesso tempo.
 
Per quanto ancora avrebbe retto quella situazione?
Ben poco, se si considerava la pericolosità di tutta la questione e del rischio che il ragazzo di cui si era tanto innamorata correva ogni giorno per poterla tenere accanto a sé.
Si sentiva egoista per ciò a cui costringeva Neji, mentre dentro di sé sapeva che anche il ragazzo volesse la medesima cosa…
Il rischio o la fuga?
Difficile scegliere in circostanze come quelle, più difficile di quanto lei avesse mai potuto immaginare.
 
Mentre era assorta in quei pensieri, sentì la porta della stanza aprirsi con più rapidità del solito e lei si voltò di scatto, presa da un’improvvisa paura che qualcuno potesse scoprirla, che potesse in qualche modo incolpare Neji di averla salvata e quindi condurlo alla forca per alto tradimento: non aveva paura per sé quanto più per quel ragazzo nel quale aveva trovato più amore e dolore di quanti ne avesse mai visti nella sua breve vita adolescenziale.
 
Il suo cuore riprese a battere con un ritmo regolare non appena i suoi occhi incontrarono quelli lilla del ragazzo col Byakugan, anche se quella gioia momentanea svanì non appena Tenten si rese conto di quanta freddezza contenesse in quel momento lo sguardo del ragazzo.
Anche lui si fermò qualche istante ad osservarla e si sforzò di non perdersi in quel nocciola così dolce ed apprensivo che sembrava volerlo cullare ed alleviare ogni sua pena, ogni suo dolore: se si fosse abbandonato a quello sguardo non sarebbe più riuscito nel suo intento, e lui sapeva per il bene di entrambi cosa fosse giusto fare, a scapito dei loro dolci e fragili cuori.
 
Si avvicinò alla ragazza con una decisione maggiore rispetto al normale e con gesti scattosi e rapidi le liberò il polso dalla corda in cui era blandamente legata, senza alzare lo sguardo verso di lei, senza distogliere la propria attenzione da ciò che stesse facendo, per non avere la tentazione di pentirsi del suo operato.
Tenten era sì innamorata, ma non stupida: aveva compreso il motivo di quella freddezza, di quella rapidità, di quei vani tentativi di non guardarla per non essere costretto a cambiare la propria decisione meditata con tanta amarezza e disprezzo verso se stesso: sapeva cosa avesse in mente ed in quel momento il cuore prese a dolergli più del solito, come se da un momento all’altro avesse dovuto ricevere una pugnalata particolarmente potente.
 
- Neji…-
 
Disse debolmente la giovane ninja, cercando di trattenere le lacrime che già le si ammassavano in quegli occhi tanto dolci quanto puri: non voleva lasciarlo, non voleva abbandonarlo nel suo dolore, non voleva permettere che ancora una volta si perdesse nell’oscurità e restasse al servizio di una tale serpe senza che lei avesse potuto fare nulla per aiutarlo.
Ma Neji sapeva che non poteva andare così, sapeva quali rischi stessero correndo entrambi e se volevano ancora vivere, se volevano cercare di emergere da quella situazione non avrebbero potuto continuare a nascondersi in quel modo.
 
Il ragazzo si allontanò rapidamente da lei ed aprì quella finestra angosciante con un gesto rapido e scattoso, quando una volta che la brezza della notte morente gli ebbe investito il viso, lui si fermò, restando immobile a fissare dritto davanti a sé: aveva preso una decisione e non l’avrebbe cambiata, ne valeva della vita dell’unica persona che avesse mai amato.
 
- Devi andartene, Tenten. Hanno scoperto la tua assenza e ti stanno cercando. Se ti scoprono qui siamo morti entrambi e non ha senso che la tua vita abbia fine per mano mia.-
 
In quell’istante, in cui quelle parole così dolorose gli uscivano dalle labbra come fosse un qualcosa di automatico e predefinito, Neji provò tanto odio e rancore verso se stesso come non aveva mai provato prima: si sarebbe ucciso piuttosto che costringere la sua amata a quel dolore, ma non poteva assolutamente permettersi di vederla morire lì dentro, per mano di mostri quanto lui: lui poteva anche continuare ad affogare nell’oscurità, aveva provato cosa fosse il paradiso e non pretendeva nulla di più, ormai…
Ma lei, lei non poteva cadere insieme a lui, sarebbe stato troppo egoistico.
 
Tenten lo guardò ad occhi sgranati, anche se sapeva benissimo quanta fatica e dolore costasse a quel ragazzo dire quelle parole così amare: quanto avrebbe voluto urlare di rabbia e dolore, quanto avrebbe voluto manifestare la sua disapprovazione per quella decisione nel modo più determinato possibile…
Ma sapeva che avrebbe aggiunto soltanto altra sofferenza al suo amato e avrebbe provocato in lui soltanto altro dolore e un ulteriore sforzo per mantenere la decisione presa, la più saggia.
 
Si alzò dal letto con movimenti delicati e lentamente si avvicinò alla schiena del ragazzo che le dava le spalle, respirando a fatica e cercando di convincersi che quello non fosse un addio, che si sarebbero rivisti, che quello era soltanto un modo per dare speranza al loro disperato amore…
Trattenendo un fiume di lacrime, la ragazza accostò il proprio corpo a quello di Neji e lo cinse con le proprie esili braccia, in un abbraccio casto ma colmo d’amore e di affetto: restarono così, immobili, i loro corpi dipendenti l’uno dall’altro ed i cuori che cercavano invano di regolarizzarsi, mentre un dolore atroce li invadeva.
 
- Ti amo, Neji…-
 
disse quelle parole con una voce bassa e delicata, quasi come sperasse che non la sentisse pronunciare quella rivelazione tanto dolorosa e piena di speranza allo stesso tempo: sapeva di renderlo felice almeno per un istante, ma anche di farlo soffrire e per questo si odiava, ma non poteva farne a meno.
Le sue labbra rosee presero a tremare e dopo pochi istanti non riuscì più a trattenere quello sfogo di dolore che le veniva dal più profondo del cuore: pianse lacrime amare, lacrime consapevoli di qualcosa che non poteva realizzarsi, lacrime ingiuste ed insensibili che non potevano che addolorare ulteriormente entrambi.
 
Neji strinse i pugni ed i denti ma non permise alle sue emozioni di prendere il sopravvento, sapeva quanto doloros sarebbe stato e doveva mostrarsi forte in quella situazione, doveva mostrarsi convinto della sua giusta scelta nonostante tutto…
Restò immobile e freddo, quando ad un tratto Tenten riuscì a controllare le sue lacrime e smise di piangere, lasciando che un silenzio malinconico e straziante invadesse quella misera stanza.
 
Dopo pochi attimi, il giovane ninja si voltò verso la ragazza che più amava al mondo e le prese con quanta più dolcezza gli riusciva il viso con le proprie mani fredde, cercando di non lasciar trasparire alcuna emozione dal suo volto, mentre si rodeva dentro nel toccare le guance bagnate dalle lacrime di Tenten, consapevole di esserne lui la causa.
 
- Ti amerò sempre, ricordalo.-
 
Avvicinò il proprio viso a quello della ragazza e le baciò dolcemente la fronte, come se quella fosse una benedizione, un segno puro e affettuoso di un amore vero che non si sarebbe spento a causa dell’oscurità e della lontananza.
Tenten socchiuse gli occhi e cercò di assaporare quel momento con ogni parte del suo corpo, mentre dentro di lei la consapevolezza che lui avesse ragione aveva ormai preso il sopravvento sulla sua convinzione di non volerlo lasciare ad ogni costo.
 
Quando quel magico momento finì, entrambi i loro cuori risentirono di quella piccola lontananza e Tenten si sforzò di donargli un sorriso dolce, appena accennato, ma abbastanza evidente da consentire a Neji di sorridere anch’egli nel suo animo più profondo.
Dopodiché, la giovane ninja si allontanò da lui e salì sulla finestra, per poi saltare giù nella speranza di poter tornare alla sua misera libertà: fu il salto più difficile della sua intera esistenza, come se in quei passi ci fosse tutta l’amarezza, tutto il dolore che un giovane cuore può sopportare nell’aver perso ciò che di più caro si può avere.
 
Ancora immobile in mezzo a quella stanza senza ormai alcun tipo di significato, Neji fissava il vuoto di quella finestra e per una volta, non riuscì più a trattenere ciò che il cuore gli imponeva: una lacrima sceese dai suoi occhi di ghiaccio e gli delineò il viso, soffermandosi lentamente su ogni parte di quella pelle fredda e quasi priva di vita.
Fu soltanto una lacrima, nient’altro, ma in essa c’erano tutta la disperazione ed il dolore di chi, una volta conosciuto il Paradiso, è costretto ad abbandonarlo per qualcosa che non vale assolutamente nulla ma da cui è inevitabilmente vincolato.
 
*******
 
Tenten toccò il suolo con un salto e prese a correre il più velocemente possibile lontano da quel palazzo, nella speranza che nessuno l’avesse vista e sforzandosi di non guardare indietro, di non ricordare cosa stesse abbandonando, di non cadere di nuovo in quel dolore che di lì a poco le avrebbe fatto patire le pene dell’inferno.
Corse per qualche istante, fin quando non sentì una presenza dietro di lei e non appena si fu voltata, qualcosa la colpì alle spalle e lei cadde inevitabilmente a terra, strisciando nel fango per alcuni metri: cercò immediatamente di rialzarsi ma sentiva mancargli le forze ed i suoi occhi si chiudevano inevitabilmente, spinti da chissà quale artificio.
 
Su una cosa era certa, l’avevano presa.
  

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Capitolo 12
*** Giustizia privata ***


Una chioma rosa e scompigliata avanzava con una certa apprensione nel corridoio semibuio dei sotterranei: davanti a lei camminava una Shizune impassibile e decisa, la quale non sembrava nemmeno interessata alla ragazza alle sue spalle ma piuttosto irritata, anche se cercava di non mostrarlo.
 
Gli occhi di un verde acqua erano rivolti verso il basso ed osservavano quello scambio di passi con malinconia e sensi di colpa: sapeva che ciò che aveva fatto era stato qualcosa di grave e l’idea che una donna a cui teneva tanto fosse sopravvissuta per pura fortuna non le piaceva per niente, soprattutto se lei non aveva fatto altro che destare preoccupazione e  problemi.
 
Si fermarono entrambe dinnanzi ad una porta particolarmente rovinata e soltanto a questo punto Sakura alzò gli occhi, benché cercasse di evitare lo sguardo severo e di rimprovero dell’assistente del capo delle kunoichi.
 
- Vedi di non farla alterare, anche se è forte non si è comunque ancora ripresa. Non ti lascerò molto tempo.-
 
Disse con tono severo la mora, con un’espressione che non era assolutamente da lei ma che in quel momento le sembrava la più consona, considerato il rimprovero.
La ragazza fece un cenno con il capo ed entrò nella stanza semibuia con cautela, richiudendo silenziosamente la porta alle proprie spalle e voltandosi lentamente verso il centro della stanza: in un letto particolarmente grande v’era seduta la donna più importante del villaggio, i capelli biondi sciolti sulle spalle ed un atteggiamento che nonostante la situazione informale restava autoritario e deciso.
 
- Avvicinati, Sakura.-
 
Disse la donna con un tono che sembrava più un invito che un ordine e a quelle parole la rosa ubbidì immediatamente, benché tenesse ancora la testa leggermente abbassata in sua presenza.
Tsunade le fece cenno di sedersi sul bordo del letto, affianco a lei, così la ragazza fece e preso quanto più coraggio aveva cominciò a parlare: la voce era insicura e leggermente tremante, segno evidente del suo imbarazzo e del suo dispiacere, mentre muoveva nervosamente le mani sulla sua gonna rosastra.
 
- S-Signorina Tsunade… Mi dispiace tanto, io non volevo crearle alcun tipo di problema… Io volevo soltanto rendermi utile ed aiutare i miei amici… Non avrei mai pensato di causare un suo rapimento… Non avrei mai voluto vederla soffrire a causa mia… E poi… Ecco io-
- Tu stai bene, Sakura?-
 
La domanda rapida e sporadica della donna colse di sorpresa la ragazza, la quale volse il proprio viso interrogatorio verso la donna e la guardò senza capire, mentre questa cercava di mantenere un’indifferenza che le risultava sempre più difficile.
 
- Sì…-
 
Disse debolmente Sakura, senza comprendere il perché di quella domanda fin quando la bionda davanti a lei si lasciò sfuggire dolce sorriso appena accennato sulle labbra, e a questo gesto la ragazza si rilassò ulteriormente.
 
- Questo è ciò che conta. Non ti devi preoccupare per me, ho già individuato l’antidoto a questo veleno e Shizune ha provveduto a prepararlo, quindi dovrei rimettermi in tempi brevi.-
 
Un sorriso tenue e soddisfatto si dipinse sul volto limpido della giovane kunoichi e non poté che tranquillizzarsi di fronte a quel gesto di assoluta bontà: nonostante i problemi che aveva causato, Tsunade non sembrava affatto arrabbiata con lei e questo non poté che aumentare la stima della ragazza nei confronti di quella donna così forte sia d’animo che di fisico.
Stavano per riprendere a parlare quando la porta si aprì all’improvviso e le due si voltarono istintivamente verso di essa, trovandovi una Kurenai particolarmente ansiosa, la quale squadrò rapidamente Sakura per rivolgersi poi al suo capo.
 
- Signorina Tsunade, per oggi pomeriggio nella piazza nel villaggio è prevista un’esecuzione: uccideranno una kunoichi.-
 
La giovane ninja sgranò immediatamente gli occhi e volse rapidamente il proprio sguardo verso Tsunade,  cercando un appoggio in quella sua ansia mentre la bionda aveva socchiuso gli occhi con fare sconsolato: dentro di sé si odiava per ciò che stava per dire, ma sapeva di non avere altra scelta.
 
- Non possiamo fare nulla, ci saranno guardie ovunque ed Orochimaru vorrà sicuramente tenderci una trappola. Un giorno riusciremo ad impedire tutto questo, ma questa volta è meglio non rischiare.-
 
Riaprì i suoi occhi ambrati e lanciò uno sguardo severo a Sakura, come a volerle intimare di non compiere altre sciocchezze simili e la ragazza, per quanto soffrisse tremendamente per quelle parole, ne comprese la veridicità e così fece un cenno di consenso con il capo, mentre la capo gruppo restava sulla porta in attesa di ulteriori informazioni.
 
- Cosa dobbiamo fare, dunque?-
- Nulla, assolutamente nulla. Due di voi si trovino sul posto in modo tale che quando il corpo verrà gettato voi sappiate dove trovarlo e riportarlo qui. Chiunque sia l’eroina avrà una degna sepoltura e tutti gli onori che le sue gesta meritano.-
 
Sakura si morse nervosamente un labbro sentendo quelle parole: sapeva che erano giuste e ancor meglio sapeva di non dover pretendere assolutamente nulla a riguardo, dopo quello che aveva combinato… Ma nonostante questo non riusciva a trattenersi e voleva sapere chi fosse quella ninja destinata alla stessa morte che sarebbe toccata a lei, se non fosse intervenuta quella donna tanto forte quanto generosa.
Tsunade sentiva l’amaro scorrergli in bocca per ciò che aveva detto, per la cruda consapevolezza di lasciar morire una vittima innocente, ma non potevano permettersi di rischiare ancora così tanto e lei non sarebbe comunque stata nelle condizioni di intervenire, per il momento.
 
- D’accordo, allora convocherò due kunoichi non troppo esperte e le manderò sul posto.-
 
Disse Kurenai, cercando di mascherare il dispiacere per quelle parole: soffriva per quelle vite giovani e perdute ingiustamente, ma come il suo capo sapeva di non avere alternative.
Non potevano rischiare tutte per il bene di una.
Stava ormai per uscire dalla stanza quando ancora una volta la voce flebile ed insicura di Sakura ruppe il silenzio, costringendo la capo gruppo a fermare la sua camminata e l’attenzione della primadonna del villaggio.
 
- Aspettate! Signorina Tsunade, potrei avere io l’incarico di andare sul posto assieme ad un’altra mia compagna? Vorrei poter donare le prime preghiere alla nostra eroina.-
 
Tsunade la scrutò a lungo: i suoi occhi ambrati cercavano di percepire le vere intenzioni della ragazza e nonostante fosse pervasa dalla preoccupazione che potesse accaderle qualcosa, si rese conto di non poter privilegiarla in codesto modo così evidente e così acconsentì, a patto che con lei vi fosse una ninja del clan Yamanaka affinché potesse prendere il controllo del corpo di Sakura nel caso avesse in mente di compiere quella pazzia.
La rosa acconsentì a quella precauzione, consapevole della grazia che le era stata fatta da Tsunade-sama e così uscì dalla stanza con un’angoscia ancora più travolgente dentro di sé, tanto che si affrettò ad andare ad avvisare Ino per ciò che avrebbero fatto quel pomeriggio, mentre la bionda sdraiata nel letto cercava di distogliere i propri pensieri dalla preoccupazione di ciò che sarebbe potuto accadere.
 
 
**********
 
- Giustiziare… Una kunoichi?-
 
Un paio di occhi color del cielo fissavano con uno stupore amaro il ninja occhialuto più fedele al dittatore, il quale gli stava parlando con tono piuttosto scocciato e la sua irritazione aumentava sentendo le stupide domande del ragazzo.
 
- Sì, non mi sembra una cosa tanto diversa dal solito. Dovrai ucciderla in piazza, pubblicamente, per dare così una prova evidente alle altre ribelli che noi non scherziamo.-
 
Le fredde parole di Kabuto giunsero sino al cuore puro del biondo come una frecciata particolarmente violenta: lui non voleva uccidere ancora, soprattutto se si trattava di una kunoichi!
Era stanco di quella guerra, stanco di dover spezzare delle vite pure ed innocenti…
Ma soprattutto non voleva più mentire, né agli altri né a se stesso: voleva la pace, anche a costo di far decadere il governo di Orochimaru.
 
Il ragazzo col Byakugan osservava il compagno con sguardo severo, come sperasse che in un accidentale scambio di occhiate notasse il suo rimprovero: sapeva quanto fosse pericoloso obiettare agli ordini di Kabuto e quel malefico ninja medico sapeva essere talvolta più terribile persino dello stesso Orochimaru.
 
Se Naruto continua ad obiettare Kabuto lo metterà in cattiva luce davanti ad Orochimaru e rischia parecchi anni in quella sudicia e terribile prigione!
 
Pensò Neji leggermente preoccupato, mentre restava ritto nella sua posizione accanto al biondo ed osservava le espressioni misteriose ed ironiche del loro capo gruppo.
 
- Ma non mi pare necessario, le kunoichi sanno già della nostra potenza, perché doverle uccidere in pubblico??-
 
Naruto sembrava più convinto che mai ed aveva persino perso quella falsa mitezza che si usava adoperare dinnanzi ai potenti per non indispettirli: invece lui sembrava voler fare tutt’altro, convinto nella sua posizione e questo non poteva che irritare ulteriormente Kabuto, il quale non sopportava venire contraddetto, specie da un ragazzino, e per questo si fece più serio ed assottigliò lo sguardo.
 
- Hai intenzione di disobbedire agli ordine del tuo signore, Uzumaki?! Bada che se rifiuti l’incarico ne pagherai delle conseguenze piuttosto amare.-
 
Quando Kabuto passava alle minacce non era certamente un buon presagio, ma nonostante l’espressione intimidatoria Naruto non sembrava minimamente scosso da quelle parole ed era pronto a ribattere con ancor più grinta rispetto a prima, convinto di essere dalla parte del giusto ma incosciente delle pericolose conseguenze a cui andava incontro.
 
Ma perché deve essere così stupido?! Se apre ancora bocca in questo modo Kabuto lo farà ammazzare!
 
Pensò il moro tra sé e sé, mordendosi leggermente il labbro inferiore per il nervosismo della situazione: era preoccupato per Naruto perché conosceva meglio di lui la perfidia di Kabuto e per questo gli diede un piccolo colpetto con il piede, cercando almeno di attirare la sua attenzione ma nemmeno questo funzionò.
 
Quando il biondo tanto idealista quanto incosciente stava per ribattere ulteriormente e firmare la sua condanna all’ergastolo, Neji intervenne prontamente e per quanto gli disgustasse fare ciò che sicuramente gli sarebbe stato ordinato, si consolò pensando che almeno non avrebbe avuto sulla coscienza un Naruto chiuso nelle segrete per chissà quanti anni.
 
- Me ne occupo io, Kabuto. Sai anche tu quanto Naruto sia imbranato con i kunai ed egocentrico com’è sicuramente si farà compatire in mezzo alla folla. Lascia che sia io a fare l’esecuzione, sarà una cosa pulita e fredda, proprio come piace ad Orochimaru.-
 
Appena pronunciate queste parole con una fredda decisione in volto, Naruto cercò immediatamente di opporsi agli insulti che gli erano stati fatti ma questa volta Neji gli pestò prontamente il piede e gli impedì di proferire una parola di troppo.
Mentre il biondo cercava di trattenere due lacrimoni per il dolore, Kabuto analizzò minuziosamente il volto impassibile dello Hyuga e dopo un paio di minuti di silenzio angosciante, finalmente riprese quel suo irritante sorrisino ironico ed acconsentì alla proposta, dandogli appuntamento in piazza per il primo pomeriggio.
 
Non appena il fedele servitore del dittatore si fu allontanato dai due, Neji si voltò rabbioso verso il compagno e lo rimproverò con lo sguardo, sgridandolo per quel comportamento irresponsabile mentre Naruto non sembrava per nulla consapevole della sua azione, convinto di essere (giustamente) dalla parte della ragione.
 
- Naruto sei il solito baka! Volevi forse un biglietto gratuito per l’ergastolo??-
- Io non sono d’accordo con questi metodi! Non mi va di ammazzare una ragazza indifesa in pubblico, solo per divertire quel sadico!-
 
Neji gli tappò prontamente la bocca, prima che potesse proferire altro: controllò col Byakugan che non vi fossero altri ninja nelle vicinanze dopodiché lasciò libero l’amico di respirare e gli parlò sottovoce, mostrando un’espressione sincera in volto come non aveva mai fatto.
 
- Anch’io non sono d’accordo con questi metodi e sono stanco di essere un assassino senza pietà, ma finché saremo in questa situazione ribellarci in questo modo non servirà a nulla, rischieremmo soltanto l’ergastolo se non la morte e alla nostra età direi che non è proprio il caso, non servirebbe a nulla!-
 
Naruto comprese la veridicità di quelle parole e rimase in silenzio, abbassando leggermente lo sguardo e vagando con la mente verso chissà quali pensieri, non ultimo l’incontro di poco tempo prima proprio con una kunoichi: l’unica cosa che poteva fare era sperare che non fosse lei la ninja da giustiziare, quella ragazza dal viso dolce e l’animo puro di cui lui aveva lentamente preso ad innamorarsi…
Sapeva che anche Neji odiasse quella vita, ma sapeva anche che pur di non trasgredire gli ordini l’avrebbe uccisa senza soffermarsi troppo su quello che stava per fare.
 
- Forse dovremmo allearci con le kunoichi.-
 
Disse il biondo a bassa voce, quasi come fosse una riflessione sua interiore ma l’orecchio fino di Neji percepì quel suono senza troppa difficoltà: ma nonostante questo non reagì, restò in silenzio e indifferente quanto prima, come non avesse udito nulla.
Perché lui la pensava esattamente come il compagno, solo che non riteneva opportuno dare corda a Naruto a riguardo perché sapeva che si sarebbe inevitabilmente cacciato in un qualche pasticcio.
 
******
 
I raggi del sole penetravano indisturbati da una delle finestre più ampie dell’ufficio del dittatore di Konoha: un leggero tepore invadeva quella stanza mentre le tende si muovevano ad un leggero soffio di vento.
Questa splendida atmosfera, apparentemente rilassante e quieta, venne interrotta dopo pochi istanti da alcuni passi rapidi e scattosi all’interno di essa: con gesti veloci e quasi irritati, la serpe del villaggio oscurò le finestre e tirò quei lenzuoli grigiastri, emettendo uno sbuffo sonoro dopo aver compiuto ciò: non sopportava la luce,figurarsi il sole!
 
Accidenti, ho detto a Kabuto milioni di volte che non sopporto questa luce mattutina così accecante, è tanto difficile serrare tutto?!
 

Sì chiedeva il sannin con una vena di rabbia che si mostrava sulla fronte, mentre andava a sedersi con noncuranza sulla sua poltrona posta dietro l’ampia scrivania di un legno ruvido e malridotto: nonostante l’inizio di giornata poco promettente, un sorriso ironico era apparso sul suo viso sentendo entrare nella stanza una presenza a lui ben nota, nonostante questa fosse stata praticamente impercettibile al suo passaggio.
 
- Sei in anticipo, Itachi. Ma va bene così.-
 
Disse il ninja dei serpenti con un briciolo di soddisfazione nel tono ironico della voce: lui era stato il maestro di quel ragazzo prodigio, nonché il migliore degli Uchiha rimasti, e per questo si vantava di ogni cosa lui facesse, fiero del suo lavoro: anche se, ne erano consapevoli entrambi, Orochimaru gli aveva trasmesso il suo sapere fino ad un certo punto.
Aveva evitato di insegnargli le tecniche proibite e tutto ciò che il ragazzo avrebbe potuto usare contro di lui, così da tenerlo sempre e comunque un posso sotto di lui, e questo Itachi lo sapeva molto bene…
 
Il ragazzo dagli occhi color del sangue apparve davanti al suo signore con il volto semicoperto dal mantello nero: un volto inespressivo, un volto segnato dall’oscurità e dai rancori, un volto che non conosceva né perdono né pace.
Scrutò il suo maestro con attenzione, prima di fare un piccolo gesto di riverenza col capo, appena percettibile, in segno di rispetto, e soltanto a questo punto la serpe parlò con un’espressione molto più seriosa in viso.
 
- Sei riuscito a trovare il loro nascondiglio?-
 
Chiese con tono serio e quasi alterato: il porre quella domanda gli provocava inevitabilmente il pensiero del fatto che la sua “prigioniera preferita” fosse fuggita in una sola notte, senza destare alcun tipo di sospetto e senza un’apparente difficoltà: ed era un affronto che lui non avrebbe mai tollerato, anche se aveva saputo ribaltare la situazione a suo favore, considerando che Itachi la pedinasse pressoché ovunque fuori dal palazzo non appena l’aveva individuata.
 
- No, signore. Il capo delle kunoichi è stata molto astuta, non si è diretta alla loro vera base ma ad una minore, suppongo, dato che è di grandezze molto ridotte e vanterà non più di cinque stanze. La sorveglianza è alta, considerata la sua condizione fisica, ma-
- Dannazione!!-
 
Itachi non aveva fatto in tempo a terminare la frase che il suo signore aveva sbattuto violentemente il pugno sul grande tavolo, preso da un attacco d’ira dopo aver sentito quelle parole: non poteva sopportare una tale sconfitta, ma soprattutto che quella donna l’avesse bleffato per ben due volte di fila, in una sola notte.
 
-Ci ha di nuovo presi in giro, temeva di essere seguita e in questo modo ci ha condotto ad un falso nascondiglio! Senza contare che avrà già trovato il rimedio a quel veleno, dato che ha avuto a disposizione una notte intera e non le sarà stato per niente difficile!-
 
Teneva gli occhi assottigliati fissi sul tavolo, mentre il pugno dai nervi ancora tesi restava immobile sul ponderoso tavolo: l’immagine della sua acerrima nemica continuava a passargli davanti agli occhi con insistenza e questo non poteva che provocargli una maggior rabbia: era stato ingannato nonostante il vantaggio, e questo lo mandava letteralmente in bestia.
Itachi attese pazientemente che il suo maestro si quietasse, restano impassibile come sempre, fin quando Orochimaru fece un profondo respiro e tornò a sedersi, guardando di nuovo l’allievo con un paio di occhi di un giallo intenso e terrificante, leggermente assottigliato e privo di ogni segno d’umanità.
 
- Ma ho già pianificato la nostra prossima mossa e questo piccolo inconveniente non cambierà nulla. E tu sarai la nostra carta vincente, come ogni volta.-
 
Lo sguardo dell’Uchiha non mutò minimamente: era diventato ormai indifferente a qualsiasi tipo di disprezzo o elogio e non gli importava delle missioni da svolgere, più o meno pericolose: non gli importava di ciò che dovesse fare, l’importante era favorire la fine della guerra civile, senza distinzione tra chi avesse ragione o meno.
Una delle due parti andava eliminata, non importava quale.
 
Ascoltò tuttavia con maggiore interesse le parole del suo maestro e non appena questo si rese conto di avere tutta l’attenzione necessaria, riprese la spiegazione del piano che aveva architettato nei confronti delle loro, o meglio delle sue, nemiche.
 
- Anche se la base in cui la nostra cara Tsunade si è rifugiata non è la principale, sarà comunque protetta e questo rende rischioso un attacco diretto, conoscendo l’astuzia di quella donna… Così ho deciso di uccidere l’ennesima ribelle catturata poco tempo fa in un’esecuzione pubblica: in questo modo molte delle kunoichi saranno sul posto o per assistere a questo evento o, ancor meglio, per intervenire ed impedire che accada, senza che sia il loro capo a rischiare in prima linea. A questo punto, considerato che molte insorgenti saranno di guardia alla base principale a noi ancora ignota, altre saranno attirate dall’esecuzione e tenendo in considerazione lo scarso interesse di Tsunade nel proteggersi, sono certo che in quella ridicola base la sorveglianza sarà limitata e la nostra cara capo delle kunoichi non può fisicamente essersi già ripresa totalmente dal veleno, quindi non è pericolosa come in condizioni normali.-
 
Fece un sorriso alquanto maligno pronunciando le ultime parole, assaporando già la vittoria all’idea che si sarebbe spudoratamente vendicato di quella sua rivale tanto temuta quanto bramata: la sua mente diabolica aveva calcolato ogni cosa, non poteva permettersi errori e questa volta avrebbe usato la sua carta vincente.
 
Itachi era rimasto ad ascoltarlo in silenzio, anche se aveva intuito già dalle prime parole le sue intenzioni e di conseguenza non ne rimase molto stupito.
 
- Suppongo di dover entrare in quella base, sterminare la poca sorveglianza e rapire nuovamente il capo delle kunoichi, per poi portarla di nuovo sino da voi.-
 
Un altro sorriso maledetto apparve sulle labbra sottili e violacee del signore dei serpenti, tanto che egli si lasciò andare sullo schienale della poltrona in una posizione quasi più rilassata, mentre l’Uchiha restava delle sua solita indifferenza di fronte a tutti e soprattutto tutto.
 
- Esattamente. Non credo sia una missione troppo difficile per te, solo stai attento a non farti toccare da quella donna, potrebbe mettere fuori uso i tuoi muscoli e nervi con un sol gesto.-
 
E dette queste precauzioni, più per tutelare la riuscita della missione che il suo allievo, Orochimaru gli fece cenno di uscire e di agire il prima possibile, approfittando quindi dell’esecuzione come fonte di distrazione.
Itachi fece una piccola riverenza con il capo e sparì dalla stanza in pochi attimi, lasciando soltanto una piccola  nuvoletta di fumo dietro di sé.
 
Sei stata astuta, Tsunade, ma nelle tue condizioni non potrai nulla contro di me e questa volta sarai mia, che ti piaccia o no! Tu e le tue dannate insorgenti…
 
******
 
Il sole di mezza giornata si ergeva alto in quel cielo limpido e sereno, mostrando la sua magnificenza ed elargendo fin troppo calore a tutti coloro che, impossibilitati a fare qualunque cosa, era disposti in cerchio attorno ad una piattaforma dedita alle esecuzioni.
 
Il sennin dei serpenti era intento ad assistere a quello spettacolo tanto gradito ai suoi occhi assassini e meschini, restando seduto comodamente su di una poltrona, all’ombra di un’impalcatura in stoffa creata appositamente per lui.
Al suo fianco, ritti in piedi ed impassibili, restavano il fedele Kabuto e il più giovane degli Uchiha, il quale in assenza del fratello ne faceva le veci: si domandava perché Itachi sparisse così spesso nel nulla, senza dare una motivazione e talvolta per giorni interi, ma aveva ormai imparato a tenere per sé quelle considerazioni e si limitava a ricoprire il ruolo di “cocco” di Orochimaru.
 
Tra la folla vi era ogni sorta di ninja, dall’anziano rimasto neutrale in quella sanguinosa guerra civile ai capi gruppo al servizio della dittatura, arrivando persino ai viandanti passati per caso (e con loro sfortuna) per le vie di Konoha.
Tuttavia, non mancavano alcune figure incappucciate ma non troppo evidenti, le quali si mimetizzavano tra i pochi neutrali del paese nella speranza di non essere notate dalle guardie di sorveglianza che continuamente controllavano il perimetro della grande piazza.
Da un fazzoletto nerastro si mostravano due occhi chiari di un verde acqua puro ed intenso, i quali fissavano senza tregua quell’impalcatura rialzata rispetto alla loro posizione sulla quale era inginocchiata una figura immobile, tenuta ferma da un individuo muscoloso ed insignificante: una fitta la cuore invase la giocane ninja dai capelli color confetto, una rabbia senza tregua sembrava farsi largo nel suo animo buono alla ricerca disperata di una via di fuga, di una qualche possibile salvezza per quella loro compagna che di lì a poco sarebbe morta per chissà quale degli assassini al servizio della serpe.
 
Ino a pochi centimetri da lei la vide stringere i pugni con rabbia e per questo le prese dolcemente la mano, lasciando che i suoi occhi di un azzurro tenue placassero almeno momentaneamente l’istinto della compagna.
 
- Non serve a nulla arrabbiarsi, ricordati il vero motivo per cui siamo qui e non tentare altre mosse azzardate, questa volta non ci sarà la Signorina Tsunade a salvarti.-
 
Sakura fece un cenno con il capo appena accennato, come a mostrare di essere d’accordo con le parole della compagna per quanto non ne fosse pienamente convinta: la morte di una kunoichi, così come di un qualsiasi altro essere vivente, non poteva certamente essere qualcosa di positivo, anzi.
 
Ad un tratto, il portone del grande palazzo al centro del Villaggio della Foglia si aprì e l’attenzione di tutti i presenti cadde inevitabilmente sulla figura slanciata e muscolosa di un giovane ninja dai capelli lunghi e neri, il quale aveva preso ad avanzare verso la piattaforma con un’espressione che a chiunque sarebbe risultata indifferente, mentre dentro di lui ribolliva di rabbia: si odiava per quello che stava per fare, ma era stato l’unico modo per togliere quel baka di Naruto dai guai ed ora gli toccava uccidere una kunoichi, una ragazza che probabilmente aveva come unica colpa quella di essere nata femmina.
 
Osservava con disgusto la grande folla che era accorsa per assistere a quel truce ed ingiusto spettacolo: avrebbe preferito scatenare la sua ira omicida contro di loro, contro quei meri spettatori, piuttosto che contro una comune nemica!
Ma non aveva scelta e con molta lentezza estrasse un kunai piuttosto appuntito dalla cintura, reggendolo in mano con una certa fatica: gli sembrava fosse l’oggetto più pesante al mondo e avrebbe preferito incenerirlo con una stretta particolarmente forte piuttosto che tenerlo ancora tra le dita, come fosse un mostro assassino senza alcun senso di umanità…
Invece lui non era così, Orochimaru non era riuscito a prevalere sul suo animo nobile e sui sentimenti che lui provava verso una di quelle ribelli…
 
Salì sulla piattaforma con un salto rapido ma non troppo affrettato e fece cenno all’uomo accanto alla futura vittima di procedere: voleva chiudere in fretta quella questione, non sopportava più il peso di dover uccidere un’innocente e finché ci avrebbe pensato ne avrebbe soltanto risentito il suo animo perennemente tormentato ed in conflitto con se stesso.
 
Il possente uomo dall’aria inutile si avvicinò alla kunoichi, mentre Neji restava dritto nella sua posizione con il kunai ben saldo dalle mani ed il volto inespressivo: doveva sforzarsi di non provare nulla, come le altre volte, o sarebbe morto di dolore.
Il cappuccio venne sollevato ed il volto della giovane ninja si illuminò della luce del sole, mettendone in mostra la pelle chiara ed il profilo dai lineamenti dolci.
 
I muscoli di Sakura si tesero tanto che Ino le strinse prontamente il polso, pronta a fermarla da una qualsiasi sua reazione istintiva ed avventata, stringendo la presa più che poteva mentre si mordeva le labbra nella speranza di trattenere la rabbia ed il dolore.
 
Sulla piattaforma, Neji aveva sgranato i suoi occhioni lilla ed in quel momento desiderò di non essere mai nato…
 

Maledizione, Tenten!

 
*************
 
 
Eccomiii!!! ^.^
Ho tardato un poco nella pubblicazione per via del week-end e chiedo scusa se il capitolo è un poco più corto del solito, ma mi serviva come transizione!
Ho notato un calo di recensioni e la cosa mi dispiace davvero molto…
Se avete notato troppi errori oppure volete lasciarmi anche solo un commento su ciò che scrivo, nella speranza di migliorare, sono aperta ad accettare ogni sorta di consiglio!

Grazie a tutti, bye

 
  

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Capitolo 13
*** Gli opposti si... Scontrano ***


Wuhuuuuu!! Che bello siete tornati recensori, me felice e saltellante!! ^.^
Spero abbiate passato tutti delle belle vacanze e non siate troppo tristi per il ritorno ai “lavori”…
Spero che questo capitolo vi piaccia, c’è più azione e “pepe” diciamo!
Buona lettura cari ^.^

 
 
Il sole di primo pomeriggio sembrava voler aggredire con il suo esagerato calore qualsiasi cosa fosse ai suoi piedi, senza la volontà di risparmiare la benché minima creatura.
Nella piazza più affollata del villaggio l’atmosfera sembrava più tesa del solito mentre un silenzio inquietante era sceso nell’aria: ogni cosa sembrava ferma, statica, in attesa di un cambiamento improvviso.
 
Neji era immobile su quella piattaforma che gli sembrava troppo grande per tre sole persone: l’amata kunoichi, lui ed il suo terribile senso di responsabilità e di sopravvivenza.
Gli sudavano le mani nel tenere quell’odiosa arma tra le dita, le goccioline percorrevano la lama affilata senza sosta mentre il suo sguardo fissava con stupore e terrore il volto leggermente avvilito della kunoichi che avrebbe dovuto uccidere.
 
Si odiava, in quel momento più di ogni altro, ma soprattutto la sua anima sembrava completamente divisa in due: da un lato l’amore, dall’altro il senso del dovere e di sopravvivenza.
Tenten teneva i propri occhi nocciola spalancati e rivolti verso il volto lindo del ragazzo che amava, consapevole di quanto fosse difficile quella situazione: si sentiva in colpa, perché se gli avesse dato retta molto probabilmente non si sarebbero trovati in quella situazione.
 
- Uccidimi …-
 
Gli disse con un fil di voce e con immenso coraggio quella ragazza con gli chignon che gli aveva fatto conoscere il paradiso, mentre a quella parola troppo brutale per essere detta da un cuore così puro Neji restò sconvolto, traumatizzato, anche se sapeva che aveva ragione…
 
- Hai intenzione di tenerci col fiato sospeso ancora per molto, Hyuga?-
 
La voce maliziosa ed irritante di Orochimaru giunse come una frecciata alle orecchie del ragazzo, facendolo quasi sussultare mentre la tensione era alle stelle: se non uccideva quella insorgente, la serpe lo avrebbe fatto accoppare senza alcuna esitazione, lui lo sapeva bene…
Nella piazza c’era il completo silenzio, nessuno osava muovere un muscolo: nessuno comprendeva perché quel ninja esitasse così tanto a compiere un’esecuzione così semplice.

Se uno dei due non muore, ci uccideranno entrambi, ne son certo…

 
Il suo sguardo sconvolto cambiò rapidamente, divenendo serio e determinato, come se d’improvviso avesse compreso cosa dovesse realmente fare, a chi dovesse dare ascolto.
Alzò lentamente il kunai, la lama risplendeva alla luce accecante del sole mentre dagli occhi a  mandorla della giovane insorgente cadeva lentamente una goccia pura e veritiera: qualsiasi cosa fosse successa, il suo amore infinito avrebbe continuato ad esistere, per sempre e comunque.
 
… Ma questo non deve accadere.
 
I muscoli si tesero, il kunai scese verso il basso con rapidità e la giovane insorgente chiuse gli occhi con forza, attendendo il colpo.
Alcune gocce di un sangue denso e amaro si posarono sul suo viso, lasciandole una sensazione di freddezza e dispiacere allo stesso tempo.
 
Silenzio.
 
Tenten riaprì gli occhi, più sconvolta di prima, e non poté far altro che restare sconcertata nel vedere che quel sangue, in realtà, non fosse il suo.
 
- Nooo!!! Neji!!!-
 
Il giovane Hyuga teneva entrambe le mani strette a quel dannato kunai, la lama infilata nel petto e quel liquido rosso che usciva senza alcun contegno, facendolo gemere.
Uno stupore generale si levò, persino Orochimaru abbandonò per qualche istante la sua espressione ironica mentre Sakura ed Ino restavano a bocca aperta, trattenendo a stento il cappuccio sulla testa che accennava a cadere a causa del loro scatto di stupore: si aspettavano di vedere una loro amica uccisa senza pietà dall’ennesimo assassino senza sentimenti, invece quel ragazzo sembrava averne più di chiunque altro.
 
Si accasciò a terra, estraendo il kunai con un grido di dolore mentre Tenten gli si avvicinò immediatamente, caviglie e polsi ancora legati e le lacrime che le scorrevano imperterrite sul volto: era sconvolta, avrebbe voluto morire lei.
 
- Neji… Perché… Perché?!?!-
- Sono… Sono io… Il mostro… Io dovevo… Dovevo morire.-
 
Disse a fatica mentre le forze continuavano ad abbandonarlo: ma nonostante questo un sorriso dolce gli comparve sul viso, appena accennato, mentre con il cuore finalmente caldo ammirava ancora il volto perfetto della ragazza che amava e nella quale, dopo tanto tempo, aveva trovato la pace in quel suo animo inquieto e contaminato.
Tenten era disperata, non sapeva come comportarsi ed in quel momento le sembrò di essere sola al mondo, incapace di fare qualunque cosa, incapace di comprendere il perché di quei terribili avvenimenti.
 
Dopo pochi minuti, il dittatore del villaggio non poteva tollerare che un tale gesto di umanità e amore potesse essere contemplato e ammirato da tutti i cittadini, così affondò senza pietà le proprie unghie nel legno ruvido del suo quasi trono, mantenendo un’espressione tesa per quanto impassibile.
 
- Vediamo di chiudere la questione, in fretta.-
 
Disse con una freddezza immane, mentre i suoi occhi di un giallo macabro osservavano il ragazzo accasciato sulla  piattaforma in un lago di sangue e la kunoichi che piangeva dinnanzi a lui.
Il più giovane degli Uchiha fece una leggera riverenza con il capo, come se avesse compreso perfettamente le parole del suo maestro e signore e dopo pochi istanti scomparve dal suo fianco, ricomparendo in un lampo dinanzi al luogo della teorica esecuzione.
 
Tenten sussultò nel vederlo apparire così d’improvviso: il viso impassibile, i lineamenti tanto perfetti quanto freddi ed uno sguardo che non sembrava contenere nemmeno un briciolo di pietà per quanto fosse intenso e profondo, a modo suo.
Ma nonostante la paura, la giovane kunoichi non si allontanò dall’amato mentre questo lottava contro al morte con tutte le forze che gli erano rimaste in corpo ed il sole restava oscurato da quella figura tanto indifferente quanto imponente, in quella situazione.
 
- Ti credevo un degno rivale, Neji Hyuga, invece sei patetico.-
 
Il suono freddo ma deciso di quella voce squarciò il silenzio angosciante di quei momenti senza alcuna esitazione, invadendo l’atmosfera e rendendola ancora più cupa e fremente.
Di fronte a quelle parole, le due kunoichi ancora incappucciate strinsero i denti, innervosite da quel comportamento strafottente e assolutamente insensibile: un ragazzo si era sacrificato per impedire che un’innocente morisse, e quel ninja troppo viziato aveva anche il coraggio di definirlo patetico.
 
Sakura lo riconobbe immediatamente, i suoi occhi limpidi e verdi brillavano di una rabbia e di una decisione tanto pure quanto macchiate mentre cercavano di penetrare quell’animo oscuro che sembrava aver creato una barriera tra sé ed il mondo.
 
Sasuke estrasse con movimenti lenti ma ben coordinati la propria spada dalla fodera dietro la schiena, ammirandone con la coda dell’occhio la lucentezza della lama mentre i suoi occhi sciupati a causa dell’abilità innata che possedeva ancora indagavano sulla figura del compagno che aveva stimato fino a poco prima: non riusciva a spiegarsi perché un ninja del livello di Neji avesse compiuto un gesto tanto sciocco ed autolesionista.
 
Perché lo ha fatto? Non ci guadagna nulla, assolutamente nulla. Ha passato l’intera vita ad allenarsi per diventare forte, per farsi ben vedere da Orochimaru e salire sempre più di grado, perché buttare via tutto questo per una… Ribelle?
 
Aveva ormai alzato la spada, deciso a porre fine alla vita di quei due giovani ninja di cui lui non aveva più né stima né tantomeno rispetto o pietà.
Fece un respiro appena accennato, quasi inesistente, dopodiché abbassò la lama con rapidità mentre Tenten aveva appoggiato il proprio viso sulla testa d Neji e si preparava a subire il colpo mortale assieme a lui, nella sofferenza e nell’amore.
 
Ma ancora una volta la dolce ragazza non sentì nulla: non un suono, non un muscolo lacerato, non il respiro che cessava di battere…
La morte era dunque così rapida ed indolore?
Aprì nuovamente i suoi grandi occhi nocciola e rimase letteralmente ad occhi aperti nel notare una figura snella quanto determinata davanti a sé: la ragazza dai capelli color confetto si era intromessa in quella situazione con una rapidità incredibile, dettata dalla rabbia nei confronti dell’Uchiha e dall’amore per la compagna: aveva fatto uso della sua forza fisica bloccando con una stretta salda e decisa il polso del ragazzo dello Sharingan, impedendogli di affondare la lama della spada contro i due ninja seduti sulla piattaforma.
 
Erano immobili, l’uno accanto all’altro, entrambi decisi in ciò che facevano ed i loro muscoli tesi e pronti a qualsiasi evenienza.
La luce illuminava le loro figure perfette e ben delineate da una muscolatura adeguata al fisico, mentre i loro sguardi determinai restavano fissi davanti a loro.
 
- Hai fatto un grosso sbaglio ad intrometterti. Di nuovo.-
 
Ancora una volta quella voce fredda e priva di anima invase l’atmosfera, ma questa volta Sakura non ne ebbe timore: avrebbe fatto qualunque cosa per difendere la sua amica,
avrebbe fatto qualunque cosa per proteggere il ninja che si era sacrificato per amore…
Ma soprattutto avrebbe fatto qualunque cosa per liberare quel bellissimo ed oscuro ragazzo dall’odio e dal rancore che portava dentro.
 
- Io non credo.-
 
Si voltò rapidamente verso Sasuke ed incrociò di nuovo quegli occhi rosso sangue, profondi quanto maligni, mentre una determinazione viva brillava in entrambi: Sakura non avrebbe permesso a quel ragazzo di vincere, così come lui non avrebbe mai accettato una sconfitta simile.
Restarono fermi e immobili ancora per pochi istanti, scrutandosi, studiandosi, osservandosi…
Erano due creature tanto diverse quanto simili, in continua lotta per cercare di scoprire qualcosa di più su di sé e sul mondo, per cercare di uscire da una situazione che gli doleva da chissà quanto tempo…
Due sguardi determinati, due cuori che, a modo loro, si scontravano e si avvicinavano ogni giorno di più.
 
Si allontanarono d’improvviso l’uno dall’altro con un rapido scatto all’indietro, scendendo dalla piattaforma dalla parte opposta ma restando comunque vigili ed attenti alla mossa dell’altro, mentre nel frattempo Ino si era avvicinata velocemente a Tenten e l’aveva liberata dalle corde.
La nocciola si precipitò su Neji alla ricerca disperata di una soluzione, mentre la bionda affianco a lei cercava di pensare a come poter risolvere quella situazione: le condizioni del ragazzo erano pessime, probabilmente non avrebbe superato le prossime ore ma vedere come l’amica fosse in preda al più totale sconforto la costrinse a fregarsene dei propri doveri e cercò di prendere in mano la situazione.
Si inginocchiò affianco a Neji e gli mise un braccio intorno al collo, poi fissò decisa Tenten e le parlò con altrettanta determinazione e sicurezza.
 
- Portiamolo via.-
 
I suoi occhi color del cielo si trovarono in perfetta sintonia con quelli nocciola della compagna, la quale sorrise in segno di ringraziamento mentre il suo viso era ancora segnato dalle lacrime che fino a poco prima lo avevano solcato.
 
Scesero rapide da quella piattaforma, cercando di non attirare su di sé troppa attenzione e mentre correvano velocemente tra la folla, Ino si rivolse ad una Sakura completamente attratta da quegli occhi profondi e terribili che la stavano ancora sfidando.
 
- Sakura vieni via! Non possiamo combattere qui, andiamocene!
 
