Sky Land

di MoonRay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sky Land ***
Capitolo 2: *** Loving whispers ***



Capitolo 1
*** Sky Land ***


Sky Land

 
La folla creava una confusione di sottofondo che si addiceva all’ambiente della locanda; mentre alcuni uomini brindavano crogiolandosi in quella ambrosia alcolica, intanto, c’era chi scommetteva e chi gridava incoraggiando i due rivali al centro della stanza.
Lo schiocco degli schiaffi e dei colpi giungeva attutito alle orecchie di Watson dal frastuono intorno ai due sfidanti; urla, applausi, il tutto incorniciava gli altri rumori che provenivano dallo scontro.
Alcuni schizzi di sangue coloravano vagamente i due corpi, i muscoli si tendevano sotto la pelle lucida madida di sudore.
Sherlock colpiva il suo avversario senza pietà, quando riusciva a metterlo in difficoltà si girava facendosi acclamare dalla folla e gesticolava scherzosamente attirandosi l’attenzione di tutti e le ire dell’uomo beffeggiato, così si ritrovava a terra o con le spalle al muro.
Ovviamente Holmes non mancò di farsi notare con il suo astuto intelletto, era bastato uno sputo per provocarlo e fargli partire la scintilla della sua laborosa mente.
Aveva mandato il tipo KO quando meno se lo aspettava con una tecnica degna di ammirazione, ma soprattutto degna di un uomo come lui e soprattutto di un investigatore privato.
Il detective gettò in malo modo il bottino di guerra da qualche parte nella sua stanza buia, accese una candela e raccattando la prima pezza di stoffa che gli capitò a tirò si tamponò il labbro spaccato che continuava a sanguinare.
-Perché non applaudiva anche lei, Dottor Watson?-
Poteva immaginarlo sorridere appena nell’ombra proprio dietro una delle tende; quella a destra.
Le sue capacità deduttive erano straordinarie nel caso si trovasse di fronte ad uno sconosciuto, figurarsi se, come in questo caso, era il suo migliore amico nonché compagno d’avventure, un fratello di spirito avrebbe potuto aggiungere.
-Non pensavo fosse così orgoglioso da non farsi notare, ma non avrebbe dovuto scommettere in questo caso.- disse Holmes sventolando il cartaceo con la puntata del compagno.
-Sapeva che se avessi vinto avrei visto la sua scommesa, se avessi perso non avrei saputo niente, è stato molto imprudente da parte sua, così ha affidato la sua scelta di incontrarmi stasera alla sorte, ma ora la domanda è... era così sicuro che perdessi?-
-Un’altra deduzione esatta, Mr. Holmes.- fece notare Watson, uscendo dal suo nascondiglio. Fece scorrere la tenda da cui ora filtrava un po’ di luce proveniente dalle strade di Londra ora deserte; la cena non era andata nel migliore dei modi e tutto ciò che riusciva a fare era un’altra delle sue deduzioni. Paradossale. Ironico.
“Complimenti, Sherlock!”, ma non per questo avrebbe smesso (oh, no...) il suo carattere, la sua essenza di Sherlock Holmes non glielo avrebbe mai permesso.
-Ancora più esatto sarebbe spiegare il perché di questa sua drastica scelta.-
-Mi illumini.- disse Watson incitandolo a proseguire nel suo filo logico. Come sempre.
-Speravo che lei potesse illuminarmi.- ribattè Holmes.
-Ma potrei comunque spiegarle la sua prognosi.- disse, studiandolo dalla testa ai piedi.
-Mi faccia dare un’occhiata.- concluse.
-Non si scomodi, sono solo lividi. Passeranno.-
-Insisto.-
-Insiste?-
-Insisto.-
-Come mai così curioso, Watson?- chiese Holmes malizioso, deciso a stuzzicarlo.
-Non cambierà mai...- ammise in fine John, più a se stesso che a Sherlock.
Si avvicinò all’amico; quando si ritrovò di fronte a lui iniziò ad analizzare i lividi che si intravedevano alla fioca luce della stanza, alzò il mento del compagno esaminando la gravità dei danni che aveva subìto, mentre Sherlock faceva finta di nulla perso nella contemplazione delle splendide crepe nel muro: un labbro spaccato, uno zigomo gonfio; abbassò lo sguardo sul torace dove sembrava avere, forse, una costola incrinata. Il medico toccò, da esperto che era, il costato dell’uomo dichiarando che aveva un brutto livido, ma che sarebbe passato come tutti gli altri, a suo tempo.