Gridò, cercando di essere il più convincente possibile e, per una volta nella sua vita, la rosa decise di dare ascolto alle parole dell’amica: aveva già combinato abbastanza guai negli ultimi giorni, restare lì e farsi rapire nuovamente da quell’Uchiha fin troppo forte non era certamente la cosa migliore da fare, anche se il dover abbandonare una sfida simile le lasciava parecchio amaro in bocca.
 
Orochimaru ordinò al suo fidato discepolo di lasciar andare le tre kunoichi, dato che la “vera preda” contava di averla già catturata, ed il ragazzo dovette combattere duramente contro il suo orgoglio per dargli ascolto e lasciar così fuggire quella ragazza che aveva osato sfidarlo così apertamente.

Ci rivedremo kunoichi, e la prossima volta non sarai così fortunata!

 
Dentro di sé era furioso, lanciò un ultimo sguardo freddo e minaccioso verso quella ragazza, la quale si voltò un’ultima volta verso di lui prima di scomparire tra le abitazioni abbandonate: il verde brillante dei suoi occhi si scontrò con quello oscuro del ragazzo, fondendosi in esso e lasciandogli quel qualcosa di apparentemente piccolo ed irrilevante che tuttavia lo avrebbe costretto a cercarla per il resto dei suoi giorni.
 
******
 
Tenten ed Ino continuavano a correre rapidissime per le strade più buie e nascoste di quel che restava di Konoha, mentre la ragazza dai capelli color confetto dettava il passo e guardava fissa davanti a sé con un’immagine ben chiara nella mente: quegli occhi crudi, quello sguardo tanto minaccioso che in realtà lei sentiva essere una supplica, un’invocazione di chissà quale aiuto…
Lui non lo avrebbe mai ammesso, certamente, e non poteva esserne sicura, ma Sakura sentiva dentro di sé che qualcosa in quel ragazzo non era ciò che voleva sembrare, nonostante il fatto che fosse stato disposto ad uccidere un suo compagno sotto ordine di quel mostro la lasciasse piuttosto perplessa.
 
- Sakura fermati!-
 
La voce della bionda interruppe il silenzio fin troppo fitto di quegli istanti e la giovane ninja si fermò immediatamente, interrompendo quei pensieri e voltandosi verso le sue compagne: il corpo di quel ragazzo fin troppo coraggioso era stato steso a terra, sanguinante ed in gravi condizioni, mentre una Tenten ancora in lacrime gli reggeva la testa, accarezzandogli dolcemente il volto: era disperata, sapeva quanto fosse grave la sua situazione e non sapeva come aiutarlo.
 
Anche Ino sembrava piuttosto preoccupata: dentro di lei sapeva che, in una missione normale, avrebbero dovuto abbandonarlo lì su due piedi, senza esitazioni, per avere così un nemico in meno ma quella situazione era molto, molto diversa: un ragazzo aveva sacrificato la propria vita, la propria reputazione e tutto ciò che aveva pur di salvare una kunoichi, una ribelle, una nemica.
Nessuna di loro aveva mai conosciuto un animo tanto nobile, e loro non potevano permettersi di lasciarlo morire.
La bionda lanciò all’amica, immobile davanti a loro, un’occhiata decisa e quasi di rimprovero, come se volesse sgridarla del fatto che non stesse facendo nulla per quel ragazzo.
 
- Tsunade-sama ti ha insegnato qualche tecnica medica, cerca almeno di fermargli l’emorragia in modo che sopravviva fino al nascondiglio più vicino!-
 
Sakura si avvicinò rapidamente e comprese che l’amica avesse ragione, mettendosi immediatamente al lavoro e dandosi mentalmente della stupida: perché continuava ad essere così distratta?
Il pensiero di quell’Uchiha la stava tormentando un po’ troppo e lei non doveva permettersi di farsi distrarre in quel modo!
Rimarginò una minima parte della ferita, minimizzando l’emorragia, dopodiché Ino e Tenten ripresero il corpo privo di sensi di Neji sulle spalle e stavano per riprendere la loro corsa quando si ritrovarono davanti tre ninja nemici, pronti a sbarrare loro la strada.
 
Le tre strinsero i denti: erano in minoranza, senza contare che avessero già utilizzato parte del loro chakra per la fuga, Sakura in particolare, senza contare che dovessero proteggere anche un ferito grave che non poteva essere loro di alcun aiuto.
Gli occhi azzurri della kunoichi più spavalda si aprirono maggiormente quando, tra le tre figure, riconobbe quella del ninja di cui aveva preso possesso del corpo, risparmiandogli la vita: Sai.
Aveva ancora quegli occhi apparentemente vuoti, quello sguardo che non sapeva trasmettere alcuna emozione e ancora una volta Ino provò compassione per lui, tenerezza quasi, mentre si accorse che anche lui la stesse osservando con insistenza: anche il ragazzo l’aveva riconosciuta, non avrebbe mai potuto dimenticare quell’esperienza né tantomeno quella insorgente così piena di emozioni e sentimenti da averlo sconvolto.
Sai non sapeva come comportarsi, anche se all’apparenza restava indifferente e fedele agli ordini a lui impartiti: si trovava davanti colei che lo aveva risparmiato, che aveva avuto pietà della sua assenza di umanità e che, in qualche modo, lo aveva aiutato ad aprire occhi e cuore verso qualcosa di nuovo e assolutamente importante per la sua inutile e futile vita…
 
Non provava nulla, come ogni volta, ma in quell’occasione qualcosa in lui era diverso, una strana voglia di cambiare, di scoprire, di non restare nell’ignoranza di qualcosa che avrebbe potuto dare un senso alla sua vita vuota…
E tutto questo lui lo vedeva in quegli occhi color del cielo, in quella ragazza dai lineamenti tanto perfetti quanto imprecisi e in quel volto che lo stava pregando di non fare ciò per cui si trovava lì.
 
- Arrendetevi, non avete via di scampo!-
 
Disse uno dei tre, quello al centro, mentre il ragazzo dai capelli neri restava quasi in disparte, come non avesse mai voluto essere lì, come fosse tremendamente incapace di scegliere come comportarsi.
Tenten si strinse ancora di più al petto il corpo sanguinante di Neji, quasi temesse che quelli fossero gli ultimi attimi per loro mentre Sakura stringeva i pugni, consapevole di dover combattere con uno svantaggio fin troppo evidente.
Ino osservò la scena con attenzione e dopo un rapido ragionamento razionale dedusse che non avevano alcuna possibilità contro di loro, restava soltanto una cosa da fare e lei avrebbe giocato il tutto per tutto, facendo leva su quelle poche emozioni che quel ragazzo apparentemente indifferente poteva aver appreso da un’emotiva come lei.
 
Si allontanò dalle compagne e fece qualche passo avanti, mettendosi esattamente davanti ai tre nemici: il viso alto, lo sguardo determinato e quasi di sfida e la convinzione che quella volta non avrebbe certamente perso.
 
- Prendete me, ma lasciate i miei compagni.-
 
Disse con determinazione mentre gli occhi celesti brillavano alla luce invadente del sole: Sai restò colpito da quel gesto, da quelle parole che alla sua razionalità parevano insensate e assolutamente non vantaggiose…
Ma ancora una volta quel qualcosa che in lui stava cambiando aveva preso a farsi avanti sempre di più nel suo animo, come fosse una lieve consapevolezza che quella ragazza, in realtà, fosse soltanto coraggiosa.
 
Perché fa questo? Da dove le viene tutto questo coraggio? Io vorrei capire, ma non ci riesco… Forse solo lei può insegnarmelo.
 
- Haha, sei ridicola! Tu, aiutami a prenderla.-
 
Il ninja al centro fece cenno al compagno di seguirlo ed entrambi si avvicinavano pericolosamente ad Ino sotto gli occhi sempre più colpiti di Sai: la ragazza non muoveva un muscolo, restava ferma nella sua posizione, convinta che fosse l’unica cosa in grado di salvare la vita a lei e alle sue compagne.
Sakura e Tenten restavano in attesa di una sua mossa, fidandosi della compagna e convinte che avesse un qualche strambo piano in mente, come suo solito.
 
I due stavano per avventarsi sulla bionda quando improvvisamente vennero colpiti alla schiena da due kunai, cadendo a terra con un gemito di dolore e gli occhi che andavano spegnendosi fin troppo velocemente.
I due corpi privi di vita si accasciarono a terra in pochi istanti, lasciando intravedere dietro di loro la figura impassibile del giovane ninja, il quale aveva appena ritratto le mani insanguinate dopo aver sferrato il colpo: si sentiva strano, non si rendeva bene conto del motivo per cui avesse fatto quel gesto, del perché avesse tradito il suo signore proprio in quel momento, dopo tanti anni di “servizio”…
 
Il suo sguardo era perso a terra, si sentiva confuso, traditore, indegno…
Eppure qualcosa dentro di lui gli diceva che era stata la cosa giusta, in qualche modo.
Mentre era assorto in quei pensieri, qualcosa di caldo gli sfiorò la mano e lui la bloccò immediatamente con un gesto istintivo, cingendo un polso sottile e dalla pelle fin troppo delicata: provò una strana sensazione a quel contatto, ma poteva dire con certezza che fosse… Piacevole.
 
Alzò il proprio viso ed il suo sguardo incontrò quello limpido e determinato della kunoichi, la quale lo aveva costretto a perdersi in quel mare azzurro e puro: i loro occhi sembravano impossibilitati ad allontanarsi, quasi fossero una calamita, eppure Sai sapeva che per quanto lui fosse in potere di lei, Ino non lo era affatto, anzi.
 
- Grazie.-
 
Disse con un sorriso sincero, allontanandosi poi assieme alle compagne e al ragazzo ferito trasportato sulle spalle di Tenten e Sakura.
Non si voltò un’ultima volta verso Sai, non volle rischiare di ammirarlo troppo e di restarne, in qualche strano modo, affascinata…
Quel giovane ninja le faceva tenerezza per la sua incapacità di comprendere e provare sentimenti, eppure lo trovava interessante, a suo modo.
 
Sai non fece che tenere il suo sguardo fisso su quella figura finché ebbe potuto, restandone incantato ed ammagliato: si sentiva un idiota, uno stupido che era stato solamente usato da uno sguardo ammaliatore!
Eppure… Eppure qualcosa gli diceva che non fosse realmente così e che, prima o poi, sarebbe riuscito a farsi insegnare da quella ragazza ciò per cui valeva la pena respirare ancora.
 
******
 
Grida di dolore e invocazioni d’aiuto s’udivano per tutto il piccolo nascondiglio nel quale il capo delle kunoichi si era rifugiata per ricevere le adeguate cure mediche: vani erano i tentativi delle poche ribelli di guardia di fermare o anche solo scappare da quella furia omicida che era riuscita, inevitabilmente, a penetrare nel covo.
 
Tsunade si era alzata dal letto non appena aveva percepito quella presenza ed i suoi muscoli si erano immediatamente tesi, pronti a combattere la minaccia, ma quel suo gesto troppo affrettato ed imprudente per le sue condizioni fisiche le fece vomitare un rivolo di sangue poco lontano dal suo corpo: imprecò mentalmente, ma questo non le impedì di avanzare ulteriormente nella stanza.
Voleva raggiungere la porta ed affrontare il nemico che aveva osato entrare lì dentro e sterminare le kunoichi presenti: lei se lo aspettava, per questo aveva scelto un rifugio in cui fossero presenti poche ribelli, ma quantomeno non se lo augurava.
 
Con tutta la determinazione che aveva in corpo era decisa a impedire che quel pazzo assassino continuasse la sua furia omicida quando la sua assistente le si parò davanti: lo sguardo più deciso del solito mentre era evidente la sua preoccupazione per quella situazione, ma nonostante questo non avrebbe permesso alla sua amata maestra di rischiare ancora ed inutilmente, anche perché sapeva benissimo che fosse lei l’obbiettivo di quell’attacco.
 
- Spostati Shizune, non permetterò questo massacro!-
 
Sbraitò la bionda, trattenendo un gemito di dolore per il veleno che ancora le violentava il corpo: aveva già creato l’antidoto, ma ne aveva assunto solo una parte e doveva ancora agire al fine di migliorare la sua salute, per questo il suo fisico le lanciava segnali piuttosto dolorosi a qualsiasi suo movimento troppo azzardato.
Shizune non si mostrò intimidita da quell’ordine e cercò di reggere quello sguardo troppo forte e determinato per essere superato, tanto che dovette sforzarsi di alzare la voce come mai aveva fatto prima, sentendosi anche in colpa.
 
- No signorina, non permetterò che le venga fatto ancora del male, è lei il loro obbiettivo!-
 
Disse la coraggiosa assistente quando si sentì un certo frastuono provenire dalla camera affianco: a questo suono, la mora si voltò immediatamente in quella direzione, pronta a combattere trattenendo il terrore, quando un colpo deciso sul collo le fece perdere i sensi senza darle la possibilità di reagire.
 
Tsunade ritirò il chakra azzurrino che le contornava la mano con cui aveva colpito l’assistente e sforzando i propri muscoli sorresse la propria allieva priva di sensi, guardandola con fare dispiaciuto per quanto determinato.
 
Perdonami, Shizune, ma non posso permettere che tu e altre valorose kunoichi veniate uccise a causa mia, anche perché in queste condizioni verrò sicuramente messa fuori combattimento ed il vostro sacrificio sarebbe stato vano.
 
Appoggiò delicatamente il corpo della mora a terra, guardandolo con una dolcezza infinita che soltanto una maestra prova per la propria allieva prediletta: quella poteva essere l’ultima volta che l’avrebbe vista, considerando che Orochimaru le avrebbe impedito di fuggire una seconda volta anche a costo di ucciderla.
 
Fece un respiro profondo, concentrò il proprio chakra nelle mani e con un colpo deciso frantumò il muro dinnanzi a sé, senza troppa fatica né esitazione: i suoi occhi ambrati incontrarono immediatamente quelli rosso sangue del nemico, il quale era già voltato verso di lei, come la stesse aspettando.
Il suo era uno sguardo determinato, di compassione e di puro disprezzo mentre il più potente degli Uchiha sembrava rimanere quasi impassibile di fronte a lei, consapevole di avere tutti i vantaggi possibili.
 
- Non le conviene combattermi, sa che non mi sconfiggerebbe nelle sue condizioni.-
- No, non ti sconfiggerò, Itachi Uchiha, ma sta pur certo che ti farò pentire di aver attaccato una donna indebolita!
 
******
 
I suoi passi si muovevano lenti ma precisi nel corridoio semibuio che riconduceva nel cuore del palazzo del dittatore, mentre  i suoi due più fidati servitori restavano a pochi passi dietro di lui, come dipendessero dai suoi movimenti e dalle sue parole.
Nemmeno la forte luce del sole sembrava riuscire a penetrare in quell’oscurità, come se niente potesse rovinare l’equilibrio malsano creato dall’odio e dai rancori, mentre le tre figure avanzavano senza esitazioni.
 
L’ultima, la più bassa ma non per questo meno potente, aveva il capo quasi abbassato, come fosse immersa in chissà quali pensieri, mentre gli occhi di un macabro accentuato brillavano di luce propria in quella fitta tetricità: non riusciva a togliersi dalla testa quel verde acqua, quella purezza inaudita, quella sfrontatezza tanto imprudente da aver osato sfidare l’ultimo degli Uchiha.
Il suo orgoglio non tollerava un tale affronto, il suo animo turbolento non accettava che qualcuno fosse riuscito a penetrarlo in chissà quale modo…
 
- Mio signore…-
 
Disse con tono freddo e distaccato, cercando di attirare l’attenzione di Orochimaru senza tuttavia indispettirlo: conosceva la sua irritabilità, ma sapendo che avrebbe ottenuto la sua “preda” nel giro di poche ore era particolarmente di buon umore (se di questo si poteva parlare) e quindi poteva azzardare ad una richiesta non troppo pretenziosa.
 
- Dimmi, Sasuke.-
 
Disse con altrettanta freddezza il signore dei serpenti, il quale continuava la sua camminata senza alcun tipo di interruzione, mentre Kabuto davanti al giovane aveva preso a scrutarlo con la coda dell’occhio, da dietro quegli occhialini tondi, come non sopportasse di non essere al centro dell’attenzione del suo maestro per più di due minuti.
 
- Vorrei potermi occupare della kunoichi dai capelli rosati, personalmente.-
 
Ghigno, sorriso malizioso. Tipico di Orochimaru.
 
 
  

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Capitolo 14
*** Le conseguenze di un'Emozione ***


- Tenten sei viva!-
 
Gli occhi di un lilla tenue si spalancarono dalla gioia nel vedere la compagna dagli chignon viva e vegeta, seppur leggermente ferita: aveva temuto di non rivederla mai più, ma la consapevolezza che avrebbe potuto ancora abbracciarla le riscaldò il cuore con una velocità considerevole.
 
Anche la mora le sorrise dolcemente ma la sua espressione mutò radicalmente non appena la sua attenzione cadde nuovamente sul ragazzo che reggeva sulle spalle, ferito gravemente e con il respiro piuttosto difficoltoso: anche Sakura si sforzava ancora di sorreggerlo mentre la bionda davanti a loro fece segno alla compagna di lasciarle entrare, lanciandole un’occhiata particolarmente decisa e quasi intimidatoria.
 
- Non c’è tempo per i rallegramenti Hinata! Questo ragazzo ha bisogno di cure urgenti!-
 
La ragazza col Byakugan si affrettò ad aprire ulteriormente il portone del nascondiglio principale delle kunoichi mentre le altre tre ragazze vi entravano in tutta fretta, consapevoli della gravità della situazione.
Appoggiarono immediatamente il corpo leggermente sanguinante di Neji a terra e tutte gli si misero intorno: Tenten era inginocchiata accanto a lui e gli teneva dolcemente la mano tra le proprie, guardandolo con espressione di infinita disperazione e dolore…

Ti prego Neji, ti prego non morire… Non puoi lasciarmi, ti scongiuro… Io ho bisogno di te!

Sakura non poté sopportare ulteriormente la vista di quella scena fin troppo straziante, così si affrettò a mettere in pratica le cure mediche necessarie a tenere in vita quel ragazzo tanto coraggioso, quel poco che le era stato insegnato dalla sua maestra e protettrice: non avrebbe permesso che un tale gesto di eroismo venisse buttato all’aria per colpa della mente malata dei sottoposti di Orochimaru, mai!
 
Mentre la rosa utilizzava il proprio chakra di un colore verdino per salvare il giovane ninja, Hinata aveva richiamato Ino a qualche metro dalle compagne, nella speranza di sapere cosa fosse accaduto senza tuttavia disturbare quelle medicazioni o turbare ulteriormente quell’atmosfera già sufficientemente tesa.
 
- Cos’è accaduto, Ino?-
- Questo ragazzo doveva uccidere Tenten in un’esecuzione, ma evidentemente deve essere accaduto qualcosa dentro di lui per cui piuttosto che ucciderla si è conficcato il kunai nel petto… Dopodiché noi lo abbiamo soccorso e siamo fuggite qui, quella serpe ci ha lasciate andare per non so quale motivo, anche se non abbiamo notato pedinamenti.-
 
Hinata ascoltò quella sintetica descrizione dei fatti con particolare attenzione e per quanto quel racconto la coinvolgesse emotivamente, il suo animo fu turbato dall’ultima parola, la quale le fece tornare a mente gli avvenimenti di poco prima di cui era venuta a conoscenza.
La sua espressione leggermente rattristata cadde nel vuoto alla ricerca di quei ricordi e questo suo atteggiamento non sfuggì ovviamente agli occhi celesti ed attenti di Ino, la quale volle immediatamente essere messa al corrente di tutto.
 
- E’ successo qualcosa di grave mentre eravamo via?-
- Ecco…-
 
La mora tentennò mentre i suoi occhi si posavano sulla figura di Sakura, intenta a curare la pericolosa ferita di Neji: sapeva quanto quelle informazioni l’avrebbero turbata e mandato in subbuglio tutte loro, per questo temeva di parlare ma Ino comprese immediatamente la situazione e non si fece alcuno scrupolo ad allontanare ulteriormente la compagna da quella stanza, senza che gli altri se ne accorgessero.
 
- Sputa il rospo.-
- Shizune è arrivata qui da poco molto irrequieta e soprattutto stralunata, con al seguito pochissime ninja e ha indetto immediatamente una riunione con tutte le capogruppo, che si sta svolgendo proprio adesso…-
- Arriva al dunque Hinata!-
 
La giovane e timida ninja fece un piccolo respiro prima di riprendere a parlare: i fatti così angoscianti e pericolosi successi tanto velocemente in quei giorni l’avevano leggermente scossa e ciò che stava per rivelare all’amica ne era l’ennesima prova.
 
- Il nascondiglio in cui il nostro capo era per ricevere le cure mediche dovute ad un pericoloso avvelenamento è stato attaccato e Tsunade-sama è stata nuovamente rapita poiché non era nelle condizioni di combattere…-
 
Ino fece una smorfia evidente con il labbro superiore, segno di rabbia e di sconforto allo stesso tempo: quella situazione sembrava diventare sempre più pericolosa e complicata, soprattutto per le kunoichi e come se non bastasse il loro capo era stato nuovamente rapito.
 
- E Shizune non ha fatto nulla per proteggerla?!-
- Da quanto ho capito, Tsunade-sama l’ha fatta svenire e si è mostrata quasi subito per evitare che le kunoichi presenti venissero uccise. Sembra sospettasse di essere seguita e per questo ha scelto un rifugio poco importante e, di conseguenza, poco protetto…-
 
Hinata abbassò leggermente il capo, come se si sentisse in colpa per non aver fatto nulla in quella situazione se non restare di guardia al rifugio più importante elle kunoichi e cercò di ignorare la rabbia che invadeva la compagna in quel momento: la bionda dinnanzi a lei stringeva i pugni con una foga inaudita e cercava di trattenersi dall’urlare, mentre la gravità della situazione le imponeva di restare tranquilla…
 
- Dobbiamo dirlo anche alle altre, così potremmo andare dalle capogruppo e sapere come agire… Ma aspettiamo che quel ragazzo venga salvato da morte certa…-
 
Disse timidamente la mora, come se avesse timore di far arrabbiare ulteriormente la compagna ma Ino comprese la situazione ed acconsentì all’idea di Hinata, con al quale cominciò ad incamminarsi verso l’infermeria nella quale era appena stato trasportato Neji seguito da Tenten e Sakura.
Tuttavia, anche in quello stato di subbuglio generale, un pizzico della sua angoscia era rivolto a quel ragazzo privo di sentimenti che, arrischiando la propria carriera ma soprattutto la propria vita, aveva deciso di lasciarle passare e quindi le aveva salvate.
Avrebbe tanto voluto sorridere al pensiero del volto impassibile di Sai, voglioso di conoscere qualcosa di più di se stesso e di quel mondo di emozioni a lui sconosciuto, ma in quel momento non ci riusciva, anche se non si dava per vinta.
 
Ti libererò da quell’ignoranza in cui ti hanno costretto, Sai, e ti mostrerò che vale ancora la pena di lottare per qualcosa.
 

******
 

- Lascialo stare!!-
 
Una chioma bionda fin troppo agguerrita si era avventata su di un ninja grande il doppio che reggeva tra le mani una frusta piuttosto robusta, con l’intento di indebolirlo ma ciò che ricevette fu soltanto un calcio nello stomaco piuttosto consistente che lo fece volare all’indietro ad una velocità piuttosto elevata, tanto che il contatto col pavimento umido e piuttosto ruvido gli provocò un forte dolore alla schiena.
Ma nonostante questo, il ragazzo dagli occhi color del cielo si era rialzato, tentennate ma assolutamente convinto di essere dalla parte del giusto: fece qualche passo con altrettanta determinazione e si posizionò dolorante davanti alla figura immobile e biancastra del compagno dai capelli neri: la sua schiena era scoperta e segnata da un numero considerevole di tagli colanti di sangue, provocati evidentemente dalla frusta, ma nonostante questo Sai non sembrava reagire né tantomeno emettere alcun gemito di dolore.
 
Naruto si avventò ancora una volta contro il ninja frustatore ma anche in questo caso il suo colpo venne schivato e a causa delle sue ferite non riuscì a schivare un pugno piuttosto potente che lo fece scaraventare contro il muro: si distaccò dalle macerie, ancora una volta pronto a reagire, a difendere gli ideali in cui credeva ma soprattutto deciso a combattere per la propria causa e quella dell’amico.
Stava per alzarsi di nuovo nonostante il naso ed il labbro sanguinante quando qualcosa lo bloccò a terra, il petto ed il viso a contatto con quel sudicio pavimento ed una pressione notevole sulla schiena che gli impediva qualsiasi movimento.
 
- Bene bene, Uzumaki… A quanto pare la tua posizione contro il nostro regime è divenuta evidente a tutti gli effetti, e questo non è certamente un bene per te.-
 
La voce ironica e sottile del più fidato collaboratore di Orochimaru echeggiò in quella stanza semibuia come uno sparo improvviso: persino l’impassibile Sai ebbe un brivido a quella voce, nonostante non si fosse mosso dalla sua posizione e soffrisse in silenzio per le numerose frustate subite a causa del suo comportamento nei confronti delle kunoichi.
Il piedi di Kabuto premeva con forza sulla schiena del biondo, il quale non aveva più le forze per liberarsene ma nonostante questo la grinta e la volontà gli imponevano di continuare a battersi: aveva fatto una promessa ad una persona speciale, e l’avrebbe mantenuta a qualsiasi costo.
 
- Siete dei luridi bastardi!-
 
Gridò con foga e alle sue parole il ninja dai capelli grigiastri lo spinse ulteriormente a terra, ferendolo al petto a causa della forte pressione sulla schiena e facendolo gemire per il dolore.
 
- Io starei attento con le parole, anche se ormai la tua fine è segnata. Hai difeso questo traditore, il quale ha permesso a delle ribelli di fuggire indisturbate uccidendo addirittura due suoi compagni, segno evidente della sua contrarietà al regime che è pagata con la morte… E quindi anche tu verrai accusato di ciò, per voi due c’è soltanto la forca, siete dei sudici ribelli quanto quelle ragazzine!-
 
E dette queste parole con un disprezzo inaudito, Kabuto diede un calcio nello stomaco a Naruto, per assicurarsi che soffrisse ulteriormente e fece cenno al grosso ninja di seguirlo fuori dalla prigione, chiudendo a chiave la massiccia porta di legno alle proprie spalle.
 
Naruto rantolò a terra per qualche istante, prima di riuscire a mettersi seduto stringendosi con forza lo stomaco per il dolore: soffriva, ma non per questo avrebbe ceduto!
Sai, ancora immobile nella sua posizione, guardava il compagno senza capire, senza comprendere cosa l’avesse spinto ad intromettersi nella sua “punizione” e quindi diventare un condannato a morte quanto lui.
 
- Perché non hai reagito? Perché non ti sei difeso quando ti frustava??-
 
Chiese il biondo ad un tratto, incapace anche lui di comprendere il gesto dell’amico e a questa domanda il moro rispose con indifferenza, come ogni volta, anche se quella situazione aveva cominciato a creare un certo subbuglio dentro il suo animo perennemente di pietra.
 
- Ho tradito i miei compagni ed il regime. E’ giusto che paghi.-
- No!! Stai dicendo una cazzata!-
 
Sai sobbalzò leggermente di fronte a quella reazione tanto impulsiva quanto veritiera dell’amico, il quale lo guardava con occhi sgranati ed i enti stretti dalla rabbia più epr quel regime diabolico che per la risposta insensata del moro.
 
- Ho disobbedito ad un ordine.-
 
Disse di nuovo fermamente Sai, nonostante il suo tono di voce cominciasse a perdere la sua solita indifferenza e assumesse più una certa insicurezza…
 
- Tu non hai disobbedito proprio a niente! Hai fatto ciò che ti sentivi di fare e ciò che per te era giusto fare, non c’è nulla di sbagliato in questo!-
 
Disse Naruto con quanta più decisione aveva in corpo: aveva compreso che Sai avesse fatto quel gesto non per interesse personale o per qualche ordine indiretto quanto più perché qualcosa dentro di lui era cambiato, quella molla che era scattata anche dentro a Naruto (ed evidentemente anche a Neji ) e quindi il biondo non avrebbe mai permesso che quel ragazzo perennemente insicuro perdesse quel poco di decisione che aveva acquisito solo grazie ad una kunoichi.
Perché anche Sai lo sapeva, che se era riuscito a reagire in quel modo, a credere in se stesso e a fare ciò che LUI voleva fare era stato solo grazie a quella bionda dagli occhi color del paradiso…
 
Il moro abbassò leggermente la testa, perso in chissà quali pensieri fin quando non sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla scoperta e a quel punto alzò il proprio sguardo, ritrovandosi un Naruto sorridente quanto determinato davanti a sé: aveva il viso sporco, labbro e naso sanguinanti ed un livido evidente sull’occhio, ma nonostante questo non sembrava avere la minima intenzione di perdere, di lasciarsi ammazzare senza aver combattuto, senza aver mantenuto la promessa fatta ad Hinata…
 
- Siamo dalla parte del giusto, Sai, e vedrai che ce la faremo, perché non siamo i soli a combattere! -
 

Non siamo soli, Hinata, vedrai che ce la faremo!

I pensieri del biondo erano soltanto per quella kunoichi dagli occhi tanto dolci e puri da costringerlo a mantenere quella promessa, a crederci sino alla morte, e quella convinzione stava lentamente entrando nell’animo confuso e diviso di Sai, il quale non poté che sorridere in modo sincero per una volta nella sua vita: sì, potevano farcela, non erano soli perché al fianco dei loro animi combattuti ed afflitti ci sarebbe sempre stato il pensiero di una kunoichi pronta a battersi per tutto e per tutti, soprattutto per loro.
 

******
 

Ancora quel buio, ancora quell’oscurità, ancora quella stanza sudicia assolutamente priva di alcuna fonte luminosa.
I polsi saldamente legati al soffitto ed il corpo dalle forme perfette e prosperose che pendeva dall’alto, impossibilitato a muoversi e ancora corroso dai dolori più strazianti, nonostante l’antidoto a quel veleno avesse cominciato a fare il suo effetto benefico: ma nonostante questo, la donna restava ancora indebolita e soprattutto incapace di liberarsi da quella prigione fin troppo familiare.
 
Sapeva che l’avrebbero pedinata e molto probabilmente catturata di nuovo, considerate le sue condizioni fisiche, per questo aveva scelto un rifugio poco sorvegliato ma ciò che le importava era trasmettere un certo messaggio alla sua fida assistente ed allieva: le erano bastate una notte ed una mattina per riferirle ciò che avesse in mente, considerate anche le mosse del nemico che lei aveva supposto nel momento esatto in cui era riuscita ad evadere da quella prigione.
 
Era preoccupata per le kunoichi, era preoccupata per le sorti di Konoha ma non per questo si sarebbe arresa e le sue azioni lo avevano dimostrato in pieno: non le importava cosa le avrebbe fatto quel viscido serpente, ciò che le stava a cuore era la vita di tutte quelle coraggiose ragazze che non avevano potuto avere un’adolescenza degna della loro esistenza.
 
La porta nascosta all’esterno che conduceva come unica via a quella lurida prigione si aprì senza troppa fretta, mentre con passo deciso ma lento una figura non troppo robusta faceva il suo ingresso, lasciando la porta socchiusa e tenendo tra le mani una torcia sufficientemente luminosa da permettere al suo viso irritante di essere notato.
 
Gli occhi ambrati di Tsunade si aprirono immediatamente, attenti ad ogni suono e non appena incrociarono quegli occhiolini tondi e quel fare superiore non poterono che assottigliarsi in modo minaccioso, mentre a stento tratteneva la rabbia nei confronti della persona che aveva di fronte.
 
- Vi ruberò pochi istanti, madamigella Tsunade, ma mi sembrava corretto informarvi delle vostre prossime ore…-
 
L’indice andò a sfiorare quelle lenti sottili e ben curate con un gesto altamente irritante, tanto che la donna dovette stringere i denti per non mettere in evidenza il suo nervosismo e farlo così gioire di quel momento.
 
- Ormai dovrebbe essere chiaro a quel farabutto che non ho alcuna intenzione di sottostare ai suoi ordini!-
 
Kabuto sorrise ironicamente, guardandola come avesse davanti la più facile delle prede: il suo astuto signore aveva calcolato ogni cosa e il fatto che quella donna non potesse più riferire nulla alle sue kunoichi per contrattaccare era un vantaggio non da poco, secondo la sua mentalità…
Peccato che comunque non avesse contato l’astuzia della donna.
 
- Oh, non credo che questa volta avrete possibilità di opporvi, cara capo delle insorgenti… Il mio signore ha delle “ottime” notizie da darvi e vi illustrerà il quadro realistico della situazione, che vi costringerà a sottostare alle sue pretese.-
 
Era terribilmente convincente e, soprattutto, sincero.
Tsunade non mostrò stupore nel suo volto dai lineamenti delicati, per quanto una certa preoccupazione avesse preso a salirle in corpo: conosceva l’astuzia e l’intelligenza di Orochimaru ed era quindi l’unico avversario che lei, in fondo, un minimo dovesse temere…
Ma nonostante questo il suo orgoglio ed il suo coraggio le imposero di lanciare uno sguardo fulminante e minaccioso nei confronti di quel quattrocchi a cui avrebbe spezzato tutte le ossicine senza alcuna difficoltà, se non fosse stata prigioniera.
 
- Vai al diavolo, te e quella serpe!!-
 
Sorrise maliziosamente ed uscì dalla stanza senza troppi ripensamenti, lasciando nuovamente la donna nel buio più totale: sentiva il suo respiro farsi leggermente più affannoso, dovuto probabilmente alla fatica di quella posizione e della sopportazione di quel veleno potente ormai da giorni…
Ma stringeva i denti e non gridava, non gemeva di dolore, perché non aveva alcuna intenzione di dare soddisfazione a quel viscido dittatore.
 
Passarono pochi minuti e di nuovo quella porta si aprì, questa volta con una velocità fin troppo frettolosa ed una sagoma piuttosto robusta dalla pettinatura originale entrò furtivamente nell’umida prigione, lasciando la porta leggermente socchiusa ed avvicinandosi furtivamente alla donna: questa sussultò in un primo momento, colta alla sprovvista, e stava per gridare una qualche imprecazione al suo teorico nemico quando una mano fredda si posò con delicatezza sulle sue labbra, costringendola a tacere e a quel tocco la donna lasciò che un velo di stupore si delineasse sul suo viso perfetto: aveva già sentito quel tocco, quella sensazione, e ne ebbe la prova non appena quell’occhio nero venne leggermente illuminato alla luce di un fioco e quasi inesistente raggio di sole che proveniva da chissà dove.

Kakashi! Che diavolo ci fa qui, è impazzito?!

 
- Non temere, non ti farò nulla.-
 
Disse sottovoce, allontanando lentamente la propria mano dal volto della donna ma non riuscendo a distogliere la propria attenzione da lei: era di nuovo così vicino al suo corpo, così vicino a quel calore che per tanto tempo aveva cercato e mai trovato…
Eppure sapeva che non fosse il momento né il luogo per quelle sensazioni, così di scatto cominciò a cercare qualcosa dentro una piccola sacca.
 
- Perché sei qui?-
- Sono venuto a liberarti, ho sentito le parole di Kabuto.-
 
Tsunade restò un attimo interdetta di fronte a quelle parole ma cercò di essere razionale, almeno lei, in quella situazione che sembrava la più strana esistente al mondo: era felice, in un certo senso, che lui fosse lì, che qualcuno le fosse accanto e la volesse liberare da un destino che lei aveva ormai compreso ed accettato, ma dentro di sé sapeva che non fosse quella la cosa giusta da fare.
Se l’avesse liberata, il suo piano sarebbe andato in fumo…
Ma soprattutto il rischio che lui stava correndo era troppo alto perché lei potesse tollerarlo.
 
- Vattene! Stai rischiando troppo, non ha senso!-
 
Disse lei allarmata, per quanto cercasse di offuscare la propria voce ed impedire così di venire scoperti: qualcosa dentro di lei stava leggermente mutando, in presenza di quel ninja misterioso e fin troppo affascinante, eppure lei si era imposta di non cedere alle sue emozioni, non più.
 
Ma non fece in tempo a protestare che le corde che le imprigionavano i polsi vennero spezzate dalla lama affilata di un kunai e, ancora una volta, lei si ritrovò cadere tra quelle braccia forti e muscolose che la ressero senza troppa difficoltà: lei si sentiva strana, in una situazione che da un lato era inaccettabile per la sua carica ma dall’altro la rendeva… Felice.
Non sapeva come comportarsi, restava con le labbra schiuse per lo stupore mentre lui la guardava intensamente, cercando di percepire tutto il calore e l’affetto che avrebbe potuto trarre da una donna tanto affascinante e coraggiosa.
 
- Non voglio tradire gli ideali in cui credo. Soltanto liberandoti potrò combattere quel dittatore, non ho alcuna intenzione di continuare ad essere una marionetta. Questo è ciò che voglio, questo è ciò che il mio animo desidera…-
 
Quelle parole tanto misteriose quanto imprecise colpirono nel profondo l’animo freddo di Tsunade, tanto che lei si lasciò reggere in quell’abbracciò fin troppo volontario per parecchi secondi mentre lui si perdeva in quegli occhi luminosi e pieni di determinazione e dolcezza allo stesso tempo.
 
- Io…-
 
Ma Tsunade non riuscì a pronunciare quelle parole leggermente tremanti poiché le luci intorno a loro si accesero improvvisamente e mentre ogni fiamma prendeva ad ardere nelle torce, una risata sottile e malefica echeggiò in quella sudicia e terribile prigione: entrambi si voltarono verso l’entrata, colti alla sprovvista, mentre davanti a loro si presentava il signore dei serpenti con le mani sui fianchi ed uno sguardo tanto minaccioso quanto divertito, mentre Kabuto alle sue spalle sembrava esultare per quella sua vittoria: si sarebbe finalmente liberato dell’Hatake, l’unico ninja che gli era sempre stato d’ostacolo e in competizione per il primato nei confronti del dittatore.
 
- Ahah! Ma guarda che scena interessante, e così abbiamo scoperto come abbia fatto la nostra astuta capo delle kunoichi a fuggire da questa prigione nonostante le sue condizioni, la notte scorsa…-
 
Sorrideva divertito ed ironico mentre il sangue si gelava nelle vene di Tsunade: sapeva quanto quell’uomo potesse essere perfido e maligno e per questo temeva per l’incolumità di Kakashi, quel ninja che sembrava finalmente aver aperto i propri occhi e, forse, anche il proprio cuore…
L’uomo dai capelli argentei restava impassibile e fermo nella sua posizione, sicuro di ciò che stesse facendo: non temeva Orochimaru e non avrebbe tradito i suoi ideali, non certamente in quel momento!
Teneva salda la donna fra le braccia quando questa cercò di allontanarsi leggermente, essendo in grado di reggersi da sola, ed i due si scambiarono uno sguardo intenso mentre lie cercava di farlo ragionare.
 
- Fuggi, ti ucciderà!-
- Io non sono un codardo.-
 
Gli occhi ambrati di Tsunade brillavano di una grinta intensa mentre Kakashi restava quasi impassibile, nonostante fosse fermamente convinto di ciò che avesse detto ed Orochimaru aveva quasi abbandonato quel suo sorrisino ironico, lasciando spazio ad un’espressione quasi irritata nel vedere gli sguardi complici ed intensi che i due si lanciavano.
 
- Non riuscirai a fuggire. Ti farò decapitare insieme agli altri traditori ed il tuo caro coraggio verrà spazzato via come polvere al vento, mentre io sarò il solo a godere della vittoria…-
 
Di nuovo il suo sguardo si fece malizioso e sembrò sfidare quello del ninja copia, quasi come se in quella discussione non ci fossero soltanto in ballo la vita e la morte ma qualcosa di molto più importante per entrambi, e questa non tardò certamente a farsi valere in quella sudicia prigione nella quale non aveva alcuna intenzione di lasciar morire l’ennesimo innocente.
 
- Tu non vincerai, viscido serpente!-
 
Gridò Tsunade con fare indispettito e soltanto in quel momento quella sfida di sguardi tra i due ninja si interruppe, poiché la donna si era nuovamente voltata verso l’Hatake e lo guardava con quanta più intensità avesse nell’animo: non voleva che venisse ucciso, soprattutto per causa sua, non ora che dopo tanto tempo aveva finalmente ricominciato a provare l’a…
 
- Kakashi, il tuo cadavere non servirebbe a nessuno, sarebbe soltanto l’ennesima vittoria di questa serpe… Rifugiati dalle kunoichi, loro ti proteggeranno.-
- Io non posso lasciarvi nelle sue mani.-
 
La grinta euforica e determinata della donna si spense in pochi attimi dopo aver udito quelle parole: nessuno le aveva mai parlato così, nessuno aveva mai avuto tanto riguardo per lei, soprattutto un uomo… E tutto questo la sconcertava, la disorientava: lei che aveva sempre rifiutato chiunque, Orochimaru per primo, si trovava in difficoltà di fronte ad uno sconosciuto dal cuore puro quanto freddo che sembrava voler cercare in lei qualcosa di profondo e veritiero.
 
Orochimaru strinse i pugni, rabbioso e furente: non avrebbe tollerato una sola parola di più tra quei due! Anche se il suo orgoglio non avrebbe mai ammesso che, in realtà, lui fosse solo tremendamente geloso ed invidioso di quel ninja copia traditore che sembrava aver catturato l’attenzione particolare di quella donna dannatamente bella ed intelligente di cui lui voleva impossessarsi a tutti i costi.
 
Tsunade si rese immediatamente conto della situazione, così concentrò tutto il chakra che aveva in corpo nel suo pugno destro e, voltandosi di scatto, disintegrò la parete dietro di lei: i mattoni del palazzo si frantumarono sotto la forza disumana delle sue dita e crearono uno squarcio nella parete, quanto bastava per permettere una fuga fin troppo facile.
Kakashi restò stupito da quel colpo e fece per aiutarla, dato che il veleno faceva ancora un certo effetto su di lei e lo sforzo era stato enorme persino per le sue capacità fisiche, ma ancora una volta la bionda lo respinse con i sensi di colpa e la consapevolezza che fosse la cosa giusta.
 
- Vai, subito.-
 
Non era un consiglio, ma nemmeno un ordine: era una supplica, una richiesta di scappare e di continuare a vivere e a lottare, anche se tutto questo avrebbe dovuto farlo senza di lei…
E questo non poteva che procurarle un lieve dolore al petto, totalmente differente dal veleno, che tuttavia lei cercava di ignorare per via dei suoi doveri.
 
Kakashi la guardò un’ultima volta, sentendosi a pezzi nonostante non riuscisse a capire il perché di quelle anomale emozioni che provava nel starle accanto: e proprio lì, in quel momento, lui si sentiva diverso…
Di fronte a quegli occhi ambrati e vivi lui avrebbe voluto aprirsi il petto e mostrare al mondo, ma soprattutto a se stesso, quanto il suo animo si stesse lentamente riscaldando, senza tuttavia comprenderne il vero motivo.
Ma nonostante questo, qualcosa lo spinse a balzare fuori da quell’apertura che la donna gli aveva creato e a correre tra le vie di Konoha senza tregua, alla ricerca di qualche kunoichi a cui rivelare ciò che era accaduto: non avrebbe voluto abbandonarla, non si lascia mai sola una donna indifesa ma sapeva che in quel caso fosse l’unica cosa da fare: Tsunade aveva ragione, il suo cadavere non sarebbe servito a nessuno mentre da là fuori, finalmente libero da ogni catena psicologica e fisica, avrebbe potuto combattere e salvare colei che gli aveva mostrato un mondo diverso.
 

******
 

Orochimaru era balzato verso il ninja copia ma questo era stato così rapido nel fuggire che il signore dei serpenti aveva rinunciato ad inseguirlo, attratto com’era dalla donna che gli si trovava accanto: le mise pericolosamente una mano al collo e la bloccò contro il muro, mentre lei ormai sfinita ed incapace di reggere ancora quel dolore fisico non tentava di opporsi troppo: Kakashi era riuscito a fuggire, come lei aveva previsto Orochimaru aveva preferito soffermarsi su di lei piuttosto che sul ninja copia e così quest’ultimo era potuto fuggire, divenendo un alleato importante se non essenziale per le kunoichi e per la riuscita del suo piano: anche se questo comportava ritrovarsi quella serpe a pochi centimetri di distanza, con le più temibili intenzioni.
 
L’uomo la osservava con intensità, ricercando in lei chissà quale cruda vendetta mentre Tsunade cercava invano di ignorarlo.
 
- Non mi è piaciuto per niente il vostro comportamento fin troppo premuroso nei confronti di quel ninja copia, senza contare il gioco di sguardi alquanto irritante dal mio punto di vista…-
 
Credeva di intimorirla con quel tono adulatore ed intimidatorio allo stesso tempo, ma con suo grande stupore le labbra rosse della bionda si aprirono in un sorriso soddisfatto ed il suo sguardo divenne più divertito che mai, nonostante la situazione e la consapevolezza delle conseguenze che ciò avrebbe comportato.
 
- A me è piaciuto molto, invece.-
 
Aveva rischiato molto, forse troppo, e lo sapeva bene ma non avrebbe rinunciato a quella soddisfazione per nulla al mondo.
Uno schiaffo fin troppo violento le ferì la guancia, provocandole un taglio non troppo rilevante sulla pelle liscia e delicata e tutto ciò che vide prima di perdere i sensi su quel pavimento sudicio fu il viso profondamente irritato del suo rivale, tipico di chi non sopporta ricevere una sconfitta simile.
 

******

Un manto nero si ergeva sul tetto di una casupola, tanto oscuro che nemmeno i raggi di quel sole accecante sembravano riuscire a penetrarvi per illuminare quel poco di vita che vi restava all’interno.
E due occhi color della morte, appena socchiusi e pronti a compiere la loro vendetta, a fare ciò per cui erano stati creati: a cercare di comprendere ciò che ancora gli era ignoto nonostante le potenti abilità.
 
Non sorrideva, quella figura, restava impassibile e ferma di fronte ad una casa diroccata nella quale erano appena entrate quattro sagome ben distinte: non era odio il suo quanto più dolore, sofferenza, irritazione… E invidia, invidia verso colei che aveva avuto tanto coraggio da sfidare chiunque: lui, ma se stessa per prima, pur di difendere uno sconosciuto.
Non capiva tutto questo, eppure sapeva che avesse un grande significato alla base, che contenesse al suo interno chissà quale potente potere che dava la forza alle kunoichi di continuare a battersi e forse vincere.
Forse era quella la forza di cui gli aveva parlato Itachi, e lui avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.

Ti ho trovata, Haruno Sakura!

 
 
 
  

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Capitolo 15
*** Quando il gioco si fa duro! ***


La sua mano, per quanto piccola e apparentemente innocua, picchiava con forza sulla porta di legno massiccio che conduceva all’anticamera dell’ufficio del dittatore: l’altra appoggiata con disappunto sul bacino messo in risalto dall’aderente kimono blu scuro, mentre il piede a terra picchiettava sul terreno ad un certo ritmo.
 
Dopo qualche minuto la maniglia si abbassò ed il fedele servitore di Orochimaru si ritrovò davanti la bionda di Suna particolarmente adirata e, soprattutto, molto scocciata, il che non era un bene considerato il suo carattere aggressivo ed invadente
 
- Voglio parlare con il vostro capo, immediatamente!-
 
Disse la ragazza con energia mentre i suoi quattro codini si muovevano agitati sulla nuca, determinata ad ottenere ciò che voleva: era riuscita a “fuggire” dalla stretta sorveglianza del genio di Konoha per richiedere le informazioni che lui non le voleva dare a proposito del villaggio, e le avrebbe ottenute a qualsiasi costo.
 
- Mi dispiace, ambasciatrice della Sabbia, ma il signore è momentaneamente occupato.-
 
Disse Kabuto, sforzandosi di restare calmo e tranquillo nonostante quella presenza lo agitasse leggermente: il fatto che un ninja di un altro paese fosse così fremente di parlare con il suo capo non era certamente un buon segno, soprattutto considerata la situazione attuale del villaggio.
Ma Temari non volle sentire ragioni e continuò a proseguire nella discussione, decisa ad averla vinta: troppe cose non le quadravano, troppi segreti le erano celati nonostante Shikamaru l’accontentasse spesso (se voleva avere pace), e lei non era così stupida da non notare tutto questo.
 
- Non mi interessa! E’ una settimana ormai che sono chiusa in questo palazzo e mi è impossibile uscire, avevo chiesto di poter visitare il villaggio ma ogni volta mi è stata data una motivazione ben poco convincente.-
 
Disse indispettita e soprattutto ignara di ciò che aveva detto: ebbe qualche ripensamento soltanto quando vide il ninja medico aggrottare la fronte e farsi più serioso, come se d’improvviso avesse appreso qualcosa che lo aveva agitato particolarmente.
 
- Dunque la vostra guida, Nara mi pare, non è stato in grado di illustrarvi la situazione NEL MODO ADEGUATO?-
 
Chiese leggermente irritato, accentuando le ultime parole come se fossero un’accusa diretta a quel ragazzo: il fatto che Temari fosse sospettosa significava che l’ananas non aveva compiuto il suo dovere, e questo non sarebbe certamente stato buono per lui…
La bionda notò immediatamente il cambio di tonalità e soprattutto la cattiveria con cui quelle parole erano state detto ed in pochi attimi intuì gran parte della situazione: se le erano stati tenuti tanti segreti, persino da Shikamaru che aveva infranto le regole molte volte per lei, significava che a Konoha stava accadendo qualcosa di molto particolare che l’avrebbe messa in cattiva luce agli occhi degli altri paesi, per questo a lei era celata gran parte di quel villaggio e il fatto che fosse così sospettosa e volonterosa di uscire dal palazzo significava che chi doveva assecondarla a restare all’interno non aveva compiuto il suo dovere, e lì dentro un tale errore era pagato molto caro…
 
Appena mi sono mostrata sospettoso ed insoddisfatta delle motivazioni datemi per non uscire, questo qui ha immediatamente cambiato tono e ha parlato di Shikamaru come fosse un delinquente da punire! Evidentemente vogliono tenermi dei segreti che non devono essere svelati, ma dall’espressione di Kabuto direi che ha capito benissimo che io sto intuendo qualcosa perché il Nara non me l’ha fatta bere, di conseguenza lui non ha rispettato gli ordini e dalla cattiveria con cui ha pronunciato le ultime parole direi che Shikamaru è piuttosto nei guai.
 
- Shikamaru Nara? Oh no, lui me ne ha date di ottime per restare qui dentro, mi ha anche impedito di avere contatti con altri ninja all’interno del palazzo ma qualcuno è comunque riuscito a dirmi che qui a Konoha non c’è una bella situazione.-
 
Cercò di essere il più convincente possibile: Shikamaru aveva rischiato sempre molto per lei e non voleva certamente metterlo nei pasticci in quel modo!
No, non si sarebbe mai perdonata per un’eventuale punizione nei confronti del Nara: anche se riteneva inutili e stupidi tutti gli uomini del pianeta, Temari doveva ammettere che Shikamaru fosse molto più interessante degli altri e che, a suo modo, aveva un certo fascino…
Di conseguenza non poteva permettere che gli capitasse qualcosa, anche se il fatto che lo stesse difendendo la metteva leggermente in confusione.
 
Kabuto sembrò credere a quelle parole e riacquistò un’espressione seria ma meno fredda, richiudendo la porta lentamente.
 
- Sarete informata di tutto al momento opportuno, ambasciatrice. Per il momento attendetevi alle informazioni che vi vengono date.-
 
E così chiuse la porta, lasciandola impietrita davanti ad essa.
Ma quel comportamento non l’aveva affatto fatta arrabbiare o innervosire, anzi: ora era più preoccupata che mai, la situazione nel paese doveva essere grave e dopo ciò che si era lasciata sfuggire Shikamaru poteva essere in pericolo…
 
Ma a che penso! Quella testa d’ananas è un genio, si tirerà fuori dai guai da solo, io devo pensare a scoprire cosa c’è sotto tutta questa storia.
 
Pensò tra sé e sé Temari, mentre si sistemava il ventaglio dietro al schiena: riprese a camminare, decisa ad indagare anche oltre le regole permesse, ma il fatto di aver difeso Shikamaru e soprattutto di essere stata preoccupata per lui la irritava parecchio, era innaturale da parte sua!
 
 
*****
 
Dinnanzi al polveroso rifugio delle kunoichi, alcune ninja restavano in guardia con un kunai davanti al viso, pronte ad attaccare e difendere quel luogo dalla minaccia che gli si era inavvertitamente presentata davanti: riconoscevano quegli occhi e la loro fama, e ne avevano inevitabilmente timore.
 
- Voglio soltanto Sakura Haruno.-
 
Quella voce gelida echeggiò nell’aria come una lama tagliente, trasportata dal vento sino alle orecchie delle guardiane le quali trasalirono a quel suono: era forte e determinato quanto sanguinario, minaccioso, e loro sapevano quanto quegli occhi di sangue fossero letali e temibili.
Lui le osservava, impassibile ma anche impaziente di avere finalmente la sua vendetta e tutto ciò che essa conseguiva: doveva liberarsi dall’ossessione di quegli occhi chiari e puri, non sopportava più l’idea di pensare a quella ribelle ogni istanti vuoto della sua vita, non lo tollerava!
 
Una delle ninja di guardia corse immediatamente all’interno del nascondiglio e si precipitò nella stanza della rosa, spalancando la porta con il fiatone.
 
- Sakura, un nostro rivale vuole sfidarti!-
 
La ragazza trasalì a quelle parole e scattò giù dal letto in un secondo, indecisa sul da farsi, mentre le sue tre compagne si misero immediatamente sull’attenti, abbandonando qualsiasi cosa stessero facendo e guardando stupite e preoccupate la ninja che aveva dato loro la notizia.
 
- Di chi si tratta??-
 
Chiese immediatamente Ino, piuttosto diffidente a riguardo e mentre l’attenzione di tutte era rivolta a quelle parole, Sakura immaginava già chi avesse potuto seguirla da così tanta distanza da non essere notato e voler sfidare, o meglio uccidere, precisamente lei.
 
- E’ Sasuke Uchiha.-
 
La dolce Hinata ebbe un sussulto nell’udire quel nome mentre Tenten si appoggiò al muro, rischiando di avere un infarto momentaneo: il ricordo di quella mattina era ancora impresso nella sua mente come il peggiore degli incubi, e quegli occhi assassini sembravano intimorirla a tal punto da impedirle qualsiasi movimento.
Mentre la bionda discuteva animatamente con la ninja che aveva riportato loro quella notizia, Sakura si avviò decisa verso la porta: la testa alta e lo sguardo dritto davanti a sé.
No, non avrebbe fallito, lei era l’allieva di Tsunade-sama e non poteva permettersi di essere da meno della sua maestra, senza contare che non avrebbe mai permesso a quel bel tenebroso di fare del male alle sue compagne, non ancora.
 
- Dove vai??-
 
Chiese l’amica dagli occhi celesti con nervoso e preoccupazione allo stesso tempo ma la risposta che ricevette fu fredda e secca, determinata, senza alcuna possibilità di replica: Sakura si fermò sulla porta e rispose, senza tuttavia allontanare lo sguardo determinato dalla sua direzione, nemmeno per guardare l’amica in viso.
 
- E’ me che vuole, me che vuole sfidare e forse uccidere. Probabilmente morirò, ma questa volta devo chiudere la partita. O io o lui.-
 
E così dicendo uscì da quella stanza senza alcun tipo di ripensamento, mentre le compagne cercavano di immobilizzare Ino intenta a voler fermare Sakura con ogni mezzo.
Ma la rosa era determinata: non poteva più continuare a sopportare quella situazione, il volto tenebroso quanto affascinante di quell’assassino dall’anima malata la perseguitava persino nel sonno e non poteva più vivere nel terrore che la uccidesse di nascosto, o nella speranza di poter far risorgere in lui chissà quale luce…
 
Uscì dal rifugio e si coprì gli occhi con il braccio per difendersi dai forti raggi del sole, quando incrociò lo sguardo truce di Sasuke a pochi metri da lei: restarono così, a fissarsi, a studiarsi ancora e ancora, senza tuttavia comprendere nulla l’uno dell’altro: volevano farla finita, questo sì, ma il modo sarebbe stato alquanto inaspettato.
 
- Non ho pietà per chi osa sfidarmi, anche se amo le sfide.-
 
Disse il più giovane degli Uchiha senza un briciolo di sentimento in quelle parole: dentro di sé aveva tanto odio e rancore, dispiaceri e delusioni che non sembrava più in grado di provare qualcosa di positivo o anche solo neutro.
Quella ragazza, per quanto gli sembrasse diversa e particolare, a modo suo, lo aveva ferito nell’orgoglio e questa era una cosa che non poteva assolutamente tollerare!
Anche se la posta in gioco sembrava piuttosto alta.
 
Sakura restava seria, cercando di comportarsi in modo coraggioso e degno del suo nome: non poteva deludere Tsunade, non dopo che questa si era sacrificata per ben due volte per il bene suo e di tutte le kunoichi
 
- Io invece amo vincerle.-
 
Non era solita rispondere a delle sfide così apertamente, ma quello era certamente un caso particolare e sapeva di dover riuscire a tenere testa a quell’orgoglio spregiudicato che sembrava avere su di lei chissà quale condizionamento…
 
Scattarono entrambi, nello stesso momento, l’uno incontro all’altro: decisi e determinati a vincere.
 
Sasuke è molto veloce, se voglio avere qualche possibilità di sconfiggerlo devo immobilizzarlo, in qualche modo.
 
Pensò rapidamente la kunoichi e così azzardò ad un attacco diretto, dirigendosi contro di lui: doveva essere rapida, anche perché il nemico aveva già estratto la spada e sicuramente sapeva utilizzarla nel modo dovuto.
Il loro contatto fu brevissimo, lei riuscì a toccargli il braccio sinistro con una mano contornata di una leggera lucina bluastra: un bisturi di chakra, arma letale se utilizzata nel modo dovuto.
Lo sfiorò appena e i due si allontanarono subito: non appena i loro sguardi tornarono a sfidarsi dopo quel breve contatto, la rossa cadde a terra dolorante, così d’improvviso: entrambe le gambe avevano dei tagli consistenti che l’avevano ferita in modo tale da impedirle di muoversi, o perlomeno di essere così veloce.
 
Accidenti è stato velocissimo, non mi sono neanche resa conto che avesse utilizzato la spada! Avrebbe potuto uccidermi con un sol colpo… Perché non l’ha fatto?

 
Sasuke si era limitato a stringersi il braccio rotto, sopportando il dolore senza fare eccessive smorfie con il volto mentre il suo sguardo era costantemente puntato sul volto limpido ed impavido della ninja.
 
Perché non ha paura di me? Perché nonostante conosca la mia fama si ostina a volermi sfidare? Non ha alcuna possibilità di vittoria, eppure ha il coraggio di continuare.
Sa benissimo che potevo ucciderla… Ma… Perché non l’ho fatto subito?

 
Quella domanda gli rimbombava nella mente in modo invadente, costringendolo ad abbandonare per qualche istante il suo odio e sete di vendetta: sì, quella insorgente doveva pagare per aver osato ferirlo nell’orgoglio ma nonostante questo non era riuscito ad ucciderla, e questo non faceva che tormentarlo…
 
Satura si curò rapidamente nel migliore dei modi che conoscesse, per poi riprendere lo scontro con quel tenebroso che sembrava nascondere in sé chissà quali segreti.
La loro battaglia fu relativamente lunga, un insieme di scontri di copie su copie sino ad arrivare al corpo a corpo in assenza di un chakra consistente: ed erano immobili così, lui che la teneva bloccata a terra con il braccio mentre quello sinistro restava fermo, inutilizzabile a causa della rottura dei legamenti, la sua mano fredda sul collo tiepido di lei mentre il suo respiro sembrava piuttosto affannoso.
Aveva numerosi tagli a causa della spada del nemico e nonostante possedesse una certa forza fisica non sarebbe riuscita a liberarsi, senza contare la pericolosa abilità innata di Sasuke che l’avrebbe messa fuori combattimento in modo definitivo se solo si fosse ribellata.
 
Ma nonostante questo, lei non lo temeva, perché se non l’aveva uccisa subito o nei momenti successivi significava che qualcosa di diverso c’era in lui, rispetto a quello che voleva far credere: e lei avrebbe lottato per scoprirlo, a costo di arrivare ad un passo dalla morte.
 
- Cosa a-aspetti ad u-uccidermi…?-
 
Disse lei con fatica: era l’ennesima provocazione che sarebbe potuta costarle la vita, eppure sentiva che non sarebbe morta, non in quel momento e non per mano di Sasuke, ne era certa.
Lui la fissava, le sue pupille dilatate in modo esagerato si perdevano in quel verde così sereno e tranquillo che sembrava trasmettergli la pace tanto bramata e cercata…
Non riusciva a muoversi, non sapeva come comportarsi: poteva ucciderla, glielo stava anche chiedendo, eppure lui sapeva di non doverlo fare perché c’era ancora qualcosa che voleva sapere: di lei, di se stesso e di quelle terribili ed assillanti emozioni che continuamente lo perseguitavano, dal primo momento che l’aveva incontrata.
 
- Lo farò, ma in un luogo più adeguato.-
 
Sapeva quanto quella fosse una scusa per nascondere le sue vere intenzioni, per non autolesionarsi l’orgoglio, per non dover ammettere che in realtà non volesse ucciderla per davvero…
Si ostinava a pensare che gli servisse, per qualcosa che nemmeno lui sapeva, ma lo avrebbe scoperto dove nessuno lo avrebbe visto e avrebbe potuto dire che fosse un codardo, incapace di uccidere una ninja debole ed indifesa.
 
Con il braccio destro sollevò quel corpo tremante per il dolore e si mise Sakura sulle spalle, spiccando poi un salto particolarmente lungo e correndo verso la periferia del villaggio, in chissà quale direzione: non sapeva bene cosa avrebbe fatto, ma era certo che dovesse porre fine a quel suo tormento psicologico a causa di quella ragazza, in qualche modo.
 
Ino era uscita di corsa dal rifugio e stava per rincorrere il nemico con la sua amica quando Kurenai la fermò appena in tempo, impedendole quella folle ed inutile corsa: Sakura se la doveva sbrigare da sola, di salvataggi ne aveva avuti abbastanza.
Ma la bionda aveva paura per la sua amica, terribilmente paura mentre la rosa no, tutt’altro: era sempre più convinta che quelle sue supposizioni riguardo all’Uchiha fossero fondate, anche se non sapeva spiegarsi il come ed il perché.
Ma era certa che quella sarebbe stata davvero la resa dei conti, e forse non proprio nel modo in cui tutti si aspettavano, Sakura e Sasuke soprattutto.
 
 
******
 
- Finalmente avete riaperto i vostri bellissimi occhi, cara capo delle kunoichi…-
 
Sbatté le palpebre più volte prima di riuscire a rendersi conto di quali fossero le sue condizioni: era legata saldamente ad una sedia, nel bel mezzo dello studio di Orochimaru dato che aveva praticamente distrutto la prigione segreta ed ora si ritrovava davanti il suo peggior nemico, ancora con il coltello dalla parte del manico e quegli occhi irritanti quanto ipnotici che non sembravano intenzionati a guardare altrove.
 
Era ancora piuttosto stordita dalla botta subita qualche ora prima, così non seppe rispondere con la solita grinta rabbiosa e lui ne approfittò per avvicinarsi a lei, accarezzandole con una dolcezza amara il taglio provocatole dallo schiaffo sulla guancia di una pelle morbida e liscia, con un gesto che non poteva nemmeno lontanamente essere paragonato all’affettuosità.
 
- Mi dispiace averti ferita, ma è stato necessario… Dovresti aver capito che non devi mancarmi di rispetto.-
 
Lei scostò con un gesto rapido e brusco il proprio viso, allontanandolo da quella mano gelida e priva di vita: era contrariata ed adirata, anche se sapeva che tutto ciò avrebbe in qualche modo fatto parte del suo piano per aiutare le sue amate kunoichi.
 
- Vai al diavolo! Tu non hai mai rispettato niente e nessuno, non vedo perché dovrei farlo io! -
 
Disse con una grinta inaudita ma nemmeno questo servì ad infastidire Orochimaru, il quale manteneva il suo sorrisetto ironico ed un’espressione soddisfatta per ciò che avrebbe ottenuto di lì a poco tempo…
Si rialzò, guardandola dall’alto con superiorità e prese parlare con tono tanto adulatorio quanto minaccioso, come volesse farle capire una volta per tutte chi era che comandava ma lei non lo avrebbe mai accettato, mai!
 
- Oh invece farai tutto ciò che io desidero, mia cara… Vedi, abbiamo scoperto il vostro rifugio principale, evidentemente le tue kunoichi non sono poi così astute senza il loro capo e si sono fatte scoprire con molta facilità. Le abbiamo in pugno.-
 
Strinse i denti per la rabbia e stava per rispondere con chissà quale imprecazione o insulto quando Orochimaru la precedette, continuando il proprio discorso e andando a parare su di un argomento particolarmente delicato, per quel che riguardava la sannin…
 
- Uno dei miei più fidati sottoposti si trova già là e ha tutte le intenzioni di occuparsi delle tue care insorgenti, di una in particolare…-
 
Gli occhi ambrati della donna brillarono di una preoccupazione viva e struggente: aveva cercato di prevedere ogni mossa dell’avversario, ma quel “dettaglio” per lei non assolutamente insignificante era stato trascurato e di conseguenza Orochimaru ne aveva approfittato per metterla ulteriormente in difficoltà: era cinico e sadico, e purtroppo lei aveva fatto il grave errore di mettere in evidenza il suo affetto particolare per una delle kunoichi.
 
- … Sakura Haruno.-
 
Disse quel nome con una voce particolarmente agghiacciante, quel tanto che bastò a far infuriare la bionda in ogni sua parte del corpo: era diventata quasi rossa in viso e fremeva, voleva eliminarlo dalla faccia della terra ed impedire così che potesse fare del male a quella ragazza che le stava particolarmente a cuore, e purtroppo questo lui lo sapeva.
 
- Verme schifoso! Tu non oserai… -
- Sai cosa voglio, Tsunade. -
 
La interruppe lui con un tono di voce più deciso e fermo per quanto mantenesse una certa ironia nelle sue parole: aveva utilizzato la sua ultima carta contro la donna che tanto desiderava, la più potente ed efficace: l’affetto.
A quello nemmeno la più potente delle forze sovraumane poteva essere immune, e la coraggiosa capo delle kunoichi ne era la prova.
 
Strinse denti e pugni, senza tuttavia abbassare la testa: l’avrebbe ascoltato, quel bastardo, con tutto l’odio e la ripugnanza che si poteva provare per un quasi essere umano come Orochimaru, pur di salvare le persone che amava.
 
- Voglio che le tue kunoichi, le insorgenti, spariscano da Konoha e non si ribellino più al mio governo, così che io possa essere il signore assoluto. Voglio anche tutti i rotoli con le tecniche proibite che mi avete rubato, comprese le vostre personali…-
 
Fece una pausa, come ad enfatizzare le sue successive parole: un sorriso ampio, sadico e vile come non mai si aprì sulle sue labbra sottili, mentre i suoi occhi bramosi di possedere qualunque cosa fissavano senza tregua quella figura perfetta che sembrava essere per lui la meta più ambita.
 
-… Ma soprattutto voglio te.-
 
Assaporò quel momento disumano con tutta la soddisfazione che poteva, mentre Tsunade lottava contro se stessa per restare calma e continuare a pensare al suo piano, per quanto quelle parole la irritassero profondamente ed il pensiero di cosa le avrebbe fatto quel mostro la ripugnasse più d’ogni altra cosa al mondo.
Fece un respiro profondo e prese a parlare, guardandolo con quanto più disprezzo e disgusto avesse in corpo, nella vana speranza di irritarlo o offenderlo.
 
- Avrai ciò che vuoi, ad una condizione però. Lascerai che le kunoichi escano dal villaggio senza che venga fatto loro alcun male, voglio vedere con i miei occhi che escono da Konoha ed i tuoi ninja che non muovono un muscolo. Dopodiché potrai avere ciò che vuoi.-
 
Avrebbe vomitato, se avesse potuto.
Non avrebbe mai pensato di arrivare ad una condizione simile, ma dopotutto lei era il capo delle kunoichi, la responsabilità di quelle insorgenti era la sua così come le loro vite erano nelle sue mani, e lei non poteva certamente permettersi di gettarle via per qualcosa di personale.
 
Lei una schiava nelle mani di Orochimaru e Konoha ai suoi ordini: la peggior cosa che potesse capitare, ma a quanto pare era l’unica possibilità di vita per quelle giovani ragazze…
Eppure, lei era sicura che non sarebbe finita così, la sua mente acuta aveva pensato a ben oltre, a come risolvere quella situazione e del piano che avrebbe messo in atto ne era la prova, anche se non poteva prevedere cosa avrebbe fatto in realtà il suo peggior nemico…
 
 
******
 
- Cosa?! Come sarebbe a dire che li GIUSTIZIERETE?!.-
 
Il volto sconvolto di Shikamaru era rivolto verso la figura impassibile ed insensibile di Kabuto, il quale stava seduto alla propria scrivania e teneva le mani giunte con fare professionale: cercò di ignorare quell’assurda domanda del Nara e contenne la propria irritazione nonostante tutto, mentre il ragazzo davanti a lui era più stralunato che mai.
 
- Esattamente. Naruto e Sai verranno uccisi in quanto traditori del regime, dato che hanno aiutato le ribelli, mentre lo Hyuga è già nelle mani delle insorgenti, per cui non ci compete più.-
 
Gli occhi neri di Shikamaru era a stento contenuti dallo spalancarsi in modo sproporzionato per lo stupore: non si aspettava che i suoi compagni, i suoi migliori amici, venissero condannati a morte ma soprattutto che si fossero ribellati ad Orochimaru per aiutare le kunoichi: era un cosa da pazzi suicidi fare una cosa simile, eppure loro avevano avuto il coraggio di farlo.
Era confuso, completamente disorientato, la sua mente razionale non sembrava più riuscire a seguire una logica e Kabuto notò questo suo smarrimento, tanto che volle puntualizzare bene la posizione del ragazzo.
 
- Queste sono le regole e tu le conosci bene. Non vorrai disobbedire anche tu, vero Nara?-
 
La sua era una domanda retorica, anche se effettivamente ritrovarsi tutti i propri studenti libertini non era una cosa semplice da gestire: non un qualcosa che un bel taglio di teste non potesse risolvere, si capisce.
Shikamaru era ancora disorientato: in quelle circostanze non sarebbe riuscito a ragionare su niente o nessuno, anche se una soluzione a quella situazione l’avrebbe trovata, a qualsiasi costo!
Ma ad ogni modo dire la verità a quel sadico avrebbe voluto dire morte certa, ed un’altra testa a rischio non sarebbe servita a nessuno, il suo prezioso intelletto non sarebbe marcito in una prigione e così, a suo malgrado, il ragazzo rispose ciò che Kabuto voleva sentirsi dire.
 
- No. Certamente no, signore.-
 
Disse col suo solito tono serioso e quasi indifferente mentre dentro di lui sembrava essere scoppiata una guerra: da una parte gli amici, dall’altra la sopravvivenza.
Voltò le spalle all’uomo e lentamente si diresse verso la porta, deciso a raggiungere la propria stanza e a riflettere su quanto avrebbe dovuto fare, sia che avesse deciso di salvare i suoi amici e di autoregalarsi una bella taglia sulla testa sia che avesse optato per l’istinto di sopravvivenza in isolamento totale.
Stava ormai per uscire dalla stanza quando, ancora una volta, quella voce irritante lo costrinse a fermarsi.
 
- Ah Nara, sbarazzati di quell’ambasciatrice. E’ troppo presuntuosa ed intelligente e sospetta parecchie cose, non vorrei che riuscisse a scoprire qualcosa di troppo. Fai come meglio credi.-
 
Un brivido percorse la sua schiena, tanto che si sentì incitato ad uscire rapidamente da quella stanza, anche se a riguardo aveva le idee molto più chiare.
 Eh no! La seccatura poi non me la togli!  

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Capitolo 16
*** Quando in gioco c'è l'amore ***


- Signorina Shizune,  abbiamo trovato quest’uomo che camminava qui intorno e dice di volerle parlare, non ha opposto alcuna resistenza ma è un nemico.-
 
L’assistente della primadonna di Konoha alzò il proprio viso dalla scrivania sulla quale era disposta una grande cartina del villaggio e guardò davanti a sé con fare determinato: ancora una volta la sua amata maestra era stata rapita, ma in questo caso lei sapeva esattamente cosa fare e come gestire la situazione.
 
Scrutò a lungo il ninja dai capelli argentei, il quale aveva il viso coperto da una maschera bluastra con solamente l’occhio destro in mostra ed i polsi saldamente legati dietro la schiena.
Anko gli era affianco e lo teneva d’occhio con insistenza, sospettosa più che mai quando dopo parecchi minuti la ninja dai capelli neri e corti le disse di uscire dalla stanza, per poterla lasciare sola con il “nemico”…
 
La viola fece una smorfia, senza riuscire a capire a pieno cosa stesse accadendo ma ubbidì, richiamata dalla voce di Kurenai all’esterno e a quel punto Kakashi si ritrovò solo con Shizune: si scrutarono a lungo, sospettosi l’uno nei confronti dell’altro ma entrambi convinti che la donna che li aveva fatti incontrare non gli avesse mentito, in alcun modo.
 
- Tu devi essere Kakashi Hatake, uno dei fidati di Orochimaru. La signorina Tsunade aveva detto che saresti venuto qui.-
 
L’uomo restava impassibile per quanto quelle parole contribuissero a confondergli parecchio le idee: si era fidato di quella donna bionda dannatamente bella e coraggiosa, senza porsi alcun tipo di domanda, ed ora si trovava nelle mani delle “nemiche”, anche se ormai un partito per cui combattere non lo aveva più…
Stava per accettare l’idea di essere stato ingannato, anche se il fatto che Tsunade lo avesse aiutato a fuggire non coincideva molto con le sue perplessità, quando Shizune lo interruppe subito dopo le prime parole.
 
- E’ stato proprio il vostro capo ad aiutarmi nell’evasione e –
- Non c’è bisogno di spiegazioni, la signorina Tsunade aveva già previsto ogni cosa ed è stato volontario il gesto di farvi fuggire da Orochimaru, cosicché poteste giungere sino a noi.-
 
Se avesse potuto, Kakashi avrebbe sorriso con fare sconsolato: allora era proprio vero, la capo delle kunoichi era una donna pericolosa e fin troppo intelligente, forse proprio per questo persino il signore dei serpenti la temeva e soltanto adesso si rese conto di aver fatto parte del suo piano sin dall’inizio, anche se la cosa non gli diede fastidio considerando il suo orgoglio abbandonato da tempo.
 
- Dunque era già stata prevista ogni mia mossa? –
 
Tuttavia, il suo tono era quasi irritato, se non indispettito: aveva visto Tsunade gridare e battersi fino a sfiorare la morte pur di difendere le kunoichi, pur di ricercare per loro la libertà di una vera vita eppure adesso lui se ne sentiva privato proprio da lei…
Ma Shizune intuì quei pensieri, da parte dell’uomo, e fu pronta a smentirli sotto ogni aspetto.
 
- Non credere di venire usato come una marionetta, Hatake, Tsunade non è come Orochimaru e questo dovresti averlo capito bene. Se vuoi andartene sei libero di abbandonare Konoha quando vorrai, noi non ti obbligheremo a fare nulla.-
 
L’occhio nero di Kakashi si ravvivò di fronte a quelle parole: era la conferma dei suoi pensieri riguardo a Tsunade, ovvero che quella donna fosse realmente una persona giusta e disposta a tutto pur di rendere la libertà legittima a chi ne era stato privato, tanto che si sentì leggermente in colpa per aver dubitato di lei anche solo per un istante.
Dunque era libero, ora che gliene davano la possibilità sarebbe potuto uscire da quel maledetto villaggio in cui era stato praticamente un prigioniero e costruirsi una nuova vita, in pace e in libertà, proprio come aveva desiderato: eppure, il viso delicato di Tsunade e quegli occhi tanto coraggiosi quanto dolci di una sfumatura ambrata continuavano ad apparirgli come fossero un evidente segno del destino, come volessero dargli un messaggio ben chiaro…
 
Quella donna sta rischiando la vita per queste ragazze e dunque ho la conferma della sua giustizia e nobiltà d’animo, senza contare il fatto che mi abbia donato una libertà che forse non comprenderò mai fino in fondo…
Non senza di lei, almeno.

 
- Ditemi come posso esservi utile, e farò qualsiasi cosa pur di aiutarvi a far cadere Orochimaru e a salvare il vostro capo.-
 
Disse sicuro di sé e a queste parole Shizune sorrise dolcemente, con fare soddisfatto ma non assolutamente malizioso: sì, Tsunade aveva previsto anche questo e non si era sbagliata sul conto dell’Hatake.
 
******
 
Era poco più di metà pomeriggio ma il sole era ancora alto nel cielo, pronto ad illuminare gli eventi che stavano nuovamente sconvolgendo quel villaggio fin troppo afflitto da terrore e sanguinose battaglie: la periferia sembrava essere invasa solamente da un frusciare di vento inadeguato mentre alcune case abbandonate ormai da anni offrivano un rifugio accettabile per qualunque forestiero e risiedente, persino gli animali selvatici vi trovavano una comoda dimora.
 
Passi rapidi interruppero quel silenzio perenne e, per quanto rapidi e silenziosi fossero, risuonarono in quei luoghi abbandonati come un suono acuto e facilmente udibile: si muoveva rapido tra le macerie e le abitazioni diroccate anche se non sapeva bene nemmeno lui dove fosse diretto, mentre sulle spalle reggeva ancora il corpo ferito ma completamente cosciente della ragazza dai capelli rosa.
Teneva gli occhi verde acqua vigili, cercando di ricordare dove la stesse conducendo e cercando di comprendere le intenzioni del ragazzo: non l’aveva uccisa subito, e questo significava o che aveva dei dubbi o che era intenzionato a farle chissà cosa di crudo e macabro.
 
Non posso stare ancora qui inerme a farmi fare ciò che lui vuole, devo essere io a prendere iniziativa, non gli permetterò di impedirmi di aiutare le mie compagne, qualsiasi sia il suo obbiettivo! Devo essere io a decidere delle mie azioni.
 
I suoi occhi verdissimi brillarono di una determinazione pura e questo le diede il coraggio di sferrare un forte calcio nell’addome del ragazzo, tanto che questo la lasciò immediatamente andare non aspettandosi il colpo.
Si allontanò di pochi passi, volgendo immediatamente il suo sguardo truce verso di lei e sforzandosi di non mostrare il dolore al petto: era stato un colpo veramente potente e lui questo non se lo aspettava di certo, soprattutto da una kunoichi ferita e tremante.
Provò una rabbia intensa nel sentirsi sfidato per l’ennesima volta, ma allo stesso tempo gli sembrava quasi di divertirsi, con quella ragazza tanto testarda e fin troppo esuberante da tenergli quasi testa.
 
Lei non sembrò abbassare la guardia ma dovette sforzarsi per mantenere la calma: era consapevole del fatto che se l’Uchiha avesse usato il suo Sharingan, la sua forza non le sarebbe servita a nulla, assolutamente.
 
- Hai del coraggio, non posso negarlo. Ma sei patetica.-
 
Le disse con fare superiore mentre i suoi occhi color sangue non riuscivano ad abbandonare quelli limpidi della ragazza, come se ne fosse involontariamente ipnotizzato e mentre la sua mente gli ordinava di ucciderla nel peggiore dei modi, il suo animo più profondo sembrava piuttosto suggerirgli di scoprire qualcosa di più su di lei.
 
- Se io sono patetica, allora tu sei un codardo che si nasconde dietro all’odio.-
 
Deglutì dopo quelle parole, consapevole della cavolata che aveva fatto nel non essere riuscita a tenere la bocca chiusa: era stata sincera, maledettamente sincera, e quelle parole le sarebbero costate caro, ne era certa.
Sasuke si fece più minaccioso, i denti quasi in mostra e la voglia inaudita di ucciderla, di eliminare quella sua voce melodica che tuttavia riusciva ad incantarlo, a suo modo: e questo il suo orgoglio non poteva permetterlo, assolutamente!
 
Estrasse la spada dalla fodera dietro al schiena con il braccio ancora integro e corse rapidissimo verso di lei, mentre Sakura pensava alla velocità della luce come reagire: lui era troppo veloce ed intelligente, non sarebbe riuscita a mettergli fuori gioco anche l’altro braccio e le sue gambe erano ormai sul punto di cedere.
Strinse i denti e sfruttando la forza delle sue braccia diede un forte pugno dietro di sé, tanto che i mattoni che componevano quella casa diroccata presero a cadere davanti e sopra di lei, creando un gran polverone ma nonostante questo l’Uchiha continuò la sua corsa verso di lei, determinato ad ucciderla.
 
La parete si distrusse completamente mentre una figura si fiondava rapidissima all’interno di quella nube di polvere e macerie che si era creata, tanto da impedirne la vista.
Pochi attimi dopo, quell’immenso polverone rossastro ed arancione cominciò a diradarsi, lasciando spazio alle due figure rimaste in piedi, immobili, al contrario dei mattoni che si erano disintegrati uno ad uno: Sakura era leggermente incurvata in avanti, appoggiava la schiena su un cumulo di macerie ed ansimava per la fatica ed il dolore, mentre il suo fianco sinistro perdeva leggermente sangue…

Accidenti!

Pensò Sasuke a denti stretti: la polvere gli aveva impedito di prendere bene la mira e l’aveva colpita soltanto di striscio, tanto che la sua spada era rimasta conficcata in quel che restava del muro alle spalle della rosa: i suoi occhi assassini andarono immediatamente alla ricerca di quelli limpidi di Sakura, la quale non abbassava lo sguardo nemmeno per qualche attimo e continuava a fissarlo con intensità e fu proprio quello ad incantare il ragazzo, in qualche strano modo: non c’era rabbia in quel verde puro, non c’era nemmeno un segno di rabbia nonostante tutto quello che le stava procurando, dolori corporei inclusi.
Non capiva, non riusciva a spiegarsi nulla di quei suoi atteggiamenti ed ancora una volta fu il suo orgoglio più radicato ad intervenire in sua “difesa”…
 
- Non pensare che con questo io ti risparmierò, kunoichi.-
 
Le disse cercando di restare del suo solito tono aggressivo, eppure non ci riuscì: Sakura percepì quella minima variazione della voce ed il suo viso si rasserenò leggermente, pur mantenendo un’espressione preoccupata.
 
- Non è me che devi risparmiare, Sasuke Uchiha… Ma la tua anima.-
 
Era da molto tempo che desiderava dirglielo, con tutto il suo cuore: dal primo istante che lo aveva visto aveva compreso il suo turbamento interiore, il continuo conflitto tra ragione, orgoglio e sentimento che andava accentuandosi ogni volta di più, ad ogni incontro.
 
Restarono così, vicini fisicamente ma così distanti nell’anima ma non appena Sasuke si rese conto che in realtà si stava avvicinando anche solo di poco a lei, la sua rabbia ed il suo bisogno inaudito di sfogare il proprio odio si fecero avanti inevitabilmente, così che lui liberò la propria spada e fece per ferirla a morte, infilzandole il torace: non voleva davvero ucciderla, eppure era succube del suo stesso rancore, del suo stesso odio… E quella insorgente aveva ragione, maledettamente ragione!
 
Quando la lama toccò la figura della ragazza, questa svanì in una nuvoletta bianca e tutto ciò che rimase fu un urlo di rabbia e sconforto del ragazzo, il quale si sentiva completamente preso in giro e sorpreso da quel gesto molto astuto, in cui lui era stato ingannato senza nemmeno troppa fatica.
 
Non molto lontano da lì, la chioma rosa della kunoichi ondeggiava al vento della sua corsa, per quanto non fosse particolarmente rapida a causa delle ferite non del tutto guarite alle gambe.
 
Mi dispiace, Sasuke, ma io non posso permettermi di morire adesso. Né per me né per te…
 
 
********
 
Teneva le orecchie ben tese a qualunque movimento sospetto attorno a lei, la schiena appoggiata alla parete e la sua fedele arma pronta per essere impugnata in qualsiasi evenienza: non era mai stata una ragazza che origlia, ma in quel caso si trovava a Konoha come “spia”, più che come ambasciatrice, e di conseguenza era necessario che ascoltasse i discorsi dei nemici.
Restava in silenzio ed immobile, ascoltando ciò che veniva detto nell’ufficio del dittatore del Villaggio della Foglia: lui ed il suo fidato collaboratore discutevano  su come si sarebbero comportati successivamente, in seguito anche alla cattura del capo delle kunoichi…
 
- Giustizieremo quei giovani ninja non appena le kunoichi saranno uscite dal villaggio, cosicché non dovremo più temere un loro attacco.-
- E se non dovessero rispettare il patto sancito dal loro capo? -
- Non gli conviene restare qui, con Tsunade nelle mie mani… Senza contare il fatto che conosciamo il loro nascondiglio principale, dunque potremmo attaccarle quando vorremmo e non gli conviene.-
 
Temari ascoltava con attenzione ogni parola e strinse leggermente i denti per il nervoso: dunque le kunoichi avrebbero lasciato il villaggio, dando vinta la battaglia alla serpe…
 
Non posso crederci! Mi rifiuto di pensare che le cose siano davvero così, Tsunade-sama non avrebbe mai permesso a quell’inetto di vincere soltanto perché è loro prigioniera, deve esserci qualcosa sotto…
 
- Manderemo un paio dei nostri ninja a riferire alle kunoichi il patto sancito dai nostri capi, così non potranno opporsi e dovranno abbandonare Konoha entro sera, lasciandola nelle nostre mani!-
- Certo, Kabuto. Ma non dimenticare che Tsunade è astuta, non mi stupirei che avesse lasciato alle sue amate kunoichi un “piano di riserva” per casi come questi, per cui non lasciatevi sfuggire uno solo dei loro movimenti, anche quando saranno all’esterno del villaggio…-
 
Era evidente che Orochimaru temesse una contromossa da parte della sua prigioniera preferita, considerata la sua astuzia, e Temari stava per udire il suo piano quando sentì uno strano frusciare alle sue spalle e si voltò di scatto, nel tentativo di difendersi da un qualunque attacco ma una mano forte le si posizionò sulla bocca, impedendole di urlare, mentre l’altra le immobilizzava le braccia dietro la schiena: lei cercò di dimenarsi fin quando una voce non la calmò.
 
- Non ti agitare, seccatura, o ci scopriranno!-
 
Disse la voce ferma del ninja ombra, il quale lasciò lentamente l’ambasciatrice della sabbia libera di voltarsi verso di lui e lanciargli uno sguardo truce.
 
- Cosa vuoi?-
 
Gli chiese con fare brusco, sbuffando sonoramente dato che l’aveva interrotta in un momento molto particolare ma lui restava serioso, cercando di ignorare la poca delicatezza della bella bionda che si trovava davanti e le parlò con tono grave, come se le stesse rivelando qualcosa di molto importante.
 
- Sono venuto ad avvertirti, Kabuto sospetta di te e mi aveva chiesto di eliminarti. Devi scappare.-
 
Temari non sembrò troppo stupita da quell’affermazione: era evidente che lei fosse un peso per quei ninja, considerata la situazione del paese e il suo carattere invadente, ma nonostante questo la sua fronte si aggrottò ed i suoi pensieri volsero verso un’unica direzione: perché era venuto a dirle questo? Perché sembrava volerla preservare dalla morte per mano dei suoi stessi alleati?
Forse sì, quel ragazzo non assomigliava per niente ai suoi compagni, era anzi molto più intelligente di quello che voleva far credere e lei ne aveva la conferma ogni secondo di più.
 
- Io non andrò da nessuna parte, Shikamaru, sono qui per compiere una missione e la porterò a termine a qualunque costo.-
 
Disse con determinazione e sicurezza mentre lui si lasciò sfuggire uno sguardo sconsolato e arreso di fronte a tanta decisione: decisamente quella ragazza era troppo coraggiosa e sfrontata per temere di essere catturata o uccisa, per cui era assolutamente inutile tentare di spostarla dalla sua idea e quando stava per parlare, lei lo interruppe.
 
- E comunque grazie per avermi avvisata, ma non era necessario. E’ dei tuoi amici che devi preoccuparti, piuttosto: hanno intenzione di ucciderli non appena le kunoichi lasceranno il villaggio, dato che alcuni ninja andranno ad informarle del patto sancito dai due capi.-
 
Shikamaru si fece ulteriormente più serioso, cercando di mettere assieme i pezzetti di quel puzzle di eventi e informazioni che stava accumulando nella sua mente brillante: Temari era in pericolo ma non sembrava intenzionata a lasciarsi salvare, da lui men che meno, mentre i suoi amici sarebbero stati uccisi da un momento all’altro.
Decisamente una situazione da invidiare.
 
Stavano per dire qualcos’altro quando sentirono dei passi avvicinarsi alla porta: probabilmente i due interlocutori stavano per abbandonare la stanza e loro due erano lì, in bella mostra, pronti a farsi ammazzare non appena li avrebbero scoperti.
Il sangue si gelò nelle vene di entrambi quando Shikamaru decise in due millesimi di secondo che un’alternativa l’avrebbe trovata, per se stesso, mentre Temari sarebbe stata eliminata in due secondi netti così la prese sgarbatamente per un braccio e la costrinse a nascondersi dietro ad una grande tenda a pochi passi da loro.
 
Lei stava ovviamente per ribellarsi quando la porta si aprì e così Temari restò immobile, comprendendo la gravità della situazione mentre una certa preoccupazione innaturale cresceva in lei: avrebbero scoperto Shikamaru, di conseguenza doveva pensare ad u modo per toglierlo dai pasticci in un momento successivo…
 
Il ninja d’ananas restò impalato dinnanzi alle due figure estremamente sospettose e serie di Orochimaru e Kabuto, i quali lo osservavano con estrema diffidenza e lui lottava con tutte le sue forze per riuscire a mantenere la sua solita impassibilità.
 
- Cosa ci fai tu qui, Nara? -
- Non ci stavi spiando, spero… -
 
Sibilò tra i denti il signore dei serpenti, con una voce tanto ironica quanto sadica, come fosse contento di trovarsi davanti una nuova vittima ma il ragazzo ci teneva troppo alla sua monotona vita per farsi ammazzare da loro, così riprese il controllo della sua mente brillante e cercò di restare impassibile e serio, credibile quantomeno.
 
- stavo andando a cercare l’ambasciatrice della sabbia per “invitarla” ad andarsene, come voi mi avevate ordinato, quando passando di qui ho casualmente sentito alcuni vostri discorsi e quindi avrei una proposta a riguardo, se può interessarvi.-
 
Temari si sorprese di come Shikamaru fosse riuscito a ribaltare le carte a suo favore ma soprattutto riuscisse a mantenere un autocontrollo degno di lode.
Kabuto restò sospettoso e stava per pronunziare qualche parola quando Orochimaru lo fermò, sempre serioso ma interessato alle parole del ragazzo ombra: conosceva la sua intelligenza e di conseguenza una proposta da parte sua sarebbe stata sicuramente vantaggiosa.
 
- Parla. -
- Dicevate che è necessario inviare qualche ninja presso le kunoichi per riferire loro gli ordini del loro capo e quindi del patto che avete stipulato, e nello stesso tempo dovete eliminare due ninja ai vostri ordini per un loro tradimento…-
- Arriva al sodo, Nara. -
- E’ un rischio inviare dei ninja presso le kunoichi, li torturerebbero per avere informazioni o sicuramente li ucciderebbero, per cui tanto vale mandare l’Uzumaki e l’ex membro della Radice cosicché se gli dovesse capitare qualcosa o non dovessero tornare, non sarebbe una grossa perdita.-
 
Shikamaru fu soddisfatto della sua idea improvvisata all’ultimo minuto: Naruto e Sai sarebbero stati liberi dalle grinfie della serpe e in più si sarebbero uniti alle kunoichi contro Orochimaru, il che sembrava tutto a vantaggio loro.
Mantenne comunque un’espressione seria ed impassibile, come avesse esposto un normale piano per una missione e dopo qualche attimo di silenzio angosciante, Orochimaru sorrise soddisfatto.
 
- Ottima idea, non ci avevo pensato. Bravo Nara.-
 
Disse con un sorriso fastidioso e si allontanò da lui assieme al suo collaboratore, il quale tuttavia osservava ancora con diffidenza il giovane ninja.
Quando finalmente i due sparirono dalla sua vista, Shikamaru ritornò a respirare…
 
Spero che non facciate cazzate, Naruto e Sai, perché un altro infarto simile non me lo prendo per salvarvi la pellaccia!
 
  

 

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Capitolo 17
*** Cuori ritrovati e Cuori sacrificati ***


Il sole stava ormai calando, lasciando spazio ad un cielo sull’arancione che sembrava trasmettere tutta l’amarezza di quella situazione ma, allo stesso tempo, volesse mostrare quanto l’amore e l’affetto potessero vincere su ogni cosa, andare oltre le proprie ambizioni ed il semplice e cinico senso di sopravvivenza: perché il tramonto era così, crudele e romantico allo stesso tempo, sapeva distruggere i sentimenti così come li creava.
 
L’ex membro della Radice camminava a fatica, le gambe affaticate ed i segni rossi che si intravedevano sulla pelle bianca della schiena, la maglietta impregnata di sangue mentre si reggeva al compagno dai capelli biondicci, il quale si teneva una mano sullo stomaco, dolorante: ma non si sarebbe arreso, ora che finalmente era libero di allearsi con le kunoichi non sarebbe morto, nemmeno svenuto!
Avrebbe continuato a camminare, fosse dovuto costargli l’intera milza!
E non avrebbe mai abbandonato Sai, quel ragazzo apparentemente insulso ed insignificante che tuttavia aveva trovato il coraggio e la forza di opporsi all’ignoranza in cui l’avevano costretto sin da bambino.
 
Così guardavano avanti, entrambi, diretti verso il rifugio principale delle kunoichi dove loro si trovavano, per portargli la notizia delle trattative dei due capi: ancora Naruto non riusciva a spiegarsi come quella cinquant’enne dall’aspetto giovanile e coraggioso si fosse lasciata sottomettere in tal modo dal suo viscido dittatore, eppure se quelle insorgenti erano riuscite a reagire sempre e comunque significava che quella donna avesse qualcosa in mente: ma la cosa pericolosa era che anche Orochimaru lo sospettasse senza ombra di dubbio.
 
Arrivarono dinnanzi alla casa abbandonata che gli avevano indicato e si guardarono intorno: tutto era deserto, niente sembrava dare l’idea dell’entrata di un nascondiglio tanto imponente, mentre un silenzio alquanto anomalo invadeva quella strada polverosa.
 
- Sei sicuro che fosse qui?-
- Kabuto è stato molto chiaro, Naruto. Sono certo che sia qui.-
 
Disse con fatica il secondo e proprio in quel momento i due malcapitati si ritrovarono circondati da quattro ninja abilmente mascherate, le quali non sembravano intenzionate a mostrarsi ed i due temettero per la loro incolumità: per quelle ribelli loro erano due nemici da eliminare, magari due spie che fingevano di necessitare di soccorsi per potersi intrufolare all’interno del rifugio e questa era una prospettiva che i due giovani non avevano considerato.
Sai era totalmente incapace di combattere e questo Naruto lo sapeva, così estrasse un kunai e a quel gesto una nelle ninja fece per avventarsi su di lui, temendo che volesse attaccarle: il biondo si preparò allo scontro, anche se ormai sapeva di non avere possibilità in quelle condizioni quando un’altra delle quattro si intromise improvvisamente, parando il colpo della compagna con un altro kunai.
 
Gli sguardi delle due si scontrarono per qualche istante quando la ninja più vicina a Naruto si voltò verso di lui e lentamente si tolse il fazzoletto che le copriva il viso, lasciando spazio a quei lineamenti delicati e a due occhi profondi quanto intensi: il biondo fece un ampio sorriso mentre i suoi occhioni azzurri presero a brillare di luce propria, felici come non mai.
 
- Hinata, che bello rivederti! -
 
Esclamò con una gioia che gli proveniva dal profondo del cuore e a quelle parole così entusiaste la ragazza arrossì leggermente, lasciando che un sorriso delicato le comparisse sul viso: per qualche giorno aveva temuto di non rivedere più quell’espressione da bambino che racchiudeva in sé tanta spensieratezza quanta speranza, temeva di non sentire più quel fuoco ardere dentro di lei nel percepire il calore piacevole che il ragazzo le trasmetteva soltanto standole a pochi centimetri di distanza, ed era una sensazione a cui lei non avrebbe mai rinunciato.
 
- Cosa significa tutto questo, Hyuga?! -
 
Chiese con astio la ninja che aveva tentato di attaccare i due feriti e la dolce ragazza stava per risponderle quando da dietro la casetta abbandonata arrivarono altre kunoichi ed una di queste si precipitò verso i due ragazzi.
 
- Sai!! -
 
Il ragazzo dai capelli nerastri stava quasi per svenire dal dolore ma nell’udire quella voce tanto squillante quanto emotiva si ridestò immediatamente, sforzandosi di tenere gli occhi aperti per vedere il volto perfetto di quella ragazza bella oltre ogni misura e che racchiudeva in sé tante emozioni quante non ne aveva mai immaginate: la vide arrivargli incontro e accarezzargli dolcemente il viso, con i suoi occhioni azzurri spalancati e soprattutto preoccupati.
 
- C-Ciao, Ino…-
 
Fece un sorriso sincero, un sorriso che gli veniva dal cuore e si stupì lui stesso di quanto fosse stato istintivo al sol sentire la pelle calda e morbida della ragazza appoggiarsi sulla sua fredda e rovinata: la ragazza si trattenne dal commuoversi di fronte a quell’ennesima dimostrazione di affetto e sorrise dolcemente, riprendendosi tuttavia subito dopo aver notato le condizioni pessime del ragazzo.
 
- Non state lì impalate, aiutatemi a portarli in infermeria! -
 
Disse la bionda, mutando la sua espressione premurosa in una arrogante e piuttosto pretenziosa ed aiutò Naruto ad appoggiare delicatamente il corpo ferito del moro a terra, mentre Hinata si avvicinava al biondo con una certa premura ed imbarazzo ma nonostante questo le altre kunoichi non sembravano intenzionate a muoversi.
 
- Perché dovremmo aiutarli?! Sono nostri nemici, ci hanno dato la caccia e noi non dovremmo avere pietà nei loro confronti! -
 
Sbraitò una delle ninja, quella che li aveva attaccati, quando improvvisamente una voce abbastanza decisa interruppe quella discussione.
 