-Di che cosa vuole parlarmi, Watson?- disse all’improvviso Holmes.
Non erano poi così interessanti le crepe...
Fece un sospiro, sapendo di non poter più evitare l’argomento:
-Holmes...– iniziò John, ma si bloccò all’inizio della frase rimescolando mentalmente le parole, cercando un modo per far sembrare la cosa meno difficile, più ragionevole e sensata, quasi come una deduzione che il compagno potesse comprendere facilmente.
Si allontanò leggermente da lui in modo da poter osservare attentamente le sue reazioni.
Lui, intanto, attendeva.
-Questa è l’ultima sera che passo qui.-
Se l’aspettava.
Le parole caddero nel silenzio più assoluto; sembrava che aumentasse ad ogni istante che passava, scavando una voragine tra di loro che minacciava di inghiottirli.
Iniziarono presto a fischiargli le orecchie.
-Beh...- Holmes cercò di interrompere quel momento imbarazzante dicendo qualcosa che poteva essere sensato...
-Auguri e figli maschi.-
...o poteva anche non esserlo.
Watson rimase un po’ scioccato da quest’ultima frase.
-Sì. Grazie.- fu tutto ciò che riuscì a rispondere, quasi atono.
Holmes era letteralemente accasciato sulla sedia e Watson dinanzi a lui in attesa di una qualunque reazione, purché più consistente.
I due non si guardavano neanche, attendendo chissà che cosa potesse accadere.
Di certo Watson non si sarebbe traslato da solo da nessuna parte e Sherlock non sarebbe riuscito ad ignorare la sua innaturale assenza.
-E così finiscono le avventure di John Watson, mentre quelle di Sherlock Holmes continuano solitarie.- riprese Sherlock con falso tono poetico.
-Holmes, io...- iniziò John, ma venne subito interrotto.
-Le auguro il meglio.-
-Com’è melodrammatico...-
Nel momento in cui Sherlock stava quasi per accettare tutta quella storia della “separazione” John lo guardò scettico.
-Sherlock...-
-Non dica altro. Ha ragione: è la sua vita e lei è l’unico che può sapere ciò che vuole.- continuò lui, ignorandolo totalmente.
Fosse stata una situazione meno seria, Watson avrebbe pensato che stesse recitando...
-Holmes!- tuonò improvvisamente John in un esasperato tentativo di riavere su di sé l’attenzione di Sherlock, riuscendoci, finalmente.
-Stavo per dirle che io e lei saremo sempre... compagni.- riprese poi in tono più calmo.
-Ma se ha detto che è l’ultima sera che conviviamo!- esclamò a quel punto Holmes.
John gli lanciò l’ennesima occhiataccia come se non avesse sentito una sola parola di quello che aveva detto. Dopo tutto lo sforzo che gli era costato pronunciare quella semplice frasetta...
Sherlock incrociò le braccia in attesa.
-Non è un addio.- aggiunse John.
Sherlock iniziò a guardarsi le unghie... attendendo ancora.
-Farò finta che non abbia fatto di tutto per farmi dire che la sciarpa di Mary è più brutta di quella che mi ha regalato lei lo scorso anno.-
L’altro sorrise tronfio, alzandosi finalmente dalla sedia e venendogli incontro.
I due presero a guardarsi negli occhi come forse non era mai capitato di fare nonostante i loro innumerevoli anni di intesa.
L’azzurro ed il marrone si intrecciarono in un intenso abbraccio.
Gli sarebbero mancate le stravaganze del suo collega e lo stesso sarebbe stato per Sherlock che sentiva l’impellente bisogno di qualcuno che lo sostenesse nelle sue folli ma quotidiane imprese.
Quando sciolsero l’abbraccio Holmes riuscì a rubare un bacio a Watson che arrossì scandalizzato, completamente colto di sorpresa.
Fu Sherlock ad indietreggiare dal partner imbambolato che continuava a fissarlo, solo dopo pochi secondi riuscì a recuperare la parola persa per lo stupore:
-Lei mi ha profanato.-
-Da quando solo “Mary” ha certi diritti con lei?- chiese innocentemente Sherlock, enfatizzando il nome della sposa in questione.
Recuperato un colorito più consueto afferrò formalmente la mano di Holmes.
-Arrivederla, Mr. Holmes.- disse, per poi dirigersi verso la porta.
-Ci vediamo tra poco.- lo corresse Sherlock, ammiccando maliziosamente al letto accanto a loro.
Dopo un primo momento di incomprensione la risata cristallina di Watson gli regalò una piacevole sensazione di calore che si sciolse in un dolce sorriso.
 


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N.d.a.:
 
Ma guarda guarda che cosa resuscito dalla mia cartella ogni tanto...!?
Ritorno con la revisione di quella Slash un po' mal riuscita, scritta in un momento di insanità mentale in cui mi sono lasciata andare totalmente a briglia sciolta al fluff LOL (detta anche "Loving Whispers" XD)
L’ho comunque lasciata pubblicata con le sue recensioni e tutto il resto, ma come secondo capitolo di questa “raccolta”.
Spero che la “revisione” sia migliore dell’originale e soprattutto di essere rimasta IC e che allo stesso tempo sia piacevole e divertente ^^
Ringrazio 
_Lightning_ per aver betato <3, meggie681 per aver recensito il primo capitolo e Glaucopis per aver detto la sua ed avermi spronato a migliorarmi e spero di risentirci presto dato che è tanto che non ci sente :)
Datevi ai commenti! :D
 
Shadow

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Capitolo 2
*** Loving whispers ***


Loving whispers

 
-Di cosa vuole parlarmi Watson?-
La sensazione di disagio era insopportabile; quella situazione incominciava a prendere la piega che entrambi avevano giurato a se stessi di non intraprendere mai più.
Era stato un errore, un madornale errore quello di avventurarsi in una storia tra colleghi, amici così uniti da essere fratelli, rischiavano di buttare tutto all’aria per qualche notte di divertimento. Senza contare che John si sarebbe sposato a breve...
Fece un sospiro, sapendo di non poter più evitare quel momento:
-Holmes, io... questa è l’ultima sera che passo qui.-
Le parole caddero pesanti nel silenzio della stanza; Sherlock era in piedi ad osservare le sue spalle, quelle meravigliose spalle, John non aveva il coraggio di voltarsi e guardare i suoi occhi: il solo pensiero di immaginarli lo faceva star male.
John, però, non aveva ancora preparato nulla: la sua stanza era in ordine ed ogni cosa impeccabilmente al suo posto, proprio come si addice ad un dottore nonché ex-soldato come lui; avrebbe fatto tutto la mattina presto e mandato qualcuno a prendere ciò che sarebbe rimasto nel suo vecchio studio in Baker Street. Aveva persino ipotizzato di andarsene via senza dirgli nulla, avrebbe semplicemente capito che era finita, che qualcosa era andato storto, che qualcosa non sarebbe più andato, almeno non come avevano sperato.
Sherlock non poteva più accettare quella fastidiosa situazione: era insopportabile vedere l’uomo che amava tra le braccia di una donna e saperlo tra le sue gambe quando invece il suo posto era tra quelle di lui, il suo compagno di vita da praticamente sempre. Ma forse doveva solo capire che era stata questione di una sveltina, era diventato la sua puttana in quel tempo che avevano condiviso, senza volerlo, senza acorgersene.
Era veramente disposto a rinunciare all’adrenalina che li percorreva quando combattevano fianco a fianco, quando rincorrevano un ricercato, quando facevano l’amore anche se inconsci della realtà che li circondava?
-Holmes, capisce che abbiamo sbagliato, io ho sbagliato, non avrei mai...
Insomma, dobbiamo affrontare la verità, e la verità è che tra qualche settimana sarò sposato.-