- No, questi ragazzi hanno aiutato le kunoichi a liberarsi dalle grinfie di quella serpe, che le voleva morte, quindi non farete loro alcun male.-
 
Le kunoichi si voltarono verso quella figura snella con i capelli neri e corti: sul suo viso giovane v’era un’espressione che cercava di mantenere una certa autorità, mentre il sentimento che l’animava era un’evidente paura: ma nessuna delle ninja era intenzionata a controbattere a quell’affermazione, si limitarono a restare in silenzio, osservandola mentre con sforzo tentava di assumersi le responsabilità della sua maestra.
 
- E comunque è nostro dovere soccorrere i feriti, dovresti vergognarti di ciò che hai detto: Tsunade-sama avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvare anche soltanto una vita, una qualunque.-
 
Questa frase gelò il sangue delle kunoichi presenti, riempiendole di malinconia e dispiacere: il loro capo era stato rapito una seconda volta per proteggerle, e questo non poteva che addolorarle immensamente.
La ninja che fino a poco prima avrebbe ucciso quei due ragazzi strinse i pungi e si avvicinò alla bionda, aiutandola a sostenere il corpo di Sai affinché potesse essere portato all’interno del rifugio, in infermeria, e così altre soccorsero Naruto: Shizune sapeva di essere stata molto dura con quelle parole, di aver toccato i loro cuori più profondi ma sapeva anche di non avere alternativa a riguardo.
 
Stavano per rientrare quando i due ragazzi si fecero forza e tentarono di parlare, per informarle di quanto stava accadendo prima di perdere i sensi per le ferite.
 
- E’ del vostro capo che dobbiamo parlarvi, o meglio dei “nostri” capi… Ci hanno mandato qui affinché vi riportassimo quanto hanno deciso, di comune accordo.-
 
Tutte le presenti si fermarono immediatamente, compresa Shizune che si voltò senza esitazioni verso Sai con un’espressione tirata e nervosa: conosceva i piani del suo capo, glieli aveva rivelati la notte prima di venir rapita la seconda volta ma ogni dettaglio sembrava essere essenziale per lei al fine di sapere come stesse la sua amata maestra.
 
- Hanno raggiunto un accordo, dunque? Parla.-
 
Sai ansimò qualche istante, dopodiché riprese a respirare quasi regolarmente mentre sentiva Ino restargli accanto come a non volerlo abbandonare per nulla al mondo, e questo non poteva che dargli una strana forza, una strana voglia di continuare a lottare e non arrendersi, anche se non se ne rendeva conto nemmeno lui.
 
- Orochimaru aveva scoperto i vostri nascondigli, anche quello principale e per questo poteva attaccarvi in qualunque momento. Tuttavia, il vostro capo ha stipulato un patto con lui affinché non veniste massacrate: lui vi risparmierà, ma in cambio voi dovrete lasciare Konoha entro il calar del sole e con essa tutte le vostre tecniche segrete. -
 
Hinata rimase stupita di quelle parole, così come le altre kunoichi: non si aspettavano certamente di dover abbandonare il villaggio per cui avevano tanto lottato e lasciarlo nelle mani di quella serpe immonda.
Shizune restava seria ed impassibile, essendo al corrente della situazione e di come dovesse comportarsi, mentre la bionda a pochi passi da lei strinse i pugni con rabbia, cercando di contenere lacrime amare e troppo dolorose.
 
- Che ne sarà di Tsunade-sama?-
 
Chiese con un filo di voce, trattenendo un pianto di rabbia: Sai non riuscì ad aprire bocca, si sentiva profondamente in colpa e vederla in quello stato lo disarmava, lo svuotava di qualsiasi straccio di emozione e lo faceva sentire inutile, come sempre, perché non era in grado di rendere felice una persona tanto speciale per lui…
Naruto comprese lo stato d’animo confuso dell’amico e così intervenne, cercando di restare il più impassibile possibile, considerato lo stato d’animo già sufficientemente turbato delle presenti.
 
- Lei… Sarà sottoposta al volere di Orochimaru.-
 
Un brivido gelido percorse la schiene delle presenti, di Shizune in particolare, la quale non poteva che essere estremamente preoccupata per le condizioni della sua maestra e di ciò che avrebbe dovuto subire per permettere loro di sopravvivere e di vincere…
Ma no, lei non poteva cedere in quel modo alle sue emozioni, Tsunade-sama contava su di lei e non poteva certamente deluderla con un comportamento tanto infantile.
Osservò il viso di Ino, intento ad abbandonarsi alle lacrime ma a quel punto intervenne, cercando di tranquillizzarle per quanto poteva.
 
- Trattiene le tue emozioni, Yamanaka. Il nostro capo non sacrificherà invano i suoi sentimenti ed il suo corpo, noi abbiamo una missione da portare a termine e lo faremo, a qualsiasi costo.-
 
Marcò le ultime parole cosicché le kunoichi che la stavano ascoltando con malinconia e rabbia ripresero leggermente speranza, come se avessero perfettamente intuito il fatto che l’allieva prediletta di Tsunade avesse un piano per sistemare le cose.
Ino ritrasse le lacrime e insieme alla dolce Hinata e alle altre insorgenti portò i due feriti nelle camere d’infermeria, dove li avrebbero curati, mentre la giovane dai capelli scuri rientrava con un’espressione severa in viso, seguita da valide ninja.
 
- Convocate subito le capogruppo e l’Hatake, abbiamo un villaggio da salvare.-
- Sì, signorina Shizune.-
 
E così le ninja si affrettarono a richiamare l’attenzione delle capogruppo, mentre Shizune rientrava in quello che era l’ufficio della sua maestra e con malinconia si sedeva alla scrivania, intenta a riflettere su quanto avrebbe detto di lì a poco.
 
Non la deluderò, Tsunade-sama, porteremo a termine ciò per cui abbiamo lottato per così tanto tempo.
 
******
 
Sai venne appoggiato su di un lettino abbastanza attrezzato in una stanza semibuia, dal cui soffitto pendeva una semplice lampadina e mentre una ninja medico si affrettava ad andare a prendere le giuste pomate per curare le abrasioni del ragazzo dovute alle violente frustate, la bionda si sedette accano a lui, tenendo tuttavia il viso rivolto verso il vuoto, persa in pensieri piuttosto malinconici e tristi: tratteneva a stento le lacrime, le parole di Shizune l’avevano rassicurata fino ad un certo punto ma non riusciva a darsi pace per ciò che stava accadendo.
 
Il ragazzo steso sulla candida barella notò l’espressione addolorata della ragazza ma per quanto si sforzasse non riusciva a comprendere il motivo di quel turbamento: erano insieme, entrambi salvi, sia lei che le sue amiche e avevano l’opportunità di ricominciare una nuova vita al di fuori di quel villaggio infernale: perché tanto affanno?
 
- Perché sei triste? -
 
Le chiese con delicatezza, consapevole tuttavia di meritarsi uno schiaffo per quella sua incapacità di comprendere i suoi sentimenti ma con sua sorpresa la ragazza continuò a fissare il vuoto, i capelli biondi come il grano che le coprivano leggermente il viso mentre la sua voce tremante non sembrava riuscire a tacere.
 
- Perché ho paura di perdere tutto ciò per cui ho lottato fino ad adesso…-
 
Sai ancora non capiva, secondo lui la via per ritornare felici era assolutamente semplice, adesso che quel patto era stato stipulato: Orochimaru era un vile, ma se otteneva dei risultati che lo soddisfacevano in una trattativa era difficile che non ne rispettasse le condizioni, per cui loro erano effettivamente libere di ricominciare a vivere senza più timori a riguardo…
Eppure, sentimenti devastanti sembravano travolgere quella splendida ragazza dagli occhi color del cielo e lui aveva abbassato il capo, trattenendo un’ulteriore domanda a riguardo ma Ino sembrò comprendere quel suo silenzio.
 
- Non mi aspetto che tu capisca, Sai… A te hanno insegnato a rispettare gli ordini e nient’altro, non ti biasimo se non comprendi valori come la patria, l’affetto per le persone care, il sacrificio che si è fatto per un’ideale ben preciso…-
 
Tutto ciò che il ragazzo riusciva a comprendere era che quella ragazza apparentemente forte e tanto coraggiosa da essere disposta a morire per le sue compagne stesse inevitabilmente crollando, abbandonandosi ad un pianto estenuante: ma l’unica cosa che Sai riusciva a volere in quel momento, che LUI voleva, era che quella ragazza non piangesse, che non fosse triste, così si ricordò di quei pochi gesti “positivi” che aveva visto durante la sua esistenza inutile e futile.
 
- Vuoi che ti abbracci, Ino? -
 
Era una banalità, la domanda più idiota che potesse venirgli in mente, che soltanto i bambini potevano fare…
Eppure, la ragazza si voltò verso di lui, stupita di quella domanda ma allo stesso tempo divertita: lacrimava, ma nonostante questo un sorriso appena accennato si era dipinto sul suo viso perfetto: si abbassò verso il corpo ferito di Sai e lentamente lo abbracciò in una stretta calda e colma di un affetto che lui non aveva mai provato.
Sai ricambiò quell’abbraccio con fare istintivo e fu felice di non doversi sforzare a riguardo, mentre dentro di lui il suo cuore sembrava scoppiare a causa di qualcosa, di un’emozione tanto forte e potente che si sarebbe sentito in grado di correre e saltare nonostante le ferite: era felice, semplicemente felice, di una gioia che mai nella sua vita si era immaginato di poter provare stringendo tra le braccia un cuore tanto emotivo che gli stava insegnando ad amare.

Grazie

 
******
 
Kurenai si era seduta di fronte alla scrivania di legno massiccio alla quale stava Shizune, impassibile e intenzionata a portare a termine quella missione ad ogni costo, mentre davanti a lei Anko osservava con sospetto l’unico ninja maschio che tuttavia manteneva quella fermezza degna di uno shinobi di alto livello: i suoi occhi viola erano puntati su quel coprifronte che mascherava un occhio, e questo non la tranquillizzava per nulla mentre altre kunoichi dei vari clan provocavano un leggero vociare nella stanza.
Dopo aver osservato uno ad uno i partecipanti a quella riunione straordinaria, l’assistente del capo delle insorgenti fece un respiro profondo e richiamò tutti all’attenzione.
 
- Vi ho riunito per spiegarvi meglio i dettagli della situazione. Sappiamo tutti che il nostro capo è stato rapito e non verrà rilasciato in alcun modo, dunque resterà nelle mani di Orochimaru anche se noi lasceremo il villaggio…-
 
Si sforzò di non fare una pausa troppo lunga a questo pensiero e lanciò un’occhiata fugace a Kakashi, per constatare se anche lui provasse la medesima preoccupazione per Tsunade e per quanto le fosse impossibile comprendere la sua espressione, Shizune era sicura che anche a lui si fosse stretto il cuore in una morsa a quelle parole: e aveva ragione, il cuore di quell’uomo apparentemente impassibile aveva avuto un sussulto al pensiero che quella donna coraggiosa quanto affascinante fosse nelle mani del suo peggior nemico, e non avesse certamente le migliori intenzioni nei suoi confronti…
Tuttavia, la giovane kunoichi continuò.
 
- … Ma il fatto che sia stata rapita e che abbia raggiunto questo accordo con il dittatore non significa che noi non potremo agire di conseguenza e che lei non ci abbia lasciato una missione da svolgere, forse l’ultima.-
 
L’attenzione dei presenti fu totale in quel momento: sguardi stupiti si mischiavano ad altri contrari o ancor meglio speranzosi, mentre una Kurenai leggermente preoccupata si mostrava con fare poco invadente ma deciso.
 
- Cosa vorresti dire? Non possiamo attaccare quella fortezza, per noi sarebbe la fine e non avrebbe alcun senso. -
- Ne sono consapevole, Kurenai, ma il piano della signorina Tsunade è molto più complesso.-
 
Di nuovo regnò il silenzio ed una Anko spazientita da quelle attese si fece avanti, esortando la giovane ninja medico ad esporre il piano dettole dal loro capo e così Shizune illustrò loro la loro ultima ma più importante missione.
 
- Il patto stipulato da Tsunade non è casuale né tantomeno aveva intenzione con esso di abbandonare questa battaglia, ma al contrario ci permetterà concesso di vincere: non abbiamo mai avuto possibilità di attaccare la fortezza per il semplice fatto che dall’interno di Konoha era impossibile penetrarvi, considerando anche la sorveglianza continua… Tuttavia, v’è la possibilità di entrare all’interno dell’ex palazzo dell’Hokage attraverso un passaggio segreto che collega una vecchia cascina nel bosco al di fuori di Konoha con le segrete dell’edificio: questo passaggio mi è stato rivelato da Tsunade che, in quanto ex Hokage della foglia, conosceva molto bene. Tuttavia, non ci è mai stato possibile utilizzarlo perché per un attacco alla fortezza sarebbero state necessarie tutte le kunoichi, e se avessimo tentato di uscire tutte quante dal villaggio per raggiungere il passaggio segreto si sarebbero insospettiti e probabilmente molte di noi sarebbero morte nel tentativo, per tal motivo questa possibilità è sempre stata esclusa.-
 
Kakashi si lasciò sfuggire uno sguardo stupito di fronte a tutto ciò: non si aspettava che le kunoichi fossero così astute e possedessero tante informazioni a riguardo, ma evidentemente ancora una volta
aveva sottovalutato le loro capacità e quelle del loro capo particolarmente brillante…
 
- Quindi adesso che abbiamo una “scusa” per uscire tutte quante indisturbate potremmo attaccare da questo passaggio segreto, entrando nel palazzo del dittatore senza il rischio di venire scoperte e cogliendolo di sorpresa, giusto?-
 
Chiese Anko con fare determinato e superiore, di chi ha compreso ogni cosa: aveva una mente tanto brillante ed astuta da aver intuito la fine di quel discorso sin dalle prime parole: essere stata allieva di quella serpe aveva i suoi vantaggi, dopo tutto.
 
- Esattamente. Non abbiamo mai chiesto una trattativa simile perché si sarebbero insospettiti, mentre ora Tsunade ha delle apparenti buone motivazioni per chiedere una cosa simile… Senza contare il fatto che Orochimaru avrebbe accettato soltanto ottenendo in cambio qualcosa che gli stesse particolarmente “ a cuore”…-
 
Un’altra pausa malinconica ma quel silenzio venne immediatamente interrotto dalla voce determinata di Anko, che ancora una volta si fece sentire sopra le altre.
 
- Non capisco, tuttavia, per quale motivo il nostro capo non dovrebbe approfittare dell’occasione per eliminare quella serpe, la forza non le manca di certo e non ha senso essere onesti in casi come questi!-
- Tsunade non è una vile come Orochimaru, Anko, e questo avresti dovuto capirlo da tempo. Ma sorvolando questo particolare, si da il caso che se noi attaccassimo il palazzo anche all’interno ed intervenisse Orochimaru, molte di noi potrebbero venire uccise senza troppa difficoltà e considerando i validi ninja che hanno non sarebbe da escludere una nostra perdita.-
- Non capisco dove tu voglia arrivare, Shizune…-
 
Disse ingenuamente Kurenai e questa volta fu Kakashi a lanciarle uno sguardo sconsolato e rabbioso: strinse i pugni sulle ginocchia, cercando di non mostrare il suo nervosismo nei confronti di ciò che la giovane assistente del capo delle insorgenti stava per dire, con molta amarezza tra le labbra.
 
- Il motivo principale per cui Tsunade-sama non si ribellerà ad Orochimaru, per questa notte, è perché sa che l’unico modo per isolarlo per parecchie ore dagli avvenimenti del suo palazzo è tenerlo “occupato” personalmente… Soltanto con lui fuori dai piedi abbiamo speranze di vincere.-
 
Le kunoichi presenti restarono profondamente colpite da quelle parole: il loro capo avrebbe sacrificato la propria anima ed il proprio corpo per permettere loro di vincere e divenire finalmente libere, abbandonandosi alla volontà cruda e nuda di quella serpe.
Kakashi rabbrividì all’idea di quella bellissima e coraggiosa donna in balia della volontà più spietata e carnale di Orochimaru e faticò parecchio a trattenersi, cercando di convincersi che non sarebbe dovuto intervenire, quella notte, anche se il cuore gli doleva in una maniera incredibile…
 
Un silenzio malinconico invase quella stanza, tanto che Shizune dovette aspettare qualche minuto prima di tornare in sé e riprendere le redini della situazione.
 
- Questo è il piano dettomi dal nostro capo in linea generale. Ora passerò a spiegarvi i dettagli di ogni singola operazione, affinché tutto proceda secondo i piani: non dobbiamo sbagliare nulla, non dobbiamo permetterci alcun errore, non stavolta! -
 
Disse con fare convinto, decisa nella sua posizione e cercò di trasmettere a quelle capogruppo tutta la sua sicurezza e determinazione, quella forza necessaria a portare a termine quell’ultima missione.
Dopodiché, si rivolse ai tre ninja dinnanzi a lei, ovvero Kurenai, Kakashi ed Anko, i più fidati e validi.
 
- Per voi ho dei compiti particolari. Tu, Kurenai, ti occuperai di gestire e coordinare le kunoichi più giovani, per quanto riguarda Sakura non sappiamo se tornerà per cui vedi tu come considerarla, in ogni caso questa volta dovrà essere lei a tornare da sola, sia noi che Tsunade abbiamo fatto abbastanza per lei…
Tu, Kakashi, sarai essenziale all’interno del palazzo, ci dovrai condurre dove sarà necessario dato che sei l’unico a conoscerne perfettamente l’interno, mentre tu Anko sarai necessaria nel momento in cui ci sarà da affrontare Itachi Uchiha, il più temuto dopo Orochimaru: è intelligente e scaltro e come te è stato allenato da quella serpe, per cui sei l’unica in grado di neutralizzare le sue armi e ti darò ulteriori indicazioni per quanto riguarda lo Sharingan.
Per quanto riguarda Kabuto, me ne occuperò personalmente.-
 
******
 
La sera era ormai giunta, il sole calava con più lentezza del solito come a voler enfatizzare quel momento tanto malinconico quanto pericoloso, evidenziandone l’assoluta finzione ed illusione.
 
Le kunoichi camminavano lentamente verso l’uscita del villaggio, in una fila ordinata di tre o quattro persone compresi i feriti ed i teorici prigionieri, mentre a capo del plotone vi era una Shizune impassibile nonostante le piccole goccioline di sudore che le cadevano dalla fronte: aveva il timore di non riuscire nel suo intento, di non portare a termine quell’ultima ed importante missione ma il fatto che avesse al suo fianco ninja validi e coraggiosi la tranquillizzava leggermente.
 
Kakashi era stato abilmente mascherato tra i feriti, coperto con un telo e steso su di una barella in modo tale che Orochimaru potesse soltanto immaginare la sua morte per mano delle ribelli irriconoscenti, così come Naruto, Sai e Neji.
Anche le kunoichi più giovani cercavano di restare impassibili mentre osservavano con attenzione tutti i ninja nemici disposti ai lati di quella strada ormai sterrata, immobili e con l’ordine di lasciarle passare, mentre il grande cancello del villaggio veniva aperto con un rumore assordante ed un cigolio che lasciava immaginare il lungo tempo in cui era rimasto chiuso a chiunque.
 
Dalla finestra più alta del palazzo centrale, due occhi ambrati brillavano leggermente al rossore del sole morente, mentre con malinconia e speranza osservavano quelle ninja coraggiose ed impavide evadere dalle costrizioni e ricercare la libertà, un’ultima volta: i fiochi racchi del sole illuminavano il suo viso delicato mentre un’espressione triste quanto soddisfatta si dipingeva sulla sua pelle morbida e candida.
 
- Come avevamo stabilito, le tue adorate kunoichi stanno lasciando il villaggio sotto i tuoi occhi, senza che i miei ninja intervengano.-
 
Quella voce maliziosa e sottile ruppe quel momento di riflessione da parte della donna, mentre passi cauti quanto decisi si avvicinavano inevitabilmente al suo corpo snello e dalle curve generose: quegli occhi perfidi e maligni sembravano completamente attratti da quella donna estremamente bella e fin troppo coraggiosa, mentre la bramosità di possederla dopo tanto tempo si faceva largo dentro di lui come non mai, soprattutto ora che sapeva di poterla avere senza più intralci…
 
Lei strinse i pugni, sperando che lui potesse vedere con quanto disgusto e disprezzo avesse intenzione di stare ai patti: lo odiava, odiava lui ed il suo terribile modo di fare, di comportarsi, di ricattare inevitabilmente qualsiasi persona gli capitasse a tiro pur di ottenere ciò che voleva, senza alcun ripensamento o interesse verso i sentimenti altrui.
La ripugnava, in ogni modo e forma, ma nonostante questo lei sapeva che non vi fosse alternativa per dare la possibilità alle kunoichi di essere finalmente libere.
 
- Starò ai patti, Orochimaru… Ma ricordati che io non sarò mai davvero tua.-
 
Rafforzò la voce sulle ultime parole, affinché queste restassero ben impresse nella mente e nel cuore gelido e morto di quella serpe: avrebbe potuto possedere il suo corpo, ma non certamente la sua anima ed i suoi sentimenti e questa consapevolezza fece nascere in lui una rabbia tale che gli divenne difficile contenersi, tanto che il suo viso si irrigidì notevolmente: non accettava le sconfitte, soprattutto se riguardavano qualcosa che a lui interessava particolarmente.
 
Mentre la sua mano biancastra e priva di segni di vita creava delle radici nerastre dal terreno, bloccando la porta e con essa qualsiasi tentativo di fuga o di entrata in quella stanza, Tsunade socchiudeva leggermente gli occhi, addolorata per quanto stava facendo: era consapevole che fosse l’unica cosa possibile, che fosse l’unico modo in grado di dare una possibilità alle kunoichi di riscattarsi, che fosse l’unico modo per impedire ad Orochimaru di intervenire durante l’attacco e continuare il suo sterminio immondo.
Avrebbe sacrificato il suo cuore ed i suoi sentimenti, oltre al suo corpo, ma nonostante fosse fiera di ciò che stesse facendo non poteva che sentirsi triste e terribilmente addolorata.

Se puoi, perdonami, Kakashi…


Una lacrima le percorse il viso limpido e perfetto: non si era mai concessa a nessun uomo, perché non aveva reputato nessuno degno di lei ma ora che finalmente lo aveva incontrato, l’idea di perderlo e di non poter mantenere quella promessa fatta a se stessa le stava lentamente lacerando il cuore e l’animo, mentre una presenza oscura e fredda le si era avvicinata.
Una voce atona, cattiva, fredda, priva di vita.
 
- Spogliati. -
  

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Capitolo 18
*** Because I Love You ***


La notte era alle porte e non avrebbe concesso a quel villaggio dilaniato da rancori e violenze più di un paio d’ore di una fioca luce solare, quel tanto che poteva permettere ad un modesto accampamento al centro della foresta di essere allestito.
 
Erano uscite da quei cancelli cigolanti e marci con espressioni addolorate e rabbiose, quel tanto che bastava a far credere al nemico di aver vinto quella lunga battaglia e non appena avevano raggiunto il punto indicato da Tsunade dove trovare la vecchia cascina, vi si erano accampate attorno per mimetizzare quella costruzione cadente agli occhi dei servitori di Orochimaru che, ne erano certe, le avrebbero spiate di nascosto per un buon tempo, considerata anche la terribile diffidenza di quella serpe.
 
Le capogruppo gestirono la situazione nel miglior modo a loro possibile ed allestirono immediatamente una tenda dedita alla cure dei feriti, nella quale vennero portati i tre giovani ragazzi fuggiti dalle grinfie del loro signore assieme al ninja copia, il quale non poteva certamente essere visto dai nemici: se avessero scoperto che era passato dalla parte delle insorgenti avrebbero certamente intuito quell’attacco e per loro sarebbe dunque stato impossibile attuare il piano delineato in partenza.
 
Naruto e Sai erano stati richiamati nella tenda principale, ovvero quella dove risiedeva Shizune a capo dell’operazione, per dare le ultime informazioni possibili mentre il ragazzo col Byakugan, ancora gravemente ferito, restava immobile su di un lettino biancastro: il suo respiro era regolare ma la ferita sul petto era ancora in pericolo di infezione e non avrebbe retto un’altra dose di farmaci, considerata la salute precaria di quei giorni.
Due occhi nocciola erano perennemente posati su quel volto tanto perfetto quanto rigido, mentre con gesti delicati una mano dalla pelle morbida gli bagnava dolcemente la fronte con un fazzoletto imbevuto d’acqua: la sua espressione era malinconica, non poteva negare nemmeno a se stessa la propria preoccupazione, tuttavia un velo di serenità le si era dipinto sul viso: lui era lì, accanto a lei, vivo.
E questo le bastava per essere di nuovo speranzosa, per credere che un futuro migliore fosse possibile e soprattutto che la sua vita non sarebbe più stata caratterizzata soltanto da morte e paura.
 
-   T-Ten Ten…-
 
Un flebile suono, dolorante ed appena percettibile, si fece largo nel silenzio della grande tenda e a quel nome due occhi lilla si sforzarono di aprirsi per poter vedere il volto delicato della ragazza che riempiva i suoi sogni ed i suoi respiri: Tenten gli si avvicinò ulteriormente, prendendogli la mano con un gesto premuroso ed accennò ad un sorriso, nella speranza di infondere in quel cuore di ghiaccio qualcosa che fosse anche lontanamente paragonabile al sollievo e alla felicità.
 
-  Non ti affaticare, Neji, sei ancora molto debole.-
 
Gli disse con gentilezza e non appena i loro sguardi si incontrarono, la ragazza non poté che restare piacevolmente sorpresa nel veder sorridere per la prima volta quel volto impassibile e gelido, tanto che entrambi provarono un tiepido senso di pace e serenità nel constatare che fossero l’uno affianco all’altro.
Stavano per parlarsi quando una Ino piuttosto agitata si sporse dall’entrata della tenda ed attirò l’attenzione dell’amica, chiamandola a gran voce.
 
- Tenten, è ora di andare! Muoviti! -
 
La ragazza dagli chignon le fece un cenno di assenso con la mano e la bionda sparì di nuovo in gran fretta, lasciando la compagna di nuovo ad osservare il ragazzo ferito con compassione ed affetto, mentre con una certa lentezza stava per allontanarsi da lui quando una presa debole ma sufficiente da fermarla la costrinse ad interrompere il suo gesto.
 
-  Dove… Dove vai?-
 
Le disse leggermente incupito, come se in realtà avesse già compreso il motivo di quello spostamento e intuito gran parte della situazione, ma nonostante questo sperava ancora di non udire quelle parole…
 
-  Ho una missione da compiere con le mie compagne e non posso mancare, non dobbiamo fallire…-
 
Gli disse con un tono meno sicuro rispetto al solito, come se anche lei in realtà non avesse voluto allontanarsi da quel ragazzo a lei così caro ed una fitta fastidiosa le pervase il petto mentre vedeva il volto del ragazzo farsi sempre più serioso e probabilmente preoccupato: era ferito e, conoscendo il suo orgoglio, avrebbe voluto certamente impedirle di andare, di entrare nella fortezza nemica con alte probabilità di pericolo senza che ci fosse stato lui ad accompagnarla e proteggerla, ma lei sapeva in cuor suo che non dovesse assolutamente permetterglielo…
 
-   N-Non andare…-
 
Tenten credette di cedere dinnanzi a quella supplica, a quella richiesta colma della più disperata preoccupazione ma sapeva di dover essere forte, in quel momento più di ogni altro, per poter così salvare il ragazzo che amava e poter essere d’aiuto a quelle compagne che avevano sempre lottato per lei e per il bene delle kunoichi.
Gli accarezzò dolcemente una guancia e mentre gli sorrideva leggermente sforzandosi di non piangere, la ragazza cercò di convincerlo un’ultima volta della necessità di quel suo gesto.
 
-  Devo. Le mie compagne contano anche su di me ed io non posso permettere che tutto quello per cui abbiamo lottato venga spazzato via… Tu hai già fatto molto per me, Neji, è ora che anche io protegga il nostro futuro.-
 
Neji sapeva che avesse ragione, maledettamente ragione, e per questo non si oppose ulteriormente a quelle parole coraggiose e nobili, per quanto gli dolesse non poter intervenire oltre.
La ragazza comprese il suo sforzo e si avvicinò leggermente a lui, lasciando che i suoi occhi si socchiudessero lentamente e le sue labbra andassero a posarsi con delicatezza sopra quelle calde del giovane ninja: era incredibile come quel ragazzo fosse freddo in tutto e per tutto, tranne che in quelle labbra appena visibili che sapevano trasmettere tanto affetto e sicurezza come non le era mai accaduto.
Restarono così, immobili per qualche minuto, fin quando quel maledetto senso del dovere la costrinse a lasciarlo con mille rimorsi e ad avventurarsi in quell’ultima, finale missione.
 
 
******
 
I suoi capelli neri e lunghissimi si muovevano agitati lungo la schiena, mossi da un venticello freddo che annunciava quella notte, l’ultima che avrebbe passato da insorgente e “nemica” di Konoha: buffo, se pensava che aveva lottato sino a quel momento soltanto per renderla libera.
Camminava con una certa apprensione tra le tende montate velocemente nella radura al centro della foresta, restando vigile ad ogni movimento e guardando dovunque, alla ricerca disperata di qualcosa, o meglio di qualcuno.
 
Non riesco a trovarlo… Dove sarà andato?
 
Si chiedeva continuamente mentre mille domande le affollavano la mente: lo stava cercando da parecchi minuti e la loro partenza era prossima, ma non poteva lasciarlo andare senza avergli detto che lei lo…
 
Si sentì tirare per un polso ma la sua resistenza fu inutile, tanto che si ritrovò trascinata all’interno di una tenda piuttosto piccola e mentre si dimenava col timore che un nemico fosse riuscito a penetrare nel loro accampamento, due braccia sicure cercavano di fermarla.
 
-  Hinata, sono io, calmati. -
 
Immediatamente il suo corpo si immobilizzò e non appena voltò il proprio viso verso quella voce calda e serena, i suoi occhi lilla si persero in un azzurro celeste, contemplandone ogni sfumatura perfetta ed abbandonandosi ad un momento di pace e assoluta felicità.
Tuttavia, il battito accelerato del suo cuore la risvegliò da quei pensieri momentanei e mentre arrossiva vistosamente nel rendersi conto di essere praticamente tra le braccia di quel ragazzo biondo e perennemente solare, lui le parlò con tono sereno e tranquillo, rendendosi conto che lei era troppo agitata per poter proferire parola: lo divertiva, quel lato così timido ed impacciato della ragazza, eppure non poteva che trovarlo davvero affascinante…
 
- Volevo salutarti prima di partire, visto che dovrai restare qui di guardia.-
 
Le disse con naturalezza ma a quelle parole lei ebbe un sussulto: erano tre ore abbondanti che si lasciava soffocare dall’ansia di quel pensiero, di immaginarsi Naruto immerso in quella maledetta battaglia a lottare contro i suoi amici per difenderle, ancora una volta, mentre lei sarebbe stata al sicuro all’accampamento per controllare col Byakugan che nessuno attaccasse in assenza delle altre kunoichi…
Lui notò questa sua reazione improvvisa e si fece leggermente più serioso, osservando quel volto puro quanto ingenuo che racchiudeva in sé un affetto dolce e sincero che nessuno aveva mai provato nei suoi confronti.
 
-  Qualcosa non va, Hinata? -
 
Le chiese con premura e lei non poté che abbassare il capo, leggermente addolorata, mentre i sensi di colpa la tormentavano: lui stava facendo tanto per loro e per Konoha, senza avere nulla in cambio, mentre lei si sentiva terribilmente inutile per quanto il suo compito fosse importante e questo non poteva che demoralizzarla…
Avrebbe voluto tacere, come faceva ogni volta, ma in quel momento sentiva di potersi fidare ciecamente di Naruto e non poté che dare libero sfogo alle sue paure ed emozioni, donando al ragazzo quanto di più vero aveva nell’animo: non si era mai confidata veramente con qualcuno, a malapena sapeva farsi sentire con le compagne più intime, eppure con quel biondino egocentrico lei si sentiva finalmente se stessa…
 
-  Tu… Tu vuoi andare là, a combattere contro i tuoi stessi compagni… A rischiare la vita per un gruppo di ribelle che ti deve molto… Non è giusto che sia tu a dover soffrire.-
 
Disse l’ultima frase tutta d’un fiato e proprio in quel momento due dita calde le sollevarono il mento, invitandola a perdersi nuovamente in quegli occhi azzurri tanto puri quanto sinceri: aveva compreso perfettamente il suo turbamento e non poteva che essere felice nel constatare quanto fosse importante per lei, ma i suoi doveri morali venivano prima di ogni altra cosa.
 
-  E’ una scelta mia, voglio liberare i miei compagni e dare a loro la stessa possibilità che ho avuto io. Non accetterò mai l’idea che restino schiavi per sempre o che vengano uccisi come alleati di quella serpe, non se lo meritano.-
 
Hinata restò colpita da quelle parole così generose e colme di affetto, tanto che dovette trattenere lacrime dolci di commozione dinnanzi a tanta purezza quando le ritornò alla mente il motivo per cui, in realtà, lo stava cercando e questo la portò a farsi leggermente più seriosa, mentre lui comprendeva benissimo che ci fosse qualcos’altro che volesse dirgli e non esitò a spronarla a farlo.
 
-  Ma… C’è qualcosa che mi devi dire, ancora?-
 
Le brillarono gli occhi in un mix di stupore, paura ed una voglia irrefrenabile di esternare i propri sentimenti: era molto tempo che voleva dirglielo, che aveva pensato e ripensato insistentemente ai momenti che avevano trascorso insieme e si era resa conto che fossero i più belli della sua stessa esistenza, senza contare le emozioni che continuamente provava in sua presenza.
 
-  Io… Ecco io… Ti volevo dire che… Io…-
 
Le tremavano le labbra, non riusciva a pronunciare quel soggetto e quel verbo nemmeno con tutta la buona volontà del mondo ma, per sua fortuna, dinnanzi a lei c’era una persona che provava i medesimi sentimenti e che la comprese senza alcuna difficoltà: così, mentre un sorriso dolce si mostrava sul viso solare del biondo, le sue labbra presero ad avvicinarsi lentamente a quelle tremanti della ragazza e quando quel contatto avvenne, Hinata credette di svenire: un calore immenso le invase mente e cuore, disarmandola di ogni pensiero o tentativo razionale di pensare, mentre i suoi occhi restavano sgranati.
La stava baciando, ciò che aveva sognato dal primo istante in cui le loro anime si erano incontrate.
Si abbandonò dolcemente a quel contatto così piacevole e ricercato per molto, troppo tempo, lasciando che la felicità prendesse il sopravvento sui loro cuori che si erano ormai dichiarati ogni cosa con il gesto più semplice e vero al mondo.
 
Non temere, Hinata, tornerò da te: te lo prometto, perché…
Perché io ti amo.

 
*******
 
Gli occhi di un verde acqua osservavano con affanno quel luogo buio e desolato, mentre con una certa apprensione si affrettava ad aprire qualsiasi porta le capitasse per mano: la sera era calata, coprendo ogni cosa con il suo manto bluastro e mentre lei cercava disperatamente un qualsiasi segno della presenza delle sue compagne, un’ansia innaturale la pervadeva…

Dove sono?! Forse le hanno rapite, forse quella serpe le ha attaccate e…
Ma no, non può essere possibile, non ci sono segni di lotta, devono essersene andate di loro spontanea volontà, più o meno…
 

Continuava a fare ragionamenti su ragionamenti, senza tuttavia riuscire a comprendere cosa fosse effettivamente accaduto.
L’avevano abbandonata dunque?
Mandò giù il magone senza troppi ripensamenti, cominciando a dirigersi verso la propria stanza e quella delle compagne con il viso teso e malinconico: se avevano trovato una via di fuga, avevano fatto bene ad andare, a lei era stata fatta clemenza fin troppe volte e non poteva pretendere che anche in quel caso l’aspettassero, anche se ci aveva sperato, in fondo…
 
Mentre apriva con una certa rapidità quella porta ormai marcia, il suo viso esplorava ogni centimetro di quella stanza divenuta ormai vuota, priva persino delle lenzuola rovinate su quei letti: ogni cosa sembrava essere stata portata via di gran fretta, persino il loro armadio era stato svuotato anche dei suoi vestiti, come se lei ormai non fosse più esistita per le kunoichi…
Una fitta le invase il petto, tanto che si sedette su quel materasso sgualcito ed abbandonò il proprio viso tra le mani pallide e sudate, lasciando che leggeri diamanti le delineassero il volto con assoluta libertà ed innocenza: era lì, sola ed in balia dell’oscurità.
Cosa poteva fare, se non piangere?
Le sue migliori amiche erano chissà dove, lei nemmeno sapeva se fossero in pericolo o in salvo o cosa volessero fare.
La sua amata insegnante e capo delle kunoichi era nelle mani del nemico, in chissà quali condizioni.
E come se non bastasse, quel ragazzo tanto tenebroso quanto affascinante le aveva rapito mente e cuore, come avesse voluto trascinarla con sé in quella battaglia infinita e logorante: come se, in un modo particolare, l’avesse voluta tenere affianco alla propria anima dannata.
E c’era riuscito, quell’Uchiha, l’aveva isolata dal suo stesso mondo pur di renderla innocua, inoffensiva…
 
Con un gesto rabbioso ed istintivo, la ragazza dai capelli color del pesco tirò un forte pugno al letto sotto di sé e questo si disintegrò immediatamente, tanto che le assi di legno si sgretolarono sotto la potenza di quel colpo e lei fu costretta ad alzarsi di scatto per non cadere: la mano ancora contornata di chakra, il viso teso ed i denti serrati per la rabbia.
Era completamente al buio, soltanto qualche spiraglio di luce proveniente da chissà dove riusciva a permetterle di vedere la propria immagine riflessa su quel pavimento sudicio ed impolverato, quando il suo sguardo cadde casualmente su qualcosa di biancastro intrappolato sotto le macerie.
Incuriosita, si abbassò e prese il piccolo foglietto di carta tra le mani, cercando di ripulirlo dalla polvere nerastra e leggendo una grafia particolarmente curata che riconobbe immediatamente, mentre una certa tensione si mostrava nelle sue vene ormai in rilievo per l’agitazione.
 
Orochimaru ha scoperto il nostro nascondiglio, ma Tsunade-sama ha lasciato a Shizune un’ultima missione per noi da compiere questa notte per liberarci da tutto questo.
Ci è stato consentito di uscire da Konoha e attraverso un passaggio segreto nel bosco entreremo nell’ex palazzo dell’Hokage e lo attaccheremo, nella speranza di vincere.
Spero che tornerai in questo luogo sana e salva e, ti prego, non venire in nostro aiuto, dall’interno del villaggio potresti mettere a rischio l’intera missione.
Ti scrivo perché so che non ti arrenderai alla morte, ma ti prego di attendere la nostra vittoria.
Con affetto,
Ino.

 
Il cuore riprese a battere mentre leggeva quelle righe con un certo conforto: erano vive, tutte quante, e a quanto pare nemmeno Tsunade le aveva abbandonate.
Fece un respiro profondo, come se si fosse sollevata da un peso immenso mentre un altro risultava essere immediatamente alle porte: quella missione tanto pericolosa quanto importante la preoccupava particolarmente, dato che si sarebbero dovute intrufolare nel covo nemico per tentare di annientarli su due piedi…
Un tremendo istinto di correre in loro aiuto la invase ma fu costretta a sopprimerlo nel leggere le ultime righe: Ino aveva ragione, se fosse uscita dal villaggio l’avrebbero certamente vista così come se avesse tentato di penetrare in quella fortezza, facendo così insospettire il nemico tanto da impedire alle compagne di attaccarli.
E sì, di problemi ne aveva creati già abbastanza e non aveva intenzione di essere un peso per le kunoichi, anche se l’idea di dover fare da “spettatrice” non le piaceva per niente.
 
Strinse con convinzione quel foglietto, tanto che la carta si sgretolò tra le sue dita e con un pacato silenzio uscì di nuovo dal nascondiglio, fermandosi sull’entrata ad osservare la luna che si mostrava nella sua interezza: brillava quasi come se fosse serena e non poté che invidiarla immensamente per quella pace che la contornava.
Invece lei, di pace, ne aveva vista ben poca.
 
Avvertì una presenza poco distante da lei e d’istinto lanciò improvvisamente un kunai in quella direzione, mentre le sue pupille si inchiodavano a quella figura oscura dai capelli neri e lo sguardo di ghiaccio: era lui, aveva bloccato l’arma con un semplice gesto, afferrandola con la mano destra.
La lasciò cadere a terra e cominciò ad avvicinarsi lentamente verso quella kunoichi che aveva osato sfidarlo e, in qualche modo, gli stava facendo provare le più assurde e controverse emozioni: non lo tollerava, ma allo stesso tempo voleva capire…
 
Sakura restava immobile, impassibile, in attesa di una sua mossa: ancora una volta l’aveva seguita, ancora una volta era tornato per tormentarla e farla avvicinare ulteriormente alla sua solitudine oscura e alla sua stessa vita priva di significato…
Cosa voleva veramente?
 
- Hai deciso di perseguitarmi?!-
 
Chiese lei leggermente irritata, mascherando una particolare preoccupazione: quel ragazzo l’affascinava oltre ogni limite, anche se in quel momento le faceva desiderare con tutto il cuore di abbracciarlo ed ucciderlo allo stesso tempo.
Lui avanzava, gli occhi che avevano abbandonato quel colore rosso sangue e restavano semplicemente cupi, spenti, vuoti: la fissava intensamente, come se dopo tanto tempo avesse deciso di lasciar sgretolare quella sottile barriera che lo divideva dal mondo, lasciando che la sua mente decidesse di voler comprendere qualcosa a lui sconosciuto.
Dunque Orochimaru non gli aveva insegnato tutto quello che sapeva?
Non ne era certo, ma se quella ragazza poteva essere la chiave per quel potere immenso, lui voleva saperlo a qualsiasi costo.
 
- Mi sono stancato di questa caccia, voglio farla finita una volta per tutte.-
 
Forse sì, quella ragazza stava diventando un’ossessione per lui, un forte motivo di distrazione in ogni senso e questo non poteva che essere un ostacolo consistente per lui…
Un ostacolo che andava superato o, ancor meglio, abbattuto, perché soltanto così sarebbe riuscito a liberarsi definitivamente di tutto ciò che lo rendeva ridicolmente umano: voleva diventare invincibile, voleva poter fare ciò che più gli piaceva e non essere condizionato da niente e da nessuno, mentre quella kunoichi sembrava avere su di lui un effetto indesiderato.
 
- E sia.-
 
Un suono deciso e fermo, senza alcun ripensamento: estrasse i propri guanti neri dal borsello che teneva alla vita e se li infilò con gesti lenti ed evidenti, mentre il suo sguardo era fisso sul ragazzo: non sapeva nemmeno lei cosa stesse provando o, ancor peggio, cosa volesse realmente, ma ciò di cui era sicura era che non si sarebbe mai lasciata sopraffare tanto facilmente, non dopo tutto quello che era accaduto!
 
In un attimo quegli occhi ritornarono rossi d’odio e si scontrarono con la purezza di lei, mentre i loro colpi più potenti raggiungevano il bersaglio senza troppi ripensamenti: quella battaglia estenuante durò per parecchio tempo, forse addirittura un paio d’ore fin quando Sakura non fu sbattuta violentemente contro una parete, mentre il sangue le usciva dalla bocca e dal naso e numerose bruciature si mostravano sul suo corpo.
Respirava a fatica e quando sentì un presa forte afferrarla per il collo e tenerla bloccata contro il muro non riuscì più a reagire, tanto era esausta dai numerosi combattimenti susseguitisi senza gli intervalli adeguati: anche lui era ferito in varie parti, il braccio ancora fuori uso ed un liquido rossastro che usciva da uno dei suoi occhi, come fossero lacrime troppo amare per apparire bianche e limpide, macchiate dal peggiore dei rancori.
 
Ansimavano entrambi, esausti e al limite delle loro possibilità quando Sasuke estrasse con estrema fatica l’ultimo kunai rimastogli, alzandolo al cielo: la luce della luna lo illuminò come fosse l’oggetto del destino dei due, ovvero l’eterna battaglia.
Non voleva ucciderla, lo sapeva benissimo anche lui, e nel profondo del suo animo oscuro era consapevole di quanto avrebbe rimpianto quel gesto ma il suo orgoglio sembrava prevalere su ogni cosa: se Sakura fosse riuscita ad aprire i suoi occhi, a mostrargli la purezza della propria anima e la sincerità del proprio cuore, forse lui avrebbe avuto intenzioni diverse, forse il suo orgoglio maledetto sarebbe stato sedato.
Ma lei non riusciva a reagire, le palpebre appena socchiuse e l’animo lacerato dai sensi di colpa…
 

E’ la fine…

 
Pensò amaramente mentre il braccio del ragazzo scendeva rapido verso di lei, ma proprio mentre questo stava per colpirla mortalmente un braccio forte e sicuro bloccò quella discesa, impedendo che il kunai uccidesse la ragazza.
Entrambi si voltarono stupiti verso quella figura nera e avvolta dall’ombra, mentre Sasuke lasciò che uno stupore palese si mostrasse sul suo giovane viso nell’incrociare la freddezza e la profondità di quegli occhi rossi quanto i suoi.
 
- I-Itachi?!-
 
  

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Capitolo 19
*** Battaglia Finale: I Veri Sentimenti ***


Passi rapidi e precisi, silenziosi come la notte appena calata, invisibili nell’oscurità più cupa.
Il cunicolo che le conduceva all’interno del loro amato villaggio non lasciava spazio a più di due o tre persone affiancate, mentre l’umidità che si percepiva nell’aria tendeva a bagnare il cemento corroso dal tempo su cui correvano.
Erano numerose, ma nonostante questo non si sentiva una voce fuori posto, un bisbiglio poco più che percepibile o qualunque suono che permettesse ai nemici di venire a conoscenza della loro presenza: la missione era iniziata e tutte loro ne percepivano la tensione e l’importanza allo stesso tempo, nonostante fossero abituate a quel genere di cose, ad agire di nascosto nonostante le loro gesta fossero le più legittime in quel regime dittatoriale.
 
Shizune era in testa al gruppo e correva con sguardo deciso davanti a sé, per quanto dovesse trattenere il tremolio delle proprie mani: da lei sarebbe dipesa ogni cosa, sentiva gravare su di sé un peso immenso eppure era consapevole di essere l’unica in grado di gestire tutto ciò.
Aveva seguito la sua maestra per tutta la vita, quindi nessuna meglio di lei poteva affrontare un’emergenza simile, senza contare l’orgoglio di essere stata nominata capo di quell’operazione dalla più importante delle kunoichi.
 
Lanciò un’occhiata rapida alle proprie spalle e dalla parte sinistra incrociò immediatamente l’occhio vigile ed attento del ninja dai capelli argentati: ancora non riusciva ad essere tranquilla con un uomo, per di più fidato di Orochimaru, al suo seguito ma se era giunto sino lì per aiutarle ed aveva anche aiutato la sua maestra a fuggire, un motivo doveva esserci per cui cercò di sforzarsi il più possibile per non mostrarsi leggermente turbata, tornando a concentrarsi su ciò che avrebbe dovuto fare: aveva ripetuto il piano miliardi di volte nella propria mente ed esposto alle capogruppo, per essere sicura che nulla fosse andato storto, perché non potevano permettersi errori.
Lei si sarebbe occupata di Kabuto, il più fedele di Orochimaru e anch’egli esperto delle arti mediche come lei, di conseguenza poteva essere l’unica in grado di contrastarlo rispetto alle altre, anche se non era certamente l’unico pericolo concreto in quella fortezza.
 
Sentì alcuni passi farsi più rapidi ed una donna dagli occhi rossi ed i capelli scuri particolarmente voluminosi si fece avanti, affiancandola con l’intenzione di parlarle, almeno prima di entrare nella fortezza nemica.
 

- Shizune, le kunoichi più giovani sono pronte a battersi e non dovrebbero aver troppi problemi, anche se aver lasciato Hinata quasi completamente sola all’accampamento non mi tranquillizza molto…- 

La giovane allieva di Tsunade-sama cercò di non guardarla negli occhi, evitando di farsi trascinare in quella preoccupazione: sapeva anche lei quanto fosse pericoloso per la giovane Hyuga, ma era l’unica che avrebbe potuto controllare un territorio vasto con poche compagne, così da aver il maggior numero di forze possibili a sostegno della missione.
Ma soprattutto, Shizune cercava in ogni modo di evitare quello sguardo materno, quegli occhi colmi d’amore e apprensione di una donna che nella vita aveva amato tanto quanto sofferto, e questo non poteva che indurla a commuoversi in un momento inopportuno.
 

- Hinata è l’unica che possa stare di guardia quasi da sola, grazie al Byakugan, e tu sai che abbiamo bisogno di tutte le kunoichi possibili per prendere quel palazzo inespugnabile. Abbiamo solo un’opportunità, Kurenai, non possiamo lasciarcela sfuggire.-

 
La donna affianco a lei abbassò leggermente il capo, cercando di non mostrarsi troppo sensibile, o almeno non più del solito: aveva perso il proprio bambino quando ancora era in grembo, non appena era scoppiata quella guerra civile, proprio a causa del dolore della perdita dell’amato marito.
A causa di Orochimaru, quindi, e lei non poteva che desiderare con tutta se stessa che quella missione riuscisse, mettendo da parte quelle preoccupazioni che risultavano più materne che mai: da quando aveva sentito quella vita morire dentro di lei, Kurenai aveva giurato a se stessa che avrebbe protetto qualsiasi creatura indifesa e sottoposta alla malvagità del mondo, in primis quelle kunoichi più giovani che le erano state affidate come fosse la loro madre sin dalla tenera età.
 
Mentre rallentava leggermente la corsa, intenta a tornare sui propri passi, la donna venne fermata dalla voce appena percettibile di Shizune, la quale sembrava avere un tono leggermente preoccupato, diversamente da poco prima.

- Sakura è tornata?-

Le chiese, senza riuscire a guardarla in viso nemmeno quella volte, mentre Kurenai le rispondeva leggermente addolorata.

- No… Di lei non sappiamo nulla.-

 
Entrambe erano amareggiate e addolorate per quella consapevolezza: Kurenai perché si sentiva in dovere di proteggere quelle giovani, così come avrebbe fatto con il suo bambino, mentre Shizune sapeva quanto quella kunoichi irresponsabile fosse importante per la sua adorata maestra, considerato il prezioso legame che le univa…
Ma nonostante questo, sapeva che le kunoichi presenti in quella missione fossero più importanti ed essenziali e per questo avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rendere quella missione un successo, col numero minore possibile di vittime.
Alzò nuovamente il capo, sicura di sé, e non appena giunsero dinnanzi alla fine di quella galleria si fermarono improvvisamente: restarono in silenzio, a fissare quella porta di legno marcio che le divideva dai sotterranei dell’ex palazzo dell’Hokage e, quindi, anche dalla vittoria.
Fremevano, ma erano abituate a controllare le proprie emozioni, tanto che un leggero bisbiglio si percepiva nell’aria, appena udibile mentre le capogruppo più importanti si avvicinavano a quella che era la loro attuale coordinatrice di ogni mossa.

- Ci siamo! –

 
Disse una Anko piuttosto agguerrita e pronta a scontrarsi contro tutto e tutti: gli occhi viola brillavano di una luce intensa e decisa, quel tanto che bastava ad incutere timore in chiunque le fosse stata affianco mentre Kurenai restava seriosa a pochi passi più indietro.

- Ricordati del piano, Anko. Devi attenerti ad ogni dettaglio e non perdere tempo in combattimenti inutili, è essenziale che tu ti occupi dell’Uchiha…-

- Lo so, Shizune, mi hai già informata di tutto non è necessario che tu ti ripeta!-

 
Le disse con fare scocciato ma allo stesso tempo rispettoso: le riconosceva la carica, per quanto detestasse restare sottomessa, e non aspettava che il segnale per poter dare il via a quel massacro, mentre la mora non faceva che pensare al fatto che quegli inutili scontri si sarebbero potuti benissimo evitare, se una certa serpe non avesse deciso di divenire un dittatore sanguinario…
Si voltò lentamente verso le numerose kunoichi che restavano immobili dinnanzi a lei, pronte a compiere la loro ultima missione, pronte a fare qualsiasi cosa pur di riportare la pace e l’ordine in quel villaggio che non aveva visto al gioia per troppo tempo…

- E’ giunto il momento di entrare in azione, ma non spenderò una parola di più di quello che vi ho già riferito riguardo a questa missione, che sia di vitale importanza mi sembra scontato e nessuna di voi è qui per ascoltare un’inutile ramanzina. Per cui, ho soltanto una cosa da dirvi prima che quell’inferno cominci… Grazie.-

 
Una parola, un suono né dolce né aspro, un significato tanto profondo quanto incomprensibile: era tutto ciò che Shizune aveva da dire loro, tutto ciò che Tsunade avrebbe detto in quel momento, se fosse stata presente.
Perché loro stavano combattendo per qualcosa che andava oltre l’egoismo e le loro vite stesse, e tutto ciò che a loro andava riconosciuta era la gratitudine per quel gesto eroico.
 
Ci furono alcuni minuti di silenzio, imbarazzanti e commoventi allo stesso tempo: Ino strinse istintivamente la mano di Tenten mentre questa ricambiò il gesto con fare naturale, mentre tutte e due guardavano quella porta marcia con una certa intensità, perché sapevano che le avrebbe condotte dinnanzi alla più grande battaglia che avessero mai combattuto.
Anche il biondo a pochi passi da loro sembrava deciso a porre fine a quelle ingiustizie, anche se l’idea di ritrovarsi davanti ai suoi più cari amici lo metteva in dubbio: era certo dei propri ideali, ma metterli in pratica sarebbe stato un qualcosa di molto, molto diverso.
Avrebbe avuto il coraggio di ucciderli, se avessero continuato a supportare il regime di Orochimaru?
Non voleva porsela, questa terribile domanda. Sperava soltanto di riuscire a convincerli: lo faceva per loro, per Sai che a causa delle ferite non era potuto venire con lui, per il villaggio e sì, soprattutto per lei: Hinata… Colei che sembrava avergli ridato la vita soltanto con uno sguardo, un sorriso, un gesto dolce.
Colei che per prima non lo aveva considerato come un mostro, un animale, una macchina per uccidere, e questo lui non lo avrebbe mai dimenticato, mai.
 
Shizune diede il segnale ed Anko sfondò la porta senza esitazione, entrando per prima in quella fortezza con la foga più agguerrita, mentre dietro di lei alcune kunoichi esperte la seguivano e altrettanto faceva Kurenai, la quale prese strade diverse seguita dalle ninja più giovani, Tenten ed Ino comprese.
Altre coraggiose kunoichi si disperdevano nella fortezza, pronte a portare a termine quella missione e Naruto non esitò a fare altrettanto, seguendo la scia con la determinazione viva in quell’azzurro cielo mentre una calma spaventosa continuava a regnare all’interno del palazzo, tanto erano silenziose le ninja ribelli.
 
Kakashi stava per unirsi a quell’orda di kunoichi quando una stretta tanto flebile quanto sicura gli afferrò il polso, inducendolo a fermarsi e a voltarsi: una Shizune determinata ma con sguardo di supplica lo stava fissando con intensità, come se cercasse di trasmettere a quel cuore di pietra tutte le sue emozioni, mentre lui nonostante tutto non poteva che avere un'unica immagine impressa nella mente, e lei lo sapeva bene…

-
Kakashi, devo chiederti di attenerti alla tua missione e non compiere nessun atto che possa nuocere in qualche modo al piano prestabilito. Ciò che conta è la riuscita della missione, ed è ciò che più sta a cuore anche a lei…- 

Sapevano entrambi di chi stesse parlando, che quelle raccomandazioni fossero dettate dal sospetto da parte di Shizune che l’uomo avrebbe cercato, in qualsiasi modo, di impedire a quell’affascinante e coraggiosa donna di compiere un atto di totale sottomissione a quella serpe, per quanto essenziale fosse…
Ma lei no, non credeva davvero in ciò che stava dicendo, non lo pensava per niente: per quanto fosse consapevole dell’importanza della missione personale della sua maestra, Shizune non poteva che desiderare che quel ninja commettesse l’imprudenza di andare a salvarla, di sottrarla dalle grinfie di Orochimaru alla quale lei stessa aveva deciso di sottomettersi…

- Certamente, Shizune.-

 
Erano entrambi di una falsa serietà: perché lo sapevano bene, che nonostante tutto e tutti, entrambi non avevano in realtà alcuna intenzione di rispettare quella “piccola clausola” della missione, i loro erano entrambi dei ruoli formali.
 
******
 
Fece un balzo indietro, allontanandosi tuttavia di pochi metri, fissando con assoluta incomprensione la figura coperta di un manto nero che gli si era presentata davanti: non capiva il motivo di quel gesto, ma soprattutto non riusciva a spiegarsi l’intromissione proprio del fratello maggiore, di colui che non si era mai permesso di intromettersi nelle sue faccende personali, men che meno in una vendetta, nonostante tenesse molto a lui.
 
Anche lui lo osservava con una certa serietà, come se in quel preciso istante avesse deciso di sconvolgergli la vita e mostrargli ciò che realmente era e sarebbe dovuto essere, mentre due occhi limpidi e verdi guardavano quella scena con fare stupito e sconvolto: si era rassegnata a morire, ad abbandonare la vita e con lei tutte le sue speranze per mano di quell’affascinante e tenebroso ragazzo che non sembrava essere in grado di liberarsi dell’oscurità del proprio cuore.
Restava lì, appoggiata a quella parete sconnessa, cercando di curarsi nel migliore dei modi le ferite che le laceravano il corpo, anche se non aveva alcuna intenzione di andarsene, nonostante tutto.

- Che diavolo fai?!-

 
Sbraitò il minore, mantenendo tuttavia un tono di voce serioso e non apparentemente irritato, mentre le sue iridi di un nero opaco e rovinato fissavano la figura snella e cupa del maggiore degli Uchiha sotto lo sguardo stupito di Sakura.

- Perché non l’hai uccisa, Sasuke?-

 
Fu la risposta del fratello, una domanda secca e diretta, che non ammetteva alcun tipo di ambiguità: la rosa si sentì gelare nelle vene, chiamata in causa per chissà quale motivo e da un perfetto sconosciuto che lei aveva appena intravisto, mentre il ragazzo che tanto tormentava i suoi pensieri sembrava essere più stupito di lei di quella domanda, tanto banale quanto ricolma di interrogativi insaziabili.
Già, perché non l’aveva ancora uccisa?

- Stavo per farlo, quando sei intervenuto tu…-

 
Disse a denti stretti, come non sopportasse che il suo intoccabile orgoglio stesse per essere ferito, soprattutto se si trattava del fratello che lui desiderava tanto superare: sapeva che l’unico modo per farlo era arrivare a quel potere, a quella forza particolare che gli avrebbe donato chissà quali potenzialità!
Ma per raggiungere quel traguardo doveva liberarsi di quella ragazza che lo tormentava di continuo, involontariamente, anche se il suo animo sembrava implorargli altro, quasi vanamente…

- La verità è che tu non la vuoi uccidere, fratello.-

- Non è vero! –

 
Rispose istintivamente, alzando la voce: non era da lui rispondere in quel modo così impulsivo, specie con suo fratello maggiore, eppure dinnanzi a quell’affermazione, a quell’accusa che gli bruciava in petto come la più bollente delle braci non era stato in grado di trattenersi, nonostante i tanti allenamenti ed una vita passata nel silenzio più solitario e deleterio.
Perché aveva reagito così? Perché non si era trattenuto?
Persino Sakura era rimasta colpita da quella sua reazione anomala nonostante lo conoscesse appena, eppure anche lei aveva percepito quel cambiamento: qualcosa in lei sembrò rinascere, quasi una speranza nuova, come se in fondo potesse ancora illudersi che quel ragazzo, in fondo, non fosse soltanto orgoglio ed oscurità…
Saperlo, per lei, sarebbe stata già una grande vittoria.

- Guardati, Sasuke. Hai avuto molteplici possibilità di eliminarla, io lo so bene, eppure non lo hai mai fatto. Non che ti siano mancate le potenzialità, né tantomeno le occasioni.-

 
Itachi sapeva benissimo dove volesse arrivare, dove volesse condurlo, e più il minore si arrabbiava, lasciava che una rabbia dettata da chissà cosa lo invadesse tanto da aizzarlo contro il suo stesso fratello: e questa non poteva che essere la conferma, per il maggiore degli Uchiha.

- Taci! Tu non sai nulla.-

- Ne sei sicuro, Sasuke? Non ho bisogno dello Sharingan per vedere le tue azioni ed i tuoi comportamenti, so bene dove questi ti avrebbero condotto ed è per questo che sono intervenuto…-

 
Fece un piccolo respiro ma questa volta Sasuke non riuscì a trattenere la rabbia e lasciò che il suo braccio sano si contornasse di una scarica bluastra, evidente utilizzo del chidori, e si diresse rapidissimo verso il fratello, infuriato come mai: troppe emozioni lo stavano invadendo, troppe sensazioni contrastanti ed inconcepibili per lui lo percuotevano, lasciandolo stordito ed incredulo…
Era come se tutto ciò in cui aveva creduto sino a quel momento stesse inevitabilmente crollando, e lui questo non riusciva ad accettarlo.
 
Itachi non si mosse, si limitò a schivare con estrema facilità quell’affondo che non era andato a buon fine e con un presa salda e stretta gli bloccò il braccio con la propria mano, mentre un Sasuke ferito dalla lotta precedente e più lento del normale a causa della stanchezza continuava a guardare dritto davanti a sé, ad occhi sgranati, fissando la gracile figura della ragazza che sembrava essere più sconvolta di lui.

- Ci hai traditi… Tu vuoi salvare le kunoichi! -

 
Disse il ragazzo, fuori di sé dalla rabbia: non era odio verso il fratello quanto più verso quella situazione e se stesso, perché sapeva quanto male potesse fare la verità e quanto difficile sarebbe stato accettarla nella sua interezza, lui non aveva la forza di fare questo ed opporsi al volere dell’oscurità.
Si ribellò, cercando di ferire il fratello ma questo lo colpì con un gesto forte ma preciso allo stomaco, facendolo piegare in due per il dolore ma fermò la sua caduta in avanti afferrandolo per il collo e sussurrandogli all’orecchio: no, lui non si sarebbe arreso all’oscurità di suo fratello, lo avrebbe salvato a qualsiasi costo impedendogli di cadere nel baratro in cui lui stesso era affogato.

- No, io voglio salvare soltanto te, Sasuke… Ma da te stesso.-

 
Sgranò gli occhi, stupito e sconvolto, senza capire il vero significato di quelle parole e quando l’iride cominciava ad assumere una colorazione rossastra, il fratello lo scaraventò a molti metri di distanza, facendolo atterrare bruscamente sul terreno polveroso, sotto gli occhi pietrificati della kunoichi che non sembrava nemmeno avere la forza per allontanarsi da quello scontro tanto ambiguo quanto imprudente.
 
******
 
Accidenti! Che diavolo sta succedendo?!
 
Si agitò improvvisamente sul letto, svegliato bruscamente da alcuni rumori assolutamente insoliti che provenivano dal piano inferiore: tese le orecchie ed ascoltò con estrema attenzione, mentre malediceva chiunque stesse facendo quella confusione e non lo lasciasse al suo amato riposo.
Kunai. Spade. Lame che si toccavano e grida soffocata da chissà quali abilità ed astuzie.
 
Dannazione, le kunoichi ci attaccano!

 
Arrivò a quell’esatta conclusione in pochi attimi grazie al suo intelletto altamente sviluppato e si alzò dal letto con più rapidità del solito, cercando di vestirsi il più velocemente possibile mentre il suo viso si tirava sempre di più per la situazione alquanto complicata: non che non avesse mai supposto una ribellione di quelle ninja, gli sembrava troppo strano che si sarebbero arrese così facilmente dopo aver combattuto per anni eppure la sua pigrizia lo aveva sempre indotto ad ignorare quell’ipotesi.
E in quel momento se ne pentiva, molto anche!
 
Si allacciò il borsello alla vita ed uscì dalla stanza con una certa rapidità, tenendo un kunai alzato e pronto a difendersi da qualsiasi attacco ma ciò che lo invase fu soltanto il silenzio più angosciante: non si sentiva alcun rumore provenire da quel piano, quindi o le kunoichi non v’erano ancora arrivate oppure si stavano preparando a coglierli di sorpresa, come il resto del palazzo.
Avanzò per parecchi metri, superando corridoi avvolti nel buio della notte fin quando non decise di scendere le scale, lentamente, gli occhi vigili e le orecchie ben tese, mentre la sua coda d’ananas fatta all’ultimo minuto si muoveva leggermente, come avvertisse un pericolo imminente.
 
Ci hanno attaccati di nascosto, anche se non capisco come abbiano fatto ad entrare!
Vorranno sicuramente liberare il loro capo, ma con lei c’è Orochimaru quindi non mi devo preoccupare troppo a riguardo…
Poi cercheranno di farci fuori in numero maggiore, anche se sinceramente non hanno mai puntato all’omicidio, ma questo potrebbe essere un caso particolare per cui dovrei andare da Kiba e gli altri, magari per dargli una mano ma sono due piani sotto il mio e non mi sembra il caso di rischiare tanto…
E poi sì, certamente cercheranno delle informazioni, magari gli stessi codici che gli abbiamo sottratto e sono contenuti nella biblioteca, che è giusto su questo piano.

 
Ragionò il più rapidamente possibile e avanzò ancora, sentendo rumori di lotta ancora lontani dalla sua posizione e questo gli permise di avanzare ancora tra i corridoi sino a raggiungere la biblioteca: si accostò alla porta, lentamente, e percepì qualche debole suono, quindi non dovevano essere in molte dentro e forse lui sarebbe riuscito a neutralizzarle, con al sua tecnica dell’ombra.
 
Fece un respiro e, dopo aver contato fino a tre un numero consistente di volte, si fece coraggio e attivando il cervellino nonostante l’ora tarda entrò improvvisamente dalla porta: una serie di occhi agguerriti lo fissarono contemporaneamente e lui non fece in tempo a rendersi conto di quante kunoichi ci fossero in realtà l’ dentro che un calcio ponderoso lo colpì alle spalle e lui riuscì a stento a restare in piedi, mettendosi immediatamente in guardia.
 
Accidenti, sono più che quelle che pensavo!
Sono davvero rapide e silenziose, che seccatura…
 

Lanciò un paio di kunai in modo tale da allontanare alcune di loro e compose i sigilli, riuscendo attivare la sua tecnica e aggredendo altrettante ninja con ombre che abbandonavano il terreno, dirigendosi aggressivamente verso di loro ma nonostante la sua rapidità, Shikamaru non riuscì a tenere testa a tutte quante anche con l’uso delle ombre e venne colpito alla nuca da un colpo secco, tanto che fu costretto ad interrompere il suo attacco e venne scaraventato molti metri più avanti, andando a sbattere contro un’immensa libreria.
 
Scosse la testa nel tentativo di riprendersi mentre alcuni libri ancora gli cadevano addosso e si portò istintivamente una mano alla nuca, constatando che stesse leggermente sanguinando…
 
Questo non va per niente bene…
 
Si disse, leggermente preoccupato per la sua situazione e mentre cercava di trovare rapidamente una soluzione, alcune ninja lo stavano nuovamente per aggredire: era solo, e loro erano troppe, senza considerare che non avrebbe fatto in tempo ad utilizzare la propria tecnica su tutte quante.
Strinse i denti, attendendo il colpo, quando sentì soltanto un frusciare di vento particolarmente potente e non avvertendo alcuna lesione su di sé riaprì gli occhi, osservando ad occhi sgranati per lo stupore la figura snella dai quattro codini dorati che si era parata davanti a lui.
 
Restò leggermente stupito di quell’arrivo, ma dopotutto lei era dalla sua parte quindi era normale che lo volesse aiutare, anche se farsi salvare da una donna era per lui motivo di sdegnosa riconoscenza nei suoi confronti…
La bionda, al contrario, era sicura di sé e si rivolse alle kunoichi presenti con tono autoritario, mentre queste si rialzavano dopo il colpo delle Lame di Vento dell’ambasciatrice della sabbia.

- A lui ci penso io, per cui non provate a toccarlo di nuovo! Potete andare.-

 
Shikamaru restò letteralmente sconvolto da quelle parole e soprattutto dal fatto che quelle kunoichi eseguirono gli ordini della bionda di Suna senza esitazione, come se lei fosse stata parte integrante di quel piano sin dall’inizio: era basito da quell’evento ma soprattutto si sentiva uno stupido ingenuo, un perfetto idiota per essere cascato in un trabocchetto così banale…
Avrebbe dovuto aspettarselo, da una donna, dopotutto… E come se non bastasse probabilmente gli sarebbe toccato battersi contro di lei, e questo non gli piaceva per niente anche se non sapeva spiegarsi precisamente perché.
Fece una smorfia, pronto a rialzarsi e fare ciò per cui era stato addestrato quando la voce sicura quanto calma di lei lo fermò, mentre continuava a voltargli le spalle.

- Non l’ho fatto per riconoscenza, Shikamaru… Anche se non credo che tu possa capire.-

 
Infatti era così, lui non capiva cosa lei intendesse dirgli: era certo che non gli mentisse perché, fino a quel momento, aveva finto di essere una persona diversa ma mai gli aveva detto una menzogna, piuttosto una mezza verità.
Ma quelle parole lo avevano colpito, in un certo senso, avevano toccato ciò che di più profondo c’era in lui come se il suo cuore, al contrario della mente, avesse compreso ogni cosa…
E lei restava così, impassibile, odiando se stessa nella consapevolezza che lui non si sarebbe più fidato di lei, che se anche lo aveva salvato lo avrebbe perso per sempre e questo sì, le dispiaceva, anche se non lo avrebbe mai realmente ammesso…
 
Ma, come ogni volta, lei non si sarebbe arresa a quella consapevolezza e li parlò di nuovo con voce ferma, mentre lui restava a fissarla, incantato ed attonito.

- Tuttavia, credo che tu sia abbastanza intelligente per capire la situazione. Io no, non sono dalla parte di quella serpe né mai lo sarò. Ma se c’è una cosa che ho capito stando qua dentro è che tu, Shikamaru, non sei affatto come loro.-

 
Il suo cervello stava andando in palla, e sì che quelle parole erano così semplici… Ma dannatamente complicate, per quella situazione, e quella non era certamente una partita a scacchi…
Perché sì, era intelligente per capire quella situazione e la posizione di quella ragazza che gli faceva sempre più un effetto strano, ma non lo era abbastanza per capire che…
Che quella era una dichiarazione, in qualsiasi modo la si volesse interpretare, e Temari aveva immaginato quel momento dal primo istante in cui lo aveva visto.
Perché sì, le piangeva il cuore a parlare in quel modo, a rendersi conto che lo avrebbe perso per sempre e nessun altro ragazzo al mondo sarebbe mai stato degno di stare in sua compagnia quanto lui… E sì, anche il suo cuore ghiacciato poteva piangere.
 
Si voltò di scatto, il ventaglio in una mano e l’altra tesa verso di lui, mentre i loro occhi sconvolti e disorientati si perdevano gli uni negli altri come se quello fosse un momento che andava oltre qualsiasi situazione o pensiero razionale: i loro cuori era ardenti, emozioni infinite gli sconvolgevano l’animo eppure all’apparenza entrambi erano freddi ed impassibili, affogati nella consapevolezza dei loro doveri e delle loro posizioni…

- O sei con me, Nara, o contro di me…-

 
 
NOTE AUTRICE:
Scusate il ritardo, è la seconda volta ma purtroppo credo che d’ora in poi aggiornerò ogni 6 giorni e non 5: la scuola è impegnativa, credo ve ne rendiate tutti conto, per cui non posso che chiedervi scusa in anticipo =(
E un grazie infinito per tutte queste recensioni, davvero mi lasciano senza fiato e assolutamente felice di continuare questa storia ^.^
Vi comunico che, purtroppo, come avrete notato siamo alla battaglia finale e non manca molto…
Grazie di tutto, di cuore <3
Bye 

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Capitolo 20
*** Battaglia Finale: Nel cuore dello scontro ***


La luna era alta nel cielo, sovrastava le grandi terre Ninja ed in particolare illuminava quel villaggio nel quale stava avvenendo la più terribile delle sommosse, provocando sibili di spade e dolori per vite spezzate ingiustamente.
Il palazzo al centro di Konoha cominciava a mostrare il suo stato di caos e subbuglio, nel quale ognuno sembrava pensare soltanto a se stesso pur di salvarsi: i piani inferiori erano ormai stati occupati dalle insorgenti mentre in quelli intermedi molte battaglie si stavano combattendo.
Soltanto gli ultimi due piani sembravano essere ancora avvolti dal silenzio e dalla pace: un silenzio che sarebbe durato ancora poco, considerando la rapidità con cui le kunoichi riuscivano ad impossessarsi del territorio: l’attacco a sorpresa era certamente stato un vantaggio non da poco, per quanto combattessero nel campo nemico.
 
Un cagnolone dal pelo bianco e ritto restava in posizione difensiva, mostrando i denti e ringhiando a più non posso nella speranza di intimorire quelle coraggiose guerriere che avevano attaccato una delle sale più grandi del terzo piano, nel quale lui restava di guardia assieme al suo padroncino.
Proprio affianco a lui, un giovane ninja dai capelli nocciola e alcuni segni rossi sulle gote cercava di difendersi dagli attacchi nemici, digrignando i denti ed imprecando per quella situazione assolutamente inconcepibile: come avevano potuto farsi cogliere tanto di sorpresa?
 

- Accidenti, ma queste da dove diavolo sono sbucate?!- 

Urlò infastidito e schivò appena in tempo un paio di kunai che gli erano stati lanciati contro: si gettò di lato, evitando di venir ferito ma si ritrovò un’altra kunoichi pronta ad aggredirlo, così che lui fu costretto a fare ricorso a tutta la sua rapidità animale per poter contrattaccare con una serie di colpi, mentre il suo fidato Akamaru cercava di difenderlo nel migliore dei modi.
 

- E’ meglio che la smetti di lamentarti e cominci a combattere seriamente, Kiba, o ci faranno fuori!- 

Disse un suo evidente compagno completamente vestito di verde, il quale lottava con foga e determinazione con alcuni colpi di arti marziali precisi e talvolta particolarmente potenti a pochi metri da lui: i sopracciglioni ben evidenti e gli occhi nerissimi concentrati su quanto dovesse fare.
 

- Uffa, ma possibile che quell’antipatico di Sasuke non ci sia mai quando serve?!- 

Si lamentò ancora il ragazzo prima di assestare un pugno particolarmente forte all’addome di una kunoichi, la quale cadde rovinosamente a terra e lui ne approfittò immediatamente per cercare di attaccarla una seconda volta e metterla fuori gioco almeno momentaneamente.
 

- Attacco Perforante!- 

Gridò con foga e si avventò contro la ragazza ancora stesa a terra ed incapace di muoversi con tutte le intenzioni di fermare la sua avanzata nel palazzo quando il suo udito impeccabile avvertì un movimento rapido verso di lui.
 

- Rasengan! – 

L’Inuzuka rimase stupito nel sentire quel grido, soprattutto dopo averne riconosciuto il proprietario ma non fece in tempo a ritirare le proprie zanne che il suo attacco si scontrò contro una sfera azzurra creata dalla concentrazione di chakra nella mano sinistra di un ragazzo di fronte a lui, il quale si era intromesso impedendo alla kunoichi di essere colpita.
L’urto creato dai due colpi sbilanciò all’indietro il difensore mentre il ragazzo dai capelli nocciola venne scaraventato lontano di qualche metro ma fortunatamente non sbatté a terra grazie all’intervento del suo grosso cane, il quale gli aveva fatto da protezione con il proprio manto morbido e lindo.
Immediatamente si rialzò, dopo aver ringraziato il fedele amico, e rimase molto stupito nel vedere il compagno dai capelli biondi restare immobile dinnanzi a quella kunoichi con tutte le intenzioni di difenderla, schierato quindi contro di lui…
 

- Naruto, che diavolo stai facendo?!- 

Gli chiese adirato e senza capire: lo aveva sempre ritenuto un individuo un po’ particolare, ma mai si sarebbe aspettato che fosse un traditore e questo lo portò a digrignare i denti, mentre Akamaru al suo fianco ringhiava sonoramente.
Il biondo, al contrario, cercava di mantenere una certa tranquillità ed impassibilità: non aveva alcuna intenzione di fargli del male, né tantomeno di ucciderlo in quanto sostenitore di Orochimaru, perché sapeva che la sua scelta come quella dei compagni non fosse stata assolutamente volontaria ma piuttosto un’imposizione fin dalla nascita…
E lui voleva aprirgli gli occhi, fargli capire che a sbagliare non erano affatto le kunoichi ma che anzi loro si stavano battendo per la libertà di tutti loro, nessuno escluso.
 

- Kiba, loro non sono nostre nemiche come ci hanno voluto far credere, vogliono soltanto aiutarci!-

-
Certo, come no! Assaltare il palazzo e ammazzarci è un modo molto democratico per aiutarci!!- 

Ribatté l’altro con aggressività mentre una certa rabbia gli saliva nelle vene: lo riteneva un pazzo che non era nemmeno più in grado di distinguere il vero dal falso, anche se in realtà non poteva sapere di essere lui stesso in errore…
E questo Naruto lo sapeva, perciò avrebbe tentato in ogni modo di farlo ragionare.
 

- Ascoltami! Orochimaru ci ha sempre insegnato soltanto delle cose sbagliate, che interessavano soltanto a lui, come uccidere e fare del male, invece le kunoichi vogliono soltanto la libertà! Impedirci di essere ancora sottomessi e comandati da quella serpe!-

- Ti hanno fatto il lavaggio del cervello?!-

 
Questa volta non riuscì a trattenersi e gli balzò addosso assieme al cane, più agguerrito che mai: non riusciva a concepire l’idea di essersi illuso per tutta la vita che quella fosse la strada giusta, per lui e per i suoi compagni, e per questo non sarebbe riuscito ad accettare quelle parole così facilmente.
Ma il suo compagno lo sapeva bene, comprendeva le difficoltà di quel discorso e soprattutto che quel ragazzo impulsivo non fosse in realtà che l’ennesima marionetta nelle mani di quella serpe: e lui l’avrebbe liberato, perché non c’era peggiore ingiustizia che l’essere privati della libertà di poter ragionare con la propria mente.
 
 - Kiba, dico la verità! Ascoltami!-
- Akamaru, Zanne Perforanti!-
 
Ma il giovane ninja non ascoltò l’amico e si diresse rapido verso di lui assieme al suo fido compagno, tanto che entrambi mostrarono gli artigli e presero a roteare su se stessi creando così due pericolosi turbini, diretti entrambi contro Naruto, il quale cercò di non lasciarsi stupire da quella tecnica: comprese immediatamente la sua pericolosa efficacia, così tentò di evitarla ma ci riuscì solo in parte, tanto che ricadde a terra con un braccio sanguinante.
Sopportò il dolore con coraggio e si rialzò reggendosi il braccio, mentre Kiba ed Akamaru avanzavano abbastanza rapidamente verso di lui, ancora agguerriti e soprattutto confusi dal comportamento del biondo, mentre questo era ancora intenzionato a farli ragionare.
 

- Devi ascoltarmi… Non ti sto mentendo, il fatto è che ci è stata occultata la verità per troppo tempo!-

- Ti sei lasciato corrompere, sei solo un traditore!-

- No Kiba! Le kunoichi non sono delle assassine come ci hanno fatto credere! Io ne ho conosciute e ti posso assicurare che vogliono soltanto il bene del nostro villaggio…-

- Non ti credo!!! Menti!!-

 
Disse con rabbia, ma quando stava per colpire nuovamente il biondo, sia il ragazzo che il suo fedele cagnolone caddero improvvisamente a terra, privi di sensi: dietro di loro, il ninja dalla tuta verde ed il coraggio di un leone aveva ancora la mano rigida per il colpo che aveva dato ai due compagni: il volto di Naruto si illuminò di un sorriso sincero nel constatare che finalmente fosse riuscito a fare qualcosa, per i suoi compagni, dato che qualcuno aveva creduto alle sue parole.
Rock Lee lo osservava con determinazione, per quanto si potesse leggere un certo dispiacere nel suo sguardo per aver colpito quasi a tradimento un suo caro amico.
 

- L’ho fatto perché ti credo, Naruto, so che non ci mentiresti mai e per quanto tu sia stupido, so che in queste cose sei una persona vera e sincera… Per cui stai pure tranquillo, a Kiba vedrò di spiegare io ogni cosa, anche se sarà dura considerata la sua cocciutaggine!- 

Disse sorridendo ed alzando il pollice verso l’amico in segno di comprensione: Naruto fu davvero felice di vedere il compagno dalla sua parte e che si fidava di lui, credeva nelle sue parole e soprattutto nelle sue buone intenzioni e questo non poteva che dargli una grande soddisfazione e felicità.
 

- Grazie, Lee.- 

Il verde gli strinse un occhio e si apprestò a trascinare il corpo svenuto di Kiba e del suo cane lontano da quella battaglia, mentre il biondo assumeva un’espressione leggermente più turbata rispetto a prima e si dirigeva nei piani superiori alla ricerca di qualcosa, o meglio qualcuno: un suo compagno che, a parer suo, non avrebbe compreso così facilmente la situazione e lui sperava soltanto di arrivare in tempo…
 
******
 

- Io… Io non capisco… Non ci riesco.- 

Si era rialzato a fatica mentre le numerose ferite che gli laceravano il corpo continuavano a provocargli delle fitte atroci, ma nonostante questo aveva tutte le intenzioni di comprendere il comportamento del fratello: perché era intervenuto in quel modo? Ma soprattutto, perché diceva di volerlo salvare da se stesso?
Non riusciva a comprendere quel profondo significato, vi leggeva soltanto un tradimento per quanto gli risultasse insensato da parte del fratello che tanto segretamente ammirava: aveva sempre servito Orochimaru senza alcun ripensamento, o almeno questo era ciò che il minore pensava, e trovarsi davanti ad un Itachi che sembrava comportarsi in modo del tutto irrazionale lo disorientava, perché era sempre stato lui il suo punto di riferimento.
 

- Devi imparare a ragionare con la tua mente, Sasuke, non puoi essere un semplice burattino nelle mani di Orochimaru, lui ti sta usando.- 

Sasuke strinse i denti: sì, sapeva di essere comandato da quell’uomo perché qualsiasi cosa gli dicesse lui eseguiva senza esitazioni, senza ripensamenti, senza nemmeno ragionare su cosa fosse giusto o sbagliato.
Perché suo fratello si era sempre comportato in quel modo, e lui non aveva fatto altro che imitarlo, credendo che fosse tutto ciò di cui avesse bisogno…
Mentre in quel momento, sentirgli pronunciare tali parole lo faceva terribilmente alterare, innervosire, intimidire forse.
 

- Anche tu hai sempre ubbidito ai suoi ordini! Perché ora dovrei pensare che sia sbagliato?!- 

Gli disse: la sua rabbia non era solo dettata dall’incomprensione dell’improvviso cambiamento del fratello, quanto più da un certo nervosismo e forse senso di colpa che stava lentamente prendendo possesso del suo animo inquieto: qualcosa che non riusciva a spiegarsi, eppure quando il suo sguardo cadeva inevitabilmente sul viso dolce e spaventato della kunoichi dai capelli rosa che tentava di curare le sue innumerevoli ferite, quella sensazione sembrava incontenibile…
Itachi sospirò leggermente, mantenendo un tono cupo e pacato.
 

- Io sono stato costretto a farlo, Sasuke. Tu puoi ancora cambiare.- 

Gli disse con freddezza ma anche in questo caso il fratello non comprese le sue parole, reagendo con grida più disperate che irritate.
 

- Da chi sei stato costretto?! Sei uno dei ninja più forti, persino Orochimaru ti teme, perché non ti sei ribellato?!-

- Non è stato né Orochimaru né nessuno altro ad avermi costretto a diventare un mostro, a vivere nell’oscurità…-

- E chi è stato allora, dannazione?!-

- Io stesso, fratello.-

 
Il giovane Uchiha sgranò gli occhi opachi che avevano ormai abbandonato la possibilità di utilizzare lo Sharingan: guardava con estremo stupore il fratello, capendo sempre meno ciò che gli stesse dicendo.
Com’era possibile che si fosse costretto autonomamente a restare succube di un dittatore?
Non riusciva a capirlo e questo Itachi lo comprese benissimo, se lo aspettava, tanto che cominciò a spiegargli come stessero le cose: si sarebbe diffamato da solo, eppure ciò che gli importava non era altro che la salvezza dell’amato fratellino.
 

- O meglio, è stato il mio rancore, il mio odio per il mondo stesso a costringermi ad essere un mostro, ad essere succube di un essere più malvagio di me e a non riuscire ad uscire da questo baratro d’oscurità in cui sono caduto a causa del troppo sangue che ho versato e che ancora verserò…- 

Sasuke si lasciò cadere a terra, quasi in ginocchio sotto il peso del suo corpo, mentre le gambe non lo reggevano più ed il suo cuore aveva preso a dolergli in un modo incontrollabile: si sentiva così simile al fratello, aveva cercato di assomigliargli nei più svariati modi e questo lo stava portando a distruggersi, lui lo sapeva, così come Itachi.
 

- … E lo stesso odio che mi ha avvelenato e che continuerà ad uccidermi dentro è il medesimo che ha spinto te a chiuderti in te stesso, ad attaccare il tuo stesso fratello e a voler uccidere una ragazza che nemmeno conosci e che, in tutto questo tempo, ha solo cercato di aiutarti…- 

Il cuore di Sakura sussultò leggermente mentre sentiva quello sguardo freddo quanto sconvolto posarsi sopra di lei e, in un modo alquanto masochistico ed incomprensibile, ne fu quasi felice, come se sperasse che finalmente lui si accorgesse dei suoi gesti e delle sue intenzioni, che andavano ben al di là dell’odio di guerra: quel ragazzo l’aveva impietosita ed attratta tanto da farglielo desiderare più di ogni altra cosa al mondo, e questa consapevolezza la stava letteralmente dilaniando, mentre anche lui tentava invano di domare il proprio animo in subbuglio.
 

- … Ma tu puoi ancora cambiare, fratello, sei ancora in tempo per evitare che l’oscurità e l’odio ti costringano alla mia misera vita: tu puoi ancora sperare in un futuro migliore, Sasuke, ma sarai soltanto tu a deciderlo.- 

Abbassò leggermente il capo, cercando di riflettere, di pensare a qualcosa di razionale che potesse aiutarlo a risolvere quella situazione ma non ci riusciva, qualsiasi tentativo facesse: le sue emozioni erano ben più forti della sua mente e continuavano a ferirlo dentro, a fargli provare quel senso di vuoto che si sente quando ogni cosa sembra caderti addosso…
E per lui era stato così, tutto ciò in cui aveva creduto era svanito: stava diventando un mostro e, per quanto quella situazione l’avesse accettata da parecchio tempo, in quel momento gli sembrava la peggior cosa che potesse capitargli e questo lo abbatté notevolmente…
 
Ma nonostante questo, aveva compreso che potesse ancora cambiare: suo fratello gli aveva teso la mano per aiutarlo a rialzarsi, a riprendere a vivere, a sperare ancora in un futuro!
Eppure tutte queste parole lo spaventavano, avevano un significato troppo forte per un animo che mai aveva creduto realmente in qualcosa e non si fidò ancora ciecamente di quelle parole, o meglio ne desiderava una conferma più… Pratica.
 
La sua attenzione cadde nuovamente su Sakura, quella kunoichi che sì, aveva fatto di tutto per aiutarlo e lui non l’aveva nemmeno considerata per via del suo terribile orgoglio, e in quel momento si rese conto di quanto fosse stato stupido e cieco sino a quel momento…
Tuttavia, il suo animo leggermente oscurato non si sarebbe arreso alle parole di un fratello troppo premuroso e generoso, oltre che involontariamente amato, e per questo il ragazzo pose l’ultima domanda, quella che avrebbe influenzato le sue scelte future e che, in un certo senso, riguardava anche quella ribelle…
 

- Se ciò che dici è vero… Se ho davvero sbagliato e quella kunoichi non è un’assassina come ci hanno voluto far credere, dammene una prova.- 

Sakura non comprese quelle parole e si fece particolarmente seria, fin quando non vide il maggiore degli Uchiha prepararsi per un attacco e questo la insospettì immediatamente, tanto che si mise in posizione di guardia ma dopo pochi attimi i suoi timori si fecero concreti: Itachi aveva fatto uno scatto aggressivo ma non in sua direzione, ma verso il fratello minore ancora inginocchiato a terra.
Avrebbe dovuto sentirsi sollevata, nel constatare che non la volesse attaccare, invece il suo cuore aveva cominciato a battere all’impazzata, come se la stesse pregando di intervenire ed impedire che quel ragazzo, quel nemico che finalmente sembrava essere riuscito a comprendere la vera essenza della vita, venisse ucciso da un fratello troppo giusto per non sembrare ambiguo.
 
E così fu: le sue gambe si mossero istintivamente, costringendola a scattare in avanti con una velocità che nemmeno lei riusciva a rendersene conto, soprattutto nelle sue condizioni fisiche, ma nonostante questo continuò a correre mentre il suo volto teso era caratterizzato dalla più sincera preoccupazione di perdere una persona che, a modo suo, le stava a cuore in modo particolare…
 
Sasuke chiuse istintivamente gli occhi, ancora incapace di comprendere cosa stesse accadendo realmente quando un paio di gocce fredde caddero sul suo viso e lui fu costretto a riaprirli: erano tre, piccole innocenti gocce di sangue posate sulla sua pelle pallida.
Si toccò il petto e no, non era ferito né lacerato, quindi quel liquido non era il suo.
Alzò lo sguardo e con suo estremo stupore vide che quella kunoichi, quella ribelle, quella nemica, si era intromessa ed era stata ferita ad un fianco al suo posto.
Si era sacrificata, in un certo senso: per salvare lui.
Lui che voleva eliminarla,
lui che l’aveva disprezzata,
e lui non che non riusciva a sedare quelle emozioni tanto forti nei suoi confronti.
 
Itachi estrasse il kunai dal fianco della ragazza con un gesto rapido e lei cadde, priva di sensi, a causa dei troppi sforzi fatti nonostante le gravi ferite: ma no, non se ne pentiva, né in quel momento né mai.
Prima che potesse toccare il suolo, due forti braccia afferrarono il suo corpo ed impedirono quella caduta rovinosa: i suoi occhi vuoti fissavano il volto della ragazza, limpido e così puro quasi da spaventarlo, mentre la sua espressione sconvolta non riusciva a spiegarsi totalmente il perché di quel gesto.
L’aveva salvato, dannazione, proprio lei…
 

- Può bastare come prova, Sasuke?- 

Disse Itachi ed il fratello gli lanciò un’occhiata interrogativa, mentre lui accennava ad un sorriso sincero: sì, ero riuscito ad impedirgli che cadesse nell’oscurità, nel suo stesso errore, grazie anche a quella ragazza che aveva saputo mostrargli il vero e potente significato  dell’affetto e dei sentimenti.
 

- Portala fuori dal villaggio, c’è un accampamento delle kunoichi e lì potranno curarla. Non le ho inferto una ferita mortale, per cui si salverà. Ora però tocca a te: liberati dell’odio, Sasuke, e sii libero di scegliere della tua vita.- 

Il giovane Uchiha tornò a guardare Sakura con naturalezza e si alzò in piedi, ancora un poco esitante ma convinto di ciò che avrebbe fatto: ora aveva compreso ogni cosa, ma soprattutto era stato in grado di vincere l’oscurità e l’odio, aveva trionfato dove suo fratello aveva fallito e questo non poté che dargli una grande soddisfazione, oltre ad un sentimento che potesse vagamente assomigliare alla gioia.
 
Sì, aveva superato suo fratello, era diventato più forte di lui.
Dunque aveva raggiunto quella “potenza” che tanto bramava? Ancora non poteva saperlo, eppure era così vicina a lui…
 

- Lo farò, fratello.-

- Ah, ricordati le mie parole, Sasuke: riuscirai a diventare invincibile soltanto se terrai quella ragazza accanto al tuo cuore e le permetterai di sciogliere quella barriera che ti sei creato attorno… Lei è la chiave per quel “potere”, fratellino.-

 
Ancora una volta Sasuke rimase colpito da quelle parole e tornò a guardare la rosa: quella creatura tanto fragile quanto coraggiosa possedeva una tale potenza?
Non ne era convinto, ma si fidava di suo fratello e avrebbe fatto ciò che gli era stato consigliato: ma questa volta perché era lui a decidere, a scegliere delle sue azioni e del suo futuro…
E quest’ultimo sarebbe stato in qualche modo legato a lei, ne era sicuro.
 
Itachi sorrise nel vederlo così pensieroso e gli voltò le spalle, dirigendosi silenziosamente dalla parte opposta.
 

- E tu dove andrai?- 

Gli chiese Sasuke leggermente sospettoso, per quanto il suo tono di voce apparisse meno freddo e si accingesse ad allontanarsi da quella zona.
Itachi divenne improvvisamente freddo e gelido, per non dire intimidatorio nei confronti di ciò che stava pensando: aveva salvato suo fratello, ma non era soltanto lui ad essere in pericolo…
E ad ogni modo, la sua anima votata alla vendetta non poteva placarsi in tal modo.
 

- Ho una questione in sospeso, ancora...- 
 
******
 
Correvano per i corridoio, superando le varie battaglie che si stavano svolgendo sino a giungere alla cima delle scale del terz’ultimo piano: dovevano arrivare in cima, dato che le stanze più “importanti” si trovavano appunto nei piani più alti.
Kunai alla mano, le due coraggiose donne eliminarono senza fatica alcuni uomini che tentavano di bloccare la loro salita e una volta giunte al piano si ritrovarono davanti tre ninja, i quali sembravano voler proteggerne un quarto che, agli occhi scuri e acuti della donna, non sfuggì assolutamente: era lui, il suo obbiettivo, lui e quel viscido del suo signore.
 

- Ma che coraggio arrivare sino qui, sole solette tra l’altro… Ma devo farvi i miei complimenti, il vostro piano è stato astuto e nemmeno Orochimaru-Sama era stato in grado di prevederlo… La Principessa Tsunade si è davvero superata.- 

La kunoichi dai capelli violacei strinse ulteriormente il kunai che reggeva tra le mani e fece per scattare verso di lui con tutte le intenzioni di ammazzarlo: era una serpe, un uomo viscido e meschino quanto il suo capo e lei non poteva sopportarne nemmeno la vista, ma una presa salda l’afferrò per il polso, impedendole quel gesto avventato.
 

- Aspetta, Anko, è quello che vuole lui, non dobbiamo dargli corda. Ricordati del piano, è di un altro che devi occuparti.- 

Disse fredda ed impassibile per quanto il suo cuore stesse battendo a mille: probabilmente l’esito della missione sarebbe dipeso anche dal suo prossimo combattimento.
La capogruppo fece una smorfia evidente sul viso e si liberò di quella presa con fare sgarbato, dirigendosi poi lungo un corridoio laterale di quel piano, lasciando sola la compagna.
Si scrutarono a lungo, lui con lo sguardo sottile ed ironico e lei impassibile ed attenta, che non abbandonava l’attenzione su quegli occhialini tondi ed irritanti.
 

- Devo dire che siete in gamba, davvero, senza contare il fatto che se Tsunade vi ha lasciato il comando della missione deve fidarsi molto di voi e quindi potreste essere una potenziale nemica da non sottovalutare… Ma ricordatevi che anch’io, come voi, sono assistente e fido collaboratore di uno dei ninja leggendari.- 

Shizune trattenne un ringhio di rabbia nel sentire quelle parole frustranti e cercò di contenersi, ripensando a quello che avrebbe dovuto fare: Kabuto era un pericoloso nemico e avrebbe potuto mettere in difficoltà la missione, per questo andava eliminato prima che si unisse alle varie battaglie nei piani inferiori.
E il suo capo le aveva detto che lei sarebbe stata l’unica in grado di fronteggiarlo, sia per esperienza che per tecniche dato che entrambi conoscevano le arti mediche: e lei non l’avrebbe delusa, per nulla la mondo.
 

- Non tenti di intimidirmi, Kabuto. Le sue parole non mi fanno paura, la determinazione che mi spinge a volerla eliminare va ben oltre un rancore personale.-

- Certamente vi avranno addestrata a restare impassibile, Tsunade non vi avrebbe mai lasciata impreparata di fronte ad una lotta tanto pericolosa… Peccato che ora sia lei a non potersi difendere, e non credo che desidererebbe essere al suo posto, considerata la camera in cui si trova e la compagnia…-

 
Dinnanzi a quella provocazione, la giovane assistente non riuscì a trattenere la sua rabbia: era paziente e buona d’animo, ma quando veniva insultata la sua maestra perdeva assolutamente le staffe, non tollerando il non rispetto nei confronti di quella che lei riteneva una madre, oltre che una maestra.
Fece un rapido scatto in avanti, orecchie ed occhi pronti a reagire a qualsiasi attacco mentre una determinazione viva le si lesse negli occhi luminosi, tanto che Kabuto non esitò a mandarle contro i suoi tre ninja protettori nella speranza di guadagnare un poco di tempo per riflettere sul da farsi: sapeva di essere molto forte ed intelligente, ma sapeva anche di non dover mai sottovalutare un avversario, specie di quella portata.
 
Shizune fu talmente rapida ed efficace nei movimenti che col kunai trafisse un ninja nemico senza che questo se ne fosse nemmeno accorto mentre con l’altra mano contornata di chiara azzurrino creò velocemente un bisturi particolarmente efficace che neutralizzò completamente gli altri due.
A questo punto, spinta dalla rabbia verso quel viscido e dalla determinazione di portare a termine quella missione, Shizune si avventò su Kabuto mentre questi era ormai pronto ad affrontarla: assistente contro assistente.
 