Adesso John suonava deciso, le parole erano ferme, chiare, ma non per questo Sherlock sembrava capirle.
-Vuoi veramente andartene? Ti sei solo approfittato di me?!-
Le emozioni che stava provando Sherlock, lo portarono all’esasperazione : afferrò la giacca del dottore e lo scosse violentementre, forse troppo.
L’ultima domanda era quasi un urlo, un tentativo disperato quanto quelle parole che cercavano di supplicarlo a rimanere, voleva che restasse con tutto se stesso, con tutto il suo cuore.
John, scosso, pensava a cosa dire, poteva andare bene qualunque cosa come una stupida scusa, una bugia, che non sarebbe servita a niente per calmarlo, ma bensì lo avrebbe solo alterato di più, se possibile; ma in fondo non era così che lo aveva ridotto, lui, di sua volontà? 
Aprì appena le labbra tremanti per mormorare qualcosa ma Sherlock lo interruppe subito, brusco:
-Lascia lei, non me!-
Sherlock era fuori di sé, era venuto nella sua stanza solo per lasciarlo, senza un apparente motivo, almeno per lui, proprio come erano stati insieme; era solo stato la sua bambola, un modo per farlo sfogare dalle tensioni giornaliere.
Poi si allontanò da lui lasciandolo sbrigativamente andare.
-Il fatto che vuoi una famiglia non significa che tu non possa costruirla con me.- sputò Sherlock, riavvicinandosi a Watson meno impetuoso di prima temendo di averlo spaventato.
Intanto delle calme e calde lacrime avevano iniziato a scendere lungo le guancie di John.
Ora i suoi occhi lo stavo implorando di non pentirsi delle sue azioni, ma soprattuto Sherlock non avrebbe dovuto pentirsi delle loro labbra che ora si stavano accarezzando.
-Sherlock...-  bisbigliò, ottenendo solo di sfiorarsi ancora invece di staccarlo da lui contro il suo volere, rabbrividendo di un atteso piacere.
Holmes asciugò dolcemente quelle piccole goccie; e quasi come se non se ne accorgesse, le loro bocche iniziarono ad amarsi, riempiendo quel vuoto, compensandosi.
Si spogliarono silenziosamente, timorosi che il rumore o qualsiasi suono, dopo la violenza di prima potesse rovinare quel loro, forse ultimo, meraviglioso momento.
Solo sospiri e bisbigli, respiri e sussurri, qualche lacrima mentre raggiungevano insieme il massimo piacere. Era così bello rifarlo, veramente, questa volta potendo veramente sperare che John, il suo John, potesse rimanere finalmente con lui.
Passarono così, speranzosi e rassegnati allo stesso tempo, insieme l’ultima notte.
La mattina presto, Sherlock si svegliò sicuro che accanto lui ci fosse solo il divano dove avevano dormito, ed invece trovò le morbide braccia di John ad accoglierlo mentre lo accarezzavano dolcemente.
Si era accorto che l’amante si era svegliato ,così si girò a guardarlo intensamente.
-Sherlock?- domandò sussurrando.
-Sì, John?-
-Non mi sposo.-



N.d.a.:

Un nuovo fandom! Spero di aprire bene questo mio ingresso tra le storie di Sherlock Holmes ^^
Grazie alla mia beta _Lightning_ e a Glaucopis  che aspettava questa slash l'altra sera ma non sono riuscita a fargliela leggere D:
Spero approdino presto anche loro XD
(Ovviamente sono patite di Shwatsonlock ù.ù)

_ Shadow _

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