- Ti annienterò, Kabuto!-  

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Capitolo 21
*** Battaglia Finale: Per Amore ***


Camminava incessantemente lungo il perimetro dell’accampamento, come le era stato ordinato: il Byakugan attivo e le orecchie ben tese ad un qualsiasi movimento sospetto attorno a quelle tende montate in fretta e furia.
Era rimasta al campo con poche altre ninja, alcune che sapessero utilizzare abilità di illusione in modo da far credere ad eventuali spie che il loro provvisorio luogo di ritrovo fosse in realtà ancora molto popolato e un paio di ninja medico, nel caso qualche ferito avesse fatto improvvisamente ritorno: ma lei era l’unica che avrebbe potuto vedere i nemici ed i pericoli, di conseguenza sentiva un grande peso gravare su di sé, senza contare l’ansia che già di per sé aveva al pensiero che quel ragazzo a cui tanto teneva corresse dei pericoli…
Perché lei lo sapeva bene, come fosse la guerra, ci aveva convissuto per così tanto tempo da scordare persino le sensazioni piacevoli che la pace regalava.
 
Eppure, anche in quell’abisso di terrore, lei aveva finalmente trovato la sua luce, ovvero una persona che avesse saputo donarle la serenità necessaria a continuare quella lotta: la speranza che un futuro migliore l’avrebbero potuto avere, entrambi, e con loro i compagni che tanto amavano.
Arrossì ingenuamente a quei pensieri mentre un sorriso dolce le compariva sul volto limpido: l’aveva baciata, o meglio, lei aveva cercato di mostrargli i suoi sentimenti ma nonostante non ce la stesse facendo, lui l’aveva capita senza parole, senza una forzatura…
Lui l’aveva capita da sempre, e per sempre l’avrebbe amata.
Erano state due anime gemelle ad incontrarsi e niente le avrebbe divise: niente, a parte il terrore che uno dei due potesse perdere la vita.
 
Si ridestò da quei pensieri non appena la sua vista particolare rilevò una sagoma avvicinarsi velocemente al campo e questo la mise in allerta, sforzandosi di vedere meglio chi stesse giungendo: osservando più attentamente, la mora si accorse che in realtà non era una figura ma bensì due, ovvero la prima ne reggeva una seconda tra le braccia e questo le fece immediatamente pensare che si trattasse di qualcuno dei loro, considerato che nessuno sarebbe giunto sin lì con un ferito.
 
Diede immediatamente l’ordine di annullare le illusioni che coprivano la parte laterale del campo e, seppur restando ancora nascosta dietro ad una delle tende biancastre, continuava a fissare quella sagoma che si avvicinava, cercando di identificarla nel migliore dei modi ed essere certa di non dover dare l’allarme.
 
Dunque è molto rapida, caratteristica comune a tutte noi, tuttavia sembra avere i capelli molto corti per una ragazza e lasciati liberi sulla nuca, particolarmente scompigliati e pochissime di noi hanno quel taglio così… Mascolino.
E non si tratta nemmeno di Anko, non avrebbe mai abbandonato il campo di battaglia, senza contare che quell’individuo abbia una muscolatura piuttosto evidente che una donna raramente possiede, forse solo Tsunade-Sama.
E questo significa che quella figura non è una kunoichi, ma potrebbe essere un nemico!

 
Si preparò a dare l’allarme e poco prima di comporre i sigilli per una tecnica di protezione, la ragazza si accorse immediatamente che la figura snella che quel ragazzo teneva tra le braccia non era altro che una delle sue migliori amiche e questo la fermò immediatamente, impedendole di attaccare erroneamente.
 
E’ Sakura! Ma perché quel ragazzo la tiene fra le braccia? Forse è lui ad averla ferita! Ma se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe già fatto e di certo non l’avrebbe portata qui…
Forse… Forse sono davvero ingenua, ma io non credo di aver motivo di considerarlo un nemico, anche se la sua espressione così fredda mi fa davvero paura.

 
Prese tutto il coraggio che aveva in corpo e si mostrò al nuovo arrivato, allontanandosi leggermente dalla tenda ma restando comunque sull’entrata del loro accampamento: teneva il Byakugan ancora attivo per precauzione, in modo tale che se lui avesse voluto utilizzare qualche tecnica contro di lei sarebbe stata in grado di prevederlo, anche se qualcosa le diceva che non era affatto così.
 
Sasuke si fermò immediatamente a qualche metro da lei, reggendo la ragazza ferita tra le braccia mentre il suo stesso corpo cominciava a cedere: aveva combattuto a lungo ed in modo estenuante, ma nonostante questo non si sarebbe arreso, non ora che aveva finalmente capito cosa fare, o meglio, cosa voler essere.
La squadrò con espressione fredda ed impassibile, come ogni volta, e mentre Hinata cercava con tutta se stessa di non apparire intimidita da quello sguardo quasi minaccioso, i suoi occhi lilla caddero inevitabilmente sulla figura priva di sensi dell’amica, costringendola a mostrare un certo stupore oltre che preoccupazione: era ferita in più punti, ma ciò che la preoccupava maggiormente era un taglio profondo su un fianco che continuava a sanguinare.
Temette il peggio ma la fermezza del ragazzo impedì ulteriori perdite di tempo.
 
- Dimmi dove la devo portare affinché la curino.-
 
Le disse con tono serioso e quasi autoritario e la ragazza non se lo fece ripetere due volte, tanto che senza domandare nulla lo condusse nell’accampamento fino ad arrivare all’infermeria: forse avrebbe dovuto almeno chiedergli il nome o farsi ulteriori scrupoli riguardo la sua identità, considerato che fosse un potenziale nemico e sconosciuto per lei, eppure in quel momento ciò che le premeva più di ogni altra cosa era la salvezza di quella compagna che di rischi ne aveva corsi fin troppi.
 
Immediatamente una ninja medico squadrò il ragazzo con diffidenza ma Hinata la tranquillizzò, lasciando che Sasuke potesse appoggiare la rosa su di un lettino biancastro: la osservò a lungo, quegli occhi perennemente impassibili sembrarono essere attraversati da un velo di dispiacere e preoccupazione, anche se per pochi attimi, tanto che quel gesto fu più lento di quanto ci si potesse aspettare.
Il suo sguardo severo restava concentrato sul volto di Sakura, graffiato dagli scontri ma ancora perfetto e limpido, come fosse un fiore che nonostante le intemperie mantiene i suoi colori e la sua bellezza.
 
Hinata lo osservò con attenzione e, per quanto fosse ingenua, comprese immediatamente cosa dovesse essere accaduto, o quantomeno il perché del gesto del ragazzo: era evidente che provasse affetto nei confronti di quella kunoichi che lo aveva salvato più volte, aiutando il fratello a sottrarlo per sempre dall’oscurità.
La ragazza sorrise leggermente nel vedere come anche il più gelido dei nemici potesse possedere un animo tanto buono da portare in salvo una vittima simile, anche se quelle ferite in parte gliele aveva impresse lui: ma in fondo ciò che contava era che entrambi fossero vivi, e che sarebbero stati uniti da un qualcosa di particolare e soprattutto unico ed indivisibile…
 
Sasuke si scostò leggermente di lato, andando ad affiancarsi involontariamente ad Hinata mentre il suo sguardo restava ancora posato su Sakura, che lentamente veniva medicata e curata dalla ninja medico: continuava a chiedersi il perché di ciò che fosse successo, o quantomeno come fosse potuto accadere che Orochimaru l’avesse così tanto soggiogato, lui ed il fratello, tanto da renderli schiavi del loro stesso odio…
Era pressoché inconcepibile e si sentiva quasi debole, oltre che indignato, quando la voce dolce di Hinata lo riscosse improvvisamente da quei pensieri: lo aveva osservato a lungo e, dopo un poco di esitazione, aveva avuto il coraggio di parlare.
 -
Anche tu sei ferito…- 

Gli disse con fare premuroso ma lui non sembrò nemmeno prestare attenzione a quelle parole, tant’era assorto nei suoi pensieri, così rispose con una voce tanto gelida da far leggermente tremare la giovane Hyuga, quasi come se fosse rimasta intimorita da quel suo fare così impassibile e quasi disumano…
 

- Sto bene, non ho bisogno di cure.- 

In realtà non aveva prestato la minima attenzione al suo corpo gravemente ferito, né alla scarsissima quantità di chakra né tantomeno alla stanchezza che incombeva sul suo corpo sforzato fino all’ultimo minuto: il suo orgoglio era ancora troppo vivo per essere messo da parte, non si sarebbe dimostrato debole di fronte a delle donne, tantomeno se fino a poco prima erano nemiche che dovevano soltanto temerlo.
Hinata si ricompose, leggermente intimidita e allo stesso tempo incuriosita da quel ragazzo così tenebroso: aveva salvato la sua migliore amica, nonostante le inimicizie e quant’altro, e questo le bastava per considerarlo un valido alleato e… Amico.
 

- Sasuke?- 

Una voce apparentemente inespressiva si udì dall’entrata della tenda medica e così entrambi si voltarono, anche se il moro ci impiegò la metà del tempo della ragazza per rendersi conto di chi stesse parlando: un ragazzo dai capelli neri e corti si reggeva su di una stampella improvvisata, mentre alcune fasce bianche gli avvolgevano la parte superiore del corpo nel tentativo di medicare quelle terribili e logoranti frustate.
Hinata cercò di non stupirsi troppo nel constatare che si conoscessero, dopotutto erano stati compagni in quel palazzo dittatoriale, e così si avvicinò ad un Sai ovviamente impassibile assieme al possessore dello Sharingan.
 

- Pensavo fossi morto, Sai.- 

Gli disse freddamente: era evidente che tra i due non corresse buon sangue, anche se la ragazza dedusse rapidamente che quell’Uchiha non dovesse avere molti amici considerato il suo atteggiamento diffidente e quasi intimidatorio…
 

- Queste ninja mi hanno curato, invece di uccidermi come Orochimaru avrebbe voluto. Nemmeno lui può prevedere ogni cosa, a quanto pare.- 

Sasuke strinse leggermente i pugni nell’udire di nuovo quel nome ma come ogni volta riuscì a trattenere le proprie emozioni, limitandosi ad una leggera smorfia sul volto mentre i suoi pensieri si indirizzarono più che altro verso le kunoichi: si erano trovate dinnanzi ad un nemico ferito ed in fin di vita, perché salvarlo?
Perché curare Sai, che di fatto era un ostacolo?
Quell’atteggiamento era stato l’ennesima conferma delle parole di Itachi, riguardo a quelle insorgenti, e ancora una volta il mondo sembrò cadergli addosso: le aveva sempre credute nemiche, spietate, assassine…
Ed invece gli assassini dalla parte del torto erano loro, non le insorgenti.
Non si sentì particolarmente in colpa per questo, non era nella sua natura…
Certo era che si sarebbe vendicato di quel viscido serpente, sia per avergli mentito per così tanto tempo sia per averlo indotto a ferire quasi a morte la ragazza che sembrava in realtà averlo salvato da un abisso di oscurità, e lui questo non lo avrebbe facilmente perdonato, forse per niente…
 
Sai e Hinata lo lasciarono in quel silenzio angosciante ed irritante, non volendo in alcun modo turbarlo più di quanto non lo fosse già, fin quando il primo non decise di intervenire nella speranza di distrarlo da quei pensieri tanto negativi…
 

- Anche Neji è vivo, lo stanno curando da qualche giorno.-

- Penso si stia già riprendendo, se vuoi parlargli.-

Aggiunse infine la ragazza con tono leggermente abbassato, come a volerlo invitare ad allontanarsi da quell’alone di oscurità che sembrava perseguitarlo in ogni singolo istante.
Gli occhi freddi di Sasuke si posarono lentamente su entrambi, interrogativi e fatali, fin quando non fece un cenno di assenso col capo: li aveva già reputati inutili entrambi, ma conosceva le potenzialità dello Hyuga e per quanto si fosse sentito in competizione con lui sin dall’inizio non poteva ignorarne le grandiose capacità, sicuramente utili ai suoi scopi e sapeva che in fondo avesse un animo molto nobile, di conseguenza avrebbe accettato sicuramente di aiutarlo nella sua vendetta.
 
Percorsero parte dell’accampamento nel buio della notte più fitta, tutti e tre in silenzio: Hinata davanti per mostrare loro la strada, poi Sasuke che restava impassibile e Sai che lo osservava incuriosito, incapace di spiegarsi come un eterno tenebroso ed egoista come quell’Uchiha avesse improvvisamente deciso di diventare alleato delle kunoichi.
O forse no, lui non era propriamente dalla parte delle insorgenti, certo era che non avrebbe risparmiato una nemica nemmeno sotto ordine di Orochimaru, di conseguenza se aveva salvato Sakura un motivo di fondo doveva esserci: ma non poteva sapere cosa in realtà lo spingesse ad aver compiuto quel gesto, ad averlo in un certo senso cambiato
 
Da tanto che era concentrato su quelle osservazioni, rischiò quasi di andare a sbattere contro la schiena del compagno, il quale si era improvvisamente fermato dinnanzi alla porta della tenda nella quale solitamente si trovava Neji.
 

- Che succede?-

Chiese Sai senza comprendere perfettamente la situazione quando Hinata si voltò verso di lui con espressione preoccupata e leggermente angosciata, affianco ad un Sasuke ancora impassibile.
 

- Neji… E’ fuggito.-

 
 
********
 
- Tecnica del rotolo: Catastrofe di Ferro!-
 
Due rotoli di modeste dimensioni vennero lanciati abilmente in aria, mentre da essi si liberava una serie indistinguibile di armi di ogni genere, le quali si dirigevano precise ed efficaci su qualunque nemico si trovasse in quell’immenso corridoio centrale: la ragazza dagli chignon volteggiò assieme ad esse con fare aggraziato, mentre la sua infallibile mira sembrava essere una carta assolutamente vincente in uno scontro nel quale non sembravano effettivamente alla pari, numericamente parlando.
 
Ritirò le due grandi pergamene, lanciando una rapida occhiata davanti a sé per controllare che la sua tecnica avesse funzionato ma fece il grande errore di distrarsi, dimenticandosi di controllare dietro di sé ed un potente calcio la colpì alla schiena, scaraventandola in avanti ma lei fu sufficientemente agile da rialzarsi immediatamente e scrutare con attenzione il nemico che le si era posto davanti: un ragazzo robusto e dall’armatura rossastra sembrava avere più un atteggiamento bonario che aggressivo, ma nonostante questo il suo sguardo determinato non tranquillizzò per nulla la kunoichi, la quale si preparò al contrattacco.
 
Lui avanzò con una rapidità che lei non si aspettava certamente, da un individuo di quelle dimensioni, ma ancora una volta la sua agilità le consentì di schivare un potente pugno e si spinse con i piedi sulla parete, dirigendosi nuovamente verso di lui con tutte le intenzioni di colpirlo: con sua sorpresa, tuttavia, il grosso nemico aveva cambiato la direzione del proprio pugno indirizzandolo verso di lei, mentre la sua mano si ingrandiva a dismisura impedendole così qualunque tipo di raggiramento di quell’attacco.
 
Tenten cercò di pararsi con le braccia da quel colpo e venne scaraventata a qualche metro di distanza, irritata per non essere riuscita a schivare quel colpo piuttosto intelligente: evidentemente il ragazzo nemico aveva compreso la sua strategia nello schivare i colpi e contrattaccare, così aveva pensato bene di tagliarle ogni possibilità di fuga ingrandendo a dismisura il suo pungo destro e occupando gran parte dello spazio.
 
Cercò di rialzarsi, ancora intontita e traballante, tanto che era costretta a reggersi alla parete affianco quando i suoi occhi nocciola lo videro avvicinarsi pericolosamente a lei, sempre con l’intenzione di colpirla e dunque metterla definitivamente fuori combattimento: non seppe più come fare, come comportarsi dato che aveva compreso la sua abilità di essere tanto agile e così si limitò a coprirsi il volto, in attesa che quel gigantesco pugno la colpisse e sperando solo di poter vivere abbastanza da poter ancora vedere gli occhi lilla di quel ragazzo di cui era follemente innamorata…
 

- Lame di Vento!- 

Una voce decisa spezzò quel chiassoso suono di battaglia: una voce particolarmente determinata che Tenten riconobbe immediatamente, tanto che distanziò le dita della mano per poter vedere ciò che stava accadendo: il suo aggressore veniva spazzato via a pochi passi da lei da una potente follata di vento, la quale aveva ferito gravemente anche altri ninja nemici che stavano lottando, proprio a causa di quell’attacco così tagliente.
 

- Temari!- 

Sorrise dolcemente nel vedere infine quei quattro codini biondi mostrarsi a lei dopo essere atterrati con un abile salto, mentre la kunoichi della sabbia le voltava le spalle per restare concentrata sul campo di battaglia.
 

- Allora, innamorata, non vorrai mica farti ammazzare così facilmente, eh?- 

Le disse con tono canzonatorio ma che non voleva essere una vera e propria presa in giro: la sua era più un’esortazione a continuare a lottare, a non arrendersi, facendo appunto leva su quei suoi sentimenti tanto profondi da essere quasi essenziali, per lei…
Perché Temari, per quanto si mostrasse fredda ed impassibile dinnanzi a quelle emozioni tanto pure, ne conosceva a pieno il significato ed era per questo motivo che si era intromessa, a suo discapito: avrebbe difeso quella ragazza, perché aveva saputo dimostrarle quanta forza contengono i sentimenti e soprattutto che non bisogna temerli né tantomeno rifiutarli, quanto più accettarli e renderli parte integrante del proprio essere.
Tutto questo l’ambasciatrice della Sabbia non lo avrebbe detto, né in quel momento né mai, ma lo sentiva dentro di sé più di ogni altra cosa.
 
Tenten si rialzò immediatamente, riprendendosi dal momento di sbandamento di poco prima e Temari si voltò verso di lei, mostrandosi con un sorriso ironico appena accennato e quella determinazione tipica di chi non ha alcuna intenzione di perdere, mai, mentre la mora la guardava con riconoscimento.
 

- Ti ringrazio.-

- Non devi ringraziarmi, ciò che conta è recuperare la vostra libertà, per cui ora diamoci una mossa.-

 
Disse con tono più severo e stava nuovamente per voltarsi, pronta a combattere ancora quando la voce ingenua e dolce di Tenten la costrinse a fermarsi e a restare voltata verso di lei.
 

- Ti stiamo così a cuore, ora?- 

Temari fece una smorfia appena percettibile: le era sempre scocciato ammettere qualcosa, qualsiasi cosa, soprattutto se riguardava lei stessa eppure, in quel momento, sentiva che a quella ragazza non avrebbe potuto mentire, che in fondo non ce n’era un motivo esplicito.
 

- Diciamo che si può imparare molto anche da delle sovversive.- 

Scherzò severamente, cercando di rimanere impassibile mentre un velo di soddisfazione si poteva intravvedere anche sul suo viso: se c’era una cosa davvero importante in Temari era che fosse sempre e comunque sincera, qualsiasi cosa lei dicesse non era dettata da alcun tipo di condizionamento.
Era se stessa, in ogni tempo e in ogni luogo, e forse anche per questo Tenten si fidava di lei.
 
Si sconcentrarono per qualche istante, perse in quelle riflessioni un tantino inadeguate al contesto, quando Temari si voltò nel tentativo di fermare una serie di kunai che stavano per colpirla ma non fece in tempo a difendersi, così che si voltò di scatto con l’intento di pararsi dal colpo ma quelle lame affilate non raggiunsero la sua pelle: riaprì immediatamente gli occhi e sorrise quasi maliziosamente, inarcando un sopracciglio mentre dietro di lei la mora restava ad occhi sgranati, incapace di capire perché quelle armi si fossero improvvisamente bloccate a mezz’aria senza un apparente motivo.
 

- Ma… Ma come…-

- Ottimo tempismo, Nara.-

 
Disse tranquillamente l’ambasciatrice con un velo di ironia, mentre sorrideva appena con fare complice al ragazzo dalla testa d’ananas che restava con un ginocchio a terra e le mani giunte, intento a tenere attiva la sua tecnica del controllo delle ombre che gli aveva consentito di fermare l’avanzata delle armi proprio in direzione di quella ragazza piuttosto particolare…
Anche lui sorrise appena, cercando di trattenersi e di non mostrarlo a Temari: sapeva che l’avrebbe deriso per il resto dei suoi giorni, e lui era anche consapevole che quei giorni li avrebbe voluti trascorrere proprio con lei, con quella terribile seccatura che gli aveva fatto fare di tutto, fuorché essere il ninja modello che era sempre stato: gli aveva fatto frugare di nascosto nella biblioteca, gli aveva fatto leggere volumi segreti, lo aveva costretto a intrufolarsi in luoghi proibiti e, come se non fosse bastato fargli provare delle emozioni a lui tanto sconosciute quanto piacevoli, lo aveva indirettamente costretto ad unirsi a quella giusta causa e a salvarla.
 

- Sei la solita seccatura.- 

Le rispose scuotendo leggermente il capo mentre un sottile legame sembrava unirli sempre di più, rendendoli complici di ogni cosa: lui si perse in quel verde smeraldo, tanto affascinante quanto ammaliatore, fin quando quell’atmosfera quasi idilliaca non venne interrotta dalla voce cupa e fredda di un ninja nemico che sembrava particolarmente esperto.
 

- Dunque è questa la tua posizione, Shikamaru.- 

Il ragazzo si stupì leggermente nell’udire quella voce a lui così familiare e si rialzò immediatamente, voltandosi, mentre Temari e Tenten restavano in ascolto, incuriosite e sospettose: un uomo adulto dai capelli neri ed una cicatrice profonda sul viso era appoggiato alla parete, intento ad osservare quelle scene di battaglia ed in particolare quel ninja fin troppo intelligente che tuttavia, a suo parere, si era lasciato “deviare” da una ragazza troppo bella e determinata per essere reale.
 
Il giovane Nara si trattenne dallo sbuffare, mentre la sua mente acuta cercava una spiegazione sensata che avesse potuto convincere razionalmente quell’uomo che quella scelta fosse la più giusta e corretta, sotto ogni punto di vista.
 

- Ho molte cose da dirti, papà.- 


*******
 

Un cielo rosso e denso.
Nuvole ammassate come dovesse piovere da un momento all’altro.
Un suono di lame taglienti.
Ninja che si uccidevano, la rivolta che imperversava.
E poi un grido, una supplica:

- Nooo! Aiuto!-

Un kunai alzato.

Due occhi verde acqua sgranati.

Uno schizzo rossastro.

E dolore, rabbia, angoscia.
 

- Sakura!-

Si svegliò di soprassalto, ansimando leggermente col cuore ancora in fibrillazione: quel sogno l’aveva sconvolta, le labbra ancora dischiuse e gli occhi ambrati spalancati, che si perdevano nel vuoto dinnanzi a sé.
Si riprese dopo pochi istanti, scuotendo leggermente il capo.
 
Era solo un sogno, solo un sogno… Non accadrà mai!
 
Pensò la donna cercando di calmarsi ed in pochi istanti si rese conto della situazione in cui si trovava, che lei aveva previsto e in un certo senso “scelto”…
Sentiva quel corpo freddo vicinissimo al proprio, un respiro altrettanto gelato posato sul suo collo liscio e non poté che storcere il naso in una smorfia nel constatare cosa avesse fatto, a chi si fosse sottomessa… Ma immediatamente il suo senso di responsabilità la convinse che fosse stata la cosa giusta da fare, l’unica possibile per salvare le kunoichi che tanto amava e desiderava proteggere.
 
Si coprì il seno prosperoso con il lenzuolo e lentamente scese dal letto, facendo ben attenzione a non svegliare quella serpe che ancora restava sdraiata sul suo lato del letto, con un sorriso ironico e soddisfatto sul volto che costrinse la donna ad utilizzare tutto il suo autocontrollo per non annientarlo su due piedi: quanto le faceva schifo, quanto la ripugnava il sol pensiero!
Cercò di distrarsi e avvolgendo il proprio corpo in quel lenzuolo biancastro si avvicinò alla finestra, nella speranza di scorgere anche il minimo segno della riuscita del suo piano, uno qualunque.
Immediatamente controllò di indossare ancora le mutande di pizzo e sì, le aveva ancora: era riuscita a convincerlo del fatto che non potesse divertirsi totalmente quella notte, perché ne avrebbero avute altre a loro disposizione, e con quest’ennesimo inganno era riuscita ad impedirgli di violare il suo corpo completamente, evitando dunque il peggio…
 
Fece uno sbuffo disgustato al pensiero che comunque quel viscido avesse potuto approfittare di lei in ogni modo possibile, ma cercò di contenere il dispiacere per ciò che aveva fatto ed intravide nelle finestre sottostanti alcuni vetri rotti, segno evidente della lotta che si stava svolgendo e questo la fece sorridere maliziosamente: sì, forse le kunoichi ce l’avevano fatta.
Ascoltò attentamente ogni singolo suono o rumore e constatò che ancora non si potesse udire nulla della battaglia che stava imperversando: fortunatamente la stanza di Orochimaru si trovava nel piano più alto, di conseguenza le ribelli avrebbero cominciato ad attaccare quel luogo dal basso e lui si sarebbe accorto dell’inganno soltanto quando l’intera fortezza sarebbe stata presa d’assedio.
Si congratulò con se stessa per ciò che era riuscita ad organizzare in una notte soltanto, sorridendo felicemente al pensiero che finalmente quelle ninja avrebbero ritrovato la libertà che tanto gli spettava, anche se questo aveva comportato il sacrificio di molte compagne e del suo corpo, oltre della sua anima…

- Come mai già sveglia? La mia compagnia non è di tuo gradimento, Principessa?-

Quella voce ironica ed irritante la costrinse a voltarsi rapidamente nella sua direzione, mentre dietro di lei cominciava lentamente a sparire la notte: aveva il petto grigiastro e muscoloso semiscoperto dalla coperta ed un’espressione divertita in viso, mentre quegli occhi gialli e sottili sembravano volerla più di ogni altra cosa.
 
Tsunade lo fulminò con lo sguardo, mostrandosi profondamente irritata e disgustata e non accennò a muoversi, cercando di trasmettergli tutto l’odio che provava nei suoi confronti.

- Taci…-

Tra i tanti insulti che avrebbe voluto dirgli, soltanto quelle parole le uscirono di bocca come un sibilo, una rabbia trattenuta che non poteva essere sfogata: le kunoichi avevano sicuramente bisogno di altro tempo, per impossessarsi del palazzo dittatoriale, e lei doveva ancora fingere di restare ai patti presi con quella serpe, trattenendo la propria rabbia nei suoi confronti.
 
Lui fece una risatina ironica nel vederla tanto irritata e non poté che infierire ulteriormente sulla sua precaria pazienza, godendo nel sapere quanto si sentisse a disagio in quella situazione e quanto lui invece potesse ritenersi soddisfatto di quella vittoria… Almeno apparentemente.
 

- Sei davvero bellissima… Avvicinati.-

Strinse i pugni con rabbia, sentendo le ossa delle dita scricchiolare sotto la forza disumana che possedeva: il suo viso perfetto era segnato dalla rabbia più truce mentre il suo sguardo sembrava minacciarlo con le più crudeli espressioni: lo odiava, lo voleva vedere morto ed agonizzante per ciò che le stava facendo, ma l’amore per le kunoichi le dava ancora la forza di continuare quella recita.
Lui si passò lentamente la lingua sulle labbra sottili e continuava ad osservarla con soddisfazione, incitandola ad avvicinarsi di nuovo a quel letto che tanto odiava, mentre ironicamente sorrideva…
 

- Abbiamo un patto, Tsunade… E tu non vuoi che accada qualcosa di male alle tue kunoichi, vero?- 

Strinse i denti, mordendosi un labbro mentre la sua pazienza era letteralmente al limite, la sua sopportazione sembrava non possedere più alcun freno…
 
Saranno loro a farti del male, lurido bastardo! E non appena ti accorgerai di essere stato preso in giro come un cretino, io sarò lì a godere della tua sconfitta e farò di te un cumulo di polvere!!
 
La notte non era ancora totalmente giunta al termine e le insorgenti non potevano aver già preso possesso di tutto il palazzo, di conseguenza quella recita doveva continuare.
Con il cuore lacerato e l’animo che la supplicava in ogni modo di scappare o di ammazzarlo, la donna si avvicinò lentamente a quel letto maledetto e non appena fece per sedersi sul bordo, con il volto abbassato e segnato dal più profondo dispiacere, una mano forte e gelida la tirò sgarbatamente tra le lenzuola, impedendole di reagire: la trattenne a sé con fare possessivo mentre lei restava con lo sguardo vuoto, inespressivo, e col solo pensiero fisso che prima o poi quell’inferno sarebbe finito.
 

- Sei un vigliacco ricattatore, Orochimaru. Spero che morirai nel peggiore dei modi.- 

La sua voce era atona e quasi indifferente, come se credesse talmente tanto in quelle parole da considerarle scontate.
Lui si fermò immediatamente e la squadrò con sguardo severo, mentre una mano le cingeva il collo come a tentare di trattenersi dallo stringerla in una morsa letale.
 

- Mi dispiace, Tsunade, ma non credo che ti darò mai questa soddisfazione.- 

Sapeva quanto lo odiasse, sapeva quanto desiderasse la sua morte, ma più la rabbia di lei aumentava e più la bramosità di possederla si accresceva in lui in un modo incredibile.
Le baciò il collo dalla pelle morbida con avidità e mentre le liberava il corpo del lenzuolo con cui si era coperta, una leggera luce sembrava cominciare a farsi spazio all’orizzonte… 

Note Autrice:
salve!! Come rpocede la storia? Vi piace? Spero continui ad appassionarvi ^^
Per chi fosse interessato, avrei piacere che leggeste questa mia one-shot, nella quale ho dato un mio "tocco" ad un precios momento della Grande Guerra Ninja che si sta svolgendo...
Grazie ^^


Eccola:
In nome del Per Sempre

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Capitolo 22
*** Battaglia Finale: Salvatori e Salvati ***


Note Autrice:
Salve gente! Scusate il ritardo di un giorno, ma ieri internet mi ha fatta letteralmente dannare, per poi non concludere evidentemente nulla -.-“
Spero che il capitolo vi piaccia e che recensiate in tanti, anche perché ho visto un calo delle recensioni e la cosa mi dispiace molto =( =(
Siamo agli sgoccioli!
Grazie, bye!

 
 
La osservava ancora, con la coda dell’occhio, mentre lentamente si rimetteva il kimono bianco e quella specie di cintura viola arrotolata su se stessa: vederla stesa su quel letto bianco, fasciata in ogni parte del corpo, gli faceva provare una sensazione piuttosto particolare, terribilmente umana…
E forse ciò che realmente lo faceva sentire così strano era il tenere lo sguardo fisso su quella ferita al fianco che ancora sanguinava: perché era colpa sua, se se l’era procurata, era colpa sua se quella ragazza dal cuore troppo nobile per lui si trovava in condizioni tanto gravi da rischiare la vita.
 
Strinse i denti e ripose la spada sulla propria schiena: no, non era stata soltanto colpa sua, qualcun altro avrebbe pagato caro per tutto ciò che era accaduto.
Si sarebbe vendicato, sia per il dolore fatto patire al fratello maggiore sia per l’averlo preso in giro per così tanto tempo, rendendolo schiavo di qualcosa che forse lui non avrebbe nemmeno voluto essere.
 

- Perché ti sei… Rivestito?- 

Non era nella sua natura fare domande tanto personali, specialmente ad uno sconosciuto che lei temeva dal più profondo del cuore, ma vederlo imbambolato dinnanzi al letto della sua migliore amica, quasi fosse in procinto di partire, le metteva non troppi dubbi.
Lui si voltò rapidamente, lanciandole uno sguardo piuttosto intimidatorio tanto che la ragazza sussultò leggermente, restando immobile sulla soglia di quella tenda: gli occhi neri e vuoti di Sasuke sembravano trafiggerla da parte a parte, come fossero una lama troppo tagliente per un animo devoto soltanto alla benevolenza.
 

- Devo andare.- 

Due parole fredde, di ghiaccio, che non sembravano consentire alcuna replica.
Lanciò uno sguardo rapido di nuovo verso il volto addormentato della rosa, quasi come sperasse di vederla riaprire quegli splendidi occhi ma ciò non accadde, così fece per avviarsi verso l’uscita quando, con suo stupore, si ritrovò la Hyuga a pochi metri di distanza ed il viso che si sforzava di restare serioso.
 

- Non puoi…-

- Io faccio quello che voglio. Devo andare al palazzo, mostrarmi come arrivarci.-

Le rispose serio ed autoritario, quasi volesse davvero incuterle il timore necessario a farla cedere: se non altro, gli insegnamenti di Orochimaru a qualcosa potevano servire.
Hinata restò leggermente sconvolta da quelle parole, anche se la sua mente rifletteva su tutt’altro: lei doveva restare lì, a sorvegliare il campo e a proteggere i feriti, non poteva permettere che altri lo abbandonassero rischiando inutilmente la propria vita: prese tutto il coraggio che aveva in corpo e, per quanto il suo tono di voce fosse flebile, riuscì a parlare.
 

- No…-

Gli occhi del ragazzo divennero improvvisamente più minacciosi ed assunsero un colore rossastro, quel tanto che bastava a farlo sembrare un demonio: la kunoichi tremò leggermente dinnanzi a quello che sembrava il peggiore dei suoi incubi ma non fece in tempo a fare alcun passo che lui la bloccò al muro con una presa salda al collo, mentre quei suoi occhi maledetti la minacciavano con ogni mezzo.
 

- Se non vado al palazzo non potrò compiere la mia vendetta nei confronti di Orochimaru, di conseguenza le tue compagne potrebbero trovarsi in pericolo… Per cui vedi di non opporti ancora.-

Era serio e minaccioso mentre aumentava la stretta sul suo collo ancora caldo e liscio: lei cercò di mantenere i nervi saldi di fronte a quella che sembrava più una minaccia di morte che una richiesta, ma nonostante questo esitò a rispondere, presa com’era dai suoi mille pensieri.
 
Se lo accompagno, resteranno in poche a difendere l’accampamento e se dovessimo subire degli attacchi non so quanti potrebbero sopravvivere!
Però… Le mie compagne sono nel bel mezzo di una battaglia molto pericolosa, contro nemici particolarmente potenti che questo ragazzo effettivamente conosce…
Forse se lo accompagnassi si schiererebbe contro Orochimaru, considerando che si è reso conto di quanto l’abbia manovrato, ed eliminata quella serpe tutti noi saremmo fuori pericolo.
E poi… Anche luiè là, ed io non posso più stare qui con le mani in mano mentre rischia la vita per noi.

 
********
 
Si squadravano con sguardo attento e preciso, scrutando ogni singolo movimento, cercando di prevedere le mosse dell’avversario: occhi neri contro occhi neri, intelligenza contro intelligenza, padre contro figlio.
Ma nessuno dei due voleva attaccare l’altro, aveva una mente troppo fine perché la brutalità potesse prendere possesso dei loro corpi.
 

- Sì, credo che tu mi debba spiegare molto, Shikamaru.- 

Erano immobili, l’uno di fronte all’altro, mentre affianco al giovane Nara si erano posizionate Temari e Tenten, come a voler mettere in evidenza quale fosse la parte giusta dalla quale schierarsi: non volevano sembrare intimidatorie, né tantomeno scontrose, ma erano pronte ad aiutare Shikamaru se ce ne fosse stato il bisogno, mentre quell’ampio corridoio si era lentamente svuotato, lasciando a terra qualche ninja privo di sensi e, forse, anche di vita…
 

- Tu sai che non faccio mai nulla senza riflettere, e soprattutto non tradisco i miei alleati…-

- E’ buffo che tu dica questo, dato che mi sembra tu stia facendo esattamente il contrario di ciò che dici.-

- Ma se restare alleato di Orochimaru e del suo regime significa rinnegare e voltare le spalle a tutti quegli ideali in cui ho creduto fino ad ora, allora non ha più senso continuare a essere definito ninja, tantomeno “genio”.-

 
Shikaku cercò di restare impassibile di fronte a quelle parole, come non volesse farsi trasportare emotivamente mentre la bionda di Suna osservava con la coda dell’occhio quel ninja tanto svogliato quanto intelligente che, in un modo a lei sconosciuto, le stava lentamente rapendo il cuore…
Perché lui non era come gli altri, ragionava con la propria mente ma sapeva anche non agire soltanto razionalmente quanto più ascoltando anche il proprio buon senso…
E questo lei non lo sapeva, ma era anche merito suo.
 

- Non capisco dove tu voglia arrivare, Shikamaru.- 

Gli disse severamente il padre, mentre cercava di comprendere ogni sua parola: rispettava il figlio e ne conosceva le incredibili abilità intellettuali, per questo non aveva alcuna intenzione di sottovalutare le sue parole né tantomeno di considerarlo un pazzo.
 

- Sei stato tu stesso, padre, ad insegnarmi i valori che devono contraddistinguere un ninja: impegno, volontà di difendere ciò che è giusto da cosa è sbagliato… Ed è proprio per questo che io ora mi trovo qui, dalla parte delle kunoichi: siamo noi ad essere dalla parte del torto, non loro. Orochimaru è riuscito a soggiogarci, a farci credere che le insorgenti fossero solo delle rivoltose, invece sono le uniche ad aver lottato davvero per la nostra libertà, mentre noi l’occultavamo.- 

Una risposta precisa, non troppo affrettata né troppo lenta.
Tipica del Nara, insomma, ed il padre comprese perfettamente che non stesse mentendo né che fosse stato reso succube di qualcosa.
Era suo figlio in tutto e per tutto, compresi i ragionamenti assolutamente logici.
Si fidava di lui, lo aveva sempre stimato e rispettato e se c’era una cosa che potesse dire con certezza di lui era che se diceva una cosa non era mai sbagliata, al massimo taceva.
 

- Mi è difficile accettare tutto questo e credo che tu possa capirlo… Ma nonostante questo, ti ho sempre ritenuto un ninja particolarmente intelligente, Shikamaru, e non credo tu ti sia lasciato influenzare, anche se ciò che mi hai detto cambia le carte in tavola…- 

Era pensieroso, non del tutto convinto, e mentre sia Shikamaru che le due kunoichi attendevano che il capo clan dei Nara desse la sua risposta, un’altra figura femminile adulta dai capelli lunghi e neri si avvicinò a Tenten, come a voler enfatizzare la loro posizione e, non appena la vide, Shikaku si fece più serioso: aveva combattuto tanto contro quella donna e conosceva bene il suo passato per quanto ora sospettasse che ciò che gli avevano raccontato di lei fosse stato “adattato” al contesto…
 

- Tuo figlio non mente, Shikaku, anche perché se non ci fosse realmente importato di Konoha avremmo approfittato della tregua tra i nostri due capi e saremmo fuggite, con la possibilità di ricominciare una nuova vita, forse migliore...- 

Il Nara convenne che quel ragionamento fosse assolutamente sensato: la fissò negli occhi a lungo, poi scrutò attentamente anche gli altri tre volti più giovani e comprese che sì, effettivamente avevano ragione e lui non poteva continuare a restare chiuso nella sua ideologia: fortunatamente la sua intelligenza gli consentiva di spaziare, persino di accettare quelle donne contro le quali aveva sempre combattuto.
 

- Credo che voi abbiate ragione, ma se le cose stanno così c’è parecchio da sistemare, non ai piani “bassi” almeno…- 

Tutti intesero perfettamente quella frase, mentre Shikamaru si lasciò sfuggire tuttavia un sorriso soddisfatto per quella piccola vittoria, senza considerare l’orgoglio nel sentire che il padre nutriva per lui tanto rispetto da non mettere in dubbio le sue parole.
Si allontanò da quel luogo assieme alle altre due kunoichi, mentre con la coda dell’occhio lanciava uno sguardo complice ad una Temari particolarmente soddisfatta.
 
Kurenai era invece rimasta di fronte a Shikaku: erano stati nemici per così tanto tempo che ad entrambi sembrava piuttosto strano trovarsi in una tale situazione, ma entrambi avevano qualcosa di cui dover assolutamente parlare, che riguardava principalmente lei…
 

- Dobbiamo parlare, Kurenai, di lui…- 

Lei intese perfettamente, ma nonostante questo cercò di non scomporsi troppo e fece per allontanarsi dalla stanza sotto il suo sguardo ancora diffidente.
 

- Lo faremo, ma non ora. Non abbiamo ancora vinto.- 
 
********
 
Si scontrarono un’altra volta, l’ennesima: erano sfiniti, il combattimento era stato particolarmente duro per entrambi e riportavano numerose ferite lungo tutto il corpo, tanto che faticavano addirittura a muoversi ma nessuno dei due aveva intenzione di cedere.
 
Poi si staccarono improvvisamente, con un balzo rapido si allontanarono di qualche metro mentre ansimavano pesantemente, continuando a scrutarsi con determinazione: gli occhi scuri e decisi di lei sembravano voler fulminare quello sguardo nascosto dietro a due lenti spesse, volendo quasi annientare con la sola forza di volontà quel sorriso ironico e saputello.
Stava per attaccare nuovamente quando sentì i muscoli delle gambe cederle improvvisamente, tanto che lei cadde in ginocchio senza nemmeno avere la possibilità di reagire e tutto ciò che riuscì a fare fu una smorfia di dolore.
 
Accidenti, è riuscito a recidermi i muscoli della gamba destra e quella sinistra non è in condizioni migliori! E’ stato davvero rapido, ma per quanto sia ferito riuscirà ancora ad attaccare mentre io mi ritrovo quasi totalmente impossibilitata a muovermi, accidenti!!
 
Strinse i denti, sia per la rabbia che per il dolore, ma per quanto fosse in svantaggio non si sarebbe arresa: doveva eliminare quel viscido servitore di Orochimaru, e poteva riuscirci soltanto lei dato che conosceva le arti mediche quanto lui…
Kabuto si strinse improvvisamente il braccio destro, mentre un profondo taglio si mostrava sanguinante su di esso ma lui non aveva abbastanza chakra per curarsi: nonostante questo, un sorriso ironico comparve sul suo volto, come se credesse di avere la situazione in pugno nonostante le precarie condizioni.
 

- Siete molto abile, Shizune, degna allieva di Tsunade-sama… Peccato che morirete qui.-

- Non ci speri troppo! Non vi lascerò vincere, costi quel che costi!-

 
Disse con fare determinato: no, non poteva permettersi di perdere, non a quel punto!
Lui ghignò divertito e abbandonando il braccio ormai destinato alla cancrena estrasse un affilato kunai con l’altra mano, intenzionato a chiudere la partita, mentre lei osservava ogni suo movimento.
 

- Mi dispiace deludervi, ma non ho alcuna intenzione di lasciarvi in vita.-

- Le altre kunoichi vi schiacceranno, a qualsiasi costo!-

- Oh beh, il piano del vostro capo è stato alquanto acuto ed intelligente… Ma vedete, Orochimaru si sarà anche lasciato imbambolare da quella donna per questa notte, ma sono più che certo che a breve si accorgerà dell’inganno e non appena interverrà per voi sarà la fine, considerando che non riuscirete ad uccidermi… -

 
Shizune cercò di non mostrarsi preoccupata sentendo quelle parole: era consapevole dell’intelligenza di Orochimaru e che, per quanto la sua maestra fosse riuscita a “distrarlo”, prima o poi si sarebbe accorto dell’inganno e sarebbe intervenuto…
Ma a quel punto le kunoichi avrebbero già conquistato gran parte del palazzo e poteva soltanto augurarsi che l’intervento di quella serpe avvenisse il più tardi possibile.
 
Dopo pochi attimi, vide Kabuto scattare verso di lei con le ultime forze che gli erano rimaste, kunai alla mano e sorriso ironico, intento ad ucciderla.
 

- Mi dispiace, Shizune. Addio!- 

Lei era pronta per difendersi in qualsiasi modo fosse possibile quando ad un tratto una presenza oscura e rapidissima si intromise tra loro, in modo tanto veloce che nessuno nei due sembrava essersene accorto in tempo.
 

- Amaterasu.- 

Una voce pacata e quasi inespressiva, mentre un manto nero si ergeva dinnanzi a Shizune, dandole le spalle e lasciandola sorpresa: il corpo di Kabuto prese improvvisamente fuoco, una fiamma nera e corrosiva lo avvolgeva senza pietà e mentre lui inutilmente si dimenava, la sua figura andava lentamente svanendo nel nulla sotto urla di dolore.
 
La giovane kunoichi evitò di osservare quella scena cruda e violenta, ma non appena le fiamme si dissolsero lasciando al loro posto soltanto un piccolo cumulo di cenere, Shizune rabbrividì nel ritrovarsi davanti quegli occhi maledetti, rossi come il sangue e neri come l’oscurità più cupa: aveva paura, non poteva assolutamente negarlo neanche al suo grande coraggio.
Sapeva di cosa fossero capace quegli occhi, ma soprattutto cosa avrebbe potuto farle quell’uomo davanti a lei, senza pietà e senza scrupoli.
 

- Itachi Uchiha…- 

Non capiva perché avesse eliminato Kabuto, fedele servitore del suo maestro, ma ciò di cui era certa era che se avesse voluto l’avrebbe uccisa in pochi istanti, mentre lui restava impassibile.
 

- Non illuderti che io stia dalla vostra parte, l’ho fatto solo per il bene di mio fratello. Cerca di riprenderti e torna dalle kunoichi: dovete riorganizzarvi, Kabuto non mentiva riguardo ad Orochimaru.- 

E così dicendo si voltò, lasciandola senza parole, e quando stava per allontanarsi nell’oscurità lei lo fermò improvvisamente: aveva compreso la sua posizione, ma non era certa di ciò che sarebbe accaduto.
 

- Cosa pensi di fare?- 

Lui continuò a camminare nella sua direzione, senza voltarsi né rivolgerle alcuno sguardo, se non una parola fredda e allo stesso tempo piena di speranza per loro.
 

- Lo ucciderò.- 

E svanì, lasciando Shizune ancora inginocchiata a terra, ancora leggermente confusa e frastornata: erano successe troppe cose in pochi attimi, ma lei non aveva tempo di lasciarsi prendere dal panico perché ogni singola kunoichi era nelle sue mani.
Cosa avrebbe fatto Tsunade-sama, la sua maestra, se fosse stata al suo posto?
Mentre rifletteva sul da farsi e sul credere o meno alle parole del loro acerrimo nemico, la ninja dei serpenti dalla chioma violastra arrivò improvvisamente davanti a lei, guardandosi intorno e sbuffando sonoramente.
 

- Accidenti, mi è sfuggito ancora!- 

Si lamentò Anko ma non appena vide Shizune accorse verso di lei, aiutandola a reggersi sulle proprie spalle e osservandola con stupore, mentre l’allieva di Tsunade aveva ormai compreso ogni cosa: no, Itachi non era un nemico, l’aveva salvata da Kabuto eliminando un potenziale nemico e aveva condotto Anko sino a lei affinché l’aiutasse a tornare dalle altre kunoichi.
Nella sua vita aveva incontrato ben poche persone di un animo così generoso, per quanto nascosto dall’oscurità.
 

- Che è successo, Shizune-san?-

- Adesso non è il momento per le spiegazioni! Aiutami a tornare dalle kunoichi, dobbiamo riorganizzarci: Orochimaru non tarderà ad accorgersi dell’inganno e noi dobbiamo essere pronte ad ogni evenienza.-

 
******
 
Aprì con una certa lentezza i propri occhi ambrati, risvegliata da una fioca luce che penetrava dalla finestra laterale della stanza: era l’alba, sorta da pochi minuti evidentemente.
Mosse leggermente il capo, accertandosi che quella viscida serpe fosse ancora in quel dannato letto ma con suo stupore il posto affianco a  lei era vuoto e non sentiva alcun corpo freddo vicino al proprio.
Si allarmò immediatamente, preoccupata all’idea che si fosse accorto dell’inganno chissà da quanto tempo e se ne fosse andato: se era così, doveva intervenire immediatamente.
 
Cercò di muoversi ma non appena tentò di farlo una potente scarica di elettricità le invase il braccio destro, costringendola a trattenere un grido di dolore ed immediatamente si rese conto delle proprie condizioni: aveva i polsi legati ad un’estremità del grande letto da quelle che sembravano corde nerastre ed oscure, particolarmente robuste e con l’evidente capacità di trasmettere scariche elettriche ad un qualsiasi movimento e constatò che anche le caviglie fossero nelle medesime condizioni.
 
Accidenti! In questo modo non posso utilizzare la mia forza per spezzare queste corde oscure, com’è potuto accadere?!
 
Mentre cercava di darsi una spiegazione di quanto era accaduto, una voce sottile ed ironica invase nuovamente la stanza, attirando la sua attenzione.
 

- Ti sei svegliata, finalmente.- 

Tsunade guardò immediatamente davanti a sé e constatò che la porta della stanza era stata liberata da quei sigilli neri, mentre la figura snella quanto irritante di Orochimaru si mostrava a lei: si era già rivestito, come fosse pronto ad entrare in battaglia e questo, nel bene o nel male, la rassicurò leggermente: evidentemente si era accorto dell’inganno, magari udendo i rumori di lotta che significavano che le kunoichi avevano ormai preso l’intero palazzo, ma voleva anche dire che lui non era ancora sceso sul campo di battaglia, dato che si trovava lì.
Le lanciò un’occhiata ironica per quanto era evidente che tentasse di nascondere la propria irritazione.
 

- Devo proprio congratularmi con te, Tsunade… Sei riuscita ad ingannarmi nel migliore dei modi e mentre mi trattenevi qui con il solo modo che potesse risultare efficiente, hai fornito alle tue care kunoichi un piano adeguato per intrufolarsi indisturbate nel mio palazzo e conquistarlo dai piani più bassi a quelli più alti, cosicché io non potessi accorgermi di nulla almeno fino a quando la maggior parte di questa fortezza non fosse stata presa dalle insorgenti. Poi, magari, una volta che me ne fossi accorto mi avresti attaccato, cosicché avrei perso tempo ed energie e non avrei potuto ferire in alcun modo le kunoichi: davvero un piano impeccabile, se non fosse che non sono rincretinito fino a questo punto, anche se devo dire che tu sei stata particolarmente abile…- 

Cercò di stuzzicarla ancora ma lei non reagì, limitandosi a mostrarsi particolarmente minacciosa ed irritata da quella situazione: evidentemente aveva compreso ogni cosa ma ormai il palazzo era preso, che lui intervenisse o meno i suoi servitori erano fuori gioco.
 

- Anche se hai capito il mio piano, ormai è troppo tardi: il palazzo è praticamente nelle nostre mani e se anche tu intervenissi non riusciresti a fermare un esercito intero!- 

Non le importava di essere imprigionata ed impossibilitata a muoversi, ciò che contava era che lui non potesse vincere!
Ma purtroppo, Orochimaru la conosceva troppo bene per non essere a conoscenza dei suoi punti più deboli e proprio su questi avrebbe fatto leva per distruggerla psicologicamente, rendendola sua schiava per sempre.
 

- Oh credimi, Tsunade cara, non è certamente il tuo esercito che voglio fermare, ormai non mi importa più di loro quanto più di vendicarmi di questo tuo affronto, e sai anche tu che conosco MOLTO bene il tuo punto più debole…- 

Sorrise maliziosamente nel vederla sbiancare d’improvviso, mentre sgranava gli occhi con un’espressione sconvolta: aveva compreso immediatamente cosa intendesse dire, e la sua angoscia non poté che rinnovarsi al pensiero del sogno che aveva fatto quella notte.
 

- No! Tu non oserai farle del male!!- 

Cercò di dimenarsi dalla rabbia ma di nuovo una scarica elettrica più potente la costrinse a trattenersi, mentre sentiva molti dei suoi nervi ferirsi gravemente a causa di quelle catene: ansimava leggermente e lo osservava con quanta più cattiveria avesse in corpo, mentre lui con uno scatto rapidissimo le si era avvicinato, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso preoccupato e delicato.
 

- Oh io farò ciò che voglio, mia adorata, e tu non potrai fare nulla per impedirlo! Ogni tuo movimento potrebbe provocarti la morte e non riuscirai a liberarti di queste catene oscure, merito di una mia tecnica segreta, per cui non interverrai e la mia vendetta si compirà.-

- Lurido bastardo… Non sai accettare le sconfitte! Non vuoi ammettere di aver perso contro una donna!!-

 
Gli gridò con tutto il fiato che aveva in gola, rabbia e odio compresi, quando lui le prese il viso con una mano gelata e si avvicinò pericolosamente a lei, continuando a guardarla con un sorriso ironico e compiaciuto: godeva della sua ansia e del suo dolore, e godeva della propria vittoria.
Non gli era mai interessato degli altri, non era diventato capo di quel villaggio per il bene dei sudditi o di chi gli era fedele: gli importava soltanto di sé stesso, di conseguenza non sarebbe intervenuto per difendere i propri servitori e sconfiggere le kunoichi, quanto più per ferire quella donna troppo bella che riusciva a renderlo schiavo del desiderio di possederla, e questo non glielo avrebbe mai perdonato.
 

- A me non importa nulla né delle tue kunoichi né di questo palazzo: ciò che conta è vendicarmi della tua sfrontatezza ed esuberanza nel voler proteggere quelle ribelli inutili, quando potresti vivere al mio fianco e divenire la donna più potente che esista…- 

Avvicinò le proprie labbra a quelle rosse della donna, ma lei gli sputò in faccia con quanto più disprezzo avesse in corpo: quel discorso le faceva accapponare la pelle, quelle sue parole la disgustavano ancora di più del pensiero di quella notte.
 

- Se ho lottato fino a questo punto è stato soltanto per proteggere quelle ragazze, per dare loro la speranza di una vita migliore e libera, non certamente per mio interesse personale! Ma non mi stupisce che tu non riesca a capirlo, in fondo sei sempre stato schiavo del tuo egoismo e non comprenderai MAI la forza dell’amore!- 

Lui la fulminò con lo sguardo, le pupille giallastre che si assottigliavano in preda alla rabbia ed un terribile istinto di farle del male: non sopportava quei discorsi senza senso, non sopportava che gli si parlasse di qualcosa che non conosceva, ma soprattutto non sopportava che gli si desse dell’ignorante, in poche parole.
 
Si allontanò rapidamente da lei, brandendo le proprie armi e quando fu per uscire dalla stanza, si voltò un’ultima volta per squadrarla con sguardo truce e vendicativo, aggressivo.
 

- L’amore di cui parli… Io lo annienterò!- 
 
 
  

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Capitolo 23
*** Battaglia finale: Vendetta dall'animo ***


Percorsero quel corridoio buio ed umido il più velocemente possibile, uno affianco all’altro, procedendo con lo sguardo dritto davanti a sé e la determinazione più viva, nonostante le motivazioni assai differenti: vendetta e aiuto.
Uno sguardo dolce quanto leggermente preoccupato cercava talvolta quello del ragazzo che le correva affianco, incontrando soltanto un paio di occhi di un nero tanto oscuro e cupo da farle venire i brividi, cosicché tornava a concentrarsi su ciò che dovesse fare: la battaglia doveva essersi ormai conclusa o quantomeno essere al termine, considerato che si era protratta per l’intera nottata, ma nonostante questo lei era certa che si sarebbe ritrovata davanti ad uno scenario alquanto spiacevole per il suo docile cuore.
 
Con un balzo rapido salirono dalla botola sino ad arrivare ai sotterranei del palazzo e qui si fermarono per qualche istante: lei era leggermente spaesata e il vedere alcuni cadaveri a terra la fece rabbrividire: non che non avesse mai visto scene del genere, ma Kurenai aveva sempre evitato di coinvolgerla negli scontri proprio per evitare che vedesse situazioni simili…
La sua attenzione venne richiamata dalla voce fredda e quasi impassibile di Sasuke, il quale si guardava attorno con sguardo superiore.
 
-Cerca Orochimaru, col Byakugan non sarà certo difficile per te.- 

Hinata ebbe un sussulto nel sentire quel nome: alle sue orecchie suonava come una maledizione, un terribile nemico, una catastrofe quasi, tanto era stata abituata ad udirne soltanto il menziona mento e quel suono le risultava tanto spiacevole quanto intimidatorio…
Ma se quel ragazzo aveva davvero tutte le intenzioni di eliminare quella serpe, lei avrebbe superato la paura di ritrovarselo davanti e avrebbe condotto Sasuke sino a lui, cosicché un potenziale nemico sarebbe stato eliminato, o quantomeno indebolito.
Fece un respiro profondo, giunse le mani e socchiuse gli occhi per poi riaprirli subito dopo mentre alcune vene si evidenziavano ai lati dei suoi occhi lilla.
 
-Byakugan!- 

Si guardò attorno per qualche istante, nella speranza di scorgere anche in lontananza quella figura ma nei piani superiori al loro non vedeva nulla, riusciva a scorgere soltanto cadaveri e molti altri ninja che sembravano combattere circa nella metà più alta del palazzo.
 
- Non riesco a vederlo… Ci sono degli scontri nei piani più alti e quindi potrei confondermi e -

- Saliamo.-

L’aveva interrotta senza darle il tempo di osservare meglio la situazione e l’aveva stretta per un polso, trascinandola con sé per le scalinate che conducevano ai piani più alti, in modo tale che così le sarebbe stato più semplice individuare l’obbiettivo che si era prestabilito: fremeva all’idea di scontrarsi, per l’ultima volta, con il suo maestro ma soprattutto voleva compiere la sua vendetta, mentre si chiedeva dove fosse suo fratello, se sarebbe intervenuto o se avesse già messo fine lui a tutto questo.
E Hinata lo seguiva, un po’ spaventata e un po’ combattuta: aveva paura, ma non si sarebbe arresa di fronte alla violenza perché il suo fine andava oltre quella semplice battaglia.
Voleva la pace, a qualsiasi costo.
 
Arrivarono sino a qualche ai piani più alti, uno degli ultimi, dove ancora si stavano svolgendo delle battaglie e molti erano i ninja che combattevano: Sasuke cercò immediatamente la direzione giusta da prendere per salire all’ultimo piano, dove Orochimaru risiedeva, mentre Hinata si guardava intorno leggermente spaventata.
 
- Dobbiamo proseguire.-

Disse lui sempre con una freddezza innata e quando stava nuovamente per muoversi con una mano stretta sul fragile polso della ragazza, avvertì una presenza che si stava per avventare su di lui e così la lasciò immediatamente, estraendo fulmineo la spada e parando il colpo di un kunai: un paio di occhi color del cielo, adirati e determinati, erano a pochi centimetri da lui e lo fissavano con intensità quanto stupore.
 
- Naruto…-

- Lasciala immediatamente!-

Gridò il biondo di fronte allo sguardo strafottente del suo compagno mentre questo con un colpo lo allontanò da sé, quasi scocciato.
Soltanto Hinata restò letteralmente basita da quell’intervento e non sapeva come comportarsi: vedere Naruto vivo l’aveva rincuorata tanto da tranquillizzarla ma allo stesso tempo saperlo intenzionato a sfidare un ninja potente come Sasuke la spaventava.
Voleva intervenire, doveva fermarli, ma la voce determinata ed un po’ esaltata del ragazzo di cui era innamorata la precedette: si trovava a pochi centimetri dal moro e continuava a sfidarlo con lo sguardo, come volesse davvero scontrarsi con lui.
 
- Codardo! Hai preso Hinata come ostaggio, ma non la passerai liscia!-

- Sei il solito baka, Naruto, non hai capito nulla.-

Rispose con superficialità Sasuke rinfoderando la spada e questo fece imbestialire il biondo all’ennesima potenza, tanto che Hinata non riuscì nemmeno in questo caso a precederlo: aveva già creato, con l’aiuto di una copia, una sfera bluastra tra le mani e si dirigeva deciso verso il giovane Uchiha, il quale si fece leggermente più attento.
 
- Rasengan!-

Gridò con determinazione, ma il ragazzo di fronte a lui non aveva alcuna intenzione di perdere quel breve scontro, anche se questo lo avrebbe allontanato dal suo scopo per qualche minuto: ma dopotutto, gli importava di più far tacere una volta per tutte quel biondino esaltato, anche se si trovavano dalla stessa parte.
 
- Chidori.-

Lasciò che parte del suo braccio si contornasse di una luce azzurra, come se una carica elettrica lo avesse pervaso e anche lui si lanciò al contrattacco, deciso ad eliminarlo definitivamente mentre il biondo aveva tutte le intenzioni più nobili: vederlo stringere Hinata in quel modo lo aveva mandato in bestia, non poteva tollerare che qualcuno trattasse in quel modo una ragazza, soprattutto lei…
 
La giovane Hyuga si mise le mani davanti agli occhi, non volendo assolutamente vedere cosa sarebbe accaduto e quando i due stavano ormai per scontrarsi, due ninja adulti ed esperti si intromisero improvvisamente, evitando il peggio: un calcio piuttosto potente colpì in pieno il braccio di Sasuke e lo atterrò, distruggendo gran parte del pavimento mentre l’altro si affrettò a bloccare Naruto e la sua copia immobilizzandogli le braccia con una presa salda e forte.
 
- Ma… Cosa…- 

Naruto placò la sua rabbia e si ritrovò il volto segnato da una lunga cicatrice del capo clan Nara, il quale lo squadrava con un certo rimprovero mentre Sasuke si rialzava con uno sbuffo, cercando di nascondere il dolore al braccio e lanciando un’occhiata fulminante a quel maestro esaltato dalla tuta verde ed un caschetto ridicolo, dal suo punto di vista.
 
- Shikaku Nara… Lei cosa-

- Siete due stupidi, non trovo altri termini per definirvi. Non solo combattete dalla stessa parte ma se vi foste scontrati probabilmente avreste distrutto l’intero palazzo ed ucciso tutte le persone all’interno, bel modo di risolvere la questione.-

Li rimproverò Shikaku con sguardo severe, squadrando prima Naruto e poi Sasuke quando il biondino indicò il compagno con fare ancora irritato, ma di chi non ha per nulla compreso la situazione nonostante i buoni propositi.
 
- Ma lui teneva Hinata come ostaggio!-

Disse con sicurezza ma la voce pacata e gelida di Sasuke chiarì tutti i suoi dubbi, sebbene non potesse che irritarlo terribilmente.
 
- Io non la tenevo affatto in ostaggio, come sempre non hai capito nulla della situazione, Naruto.-

Il biondo digrignò i denti sentendosi sfidato in tal modo ma ad interrompere quel dibattito fu la voce di Gai, più serioso del solito.
 
- E quale sarebbe la situazione, Sasuke? Non mi pare tu abbia mai avuto delle buone intenzioni riguardo le kunoichi.-

Disse quasi sarcastico e a questo punto Shikaku lasciò Naruto per rivolgersi all’Uchiha, il quale osservava i due maestri con una certa diffidenza e superiorità ma si rese conto che dovesse parlargli e spiegare i motivi che lo avevano spinto sino a quel punto, mentre  il biondo era ancora su di giri e soltanto l’avvicinamento di Hinata servì a calmarlo leggermente.
 
- Naruto… Sono davvero contenta che… Tu stia bene.- 

Diventò improvvisamente rossa dopo aver detto quelle parole e Naruto le sorrise dolcemente, comprendendo con quanto affetto avesse pronunciato quelle parole e si rese conto della sua esagerata reazione, oltre che del malinteso.
 
- Anche io, Hinata. Scusami per la mia reazione…- 

La ragazza ricambiò il suo sorriso solare e lo abbracciò istintivamente, come non volesse perdere altro tempo della sua vita senza avvertire quel calore affianco a sé: aveva compreso perfettamente le sue nobili intenzioni di proteggerla e lei non poteva che essere immensamente felice di quel gesto.
 
Mentre i due si godevano quei pochi minuti di pace in cui potevano stare insieme, Sasuke si esprimeva con la solita voce priva di emozioni.
 
- Voglio uccidere Orochimaru, ecco perché sono qui. E la Hyuga mi stava aiutando a cercarlo, più o meno volontariamente.- 

Di Sasuke non si poteva dire che non fosse sincero e soprattutto diretto, quando parlava, ma a Shikaku interessavano molto di più le sue prime parole riguardo ad Orochimaru e gli rispose con altrettanta franchezza.
 
- Evidentemente anche tu, come noi, hai compreso di essere stato manovrato, ma ora più che mai devi renderti conto che da solo non concluderai nulla. Devi affidarti anche ai tuoi compagni, Sasuke, non puoi agire sempre autonomamente, potresti morire.- 

Si scambiarono uno sguardo tanto determinato quanto severo: Shikaku cercò di fargli comprendere, sebbene con estrema durezza, come stessero le cose mentre il ragazzo sembrava intenzionato soltanto ad ascoltare se stesso, come ogni volta: quella vendetta era la sua e non voleva in alcun modo che altri interferissero, nemmeno il suo stimato fratello.
Strinse leggermente i pungi, enfatizzando i suoi pensieri negativi quanto determinati quando tutti si voltarono improvvisamente in un’unica direzione, chi stupito e chi allarmato: una lunga mantella nera copriva un corpo muscoloso e giovanile, mentre capelli di un nero corvino lasciavano appena intravvedere due occhi color del sangue, omicida.
 
Naruto si mise immediatamente davanti ad Hinata come a volerla proteggere, conoscendo il pericolo che quell’Uchiha sarebbe potuto essere per loro e la ragazza ne restò dolcemente colpita, mentre cercava di non guardare quel ninja fin troppo intimidatorio…
Sasuke rimase impassibile mentre i due maestri osservavano il nuovo arrivato con una certa diffidenza e stupore.
 
- Cosa ci fai qui, Itachi?- 

Chiese Shikaku con prudenza e l’Uchiha rimase impassibile, lo sguardo sanguinario fisso sul fratellino minore: era a lui che voleva parlare, anche se quelle informazioni sarebbero servite anche agli altri.
 
- Orochimaru non si trova più nel palazzo, quindi è inutile cercarlo qui.- 

Sasuke strinse i pugni con rabbia udendo quelle parole e ricambiò lo sguardo assottigliato del fratello, come volesse indirettamente chiedergli il perché di quelle parole mentre gli altri restavano leggermente stupiti da quell’intervento.
 
- E dove sarebbe, quindi?-

- Questo non posso saperlo, ma se n’è andato da poco.-

Disse con freddezza e Sasuke lasciò vagare il suo sguardo nel vuoto, mentre parlava con i denti stretti e la voglia di vendetta che continuava ad invaderlo più del dovuto.
 
- Non dobbiamo fargliela passare liscia… Dobbiamo ucciderlo.-

Tutti i presenti si stupirono della cattiveria ed aggressività con cui erano dette quelle parole, in particolar modo Hinata che non era abituata a tanto odio mentre soltanto Itachi ne rimase immune, come se si aspettasse perfettamente una risposta simile dal fratello e per questo intervenne nuovamente, consapevole di coinvolgere anche gli altri ninja presenti.
 
- E lo faremo, anche perché non sarebbe da escludere un suo ritorno, perciò l’unica alternativa è andarlo a cercare.- 

Shikaku e Gai si mostrarono leggermente pensierosi dinnanzi a quell’ipotesi nonostante ne comprendessero la veridicità e a quel punto lo sguardo dei due Uchiha si posò inevitabilmente su Hinata: dei presenti, era l’unica che possedesse un’abilità tale da permetterle di rintracciare un individuo simile con il solo uso della vista e loro non avevano altre possibilità o mezzi reperibili in tempi tanto stretti, Orochimaru avrebbe potuto allontanarsi molto in fretta.
La ragazza si mostrò leggermente intimorita dinnanzi a quegli sguardi e Naruto comprese immediatamente le loro intenzioni, tanto che provvide a posizionarsi davanti ad Hinata in modo tale da coprirla alla loro vista, più determinato che mai: no, non avrebbe permesso a quei due sanguinari di utilizzare la ragazza che amava per un vendetta ed esporla così ad un grave pericolo.
 
- Non pensateci nemmeno! Hinata ha già rischiato abbastanza, non potete costringerla a cercare quel mostro che può soltanto farle del male!- 

La ragazza arrossì, sia per la contentezza di vedere Naruto così determinato nel difenderla sia perché, in fondo, un poco si vergognava della sua timidezza: poteva essere utile in quella situazione, ma ora che il biondo era accanto a lei, sano e salvo, non sentiva più la necessità di rischiare tanto dopo tutte le lotte che aveva combattuto nella sua breve vita.
Sasuke trattenne uno sbuffo mentre Itachi intervenne con fare gelido e pacato.
 
- E’ necessario il Byakugan per questo intervento, e lei è l’unica reperibile per il momento.- 

Naruto cercò di opporsi nuovamente ma questa volta intervenne Shikaku, il quale si trovò d’accordo con l’Uchiha, una volta tanto: era consapevole del pericolo che la ragazza avrebbe corso e del fatto che le kunoichi avessero già fatto molto, per loro, ma non vi erano altre alternative…
 
- Naruto, Itachi ha ragione. Non sarà da sola, andremo con lei alla ricerca di Orochimaru.-

- No! Non potete costringerla!-

 Shikaku fece un respiro profondo mentre Gai cercava di trattenere Sasuke dall’avventarsi sul compagno con uno sguardo abbastanza severo.
 
- Non abbiamo tempo per trovare un’altra soluzione, lei è l’unica col Byakugan in questo momento e-

- Vado io con gli Uchiha.-

Tutti i presenti si voltarono verso il corridoio che si estendeva dietro di loro e videro la figura eretta e fiera di Neji, il quale sembrava giunto già da qualche tempo in quella battaglia nonostante il suo ricovero al campo delle kunoichi: non era mai stato il tipo di ragazzo che resta in disparte ed in occasioni simili lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendersi utile, per aiutare i suoi compagni, anche in condizioni piuttosto precarie come la sua.
Hinata fu sollevata nel vedere che stesse bene, che non fosse ferito, e anche Naruto fu felice di constatare che la sua adorata kunoichi non avrebbe corso un tale rischio per colpa di quelle paranoie vendicative degli Uchiha.
 
Shikaku analizzò rapidamente la situazione e fece un cenno di assenso con il capo, dopodiché tornò a guardare Itachi cercando di evitare le mille domande che avrebbe voluto porre in quel momento ai due arrivati.
 
- Bene. A questo punto con Neji abbiamo risolto il problema.-

- Andremo soltanto io e Sasuke con lo Hyuga, Shikaku. La vendetta è nostra.-

 I suoi occhi color della morte si scontrarono per qualche secondo con quelli del Nara, come se entrambi stessero ancora analizzando la situazione: Shikaku avrebbe voluto partecipare a quella specie di spedizione, forse più per tenere d’occhio gli Uchiha che per Orochimaru in sé ma comprese che, essendo stati loro due suoi allievi, si sentissero particolarmente offesi in quel loro spregiudicato orgoglio.
E comunque, il palazzo era sicuramente da riorganizzare e c’erano ancora alcune battaglie in corso, la sua intelligenza sarebbe stata più utile lì mentre la rabbia e l’efficacia nell’uccidere di Itachi e Sasuke sarebbe bastata ad eliminare quel dittatore despota.
 
- Molto bene, buona fortuna.- 

Itachi, Sasuke e Neji cominciarono immediatamente a correre verso i piani più bassi, nella speranza di raggiungere il portone di uscita il prima possibile e rintracciare Orochimaru prima che fosse troppo tardi, mentre Shikaku e Gai ritornarono nelle varie battaglie nel tentativo di porvi fine.
Soltanto Naruto era rimasto ancora lì impalato, a cercare di riorganizzare i pensieri quando ad un tratto, leggermente sconsolato, affermò.
 
- E io?- 

********
 
Correva rapido per i corridoi del piano più alto del palazzo, intento a raggiungere quella dannata camera il prima possibile: aveva considerato da un lato la possibilità di venir ucciso in combattimento ed un possibile rimprovero dall’altro lato per non aver rispettato i piani, ma nessuna delle due ipotesi sembrava preoccuparlo più del necessario: non avrebbe permesso a quella serpe di toccare Tsunade un attimo di più.
Più pensava a quella donna tanto coraggiosa ed affascinante e più la rabbia gli invadeva l’animo, non riuscendo a tollerare che lei potesse essersi sacrificata nel peggiore dei modi per salvare non solo le sue kunoichi, ma addirittura coloro che erano suoi nemici.
 
Scosse il capo, cacciando quei pensieri fin troppo ossessivi quando finalmente vide la maledetta porta, ma non attese un attimo di più e con un calcio piuttosto potente la sfasciò completamente, ritrovandosi al centro della stanza da letto di quello che fino a poco prima era il suo “signore”.
Era già pronto a combattere quando la sua attenzione venne immediatamente catturata dalla figura snella del capo delle kunoichi, la quale era legata mani e piedi al grande letto in baldacchino e restava perfettamente immobile, segno evidente della sua prigionia.
 
Lei, dal canto suo, sgranò gli occhi nel vederlo e  dovette faticare nel trattenere un sorriso di soddisfazione: sapere che forse accorso con tanta decisione e premura in suo soccorso non poteva che renderla estremamente felice, considerando che nessun uomo si era spinto a tanto per lei, ma data la sua carica non poteva che essere severe ed intransigente come sempre.
 
- Kakashi, cosa ci fai qui?! – 

Cercò di mostrarsi tanto stupita quanto sicura ma quando le pupille ambrate incontrarono lo sguardo deciso dell’uomo non riuscì più a dire altro, tanto ne era rimasta incantata: non le era mai accaduto nulla di simile, abituata com’era a combattere contro ogni essere maschile, ma ritrovarsi un uomo tanto intelligente quanto affascinante che tentava di salvarla non poteva che lasciarla senza parole…
Dopotutto, anche un cuore di ghiaccio come il suo sentiva ancora dei sentimenti, o quantomeno ci provava.
 
- Sapevo che ti avrebbe imprigionata qui, per questo sono venuto.- 

Si avvicinò al letto e fece per toccare le corde che la tenevano immobilizzata, intento a liberarla quando lei lo avvisò immediatamente del pericolo, evitando così che anche lui subisse una di quelle potenti scariche elettriche.
 
- Non toccare queste corde! Sono frutto di una tecnica segreta di Orochimaru e provocano una potente scarica elettrica a qualsiasi mio movimento, anche tu potresti rischiare.- 

Il giovane Hatake strinse i denti da sotto quella stoffa bluastra che gli copriva il volto, sollevato all’idea che la donna non potesse vedere le sue espressioni così preoccupate: non era mai stato una persona apprensiva e rendersi conto di esserlo diventato proprio in quell’occasione lo metteva decisamente a disagio, senza contare che non potesse mostrarsi tale dinnanzi a lei…
Ma non si sarebbe arreso, non l’avrebbe certamente lasciata imprigionata da quelle catene ancora per molto: si allontanò di qualche passo e congiunse le mani componendo alcuni sigilli ed attivando una tecnica che aveva perfezionato personalmente e che, almeno se lo augurava, non avrebbe fallito.
 
- Raikiri.- 

Lasciò che la sua mano destra si contornasse di un blu acceso, come fosse una scarica elettrica particolarmente potente e tagliente e colpì quelle corde nerastre che tenevano imprigionata Tsunade, stando particolarmente attento a non ferirla in alcun modo e fortunatamente la sua precisione gli consentì di liberarla, finalmente.
 
Lei si rialzò immediatamente recuperando i propri vestiti che erano ancora a terra e vestendosi molto rapidamente, leggermente imbarazzata all’idea che l’uomo l’avesse vista seminuda ma mise immediatamente da parte queste sue considerazioni femminili e si concentrò su quanto avrebbe dovuto fare, sicuramente più importante rispetto alla sua attuale situazione.
Non appena ebbe indossato il kimono grigio, Kakashi l’aiutò ad infilarsi il mantello verde disordinatamente abbandonato sullo schienale di una sedia ed in quel momento i loro sguardi si incontrarono di nuovo, questa volta non più decisi o angosciati ma piuttosto… Felici.
E Tsunade non riuscì più a trattenere la domanda che l’aveva assillata sin dall’istante in cui l’aveva visto entrare così coraggiosamente dalla porta, pronto evidentemente a scontrarsi con Orochimaru e forse a morire pur di tentare di salvarla…
 
- Perché sei venuto?- 

Il suo tono di voce non era più determinato ed autoritario come solito, ma piuttosto raddolcito da quel sentimento così anomalo per lei che aveva cominciato a prendere possesso del suo cuore, sgretolando lentamente la barriera che aveva posto dinnanzi a sé per proteggersi da ulteriori dolori provocati da tal sentimento…
Kakashi comprese il suo stato d’animo e le si avvicinò lentamente, azzardando a sfiorarle il viso con il dorso della mano con fare delicato e restando piacevolmente soddisfatto nel constatare che lei non si fosse ribellata, ma anzi ne sembrasse rasserenat.
 
- Non ti avrei lasciato nelle mani di quel maniaco un secondo di più, mi fosse costata la vita.- 

E a quel punto niente avrebbe potuto fermare quel tepore nei loro animi che andava gradatamente aumentando, infiammando i loro cuori ed enfatizzando un sentimento che per troppo tempo era stato soppresso nel più violento dei modi a causa di situazione fin troppo spiacevoli e contraddittorie: avevano sempre messo in secondo piano la loro vita e i loro desideri per difendere ciò che amavano, ciò a cui tenevano di più, ma in quell’unico istante in cui niente sembrava poter interferire non riuscirono a sopprimere ancora un’emozione tanto forte.
 
Lei arrossì appena mentre lui si abbassava la stoffa bluastra, mostrando il proprio volto per la prima volta: non sapeva cosa pensare, nessuno aveva mai visto davvero il suo viso e il fatto che lo stesse mostrando proprio a lei non poteva che enfatizzare il suo desiderio di mostrarle i propri sentimenti: perché sì, era soltanto merito di quella donna se lui era cambiato, era soltanto merito di quel coraggio e di quella forza inaudita se aveva aperto gli occhi dinnanzi alla realtà.
Lei lo aveva reso libero, e per questo l’avrebbe amata nonostante le numerose avversità.
 
Si abbassò leggermente e con una certa delicatezza andava a posare le proprie labbra fredde sopra quelle morbide di lei, in quello che era un gesto di affetto tanto casto e semplice quanto colmo dell’amore più sincero e veritiero.
Fu un bacio leggero, quasi avessero ancora timore di ferirsi l’un l’altro con un gesto tanto anomalo per entrambi, ma erano consapevoli che fosse l’unica cosa che desiderassero in un momento simile.
 
Goderono di quel contatto così delicato e piacevole per alcuni istanti, fin quando fu lei ad allontanare le proprie labbra ancora dischiuse e a guardarlo negli occhi con quanta più dolcezza avesse: non era da lei, si sentiva assolutamente idiota, ma era stanca di dover sempre sopprimere ogni suo sentimento.
 
- Grazie. - 

Gli disse, con un tono tanto flebile quanto determinato e mentre entrambi restavano ancora ad osservarsi, l’uno in contemplazione dell’altro, Tsunade ricordò improvvisamente le parole dette da quella serpe prima di uscire dalla stanza e la sua minaccia di vendetta, cosicché quel clima sereno e dolce si spezzò immediatamente e Kakashi ne restò particolarmente stupito.
 
- Sakura! Lei dov’è??- 

Chiese preoccupatissima all’uomo davanti a lei, il quale si affrettava a ricoprirsi il volto e cercava di adattarsi all’improvviso cambiamento d’umore della donna, assolutamente angosciata.
 
- Non lo sappiamo, quando ci siamo trasferiti al di fuori del villaggio lei non era con noi… Ma è probabile che sia andata al campo in queste ore, so che una sua compagna le aveva lasciato un biglietto nel vecchio nascondiglio.- 

Tsunade non riuscì a trattenere la preoccupazione che incombeva sul suo viso delicato: era evidente che quella ragazza fosse assolutamente importante per lei, più delle altre, e per questo un’angoscia particolare l’assaliva.
 
- Portami al campo!- 

Disse con fare sbrigativo: non era un ordine né un comando, ma piuttosto una supplica particolarmente enfatizzata.
Lui non esitò a soddisfare la sua richiesta e la condusse immediatamente fuori dall’edificio, mostrandole la strada che l’avrebbe condotta sino a Sakura mentre lei non faceva che aumentare il passo: se quella serpe l’aveva minacciata in tal modo, era certa che se non fosse giunta in tempo avrebbe compiuto la sua vendetta su di lei, e questo non poteva permetterlo.
 
*******
 
- Mi sento molto meglio, grazie.- 

Sorrise dolcemente mentre porgeva nuovamente la ciotola contenete un particolare infuso che una ninja medico le aveva dato affinché il dolore delle varie ferite si calmasse: i suoi occhi chiari andarono immediatamente alla ricerca del ragazzo che, sicuramente, l’aveva condotta sino alle sue compagne ma con dispiacere non lo vide, mentre notava il sole che lentamente si alzava in cielo.
 
Era pensierosa quando quel silenzio quasi tranquillo venne spezzato dall’arrivo irruente di Sai, il quale spalancò l’entrata della tenda bianca in cui Sakura era in cura: aveva il fiato smorzato ed affaticato, mentre alcune ferite si vedevano sul suo bacino e la ragazza si allarmò immediatamente, mostrandosi preoccupata e altrettanto fece la ninja medico al suo fianco.
 
- Sai! Che succede?!-

- Sakura! Devi scappare subito, lui è qui e-

 Ma non fece in tempo a terminare frase che qualcosa lo scaraventò a molti metri dalla tenda con fare sgarbato e violento, tanto che il ragazzo cadde rovinosamente a terra dall’altra parte del campo: a quella vista, la ninja medico si lasciò sfuggire un grido e la rosa si allarmò immediatamente e fece per scendere dal letto nonostante le numerose ferite quando la luce proveniente dall’entrata della tenda venne oscurata.
 
La ragazza dovette reggersi al letto biancastro su cui era adagiata per poter stare in piedi e quando il suo sguardo cadde inevitabilmente verso quella luce offuscata, le sue iridi si dilatarono incredibilmente mentre la bocca le restava semiaperta ed un’espressione assolutamente sconvolta ed impaurita si mostrava sul suo viso delicato.
Di fronte a lei, a pochi metri, due occhi gialli e assolutamente minacciosi la guardavano con ironia e tutte le intenzioni di ucciderla nel peggiore dei modi: crudeltà e sadismo allo stato puro, e lei non poté che trattenere un tremolio involontario dinnanzi al suo peggior incubo.
 
- Ti ho trovata, Sakura Haruno!- 

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Capitolo 24
*** Rivelazioni dal cuore ***


- O-Orochimaru…-

Le labbra le tremavano mentre faticava a reggersi sulle proprie gambe: gli occhi spalancati e terrorizzati dinnanzi alla figura minacciosa di quello che era considerato il signore dei serpenti, uno dei ninja più forti e temuti che Konoha avesse mai avuto la sfortuna di dare alla luce.
La fissava con intensità, con una soddisfazione alquanto sadica mentre godeva nel vederla tanto terrorizzata: era molto tempo che non uccideva qualcuno di persona, e l’idea che si trattasse proprio di quella mocciosa lo esaltava più che mai.
 
La ninja medico dinnanzi alla giovane kunoichi non riuscì più a trattenere la sua paura e fece per fuggire, creando un foro nella tenda affianco a lei ma non appena tentò quel gesto disperato, due kunai la colpirono nei punti vitali con una rapidità ed una precisione che Sakura non poté che mettersi una mano sulla bocca, nel tentativo di non gridare per il terrore e l’orrore di quella scena.
Cadde a terra, priva di sensi e forse di vita, ma nonostante conoscesse le arti mediche la ragazza non avrebbe saputo come salvarla da una morte tanto rapida quanto angosciante.
 
Lui era rimasto impassibile nella sua posizione, talmente rapido che non sembrava nemmeno si fosse mosso, mentre con un paio di gesti delle mani creò un forte vento tagliente che squarciò la tenda e distrusse gran parte dell’accampamento, rivelando entrambe le loro figure alla tiepida luce del sole che si stava innalzando in quelle ore.
Sakura ricorreva disperatamente a tutto il suo autocontrollo per non piangere né per fuggire per il terrore, anche se considerata la fine della sua guaritrice non avrebbe avuto molte speranze: inoltre era anche ferita gravemente, non sarebbe stata in grado di sostenere una lotta nemmeno con la più scarsa delle kunoichi.
 
- C-Cosa vuoi da me?- 

Chiese con un fil di voce e a questa affermazione Orochimaru rise di gusto, con un’ironia da far accapponare la pelle e mentre i suoi occhi si assottigliavano per focalizzare meglio la figura della ragazza, questa non poteva che sperare che la sua morte fosse il più rapida possibile.
 
- Ahah, quanto sei patetica, ragazzina… Mi sembra chiaro che io voglia eliminarti, ma la parte divertente sarà farlo davanti agli occhi di chi ti ama di più al mondo.-

Sakura non riusciva a capire a chi si riferisse, ciò di cui era certa era che quell’uomo, anzi no, quell’essere immondo avesse nel suo corpo la più truce delle cattiverie, un odio oscuro e radicato tanto a fondo che forse nemmeno la morte ne avrebbe cancellata la scia.
E mentre lui continuava a parlarle con fare ironico e assolutamente irritante, oltre che minaccioso, Sakura si sforzava di continuare a restare cosciente nonostante le ferite sul suo corpo avessero ricominciato a bruciarle in modo consistente.
 
- Ma non temere, la tua morte sarà molto più rapida di quello che pensi… Anche se prima patirai le pene nell’inferno nel veder morire le tue compagne, una ad una.- 

Ebbe un sussultò ed ingoiò un groppo che le si era formato all’inizio della gola, come a voler presagire già la sua fine e proprio quando Orochimaru aveva cominciato ad estrarre una possente ed affilata lama dalla propria bocca, alcuni passi rapidissimi si erano uditi a qualche metro da loro.
 
- Fermati Orochimaru!- 

Un grido disperato, un’invocazione tanto determinata quanto angosciate: Sakura si voltò immediatamente in quella direzione nel riconoscere la voce della sua maestra, mentre un sorriso ironico si dipingeva sul volto sadico del signore dei serpenti, il quale aveva quasi completamente estratto al spada dalla propria gola.
 
- Tsunade-sama?-

- Troppo tardi!-

Aveva gridato Orochimaru e con uno scatto rapidissimo si era avventato su Sakura con tutte le intenzioni di ucciderla: la ragazza si voltò di scatto ma non fece assolutamente in tempo a realizzare cosa le stesse per accadere, tanto che si ritrovò quella lama affilatissima a pochi centimetri dal cuore e tutto ciò che poté fare era chiudere disperatamente gli occhi: avrebbe voluto non morire, continuare a lottare per le sue amiche, stare con loro e vivere finalmente una vita serena e felice.
Avrebbe voluto dire alla sua maestra che le voleva bene, così come a Ino, Tenten, Hinata…
Avrebbe voluto dire a Sasuke che sì, lei lo amava davvero.
 
Attese che quella lama le si conficcasse in petto quando, con suo estremo stupore, avvertì soltanto alcune gocce fredde posarsi sul proprio viso all’improvviso, e tutto d’un tratto la paura si trasformò in ansia: si toccò il volto bagnato da quel liquido, ancora con gli occhi chiusi, e constatò che no, quel sangue non era il suo.
Riaprì gli occhi chiari e la sua espressione fu assolutamente sconvolta e disperata dinnanzi a ciò che stava vedendo: Orochimaru era a pochissimi metri da lei, ma quella lama affilata non aveva trafitto il suo petto, bensì quello della sua amata maestra.
 
- Nooo!!!- 

Il signore dei serpenti fece nuovamente un balzo rapido indietro, richiamando la propria spada all’interno del corpo e leccandosi le labbra nell’assaporare quel sangue che sapeva di vittoria, mentre quel sorriso ironico e divertito sembrava essere divenuto parte del suo stesso essere.
Sakura si inginocchiò a terra e sorresse il corpo della sua maestra con le lacrime agli occhi, mentre le accarezzava i capelli biondi e non aveva nemmeno il coraggio di guardare quella profonda e letale ferita nel suo petto che stava sanguinando oltre ogni limite.
 
- S-Sakura…-

- Maestra… Perché…?! Lei non doveva…-

Piangeva, non riusciva a trattenersi, ad essere forte: sentiva quanto fosse debole Tsunade e soprattutto era consapevole che nessuna delle due sarebbe stata in grado di curarla da quella ferita.
La donna le posò un dito sulle labbra, come a volerle dire di tacere, di non sprecare fiato in quel modo: voleva mostrarle che nonostante tutto bisognava avere sempre la forza di rialzarsi, di non arrendersi, di non dare nulla per perso dal principio.
 
Tsunade si girò su un fianco e riuscì a mettersi in ginocchio, lo sguardo ancora determinato ed aggressivo nei confronti di Orochimaru quando la sua forza di volontà venne spezzata da un attacco di tosse: e tossì sangue, sangue e ancora sangue.
Sakura le si avvicinò ancora, incapace di trattenere quel pianto disperato quando la voce malefica del signore dei serpenti si fece ancora avanti in quel clima teso e doloroso, come volesse infliggere altro dolore.
 
- Deve essere davvero straziante per te, Tsunade, sapere di non essere più in grado di difendere le persone che si amano… Soprattutto se si tratta della propria figlia.- 

La donna alzò di nuovo il capo e lo fulminò con lo sguardo, il più agguerrito che avesse, mentre la giovane kunoichi affianco a lei sgranò gli occhi, fissandola con estremo stupore, senza riuscire a comprendere le parole di quel demone.
 
- Tsunade-Sama… Cosa significa tutto questo?- 

La donna continuava ad ansimare nel tentativo di riuscire a resistere a quel dolore infernale, mentre Orochimaru godeva di quella sua vittoria e Sakura non poteva che sentirsi totalmente disorientata da quelle parole che, tuttavia, non venivano smentite dalla sua maestra.
 
- Significa che tua madre non è morta in missione come ti è stato detto, piccola stupida kunoichi… Diciamo che ha preferito restare nell’ombra per tutta la tua vita, lasciandoti in balia di te stessa ma continuando a proteggerti dall’alto, in un modo che tu non sei mai riuscita a comprendere, Haruno… O dovrei dire, Senju.- 

Sakura aveva ancora gli occhi strabuzzati, lo sguardo sconvolto da ciò che le era stato detto: dunque lei non era orfana ma anzi, aveva sempre avuto accanto la propria madre e non se n’era mai resa conto, non lo aveva mai saputo…
Non riusciva ancora a crederci, così appoggiò delicatamente una mano sulla spalle della sua maestra e parlò con voce flebile, appena percettibile.
 
- Maestra… E’ vero? Lei è… Mia madre?- 

Tsunade prese un poco di fiato e si voltò verso di lei con quanto più dispiacere avesse in corpo: i suoi occhi ambrati si unirono a quelli verde acqua di colei che poteva finalmente chiamare “figlia”, dispiaciuta per quanto era accaduto in tutti quegli anni: avrebbe tanto voluto darle affetto, avrebbe voluto incalzarle le coperte la sera, consigliarle sui suoi amori adolescenziali e starle accanto in qualsiasi momento.
Avrebbe tanto voluto poter fare davvero la mamma, ma non aveva potuto ed ora non sapeva come spiegarlo ad una figlia cresciuta nelle menzogne sul suo passato.
 
- Sì, Sakura… So che ora sei confusa, che vorresti farmi mille domande e magari rimproverarmi per non averti detto la verità sin dall’inizio… Ma credimi, io avrei davvero voluto essere tua madre, per davvero, ma non ho potuto: in quanto capo delle kunoichi, tu saresti stata continuamente in pericolo se si fosse saputo che eri realmente mia figlia, per questo ti ho tenuto un simile segreto… Ma sappi che l’ho fatto solo per proteggerti.- 

La ragazza era ancora stupita da quelle parole mentre Tsunade tornava ad abbassare il capo: dopo tanti anni di bugie e finzione, finalmente aveva potuto dire a sua figlia chi fosse realmente, anche se ciò che le avrebbe voluto dire era molto, molto di più…
E la cosa buffa e tragica era che, probabilmente, non ne avrebbe più avuto l’occasione.
Stava per crollare a terra mentre sentiva i suoi sensi abbandonarla, quando sentì due braccia esili e delicate abbracciarla con un affetto semplice e sincero, di quelli che riscaldano il cuore al sol contatto.
 
- Lei per me è stata molto più di una madre… Mi ha insegnato a sopravvivere, a lottare, a cavarmela nelle situazioni più difficili e in qualsiasi occasione non ha esitato ad esporsi per me… Non è stata soltanto maestra e protettrice per tutte noi, è stata la nostra famiglia ed io non potrei mai rimproverarla per questo perché io… Io le voglio bene.- 

Una lacrima di gioia e commozione delineò il viso delicato della bionda e con le poche forze che le erano rimaste ricambiò quel piccolo abbraccio tanto agognato, mentre le trasmetteva gli ultimi residui di chakra per potersi curare più velocemente da alcune ferite.
 
- Grazie, figlia mia.- 

Orochimaru strinse i denti dinnanzi a quella scena che non gli sembrava assolutamente commovente, quanto più irritante: aveva desiderato fino al midollo di eliminare quella rosa e far soffrire Tsunade, invece quelle due sembravano essere unite più che mai nonostante le bugie  le falsità, si volevano bene… E lui non sopportava non riuscire a comprendere tutto questo.
 
- Mi sono stufato di questa pagliacciata…- 

Una voce corrosa dalla rabbia e dall’invidia, tanto che quel suono acre attirò l’attenzione delle due a pochi metri da loro, le quali sciolsero momentaneamente l’abbraccio e si voltarono verso di lui: Sakura ancora un poco confusa, mentre Tsunade sfidava il suo rivale con quanta più decisione le riuscisse.
 
- Te l’ho già detto, Orochimaru: tu non conoscerai mai la forza dell’amore.- 

L’uomo si irritò profondamente dinnanzi a quell’ affermazione e compose rapidamente alcuni sigilli, mentre il suo sguardo omicida era rivolto a quella donna tremendamente coraggiosa che lui aveva bramato per così tanto tempo.
 
- Tecnica dell’Ombra della Serpe.- 

Dalle sue braccia fuoriuscirono una serie di serpenti alquanto minacciosi, i quali erano già pronti per l’attacco ad un comando del loro padrone.
Sakura impallidì ulteriormente, certa che non sarebbero sopravvissute mentre Tsunade manteneva il sangue freddo, decisa a non dargliela vinta.
 
- Mi dispiace, Tsunade, non avrei voluto ucciderti ma mi costringi a farlo. Ma non temere, la tua adorata figlia ti raggiungerà molto presto nell’aldilà!- 

Si preparò all’attacco e Tsunade strinse i denti, pensierosa sul da farsi quando, finalmente, una figura robusta ed agile si parò davanti a loro: i capelli argentei illuminati dal sole mattutino e lo sguardo determinato, mentre si preparava a difendere la persona che più amava al mondo.
 
- Non le permetterò di fare del male a Tsunade, Orochimaru.- 

La donna sorrise debolmente, certa che prima o poi quell’uomo sarebbe riuscito a raggiungerla: una volta che si era fatta indicare il luogo dell’accampamento lo aveva preceduto e attraverso alcune scorciatoie nel bosco piuttosto fitto era riuscita a giungere lì prima di lui, ma finalmente era arrivato in loro soccorso.
Orochimaru fece una smorfia di disgusto: gli sarebbe toccato perdere tempo con Kakashi, ninja non semplice da sconfiggere per quanto lui fosse potente, e la sua vendetta sulla bionda avrebbe dovuto aspettare.
 
- Un altro salvatore improvviso, mi toccherà perdere tempo anche con te e questo non mi piace per niente…- 

Kakashi era già pronto a combattere, a sfidare l’uomo che lo aveva reso cieco per tutta la vita mentre questo sembrava semplicemente scocciato di dover combattere contro di lui, quando un gemito attirò la sua attenzione, seguito da un grido di disperazione e paura.
 
- No! Signorina Tsunade!- 

Il ninja copia si voltò immediatamente indietro e sgranò l’unico occhio visibile dinnanzi alla scena che gli si parava davanti: Tsunade era tra le braccia della figlia, priva di sensi, una ferita quasi mortale al petto che non sembrava poter essere curata.
In quel momento gli parve che il mondo si fermasse, che tutti i suoi sogni e le sue speranze stessero per svanire: quella donna gli aveva cambiato la vita, ed in pochi attimi sembrava dovesse perdere ogni cosa.
 
Strinse i pugni con una rabbia inaudita e tornò a voltarsi verso Orochimaru: odio puro sembrava essere sprigionato dal suo sguardo ed il signore dei serpenti non poté che gioirne, mentre poteva quasi ritenere divertente una tale battaglia.
Kakashi stava letteralmente per avventarsi su di lui con le più potenti tecniche che conoscesse quando due individui si pararono davanti a lui, due figure che conosceva molto bene: capelli neri, corporatura muscolosa, occhi di ghiaccio.
Restò un attimo basito nel vederli arrivare tutti e due, insieme e determinati a sconfiggere quello che era stato il loro maestro ed anche Orochimaru si ritrovò in parte sorpreso di vederli.
 
- Fatti da parte, Hatake. Questa battaglia è nostra.- 

Disse freddamente il maggiore, senza voltarsi verso il ninja copia il quale non aveva assolutamente ancora smorzato la sua rabbia per ciò che era accaduto ed era indeciso sul da farsi.
 
- Non è solo vostra, lui ha ingannato anche me…-

- Questo non significa nulla, hai altro di cui occuparti.-

Un’altra risposta gelida ma in questo caso Kakashi si lasciò tentare: voltò il capo di nuovo all’indietro, rimanendo profondamente segnato nel vedere una Satura piangente e disperata che stringeva fra le braccia il corpo in fin di vita di Tsunade: e fu in quell’istante che comprese la vera importanza dell’amore, del non dover mai far prevalere la propria rabbia perché essa rischiava soltanto di portarti fuori strada, magari a ferire persino ciò a cui tieni di più.
Senza dire nulla si incamminò verso il corpo esanime della bionda e con delicatezza lo prese tra le braccia, osservando il suo viso con espressione malinconica ed un'unica determinazione.
 
Ti salverò, Tsunade, così come tu hai fatto con la mia anima.
 
Poi si voltò verso Satura, la quale sembrava essersi leggermente ripresa grazie al chakra curativo che la madre le aveva trasmesso durante l’abbraccio affinché fosse in grado di correre autonomamente.
 
- Riesci a correre?-

- Sì, certo!-

- Allora andiamo, non le resta molto tempo.-

E dopo uno sguardo d’intesa entrambi cominciarono a correre nel bosco, diretti al palazzo centrale del villaggio: sicuramente le altre kunoichi si trovavano lì, quindi anche Shizune che avrebbe potuto curarla assieme ad altre ninja medico.
Si sforzarono di correre oltre i loro limiti, perché nessuno dei due aveva la minima intenzione di lasciarla morire: li aveva salvati entrambi, più di una volta, e questo non poteva sicuramente essere secondario.
 
Mentre loro si allontanavano, Sasuke aveva lanciato una rapida e quasi fugace occhiata verso la rosa e fu lieto di vedere che si fosse ripresa e non le fosse accaduto nulla, anche se ovviamente questo non apparve dalla sua espressione perennemente impassibile.
Si ritrovavano lì, i due Uchiha, di fronte a colui che li aveva resi potenti, ma schiavi dell’oscurità, e questo non glielo avrebbero mai perdonato.
Orochimaru li osservava, prima il minore e poi il maggiore, un’espressione seriosa sul viso ma non spaventata, anche se un briciolo di timore continuava a provarlo dinnanzi a quegli occhi omicidi: sapeva quanto fossero potenti, soprattutto Itachi, ma essendo stato loro maestro ne conosceva alla perfezione ogni singola mossa o tattica.
 
- E così anche voi siete passati dall’altra parte… Non credevo che anche gli Uchiha fossero così patetici.- 

Sasuke avrebbe voluto saltargli addosso ed ucciderlo su due piedi, ma furono le parole del fratello a precederlo, cosicché non compì la pazzia di sottovalutare il signore dei serpenti.
 
- Tu ci hai usati, Orochimaru e per quanto grazie a te siamo diventati potenti, non abbiamo alcuna intenzione di perdonarti.- 

A quel punto, il signore dei serpenti si mise in posizione combattiva e di fronte a questo gesto entrambi i fratelli attivarono i loro occhi maledetti, pronti allo scontro.
 
- Preparatevi a soccombere, piccole marionette!-

- Sharingan!-
 
*******
 
Il palazzo centrale del Villaggio della Foglia era ormai stato liberato, i pochi ninja ancora sostenitori del regime dittatoriale erano stati sconfitti e in molti si erano convertiti, passando volontariamente dalla parte delle kunoichi dopo che altri loro compagni gli avevano dato l’esempio adeguato.
Ormai anche l’ultimo piano era stato preso e mentre Shizune veniva curata assieme ad altre ninja ferite, le capo squadra si riunivano attorno all’allieva prediletta del loro capo per discutere sul da farsi, e soprattutto sul fatto che non avessero trovato Tsunade-Sama in nessun luogo.
Inoltre, ogni cosa era da riorganizzare e sistemare e tutti i ninja presenti erano stati lasciati liberi di scegliere se abbandonare il villaggio oppure rimanere, per cercare di ricostruire ciò che era rimasto di Konoha: furono in molti a non muoversi dalla loro posizione, con valore e coraggio, sia kunoichi che ex ninja nemici.
Tutti avevano un unico obbiettivo, tutti volevano la pace e la prosperità e quelle coraggiose ninja sembravano, sin dall’inizio, essere giuste ed affidabili.
 
Vennero dati i primi incarichi mentre una squadra di ricerca perlustrava il villaggio alla ricerca dei scomparsi, non ultimi i due capi delle fazioni, e mentre la prima riunione che vedeva uniti i maestri di entrambe le parti stava per iniziare, qualcosa di insolito turbava l’animo del capo clan dei Nara, il quale sentiva come una morsa stringergli il petto ogni qualvolta vedeva la figura di Kurenai: sì, doveva dirle la verità, quel maledetto senso di colpa lo stava uccidendo nonostante cercasse di fare uso di tutta la sua razionalità.
 
Prima che lei potesse varcare la porta della stanza designata per l’assemblea, lui le cinse il polso particolarmente sottile, fermandola ed attirando la sua attenzione: lei lo guardò un attimo stupita, ma non del tutto timorosa.
 
- Cosa c’è?-

- Devo parlarti, Kurenai…-

- Non mi sembra il caso, la riunione sta per iniziare e –

- Potrei non riuscire più a dirti ciò che devo.-

Lei restò leggermente colpita da quel tono particolarmente duro e grave, come se stesse nascondendo qualcosa di negativo e lei lo percepiva benissimo, cominciando leggermente a preoccuparsi: erano stati nemici per così tanti anni che non sapeva nemmeno come facesse a ricordarsi del suo nome, ma ora che la guerra era giunta al termine dovevano mettere da parte i loro rancori…
Anche se Shikaku, probabilmente, non la pensava allo stesso modo.
 
Si allontanarono da quel corridoio di qualche metro, quel tanto che bastava a lasciarli soli ed appartati al fine di non essere sentiti e a quel punto gli occhi grandi ed intensi della donna guardarono con un certo tono enigmatico lo sguardo abbassato del Nara, come se stesse per confidarle la peggiore delle cose.
 
- Cosa volevi dirmi di così importante?- 

Gli disse, cercando di non mostrarsi preoccupata nonostante quella situazione non le piacesse per niente.
Lui estrasse lentamente un kunai e con gesti garbati glielo mise tra le mani, costringendola a stringere quell’arma mortale ancora una volta ed avvicinò il proprio petto alla punta di quella lama affilata, restando con lo sguardo abbassato ed un’espressione tirata, tanto che Kurenai non poté che restarne particolarmente stupita.
 
- Cosa significa questo, Shikaku?!- 

Chiese quasi allarmata, comprendendo che quello fosse un invito ad ucciderlo ma non appena cercò di ritrarsi lui continuò a tenerle imprigionato il polso in quella posizione, con il kunai a pochi centimetri dal suo stesso cuore.
 
- Qualsiasi spiegazione mia non basterebbe a riparare ciò che ho fatto, sarai libera di fare ciò che vuoi…- 

Perché sì, i sensi di colpa erano qualcosa di incredibilmente ossessionante e lui non poteva più convivere con quel terribile dolore, non senza averle detto la verità e averla lasciata libera di fare ciò che volesse.
 
- Kurenai…- 

Trovò il coraggio di alzare lo sguardo e da vero uomo quale era guardò in viso la sua interlocutrice, colei alla quale aveva compiuto il torto più grande del mondo, distruggendole i sogni, le speranze ed il futuro stesso.
E sì, se avesse voluto ucciderlo, non si sarebbe opposto.
 
- Sono stato io ad uccidere Asuma.-  

 

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Capitolo 25
*** Noi che difendiamo ciò che amiamo ***


Chiedo umilmente scusa per il disastroso ritardo, ma purtroppo la scuola è diventata davvero massacrante in questo periodo ed io non ho proprio tempo materiale per scrivere…
Spero possiate perdonarmi e che il capitolo vi piaccia comunque, anche perché è il penultimo ormai…
Ok, mi tolgo dalle scatole xD
Grazie mille a tutti! Vedere quante persone seguono e recensiscono questa ficcy mi rende davvero felice in un periodo come questo, grazie ^^

 
*******
 

- Tecnica della Prigione della Serpe!- 

Dalle braccia grigiastre e leggermente malconce uscirono due enormi serpenti bianchi, simili ad ananconde, che minacciosi si diressero verso il minore degli Uchiha e lo intrappolarono in una stretta piuttosto forte, impedendogli dunque qualunque movimento: tentava di dimenarsi ma qualsiasi tentativo risultava vano e sul suo corpo erano visibili numerose ferite, tanto che faticava ormai anche a respirare.
 
Dannazione Sasuke…
 
Lanciò un rapido sguardo al fratello in difficoltà ma dovette immediatamente riprendere la concentrazione, dato che il suo maestro gli si avventò contro con una spada affilata che gli usciva dalla bocca: la schivò per un pelo grazie ad un abile salto all’indietro ma non ebbe un secondo di tregua, dato che si vide arrivare contro una serie di serpenti verdastri e marroni con le fauci spalancate, pronti ad aggredirlo.
 

- Tecnica della Palla di Fuoco Suprema.- 

Si portò una mano dinnanzi alle labbra e soffiò con una certa forza, tanto che una sfera infuocata cominciò a crearsi davanti a lui tanto da bruciare completamente quel groviglio di serpi che sembrava minacciarlo.
Toccò il terreno dopo il balzo ma avvertì immediatamente una presenza alle sue spalle e fece appena in tempo a voltarsi, parando con un kunai l’ennesimo attacco con quella spada leggendaria: era lì, il suo maestro e dittatore, quegli occhi gialli e pungenti che sembravano minacciarlo in ogni modo ma lui aveva imparato a restarne indifferente, tanto che assottigliò il proprio sguardo come a non volersi mostrare sottomesso in alcun modo.
 

- Non hai speranza contro di noi.-

- Forse tu, mio caro Itachi, ma che mi dici del tuo amato fratellino?-

L’Uchiha voltò leggermente il capo e si trattenne dal mostrare il suo disgusto nell’osservare quella scena: Sasuke era ancora imprigionato tra quelle due anaconde e non sembrava riuscire a liberarsene, mentre era evidente lo stato piuttosto doloroso in cui si trovava a causa di quella stretta.
Si voltò di nuovo, riassumendo un atteggiamento determinato quando si accorse troppo tardi che Orochimaru non si trovava più dinnanzi a lui: restò immobile, attento a qualsiasi rumore o suono che potesse aiutarlo a capire dove diavolo si fosse nascosto, quel codardo.
 
Avvertì un piccolissimo spostamento d’aria e non perse tempo. Si voltò scattosamente in quella direzione ed attivò il suo occhio maledetto, senza alcun ripensamento.
 

- Amaterasu!- 

Le fiamme nere avvolsero in pochi attimi il corpo longilineo del dittatore di Konoha ma lui continuò a restare ritto ed impassibile, mentre una risatina ironica gli dipingeva il volto scavato dagli anni e Itachi non poté che restare disgustato da quel fare tanto cinico: stava morendo, il corpo si deturpava sotto l’effetto di quella spaventosa tecnica eppure lui non sembrava averne timore, quasi sapesse di vincere comunque.
 

- Non hai paura della morte, Orochimaru?- 

Rise di nuovo, con più gusto, mentre il suo sguardo tanto ammaliatore quanto intimidatorio sembrava sfidare quella potenza inaudita sopra ogni limite: sapeva di non poter battere Itachi, era troppo forte persino per lui con lo Sharingan, eppure non gli avrebbe mai permesso di vincere a costo di utilizzare le strategie più vili.
 

- E Sasuke?- 

Si sentì un grido di dolore ed il maggiore degli Uchiha ancora una volta rimase turbato da ciò che stava accadendo: Sasuke non sembrava più in grado di resistere a quella morsa, i denti erano stretti per il dolore mentre tratteneva grida di esasperazione e si era udito persino uno scrocchiare d’ossa alquanto innaturale.
Non avrebbe resistito per altri minuti, quello stritolamento lo avrebbe presto soffocato, senza contare l’eccessiva sofferenza che avrebbe patito…
Ma no, quel ragazzo significava troppo per lui, non avrebbe permesso a quella serpe di togliergli l’unica cosa che gli era rimasta: gli aveva sottratto la libertà e la vita stessa, ma non aveva assolutamente alcun diritto di toccargli il fratello per cui aveva deciso di sacrificare tutto se stesso, in ogni modo.
 
Lanciò un’occhiata fulminante ad Orochimaru che, nonostante stesse letteralmente bruciando, restava ironico e provocatorio: sapeva già che Itachi non avrebbe rinunciato a Sasuke e per proteggerlo avrebbe dovuto interrompere l’Amaterasu,  concentrandosi così su un’altra tecnica.
Strinse leggermente i denti per la rabbia, cercando comunque di mantenersi impassibile: era un ricatto vile e spietato, ma avrebbe fatto ciò che il nemico si aspettava pur di salvare il fratello minore, a Orochimaru avrebbe pensato dopo.
 
Abbandonò la tecnica con lo Sharingan, tanto che le fiamme nere cominciarono a ritirarsi sul corpo del despota e rapidamente l’Uchiha si diresse verso il fratello, il quale gemeva nel vano tentativo di opporsi a quella morsa infernale.
 

- Tecnica dell’Artiglio supersonico.- 

Tra le proprie mani creò un ammasso d’acqua su cui fece particolare pressione, arrivando a modellarla come fosse una serie di pungiglioni e all’ultimo secondo li scagliò contro le due anaconde bianche: non appena trapassarono le loro carni, queste si accasciarono inevitabilmente a terra e scomparvero assieme alla copia di Orochimaru che le comandava.
 
Sasuke continuava a lottare contro il dolore e stava per cadere rovinosamente a terra quando le braccia forti del fratello gli impedirono di schiantarsi e lo riappoggiarono più delicatamente al terreno: il minore si strinse istintivamente un braccio, probabilmente rotto, mentre non aveva il coraggio di guardare in faccia il proprio fratello, il quale restava in piedi dinnanzi a lui.
 

- Non c’è tempo per soffrire. Alzati, Sasuke, lui non ci metterà molto a- 

Ma non fece in tempo a terminare la frase che una spada affilata e potente gli trapassò il petto, esattamente all’altezza del cuore: restò immobile, senza sgranare gli occhi né assumere una qualsiasi espressione, senza mostrare la propria morte imminente.
Un rivolo di sangue rossastro gli uscì dalle labbra mentre il suo sguardo si posava sul volto sconvolto di Sasuke, il quale era letteralmente scioccato.
 

- Itachi!!!!- 

Si sentiva tremare le gambe e non aveva ancora avuto la forza di muoversi: una reazione totalmente inusuale da parte sua, eppure non riusciva a fare altro.
Non si era mai sentito tanto… Vuoto.
Vedeva suo fratello morire per causa sua, perché se non fosse stato così stupido da farsi intrappolare da Orochimaru lui l’avrebbe ucciso, invece di interrompere ogni cosa per salvarlo.
E il loro “caro” maestro aveva immediatamente approfittato della distrazione di Itachi per ucciderlo, uccidere lui e la grande minaccia che era.
 
La lama si ritrasse ed il ninja dei serpenti si portò a parecchi metri di distanza, mentre osservava con soddisfazione la riuscita del suo terribile omicidio: aveva il corpo sanguinante e corroso dalla precedente Amaterasu, eppure quel dolore fisico non sembrava sovrastare la gioia del momento.
 
Itachi restò in piedi qualche istante di più, mentre il suo ultimo sguardo andava al fratello che tanto amava e al quale aveva lasciato ogni cosa, persino le sue vane speranze.
 

- Sasuke… Non sono… Non stato il fratello ideale… Ma ora… ora che ho capito i miei sbagli… Non voglio che tu li compia…- 

Il giovane Uchiha lasciò che una lacrima amara e dolorosa gli dipingesse il viso ancora sconvolto, mentre il fratello utilizzava i suoi ultimi attimi per donargli ciò che di più importante aveva: i suoi ideali.
 

- Itachi…-

- Non cercare.. L’oscuirtà e… La vendetta… Tu devi lottare per… Per il tuo paese… E le persone che lo abitano… -

Non riuscì più a reggersi in piedi ma, mentre il suo corpo cadeva esanime a terra dopo quella ferita mortale, il giovane Uchiha continuava ad osservarlo con gli occhi sgranati, assieme ad una rabbia e ad un amore che soltanto un fratello sa provare alla morte di chi ama.
 

- Devi… Devi proteggerla…-

Un tonfo, la terra che si muoveva leggermente dinnanzi a quella caduta.
Sasuke riprese a respirare, affannosamente ed in modo irregolare mentre i suoi occhi sgranati fissavano il corpo esanime del fratello che aveva stimato e segretamente amato e si lasciava guidare dalla disperazione.
 
Stava per scoppiare in un grido di rabbia e assoluta frustrazione, insieme a quei terribili sensi di colpa, quando la voce sottile ed ironica del ninja dei serpenti interruppe quel silenzio raccapricciante.
 

- Ma che scena commovente, il fratello maggiore che si sacrifica per il minore… Peccato che abbia gettato la propria vita in questo modo, era un ninja brillante…- 

Ma Sasuke non lo stava nemmeno ascoltando, tanto era ancora sconvolto da tale avvenimento e mentre cercava di fare ordine nel suo animo totalmente in subbuglio, soltanto due flebili parole gli invadevano la mente…
 
“-Devi proteggerla…-”
 
Non aveva detto chi, eppure il giovane Uchiha aveva una chiara idea del soggetto in questione: l’immagine di quella ragazza dai capelli rosati ed il viso angelico che lo aveva sfidato e protetto allo stesso tempo, che nonostante tutto si era fidata di lui e aveva deciso così ingenuamente di donargli il proprio cuore…
Lei che nonostante la sua oscurità aveva trovato il coraggio farlo uscire dalle tenebre.
 
Regolarizzò il respiro, assottigliò lo sguardo ed ignorò completamente il dolore fisico, tanto che si alzò in piedi con movimenti assolutamente naturali e strinse tra le mani l’impugnatura della propria spada particolarmente affilata.
Guardò ancora una volta il corpo di Itachi, immobile in una pozza di sangue: no, non sarebbe morto invano, lo avrebbe vendicato e avrebbe mantenuto le sue ultime volontà.
L’avrebbe protetta e difesa, a qualsiasi costo.
 
Si voltò deciso verso Orochimaru, con uno sguardo tanto crudo e vendicativo che persino il suo maestro si lasciò leggermente intimidire, tanto che abbandonò quel fare ironico e si preparò ad un altro scontro: aveva creduto che, uccidendo Itachi, Sasuke non sarebbe stato in grado di reagire e sconfiggerlo, cosicché eliminare definitivamente gli Uchiha non sarebbe stato particolarmente difficile.
Ma, come sempre, Orochimaru non aveva considerato quella parte essenziale che caratterizzava ogni singolo essere umano al di fuori di lui e che, nonostante tutto e tutti, era in grado di donare una forza immensa: l’amore.
 
Perché sì, nonostante l’orgoglio, l’oscurità e l’odio, Sasuke sapeva amare, anche se inconsapevolmente.
Amava Itachi, perché lo aveva protetto e aveva percorso per lui il cammino dell’oscurità, così da impedirgli di cadere in quel baratro eterno.
E amava Sakura, perché soltanto grazie al suo coraggio era riuscito a prendere in mano la propria vita e, per la prima volta, aveva deciso autonomamente cosa farne.
 

- Per te è finita, Orochimaru!- 
 

*******
 

Camminavano abbastanza lentamente lungo i corridoi ormai deserti del palazzo centrale del Villaggio della Foglia, intenti a controllare che non fossero rimasti altri ninja all’interno, sia feriti che nemici pronti ad un altro eventuale attacco.
Non era tipico da parte sua avanzare con così tanto garbo, solitamente correva oppure il suo passo risultava sempre determinato e preciso, mentre ora si ritrovava involontariamente a rallentare, come se in fondo non volesse che quella “passeggiata” finisse, non così presto almeno.
 
Vide un ninja accasciato a terra, così si abbassò leggermente su di lui per controllare se fosse vivo o morto e, nel caso respirasse ancora, l’avrebbero portato dalle kunoichi medico per poterlo salvare.
Gli prese il polso per controllare le pulsazioni, anche se in realtà non stava facendo molta attenzione al suo operato: sentiva lo sguardo di quel genietto puntato su di lei, mentre restava a pochi centimetri di distanza, ad osservarla…
Sì, decisamente quella ragazza gli aveva sconvolto la vita, in molti sensi, e non riuscirlo a spiegare gli dava parecchio sui nervi anche se non poteva farne a meno.
 

- Sai, sei una seccatura sopportabile, tutto sommato.- 

Disse con tono quasi ironico, come volesse mascherare quella mezza verità nel modo che meglio gli fosse riuscito: non era mai stato in grado di dire delle bugie credibili, per questo dovette allontanare per qualche attimo lo sguardo da Temari, per non rischiare di venirne condizionato.
 
L’ambasciatrice di Suna, tuttavia, aveva imparato a conoscerlo molto meglio di quello che lui pensava: si voltò leggermente verso di lui lanciandogli un’occhiata precisa e significativa, mentre il ragazzo dovette sforzarsi per non venir esageratamente attratto da quegli occhi color smeraldo.
 

- E’ forse un complimento, Nara?- 

Chiese con altrettanta ironia mentre si rialzava da terra una volta constatato che per quel ninja non ci fosse più nulla da fare.
Riprese a camminare lungo il corridoio, lentamente e senza più rivolgergli lo sguardo, come a volerlo stuzzicare in ogni modo che le fosse possibile, quel 200 IQ.
 
Lasciò sprofondare le mani nelle tasche della divisa leggermente graffiata, mentre il suo sguardo si addolciva leggermente nell’osservare il profilo perfetto ed esuberante di quella bionda: aveva un’unica domanda che gli ronzava nella mente, un’unica angosciante domanda che aveva cominciato a porsi dopo pochi giorni dal suo arrivo e che continuamente lo tormentava.
Lo sapeva, non doveva lasciarsi condizionare in quel modo, ma era consapevole che la sua scelta l’avesse fatto nel momento in cui aveva afferrato la sua mano morbida e tiepida.
 

- Allora, ti muovi?- 

Gli disse lei con fare provocatorio ma che aveva ormai perso la sua tipica arroganza: non si era fermata né voltata, perché in fondo non desiderava altro che la seguisse.
 

- Tornerai a Suna?- 

Si fermò di colpo, lasciando che il suo sguardo si facesse leggermente più rattristato ed i suoi occhi si socchiudessero leggermente: anche lei era stata tormentata da quella domanda per un periodo che andava ben oltre la sua immaginazione.
Lei era un’ambasciatrice, una ninja abituata a sostare in un paese e poi tornare nel proprio,nella sua terra, nella sua patria…
Eppure in quel momento il cuore le si era stretto in una morsa di ferro, tanto che non riuscì a voltarsi verso di lui e continuò a tenergli le spalle, restando retta nella sua posizione benché il suo capo fosse leggermente inclinato in avanti: non sarebbe mai riuscita ad abbattere il suo orgoglio, di conseguenza non avrebbe potuto mostrarsi in grado di provare sentimenti come il dolore nel lasciare una persona a cui si vuole davvero bene…
 

- Perché me lo chiedi, Shikamaru?- 

Non aveva dato una risposta, perché come lui nemmeno lei era in grado di essere completamente sincera.
Ma il suo tono affievolito la tradì, tanto che il giovane Nara intese perfettamente il suo dispiacere in quelle parole e ad esse si aggrappò: avanzò verso di lei, passi lenti e assolutamente prevedibili, ma nonostante questo Temari restava immobile, attendendo la sua mossa.
Per una volta, non aveva la minima idea di come comportarsi.
 
Sentiva il dovere di tornare a Suna, ma allo stesso tempo il suo cuore non desiderava altro che rimanere lì, in quel paese distrutto dalla guerra civile con quel ragazzo noioso e menefreghista che di noioso e menefreghista non aveva proprio nulla.
E lui, come tradito da qualcosa che aveva sempre rinnegato, non si trattenne e per una volta decise che la razionalità poteva prendersi una pausa.
 
Sentì due forti e premurose braccia avvolgerla in un abbraccio caldo e sincero, quel tanto che bastava a lasciarla stupita da un tale gesto mentre dentro di lei qualcosa aveva ripreso a battere più velocemente del solito.
E lui lì, immobile ed irrazionale, la testa appoggiata a quei quattro codini biondi che emanavano un dolce profumo.
 

- Non andartene…- 

Non erano le solite parole prive di significato e sentimento: no, quella era una supplica, una preghiera, l’invocazione di un desiderio che lui non aveva mai provato ma di cui ora non poteva fare a meno.
E Temari? Cos’avrebbe fatto?
 
Fece un respiro e si rassegnò: no, decisamente non poteva più sottostare a quel terribile orgoglio, non poteva perdere l’unica occasione per essere felice di qualcosa che andava al di là di una semplice missione.
 
Si mosse nel suo abbraccio sino a voltarsi verso di lui, tenendo le proprie mani appoggiate al suo torace mentre lui continuava a tenerla stretta a sé, come se per la prima volta avesse timore di perdere qualcosa di troppo importante.
Restarono così, a fissarsi come non avevano mai fatto, a cercare di dare spiegazione a qualcosa che li aveva coinvolti senza che potessero opporsi.
 

- Decisamente, questo è un ricatto.- 

Shikamaru si lasciò sfuggire un sorriso dinnanzi a quell’affermazione e, convinto più che mai di fare la cosa giusta, si abbassò leggermente posando le proprie labbra su quelle carnose di lei, quel tanto che bastava a convincere entrambi che no, quello non sarebbe mai potuto essere un addio.
 
 
*******
 

- Signorina Tsunade!!- 

Shizune si gettò sul corpo esanime della sua maestra, il quale era appena stato appoggiato a terra da un Kakashi affannato e mal ridotto, il quale non aveva comunque alcuna intenzione di lasciar morire la donna che amava mentre affianco a lui vi era la figura ancora sconvolta di Sakura, la quale osservava con occhi sgranati la madre in fin di vita.
 

- Vi prego… Vi prego salvatela…- 

Disse con un filo di voce quando sentì alcune presenze avvicinarsi a lei con una certa apprensione ed una preoccupazione viva in viso: occhi di un nocciola chiaro si posavano su di lei con insistenza mentre una voce accesa e squillante cercava in ogni modo di riportarla alla realtà.
 

- Sakura! Dove sei stata? Che ti è successo??- 

Chiese allarmata ma non ottenne risposta: quegli occhi color verde acqua erano ancora persi nel vuoto, abbandonati ad un’angoscia che non sembrava avere tregua.
Ino strinse i denti, innervosita, e stava per scuotere l’amica per le braccia nella speranza di sentirle pronunciare anche solo una parola quando una mano delicata e posata si appoggiò sulla sua spalla nel tentativo di quietarla.
 

- E’ sconvolta, Ino… - 

Disse dolcemente la kunoichi dagli chignon e l’amica continuò a restare turbata nel vedere la rosa così sconvolta, tanto che si limitò a restarle affianco quel tanto che bastava a trasmetterle il suo appoggio, a dimostrarle che era lì, affianco a lei, che non l’avrebbe più lasciata sola…
Perché Ino era così, esuberante ed impulsiva, ma solo perché era troppo emotiva per poter trattenere l’angoscia e la preoccupazione per la condizione della propria migliore amica e Tenten lo capiva, per questo non accennava a rimproverarla ulteriormente ma le restava accanto.
 
Nell’atrio del piano terra arrivarono altri ninja tra cui Hinata e Naruto, i quali restavano vicini e con lo sguardo preoccupato nel vedere le condizioni in cui si trovava Tsunade, la quale era ancora incosciente a terra mentre numerose ninja medico tentavano di curarla col poco chakra che era loro rimasto.
Quando il ragazzo dagli occhi lilla ed i capelli scuri fece il suo ingresso assieme ad altri, gli occhi puri ed ingenui della ninja delle armi si illuminarono di una serenità viva, mentre gli correva incontro con l’animo che si alleggeriva incredibilmente: lo abbracciò con quanta più foga avesse, estremamente felice di vederlo e mentre lui ricambiava quell’abbraccio, baciandole dolcemente la fronte, due lacrime dolci e felice le delinearono il viso dai lineamenti delicati.
 

- Sono così felice di vederti Neji…-

- Anch’io…-
 
Un silenzio piuttosto imbarazzante calò improvvisamente, mentre l’atmosfera andava sempre più riscaldandosi e facendosi unita e tutti quei ninja si disponevano in cerchio attorno a colei che aveva lottato fino all’ultimo pur difendere chiunque, la propria famiglia ed i nemici compresi.
Kakashi ebbe il coraggio di sollevare lo sguardo dal corpo esanime di Tsunade ed osservò le persone che sembravano condividere con lui quel dolore, anche se in modo assolutamente personale e differente ma non per questo meno profondo: Shizune e altre due ninja medico sembravano dare tutte se stesse pur di salvare colei che le aveva sempre protette, Hinata restava pensierosa affianco al ragazzo che amava e che non sembrava intenzionato ad allontanarsi da lei, Neji teneva stretta tra le braccia la kunoichi che era riuscita a cambiarlo tanto da mostrargli ciò che davvero era importante nella vita mentre Ino continuava a restare vicina a Sakura, condividendo il suo dolore e la sua angoscia.
 
In quella visione d’insieme, Kakashi abbandonò per qualche attimo il dolore che provava: erano tutti lì, amici e nemici, insieme nel dolore e nella gioia, pronti a battersi contro tutto e tutti pur di dimostrare i propri sentimenti e la propria volontà, il proprio coraggio.
Pronti a proteggere i loro sogni e la loro vita, ed in quell’attimo lui comprese che niente sarebbe più riuscito ad abbattere quei cuori imperituri.
 
 
******
 
Note Autrice:
E siamo al penultimo capitolo!!
Spero che la storia vi stia piacendo, nel prossimo ci sarà il finale vero e proprio, anche perché non si sono ancora “chiuse” molte parentesi xD
Dovrei riuscire a rispettare la scadenza dei giorni questa volta, per cui tra domenica e lunedì prossimo avrete il finale che spero non vi deluderà! ^^

 
Per chi avesse tempo e voglia, consiglio la lettura di quest’altra fan fiction che ho scritto con un’altra autrice: è un po’ alternativa dal punto di vista dei personaggi, ma credo che valga la pena darle una guardatina ^^
"Hokage & Mizukage: due forze in un solo destino"
 
Se avete poco tempo, invece, mi piacerebbe un consiglio su questa mia prima “rossa”, è una one-shot ^^”
"La Miglior Scommessa"
 
Grazie, a presto! 

 

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Capitolo 26
*** Il nostro nuovo inizio ***


Ansimava pesantemente, gli occhi sgranati fissavano una figura dinnanzi a sé mentre questi sanguinavano senza riuscire ad essere trattenuti.
Il respiro era irregolare ed il suo corpo totalmente incapace di muoversi a causa di numerosi muscoli lacerati e del chakra ormai definitivamente esaurito.
Teneva la lunga spada affilata ancora tesa in avanti, affondata in un corpo che di vitale non aveva ormai più nulla: lo fissava ancora, lo sfidava ancora, non voleva arrendersi dinnanzi all’evidenza.
 
Ma rimase calmo ed impassibile mentre vedeva quell’ironia vivere ancora in quegli occhi gialli e maliziosi che andavano lentamente spegnendosi, mentre invano entrava di restare attaccato a quella vita inutile e depravata.
 

- Alla fine… Hai vinto tu… Sasuke.- 

Il moro restava immobile, ancora sconvolto mentre vedeva un rosso macabro colorare quell’argento luminoso ed affilato, che nonostante il pomeriggio tardo pareva ancora splendente.
Gli sorrise con cattiveria un’ultima volta, prima di lasciarsi cadere a terra all’indietro mentre il sibilo fastidioso del suo corpo che si liberava di quella lama squarciava l’aria rendendo l’atmosfera ancora più tesa ed insostenibile.
 
Un tonfo, un rumore, una vittoria.
Sasuke fissò quel corpo privo di vita con lo sguardo ancora sconvolto: non riusciva ancora a crederci, ce l’aveva fatta.
Aveva vendicato suo fratello, aveva vendicato tutti coloro che erano stati oppressi da quel dittatore: ma soprattutto aveva vendicato se stesso, proteggendo chiunque da quella sua terribile minaccia.
 
Lasciò cadere la spada a terra, incapace di reggerla, incapace di avere ancora la forza di sostenersi ma no, non poteva morire adesso: anche se il corpo bruciava, anche se gli occhi lacrimavano di dolore ed ogni cellula reclamava aiuto, lui non poteva mollare adesso, non dopo tutto quello che suo fratello aveva fatto per lui!
 
Tentò di muoversi, ma gli fu fatale: una fitta acutissima gli percorse la schiena ed ogni nervo del suo corpo sussultò, tanto che sentì i propri sensi farsi più fievoli, la terra come scomparire sotto i suoi piedi…
 
No… Non può finire così… Sakura…
 
Era assolutamente anomalo da parte sua pensare a qualcun altro in un momento del genere, soprattutto ad una ragazza ma per una volta non si sentì uno stupido: lei era il futuro che gli era stato oscurato per troppo tempo, e ferite o non ferite non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
Sentì il vuoto dietro di sé e voltò istintivamente il capo nella direzione in cui fino a poco prima giaceva suo fratello, il suo amato fratello, ma con un certo stupore non lo vide, la pozza di sangue restava priva di un corpo vuoto che l’alimentasse.
Scosse il capo, non badando a tale sottigliezza e dando la colpa alla sua vista particolarmente annebbiata, mentre attendeva il doloroso contatto con il terreno, a peso morto.
 
Era convinto di non potercela fare, ma era altrettanto convinto di dover resistere, a qualunque costo.
Strinse i denti, pronto per l’impatto, quando qualcosa attutì la sua caduta, lasciandolo ulteriormente sorpreso mentre si sentiva appoggiare delicatamente a terra da due braccia forti ma non troppo robuste.
 

- Sasuke! Sasuke mi senti?! – 

No, non era una voce femminile…
Però, però la conosceva e così decise che si sarebbe aggrappato a quello straccio di vita con tutta la volontà che aveva, così riuscì a muovere leggermente le palpebre fino a delineare il profilo del ragazzo che gli stava dinnanzi e che cercava di tenerlo sveglio nel migliore dei modi che conoscesse, nonostante tutto.
 

- Come ti senti? – 

Gli chiese ma Sasuke non rispose, malmesso com’era, tuttavia non poté che trattenere un velo di stupore nel constatare che il ragazzo che l’aveva soccorso era nientemeno che Sai: si era totalmente dimenticato del fatto che fosse rimasto all’accampamento delle kunoichi ma soprattutto non si sarebbe mai aspettato che lui, proprio lui che era stato deriso dagli Uchiha per tutta la vita, fosse venuto in suo soccorso.
Forse sì, aveva tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo.
 
Lo aiutò a mettersi leggermente seduto, quel tanto che bastava a non indurlo a perdere i sensi e con cautela gli porse una borraccia d’acqua, costringendolo a bere nel tentativo di recuperare le energie necessarie a rimanere in vita e lui non si oppose più del dovuto, tanto che riuscì a sentirsi leggermente meglio dopo pochi minuti: evidentemente si trattava di una qualche medicina lasciata dalle ninja medico nell’accampamento, decisamente Sai si era rivelato un ninja più intelligente di quello che aveva sempre pensato.
 

- Dove… Dove sono gli altri? – 

Chiese Sasuke con fatica senza tuttavia abbandonare il suo tono indifferente e freddo: nonostante tutto lui restava un Uchiha, ed il suo orgoglio sembrava fedele più che mai.
Il compagno dinnanzi a lui stava per rispondere quando si udirono dei passi abbastanza rapidi dirigersi verso di loro ed entrambi si voltarono istintivamente in quella direzione, timorosi che potesse essere un nemico quando entrambi tirarono un sospiro di sollievo del riconoscere quella figura.
Sasuke addolcì leggermente il proprio sguardo con fare involontario: capelli rosa al vento, un profilo esile quanto determinato e quegli occhi così puri e sinceri che sapevano trasmettergli una serenità mai provata.
Sì, decisamente stava sognando…
 

- Sasuke!!!! – 

La ragazza si gettò sull’Uchiha, abbracciandolo ed aiutandolo a sostenersi mentre teneva il proprio viso nell’incavo del collo del ragazzo, singhiozzante per il timore di averlo perduto ma estremamente felice di vederlo, vivo…
 

- Credevo… Credevo che non ti avrei più rivisto…- 

Sapeva di non doversi comportare in modo tanto infantile dinnanzi a lui, di doversi dimostrare sempre forte ed agguerrita ma non ci riusciva, in quel momento desiderava soltanto sentire il suo corpo caldo dinnanzi al suo ed il suo cuore battere, battere, battere…
Lui restò immobile mentre aveva ormai rinunciato a tentare di comprendere quei sentimenti, quelle troppe emozioni che lo invadevano, così con delicatezza appoggiò la propria mano insanguinata sul viso puro della ragazza e la indusse a guardarlo, mentre vedeva quelle lacrime sincere solcarle il volto: in quel momento le sembrò la cosa più bella che avesse mai visto, nonostante tutto.
 

- Non posso morire… Non ora che ho capito… - 

Non terminò la frase, perché non era certamente il tipo da smancerie simili.
Ma era un ragazzo di fatti, questo sì, così i loro sguardi si incrociarono per qualche istante, quel tanto che bastò ad entrambi per rendersi conto sì, ora niente e nessuno li avrebbe più divisi, li avrebbe privati del loro futuro.
Lei si avvicinò, piano piano, fin quando non sentì quel contatto piacevole e tiepido che le riscaldò l’animo, cancellando per qualche secondo tutte le sue preoccupazioni ed i suoi dolori, mentre lui non sembrava nemmeno più avvertire il bruciore che le troppe ferite gli avevano causato.
Restarono lì, l’uno nelle braccia dell’altro, uno più malmesso dell’altro ma felici…
Sì, semplicemente felici.
 

- Ehi Sasukeeeeee!! – 

Una voce squillante richiamò la loro attenzione e nell’istante in cui le loro labbra abbandonarono quel piacevole contatto che li aveva allontanati dal mondo per qualche minuto, un uragano dai capelli biondi e gli occhi celesti si scaraventò sul moro, tanto che la giovane kunoichi venne leggermente allontanata da una spinta involontaria con un certo stupore.
 

- Allora come stai!?!?! Hai combattuto molto?! -

- Naruto…-

- Ti senti male?! Respiri?! Quant’era grosso il serpentone di Orochimaru?!-

Il moro stava letteralmente per recuperare in un istante tutte le proprie energie col solo intento di levarsi di dosso quel compagno particolarmente esaltato che continuava a riempirlo di domande quando questo venne letteralmente scaraventato a qualche metro di distanza da un ponderoso pugno sulla testa.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, Sasuke rise di gusto: vedere quel dolce confetto rosa effettivamente infuriato per gelosia era una visione decisamente mirabile.
Sakura stava per avventarsi nuovamente su Naruto, mentre questo si rialzava nel tentativo di ribellarsi a quella violenza quando, nell’udire la risata serena e felice dell’Uchiha a pochi metri da loro, entrambi si rilassarono e gli si avvicinarono, unendosi a lui in quella risata che rappresentava non solo la fine di una guerra, ma l’inizio di una nuova vita e di una nuova felicità.
 

- Sei il solito baka, Naruto. –

Affermò Sasuke ma per una volta il suo tono non era né ironico né canzonatorio: era talmente felice di essere vivo, di aver vinto e di aver accanto le persone a cui voleva bene che non aveva intenzione di arrabbiarsi, nemmeno con quel ninja dagli occhi cerulei e persino Sakura e Naruto si scambiarono un sorriso, felici anch’essi di vedere che il compagno a cui tanto tenevano fosse ancora vivo e soprattutto fosse sereno.
 
Sentirono altri passi provenire dalla medesima direzione e tutti e tre si voltarono verso la foresta, scorgendo una serie di ninja che avanzava verso di loro: si lasciarono ammaliare da quella visione d’insieme, nel vedere che finalmente tutta Konoha potesse godere di quella vittoria, di quella ritrovata libertà.
Erano lì, tutti quanti. Vivi e felici.
 

- Saiiiiiiiiiiiiiiiiiiii – 

La voce squillante di Ino fece eco in tutta la zona ed in pochi secondi la ragazza fu letteralmente addosso al ninja perennemente timido che era rimasto in disparte sino a quel momento, mentre dentro di sé aveva cominciato a comprendere quei profondi sentimenti che legavano i suoi compagni.
Lei lo baciò d’improvviso, senza dargli il tempo di riflettere, senza dargli il tempo di rendersi conto che sì, era effettivamente cotto a puntino: si lasciò andare, socchiudendo i propri occhi scuri e godendosi, per una volta nella sua vita, quelle profonde emozioni che lo avevano sconvolto e che lo invadeva piacevolmente.
La bionda restò attaccata al ragazzo per alcuni minuti, fin quando non decise di staccarsi lentamente ed ammaliarlo con quei suoi occhi così limpidi ed azzurri, cos intensi e dolci allo stesso tempo, quando ad un tratto cambiò improvvisamente espressione e si fece più seriosa, quasi autoritaria, tanto che Sai en rimase letteralmente sconvolto.
 

- Non farmi mai più prendere un infarto del genere, chiaro?! Sono stata in pensiero tutto il tempo! Poi Hinata mi ha detto che eri rimasto qui da solo con Sakura, poi anche lei è arrivata con la signorina Tsunade dicendo che Sasuke si stava battendo con Orochimaru e – 

Continuava a parlare a raffica, senza fare alcuna pausa e senza quasi respirare quando improvvisamente, con stupore di tutti, venne taciuta dalle labbra sottili di Sai, il quale aveva trovato il coraggio di interromperla per dare libero sfogo alle sue emozioni. Ora sì, sapeva cosa significasse amare e non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi.
 
Ormai tutti i ninja che prima erano nel palazzo si ritrovavano dinnanzi all’Uchiha e agli altri due, mentre alcune squadre improvvisate perlustravano la zona ed altri rimuovevano il corpo senza vita di Orochimaru, lasciato insepolto in chissà quale angolo della foresta.
Sasuke li osservò, uno ad uno: era incredibile come fino a quel momento si fossero dati battaglia, come avessero sempre avuto l’intenzione di ammazzarsi quando in realtà combattevano per la stessa causa, senza accorgersene.
Sì, la colpa di quella guerra era anche loro, non soltanto del dittatore in carica ma finalmente avrebbero potuto godersi quella meritata pace, dopo tanta sofferenza.
 
Hinata andava ad avvicinarsi lentamente a Naruto, il quale l’aveva accolta con il solito sorriso smagliante facendola arrossire mentre lui si alzava da terra per affiancarla.
Il ninja dalla testa d’ananas teneva le mani in tasca osservandoli con un sorriso appena percettibile, mentre l’ambasciatrice della Sabbia teneva un braccio attorno a quello del ragazzo, restandogli accanto ma mantenendo comunque un’evidente indipendenza.
Il maestro Gai tentava invano di tenere a freno l’allievo del clan Inuzuka, il quale non sembrava ancora rassegnato all’idea di dover collaborare con le kunoichi mentre Rock Lee non poteva essere da meno del maestro, così inseguiva il cagnolone bianco del compagno nella speranza di riuscire a fermarlo con l’utilizzo delle soli arti marziali.
 
Verso l’estremità del numeroso gruppo di ninja, la capo gruppo dai capelli lunghi e neri si faceva avanti con un sorriso appena accennato, mentre i suoi occhi rossi ed intensi andavano a ricercare lo sguardo sempre vigile ed attento dell’uomo che le stava accanto.
 

- Alla fine abbiamo vinto. –

- Già… Ma non vorrei che fosse solo apparenza. –

Kurenai sorriso leggermente, prima di dare una piccola gomitata a quell’uomo tutto d’un pezzo che cercava di restare impassibile anche dinnanzi ad una scena tanto suggestiva.
 

- Sempre il solito ottimista, eh Shikaku? – 

Il capoclan dei Nara si lasciò sfuggire un’occhiata di troppo a quella donna che aveva saputo perdonarlo nonostante tutto: aveva ucciso l’uomo che lei amava ma, da kunoichi intelligente quale era, Kurenai aveva saputo trattenere i suoi istinti tanto da ascoltare le motivazioni di un omicidio tanto brutale quanto necessario...
E così si trovava lì, accanto a lei, intenzionato a proteggerla da chiunque pur di ripagare il debito che aveva, ovvero quello della vita stessa.
 
Al centro di quel gruppo immenso di ninja e kunoichi si fece largo la figura di Kakashi, il quale reggeva tra le braccia la figura snella quanto prosperosa della capo delle kunoichi, i cui abiti risultavano ancora strappati e sporchi di quel liquido che ancora temeva.
Sakura strinse istintivamente la mano al ragazzo affianco a lei per timore di non vedere più la madre appena “trovata” ancora respirare e sorriderle, tanto che il ragazzo le rivolse un’occhiata rapida che per una volta non sembrava aggressiva quanto comprensiva.
IL ninja copia aiutò la capo delle kunoichi a reggersi in piedi, mentre questa veniva immediatamente affiancata da una Shizune ancora titubante per le sue condizioni: le iridi ambrate di Tsunade si posarono immediatamente sulla sua adorata figlia, tanto che un sorriso appena accennato le delineò il viso delicato fin quando il suo sguardo si spostò sull’Uchiha, ancora ferito e piuttosto malridotto ma non per questo meno degno della sua stima.
 

- Tu e tuo fratello avete fatto molto per noi, sconfiggendo definitivamente Orochimaru. Sappi che noi kunoichi ti porteremo sempre il massimo rispetto e ti siamo riconoscenti per il tuo coraggio e la tua volontà. – 

Sasuke ascoltava quelle parole sforzandosi di non mostrarsi stupito: era troppo orgoglioso per non sostenere da sé che quelle affermazioni fossero meritate, mentre invece sapeva che non fosse così: se non fosse stato per le kunoichi lui non avrebbe mai aperto gli occhi ma sarebbe morto nell’oscurità, affogando in chissà quali terribili circostanze per mano di un dittatore psicopatico.
Ma no, quel giorno non poteva ancora lasciarsi trasportare dall’oscurità: quel giorno voleva essere Sasuke Uchiha, non la marionetta di Orochimaru.
 
Aprì le labbra con fatica nel tentativo di rispondere a quelle parole quando la voce sicura e seria del maestro dalla cicatrice sul viso lo precedette, tanto che tutti si voltavano verso di lui mentre questo andava ad avvicinarsi alla donna dai lunghi capelli biondi.
 

- Signorina Tsunade, a nome mio e tutti i ninja che prima erano al servizio di Orochimaru devo farle una richiesta: lei ha sempre lottato per difendere questo paese, arrivando a voler sacrificare la vita più di una volta anche per i nemici che non era tenuta a difendere, dimostrando così la volontà di salvare l’intero villaggio piuttosto che distruggerlo dalla guerra. Lei e le kunoichi ci avete dato una possibilità che altri non avrebbero concesso, ed è per questo che le chiedo di diventare il leader di questa nuova Konoha che vuole rinascere. -

Il silenziò calò nella piccola radura, mentre il capoclan dei Nara si inginocchiava a terra dinnanzi alla donna in segno di rispetto e sottomissione, quando ella lo prese delicatamente per un braccio e lo invitò a rialzarsi: lui si stupì di tale gesto, abituato com’era alla sottomissione totale a cui lo costringeva Orochimaru, e così anche gli altri ninja mentre le kunoichi ne erano pienamente soddisfatte, tanto che persino Anko aveva abbandonato quell’espressione aggressiva che aveva solitamente.
 
Tsunade lo guardò con serietà e delicatezza allo stesso tempo, mentre le sue iridi ambrate sembravano trasmettere tutta la sicurezza di cui il villaggio aveva bisogno.
 

- Sono onorata di queste parole, per cui accetto volentieri l’incarico purché accettiate di non essere più sudditi di Konoha, ma i suoi cittadini.- 

Shikaku le sorrise appena, pur restando composto e rispettoso: sì, le donne non le avrebbe mai capite, quasi quanto suo figlio.
Un grido d’esulto levò nell’aria, tanto che persino gli uccelli si levarono in cielo dipingendo a chiazze quel colore rosso cremisi che lo caratterizzava, mentre il sole sembrava salutarli nel colorare l’orizzonte con colori nuovi e vivi.
 
Quella sera non vi furono battaglie, non vi furono pattugliamenti, non vi furono il terrore di un agguato o l’odio di una rivalità ingiusta.
Vi furono soltanto sorrisi, di gioia e di speranza, perché finalmente Konoha poteva tornare ad essere un villaggio pacifico dove le persone al loro interno sapevano cogliere ciò che di più bello v’era nella vita.
 
Forse l’odio non sarebbe mai stato eliminato completamente dai loro cuori, certo era che la loro volontà di fuoco avrebbe lottato pur di difendere l’amore appena ritrovato.
Era l’inizio della fine.

 Fine

 

E ora spazio a voi!!! =D
 

La ficcy è finita, ahimè…
Un po’ mi dispiace, in fondo mi ero affezionata…
Ma no, non alla fan fiction! A voi naturalmente! =)
Leggere le vostre recensioni mi ha sempre resa felice e mi dava ogni volta la voglia per andare avanti e continuare questo scritto, per cui vi ringrazio davvero di cuore per aver seguito una storia tanto lunga e complessa, grazie di cuore davvero! ^^

   
Grazie a…

Chi ha messo la storia tra le seguite:
AndrixTen -angelofdarkness97 -AoiCChan -Argorit - chicchetta -Claricchan_ShiroBakaChan2 -clelia91 -crazy_cloudy -Darkblu -Darsia -Dreams Are Beautiful -dubhe93 -effe_95 -Eynis -feffuccia90 -Gattino Bianco -italyvampires -IwillN3v3rbEam3moRy -Jack and Carly love -jennybrava -Jess90 -Kiki Faeries Hinata -Kilari_Uchiha -KoKoo -kriss_lme -ladyvampire90 -lilly ferrari -LiTtLe BaBy -Maiden_Sunrise -mela91 -Midori9 -milan010 -MissysP -n a t h -Natsumi213 -Nimueh -nuria elena -Pantesilea -PrinciSaku13 -regina delle stelle -rori94 -sakura92 -SAKURYNA 23 -SaphiraLearqueen -ShiroBakaChan -starsoul -Stero_Love96 -SunliteGirl -telesette -The_Decline -Tsukuyomi_Sama -valehinata1992 - VeRy327 -weikyn -yukisaku93 -_nuvola rossa 95_-_Sognatrice_adocchiaperti_

Chi tra le ricordate:
 Nichiko-Ramiza-rukiachan15-Sakujo_Candy the Mongrel-sasukina90-Shining92-ShiroBakaChan- telesette-Valerydell95

 
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Un grazie particolare a chi ha recensito tutti i capitoli!!!
Ma anche a chi ne ha recensito qualcuno, a chi ha soltanto letto per il piacere di leggere e mi ha seguita da dietro il suo timido schermo del pc ^^
 
Spero di avervi trasmesso qualcosa e che possiate darmi un giudizio finale su questo lavoro, che è merito anche vostro ^^

 

Ci si becca in giro, byeeeee
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